Annuario 2014 - Fondazione Pastificio Cerere

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Fondazione Pastificio Cerere

Via degli Ausoni, 7 - 00185 Roma T/F +39.06.45422960 info@pastificiocerere.it www.pastificiocerere.it

Fondazione

2014

Fondazione Pastificio Cerere

Cerere

2014

Pastificio



INDICE

FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE

ANNUARIO 2014

PRESIDENTE Flavio Misciattelli

COORDINAMENTO EDITORIALE Claudia Cavalieri Emanuela Pigliacelli

DIRETTORE ARTISTICO Marcello Smarrelli COORDINAMENTO PROGETTI Claudia Cavalieri Emanuela Pigliacelli STAGISTI Letizia Cursio Claudia Di Tosto Lara Fiorini Margherita Teodori Barbara Tiberi Maite Marín García UFFICIO STAMPA Ludovica Solari Chiara Valentini WEB DESIGNER Rodolfo De Mattei

PROGETTO GRAFICO Emanuela Pigliacelli TRADUZIONI Tijana Mamula CREDITI FOTOGRAFICI Johann Arens Giorgio Benni Francesco Ciavaglioli Debora Di Donato Mario Martignetti MB Studio of Spatial Activities Marta Sputowska Barbara Tiberi

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INTRODUZIONE La Fondazione Pastificio Cerere

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MOSTRE Hard Copy BE THE POEM. Architettura plastica di Marco Galofaro In Polonia, cioè dove? The Dream of Warsaw In Polonia per saziare l’amore Μύθοι. Myths. Students/Artists/Teachers. A process of exchange Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero

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PROGETTI E ATTIVITÀ pastificio_arch Ordinario/Straordinario by T SPOON up@Giotto CINTA – All is new in art Fotografia Formazione Architettura Arte Comunicazione Design Fundraising Impresa creativa Up Skill

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ENGLISH TEXT


Introduzione


INTRODUZIONE

La Fondazione Pastificio Cerere

La Fondazione Pastificio Cerere nasce a Roma nel 2004 per volontà del suo presidente, Flavio Misciattelli, con l’obiettivo di promuovere e diffondere l’arte contemporanea. Nel 2005 inaugura la sede all’interno di quello che un tempo era il Pastificio Cerere, una ex fabbrica di pasta costruita nel 1905 e attiva fino al secondo dopoguerra. A partire dagli anni Settanta, la fabbrica dismessa è stata spontaneamente ripopolata da artisti e fu il critico Achille Bonito Oliva – nell’estate del 1984 – a rendere celebre il luogo con la mostra Ateliers che aprì al pubblico gli spazi dove abitavano e lavoravano gli artisti del cosiddetto “Gruppo di San Lorenzo”: Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Marco Tirelli. Ancora oggi, gli spazi dell’ex stabilimento industriale ospitano studi d’artista, atelier di moda, una scuola di fotografia e studi di grafica e comunicazione. Con l’intento di preservare questo grande patrimonio culturale, la Fondazione – grazie anche alla nomina a direttore artistico di Marcello Smarrelli – negli anni ha istituito borse di studio per residenze indirizzate a giovani artisti, promosso attività per

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studenti universitari e sollecitato la partecipazione delle scuole, oltre ad offrire una programmazione di mostre ed eventi che dimostrano un forte interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione. Tra gli obiettivi principali, infatti, quello di stabilire un dialogo privilegiato con gli studenti che vivono e frequentano il quartiere di San Lorenzo, storicamente legato all’Università degli studi di Roma “La Sapienza” – che si trova a pochi passi. La Fondazione intende sempre più affermarsi ed offrirsi come un luogo aperto alla città, agli artisti, agli architetti, alle associazioni, agli studenti, alle istituzioni italiane e straniere che vi operano.

Riccardo Previdi, Black Hole Sun, 2010, cortile Fondazione Pastificio Cerere

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Mostre


HARD COPY

Hard Copy

DAL 18 FEBBRAIO 2014 AL 08 MARZO 2014

UN PROGETTO DI JOHANN ARENS DANIELE GENADRY JÜRGEN OTS

MOSTRE

Hard Copy è stato un progetto inedito ideato e realizzato da Johann Arens, Daniele Genadry e Jürgen Ots, giovani artisti in residenza a Roma presso la British School at Rome e l’Academia Belgica. Con Hard Copy la Fondazione Pastificio Cerere ha inaugurato la stagione espositiva 2014, segnando sempre più il suo interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione, offrendosi come un luogo aperto alla città, agli artisti, alle istituzioni italiane e straniere che vi operano. La mostra è stata un’occasione preziosa che ha permesso a questi artisti di uscire dal contesto circoscritto dell’accademia dove sono ospiti e di entrare più attivamente nella vita culturale della capitale, in un fecondo scambio tra realtà internazionali. Il titolo, Hard Copy, sottolinea l’idea di fondo della mostra, una riflessione sulla natura ambigua della copia. Per hard copy, infatti, si intende la copia cartacea di un file digitale che, al momento della stampa, acquisisce una consistenza fisica con una temporalità definita. Il file digitale è potenzialmente modificabile all’infinito e solo la copia cartacea riesce a fissarne le trasformazioni, ponendosi come una

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HARD COPY

MOSTRE

pausa temporale nell’ambito dell’esistenza virtuale. Allo stesso modo i lavori esposti sono stati il frutto di un lento processo di elaborazione di opere preesistenti che, presentate e materializzate in un diverso contesto, nella loro interazione hanno assunto significati diversi e inaspettati. Riproponendo in chiave contemporanea questioni ispirate alla filosofia platonica, le opere sembravano voler mettere in discussione i meccanismi della riproduzione e le inerenti problematiche fenomenologiche degli oggetti temporanei. L’osservatore è stato dunque invitato a cogliere l’a-

Johann Arens, Untitled, 2010

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HARD COPY

MOSTRE

spetto transeunte dell’opera, rompendone, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ogni idea di immutabilità e trasformandone la fruizione in un’esperienza visiva personale e mai definitiva. Queste considerazioni sulla transitorietà fisica dell’opera d’arte sono nate dalla condizione stessa degli artisti coinvolti, residenti momentanei e passeggeri nella città eterna per antonomasia, dove tutto sembra ineluttabilmente scritto sulla pietra.

Daniele Genadry, The First 10 Miles (detail), 2014

Johann Arens, Manual, 2014

Jürgen Ots, Untitled, 2014

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BE THE POEM

Marco Galofaro BE THE POEM

DAL 26 MARZO 2014 AL 11 MAGGIO 2014

A CURA DI DOMITILLA DARDI

MOSTRE

La mostra BE THE POEM. Architettura plastica di Marco Galofaro, a cura di Domitilla Dardi, ha proposto per la prima volta al pubblico i modelli architettonici di Marco Galofaro – che con il suo studio ha recentemente realizzato il modello in resina per Alfredo Jaar all’ultima Biennale d’Arte di Venezia – ordinati secondo un percorso organico che illustra la complessità della visione architettonica contemporanea nel dialogo costante con le altre discipline. Con questa mostra la Fondazione Pastificio Cerere ha ribadito il proprio interesse nei confronti dell’architettura, in special modo quando si confronta con ambiti come quello dell’arte contemporanea, dello spazio pubblico o del design. Tutti luoghi del fare dove il passaggio dall’idea astratta alla materialità dell’oggetto diviene cruciale nella definizione dell’opera stessa. Il titolo della mostra si riferisce a una citazione di David Carradine che chiude una celebre sequenza del primo Kill Bill di Quentin Tarantino: “If you cannot be the poet, be the poem”. Il messaggio è chiaro: il racconto vince sul protagonismo, l’epica della storia è più forte del singolo eroe. Questo

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BE THE POEM

MOSTRE

si adatta al modo corale di concepire l’architettura che Marco Galofaro ha portato nel suo lavoro: quello del costruire modelli plastici, attraverso un processo fatto di molti passaggi, materie, procedure, per andare dall’idea di spazio alla sua realizzazione fisica. Perché una mostra di modelli architettonici? Perché il modello non è mera architettura in piccola scala, ma un lungo viaggio con molti protagonisti di cui l’edificio rappresenta solo la punta emersa di un più esteso lavoro collettivo. La maquette, infatti, svolge un ruolo determinante nel progetto di architettura (e non solo), essendo prima concretizzazione fisica dell’idea. Galofaro fonda nel 2002 lo studio– laboratorio Modelab e, con Ilaria Benassi a cui si aggiungono nel tempo altri collaboratori, traduce la visione spaziale di architetti e artisti di fama internazionale (Eisenmann, Fuksas, Nouvel, Decq, IaN+, Benassi, Mochetti, Jaar), interpretandola secondo un pensiero fisico e concettuale al tempo stesso. Come per i migliori traduttori, anche in questo caso sono più gli elementi “found in translation” di quelli perduti tra le pieghe del riportare e trasferire. A questo

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BE THE POEM

MOSTRE

atto interpretativo si affianca la sua personale immaginazione spaziale, quella delle architetture fantastiche che egli stesso progetta. Queste rendono evidente che la scala ridotta e la condizione in divenire della materia non tolgono nulla alla potenza del progetto; anzi, semmai la rafforzano. La mostra dei suoi modelli architettonici – sia quelli realizzati su commissione che quelli delle sue architetture fantastiche – ha permesso di accedere alla varietà d’interpretazione dello spazio vivibile da un’angolazione privilegiata, quella delle prime e cruciali fasi di creazione.

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In occasione dell’inaugurazione si è tenuta una conversazione con Marco Galofaro, moderata da Domitilla Dardi, con interventi di Matteo Costanzo, co-fondatore dello studio di architettura 2a+p/a, e Marco Petroni, teorico e critico del design e Senior Curator della Fondazione Plart di Napoli.

Marco Galofaro, Geo Habitat 03 (Ocean Ring), 2013

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MARCO GALOFARO Si è laureato in Architettura nel 1999 presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi sulla ricostruzione del teatro La Fenice di Venezia, progetto pubblicato nel libro Riscatto virtuale. Una nuova Fenice a Venezia (Marsilio Editori, 2000). Nel 2002 fonda il Modelab, laboratorio sperimentale per modelli e prototipi architettonici e di design, con cui realizza plastici per architetti italiani e internazionali. All’attività professionale affianca sin dall’inizio una personale ricerca in equilibrio tra arte e architettura.

Marco Galofaro, Geografia Urbana, 2007


In Polonia, cioè dove?

DAL 29 MAGGIO 2014 AL 13 GENNAIO 2015

UN PROGETTO DI ANIA JAGIELLO MARCELLO SMARRELLI

IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

Dalla collaborazione tra l’Istituto Polacco di Roma e la Fondazione Pastificio Cerere è nato il progetto In Polonia, cioè dove?, un ciclo di tre mostre dedicate alla scena artistica contemporanea in Polonia, tenutesi presso gli spazi della Fondazione da maggio 2014 a gennaio 2015. Ideato da Ania Jagiello, responsabile del programma d’arte contemporanea dell’Istituto Polacco, e da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere, il progetto ha proposto una lettura dell’arte polacca attraverso lo sguardo di quattro curatori italiani: Ilaria Gianni, Luca Lo Pinto, Gabi Scardi e Maria Rosa Sossai, invitati in Polonia per entrare direttamente in contatto con la realtà artistica contemporanea del Paese. In Polonia, cioè dove? richiama il titolo di una mostra curata nel 2006 da Bożena Czubak – presso il Centro d’Arte Contemporanea Zamek Ujazdowski di Varsavia – che, seguendo una prospettiva geopolitica, ha cercato di analizzare le tradizioni, i simboli e i luoghi di riferimento dell’arte contemporanea polacca. Nel caso del progetto proposto a Roma, cambiando il punto di vista,

la domanda ha acquistato un ulteriore significato. L’intento è stato quello di offrire una lettura diversa della realtà artistica polacca attraverso lo sguardo esterno dei curatori italiani, i quali hanno dimostrato un particolare interesse, da un lato, verso il forte legame esistente tra contemporaneità e patrimonio delle avanguardie, e dall’altro verso la storia e la politica culturale del Paese.

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In Polonia, cioè dove?, oltre al ciclo di mostre, ha previsto anche una serie di eventi collaterali per approfondire, insieme ai curatori e agli artisti, le tematiche affrontate nelle esposizioni, documentando il fermento dello scenario artistico contemporaneo polacco.

Paulina Ołowska, Accidental Collages, dettaglio, 2004. Courtesy Museo d’Arte Moderna di Varsavia

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

The Dream of Warsaw

DAL 29 MAGGIO 2014 AL 31 LUGLIO 2014

A CURA DI GABI SCARDI

MOSTRE

Il progetto In Polonia, cioè dove? si è aperto con la mostra The Dream of Warsaw, a cura di Gabi Scardi. Il titolo richiama l’omonima canzone di Czesław Niemen, ma anche il film di Artur Żmijewski del 2005 (presente in mostra), e lascia intuire il tema centrale del progetto: una riflessione sulla città di Varsavia e sulle sue trasformazioni. L’esposizione ha presentato le opere di dieci artisti polacchi – Mirosław Bałka, Janicka & Wilczyk, Agnieszka Kalinowska, Paulina Ołowska, Aleksandra Polisiewicz, Katarzyna Przezwańska, Konrad Pustoła, Joanna Rajkowska, Aleksandra Wasilkowska e Artur Żmijewski – i cui lavori hanno esplorato la realtà visibile o celata di Varsavia: una città che si presenta oggi complessa, frammentaria, diversificata, contraddittoria, ma carica di uno straordinario potenziale di trasformazione. Poche città testimoniano tanto efficacemente – quanto Varsavia – i corsi e i ricorsi della storia, i traumi e le ferite che politiche e ideologie possono infliggere a una città e ai suoi abitanti. Dall’edificazione della città storica alle integrazioni moderniste, alla sua trasformazione in teatro di tragedia e

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Aleksandra Wasilkowska, Shadow Architecture. Bancarelle, 2013; Map of informality, 2013.

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

alla devastazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, alla ricostruzione del periodo comunista, la città ha subito una serie di trasformazioni radicali. E ancora oggi Varsavia è incalzata da un accelerato processo di metamorfosi che avviene sotto i nostri occhi, in tempo reale. Il processo si è svolto attraverso un continuo segnare, cancellare e di nuovo inscrivere segni sulla città, che manifesta una straordinaria capacità di assorbire il cambiamento, di rigenerarsi, e che costituisce, nel suo insieme e nelle sue parti, una testimonianza delle possibili variazioni sul tema della demolizione e della rigenerazione. La mostra ha raccolto opere di artisti che si sono confrontati con Varsavia sul piano dell’esperienza, dell’azione, della progettualità, dando origine a lavori che, nella diversità di approcci e di esiti, esprimono l’aspirazione a una rinnovata consapevolezza dello sguardo e l’esigenza di nuovi modi di vivere la città.

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

Il progetto espositivo è stato accompagnato da un programma di incontri presso il MAXXI per approfondire i temi affrontati nella mostra: - Shadow Architecture. Arte, economia e spazi informali di Varsavia, ha visto protagonista Aleksandra Wasilkowska, il cui lavoro si muove tra architettura, urbanistica, arte e scienza. L’artista, in conversazione con Gabi Scardi, ha affrontato il tema delle trasformazioni politiche e urbane che hanno caratterizzato la Polonia, un Paese dove ancora oggi le città guardano con un occhio a Est e con l’altro a Ovest, non sapendo in quale direzione andare. - A Tour of the Monuments in Warsaw ha visto protagonista Sebastian Cichocki, curatore del Museo d’Arte Moderna di Varsavia, in conversazione con Gabi Scardi. Il titolo dell’incontro è una parafrasi del saggio dell’artista Robert Smithson, “A Tour of the Monuments of Passaic”, in cui l’intera città viene descritta come una mostra d’arte contemporanea. Il dibattito ha riguardato, infatti, una serie di progetti di arte pubblica legati a Varsavia, con particolare attenzione a quelli del Parco di Scultura di Brodno-Varsavia, ideato da Paweł Althamer, e il Festival Warsaw under Construction, organizzato dal Museo d’Arte Moderna di Varsavia.

Janicka & Wilczyk, dalla serie Altra Città, 2011-2013

Agnieszka Kalinowska, Senza Titolo, 2007

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Mirosław Bałka, 107 x 42 x 38, 2010. Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.


IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

In Polonia per saziare l’amore

DAL 25 SETTEMBRE 2014 AL 28 NOVEMBRE 2014

A CURA DI ILARIA GIANNI LUCA LO PINTO

MOSTRE

In Polonia per saziare l’amore, a cura di Ilaria Gianni e Luca Lo Pinto – secondo appuntamento del progetto In Polonia, cioè dove? – si è svolto in tre episodi che comprendevano ciascuno una mostra e una conferenza introduttiva. Il progetto, realizzato in collaborazione con il MOCAK, Museo d’Arte Contemporanea di Cracovia, ha approfondito lo scenario del concettualismo polacco e le sue influenze sugli artisti delle generazioni successive, partendo dall’artista concettuale Edward Krasiński (Luck, 1925 – Varsavia, 2004), passando per un ritratto degli anni Sessanta e Settanta attraverso le immagini del fotografo Tadeusz Rolke (Varsavia, 1929), per concludersi con la prima presentazione italiana di Krzysztof Niemczyk (Varsavia, 1938 – Cracovia, 1994), pittore autodidatta, musicista, leggendario personaggio tra gli artisti polacchi.

Babette Mangolte, Edward krasinski’s Studio, 2012. Courtesy l’artista, BROADWAY 1602 e Foksal Gallery Foundation

• Episodio 1 – Edward Krasiński In occasione della conferenza di apertura la storica dell’arte Luiza Nader ha introdotto il film Edward Krasiński’s Studio (2012) dell’artista franco-americana Babette Mangolte, girato a Varsavia nel 2011 e presenta-

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

to in anteprima al Berlin Film Festival nel 2013. Luiza Nader ha raccontato la figura di Edward Krasiński e l’unicità del suo lavoro, partendo dall’analisi dello studio/appartamento che l’artista polacco condivise con Henryk Stażewski (1894-1988, artista polacco dell’avanguardia degli anni Venti e Trenta). Lo studio di Krasiński, abbandonato per alcuni anni dopo la sua morte, è stato trasformato dalla Foksal Gallery Foundation nella casa-museo oggi conosciuta come “Istituto di avanguardia”. Nader ha interpretato una selezione di lavori e interventi di Krasiński presenti nello studio ponendo l’accento sul loro valore affettivo e affermativo, insistendo sul loro contesto storico e sul potenziale del loro presente.

Luca Lo Pinto, Luiza Nader, Ilaria Gianni

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

• Episodio 3 – Krzysztof Niemczyk e Paulina Ołowska In Polonia per saziare l’amore si è concluso con la presentazione – per la prima volta in Italia – del lavoro di Krzysztof Niemczyk, pittore autodidatta, scrittore, musicista e, leggendario personaggio di Cracovia degli anni Sessanta e Settanta. Legato a Tadeusz Kantor, alla Krzysztofory Kraków Gallery e alla Foksal Gallery di Varsavia, fece dello scandalo la sua arma vincente, agendo soprattutto nello spazio pubblico, fuori dai confini tradizionali dell’arte. In mostra sono stati esposti ritratti di Niemczyk scattati da Eustachy Kossakowski, fotografie delle sue azioni, lettere, racconti e l’unico romanzo redatto dall’artista, La Cortigiana e i pulcini, ovvero lo specchio distorto di

Tadeusz Rolke, Alina Szapocznikow nel suo studio, anni ‘60. Courtesy Museo d’Arte Moderna di Varsavia

• Episodio 2 – Tadeusz Rolke In occasione della conferenza di apertura, Robert Jarosz – responsabile dell’archivio del Museo d’Arte Moderna di Varsavia – ha spiegato il ruolo attivo che Tadeusz Rolke ha ricoperto nella storia culturale polacca del XX secolo, presentando le fotografie dell’artista che hanno documentato i retroscena del contesto artistico polacco negli anni Sessanta e Settanta. Negli scatti, azioni, happening e personaggi sono ritratti attraverso una composizione originale e un punto di vista privilegiato. 34

Eustachy Kossakowski, Ritratto di Krzysztof Niemczyk, 1986. Courtesy Museo d’Arte Moderna di Varsavia

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

un operare passionale, in altre parole lo studio del caos, che Achille Perilli trafugò illegalmente dalla Polonia comunista portandolo a Roma nel 1969. La sua figura è stata introdotta da Anka Ptaszkowska, critica d’arte, cofondatrice della Foksal Gallery e amica intima dell’artista, che ha illustrato la ricerca di Niemczyk attraverso i propri ricordi, mostrando una selezione di materiale d’archivio. Inoltre – sempre in occasione dell’inaugurazione – è stato presentato un contributo video di Paulina Ołowska (Danzica, 1976), protagonista della scena artistica polacca attuale, il cui lavoro è spesso legato al simbolismo modernista e all’avanguardia.

Anka Ptaszkowska

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

Μύθοι. Myths Students/Artists/Teachers. A process of exchange

DAL 05 DICEMBRE 2014 AL 17 GENNAIO 2015

A CURA DI MARIA ROSA SOSSAI

MOSTRE

Μύθοι. Myths. Students/Artists/ Teachers. A process of exchange è stato il terzo e ultimo appuntamento del progetto In Polonia, cioè dove?. La mostra si è focalizzata su temi legati al ruolo dell’artista nel processo educativo. Maria Rosa Sossai, fondatrice di ALA Accademia Libera delle Arti – piattaforma dedicata alla relazione tra arte e processi educativi – ha invitato a collaborare Mirosław Bałka (Varsavia, 1958), artista polacco tra i più influenti della sua generazione, il quale dal 2011 insegna Studio of Spatial Activities al Dipartimento dei Media dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Il progetto è iniziato con un programma di residenza: dal 22 al 26 ottobre gli studenti del corso di Mirosław Bałka, guidati dall’artista e dalla sua assistente Anna Jochymek, hanno interagito a Varsavia con un gruppo di studenti di Donatella Landi del corso di Videoinstallazione, Biennio di Arti Multimediali e Tecnologiche, dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 30 novembre al 5 dicembre, invece, gli stessi studenti si sono incontrati a Roma presso la Fondazione Pastificio Cerere creando una piattaforma di discussione e condivisione delle di-

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Marta Kachniarz e Marcin Romaniuk, Too much, 2014

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

verse pratiche artistiche che ha dato origine ai lavori in mostra. Il workshop tenuto da Mirosław Bałka presso la Fondazione si è basato sulla metodologia didattica che da anni guida l’artista nelle attività con gli studenti: identificare e dare forma allo spazio creativo nel quale si agisce, al di là dei confini accademici, mettendo in evidenza i problemi sociali e politici legati a esso. Un metodo, quello di Bałka, che spinge gli studenti a esplorare sensibilità culturali alla ricerca della propria identità artistica, indipendentemente dalle pressioni legate al successo, definendo in tal modo il loro ambito di ricerca in un rapporto di scambio con gli altri. Fonte di ispirazione del workshop è stato il libro di Robert Filliou “Teaching and Learning as Performing Arts” (1970) dove l’artista francese si interroga sulla funzione del proprio ruolo, che ritiene essere simile a quella dell’insegnante. Entrambi, infatti, hanno la facoltà di confermare valori secondo le categorie e le istituzioni alle quali appartengono, oppure, in alternativa, possono creare uno spazio nel quale sperimentare un approccio diverso nei confronti delle opere d’arte e della pedagogia; l’idea

Zuzanna Golińska e Magdalena Łazarczyk, Last supper, 2014

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

MOSTRE

Mirosław Bałka, Studio of Spatial Activities

Adelaide Cioni, Untitled, 2014

Mirosław Bałka, Studio of Spatial Activities

Aile Cai, Sayna Hasanpoor e Mina Rastgoo, Would you please choose a title for me?, 2014

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IN POLONIA, CIOÈ DOVE?

è che arte ed educazione sono processi che implicano “l’arte di perdersi senza sentirsi persi”, in opposizione alla gerarchia imposta da un sistema educativo fortemente conservatore e condizionato dalle strategie del mercato dell’arte.

MOSTRE

Valentina Nascimben, Mama Varsavia, 2014 Dario Agati, Laura Grudniewska, Monika Karczmarczyk, Iwo Rachwał, Piotr Urbaniec, Lucciole, 2014

Gli esiti del progetto sono stati discussi durante una tavola rotonda, a cura di Donatella Landi, sul ruolo dell’artista docente nelle Accademie di Belle Arti e sui processi partecipativi, con gli interventi di Mirosław Bałka (Accademia di Belle Arti di Varsavia), Cecilia Casorati (Accademia di Belle Arti di Roma), Katharina Hinsberg (Hochschule der Bildenden Künste, Saar), Donatella Landi (Accademia di Belle Arti di Roma), Cesare Pietroiusti (Università IUAV, Venezia), Maria Rosa Sossai (ALA Accademia Libera delle Arti).

Mikołaj Sobczak, Barricade, 2014

Grzegorz Stefański, Wash, 2014

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MOLTI FUNGHI, QUALCHE ORACOLO E UN SENTIERO

Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero

DAL 17 SETTEMBRE 2014 AL 22 SETTEMBRE 2014

UN PROGETTO DI LORENZO DE RITA JASON FULFORD

MOSTRE

La mostra Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero, è stato un progetto frutto della collaborazione tra Lorenzo De Rita, in qualità di editore, e Jason Fulford, fotografo, designer, editore, personaggio poliedrico e visionario il cui intento è “trovare una forma che dia senso al caos”. Oggetto della mostra sono stati tre progetti editoriali – “The Mushroom Collector” (2010), “Back and Forth and In and Around” (2012) e “Hotel Oracle” (2013) – che Fulford e De Rita hanno realizzato negli ultimi anni. Inoltre, i visitatori non sono stati semplici spettatori, ma hanno avuto modo di partecipare attivamente. Ogni sala della Fondazione Pastificio Cerere è stata dedicata a uno dei libri: • The Mushroom Collector Jason Fulford ha imparato in prima persona che i funghi hanno la capacità di crescere e diffondersi ovunque a contatto con la terra. L’origine del progetto editoriale “The Mushroom Collector” risale all’epoca in cui un suo amico gli regalò una scatola contenente fotografie di funghi, trovata ad un mercatino delle pulci. Erano, molto probabilmente, immagini scattate da un misterioso collezionista e fotografo amatoriale per alcuni studi

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Jason Fulford , The Mushroom Collector, 2010, The Soon Institute Publishing House

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MOLTI FUNGHI, QUALCHE ORACOLO E UN SENTIERO

MOSTRE

di micologia. Sebbene Fulford nel suo lavoro ritragga principalmente oggetti (come per esempio una patatina Dorito in frantumi invasa da formiche o il retro di un cartello stradale), le immagini di questi funghi sono entrate nel suo immaginario creativo al punto da realizzarne un libro. “The Mushroom Collector” combina, così, alcune delle immagini originali provenienti dal mercatino delle pulci con fotografie e testi dell’artista. • Back and Forth and In and Around La Trail House (Casa del Sentiero) – progettata dall’architetto olandese Anne Holtrop – deve il suo nome al fatto di essere stata costruita utilizzando come planimetria quella che il filosofo Gaston Bachelard definisce un “desire path” (“cammino del desiderio” letteralmente, traducibile anche come “linea del destino”): una striscia di terra creata dal passaggio continuo di persone che, per raggiungere una meta, “disegnano” sul prato una via alternativa, più breve rispetto alla strada imposta. Il libro, “Back and Forth and In and Around”, è stato scritto utilizzando questa stessa grammatica emotiva, facendo scorrere la penna e i pensieri lungo le linee del desiderio. L’autore,

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MOLTI FUNGHI, QUALCHE ORACOLO E UN SENTIERO

MOSTRE

invece di seguire un percorso classico di strutture predeterminate e stili letterari convenzionali, ha preferito girovagare mentalmente avanti e indietro, più volte, attraverso il fogliame di pensieri e significati legati alla casa, creando un sentiero di parole inusuale e offrendo così al lettore diversi punti di osservazione. • Hotel Oracle “My neighbor June believes in Zeus” è la frase di apertura dell’ultimo libro fotografico di Jason Fulford. Al tempo stesso spiritoso e contemplativo, Hotel Oracle è una meditazione visiva sul cosmo, su ciò che lo costituisce, sul suo futuro e su come riconciliare il soprannaturale con il mondo dei 99 cent-store. Le foto di Fulford ritraggono persone e scene di vita quotidiana, ricercando indizi e segni del divino e del profetico, mescolandoli con il banale e l’assurdo. Le immagini di “Hotel Oracle” sono state scattate in tutto il mondo nel corso di quasi tre anni: Stati Uniti, Canada, Italia, Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Corea del Sud, Giappone, Ungheria, India, Bermuda e Germania.

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JASON FULFORD (USA, 1973) È fotografo e cofondatore della casa editrice non-profit J&L Books. Ha pubblicato vari libri monografici quali Sunbird (2000), Crushed (2003), Raising Frogs For $$$ (2006), The Mushroom Collector (2010) e Hotel Oracle (2013). È coeditore con Gregory Halpern di The Photographer’s Playbook (2014) e coautore con Tamara Shopsin del libro fotografico per bambini This Equals That (2014). Collabora con il prestigioso magazine Blind Spot. Le fotografie di Fulford fanno parte di diverse collezioni quali The Margulies Collection, quelle del Minneapolis Institute of Arts e della Kadist Foundation. Dal 2014 è Guggenheim Fellow.


Progetti e AttivitĂ


pastificio_arch

DA MAGGIO 2013 AL MAGGIO 2014

UN PROGETTO DI MARCELLO SMARRELLI A CURA DI STRATO

PASTIFICIO_ARCH

PROGRAMMAZIONE 2014

Il legame tra la Fondazione Pastificio Cerere e il territorio – in particolare il quartiere di San Lorenzo – trova conferma nella scelta di continuare, con pastificio_arch, una riflessione su tematiche architettoniche. Il progetto, ideato da Marcello Smarrelli, è curato da STRATO/Martino Fraschetti_ Maria Clara Ghia_Vincenzo Tattolo, che ha proposto il tema FIND YOUR CORNER. 2,5 x 5. Particolare attenzione è stata posta sul tema dello spazio urbano e su come questo sia legato al vissuto, ai bisogni e ai desideri dei suoi abitanti. Gli studi di architettura invitati da STRATO si sono cimentati con porzioni di spazio in cui creare un evento: 2,5 x 5 m. è la dimensione standard di un posto auto. Per la durata di un giorno, davanti all’ingresso della Fondazione, la superficie occupata da un’auto è stata trasformata dai progetti di pastificio_arch e restituita al quartiere con l’obiettivo di creare uno spazio aperto a qualsiasi tipo d’uso, proprio dove questo è negato.

STRATO Nasce nel 2007 a Roma e si occupa di interni, allestimenti, concorsi, ricerca teorica. È un contenitore allargato, frutto di contributi differenti per sviluppare idee e percorsi di indagine sui temi dell’architettura. Progetti recenti: Roma in costruzione 2012_ 1st prize Vocazione Roma; Europan 10 Riga_1st prize ex-aequo. Pubblicazioni: Prescrivere Liberare, Officina, Roma, 2013; Basta esistere. Leonardo Ricci, Fondazione Bruno Zevi, Roma, 2012.

I primi appuntamenti sono stato realizzati nel 2013 da HANASI DESIGN e dallo studio 2A+P/A, per il terzo è stato invitato lo studio T SPOON environment architecture.

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ORDINARIO/ STRAORDINARIO, progetto di T SPOON, 2014

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T SPOON Nato dalla collaborazione tra Nina Artioli, Eliana Saracino, Alessandra Glorialanza, è uno studio di progettazione urbana e paesaggio che opera a Roma dal 2004, attraverso progetti, ricerche, installazioni ed iniziative editoriali. L’obiettivo della sperimentazione di T SPOON è la creazione di microenvironments, ecosistemi derivanti da un processo progettuale basato sull’interazione tra strategie urbane alla grande scala e la natura minuta e molteplice delle condizioni della vita quotidiana contemporanea.


PASTIFICIO_ARCH

PROGETTI E ATTIVITÀ

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Ordinario/Straordinario

by T SPOON

IL 10 e 11 MAGGIO 2014 A CURA DI STRATO

Per pastificio_arch #3, T SPOON environment architecture ha proposto un progetto finalizzato a stimolare la produzione di nuovi immaginari per luoghi consueti: una grande insegna luminosa si è accesa sopra un frammento di paesaggio attirando l’attenzione sul potenziale di trasformazione di uno dei tanti spazi che fanno parte della quotidianità urbana. L’installazione è composta da due

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elementi principali: una base di essenze vegetali a rappresentare il paesaggio da trasformare e una scritta luminosa che gioca sulla contrapposizione di senso fra le parole “ordinario” e “straordinario”, suggerendo l’immaginazione di nuove realtà. L’installazione si inserisce nel contesto più ampio del progetto di ricerca CITY-HOUND, social network ideato da TSPOON per la trasformazio-

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ne temporanea degli spazi sottoutilizzati mettendo in comunicazione i proprietari degli spazi (privati o pubbliche amministrazioni) e i soggetti che ne hanno bisogno per realizzare un’idea o un progetto.


UP@GIOTTO

up@Giotto

IL 10 MAGGIO 2014

IDEATO DA ALESSANDRO CERESOLI A12 COORDINATO DA ROSSANA CIOCCA

PROGETTI E ATTIVITÀ

In concomitanza con la quarta edizione di Open House Roma, la Fondazione Pastificio Cerere ha ospitato il progetto up@Giotto, un gioco collettivo all’aperto coordinato da Rossana Ciocca e ideato da Alessandro Ceresoli e dal gruppo A12.

up@Giotto, Via degli Ausoni, Roma 2014

Realizzato per la prima volta nel 2010 nelle strade di Città del Messico, Giotto prevede la partecipazione dei passanti a una gara di “disegno dettato”: i giocatori pescano a turno da un mazzo una carta sulla quale è riprodotto il disegno che devono descrivere agli altri giocatori; questi ultimi disegnano ciò che viene loro descritto sulla strada, con gessetti bianchi o colorati. Quando tutti hanno finito, la carta viene svelata e viene votato il disegno che più si avvicina all’originale. Il mazzo è composto da 40 carte più una che varia a seconda della città che accoglierà il “Gioco”. La piazza prescelta, in questo caso il tratto di strada antistante l’ingresso della Fondazione (Via degli Ausoni, dall’altezza di Piazza dei Sanniti all’incrocio con Via Tiburtina) è divenuto così il terreno di gioco temporaneo di Giotto, attivando l’attenzione e il coinvolgimento degli abitanti del

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UP@GIOTTO

PROGETTI E ATTIVITÀ

quartiere. Nel corso della giornata la strada è stata progressivamente coperta dai disegni realizzati dai giocatori, andando a costituire un unico grande intervento artistico, ad un tempo collettivo ed effimero.

up@Giotto, Via degli Ausoni, Roma 2014

“Giotto è un gioco povero come quelli con cui si divertivano i nostri padri e i nostri nonni, è un gioco di strada come quelli che si facevano usando noccioli di frutta, sassi, tappi di bottiglia e molta fantasia, è un gioco di gruppo per indovinare disegnando e per interpretare con l’immaginazione. Giotto si gioca per strada usando dei gessetti e un mazzo di carte che chiunque può preparare anche da sé. Giotto aggrega le persone, diverte e attraverso i disegni fatti sui marciapiedi, nelle piazze o sulle strade, lascia una traccia che non inquina, destinata a sparire in pochi giorni.” (A. Ceresoli – A12).

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Cornucopia, carta realizzata per la tappa romana di up@Giotto


CINTA – All is new in art

CINTA Centro Italiano Nuove Tecnologie e Arte

DA APRILE 2014 A DICEMBRE 2014

A CURA DI MARCELLO SMARRELLI

Da aprile a dicembre 2014 la Regione Lazio e la Fondazione Pastificio Cerere hanno dato vita al progetto All is New in Art, otto lezioni – a cura di Marcello Smarrelli – dedicate alle prospettive introdotte dalle nuove tecnologie e alle innovazioni metodologiche in ambito culturale e imprenditoriale. L’iniziativa si è posta come piattaforma di partenza per le attività di CINTA – Centro Italiano Nuove Tecnologie e Arte, ideato dalla Fondazione Pastificio Cerere affinché diventi un modello per la creazione di un polo di ricerca; un osservatorio rivolto alle nuove forme di comunicazione, alle tecnologie e alle novità in campo formativo in settori strategici quali la cultura e l’imprenditoria. “Attraverso questo progetto – afferma Marcello Smarrelli – la Fondazione Pastificio Cerere intende riaffermare sempre più il suo interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione in campo artistico, confermando il ruolo dell’arte contemporanea come attivatore del pensiero che favorisce l’innovazione e il miglioramento della nostra società.” Le lezioni – che si sono svolte negli spazi del Pastificio Cerere – erano ri-

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PROGETTI E ATTIVITÀ

volte a studenti universitari, a neolaureati, e a tutti coloro che intendevano ampliare la propria formazione. Queste giornate di formazione sono state presiedute da personalità che, a livello nazionale e internazionale, si sono distinte nelle diverse aree tematiche affrontate dal progetto. Ogni giornata si è articolata in momenti di lezione frontale, laboratori, workshop, ecc. raccolti poi in una documentazione video fruibile gratuitamente sul sito www.cintarte.it. Con il progetto CINTA la Regione Lazio e la Fondazione Pastificio Cerere hanno collaborato per costruire un contesto fertile in cui approfondire sistematicamente il rapporto tra ricerca e sperimentazione, in campo artistico, culturale e imprenditoriale, favorendo la formazione di un pubblico eterogeneo su temi oggi sempre più rilevanti nell’ambito dei mutevoli scenari contemporanei.

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FOTOGRAFIA Osservazione. Per una visione del ritratto in fotografia

IL 10 APRILE 2014 A CURA DI MARCO DELOGU RELATORI ALESSANDRO GIULIANO VALENTINA TANNI

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

Se nella seconda metà dell’Ottocento l’introduzione della Fotografia ha completamente stravolto l’idea rinascimentale del ritratto, oggi il rapidissimo susseguirsi di innovazioni tecnologiche, che modificano in continuazione la tecnica fotografica, induce a ripensare nuovamente il suo ruolo: in un momento in cui tutti fotografano, ritraggono e si autoritraggono, cosa rimane del genere accademico del ritratto? La lezione è stato un focus su questo particolare genere e sulla sua evoluzione, alla luce dell’uso di tecnologie sempre nuove. Si è aperta con un’introduzione su quei fotografi

che sentono il ritratto come esigenza personale, ossia quella di fotografare il conosciuto o indagare il conoscibile: la New York di Leonard Freed, gli americani di Paul Fusco, la famiglia di Bernard Plossu, le maghe di Graciela Iturbide, la gang di Finsbury Park di Don McCullin, il cafè di Anders Petersen, il Central Park di Tod Papageorge, la maternità di Senada nella foto dell’autore, la Sardegna di Pablo Volta. Questa prima parte è stata indispensabile per contestualizzare e leggere le opere di artisti che, attraverso alcune pratiche nate dall’uso quotidiano delle nuove tecnologie – come

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ad esempio quella dello screenshot, secondo cui si “fotografa” quanto succede sul monitor – traducono l’attività fotografica coniugandola con il mondo digitale. Sono stati illustrati gli esempi dell’artista canadese Jon Rafman, con il progetto The Nine Eyes of Google Street View, e dell’artista greco Miltos Manetas con BlackBerry Paintings. La lezione, inoltre, ha visto la partecipazione di varie testimonianze, creando un laboratorio dove tutti fotografano e si fotografano per costruire un ritratto di gruppo di una giornata incentrata sul tempo e sulla figura.


FORMAZIONE Quando l’impresa fa cultura

IL 08 MAGGIO 2014 A CURA DI MARCELLO SMARRELLI RELATORI GIOVANNI BOANO DEBORAH CARÈ MATTEO CAROLI ETTORE FAVINI CESARE PIETROIUSTI PIERO TUCCI

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

L’opera d’arte e l’artista possono considerarsi gli strumenti migliori per la formazione manageriale in quanto sono inesauribili produttori di metafore capaci di generare nuove riflessioni e nuovi modi di comunicare. La lezione introduce a quelle metodologie in continua crescita ed evoluzione che contemplano la possibilità di impiegare l’arte contemporanea e gli artisti in ambito imprenditoriale, delineando anche le funzioni che i laureati in materie umanistiche possono assumere nelle imprese. Un’azienda che comprende e usa l’arte contemporanea come strumento di formazione dimostra e comunica sta-

bilità, affidabilità, dinamismo e modernità. L’arte, infatti, è un potente stimolatore di innovazione, può fornire modelli di comportamento eticamente corretti, facilitare lo sviluppo di un pensiero laterale, contribuire al miglioramento degli ambienti di lavoro e delle relazioni tra le persone. Propone esempi di cooperazione progettuale basati sulla condivisione e il confronto che si rivelano vincenti rispetto alla prepotenza delle gerarchie aziendali. Esemplare è il caso di Elica che è stata la prima azienda italiana a sperimentare con continuità progetti di contaminazione tra arte contemporanea e

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mondo dell’impresa rappresentando per la Fondazione Ermanno Casoli l’incubatore naturale in cui proiettare la propria attività. L’obiettivo è di far dialogare due mondi, apparentemente molto lontani ma entrambi orientati al cambiamento, alla ricerca, all’innovazione. L’arte contemporanea introduce all’interno delle logiche del profitto una componente emozionale, poiché focalizza l’attenzione sul raggiungimento di un obiettivo attraverso il valore dell’esperienza: è la qualità emotiva e relazionale del processo che conduce al risultato.


ARCHITETTURA Vitruvio nel XXI secolo: ars utilitas comunicatio

IL 12 GIUGNO 2014

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

La lezione ha affrontato i diversi modi in cui la tecnologia si intreccia con l’innovazione in architettura. In particolare Pippo Ciorra, insieme a Chiara Tonelli e Luca di Lorenzo, ha illustrato come la tecnologia non può più essere considerata un aspetto specialistico delle competenze architettoniche. La questione tecnologica va invece

considerata come una presenza che accompagna tutte le fasi della realizzazione di un progetto architettonico, dalla ricerca al concepimento, dalla rappresentazione allo sviluppo, dalla costruzione alla comunicazione. In questo senso i singoli contributi excathedra hanno voluto soprattutto mettere in luce il ruolo della tecnologia all’interno delle componenti di

A CURA DI PIPPO CIORRA RELATORI LUCA DI LORENZO CHIARA TONELLI

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una nuova triade vitruviana, solo parzialmente diversa dalla vecchia firmitas, utilitas, venustas. Oltre alle lezioni frontali la giornata ha previsto lo svolgimento di un workshop in cui i partecipanti sono stati chiamati a dare una loro interpretazione dei concetti esposti.


ARTE L’arte nell’età dell’informazione: un’introduzione

IL 10 LUGLIO 2014 A CURA DI DOMENICO QUARANTA RELATORI SILVIO LORUSSO CARLO ZANNI

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

La lezione ha dimostrato come il binomio “arte e nuove tecnologie”, nell’era dell’informazione, può essere declinato in molti modi possibili. Le arti contemporanee non si limitano a usare i nuovi strumenti di produzione e distribuzione di contenuti messi a disposizione dal settore dell’information technology, ma usandoli – o rifuggendoli – li commentano, li criticano, li ridefiniscono, li sperimentano, contribuendo atti-

vamente al loro sviluppo e alla loro progressiva integrazione nel tessuto socio-culturale. In un contesto, quale quello attuale, in cui l’uomo è una sorta di cavia da laboratorio in un gigantesco esperimento tecno-sociale dalle conseguenze ancora sconosciute, l’arte ha un ruolo chiave nell’offrire una risposta umana alle nuove tecnologie. Dopo aver offerto una breve introduzione storica sul modo in cui il

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rapporto tra arte e media tecnologici si è declinato nel tempo – dagli anni Sessanta ad oggi –, durante la giornata sono state prese in considerazione alcune problematiche più attuali, attraverso progetti esemplari e gli interventi della sessione pomeridiana, affidati agli artisti Carlo Zanni e Silvio Lorusso, che si sono focalizzati su questioni specifiche di produzione e di distribuzione del lavoro.


COMUNICAZIONE Sul principio (e sulla fine) dei vasi comunicanti

IL 16 SETTEMBRE 2014 A CURA DI LORENZO DE RITA RELATORI ALBERTO DE MICHELE JASON FULFORD CORIN HEWITT PATRIZIO MARINI TAMARA SHOPSIN

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

La giornata di studi è stata dedicata al legame complesso tra comunicazione e new media. È uno dei più grandi paradossi dei nostri tempi: mai come oggi la tecnologia digitale ha messo a disposizione strumenti sofisticati per comunicare l’uno con l’altro e – allo stesso tempo – mai come oggi è difficile sia comunicare propri messaggi e idee che interessarsi a quelli degli altri. Perché il visitatore di un museo resta davanti a un quadro una media di appena 3.5 secondi? Perché il 30% delle foto scattate dai telefonini di tutto il mondo sono selfie? Perché è

importante per un motore di ricerca come Google vantarsi di aver trovato milioni di risposte a una ricerca in tempi scritti in millesimi di secondo? Perché ci sono così tanti messaggi pubblicitari nei media e così tanto disinteresse per loro da parte dell’audience? Perché nascono sempre più idee su come migliorare un mondo che però va sempre peggio? Perché si parla di “stadio gassoso della comunicazione” e cos’è la “frattalizzazione dei valori”? Lorenzo De Rita – con l’aiuto di amici e collaboratori – ha cercato di rispondere a queste domande e capi-

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re insieme ai partecipanti alla lezione dove, come e quando si è intasato il canale che porta un’informazione da un “vaso” all’altro della vita quotidiana, e la sua teoria su come rendere quei “vasi” di nuovo comunicanti. In occasione della lezione è stata presentata, dal 17 al 22 settembre 2014, la mostra Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero, un progetto frutto della collaborazione tra Lorenzo De Rita, in qualità di editore, e Jason Fulford, fotografo, designer, editore.


CINTA – All is new in art

DESIGN Dalla pietra alla nuvola: il design tra oggetto ed esperienza nell’era della connettività digitale IL 09 OTTOBRE 2014 A CURA DI ALBERTO IACOVONI RELATORI DANIELE MANCINI MARIA LUISA PALUMBO GIULIO PERNICE

La lezione ha dimostrato come, con l’avvento delle nuove tecnologie nell’era della connettività digitale, sia radicalmente cambiato nel mondo del design il modo di progettazione, produzione e distribuzione. Alberto Iacovoni ha raccontato la trasformazione profonda degli oggetti di design, che si trovano a doversi confrontare sempre di più, da un lato, con la dimensione estesa delle nuove tecnologie – diventando interat-

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PROGETTI E ATTIVITÀ

tivi e connessi alla rete delle cose –, e dall’altro, con una diffusione nei mercati, ma anche nella nostra vita, in maniera sempre più orizzontale e paritaria. Diffusione che è stata possibile grazie all’utilizzo di hardware a basso costo e di facile programmazione come strumenti di produzione diffusa, e grazie inoltre alla rete quale veicolo di finanziamento e di distribuzione. La giornata di studi ha affrontato

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questa dimensione estesa del design attraverso una prima parte che ha illustrato gli effetti e le implicazioni delle nuove tecnologie sulla progettazione, sulla produzione e sulla comunicazione, e una seconda parte in cui si sono approfonditi due temi sempre più diffusi: l’Interaction Design in campo allestitivo e museale, e il fenomeno dei Makers.


FUNDRAISING A quali condizioni il fundraising può sostenere la cultura

IL 13 NOVEMBRE 2014

CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

Il tema del finanziamento privato alla cultura e, in particolare, il nuovo tema del crowdfunding – spesso ritenuto una “magia” del web in grado di finanziare qualunque progetto o attività – in tempo di crisi hanno acquisito una rilevanza in costante crescita. Il fundraising nell’immaginario collettivo assomiglia a una “grande corsa” che tutti sono determinati ad

affrontare, senza però avere il supporto di una preparazione specifica e rischiando dunque di non raggiungere il traguardo. L’incontro ha voluto così, da un lato, sfatare alcuni miti e semplificazioni che accompagnano l’uso del fundraising – e in particolare dei mezzi messi a disposizione dal web –, dall’altro, fornire indicazioni utili per conosce-

A CURA DI MASSIMO COEN CAGLI RELATORI MARIANNA MARTINONI CHIARA SPINELLI

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re e poter utilizzare con efficacia le tecniche moderne di raccolta fondi. In parallelo, sono state anche indagate le sfide che gli operatori e le istituzioni culturali devono affrontare per instaurare un rapporto, del tutto nuovo sotto diversi aspetti, con gli interlocutori delle loro attività.


CINTA – All is new in art

PROGETTI E ATTIVITÀ

All is new in art #8, Luigi Capello: Impresa Creativa

IMPRESA CREATIVA Le tecnologie: opportunità per le imprese innovative

IL 11 DICEMBRE 2014 A CURA DI LUIGI CAPELLO RELATORI CIRO SPEDALIERE

In uno scenario dominato dall’evoluzione tecnologica – che ha portato alla riduzione dei costi di sviluppo – fare startup è oggi una grande opportunità. Per poterla cogliere a pieno, è necessario che siano presenti alcuni elementi: team solido con competenze eterogenee, business altamente scalabile, in grado di consentire un’espansione sui mercati internaziona-

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li, elevato vantaggio competitivo e comparativo. Il progresso tecnologico consiste nella creazione di nuovi prodotti e industrie, sostiene l’economista Joseph Schumpeter, cioè in ciò che egli stesso definì “distruzione creatrice”: “questo meccanismo di distruzione creatrice è il fatto essenziale del capitalismo, quello in cui il capitalismo consiste”. Quindi, protagonisti

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della visione schumpeteriana sono gli imprenditori disposti ad innovare. Alla luce di ciò, creare una startup di successo significa promuovere un continuo cambiamento, essere competitivi sui mercati adottando una metodologia lean e creando progetti innovativi in maniera rapida, per dare vita a nuove imprese e nuovi post di lavoro.


Up Skill

DA DICEMBRE 2013 A GIUGNO 2015

UP SKILL

PROGETTI E ATTIVITÀ

Il Progetto europeo Up Skilling cultural managers: matching skills needs by improving vocational training, cofinanziato dall’Agenzia Nazionale Lifelong Learning Programme, sottoprogramma Leonardo Partnerships, approfondisce il tema delle competenze chiave per gli operatori del settore creativo e culturale.

Il partenariato riunisce 7 organizzazioni culturali provenienti da 6 Paesi europei: Melting Pro (IT), capofila del Progetto, Fondazione Cerere (IT), Anthropolis (HU), Creative & Cultural Skills (UK), Fundación Iberoamericana de las Industrias Culturales y Creativas (ES), il Danish Centre for Arts and Interculture (DK) e Setepés (PT).

L’iniziativa, della durata di due anni, si articola in una serie di workshop formativi e incontri itineranti che verteranno su: - l’individuazione e l’aggiornamento delle competenze chiave per il management culturale; - il confronto e lo scambio di buone prassi sui percorsi di validazione e di apprendimento; - lo sviluppo di indicatori per misurare l’impatto degli interventi formativi; - la definizione e il testing di pacchetti formativi innovativi destinati agli operatori culturali e basati sui fabbisogni concreti del mercato del lavoro.

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UP SKILL

PROGETTI E ATTIVITĂ€

Up Skill, meeting Londra

Up Skill, meeting Budapest

Up Skill, meeting Madrid

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ENGLISH TEXT

mechanics of reproduction in its own way and at the same time represented the phenomenological problems inherent to temporary objects. By outlining an experience, each work asked for the viewer to engage with and accept the hard copy as a pause in time. This hard copy as a proposed point of view became an opening where one could see both the object and its record in a state of transformation. The exhibition also introduced the rediscovered, the outdated copy, which became a new object in a time that was subjectively distant from its own life span. This distance was also a common thread among the artists themselves and their engagement with Rome from the ambiguous position of temporary residents.

INTRODUCTION Pastificio Cerere Foundation The Pastificio Cerere Foundation was established in Rome in 2004 by its president, Flavio Misciattelli, with the objective of promoting and disseminating contemporary art through the development of relationships and collaborations with private and public bodies, and national and foreign cultural institutions. Since 2005, the Foundation has been housed inside the Pastificio Cerere, a former pasta factory that rose to fame in the 1980s as the home of the “San Lorenzo Group,” which included the artists Nunzio, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella and Marco Tirelli. Today, the spaces of the former factory continue to house artists’ studios, art galleries, photography schools and graphic studios. The Foundation organizes and promotes educational projects and residences for young artists and curators, as well as a rich program of shows, conferences, workshops and studio visits. Education is the trait d’union of the Foundation’s activity, which aims to carry out projects that involve a large and heterogeneous audience. This is enabled both by diversified programming and by the Foundation’s archive, which collects documentation and research testifying to the cultural patrimony that has animated the life of the former Pastificio for over thirty years. One of the main aims of the artistic program is to establish a dialogue with the students who live in the San Lorenzo neighbourhood, which is profoundly and historically tied to the University of Rome “La Sapienza,” located just a short walk from the Foundation. The artistic director of Pastificio Cerere Foundation is Marcello Smarrelli.

EXHIBITIONS

Hard Copy FROM 18 FEBRUARY 2014 TO 8 MARCH 2014 A PROJECT BY JOHANN ARENS DANIELE GENADRY JÜRGEN OTS

Hard Copy was a project conceived and realized by Johann Arens, Daniele Genadry and Jürgen Ots, young artists who spent time in Rome, through residencies at the British School at Rome and the Belgian Academy. With this show the Foundation inaugurated its 2014 exhibition season, marking its interest in process and experimentation in art and offering itself as an open space in the city where artists and institutions could collaborate. Hard Copy was a significant occasion which allowed the artists to expand from the academy context and engage actively with the cultural life of the capital, in a specific exchange between international realities. The title of the show outlined the main idea of its conception: a reflection on the ambiguous nature of the copy. A hard copy, being a print version of a digital file, has a physical presence paired with a built-in expiration. Its life span is determined by the arrival of a successor. Where the digital file is de facto fluid, the hard copy is merely a temporary placeholder for the version to come, the update. The works assembled for the exhibition were of a similar character. The three artists, Johann Arens, Daniele Genadry and Jürgen Ots, brought former artworks and extended each by a new addition or version. Each work discussed the

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BE THE POEM. Plastic architecture by Marco Galofaro FROM 26 MARCH 2014 TO 11 MAY 2014 CURATED BY DOMITILLA DARDI

The exhibition BE THE POEM. Plastic architecture by Marco Galofaro, curated by Domitilla Dardi, marked the first public showing of the architectural models of Marco Galofaro – whose studio realized Alfredo Jaar’s resin model for the latest edition of the Venice Biennale – organized into an organic itinerary that illustrates the complexity of contemporary architectural vision in its constant dialogue with other disciplines. With this exhibition, the Pastificio Cerere Foundation once again underlined its interest in the realm of architecture, particularly in terms of the latter’s interaction with contemporary art, public space and design – all areas of activity in which the passage from an abstract idea to the materiality of the object becomes crucial to the definition of the work itself. The exhibition’s title refers to a line spoken by David Carradine at the end of a widely celebrated sequence in Quentin Tarantino’s Kill Bill Vol. 1: “If you cannot be the poet, be the poem.” The message is clear: the story trumps heroism, the epic of history is stronger than the single protagonist. This message is in line with the choral conception of architecture that Marco Galofaro brings to his work: that of the construction of plastic scale models, through a process made up of many phases, materials, and procedures, in order to move from the idea of space to its physical realization. Why an exhibition of architectural models? Because the model is not merely architecture on a small scale, but a protracted journey, involving many protagonists, where the building represents only the tip of a more extensive collective work. The model, in fact, plays a crucial role in the development of architecture (and not only), in as much as it constitutes the first physical concretization of the idea. Galofaro founded his studio-laboratory Modelab in 2002, working first with Ilaria Benassi and later with other collaborators. Modalab has translated the spatial vision of architects and artists of international renown (Eisenmann, Fuksas, Nouvel, Decq, IaN+, Benassi, Mochetti, Jaar), interpreting it according to the dictates of a thought that is at once physical and conceptual. As in the case of the best interpreters, here the elements that are “found in translation” outnumber those that are lost in the folds of transmittance and transferral. This interpretive act is flanked by Galofaro’s spatial imagination, namely, that of his own fantastic architectures. The latter make it clear that the small scale of the physical matter, like its state of becoming, in no way diminishes the force of the project, but, on the contrary, enhances it. This exhibition of his architectural models – comprising projects made on commission as well as works derived from his own fantastical architectures – gave access to the variety of interpretations of inhabitable space from the privileged perspective of the earliest and foundational phases of creation. An artist’s talk took place on the occasion of the exhibition, convened by Domitilla Dardi, with the participation of Matteo Costanzo, co-founder of the architecture studio 2a+p/a, and Marco Petroni, design critic and theorist and Senior Curator of the Plart Foundation in Naples. MARCO GALOFARO Marco Galofaro earned his degree in Architecture from the University of Rome “La Sapienza” in 1999, with a thesis on the reconstruction of the La Fenice theatre in Venice. The project was published in the volume Riscatto virtuale. Una nuova Fenice a Venezia (Marsilio

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Editori, 2000). In 2002 he founded Modelab, an experimental laboratory for architectural and design models and prototypes that realized plastics for Italian and international architects. His professional activity has always been complemented with personal research poised between art and architecture.

In Polonia, cioè dove? (In Poland... that is, where?) In Polonia, cioè dove? (In Poland... that is, where?) was a cycle of three shows dedicated to Poland’s contemporary art scene, held from May 2014 to January 2015 at the Pastificio Cerere Foundation’s spaces. The project was organized in collaboration with the Polish Institute in Rome. Conceived by Ania Jagiello, Director of the contemporary art program at the Polish Institute, and by Marcello Smarrelli, Artistic Director of the Pastificio Cerere Foundation, the project proposed a panorama on Polish art through the points of view of four Italian cuA PROJECT BY rators: Ilaria Gianni, Luca Lo Pinto, Gabi Scardi and Maria Rosa Sossai, invited to Poland to ANIA JAGIELLO get directly in touch with the reality of contemporary art in the country. In Polonia, cioè dove? MARCELLO SMARRELLI recalled the title of an exhibition organized in 2006 by Bozena Czubak – at the Centre for Contemporary Art Zamek Ujazdowski in Warsaw – that, following a geopolitical perspective, tried to analyze traditions, symbols and reference places of Polish contemporary art. FROM 29 MAY 2014 TO 13 JANUARY 2015

The Dream of Warsaw FROM 29 MAY 2014 TO 31 JULY 2014 CURATED BY GABI SCARDI

The project In Polonia, cioè dove? started with the exhibition The Dream of Warsaw, curated by Gabi Scardi. The title recalls Czesław Niemen’s homonymous song, as well as the 2005 film by Artur Zmijewski included in the exhibition, and points to the central theme of the project: a reflection on the city of Warsaw and its transformations. The exhibition presented works by ten Polish artists – Mirosław Bałka, Janicka & Wilczyk, Agnieszka Kalinowska, Paulina Ołowska, Aleksandra Polisiewicz, Katarzyna Przezwańska, Konrad Pustoła, Joanna Rajkowska, Aleksandra Wasilkowska e Artur Żmijewski – whose pieces explore the visible and hidden realities of Warsaw: a city that today appears complex, fragmentary, diversified, and contradictory, but laden with an extraordinary transformative potential. There are few cities that testify, as well as Warsaw does, to the drifts and appeals of history, the traumas and the wounds that politics and ideologies can inflict on a city and its inhabitants. From the construction of the historical city to its modernist integrations, from its transformation into a theatre of tragedy and the military devastations of World War II to the reconstructions of the Communist period, Warsaw has undergone a series of radical transformations. Today, the city remains driven by an accelerated process of metamorphosis that is taking place in front of our eyes, in real time. This process has developed by means of a continuous inscription, erasure and re-inscription of signs onto the city, which displays an extraordinary capacity to absorb change and to regenerate, and which, both in its entirety and in its individual parts, bears witness to the possible variations on the theme of demolition and regeneration. The exhibition included works by artists who have engaged with Warsaw on the level of experience, action, and projectuality, giving life to works that, in their diversity of approaches and outcomes, expressed an aspiration toward a renewed consciousness of the gaze as well as a need for new ways to live the city. The project was accompanied by a program of talks, held at the MAXXI museum, that further explored the themes opened up by the exhibition.

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In Polonia per saziare l’amore (In Poland to satisfy love) FROM 25 SEPTEMBER 2014 TO 28 NOVEMBER 2014 CURATED BY ILARIA GIANNI LUCA LO PINTO

In Polonia per saziare l’amore (In Poland to satisfy love), curated by Ilaria Gianni and Luca Lo Pinto – the second event in the project In Polonia, cioè dove? – was structured in three episodes, each of which included an exhibition and a live essay. The project, realized in collaboration with MOCAK, Museum of Contemporary Art in Kraków, explored the Polish Conceptual art and its influences on artists of later generations. Starting from the conceptual artist Edward Krasiński (Luck, 1925 – Warsaw, 2004), and moving through a portrait of the ‘60s and ‘70s with the photographs of Tadeusz Rolke (Warsaw, 1929), the project concluded with the first Italian exhibition dedicated to Krzysztof Niemczyk (Warsaw, 1938 – Krakow, 1994), self-taught painter, musician, writer and performer, and legendary exponent of Polish art. • Episode 1 – Edward Krasiński In the occasion of the opening conference, the art historian Luiza Nader introduced the film Edward Krasiński’s Studio (2012) by French-American artist Babette Mangolte, which was shot in Warsaw in 2011 and premiered at the Berlin Film Festival in 2013. Luiza Nader explored the figure of Edward Krasiński and the uniqueness of his work starting from an analysis of the studio/apartment that the artist shared with Henryk Stażewski (1894-1988, Polish artist and member of the avant-garde of the ‘20s and ‘30s). Krasiński’s studio, initially abandoned in the years following his death, was transformed by the Foksal Gallery Foundation into a house-museum currently known as the “Avant-Garde Institute.” Nader interpreted Krasiński’s selected works and interventions in the studio stressing their affective and affirmative value, focusing on their historical context and present potential. • Episode 2 – Tadeusz Rolke In the occasion of the opening conference, Robert Jarosz, head of the archive of the Museum of Modern Art in Warsaw, explained Tadeusz Rolke’s active role in the cultural history of twentieth-century Poland, through a series of photographs taken by the artist that documented the Polish Conceptual art scene of the ‘60s and ‘70s. In his shots, actions, performances and personalities are depicted through original compositions and from a privileged point of view. • Episode 3 – Krzysztof Niemczyk and Paulina Ołowska In Polonia per saziare l’amore was concluded by the presentation, for the first time in Italy, of the work of Krzysztof Niemczyk (Warsaw, 1938 – Krakow, 1994). Particularly active in Krakow, Niemczyk was a self-taught painter, writer and musician, and one of the most incisive figures in the Polish art scene of the 1960s and 70s. Krzysztof Niemczyk, linked to Tadeusz Kantor, to the Krzysztofory Kraków Gallery and the Foksal Gallery in Warsaw, made scandal his weapon, intervening above all in public spaces, outside the traditional confines of art. The exhibition included portraits of Niemczyk taken by Eustachy Kossakowski, photographs of his actions, his letters and stories, and the only novel penned by the artist, “The Courtesan and the Chicks,” copies of which were smuggled into Italy from Communist Poland in 1969, by Achille Perilli. Anka Ptaszkowska, art critic, co-founder of the Foksal Gallery, and intimate friend of the artist, introduced Krzysztof Niemczyk’s research through her own recollections, and presented a selection of archive material. In addition, the opening included the presentation of a selection of film works by Paulina Ołowska (Danzica, 1976), a protagonist of the Polish contemporary art scene whose work is often liked to modernist symbolism and to the avant-garde.

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Μύθοι. Myths. Students/Artists/Teachers. A process of exchange FROM 5 DICEMBER 2014 TO 17 JANUARY 2015 CURATED BY MARIA ROSA SOSSAI

Μύθοι. Myths. Students/Artists/Teachers. A process of exchange – the third and last event in the series In Polonia, cioè dove? – was focused on themes relating to the artist’s role in education. Maria Rosa Sossai, founder of ALA Accademia Libera delle Arti – a platform devoted to the relation between art and educational processes – invited the collaboration of Mirosław Bałka (Warsaw, 1958). One of the most influential Polish artists of his generation, Bałka has been teaching Studio of Spatial Activities at the Media Department of the Academy of Fine Arts in Warsaw since 2011. The project took its cue from a residency program: from 22 to 26 October Miroslaw Bałka’s students, guided by the artist and by his assistant Anna Jochymek, interacted in Warsaw with a group of students enrolled on Donatella Landi’s Video Installation course, a component of the Multimedia Arts and Technologies degree at the Academy of Fine Arts in Rome. From 30 November until 5 December, these same students met in Rome at the Pastificio Cerere Foundation, creating a platform for the discussion and exchange of diverse artistic practices, which gave rise to the works included in the show. The workshop held by Bałka at the Pastificio Cerere was based on the educational methodologies that have guided the artist’s pedagogical activities for years: namely, identifying and giving shape to the creative space we inhabit and in which we act, while drawing attention to the social and political issues that are linked to it. Bałka’s method pushed the students to explore cultural sensibilities in their search for a personal artistic identity – independently of the pressures linked to success – and thus to define their field of research within a relationship of exchange with others. One source of inspiration for the project was the book “Teaching and Learning as Performing Arts,” written by French artist Robert Filiou in 1970. Here Filiou investigates the artist’s function, which he considers similar to that of the teacher insofar as both can choose either to confirm values according to the categories and institutions to which they belong, or – alternatively – to create a space for experimenting a different approach to artworks and pedagogy. The idea here is that art and education are both processes that imply “the art of losing oneself without feeling lost,” and are thus opposed to the hierarchy imposed by a very conservative educational system and conditioned by the strategies of the art market. On Saturday 6 December, at the Academy of Fine Arts in Rome – Campo Boario, there was a roundtable discussion on the role of artists who teach at fine art academies, and on participatory processes. Chaired by Donatella Landi, the discussion was joined by Mirosław Bałka (Academy of Fine Arts, Warsaw), Cecilia Casorati (Academy of Fine Arts, Rome), Katharina Hinsberg (Hochschule der Bildenden Künste, Saar), Donatella Landi (Academy of Fine Arts, Rome), Cesare Pietroiusti (IUAV University, Venice), Maria Rosa Sossai (ALA Accademia Libera delle Arti).

Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero FROM 17 SEPTEMBER 2014 TO 22 SEPTEMBER 2014 A PROJECT BY LORENZO DE RITA JASON FULFORD

The exhibition Molti funghi, qualche oracolo e un sentiero, was a project born from the collaboration between Lorenzo De Rita as book publisher and Jason Fulford, photographer, designer and multifaceted artist. The exhibition presented three book projects – The Mushroom Collector (2010), Back and Forth and In and Around (2012) and Hotel Oracle (2013) – which Fulford and De Rita have made in recent years. Visitors weren’t mere viewers, but had the opportunity to participate actively. The exhibition was held on the occasion of the fifth lesson of CINTA – All is new in art, focused on the relation between communication and new media. • The Mushroom Collector It all started when a friend of Fulford’s gave him a manila envelope, found at a flea market, full of anonymous photographs of mushrooms. The mushroom images stuck in Fulford’s

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mind, like a bad song sometimes does, and they started to grow in his own work. “The Mushroom Collector” combines the original flea market pictures with his own photographs and text about the project. • Back and Forth and In and Around The Trail House (House of the Path) – designed by Dutch architect Anne Holtrop – owes its name to the fact that it was built using for the plan the concept of “desire path” by the philosopher Gaston Bachelard: a strip of land created by the continuous passage of people to achieve a goal, “drawing” on the lawn an alternative, shorter road. The book, “Back and Forth and In and Around,” was written using this same emotional grammar, sliding the pen and thoughts along the lines of desire. Rather than follow a classic route of predetermined structures and conventional literary styles, the author preferred to wander mentally back and forth several times, through the foliage of thoughts and meanings related to the house, creating a trail of unusual words and offering to the reader different points of observation. • Hotel Oracle “Hotel Oracle” is a sustained visual meditation on the cosmos—what constitutes it, what its future might be and how to reconcile the world of the supernatural with the world of the 99-cent store. Fulford’s photos of people and places search out the clues and signs of the prophetic and the numinous, readily mingling them with the banal and the preposterous. The pictures in Hotel Oracle were taken in the United States, Canada, Italy, Greece, the Czech Republic, Poland, South Korea, Japan, Hungary, India, Bermuda and Germany. JASON FULFORD Jason Fulford is a photographer, publisher, and designer. Fulford’s photographs have been featured in Harper’s, The New York Times Magazine, Time, and on book jackets for Don DeLillo, John Updike, Bertrand Russell, Jorge Luis Borges, Terry Eagleton, Ernest Hemingway and Richard Ford. He is the co-founder of J&L Books, and his other monographs include Sunbird ( J&L, 2000), Crushed ( J&L, 2003), and Raising Frogs for $$$ ( J&L, 2006). Fulford lives and works in Scranton, PA.

PROJECTS AND ACTIVITIES pastificio_arch The relationship between the Pastificio Cerere Foundation and its surrounding territory – particularly the San Lorenzo neighbourhood – reaffirmed itself in the decision to establish, by means of pastificio_arch, an ongoing enquiry into issues in architecture. The project, conceived by Marcello Smarelli, was curated by STRATO/Martino Fraschetti_Maria Clara A PROJECT BY Ghia_Vincenzo Tattolo, who proposed the theme FIND YOUR CORNER, 2.5 x 5. It payed MARCELLO SMARRELLI particular attention to the question of urban space and to the extent of its relation to lived CURATED BY experience, to the needs and desires of city dwellers. The architecture studios invited by STRATO STRATO engaged with small portions of urban space, using them to create events. 2.5 x 5 are the standard dimensions of a parking space. For the duration of a day, the ground surface INSTALLATION BY occupied by a car was transformed by the pastificio_arch projects and thus given back to the T SPOON neighbourhood. FIND YOUR CORNER created spaces open to any kind of use, precisely there where this is commonly negated. The project started in the year 2013 and the first installations were designed by HANASI DESIGN and 2A+P/A. For the third one, the studio T SPOON environment architecture was invited realizing ORDINARIO/STRAORDINARIO.

ON 10 AND 11 MAY 2014

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up@giotto In conjunction with the fourth edition of Open House Rome, Pastificio Cerere Foundation hosted the project up@giotto, a collective outdoor game invented by Alessandro Ceresoli and gruppo A12 (Andrea Balestrero, Gianandrea Barreca, Antonella Bruzzese, Maddalena De Ferrari), realized for the first time in 2010 in the streets of Mexico City. CONCEIVED BY up@giotto is a project that started in 2012, coordinated by Rossana Ciocca, to promote GioALESSANDROCERESOLI tto sessions in other squares and other cities, observing and recording the ephemeral transA12 formations of the public spaces involved. Giotto is a street game, a game as poor as those COORDINATED BY our grandparents played using fruit stones, pebbles, bottle caps and a lot of imagination; ROSSANA CIOCCA it is a group game aimed to guess drawings and to interpret them with imagination; it is a game that is played outdoors by involving as many people as possible. In order to play, just a few things are needed: coloured chalk, a deck of cards and some small objects to score the points. Giotto is a “dictated drawing” game that aggregates people, entertains and, through the drawings on the sidewalks or in the streets, leaves a track that does not pollute and eventually disappears. Giotto is mostly a way, albeit temporary and ephemeral, to take possession of public space, to see it as a space to be used; a space of possibilities and meeting that the act of playing, far more than other practices, is able to disclose. During Giotto, the space of the street is precisely the blank sheet to fill and the passers-by are our potential teammates. It is also a way to look at squares, sidewalks, clearings and at their characteristics with new eyes: the cracks in the asphalt can be part and parcel of the drawings, that unnoticed corner the most suitable place for the scoreboard, that particular step the perfect point from which everyone can perfectly hear the description of the picture to draw… Playing in the street by drawing on the ground, doing it in teams, children and adults together, is a collective process of uncovering both the potential of public space and what a shared action can do. That is Giotto’s goal: the chalk drawings will dissolve soon, but the memory of how a space can be differently and collectively used is a tougher track to erase. ON 10 MAY 2014

cultural managers by better matching the training with the labour market needs in order to improve the quality of the VET offer. The project will: identify and assess the skills and key competencies in the field of arts and culture management and exchange of best practices; provide exchange on validation and learning processes; propose, adopt and develop a series of training quality indicators exchange; develop and jointly test innovative vocational training methodologies. The partnership is composed of both VET providers and cultural organisations: MeP, project leader, Fondazione Pastificio Cerere (IT), Anthropolis (HU), Creative & Cultural Skills (UK),Fundación Iberoamericana de las Industrias Culturales y Creativas (ES), Danish Centre for Arts and Interculture (DK) and e Setepés (PT).

CINTA – Italian center for New Techologies and Arts CINTA – Italian center for New Techologies and Arts was a pilot project sponsor by Regione Lazio, developed by Pastificio Cerere Foundation. It was a possible and utopian model for a research centre focusing on digital technologies and their influence in cultural and entrepreneurial areas. It developed through eight classes focused on the relation between contemporary art and digital technologies in the field of design, communication, training, business and fundraising. The project lasted from April to December 2014. CURATED BY The project aimed at university students, young people looking for their first job, cultural MARCELLO SMARRELLI managers that need to update their competencies in the specific topics that CINTA addresses. The project aimed also to attract new audiences and engage the community and to create a collaboration with universities and other training organisations. FROM APRIL 2014 TO DECEMBER 2014

Up Skill FROM DECEMBER 2013 TO JUNE 2015

The European project Up Skilling cultural managers: matching skills needs by improving vocational training is a two-years Leonardo learning partnerships project funded with the support of the European Commission through the Leonardo Italian LLP National Agency. The overall objective of the project is to improve and update the skills and competencies of

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SI RINGRAZIANO

Luce Misciattelli, Piero e Marzia Misciattelli, Sveva Misciattelli, Mario e Gaia Fani Ciotti, Manuela Zampolli, Maria Aurora Misciattelli, Alessandra Paparozzi, Mario Spoletini, Luca Costantini, Giuseppe Servoli, Ottavio Celestino, Mario Codognato, Elsa Peretti, Stefano Palumbo, Antonella Dentamaro, Paolo e Lisa Paglia, Sauro Radicchi, Stefano Franchetti e Ileana Florescu, Alessandro Campanozzi, Marco Bibi, Morena Innocenzi. Dario Agati, Krzysztof Bagiński, Sarvin Ban, Lucia Bricco, Tymon Bryndal, Jozef Chrobak, Adelaide Cioni, Matteo Costanzo, Lorenzo De Rita, Giuseppe Gallo, Barbara Galluccio, Emilia Giorgi, Fran Glez Cardenas, Zuzanna Golińska, Barbara Gryka, Sayna Hasanpoor, Soren Hiob, Michal Huszcza, Ania Jagiello, Anna Jochymek, Marta Kachniarz, Monika Karczmarczyk, Anna Kołosowska, Katarzyna Kosieradzka, Anna Kurowska, Donatella Landi, Magdalena Łazarczyk, Justyna Łoś, Elisabetta Maggini, Anna Mattirolo, Agnese Micozzi, Lorenzo Modica, Valentina Nascimben, Agnieszka Nowak, Luca Pantaleo, Marco Petroni, Leonardo Petrucci, Sławek Pietrzak, Iwo Rachwał, Claudia Rampelli, Mina Rastgoo, Marcin Romaniuk, Pietro Sabatelli, Donatella Saroli, Monika Skomra, Marzenna Smoleńska Mussi, Yana Shostak, Mikołaj Sobczak, Orsetta Spinola, Julia Staniszewska, Paweł Stasikowski, Grzegorz Stefański, Sylwia Stępień, Piotr Urbaniec, Claudio Zambianchi, Nicola Zingaretti, Agnieszka Ziółkowska. E tutti gli artisti e gli inquilini del Pastificio Cerere E INOLTRE: Academia Belgica, Accademia di Belle Arti di Roma, Accademia di Belle Arti di Varsavia, Agenzia Nazionale Lifelong Learning Programme, ALA Accademia Libera delle Arti, British School at Rome, BROADWAY 1602, Centro d’Arte Contemporanea Zamek Ujazdowski di Varsavia, Corso Polonia 2014, Cyberaudio, Culture.PL, Ente Nazionale Polacco per il Turismo, Foksal Gallery Foundation di Varsavia, Fondazione Bec Zmiana di Varsavia, Fondazione Nando Peretti, Galleria BWA Warszawa di Varsavia, Galleria Nazionale d’Arte Zacheta di Varsavia, IED Istituto Europeo di Design di Roma, ISFCI Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, Melting Pro, Municipio Roma II, Museo d’Arte Moderna di Varsavia, Open House Roma, Regione Lazio, Ristorante Pastificio San Lorenzo, Ristorante Pommidoro, Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo, Spazio Cerere, Strato, Studio of Spatial Activities Vocazione Roma, Zaiks.

SPONSOR TECNICI Casale del Giglio, Martini, Heineken, Birra Vernissage, Terra di Sapori e di Saperi


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