p. Adriano Sella, "La Rete Interdiocesana «Nuovi stili di vita»"

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Un lessico per la città comune (a cura della Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro)

Custodia del creato e iniziativa nazionale «Nuovi stili di vita». L’adesione alla Rete interdiocesana Una rinnovata attenzione. Come evidenziato in un precedente articolo della nostra rubrica (Voce V. 13 lug 2014), il messaggio dei Vescovi italiani per la 9^ Giornata del creato si distingue per almeno due punti. Il primo è il richiamo alla necessità di creare sinergie e reti di collaborazione con la società civile e le istituzioni che, a vario titolo, si occupano di tutela ambientale. Il secondo è la stretta relazione esistente tra l'obiettivo della custodia del creato e la pratica di adeguati stili di vita. Anche in questo caso si può dire che i fini buoni si perseguono solo con mezzi altrettanto buoni, soprattutto se questi ultimi sono la manifestazione di una consapevole etica civile e della tensione al bene comune. La rinnovata attenzione per la riflessione sul creato, testimoniata anche dalla realizzazione di un utilissimo database frutto della collaborazione tra il Servizio per il progetto culturale della CEI e la Fondazione Lanza, da diversi anni ormai va di pari passo con quella sugli stili di vita virtuosi. Non è un caso che importanti seminari di studio e di ricerca del gruppo Custodia del creato della CEI, realizzati negli ultimi dieci anni, individuino gli stili di vita come modello etico privilegiato. Anche l'ultima Settimana sociale dei cattolici, svoltasi a Torino un anno fa, vi ha dedicato spazio nell’ambito dell’assemblea tematica riguardante la custodia del creato. Una convinta adesione. Per «nuovi stili di vita» si intendono quelle semplici ma efficaci azioni quotidiane, in mano alla gente comune, in grado di cambiare la vita feriale e di influire sui cambiamenti che, ad una scala diversa, necessitano delle adeguate scelte politiche, sociali ed economiche. Le relazioni con il «voto nel portafoglio», del quale si è trattato nell'articolo precedente, sono evidenti. Sintetizzando, si possono individuare quattro ambiti nei quali rapportarsi con rinnovato stile: con le cose, consumando in modo critico e sobrio; con le persone, recuperando la ricchezza delle relazioni corte; con la natura, esercitando la responsabilità ambientale; con la mondialità, educandoci all'interculturalità e al pluralismo. Attorno a queste tematiche è attiva da qualche anno un'iniziativa, di rilievo nazionale, che sta coinvolgendo un numero crescente di chiese locali in una vera e propria rete interdiocesana. Attualmente le diocesi che hanno aderito all'iniziativa sono 71 su 226 (il 31%) e nelle Marche sono 4 su 13: Fano, Macerata, S. Benedetto del Tronto e Senigallia. Di fatto le realtà locali aderiscono, senza tanti formalismi, attraverso le funzioni che più direttamente si occupano delle tematiche connesse (Commissione pastorale sociale, Caritas, Gruppi dedicati, ecc.). Più ancora di questi aspetti, però, sono quelli sostanziali dell'adesione che ne definiscono l'elevato valore etico, civile e, osiamo dire, ecclesiale. In questo tutti sono coinvolti, singoli e famiglie, gruppi e movimenti, parrocchie e diocesi, nelle concrete scelte legate alle attività ordinarie e straordinarie. In occasione della celebrazione della giornata della custodia del creato del 5 ottobre, sarà espressa anche la convinta adesione della nostra realtà locale alla «Rete interdiocesana Nuovi stili di vita» in concomitanza con la presenza di p. Adriano Sella, suo coordinatore nazionale. Il tempo e le buone pratiche che sapremo attuare ed avviare diranno della bontà di questa adesione. Il p. Sella ha voluto partecipare alla nostra rubrica di approfondimento con una lunga riflessione sulla natura e l’attività della Rete, della quale pubblichiamo ampie parti. Giancarlo Uncini


Come è nata e come si è organizzata la Rete Sono stati propri i nuovi stili di vita che hanno promosso la Rete Interdiocesana. Nel 2006 la Commissione Nuovi Stili di Vita della diocesi di Padova ha sentito l'esigenza di incontrarsi con organismi di altre diocesi, impegnati nella promozione dei nuovi stili di vita, per poter scambiare esperienze e idee su come far crescere i nuovi stili di vita nell'ambito ecclesiale. Nel gennaio del 2007 si sono incontrati, per la prima volta, organismi di 6 diocesi che hanno deciso di fondare la «Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita» con l’intento di unire conoscenza ed esperienze, per promuovere un movimento dal basso del popolo di Dio sui nuovi stili di vita nella Chiesa e nella società. Da quel primo incontro tante altre diocesi si sono unite in un crescendo che ancora oggi continua, mediante l'adesione di uffici diocesani come la Pastorale Sociale e del Lavoro, il Centro Missionario Diocesano, la Caritas diocesana, la Pastorale Familiare, ma anche alcuni Uffici diocesani specifici per gli stili di vita. Siamo arrivati ad oggi a 71 diocesi in Rete che abbracciano quasi tutto il territorio nazionale. La Rete è nata dal basso La Rete Interdiocesana nasce dal basso: questa è l’originalità, non essendoci stato nessun mandato istituzionale. Infatti, nella grande maggioranza delle adesioni sono stati i responsabili o membri degli uffici diocesani che hanno sentito l'importanza di mettersi in rete. Sono poche le adesioni che sono partite dallo stesso Vescovo che ha spinto l'ufficio diocesano a far parte della rete. Questa maturazione dal basso corrisponde all'approccio dei nuovi stili di vita che nascono e maturano da persone che si sentono responsabili del cambiamento della realtà, si danno da fare per operare una rivoluzione silenziosa promossa da persone semplici a partire dalla vita quotidiana. La Rete Interdiocesana ha scelto di strutturarsi non in maniera piramidale, non si è data uno statuto e neppure esige adesioni formali e rigorose. È stata quindi scelta la forma della rete, dando una struttura organizzativa leggera per favorire lo svolgimento partecipativo, privilegiando il metodo consensuale. Per entrare in rete occorre essere un organismo diocesano che vuole impegnarsi nella pastorale dei nuovi stili di vita. Gli obiettivi della Rete Dopo alcuni mesi di vita si sono voluti delineare gli obiettivi, che sono diventati gli indicatori del cammino e che hanno dato un’identità alla Rete. Se ne indicano i principali: far crescere l’amore per il Creato e le sue creature a partire dal messaggio biblico; stimolare nuovi stili di vita, ricercando insieme percorsi e piste pastorali; scambiare esperienze ed iniziative, valorizzando le risorse a livello culturale ed organizzativo; favorire capacità critiche verso gli attuali sistemi di sviluppo e di consumo; elaborare iniziative di rete, avendo anche parole comuni sulle politiche ambientali; coinvolgere le diocesi e tutte le loro strutture e organismi ecclesiali; creare sinergie fra i gruppi e le associazioni del territorio con obiettivi comuni. Le iniziative e le campagne Sono state due le campagne promosse proprio dalla Rete Interdiocesana: le schede sull’Energia e la campagna “Acqua: Dono di Dio e Bene comune”. La prima è partita dal grande problema dell’energia, di grande rilevanza per l’oggi e per il futuro dell’umanità e a partire dalla questione del nucleare. Da questa riflessione e presa di coscienza si è pensato di realizzare 12 schede molto comunicative da utilizzarsi per i siti, per i bollettini parrocchiali, per i settimanali diocesani e per altre forme di comunicazione, sviluppando la questione dell’energia, sottolineando l’importanza del risparmio e della giusta misura, presentando le varie energie rinnovabili e pulite dove investire, e ponendo degli interrogativi etici sulla scelta del nucleare.


La seconda campagna che abbiamo lanciato per il tempo di Pasqua 2011 e che ci ha coinvolto molto è stata “Acqua: dono di Dio e bene comune”. Le azioni svolte dalla campagna hanno aiutato i nostri cristiani a percepire la grande simbologia e i vari significati che ha l’acqua dal punto di vista antropologico, culturale, religioso, biblico e liturgico. Infatti, prima di arrivare alla discussione e proposta di carattere normativo siamo partiti nel fare emergere che l’acqua è uno dei grandi doni della creazione, tramite i quali Dio dona la vita a tutte le sue creature. L’acqua è essenziale per la vita umana ed quindi un diritto universale, come pure un bene comune. La campagna ha fatto capire poi l’importanza di avere stili di vita amici dell’acqua, usandola con sobrietà e senza spreco, preferendo l’acqua del rubinetto ed avendo attenzione anche nella scelta dei prodotti che mangiamo e che indossiamo, preferendo quelli che richiedono meno acqua per la produzione. L’ultimo passaggio è stato l’aspetto del diritto da tutelare sul piano normativo, avendo una posizione critica nei confronti di quelle leggi che la riducono a bene economico, ma privilegiando quelle leggi che la salvaguardano come bene comune e ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici. L'impegno di fare rete anche con le varie realtà territoriali Rimane sempre forte l'impegno della Rete di incentivare ogni diocesi a lavorare anche insieme con le varie realtà territoriali, comprese quelle laiche, per poter fare sinergie con tutte le forze del territorio che sono impegnate nel promuovere nuovi stili di vita, rispettando l'approccio differente e condividendo prospettive e vedute diverse. Diversi uffici diocesani hanno promosse delle rete locali, lavorando insieme con gruppi, associazioni, comitati e movimenti della propria regione, in modo da rendere possibile l'unione di tante realtà e dare all'azione una forza molto più consistente. L'impegno che sta diventando sempre più lo stile delle diocesi della Rete Interdiocesana è fare rete a vari livelli, sia ecclesiale che della società civile, senza colori politici o religiosi, ma avendo insieme un unico grande obiettivo: il ben vivere di tutti mediante il bene comune. p. Adriano Sella (Rete interdiocesana Nuovi stili di vita)


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