UN LESSICO PER LA CITTÀ COMUNE (a cura della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro)
La 10ª Giornata per la custodia del Creato, dal titolo “Un umano rinnovato, per abitare la terra”, si è celebrata il 4 ottobre 2015 nella diocesi di Jesi, insieme con la Chiesa Cristiana Avventista del settimo giorno e con la Chiesa Ortodossa Rumena. Questa giornata è nata a livello internazionale per affermare l’importanza della “questione ecologica” con tutte le sue implicazioni etiche e sociali, e si propone come un gesto concreto sul piano ecumenico, come auspicato dalla Carta Ecumenica, firmata dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e dalla Conferenza delle Chiese Europee. In tal modo si evidenzia il comune impegno dei cristiani a promuovere atteggiamenti più responsabili nel rapporto con il creato, collegando strettamente l’“ecologia dell’ambiente” all’“ecologia umana” (cfr. Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, nn. 37-39). L’articolo che segue è lo sviluppo della riflessione che Maria Anderlucci, componente della Commissione per la Pastorale sociale e del lavoro, ha svolto in occasione della 10ª Giornata diocesana.
Laudato si’ e Nuovi stili di vita per la cura della casa comune (1ª Parte)
Responsabilità di tutti Mentre l’Enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni XXIII era diretta «a tutti gli uomini di buona volontà», Papa Francesco con l’Enciclica Laudato si’ si rivolge «a ogni persona che abita questo pianeta» e, per ribadirne il carattere ecumenico e di annuncio, la firma il 24 maggio 2015, festa di Pentecoste. L’enciclica è suddivisa in 6 capitoli (Quello che sta accadendo alla nostra casa, Il vangelo della creazione, La radice umana della crisi ecologica, Un’ ecologia integrale, Alcune linee di orientamento e di azione, Educazione e spiritualità ecologica) e i suoi assi portanti, dichiarati esplicitamente al n. 16, si intrecciano e si richiamano continuamente l’un l’altro lungo il testo. Certo il Papa fa appello «ai credenti affinché siano coerenti con la propria fede e non la contraddicano con le loro azioni, si aprano nuovamente alla grazia di Dio e attingano in profondità dalle proprie convinzioni sull’amore, sulla giustizia e sulla pace» (n. 200). I credenti, infatti, sono stati infedeli al tesoro di sapienza che avrebbero dovuto custodire, nel momento in cui si è giustificato l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza. Per superare tali limiti culturali è necessario un ritorno alle fonti. La nostra epoca è caratterizzata da un consumismo ossessivo-compulsivo che ci fa identificare la “libertà” con la “libertà di consumare”. Il Papa lo sottolinea con forza: «Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini» (n. 203), «Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare» (n. 204). Il Papa ricorda la responsabilità sociale dei consumatori, citando Papa Benedetto XVI: «Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico» (Lett. enc. Caritas in veritate n. 66) e afferma che «un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale» (n. 206). E’ possibile e necessario sviluppare la capacità di “auto-trascendersi”, cioè la capacità di uscire da sé stessi verso l’altro, superando autoreferenzialità e individualismo. Senza di essa non si
riconoscono le altre creature nel loro valore proprio e manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda. E’ un atteggiamento fondamentale che rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente, fa scaturire la reazione morale di considerare l’impatto provocato da ogni azione al di fuori di sé, induce uno stile di vita alternativo che rende possibile un cambiamento rilevante nella società. Una questione di stile L’Educazione ambientale non consiste solo nell’informazione scientifica, che fa prendere coscienza per prevenire i rischi ambientali, ma include una critica dei “miti” della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole). Essa si pone come obiettivo il recupero dei diversi livelli dell’equilibrio ecologico (quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio), con itinerari pedagogici che facciano crescere nella solidarietà, nella responsabilità, nella cura basata sulla compassione, perché l’etica ecologica trae il suo senso più profondo dal Mistero. Non bastano leggi e norme, occorre una trasformazione personale: acquisire convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente, maturare abitudini, coltivare solide virtù. L’educazione ambientale può motivare piccole azioni quotidiane con cui avere cura del creato, fino a dar forma ad uno stile di vita. I comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente sono menzionati al n. 211 nell’enciclica ed hanno a che fare con i comportamenti quotidiani di ognuno di noi. Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo: «tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente». Gli ambiti dell’educazione sono la scuola, i mass-media, la catechesi, ma soprattutto la famiglia, luogo della formazione integrale, dove si apprendono le prime abitudini di amore e cura per la vita. In famiglia si impara la cultura della vita condivisa, con alcuni semplici gesti: chiedere permesso; dire “grazie” per quanto si riceve; dominare l’aggressività; chiedere scusa quando si fa qualcosa di male. In famiglia si impara la cultura del rispetto per quanto ci circonda, con l’uso corretto delle cose, l’ordine, la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale, la protezione di tutte le creature. La conversione ecologica Ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare e di vivere. La necessaria conversione ecologica comporta atteggiamenti di gratitudine e gratuità, l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature perché «il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri» (n. 220). Le linee di spiritualità ecologica nascono da alcune convinzioni della nostra fede: ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci; Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondandolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce; Dio ha creato il mondo inscrivendo in esso un ordine e un dinamismo che l’essere umano non ha il diritto di ignorare. I modelli di pensiero influiscono realmente sui comportamenti, per cui, se si vuole uscire dal pragmatismo utilitaristico e raggiungere dei cambiamenti profondi, bisogna diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura. Per questo si parla di Ecologia integrale, che comprende chiaramente le dimensioni umane e sociali: tutto è intimamente relazionato e gli attuali problemi richiedono di tenere conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale. (Continua) Maria Anderlucci