Un lessico per la città comune (a cura della Commissione diocesana per la pastorale
sociale e del lavoro) La recentissima uscita dell’ultimo libro dell’economista Leonardo Becchetti (Wikieconomia. Manifesto dell’economia civile) offre lo spunto per approfondire alcuni aspetti molto attuali, connessi all’educazione alla cittadinanza responsabile ed al suo esercizio, che si possono riassumere nel cosiddetto “voto con il portafoglio”. Si tratta, secondo i suoi sostenitori e praticanti, di una vera rivoluzione copernicana in mano al cittadino, che potrebbe riappropriarsi dei molti poteri sottrattigli nella persistente e disastrosa stagione tolemaica dominata dalla finanza e dalle banche che, riducendo la persona a semplice uomo economico e l'economia a mera contabilità, sta determinando costi sociali ed ambientali non più sostenibili. Prima delle esemplificazioni, qualche chiarimento sui termini. Anzitutto l’economia civile, per la quale è arduo sintetizzarne il significato, visto che due importanti economisti italiani come L. Bruni e S. Zamagni vi hanno dedicato un voluminoso dizionario. Proprio questi autori ci dicono che contro ogni approccio riduzionistico dell’uomo, dell’organizzazione delle imprese e delle analisi economiche, il programma teorico e pratico dell’economia civile concepisce l’economia stessa «come se la persona contasse». Nell'economia civile il mercato diventa «un momento della sfera pubblica che, se concepito come un luogo aperto anche ai principi di reciprocità, può costruire la città». Questa via italiana all'economia non è estemporanea, affondando le proprie radici nella tradizione illuministica della scuola economica napoletana, con Genovesi, Filangieri, Dragonetti e altri. Il voto nel portafoglio si basa sulla consapevolezza che l'economia ed il mercato appartengono al cittadino, che può esercitare le proprie prerogative ed usare il proprio potere attraverso il consumo ed il risparmio socialmente responsabili ed eticamente orientati. Con parole decise, Becchetti parla del voto col portafoglio addirittura come della “leva per sollevare il mondo”, essendo solo nostra la decisione di «usare l’enorme potere che abbiamo come consumatori e risparmiatori per premiare con i nostri acquisti le aziende che sono all’avanguardia nella responsabilità sociale ed ambientale». Si tratta di un altro modo, accanto all'azione politica, per esercitare quelle “solidarietà lunghe” di cui si è parlato nell'articolo precedente (v. Voce Vallesina n. 29 del 7 set), quale necessario complemento delle “solidarietà corte” che, se rimangono tali, asciugano qualche lacrima degli sconfitti, mitigano qualche asperità delle nostre coscienze ma non offrono soluzioni e speranze. Il modo più conosciuto di voto col portafoglio è il consumo legato al “commercio equo e solidale”, dove l’acquisto premia le aziende che, a valle, distribuiscono prodotti dall’elevato valore aggiunto, etico oltre che economico, perché legate a monte ad altre aziende che producono beni con costi sociali ed ambientali sostenibili, sia dal punto di vista dei processi produttivi che da quello del rispetto retributivo dei lavoratori. Anche i “gruppi di acquisto solidale”, pure diffusi dalle nostre parti, sono un ottimo esempio di consumo consapevole, in questo caso legato prevalentemente ai beni agro-alimentari, dove si premia la filiera corta fino al chilometro zero e, preferibilmente, le produzioni di elevato valore ambientale e salutistico come quelle biologiche. Altri due esempi tra gli altri, applicati a campi diversi. Il primo riguarda il contrasto sociale alle ludopatie (slot mob), con i consumatori che preferiscono e fanno preferire quegli esercizi che si liberano delle slot machines e dei gratta e vinci. Il secondo riguarda i fondi di investimento etici, che rappresentano il voto nel portafoglio «oggi più potente e con maggiori quote di mercato». Siamo, con questo, sul versante del risparmio e dell’uso del denaro eticamente orientato, settore nel quale la Banca Popolare Etica rappresenta in Italia l’espressione più matura, «un esempio di utopia realizzata», soprattutto se si pensa al circuito internazionale di banche simili di cui è parte, creatrici di autentico valore economico. Di seguito, il contributo che Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, ha voluto dare alla nostra rubrica su queste tematiche, riprendendo ampie parti dell’introduzione al suo libro (ndr. I titoletti sono del sottoscritto).
Giancarlo Uncini
WIKIECONOMIA. MANIFESTO DELL’ECONOMIA CIVILE Un giorno gli italiani hanno acceso il televisore e con l'alluvione di Olbia hanno scoperto i rischi dell'insostenibilità ambientale. Un altro con il rogo di Prato quelli dell'insostenibilità sociale. L'urgenza dei tempi che stiamo vivendo è tale che ci inchioda a scrivere lo stesso libro. Che ruota intorno a quella leva che Archimede cercava per sollevare il mondo: il “voto col portafoglio”. Ovvero il potere enorme che abbiamo, ma che utilizziamo ancora pochissimo, di influenzare il mercato premiando le imprese che sono all'avanguardia nella sostenibilità sociale e ambientale. Potere che dovremmo usare per il nostro bene, per evitare che nel mercato prevalgano scelte ambientali e sociali dissennate che ricadono anche su noi stessi. Globalizzazione ancora senza regole Viviamo una fase particolare della vita economica del pianeta, essendo la globalizzazione un po' come l'epopea della frontiera nel Far West, dove prima sono arrivati gli «spiriti animali», che colonizzarono il nuovo mondo, e solo successivamente le regole e le leggi. Così oggi le grandi multinazionali sfruttano le possibilità di muoversi su scala globale, delocalizzando le produzioni dove costano di meno in termini di lavoro, ambiente e tasse. Colossi finanziari, troppo complessi per essere regolati, dominano una finanza ipetrofica dandosi il nome di banca ma operando, in realtà, da gigantesche bische dove prevale il trading ad alta frequenza e l'uso di derivati per finalità puramente speculative. Nella globalizzazione, dunque, stiamo vivendo una delicata transizione nella quale le regole non sono ancora arrivate. Il sonno dei regolatori produce dei mostri e il conflitto tra imprese globali e regole nazionali, accanto allo sviluppo economico, genera anche insostenibilità ambientale, livelli di povertà inaccettabili, crisi finanziarie, diseguaglianze imponenti e il gigantesco dilemma di una ricchezza senza nazioni e di nazioni senza ricchezza. Chiavi in tasca Ma nulla si decide solo sulle nostre teste senza che noi possiamo intervenire per cambiarlo. Abbiamo in tasca le chiavi delle nostre catene e non ce ne siamo ancora accorti. Esiste un paradigma alternativo (copernicano) da sostituire a quello ormai obsoleto che ha fatto il suo tempo (tolemaico) e che non è più in grado di farci progredire dal punto in cui siamo arrivati. E che è decisamente meno effficiente, sia in termini di fertilità economica che di capacità di creare le condizioni per la pienezza della nostra vita. Il primo problema di cui oggi ogni economista, anche solo liberale, dovrebbe occuparsi è come può la maggioranza debole e dispersa contrastare e arginare il potere di lobby concentrate e aggressive. In questa prospettiva, rispetto ai libri scritti in precedenza, questo si arricchisce anche di un fattore chiave: il lavoro inizito qualche anno fa sui social network. Per questo ho deciso di chiamarlo Wikieconomia. Così come wikipedia è l'esempio lampante di come la rete ha stimolato l'estrazione di operosità dagli immensi giacimenti gratuità umana, con una comunità di volontari che ha edificato la piramide di una enciclopedia on-line, così la wikieconomia potrebbe essere la grande opera del futuro, la costruzione di un'economia al servizio del bene comune e dell'interesse di tutti. L'idea forte del libro è che la soluzione ai troppi problemi creati dalla globalizzazione non è affidata solo alle istituzioni. Ai tempi della rete il protagonismo di tutti noi può essere decisivo. Gli immensi giacimenti di energie, volontà e virtù civiche dei cittadini possono essere attivati attraverso l'azione in rete e le scelte di consumo e risparmio socialmente responsabile, per realizzare il cambiamento che vogliamo verso una creazione di valore sostenibile. Se possediamo le chiavi dei lucchetti delle nostre catene, Wikieconomia approfondisce direzioni ed iniziative con le quali questa liberazione è già stata avviata. Leonardo Becchetti (Università degli studi di Roma - Tor Vergata)