Marta Santoni, "Cucire reti di speranza in un mondo di reti vuote (II parte)"

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UN LESSICO PER LA CITTÀ COMUNE (a cura della Commissione diocesana per la

pastorale sociale e del lavoro) Cucire reti di speranza in un mondo di reti vuote (II) Pubblichiamo la seconda ed ultima parte dell’ampia riflessione che Marta Santoni, componente della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della nostra diocesi, ha fatto di ritorno dal convegno nazionale “Nella precarietà la speranza”, svoltosi a fine ottobre a Salerno. Ricordiamo che il convegno, curato dalle Commissioni episcopali laicato, lavoro, famiglia e giovani della CEI, ha voluto proporre di affrontare con consapevolezza e spirito di intraprendenza questo tempo di precarietà, perché dall’«immersione» nell’attuale crisi possano scaturire dal basso segnali e semi di speranza per le giovani generazioni, nella ricerca del lavoro e nella progettazione della loro famiglia. La prima parte è stata pubblicata, sempre per la nostra rubrica quindicinale Un lessico per la città comune, su Voce della Vallesina del 16 novembre scorso.

LA COMUNITA’ CIVILE: un patto per il lavoro, una prospettiva di vita e di dignità. Oggi si assiste ad una centralità del problema lavoro nella politica, nell’economia, nelle dinamiche del disagio sociale e familiare, oltre che individuale: questo è un dato di fatto. Per questo chiediamo alle parrocchie, al mondo educativo, ai sindacati, alle banche e soprattutto alle Istituzioni di ripulire l’orizzonte futuro in modo da poter guardare avanti senza più rabbia, né senso di sconfitta, rassegnazione, ostacoli che fino ad oggi hanno reso il nostro Paese incapace di sciogliere questo terribile nodo. Al sistema italiano come a quello europeo richiediamo risposte strutturali: lo snellimento burocratico, la riforma del lavoro, il contrasto all’individualismo e la meritocrazia. Chiediamo la modernizzazione di un piano industriale organico e lungimirante attraverso un patto di fiducia tra le parti, superando ogni logica di scarto e di esclusione. A queste risposte bisogna giungere con armonia, senza più deleghe, senza più rimandi di responsabilità, con un Patto per il Lavoro, un intervento strategico e condiviso con il territorio, mettendo insieme le forze e condividendo le proposte, attraverso un vero e proprio accordo di programma, attuabile sia a livello nazionale che locale. I GESTI CONCRETI: non farci rubare la speranza, oltre le sabbie mobili della precarietà. Oggi non ci sono più dubbi ma solo certezza sulla drammaticità e gravità della precarietà dei giovani rispetto al lavoro e alla formazione di una famiglia (i numeri della disoccupazione giovanile sono altissimi e il bisogno di famiglia ancora più alto). Una situazione pesantissima, segnata da profonda insicurezza e mancanza di prospettive che non consentono un minimo di progettazione professionale e familiare. La precarietà oggi non ha confini, è trasversale, è coinvolgente, non fa distinzioni tra nord e sud, tra regioni, aggredisce ogni realtà, è etica, è sociale, è economica. Compiere dei gesti concreti in questa realtà, intraprendere un cammino senza perdere di vista la mèta del vero senso della vita, richiede un nuovo atteggiamento di sfida e di grande coraggio: il coraggio di chi cerca la verità anche fuori da se stesso e non si pone come testimone di verità preconfezionate. Progetto Policoro. Soprattutto dopo la firma del Protocollo d’intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per promuovere azioni congiunte, programmi ed iniziative nazionali e


territoriali al fine di favorire la realizzazione degli obiettivi della garanzia Giovani, il Progetto Policoro va a maggior ragione collocato nelle progettazioni pubbliche, nazionali ed europee, attribuendogli maggior valenza politica e sociale. Questo progetto coinvolgendo i suoi 164 animatori, i membri e gli esperti delle 129 diocesi italiane dislocate sull’intero territorio nazionale dimostra ancora oggi di essere un valido strumento di creazione di opportunità lavorative, strutturate e valide, oltre che mezzo di orientamento professionale e di vita: si sono coinvolte con competenza e progettualità istituzioni, associazioni, imprese, enti locali sia al nord che al sud dell’Italia dimostrando di essere un modello adattabile e gestibile nelle più diverse realtà territoriali ed economiche. Si pensi alle convenzioni tra Caritas, pastorale giovanile e comuni, ai corsi di formazione, di orientamento, ai progetti di microcredito di impresa. La sua triplice risposta: formazione e motivazione evangelica al perché si lavora; accompagnamento al lavoro, tramite l’esempio di tutor veri, nel come si lavora; segni concreti che parlano con i fatti, pur piccoli, come risposta al cosa si lavora, segna e traccia un metodo coinvolgendo più commissioni (Caritas, Giovani, Pastorale sociale), ma va allargato, oltre la nicchia, va innestato nel quotidiano della nostra pastorale, dalla catechesi alla cultura e alla politica, di fronte al disagio della precarietà. Task –force di monitoraggio. Anche l’Europa è fonte di opportunità e risorse spesso disperse se non sconosciute: la Garanzia Giovani, un quadro di qualità per i tirocini, la imminente Alleanza Europea per gli apprendistati. Sono tutte iniziative che passano attraverso la progettualità delle Regioni che troppo spesso sono lente se non addirittura inadempienti nelle risposte e nella gestione degli stanziamenti: si propone pertanto come possibile gesto concreto del Progetto Policoro la costituzione di un task-force che si specializzi nei progetti, che studi e analizzi la programmazione delle regioni rilevando eventuali loro inadempienze o ritardi, che promuova e diffonda con diversi mezzi di comunicazione le possibilità per i giovani, che controlli e monitorizzi la dispersione “intelligente” dei finanziamenti. Una proposta: gli 80 euro. Perché non tradurli anche in una forma di aiuto ai giovani precari, con modalità amministrative da studiare e da definire, perché si traducano in un aiuto concreto agli investimenti produttivi creati dai giovani con i giovani? Le associazioni sindacali. Nella logica dell’illuminante testo di Papa Benedetto XVI, nella Caritas in Veritate, rivolgendosi ad essi scrive: “si aprano alle nuove prospettive, superando le limitazioni proprie dei sindacati di categoria, per farsi carico dei nuovi problemi, capaci di innovative esperienze sindacali, volgendo lo sguardo anche verso i non iscritti e verso i paesi in via di sviluppo! … (n.64) LA POLITICA: la disponibilità come virtù politica essenziale. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (Costituzione Italiana art.1). È responsabilità dello Stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani e aiutare a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia (Sinodo n.6). Generare speranza significa anche dare la possibilità al privato (sociale) di ripartire dai bisogni dei territori dove la Chiesa (la Comunità) può ancora costruire reti sociali importanti, soprattutto per i giovani: deve nascere un’opzione personale e sociale di responsabilità e un cambio di mentalità diventando cittadini protagonisti dello sviluppo e del governo del proprio territorio: nella tradizione biblica il “valore” non è solo


distribuire valore (economico) creato da altri, ma anche creare valore per altri e condividerlo, o, e sarebbe il massimo, crearlo condividendolo. Se l’attuale agire economico auto-referenziale e auto-interessato riesce a recuperare queste nuove motivazioni valoriali allora anche le riforme in cantiere potranno avere un senso ed essere pienamente realizzate. Pertanto ci si renda disponibili a partecipare a progetti capillari e mirati sui territori da condurre in partenariato tra privato e pubblico, proponendoci come privato. Ăˆ il tempo di una presa in carico responsabile e concreta. (Fine)

Marta Santoni


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