Riccardo Milano, "La Finanza Etica, per un’economia con l’uomo al centro"

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UN LESSICO PER LA CITTÀ COMUNE (a cura della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro)

La Finanza Etica, per un’economia con l’uomo al centro Il nuovo, potente capitolo del pensiero sociale della Chiesa, l’enciclica Laudato si’, pone con molta decisione il tema della responsabilità sociale e ambientale delle attività economiche. Sebbene l’economia si appoggi su princìpi propri, come già riconosceva la Quadragesimo anno, il rinnovamento della consapevolezza etica e della responsabilità politica, a cala globale e locale, non è più rinviabile. Questa economia uccide perché è insopportabile per la maggior parte dell’umanità, è letteralmente incivile. Oggi la posta in gioco è molto alta e il nodo principale è se l’etica, la politica, i cittadini organizzati e le imprese socialmente e ambientalmente responsabili riusciranno ad indicare all’economia la sua autentica funzione, che non è quella del dominio ma del servizio all’unica casa, alle persone e alla costruzione sociale. Una nuova economia è possibile perché sotto le spesse macerie sociali e ambientali provocate da un’economia incentrata esclusivamente sulla massimizzazione del profitto, restano incredibilmente le energie vitali che possono generare il cambiamento. Il papa sta dicendo in qualità di pastore che, oltre alla politica che deve riprendere la sua funzione, bisogna ripartire dalle marginalità economiche, sociali e geografiche, le «periferie», non per occupare ulteriori spazi ma per avviare i processi del cambiamento. I suoi due discorsi agli incontri mondiali dei Movimenti popolari, il secondo dei quali è ormai considerato una mini-enciclica sociale, si possono leggere in questa prospettiva. Nel nostro occidente, Italia compresa, così ricco di diseguaglianze, di marginalità e di povertà assoluta, la speranza di benessere, di dignità e di equità per la moltitudine degli esclusi e dei deboli non può più derivare solo dalle gocce che cadono dal bicchiere dei soliti ricchi (il mercato) o dalla benevolenza di un apparato che non può redistribuire come un tempo (lo Stato). Un’economia umanamente sostenibile sembra che non possa prescindere, come ripete ormai da tempo un numero crescente di studiosi, dal concorso di altre forze. Da un lato il sistema delle imprese economiche socialmente e ambientalmente attive nell’ambito della responsabilità sociale di impresa, dall’altro quello di cittadini partecipi e responsabili, meglio se organizzati, che esercitano la loro funzione di pressione dal basso, attraverso quello strumento che viene efficacemente indicato come «voto con il portafoglio». In questa prospettiva la Finanza Etica, sulla quale abbiamo chiesto la riflessione che segue al professor Riccardo Milano, responsabile delle relazione culturali di Banca popolare Etica, rappresenta un fondamentale esempio di economia sostenibile, unendo l’attività di impresa socialmente responsabile con la partecipazione popolare, che opera scelte ad elevata valenza etica ed importante ricaduta sociale.

Giancarlo Uncini

La gestione dei “soldi” ha sempre portato a porsi domande inerenti la redditività, il costo, l'allocazione e le modalità delle attività economiche. Si sa che “la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale”1 e non è mai neutra. Ciò nonostante, anche per i cristiani, si presta poca attenzione al fatto che i soldi concorrono in modo pieno allo sviluppo sociale della società e che gli stili di vita determinano sia le crescite economiche e sia le crisi. Occorre una nuova visione sulle attività economiche che ognuno di noi mette in campo, sia nei risparmi e sia nella richiesta di prestiti, concentrandosi anche sulla bontà o meno delle banche per il comportamento da esse tenuto sul mercato. 1

Giovanni Paolo II: Centesimus annus, 36.


Un altro modo di fare impresa Per queste considerazioni è ormai da vari decenni che si parla di Finanza Etica , ossia di quel pensiero economico contemporaneo che, facendo in parte proprie le tradizionali teorie economiche, ha come fine l’uso del denaro come mezzo e non come scopo, avendo a riferimento la persona umana. Tralasciando le complesse spiegazioni sull’Etica, ma facendole proprie e coniugandola con la Finanza, la vera attività etica in finanza è riconducibile a queste affermazioni: non è una modalità benefica con la donazione di parte degli interessi o dei rendimenti ad associazioni beneficiarie, ma un prestito o un investimento finalizzato allo sviluppo di progetti riflettenti i valori di riferimento, ad imprese e soggetti che si fanno carico di obiettivi etici socialmente rilevanti; l’investimento etico porta in sé una denuncia delle attuali storture del sistema economico ed è uno strumento per proporre la ricerca di un nuovo modo di vivere le relazioni economiche; si considera il denaro come mezzo e non come fine; viene rilevata l’importanza/necessità di facilitare l’accesso al credito soprattutto alle fasce deboli della popolazione; il profitto ottenuto dal possesso e dallo scambio di denaro dev’essere conseguenza di attività orientate al bene comune e equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione; si considera l’efficienza una componente della responsabilità etica, in quanto spinta ad un uso oculato delle risorse. La Finanza Etica è, quindi, un approccio alternativo all’idea di finanza, senza però ripudiarne i meccanismi di base (come l’intermediazione, la raccolta, il prestito), ma riformulandone i valori di riferimento (la persona e non il capitale, l’idea e non il patrimonio, l’equa remunerazione dell’investimento e non la speculazione). La Finanza Etica mira ad introdurre come parametri di riferimento, oltre al rischio e al rendimento, anche il riflesso dell’investimento sull’economia cosiddetta reale, a finanziare tutte le attività che si muovono in un’ottica di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. Tra queste, sia le attività tradizionali del settore non profit sia quelle più di frontiera come il commercio equo e solidale, l’agricoltura biologica, le produzione ecocompatibili, le energie alternative e tutte quelle attività imprenditoriali che producono sul territorio un beneficio sociale e ambientale.. Un pensiero sociale credibile La Finanza Etica, dunque, come paradigma di un nuovo vivere l'economia. Ma quale fondamento scientifico ha? È credibile? La risposta è logica se la si concepisce in continuità ad un pensiero che aborre la finanziarizzazione2 e che continua a pensare al mercato finanziario come un mezzo per la realizzazione di un bene comune umano. Non è logica se non è sociale e vede l'attività etica solo come un fattore redistributivo caritatevole e/o compassionevole. Uno slogan sintetizza bene il pensiero della Finanza Etica: l’interesse più alto è quello di tutti. Viene chiesto l’esercizio di una cittadinanza attiva e responsabile che si propone come strumento di trasformazione e di promozione sociale. Ne derivano l'affermazione del primato della persona sul mercato, l’equità nella produzione e distribuzione della ricchezza e la sobrietà nell’utilizzo delle risorse, la reciprocità e la corresponsabilità con attenzione alle nuove povertà e marginalità. Il pensiero sociale che emerge da questa visione si fonda sull’assunzione di responsabilità degli attori sociali accomunati dalla ricerca di risposte ai bisogni delle persone e della comunità. Vanno pertanto recuperati, in collaborazione con gli altri attori del territorio, i valori che sono alla base dello stato sociale, per garantire gli elementi ritenuti fondamentali per la realizzazione integrale della persona. Una storia antica con sviluppi nuovi Un'altra domanda riguarda la sua storia. Sarà forse sorprendente sapere che un modello economico etico, con la relativa attività finanziaria, è sempre stato intrinsecamente presente nei 2

È quell'attività che si è sviluppata negli ultimi cinquant'anni per cui si agisce più sulle operazioni finanziarie, completamente a se stanti, piuttosto che sull'attività di economia reale.


secoli passati, ad iniziare dalla nascita delle banche con i Monti di pietà, fondati dai Francescani (probabilmente proprio nelle Marche, ad Ascoli Piceno, nasce il primo in Italia nel 1458) e, successivamente nel XIX sec., con le Banche Popolari e le Casse Rurali. Si può affermare che, però, tali concezioni sono in gran parte terminate nella prima metà del XX sec. con la differenziazione tra il momento della produzione (imprese e banche) e quello della distribuzione (politiche di welfare). Tale pensiero è durato sino al primo precipitare della crisi in atto: da qui la necessità di ricostruire, ed in modo univoco, un sano pensiero economico etico. Di conseguenza la Finanza Etica moderna nasce nei mercati finanziariamente maturi: in Europa con le banche e nel mondo anglosassone con i fondi di investimento. La spinta viene dai risparmiatori e dagli investitori richiedenti un uso del loro denaro coerente con la loro visione etica e di cambiamento del mondo in relazione con i movimenti consumeristici, con le idee del consumo critico, con le reti ed i movimenti per la promozione dei diritti umani e della sostenibilità ambientale. È per questa ragione che il magistero sociale della Chiesa affronta il problema con la Caritas in veritate, 45.n Oramai la sua diffusione è assodata, così come la sua presenza all'interno dei nuovi paradigmi economici. Necessita però di maggiore partecipazione attiva da parte di tutti, specie di quei settori sociali più avanzati (tra cui le Chiese locali) che con coerenza dovrebbero coniugare le loro appartenenze ideali con il loro agire. La Finanza Etica non è una moda, ma un luogo per vivere economicamente le relazioni sociali; e tutti, cristiani compresi, dovrebbero impegnarsi di più in questo senso per costruire un mondo sempre più vivibile per rendere gloria a Dio, come ci invita a fare l'enciclica Laudato si' di Papa Francesco. Riccardo Milano (Banca popolare Etica)


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