"Antigone. Per i diritti e le garanzie nel sistema penale" - Intervista all'avv. Samuele Animali

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UN LESSICO PER LA CITTÀ COMUNE (a cura della Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro)

Antigone. Per i diritti e le garanzie nel sistema penale

«Vuoi seppellirlo, e la città lo vieta?» (Sofocle, Antigone)

Antigone Marche (www.antigonemarche.blogspot.com) aderisce all’Associazione Antigone, nata alla fine degli anni ’80, e si occupa di tutela dei diritti nel territorio regionale, a partire da uno sguardo attento sull’esecuzione penale e sulle condizioni delle persone detenute. Il mondo della detenzione, tra esercizio della giustizia, rispetto dei diritti umani ed autoritatività della legge, è una delle frontiere italiane dei diritti sociali e civili, oltre che realtà complessa di cui sappiamo troppo poco. L’intervista, che vuole mettere in luce l’azione dell’Associazione, è stata fatta da Giorgio Berti, della Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del lavoro, a Samuele Animali, Presidente di Antigone Marche e già garante dei detenuti, dei minori e difensore civico della Regione Marche.

Perché dovremmo occuparci dei diritti delle persone che hanno determinato un danno alla società, talvolta anche molto grave? Per umanità, la nostra. Ci manteniamo uomini finché consideriamo l’altro uomo come un fine, come un valore in sé, e non come un mezzo o una cosa. Ci sono dei luoghi e situazioni dove il rischio di oltrepassare questo confine è più presente, perché sono luoghi meno visibili e perché la possibilità delle persone di tutelarsi per proprio conto è compressa. I penitenziari, come i luoghi di cura, le strutture che assistono i disabili, i centri in cui vengono trattenuti gli immigrati, sono luoghi di questo tipo. Usando un linguaggio un po’ paradossale, occorre trattare le persone senza pietà. Non c’è niente di male nella compassione, anzi; ma non è la “compassione” che riesco a provare che rende le persone meritevoli di essere trattate come esseri umani, a meno che non intendiamo la compassione proprio come la capacità di riconoscerci nell’altro. Ci occupiamo i diritti di tutti quando diciamo che bisogna tutelare la dignità dell’uomo, chiunque egli sia e a maggior ragione se si è reso responsabile dei delitti più efferati, perché è proprio in quei casi che siamo tentati di giustificare gli atti più degradanti: per chi li subisce, ma anche per li compie e per chi se ne rende complice. Dunque tuteliamo la nostra dignità come uomini nella misura in cui ci rifiutiamo di disconoscere l’umanità di ciascuno, chiunque gli sia Anzitutto ti chiediamo di presentare gli obiettivi della Associazione. Pensiamo che le norme, anche quando sono si manifestano come coercizione nell’interesse della collettività, debbano garantire il rispetto della dignità della persona e che si debba usare il diritto penale solo quando non c’è altra alternativa possibile. Su questi temi facciamo opera di sensibilizzazione, ma ci occupiamo anche di ricerca e direttamente di tutela dei diritti civili. Svolgiamo attività di sportello per i detenuti e le loro famiglie, sia a livello nazionale che localmente, ed entriamo regolarmente in tutti i penitenziari Italiani, compilando dei rapporti che teniamo aggiornati su internet e su carta. Attraverso una Rete europea di associazioni siamo in


grado di fare delle comparazioni tra i vari Stati. In questo modo cerchiamo di garantire un controllo indipendente sui dati e le informazioni ufficiali. Qual è la situazione delle carceri italiane e di quelle marchigiane in particolare? Si è parlato molto, negli ultimi mesi, dell’affollamento delle carceri, tanto grave da aver violato la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Ora la situazione è un po’ migliorata sotto questo profilo, grazie soprattutto ad un maggior ricorso a misure alternative alle detenzione per i reati meno gravi e per le pene residue più brevi. Il sistema penitenziario è però ancora in condizioni critiche, sia del punto di vista strutturale - per inadeguatezza degli spazi e mancanza di manutenzione - che sotto il profilo trattamentale, per mancanza di lavoro e scarsi investimenti di risorse sulle misure alternative alla detenzione e sul lavoro sociale di recupero dei detenuti ed ex detenuti. Secondo Antigone quali sono le priorità che la politica dovrebbe porsi in questo ambito sociale? Una legge contro la tortura; l’attivazione del Garante nazionale (istituito, ma mai nominato); maggiore attenzione per la dimensione affettiva della vita della persona detenuta e per la tutela dei legami familiari, anche per agevolare il reinserimento sociale; politiche più efficaci in materia di lavoro delle persone sottoposte a misure penali; riforme per garantire maggiormente la valenza trattamentale della pena ai sensi dell’art. 27 della Costituzione; interventi strutturali sugli edifici per aumentare la vivibilità e adattarli a questo tipo di esigenze. Qual è il tuo giudizio sull’azione del parlamento e del governo attuale per questa fascia di popolazione? La minaccia di una pesante condanna a livello Europeo e la mutata sensibilità di una parte importante opinione pubblica, anche grazie agli interventi del Capo dello Stato, hanno portato a provvedimenti che vanno nella direzione auspicata sopra. Dobbiamo ancora capire se questi interventi a carattere emergenziale potranno inserirsi in una progettualità più vasta ed incisiva. Quali sono i percorsi di reinserimento sociale degli ex detenuti? Del lavoro e dei rapporti familiari ed affettivi ho già accennato. Purtroppo per come è oggi il carcere è un luogo de-responsabilizzante, che taglia i ponti con la società anziché promuovere un graduale re-inserimento. A fronte dell’impegno degli operatori pubblici e privati le (poche) risorse a disposizione non vengo utilizzate in maniera efficace per garantire alle persone percorsi di graduale recupero dell’autonomia. Alcuni soggetti politici e sociali vorrebbero privatizzare le carceri come avviene in alcuni stati esteri, qual è la posizione di Antigone? Siamo contrari. Alcuni servizi sono già assicurati da privati, ma solo la collettività e lo Stato che la rappresenta hanno la titolarità del potere di mantenere sospeso il diritto fondamentale alla libertà; l’uso di personale pubblico rappresenta comunque una forma di garanzia per il cittadino. Anche perché non è dimostrato che la privatizzazione più spinta rappresenterebbe un risparmio per le casse dello Stato e là dove viene sperimentata si verificano parecchi problemi Al prossimo Consiglio regionale che si rinnoverà tra alcuni mesi cosa raccomanderesti? La Regione ha una precisa competenza e responsabilità in materia di Sanità e non sembra aver ancora compreso del tutto la specificità della sanità penitenziaria rispetto ai comuni servizi territoriali. Abbiamo anche avuto problemi di scarsa trasparenza dell’amministrazione sanitaria rispetto al nostro lavoro di osservatorio indipendente sulle condizioni di detenzione. Sarebbe poi opportuno che il nuovo Garante regionale dei detenuti venisse eletto previo un serio confronto con chi si occupa di queste problematiche, anche attraverso audizioni pubbliche dei candidati, individuando una persona con competenze ed esperienze specifiche. Infine, può sembrare paradossale, ma la Regione per prima non sta applicando le leggi regionali. Faccio riferimento alla Legge regionale 28, che dà precise indicazioni in ordine alle politiche regionali in materia penitenziaria ed è largamente disattesa.


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