IL-PONT Settembru 2020

Page 14

IL-PONT JINTERVISTA LILL-POETESSA TALJANA IDA DI IANNI Qual è il suo mestiere/la sua professione? Sono docente di Italiano e Latino al Liceo Scientifico dell’ISIS Majorana-Fascitelli di Isernia (Italia) e dal 2001 direttore editoriale della Volturnia Edizioni, casa editrice molisana.

Luogo di nascita, e luogo dove abiti nel presente? Il bello e il brutto di tali luoghi? Sono nata e vivo a Cerro al Volturno, paese di poco più di mille anime, in provincia di Isernia. La tranquillità del luogo e la sua distanza dai principali centri culturali del Molise (e dell’Italia) sembrerebbero favorire la mia attività letteraria. In realtà, l’assenza di stimoli o di iniziative locali con reale valenza, la mancanza di moventi più o meno significativi per la mia produzione letteraria hanno reso e rendono sovente angusto e inviso questo “spazio”. Un limite più che una possibilità, almeno per quanto riguarda la mia produzione poetica.

Da dove nascono le tue poesie? Dire che la poesia è un moto dell’anima, sarebbe come riconoscere dove essa nasca e questo mi pare ormai acclarato. Il sentire è lì che è riposto, ma sono necessari anche altri requisiti perché i moti interiori

cristallizzino nella parola poetica. Quei moventi (pure il titolo di una mia piccola raccolta) di cui si parlava prima, quelle strette che la vita riserva a chi ha una sensibilità affinata e che si manifestano anche in situazioni in apparenza “normali”. La mia poesia nasce dunque dal vivere, dal pormi sempre in ascolto rispetto a quello che attraverso – nella mia attività professionale e nel mio quotidiano -, dal tradurlo ineludibilmente in parola (secca e breve) che definisca, dia contorno a quel momento e stabilisca una collocazione nella memoria. Perché l’emozione non abbia a perdersi, per riprodursi ogni volta che il verso ritorna o la poesia si legge. Sia gioia sia soprattutto dolore. Quello io non voglio perdere, per ricordare sempre. Destinatari me stessa o anche chi in quel dire può ritrovarsi, può trarre beneficio per sé. Spesso piango quando scrivo, e così mi libero di quella tensione emotiva che preme e porta alla scrittura. Io genero soltanto così. Non scrivo a tavolino, non so scrivere a tema né a comando. Dico di me che non so immaginare. Lo spazio della scrittura è per me ovunque. I motivi, me li dettano incontri, viaggi, emozioni che attirano il mio sguardo e attivano la mia percezione di ogni mio intorno. E così quando rileggo la mia poesia, rivivo l’attimo della creazione e piango di nuovo. Ci sono mie liriche che so di non poter leggere in pubblico, perché le accompagno al pianto. Che torna come fosse allora. Una sorta di malia che non so spiegare e da cui non so sottrarmi con la ragione.

Perché scrivere poesia? Perché credo sia un modo sublime per esprimersi, oltre che necessario, per dire di sé, dell’altro, del mondo come altrimenti non si saprebbe o non si potrebbe dire. Perché ci sono poesie chiare nel messaggio o nelle immagini, e altre che abbisognano di livelli di lettura diversi, perché forse non possono dire quel che realmente si vorrebbe. Perché l’animo è in continua deflagrazione e con la poesia si rimettono insieme i pezzi e si consegnano interi e integri ad altri. Mi piace dunque pensare alla poesia come a un viaggio: una piccola sorgente (quella che romba nell’anima) che alimenta un rivolo, che poi ingigantisce in un fiume e infine va a placarsi nel mare. Da dove nasce a dove muore: dal poeta al suo lettore. In mezzo, la vita e i loro vissuti, che si ricongiungono nella parola.

14


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.