Hi-Tech Ambiente n.1 - Gennaio 2019

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AMBIENTE

MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -

ANNO XXX GENNAIO 2019

UN PICCOLO CONTRIBUTO

DAI LIQUAMI DI SUINI

Hi-Tech Ambiente, trent’anni con Voi

Più biogas con le microonde

a pagina 2 a pagina 16

VOLEREMO “BIO”? a pagina 24

N1


Hi-Tech Ambiente, trent’anni con Voi Un piccolo contributo In Italia la sensibilità ambientale è un’attenzione piuttosto recente. Negli anni passati, mentre molte discipline si evolvevano a ritmi accelerati disegnando lo scenario dello sviluppo economico e tecnologico del nostro Paese, le esigenze produttive e le radicate consuetudini dei cittadini costituivano una consolidata barriera alle affioranti necessità di salvaguardia dell’ambiente. Solo uno sparuto manipolo di attivisti si batteva, spesso a vuoto, per promuovere e affermare seppur minimi criteri ecologici. E non stiamo parlando di un profondo passato, erano gli anni 80’ e le tecnologie ambientali erano agli esordi, mutuate da quelle chimiche, supportate da un mercato estremamente limitato in virtù di normative approssimative e non sempre ben gestite. Ci voleva un bel coraggio ad entrare in questo mercato, ma alcuni imprenditori, affascinati da un contesto avanguardistico e stimolante, accettarono la sfida e scesero in campo profondendo energie e risorse finanziarie, in molti casi purtroppo con risultati deludenti dovendo abbandonare la partita. Anche Pubblindustria, giovane società editrice, avviata su una passata esperienza di grande successo nel settore dell’informatica con il Settimanale “Linea EDP”, volle inserirsi in questa sfida creando per tutti gli operatori del comparto, sia pubblici sia privati, un indispensabile supporto informativo per promuovere le applicazioni, le nuove tecnologie e i nuovi prodotti: HI-TECH AMBIENTE, una rivista mensile che in breve si guadagna la considerazione e la stima di tutti gli addetti. Una pubblicazione periodica che sovverte completamente i vecchi canoni delle riviste tecniche italiane con una impostazione giornalistica, non a caso l’attuale Direttore, come il precedente, oltre ad essere laureata in discipline scientifiche è una giornalista iscritta all’Albo dei Professionisti, e un sicuro rigore tecnico. Da ciò, sia un’impostazione formale di grande leggibilità sia contenuti a livello di newsmagazine con inchieste, attualità, scenari tecnologici, realizzazioni impiantistiche. E’ passato un trentennio e da quel periodo molte cose sono cambiate: oggi il rispetto per l’ambiente è una imprescindibile ed accettata necessità per tutti e il mercato ambientale in Italia, seppur vessato e limitato da numerose e gravi problematiche, è molto cresciuto grazie anche, crediamo, al piccolo ma costante contributo della nostra rivista. HI-TECH AMBIENTE negli anni ovviamente si è evoluta, perfezionata, conquistando una platea maggiore di affezionati lettori, ai quali siamo fortemente riconoscenti, aggiungendo alla dimensione cartacea una consistente presenza in rete con un articolato portale, rivista digitale, newsletter, pagine social per dare informazioni on line e realizzare azioni di web marketing. Ed ora cin cin, un simbolico brindisi d’inizio anno con l’augurio di altri trent’anni di proficuo lavoro a tutti i lettori. L’editore

Marco Bindi


SOMMARIO MACCHINE & STRUMENTAZIONE

PANORAMA

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5 Solo l'energia che serve

Differenziata a +50%

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Parma città eco-mobile

Una nuova classe di miscelatori capaci di adeguarsi alle condizioni reali istantanee degli impianti, in termini di portata e di concentrazione del refluo

DEPURAZIONE Un’esperienza di biorisanamento

L’analisi rapida dei batteri

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Un innovativo sistema analitico, veloce e flessibile, per l’individuazione dei microrganismi, quali Legionella ed E.coli

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Tecniche di bonifica di suoli agricoli contaminati, che siano a costi ridotti, basso impatto e che migliorino la fertilità del terreno

TECNOLOGIE

RIFIUTI Prove di riciclo dei compositi

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Volerevo “bio”? 12

Riutilizzo e recupero di questi difficili materiali partendo da automobili e pale eoliche

Diverse le iniziative e gli studi in corso sui biocarburanti per aerei, tra cui particolarmente interessanti i progetti europei Itaka e Biorefly

Biocombustibili per eco-aviazione I rifiuti in Italia

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Produzione sotto i 30 milioni di ton, oltre la metà viene differenziata e il 23% finisce in discarica

Il gestionale Alyante Ambiente

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Il software dedicato alla gestione del formulario, registri di carico/scarico, MUD annuale

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Messo a punto su scala commerciale un sistema di pretrattamento che potenzia del 40% la produzione dei digestori anaerobici

Il sistema Smart Energy Un metodo di realizzazione delle vasche veloce e preciso, economico e sicuro

ECOTECH

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ENTERPRISE EUROPE NETWORK

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INSERZIONISTI

BIOMASSE & BIOGAS Più biogas con le microonde

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Future opportunità per lo sviluppo delle aree agricole marginali mediante la coltivazione di Camelina sativa, su terreni aridi mediterranei

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PPE

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GEO STUDIO ENGINEERING

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AMG IMPIANTI

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IDROCLEAN

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CORRADI & GHISOLDI

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RAGAZZINI

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CHEMICAL CENTER

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GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 29 Hi-Tech Ambiente

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AMBIENTE

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panorama NORD IN TESTA, MA SUD CRESCE

TRATTATE 385.544 TONNELLATE

Differenziata a +50%

L’Italia dei raee

Secondo l’ultimo studio annuale sulla raccolta differenziata in Italia sviluppato da Utilitalia, la differenziata ha per la prima volta superato il 50% del totale della produzione rifiuti, con un incremento di quasi 4 milioni di tonnellate negli ultimi 5 anni. A fronte di questo incremento i costi operativi diretti della raccolta sono passati da 2,6 miliardi di euro del 2007 a 3,4 miliardi di euro, per un valore medio unitario per singola tonnellata che oggi ammonta a 126 euro/ton. Il sistema di raccolta con modalità porta a porta rappresenta oggi il 38% del totale dei volumi, rispetto al 62% del sistema di raccolta stradale, con un aumento del 12% dal 2007 ad oggi. Dall’analisi si evince come i buoni risultati siano il frutto degli importanti sforzi profusi sul tema da cittadini e imprese. Vanno bene le Regioni del nord, ormai prossime o che hanno già superato l’obiettivo del 65%. Quelle del sud mostrano accelerazioni importanti che potrebbero, anche nel breve periodo, spingerle ai livelli industriali di quelle più avanzate. Inoltre, l’aumento del porta-a-porta è particolarmente rilevante per comprendere le dinamiche di evoluzione dei costi. Questo sistema di raccolta infatti si conferma molto più oneroso (190 euro/ton) rispetto a quello stradale (74 euro/ton). Il costo medio della raccolta ha un valore che cambia molto a seconda delle diverse categorie merceologiche: si passa dai 321 euro della plastica ai 191 della carta, dai 148 dell’organico ai 90 del rifiuto residuo. L’incremento dei costi, in ogni caso, è stato mantenuto a livelli inferiori rispetto ad una loro evoluzione inerziale, con un efficientamento com-

plessivo a livello di sistema superiore ai 400 milioni di euro all’anno. Lo studio evidenzia poi una significativa variabilità sul territorio rispetto alla media; con differenze che possono arrivare anche al 300% a seconda della diversità del contesto. Guardando alle filiere del trattamento, invece, emerge che solo il 30% del totale dei flussi sono avviati, come prima destinazione, in impianti di proprietà delle stesse aziende che effettuano la raccolta, con un 70% destinato in impianti di terzi.

RINNOVABILI AL 32% NEL 2030 L’UE ha stabilito di aumentare la percentuale di energia che deve essere prodotta da fonti rinnovabili, passando dall’attuale 20% a una produzione del 32% entro il 2030. L’accordo fissa il target di rinnovabili nei trasporti al 14% e al 3,5% quello per i biofuel avanzati

Secondo quanto emerge dai dati acquisiti annualmente dal Centro di Coordinamento Raee, gli impianti di trattamento italiani iscritti obbligatoriamente al CdC Raee hanno gestito 385.544 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. (cioè da residui) e introduce criteri di sostenibilità per l’impiego delle biomasse forestali. L’obiettivo prevede anche una clausola di revisione al rialzo nel 2023. Inoltre, l’UE si è anche schierata a favore dell’autoproduzione di energia fotovoltaica (con un alleggerimento dei costi per i cittadini) e dell’eliminazione dell’olio di palma nei biocarburanti.

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I dati forniti dagli impianti, aziende adibite al recupero e al riciclo dei raee secondo un trattamento specifico in base alle caratteristiche del singolo rifiuto, sono importanti per rendicontare tutte le quantità di raee avviate al recupero sul territorio nazionale e monitorare la situazione del nostro Paese rispetto agli sfidanti obiettivi comunitari. Dai dati risulta che sono 953 gli impianti che si occupano di raee, e tra questi vi sono sia impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime sia impianti che ne fanno l’immagazzinamento in attesa dell’invio ad un impianto di trattamento. Gli impianti situati nel Nord Italia sono 674, nel Centro sono 136 e al Sud e isole sono 143. Il 78% dei raee trattati proviene dall’ambito domestico mentre il 22% dall’ambito professionale. Nel complesso la dichiarazione 2017 registra un incremento del 6,8% dei raee trattati rispetto all’anno precedente e soprattutto i grandi bianchi (+3,6%) e freddo e clima (+10,6%). Da evidenziare che l’Italia ha raggiunto un tasso di ritorno complessivo del 41,19%, un risultato che dovrà essere incrementato per raggiungere il target europeo pari al 65% della media dell’immesso del triennio precedente entro il 2019.


TRASPORTI SOSTENIBILI

GLI ECOFILAMENTI PER LA STAMPA 3D

Parma città eco-mobile

Il XII rapporto sulla Mobilità Sostenibile in Italia (elaborato sulle 50 principali città italiane) ha premiato ancora Parma come città più "eco-mobile". La città ducale, tra le prime città italiane, ha adottato quello strumento di governo della mobilità che è il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), ma ha

anche diffuso sul territorio una congrua dotazione di aree pedonali e Ztl, vede un parco circolante TPL composto da mezzi a basso impatto, completa la gestione con la consolidata presenza di un mobility manager e con un'ampia offerta di servizi di sharing mobility. Secondo la classifica elaborata da

Anche la stampa 3D può essere sostenibile, e senza perdere di vista la qualità, come dimostrato dall’impiego di filamenti 100% naturali e biodegradabili, realizzati a partire da bioplastiche a base di PLA rinforzate con gli scarti delle lavorazioni agricole. Ecco, quindi biofilamenti a base di PLA rinforzato con gli scarti della lavorazione della canapa industriale, oppure con l’aggiunta degli scarti della lavorazione della birra, oppure ancora Euromobility, con il patrocinio del ministero dell'Ambiente, Milano ha conquistato il secondo posto, Venezia il terzo, mentre Cagliari, al settimo posto, è l'unica città del sud nella "top ten", dove spicca il quarto posto di Brescia, seguita da Padova e Torino. Completano le prime dieci posizioni Bologna, Verona e Modena. Roma perde posizioni e si attesta soltanto al ventitreesimo posto. In fondo alla classifica della mobilità sostenibile Catanzaro, poco più su Potenza e Campobas-

con gli scarti del caffè. Si tratta di filamenti che risultano essere non solo funzionali, ma anche leggeri e resistenti, e con i quali vengono realizzati gli oggetti più disparati come occhiali, vasi, giocattoli, ciotole e contenitori. so. Secondo il rapporto, continua ad aumentare (+0,8%) il tasso di motorizzazione nelle principali 50 città italiane (si attesta a 59,3% in linea con il dato nazionale, che fa registrare un incremento ancora superiore, (+1,2%) anche se aumenta il numero di veicoli a basso impatto, soprattutto Gpl, che raggiungono complessivamente il 9,46% del parco nazionale circolante, e quelli ibridi ed elettrici che aumentano del 45%. Al palo i veicoli a metano (2,49%).

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La “Second Hand Effect” compie un piccolo gesto importante per il futuro di tutti, perché concorre a ridurre il nostro impatto ambientale, concretamente. E proprio per dare valore a ogni singolo gesto, restituendo agli utenti la misura dell’impatto ambientale della loro compravendita, Subito ha sviluppato un sito dedicato al Second Hand Effect (secondhandeffect.subito.it), dove trovare il risparmio di CO2 per gli oggetti più comunemente comprati e venduti sulla piattaforma, insieme alla classifica delle regioni e delle città più virtuose e al report completo sul risparmio generato da Subito e dalle piattaforme del gruppo Schibsted.

Comprare e vendere usato, generando un circolo virtuoso che allunga la vita degli oggetti, che impatto effettivo ha sull’ambiente? Un risparmio di 21,5 milioni di tonnellate di CO2 soltanto nei 10 principali Paesi, tra cui il nostro, in cui opera Schibsted attraverso le sue piattaforme. Grazie agli utenti che utilizzano Subito per vendere e comprare online, solo in Italia sono state risparmiate 4,5 mln di ton di CO2, 245.927 ton di plastica, 1,6 mln di ton di acciaio e 153.830 ton di alluminio. Acquistare e comprare beni usati non è quindi solo un modo per fare buoni affari, ma è anche un gesto di responsabilità nei confronti dell’ambiente che prende il nome di Second Hand Effect. Ogni volta che qualcuno di noi compra o vende usato, quindi,

www.secondhandeffect.subiHi-Tech Ambiente

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RAPPORTO 2018

L’economia verde in Italia Un antidoto contro la crisi prima, uno stimolo per agganciare e sostenere la ripresa poi, e un indubbio fattore di competitività. Lo racconta il rapporto GreenItaly 2018, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. Sono oltre 345.000 le imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2018 in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. In pratica un’azienda italiana su quattro, il 24,9% dell’intera imprenditoria extra-agricola. E nel manifatturiero sono quasi una su tre (30,7%). Solo nel 2018 sono circa 207.000 le aziende che hanno investito su sostenibilità ed efficienza. Non è difficile capire le ragioni di questi investimenti green. Le aziende di questa GreenItaly hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al re-

sto del sistema produttivo italiano: con specifico riferimento alle imprese manifatturiere, quelle che hanno visto un aumento dell’ex-

port sono il 34% fra chi ha investito nel green contro il 27% tra chi non ha investito. Queste imprese innovano più delle altre, quasi il doppio: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 43% delle non investitrici. Innovazione che guarda anche a Impresa 4.0: mentre tra le imprese investitrici nel green il 26% adotta tecnologie 4.0, tra quelle non investitrici tale quota si ferma all’11%. Sospinto da export e innovazione, anche il fatturato cresce: basti pensare che un aumento del fatturato ha coinvolto il 32%

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delle imprese che investono green, contro il 24% nel caso di quelle non investitrici. E a questa nostra green economy si devono anche quasi 3 milioni di green jobs, ossia occupati che applicano competenze “verdi” (pari al 13% dell’occupazione complessiva nazionale), siano essi ingegneri energetici o agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto. Molte delle imprese green sono diffuse al Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale. L Ed è la Lombardia la regione con il più alto numero di imprese eco-investitrici, che ne conta 61.650, seguita da Veneto (34.797) e Lazio (32.545). A livello provinciale, in termini assoluti, guidano la graduatoria Roma (25.082) e Milano (21.547). Ed è sempre la Lombardia, tra le regioni, e Milano, tra le province, per numero di contratti attivati per green jobs, che sono rispettivamente: 123.380 nuove eco-posizioni, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (26,1%), e 63.242.


DEPURAZIONE A C Q U A

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A R I A

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S U O L O

Un’esperienza di biorisanamento Progetto ECOREMED

Tecniche di bonifica di suoli agricoli contaminati, che siano a costi ridotti, basso impatto e che migliorino la fertilità del terreno La bonifica dei suoli mediante tecniche fisico-chimiche è alquanto costosa (1-5 milioni di euro per ettaro) e lascia suoli irrimediabilmente degradati e inidonei alle colture agricole. E’ quindi importante individuare tecniche di bonifica a costi ridotti e basso impatto, che siano in grado di preservare (e, anzi, migliorare) la fertilità dei suoli. In generale, sono due le tecniche di questo tipo: - bio-risanamento, che è in grado di ridurre la concentrazione degli inquinanti organici con un tasso di rimozione anche superiore al 60% in pochi mesi - fito-risanamento, prevalentemente diretto alla bonifica di siti contaminati da metalli pesanti. In pratica consiste nell’utilizzo di colture non alimentari a rapida crescita e perenni, che rimuovono dal suolo la frazione mobile e biodisponibile dei metalli; inoltre, impediscono utilizzi impropri dei siti inquinati (ad es. pascolo di animali o coltivazioni alimentari) ed evitano la possibilità di dispersione in aria delle particelle di terreno contaminato, oltre a migliorare il paesaggio e favorire il ripristino dei servizi ecosistemici del suolo.

MED (“Sviluppo di protocolli eco-compatibili per la bonifica di suoli agricoli contaminati nell’ex SIN Litorale Domizio Agro-Aversano”), che prevede anche la coltivazione di biomassa con il duplice obiettivo di disinquinare-fitostabilizzare e produrre materiali utili per la filiera agroenergetica e della chimica verde. In particolare, il progetto prevede l’impiego della biomassa come fonte di energia termica pulita, elettricità e biodiesel, ma anche come ammendante per il suolo nella forma di compost e biochar. Più specificamente, gli obiettivi complessivi del progetto sono: studiare le caratteristiche di un territorio (in questo caso il Litorale Domitio-Agro Aversano), evidenziandone le criticità ambientali; validare su scala pilota le tecniche di bio e fitorisanamento; verificare la possibilità di creare una filiera per la valorizzazione delle biomasse prodotte sui siti contaminati; verificare l’efficacia di tecniche di soil washing a basso impatto ambientale per trattare gli hot spot maggiormente compromessi; calibrare e validare alcune tecniche di monitoraggio ambientale con approcci chimici, biologici (muschi, microflora, fauna), idrogeologici, paesaggistico-territoriali, socio-economici e ingegneristici (relativamente alle tecniche di conversione energetica delle biomasse).

IL PROGETTO E GLI OBIETTIVI

Al fine sviluppare e dimostrare gli effetti dei protocolli di bio-risanamento e fito-risanamento, è stato varato il progetto Life ECOREHi-Tech Ambiente

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SITI PILOTA

La sperimentazione del progetto è stata svolta su quattro siti pilota, ubicati nei Comuni campani inclusi nel Litorale Domitio-Agro Aversano: - Trentola-Ducenta Fondo Bove, un sito di stoccaggio temporaneo di rifiuti, dismesso nel 2010 ma contenente ancora circa 50 ton di rifiuti eterogenei. Dopo lo smaltimento di questi rifiuti, le analisi successive hanno mostrato una potenziale contaminazione da rame (7% della su-

perficie) e da idrocarburi pesanti (78% della superficie), con valori superiori alle soglie-limite previste dalla normativa vigente (157 mg/kg per il rame, contro un limite legale di 120 mg/kg, e 186 mg/kg per gli idrocarburi, contro un limite di 50 mg/kg). Analisi successive hanno consentito di escludere rischi per la salute e per l’ambiente legati a questi contaminanti. Il problema principale era rappresentato dal compattamento del suolo, dovuto al passaggio ripetuto dei mezzi per il trasporto e il trattamento dei rifiuti,

che impediva la regolare circolazione di acqua e aria nel terreno con conseguenti problemi per la crescita delle piante. La lavorazione del terreno e la fertilizzazione con il compost hanno consentito di ripristinare la normale fertilità del suolo. - Teverola Fondo Comunale, anch’esso un ex sito di stoccaggio temporaneo di rifiuti, dismesso nel 2011 ma in cui sono ancora presenti 20 ton circa di rifiuti di varia natura. Dopo lo smaltimento dei rifiuti, le analisi del terreno hanno mo-

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strato una potenziale contaminazione da idrocarburi pesanti (10% della superficie) con valori rilevati leggermente più elevati rispetto alle soglie previste dalla normativa vigente (66 mg/kg contro 50 mg/Kg). Il rivoltamento del suolo ha stimolato la biodegradazione naturale degli idrocarburi, la cui concentrazione già dopo 3 mesi era scesa nettamente al di sotto dei limiti legali. La scelta della coltura si è diretta verso la canna comune, in quanto Continua a pag. 10


Continua da pag. 9

di contaminazione delle acque risulti trascurabile. E’ stato successivamente realizzato un pioppeto 3x1 m, inerbito con specie da prato macroterme; è stata inoltre installata una barriera idraulica per l’assorbimento e la purificazione delle acque.

Un’esperienza di biorisanamento essa è l’unica specie vegetale che ha dimostrato di essere in grado di crescere su un terreno che, anche in questo caso, risultava essere intensamente compattato. - Giugliano 1 (Fondo Zacaria), un sito intercluso tra edifici industriali, in passato oggetto di sversamento abusivo di rifiuti, e che ha presentato valori di rame, zinco e idrocarburi molto più elevati rispetto ai limiti consentiti dalla legislazione vigente: 17.00 mg/kg per il rame (limite legale 120 mg/kg), 972 mg/kg per lo zinco (limite 150 mg/kg) e 106 mg/kg per gli idrocarburi (limite 50 mg/kg). L’intervento ha previsto l’impianto di eucalipto a stretto sesto d’impianto (2x1 m) per verificare se il rame risultasse assorbibile da parte delle piante e per ottenere la messa in sicurezza del sito (ossia impedire il sollevamento e la dispersione di particelle di terreno contaminato in modo da ridurre i rischi di contaminazione di altri comparti ambientali). - Laghetti di Villa Literno (loc. Soglitelle), un sito agricolo inserito in un’area umida salmastra destinata a parco naturalistico, oggetto in passato di estesi fenomeni di caccia abusiva, che hanno causato un accumulo di piombo nel terreno stimato in una concentrazione di 400 mg/kg (ossia quattro volte superiore al limite massimo legale di 100 mg/kg). In questo sito gli interventi sono stati finalizzati soprattutto alla messa in sicurezza, mediante impianto di Eucalyptus camaldulensis e soprattutto con la vegetazione spontanea a maggiore capacità tappezzante (Phragmites australis). Nei primi due casi, è stata sufficiente la rimozione dei rifiuti e l’applicazione di ordinarie pratiche agronomiche (lavorazioni profonde, fertilizzazione con compost, piantumazione di specie adatte alle condizioni pedoclimatiche) per il ripristino ambientale e paesaggistico, ottenendo in 2-3 anni il pieno recupero della fertilità agronomica. Nelle condizioni meno compromesse sono risultate sufficienti specie arboree come il pioppo nero; nelle condizioni ambientali più degradate è stato necessario ricorrere a specie più adattabili, quali l’Arundo donax (canna comune) o Ph-

CONCLUSIONI SULLE TECNICHE APPLICABILI

ragmites australis (cannuccia di palude) e soprattutto tempi più lunghi. SITI ESTESI

Dopo la sperimentazione su scala pilota su questi quattro siti, il protocollo Ecoremed è stato applicato su un sito agricolo di 6 ettari (Giugliano 2) e su un sito industriale di 3,5 ettari presso Marcianise (Caserta). Il fondo di Giugliano 2 era contaminato da cromo, zinco e idrocarburi pesanti. L’attività ha previsto innanzitutto una caratterizzazione di dettaglio per definire le concentrazioni dei contaminanti e i volumi di terreno contaminato e per analizzare i movimenti dei contaminanti lungo i profili, anche al fine di valutare i rischi di contaminazione delle falde. Successivamente, è stato realizzato l’impianto di un piop-

peto a stretto sesto d’impianto (3x1 m), inerbito con un prato. Negli hot spot maggiormente contaminati è stata anche verificata l’efficacia della bonifica con soil washing; per l’analisi dei rischi indiretti (ossia legati alla presenza di elementi potenzialmente tossici, che potrebbero essere assorbiti da parte delle coltivazioni), è stata analizzata la vegetazione spontanea, gli alberi di pioppo e specie ortive particolarmente suscettibili all’accumulo di metalli pesanti. Inoltre, nelle aree contaminate da idrocarburi sono stati effettuati trattamenti con ceppi batterici. Nel caso del sito industriale di Marcianise, fortemente contaminato da piombo e cadmio biodisponibili, gli interventi sono stati finalizzati soprattutto alla messa in sicurezza; come per il sito di Villa Literno, si è verificato che il rischio

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I casi studio affrontati nel corso del progetto Ecoremed hanno consentito di individuare le seguenti casistiche applicabili nell’agro Aversano: - nel caso di siti inquinati da metalli pesanti biodisponibili (piombo, cadmio, rame, zinco) è necessario anzitutto assicurare l’isolamento definitivo delle fonti inquinanti dalle altre matrici ambientali, integrando il protocollo Ecoremed con tecniche per l’isolamento laterale e inferiore (ad es. jet grouting, barriere ad iniezione, barriere idrauliche, diaframmi cemento-bentonite, ecc.). Successivamente, si potrà effettuare la bonifica mediante assorbimento da parte delle colture. Le biomasse prodotte sul sito potrebbero essere contaminate se la specie assorbe i metalli e li trasloca verso la parte aerea (pioppo, eucalipto, brassicacee); se invece la specie usata assorbe i metalli ma li accumula nelle radici (Arundo donax), la biomassa raccolta non presenta contaminazioni - nel caso di inquinamento da metalli non biodisponibili (cromo, cobalto, nichel) o da inquinanti organici (idrocarburi, DDT, IPA), il fitorisanamento punterà alla messa in sicurezza del sito, mentre la bonifica viene effettuata con funghi e batteri che degradano gli inquinanti organici. In questi casi le biomasse non saranno contaminate e, quindi, potranno essere utilizzate senza limitazioni - per i siti caratterizzati da degrado fisico e paesaggistico legato al compattamento e destrutturazione dei suoli e alla presenza di rifiuti, il fitorisanamento può essere utilizzato per il ripristino ambientale (previa rimozione e smaltimento dei rifiuti). Sono più adatte le tecniche di fitorisanamento assistito, insieme a tecniche agronomiche di ripristino della fertilità (uso di compost e micorrize, lavorazioni profonde, inerbimenti, sovesci, ecc.). Nel caso in cui le biomasse dovessero risultare contaminate, possono essere destinate alla pirolisi con produzione di biochar.



RIFIUTI T R A T T A M E N T O

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S M A L T I M E N T O

Prove di riciclo dei compositi Il progetto EcoBulk

Riutilizzo e recupero di questi difficili materiali partendo da automobili e pale eoliche Con il termine “materiali compositi” si indicano in genere tutti quei materiali basati sulla combinazione di due o più sostanze, allo scopo di ottenere particolari proprietà fisiche. Nella terminologia comune, per “materiali compositi” si intendono normalmente le plastiche rinforzate: cioè materiali plastici nei quali sono inseriti fibre rinforzanti, che possono essere di tipo minerale (vetro, fibre ceramiche, basalto) o sintetico (fibre arammidiche, fibre di carbonio). Materiali compositi di questo tipo sono largamente utilizzati nelle imbarcazioni, aerei e auto, in articoli sportivi, nella costruzione di tubazioni e serbatoi, e nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, in quanto presentano contemporaneamente la leggerezza dei materiali plastici e le elevate proprietà meccaniche delle fibre rinforzanti. Tra i materiali compositi rientrano tuttavia anche il legno compensato e il truciolare. Il legno, peraltro, è di per sé un materiale composito, in quanto composto da cellulosa ed emicellulosa (che danno leggerezza e flessibilità) e lignina (che conferisce rigidità e resistenza al carico). Nell’Unione Europea vengono prodotte ogni anno circa 50 mi-

lioni di tonnellate di materiali compositi, e una analoga quantità arriva alla fine della vita utile, producendo rifiuti che attualmente sono di difficile gestione; risulta infatti difficili riciclare i materiali compositi con i normali processi di frantumazione ed estrusione, in quanto si ottengono materiali con proprietà meccaniche scadenti. La separazione meccanica dei materiali compositi di recupero nei costituenti (matrice polimerica e fibre di rinforzo) è teoricamente possibile, ma in pratica risulta antieconomica. IL PROGETTO ECOBULK

Il progetto europeo EcoBulk punta ad applicare i principi dell’economia circolare ai materiali compositi, dimostrando che è possibile utilizzare i materiali compositi di rifiuto per produrre nuovi articoli con un buon valore di mercato. Si tratta di un progetto di notevole impegno, che coinvolge 20 organizzazioni dislocate in 7 diversi Paesi, a differenza di quanto spesso accade nei progetti europei, l’Italia è ben rappresentata, Il progetto si articola in 3 diverse aree di lavoro: industria automobilistica, industria del mobile, edilizia. In ciascuna di queste aree, il progetto EcoBulk punta a proHi-Tech Ambiente

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gettare manufatti in materiali compositi che siano più facilmente riutilizzabili e riciclabili di quanto avviene attualmente; un altro obiettivo del progetto è il riutilizzo dei composti di recupero in nuove applicazioni, tenendo sempre presente la sostenibilità economica. UN PUNTO DI PARTENZA

Il progetto è ancora nelle fasi iniziali e sono stati selezionati 12 prodotti di base appartenenti a tre diversi ambiti: industria automobilistica (fasce protettive laterali, agganci alle cinture di sicurezza, struttura di controllo della trazione 4x4, rivestimento del cruscotto), industria del mobile (letti strutturati e librerie), edilizia (pannelli in legno a struttura orientata, pannelli strutturali in legno compensato, tavolati e pali per recinzioni, moquettes in “non tessuto”, pannelli per isolamento termico e acustico). Questi prodotti di base verranno analizzati in dettaglio, studiando come possono essere riprogettati secondo i criteri dell’economia circolare o come possano essere realizzati incorporando materiali riciclati. Le proposte saranno valutate dal punto di vista dell’impatto ambientale, considerando in particolare la produzione di CO2 e i consumi energetici. Nell’ambito del progetto EcoBulk verranno anche esplorate nuove modalità di commercializzazione dei prodotti, come forme di leasing, che prevedano la restituzione dei beni al produttore dopo l’utilizzo. Queste modalità potrebbero ridurre grandemente il flusso dei rifiuti da smaltire, coinvolgendo in prima linea i produttori nelle attività di riutilizzo, recupero e riciclaggio. Un altro approccio potenzialmente promettente, specie nel settore del mobile, è la progettazione modulare: come in un gioco di “lego”, assemblando alcuni componenti di base si potrebbero realizzare diversi prodotti finiti. Questo faciliterebbe la riparazione in caso di danneggiamenti, e consentirebbe di riutilizzare i componenti ancora integri per produrre nuovi manufatti. Un esempio in corso di realizzazione in Finlandia è il Kimi Ring Motorsport: una pista per gare motociclistiche nella quale parcheggi, chioschi e recinzioni sono

C‘E’ ANCHE LA RIPARAZIONE In una economia circolare ci dovrà essere spazio per prodotti più durevoli, che siano facilmente riparabili in caso di guasto. Questo aspetto è stato fino ad oggi ignorato dall’industria, che ha come obiettivo di vendere prodotti nuovi in sostituzione dei vecchi, ricorrendo spesso a pratiche scorrette di “obsolescenza pianificata”; ma ci sono delle eccezioni, come la società spagnola Plastic Repair System 2011 (PRS). Questa società ha

brevettato un sistema per riparare e saldare articoli in plastica di medio-grandi dimensioni, come cassoni usati per il trasporto di frutta e verdura, serbatoi per liquidi, parti di autovetture, sedili da stadio e simili. Il sistema garantisce una resistenza meccanica dalle parti saldate uguale almeno al 98% di quella originale. Il risparmio di costo è di solito il 70% o più e le emissioni di CO2 evitate rispetto allo smaltimento sono il 98%. Allo scopo, la PRS ha creato una rete di 26 operatori autorizzati sul territorio spagnolo. realizzati usando pannelli in composti legno + plastica, che vengono montati e smontati secondo le diverse esigenze, e possono essere recuperati e riutilizzati un numero indefinito di volte. IL PROGETTO IN PRATICA

Uno dei partners di EcoBulk è l’inglese Microcab, che opera nel settore della mobilità sostenibile. La società, in collaborazione con Lotus, ha progettato un telaio modulare riutilizzabile, che può essere impiegato per realizzare diversi modelli di auto e risulta facilmente riparabile e perfezionabile nel corso della sua vita uti-

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le, in modo da durare 20 anni o più. Grazie a tecnologie di avanguardia, come IoT e sistemi di intelligenza artificiale, la struttura del telaio è realizzata secondo una architettura aperta, che consente un facile inserimento di parti diverse, arrivando addirittura alla possibile sostituzione di componenti-base, come il motore. Il recupero delle pale eoliche è un esempio di tecnologia innovativa, anch’essa sviluppata nel quadro del progetto EcoBulk. La Finlandia è stata uno dei primi Paesi ad installare su larga scala i generatori eolici, e oggi molte di queste macchine hanno 30 anni di vita e devono essere smantellate e sostituite. Le strutture in acciaio si recuperano senza difficoltà, ma le pale sono realizzate in poliesteri termoindurenti rinforzati con fibra di vetro; finora questo tipo di materiale è stato considerato impossibile da riciclare. La società finlandese Conenor sta sperimentando una nuova tecnologia di estrusione, grazie alla quale è possibile incorporare fino al 20% di resine termoindurenti e fibre di rinforzo entro profili per edilizia in legno. Queste ricerche sono finanziate dalle ditte costruttrici di pale eoliche, perché tra i requisiti richiesti dalle nuove pale c’è oggi la riciclabilità al termine della vita utile in servizio.


I rifiuti in Italia Rapporto Ispra 2018

Produzione sotto i 30 milioni di ton, oltre la metà viene differenziata e il 23% finisce in discarica

Si attesta a 29,6 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti urbani, segnando una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016. Sostanziale stabilità della produzione (+0,08%) se invece si considera il quinquennio 2013-2017, dopo il brusco calo del biennio 2011-2012, concomitante con la contrazione dei valori del pil e dei consumi delle famiglie. Il calo si riscontra in tutte le macroaree geografiche, risultando pari a -2,2% nel Sud, -2% nel Centro, 1,4% nel Nord, e la maggiore contrazione si osserva in Umbria (4,2%). LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Quanto alla raccolta differenziata, raggiunge la percentuale di 55,5%. Più alti i valori al Nord (66,2%), più bassi al Sud (41,9%), mentre il Centro si colloca poco al di sotto della media nazionale (51,8%). È sempre il Veneto la regione con la più alta percentuale di differenziata pari al 73,6%, mentre tra le province il valore più alto è raggiunto da Treviso con l’87,8%. Per la prima volta dal 2010 si registra un incremento solo lieve della frazione organica (+1,6%), mentre cresce la raccolta di legno (+8,2%)

e rifiuti metallici (+8%). Con l’emanazione della direttiva 2018/851/UE sono stati introdotti ulteriori obiettivi per la preparazione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti. Gli obiettivi sono: 50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035. In Italia, la percentuale di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio si attesta al 43,9%, considerando tutte le frazioni contenute nei rifiuti urbani, e al 49,4%, effettuando il calcolo per le seguenti specifiche frazioni: organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno. DESTINAZIONE E COSTI DEI RIFIUTI RACCOLTI

Non tutte le regioni hanno le neces-

sarie infrastrutture di trattamento dei rifiuti e ciò fa sì che in molti contesti territoriali si assista a un trasferimento dei rifiuti raccolti in altre regioni o all’estero. I rsu sono stati gestiti in 644 impianti. Il 23% dei rsu prodotti è finito in discarica (-6,8%) e le discariche operative sono 123, 11 meno rispetto al 2016. Due in meno anche i termovalorizzatori (ora 39) e i rifiuti urbani inceneriti (comprensivi di CSS, frazione secca e bioessiccato) sono quasi 5,3 milioni di ton (-2,5%), di cui il 70% viene trattato al Nord, l’11% al Centro e il 19% al Sud. Quanto a export e import, nel 2017 l’Italia ha esportato 355.000 ton di rsu, di cui il 40% in Austria, soprat-

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tutto come CSS. Sono 213.000 ton, invece, i rsu importati, principalmente dalla Svizzera, e per la maggior parte costituiti da rifiuti di imballaggio in vetro, destinati a impianti di recupero e lavorazione prevalentemente della Lombardia. E i costi a quanto ammontano? L’analisi economica condotta sui dati MUD 2017 rileva che il costo medio pro capite annuo è pari a 171,19 euro e così suddiviso: 151,16 euro al Nord, 206,88 euro al Centro e 182,27 euro al Sud. ITALIA CONTRO UE28

I valori pro capite dell’Italia, relativi a produzione e gestione dei rsu, mostrano differenze rispetto alla media dell’Unione Europea a 28. Produciamo più rifiuti, ne destiniamo di meno al trattamento finale. Conferiamo in discarica una percentuale di rsu trattati maggiore della media UE28, ma anche la percentuale avviata a compostaggio e digestione anaerobica è superiore alla media dell’UE. Da rilevare che il ricorso alla discarica vede un enorme divario tra i paesi europei: si va dal 1% di Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, al 92% di Malta.


Il gestionale Alyante Ambiente TeamSystem

Il software dedicato alla gestione del formulario, registri di carico/scarico, MUD annuale Alyante Ambiente di TeamSystem è indicato per svariate figure professionali che operano nel settore della gestione ambientale, ossia responsabile di impianto, responsabile commerciale,
tecnico di laboratorio, ufficio amministrazione e reparto di pianificazione. Con Alyante Ambiente, ad esempio, il responsabile d’impianto ha sempre sotto controllo la situazione degli stoccaggi autorizzati nelle varie aree e raggruppamenti, con la visione di tutte le movimentazioni fino al dettaglio. La gestione completa delle autorizzazioni di tutti i soggetti interessati alla movimentazione, produttore, trasportatore, intermediario, garantisce la correttezza del processo di movimentazione. La segnalazione di anomalia è immediata ed il processo può essere bloccato. La gestione parametrica dell’omologa attraverso elementi di tabella definiti dall’utente, permette di configurare qualsiasi schema di inserimento e archiviazione dei dati, sia per “omologhe produttori” che “destinatari”. La presenza dell’omologa è ulteriore garanzia di correttezza dei dati in fase di inserimento formulario. La semplice configurazione delle distinte di trasformazione permette di effettuare velocemente le operazioni di trattamento e trasformazione rifiuti, con la gestione anche delle materie prime secondarie. I movimenti di scarico e relativo collegamento al carico vengono generati contestualmente alla registrazione dei formulari di scarico. Il collegamento tra più aziende permette con un’unica o-

perazione di registrare il formulario di più registri su ditte diverse. La gestione della movimentazione delle attrezzature (mezzi, attrezzi, contenitori, ecc.) sia in entrata che in uscita, contestuale al formulario, permette di avere sempre sotto controllo sia la disponibilità delle attrezzature ”in casa” che la loro localizzazione dai clienti. Infine, è previsto il collegamento alla registrazione documentale (DMS) dalle omologhe, dai formulari e dalle anagrafiche clienti/fornitori/CER. Con Alyante Ambiente anche il commerciale ha a disposizione uno strumento che gli consente in

maniera veloce di associare al cliente il listino più appropriato. La generazione di un contratto e degli ordini commerciali si sposa con la procedura, ereditando i servizi configurati e i relativi prezzi di riferimento. Il risultato sono contratti ben definiti e chiari con i prezzi dei servizi associati all’articolo movimentato. Inoltre, grazie alla possibilità di creare degli alias al CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) movimentato, si possono differenziare i prezzi a parità di CER. Anche il tecnico di laboratorio ha la possibilità di registrare i risultati delle analisi in format com-

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pletamente parametrizzabili e collegabili direttamente al formulario di entrata. Il documento inserito per le analisi di laboratorio può essere oggetto di statistiche con il modulo di Business Intelligence. Da segnalare la possibilità di configurare qualsiasi format al documento collegato al formulario. Quanto al reparto amministrativo dell’impianto, la fatturazione dei servizi è semplicemente un’operazione di conferma: l’amministrazione si troverà precompilati i documenti per la fatturazione che, una volta registrato il formulario, possono essere da subito generati e verificati.
La correttezza dei servizi e prezzi è garantita dalla presenza di contratti e ordini, dai quali il formulario genera i documenti per la fatturazione. Relativamente alla figura del pianificatore, la pianificazione degli interventi e dei servizi, con la garanzia dei controlli autorizzativi e la garanzia della disponibilità delle risorse, è un modulo indispensabile per programmare le attività degli impianti, dei mezzi e del personale.
La gestione del calendario delle risorse (mezzi, operatori, attrezzature) permette di controllare e pianificare correttamente gli interventi. La pianificazione con strumenti grafici consente di verificare immediatamente il carico delle risorse a calendario, di simulare le quantità movimentate e verificare i relativi limiti di stoccaggio.
Una volta pianificati, gli interventi potranno generare automaticamente i formulari e il piano di lavoro di ogni giornata.


BIOMASSE & BIOgAS B I O M A S S A

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B I O M E TA N O

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C O g E N E R A Z I O N E

Più biogas con le microonde Dai liquami di suini

Messo a punto su scala commerciale un sistema di pretrattamento che potenzia del 40% la produzione dei digestori anaerobici In Europa, gli allevamenti di suini sono in costante crescita, con la conseguenza di dover gestire un’elevata quantità di liquame, e possibilmente con soluzioni innovative in grado di trasformare questa situazione difficile in un’opportunità. Il letame suino viene solitamente usato come fertilizzante organico su terreni coltivati o come materia prima per la digestione anaerobica per la produzione di biogas. Tuttavia si verificano dei problemi nel settore dei fertilizzanti quando i valori di nitrati superano quello che un terreno coltivato può consumare. Per quanto riguarda la digestione anaerobica, sebbene sia una buona materia prima, in genere ha un potenziale di biogas molto basso, pertanto la gestione di un impianto di biogas con letame suino da sola spesso non è redditizia. Rendere il liquame di maiale anaerobicamente digeribile per il biogas richiede l’aggiunta di fonti di carbonio organico in un rapporto di 8:1, rendendolo antieconomico per gli agricoltori. In questo ambito, grazie al progetto Biowave, è stata sviluppata un’innovativa tecnica di pretrattamento a microonde che aumenta la compatibilità del liquame suino per la digestione anaerobica. In buona sostanza, il carbonio duro presente nella

materia prima che i batteri non possono digerire viene convertito in carbonio solubile, migliorando così

il rapporto carbonio:azoto e quindi anche il carbonio totale biodisponibile per la digestione anaerobica.

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<<Il materiale organico - spiega Ken McGrath, coordinatore del progetto - viene pompato nel sistema e l’energia a microonde interrompe la struttura cellulare all’interno del materiale rendendolo significativamente più digeribile, con conseguenti maggiori rese di biogas e digestione anaerobica più rapida>>. Senza la necessità di aggiungere materiale organico la resa di biogas da liquami suinicoli aumenta di oltre il 40%, offrendo agli agricoltori un mezzo per utilizzare quantità sempre crescenti di liquami. Ma il sistema messo a punto ha una grande potenzialità, perché si presta ad essere utilizzato per migliorare la produzione di biogas a partire da svariate altre materie prime diffuse, come le colture energetiche, i liquami bovini e i rifiuti alimentari. <<Progettato per l’integrazione con flussi di rifiuti organici sia nuovi che esistenti – chiarisce McGrath Biowave ha infatti le potenzialità per essere adottato nel mercato di massa, una prospettiva che il team sta esplorando attivamente all’interno della più ampia industria alimentare, costruendo al contempo ulteriori siti di riferimento e lavorando con potenziali clienti per portare la tecnologia sul mercato il prima possibile>>.



Il sistema Smart Energy Frappa Edilizia

Un metodo di realizzazione delle vasche veloce e preciso, economico e sicuro Le centrali a biogas rappresentano una delle soluzioni considerate ecologiche per l'approvvigionamento dell'energia elettrica. Perché lo siano davvero però devono funzionare correttamente, e quindi devono essere costruite a regola d'arte. Solo se la dimensione, il funzionamento e l'alimentazione sono impeccabili, allora l'energia può ritenersi rinnovabile e le centrali possono offrire un approccio certamente più “green” al problema dell'impatto sul territorio connesso alla produzione di energia. Non per niente i maggiori esperti di questo tipo di produzione sono i paesi nordici, da sempre sensibili alle politiche ambientali. Frappa Edilizia è stata fra le prime imprese che hanno intravisto la possibilità di lavorare anche in questo campo, guadagnandosi presto la fiducia di multinazionali, come la bavarese Schmack, che in Italia è autrice di 30 impianti e di ben 260 in giro per il mondo. Grazie all'esperienza consolidata nel tempo l’azienda ha messo a punto un metodo di costruzione di impianto a biogas chiamato “Smart Energy”. Per vari clienti sono già stati realizzati con questo sistema 12 impianti da 1 MW in tutto il Nord Italia. Il primo step per la realizzazione di un impianto a biogas è quello di erigere diversi manufatti in calcestruzzo armato speciale, i quali svolgono diverse funzioni: digestori (vasche in calcestruzzo a tenuta stagna che contengono la biomassa, ossia la miscela di materiali organici che servono a produrre il biogas); prevasca (piccola vasca in calcestruzzo che contiene gli additivi liquidi da aggiungere all’interno dei digestori); sistema di alimentazione della biomassa (si tratta di contenitori in calcestruzzo o prefabbricati che alimentano la biomassa solida all’interno dei digestori secondo un pre-

ciso programma automatizzato); basamento co-generatore (è il supporto adibito a sorreggere il cuore dell’impianto, ossia il motore che, alimentato dal biogas, produce la corrente elettrica); vasche di stoccaggio (sono simili ai digestori, ma all’interno di esse non viene prodotto biogas, bensì viene stoccato il digestato, cioè il materiale esausto che ha già rilasciato la sua componente gassosa); vasca di separazione (nella quale il digestato viene diviso nelle sue due componenti, liquida e solida, per essere poi stoccato); silos (si tratta di grandi aree per l’immagazzinamento della biomassa ossia il materiale che serve ad alimentare l’impianto). I problemi principali in fase realizzativa derivano dalla costruzione di tutte le precedenti componenti; questo perché tutte le strutture devono venir costruite con tipologie di calcestruzzo speciale, il quale garantisce una resistenza all’aggressione chimica delle sostanze contenute all’interno della biomassa, in particolare dei gas che si generano. Lo stesso dicasi per i silos: al loro interno il materiale stoccato rilascia percolato, estremamente aggressivo

tanto da poter corrodere la struttura. Ecco, quindi, l’esigenza di progettare e sviluppare i sistemi di raccolta e trattamento di questo liquido. Anche le dimensioni sono soggette a tolleranze costruttive estremamente rigide, poiché in seguito è prevista l'installazione di sofisticati apparati tecnologici che faranno funzionare l’impianto, garantendo la tenuta stagna e scongiurando perdite di liquame all’esterno. Ogni minimo particolare, quindi, deve essere curato sia dal punto di vista progettuale sia della precisione in fase di costruzione. La miscela del calcestruzzo, così come la struttura interna in acciaio e i dispositivi che garantiscono la tenuta vengono quindi progettati e applicati seguendo particolari parametri e nel rispetto delle normative che variano a seconda della regione in cui viene realizzato l’impianto e della zona sismica di riferimento. Nella costruzione delle varie strutture niente può essere lasciato al caso: ad esempio, anche il basamento del co-generatore è importante, perché costituisce il supporto sul quale viene in seguito ancorato il motore che genera la corrente elettrica. Il

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suo posizionamento deve essere estremamente solido, preciso e stabile. Anche una minima imperfezione potrebbe causare dei malfunzionamenti, riducendo la produzione di elettricità con conseguenti cali di rendimento dell’impianto. L’azienda, grazie al proprio studio tecnico interno, analizza tutti questi aspetti in collaborazione con la ditta installatrice della tecnologia, al fine di realizzare un progetto statico delle strutture che abbia tutti i requisiti per ospitare gli apparati tecnologici senza interferenze, ottenendo allo stesso tempo il parere positivo degli organi preposti alla verifica dei progetti. Gli strumenti impiegati sono facilmente trasportabili sugli autotreni, per un rapido spostamento anche in diversi e simultanei impianti in fase di realizzazione. Inoltre, per garantire la qualità del prodotto e soprattutto la durabilità dei manufatti, i tecnici dell’azienda hanno eseguito uno studio approfondito, insieme ai numerosi esperti, al fine di ottenere le migliori miscele di calcestruzzo e soprattutto il controllo qualitativo dei materiali necessari alla realizzazione delle vasche. La soluzione ideata prevede attrezzature home made “studiate e realizzate” in autonomia, che permettono di realizzare vasche di diversi diametri ed altezze senza dover ogni volta sostituire parti o acquistarne di nuove. Inoltre, i componenti vengono installati in modo semplice, rapido e senza errori tali da alterare la geometria delle vasche. In ultimo, il sistema “Smart Energy” è stato studiato abbinando gli aspetti operativi con quelli legati alla sicurezza. La tecnica utilizzata, infatti, si sposa alla perfezione con il ponteggio che viene realizzato per eseguire le operazioni ad altezze di 9 metri. Più nel dettaglio, il sistema Smart Energy consente la realizza-


zione di vasche circolari e rettangolari in calcestruzzo di grandi dimensioni, e prevede la realizzazione delle vasche sulla base della preventiva analisi delle caratteristiche chimico/fisiche dei liquami in essa contenuti, impiegando l’appropriato tipo di calcestruzzo (XA1, XA2 o XA3). Le esigenze e l’interesse dimostrato soprattutto per gli impianti a biomasse rendono necessaria la realizzazione delle vasche in tempi sempre più brevi, pur rispettando i tempi fisiologici di maturazione delle strutture. Il sistema Smart Energy, con una programmazione ciclica della produzione, permette di completare le opere civili di un impianto da 1 MW in 30 giorni lavorativi. Il sistema prevede l’impiego di casseri “armo” metallici con degli speciali accessori di raccordo al fine di poter realizzare vasche di qualsiasi diametro (anche oltre i 40 m) e di altezze che finora hanno raggiunto i 18 metri. L’armatura di rinforzo delle strutture in calcestruzzo è stata sviluppata con un sistema personalizzato di reti metalliche le cui dimensioni derivano dal calcolo strutturale realizzato dall’ingegnere progettista.

PER I MEZZI DELLA SAVNO

Forsu raccolta, biometano erogato Dalla frazione organica dei rifiuti raccolti in modo differenziato, ad opera dell’utility Savno in 44 Comuni della provincia di Treviso, viene prodotto biogas mediante digestione anaerobica, poi trasformato in biometano. Tutto ciò avviene presso un impianto di Este (Padova) di cui la Savno detiene una partecipazione e dal quale il biocombustibile viene trasportato allo stato liquido attraverso autobotti e consegnato presso la sede della stessa Savno a Conegliano. Qui, un apposito impianto di distribuzione rifornisce di biometano l'intera flotta della società di raccolta di rifiuti urbani. Un circolo virtuoso, è proprio il caso di dirlo, che permetterà alla Savno di risparmiare circa il 40% delle spese per il rifornimento dei mezzi (oggi corrispondenti a 800.000 euro/anno) attraverso la sostituzione ormai quasi completa dei vecchi motori a gasolio. Con

il biometano prodotto dalla forsu, la flotta dei camion di raccolta potrà coprire una distanza di 1,1 milioni di km/anno. L'impianto di produzione del biometano ha una capacità stimata è

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di oltre 34.000 kg di gas, a fronte di un investimento di circa 500.000 euro. Tra non molto, il distributore sarà messo a disposizione anche dei mezzi privati della popolazione locale.


macchine & strumentazione La spinta di un mixer in un impianto di trattamento delle acque deve assolvere al compito di mantenere costantemente ben omogeneo il refluo nelle vasche di trattamento. Ma con il continuo variare della portata e della composizione del refluo in arrivo dalla rete si è costretti a dimensionare il mixer sui parametri massimi, con il risultato che in condizioni di normale utilizzo si ha quasi sempre uno spreco di energia, che nel lungo periodo pesa non poco sui costi complessivi di gestione dell'impianto. Come inventore dei mixer sommersi, Flygt ha una lunghissima esperienza in materia ed ha studiato nel dettaglio la fluodinamica dell'impiego del mixer in un altissimo numero di impianti di depurazione in tutto il mondo. Sulla base dei risultati ottenuti, Xylem ha recentemente introdotto una nuova classe di miscelatori, definiti adattivi, che incorporano una elettronica altamente evoluta per il controllo della velocità di rotazione in relazione alle condizioni reali istantanee degli impianti, sia in termini di portata, sia in termini di concentrazione del refluo. Con i mixer adattivi Flygt si ottiene quindi un aumento della resilienza del processo, un risultato che progettisti e gestori perseguono in ogni modo per mantenere efficiente l'impianto e controllarne in modo puntuale i costi operativi. Questi nuovi mixer sono concepiti con le più avanzate tecnologie disponibili al momento. Dirigo è l'unità motore Flygt intelligente, flessibile e sommergibile, costituita da un motore sincrono a magneti permanenti e da un sistema integrato di controllo motore a velocità variabile; assicura funzionalità di avanguardia, maggiore affidabilità

Solo l'energia che serve Mixer adattivi Flygt

Una nuova classe di miscelatori capaci di adeguarsi alle condizioni reali istantanee degli impianti, in termini di portata e di concentrazione del refluo di sistema e lunga durata. I motori sincroni a magneti permanenti sono super premium secondo IEC/TS 60034-30-2 Ed.1. Rispetto alla classificazione inferiore (es. IE3) i motori di classe di efficienza IE4 consumano meno energia in tutto il campo di regolazione possibile. Inoltre, grazie alla loro capacità di adattarsi alle condizioni di funzionamento, possono essere spostati nelle varie vasche coprendo presta-

zioni diverse con le stesse macchine riducendo la necessità di mixer e parti di ricambio a magazzino. I costi di installazione sono ulteriormente ridotti grazie all'eliminazione di numerosi componenti esterni: dispositivi di protezione del motore, dispositivi di misurazione della potenza e della corrente e di soft start, climatizzatore e variatori di frequenza. Una procedura guidata di configurazione segue gli utenti

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non abituali attraverso l'installazione e la messa in servizio con una serie di domande predefinite. Successivamente, il mixer è pronto per operare e comunicare. Sono disponibili i mixer compatti Flygt 4220 oppure i mixer con eliche di grande diametro Flygt 4320. Il mixer 4220 viene proposto con eliche di due differenti diametri Continua a pag. 22


L’analisi rapida dei batteri Progetto Cyto-Water

Un innovativo sistema analitico, veloce e flessibile, per l’individuazione dei microrganismi, quali Legionella ed E.coli E’ stato sviluppato un innovativo sistema analitico in loco in grado di rilevare rapidamente i diversi microrganismi presenti nell’acqua. Il processo analitico, che dura al massimo 2 ore, è stato convalidato per l’individuazione dei microrganismi Legionella ed Escherichia coli, ma può essere facilmente adattato per scorgere altri microrganismi. Un rapido controllo consente di intraprendere azioni decisive, così da garantire il contenimento di qualsiasi potenziale focolaio di malattia. <<Le malattie infettive causate da microrganismi - afferma Vicente Catalan, direttore tecnico del progetto - sono il rischio sanitario più comune e diffuso associato con il consumo di acqua e con la balneazione. Ridurre il rischio di malattie trasmesse dall’acqua migliorerà la reputazione e la competitività di aziende come le società di distribuzione idrica, gli alberghi, le industrie alimentari e delle bevande e gli impianti chimici>>. La realizzazione di questo sistema la si deve alla piattaforma CYTO-WATER (Integrated and portable image cytometer for rapid response to Legionella and Escherichia coli in industrial and environmental waters)

tro per immagini a fluorescenza, viene rilevato e contato ogni specifico microrganismo presente nel campione. <<Questo citometro per immagini è come una sorta di microscopio senza lente - spiega Catalan che individua la presenza di un microrganismo in base alla fluorescenza emessa>>. Uno dei principali vantaggi del sistema è che può essere implementato in loco, evitando di dover inviare i campioni in laboratorio e di attendere giorni per i risultati. Nel caso della Legionella, i metodi tradizionali basati sull’isolamento delle colture possono richiedere fino a 12 giorni, mentre la piattaforma Cyto-Water fornisce risultati definitivi in sole 2 ore. <<Si tratta di un vantaggio rivoluzionario - aggiunge Catalan nella diagnosi rapida delle minacce alla qualità delle acque ambientali e industriali>>. Un altro vantaggio è che ognuno dei tre moduli utilizzati nel campionamento, nell'etichettatura e nel conteggio degli agenti patogeni può essere venduto singolarmente, aprendo le porte a un mercato potenzialmente molto più ampio. Il modulo di etichettatura automatica, ad esempio, potrebbe essere adattato al flusso di lavoro di laboratori di diversi settori, come ospedali e università. «Cyto-Water è una piattaforma universale con applicazioni per qualsiasi tipo di microrganismo acquatico - sottolinea Catalan – e il potenziale è enorme, dal moni-

RISULTATI RAPIDI

La nuova piattaforma funziona concentrando automaticamente un campione d’acqua ed individuando sempre in modo automatico ogni microrganismo oggetto di studio. Utilizzando un citome-

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siderati e il sistema può rispettare i parametri necessari per la richiesta di un iperammortamento secondo le normative Industria 4.0. Inoltre, nei serbatoi multi-mixer, è possibile mantenere il processo attivo e funzionante aumentando la produttività dei restanti mixer quando viene rimosso un mixer per l'assistenza. Con l’interconnessione del mixer al sistema di gestione si ha la comodità di sapere esattamente cosa succede senza dover toccare il mixer, o addirittura lasciare la sala di controllo. Da un unico quadro elettrico, è possibile monitorare il consumo energetico, l'utilizzo di energia, i tempi di funzionamento, la temperatura, gli allarmi di perdita di fase e il sovraccarico.

Solo l’energia che serve (370 mm e 580 mm), potenza tra 1,1 e 3 kW e sono in grado di generare spinte massime rispettivamente di 830 N per il diametro inferiore e 940 N per il diametro superiore. Nel caso del mixer 4320, sono disponibili modelli con tre differenti diametri di elica (1.400, 2.000 e 2.500 mm) che permettono di avere spinte massime rispettivamente di 3240 N, 4540 N e ben 5900 N. La potenza varia tra 2 e 8 kW. Con una facile integrazione in un sistema scada a livello di impianto, l'output del mixer può essere costantemente regolato per ottenere i risultati di miscelazione deversi moduli della piattaforma sono stati adattati e convalidati uno a uno per garantire la loro conformità alle specifiche di mercato. <<Un’altra sfida specifica Catalan - è stata l’integrazione delle tecnologie per la concentrazione, l’etichettatura e la rilevazione di agenti patogeni all'interno di un sistema analitico miniaturizzato>>. Sono state quindi valutate le prestazioni operative in condizioni reali. Un confronto ambientale ed economico con i tradizionali campiona-

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L’analisi rapida dei batteri toraggio dello Pseudomonas e del Mycobacterium nelle strutture ospedaliere alla rilevazione di deterioramento e agenti patogeni negli impianti per la preparazione di alimenti e bevande>>. SPECIFICHE ELEVATE

Per arrivare a questo punto, il team del progetto Cyto-Water ha dovuto superare una serie di sfide tecniche fondamentali. Ad esempio, i campioni di acqua devono essere concentrati per migliorare l’individuazione degli agenti patogeni e il citometro per immagini deve essere sufficientemente sensibile e solido da soddisfare i rigorosi standard normativi. I diHi-Tech Ambiente

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menti spot ha indicato che CytoWater è più efficiente dal punto di vista ambientale per il rilevamento della Legionella, ed è meno costoso perché necessita di meno personale e mezzi di trasporto. Attualmente sono in corso di definizione sia nuovi piani commerciali e di valorizzazione per ottimizzare ulteriormente i costi di produzione, che analisi commerciali per determinare il livello di richiesta della piattaforma e dei singoli moduli da parte dei potenziali clienti. <<I risultati ottenuti nel rilevamento della Legionella e di E.coli dimostrano le potenzialità tecniche del sistema - dice Catalan tuttavia, devono ancora essere condotti studi di mercato per altre applicazioni, per valutare appieno il potenziale commerciale>>.



tecnologia

Voleremo “bio”? Ricerche e sperimentazioni

Diverse le iniziative e gli studi in corso sui biocarburanti per aerei, tra cui particolarmente interessanti i progetti europei Itaka e Biorefly Secondo il rapporto “TERM 2017” della Agenzia Europea per l’Ambiente, le emissioni di CO2 dovute al trasporto aereo sono in continua crescita, e si stima che nel 2050 costruiranno il 22% delle emissioni globali di gas serra. Per contrastare questa tendenza, nel 2011 è stato lanciato un progetto denominato EAFB (European Advanced Biofuels Flightpath), con l’obiettivo di produrre entro il 2020 almeno 2 milioni di ton/anno di biocarburante sostenibile per aerei civili. Purtroppo, il progetto EAFB è sostanzialmente fallito, per motivazioni sia economiche (prezzo più elevato rispetto al cherosene derivato dal petrolio) che tecnologiche (mancanza di impianti per la conversione delle biomasse) e socio-politiche (necessità di evitare di sottrarre terreno coltivabile alle produzioni agricole per usi alimentari). Le previsioni attuali di impiego di biocarburanti per aviazione entro il 2020 indicano appena 50.000 ton/anno, quasi tutte consumate da Lufthansa, che utilizza sistematicamente biocarburante per i voli interni da Amburgo e Francoforte, e per tutti i voli in partenza dall’aeroporto di Oslo. Il carburante viene prodotto dalla società chimica finlandese Neste Oy, utilizzando come materia prima l’olio di camelina: si tratta di una pianta che cresce bene in terreni marginali, e non è quindi in competizione con le coltivazioni per alimenti. Dal 2012 a oggi sono state intraprese diverse iniziative; restando nell’ambito europeo sono particolarmente importanti i progetti Itaka e Biorefly.

Progetto Itaka

era dimostrare sperimentalmente la possibilità di miscelare il biocarburante derivato dalla camelina con il cherosene derivato dal petrolio, senza apportare modifiche rilevanti ai sistemi di stoccaggio e riforni-

mento in aeroporto. Nel corso del progetto sono state utilizzate 4 piantagioni di camelina situate in Spagna, più altre piantagioni più piccole in Romania. L’olio di camelina è stato lavorato presso l’im-

IL PROGETTO BIOREFLY

I risultati del progetto Itaka indicano che occorre trovare materie prime più economiche per la produzione di bio-jetfuel: attualmente il costo di piante oleaginose (come la camelina) incide per 80% sul costo finale del prodotto. Inoltre, una previsione a lungo termine (anno

IL PROGETTO ITAKA

Il progetto ITAKA (Initiative Towards sustinAble Kerosene for Aviation) è iniziato nel 2012 e terminato nel 2016; il suo obiettivo

pianto Neste di Porvoo (Finlandia), utilizzando una tecnologia denominata HEFA (Hydroprocessing of Esters and Fatty Acids), usata anche per la produzione di biodiesel. Il 16/5/14 un Airbus della KLM è partito dall’aeroporto olandese di Schipol per un volo con destinazione Caraibi, utilizzando una miscela contenente il 20% di biocarburanti; nel corso del progetto sono stati successivamente effettuati 20 voli a lungo raggio, utilizzando sia biocarburanti ricavati dalla camelina che biocarburanti provenienti da oli di frittura. Complessivamente il progetto ha dimostrato la fattibilità tecnica di sostituire più dell’1% dell’attuale consumo europeo di carburante per aviazione con biocarburante derivato dalla camelina, che verrebbe coltivata su una estensione di 2,1 milioni di ettari (il 25% dei quali in Spagna); il problema è attualmente di tipo economico, perché il biocarburante costa più del doppio rispetto al cherosene derivato dal petrolio, e al momento in Europa non ci sono incentivi da parte della UE o dai governi nazionali per coprire questa differenza. Tuttavia l’aeroporto di Oslo offre tutt’ora miscele di cherosene e biojetfuel ottenuto con la tecnologia HEFA, che è utilizzata anche dalla raffineria ENI di Porto Marghera (ma attualmente solo per la produzione di biodiesel).

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Jet-Biofuel Hi-Tech Ambiente

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Biocombustibili per eco-aviazione Progetto Bio4A

Future opportunità per lo sviluppo delle aree agricole marginali mediante la coltivazione di Camelina sativa, su terreni aridi mediterranei

Il nuovo progetto Horizon 2020 BIO4A ha lo scopo di aumentare la capacità produttiva industriale europea e la diffusione sul mercato di carburante sostenibile per aviazione prodotto da lipidi residuali, quali gli oli vegetali usati. Una parte del progetto di ricerca, inoltre, effettuerà studi specifici sulla Camelina sativa, una coltura resistente a condizioni aride, quali le aree marginali dell’Europa Mediterranea in via di desertificazione. Il carburante sostenibile per aviazione, biojet, prodotto secondo lo standard internazionale ASTM, verrà utilizzato in voli di linea commerciali con passeggeri, contribuendo perciò al raggiungimento dell’obiettivo UE di decarbonizzazione del settore dell’aviazione. Coordinato dal Consorzio Re-

Cord (Consorzio per la ricerca sulle energie rinnovabili) dell'Università di Firenze, il progetto Bio4A si concluderà nel 2022 e tra i suoi partner vede coinvolta anche la società Eta-Florence, attiva nel settore delle energie rinnovabili. STRATEGIE E OBIETTIVI

Nel 2011 l’Unione europea ha promosso la “European Avdanced Biofuels FlightPath Initiative”, una strategia finalizzata allo sviluppo del mercato dei carburanti sostenibili in aviazione, e ha stabilito l’ambizioso obiettivo di produrre 2 milioni di tonnellate di biocarburanti per aerei in Europa entro il 2020. Bio4A contribuirà a questo scenario, dimostrando che è possibile la produ-

zione a piena scala industriale di carburante sostenibile per aerei in Europa, con un obiettivo di produzione di almeno 5.000 tonnellate di HEFA (Hydrotreated Esters and Fatty Acids) presso la raffineria di La Mède, in Francia, attualmente in fase di conversione ad alimentazione “bio”. Le attività di Bio4A copriranno ogni fase della filiera, dall’approvvigionamento della materia prima, alla conversione in carburante sostenibile per aviazione certificato secondo gli standard ASTM, fino alla miscelazione e alla distribuzione in vari aeroporti in tutta Europa. Il carburante sarà distribuito in modo non segregato, attraverso infrastrutture aeroportuali già esistenti e impiegato in voli commerciali effettuati da diverse compagnie aeree europee. Il pro-

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getto studierà anche una serie di possibili business case basati sull’esperienza concreta sviluppata, al fine di delineare strategie efficaci per la diffusione sul mercato dei biocarburanti per aerei. Bio4A, inoltre, condurrà un approfondito lavoro di ricerca sul recupero dei terreni marginali delle regioni del Mediterraneo a rischio di desertificazione, attraverso la sperimentazione combinata di biochar nel suolo unito alla coltivazione di Camelina sativa, una coltura adatta al clima secco di tali aree il cui olio può essere impiegato nella produzione di biojet. Producendo biochar e testandone gli effetti anche in combinazione con altri ammendanti, la ricerca mira a sviluppare Continua a pag. 26


Continua da pag. 26

Voleremo “bio”? 2050) di sostituzione del 50% del previsto consumo di jetfuel con biocarburanti richiederebbe (su scala mondiale) una produzione di 426 milioni di ton/anno, che difficilmente potrebbero essere ottenute da nuove piantagioni, considerando anche la concorrenza delle coltivazioni per produrre biodiesel. La soluzione potrebbe essere la conversione di biomasse lignocellulosiche, specialmente se ottenute come residuo da altre lavorazioni. Partendo da questa idea, nel 2015 è stato lanciato il progetto Biorefly, che ha una importante partecipazione italiana in quanto è coordinato dalla Biochemtex (gruppo Mossi & Ghisolfi) e vede tra i partners il Consorzio Re-Cord (spin-off dell’Università di Firenze, che già aveva partecipato al progetto Itaka). Il progetto si proponeva di utilizzare i residui del processo di produzione di bioetanolo a partire dalle canne di palude, che viene attuato nella bioraffineria di Crescentino (VC) della Mossi & Ghisolfi; l’obiettivo era di costruire uno o più impianti, capaci di produrre 2.000 ton/anno di bio-jetfuel usando un processo di conversione termochimica. Purtroppo, la difficoltà in cui versa attualmente il gruppo Mossi & Ghisolfi rendono incerto il proseguimento del progetto.

ALTRE INIZIATIVE EXTRA-EUROPEE

Una panoramica dettagliata dei progetti in corso nel mondo è contenuta nel rapporto “Biofuels for Aviation” di Irena (International Renewable Energy Agency). Risultano particolarmente rilevanti le iniziative in corso negli Stati Uniti, dove l’Aeronautica Militare (Usaf) fino a pochi anni fa puntava a ridurre la dipendenza dai carburanti derivati dal petrolio, non tanto per motivi ambientali, quanto per non dipendere da forniture al di fuori degli Usa. Queste motivazioni di tipo “strategico” si sono attenuate da quando gli Stati Uniti hanno conseguito, grazie al fracking, uno stato di autosufficienza energetica. Restano quindi gli svantaggi economici, che sono tuttora piuttosto pesanti, e potrebbero essere superati solo ricorrendo a materie prime di basso costo. La tecnologia più promettente è ancora la HEFA, in diverse varianti (Ecofining, Dynamic Fuels), che utilizza come materie prime grassi vegetali ed animali; la società californiana AltAir gestisce un impianto da 150 mc/anno, principalmente orientato alla produzione di bio-jetfuel. Un’altra tecnologia con buone prospettive sembra essere la sintesi Fischer-Tropsch (F-T), che è stata finora applicata con successo alla produzione di jetfuel partendo da carbone o da gas naturale; l’esten-

sione alla produzione da biomasse dovrebbe essere il prossimo passo, e la società Fulcrum Bioenergy asserisce di poter produrre carburanti da biomasse, partendo dai rifiuti urbani selezionati e impiegando il processo F-T, al costo di 0,26 dollari/litro, e ha in programma la costruzione di un impianto da 37.000 ton/anno. Un altro processo attualmente in corso di sperimentazione negli Usa è il cosiddetto Alcohol To Jet (“ATJ”); con questa sigla si indica un gruppo di tecnologie biochimiche mediante le quali le biomasse vengono idrolizzate ottenendo zuccheri, che per fermentazione batterica sono convertiti ad alcoli; questi sono infine trattati con idrogeno per ottenere idrocarburi utilizzabili come jetfuel. Una variante semplificata prevede l’utilizzo diretto di alcoli superiori (bio-butanolo) in miscela fino al 10% con il cherosene; questa miscela è stata approvata dalla ASTM ed è stata utilizzata in voli commerciali dalla Alaska Air. Anche il biodiesel, se opportunamente trattato con un processo di idrogenazione che lo converte in un prodotto chiamato HDRD (Hydrogenation Derived Renewable Diesel), può essere miscelato con il cherosene, in percentuali fino al 15%. La Boeing ha completato con successo un programma di prove per questo tipo di miscela e ha depositato una richiesta per l’approvazione presso la ASTM.

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Biocombustibili per eco-aviazione una strategia economicamente sostenibile a lungo termine, atta a incrementare la fertilità e la resilienza del suolo al cambiamento climatico, e al contempo punta a sequestrare e immagazzinare carbonio fisso nel terreno. Questi suoli consentiranno di produrre biocarburante da Camelina sativa con un basso impatto in termini di ILUC (come al momento indicato nella nuova proposta di Direttiva Europea sulle Energie Rinnovabili, REDII). Sulla base dei risultati saranno definiti i possibili scenari nell’area mediterranea europea ove poter replicare e adottare a grande scala questo modello, assieme ad un’analisi LCA (Life Cycle As-

sessment) e di sostenibilità completa. <<De-carbonizzare il trasporto aereo è un processo complesso – osserva David Chiaramonti, presidente del consorzio Re-Cord ma allo stesso tempo rappresenta una priorità per l’UE, insieme alla de-carbonizzazione del trasporto pesante e di quello marittimo. Bio4A rappresenta un significativo passo in avanti verso un’aviazione più sostenibile in Europa e nel mondo. Il progetto porterà il trasporto aereo oltre i limiti attuali per filiera di produzione, i quantitativi prodotti e l’innovazione tecnologica nel settore dei biocombustibili sostenibili. La ricerca che verrà condotta sul tema dell'aumento della resilienza al cambiamento climatico dei terreni marginali aridi dell’Europa mediterranea aprirà nuove opportunità per la produzione sostenibile di biomassa nell'Unione Europea>>.

Eco-dimostrazione con un Boeing787 Hi-Tech Ambiente

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ECOTECH

a cura di ASSITA

Caldaie: eliminare la silice e risparmiare energia

L’acqua di alimentazione delle caldaie per la produzione di vapore nelle centrali termoelettriche deve essere priva di sali e anche di silice, in quanto questa sostanza passa nel vapore e successivamente si deposita sulle pareti delle turbine, causando gravi problemi di funzionamento. Normalmente la riduzione del contenuto di silice a livelli inferiori a 0,5 ppm viene ottenuta per scambio ionico, oppure con una combinazione di scambio ionico e osmosi inversa. La società americana Enthal-Pure (Sedala, Colorado, Usa) propone un nuovo processo di distillazione ad alta efficienza, che non solo elimina completamente la silice, ma consente inoltre di recuperare il 97% dell’acqua di spurgo, recuperando sia acqua che energia termica. In una centrale termoelettrica da 500 MW, l’adozione del nuovo processo consentirebbe risparmi monetari di circa 1 milione di dollari/anno, e risparmi di risorse idriche intorno a 40.000 mc/anno. Il sistema della Enthal-Pure prevede che l’acqua (preventivamente deionizzata) entri nel fascio tubiero di uno scambiatore di calore, dove viene riscaldata dall’acqua di spurgo e quindi inviata ad un ribollitore. Il fascio tubiero del ribollitore riceve vapore dall’impianto e lo raffredda, facendolo condensare; il condensato, dopo passaggio in una trappola per vapore, va allo scambiatore dell’acqua in ingresso, dove cede il calore residuo. Il condensato ritorna infine al sistema principale, per essere

usato come alimentazione alla caldaia. Dopo un certo numero di cicli, il contenuto in silice dell’acqua di spurgo viene praticamente ridotto a zero. In questo modo il 97% del calore speso per la distillazione viene recuperato nel processo e si recupera anche il calore che normalmente viene perduto nell’acqua di spurgo. I risparmi di acqua e di energia termica consentono di recuperare l’investimento in tempi da 9 mesi a 1 anno.

Aria compressa: alta efficienza per essiccarla Le spese di esercizio dei normali compressori sono dovute per l’80% all’energia necessaria per essiccare l’aria; alcuni tipi utilizzano il 15-20% della loro capacità come aria di spurgo, non disponibile per le utenze. La Atlas Copco ha messo sul mercato un nuovo sistema di essiccamento, in grado di garantire un punto di rugiada stabile di -5 °C con costo dell’energia prossimo a zero; questo perché il sistema utilizza il calore di compressione (che di solito viene disperso) per rigenerare il dessiccante. Il consumo totale di energia elettrica risulta così inferiore a 0,2 kW, che sono necessari per far ruotare il tamburo nel quale è posto il dessiccante; quest’ultimo è impregnato in una struttura a nido d’ape in fibra di vetro posta sulla parete interna di un cilindro, che è diviso in due sezioni: la più grande (75%) per la funzione di essiccamento e la più piccola (25%) per la rigenerazione. L’aria compressa calda in uscita dall’ultimo stadio del compressore attraversa uno scambiatore di calore e un refrigerante ad acqua; successivamente viene inviata al tamburo di essiccazione. Una parte dell’aria essiccata viene ritornata allo scambiatore di calore, dove si riscalda recuperando calore dall’aria in uscita dal compressore; questo flus-

so di aria calda e secca viene usato per rigenerare il dessiccante. In questo modo il 100% del flusso dell’aria risulta pienamente disponibile in uscita dal compressore.

Cattura diretta della CO2 atmosferica I normali processi di cattura della CO2 operano su correnti gassose in cui la CO2 è presente in elevate concentrazioni, come le emissioni di centrali termoelettriche e cementifici. Il processo della società svizzera Climeworks cattura invece la CO2 direttamente dall’aria, fissandola su uno speciale materiale filtrante; il filtro rilascia poi la CO2 per riscaldamento, in forma concentrata e adatta ad essere iniettata sotto terra o utilizzata nell’industria o nell’agricoltura. Il processo della Climeworks è stato applicato su scala pilota in un impianto nei pressi di Zurigo, dove la CO 2 catturata dall’atmosfera viene ceduta alle serre di un complesso agricolo; è noto infatti che la CO2 costituisce un vero e proprio nutrimento per le piante. Lo stesso processo di cattura diretta, denominato DAC (Direct Air Capture) è alla base di un impianto in corso di costruzione nella località islandese di Hellisheidi, dove esiste il più grande impianto geotermico del mondo, che già pratica su scala industriale l’iniezione sotterranea

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della CO2. L’impianto verrà realizzato in cooperazione con la Reykjavik Energy e prevede di sciogliere in acqua la CO2 catturata e iniettare l’acqua satura di CO2 a oltre 700 m sottoterra, dove la CO2 reagisce chimicamente con uno strato di rocce basaltiche, restando fissata in modo permanente. L’impianto è realizzato nel quadro del progetto europeo CarbFix 2.

Elettricità e biopolimeri grazie agli estremofili I batteri estremofili sono così chiamati perchè riescono a vivere e svilupparsi anche in condizioni estreme, cioè in camini vulcanici caldissimi, o a centinaia di metri sottoterra. Molti di questi microorganismi utilizzano il metano come nutrimento, ricavando energia dall’ossidazione biologica di questo e di altri idrocarburi; un gruppo di ricercatori di diverse università statunitensi sta ora cercando di modificare geneticamente questi batteri estremofili, al fine di indurli a trasformare il metano in prodotti estremamente utili, come metanolo, biopolimeri derivati dal polialcanoato (PHA), oppure energia elettrica. La società americana Lanza Tech, che è già proprietaria di alcuni brevetti relativi a processi fermentativi per ricavare energia da gas industriali, ha sottoscritto un accordo per lo sfruttamento commerciale di questa tecnologia.


Opportunità di partnership commerciali e tecnologiche da Enterprise Europe Network Enterprise Europe Network è la più importante rete finanziata dalla Commissione Europea per dare sostegno alle aziende in attività di internazionalizzazione, trasferimento tecnologico, ricerca e sviluppo

French distributor of industrial pumps wants to extend his product range with new pumps, filtration systems, blowers… used in industrial processes BRFR20180919001 French company active in vacuum pumps distribution is looking for new pumps used in several industrial processes to extend its products portfolio. Manufacturers of vacuum pumps, filtration systems, blowers for the environment, chemical, food, packaging and other industries are sought for distribution agreements. A UK SME has developed and is offering novel technology for detecting nano particles in the environment TOUK20181122001 A UK SME has developed a novel solution able to detect harmful nano particles within the environment. Areas of potential application include aircraft cabin air monitoring, personal care product development, anti-terrorism and prevention to consumers/workers who may be exposed to harmful substances. Potential partners/ investors are sought to introduce the technology into global markets via financial, joint ventures and licensing agreements A South Korean company specializing in energy-saving solutions is seeking distributors for its highly insulated ESS safety management system BOKR20181002001 A Korean company aiming for zero-energy building solution has newly developed a highly insulated ESS(Energy Storage System) storage container. It is an optimized space for storage and management of ESS com-

ponents such as battery, PCS(power conversion system), BMS(battery management system) and EMS(energy management system). The company’s main target would be companies in photovoltaic-linked industrial ESS, and they are currently seeking distributors to expand their market in Europe.

Enterprises) or government organisations. Romanian e-waste green recycling company is looking for electronic scrap suppliers, under a services agreement BRRO20181128001 The Romanian company is a leading electronic scrap recycling company, based in the North-West Region. The company purchases mixed computer scrap, motherboards scrap, cell phone boards scrap, PC scrap, for further sorting and recycling. The company is looking for electronic scrap suppliers under a services agreement.

Offering advanced Platinum thin-film temperature sensor elements for highly-accurate and reliable temperature measurement in automotive, energy, safety, building, life science and home applications. TODE20181212001 An innovative German SME specialized in advanced ceramic sensor technologies offers a wide range of highly-accurate, highly-sensitive, selective and stable temperature sensor elements based on a ceramic Platinum thin-film Technology which can be used for automotive, energy, safety, building and home applications. Looking for industrial companies with interest in application and distribution of the very reliable temperature sensor elements for commercial agreements with technical assistance.

Russian waste recovery company is looking for technical cooperation TRRU20171219001 A Russian small enterprise from the Murmansk region specializes in waste disposal and looks for partners to cooperate within technical cooperation agreement. The company looks for a partner which is able to provide an economically effective recycling technology of rubber-, mercury, and carbon-containing waste products

Cost-effective remineralisation of purified sea water that reduces corrosive effects on water infrastructure TOSG20190108001 A Singapore water technology startup has developed a process to quickly and cost-effectively remineralise purified water under controlled conditions. The process enriches purified water with calcium and magnesium, reducing its corrosive effects on water infrastructure. The startup is seeking commercial or technical partnerships with SME of all sizes, MNEs (Multinational

Distributors sought for 100% organic and biodegradable bio-stimulants, which reduce the use of fertilisers and pesticides, reduce bacteria count on plants and animals, and increase growth, quality and shelf life of plants and food BODK20190102001 A Danish company has teamed up with food scientists and has developed a completely organic and biodegradable tonic water and disinfectant for plants, crops and animals, which bring increased and stronger growth,

greener and healthier production. The products help save water and use less antibiotics, creating a healthier environment for animals, while protecting them against bacteria and viruses for 21 days. They are looking for distributors of agricultural products, fertilisers, pesticides etc. The UK company is offering thermochemical conversion technology to convert asbestos waste into non-hazardous substance under a licensing agreement or commercial agreement with technical assistance TOUK20180425001 The UK company which works in the area of thermochemical conversion technology (“TCCT”) to convert asbestos contaminated waste into nonhazardous aggregate in a costeffective way, is looking for partners to purchase the technology under a licensing agreement or commercial agreement with technical assistance. Production and installation of systems for liquid radioactive waste treatment TOAM20160919001 An Armenian company engaged in designing and fabrication of systems for treatment of liquid radioactive waste has constructed a unit for neutralization of liquid radioactive waste,which was successfully tested in Armenian nuclear power plant. Such units can be used also in nuclear ships, nuclear reactors, etc. Partners are sought for further commercial use/manufacturing. The company is looking for joint venture, research cooperation, as well as manufacturing/ technical cooperation agreements.

Per dettagli: Tel 02/77790309 - angela.pulvirenti@fast.mi.it. - www.enterprise-europe-network.ec.europa.eu Hi-Tech Ambiente

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HI -TE CH

AMBIENTE LE AZIENDE CITATE

Atlas Copco Italia Spa Tel 02.617991 E-mail info.ct@it.atlascopco.com

Consorzio Re-Cord Tel 055.2758690 E-mail david.chiaramonti@re-cord.org

MICROCAB Tel +44.2476.555182 E-mail info@microcab.co.uk

BIOWAVE project E-mail info@biowave-ad.eu

ECOREMED project Tel 081.2539129 E-mail fagnano@unina.it

Savno Srl Tel 0438.1711000 E-mail savno@pec.it

Enthal-Pure LLD Tel +1.303.9004803 E-mail sales@enthalpure.com

TeamSystem Spa Tel 0721.42661 E-mail direzione@teamsystem.com

Frappa Edilizia Tel 0432.919095 E-mail info@frappaedilizia.com

Utilitalia Tel 06.94528271 E-mail stampa@utilitalia.it

ISPRA Tel 06.50072394 E-mail stampa@isprambiente.it

Xylem Water Solutions Italia Srl Tel 02.903581 E-mail watersolutions.italia@xyleminc.com

Bea Bio Eco Active Tel. 051.0285392 E-mail info@bioacoactive.it Centro di Coordinamento RAEE Tel 800.894097 E-mail info@cdcraee.it CYTO-WATER project Tel +34.965.106070 E-mail vicente.catalan@labaqua.com Climeworks Ag Tel +41.44.5332999 E-mail contact@climeworks.com

Lanza Tech Tel +1.847.3242400 E-mail freya@lanzatech.com

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