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AMBIENTE
MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -
ANNO XXXII GENNAIO 2021
N1
SOMMARIO PANORAMA
TECNOLOGIE
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Il riciclo vale 1 mld di euro
Le novità in materia di dissalazione
Risparmiate quasi 23 TWh di energia primaria, evitate oltre 4,3 mln di ton di CO2 e il riempimento di 160 nuove discariche
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Realizzato un dissalatore solare con efficienze stabili nel tempo poichè in grado di rimuovere spontaneamente il sale accumulato
RETI IDRICHE
APPROFONDIMENTI
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La prevenzione incendi tra i rifiuti Gli aspetti principali relativi alle attrezzature necessarie negli impianti di trattamento
ECOTIME
DEPURAZIONE La forsu, che problema!
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I Certificati Blu per l’acqua Un sistema interessante per supportare l’efficientamento idrico mediante meccanismi di incentivazione
Riusciremo a salvare gli oceani dalla plastica? 23
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Ogni approccio basato solo sulla gestione dei rifiuti sarà un insuccesso se non verrà anche ridotta la produzione dei materiali plastici
Un’alternativa al compost e biogas potrebbe arrivare dalla tecnologia waste-to-fuel di Eni Rewind, che permette anche il recupero di acqua depurata
GREEN ECONOMY
RIFIUTI Troppi riciclabili in discarica
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Scarsa consapevolezza su quali rifiuti possono essere riciclati, anche a causa di un’informazione non sempre chiara sul packaging
Essiccatori Scolari: successo globale
Grohe raggiunge la produzione CO2-neutra
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Lucart in linea con il Green Deal
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Installazione di cogeneratori per autoprodurre energia elettrica e termica e nuovi packaging in carta riciclata
La pasta surgelata dall’animo green
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L’azienda riduce l’impatto ambientale grazie a ingenti investimenti sul ciclo dell’acqua, dei rifiuti e del risparmio energetico. A breve anche l’ottenimento dell’AIA
Progettati e realizzati dall’azienda, sono installati nei vari continenti per trattare i più svariati materiali
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La stampa è sempre più sostenibile Dal processo water free ad alta efficienza energetica, al recupero di inchiostri e fumi, fino all’uso di tessuti in poliestere riciclato
ENERGIA
I reattori nucleari “sicuri”
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Progettata una centrale veloce a sali fusi che può funzionare sia come impianto autofertilizzante che come convertitore di scorie
ENTERPRISE EUROPE NETWORK
INSERZIONISTI
SICUREZZA
I rischi biologici per gli operatori ambientali Quali sono e cosa fare in discariche, impianti di trattamento di rifiuti solidi urbani e depuratori di acque reflue civili
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AMG IMPIANTI Srl FANTONI & LUCIANI Srl IDROCLEAN-ITELYUM Srl
RAGAZZINI Srl TPI-TECNO PROJECT IND. Srl
GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 33 Hi-Tech Ambiente
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panorama offrire prodotti alimentari scontati e, al contempo, recuperare quelli non più vendibili per trasformali in energia pulita: gruppo Cap, l’azienda pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di milano, aderisce al progetto no.W! “no Waste” siglando un accordo con thinkabout, realtà che opera nell'ambito della riduzione dello spreco alimentare, mettendo in contatto aziende che sono attente alla sostenibilità con produttori di cibo, sia grandi che piccoli, evitando così che alimenti ancora consumabili vengano sprecati. grazie appunto a questo progetto i dipendenti di Cap possono acquistare su un’apposita piattaforma un panel di prodotti ancora buoni, ma non più vendibili nei circuiti della grande distribuzione, con prezzi scontati fino al 50%; mentre i prodotti a fine ci-
EnErgia pulita E mEno SprECHi
Gruppo Cap in “NO.W! No Waste”
clo, destinati a diventare rifiuti a tutti gli effetti, vengono trasfor-
mati dai digestori anaerobici di gruppo Cap in biogas e poi in e-
nergia utilizzata per autoalimentare l’impianto. Sulla stessa scia, il progetto sperimentale implementato con l’azienda lattiero-casearia Danone, finalizzato a trasformare in energia pulita i prodotti scaduti. <<Vogliamo adottare un sistema sempre più circolare per il ciclo idrico - commenta andrea lanuzza, direttore generale gestione di gruppo Cap - e per questo abbiamo l’obiettivo di trasformare i nostri impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie, dove quelli che una volta erano rifiuti, ad esempio la forsu, i fanghi di depurazione e gli scarti di cibo, sono trasformati in energia e nuovi materiali di pregio come biometano, fertilizzanti, zolfo, sabbie e chemicals come fosforo e azoto. parliamo di azioni innovative, misurabili e concrete per progettare un futuro più sostenibile>>.
63.4 milioni in italia
aCEa ED EnEa
I troppi cellulari dismessi
Il Labsharing è online
un negozio online tedesco di elettronica usata è diventato sempre più consapevole del volume di telefoni cellulari perfettamente funzionanti ma indesiderati che raccolgono la polvere nel retro di armadi e cassetti. in ragione di ciò, ha voluto commissionare uno studio sui rifiuti elettronici dei telefoni cellulari in 27 paesi, per far luce su questo importante argomento, rivelando un potenziale risparmio ambientale in termini di Co2, tossicità e metalli preziosi. i risultati, inoltre, favoriscono per la prima volta un confronto tra paesi sulla stima dei rifiuti elettronici derivanti da telefoni cellulari e del potenziale valore ambientale ed economico di questi vecchi modelli, oltre che rivelare che i cellulari non solo sono una delle forme di tecnologia più popolari, ma sono anche diventati i prodotti più "usa e getta" di tutti. il motivo? la pressione ad avere la tecnologia "più recente", in particolare con gli smartphone, determina che una quantità crescente di rifiuti elettronici è costituita da prodotti che sono andati "fuori moda" piuttosto che defunti. i dati rivelano che
è la Svezia con il maggior numero di cellulari pro capite "dismessi", pari a 1,31; la Finlandia occupa il 2° posto con 1,29 telefoni cad, mentre uK, lituania ed Estonia occupano insieme il 3° posto con 1,24. in fondo alla classifica c’è la nuova Zelanda, con 0,54, preceduta da Canada e usa, rispettivamente con 0,60 e 0,68. l'italia si colloca al 12° posto, con 1,05 cellulari dismessi a testa. gli usa hanno però il maggior numero totale di cellulari dismessi, pari a 223,1 milioni di unità. Seguono la germania, con 84,7 milioni, e il regno unito con 83,1 milioni. il numero totale di telefoni cellulari dismessi per tutti i 27 paesi analizzati equivale a un valore di vendita di 1,9 miliardi di euro in metalli preziosi come oro, argento, palladio, platino e rame.
la multiutility acea ed Enea hanno avviato labSharing, il progetto volto a mettere in comune laboratori, tecnologie e know how per favorire la ricerca e il monitoraggio in campo ambientale con un approccio aperto al mondo dell’innovazione e della sostenibilità. grazie a questa iniziativa, attraverso una piattaforma online dedicata, è possibile anche per soggetti terzi richiedere l’utilizzo di strutture d’eccellenza e supporto scientifico nel campo dei controlli ambientali di elevata complessità. le analisi riguardano soprattutto stato e qualità di acqua, aria, suolo ed ecosistemi, oltre a misurazioni di indicatori e pressioni ambientali associate a scarichi, ri-
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fiuti, siti contaminati ed emissioni. labsharing è (nata dall’iniziativa “acea open asset”, volta allo sviluppo delle attività di open innovation dell’azienda) Con labSharing prende quindi vita un polo scientifico e tecnologico per attività di monitoraggio e salvaguardia dell’ambiente. tutto ciò con l’obiettivo di raccogliere anche l’interesse degli Enti di ricerca e delle università, offrendo un accesso semplice e diffuso alle migliori tecnologie di analisi, tramite una sinergia fra strumentazioni di eccellenza, esperienze e know how, quali quelle di acea a roma e i laboratori di Enea dislocati sul territorio nazionale.
linEE guiDa FiSE aSSoambiEntE
Rifiuti: stop ai reati
grammare la formazione, l’attuazione delle decisioni dell’azienda in relazione ai reati da prevenire e l’introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. nelle linee guida, oltre ad essere esaminati i presuppo-
I BENEFICI DELL’EOLICO
uno strumento di prevenzione dei reati in grado supportare le imprese di gestione rifiuti nell’adozione di modelli di organizzazione, gestione e controllo. Con questi obiettivi Fise assoambiente, in collaborazione con Certiquality, ha elaborato le nuove linee guida associative per l’applicazione nel settore della gestione dei rifiuti del D.lgs. 231/2001. perno centrale sono i mog (mo-
delli di organizzazione e gestione), un sistema di controllo preventivo che parte da un’analisi dei rischi, individua le fattispecie di reato cui è potenzialmente sottoposta l’organizzazione e definisce un adeguato sistema di prevenzione e controllo. tra i principali obiettivi dei mog c’è l’individuazione delle attività nel cui ambito possono essere commessi reati, la previsione di specifici protocolli diretti a pro-
il settore eolico, fino ad oggi, ha creato 300.000 posti di lavoro in Europa e ogni anno contribuisce con 37 miliardi di euro al pil dell’uE. ma con i piani nazionali Energia e Clima (pniEC) si giungerebbe a 450.000 posti di lavoro, 269 mt di emissioni di Co 2 evitate e un contributo al pil pari a 50 miliardi di euro. in italia, secondo le stime dell’anev, se si installassero i 19.300 mW di impianti eolici previsti dal pniEC, si avrebbero 67.200 posti di lavoro, distribuiti prevalentemente al Sud. in italia l’eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e
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sti generali della responsabilità degli Enti, sono trattate le più recenti novità normative e giurisprudenziali in materia 231, di primario interesse per il comparto del waste management e vengono offerte soluzioni per l’adozione e l’efficace attuazione dei mog indiretti e conta oggi oltre 27.000 addetti. inoltre, nel 2019, sono stati prodotti 20,06 tWh da eolico, pari al fabbisogno di circa 20 milioni di persone e ad un risparmio di circa 12 mt di emissioni evitate di Co2 e di 25 milioni di barili di petrolio.
Il riciclo vale 1 mld di euro Green Economy Report
risparmiate quasi 23 tWh di energia primaria, evitate oltre 4,3 mln di ton di Co2 e il riempimento di 160 nuove discariche i benefici diretti del riciclo in italia, nel 2019, hanno superato il miliardo di euro in valore economico, secondo il green Economy report redatto da Conai e Fondazione Sviluppo Sostenibile, e che riporta i risultati generati dall’attività del sistema consortile. il valore economico della materia recuperata grazie al riciclo è di 402 milioni di euro. Quello dell’energia prodotta da recupero energetico raggiunge i 27 milioni di euro. l’indotto economico generato dalla filiera è invece di 592 milioni di euro. impressionante il risparmio di materia prima vergine, che nel 2019 è stato pari a 4,469 mln di tonnellate. nel dettaglio: 270.000 ton di acciaio, oltre 19.000 ton di alluminio, 1,8 mln di ton di carta, 907.000 ton di legno, 433.000 ton di plastica, 1,76 ton di vetro. il riciclo degli imballaggi ha permesso di risparmiare anche quasi
23 tWh di energia primaria e di evitare l’emissione di oltre 4,3 mln di ton di Co2. il beneficio indiretto di questa quantità di Co2 risparmiata è pari a 124 mln di euro, calcolato secondo quanto definito dalla Direttiva 2009/33 del parlamento Europeo. un dato significativo è anche quello relativo alle discariche, vere e proprie cicatrici sul territorio. tra 1998 e 2019 il sistema Conai ha garantito l’avvio a riciclo di quasi 32 mln di ton di imballaggi: significa che in 22 anni è stato evitato il riempimento di 160 nuove discariche di medie dimensioni. «l’italia in Europa è seconda solo alla germania per riciclo pro-capite dei rifiuti di imballaggio commenta luca ruini, presidente Conai – e abbiamo praticamente già raggiunto gli obiettivi europei di riciclo richiesti entro il 2025. ora dobbiamo continuare a lavo-
rare per incentivare l’eco-design e per sviluppare e potenziare le tecnologie per il riciclo, auspicando al più presto incentivi fiscali per chi usa materia prima seconda, la cui domanda sta purtroppo calando, e non possiamo permetterci di lasciare inutilizzati gli enormi quantitativi di materiale che ricicliamo». «nel 2020, l’anno della pandemia, la domanda e i prezzi di mercato delle materie prime vergini sono fortemente calati, per il calo delle attività produttive e dei consumi, in particolare di plastiche e carta - dichiara Edo ronchi, presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile – e di conseguenza sono calati in modo consistente anche domanda e prezzi di mercato delle materie prime seconde ricavate dal riciclo dei rifiuti. Se il nostro sistema non fosse stato adeguatamente organizzato e fosse dipeso solo dal mercato, avremmo corso
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il serio rischio di avere i rifiuti per strada perché il loro riciclo non era conveniente». Quanto alla territorialità, il green Economy report sottolinea come, nel 2019, il 53% dei rifiuti di imballaggio sia arrivato dal nord italia, il 28% dal Sud e il 19% dal Centro. ma è nel mezzogiorno dove è stato registrato il maggior conferimento di rifiuti di imballaggio pro-capite: uno scatto di 36 kg/ab che, nel 2019, ha permesso di raggiungere una media complessiva di 86 kg. un risultato che inizia ad avvicinarsi a quello del Settentrione, sempre in testa con un pro-capite che sfiora i 100 kg di imballaggi conferiti in raccolta differenziata. «le aree del Sud italia hanno maggiori margini di miglioramento - conferma ruini – ma continuano però a scontare un problema di grave carenza impiantistica per il trattamento dei rifiuti».
approfondimenti
La prevenzione incendi tra i rifiuti Linee guida comuni europee
gli aspetti principali relativi alle attrezzature necessarie negli impianti di trattamento le associazioni di prevenzione incendi europee hanno deciso di produrre linee guida comuni, allo scopo di ottenere interpretazioni simili nei vari paesi europei e di dare esempi di soluzioni, concetti e modelli accettabili. la Confederazione di associazioni di prevenzione incendi in Europa (CFpa-E) ha lo scopo di facilitare e supportare il lavoro della prevenzione incendi nelle varie nazioni europee. CFpa-E ha recentemente elaborato una linea guida, identificata con il numero CFpa-E 32:2014 F, compilata dalla Commissione guidelines e adottata da tutte le associazioni di prevenzione incendi in Europa. Essa fa parte di una serie di linee guida che coprono altri aspetti della prevenzione incendi e delle misure di sicurezza contro le calamità naturali e altre emergenze. nel seguito sono riassunti gli aspetti principali relativi alle attrezzature, omettendo le prescrizioni di carattere generale, che in italia sono competenza dei Vigili del Fuoco.
e il sovraccarico dei motori, il disallineamento e lo scivolamento del nastro e l'eccesso di peso), mediante un monitoraggio automatico o almeno controlli a intervalli regolari. per assicurare un’efficace lotta antincendio è necessario adottare un impianto di rivelazione precoce, con misure antincendio tempestive. le tubazioni dei trasportatori pneumatici e i separatori ad aria dovreb-
bero essere ispezionati e puliti dagli accumuli di polvere. per evitare le scariche elettrostatiche, tutte le parti dei trasportatori pneumatici devono essere messi a terra. Quanto agli impianti di triturazione, i mulini per la triturazione fine devono disporre di controllo automatico del livello di riempimento. un impianto di estinzione a schiuma a bassa espansione ad
L'EQUIPAGGIAMENTO TECNICO OPERATIVO
l'area di ricevimento e deposito in piano deve essere adeguatamente protetta contro l'incendio, con impianti sprinkler, water mist e cannoni ad acqua/schiuma. per quel che attiene i nastri trasportatori e i trasportatori pneumatici, in via generale occorre adottare misure appropriate per contrastare il rischio incendio (ad es. prevenendo i surriscaldamenti
attivazione manuale o un impianto di estinzione automatico ad acqua devono essere installati sopra la tramoggia di alimentazione dei trituratori di rifiuti ingombranti. nell'area di scarico sotto i trituratori dovrà essere installato un impianto di estinzione automatico ad acqua ad attivazione manuale, con connessione all'alimentazione idrica permanente. Veniamo ora agli impianti di processo e selezione, che devono essere vuotati alla fine di ogni giorno lavorativo allo scopo di limitare il carico di incendio. inoltre, nei punti di trasferimento tra il tamburo di setaccio e il separatore ad aria deve essere installato un dispositivo appropriato per la rivelazione precoce di principi di incendio (come un impianto rivelatore ad infrarosso). negli impianti di essiccazione a riscaldamento diretto occorre prevenire la formazione di temperature eccessive, mediante l'adozione di un sistema di sicurezza ridondante (ad es. monitoraggio delle temperature e controllo del volume del flusso). in caso di attivazione delle misure di sicurezza, l'impianto deve automaticamente entrare in modalità di funzionamento di sicurezza. infine, l'impianto di essiccazione deve essere vuotato alla fine di ogni giorno lavorativo. riguardo ai sistemi di filtraggio, l'aria di scarto proveniente dai locali dove si svolgono le operazioni o dalle apparecchiature di processo con alte emissioni di polvere deve essere purificata. normalContinua a pag. 10
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Continua da pag. 8
Il riciclo vale 1 mld di euro mente i cicloni sono usati per prefiltrare la polvere grossa, mentre la polvere fine è separata con filtri in tessuto. gli impianti di filtraggio dovrebbero essere protetti mediante un impianto di estinzione delle scintille, installato all'interno della tubazione principale a monte del filtro, in modo tale che la sorgente di ignizione possa essere spenta addirittura prima che entri nell'impianto di filtraggio della polvere. Qualora le polveri siano classificate come esplosive, l'impianto di filtraggio deve essere dotato di dischi o pannelli a rottura o apertura prestabilita, per lo sfogo delle sovrapressioni. per quanto attiene gli impianti rto, per l'ossidazione termica rigenerativa, essi sono utilizzati, tra le altre cose, per trattare l'aria di scarto degli impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti. l'aria di scarto è riscaldata ad alta temperatura (circa 800 °C) in modo da decomporre termicamente e ossidare i suoi componenti chimici. per gli impianti con bruciatore pilota è richiesto un monitoraggio della fiamma con interblocco. Quanto ai silos dovrebbero essere costruiti soltanto con materiali non combustibili; inoltre, prima dello stoccaggio, i materiali devono essere raffreddati fino a meno di 50 °C. i silos devono essere dotati inter-
namente di un dispositivo per la rivelazione precoce degli incendi, con allarme localizzato e trasmissione dell'allarme ad una postazione permanentemente presidiata. altre misure consistono nella messa a terra dei silos e nella predisposizione di un punto di scarico (fisso o collegato con tubazioni) per i gas inerti o l'acqua, sia in sommità sia nel cono di prelievo, quando la statica del silo lo permetta. per gli impianti di fermentazione del biogas l'aspetto principale è la prevenzione del rischio incendio/esplosione (e quindi devono essere costruiti in conformità alle normative di settore, deve essere effettuata la valutazione di ri-
schio, ecc.). inoltre, per prevenire la propagazione di incendi tra edifici e impianti deve essere applicata una distanza di sicurezza tra il deposito e gli edifici, impianti e apparecchiature adiacenti di almeno 6m (nel caso in cui essi siano di altezza superiore a 7,5m, la distanza deve essere calcolata in base alla formula 0,4 x altezza + 3 m). gli impianti di cogenerazione devono inveceessere monitorati da un impianto automatico di rivelazione e allarme incendio, dotato di sensori appropriati (ad es. sensori termovelocimetrici) sopra i moduli, oltre a un impianto di allarme di fughe di gas collegato a
una postazione permanentemente presidiata. anche nel caso degli impianti di compostaggio o di decomposizione aerobica è opportuno installare idonei rivelatori di incendio (ad es. sensori ad infrarosso), con collegamento ad una postazione permanentemente presidiata. Si raccomanda, inoltre, di monitorare l'aria di scarto per il monossido di carbonio, allo scopo di scoprire gli incendi nella fase iniziale. infine, i locali di produzione e stoccaggio devono essere riscaldati solo indirettamente; il riscaldamento diretto non è ammesso. ORGANIZZAZIONE DEL DEPOSITO
all'interno dei compartimenti antincendi interni, l'area destinata allo stoccaggio deve essere suddivisa in blocchi di ampiezza non superiore a 300 mq, per mezzo di spazi liberi da materiale combustibile larghi almeno 5 m. in alternativa, può essere installata una separazione strutturale realizzata con materiali non combustibili, purchè sia sufficientemente stabile e lasci lo spazio necessario per le operazioni di lotta antincendio. all'interno dei compartimenti antincendio esterni, l'area destinata allo stoccaggio deve essere suddivisa in blocchi di massimo 400 mq per mezzo di corridoi larghi almeno 5 m. al posto dei corridoi possono anche essere realizzati muri resistenti al fuoco. Hi-Tech Ambiente
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DEPURAZIONE A C Q U A
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La forsu, che problema! Quasi risolto
un’alternativa al compost e biogas potrebbe arrivare dalla tecnologia waste-to-fuel di Eni rewind, che permette anche il recupero di acqua depurata mentre l’unione Europea è in ritardo sulle politiche di raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, e relativi obiettivi, l’italia viaggia nella parte alta della classifica europea di forsu avviata al riciclo (43%), sopravanzando anche i tradizionali primi della classe, come germania e austria. per crescere ancora, tuttavia, occorrerebbero altri impianti e la riqualificazione di quelli esistenti, per esempio integrando digestione aerobica (compost) ed anaerobica (biogas/biometano), ma forse anche trovare alternative in grado di risolvere alcuni problemi che i metodi attuali comportano. alcuni sono importanti a livello locale, per esempio l’impatto visivo e di consumo di suolo dei compostaggi e dei digestori, altri a livello globale. uno fra tutti, la Co2. pochi sanno infatti che secondo le specifiche della produzione di compost da forsu, il 90% del carbonio della matrice originale se ne va nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica, e il biogas contiene Co2 intorno al 35% (e bruciandolo si produce altra Co2). È vero che si tratta di Co2 “neutra”, ma se invece di emetterla la si togliesse di torno, gli obiettivi di parigi si raggiungerebbero prima. inoltre la forsu creare problemi i-
gienici e ambientali se lasciata in giro e non si lascia nemmeno bruciare facilmente nei termovalorizzatori perché contiene moltissima acqua. Di sicuro interesse, quindi, sono le soluzioni di waste-to-fuel, ossia di conversione diretta dei rifiuti organici in materia prima seconda energetica. il tema non è nuovo (da un po’ si parla di convertire il bio-
gas in combustibile liquido con processi tipo il Fischer-tropsch, oppure di estrarne l’idrogeno) ma la sua trattazione da parte di Eni rewind è innovativa. innanzitutto ogni rifiuto organico può essere utilizzato, per esempio, per i reflui agricoli, anche quelli che “rendono” poco in termini di biogas, e i fanghi da depurazione. i sette brevetti che Eni ha depositato in me-
rito prevedono una fase di pretrattamento dove vengono rimossi gli inerti (calcolati in quasi il 20% in peso), macinato e omogeneizzato il resto. la “pappa” viene poi data in pasto a un reattore chimico dove, a 250-350 °C e a 50-160 bar di pressione, viene liquefatta (termoliquefazione). le particelle solide Continua a pag. 12
L’impianto pilota di Gela (CL) in Sicilia
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i proCESSi Zimpro-ElECtro E Zim-Cat
Il trattamento elettrico e catalitico delle acque molte industrie, come raffinerie di petrolio, impianti petrolchimici, industrie farmaceutiche, producono acque reflue contaminate da sostanze organiche difficilmente biodegradabili, che non possono essere trattate nei normali depuratori a fanghi attivi, in quanto contengono sostanze tossiche per i batteri e possono avere elevata salinità e valori di CoD fino a 300.000 mg/l. il trattamento di queste acque avviene normalmente per incenerimento, iniettando l'acqua entro la fiamma di un bruciatore a 1.100 °C con eccesso di ossigeno; si ottengono Co 2, acqua e sali. un trattamento alternativo consiste nella gassificazione, cioè un trattamento di ossidazione ad alta temperatura, in cui l'ossigeno è mantenuto entro il valore stechiometrico, per cui si producono ossido di carbonio e piccole quantità di idrogeno. Entrambi i processi hanno però elevate spese di funzionamento, richiedono frequente manutenzione e presuppongono installazioni ausiliarie che impegnano spazio e manodopera. una soluzione che ha ottenuto sempre maggior successo fin dagli anni '50 dello scorso secolo è il processo di ossidazione a umido "Zimpro", che consiste nell'ossidazione ad elevata temperatura (fino a 300 °C) e sotto pressione
Continua da pag. 11
La forsu, che problema! rimaste vengono filtrate (diventano residuo inerte) e si effettua un recupero termico che contribuisce a mantenere in temperatura il reattore. il liquido passa poi in un separatore che lo divide in tre frazioni, gas, bio-olio e acqua. Quest’ultima è maggioritaria (60%) e viene mandata a un depuratore che la rende idonea ad essere rimessa in circolo. i fanghi del depuratore vanno in un digestore e producono biogas/biometano. il gas contiene molti idrocarburi gassosi e Co2,
(7-12 mpa) della sostanza organica disciolta o sospesa. il processo è stato recentemente perfezionato dalla Siemens, che ha messo a punto due diversi processi: Zimpro Electro-oxidation (ZEo) e Zimpro Catalytic gasification
(Zim-Cat). Con Zimpro Electro-oxidation si produce entro il refluo, mediante l'applicazione di corrente elettrica, dei radicali idrossilici, che sono potenti ossidanti. i problemi di corrosione degli elettrodi sono stati superati
che vengono separati e utilizzati. il bio-olio, infine, che rappresenta dal 3 al 16% in peso del totale, può essere utilizzato come combustibile pesante navale (contiene comunque meno dello 0,1% di zolfo) oppure essere inviato alle raffinerie per alimentare linee di produzione di bio-carburanti avanzati. in pratica si tratta di replicare in poche ore quello che la natura fa in milioni di anni: il processo di termoliquefazione richiede circa 2 ore. rispetto ai metodi attuali, il W2F recupera l’acqua e la rimette in circolo, permette la cattura di buona parte della Co2, fornisce di-
versi prodotti e sottoprodotti con differenti utilizzi, facilitando l’equilibrio economico. E dell’umido non si butta niente. anche i residui di pretrattamento e lavorazione, definiti sovvalli, hanno una destinazione, a cura di aziende specializzate. Dopo cinque anni di sperimentazione presso l’istituto Donegani di novara, Eni rewind dal 2018 fa funzionare un impianto pilota nella raffineria di gela. ora ritiene di essere pronta al salto alla scala industriale, aiutata dal fatto che gli impianti di questo tipo sono molto compatti, richiedono solo 0,3 mq a tonnellata. per passare da 700 kg/g
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impiegando rivestimenti di diamanti sintetici conduttivi. un’applicazione tipica del processo è il trattamento delle soluzioni di soda esausta, prodotte nelle raffinerie di petrolio; ma molte altre industrie producono reflui ad alto contenuto salino, che conducono bene la corrente elettrica e sono quindi adatti ad essere trattati con il processo ZEo. tra questi rientra anche il percolato delle discariche. Zimpro Catalytic gasification (Zim-Cat) consiste invece nell'aggiungere un catalizzatore eterogeneo nel reattore del processo Zimpro. il catalizzatore promuove reazioni di gassificazione in fase acquosa, simili a quelle che avvengono nei processi di gassificazione e di reforming con vapore; tuttavia, queste reazioni avvengono in fase acquosa (anche se sotto pressione), per cui le temperature sono molto più basse di quelle dei processi in fase gassosa. le sostanze organiche vengono ossidate a livelli dal 53 al 98%, ottenendo un gas di sintesi composto per il 50-75% da metano, per il 2-5% da idrogeno e per il rimanente da Co2; una volta assorbita la Co2, ne risulta un ottimo gas combustibile. Complessivamente questo processo presenta i seguenti vantaggi: nessuna produzione di materiali solidi; abbattimento sostanziale del CoD, che consente di ridurre il costo dei trattamenti a valle; basso consumo energetico, grazie alle moderate temperature di processo; produzione di gas combustibile, con buon valore di mercato; spazio occupato dall'impianto relativamente modesto, rispetto ad altri processi.
a 187.000 ton/anno ha bisogno di soli 5 ettari di terreno bonificato all’interno del petrolchimico di marghera, già parzialmente convertito in bioraffineria. l’impianto dovrebbe essere pronto per il 2023, tratterà la forsu della Città metropolitana di Venezia e produrrà diverse migliaia di tonnellate di bio-olio, oltre che rimettere in circolo molte migliaia di tonnellate d’acqua contenute nell’umido. proprio quell’acqua che rende così difficile produrre energia dai rifiuti indifferenziati negli inceneritori. per questa volta, cambiando l’ordine dei fattori, il risultato cambia eccome.
RIFIUTI T R A T T A M E N T O
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Troppi riciclabili in discarica Il 40% dei rifiuti
Scarsa consapevolezza su quali rifiuti possono essere riciclati, anche a causa di un’informazione non sempre chiara sul packaging nonostante i progressi degli ultimi anni, gli italiani continuano ad avere difficoltà a svolgere correttamente la raccolta differenziata. E’ quanto emerge da una ricerca demoscopica svolta da onepoll per DS Smith, azienda specializzata in soluzioni di packaging sostenibile. Secondo la ricerca, oltre due terzi degli italiani (73%) non è sempre a conoscenza di quali rifiuti possano essere effettivamente riciclati. il 40% del campione, inoltre, ammette di aver gettato del materiale riciclabile nell’indifferenziato, generando un danno potenziale (dovuto al mancato riciclo) pari a circa 390 milioni di euro ogni anno. per questo, DS Smith ha lanciato, in collaborazione con la Ellen macarthur Foundation, alcune regole per il Design Circolare che possano aiutare le imprese a progettare imballaggi che possano essere conferiti in maniera più immediata dai consumatori nel contenitore corretto. <<C’è un innegabile desiderio di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente da parte dei consumatori, anche attraverso il riciclo dichiara Stefano rossi, packaging CEo di DS Smith – ma il problema è che ancora oggi molti imballaggi non sono riciclabili e le persone sono spesso confuse su cosa possa es-
sere effettivamente avviato a seconda vita. abbiamo deciso di stilare i nostri principi di Design Circolare per contribuire alla soluzione di questo problema, aiutando le imprese a intercettare i bisogni dei consumatori. Con questi principi, possiamo creare imballaggi adatti all’economia circolare, favorendo il riciclo e eliminando sprechi e inquinamento. inoltre, rendiamo più chiara l’informazione sugli imballaggi per aiutare i consumatori a riciclare sempre di più>>. DUE ATTEGGIAMENTI CONTRAPPOSTI
la ricerca evidenzia che due terzi (65.5%) dei consumatori getta un rifiuto nell’indifferenziato quando non è sicuro del contenitore corretto, adottando un atteggiamento di estrema prudenza. Solo un italiano su 4 (25%) ha invece ammesso di non aver differenziato nell’ultimo mese un rifiuto che potesse essere riciclato; più numerosi, invece (36%), i connazionali che adottano questo comportamento su scala più sporadica. la motivazione di questo comportamento è l’assenza di informazioni chiare in etichetta (45%), la presenContinua a pag. 16 Hi-Tech Ambiente
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Essiccatori Scolari: successo globale Impianti nel mondo
progettati e realizzati dall’azienda, sono installati nei vari continenti per trattare i più svariati materiali negli ultimi anni gli impianti progettati e realizzati dalla Scolari stanno raccogliendo indubbi consensi, oltre che sul territorio nazionale, anche in numerose nazioni estere dove sono stati installati per essiccare e/o trattare i più svariati materiali. in ambito ambientale, l’azienda ha realizzato in ungheria impianti per l’essiccazione della frazione solida del digestato presso cooperative molto importanti. la termica di questi impianti è stata recuperata dall’acqua calda di raffreddamento del cogeneratore e dai fumi di scarico. in Francia è stato installato, per conto di una società molto importante, un impianto di essiccazione per C.S.S a partire da materiale recuperato dalla raccolta diffe-
Compostaggio fanghi civili - Portogallo
Essiccazione digestato - Ungheria
renziata e che, dopo l’essiccazione, lo si utilizza come combustibile in un cementifico. numerosi altri impianti di essiccazione, sebbene non specifici per il settore ambientale, sono caratterizzati comunque da un alto livello di sostenibilità, poiché in grado di ridurre i consumi energetici. in ungheria, Scolari ha realizzato impianti per l’essiccazione del foraggio, che non solo recuperano la termica per l’essiccazione dall’acqua calda di raffreddamento del cogeneratore, ma sono anche provvisti di un bruciatore a gas per integrare la termica mancante. in ucraina sono stati installati Continua a pag. 16
Essiccazione cereali - Ucraina
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Essiccazione foraggio - Slovacchia
Compostaggio deiezioni avicole - Algeria
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Essiccatori Scolari: successo globale impianti verticali per l’essiccazione dei cereali, tutti gli impianti forniti sono predisposti con recupero energetico che permettono di garantire un rendimento termico di 0.84 kW per kg di acqua evaporata. in Slovacchia nel 2020, è stato realizzato un impianto di essicazione per l’erba medica in una aContinua da pag. 15
Troppi riciclabili in discarica za di imballaggi composti da più materiali (poliaccoppiati, 33%) e la contaminazione con altri tipi di rifiuti (23%). Secondo DS Smith, questo fenomeno, chiamato “riciclo prudente”, impedisce il riciclo di circa 9,1 mln di ton/anno di rifiuti. al contrario, il 17,8% degli italiani differenzia rifiuti che non sa se potranno essere riciclati e il 46% afferma di averlo fatto almeno una volta. tra le motivazioni, la convinzione nel voler riciclare il rifiuto (41%), anche se non materialmente possibile, la disattenzione (33%) e la mancata informazione sul corretto conferimento (29%). il 60% del campione ha anche affermato di aver differenziato almeno una volta rifiuti con residui di cibo o bevande, che compromettono il corretto avvio a riciclo.
zienda agricola con superfice investita a foraggio di 500 ettari. la capacità oraria dell’impianto di disidratazione è di 9-10 ton /h di foraggio essiccato che viene imballato e venduto ad allevatori di lattifere della Slovacchia e all’estero. la termica necessaria all’impianto è ottenuta da una caldaia con potenza termica da 3500 kW alimentata con combustibile da biomassa. inoltre, durante i periodi in cui l’impianto non è utilizzato per essiccare il foraggio, con alcune semplici va-
rianti, essicca cippato da impiegare come biocombustibile, in modo da utilizzare l’impianto 7.500-8.000 ore lavorative l’anno. ma gli esempi da fare sarebbero tanti altri, come impianto realizzato in romania per l’essiccazione di crocchette di animali domestici, o quello costruito in Congo, nell’ambito di una linea di lavorazione delle manioca finanziata dalla banca mondiale, insieme a un gruppo di altre ditte italiane. oltre agli impianti di essiccazio-
MANCA UNA INFORMAZIONE CHIARA
principi a cui le aziende dovrebbero attenersi per progettare un packaging appositamente pensato per l’economia circolare. - proteggere i prodotti, e l’imballaggio deve poterlo fare adeguatamente, evitando impatti a livello economico e ambientale derivanti dallo spreco - ottimizzare l’utilizzo dei materiali, in dimensioni e peso dell’imballaggio, così da permette di ridurre i rifiuti e di salvaguardare risorse naturali - pensare all’efficienza lungo la catena di fornitura, poiché un buon imballaggio deve essere efficiente ed essere, ad esempio, adeguato ottimizzando la logistica - riciclare e riutilizzare materiali, riciclandoli in maniera facile e veloce, così da eliminare gli sprechi - Continuare a lavorare sulla ricerca per far evolvere gli imballaggi pensandoli sempre più in chiave di economia circolare
Questi due fenomeni hanno in realtà una radice comune: la mancanza di informazioni chiare sugli imballaggi in merito al conferimento dei rifiuti. il 54% degli italiani afferma che gli imballaggi non riportano informazioni dettagliate in merito al conferimento, mentre il 40% ne denuncia addirittura l’assenza. tocca invece un numero minoritario di rispondenti la mancanza o l’assenza di informazioni sulla raccolta differenziata da parte delle società di raccolta (rispettivamente al 15% e al 12% dei casi). I 5 PRINCIPI DI DESIGN CIRCOLARE
per fornire un contributo in questo senso, DS Smith ha sviluppato in collaborazione con Ellen macarthur Foundation cinque
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ne, comunque, Scolari ha anche realizzato impianti per il compostaggio di forsu in bulgaria, di fanghi in portogallo e di pollina in grecia e algeria. E per poter garantire un’efficace e pronta assistenza alla propria clientela, Scolari normalmente prevede un collegamento di teleassistenza telefonica nel quadro di comando dell’impianto in modo che, in caso di necessità, possa rivolgersi ai tecnici Scolari per ogni informazione riguardante il funzionamento degli impianti.
energia
I reattori nucleari “sicuri” Progetto SAMOFAR
progettata una centrale veloce a sali fusi che può funzionare sia come impianto autofertilizzante che come convertitore di scorie le statistiche sui consumi e le fonti di energia su scala mondiale indicano che, per quanto le energie rinnovabili siano previste in continua crescita, aumenta anche la domanda globale di energia. la popolazione mondiale continua a incrementare: oggi cresce di 22 milioni ogni anno, e secondo le statistiche onu raggiungerà quasi 11 miliardi alla fine di questo secolo. non solo ci saranno più persone che chiedono energia, ma le nuove generazioni dei paesi in via di sviluppo non sono più disposte ad accettare gli stili di vita dei loro padri: pensiamo soltanto che oggi 850 milioni di persone non hanno ancora accesso all'elettricità. la combinazione di questi fattori rende in pratica irrealizzabile la prevista "decarbonizzazione" dell'economia: petrolio e carbone continueranno a coprire almeno metà del fabbisogno energetico mondiale, rendendo estremamente problematico conseguire gli obiettivi di contenimento delle emissioni di Co2 (e del conseguente aumento di temperatura a un massimo di 1,5 °C) fissati dall'accordo di parigi del 2015.
quello delle fonti fossili, che va da 600 a 1.200 gr di Co2 per kWh. tuttavia oggi la costruzione di centrali nucleari simili a quelle realizzate nello scorso secolo (e protagoniste di incendi come quelli di Chernobyl e Fukushima) sarebbe difficilmente accettata dalle popolazioni interessate. occorre quindi un nuovo modo di sfruttare l'energia nucleare, ed è questo l'obiettivo del progetto europeo SamoFar (reactor Safety with the molten Salt Fast reactor). REATTORE VELOCE A SALI FUSI
in questo sconfortante scenario, non può essere trascurata nessuna fonte energetica che garantisca basse emissioni di Co2; e il nucleare è certamente una di queste, in quanto una centrale nucleare non utilizza le reazioni chimiche di combustione, e quindi teoricamente ha emissioni zero durante il suo funzionamento.
in realtà, secondo fonti autorevoli, le attività collaterali (costruzione delle centrali e loro smantellamento a fine vita, estrazione e lavorazione dell'uranio, trattamento e stoccaggio finale dei residui di fissione) provocano da 10 a 130 gr di Co2 per ogni kWh prodotto; valore che è comunque 10 volte più basso di
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il prototipo del reattore veloce a sali fusi (mSFr: molten Salt Fast reactor) risale agli anni '60, ed è stato realizzato negli Stati uniti, all'oak ridge national laboratory. il reattore è costituito da un recipiente cilindrico di acciaio al nichel, con diametro e altezza di 2,25 metri, scaldato a 750 °C e riempito con una miscela di sali fusi. i sali vengono pompati dal basso verso l'alto, attraversando la zona centrale del Continua a pag. 18
Continua da pag. 17 Reattore veloce a sali fusi
I reattori nucleari “sicuri” reattore nucleare, raccogliendo il calore di reazione e trasferendolo agli scambiatori, dove entrano dall'alto verso il basso; gli scambiatori sono collocati alla circonferenza del reattore, in modo da minimizzare il percorso dei sali e la conseguente dispersione del calore. il reattore contiene inoltre, addossato alla parete interna, un contenitore a ciambella riempito con un sale di torio. il materiale fissile (uranio 233) può essere contenuto entro barre di materiale ceramico immerse nei sali fusi, oppure essere disciolto entro i sali stessi. parte dei residui di fissione (quelli che sono gassosi alla temperatura di esercizio) vengono rimossi mediante un flusso di gas iniettato in prossimità delle pompe; l'uranio, gli attinidi e altri residui di fissione pesanti vengono separati a parte mediante tecniche pirochimiche, come fluorurazione ed estrazione riduttiva. tuttavia, in un reattore veloce le necessità di depurazione della massa di sali fusi sono modeste (circa 40 litri/giorno), al contrario di quanto accade nei reattori che usano neutroni termici, i quali richiedono 4 mc/giorno. il prototipo realizzato a oak ridge ha funzionato per 4 anni e ha fornito i dati per lo sviluppo dei reattori veloci autofertilizzanti, che costituiscono la base del cosiddetto "nucleare di iV generazione". la defi-
nizione "reattore veloce" deriva dal fatto che i neutroni prodotti dalla reazione nucleare non vengono rallentati; questi "neutroni veloci" derivanti dalla fissione dell'uranio 233 vengono utilizzati per trasformare il torio naturale (th 232) in uranio 233, che quindi si rigenera con continuità. in altre parole, un reattore autofertilizzante produce più materiale fissile di quello che consuma; il rifornimento di torio naturale non è un problema, dato che questo elemento è dieci volte più abbondante dell'uranio. un importante vantaggio dei reatto-
ri autofertilizzanti al torio è che i residui di fissione, oltre ad essere prodotti in quantità molto modesta, hanno una radiotossicità molto più bassa rispetto a quella degli attuali reattori all'uranio o al plutonio; sarebbe sufficiente un periodo di confinamento di 300 anni per portare la loro radioattività al livello dei materiali naturali. IL PROGETTO SAMOFAR
SamoFar, nell’ambito del programma Euratom, ha visto l’elaborazione di un progetto dettagliato di
Modello in scala di un reattore nucleare
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reattore veloce a sali fusi, che può funzionare sia come reattore autofertilizzante che come "reattore convertitore", alimentato con le scorie nucleari a lunga vita provenienti dagli attuali impianti a uranio-plutonio. in questa versione il reattore non è più autofertilizzante, ma consente di ottenere energia da scorie altamente radioattive, riducendone al contempo la radiotossicità. nel reattore progettato da Samofar il sale fuso trasporta sia il combustibile nucleare che il calore generato dalle reazioni di fissione; tuttavia il sale è a pressione ambiente, il che significa che può espandersi liberamente. Se avviene un surriscaldamento, l'espansione comporta automaticamente la riduzione di concentrazione del materiale fissile e, quindi, il rallentamento della reazione; in caso di incidenti, sono predisposti al fondo del reattore appositi "tappi fusibili", che quando la temperatura sale eccessivamente fondono, scaricando automaticamente la miscela entro un serbatoio contenente una massa di materiali che ne assicurano la diluizione a livelli sub-critici, con il conseguente arresto delle reazioni nucleari. nel corso del progetto sono state eseguite una serie di simulazioni delle diverse situazioni, grazie a un software appositamente sviluppato. le informazioni ottenute saranno molto utili per la realizzazione dei prototipi di reattori nucleari di quarta generazione, definiti "intrinsecamente sicuri".
sicurezza
I rischi biologici per gli operatori ambientali Spesso sottovalutati
Quali sono e cosa fare in discariche, impianti di trattamento di rifiuti solidi urbani e depuratori di acque reflue civili
l'epidemia di Covid-19 ha richiamato l'attenzione sui rischi biologici, che oggi sono divenuti praticamente ubiquitari; ma ci sono attività nelle quali il rischio biologico è sempre stato presente, anche se spesso sottovalutato. un caso tipico è costituito dal settore ambientale e, in particolare, dal trattamento dei rifiuti e delle acque di scarico. una ricerca condotta dall'agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul lavoro (Eu-oSHa) ha evidenziato che le attività suddette si devono considerare "ad alto rischio biologico", che spesso manca la consapevolezza della gravità del rischio e, conseguentemente, le organizzazioni non adottano un approccio sistematico mirante alla minimizzazione del rischio stesso.
l'argomento è stato trattato anche in diverse pubblicazioni inail, tra le quali "inail - il rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative". in questa pubblicazione sono dedicate al settore ambientale le schede n.19 – Discariche, n.20 impianti di trattamento rifiuti solidi urbani e n.21 - impianti di depurazione acque reflue civili. DISCARICHE
nelle discariche sono presenti batteri (stafilococchi, enterobatteri, endotossine), virus (enterovirus) e funghi microscopici diversi. gli effetti sulla salute sono soprattutto gastrointestinali e cutanei, infiammazioni delle vie reContinua a pag. 20 Hi-Tech Ambiente
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I rischi biologici per gli operatori ambientali spiratorie e fenomeni allergici. i picchi di contaminazione si registrano di solito in estate, poichè le temperature elevate favoriscono lo sviluppo dei microorganismi. il monitoraggio ambientale è piuttosto complesso e deve essere eseguito da personale esperto; dovrebbe comprendere la carica batterica (mesofila e psicrofila), la carica fungina (muffe e lieviti) e gli enterobatteri. le misure specifiche di prevenzione e protezione sono basate sui seguenti criteri generali: separazione degli ambienti sporchi (nei quali sono presenti i rifiuti) da quelli puliti (uffici e servizi igienici) mediante misure di compartimentazione; minimizzazione del tempo di stazionamento dei rifiuti; riduzione al minimo delle operazioni di movimentazione e manipolazione diretta dei rifiuti da parte degli operatori; sistemi di filtrazione dell'aria in cabina negli automezzi e nei compattatori; pulizia di ambienti e attrezzature, comprendente periodiche campagne di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione. oltre ai Dpi generici (scarpe, guanti) sono necessari: facciale filtrante antipolvere (a perdere) FFp1, tuta a perdere in tessutonon tessuto e occhiali. IMPIANTI DI TRATTAMENTO RSU
i microorganismi presenti e i possibili effetti sulla salute sono gli stessi già visti per le discariche. negli impianti di trattamento so-
no inoltre presenti zone critiche, come le vasche di deposito temporaneo e gli ambienti dove sono ubicati i sistemi di selezione e raffinazione. in queste aree si riscontra frequentemente la formazione di bioaereosol, con elevati indici di contaminazione batterica; se sono presenti impianti di condizionamento centralizzati, o sistemi con vasche di acqua stagnante calda, occorre considerare il rischio di legionella. rispetto alle discariche, il contatto con i rifiuti è più ravvicinato e questo può portare a contaminazioni batteriche attraverso tagli, punture, abrasioni e simili. inoltre, la presenza di macchine per il trattamento comporta le necessità di periodici interventi di manutenzione e pulizia, durante i quali è pressochè inevitabile il contatto ravvicinato con i rifiuti. i Dpi e le misure di prevenzione e protezione sono le stesse già viste
per le discariche; in più, negli ambienti chiusi, è importante il controllo della polverosità e un adeguato ricambio dell'aria. IMPIANTI DI DEPURAZIONE DEI REFLUI CIVILI
analogamente agli impianti di trattamento rsu, anche negli impianti di depurazione delle acque il rischio è soprattutto connesso alla formazione di bioaerosol. le zone critiche sono quindi quelle in cui vi è contatto dei liquami con l'aria, come le fasi di grigliatura, i vortici e salti di livello, le immissioni per gravità del refluo entro le vasche, le zone di insufflazione di aria. per quanto riguarda i fanghi, sono da considerare critiche le aree di pressatura e movimentazione del fango pressato. i microorganismi presenti includono (oltre a quelli già visti per i rifiuti), anche virus come il rotavirus e il virus dell'epatite a
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e, tra i batteri, l'agente patogeno della leptospirosi. le misure suggerite si basano sul criterio di evitare per quanto possibile spruzzi e altre fonti di dispersione di aerosol nell'aria. E' prevista, quindi, l'installazione di setti paraspruzzi e la copertura degli stramazzi e dei punti di immissione dei liquami. oltre alle misure già viste per i rifiuti (compartimentazione, filtrazione dell'aria, igiene personale, Dpi) si suggerisce l'installazione di germodepuratori d'aria nelle sale di controllo e negli uffici e l'uso di tappetini con la superficie di calpestio trattata con sostanza battericida. E' inoltre raccomandata una procedura di accesso alle aree pulite da parte di operatori provenienti da aree potenzialmente contaminate: pulizia e disinfezione di mani e scarpe; deposizione della tuta e di eventuali altri Dpi in zone lontane dagli uffici, per una successiva disinfezione.
tecnologia
Le novità in materia di dissalazione Politecnico di Torino e MIT
realizzato un dissalatore solare con efficienze stabili nel tempo poichè in grado di rimuovere spontaneamente il sale accumulato il tallone d'achille delle tecnologie per la dissalazione delle acque è rappresentato dalla cristallizzazione di particelle di sale all’interno dei vari componenti dell’impianto. Questo fenomeno di intasamento provoca una riduzione delle prestazioni nel tempo, limitando quindi la durabilità di tali tecnologie. affrontare questo problema è importante per assicurare una produzione costante di acqua distillata nel tempo. recentemente, sono stati proposti materiali nanostrutturati innovativi con proprietà anti-intasamento in grado di limitare l'accumulo di sale. tuttavia, l'elevato costo di questi materiali rende difficile una produzione su larga scala di prototipi commerciali. partendo da questo problema, una squadra di ingegneri del politecnico di torino, in collaborazione con il mit di boston (usa), ha studiato a fondo i meccanismi alla base del trasporto delle particelle di sale nei dissalatori, dimostrando che il problema è da imputare al cosiddetto effetto marangoni. a quest’ultimo è stato quindi attribuito un ruolo chiave nel processo di evacuazione del sale che avviene nelle tecnologie di dissalazione passive. Sulla base di ciò è stato realizzato un prototipo in grado di dissalare l’acqua di mare in maniera sostenibile e rimuovere spontaneamente il sale accumulato durante il funzionamento. l’effetto marangoni è un fenomeno presente anche in natura, che può essere osservato nella vita di tutti i giorni.
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<<in una soluzione acquosa spiegano dal politecnico di torino - le molecole liquide interagiscono tra loro tramite i legami intermolecolari che generano delle forze chiamate ‘forze di coesione’. Due soluzioni con concentrazioni differenti presenteranno forze di coesione differenti. la presenza di questa variazione di concentrazione, e quindi di forze di coesione, fa sì che il liquido scorra via da regioni a bassa concentrazione, generando un processo di ri-mescolamento. Questo effetto, dovuto a una variazione di concentrazione nel liquido, può essere quindi ingegnerizzato e sfruttato per incrementare il rimescolamento di soluzioni con concentrazioni diverse. nel dissalatore così messo a punto (dove le soluzioni trattate sono basate su acqua marina a diverse con-
centrazioni) questo fenomeno permette di evitare l’accumulo di sale nel dispositivo, garantendo produttività di acqua distillata costanti e durature, e salvaguardando la componentistica soggetta a deterioramento. la strategia è stata quindi quella di progettare un impianto in grado di trarre il massimo vantaggio da questo effetto, facendo un ulteriore passo verso future applicazioni commerciali del dispositivo>>. nella versione attuale e considerando una superficie per l’assorbimento di energia solare di circa un metro quadro, il dissalatore è in grado di fornire più di 15 litri di acqua al giorno. inoltre, grazie all’effetto marangoni, il processo di rimozione del sale risulta essere fino a 100 volte più veloce rispetto alle predizioni basate sulla diffusione spontanea, favorendo
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così un rapido ripristino delle proprietà dei componenti. i risultati di questa ricerca possono avere importanti implicazioni nella progettazione di una nuova generazione di materiali e dispositivi per la dissalazione, permettendo loro di ‘auto pulirsi’ spontaneamente dal sale accumulato e garantendo prestazioni stabili e durature.
reti idriche una propoSta DEl politECniCo Di milano
I Certificati Blu per l’acqua un sistema interessante per supportare l’efficientamento idrico mediante meccanismi di incentivazione Visto il successo dei titoli di Efficienza Energetica (tEE) o Certificati bianchi il politecnico di milano ha tempo fa proposto di introdurre anche i Certificati blu per supportare, attraverso meccanismi di incentivazione, le necessarie azioni di risparmio, riuso e riutilizzo dell’acqua, che purtroppo nel nostro paese non è affatto percepita come una risorsa da salvaguardare. Dietro questa interessante proposta c’è l’Energy& Strategy group della School of management del politecnico di milano, che intende dare risalto al problema dell’efficientamento idrico, sempre così scarsamente considerato a causa del troppo basso valore economico dato all’acqua. <<Come è emerso dall’evoluzione del mercato dell’efficienza energetica - spiega Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy group - una politica incentivante per i risparmi d’acqua potrebbe portare, oltre alla mitigazione della barriera economica, a una spinta allo sviluppo di soluzioni di riuso e riciclo della risorsa e a una modifica culturale nell’approccio degli stakeholders al tema dell’acqua, accrescendo la sensibilità sia degli utilizzatori civili che delle imprese>>.
UNA PROPOSTA CONCRETA
il meccanismo di incentivazione che l’E&S group propone è strutturato in maniera analoga al sistema dei tEE, rispetto al quale sussistono diverse analogie. al fine di valutare quale valore del Certificato blu permetta di rendere economicamente conveniente un intervento di risparmio della risorsa idrica si sono stati presi in esame 13 casi rappresentativi di altrettante soluzioni, applicate sia ad usi civili che ad usi industriali.
per ogni caso, sono stati analizzati gli aspetti tecnici e le condizioni al contorno specifiche (costo dell’acqua, del trattamento dell’acqua, dell’intervento di risparmio, o&m…) e la sostenibilità economica è stata analizzata secondo due indicatori con i relativi valori soglia, rispettivamente un tempo di ritorno dell’investimento di 3 anni e un tasso interno di rendimento (irr) a 20 anni del 15%. Sono state prese in esame tecnologie per il risparmio di acqua in due macro aree: le soluzioni di utilizzo efficien-
Da 4 WatEr utilitity
Nasce l’Ufficio IT di Rete lombardo Coniugare le migliori pratiche nella gestione pubblica dell’acqua e lo sviluppo sostenibile del territorio unendo attività, competenze e know-how sul fronte dell’information technology in un dipartimento interaziendale, il più grande della lombardia nel settore idrico integrato. È lo spirito che è sotteso al Contratto di rete firmato da gruppo Cap, brianzacque, lario reti e
alfa, le quattro aziende pubbliche che gestiscono il servizio idrico integrato di oltre 450 Comuni distribuiti nella Città metropolitana di milano e nelle province di monza e brianza, lecco e Varese, per potenziare le sinergie e dare vita a un’unica struttura organizzativa: l’ufficio it di rete. Diretto da michele tessera di gruppo Cap, è organizzato in 5 dipartimenti, seHi-Tech Ambiente
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te, che riducono i consumi perché abbassano il fabbisogno di acqua, e quelle di riuso/riutilizzo, che riducono il prelievo di acqua ma non il fabbisogno. Dall’analisi emerge che, senza l’apporto di incentivi, solo 4 dei 13 casi mostrano degli indicatori economici “sostenibili” per gli utilizzatori finali in base al primo criterio (3 sono di risparmio d’acqua, 1 di recupero/riuso) e solo 6 rientrano nella soglia fissata per il irr a 20 anni. <<un valore del Certificato blu di 3.000 euro (3,00 €/mc) abbasserebbe sotto i 3 anni il tempo di ritorno ed innalzerebbe sopra il 15% l’irr in quasi tutti i casi studio analizzati - commenta Vittorio Chiesa – e se poi si arrivasse a 4.000 euro, tutti i casi manterrebbe indicatori economici di investimento vantaggiosi, ma basterebbero valori nell’ordine di 1-1,5 €/mc per fare entrare nel novero degli interventi economicamente sostenibili quelli di riuso/riutilizzo in ambito industriale. non va dimenticato però che stiamo parlando di cifre di 3 ordini di grandezza superiori all’attuale costo di acquisto della risorsa idrica per le utenze industriali. Si tratta quindi di numeri importanti, come importanti sono stati gli incentivi per l’efficienza energetica o la generazione distribuita da rinnovabili. Senza una convergenza di intenti e di vedute tra i vari attori dell’ecosistema dell’acqua, senza la disponibilità della politica e senza un cambio culturale che renda comprensibile ai consumatori finali la necessità di investire nel risparmio idrico, stiamo parlando di cifre ‘impossibili’. Eppure è uno sforzo necessario, se non vogliamo trovarci tra qualche anno a rimpiangere una risorsa che sta divenendo sempre più scarsa>>. guendo linee guida dei framework internazionali di riferimento, in grado di rispondere alle esigenze di demand & delivery, service operation, gestione infrastrutture/cybersecurity, service desk e sistema informativo territoriale. l’obiettivo? Sviluppare knowhow, soluzioni applicative e piattaforme tecnologiche che possano essere messe a disposizione, in ottica di shared service, anche dagli altri gestori che fanno parte di Water alliance, rendendo sempre più competitivo e all’avanguardia il sistema idrico integrato lombardo.
ECOTIME A T T U A L I T A ’
E
C R O N A C A
E C O L O G I C A
Riusciremo a salvare gli oceani dalla plastica? Scenari possibili
ogni approccio basato solo sulla gestione dei rifiuti sarà un insuccesso se non verrà anche ridotta la produzione dei materiali plastici E' ormai noto che l'inquinamento dei mari causato dalle plastiche ha raggiunto dimensioni preoccupanti. per proporre una soluzione a questo problema, un team internazionale di ricercatori universitari e fondazioni private, cooordinate dalla Ellen mac arthur Foundation, ha elaborato un rapporto (“breaking the plastic Wave”) che in primo luogo quantifica la produzione globale di oggetti in plastica, per poi effettuare una stima dell'inquinamento prevedibile degli oceani secondo diversi possibili scenari tra il 2016 e il 2040, e infine fare una valutazione degli impatti economici, ambientali e sociali. LO SCENARIO “BUSINESS AS USUAL”
il primo scenario, detto bau, si basa sull'assunto che nei prossimi venti anni resti tutto come adesso: nessun nuovo intervento sulle politiche relative alla produzione e smaltimento dei rifiuti plastici, nè sui connessi aspetti economici e imprenditoriali. Secondo questo scenario, nel
prossimo ventennio la produzione di rifiuti plastici raddoppierà, la dispersione di questi rifiuti negli oceani sarà il triplo rispetto all'attuale, e la quantità complessiva di rifiuti plastici nei mari di tutto il pianeta sarà oltre quattro volte quella attuale. l'immissione negli oceani di ulteriori 450 milioni di
tonnellate di rifiuti plastici ridurrà la produttività delle attività ittiche e di acquacoltura, degradando gli ecosistemi acquatici; inoltre, si avrebbe una crescita della concentrazione di microplastiche 24 volte superiore rispetto al livello attuale, i cui possibili effetti a lungo termine sono tutto-
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ra oggetto di studio. in secondo luogo, questo scenario mette a repentaglio la possibilità di far fonte ai cambiamenti climatici, ed è incompatibile con i principi siglati con l'accordo di parigi. infatti, nel periodo 2016-2040 le emisContinua a pag. 24
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Riusciremo a salvare gli oceani dalla plastica? sioni di Co2 legate al ciclo di vita delle plastiche raddoppierebbero, portando il loro contributo dall'attuale 3% al 19% delle emissioni annue globali consentite nell'ambito dell'obiettivo di contenere l'aumento del riscaldamento globale entro 1,5 °C. MANTENIMENTO DEGLI ATTUALI IMPEGNI
il secondo scenario prevede che tutti i principali impegni assunti dai soggetti pubblici e privati tra il 2016 e il 2019 siano attuati e rafforzati: tra essi, i divieti e le limitazioni sull'impiego di determinati materiali plastici, l'impegno verso il raggiungimento di maggiori percentuali di plastica riciclata, l'adozione di standard di prodotto e l'estensione della responsabilità dei produttori, maggiori investimenti sugli impianti di riciclaggio e l'imposizione di restrizioni al commercio di rifiuti plastici. Si stima che questo scenario porterebbe la riduzione della produzione e consumo di materie plastiche a 19 milioni di ton/anno entro il 2040, e un incremento del riciclaggio pari a 5,4 milioni di ton/anno entro il 2025. tuttavia, le misure legislative attuali circa oggetti come cannucce, borse, bacchette, tazze e bicchieri, tamponi di cotone e bottiglie non sono realmente in grado di portare a una riduzione significativa della quantità di rifiuti plastici prodotti ogni anno, perché queste misure
IL PROBLEMA DELLE MICROPLASTICHE Si stima che il 26% di tutte le microplastiche prodotte nel 2016 siano finite negli oceani, mentre il 63% hanno contaminato gli altri ecosistemi, tra cui suolo e aria e l'11% sono state recuperate dai processi di depurazione delle acque reflue e avviate a smaltimento. il primo posto nelle quantità disperse spetta alle polveri da pneumatici, che nel 2016 coprivano il 78%. altre fonti note di microplastiche sono tessili, prodotti per la cura della persona e pellets di plastica; si stima che le 4 fonti sopra citate rappresentano il 7585% dell'inquinamento totale degli oceani da microplastiche. Secondo lo scenario bau la dispersione delle microplastiche aumenterebbe da 1,3 milioni di
ton (2016) a 3 milioni di ton (2040). le soluzioni dovrebbero focalizzarsi sulla riduzione alla fonte, perchè ciò è più economico e tecnicamente attuabile rispetto alla cattura delle microplastiche disperse nell'ambiente. a tal fine occorre introdurre innovazioni nella progettazione dei pneumatici e dei prodotti tessili, oltre a vietare l'impiego di microplastiche nella produzione di prodotti per la persona. Comunque, anche nel caso (assai ambizioso) che tutte le soluzioni possibili fossero applicate, le dispersioni di microplastiche nel 2040 sarebbero simili a quelle del 2016. occorre quindi trovare nuove soluzioni, specialmente per i pneumatici; sono necessarie nuove ricerche sulle microplastiche (produzione, impieghi, smaltimento, ecc.) per ottenere un quadro completo dell'inquinamento da microplastiche.
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sarebbero compensate dall’aumento di rifiuti plastici di altro tipo. Ciò significa che anche se gli impegni presi da governi e industrie fossero pienamente attuati, la presenza delle plastiche negli oceani nel 2040 calerebbe probabilmente di solo il 7% rispetto al primo scenario. RACCOLTA DIFFERENZIATA E RICICLAGGIO NON SONO SUFFICIENTI
il terzo scenario si basa su una notevole espansione a livello globale delle attività di raccolta e riciclaggio dei rifiuti plastici. ma se è vero che aumentare il riciclaggio è assai importante, pensare che questo sia sufficiente per fermare l'inquinamento da plastiche non è nè tecnicamente nè economicamente possibile. raccogliere e riciclare ciò che attualmente va in discarica lascerebbe scoperte (con probabile destinazione finale negli oceani) 13 milioni di ton/anno entro il 2040. Se poi si volesse estendere raccolta e riciclo a tutti i rifiuti plastici, si stima che ciò avrebbe un costo pari a 510 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2040. un approccio più realistico, basato sul riciclo delle frazioni realmente riutilizzabili, causerebbe l'immissione di 18 milioni di ton negli oceani entro il 2040, con un costo di 140 miliardi di dollari rispetto allo scenario bau. Quindi, in conclusione, ogni approccio basato unicamente sulla gestione dei rifiuti è destinato all'insuccesso, se non accompagnato da una strategia significativa di riduzione della produzione dei materiali plastici.
LA VERA SOLUZIONE (SYSTEM CHANGE)
Questo scenario assume l'adozione congiunta di diversi ambiti di intervento, tra loro complementari, che riguardi sia le micro che le macroplastiche. Questi interventi riguardano in particolare: - stabilizzare produzione e consumo di plastica ai livelli attuali, riducendo al contempo di 1/3 la produzione di rifiuti plastici attraverso l'eliminazione, il riuso e diversi modelli di distribuzione - sostituire ove possibile la plastica in film con carta e materiali compostabili, riducendo di 1/6 la produzione di rifiuti plastici - progettare prodotti e imballaggi in funzione del riciclaggio, per portare le plastiche economicamente riciclabili dall'attuale 21% al 54% - aumentare la raccolta dei rifiuti plastici nei paesi in via di sviluppo, portandola al 90% nelle aree urbane e al 50% nelle aree rurali - raddoppiare il riciclaggio globale, portandolo a 86 milioni di ton/anno - sostituire il più possibile la plastica con altri materiali, fino a 13 milioni di ton/anno - costruire impianti per lo smaltimento (mediante termodistruzione, riciclaggio chimico o conversione in carburanti) delle plastiche che non possono essere economicamente riciclate (attualmente il 23% del totale) - ridurre del 90% l'esportazione dei rifiuti plastici verso paesi in cui questi rifiuti tendono ad essere dispersi nell'ambiente. Se fossero attuate congiuntamente tutte queste misure, si stima che ciò porterebbe a una riduzione dell’80% dell’immissione di rifiuti plastici negli oceani e, contemporaneamente, a una riduzione del 14% delle emissioni di gas serra rispetto allo scenario bau tra il 2021 e il 2040, con una riduzione definitiva del 25% nel 2040. il costo totale degli interventi pubblici per dare vita al "System Change" tra il 2021 e il 2040 è stimato in 600 miliardi di dollari, mentre il costo per gestire l'elevata dispersione delle plastiche nello scenario bau è di 670 miliardi di dollari. Ciò significa un risparmio di 70 miliardi di dollari!
si in via di sviluppo almeno 700.000 posti di lavoro entro il 2040. in questi paesi esiste una comunità di 11 milioni di lavoratori, che attualmente contribuiscono al riciclaggio del 60% della plastica prodotta in tutto il mondo, sottopagati e senza tutele lavorative. Se questi lavoratori potessero beneficiare di migliori condizioni
lavorative, sia dal punto di vista salariale, che della sicurezza e del welfare, le conseguenze negative dell'inquinamento da plastiche sulla salute sarebbero sensibilmente ridotte, evitando la combustione a cielo aperto di 109 milioni di ton/anno di rifiuti, e quindi una diminuzione del particolato, dei cancerogeni e delle tossine dispersi nell’ambien-te.
VANTAGGI PER CLIMA, SALUTE E SOCIETA’
Si stima che lo scenario "System Change" potrebbe creare nei paeHi-Tech Ambiente
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NON C'E’ TEMPO DA PERDERE
tutti gli aspetti individuati dal "System Change" devono essere messi in pratica tempestivamente: si stima che un ritardo di 5 anni porterebbe a un aumento di 80 milioni di ton di rifiuti plastici negli oceani entro il 2040. i prossimi due anni sono fondamentali per implementare una prima fase, che prevede la fine della produzione di plastiche sostituibili da altri materiali, l'incentivazione dei consumatori al riuso, migliorando l'etichettatura e sperimentando innovazioni (come nuovi modelli di distribuzione) che riducano la necessità di ricorrere ad imballaggi difficilmente riciclabili. non è tanto la mancanza di soluzioni tecniche che ci impedisce di risolvere l'inquinamento da plastiche, ma piuttosto un'inadeguatezza dei quadri normativi, degli approcci economici, e dell'accesso ai finanziamenti. Quindi gli strumenti tecnici sono a portata di mano: se vogliamo ridurre seriamente l'inquinamento degli oceani dalle plastiche, dobbiamo agire subito per rimuovere gli ostacoli che ancora impediscono l'attuazione di queste soluzioni.
GREEN ECONOMY Strategia di sostenibilità
Grohe raggiunge la produzione CO2-neutra grohe, brand di soluzioni per l’erogazione di acqua in bagno e cucina, ha ottenuto una produzione a zero emissioni, raggiungendo un obiettivo centrale nel proprio impegno a lungo termine per la sostenibilità. l'iniziativa grohe Zero si collega perfettamente alle numerose misure adottate negli stabilimenti del gruppo che promuovono la riduzione dell’impatto ambientale e la conservazione delle risorse. E il passo successivo è infatti, quello di rendere entro la fine del 2021 tutti gli uffici commerciali nel mondo a zero emissioni. per raggiungere l'obiettivo autoimposto di una produzione Co2neutra, grohe utilizza energia “verde” dal luglio 2019 in tutti e cinque gli stabilimenti di produzione lixil Emena e nei centri logistici in germania. inoltre, il brand sta investendo in tecnologia solare, impianti di cogenerazione e processi di produzione innovativi come la stampa 3D dei metalli, che consentono un risparmio delle materie prime a garanzia di una catena del valore che preserva le risorse. anche le moderne tecnologie del laboratorio di Hemer in germania e un maggiore riciclo dei materiali hanno contribuito alla costante riduzione dell’impatto ambientale. tutto ciò ha consentito a grohe di ridurre le emissioni di gas serra di circa il 40% dall'introduzione del suo programma di sostenibilità nel 2014, con un aumento dell'efficienza energetica pari 24%. Dati, quest’ultimi, che anti-
cipano e superano l’obiettivo prefissato del 20% entro il 2021. grohe, inoltre, supporta due importanti progetti per contribuire
ulteriormente alla riduzione di emissioni di Co2: il primo in india riguarda il funzionamento di una centrale idroelettrica che consen-
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te di sostituire la produzione di energia elettrica derivante da centrali a carbone, il secondo in malawi riguarda la riparazione e la manutenzione di pozzi utilizzati per ottenere acqua potabile. nell'ambito della propria strategia in materia di emissioni, il brand intende perseguire il triplice approccio di "evitare, ridurre, compensare" e aumentare l'efficienza energetica ogni anno con i propri mezzi, riducendo così la quota di compensazione. naturalmente l’impegno di grohe verso una maggiore sostenibilità passa anche dai suoi prodotti, affinchè aiutino i consumatori a ridurre il proprio impatto ambientale. allo scopo il brand utilizza tecnologie intelligenti, quali ad esempio: grohe Silkmove ES consente il passaggio di acqua fredda dal rubinetto solo posizionando la leva a metà, così da evitare il consumo di acqua calda non necessaria, con un risparmio, per una famiglia di 4 persone, di circa 279 kg di Co 2 e di 31.412 lt/anno di acqua; grohe turboStat termostatici per doccia che forniscono la temperatura desiderata in una frazione di secondo, evitando spreco di acqua ed energia, e mantenendola sempre costante; grohe blue Home, sistema di filtrazione dell’acqua che eroga acqua filtrata e refrigerata, liscia, leggermente frizzante o frizzante, così da far risparmiare a una famiglia di 4 persone fino a 800 bottiglie di plastica ogni anno e ridurre le loro emissioni di Co2 fino al 61%.
Lucart in linea con il Green Deal Strategie, progetti e investimenti
installazione di cogeneratori per autoprodurre energia elettrica e termica e nuovi packaging in carta riciclata le cartiere lucart sono fortemente impegnate verso gli obiettivi del green Deal europeo e nel corso del 2019 questo orientamento ha trovato espressione soprattutto in due importanti progetti. il primo riguarda l’installazione di una nuova turbina a gas nello stabilimento di Diecimo (lu), in grado di fornire una potenza di 12,5 mW, con un rendimento cogenerativo (elettrico e termico) dell’85%. la nuova turbina, infatti, in base alle necessità di energia, può modulare e ottimizzare la potenza erogata con significative migliori efficienze energetiche rispetto alla macchina precedentemente utilizzata, inoltre, consente la riduzione delle emissioni di Co2 e degli ossidi di azoto (nox) rispettivamente del 11% e del 40%. il secondo progetto riguarda invece lo sviluppo di un nuovo packaging in carta riciclata per i prodotti delle linee grazie natural ed Eco natural, realizzato con la carta per imballaggi flessibili prodotta nello stabilimento di porcari (lu). Due importanti innovazioni che si sommano alle numerose iniziative che negli anni hanno portato l’azienda a raggiungere significativi traguardi di riduzione del proprio impatto ambientale: riduzione delle emissioni di Co2 e di nox, rispettivamente del 6,8% e del 16,9% (vs 2014); diminuzione dei rifiuti per tonnellata di carta prodotta (-13,8% vs 2014); miglioramento nell’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche, con consumi specifici di acqua calati del 13,3% (vs 2013) e di energia ridotti dell’8,1% (vs 2014); incremento nell’utilizzo di carta da riciclo, arrivato al 55% del totale del mix di produzione, in aumento del 2% ri-
che vada nella direzione degli obiettivi europei in termini di sostenibilità, conferma la bontà delle decisioni strategiche che abbiamo intrapreso negli anni e ci sprona a puntare con sempre più decisione verso modelli di sviluppo come l’economia circolare e la simbiosi industriale, in grado di creare valore condiviso nel rispetto del pianeta”. Seguendo la direzione del green Deal, nel 2019 lucart ha creato un nuovo comitato responsabile dell’applicazione del programma di sostenibilità, rivedendo i propri obiettivi di miglioramento in funzione degli SDgs fissati dalle nazioni unite per il 2030. nel 2020 il gruppo ha già stanziato 10 milioni di euro per l’installazione di spetto al 2018; la migliore gestione dei rifiuti di produzione, che sono avviati a recupero in un’ottica di economia circolare per il 62%. “la crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ci impone di riflettere ulteriormente sui nostri stili di vita, sulle nostre abitudini e di conseguenza sul nostro modo di fare impresa - afferma massimo pasquini, aD di lucart. “il 2019 è stato un an-
no in cui la presa di coscienza sull’importanza della connessione fra temi economici, sociali e ambientali è passata dal piano individuale a quello collettivo, come hanno dimostrato i movimenti giovanili e l’adozione di nuove norme e piani di sviluppo a livello europeo come il. in quest’ottica, la notizia del recente accordo tra governo e Confindustria per una strategia industriale una nuova turbina cogenarativa a porcari, che va a completare il piano di rinnovamento energetico del gruppo, la cui potenza complessiva autoprodotta negli stabilimenti italiani arriverà a raggiungere la soglia dei 32 mW. infine, è previsto a breve il lancio di nuove linee guida per il packaging Sostenibile che contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo del 100% di imballaggi riciclabili o compostabili entro il 2025.
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La pasta surgelata dall’animo green Surgital
l’azienda riduce l’impatto ambientale grazie a ingenti investimenti sul ciclo dell’acqua, dei rifiuti e del risparmio energetico. a breve anche l’ottenimento dell’aia Centrale di quadrigenerazione
Stabilimento Surgital a Lavezzola (RA)
Surgital, un’impresa italiana di famiglia dedicata alla pasta fresca surgelata, continua il costante impegno per migliorare il suo impatto green. Di pari passo con l’ampliamento dello stabilimento, l’azienda vuole ottimizzare le sue performance ambientali, in linea con la politica di CSr. Diverse le azioni svolte di recente, primo fra tutte l’ottenimento dell’aia - autorizzazione integrata ambientale, per uniformarsi ai principi di integrated pollution prevention and Control (ippC) dettati dall'unione Europea. la pratica verrà rilasciata da arpa entro l’anno in corso. Questo nuovo importante traguardo regolamenterà aspetti prima gestiti e controllati solo a livello volontario, diventando quindi parte integrante del sistema gestionale.
Surgital sarà così in grado di calcolare e migliorare la sua impronta ambientale, essenzialmente data da tre fattori: il ciclo dell’acqua, dei rifiuti e il dispendio energetico. Quest’ultimo aspetto è stato oggetto di diversi interventi per ottimizzare l’efficienza energetica e utilizzare solo energia alternativa. in accordo con il protocollo di Kyoto, l’azienda genera tutta l’energia di cui ha bisogno, riducendo le emissioni di Co2 attraverso tre innovativi impianti per la produzione di energia pulita: un sistema fotovoltaico da 1.000 kW/h, una centrale di quadrigenerazione alimentata a metano con una potenza elettrica di 6.000 kW/h,e una centrale a tre turbine oil-free da 600 kW/h, frutto di un brevetto di derivazione spaziale. per quanto concerne l’acqua, in-
vece, Surgital si sta muovendo con un impianto di potabilizzazione che riguarda direttamente tutti gli stadi della produzione: lo stabilimento, infatti, la impiega sia nella fase di impasto delle farine che nel processo di cottura della pasta, il cui vapore viene reimmesso in atmosfera grazie a speciali torri di aspirazione, prima di rientrare nel ciclo naturale. Quando viene invece usata per il lavaggio, subisce comunque una profonda depurazione, sia dal punto di vista fisico, che chimico e biologico, così da poter essere scaricata nelle acque superficiali. l’azienda si è infine dotata di un impianto di osmosi inversa che tratta l’acqua in uscita dal depuratore, utilizzata poi per raffreddare gli impianti. per i rifiuti, da tre anni Surgital
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recupera il 98% degli scarti di cucina, senza quindi doverli smaltire. Questo comporta un grande vantaggio per l’ambiente, perché si crea un circolo virtuoso che genera solo il 2% di rifiuto effettivo. il recupero avviene in queste modalità: la pasta rimasta diventa mangime per allevatori locali (in particolare per un piccolo allevamento di oche), mentre gli ingredienti di origine animale, ad esempio per i ripieni o altre ricette, sono rivenduti a un impianto di pet food. il rifiuto organico da immettere nella raccolta differenziata pubblica si riduce quindi alle sole rimanenze prodotte dalla mensa interna per i dipendenti e dalla sala degustazioni riservata agli eventi aziendali.
grazie ad un costante investimento in tecnologia, Sublitex decora oltre 60 milioni di metri quadri di supporti e superfici in tutto il mondo tramite processi di stampa water free ed energy saving, sia per la tecnologia digitale che per la rotocalco tradizionale. il consumo idrico è passato dai 101 mc/ton prodotta nel 2010 a 15 mc/ton nel 2018, con una riduzione dell’85%. Ciò corrisponde ad un risparmio di 210.000 mc/anno di acqua, che equivale al fabbisogno idrico di 2.700 persone. inoltre, non utilizzando acqua nel processo di stampa, si evita di creare acque reflue, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale. la stampa in rotocalco viene effettuata con inchiostri a base di etanolo, una sostanza naturale e rinnovabile, e tutti gli inchiostri utilizzati nel processo di produzione vengono interamente riciclati impiegando una tecnologia di recupero dell’inchiostro. la speciale “Cucina Colori” di Sublitex permette di aumentare la sicurezza dell’ambiente di lavoro e favorire il rispetto ambientale grazie a un dosaggio di altissima precisione e un ridotto consumo di materia prima. anche il processo di produzione della carta e il trasferimento del disegno al tessuto vengono realizzati con tecniche ecologiche. grazie a tecniche di stampa digitale particolarmente innovative, il consumo degli inchiostri è limitato alla richiesta dello stampato, limitando così la quantità di materiali residui alla lavorazione. recentemente Sublitex ha inoltre installato un Combustore termico rigenerativo (otr), che permette una corretta esalazione dei fumi di produzione. i vapori di stampa captati vengono convogliati a que-
La stampa è sempre più sostenibile Sublitex
Dal processo water free ad alta efficienza energetica, al recupero di inchiostri e fumi, fino all’uso di tessuti in poliestere riciclato sto innovativo impianto di rigenerazione, che distrugge le sostanze nocive contenute nei fumi, ottimizzando i consumi e consentendo un bassissimo impatto ambientale. tra gli ultimi eco-progetti dell’azienda c’è anche una capsule di tessuti in poliestere riciclato, stampati con la tecnologia transfer in modo completamente water free. l’iniziativa origina dal riciclo post consumer di pEt e di indumenti in poliestere. a comprova del forte impegno e dei risultati di Sublitex nella direzione di una sempre maggiore sostenibilità, dal 2020 l’azienda è partner ufficiale del sistema bluesign, che riunisce imprese che hanno fatto della sostenibilità una filosofia e agiscono responsabilmente nella catena di produzione tessile, impegnandosi per implementare gli standard ambientali nella catena di fornitura.
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manDarin oriEntal
L’atmosfera green in hotel mandarin oriental Hotel group promuove un nuovo tipo di turismo sostenibile a livello globale anche con l’impegno di eliminare la plastica monouso in tutte le sue proprietà entro la fine di marzo 2021. un obiettivo decisamente grande e impegnativo, che vedrà l’eliminazione della plastica monouso in tutti i reparti operativi degli hotel, incluse camere, spa, trasporti, ristoranti e bar, e qualsiasi altra area non pubblica e, quindi, non visibile dagli ospiti. una campagna di eliminazione della plastica monouso è già in corso da qualche tempo in tutte le proprietà. un’attenta analisi ecosostenibile ha rilevato in ogni struttura ben 23 articoli in plastica comunemente usati ogni giorno. ad oggi, l’86% di questi articoli è già stato eliminato o sta per esserlo. <<Come uno dei gruppi alberghieri più iconici e lussuosi al mondo - afferma James riley, group chief executive di moHg - siamo in una posizione assai forte per guidare im-
SoStEnibilE al 100%
Aerei: ecocarburante in prova nell'ambito della sua strategia di decarbonizzazione, rolls-royce utilizzerà per la prima volta carburante sostenibile al 100% nei test a terra delle tecnologie per la prossima generazione di motori aerei. i test mireranno a confermare che il SaF (sustainable aviation fuel) non miscelato contribuisce in modo significativo al miglioramento delle prestazioni ambientali delle
turbine a gas, ponendo le basi per portare tali carburanti verso la certificazione. attualmente, SaF è certificato per miscele fino al 50% con carburanti convenzionali e può essere utilizzato su tutti gli attuali motori rolls-royce. il biocarburante non miscelato oggetto dei test ha invece il potenziale per ridurre in modo significativo le emissioni nette di Co2
di oltre il 75% rispetto al carburante per jet tradizionale nel ciclo di vita, con la possibilità di ulteriori riduzioni negli anni a venire. le prove verranno svolte con un motore rolls-royce trent, che incorpora anche la tecnologia alECSys (advanced low Emissions Combustion System) leanburn, che fa parte del programma di dimostrazione dei motori ultraFan di prossima generazione, che
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portanti cambiamenti nel settore. Siamo consapevoli di esserci prefissati un obiettivo ambizioso, ma addirittura l’eliminazione della plastica monouso è solo una parte delle numerose attività previste dal gruppo per rendere tutte le proprietà sempre più sostenibili e responsabili verso il rispetto dell’ambiente>>>. allo scopo, vengono regolarmente invitati i componenti dello staff a trovare nuove soluzioni green che possano essere condivise internamente come best practice. il gruppo sta inoltre collaborando con i suoi fornitori per promuovere acquisti responsabili che forniscano prodotti alternativi in linea agli standard ecologici degli hotel di lusso. ogni struttura ha degli obiettivi annuali chiaramente definiti per raggiungere la massima sostenibilità ambientale. ogni semestre vengono pubblicati dei report relativi ai progressi raggiunti sul fronte sostenibile della struttura e relativi alle attività green svolte da parte di tutto lo staff e community mandarin oriental per evidenziare eventuali problematiche riscontrate.
offre un risparmio di carburante del 25% (il programma alECSys è sostenuto dall'unione Europea tramite l’agenzia Clean Sky). il SaF utilizzato nei test è stato prodotto dall’americana World Energy, specialista di carburanti a basse emissioni di carbonio.
Philips: imballaggi plastic-free A partire dal 2021
Sarà gradualmente eliminata la plastica da tutte le confezioni dei prodotti di largo consumo, sostituendola con carta riciclata Signify, specializzato nel settore dell’illuminazione, conferma ancora una volta il proprio impegno per ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti. ogni anno, infatti, 8 milioni di tonnellate di plastica inquinano irreparabilmente gli oceani, uccidendo 1 milione di uccelli di mare e minacciando centinaia di specie marine. per questo motivo l’inquinamento causato dalla plastica è oggi uno dei problemi ambientali più urgenti, tanto che i consumatori sono sempre più attenti e critici sul confezionamento dei prodotti che acquistano quotidianamente. Signify dimostra il suo impegno per l’ambiente utilizzando carta riciclata già nell’80% degli imballaggi dei suoi prodotti philips ma, a partire dal 2021, prevede di eliminare gradualmente tutte le materie plastiche dagli imballi dei prodotti di consumo. nel dettaglio, grazie all’eliminazione graduale della plastica utilizzata per l'imballaggio dei prodotti destinati ai consumatori, Signify eviterà l’utilizzo di oltre 2.500 tonnellate di plastica all'anno. inoltre, il nuovo tipo di imballaggio è meno ingombrante e più leggero, risparmiando così 6.000 tonnellate all’anno di emissioni di Co2 legate alla logistica e alla tipologia di imballo. <<Consapevoli dell’elevato impatto ambientale del pEt e delle materie plastiche con una conseguente riduzione della biodiversità - afferma Eric rondolat, CEo di Signify - abbiamo deciso di aderire a un utilizzo sempre più diffuso di materiali altenativi.
inoltre, abbiamo utilizzato anche i fogli di schiuma di carta. infine, verrà estesa la sostituzione delle confezioni in plastica con scatole di carta all’intero portfolio di prodotti in tutti i nostri mercati, partendo in Europa dalle lampadine led nel corso del terzo trimestre del 2020 per poi giungere nel resto del mondo a partire dall’inizio del 2021. nella regione del pacifico, Signify ha già avviato la sostituzione degli imballi in plastica delle lampade led con materiali a base di carta, dove la transizione è stata accolta con grande entusiasmo e ha anche portato a un aumento delle vendite. <<Quando abbiamo sostituito i nostri primi imballaggi nella regione del pacifico, i clienti hanno apprezzato l’iniziativa dell’ambiente - aggiunge rondolat - affermando che non solo l’impatto visivo fosse più piacevole, ma anche più rispettoso nei confronti. non mi stancherò mai di invitare le altre aziende ad unirsi a noi in questo percorso, con la più completa disponibilità a condividere quanto appreso finora per il bene comune>>. l'eliminazione della plastica è una delle tante iniziative che Signify sta implementando per promuovere la responsabilità aziendale, andando così ad arricchire il programma di sostenibilità brighter, lives, better World. inoltre, l’azienda è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo “zero emissioni di Co2” a livello globale entro la fine del 2020, con 15 dei 19 mercati in cui opere già carbon neutral.
Questa per noi è la cosa giusta da fare, oltre ad essere in linea con le crescenti aspettative dei nostri clienti. guardiamo con grande entusiasmo al giorno in cui riusciremo finalmente ad annunciare di non utilizzare più alcuna plastica nei nostri imballaggi>>. attualmente, la politica di packaging di Signify richiede che tutti gli imballaggi contengano più dell'80% di carta riciclata e che le materie prime provengano da fonti rinnovabili certificate. nei casi in cui non sia possibile utilizzare materiali derivanti dalla carta, Signify valuta alternative non plastiche. Hi-Tech Ambiente
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LE AZIENDE CITATE Acea Spa tel 06.57997733 E-mail ufficio.stampa@aceaspa.it
Eni Rewind Spa tel 02.5201 E-mail enirewind@pec.enirewind.com
Rolls-Royce tel 06.3724517 E-mail n.brough@interazione.it
ANEV tel 06.42014701 E-mail segreteria@anev.org
Fise Assoambiente tel 06.9969579 E-mail m.catino@fise.org
SAMOFAR project tel 02.23993808 E-mail info@samofar.eu
Conai tel 02.54044233 E-mail bizzotto@conai.org
Grohe Spa tel 800.289025 E-mail info-it@grohe.com
Scolari Srl tel 030.6848012 E-mail commerciale@scolarisrl.com
Clean Sky tel +32.2.2218152 E-mail maria-fernanda.fau@cleansky.eu
Lucart Spa tel 0583.2140 E-mail tommaso.deluca@lucartgroup.com
Siemens Ag tel +1.715.3597211 E-mail water.energy@siemens.com
DS Smith Packaging Italia Spa tel 039.63541 E-mail daniele.rurale@hkstrategies.com
Mandarin Oriental, Hotel Group tel 02.55180161 E-mail jasmine@levankim.it
Signify Italia tel 342.1275247 E-mail anna.fiorentini@signify.com
Gruppo CAP tel 02.82502357 E-mail ufficio.stampa@gruppocap.it
PoliMI - School of Managment tel 02.23994092 E-mail francesca.capella@polimi.it
Sublitex tel 0173.298741 E-mail sublitex@miroglio.com
Enea tel 335.6493433 E-mail ufficiostampa@enea.it
Politecnico di Torino tel 011.0906286 E-mail relazioni.media@polito.it
Surgital Spa tel 0545.80328 E-mail surgital@surgital.it
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