Hi-Tech Ambiente n.7 - Luglio 2018

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AMBIENTE

MENSILE - TECNOLOGIE AMBIENTALI PER L’INDUSTRIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -

ANNO XXIX LUGLIO 2018

N7



SOMMARIO BIOMASSE & BIOGAS

PANORAMA

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La differenziata si espande

L’alimentatore per biostoccaggio

Grazie all’accordo Anci-Conai, la raccolta interessa il 97,7% dei Comuni italiani e il 99,5% della popolazione

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Sistema fisso con piano mobile interno per il dosaggio e lo scarico controllato di biomasse agricole o liquami zootecnici

Un mercato UE del biometano

DEPURAZIONE Depurare liquami e produrre alghe

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Sforzi congiunti per semplificare il commercio transfrontaliero e creare un network affidabile del bioCH4

Un trattamento a quattro stadi separati, tra cui bioossidazione ad alta resa e lagunaggio intensivo, per generare biomassa algale da cui estrarre biofuel

ENERGIA

Il trattamento di oli e grassi con le biotecnologie

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L’accumulatore di energia termica

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Una soluzione versatile, adattabile e di durata, indispensabile per un'economia energetica evoluta

Problematiche e risoluzioni in impianti non-presidiati o con bassa richiesta di manutenzione

La depurazione 4.0

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LABORATORI

La tecnologia che avanza

Alcune novità per i depuratori e per ottimizzare la gestione delle operazioni e la pianificazione degli impianti

La bonifica sostenibile

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Nel nuovo Polo Tecnologico, oltre allo showroom permanente e al centro di formazione, vi è il laboratorio di ricerca in cui l'innovazione la fa da padrona

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Tecniche di biorisanamento risolutive, versatili, economiche e a basso impatto ambientale

MACCHINE & STRUMENTAZIONE

Misure di livello con Valcom

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La serie KRG a tecnologia radar, in versione antideflagrante o a sicurezza intrinseca, e la serie 27I per condizioni più aggressive

RIFIUTI Il digestato diventa biochar

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TECNOLOGIE

Le B.A.T. per l’industria chimica organica

Conversione mediante pirolisi lenta per dare pyrochar o per carbonizzazione idrotermica per dare hydrochar

La raccolta del verde

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Le migliori tecniche disponibili per abbattere l’impatto ambientale dei singoli processi produttivi

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In provincia di Udine, grazie a un esercito di cassonetti dedicati, rami ed erba diventano un fertilizzante di qualità presso l’impianto di Net

Mogu da funghi e biorifiuti

ENTERPRISE EUROPE NETWORK

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ECOTECH

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GLI INDIRIZZI DELLE AZIENDE CITATE SONO A PAG. 36 Hi-Tech Ambiente

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panorama LE MoDifiChE intRoDottE

comprensive di due categorie “aperte” relative alle apparecchiature di grandi e piccole dimensioni. La natura di questa variazione comporta che un maggior numero di prodotti potrebbero entrare nell’ambito di applicazione del decreto. Difatti, quei aEE che oggi non trovano collocazione in nessuna delle 10 categorie dell’allegato i, ebbene dal 15 agosto la troveranno, sicuramente, nella categoria 4 o 5 o 6 dell’allegato iii. Ciò comporterà un sicuro aumento delle quantità di aEE immesse sul mercato e delle quantità di RaEE che dovranno essere raccolte e riciclate.

I raee in “campo aperto” il 15 agosto 2018 entra in vigore il “campo aperto” di applicazione del D.Lgs. 49/2014, come previsto dalla direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Le modifiche che verranno introdotte attengono solo ed esclusivamente ad una diversa ripartizione delle categorie di aEE che, dalle 10 dell’allegato 1 della nuova direttiva RaEE, passano alle 6 dell’allegato iii,

DiffEREnziata 2017

RappoRto anfia

Al: recuperati 7 imballaggi su 10

Le eco-auto in Italia

il 2017 per Cial è stato un anno impegnativo ma con risultati positivi in linea con gli ultimi anni: sono state recuperate 47.800 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 68,6% dell’immesso nel mercato, cioè 69.700 ton. 44.200 sono state invece le tonnellate di imballaggi in alluminio riciclate, pari al 63,4% del mercato. Destinate a recupero energetico

sono state invece 3.600 tonnellate (quota di imballaggio sottile che va al termovalorizzatore). Si tratta di numeri resi possibili grazie alla collaborazione dei cittadini e agli accordi stipulati fra il Consorzio e gli enti locali di riferimento. ad oggi, sono 6.777 i Comuni italiani nei quali è attiva la raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio (l’85% del totale) con il coinvolgimento di circa 53,9 milioni di abitanti (l’89% della popolazione italiana). 209 sono invece le imprese consorziate, 333 i soggetti convenzionati in base all’accordo anci–Conai, 200 i centri di selezione e conferimento per i materiali da raccolta differenziata. E’ bene ricordare che l’al si ricicla al 100% e infinite volte, senza perdere nessuna delle sue caratteristiche principali; e che riciclando l’alluminio si risparmia il 95% dell’energia necessaria per produrlo dalla sua materia prima, la bauxite. i trend confermano l’italia al primo posto in Europa con oltre 955mila tonnellate di rottami riciclati (considerando non soltanto gli imballaggi).

in Europa è l'italia ad aver immatricolato nel 2017 il maggior numero di autovetture ad alimentazione alternativa. È quanto risulta dal rapporto anfia sulle auto ecologiche vendute lo scorso anno nei paesi UE/Efta. Questo primato tradotto in numeri è pari a oltre 230.000 di auto ecofriendly (su un totale di 953.355), principalmente alimentate a gas. Un primato conquistato però non grazie alla crescita delle auto, che anzi nel nostro paese a causa della mancanza di incentivi statali sono piuttosto deboli sul mercato, ma per la forte domanda di vetture. S su un totale di 953.355 vetture ad alimentazione alternativa vendute nei paesi Ue/Efta nel

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2017, questi carburanti incidono per il 21,6%, ovvero 205.667 unità. Di queste, la sola italia ne ha vendute lo scorso anno 161.785, ovvero il 78,7% di quelle vendute in Europa ed il 70,3% del totale delle vetture ad alimentazione alternativa vendute in italia. Molto contenuta nel nostro paese è infatti la diffusione di auto elettriche o ibride. Le immatricolazioni delle prime, pur essendo quasi raddoppiate rispetto al 2016 (2.819), sono state lo scorso anno 4.827, che corrispondono allo 0,2% del mercato totale registrato in italia nel 2017 e al 2,1% delle immatricolazioni di vetture ad alimentazione alternativa.


SaLvagUaRDia DEL MaRE

SoStEniBiLita’

Il quadrimarano raccogli plastica

Un accordo tra Enea e Confcommercio

E’ stato stimato che sono 9 le milioni di tonnellate di rifiuti in plastica che ogni anno vengono riversate negli oceani. non per nulla la famosa l'isola di plastica del pacifico del nord (great pacific garbage patch) ha una superficie di circa 1,6 kmq. per contribuire alla salvaguardia del mare, il noto navigatore franco-svizzero Yvan Bourgnon, gra-

E’ stato di recente firmato un accordo tra Enea e Confcommercio per dare vita ad attività di studio, formazione, informazione e analisi sui temi dell’uso efficiente delle risorse e della riqualificazione energetica. il protocollo d’intesa, della durata di quattro anni, intende favorire l’integrazione delle competenze dei due enti per realizzare progetti comuni nei settori strategici per lo sviluppo urbano e territoriale. La collaborazione, infatti, riguarderà ad esempio le attività di diagnosi e riqualificazione energetica e il supporto alla redazione di bandi e al reperimento di finanziamenti, oltre che incentivare la transizione verso un modello di

zie al progetto the Sea Cleaners, ha creato un particolare quadrimarano, chiamato "Le Manta", capace di raccogliere fino a 600 mc di rifiuti. Questa speciale imbarcazione, dotata di pannelli fotovoltaici, raccoglie, seleziona e compatta i rifiuti di plastica mediante un ingegnoso sistema e poi li trasporta sulla terraferma con destinazione il riciclo.

economia circolare attraverso un impegno operativo in materia di ciclo dei rifiuti, gestione sostenibile dell’acqua e recupero di materie prime dai raee.

@AMBIENTE ON-LINE@AMBIENTE ON-LINE@AMBIENTE ON-LINE@

ERP Italia: un nuovo sito pronto per Open Scope 2018 il Consorzio ERp italia, dedicata alla gestione del fine vita di raee e pile, rinnova la sua presenza in rete con il totale restyling del proprio sito internet www.erprecycling.it. L’operazione si inserisce nell’ambito di un progetto di restyling Europeo che prevede un nuovo sito corporate e un sito dedicato per ogni paese nel quale ERp è presente, con lo scopo di rafforzare la propria immagine coordinata sul web a livello internazionale. il nuovo sito si presenta orienta-

to alla massima fruibilità e chiarezza dei contenuti in una materia complessa e in continua evoluzione come l’assolvimento da parte dei produttori degli obblighi di legge per la gestione dei

rifiuti tecnologici di apparecchiature elettriche ed elettroniche, pile e accumulatori (Rpa) a scopo di riciclo sull’intero territorio nazionale. il sito del Consorzio ERp italia così rivisto è una aggiornata fonte d’informazioni e di riscontro per le aziende chiamate a conformarsi agli aspetti legali, economici e pratici della in materia. il sito dedica sezioni specifiche ai RaEE e ai Rpa in cui sono definiti con chiarezza il contesto normativo vigente e le responsa-

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bilità in capo ai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sia consumer che professionali. Un’ulteriore sezione è dedicata al riassetto del sistema nazionale di raccolta e riciclo dei RaEE che avrà luogo il prossimo 15 agosto con l’entrata in vigore della nuova classificazione dei RaEE (open Scope). il Decreto Legislativo 49/2014 prevede che da quella data l’obbligo di contribuire all’organizzazione e al finanziamento del sistema nazionale ricada su produttori, importatori e distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche di qualsiasi tipo, fatta eccezione delle categorie specificamente escluse.

www.erp-recycling.it


La differenziata si espande Gestione dei rifiuti

grazie all’accordo anci-Conai, la raccolta interessa il 97,7% dei Comuni italiani e il 99,5% della popolazione La raccolta differenziata in italia si svolge con il contributo fondamentale dell’accordo quadro anci-Conai, basato su convenzioni per la raccolta e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio che nel 2016 hanno interessano il 97,7% dei Comuni italiani (7.813) e il 99,5% della popolazione (oltre 60,3 mln). E’ quanto si evince dal 7° rapporto in materia di gestione dei rifiuti, realizzato da anci, Conai e Utilitalia, e secondo il quale i Comuni stipulano soprattutto convenzioni per il riciclo della plastica (consorzio Corepla) e del vetro (consorzio CoReve), con rispettivamente il 99% e 91% della popolazione nazionale coinvolta; minore è la diffusione territoriale delle convenzioni per il recupero di alluminio (consorzio Cial) e legno (consorzio Rilegno), che interessano circa il 6465% della popolazione. il nord si conferma la macro area con le più elevate performance di raccolta: qui si intercetta il 54% di tutta la raccolta conferita al Conai e si concentra il 56% degli importi totali riconosciuti dai consorzi. anche il Centro e il Sud, peraltro, con una resa media pro capite tra gli 86 e i 77 kg/ab/anno, fanno registrare dati confortanti. nelle regioni delle isole si registra il contributo minore alle raccolte conferite al Conai (6,2% del totale) e la resa media pro capite più bassa (50 kg/ab/anno). per quanto riguarda la gestione dei raee, nel 2016 sono stati ritirate nei punti di raccolta oltre 283 mila tonnellate, con una riduzione dello 0,4% rispetto al 2015. anche per questa categoria di rifiuti i risultati della raccolta variano sensibilmente sul territorio, sia dal punto di vista dei quanti-

tativi che della composizione: le regioni del nord-ovest intercettano il 30% del totale nazionale (la Lombardia, da sola, quasi il

19%). <<il rapporto – sostiene ivan Stomeo, delegato anci ai rifiuti conferma gli importanti risultati

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raggiunti, ma ci dà anche la fotografia di una italia a due velocità. Un nord sempre più veloce ed un Sud, invece, molto meno. Da questo quadro bisogna ripartire nello scrivere il nuovo accordo con il Conai. Dobbiamo sforzarci tutti quanti a portare tutte le regioni d’italia allo stesso livello. altro tema è il costo del servizio: è necessario potenziare il principio del “chi inquina paga”, perché attualmente il costo di gestione degli imballaggi non viene pagato da chi li produce ma dalla collettività, con la tari. abbiamo di fronte una bella sfida nello scrivere il nuovo accordo: una sfida in cui le nostre comunità dovranno essere protagoniste>>.


DEPURAZIONE A C Q U A

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A R I A

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S U O L O

Depurare liquami e produrre alghe Il sistema MABS

Un trattamento a quattro stadi separati, tra cui bioossidazione ad alta resa e lagunaggio intensivo, per generare biomassa algale da cui estrarre biofuel nel campo della depurazione delle acque, gli attuali impianti a faghi attivi restano la voce di costo più consistente (nonostante lo sviluppo di biotecnologie moderne più efficienti), assorbendo risorse economiche che potrebbero essere utilizzate in modo più proficuo per la comunità. allo stesso tempo, la ricerca di nuove fonti di energia alternativa ha portato alla diffusione di colture oleaginose su terra (palma, soia, girasole, ecc.) destinate alla produzione di biocarburanti; questa produzione, iniziata allo scopo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ed il conseguente aumento della concentrazione di Co2 nell’atmosfera sta di fatto riducendo la disponibilità di terreni destinate alle colture alimentari, con i conseguenti problemi circa la produzione e la disponibilità di determinate derrate. Una possibile soluzione potrebbe essere trovata nelle tecnologie alternative per la produzione di biomassa algale mediante fotobioreattori; ma queste tecnologie sono ancora allo stadio sperimentale, e il costo dei biocarburanti ottenuti per questa via è ancora troppo elevato per poter competere con i carburanti tradizionali. Questi problemi possono essere risolti con una biotecnologia innovativa e brevettata, che è stata denominata MaBS (Maugian algal Biofuel System). Questa tecnologia unisce

biomassa algale, corrispondente (per un impianto da 5.000 ab.eq.) a 115.700 l/anno, dalla quale si potranno ricavare 100 ton/anno di olio vegetale. EFFICIENZA PRODUTTIVA Fase di lagunaggio

in un unico impianto la depurazione dei liquami (con produzione di acqua idonea al riutilizzo agricolo e industriale) con la produzione intensiva e ininterrotta di biomassa algale a basso costo, dalla quale si possono successivamente estrarre gli oli vegetali da cui vengono prodotti i biocarburanti. oltre ai biofuel, è possibile produrre anche proteine, vitamine e zuccheri utili per la realizzazione di prodotti ad alto valore aggiunto, come prodotti cosmetici e farmaceutici, bioplastiche, mangimi, concimi, ecc. il sistema MaBS, in definitiva, permette una vera riconversione biologica dei liquami in biocarburanti ad alto valore energetico, e cambia la concezione del depuratore facendone un sistema produttivo da cui ottenere un utile; infine, consente il recupero e il riutilizzo dei terreni agricoli oggi utilizzati per le colture oleaginose, per destinarli nuovamente alla produzione di cibo.

DESCRIZIONE DEL SISTEMA il sistema MaBS consiste di quattro stadi separati, ossia: trattamento primario di separazione solido/liquido dei liquami; ossidazione biologica aerobica ad alta resa; lagunaggio intensivo di trattamento (con scarico dell’acqua depurata); concentrazione, separazione ed estrazione della biomassa algale. Si tratta in sostanza di un depuratore naturale, costituito da una laguna a cielo aperto, che utilizza specie algali autoctone a crescita spontanea. MaBS può essere applicato su tutti i reflui civili, agricoli, zootecnici, industriali ed agroindustriali, nonché alle acque superficiali inquinate di fiumi, laghi, ecc. Un impianto tipico può avere potenzialità variabile da 5.000 a 100.000 ab.eq. e oltre, con una superficie impegnata da 0,3 a 0,5 mq per ab.eq. non genera fanghi biologici da smaltire, bensì una produzione continua di

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L’efficienza produttiva (in termini di produzione algale) del sistema MaBS deriva dai seguenti fattori: - caratteristiche impiantistiche, nel senso che la biomassa cresce in un bacino aperto, di facile gestione ed efficiente sia nella depurazione delle acque che nella crescita della biomassa algale, per cui non sono richiesti sistemi costosi e complessi, come i fotobioreattori - impiego dei liquami come fonte di alimento delle alghe, ma solo dopo che i reflui sono stati pretrattati in un normale impianto di ossidazione aerobica, e tutto ciò senza il bisogno di ricorrere ad acque di alimento artificiali e costose - nessuna necessità di apporto di Co2 dall’esterno, poichè l’anidride carbonica necessaria per lo sviluppo delle alghe e la produzione di olio vegetale viene prodotta naturalmente durante la depurazione dei liquami, e quindi il sistema non necessita di complessi sistemi di cattura e inoculo della Co2 - utilizzo di microalghe autoctone e spontanee, perchè nel lagunaggio si sviluppano proprio le specie di mi-


croalghe già presenti nel territorio, che garantiscono la crescita continua e spontanea della biomassa algale, e per di più non sono richiesti costosi inoculi con alghe specifiche. il sistema MaBS non ha alcun problema di impatto ambientale e di adattamento climatico (risulta produttivo anche a temperature fino a –10 °C), ha bassi costi di gestione e di manutenzione, e può essere utilizzato per il recupero funzionale di depuratori già esistenti. UTILIZZO DELLE MICROALGHE Le microalghe sono piccoli microorganismi fotosintetici, che grazie alla loro semplice struttura sono in grado di adattarsi e proliferare rapidamente in qualsiasi habitat e condizioni climatiche; esse riescono a sintetizzare lipidi (olio vegetale) e il loro contenuto lipidico può variare dal 20 al 70% (con picchi fino al 90%, in condizioni particolari). Rispetto alle colture oleaginose su terra, esse presentano velocità di produzione e resa in olio maggiore. La produzione delle biomasse algali destinate alla sintesi dei biocarburanti si compone delle seguenti fasi: colti-

vazione e produzione intensiva della biomassa algale, concentrazione e separazione delle alghe dai substrati di coltivazione, estrazione dei lipidi (olio vegetale) dalle alghe. Una volta ricavato l’olio vegetale dalle biomasse, la procedura per la produzione dei biocarburanti è identica a quella impiegata per produrre il biodiesel dall’olio derivante dalle colture su terra o dalla raffinazione del petrolio. E fino ad oggi i sistemi di utilizzo delle microalghe si possono dividere in due gruppi: sistemi a vasche aperte (cosiddette “Raceway”) e fotobioreattori. Entrambi i sistemi presentano delle limitazioni, che vengono superate dal sistema MaBS. IPOTESI IMPIANTISTICA per ottenere 100 ton/anno di olio vegetale occorre un impianto MaBS di potenzialità complessiva pari a 5.000

ab.eq., ossia un impianto in grado di depurare liquami aventi un carico organico giornaliero come quello prodotto da una cittadina di 5.000 abitanti, oppure da un allevamento di 1.000 suini o di 500 bovini. in termini di crescita della biomassa algale, l’efficienza di un sistema MaBS è paragonabile a quella di un impianto a vasche aperte, con la differenza che il MaBS ha un minor costo di costruzione e di gestione, e un costo per litro di olio vegetale prodotto nettamente inferiore (0,216 euro/l con 0,345 euro/l). il costo di costruzione di un impianto MaBS da 5.000 ab.eq. è di circa 250.000 euro; occorre però tener presente la possibilità di usufruire di finanziamenti (eventualmente anche a fondo perduto) per ambiente e/o energie rinnovabili. anche i costi di gestione sono contenuti: 4-5 euro/ab/anno, che per un impianto da 5.000 ab.eq. è pari a un costo annuo compreso tra 20 e 25.000 euro. RESA ECONOMICA prendendo come riferimento l’im-

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pianto MaBS standard da 5.000 ab.eq., è possibile calcolarne la resa economica. ipotizzando la vendita di olio vegetale al prezzo medio di 600 euro/ton (inferiore del 15% rispetto al prezzo di mercato dell’olio di palma) e dei coprodotti (zuccheri, vitamine, ecc.) al prezzo forfettario stimato in 4050.000 euro/anno, si otterrebbe un ricavo annuo di 100-110.000 euro e, quindi, un utile annuo di 75-85.000 euro. CONCLUSIONI in base a quanto sopra riportato, la tecnologia MaBS cambia radicalmente l’approccio alla depurazione, che cessa di essere un spesa necessaria ma economicamente improduttiva e diventa un’attività economica vera e propria, dalla quale è possibile ottenere prodotti ad elevato valore aggiunto; rappresenta, inoltre, una scelta più semplice, economica e produttiva rispetto ai sistemi tradizionali a vasche aperte (“open pond”), ma comunque in grado di effettuare la depurazione dei liquami in modo completo e affidabile, in quanto le acque scaricate rispondono ai requisiti per il riutilizzo in agricoltura.


Il trattamento di oli e grassi con le biotecnologie N.C.R. Biochemical

problematiche e risoluzioni in impianti non-presidiati o con bassa richiesta di manutenzione

Prima del trattamento

oli e grassi sono presenti, in proporzioni variabili, in qualsiasi scarico civile o che derivi da diverse realtà quali ristoranti, alberghi, cucine, mense, ma anche in una molteplicità di acque di origine industriale, in particolare nel settore alimentare. LE PROBLEMATICHE

L’abbattimento di tali sostanze è di fondamentale importanza per il rispetto delle normative ambientali vigenti, per contenere le possibili emissioni odorose fastidiose e ai fini estetici. i grassi si depositano nelle condutture di adduzione al depuratore o alle fogne, provocando il restringimento e l’intasamento del-

le stesse ed esposti all’aria irrancidiscono per una parziale idrolisi accompagnata da ossidazione, con manifesto sviluppo di cattivi odori. nelle stazioni di sollevamento, flottando, formano abbondanti colletti superficiali, portando nei casi più gravi a intasamento delle pompe con relativa sofferenza meccanica, costi di manutenzione e pulizia elevati, spurghi onerosi e frequenti. i processi di depurazione biologica, aerobici o anaerobici, vengono inibiti diminuendone l’efficienza generale, in seguito a sversamenti di grassi che ostacolano l’assorbimento di sostanze nutritive ed ossigeno, formando una pellicola che ne impedisce la dif-

fusione, così come una volta riversati nei corpi idrici recettori. nei chiarificatori tendono a far flottare il fango biologico, favorendo la fuga e la perdita di preziosa biomassa, in maniera non controllata dagli spurghi volontari, aumentando così l’inquinamento e portando, nei casi più gravi, al superamento di diversi parametri stabiliti per legge, quali odore, solidi, CoD, BoD5 e naturalmente al parametro specifico relativo alla concentrazione di grassi. La formazione di schiume è un’altra grave problematica riscontrabile frequentemente, che implica una serie di inconvenienti che si ripercuotono fino alla disidratazione dei fanghi, intasando le tele.

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LE POSSIBILI SOLUZIONI

La risoluzione di tali problematiche può percorrere diverse possibilità: azione meccanica, tramite “cattura” dei grassi, sfruttando la naturale separazione di questi con l’acqua; intervento chimico, effettuando periodici lavaggi a base di soda e tensioattivi; utilizzo di concentrati enzimatici, sostanze in grado di scindere il legame chimico delle materie organiche, consentendo l’eliminazione dei depositi. tutte queste tecnologie definibili “convenzionali” sono accompagnate da costi di manodopera e richieste di impiego personale, talvolta anche con specifica formazione per la manipolazione di chemicals particolari.


Dopo il trattamento

LE SOLUZIONI BIOTECNOLOGICHE

La biotecnologia è attualmente in grado di offrire una nuova possibilità, più ampia in termini di risultato, durata e impatto ambientale, attraverso una soluzione permanente e naturale. Un innovativo sistema di pulizia si basa sull’utilizzo di specifici microrganismi, produttori degli enzimi, selezionati e non patogeni, in grado di permanere e riprodursi all’interno degli scarichi, ripulendoli e garantendone il buon funzionamento, essendo il grasso il loro nutrimento, mantengono allo stato liquido lo strato organico consentendone l’eliminazione. L’uso regolare dei prodotti forma un “biofilm attivo” sulla superficie dei tubi di scarico e ciò previene l’accumulo di sostanze organiche, riducendo la frequenza degli interventi di pulizia meccanica. L’utilizzo di tali biotecnologie produrrà migliori rese impiantistiche, riduzione del volume dei fanghi, prolungamento dei tempi di spurgo delle vasche di raccolta, diminuzione dei costi di manutenzione ed eliminazione dei cattivi odori. n.C.R. Biochemical ha raccolto questa molteplicità di problematiche, ideando una soluzione che racchiude in se tutte le qualità dei trattamenti evidenziati: il progen Lg. Esso abbina la capacità dei batteri di replicarsi e formare un film batterico, con produzione di

enzimi, e gli effetti immediati dei composti chimici biodegradabili. Risulta di comodo utilizzo essendo un composto liquido facilmente dosabile mediante sistemi automatici eventualmente telecontrollabili. gli enzimi agiscono in tempi immediati, ma vengono prodotti dalla massa biologica selezionata dopo opportuna acclimatazione della stessa. L’azione batterica non è immediata, ma ha il vantaggio di non dare nessun tipo di inconveniente secondario, in seguito all'inoculo iniziale si moltiplicano nell'am-

biente, creando un film sulle superfici e continuando l'azione a dosaggi inferiori alla dose di attacco. per superare il momento d’inerzia iniziale, nel progen Lg è stata inserita una frazione ad azione immediata, di carattere tensioattivo naturale, in modo da poter coprire tutto l'arco temporale del problema e abbinare i vantaggi dell’intervento biotecnologico a quello chimico. Decisamente evidenti sono effetti ottenuti in seguito all’impiego di tale tecnologia. allo stesso scopo è stata creata un’alternativa basata sui

medesimi principi, ma su supporto solido a lento rilascio, i Microblock, i deali nei casi in cui sia di difficile attuazione un dosaggio di prodotti liquidi. in definitiva, l’utilizzo di tali tecnologie è un valido e conveniente aiuto per la degradazione degli inquinanti organici, per l’eliminazione dei cattivi odori e in tutti quei frangenti dove possano formarsi depositi di oli e grassi, impedendo occlusioni, consentendo il rispetto delle normative ambientali e aumentando la qualità dell’ambiente lavorativo degli operatori coinvolti.

Microblock in versione da 2 libbre Hi-Tech Ambiente

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La depurazione 4.0 Per acqua e reflui

alcune novità per i depuratori e per ottimizzare la gestione delle operazioni e la pianificazione degli impianti Digitalizzazione e automazione sono due argomenti di grande attualità. “acqua 4.0” promette una migliore gestione delle risorse, una maggiore flessibilità, un’efficienza più elevata, una competitività potenziata e una maggiore sicurezza per la gestione idrica dei reflui. GESTIONE DIGITALE DELLA DEPURAZIONE

nel nuovo sistema mobile di gestione delle operazioni pramos dell’azienda tedesca pWt ogni valore deve essere inserito solo una volta, dopodiché è sempre a disposizione di tutti gli operatori: l’utilizzo di carta e penna per annotare i dati e la loro registrazione a posteriori sono ormai un lontano ricordo negli impianti di depurazione e per

l’acqua potabile. Questo sistema è molto vantaggioso in quanto funziona anche se il collegamento internet non è presente in tutti i punti dell’impianto. infatti, i dati vengono trasmessi al dispositivo mobile (smartphone, tablet o occhiali computerizzati), che lavora in tutta autonomia, non appena esso riceve di nuovo il segnale e può confrontare le informazioni con i dati del sistema principale. il nuovo sistema “huber Safety vision” di huber per il riconoscimento delle sostanze interferenti per gli impianti di estrazione si serve di sensori high tech per registrare senza interruzioni la forma e le dimensioni dei materiali grossolani che vengono trasportati dal rastrello. non appena il sistema riconosce la presenza di materiali grossolani

Centrifuga Xelletor di Flottweg

non consentiti, il rastrello si arresta e un messaggio di avviso viene inviato all’operatore. Ciò contribuisce a impedire il blocco o il danneggiamento del rastrello o degli aggregati a valle. nell’ambito dell’ultrafiltrazione, invece, il software di inge (rappresentata in italia da Everblue) per la progettazione, noto finora nella versione per pC, viene lanciato come app mobile. tale software è stato arricchito con opzioni procedurali completamente nuove e ora, grazie alla versione online e all’app, è possibile simulare anche scenari complessi, come l’interazione di diverse membrane. NOVITA’ ANALOGICHE

oltre alle numerose soluzioni digitali, il mercato offre anche molte novità analogiche. Mall, ad esempio, specialista nella costruzione di impianti di depurazione di piccole dimensioni, separatori e impianti per l’utilizzo dell’acqua piovana,

Pramos di PWT 2 Hi-Tech Ambiente

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Processo “Wasstrip and Pearl” di Ostara

propone il suo nuovo impianto di depurazione SanoLoop che impiega la procedura one Chamber Reactor (oCR), sviluppata sulla base della famosa procedura Sequencing Batch Reactor (SBR). in un ciclo di 24 ore l’impianto depura le acque reflue senza pretrattamento e in modalità completamente aerobica.

L’impianto non ha bisogno di parti elettriche immerse, è privo di divisori e dotato di poche parti particolarmente robuste. Secondo le informazioni fornite dal produttore, l’impianto impedisce lo sviluppo di odori sgradevoli, la corrosione e la formazione di fanghi digeriti. Da flottweg, specializzata nella se-

parazione e concentrazione delle miscele liquido-solido, ad esempio per la disidratazione centrifuga dei fanghi di depurazione (rappresentata in italia da veronesi Separatori), arriva la nuova serie di centrifughe Xelletor, che consentono di migliorare notevolmente le prestazioni di disidratazione (fino al 15 % di por-

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tata in più e fino al 10% di fanghi in meno grazie ad un contenuto di sostanza secca maggiore del 2%), il tutto riducendo (fino al 20%) i consumi energetici e del polimero impiegato per la flocculazione. per realizzare questo obiettivo sono stati completamente ridisegnati i componenti centrali della serie X. il segreto per assicurare un elevato livello di prestazione della centrifuga decanter si trova all’interno, nel cuore della macchina. il rotore, e in particolar modo la coclea, presentano un design innovativo. Dall’azienda canadese ostara arriva, infine, un interessante processo per il recupero del fosforo e dell'azoto dalle acque reflue che, secondo il produttore, è facilmente integrabile negli impianti di depurazione con l’eliminazione biologica del fosforo. al termine del processo “Wasstrip and pearl” si ottiene un fertilizzante granulato commercializzabile e di alta qualità con una composizione garantita di fosforo, azoto e magnesio. ostara acquista dai gestori degli impianti di depurazione tutto il “Crystal green” così ottenuto e si occupa di commercializzarlo nel settore dell’agricoltura e dell'orticoltura.


Bonifica di idrocarburi con biopila

Biosearch ambiente è un’azienda che si occupa della bonifica di siti contaminati tramite metodi di biorisanamento altamente risolutivi e versatili, a elevata sostenibilità economica (fino al 70% in meno rispetto ai costi dei sistemi di bonifica tradizionali) e a basso impatto ambientale. il biorisanamento ottiene la bonifica mediante l’azione di microorganismi naturalmente presenti nell’ambiente contaminato, la cui attività viene stimolata tramite aggiunta di micro e macro nutrienti prodotti in laboratorio. in questo modo gli inquinanti tossici vengono trasformati in prodotti innocui per mezzo di meccanismi sia biologici che chimici; nella maggior parte dei casi gli interventi possono essere eseguiti in situ, cioè senza rimuovere la matrice contaminata. Le tecnologie messe a punto da Bioasearch ambiente si sono dimostrate efficaci per risolvere inquinamenti da: - Cromo esavalente, e la biotecnologia applicata in situ per la bonifica di suolo e acque contaminate da questa forma del metallo ha dato eccellenti risultati, e dimostrandosi sempre la migliore soluzione per quanto riguarda il rapporto costi/benefici. Sono stati eseguiti numerosi interventi in siti industriali dismessi e industrie galvaniche in attività, ubicate in piemonte, Lombardia, veneto e friuli venezia-giulia - Solventi clorurati, infatti grazie alla stimolazione di batteri in grado di effettuare la loro declorazione riduttiva (ossia il distacco

Biorisanamento del PCB

La bonifica sostenibile Biosearch Ambiente

tecniche di biorisanamento risolutive, versatili, economiche e a basso impatto ambientale progressivo degli atomi di cloro dagli atomi di carbonio) la concentrazione di questi inquinanti nel terreno e nelle falde acquifere può essere notevolmente ridotta. il cloro organico viene trasformato in innocui ioni cloruro, lasciando come sottoprodotto i normali idrocarburi. Questa tecnologia è stata applicata con successo per la bonifica di un sito contaminato da solventi clorurati nel comune di Rho (Milano) - Metalli, e quelli presenti nelle falde acquifere in concentrazioni superiori alle soglie tabellari possono essere resi insolubili mediante un’azione combinata di co-precipitazione e adsorbimento

sulla superficie di idrossidi di ferro. i metalli presenti nei terreni possono essere rimossi mediante un processo di trattamento “on site” messo a punto da Biosearch ambiente, in collaborazione con greenambiotech (una “spin off” dell’Università federico ii di napoli) - idrocarburi aromatici, sia leggeri che pesanti (BtEX, idrocarburi pesanti, ipa), il cui biorisanamento avviene tramite l’immissione di macro e micronutrienti e aerazione della matrice inquinata. in base alla tipologia di idrocarburo e alle caratteristiche del sito inquinato, la bonifica può essere condotta tramite sistemi “in situ” (bioventing, air sparging) o “on

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site” (landfarming, biopile). i tempi di trattamento vanno da 6 a 9 mesi, come dimostrato sul campo in interventi nelle aree di novara (sversamento accidentale di idrocarburi leggeri) e torino (deposito di prodotti petroliferi, area industriale dismessa) - pCB, per il cui trattamento “on site” Biosearch ambiente insieme a greenambiotech ha sviluppato una nuova tecnologia di Biosoil Washing, adatta a suoli contaminati da inquinanti organici e inorganici (ipa, pCB, diossine, metalli) - MtBE, una sostanza oggi utilizzata come antidetonante nelle benzine. Mediante iniezione di nutrienti “in situ”, è stato possibile risolvere in 6 mesi la contaminazione della falda acquifera causata da uno sversamento accidentale in provincia di gorizia. IL PROGETTO MOD.3

Mod.3 è un progetto per lo sviluppo di un modello sostenibile replicabile su larga scala, che consiste nell’acquisizione e recupero di aree inquinate su cui realizzare progetti di “green building” ad uso residenziale o produttivo: ciò significa trasformare aree abbandonate e inquinate in scenari vitali ed ecocompatibili. nel 2017 il progetto Mod.3 è diventato Mod.3 newco, che con l’acquisizione di un’area industriale dismessa di circa 5.000 mq in una zona residenziale nel Comune di Legnano (Mi), intende dimostrare la sostenibilità e replicabilità del modello.


aaf

Verso un’aria più pulita aaf offre una vasta gamma di maniche filtranti di ricambio per garantire il funzionamento del collettore di polveri alle massime prestazioni. La tecnologia di filtrazione RedClean utilizza una combinazione di substrati avanzati con una gamma di supporti e rivestimenti speciali che creano una miscela imbattibile. Le maniche filtranti proposte si adattano a tutte le marche di apparecchiature per la raccolta delle polveri, con un'ampia varietà di materiali e trattamenti per ottimizzare le prestazioni delle diverse apparecchiature. La nuova linea di filtri sostitutivi aaf RedClean, ad esempio, che ha dimostrato prestazioni eccellenti quando impiegata nei collettori di polvere aaf optiflo, consente ora gli stessi benefici nei collettori di polvere Donaldson torit Downflo i e Downflo ii, permettendo di risparmiare denaro e offrendo tranquillità. i principali vantaggi derivanti dall’uso dei filtri RedClean sono i seguenti: proprietà di rilascio della polvere migliorate, minore utilizzo di aria compressa, aumento della vita di esercizio, costo di proprietà ridotto. Questa nuova linea di prodotti è stata ampliata per offrire cartucce filtro sostitutive altamente credibili e affidabili. Si tratta di un mix proprietario di supporti di base rinforzati sintetici ad alta resistenza con uno strato di

superficie esterno in nanofibre che fornisce un livello di prestazioni di eccellenza. inoltre, le cartucce mantengono una resistenza eccezionale agli scoppi, alle abrasioni, alle rotture e ai rigori della pulizia a impul-si. Lo strato esterno eccelle nel cari-

co superficiale di particolati tramite la struttura a pori sottili creata dalla nanofibra, consentendo una filtrazione eccellente e consentendo al contempo un rilascio della polvere superiore per un funzionamento a impulsi ottimizzato.

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RIFIUTI T R A T T A M E N T O

E

S M A L T I M E N T O

Il digestato diventa biochar Progetto Agrochar

Conversione mediante pirolisi lenta per dare pyrochar o per carbonizzazione idrotermica per dare hydrochar anche se l’Unione Europea consente l’utilizzo del digestato come ammendante naturale nelle produzioni biologiche e biodinamiche, esistono numerosi vincoli al suo impiego, specialmente nelle zone classificate come “vulnerabili ai nitrati” (come è la maggior parte della pianura padana). Questi vincoli si traducono in costi aggiuntivi, che per un tipico impianto di digestione anaerobica di taglia intorno a 1 MWe possono andare da 50.000 a 70.000 euro/anno.

Lo smaltimento della frazione organica dei rifiuti urbani (forsu) mediante il processo di digestione anaerobica rappresenta oggi il sistema più razionale e avanzato: i rifiuti vengono pienamente valorizzati dal punto di vista energetico, in quanto da essi si ottiene biogas, che può essere utilizzato direttamente in appositi motori a scoppio, oppure (preferibilmente) trasformato in biometano, del tutto identico al gas naturale che importiamo dalla Russia o dall’algeria. Sarebbe quindi opportuno ripensare il modello italiano di gestione della forsu, che ha finora privilegiato il compostaggio, una soluzione più “povera” dal punto di vista tecnologico, che disperde in atmosfera (sotto forma di calore e Co 2) circa il 20% del carbonio organico in ingresso. Uno dei fattori che hanno fino ad oggi rallentato la diffusione degli impianti di digestione anaerobica è costituita dalla gestione del residuo finale del processo, il cosiddetto “digestato”; si tratta di un materiale di consistenza fangosa, che contiene oltre il 90% di acqua, nel quale si concentrano le sostanze azotate e vi possono essere presenti batteri patogeni e sostanze maleodoranti.

I POSSIBILI TRATTAMENTI

il digestato in uscita dall’impianto deve essere sottoposto a un processo di separazione tra la fase solida e quella liquida. La frazione liquida contiene la maggior parte dell’azoto ammoniacale; può essere usata per fertirrigazione, distribuendola in pre-semina, con immediato interramento, per limitare gli odori molesti e le perdite di ammoniaca in atmosfera. La frazione solida viene di solito sottoposta a compostaggio aerobico; se non sono disponibili impianti “in loco”, deve essere trasportata al più vicino impianto di compostaggio disponibile. Sono Hi-Tech Ambiente

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concettualmente possibili altri trattamenti, che si concentrano soprattutto sulla riduzione dell’azoto ammoniacale, come: - eliminazione chimica dell’ammoniaca mediante precipitazione come struvite (fosfato di magnesio e ammonio) la quale, sebbene utilizzata in Canada, inghilterra e altri paesi Europei, come stadio di denitrificazione/defosfatazione dei reflui urbani, al momento non sono chiari gli elementi del bilancio economico, soprattutto per quanto riguarda il valore di mercato della struvite - strippaggio dell’ammoniaca, in soluzione di acido solforico, con produzione di solfato di ammonio. può essere proponibile in combinazione con il trattamento di reflui industriali contenenti acido solforico; altrimenti è costoso e difficile da gestire, per la formazione di odori molesti - processi di denitrificazione biologica, che sono applicabili e presentano costi relativamente bassi, ma disperdono in atmosfera (sotto forma di azoto elementare) sostanze azotate che potrebbero costituire preziosi fertilizzanti, sostituendo (almeno in parte) i concimi di sintesi; rappresentano quindi, in ultima analisi, uno spreco di risorse.

duato nel biochar, cioè il carbone vegetale ottenuto dalla conversione termochimica della biomassa; nel caso del digestato, la sua conversione in biochar consente di mantenere tutte le sostanze fertilizzanti, incluso il carbonio organico. il progetto è stato coordinato dal Consorzio Re-Cord, una spin-off della Università di firenze, che ha realizzato le prove di pirolisi e carbonizzazione idrotermica, e le valutazioni di laboratorio dei prodotti ottenuti. La trasformazione del digestato in biochar si può ottenere attraverso due modalità diverse: - pirolisi lenta, durante la quale la biomassa viene essiccata fino al 15-20% di umidità, poi portata a 500 °C in atmosfera di gas inerte (azoto) - carbonizzazione idrotermica,

che può essere condotta direttamente sul digestato umido, riscaldandolo sotto pressione a 200250 °C in letto fluidizzato, sotto agitazione continua, per tempi da 0,5 a 3 ore. al termine della reazione, il prodotto carbonioso viene separato dalla fase acquosa per centrifugazione e filtrazione sottovuoto. i prodotti ottenuti con i due processi vengono chiamati “pyrochar” (se ottenuto da pirolisi lenta) e “hydrochar” (se ottenuto da carbonizzazione idrotermica). Confrontandone la composizione, si osserva che il pyrochar ha un maggior contenuto in ceneri, in quanto conserva tutte le sostanze minerali, che invece vengono in parte disperse nella fase acquosa durante il processo di carbonizzazione idrotermica. inoltre, il pyrochar ha una mag-

IL PROGETTO AGROCHAR

il progetto agrochar si propone di studiare una modalità innovativa di trattamento del digestato, che lo converte in un prodotto direttamente riutilizzabile in agricoltura, stabile, facilmente trasportabile e privo di odori. Questo prodotto è stato indiviHi-Tech Ambiente

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giore porosità e un miglior rapporto idrogeno/ carbonio e ossigeno/ carbonio. nel complesso, è stato quindi valutato che la pirolisi lenta costituisca il miglior processo di carbonizzazione; tuttavia, anche il processo idrotermico può dare un prodotto valido, purchè si aumenti la temperatura e la durata della reazione. Dal punto di vista tecnologico la carbonizzazione idrotermica si presenta più semplice, perché non occorre la fase di essiccamento e sminuzzatura. il biochar ottenuto con uno dei due metodi può essere re-immesso nel reattore anaerobico, migliorando il processo di metanazione grazie a tre diversi meccanismi: - adsorbimento degli inibitori (metalli pesanti, pesticidi, antibiotici) presenti nella materia prima - aumento della capacità tamponante (cioè di stabilizzazione del ph) - immobilizzazione delle cellule batteriche. il biochar aggiunto si ritrova poi nel digestato, dove ne migliora la qualità trattenendo i nutrienti nella fase solida e aumentando il rapporto carbonio/azoto. E’ inoltre possibile, considerando che dal 2015 il biochar è compreso tra gli ammendanti autorizzati, distribuire il biochar sul suolo, dove potrà apportare un prezioso contributo migliorando la fertilità e contribuendo alla fissazione a lungo termine del carbonio organico.


La raccolta del verde Un esempio di successo

in provincia di Udine, grazie a un esercito di cassonetti dedicati, rami ed erba diventano un fertilizzante di qualità presso l’impianto di net Un esercito di cassonetti per la raccolta della frazione verde perché da rami, rametti, erba tagliata e sfalci è possibile ottenere un fertilizzante di qualità. tra cassonetti stradali e container delle ecopiazzole, sono oltre 1.200 i punti di raccolta che net mette a disposizione dei cittadini per incentivare il conferimento differenziato del verde. <<L’obiettivo è far diventare i rifiuti una risorsa - spiega Massimo fuccaro, direttore generale di net – e difatti le circa 10.000 tonnellate di frazione verde che arriva al nostro impianto di San giorgio di nogaro vengono trasformate in ammendante, un fertilizzante di elevata qualità che viene dato agli agricoltori>>. La principale attività di raccolta della più grande azienda di igiene urbana del friuli venezia giulia si concentra nella città di Udine. Qui ogni anno nei circa 600 cassonetti stradali vengono conferite dai cittadini quasi 5.800 tonnellate di verde. nel complesso, in tutto il territorio servito che riguarda 86 Comuni delle province di Udine e trieste e una popolazione di oltre 350.000 abitanti, net si trova a gestire oltre 19.000 tonnellate di verde all’anno. Un’operatività che ovviamente risente della stagionalità: le quantità conferite nei mesi freddi triplicano se non addirittura quadruplicano nel periodo estivo. <<il servizio di svuotamento dei cassonetti stradali viene adeguato alle esigenze – prosegue fuccaro - da una volta a settimana o su necessità, fino a 2-3 volte la settimana in particolare nel periodo

Impianto di San Giorgio di Nogaro (UD)

più caldo quando, effettivamente, gli interventi di manutenzione dei giardini sono più frequenti. È utile ricordare che nei cassonetti dedicati alla raccolta del verde devono essere conferiti solamente le fronde degli alberi che sono state tagliate, i rametti, l’erba tagliata dei prati, le foglie, la pota-

tura delle siepi e le erbacce strappate. ogni altro materiale, dalla plastica alla carta, deve essere conferito altrove. Questo per agevolare il processo di trattamento e assicurare un prodotto finale, il nostro fertilizzante, ad elevata qualità>>. L’impianto di San giorgio di no-

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garo è un’importante risorsa per net. nonostante il corposo intervento di refitting per la gestione della frazione indifferenziata, che è stato effettuato l’anno scorso per sopperire ai lavori in corso sull’impianto di Udine, San giorgio ha sempre lavorato a pieno regime assicurando il ciclo completo di trattamento del verde. <<L’impianto può trattare fino a 10.000 tonnellate all’anno - precisa fuccaro - operando secondo i vari step. tenendo conto di quella che tecnicamente viene chiamata ‘perdita di processo’, quindi perdita di acqua ed essicazione, oltre il 60% di quanto raccolto viene recuperato, ossia trasformato in ammendante oppure, nel caso del legno, inviato ad impianti appositi>>. il trattamento del rifiuto verde richiede un procedimento piuttosto lungo: i rifiuti raccolti che arrivano a San giorgio di nogaro vengono pesati, scaricati su un’apposita area di circa 5.000 mq, quindi triturati e miscelati. Di qui inizia una prima fase di maturazione naturale che dura almeno 90 giorni, di cui almeno 3 giorni ad una temperatura superiore a 55 °C. Quindi si procede con la vagliatura che permette di separare il prodotto finito dalle parti più grossolane. il primo viene lasciato per altri 90 giorni per diventare ammendante. E, dopo le analisi chimiche, viene ceduto. Le seconde, invece, vengono mandate negli impianti idonei a trattare il legno. <<Conferire correttamente il verde dei nostri giardini è quindi utile a tutti - conclude fuccaro - fa bene all’ambiente e fa bene anche al nostro territorio>>.


Mogu da funghi e biorifiuti Molteplici applicazioni

Un biomateriale composito, ecologico e 100% compostabile, flessibile, leggero, resistente e ignifugo Sembra polistirolo ma non lo, sebbene possa sostituirlo in molte applicazioni e con grandi vantaggi per l’ambiente. Stiamo parlando di Mogu, un prodotto ecologico, 100% compostabile. E’ un biomateriale composito ottenuto a partire da funghi fatti crescere su scarti organici. Ebbene, il fungo colonizza il substrato nutrendosi della cellulosa contenuta nella materia organica, si riproduce rapidamente aggregando contemporaneamente il materiale, in quanto agisce da collante naturale nelle fibre a temperatura e pressione ambientali. Una volta attivato, il processo di crescita, che dura pochi giorni, viene bloccato attraverso il calore e il materiale ottenuto diventa così inerte. «a differenza di altre tecnologie usate per produrre biopolimeri - dice Stefano Babbini, aD di Mycoplast l’azienda che produce Mogu – quella da noi sviluppata da non ha bisogno di condizioni ambientali spinte, come temperature o pressioni elevate, ma solo di tempo e di un ambiente controllato». nel dettaglio, queste le fasi di produzione: pretrattamento del substrato, eliminando potenziali microrga-

nismi competitivi; colonizzazione da parte di ceppi fungini selezionati, in particolare di basidiomiceti, che si nutrono di materia organica; alloggiamento del substrato in un ambiente controllato, per garantire le corrette condizioni di crescita; triturazione e stampaggio nella forma desiderata e inertizzazione attraverso essiccazione finale del semilavorato. Mogu è piacevole al tatto, flessibile, leggero, resistente agli urti, oltre che in alcuni casi all’acqua e al fuoco, dato che alcuni miceli sono composti da una percentuale elevata di chitina. a seconda

del tipo di fungo, di substrato e di trattamenti post-crescita, è utilizzabile nel settore del biopackaging, in bioedilizia e nel design. <<ad oggi, Mycoplast - aggiunge Babbini - sta collaborando con alcuni istituti di ricerca universitari per sviluppare una linea di specie fungine avanzate e ottimizzate per la produzione dei propri materiali». Mogu, infatti, ha molteplici applicazioni. può essere usato come isolante termo-acustico al posto del polistirolo oppure per realizzare pavimenti o pannelli per mobili al posto del legno (le strutture in Mogu

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assomigliano a quelle di formica degli anni ’70). E’ anche un’ottima alternativa ecologica nell’ambito dell’oggettistica, sostituendo plastica, gomma, carta, pelle, ecc., ma può essere ottimamente impiegato anche per gli interni delle automobili. particolarmente interessanti le potenziali applicazioni nel packaging rigido, utilizzando gli scarti di produzioni locali. Un esempio su tutti, sono le cantine vinicoli, che possono riutilizzare i propri scarti della lavorazione delle uve per autoprodursi gli imballaggi in cui contenere e trasportare le bottiglie di vino, al posto del polistirolo. in questo modo non solo si abbattono i costi ma si fa pure eco-marketing. Ma la materia prima su cui avviare la coltivazione dei funghi è assolutamente versatile e, quindi, può variare a seconda dell’ambito produttivo: paglia, lolla, segatura, fondi di caffè, gusci, cascami della lavorazione tessile, ecc.; basta solo selezionare i funghi adatti a valorizzare nel modo migliore le biomasse di scarto a disposizione, che spesso rappresentano un problema ambientale e un costo di smaltimento.


BIOMASSE & BIOGAS B I O M A S S A

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B I O G A S

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B I O M E TA N O

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C O G E N E R A Z I O N E

L’alimentatore per biostoccaggio Adamoli

Sistema fisso con piano mobile interno per il dosaggio e lo scarico controllato di biomasse agricole o liquami zootecnici

oggi più che mai è di ventata di estrema importanza la generazione di energia elettrica o termica attraverso il recupero e l'utilizzo di biomasse. negli impianti di produzione energetica, quindi, quali ad esempio i digestori anaerobici per biogas, une delle aree della struttura è quella adibita allo stoccaggio e dosaggio di biomasse agricole o liquami zootecnici. allo scopo, adamoli propone apposite vasche che vengono studiate e realizzate sempre su misura per

garantire la massima adeguatezza. tali strutture, con capacità da 30 a 300 mc, sono provviste del pianale mobile "adamoli italian floor", ossia un sistema di carico/scarico automatico dotato di doghe scorrevoli posizionate sul fondo che si azionano idraulicamente e consentono la movimentazione in orizzontale e lo scarico del materiale contenuto all'interno della vasca direttamente su un nastro trasportatore/estrattore che funge da alimentatore del biodigestore. L'aspo (facoltativo) è

consigliato nel fronte avanzamento materiale in scarico. Da evidenziare che i pianali adamoli possono essere installati anche all'interno di vasche di stoccaggio già esistente, siano esse in metallo o in cemento. i box, completi del piano mobile, una volta inseriti nel complesso impiantistico aziendale, permettono di ottimizzare costi di gestione e modalità operative. il piano mobile può avere 12 oppure 24 doghe in alluminio o in acciaio che si muovono alternativamente,

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in grado di movimentare la merce: nella fase di carico auto-compattandola in avanti, mentre nella fase di scarico permette di svuotare la vasca in totale sicurezza anche dosando l'alimentazione automatica. tutte le attrezzature proposte sono rispondenti alle normative CE in vigore, aggiornate secondo le migliori soluzioni tecniche di mercato e caratterizzate dall'alta qualità che da sempre contraddistingue adamoli e che le ha permesso di essere pionieri nel proprio settore.



Un mercato UE del biometano Progetto BioSurf

Sforzi congiunti per semplificare il commercio transfrontaliero e creare un network affidabile del bioCh4 il biometano è un gas naturale derivato da materia organica fresca ed è considerato una buona fonte di energia rinnovabile, disponibile in tutto il mondo. È anche considerato una credibile alternativa verde ai combustibili fossili, dal momento che la sua produzione elimina gran parte dei gas tossici che altrimenti verrebbero rilasciati nell’atmosfera attraverso i processi di decomposizione organica. Riconoscendo il potenziale del biometano per svariate esigenze energetiche, diversi paesi europei hanno istituito registri nazionali del biometano per controllare i produttori e assicurarsi che i volumi iniettati siano adeguatamen-

te documentati. il progetto europeo BioSURf ha esteso questa soluzione amministrativa all’intera Europa, consentendo i movimenti transfrontalieri di biometano attraverso l’infrastruttura europea del gas naturale. L’IMPATTO ECONOMICO ED ECOLOGICO

BioSurf ha condotto studi nazionali e internazionali sulle materie prime disponibili per la produzione di biogas e biometano. il progetto ha esaminato il potenziale di colture ricche di amido, rifiuti di origine animale, altri materiali organici di scarto, residui e raccolti, in vari paesi europei (austria, francia, germania, Ungheria, italia e UK). È stato riscontrato che la materia prima più adatta per un maggiore utilizzo come biogas/biometano sono le colture ricche di amido (tranne che in francia), gli escrementi di animali e la paglia. il team ha studiato l’impatto dei percorsi attuali e potenziali per queste materie prime, tracciando la catena del valore dalla produzione all’utilizzo, in base alle caratteristiche territoriali, fisiche ed economiche delle diverse aree di utilizzo, come biocarburante per i trasporti e per la generazione di elettricità, riscaldamento e raffreddamento. fondamentalmente, il progetto ha anche confrontato e promosso la registrazione, l’etichettatura, la certificazione e le pratiche commerciali transfrontaliere del biometano in Europa, al Continua a pag. 24 Hi-Tech Ambiente

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Un mercato UE del biometano fine di facilitare la cooperazione tra i paesi partner coinvolti. Un’efficace collaborazione transfrontaliera potrebbe aiutare a realizzare la visione di partenza del progetto, ovvero vedere il biometano prodotto in una grande fattoria rumena e utilizzato come biocarburante negli autobus olandesi. affinché questo accada, è necessario creare una rete di registri nazionali del biometano che svolga le mansioni amministrative, insieme all’uso dell’attuale rete di gas naturale per la distribuzione di biometano ai consumatori. TRACCIABILITA, ECOCRITERI E STANDARD DI QUALITA’

La sostenibilità della produzione di bioenergia su larga scala è stata messa in discussione da alcuni ambienti con l’accusa che tale produzione si traduce in un’intensificazione della produzione agricola, in monoculture, in processi di conversione della biomassa inefficienti e in cambiamenti nell’uso del suolo che annullano gli effetti ambientali positivi. per

IL BIOMETANO E’ IN RETE in base all’ultimo aggiornamento di Snam Rete gas, si sono moltiplicate le domande accettate di allaccio alla rete nazionale del gas a partire da impianti a biometano. al 30 maggio 2018 risultavano 21 punti di entrata da produzione di biometano con cui è stata sottoscritta l’offerta di allacciamento, per una capacità complessiva di 349.432 mc/giorno. Si tratta di un incremento di 3 richieste accettate (noventa vicentina, Campagna Lupia e Legnano) rispetto a un mese prima e di 16 nei confronti dell’anno prima. i punti di entrata con offerta sottoscritta mostrano una ripartizione piuttosto omogenea sul territorio italiano. guida la classifica il veneto con 5 punti, seguito dall’Emilia Romagna con 4 e da Lombardia e Lazio con 3 ciascuna. in piemonte vi sono 2 punti,

mentre friuli venezia giulia, Calabria, Basilicata e puglia ne hanno 1. Snam ha anche reso noto di aver avuto oltre 500 contatti preliminari con produttori di biometano che hanno richiesto 6 milioni di mc/giorno di capacità di traspor-

to. Le richieste di allacciamento formalizzate sono circa 100, per una capacità totale di 1,65 milioni mc/giorno. al momento è in esercizio il solo impianto di Montello (Bg), ma entro il 2018 dovrebbero essere avviati altri 4 impianti.

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evitare questo, la direttiva UE sulle energie rinnovabili (RED, Renewable Energy Directive) ha introdotto criteri di sostenibilità secondo i quali fino al 2018 i biocarburanti e i bioliquidi devono risparmiare almeno il 60% in più nelle emissioni di gas serra (gES) rispetto alle fonti di combustibili fossili. <<il calcolo delle emissioni di gas serra per il biometano - spiega Stefano proietti, coordinatore del progetto – è problematico, quindi per evitare incertezze, BioSurf ha proposto un calcolo conforme sia al quadro RED che al sistema di scambio di quote di emissione dell’UE>>. nei suoi sforzi per aumentare il rapporto costo/efficacia del biometano, BioSurf ha analizzato come il meccanismo del certificato di Co2, creato per aumentare la trasparenza delle emissioni, potrebbe aiutare a colmare il divario tra i costi di produzione di biometano e i combustibili fossili come il gas naturale. inoltre, poiché l’utilizzo di liquami e letame per la produzione di biometano può ridurre significativamente le emissioni, il progetto ha esaminato il modo in cui il risparmio delle emissioni nel settore agricolo potrebbe essere monetizzato nell’ambito del sistema EtS dell’UE, attraverso il suo sistema di quote di emissione e permessi che gli inquinatori potrebbero acquistare e vendere. Quantificando le riduzioni delle emissioni di biometano e ponderando questo dato contro i costi di produzione e la sostenibilità, il progetto illustra proprio come incoraggiarne l’uso. <<il lavoro di BioSurf per registrare e certificare il biometano riassume proietti - dovrebbe presto rendere possibile la produzione e la distribuzione ai consumatori in Europa attraverso la rete del gas naturale, portando ad un’Europa più sana, più pulita e più sostenibile>>. a fronte di questa ambizione, il progetto ha stilato un elenco di raccomandazioni politiche che potrebbero migliorare la sostenibilità delle forniture di materie prime, l’uso di rifiuti biogenici e il commercio di biometano in generale. ha anche iniziato a sviluppare un mercato del biometano che, ad oggi, comprende austria, francia e italia.


energia

L’accumulatore di energia termica Haase

Una soluzione versatile, adattabile e di durata, indispensabile per un'economia energetica evoluta haase propone un accumulatore di energia termica le cui caratteristiche principali sono versatilità, adattabilità e durata. Questo prodotto, distribuito in italia da Ethos, rappresenta il cuore attorno al quale possono essere creati impianti di recupero calore, riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria costituiti da pannelli solari, termici o fotovoltaici, pompe di calore, sistemi di distribuzione calore radianti ecc. per piccole o grandi realtà industriali. Si tratta, infatti, di un prodotto su misura che è quindi personalizzabile nelle dimensioni secondo le necessità (fino a 4,4 m di larghezza e 10 m di altezza). tutto il calore prodotto possibilmente da recupero o da energie rinnovabili è immagazzinato nell’accumulatore per poi essere disponibile per le varie utenze ed i diversi usi. in questo modo, grazie ad un grande accumulo, è possibile sfruttare le energie rinnovabili anche nei momenti in cui queste non sono disponibili (ad esempio la produzione solare di notte). L’accumulatore viene montato sul posto di installazione, risparmiando sul trasporto, ma soprattutto può essere installato ovunque. E’ termoisolato e può essere dotato di scambiatori interni che assicurano efficienza di utilizzo e igiene dell’acqua. grazie alle sue caratteristiche, gli impianti costruiti attorno a questo cuore caldo realizzano importanti risparmi economici e di emissioni dannosi per l’ambiente. <<Si sente molto parlare di accumulare energia rinnovabile – dice Egisto Canducci, amministratore di Ethos - e prevalentemente si pensa

Questo accumulatore da 79.000 litri è alto 6,8 metri e si estende su due piani dell’edificio

alle batterie elettriche. in realtà esistono altri modi per rendere più stabili le energie rinnovabili, accumulando ad esempio energia termica. Ed è quello che facciamo attraverso questi particolari accumulatori, che sono una soluzione indispensabile ad un'economia energetica evoluta. ad esempio bisogna ricorrere ad accumuli che siano molto bene isolati e che consentano di mantenere quanto accumulato il più a lungo possibile. grazie a questi innovativi serbatoi è possibile parlare di accumuli di grandi capacità in spazi che con accumuli normali sarebbero difficilmente utilizzabili. Consentono, quindi, di rendere più stabile il ricorso ad energie di recupero o rinnovabili che per loro natura non sono stabili>>. tutte le attività che utilizzano il caldo o il freddo nella loro produzione possono avere vantaggio da questo accumulatore, come ad esempio forni industriali o lavanderie industriali, ecc. che possono così ottenere importanti risparmi a titolo economico e ambientale grazie allo sfruttamento ottimizzato delle energie. LAVANDERIA INDUSTRIALE

per una lavanderia industriale, attiva a livello nazionale, il recupero di calore è argomento centrale: il calore derivante dall’acqua di scarico della produzione e dai compressori d’aria, dai fumi delle caldaie e dal ritorno del riscaldamento dell‘edificio è immagazzinato in un accumulo termico di haase di 79.000 litri d’acqua. il calore così recuperato è Continua a pag. 26 Hi-Tech Ambiente

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L’accumulatore di energia termica messo a disposizione per la produzione di acqua calda sanitaria, necessaria nel processo di produzione della lavanderia. nella prima fase, le acque reflue sono raccolte in un serbatoio a fondo piatto di haase da 10 mc. il calore residuo delle acque di scarico riscalda, per mezzo di uno scambiatore di calore, l‘acqua calda sanitaria da 12 a 45 °C prima di essere immesso nell’accumulatore di stoccaggio. nel serbatoio poi l‘acqua è riscaldata ulteriormente da varie fonti di calore fino a circa 60 °C. il sistema di trasporto interno all’azienda è attivato da 2 generatori di pressione che producono costantemente del calore in esubero di circa 65 °C. Questo calore viene immesso nella parte superiore dell’accumulo. nella parte centrale entra il calore residuo di circa 60° C del ritorno del riscaldamento dell‘edificio (300 kW). La parte inferiore dell‘accumulatore è caricata con il calore dei gas di scarico della caldaia a vapore da 4 MW, che è utilizzata per vari processi della produzione. i vantaggi dopo la messa in funzione del sistema di recupero del calo-

Questo grande accumulatore (modello t 440-293) ha un diametro di 4,4 m e un’altezza di 2,8 m, mentre il volume è di 30.000 litri

re sono stati notevoli. La caldaia funziona con un‘efficienza del 95%. Utilizzando il calore di scarto della caldaia e dei generatori di aria compressa è possibile risparmiare circa 17.500 kWh al giorno, con altri 1.500 kWh/g derivanti dall‘utilizzo del ritorno del sistema di riscaldamento dell‘edificio. nella fase successiva è previsto che il calore residuo della caldaia alzi la temperatura dell‘acqua sanitaria a 55 °C. Questo passo consentirà un risparmio di 25.000 KWh al giorno.

AZIENDA DI NETTEZZA URBANA

per la società della nettezza urbana di amburgo, in germania, dopo la ristrutturazione dell‘impianto di riscaldamento il calore proveniente dal locale dei server, precedentemente inutilizzato, è ora usato per riscaldare l’acqua sanitaria e supportare l‘impianto di riscaldamento. Contemporaneamente il recupero efficace del calore supporta il raffreddamento finora costoso dei server.

in seguito al rinnovo dell‘impianto, l’azienda l‘anno scorso ha ottenuto un risparmio di 500.000 kW/h e quindi di 81 tonnellate di Co 2. Questo corrisponde approssimativamente al fabbisogno energetico di 90 case a schiera di ultima generazione. La maggior parte dell‘acqua calda è consumata quotidianamente tra le ore 13 e 15 dai circa 500 dipendenti dell’impresa. in quell’intervallo le 68 docce sono utilizzate al massimo. Mentre il sistema di accumulo è rifornito di calore residuo dalla sala server per 24 ore al giorno, l’utilizzo di acqua calda è concentrato in sole due ore. Questa circostanza richiede un grande accumulo di calore. in questo caso l’accumulatore di haase ha un volume di 30.000 litri ed è stato prodotto specificatamente per le esigenze dell’impresa. <<Questo esempio dimostra che l‘ecologia è economica – spiega Dominik iskenius Eggers, ingegnere dell’azienda – infatti la richiesta di acqua calda sanitaria è coperta completamente dal recupero del calore proveniente dai server dei computer durante tutto l‘anno, tanto che il riscaldamento può essere completamente spento in estate. L’investimento per l’accumulatore e i suoi investimenti è stato addirittura ripagato in un solo anno>>.

L’accumulatore è stato installato nel primo piano dell’edificio. Un altro vantaggio: il livello di carico dell’accumulatore è sempre ad un livello superiore rispetto all’intero l’impianto di riscaldamento

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laboratori

La tecnologia che avanza Wamgroup

nel nuovo polo tecnologico, oltre allo showroom permanente e al centro di formazione, vi è il laboratorio di ricerca in cui l'innovazione la fa da padrona in occasione del suo 50° anniversario il gruppo Wam ha celebrato l’inaugurazione del nuovo polo tecnologico presso la sede dell’azienda nel modenese. il polo tecnologico è una struttura finalizzata alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti industriali. il suo obiettivo è lo studio e l'analisi delle tecnologie dei solidi sfusi e di quelle operanti in campo ambientale. La ricerca si concentra sulla filtrazione delle polveri, sulla separazione solidi-liquidi sia in zootecnia che nell'industria, sul trattamento delle acque reflue e sull'energia idroelettrica. il polo comprende un laboratorio di ricerca, un centro di formazione e una showroom permanente. LO SHOWROOM

nello showroom sono in bella mostra tutte le macchine e gli impianti prodotti da Wamgroup attraverso le sue divisioni produttive, a cominciare dai trasportatori ed estrattori a coclea, di cui Wamgroup è uno dei principali produttori mondiali, con dimensioni che variano da piccoli diametri a diametri oltre i 4 m per applicazioni speciali, come le pompe a vite di archimede per il sollevamento dell'acqua. nell’ambito delle tecnologie ambientali Wamgoup produce: pompe a vite d’archimede; dissabbiatori; filtro coclee e compattatori a coclee; filtri depolveratori; macchine e attrezzature altamente innovative, ad alta efficienza e semplicità di manutenzione per impianti biogas; ad oggi il gruppo ha all’attivo 20 stabilimenti produttivi nel mondo, di cui 7 in italia, 60 aziende commerciali in 5 continenti e oltre 2.000 persone impiegate in tutto il mondo; inoltre, ha realizzato ben

202 brevetti dal 1978 a oggi. IL LABORATORIO DI RICERCA

il laboratorio è dotato di attrezzature e accessori all'avanguardia che permettono di effettuare test di miscelazione e dosaggio per un’ampia varietà di materiali alla rinfusa. Le dotazioni per scopi sperimentali garantiscono una simulazione fedele dei processi industriali. Le procedure dei test seguono la logica delle applicazioni reali nelle condizioni operative originali. punto di forza è l'analisi generale del comportamento dei materiali, che si basa sull'analisi delle caratteristiche interne del materiale durante i processi di trasporto e miscelazione e sull'interazione di tali materiali con contenitori e dispositivi di trasporto. il centro test fa parte di una rete globale di laboratori ed è progettato e supervisionato dal dipartimento R&D Corporate di Wamgoup. Ma il dipartimento di R&S, essendo l'innovazione uno dei capisaldi di Wamgroup, ha partecipato a vari programmi di ricerca in collaborazione con istituti italiani e interna-

zionali, collaborando a progetti internazionali a lungo termine con partner del settore, nonché con università italiane e straniere. ne sono un esempio il progetto “Smart Batching plant” finalizzato alla realizzazione di un impianto di dosaggio intelligente, il progetto “gestione integrata Reflui organici” e il progetto “poliless” per l’abbattimento dei polielettroliti dai fanghi trattati. Di particolare interesse per il dipartimento R&S è l'analisi avanzata di materiali innovativi, con una forte attenzione ai tecnopolimeri, che ha portato alla progettazione di componenti per trasportatori a coclea, filtri depolveratori, miscelatori, valvole e altri prodotti. Un altro ramo di R&S è invece coinvolto nell'analisi di nuovi processi produttivi per la produzione di componenti dedicati alla gamma di prodotti del gruppo. a questo proposito, da evidenziare che durante l’inaugurazione del nuovo polo tecnologico si è svolto anche un simposio accademico su alcuni argomenti scientifici di grande attualità e di particolare interesse per le innovazioni tecnologiche le-

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gate alla tutela ambientale: - tecnologia delle nano fibre. nel contesto dei nuovi media filtranti prodotti da Wamgroup per la sua vasta gamma di filtri depolveratori, l’impiego di nano fibre consente incrementi d’efficienza (anche senza esercitare forti pressioni) e di durata e riduzione delle dimensioni dei filtri stessi. - tecnologia dei poliuretani armati. nel contesto dei tecnopolimeri Sint di produzione Wamgroup impiegati per numerosi componenti destinati alla gamma dei propri prodotti. - Recupero del calcestruzzo negli impianti di betonaggio. nel contesto della tecnologia innovativa adottata nel sistema di recupero di calcestruzzo Conceptm di Wamgroup compresa la depurazione dell'acqua sporca di cemento da autobetoniere e pompe. - progetto "Smart farm" - Economia circolare e azienda agricola del futuro. innovazioni di prodotto e di processo per ridurre emissioni inquinanti, per contenere l'impiego di acqua irrigua, per minimizzare l'utilizzo di prodotti chimici per l'attività agro-zootecnica. IL CENTRO DI FORMAZIONE

oltre ad essere un punto di riferimento internazionale nell’ambito di R&S di nuovi prodotti e delle relative applicazioni, il polo tecnologico di Wamgroup mira anche a diventare un luogo d’incontro per la formazione di giovani professionisti di tutto il mondo. Rappresenta, pertanto, il cardine di una strategia industriale volta alla crescita delle competenze, volano di una crescita professionale ed occupazionale sia dell’azienda che del territorio su cui Wamgroup fonda le sue radici.


macchine & strumentazione

Misure di livello con Valcom Trattamento acque

La serie KRg a tecnologia radar, in versione antideflagrante o a sicurezza intrinseca, e la serie 27i per condizioni più aggressive Dal 1974 valcom, storico brand del giovane gruppo terranova, progetta, sviluppa e costruisce strumentazione per la misura e il controllo dei processi industriali, offrendo svariate soluzioni anche in materia di trattamento delle acque. Una delle più interessanti proposte di valcom nell’ambito della misura di livello è senz’altro la serie KRg a tecnologia radar, con un’accuratezza di ±2 mm fino ad una distanza di 30 m e grado di protezione ip66. KRg utilizza un impulso di microonde a 26 ghz verso la superficie del fluido, che riflette il segnale al trasmettitore. il tempo di volo, proporzionale alla distanza tra punto di emissione e superficie del liquido, è elaborato dall’elettronica dello strumento, che genera un segnale proporzionale in uscita. nel caso vi sia perdita di segnale in ingresso, lo strumento può prevedere l’evoluzione dell’output in base all’andamento registrato in precedenza. non avendo parti in movimento e a contatto con il fluido, il trasmettitore di livello della serie KRg offre un’alta affidabilità senza avere bisogno di particolare manutenzione che ne garantisca il funzionamento. trova largo impiego in applicazioni del settore del trattamento acque per la misura di livello serbatoi, misura di livello in bacini naturali ed artificiali, misura di livello per fluidi di varia natura. può avere attacchi al processo filettati o flangiati a seconda delle esigenze di montaggio, con resistenza a temperature comprese -40-

un serbatoio, o per l’avviamento, arresto e rotazione di pompe a livelli prestabiliti. E’ inoltre di grande rilevanza il vantaggio di poter scegliere tra ben 10 tipi di cavo immerso diversi (per caratteristiche, materiali e adeguatezza) in pronta consegna. per la misura della pressione o del livello sono disponibili anche svariate connessioni al processo filettate, flangiate o sanitarie, con rivestimento in tfE e membrane in hC, tantalio, titanio, grado urea o altri materiali a richiesta, a seconda dell’applicazione.

La serie 27I di Valcom

200 °C e pressioni fino a 1,5 Mpa. E’ disponibile sia nella versione antideflagrante (Ex-d) che a sicurezza intrinseca (Ex-ia). Laddove le condizioni di processo si fanno più aggressive, valcom propone la serie 27i che vanta una costruzione completamente inox della custodia, risultando particolarmente adatta a questo tipo di installazione e permettendo la misura di livello di campi di misura a partire da 100 mbar. La serie annovera ormai oltre 100mila installazioni effettuate in diverse applicazioni, tra cui: la misura e il controllo di livello di laghi artificiali, la misura di livello di serbatoi, il controllo di funzionamento e rotazione pompe, ecc. il sistema di doppia tenuta ip68 e il filtro di protezione ai disturbi elettromagnetici recentemente sviluppato, danno ulteriore garanzia di affidabilità del prodotto e della bontà della misura. inoltre, i trasmettitori della serie

27iM si caratterizzano per la grande capacità di adattamento alle diverse misure di livello di liquidi e percolato in impianti di trattamento acque e serbatoi in genere. Sono caratterizzati da uscita standard in corrente (4-20ma) con opzione uscita protocollo Smarthart o tensione (0-5v, 010v); hanno un’accuratezza totale di misura dallo 0,15% allo 0,3% nel campo di temperatura -40-85 °C e sono integralmente costruiti in acciaio inox. insieme all’indicatore con soglie di allarme rappresentano l’accoppiata vincente per l’indicazione a display della variabile desiderata con in aggiunta 2 o 4 soglie di allarme programmabili, per la segnalazione di allarme di livello minimo e massimo in

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Trasmettitore di livello radar serie KRG


ZOOM

Market

Market

La draga telecomandata Dragflow

nell’ambito delle bonifiche ambientali e della pulizia di bacini di decantazione, la serie DRp permette di agire in totale sicurezza anche in presenza di inquinanti i lavori di bonifica industriale e recupero delle acque pongono spesso particolari difficoltà tecniche, a cominciare dal fatto che l'acqua e i fanghi da trattare sono pericolosi e possono causare molti danni a qualsiasi apparecchiatura se non adeguatamente protetta. altrettanto importante è il tema della sicurezza degli operatori coinvolti, che non devono assolutamente entrare in contatto con sostanze pericolose. allo scopo, le draghe telecomandate Dragflow (serie DRp) permettono di gestire lo smaltimento di fanghi pericolosi e il recupero delle acque in qualsiasi ambiente e per questo hanno ricevuto molta attenzione: sicure per gli operatori e affidabili in qualsiasi applicazione, possono essere equipaggiate con pompe diverse a seconda della quantità e della densità del materiale da spostare. facili da trasportare e utilizzare, arrivano preassemblate in un unico container da 20 piedi; gli operatori possono acquisire le competenze per operare efficacemente dopo alcuni giorni di addestramento con personale qualificato direttamente sul posto. Queste draghe si sono rivelate molto efficaci in ambienti particolarmente difficili. Recentemente, per esempio, una draga telecomandata è stata scelta per lavorare nei bacini idrici della più grande centrale elettrica egiziana, un impianto a ciclo combinato da 4.800 MW. per questa particolare operazione, tutti i componenti a contatto con l'acqua o esposti all'atmosfera sono stati protetti con un rivestimento di classe di corrosione

C5M (massima classe di corrosione in iSo 12944) e alcuni componenti critici sono stati realizzato in acciaio Super Duplex per un'estrema affidabilità anche

in questo tipo di applicazioni. grazie a questi accorgimenti l'attrezzatura fornita si è dimostrata perfettamente adatta a lavorare in un ambiente molto corrosivo, pur

Dragflow Srl Via Paesa snc - 46048 Roverbella (MN) Tel 0376.1685400 - E-mail info@dragflow.it www.dragflow.it

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mantenendo la capacità produttiva prevista. in un’altra occasione, l’azienda Candeo è ricorsa alla draga DRp per risolvere un problema complesso. il cliente, una multinazionale chimica con impianto in italia, doveva recuperare i fanghi di deposito di due vasche di decantazione per inviarli alla filtropressa e seguire l’iter successivo di smaltimento; l’attività doveva essere effettuata senza vuotare il bacino, avendo la sicurezza di salvaguardare il fondo impermeabile della vasca. Era infine necessario che l’operatore lavorasse in estrema e totale sicurezza, anche in considerazione del fatto che il ph della vasca avrebbe potuto presentare episodi di elevata acidità. anche in questo caso la DRp si è dimostrata la soluzione migliore per tutelare la salute dei lavoratori e mantenere l’operatività dell’impianto. va ricordato che la serie DRp può pompare fluidi fino a una concentrazione di solidi del 70% in peso, con una portata fino a 1.000 mc/h e una portata fino a 1.000 m dal punto di dragaggio. tutte le draghe possono essere integrate con molti accessori, tra cui il gpS, la videocamera di sicurezza, il batimetro e un sistema di monitoraggio per tracciare e registrare la cronologia delle operazioni della pompa di dragaggio. va anche detto che Dragflow ha lanciato una nuova serie di pompe in acciaio inox (CK3MCun) resistenti fino al ph 1.5: un complemento molto importante per lavorare senza preoccupazioni in ambienti estremi!


tecnologia

Le B.A.T. per l’industria chimica organica Anche in combinazione tra loro

Le migliori tecniche disponibili per abbattere l’impatto ambientale dei singoli processi produttivi 2a parte

nell’esame delle migliori tecniche disponibili (Bat) per la produzione industriale di prodotti chimici organici è necessario elencare le B.a.t. applicabili ai singoli processi produttivi. OLEFINE LEGGERE PER “STEAM CRACKING”

nell’ambito della fabbricazione di olefine leggere per “steam cracking”, al fine di ridurre le emissioni in atmosfera di polveri e Co risultanti dalla rimozione del coke dai tubi del forno di cracking, la Bat consiste in una adeguata combinazione delle seguenti tecniche: impiego di tubi realizzati con materiali con basso tenore di nichel o rivestiti internamente con materiale inerte; aggiunta di composti dello zolfo alle materie prime; ottimizzazione delle condizioni di esercizio; ab-

battimento delle polveri a umido, oppure mediante ciclone a secco; combustione degli scarichi gassosi risultanti dalla rimozione del coke. per prevenire o almeno ridurre le emissioni in acqua di reflui e composti organici, la Bat consiste nell’ottimizzare il recupero di idrocarburi dall’acqua di raffreddamento e nel riutilizzare questa acqua nel sistema di produzione del vapore di diluizione; per ridurre il carico organico delle acque reflue da sottoporre a trattamento risultanti dal lavaggio caustico dei gas di cracking per eliminare h2S, la Bat consiste nell’utilizzare lo strippaggio. infine, per prevenire o ridurre la quantità di solfuri nelle acque reflue, la Bat consiste nell’utilizzare una delle seguenti tecniche, eventualmente anche in combinazione tra loro: uso di materie prime a basso tenore di zolfo o desolforate; massimizzare l’impiego del lavaggio con ammine per

eliminare i gas acidi; ossidazione a solfati dei solfuri presenti nel liquido di lavaggio esausto. IDROCARBURI AROMATICI E CICLOESANO

nell’ambito delle emissioni in atmosfera durante la produzione di idrocarburi aromatici (BtX) e cicloesano, la Bat consiste nel recupero delle materie organiche o nel recupero di energia dai gas di processo e nel sottoporre il gas di processo della rigenerazione del catalizzatore a un trattamento adeguato (abbattimento delle polveri e eliminazione dei composti organici mediante combustione o ossidazione termica). per le emissioni in acqua, la Bat consiste nell’utilizzare solventi anidri, oppure nel predisporre un sistema chiuso per recuperare e riutilizzare l’acqua. al fine di ridurre il carico organico e il volume delle acque reflue,

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la Bat consiste in una adeguata combinazione delle seguenti tecniche: creazione del vuoto senza uso di acqua, separazione della fase liquida con recupero di idrocarburi, strippaggio con recupero di idrocarburi, riutilizzo dell’acqua. Quanto all’uso efficiente delle risorse, la Bat consiste nell’ottimizzare l’uso dell’idrogeno coprodotto, come reagente chimico o combustibile. in merito all’efficienza energetica, la Bat consiste nell’applicazione di una (o una combinazione) delle seguenti tecniche: ottimizzazione della distillazione, recupero del calore dai gas di testa, distillazione estrattiva in un’unica colonna, colonna di distillazione con parete divisoria, distillazione con accoppiamento termico. Circa infine i residui, al fine di prevenire la produzione di argilla esausta o ridurne la quantità, la


Bat consiste nell’idrogenazione selettiva dei prodotti di reforming. ETILBENZENE E STIRENE MONOMERO

Durante la produzione di etilbenzene e stirene monomero, in aggiunta alle Bat già citate per la produzione di aromatici, è possibile ridurre le emissioni in atmosfera utilizzando un catalizzatore zeolitico, oltre al lavaggio caustico degli scarichi gassosi ed il lavaggio a umido con utilizzo dell’acqua di lavaggio esausta nella sezione di lavaggio del reattore post alchilazione. per le emissioni in acqua, la Bat principale è il riutilizzo dell’acqua, al fine di ridurre i reflui risultanti dalla deidrogenazione dell’etilbenzene e massimizzare il recupero dei composti organici; per ridurre le emissioni in acqua di perossidi organici, la Bat consiste nel pretrattare i reflui contenenti perossidi mediante idrolisi. al fine di aumentare l’efficienza delle risorse, le Bat consistono nel: - recupero dei composti organici derivanti dalla deidrogenazione dell’etilbenzene mediante condensazione e/o scrubbing (con recupero dei Cov mediante strippaggio dell’acqua di lavaggio) - recupero dell’idrogeno coprodotto dalla deidrogenazione dell’etilbenzene per utilizzarlo come reagente chimico o come combustibile - per aumentare l’efficienza dell’unità di idrogenazione dell’acetofenone nel processo di produzione di stirene monomero + ossido di propilene, la Bat consiste nel ridurre al minimo l’idrogeno in eccesso o nel suo riciclo. per quanto riguarda la riduzione dei residui derivanti dalla produzione di etilbenzene catalizzato da alCl3, la Bat consiste nel recuperare mediante strippaggio i composti organici residui e concentrare la fase acquosa per ottenere alCl3 utilizzabile. per prevenire la produzione di rifiuti catramosi da smaltire, si può impiegare il catrame come assorbente per il lavaggio o come combustibile, mentre per ridurre la formazione di coke la Bat consiste nel regolare la pressione al livello più basso possibile.

PRODUZIONE DI FORMALDEIDE

in questo contesto sono proponibili tre Bat: invio del flusso degli scarichi gassosi a una unità di combustione, impiego di un ossidatore catalitico con recupero di energia, o di un ossidatore termico con recupero di energia. per prevenire o ridurre la formazione di acque reflue e il loro carico organico, la Bat consiste nell’effettuare un pretrattamento chimico mediante aggiunta di solfuro di sodio o per ossidazione. per ridurre la quantità di rifiuti contenenti paraformaldeide, la Bat consiste nel recupero della paraformaldeide mediante disso-

luzione in acqua calda e nel suo impiego come combustibile o in altri processi. OSSIDO DI ETILENE E GLICOLI ETILENICI

Durante la produzione di ossido di etilene (oE) e glicoli etilenici (Eg), al fine di ridurre il consumo di oE e le emissioni in atmosfera di composti organici e Co2, la Bat consiste nell’utilizzare ossigeno anziché aria per l’ossidazione diretta dell’etilene; per ridurre anche il consumo di ossigeno, è possibile aggiungere inibitori organoclorurati (cloruro di etile o dicloroetano) alla carica del reattore, per ridurre la percentuale di etilene completamente ossidato in diossido di carbonio.

Un’altra Bat diretta a ridurre le emissioni dei composti organici è la combinazione di desorbimento a stadi di Co 2 con ossidazione termica e catalitica, mentre per ridurre le emissioni di oE la Bat consiste nell’eseguire il lavaggio a umido dei flussi di scarichi gassosi. Le residue emissioni di composti organici possono essere eliminate o ridotte mediante raffreddamento indiretto o strippaggio. per recuperare materia organica a fini di riutilizzo o riciclaggio (in particolare, etilene dallo spurgo dei gas inerti), si raccomanda l’adsorbimento per inversione di pressione o la separazione su membrana.

chi gassosi a una unità di combustione con adsorbimento, ossidazione termica e ossidazione termica rigenerativa; per ridurre le emissioni in acqua di perossidi organici, la Bat consiste nel pretrattare i reflui mediante idrolisi, mentre per ridurre il carico organico dei reflui essa consiste nel recuperare il fenolo e altri composti organici (ad esempio acetone) mediante estrazione seguita da strippaggio. infine, per prevenire o ridurre la formazione di residui (catrame) la Bat consiste nell’impiego della distillazione (per recuperare cumene, alfa-metilstirene, fenolo, ecc.) e/o nell’impiego del catrame come combustibile.

per quanto riguarda le emissioni in acqua, le Bat raccomandate per ridurre il volume dei reflui e il loro carico organico sono l’uso delle acque di spurgo dell’impianto di produzione di oE nell’impianto di produzione di glicol etilenico (Eg) e la distillazione. infine, per ridurre la quantità di rifiuti organici da smaltire provenienti dall’impianto di produzione di oE e Eg, la Bat consiste nel combinare l’ottimizzazione delle reazioni di idrolisi e l’isolamento dei sottoprodotti.

PRODUZIONE DI ETANOLAMMINE

PRODUZIONE DI FENOLI

per ridurre le emissioni in atmosfera, la Bat consiste nel combinare l’invio del flusso degli scari-

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Con l’obiettivo di ridurre le emissioni in atmosfera di ammoniaca e ridurne il consumo, la Bat consiste nell’utilizzare un sistema di lavaggio a umido multistadio; quanto alla riduzione delle emissioni in acqua, la Bat consiste nell’utilizzare una o più delle seguenti tecniche: creazione del vuoto senza uso di acqua, uso di pompe da vuoto ad anello liquido con ricircolo dell’acqua dell’anello, riutilizzo nel processo dei flussi acquosi provenienti dai sistemi da vuoto, condensazione dei composti organici (ammine) a monte dei sistemi da vuoto. Continua a pag. 32


Continua da pag. 31

Le B.A.T. per l’industria chimica organica per quanto riguarda il consumo di materie prime, al fine di utilizzare l’ossido di etilene in modo efficiente, la Bat consiste nel combinare l’uso dell’ammoniaca in eccesso, l’ottimizzazione del volume d’acqua utilizzato e delle condizioni di esercizio. per le emissioni in atmosfera, occorre distinguere i seguenti casi: - per la riduzione di composti organici, nox e suoi precursori, e Sox negli scarichi gassosi, la Bat consiste nel combinare tecniche di condensazione, lavaggio a umido, riduzione termica e riduzione catalitica - per la riduzione del carico di hCl e fosgene negli scarichi gassosi, la Bat consiste nel recuperare queste sostanze dai flussi di gas di processo, utilizzando una combinazione adeguata di assorbimento di hCl e assorbimento di fosgene, mediante lavaggio e condensazione dell’hCl e del fosgene - per la riduzione di composti organici (tra cui idrocarburi clorurati), hCl e cloro, la Bat consiste nel trattare i flussi combinati degli scarichi gassosi con ossidazione termica seguita da lavaggio caustico.

- uso di acido nitrico molto concentrato (99%) per una maggiore efficienza del processo e per ridurre il volume delle acque reflue e il carico di inquinanti - rigenerazione dell’acido esaurito in modo da recuperare e riutilizzare l’acqua e la materia organica mediante adeguata combinazione di evaporazione/distillazione, strippaggio e condensazione - riutilizzo dell’acqua di processo per il lavaggio del Dnt - reimmissione in circolo dell’acqua utilizzata nella prima fase del processo - pluriutilizzo e ricircolo dell’acqua. al fine di ridurre il carico di composti organici scarsamente biodegradabili nei reflui scaricati dall’impianto di produzione di Dnt, la Bat consiste nel preriscaldare le acque reflue e nell’u-

è particolarmente critica per le possibili emissioni di diossine (pCDD/f). Le Bat sono principalmente finalizzate ad evitare l’emissione di queste nell’atmosfera e nelle acque. per ridurre il carico organico degli scarichi gassosi da sottoporre a trattamento finale e ridurre il consumo di materie prime, la Bat consiste nell’utilizzare le seguenti tecniche: controllo della qualità della carica, uso di ossigeno anziché aria nell’ossiclorurazione, condensazione a mezzo di acqua refrigerata o refrigeranti. per ridurre le emissioni in atmosfera di composti organici, la Bat consiste nel trattare i flussi combinati degli scarichi gassosi con ossidazione termica seguita da assorbimento a umido a due stadi; se questa tecnica viene ese-

veri a umido, ciclone e filtro a tessuto. Quanto alle emissioni in acqua, la Bat consiste nel monitorare le emissioni e ridurre il carico di composti clorurati nelle acque reflue mediante idrolisi e strippaggio il più vicino possibile alla fonte; per le emissioni in acqua di pCDD/f e rame, la Bat consiste nell’impiego di ossiclorurazione con tecnologia di reazione a letto fisso o ciclone o sistema di filtrazione catalitica a secco, con un’adeguata combinazione di precipitazione chimica, coagulazione e flocculazione, filtrazione su membrana. Quanto all’efficienza energetica, la Bat consiste nell’utilizzare un reattore ad alta temperatura per la clorurazione diretta dell’etilene, oltre a promotori della conversione chimica quali cloro e altre specie generatrici di radicali. infine, con l’obiettivo di ridurre i residui di coke da smaltire provenienti da impianti di produzione di vCM, la Bat consiste nell’utilizzare una combinazione di: uso di promotori nel cracking, raffreddamento rapido del flusso di gas, pre-evaporazione della carica di EDC, bruciatori a fiamma piatta. per ridurre i rifiuti pericolosi da smaltire, la Bat consiste nel sottoporre l’acetilene presente nel flusso di hCl a idrogenazione, per ridurre la formazione di composti indesiderati durante l’ossiclorurazione; nel recupero e riutilizzo dell’hCl risultante dall’incenerimento dei liquidi e nella separazione dei composti clorurati a fini di un loro successivo uso.

tilizzare tecniche di estrazione e ossidazione chimica. al fine di ridurre la produzione di reflui e il loro carico organico, la Bat consiste nell’utilizzare una combinazione di evaporazione, strippaggio ed estrazione, seguita successivamente da riutilizzo dell’acqua. Quanto alla riduzione dei rifiuti organici da smaltire, la Bat consiste nell’utilizzare una combinazione delle tecniche di: riduzione al minimo della formazione di residui altobollenti, maggior recupero di tDi per evaporazione o ulteriore distillazione, recupero di tDa per reazione chimica.

guita in un impianto di incenerimento dei rifiuti liquidi, i gas di combustione devono poi essere raffreddati rapidamente per evitare una nuova formazione di pCDD/f. per ridurre le emissioni in atmosfera di pCDD/f provenienti da un ossidatore termico che tratta flussi di gas di processo contenenti cloro e/o composti clorurati, la Bat consiste nel raffreddamento rapido, seguita, se necessario, da iniezione di carbone attivo. per la riduzione delle emissioni in atmosfera di polveri e Co risultanti dalla rimozione del coke dai tubi del forno di cracking, la Bat consiste nella combinazione delle tecniche di ottimizzazione della rimozione termica e meccanica del coke e abbattimento delle pol-

PRODUZIONE DI PEROSSIDO DI IDROGENO

DI-ISOCIANATI E LORO PRECURSORI CHIMICI

nella produzione di diisocianati (tDi, MDi) e loro precursori chimici (Dnt, tDa, MDa) si impiega acido cloridrico e fosgene, per cui esiste la possibilità di formazione di diossine (pCDD/f). per la riduzione delle emissioni in atmosfera di pCDD/f in uscita da un ossidatore termico che tratta gas di processo contenenti cloro e/o composti clorurati, la Bat consiste nella tecnica di raffreddamento (quenching) rapido, seguito, se necessario, da iniezione di carbone attivo. per le emissioni in acqua, la Bat consiste nel monitorare le emissioni nell’acqua secondo le norme En, iSo, norme nazionali o internazionali; è inoltre necessario recuperare le materie prime, ridurre il volume dei reflui e riutilizzare l’acqua mediante una combinazione delle seguenti tecniche:

CLORURO DI ETILENE E CLORURO DI VINILE

La produzione di queste sostanze

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al fine di recuperare i solventi e ridurre le emissioni nell’atmosfera dei composti organici, la Bat consiste nell’utilizzare una combinazione adeguata di ottimizzazione del processo di ossidazione e, per recuperare solvente al fine di riutilizzo, condensazione e adsorbimento. Quanto alle emissioni in acqua, al fine di ridurre il volume dei reflui e il carico organico, la Bat consiste nella separazione della fase organica da quella liquida e riutilizzo dell’acqua; per prevenire le emissioni dovute a composti organici scarsamente bioeleminabili, la Bat consiste nell’utilizzare l’adsorbimento o l’incenerimento dei reflui.


Opportunità di partnership commerciali e tecnologiche da Enterprise Europe Network Enterprise Europe Network è la più importante rete finanziata dalla Commissione Europea per dare sostegno alle aziende in attività di internazionalizzazione, trasferimento tecnologico, ricerca e sviluppo

Hungarian water treatment company is looking for system building works BOHU20161221008 Hungarian company’s main activities are water supply and drinking water treatment for municipalities, institutions and productions (for pharmaceutical-, oil-, gas-, food and beverage-, light- and chemical industries, agriculture); preparation of process water; treatment of industrial waste- water (for power plants, boiler systems, heating facilities, energetic industries) and boiler feed water treatment. The company is looking for partners to serve water treatment and treatment system design, authorization, manufacturing, putting into operation, operation, maintenance and service, remote monitoring systems, R&D; water analysis, laboratory measurements, spareparts and chemicals supply from stock. They are open to provide the above mentioned services in form of service or subcontracting agreement. OWC (Oscillating Water Column) turbine for bidirectional flow TOES20180709001 A Spanish research group has developed a turbine that can work continuously with bidirectional flow. It is suitable for recovering wave energy and comprises two crowns of blades integrated in the same rotor, so that one of them produces power while the other performs an aerodynamic blockage of the flow. The device solves many disadvantages of current systems, providing better and more stable performance. Renewable energy companies are sought to develop applications under license agreements.

Romanian company, producer of environmental systems for monitoring of air quality, is looking for distributors and agents BORO20180415001 A Romanian IT and communications company developed a range of environmental systems for monitoring air quality. Their innovative solutions contribute significantly to a healthier environment, monitoring indoor and outdoor air quality. The company seeks distributors or commercial agents from the environmental sector. Battery charging management system for lead acid and lithium ion batteries TOHR20180424001 A Croatian SME's solution for battery charging management enables controlling and battery management for 64 or more units, with charging monitored in real time. The SME has developed new product that can measure, monitor and control voltage & charging current in real time and also enables battery management for lead acid and lithium ion batteries. The company is interested in a license/manufacturing agreement with companies involved in the battery and chargers equipment industry. Heavy metal ion and radioactive element extraction from water developed by an Estonian research group TOEE20171024001 An Estonian research group is looking for partners to pilot a patented filter for extracting heavy metal ions and radioactive elements from water. Contaminated water is an acute problem across the world,

and currently no efficient technologies exist to efficiently remove multiple heavy metal ions and radioactive elements or radionucleids with one method. The proposed technology is cost efficient, nanomaterial based, causes minimal waste, and is adaptable to any piping system. An Israeli company that develops ready-to-use small to large-scale water desalination, industrial water treatment and water reuse facilities, seeking municipal and industrial partners worldwide to whom to offer its services. BOIL20180117002 he Israeli company has 50+ years of experience and focus on water treatment, making it a leader in this field. It offers turnkey solutions in development, engineering, construction and operation of desalination (both thermal and membrane), industrial water treatment and water reuse plants and facilities, ranging in size from small to large industry scale. Looking for industrial and municipal partners worldwide to whom to offer its solutions under subcontracting agreements. Belgian manufacturer of flexible pre-insulated piping solutions is looking for distributors BOBE20170526001 The Belgian certified company is a manufacturer of flexible pre-insulated pipes and related couplings and accessories for underground district heating and cooling networks. They are looking for independent local distribution partners,

who are prepared to collaborate under pre-agreed conditions in exchange of geographic exclusivity. Distribution services agreement will be offered. Innovative system to monitor, predict and control algae with the use of ultrasound in many large water surfaces such as lakes, ponds, and drinking water reservoirs TONL20180703001 A Dutch manufacturer has developed an innovative system to monitor, predict and control algae (including the toxic bluegreen algae) with the use of ultrasound in many large water surfaces such as lakes, ponds and drinking water reservoirs. The manufacturer is offering a commercial agency agreement with technical assistance to companies active in the water sector. Polish online shop seeks suppliers of products for indoor air conditioning for distribution services agreement or commercial agency agreement BRPL20180629002 A Polish SME specialized in selling products for air treatment (e.g. purifier, air contamination detectors, dryer) is looking to expand its portfolio with products for indoor air conditioning (air fan, humidifier, heater, ionizer, oxygen concentrator, etc). Therefore the company is looking for suppliers of this assortment from EU or EFTA countries for cooperation under distribution services agreement or commercial agency agreement. The SME is offering their distribution services via online shop.

Per dettagli: Tel 02/77790309 - angela.pulvirenti@fast.mi.it. - www.enterprise-europe-network.ec.europa.eu Hi-Tech Ambiente

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ECOTECH

a cura di ASSITA

Nanofiltrazione delle acque di scarico

Il trattamento delle acque reflue mediante successivi passaggi di ultrafiltrazione ed osmosi inversa costituisce una valida alternativa ai trattamenti chimico-fisici, ma fino ad oggi la sua diffusione è stata limitata dalla necessità di operare in due passaggi distinti, e dagli elevati consumi di energia necessari per produrre le alte pressioni (10 bar e oltre) richieste dal processo di osmosi inversa. Gli scienziati dell’Università Tecnologica di Nanyang (Singapore) hanno superato questi problemi, grazie allo sviluppo di un nuovo tipo di nanofiltro, che combina i due passaggi in un unico stadio, e che richiede pressioni intorno a 2 bar; nonostante ciò, la purezza dell’acqua in uscita è paragonabile a quella ottenuta con il trattamento sequenziale di nanofiltrazione + osmosi inversa, ma con una netta riduzione dei costi. Per la commercializzazione della nuova tecnologia è stata appositamente costituita una società “spin-off”, denominata De.Mem Pte, che già oggi gestisce impianti di depurazione in Vietnam e Singapore, e che sta costruendo un impianto pilota per la produzione delle nuove membrane.

Purificazione del p-xilene per osmosi inversa L’osmosi inversa è da tempo utilizzata per ricavare acqua potabile dall’acqua di mare, e in altri processi basati sulla purificazione di soluzioni acquose. Tuttavia, i principi base di questa tecnologia sono applicabili anche alle soluzioni non acquo-

se, nelle quali gli idrocarburi vengono sciolti in solventi organici; partendo da questo concetto, i ricercatori americani del Georgia Institute of Technology della Exxon Mobil, hanno sviluppato un processo di purificazione del p-xilene che opera a temperatura ambiente, con consistente riduzione dei consumi energetici rispetto ai normali processi di cristallizzazione. Il p-xilene è un importante intermedio chimico, in quanto è uno dei componenti di materie plastiche di largo consumo, come il PET, e di fibre tessili come il poliestere; viene ricavato dal petrolio mediante reforming e successiva separazione dagli altri idrocarburi aromatici e dai suoi isomeri (orto- e meta-xilene). Il nuovo processo di separazione si basa su una membrana a fibra cava, ottenuta a partire da un normale polimero commercialmente disponibile, successivamente modificato mediante un processo di reticolazione che ne aumenta le proprietà meccaniche. Le fibre così ottenute vengono sottoposte a pirolisi, in modo da ottenere una struttura avente pori di dimensioni tali da impedire il passaggio delle molecole di grandi dimensioni. Questa struttura, tipica dei “setacci molecolari”, termina in uno stadio finale con 30 nm di spessore, avente pori molto piccoli (meno di 1 nm), che separano i diversi isomeri dello xilene in base al diverso ingombro delle rispettive molecole: il p-xilene ha una struttura “snella”, in quanto i suoi gruppi metilici sono allineati su un asse verticale,

mentre orto e meta-xilene hanno i gruppi metilici posti a lato dell’anello benzenico, e quindi sono più “grassi”. La struttura ottenuta per pirolisi contiene una elevata percentuale di atomi di carbonio, e risulta quindi resistente sia dal punto di vista chimico che da quello meccanico, tanto da sopportare la pressione (circa 125 bar) richiesta dal processo di osmosi inversa. Il nuovo processo è stato denominato OSRO (Organic Solvent Reverse Osmosis), e può essere applicato, modificando la tipologia delle fibre, alla separazione di diversi tipi di idrocarburi.

Wafers da silicio fuso

La realizzazione dei wafers (cioè sottili fette di silicio) costituisce il primo passaggio nella realizzazione dei circuiti integrati e delle celle fotovoltaiche; si tratta però di un processo condotto finora con sistemi di taglio meccanico, che inevitabilmente producono molto scarto. La società americana “1366 Technologies” ha recentemente presentato un nuovo processo, denominato Direct Water, che produce i wafers di silicio in modo simile alla produzione del vetro piano per galleggiamento su bagno di stagno fuso. Nel nuovo processo i wafers vengono formati e fatti crescere in modo continuo a partire dal silicio fuso; oltre ad evitare il taglio meccanico, questo consente di creare modifiche tridimensionali sulla superficie dei wafers. Attualmente, esistono tre linee di produzione su scala pilota ed

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è in costruzione uno stabilimento a New York per la produzione su scala industriale. La validità del processo è stata testata utilizzando i wafers per la produzione di pannelli FV in Usa, Germania e Giappone.

Recupero di petrolio da sabbie bituminose

Le attuali tecniche di estrazione del petrolio contenuto nelle sabbie bituminose prevedono il trattamento di queste con vapore ad alta temperatura, in modo da ottenere un’emulsione dalla quale si separa poi il petrolio. Questo tipo di trattamento presenta gravi problemi ambientali: richiede grandi quantità di acqua e lascia residui che contengono ancora petrolio. La società canadese MCW Energy Group propone una tecnologia alternativa, derivante dall’esperienza di scienziati della ex Unione Sovietica nel recupero di siti contaminati. La tecnologia MCW si basa su un processo di estrazione delle sabbie con uno speciale solvente, compiuta entro un reattore a letto fluidizzato a 50-60 °C. Il solvente estrae gli idrocarburi ed un successivo stadio di distillazione consente di ottenere gli idrocarburi e di recuperare il solvente, che viene riutilizzato al 99% per successivi cicli di estrazione. La sabbia ottenuta come residuo è praticamente priva di idrocarburi e può essere reimmessa nell’ambiente o utilizzata per opere di ripristino ambientale. Attualmente, la MCW ha costruito un impianto pilota da


250 barili/giorno, situato nella parte orientale dello Utah; in questa zona esistono estesi giacimenti di sabbie bituminose poco profonde, dalle quali viene estratto un grezzo pesante (densità 0,922), che viene utilizzato dalle raffinerie locali in miscela con grezzi più leggeri.

Un superfiltro per reflui dal grafene

Da un team di ricerca coordinato dall'ente australiano di ricerca CSIRO, è stata messa a punto una membrana filtrante di grafene capace di purificare l'acqua in una singola fase, che promette una filtrazione efficace e a basso costo. La tecnologia, detta GraphAir, si basa su grafene ricavato da olio di semi di soia in condizioni ambientali normali. L'olio è riscaldato per circa 30 minuti finché non si disgrega in unità di carbonio essenziali per la sintesi del materiale e poi rapidamente raffreddato su fogli di nichelio. Nelle sperimentazioni, un filtro di 4 cmq ha purificato 1 litro/giorno di acqua di mare. Gli scienziati stanno ora cercando di produrre fogli di format A4, che aumenterebbero di un centinuaio di volte la resa. Rispetto alle membrane filtranti attuali, questo neomateriale non si intasa con l'inquinamento e può quindi essere usato più a lungo prima di essere sostituito, e per di più i contaminanti non devono essere rimossi prima della purificazione. Le applicazioni andranno dalla desalinizzazione su larga scala al trattamento dei reflui, a purificatori d'acqua per le persone del terzo mondo. Fino a oggi, infatti, è stato soprattutto l'elevato costo di produzione del grafene a ostacolarne la commercializzazione su larga scala, ma grazie a questa nuova tecnologia potrebbe non essere più così.

Dissalazione solare ad alta efficienza Gli attuali sistemi di dissalazione solare hanno un’efficienza massima del 45%, ma i ricercatori cinesi dell’Università di Nanjing hanno recentemente presentato un sistema con l’80% di efficienza. Mentre i dissalatori convenzionali mettono in contatto diretto l’acqua da dissalare con la superficie riscaldata dai raggi solari, il nuovo dissalatore utilizza come assorbitore solare un foglio di ossido di grafene, che è separato dall’acqua da uno strato di schiuma polistirenica; sopra lo strato di schiuma è avvolto un sottile strato di cellulosa, che crea un percorso bidimensionale per il vapor acqueo. L’intera struttura galleggia sulla superficie dell’acqua da dissalare, con il lato in ossido di grefene verso l’alto; il passaggio dell’acqua attraverso la schiuma avviene per capillarità. In questo modo le perdite di calore sono ridotte al minimo e non è necessario l’isolamento termico del contenitore.

genti riutilizzabili, di basso costo e privi di effetti nocivi. Il processo prevede di sminuzzare il tessuto e, successivamente, trattarlo in un normale reattore provvisto di sistema di agitazione, in presenza di un particolare catalizzatore a trasferimento di fase (PTC). Grazie a questo catalizzatore vengono scissi i legami chimici dei coloranti e del poliestere, per cui rimane solo la fibra di cotone, che viene rimossa; nel recipiente di reazione restano i prodotti della depolimerizzazione del PET, cioè oligomeri, monomeri e glicol etilenico. Gli oligomeri vengono trasformati in sali dell’acido tereftalico, che viene poi recuperato per neutralizzazione, filtrato, lavato e pronto per essere riutilizzato o rivenduto. Con piccole modifiche, il processo può essere adattato al recupero dei coloranti, dell’argento nelle pellicole radiografiche ed al riciclaggio chimico di altre fibre sintetiche.

Un nuovo processo per il PLA

Il riciclaggio delle fibre tessili La miscela tra poliestere e cotone è largamente utilizzata per produrre camicie e altri capi di abbigliamento, ma purtroppo non si presta al riciclo per la diversa natura delle due fibre. La società americana BCD Group ha ora sviluppato un processo di riciclaggio che prevede la rimozione dei coloranti, la separazione delle fibre di cotone e la depolimerizzazione del poliestere; il tutto a temperature da 90 a 120 °C, in un tempo da 10 a 20 minuti e con l’impiego di rea-

L’acido polilattico (PLA) è considerato il materiale plastico del futuro, in quanto è biodegradabile e viene ottenuto da una materia prima di origine naturale, come l’acido lattico. Originariamente la produzione del PLA era monopolio del gruppo Cargill Dow, ma oggi si sono aggiunti altri produttori, tra i quali Thyssenkrupp. La società tedesca ha sviluppato un nuovo processo di produzione del PLA (denominato PLAneo), che verrà applicato per la prima volta nell’impianto attualmente in costruzione nella località cinese di Changchun, da parte della Cofco. Questo impianto entrerà in funzione nell’aprile 2018 e produrrà 10.000 ton/anno di PLA. Il processo PLAneo pre-

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vede inizialmente la purificazione dell’acido lattico mediante distillazione e la successiva polimerizzazione in due fasi. Il polimero viene stabilizzato e purificato eliminando il monomero residuo, secondo una tecnologia sviluppata dalla Uhde InventaFischer. Uno dei passaggi più importanti per assicurare la competitività del processo è la separazione e successiva polimerizzazione del sottoprodotto meso-lattide, il cui polimero viene mescolato al PLA senza alterarne significativamente le caratteristiche. Il processo PLAneo è attualmente disponibile su licenza per la costruzione di impianti con capacità fino a 100.000 ton/anno di PLA

Il trattamento avanzato dei reflui La rimozione di microinquinanti (come residui di coloranti, pesticidi, prodotti farmaceutici e cosmetici) nelle acque reflue sia urbane che industriali costituisce un importante problema, che finora è stato affrontato soprattutto con costosi sistemi di ossidazione avanzata. I ricercatori del KAIST (Korea Advanced Institute of Science and Technology) hanno recentemente messo a punto un trattamento di adsorbimento su un polimero fluorurato nanoporoso, capace di rimuovere selettivamente molecole con dimensioni da 1 a 2 nanometri, e questo grazie alle caratteristiche fortemente elettronegative del fluoro, che interagisce con le molecole organiche in soluzione. Oltre alla depurazione delle acque reflue, il nuovo adsorbente può essere utilizzato nei processi di dissalazione con membrane.


HI -TE CH

AMBIENTE LE AZIENDE CITATE

AAF Srl Tel 0331.1389042 E-mail roberto.colombani@aaf-europe.com

Consorzio Re-Cord Tel 055.2758690 E-mail david.chiaramonti@re-cord.org

MPCD Service Tel 02.67077073 E-mail info@uempcdco.com

Adamoli Srl Tel 0376.688201 E-mail commerciale@adamoli.it

CSIRO Tel +61.3.95458182 E-mail rachael.vorwerk@csiro.au

N.C.R. Biochemical Spa Tel 051.6869611 E-mail info@ncr-biochemical.it

Anci Tel 06.68009217 E-mail stampa@anci.it

De.Mem Pte Ltd Tel +65.6235.3141 E-mail info@demem.com.sg

Net Spa Tel 0432 206811 E-mail net@netaziendapulita.it

BCD Group Inc. Tel +31.30.6976140 E-mail bcd@bcdgroup.com

Dragflow Srl Tel 0376.1685400 E-mail info@dragflow.it

Ostara Nutrient Recovery Technologies Inc. Tel +1.604.4086697 E-mail info@ostara.com

BIOSURF project Tel 06.3212655 E-mail sproietti@isinnova.org

ERP Italia Scarl Tel 02.92147479 E-mail italy@erp-recycling.org

Pozzoli Depurazione Srl Tel 0343.37475 E-mail giorgio.pozzoli@pozzolineutra.com

Biosearch Ambiente Srl Tel 011.0150250 E-mail info@biosearchambiente.it

Ethos Smart Energy Systems Srl Tel 348.6299510 E-mail info@ethos-ses.it

PWT Wasser- und Abwassertechnik Gmgh Tel +49.6251.9800 E-mail info@pwt.de

CiAl Tel 02.54029212 E-mail g.galdo@cial.it

Everblue Srl Tel 0525.920108 E-mail info@everblue.it

The Sea Cleaners E-mail contact@theseacleaners.org

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Georgia Institute of Technology Tel +1.404.8946986 E-mail jtoon@gatech.edu

Thyssenkrupp Industrial Solutions Ag Tel +49.201.844.532549 E-mail efrauke.riva@thyssenkrupp.com Valcom Srl Tel 0377.911066 E-mail valcom@terranova-instruments.com

Huber Technology Srl Tel 0471.590107 E-mail info@hubertec.it Mogu Srl E-mail enquire@mogu.bio

Veronesi Separatori Spa Tel 051.6054511 E-mail info@veronesi.separatori.com

MCW Energy Group Ltd Tel +1.800.9791897 E-mail info@mcwenergygroup.com

Wamgroup Spa Tel 0535.740111 E-mail michael.grass@wamgroup.com

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