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Periscopio, notizie dal mondo Dario De Felicis

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MONOPATTINI ELETTRICI: LE NUOVE REGOLE

a cura di Dario De Felicis

Per molti, il monopattino elettrico rappresenta il mezzo di locomozione del futuro: pulito, ecologico, elettrico e poco ingombrante. Si usa con facilità per andare al lavoro o percorrere brevi distanze; si ripiega e si può portare persino in metropolitana, per poi riaprirlo e muoversi agilmente tra le vie cittadine. Dopo la pandemia poi, grazie anche agli incentivi statali, c’è stato un vero boom di vendite del piccolo bi-ruote. Contemporaneamente, però, sono nati i primi problemi sulla sicurezza di questi mezzi ed è stato necessario mettere mano al Codice della Strada, con il Decreto Legge 121/2021 (detto anche decreto Infrastrutture), poi convertito in Legge n.156/2021. La nuova Legge, in vigore dal 10 novembre, limita la velocità dei monopattini a 20 km/h, ma la soglia scende ulteriormente a 6 km/h nelle aree urbane. Per i conducenti è stato fissato anche un nuovo limite di età: può essere guidato da chi ha più di 14 anni, con l’obbligo del casco per i minori di 18 anni. Niente più parcheggi sui marciapiedi e percorsi illimitati; si dovranno utilizzare - dove possibile - solo le piste ciclabili o le zone pedonali, rispettando il senso di marcia. In monopattino in due? Mai più, e da ora è vietato trasportare anche oggetti o animali. Per adesso si può circolare senza assicurazione, ma in molti sono pronti a scommettere che presto sarà obbligatoria.

COPENAGHEN, AMICA DEI CICLISTI Con circa 675.000 biciclette e solo 120.000 automobili, Copenaghen è la città più “bike friendly” al mondo. È dal 2005 che la Capitale danese investe nelle infrastrutture per i ciclisti. Finora, per le bici sono stati spesi più di un miliardo di corone, circa 155 milioni di euro.

www.lastampa.it

NUOVA ZELANDA: ANIMALI CHE PASSIONE! I neozelandesi hanno il rapporto animali domestici per famiglia più alto rispetto a qualsiasi altro Paese nel Mondo. Il 68% dei nuclei familiari possiede almeno un cane, un gatto, un uccello o un acquario con pesci. Ma non è raro che si abbiano più animali contemporaneamente.

www.petsecure.com.au

AUMENTANO I CENTENARI Il numero di centenari nel mondo sta aumentando sempre più rapidamente. Secondo la Population Division of the United Nations, nel 1990 si contavano all’incirca 96.000 centenari; entro il 2100, si stima ce ne saranno oltre 20 milioni in tutto il mondo.

www.stateofmind.it A PROPOSITO DI...

LENTI A CONTATTO

VISIONE NITIDA

Permettono una maggiore libertà di movimento, evitano riflessi del sole e la visione è sempre nitida. Esteticamente gradevoli, lasciano il volto libero e scoperto.

Sono difficili da applicare e necessitano una manutenzione maggiore rispetto agli occhiali. Se indossate troppo a lungo, possono ridurre il rifornimento di ossigeno all’occhio.

MANUTENZIONE IMPEGNATIVA

IL COLOSSEO IN NUMERI

Maestoso ed affascinante, il Colosseo a Roma è uno dei monumenti più conosciuti al mondo. L’anfiteatro più grande dell’antichità, la cui costruzione iniziò il 72 d.C., era capace di ospitare fino a 50.000 spettatori. Di forma ellittica e con un perimetro di 527 mt, era alto 52 mt, ma nel tempo la sua altezza si è ridotta a 48,5 mt.

INIZIO LAVORI 72 d.C.

SPETTATORI

PERIMETRO 50.000

527 mt

ALTEZZA ORIGINALE 52 mt IL RECORD DI LONGEVITÀ DELLE GEMELLE GIAPPONESI Sumiyama e Kodama Umeno sono le gemelle monozigote viventi più anziane e più longeve al mondo, con 107 anni e oltre 300 giorni. Le due sorelle hanno superato il precedente record che spettava alle gemelle Kin Narita e Gin Kanie, con 107 anni e “solo” 175 giorni.

www.rainews.it

UN RESORT DI LUSSO… SOLO PER ANZIANI In Cina, nella regione di Shangai, è stato inaugurato il primo villaggio-comunità totalmente a misura di senior. Il complesso “Ardor Gardens” dispone di 800 appartamenti su 85mila mq, tutti senza barriere architettoniche, altamente tecnologici e dotati di sistemi di sicurezza.

www.globalconstructionreview.com

VIDEOGAMES, PER CONTRASTARE LA DEMENZA Per gli over 60, giocare ai videogiochi 3D per 30 minuti al giorno riduce il rischio di demenza. I benefici maggiori riguardano la memoria e la salute cognitiva, che vengono sollecitati gradualmente, anche dalla poltrona di casa.

www.fondazioneleonardo.it

LE IMMORTALI DEL MONDO ANIMALE È diffuso il mito per cui le aragoste sono “biologicamente immortali”. Questo perché producono un enzima che ripara le loro cellule e aiuta il loro DNA a replicarsi indefinitamente. Ma possono lo stesso morire per cause naturali.

Eventi

LA TRASFORMAZIONE DIGITALE PER TUTTI

La sfida del futuro sarà quella di implementare una tecnologia davvero al servizio di tutti, specialmente dei senior. Un processo iniziato per necessità durante la pandemia, che adesso deve essere consolidato di Linda Russo

L’85% dei senior italiani possiede uno smartphone, più del 61% di loro ha un pc, il 21% ha un tablet e l’8,4% utilizza uno smartwatch. Sfidando il senso comune, quindi, possiamo dire che gli over 50 sono tecnologici e smart. Un’affermazione, questa, che vale in effetti per molti di loro. Eppure, sono ancora tanti, forse troppi, coloro che non hanno accesso a internet, alla cosiddetta banda ultra-larga, a quei mezzi che sembrano così semplici nelle mani dei nativi digitali, rimanendo così tagliati fuori da un mondo che cambia velocemente. Questo è ciò che ha spinto 50&Più e Fondazione Leonardo a collaborare ancora una volta per dar vita a un’opera che stagliasse nuovi orizzonti per il binomio anziani e tecnologie. E proprio lo scorso dicembre, al Parlamentino del CNEL, i curatori del volume, Carlo Sangalli (nella foto in basso) e Marco Trabucchi (nella foto in alto, a destra), insieme ad altri prestigiosi esperti, hanno dato voce a ciò che è contenuto nelle pagine del volume Ipotesi per il futuro degli anziani. Tecnologie per l’autonomia, la salute e le connessioni sociali, presentando anche un manifesto che delinea gli impegni e le richieste con cui queste due realtà desiderano raggiungere obiettivi concreti. A condurre l’incontro è stata Barbara Carfagna, giornalista, autrice e conduttrice di Codice: la vita è digitale, programma televisivo di divulgazione scientifica, tecnologica e sociale in onda su Rai 1. Ed è proprio prendendo spunto da questo che il Presidente di 50&Più, Carlo Sangalli, ha voluto analizzare l’intento di quest’opera corale. «Vorrei che vi soffermaste sul concetto di codice - ha esordito -. In fondo non è altro che un sistema di simboli che consente la trasmissione e la comprensione di un messaggio e che serve a comunicare. Un concetto quantomai attuale visto che l’emergenza sanitaria ha cambiato i codici di lettura della realtà e della comunicazione, amplificando la diffusione e l’utilizzo delle tecnologie nella vita quotidiana. E se durante la pandemia abbiamo adottato il digitale per necessità, ora bisogna implementarne l’utilizzo, massimizzarne i benefici. La generazione over 50, che sulla carta possiede meno competenze digitali, è anche il segmento di popolazione maggiormente in crescita e destinato ad assumere un ruolo sempre più centrale in termini sociali ed economici. Non possiamo permettere che vengano lasciati indietro, che rimangano “fuori dal codice”». Un aspetto ribadito anche dal Presidente di Fondazione Leonardo, Marco Trabucchi: «Davanti alle problematiche legate alla crisi demografica ed epidemiologica è più facile individuare l’individuo fragile e colui che ha bisogno di supporto. Ma ciò che non si considera è che tutte le persone anziane, al di là della condizione di fragilità, possono sentirsi spiazzate di fronte ai grandi cambiamenti e a mutamenti così rapidi come quelli tecno-

logici, che possono mettere in crisi il sistema di welfare e l’economia del Paese. E allora ben vengano imprese, realtà e associazioni che, come 50&Più e Fondazione Leonardo, arrivano a dare risposte su argomenti di grande rilievo per la nostra organizzazione sociale, coinvolgendo anche realtà intermedie». Insieme a loro, anche il Presidente del CNEL, Tiziano Treu, che ha aperto l’incontro, e il Presidente di Format Research, Pierluigi Ascani, che ha dato conto del rapporto che intercorre tra senior e tecnologia mostrando i dati raccolti nell’indagine che apre il volume edito da Il Mulino. A chiudere, però, è stato il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Assuntela Messina. «Quello che è stato esposto in questo volume è in linea con gli orizzonti etici che guardano all’inclusione e all’assorbimento delle disuguaglianze - ha commentato -. Per raggiungere questi obiettivi è necessario mettere al centro le esigenze di ogni singola persona senza lasciare indietro nessuno. L’universo che comprende gli anziani del nostro Paese deve essere inserito e coinvolto all’interno delle nostre azioni e delle nostre riflessioni. Non possiamo immaginare di trasformare le nostre comunità anche in direzione digitale, se non comprendendo appieno quelle che sono le esigenze di una parte sostanziosa della popolazione».

LA NECESSITÀ DI UN NUOVO UMANESIMO TECNOLOGICO

L’Italia è chiamata ad abbracciare la più grande transizione digitale della sua storia. Con obiettivi importanti fissati per il 2026, per incrementare l’inclusione sociale e la telemedicina

di Giada Valdannini

L« a tecnologia può essere una grande alleata per il miglioramento della qualità della vita delle persone senior, a patto che la dimensione dell’umano diventi la stella polare in grado di guidare il cambiamento. Bisogna scongiurare che l’evoluzione tecnologica ponga in secondo piano quell’umanesimo democratico che anche la trasformazione tecnologica deve assolutamente considerare». A parlare è Assuntela Messina, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale: tra i protagonisti al CNEL dell’incontro intorno al libro Ipotesi per il futuro degli anziani. Tecnologie per l’autonomia, la salute e le connessioni sociali (Il Mulino), a cura di Carlo Sangalli, Presidente nazionale di 50&Più e Marco Trabucchi, Presidente di Fondazione Leonardo. «La pandemia - ha sottolineato il Sottosegretario Messina - ha accelerato i processi ed è stata sicuramente terreno fertile per la diffusione delle

tecnologie, ma ha anche inculcato in tutti noi una sorta di responsabilità maggiore, un uso sapiente, critico della tecnologia. Questo perché un utilizzo della tecnologia non critico, non attento, produce grossi rischi». di giuste competenze digitali.

La società può essere veramente più inclusiva grazie alla tecnologia?

È importantissimo parlare di inclusione sociale perché poi è uno degli

Senatrice Messina, il 27% delle risorse totali del PNRR sono dedicate alla transizione digitale. Quali sono gli obiettivi e le strategie messi in atto dal Governo tramite “Italia digitale 2026”, il programma di innovazione che promette di “rivoluzionare” il nostro Paese?

Il nostro Paese deve raggiungere, entro il 2026, degli obiettivi molto importanti. Innanzitutto, deve mettere tutta la popolazione nella condizione di avere delle competenze digitali. Ecco perché il Governo sta lavorando, attraverso il Piano “Italia 5G” (un piano di investimenti pubblici con un finanziamento di 2,02 miliardi di euro, ndr) e “Italia a 1 Giga” (prevede la realizzazione di infrastrutture in banda ultra larga, ndr), per consentire l’accesso e il possesso di strumentazioni tecnologiche nonché sull’acquisizione assi portanti del PNRR. Inclusione sociale significa non lasciare indietro nessuno e creare le stesse opportunità di sviluppo della persona. Il tema, però, è fare in modo che tutti abbiano accesso alla tecnologia, per cui penso che il diritto all’accesso sia un tema sul quale è necessario intervenire.

Il Servizio Civile Digitale prevede l’impiego di mille giovani volontari impegnati in oltre cento progetti, le cui finalità sono la facilitazione e l’educazione digitale.

Il Servizio Civile Digitale è una grande opportunità per il nostro Paese, perché consente di avvicinare tutte le generazioni a questo grande momento di trasformazione in cui anche le competenze digitali hanno bisogno di misure e di strumenti particolari. Alcuni giovani facilitatori consentiranno alle Regioni, agli Enti Locali, di avere a disposizione delle nuove competenze e soprattutto di entrare in relazione con le generazioni più mature per avvicinarle a questo processo di cambiamento. Il divario digitale è uno dei temi sui quali il Governo sta lavorando e, come risposta, guarda al Fondo di “Repubblica Digitale” (l’iniziativa strategica nazionale che ha l’obiettivo di combattere il divario digitale culturale presente nella popolazione italiana, ndr) proprio per indirizzare delle misure specifiche alla formazione delle competenze.

Quali altre azioni volte a ridurre il digital divide e migliorare la vita dei senior saranno messe in campo dal Governo?

Si sta lavorando molto sul fascicolo sanitario e sulla telemedicina. Grandi investimenti sosterranno la trasformazione della sanità in una fase molto particolare e in un periodo in cui anche la struttura demografica e sociale del nostro Paese è attraversata da grandi cambiamenti. Nell’ottica di una riforma del sistema sanitario che va verso un modello di cura incentrato sulla comunità e ancor più sul territorio, si terranno al centro i bisogni specifici della persona, e la tecnologia e il digitale possono sicuramente andare incontro a queste rinnovate esigenze e alle necessarie risposte. Si tratta anche di passare da un sistema reattivo a un sistema proattivo: la raccolta e l’analisi dei dati - anche grazie all’intelligenza artificiale - diventeranno ancora più importanti per un efficace servizio di cura e di assistenza, soprattutto per potenziare le nostre capacità tecniche di prevenzione e diagnosi, anche precoce, delle varie patologie.

Tecnologia e sanità. Quali le linee guida per il futuro?

La telemedicina è uno strumento straordinario perché vede la casa come primo luogo di cura. E la casa è sempre più svincolata dalla necessità di dover raggiungere per forza

un luogo fisico. La telemedicina e la sanità digitale avranno un valore fondamentale. La televisita, il teleconsulto, il telemonitoraggio, durante il periodo di lockdown, hanno avuto una loro definitiva importanza. Non possiamo però non notare come ancora esista una bassa integrazione tra le piattaforme esistenti, un’alta frammentazione di servizi e una certa disomogeneità di offerta tra i sistemi regionali. L’attuazione del PNRR deve guardare a questo tessuto di differenze, promuovendo e finanziando lo sviluppo e la diffusione di nuovi progetti e soluzioni di telemedicina. Va incentivata l’adozione di soluzioni di telemedicina durante tutto il percorso di cura, con una particolare attenzione alla popolazione anziana.

Quale coinvolgimento è previsto per le organizzazioni che si occupano di persone anziane per stimolare, sviluppare e testare nuove tecnologie?

È necessario il coinvolgimento anche del mondo dell’associazionismo

Ipotesi per il futuro degli anziani. Tecnologie per l’autonomia, la salute e le connessioni sociali - presentato lo scorso dicembre - è un volume che inquadra il rapporto, in costante evoluzione, tra senior e strumenti digitali. Una tecnologia che si evolve e che, potenzialmente, può diventare un valido alleato per la terza età, per comunicare, mantenere relazioni e ricevere un’efficace assistenza sanitaria da remoto.

perché evidentemente tutti - e quindi anche gran parte della società civile - possano essere compresi ed impegnati all’interno di questo cambiamento, che è un cambiamento importante e che riguarda tutte le dimensioni sociali.

Eventi

SENIOR E TECNOLOGIA: L’IMPEGNO E LE RICHIESTE DI 50&PIÙ E FONDAZIONE LEONARDO di Valerio Maria Urru

La presentazione del volume “Ipotesi per il futuro degli anziani. Tecnologie per l’autonomia, la salute e le connessioni sociali” è stata l’occasione per presentare un manifesto programmatico per favorire un incontro attivo tra i senior e le tecnologie

Nel corso di questi ultimi anni, i cambiamenti tecnologici hanno prodotto un notevole impatto sulle nostre vite. Per via dell’emergenza sanitaria il processo di implementazione del digitale ha subìto una forte accelerazione, lasciando emergere sfide che hanno bisogno di risposte concrete. Oggi, infatti, gli anziani restano i più penalizzati dal digital divide in una società in cui, tra l’altro, la diffusione della tecnologia appare già di per sé molto complessa. 50&Più e Fondazione Leonardo hanno cercato queste risposte realizzando proprio il volume Ipotesi per il futuro degli anziani”. Tecnologie per l’autonomia, la salute e le connessioni sociali. Nata per tracciare un quadro del presente e degli scenari con cui gli anziani dovranno confrontarsi nei prossimi anni, l’opera è stata anche lo stimolo per raccogliere le istanze di superamento dell’attuale digital divide attraverso un manifesto programmatico in cinque punti. Si tratta di un cambiamento che impone uno sguardo aperto a nuove visioni. Quello stesso sguardo con cui 50&Più e Fondazione Leonardo, osservando l’attuale rivoluzione tecnologica rapportata alle necessità dei senior, chiedono di: 1. Includere gli anziani all’interno di un progresso civile favorito dall’impiego della tecnologia, anche grazie a percorsi sensibilizzativi di formazione. È fondamentale che sia garantita alla popolazione anziana la possibilità di accedere a tutte quelle opportunità ed esperienze che possono avere un impatto decisivo e positivo sulla loro qualità di vita. Deve crescere l’attenzione delle Istituzioni e della società sul tema dell’accessibilità al progresso tecnologico, sulla sua “democratica” diffusione, per andare così oltre limiti e ageismi. Una concreta acquisizione dei mezzi tecnologici, infatti, incentiverebbe l’autonomia e l’instaurarsi di una relazione positiva tra la persona e la società. 2. Ampliare l’accesso alle reti informatiche e alle infrastrutture tecnologiche della popolazione anziana sull’intero territorio nazionale. Alcune aree del nostro Paese presentano notevoli problemi di connettività che disincentivano diffusione e acquisizione delle capacità necessarie all’utilizzo delle tecnologie. È un divario che va colmato nel più breve tempo possibile per garantire una maggiore fruizione dei servizi e delle opportunità. 3. Accelerare l’adozione di strumenti tecnologici da parte dei servizi sociosanitari e assistenziali a beneficio dei senior. I vantaggi e gli spazi che le attuali tecnologie possono garantire alla popolazione anziana si riscontrano anche nella telemedicina e nella digitalizzazione della Sanità. Questi due aspetti possono semplificare notevolmente la vita degli anziani, permettendo loro una gestione più efficace del proprio tempo e della propria salute. 4. Coinvolgere le organizzazioni che si occupano di persone anziane per stimolare, sviluppare e testare nuove tecnologie. Le organizzazioni che si occupano di terza età possono e devono essere uno dei principali punti di riferimento per costruire una tecnologia “alla portata di tutti”, comprensibile a tutti, ma soprattutto per incentivare la riflessione di un progresso digitale che includa ogni individuo e non dimentichi nessuno. 5. Finalizzare parte delle risorse del PNRR per ridurre il digital divide e migliorare così la vita della generazione senior. Occorre investire in tutti quei settori nei quali l’utilizzo delle tecnologie è ridotto nelle le fasce di età più mature. I grandi cambiamenti non dovranno riguardare solo una maggiore diffusione della telemedicina - sebbene sia propedeutica ad una revisione complessiva dell’assistenza sanitaria - ma dovranno toccare ogni aspetto della vita dei senior.

Erano piccoli e fu loro letteralmente rubata l’infanzia. Sono quei bambini e ragazzini cui toccò una delle pagine più buie della storia recente: la deportazione nei campi di concentramento. Secondo la storiografia contemporanea, si considera furono almeno un milione e mezzo i bambini uccisi dai nazisti e dai loro sostenitori. A ricordare in eterno la loro condizione, le parole di Elie Wiesel, scrittore e premio Nobel per la Pace nel 1986, rinchiuso ad Auschwitz all’età di 15 anni: «Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai». Erano ebrei, rom, disabili, slavi ma erano soprattutto bambini. E si fatica a leggerne le storie, come altrettanto doloroso è raccontarle. Con coraggio e senso di trasmissione della memoria, lo hanno fatto alcuni di loro

I BAMBINI E L’OLOCAUSTO, UNA FERITA ANCORA APERTA

Testimoni di una delle pagine più brutte della Storia, i bambini che scamparono all’Olocausto - ora adulti - vivono per raccontare quell’orrore. Perché nessuno, mai, possa dimenticare

di Giada Valdannini

- superstiti -, testimoni di un incubo inimmaginabile, specie se vissuto in così tenera età. Il 27 gennaio si celebra la ricorrenza internazionale della Giornata della Memoria, che commemora le vittime dell’Olocausto e ci dà modo di tornare col pensiero e la partecipazione emotiva a quei fatti: uno dei drammi più grandi e terribili della storia dell’intera umanità. Le vittime minori del III Reich morirono nei campi di sterminio, altri nei lager, molti ancora nei ghetti, dove la fame e il tifo decimarono migliaia di persone. Chi sopravvisse, come appunto Liliana Segre o Elie Wiesel, non ha mai smesso di ricordare, in favore di tutti coloro che hanno perso la vita - giovani e meno - e perché mai un abominio simile torni a ripetersi. Secondo l’Enciclopedia dell’Olocausto, «Più di un milione di queste giovani vittime erano - appunto - ebrei, mentre altre decine di migliaia erano rom, polacchi e sovietici che vivevano nelle

zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli istituti di cura. Le possibilità di sopravvivenza degli adolescenti con un’età compresa tra i 13 e i 18 anni - sia ebrei che non ebrei - erano invece maggiori, in quanto potevano essere utilizzati nel lavoro forzato». Quasi tutti coloro che perirono nei campi, furono sterminati in camere a gas o finirono uccisi da stenti e malattia. Momento di caduta libera verso l’abisso fu di certo la promulgazione delle Leggi razziali. La condizioni dei bambini non ariani nella Germania nazista si fece infatti più drammatica nel 1933, quando Hitler sale al potere e, due anni dopo, promulga le prime Leggi razziali, copiate poi in Italia da Benito Mussolini. Secondo ricostruzioni che, però, potrebbero essere anche per difetto, solo in Italia furono più di 4mila i minori delle elementari ad essere allontanati dalle scuole pubbliche del Regno d’Italia. L’unica ragione, essere ebrei. La storia, purtroppo, per tutti loro è assai simile. I piccoli arrivavano nei campi di concentramento dopo aver viaggiato molto a lungo in treni colmi di gente. Nessuno sapeva esattamente la destinazione che, invece, avrebbero scoperto solo all’arrivo. La ferrovia giungeva fin dentro questi luoghi di deportazione e morte, dove i bambini venivano spesso allontanati dalle famiglie. Una volta lì, finivano all’interno delle baracche, coperti di indumenti assolutamente non adeguati alle temperature, tra filo spinato e l’odore nauseabondo e inquietante dei forni crematori. I più anziani, molte donne e gli stessi bambini, non di rado, venivano costretti direttamente ai forni, mentre i maggiori di dodici anni venivano inviati ai lavori forzati. Molti di coloro che non venivano immediatamente uccisi, però, erano destinati a giorni terribilmente amari. Per molti di loro scattavano i tristemente noti esperimenti del criminale dottor Mengele che, ad Auschwitz, usò come cavie circa 3mila bambini (ne sopravvissero appena 200). Ma finirono cavie anche alcuni piccoli detenuti a Theresienstadt (Terezín) - altro campo di concentramento - che, nel luglio del 1944, furono selezionati per gli

LA STORIA NEI LIBRI

Esistono in commercio numerosi libri che raccontano la condizione dei bambini durante le deportazioni. Alcuni sono libri prettamente per l’infanzia; altri, più rivolti agli adulti. Tra quelli adatti agli studenti delle scuole primarie, c’è senza dubbio Il giorno speciale di Max, di Sophie Andriansen e con le illustrazioni di Ilaria Zanellato. Racconta la storia Max, che un giorno, improvvisamente, si trova costretto a vivere in un mondo che sta cambiando, con una stella d’oro ben evidente sul petto. Nelle pagine, si parla di discriminazione e rastrellamento, tutti concetti che, però, nessuno spiega a Max, fino al momento in cui, in casa Geiger - la sua casa - arrivano i tedeschi. È il 16 luglio del 1942. Altro libro da segnalare è sicuramente L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Racconta la storia di un’amicizia tra ragazzini nella Germania degli anni Trenta. Esce per la prima volta nel 1971 e descrive le vicende di Hans Schwarz, ragazzino ebreo di famiglia colta e borghese, e di Konradin von Hohenfels, di estrazione nobiliare. Tra loro nasce un’amicizia esclusiva che si scontra, però, con gli anni terribili del regime nazista.

esperimenti. Terezín si trovava in territorio cecoslovacco e rimase in attività fino alla liberazione, l’8 maggio del 1945: da lì transitarono 140mila prigionieri. Quindicimila erano bambini, tra loro molti neonati. E sono proprio alcuni di questi neonati al centro del libro Survivors: Children’s lives after the Holocaust di Rebecca Clifford, storica statunitense, le cui storie - per certi versi - hanno dell’incredibile. In tanti, fra i bambini che lei racconta, hanno saputo solo in età matura cosa abbiano esattamente vissuto nella loro prima infanzia. Tra di essi, un uomo che venne a sapere del campo di concentramento solo quando - alle prese coi documenti del matrimonio - scoprì la propria storia. I genitori adottivi lo avevano cresciuto senza fare alcun riferimento al passato del bambino che, nato a Vienna nel 1942, era finito quasi subito nel campo di concentramento: quello appunto di Theresienstadt. Ma se conosciamo quegli anni terribili grazie agli occhi di una bambina è proprio per aver letto le parole atroci e indimenticabili di Anna Frank, il cui Diario racconta - con la viva voce di una ragazzina - l’orrore dello sterminio degli ebrei, il tentativo disperato di scongiurare la deportazione e quindi l’epilogo nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, e dunque in quello di Bergen-Belsen. Ferite difficilmente rimarginabili, anche per i sopravvissuti, che sono - in questi giorni di ricordo di quanto accaduto - al centro di incontri con le scuole e in tutti quei luoghi che hanno fatto della Memoria perno del loro agire. Tra le figure sicuramente più rappresentative di quegli anni, ci sono le sorelle Andra e Tatiana Bucci - autrici peraltro del libro edito Mondadori, Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah. Loro, come Liliana Segre, continuano a ricordarci quanto l’orrore abbia toccato anche i più piccoli. Scambiate per gemelle, per via della loro notevole somiglianza, furono risparmiate a una immediata uccisione nelle camere a gas. Gli esperimenti nei campi di sterminio, infatti, puntavano spesso alle coppie di gemelli. Secondo il loro stesso racconto, stettero ad Auschwitz-Birkenau per 11 mesi - dal marzo 1944 al gennaio 1945 - e, pur di sopravvivere, si adattarono alle condizioni del campo. Convissero, dunque, con stenti, paura, freddo e fame, separate dalla madre, che scoprirono essere sopravvissuta solo nel 1946. Anche loro furono costrette all’interminabile viaggio nei treni della deportazione prima di giungere appunto in Polonia. Oggi, hanno rispettivamente 85 e 83 anni. Ma tra i bambini sopravvissuti, ci furono anche personaggi come François Englert, fisico, e il chimico nonché scrittore Roald Hoffmann, entrambi poi divenuti Nobel, rispettivamente per la Fisica e per la Chimica. Il secondo, nell’arco degli anni, raccontò come riuscì a fuggire con la madre da un campo di concentramento nel 1939. Sorte sempre complessa anche per lo psicologo Daniel Kahneman (Nobel per l’Economia nel 2002) e Imre Kertész, scrittore e Nobel vent’anni fa: fu deportato quindicenne - come Elie Wiesel - ad Auschwitz e poi trasferito a Buchenwald, dove fu liberato nel 1945.

Secondo alcune ricostruzioni, solo in Italia furono più di 4mila i minori delle elementari ad essere allontanati dalle scuole pubbliche del Regno d’Italia. L’unica ragione, essere ebrei

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