SIP: Estratto rassegna stampa Dicembre

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Sommario Rassegna Stampa Pagina Testata Rubrica

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Societa' italiana di pediatria

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La Repubblica

02/12/2014

CYBERBULLI (I.D'aria)

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La Repubblica

02/12/2014

MALATTIE RARE. SCREENING (T.Simoniello)

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La Stampa

01/12/2014

Int. a M.Maggio: A OGNI ETA' UNO SPORT DIVERSO: E' COSI' CHE SI CRESCE (L.Castagneri)

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Il Sole 24 Ore Sanita'

22/12/2014

A SCUOLA IN CORSIA CON I TABLET

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Il Sole 24 Ore Sanita'

08/12/2014

LEGAME VACCINI-AUTISMO, "MURO" DEI MEDICI CONTRO L'ULTIMA 11 SENTENZA

Ilgiorno.it

18/12/2014

BAMBINI SIRIANI A MILANO, UN PROGETTO DI ACCOGLIENZA E UNA RICERCA SULLA LORO RESILIENZA

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Ilmessaggero.it

14/12/2014

ANGELINA JOLIE HA LA VARICELLA E SOSPENDE TOURNE'EUN VACCINO CONTRO L'HERPES ZOSTER PROTEGGE GLI ANZ

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Ilfattoquotidiano.it

15/12/2014

SOCIAL NETWORK E MINORENNI, 'I NEED LIKE': SE NON SEI SOCIAL, NON ESISTI

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Il Mattino

21/12/2014

"LO STRESS DA VIOLENZA PUO' CAUSARE DANNI PERMANENTI" (E.Avellino)

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Huffingtonpost.it

19/12/2014

REGIONE CHE VAI, DIRITTI CHE TROVI

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Giornale di Sicilia

02/01/2015

TABLET O E-BOOK PRIMA DI DORMIRE? IL SONNO DIVENTA PIU' DIFFICILE (D.Parrinello)

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Gazzetta del Sud - Ed. Catanzaro

29/11/2014

DALLA STRADA AL WEB SI MOLTIPLICANO LE INSIDIE IN DANNO DELL'INFANZIA

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Corriereadriatico.it

14/12/2014

ANGELINA JOLIE HA LA VARICELLA E SOSPENDE TOURNE'EUN VACCINO CONTRO L'HERPES ZOSTER PROTEGGE GLI ANZ

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Il Quotidiano del Sud

11/01/2015

SEXTING, OGGI GLI ADOLESCENTI SI DIVERTONO COSI'

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Corriere Romagna di Forli' e Cesena

17/12/2014

IL 43% DEGLI STUDENTI CONOSCE VITTIME DI CYBER-BULLI (L.Pieri) 29

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Corriere Romagna di Forli' e Cesena

16/12/2014

STILI DI VITA A CAVALLO TRA ONLINE E OFFLINE

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Corriere Romagna di Forli' e Cesena

02/12/2014

STUDIO SUGLI STILI DI VITA DEGLI ADOLESCENTI

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11

Il Giornale - Ed. Milano

10/01/2015

PROFUGHI IN CENTRALE, RIAPRE L'AMBULATORIO ASL (M.Bravi)

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68/71

Il Venerdi' (La Repubblica)

19/12/2014

QUANDO LE MADRI VOGLIONO CHE I FIGLI SIANO MALATI (A.Simone) 34

38/40

Panorama della Sanita'

01/12/2014

E' ALLARME CYBERBULLISMO

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Bimbisani & Belli

01/01/2015

BIMBI TROPPO COPERTI, RISCHIO RAFFREDDORE

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Bambini siriani a Milano, un progetto di accoglienza e una ricerca sulla loro resilienza q Commenti Fondazione L’Albero della Vita e Università Cattolica del Sacro Cuore hanno presentato a Milano “In viaggio verso il futuro”: i dati emersi parlano chiaro: percepire la vicinanza, investire su scuola ed educazione significa incidere positivamente sullo sviluppo resiliente Milano, 18 dicembre 2014 – x

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Milano, 18 dicembre 2014 - Il “trauma in transito”, è questo l’oggetto della ricerca nata dalla

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di rischio e i fattori protettivi al fine di individuare buone pratiche di lavoro con i bambini che incrementino il loro benessere, allontanando paure e insicurezze.

Treno Milano-Torino, trovate due bottiglie incendiarie

Lo studio, realizzato tra giugno e ottobre 2014, ha coinvolto 271 profughi siriani di età compresa tra i 6 e i 14 anni, ospiti presso i centri di accoglienza milanesi di via Aldini e via Salerio, gestiti rispettivamente dalla Fondazione Progetto Arca e dalla Cooperativa Farsi Prossimo per conto del Comune di Milano. È, infatti, proprio in questi centri che nell’ottobre 2013 - con l’inasprirsi della guerra civile e il crescere delle ondate di profughi - è nata l’azione “Emergenza Siria” di Fondazione L’Albero della Vita onlus a sostegno dei

Buffon-DAmico innamoratissimi alla prima uscita pubblica nel mondo del pallone

minori siriani in arrivo a Milano, e che da maggio 2014 è attivo lo studio della Fondazione condotto con l’Unità di Ricerca sulla Resilienza del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. All’interno dei centri di accoglienza di via Aldini e via Salerio, hanno lavorato un gruppo di operatori e volontari di Fondazione l’Albero della Vita, studenti dell’Università Cattolica e studenti arabi iscritti a diverse facoltà degli atenei milanesi, appartenenti al gruppo SWAP (Share With All People), ma anche

Cinque stelle al giornalismo serata di gala a Milano Marittima - il Resto del Carlino Ravenna

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singoli cittadini, ragazzi e ragazze che, accomunati da un forte senso di cittadinanza attiva, hanno messo a

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disposizione il proprio tempo in favore dei bimbi siriani accolti.

L’accoglienza è dunque il tratto connotativo dell’intervento e dell’agire della Fondazione L’Albero della Vita onlus che, in questi spazi, vede offrire dei “luoghi positivi” di ospitalità educativo-culturale in grado di valorizzare le diversità di ogni bambino – senza discriminazione alcuna - per costruire l’armonia. Il lavoro di ricerca-azione nei due centri di accoglienza è stato sostenuto da un approccio metodologico

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18-12-2014

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multi-metodo. Gli strumenti quantitativi utilizzati sono stati una scheda socio-demografica, un questionario per misurare l’esposizione del bambino alla guerra, alla violenza e alla migrazione forzata, una check-list per valutare la presenza di sintomi di stress post-traumatico in bambini e adolescenti, un questionario per indagare il disfunzionamento sociale del bambino e una scala quantitativa per analizzare la resilienza nel minore. L’indagine qualitativa è stata realizzata attraverso la realizzazione di Atelier Creativi-Espressivi strumenti di lavoro realizzati dal team dell’Unità di Ricerca sulla Resilienza - con il fine di identificare i fattori di rischio e i fattori protettivi caratteristici dei bambini vittime di guerre, violenza e migrazione forzata, con particolare interesse rivolto al tema delle emozioni e all’elaborazione del trauma. La ricerca, sulla promozione della resilienza nel bambino ha evidenziato come i minori esposti a molteplici eventi traumatici di guerra, violenza e migrazione forzata presentano un’occorrenza maggiore di sintomatologia post-traumatica ed elevate difficoltà comportamentali e sociali.

o NOTIZIE PIÙ LETTE

«Emergono dati interessanti dai risultati della ricerca condotta dall’Equipe dell’Università Cattolica (e in particolare dalla dottoressa Alessandra Cipolla che ha svolto la tesi di laurea su questo studio) - spiega la professoressa Cristina Castelli, coordinatrice del progetto per l’Unità di ricerca sulla Resilienza della Cattolica -. Disegni e narrazioni raccontano episodi legati alla guerra vissuta come la morte di persone care, la

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solitudine provocata dall’abbandono del proprio paese, la paura del viaggio come incognita. I fattori più citati che hanno aiutato i bambini e li hanno protetti durante il percorso migratorio sono stati la famiglia, la fede, speranze vive per il futuro come ad esempio il desiderio di tornare tra i banchi di scuola». «Il nostro impegno da sempre a difesa dei diritti dell’infanzia ha dedicato in questo intervento un’attenzione particolare al tema della normalizzazione, intesa come possibilità di creare uno spazio interiore che ci permetta di collocare correttamente le esperienze della vita, fino a saperne trarre un vantaggio -sottolinea Ivano Abbruzzi, Presidente di Fondazione L’Albero della Vita onlus -. E questo può avvenire, in una fase di breve passaggio come nel caso dei bambini e delle famiglie siriane in transito a Milano, con piccoli gesti quotidiani, sostenendo una rilettura orientata della propria storia e facendo sentire il calore di una presenza sicura. Restituendo dignità, senso e valore all’infanzia, cerchiamo di fornire nuovi importanti riferimenti per il proprio personale lavoro di costruzione di una vita futura, di una vita migliore».

«Dall’ottobre del 2013 ad oggi sono transitati dalla Stazione Centrale e dalle strutture di accoglienza allestite dal Comune, da Caritas Ambrosiana e dalle Associazioni del Privato sociale oltre 12.000 minori, la maggior parte dei quali bambini di età inferiore ai 10 anni - spiega l’Assessore alle Politiche sociali e Cultura della Salute, Pierfrancesco Majorino -. Li abbiamo soccorsi appena arrivati in Stazione cercando di alleviare i segni più o meno evidenti del lungo viaggio, delle privazioni, della stanchezza, dando loro accoglienza e un posto sicuro dove potersi finalmente riposare. Tutto questo è stato possibile grazie alla presenza costante dei Medici Volontari e dei Pediatri del Sip Lombardia che hanno prestato le prime cure, degli operatori di diverse associazioni e dei tanti volontari che alla Centrale e presso le strutture non hanno fatto mai mancare vicinanza e concreta solidarietà ai bambini e alle loro famiglie. Da loro non abbiamo ricevuto alcuna richiesta ma abbiamo avuto in cambio sorrisi, allegria riconquistata, giochi e tanti disegni che restano per noi, insieme alla consapevolezza di non averli lasciati soli, il ricordo più bello». Da ottobre questi centri sono stati frequentati da 2200 bambini, lavorando ogni giorno con un numero di ragazzi, tra i 5 e i 14 anni, variabile tra 10 e 40 per ogni centro.

Grazie alla collaborazione con l’Unità di Ricerca sulla Resilienza dell’Università Cattolica sono stati utilizzati strumenti di edutainment, come il disegno e la manualità, per cercare di individuare le paure e le difficoltà incontrate dai bambini, scoprire le risorse interne che aumentano l’autostima e la condivisione con gli altri, percepire la propria storia attraverso ricordi positivi e negativi, esprimere sogni e desideri, fornire una rappresentazione positiva di sé nel futuro, descrivendo così il periodo post migratorio per rafforzare la propria identità culturale.

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Lady Gaga ha finalmente deciso di darsi un contegno

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Angelina Jolie ha la varicella e sospende tournéeun vaccino contro l'herpes zoster protegge gli anziani 0

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Angelina Jolie è stata colpita dalla varicella e ha deciso di annunciarlo in un videomessaggio che sta facendo il giro del mondo. «Starò a casa a grattarmi!», dice la Jolie, spiegando che non potrà partecipare alla première del uo film “Unbroken” e agli altri eventi promozionali programmati nei prossimi giorni negli Usa, proprio a causa della sua varicella. Joile, nel video diffuso dalla Universal Pictures, apapre sorridente e con un look semplicissimo e poco trucco, fa anche vedere i puntini della varicella.«Volevo essere solo chiara e onesta sul perché sarò costretta a mancare agli eventi legati a Unbroken. Starò a casa a gratatrmi e perderò tutto. Non posso crederci, perché questo film significa davvero molto per me. Non riesco davevro a crederci, ma così è la vita. Mando a tutti il mio amore e spero che tutto vada bene» ha detto l'attrice.

Stomaco e intestino

Tiroide Tumori

ULTIME DOMANDE 11/12/2014

oppressione al petto Cuore

«Uno dei periodi di picco della varicella - spiega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria - è proprio il mese di dicembre. Si tratta della malattia infettiva più frequente in Italia, con un'incidenza di 40 casi per 1000 abitanti, come testimoniano i dati dell'Istituto superiore di sanità. E' una malattia infettiva altamente contagiosa provocata dal virus della varicella, della famiglia degli Herpes virus. Insieme a rosolia, morbillo, pertosse e parotite è fra le malattie che si trasmettono durante l'infanzia. generalmente sotto i dieci anni. «Ma non è raro - aggiunge Corsello - vedere adulti che non l'hanno mai avuta e non sono vaccinati, contagiati dai figli. Negli adulti la malattia può essere più aggressiva ed esporre a un maggior rischi di complicanze», avverte il pediatra.

Alberto Tittobello

11/12/2014

insensibilita ad una piccola parte della schiena Circolazione sanguigna Alberto Tittobello

11/12/2014

L'unico modo per prevenire il Fuoco di Sant'Antonio e delle sue complicanze è un vaccino per l'imminizzazione di chi ha più di 50 anni. Riduce dal 50 al 70% il rischio di sviluppare la patologia. «Vaccinare significa prevenire la presenza di condizioni croniche potenzialmente invalidanti e comunque ad alto impatto sulla qualità di vita dell'anziano» spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva.

sangue nello sperma Salute maschile Andrea Militello

11/12/2014

Lacerazione parziale frenulo Salute maschile 103236

Ammalarsi di varicella da ambibi è sufficiente per essere suscettibili di ammalarsi di herpes zoster: il virus, infatti, si annida nell'organismo in uno stadio di latenza nei gangli nervosi per poi rendersi visibile a distanza di anni sotto forma di Fuoco di Sant'Antonio. Come conseguenza, dopo i 50, del declino fisiologico delle difese immunitarie. Circa una persona su 4 in Europa è destinata a soffrire di herpes zoster, in due casi su 3 dopo i 50 anni. Complicanza maggiore: nevralgia post erpetica, dolore intenso.

Andrea Militello

11/12/2014 14 Dic 2014 20:15 - Ultimo aggiornamento: 20:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Congestione della prostata Salute maschile Andrea Militello

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Social network e minorenni, ‘I need like': se non sei social, non esisti  COMMENTI

di Elisa D'Ospina | 15 dicembre 2014 Condividi

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Non occorrono indagini o studi particolari per vedere che molti di noi vivono ossessivamente sui social network; si posta di tutto: Elisa D'Ospina Scrittrice

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dal cibo, ai luoghi frequentati, ai programmi della giornata ma su tutti, impazza la mania dei selfie. Anche quest’anno la Società Italiana di Pediatria (Sip) ha condotto uno studio su un campione nazionale di 2107 studenti (1073 maschi – 1034 femmine) frequentanti la classe terza media inferiore, e come sempre, i dati fanno molto riflettere. Rispetto al 2008 che solo il 42% del campione utilizzava internet oggi i dati ci

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dicono che la percentuale è salita all’81%. Ma cosa vogliono i ragazzi di oggi? Vogliono i like. Ad oggi quasi il 90% del campione utilizza internet dal cellulare e non esclusivamente dal computer. Il 15% ammette di avere postato un selfie provocante: percentuale sottostimata se si pensa che il 48% dichiara di avere almeno un

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amico che posta foto sensuali.

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Soldi per il gasolio, ma la nave era affondata Il gip scrive: “Istituzioni? Sciatte o conniventi”

comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini”. Pubblicità

Dialogo, ascolto ed etica comportamentale: tre parole chiave per salvare i giovani dall’ossessione del “like it”. Ho chiesto durante una delle mattinate nelle scuole perché avessero bisogno di denudarsi e una ragazza mi ha risposto: “Beh, si sa, se metto il culo, come fa

Belen, posso avere più like”. Alla domanda: “Cosa ti portano i like?”, lei mi ha risposto: “Oggi senza like sei una sfigata, non esisti”.

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Sydney, 40 ostaggi di un uomo armato in cioccolateria. Esposta bandiera Islam CRONACA

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POLITICHE ANTIDROGA, DA 7 MESI GOVERNO NON NOMINA IL CAPO DEL DIPARTIMENTO

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si è incontrata con lui, il 5,2% ha accettato proposte di sesso online. E se all’87,6% piace internet perché si può stare in contatto con gli amici, per il 60,2% internet è addirittura irrinunciabile”. Sesso online già a 14 anni. Spiega Giovanni Corsello, Presidente della Sip: “I social network non vanno demonizzati, perché hanno anche aspetti di grande utilità e socializzazione. Il problema come sempre è l’abuso. La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. È inoltre difficile dettare regole di comportamento dal momento che la stragrande maggioranza degli adulti non ha idea di come si sviluppa la socialità sui nuovi social network, di come si strutturano le relazioni, non conosce il linguaggio utilizzato. In questo contesto parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l’ascolto, l’etica

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Nel rapporto si legge: “Tra gli altri comportamenti a rischio rivolti a sconosciuti (dove sconosciuto non equivale necessariamente a pedofilo, questo va precisato) il 19% ha dato il telefono, il 16,8% ha inviato una foto, il 24,7% ha rivelato la scuola che frequenta, l’11,6%


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Ripenso ai miei tempi, che non sono poi così lontani, quando in classe sfigata era una che studiava troppo, una che non aveva una vita sociale, una che non era vestita alla moda. Oggi, se non hai like, non esisti. Ecco allora che si spinge sempre di più l’acceleratore e il sesso, il corpo, la smania di apparire arrivano sempre prima. “Bisogna educarli”, dicono. Eppure, non è prerogativa dei giovani. Sempre più donne e uomini cercano il consenso sui social postando di tutto e di più e quelle immagini, poi, diventano della rete e chissà se tra qualche anno rivendendole non ci pentiremo o ci rideremo su. Siamo tutti un po’ così “socialcosi” perché forse ha ragione quella ragazza: se non sei social, non esisti. Inizio a pensare che i veri rivoluzionari sono quelli che una vita ce l’hanno e non sentono il

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di Elisa D'Ospina | 15 dicembre 2014 Condividi

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Politiche antidroga, da 7 mesi governo non nomina il capo del Dipartimento ARTICOLO PRECEDENTE

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L'Italia promessa da Matteo Renzi sarà più governabile, più semplice, più giusta. L'ultimo obiettivo qualifica e legittima i primi due ed esso dipende in buona misura da quanto la politica riuscirà a fare per tutelare e promuovere per tutti i diritti sociali fondamentali. Furono scuola e salute ad essere indicati dal "primo" Costituente insieme alla famiglia, all'arte e alla scienza - come pilastri appunto dei rapporti eticosociali. Sono sempre scuola e salute, oggi, la prova evidente di un fallimento e, in particolare, del fallimento della riforma del Titolo V realizzata nel 2001, che ha lasciato intatte o addirittura allargato le disuguaglianze fra i cittadini delle diverse regioni, aggiungendo l'ulteriore costo di una confusione che ha dato non poco lavoro alla Corte Costituzionale. Il "nuovo" Costituente, oltre a liberarci dal fardello insopportabile del bicameralismo perfetto, sta riscrivendo anche l'articolo 117, sempre con l'obiettivo di lasciare ai nostri figli un paese più bello e finalmente unito da solidi vincoli di equità e solidarietà. Sarà così? È lecito, purtroppo, dubitarne. La riforma del 2001 aveva previsto in effetti due percorsi diversi per sanità e istruzione, anche se con esiti potenzialmente convergenti. La prima non è menzionata fra le materie nelle quali lo Stato ha "legislazione esclusiva". Essa è, in linea di principio, oggetto di legislazione concorrente, sebbene nel contesto delineato dalla lettera m) dell'articolo 117, che allo Stato lascia la determinazione dei "livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale". Per l'istruzione, anch'essa materia di legislazione concorrente, resta invece allo Stato in via esplicitamente esclusiva, coerentemente con quanto indicato dall'articolo 33 della Costituzione, il compito di dettare le "norme generali". Nelle materie di legislazione concorrente, "spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato". Livelli essenziali, norme generali, principi fondamentali. Linguisti e giuristi hanno avuto materia per confronti eruditi e appassionanti. Si legga, a titolo di esempio, la sentenza n. 200 del 2009 della Corte Costituzionale, con la quale le norme generali sull'istruzione vengono definite come "quelle disposizioni statali che definiscono la struttura portante del sistema nazionale di istruzione e che richiedono di essere applicate in modo necessariamente unitario ed uniforme in tutto il territorio nazionale, assicurando, mediante una offerta formativa omogenea, la sostanziale parità di trattamento tra gli utenti", anche al fine di assicurare "l'identità culturale del Paese".

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In che cosa si è tradotta, dal punto di vista della vita quotidiana dei cittadini, questa esigenza inderogabile di uniformità e omogeneità? Anche solo il citarla, oggi, appare una provocazione. Per quanto riguarda l'istruzione, l'indagine Ocse-Pisa del 2012 ha evidenziato un livello medio di rendimento degli studenti, rispetto alle competenze nell'ambito della lettura, che varia fra il valore di 521 raggiunto in Lombardia, Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento e il valore di 434 della Calabria. Il primo dato è nettamente superiore alla media Ocse e colloca i fortunati studenti di queste aree del paese nelle primissime posizioni della graduatoria, più avanti di quelli di Francia, Germania e Regno Unito e immediatamente alle spalle dei loro coetanei finlandesi, irlandesi, canadesi e cinesi di Taipei. Il dato della Calabria si confronta con quelli di Bulgaria e Romania per restare in Europa e con il Messico se si vuole guardare più lontano. Per quanto riguarda la tutela della salute, è lo stesso Ministero, nel rapporto sulla Verifica adempimenti Lea per l'anno 2012, pubblicato all'inizio di luglio di quest'anno, ad evidenziare come solo il Veneto, fra le 16 regioni prese in esame (tutte quelle a statuto ordinario più la Sicilia), risulti in regola "per tutti gli adempimenti oggetto di verifica". Nella proposta di documento conclusivo della "Indagine conoscitiva" sulla sfida della tutela della salute elaborata dalle Commissioni riunite V e XII della Camera dei Deputati e datata 16 maggio 2014 si trova una constatazione ancora più cruda: "Le regioni sottoposte a piano di rientro e, più in generale, la quasi totalità delle regioni meridionali, versano in una condizione notevolmente diversa rispetto alle altre regioni, posto che le prime lamentano sensibili ritardi infrastrutturali da cui derivano inaccettabili differenze nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che mettono a rischio l'universalità del sistema". Non è colpa della riforma del 2001, perché le differenze c'erano anche prima. La riforma non ha però raggiunto lo scopo di ridurre in modo sostanziale queste disuguaglianze intollerabili (anche se è vero che i dati Pisa relativi al 2000 segnalavano una distanza leggermente superiore fra le regioni meridionali e il resto del paese). La percezione di questa asimmetria è da tempo consapevolezza diffusa. Lo dimostrano, giusto per citare un paio di esempi, il numero degli studenti universitari che lasciano il Sud e gli indici della mobilità ospedaliera, che rimangono costantemente sbilanciati nella stessa direzione. L'indice "di fuga" cresce in molte regioni meridionali. L'indice "di attrazione" cresce in quasi tutte le regioni settentrionali. E non c'è bisogno di aggiungere che proprio su istruzione e sanità si allarga in questo modo la frattura di cittadinanza fra i ricchi (che si spostano liberamente) e i poveri (che sono costretti a studiare e a curarsi dove è capitato loro di vivere).

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Di fronte a questa situazione drammatica, qual è la soluzione proposta dal governo al parlamento? Il colpo secco della bacchetta magica della semplicità è caduto, come è noto, sulla legislazione concorrente: resterà solo l'elenco delle materie sulle quali lo Stato ha "legislazione esclusiva" e quello delle materie per le quali "spetta alle Regioni la potestà legislativa". Non basta, tuttavia, togliere un aggettivo per eliminare il problema dei conflitti di competenze che hanno caratterizzato questi anni, mentre le ambiguità che hanno creato e alimentato quel problema rimangono irrisolte. Tanto per la tutela della salute quanto per l'istruzione sono le "disposizioni generali e comuni" ad essere adesso riportate sotto la potestà legislativa esclusiva dello Stato. Questo si aggiunge alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e non può dunque essere considerato semplicemente un altro modo per dire la stessa cosa. Ma chi traccerà la linea di confine fra il generale e il particolare, fra quel che deve essere comune e quanto può essere lasciato alla autonomia delle regioni? Come si concilia l'esplicita costituzionalizzazione di questo criterio nell'ambito della tutela della salute con le vistose disuguaglianze nell'offerta pubblica di interventi di prevenzione, diagnosi e cura che sono state legittimate dall'introduzione appunto dei Lea (Livelli essenziali di assistenza)? Il testo adesso in discussione alla Camera è un passo indietro (a mio avviso assolutamente auspicabile) rispetto alla regionalizzazione esasperata del sistema sanitario? Se questa è l'intenzione del governo, le regioni sono d'accordo e sono pronte ad accontentarsi della funzione di "programmazione e organizzazione" che resterebbe loro affidata?

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Tutte queste domande, ad oggi, rimangono senza risposta. Nel frattempo, il parere del Comitato per la legislazione, incluso nella relazione con la quale la Commissione affari costituzionali della Camera ha presentato il 13 dicembre alla Presidenza il testo che l'Aula ha iniziato a discutere, lancia un forte segnale di allarme: ci sono "problemi di tipo definitorio in relazione all'individuazione del significato delle categorie

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utilizzate" e questi problemi possono "riproporre gli elementi di criticità legati alla distinzione tra principi fondamentali e norme di dettaglio, riferita al vigente testo dell'articolo 117 in relazione alla potestà legislativa concorrente, qui soppressa". Questo invito ad usare parole chiare e distinte, in ogni legge e a maggior ragione nella Costituzione, meriterebbe di essere raccolto. Basterebbe forse sostituire il riferimento ai livelli essenziali, bizzarro nel caso dei diritti civili e fonte di ambiguità rispetto a quelli sociali, con quello ai livelli appropriati e inderogabili suggerito in un recente documento della Società italiana di pediatria o anche, più semplicemente e senza aggettivi, con l'indicazione "degli interventi e dei livelli delle prestazioni necessari a garantire in modo uniforme e omogeneo su tutto il territorio nazionale la sostanziale parità di trattamento di tutti i cittadini in materia di diritti civili e sociali", sulla linea di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Solo così anche la riconduzione alla potestà legislativa esclusiva dello Stato delle "disposizioni generali e comuni" in materia di sanità e istruzione acquisterebbe un significato univoco. I livelli appropriati di prestazioni che la Repubblica offre in Lombardia e in Veneto ai suoi cittadini per la tutela della salute devono essere gli stessi offerti necessariamente, inderogabilmente anche in Calabria e in Sicilia. Certamente attraverso le regioni, responsabili della programmazione e dell'organizzazione del servizio. Ma non possono essere le singole regioni a decidere se vaccinare o no i bambini contro un particolare ceppo della meningite, non più di quanto possano essere libere di decidere a che età si va a scuola. Queste ambiguità nella Costituzione alimentano la confusione e producono ingiustizia. E una riforma che produce ingiustizia non diventa un titolo di merito solo perché è stata fatta in fretta. Questa è semmai un'aggravante politica e morale.

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Angelina Jolie è stata colpita dalla varicella e ha deciso di annunciarlo in un videomessaggio che sta facendo il giro del mondo. «Starò a casa a grattarmi!», dice la Jolie, spiegando che non potrà partecipare alla première del uo film “Unbroken” e agli altri eventi promozionali programmati nei prossimi giorni negli Usa, proprio a causa della sua varicella. Joile, nel video diffuso dalla Universal Pictures, apapre sorridente e con un look semplicissimo e poco trucco, fa anche vedere i puntini della varicella.«Volevo essere solo chiara e onesta sul perché sarò costretta a mancare agli eventi legati a Unbroken. Starò a casa a gratatrmi e perderò tutto. Non posso crederci, perché questo film significa davvero molto per me. Non riesco davevro a crederci, ma così è la vita. Mando a tutti il mio amore e spero che tutto vada bene» ha detto l'attrice.

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E' una malattia infettiva altamente contagiosa provocata dal virus della varicella, della famiglia degli Herpes virus. Insieme a rosolia, morbillo, pertosse e parotite è fra le malattie che si trasmettono durante l'infanzia. generalmente sotto i dieci anni. «Ma non è raro - aggiunge Corsello - vedere adulti che non l'hanno mai avuta e non sono vaccinati, contagiati dai figli. Negli adulti la malattia può essere più aggressiva ed esporre a un maggior rischi di complicanze», avverte il pediatra. Ammalarsi di varicella da ambibi è sufficiente per essere suscettibili di ammalarsi di herpes zoster: il virus, infatti, si annida nell'organismo in uno stadio di latenza nei gangli nervosi per poi rendersi visibile a distanza di anni sotto forma di Fuoco di Sant'Antonio. Come conseguenza, dopo i 50, del declino fisiologico delle difese immunitarie. Circa una persona su 4 in Europa è destinata a soffrire di herpes zoster, in due casi su 3 dopo i 50 anni. Complicanza maggiore: nevralgia post erpetica, dolore intenso. L'unico modo per prevenire il Fuoco di Sant'Antonio e delle sue complicanze è un vaccino per l'imminizzazione di chi ha più di 50 anni. Riduce dal 50 al 70% il rischio di sviluppare la patologia. «Vaccinare significa prevenire la presenza di condizioni croniche potenzialmente invalidanti e comunque ad alto impatto sulla qualità di vita dell'anziano» spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva.

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«Uno dei periodi di picco della varicella - spiega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria - è proprio il mese di dicembre. Si tratta della malattia infettiva più frequente in Italia, con un'incidenza di 40 casi per 1000 abitanti, come testimoniano i dati dell'Istituto superiore di sanità.

Andrea Militello

11/12/2014 14 Dic 2014 20:15 - Ultimo aggiornamento: 20:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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