Didatticamente 2011 n. 1

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BOLLETTINO DEL COLLEGIO DEI PROFESSORI DI PSICHIATRIA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE MED25

Psichiatria e medicina L’

attuale dibattito sull’applicazione della Legge Gelmini e sui conseguenti nuovi schemi di intesa tra Regione e Università, anche in relazione al fatto che debba esistere “non solo una stretta connessione, ma una vera e propria compenetrazione” tra l’attività assistenziale ospedaliera e quella didattico scientifica (Corte costituzionale 71/2001) (pag. 5), offre lo spunto per sottolineare il ruolo di imprescindibile centralità della disciplina psichiatrica, tanto nel campo medico generale quanto nell’attività didattico-formativa.

A dimostrazione del ruolo di snodo centrale e trasversale della psichiatria nella medicina parlano i risultati degli studi effettuati sui frequent attenders dei servizi di medicina generale. I dati dimostrano come dal 30% al 50% di questi pazienti presentino per lo più sintomi psichiatrici e/o veri e propri disturbi mentali, come disturbi psicosomatici, disturbi d’ansia e depressione maggiore1. La World Health Organization (WHO), in uno studio inerente le proiezioni per l’anno 2020 di mortalità e disabilità per malattia, identifica la depressione maggiore come seconda causa di DALY (Disability-Adjusted Life Year). Kupfer2, in un recente articolo pubblicato su JAMA, ha sottolineato, tra i goals nella stesura del DSM V, quello di favorire un’ulteriore integrazione della psichiatria nella medicina, facilitando il

riconoscimento diagnostico delle sindromi psichiatriche ed enfatizzando l’importanza di occuparsi dei pazienti con disturbo mentale in tutti i contesti clinici, a prescindere dalla specialità. Malattie mediche/chirurgiche e psichiatriche non solo talvolta coesistono, ma molto spesso contribuiscono a determinarsi, o ad aggravarsi vicendevolmente, o si manifestano le une con i sintomi delle altre. La comorbilità medicopsichiatrica rappresenta un fattore di complessità nella gestione clinica dei pazienti; nel caso di patologie croniche rappresenta un rischio di minor aderenza al trattamento e ha un notevole impatto prognostico, di ordine organizzativo e di tipo economico, in quanto incide sulla disabilità e sulla frequenza di ricorso all’assistenza sanitaria3. Nonostante siano numerosi gli studi in letteratura che descrivono quali fattori si associano ad alti livelli di consumo dei servizi di medicina generale, siamo ancora lontani dall’avere un modello di healthcare consumption. Di grande interesse la rewiev di Gili3 che propone quattro pathways per analizzare, sistematicamente, le variabili che possono influenzare la modalità di consumo dei servizi sanitari. Le principali sono la presenza di un disturbo mentale, che ha conseguenze negative sulla percezione del benessere soggettivo, ovvero del “well being”, il cui declino si associa a un aumento del consumo dei servizi sanitari, l’età, che favorisce l’insorgenza di malattie croniche, quindi disabilitanti, che compromettono l’autonomia del paziente e incidono sulla qualità della vita, e infine il livello culturale-educazionale, che influenza le modalità in cui si affronta la malattia. Infine va tenuto presente il ruolo sempre più fondamentale della Psichiatria di Liaison (PdL), che vede in costante e progressiva evoluzione le sue modalità operative, basti pensare all’importanza

che va assumendo la psiconcologia. Se per lo psichiatra i dati riportati fanno parte del suo bagaglio culturale (pag. 4), è oggi assolutamente necessario che siano conosciuti e condivisi con i colleghi delle altre discipline mediche e con gli amministratori dei nostri policlinici e delle agenzie di politica sanitaria. La complessità dell’agire psichiatrico sottolinea l’importanza di un rapporto di collaborazione tra medicina e psichiatria, unite da un elemento comune, la relazione medico-paziente, nucleo imprescindibile dell’alleanza terapeutica, base relazionale sulla quale costruire un progetto terapeutico che miri ad ottimizzare i risultati delle cure, ad arginare il rischio di discontinuità farmacologica e a sostenere l’aderenza terapeutica, sia in ambito medico generale, principalmente nel caso di patologie a decorso cronico, che in psichiatria, costituendo la continuità terapeutica uno dei capisaldi della buona pratica clinica. Alberto Siracusano Presidente del Collegio dei Professori di Psichiatria Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Cattedra di Psichiatria, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Roma BIBLIOGRAFIA

1. Weissman MM, Neria Y, Gameroff JJ, et al. Positive screens for psychiatric disorders in primary care: a long-term follow-up of patients who were not in treatment. Psychiatr Serv 2010; 61: 151-9. 2. Kupfer DJ, Regier DA. Why all of medicine should care about DSM. JAMA 2010; 303. 3. Gili M, Albert Sese A, Bauza N, et al. Mental disorders, chronic conditions and psychological factors: a path analysis model for healthcare consumption in general practice. Intern Rev Psychiatr 2011; 23: 20-7.

IN QUESTO NUMERO

1

Psichiatria e medicina Alberto Siracusano

2

La responsabilità professionale dello psichiatra

6

Una variante genetica predisponente a comportamenti impulsivi Laura Bevilacqua

7 8

Rapporti con le strutture del Servizio Sanitario Nazionale Qualche domanda sull’ANVUR

Realizzato con il contributo di

A colloquio con Giuseppe Novelli

Giorgio Santacroce

Didatticamente

Anno II, numero 1, gennaio-giugno 2011

1


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