Rassegna Stampa Sabato 28 Febbraio 2015
Sommario Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA PanoramaSanita.it
16/02/2015
1 Corsello (Sip): La morte di Nicole non è frutto del caso
1
Redattore Sociale.it 16/02/2015
1 Mortalità infantile, al sud 30% in più: "Spesso è meglio trasferire i neonati"
2
Affari Italiani.it
16/02/2015
1 Tre bambini morti in pochi giorni. Mortalità infantile, al Sud 30% in più
4
lamezialive.it
16/02/2015
133 Mortalità dei bambini più alta al Sud del 30%
6
Today.it
16/02/2015
1 "Nascere al sud è più pericoloso che al nord"
8
Corriere della Sera.it
17/02/2015
1 Mortalità infantile, al sud 30% in più «Spesso meglio trasferire i neonati».
10
Net1news.org
17/02/2015
1 Mortalità infantile, al sud 30% in più. "Meglio trasferire i neonati in altri ospedali"
12
WakeupNews.eu
17/02/2015
1 Mortalità infantile: nascere al sud è il 30% più pericoloso che al nord
13
DottorSalute.info
20/02/2015
1 Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale
15
Italia-News.it
20/02/2015
1 Morte di Nicole, le proposte per ridurre la mortalità neonatale
16
Quotidiano Sanità.it 20/02/2015
1 Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita
18
InSaluteNews.it
20/02/2015
1 Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale
20
Panorama.it
20/02/2015
1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
22
Wall Street Italia.com
20/02/2015
1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
24
Yahoo! Finanza
20/02/2015
1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
25
ANSA Valle d'Aosta.it
23/02/2015
1 Neonata morta: Pediatri Sip, tutela salute torni allo Stato
26
ArezzoWeb.it
23/02/2015
1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
27
HealthDesk.it
23/02/2015
1 Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile
28
ilFarmacistaOnline. com
23/02/2015
1 Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita
30
PadovaNews.it
23/02/2015
1 Sanita Caso Catania proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
32
PanoramaSanita.it
23/02/2015
1 Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale
33
Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Quotidiano Sanità.it 23/02/2015
1 Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario"
35
Tiscali.it
23/02/2015
1 Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
37
ClicMedicina.it
24/02/2015
1 Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale
38
ilFarmacistaOnline. com
24/02/2015
1 Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario"
40
Sole 24 Ore.it (Il)
24/02/2015
1 Nicole, appello Sip: «Stop alle differenze NordSud. Razionalizzare l'assistenza neonatale»
42
Stampa.it (La)
27/02/2015
1 La morte di Nicole. Nascere al Sud è un percorso ad ostacoli
44
Estratto da pag.
1
PanoramaSanita.it
Lunedì 16/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Corsello (Sip): La morte di Nicole non è frutto del caso « Senza interventi di controllo, adeguamento e potenziamento delle unità esistenti di terapia intensiva neonatale e della rete di assistenza neonatologica non ci si potrà stupire di eventi tragici come quello della piccola Nicole, né si potranno ridurre i tassi di mortalità neonatale nelle regioni centro-meridionali, ancora oggi superiori a quelli della media nazionale». «La morte della piccola Nicole, evento tragico consumatosi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di cura di Catania, non è frutto del caso ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale». Lo afferma Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria in un suo intervento pubblicato sul sito della Sip. «In Sicilia, come in altre Regioni del nostro Paese» prosegue Corsello, «la frammentazione eccessiva dei punti nascita non favorisce la gestione delle emergenze e aumenta in modo notevole il rischio clinico connesso con l'evento nascita in presenza di patologie perinatali. In centri nascita con meno di 1000 o peggio di 500 nati per anno, i servizi di assistenza alla madre e al neonato alla nascita non sempre riescono a garantire standard di sicurezza, per la carenza di personale in servizio e/o di attrezzature dedicate. Da tempo, come società scientifiche dell'Area Pediatrica, abbiamo chiesto di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali. Richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. Ne consegue che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire in epoca neonatale o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina.Le unità di Terapia intensiva neonatale, anche quando sono sufficienti come numero in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. È inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Senza interventi di controllo, adeguamento e potenziamento delle unità esistenti di terapia intensiva neonatale e della rete di assistenza neonatologica non ci si potrà stupire di eventi tragici come quello della piccola Nicole, né si potranno ridurre i tassi di mortalità neonatale nelle regioni centro-meridionali, ancora oggi superiori a quelli della media nazionale. Continuiamo ad invocare» conclude
Corsello (Sip) La morte di Nicole non e frutto del caso Panorama della Sanita Corsello «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti "tagli alla sanità" colpiscano l'area pediatrica che tanto ha bisogno di sostegno e di supporto. È una esigenza di ordine medico, sociale ed etico perché il diritto alla vita e alla salute deve essere garantito allo stesso modo a tutti i neonati, quale che sia il loro luogo di nascita o di residenza».
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
1
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
1
Redattore Sociale.it
Lunedì 16/02/2015
Mortalità infantile, al sud 30% in più: "Spesso è meglio trasferire i neonati" I dati della Società di Pediatria dopo i tre bambini morti a Catania, Napoli e Trapani. In Italia l'assistenza medica varia a seconda della regione. Parlano tre medici tra Taranto e Roma, tra mancanze di posti letto e di personale e disomogeneità di prestazioni 16 febbraio 2015 Nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché i tre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei; a Napoli una bambina di otto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. "Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata". Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consigliò la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suo fianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio. "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito". A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo: "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla media regionale.
Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promesse e nessun fatto". Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove: "Ci sono genitori che non possono lasciare il lavoro per stare vicino ai figh ricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per la benzina", spiega Forleo. Nel Lazio la situazione non è migliore, come racconta Mano De Curtis, direttore dell'unità di neonatologia all'Umberto I di Roma. "Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Roma sono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono stati separati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso i trasferimenti causano un peggioramento della prognosi".
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
2
1
Redattore Sociale.it
Lunedì 16/02/2015
Così, un neonato che nasce in Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargato che consente di diagnosticare precocemente più di 40 patologie rare. Non si ha la stessa fortuna in Campania, dove vengono eseguiti solo i tre test obbhgatori per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria). Nel Lazio e in Sicilia la situazione vana di ospedale m ospedale. Non va meglio con i vaccini: solo m Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinati gratuitamente contro il menmgococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti. Neanche morire è uguale in tutte le regioni.In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti da tumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative. "Molti di questi bambini muoiono in condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma Marcello Orzalesi, primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma - "Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenza domiciliare". I dati nazionali lo confermano: 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedaliera all'anno, di cui 580 mila m reparti di terapia intensiva. "Quando la famiglia sceglie di portare il bambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili". E questo nonostante la legge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire su tutto il territorio cure palliative e terapie del dolore. Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto, dove è presente un hospice pediatrico. E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica vana a seconda della regione nella quale si vive. "Tutti i bambini dovrebbero essere uguali", afferma De Curtis. "Da un lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo m grado di far sopravvivere i minori m condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per una cattiva organizzazione sanitaria". (Mana Gabnella Lanza)
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
3
Estratto da pag.
1
Lunedì 16/02/2015
Nascere al Sud non e lo stesso che venire al mondo al nord Secondo i dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, la mortalità infantile e del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita a Catania una neonata e morta perche i tre ospedali della citta non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei, a Napoli una bambina di otto mesi con problemi respiratori e deceduta subito dopo essere stata dimessa, a Trapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza "Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostra
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Tre bambini morti in pochi giorni. Mortalità infantile, al Sud 30% in più I dati della Società di Pediatria dopo i tre bambini morti a Catania, Napoli e Trapani In Italia l'assistenza medica vana a seconda della regione Parlano tre medici tra Taranto e Roma, tra mancanze di posti letto e di personale e disomogeneità di prestazioni
Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo Così, il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consigliò la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suo fianco i genitori Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo "A Taranto sarebbe morto subito"
A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico sei medici per un intero reparto Da noi nascono 2 000 neonati all'anno, di quest 500 hanno bisogno di un ricovero Sono bambini che hanno malformazioni e tumori Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla media regionale Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto Dal premier Renzi sono arrivate solo promesse e nessun fatto" Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove "Ci sono genitori che non possono lasciare il lavoro per stare vicino ai figli ricoverati m altre città Non hanno neanche i soldi per la benzina", spiega Forleo Nel Lazio la situazione non è migliore, come racconta Mano De Curtis, direttore dell'unità di neonatologia all'Umberto I di Roma "Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Roma sono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di quest sono stati separati dal gemello Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille Ne mancano venti Inoltre, spesso i trasferimenti causano un peggioramento della prognosi" Così, un neonato che nasce m Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargato che consente di diagnosticare precocemente più di 40 patologie rare Non si ha la stessa fortuna m Campania, dove vengono eseguiti solo i tre test obbligaton per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria) Nel Lazio e m Sicilia la situazione vana di ospedale m ospedale Non va meglio con i vaccini solo m Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinati gratuitamente contro il menmgococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
4
Estratto da pag.
Lunedì 16/02/2015
1
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Neanche morire è uguale in tutte le regioni. In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti da tumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative "Molti di quest bambini muoiono m condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma Marcello Orzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma "Trascorrono lunghi periodi m ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenza domiciliare" I dat nazionali lo confermano 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedaliera all'anno, di cui 580 mila m reparti di terapia intensiva "Quando la famiglia sceglie di portare il bambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili" E questo nonostante la legge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire su tutto il territorio cure palliative e terapie del dolore Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto, dove è presente un hospice pediatrico E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica vana a seconda della regione nella quale si vive "Tutti i bambini dovrebbero essere uguali", afferma De Curtis "Da un lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo m grado di far sopravvivere i minori m condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per una cattiva organizzazione sanitaria"
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
5
Lunedì 16/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag. P133
Come sempre c'è differenza tra sud e nord, per mancanza di infrastrutture, per mancanza di responsabilità per fatti contingenti o storici oppure politici, per un'arretratezza congenita. Anche nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché i tre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei; a Napoli una bambina di otto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, —— i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza, in Calabria spesso assistiamo a diagnosi leggere e negli anni scorsi i casi di Federica Monteleone e di Èva Ruscio sono balzati agli onori della cronaca per disfunzioni mediche e strutturali.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
6
Estratto da pag. P133
Lunedì 16/02/2015
Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello
Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suo fianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio. "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito".
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
7
Estratto da pag.
1
Today.it
Lunedì 16/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
"Nascere al sud è più pericoloso che al nord"La mortalità infantile nelle regioni meridionali è più alta del 30%. I dati arrivano dalla Società italiana pediatri dopo i casi dei tre bimbi morti a Catania, Napoli e Trapani: mancanza di personale e di posti letto
Due bimbe morte a Catania e Napoli, poi un bimbo morto a Trapani. Mentre divampa la polemica sulla malasanità dopo questi fatti di cronaca, la Società italiana pediatri (Sip) ricorda i dati sulla mortalità infantile nel nostro Paese perché "la morte di Nicole non è frutto del caso". EMERGENZA SANITA' Nel meridione abbiamo spesso sentito parlare di "emergenza sanità", spesso per questioni che riguardavano | gli scandali politici delle amministrazioni locali o i disservizi. Ma i dati della Sip sottolineano come l'assistenza medica vari di regione in regione. Nascere al sud è più pericoloso: rispetto al nord il dato sulla mortalità infantile è più alto del 30%. Spiega Giovanni Corsello, presidente Sip:
a morte della piccola Nicole non è frutto del caso ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale.
Mancano soprattutto personale e posti letto e molti ospedali sono costantemente sotto organico, come nell'ospedale di Niscemi (in provincia di Enna) dove all'ospedale cittadino lavora solo un medico. Per questo il sindaco per salvare l'ospedale aveva iniziato lo sciopero della fame. EMERGENZA NEONATI In particolare l'emergenza riguarda le sale parto: troppi pochi posti letto nei reparti di terapia intensiva neonatale. Se lo standard previsto è di un posto ogni 750 nati, il rapporto è di uno ogni mille nel Lazio e va via via peggiorando andando verso sud. Ci sono inoltre dove l'emergenza sanitaria è più acuta a causa di fattori ambientali, come nella I Terra dei Fuochi e i primi a pagarne le conseguenze sono i più piccoli. Non solo: se in Italia circa 15 mila minori necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivata la rete pediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. Sempre Corsello denuncia:
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
8
Estratto da pag.
1
Today.it
Lunedì 16/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
jJa tempo, come società scientifiche dell'Area Pediatrica, abbiamo chiesto di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali. Richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
9
Estratto da pag.
1
Martedì 17/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Mortalità infantile, al sud 30% in più «Spesso meglio trasferire i neonati» In Italia l'assistenza medica varia a seconda della regione tra mancanza di posti letto, di personale e disomogeneità di prestazioni Nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pochi giorni tre bambini hanno perso la vita: a Catania una neonata è morta perché i tre ospedali della città non avevano un posto libero di terapia intensiva per lei: a Napoli una bambina di otto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa; a Trapani, invece, i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. «Questo conferma quello che denunciamo da tempo», afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, «la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata». Il caso di Lorenzo a Taranto trasferito al Meyer Lorenzo, invece, aveva due mesi quando a Taranto gli è stato diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo. In Puglia, però, nessun ospedale aveva i mezzi per curarlo. Così, il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. Lì il piccolo ha subito 25 interventi, ha perso la vista ma ha avuto sempre al suo fianco i genitori. Per tutto il tempo della convalescenza la Regione Toscana ha offerto loro un alloggio. «Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa», racconta Forleo. «A Taranto sarebbe morto subito». La cronica mancanza di personale A mancare al Sud è prima di tutto il personale, come racconta Forleo: «Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla media regionale. Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto. Dal premier Renzi sono arrivate solo promesse e nessun fatto». Così, l'unica soluzione è trasferire i piccoli altrove: «Ci sono genitori che non possono lasciare il lavoro per stare vicino ai figli ricoverati in altre città. Non hanno neanche i soldi per la benzina», spiega Forleo. In Lazio neonati trasferiti per la mancanza di posti letto Nel Lazio la situazione non è migliore, come racconta Mario De Curtis, direttore dell'unità di neonatologia all'Umberto I di Roma. «Lo scorso anno 96 bimbi venuti al mondo prematuri negli ospedali di Roma sono stati trasferiti per mancanza di posti letto, 57 sono nati da parto plurimo e 14 di questi sono stati separati dal gemello. Secondo gli standard internazionali ci dovrebbe essere un posto di terapia intensiva ogni 750 nati, nel Lazio ce n'è uno ogni mille. Ne mancano venti. Inoltre, spesso i trasferimenti causano un peggioramento della prognosi».
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
10
1
Martedì 17/02/2015
La fortuna di nascere in Toscana Così, un neonato che nasce in Toscana è sottoposto allo screening metabolico allargato che consente di diagnosticare precocemente più di 40 patologie rare. Non si ha la stessa fortuna in Campania, dove vengono eseguiti solo i tre test obbligatori per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria). Nel Lazio e in Sicilia la situazione varia di ospedale in ospedale. Non va meglio con i vaccini: solo in Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana i bambini sono vaccinati gratuitamente contro il meningococco B che può causare meningiti e l'amputazione di arti. Anche morire non è uguale in tutte le regioni Neanche morire è uguale in tutte le regioni.In Italia 15 mila minori, da O a 17 anni, affetti da tumori o da patologie inguaribili, hanno bisogno di cure palliative. «Molti di questi bambini muoiono in condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi - afferma Marcello Orzatesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma - Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenza domiciliare». I dati nazionali lo confermano: 1 milione e 600 mila giornate di degenza ospedaliera all'anno, di cui 580 mila in reparti di terapia intensiva.«Quando la famiglia sceglie di portare il bambino a casa deve farsi carico di spese economiche spesso insostenibili». E questo nonostante la legge 38 del 2010 obblighi le Regioni a creare una rete territoriale capace di offrire su tutto il territorio cure palliative e terapie del dolore. Attualmente l'unica che si è adeguata è il Veneto, dove è presente un hospice pediatrico. E' una Italia divisa in due dove l'assistenza medica varia a seconda della regione nella quale si vive. «Tutti i bambini dovrebbero essere uguali», afferma De Curtis: «Da un lato, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e delle tecnologie, siamo in grado di far sopravvivere i minori in condizioni gravissime, dall'altro ne abbandoniamo molti altri per una cattiva organizzazione sanitaria». (Fonte: Redattore sociale)
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
11
Estratto da pag.
1
Net1news.org
Martedì 17/02/2015
Mortalità infantile, al sud 30% in più. "Meglio trasferire i neonati in altri ospedali"
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Prima il caso di Catania, dove una bimba appena nata è morta perché in 3 ospedali non c'era un posto libero in terapia intensiva. A Napoli una bambina di otto mesi con problemi respiratori è deceduta subito dopo essere stata dimessa. Infine Trapani, dove i medici hanno scambiato la meningite di Daniel, due anni, per influenza. E sono solo gli ultimi 3 casi noti alla
cronaca, avvenuti nel giro di pochi giorni. I dati parlano chiaro: la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. "Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip, Società Italiana di Pediatria e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata".
IL CASO DI LORENZO - II piccolo Lorenzo aveva solo due mesi quando a Taranto gli fu diagnosticato un tumore del tronco dell'encefalo. Il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, consiglio la famiglia di recarsi al Meyer di Firenze. "Lorenzo ci ha lasciato un anno fa, dopo numerosi interventi che non sono riusciti a salvargli la vita. Ma senza le cure ricevute non avrebbe potuto vivere cinque anni con la sua mamma e con il suo papa", racconta Forleo. "A Taranto sarebbe morto subito. Non disponiamo in nessun modo delle attrezzature adatte a curare un caso simile".
LA MANCANZA DI PERSONALE - "Uno dei grossi problemi qui è la mancanza di personale" continua il primario "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla media regionale. Cerchiamo di garantire la migliore assistenza possibile ma siamo stanchi e non possiamo andare avanti ancora per molto".
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
12
Estratto da pag.
1
WakeupNews.eu
Martedì 17/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Mortalità infantile: nascere al sud è il 30% più pericoloso che al nord
Che la sanità al sud funzioni peggio che altrove non è cosa nuova. E questo non è solo un sentire comune ma un dato oggettivo confermato dai dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, che attestano come la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. In pratica nascere al sud è più pericoloso che al nord. E mai come in questi giorni i numeri ci appaiono purtroppo confermati dalle notizie di cronaca che arrivano proprio dalla Sicilia e dalla Campania. Sono tre i bambini che hanno perso la vita negli ultimi giorni: il caso di Nicole a Catania, rifiutata da tre ospedali della città che non avevano un posto libero in terapia intensiva; una bambina di otto mesi di Napoli dimessa dall'ospedale con problemi respiratori; Daniel, due anni, di Trapani morto per una meningite scambiata dai medici per influenza.
"Questo conferma quello che denunciamo da tempo", afferma Stefano Semplici, presidente del Comitato per la bioetica della Sip e di quello internazionale dell'Unesco, "la nostra organizzazione sanitaria è inadeguata". NASCERE AL SUD È PIÙ RISCHIOSO L'assistenza medica varia da regione a regione e l'Italia sembra essere così spaccata in due. Manca il personale, mancano i posti letto, mancano macchinari e strumenti in grado di poter curare determinati pazienti. Ma l'emergenza sanità scatta ad intermittenza, quando ci scappa il morto, quando si avviano indagini con medici e sanitari iscritti nel registro degli indagati. Ma dietro ci sono sempre i soliti vizietti delle amministrazioni locali e dei giochi di potere politici, ci sono poi i tantissimi sprechi e le logiche clientelari. Perché anche questo è sud. Il rischio poi è alto nelle sale parto: sono infatti troppo pochi i posti letto nei reparti di terapia intensiva neonatale. Secondo lo standard previsto il rapporto è di un posto ogni 750 nati, ma nel Lazio diventa uno ogni mille e il dato peggiora scendendo al sud.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
13
1
WakeupNews.eu
Martedì 17/02/2015
EMERGENZA SUD - Come riporta Redattore Sodale ci sono poi dei luoghi dove l'emergenza sanitaria è ancora più forte a causa di fattori ambientali, come nella Terra dei Fuochi o l'Uva di Taranto. Racconta il dottor Oronzo Forleo, primario di neonatologia all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto: "Nel nostro ospedale siamo cronicamente sotto organico: sei medici per un intero reparto. Da noi nascono 2.000 neonati all'anno, di questi 500 hanno bisogno di un ricovero. Sono bambini che hanno malformazioni e tumori. Non dimentichiamo che a Taranto c'è l'Uva e secondo il rapporto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità il tasso di mortalità infantile per tumori o malattie respiratorie è del 21% più alto rispetto alla media regionale". E neanche morire è uguale in tutta Italia. Se in Italia circa 15 mila minori affetti da tumori o da patologie inguaribili necessitano di cure palliative, solo in 5 regioni è stata attivata la rete pediatrica di terapia del dolore prevista dalle legge 38/2010. "Molti di questi bambini muoiono in condizioni inadeguate, senza il dovuto sollievo dai sintomi dolorosi afferma Marcello Orzalesi, ex primario di terapia intensiva neonatale all'ospedale Bambino Gesù di Roma - "Trascorrono lunghi periodi in ospedale, anche quando sarebbe possibile una assistenza domiciliare". Redazione
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
14
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
1
DottorSalute.info
Venerdì 20/02/2015
Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatesi subito dopo la nascita m una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale m situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano m una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantmo Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre m particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure m larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate m alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti e SIN esprimono per il recente Camera del Ministro Beatrice Lorenzin, nascita. SIP apprezzamento intervento alla della Salute riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in sena considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato m rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono m termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territon sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica penodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi m tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) m tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criten di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello che ogni neonato con una patologia respiratoria nato m un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata m tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur m presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) m cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatah", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono m grado di sapere m tempo reale quanti posti sono disponibili m terapia intensiva e submtensiva. Se m Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo m cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche m grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel traspurto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": m alcune regioni è centralizzato, m altre lasciato m capo al singolo ospedale.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
15
Estratto da pag.
1
Italia-News.it
Venerdì 20/02/2015
loma, 20 febbraio 2015 - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN:
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Morte di Nicole, le proposte per ridurre la mortalità neonatale
Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
16
1
Italia-News.it
Venerdì 20/02/2015
Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale. Società Italiana di Neonatologia Società Italiana di Pediatria in, lunedì task... •Congresso Pneumologia neonatale a Napoli I'll e il 12...
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
17
Estratto da pag.
1
Quotidiano Sanità.it
Venerdì 20/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti ranno; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per r emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Queste le proposte della Società di Pediatria e della Società di Neonatologia.
20 FEB - "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo". È quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo
dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamelo dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi alPaccorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere alPaccorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
18
Estratto da pag.
1
Quotidiano Sanità.it
Venerdì 20/02/2015
Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
19
Estratto da pag.
1
InSaluteNews.it
Venerdì 20/02/2015
Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e
/Accorparne/ito dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord Roma, 20 febbraio 2015 - "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN:
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale msalutenews it della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
20
1
InSaluteNews.it
Venerdì 20/02/2015
Morte di Nicole, le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale - msalutenews it Accorpamento dei piccoli punti nascita SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. È inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
21
Estratto da pag.
1
Venerdì 20/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile ADNKRONOSRoma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
22
Estratto da pag.
1
Venerdì 20/02/2015
"I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale. © Riproduzione Riservata
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014".
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
23
Estratto da pag.
1
Wall Street Italia.com
Venerdì 20/02/2015
Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
24
Estratto da pag.
1
Yahoo! Finanza
Venerdì 20/02/2015
Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord.
espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la
piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
25
Estratto da pag.
1
ANSA Valle d'Aosta.it
Lunedì 23/02/2015
Sistema non riesce a garantire livelli essenziali di assistenza 16:52 -23/02/2015 Sistema non riesce a garantire livelli essenziali di assistenza 16:52 -23/02/2015 ANSA (ANSA) - ROMA, 23 FES - La morte di Nicole e l'ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario e l'ennesima "task force" non risolverà il problema di un sistema che non riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale E' una sfida organizzativa, ma anche di regole E' quanto affermano i pediatri della Società' italiana di pediatria (Sip) secondo i quali la confusione di ruoli fra Stato e Regioni e' un danno certo per i cittadini e per questo e' arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'ari 32 della Costituzione e alla Repubblica, non alle Regioni, che e affidato il compito di tutelare la salute "come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività" I pediatri ricordano come il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria abbia denunciato da tempo la situazione II documento metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica "La denuncia - ricorda la Sip - e stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito m corso sulla riforma del Titolo V della Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento e caduto nel vuoto Per questo riteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello molte amministrazioni regionali, m particolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebbero dovuto, cioè' razionalizzare l'assistenza neonatale, chiudere le piccole strutture distanti tra loro solo pochi chilometri che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono m grado di affrontare situazioni di emergenza"
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Neonata morta: Pediatri Sip, tutela salute torni allo Stato
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
26
Estratto da pag.
1
ArezzoWeb.it
Lunedì 23/02/2015
Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010, potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale, attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche, accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale, attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documei del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014".
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
27
1
HealthDesk.it
Lunedì 23/02/2015
SANITÀ Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile LUNEDÌ 23 FEBBRAIO 2015, 15:00 Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unità di Terapia intensiva neonatale e attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni, con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria (Sip) e della Società italiana di neonatologia (Sin) per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. L'ultimo doloroso episodio la morte della piccola Nicole che «non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale», dicono in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e quello della Sin Costantino Romagnoli, che invocano «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
Le proposte di Sip e Sin per ridurre la mortalità infantile HealthDesk in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese. Prima di tutto, l'accorpamento dei centri nascita con meno di 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. In secondo luogo, il potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale (Utin): anche quando sono sufficienti come numero in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili, a causa delle carenze di personale medico e/o infermieristico o di insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
28
Estratto da pag.
1
HealthDesk.it
Lunedì 23/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Infine, dicono Sip e Sin, bisogna attivare lo Sten, il Servizio di trasporto per l'emergenza neonatale, in tutte le regioni. «In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina», dice il presidente Sip Giovanni Corsello.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
29
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
1
ilFarmacistaOnline.com
Lunedì 23/02/2015
ilFarmacista online. it chiudi Sabato 20 FEBBRAIO 2015 Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Queste le proposte della Società di Pediatria e della Società di Neonatologia. "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo". È quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli, che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/ o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da tenitori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita.
Morte Nicole. Le proposte di pediatri e neonatologi per ridurre i rischi alla nascita Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. "Ne
consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
30
1
ilFarmacistaOnline.com
Lunedì 23/02/2015
rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali - spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
31
Estratto da pag.
1
PadovaNews.it
Lunedì 23/02/2015
Roma, 20 feb (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni ^ del 2010, potenziamento i delle Unita' di terapia ' intensiva neonatale, attivazione del servizio di . , trasporto per l'emergenza r' neonatale m tutte le regioni i\ con ambulanze attrezzate e ^^L t personale dedicato Sono ^^ t^d^^^^^B ^ 'e Pr°Pos'e della Società' ^^^^^^II^^^^^^^^^^^^^^^^^^^BI italiana di pediatria e della Società' italiana di neonatologia per ridurre la mortalità' neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più' elevata rispetto a quelle del Nord La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non e' frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può' stupire di eventi tragici come questo", affermano m una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantmo Romagnoli Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanita' colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto" Tre m particolare le priorità' da attuare secondo le due società' scientifiche accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, potenziamento delle Unita' di terapia intensiva neonatale, attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato Si tratta di misure in larga parte gia' previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014" "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantmo Romagnoli "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono m grado di sapere m tempo reale quanti posti sono disponibili m terapia intensiva e submtensiva Se m Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa" Non meno importante, dicono i pediatri, il modo m cui si trasportano i neonati ad alto rischio Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche m grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico In Italia il
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Sanita Caso Catania proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
trasporto dei neonati ad alto rischio e' 'a macchia di leopardo' in alcune regioni e' centralizzato, in altre lasciato m capo al singolo ospedale
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
32
Estratto da pag.
1
PanoramaSanita.it
Lunedì 23/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. «La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo»: è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. Che invocano «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto». Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/o infermieristico o da insufficienza di spazi o di attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti Le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale Panorama della Sanita di terapia intensiva neonatale.È inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste. «Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina».
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
33
Estratto da pag.
1
PanoramaSanita.it
Lunedì 23/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
«I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali», spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. «Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa». Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
34
Estratto da pag.
1
Quotidiano Sanità.it
Lunedì 23/02/2015
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" - Quotidiano Sanità affrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole - prosegue la nota - come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali da perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità 'di sistema', che la confusione di ruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
23 FEB - La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato da tempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. "La denuncia è stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo V della Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto - ha sottolineato il Comitato per la bioetica della Sip -. Per questo riteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello". "Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamo usato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebbero dovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochi chilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di
———
Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario"Per il Comitato per la bioetica della Società di Pediatria, r ennesima "task force" non risolverà il problema di un sistema che non riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale. "E' una
"Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla regionalizzazione della sanità, perché queste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'Istat, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda ad un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto evidenzia il Comitato per la bioetica -. La conclusione dell'Istat, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche la nostra: 'Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno'. Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
35
1
Quotidiano Sanità.it
Lunedì 23/02/2015
avranno una probabilità doppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noi non ci rassegneremo. Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E che non farlo significa tradirla". Il Comitato per la bioetica della Società italiana di Pediatria rilancia dunque il suo appello per una questione ineludibile di equità riguardante i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regole e i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorio nazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testo vigente della Costituzione). "Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera dei Deputati non risolva questo problema. La lettera m) riporta sotto la 'legislazione esclusiva dello Stato' le 'disposizioni generali e comuni per la tutela della salute'. Si tratta purtroppo di una espressione ambigua e destinata a mantenere la confusione, anche perché rimane collegata alla determinazione dei 'livelli essenziali delle prestazioni', che può essere interpretata da molti - e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in senso minimalista. Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva di esplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, lo Stato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nel question time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problema sembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, che sarebbero in Sicilia superiori a quelli fissati a livello nazionale, ma di 'appropriatezza'. Nel nostro documento, noi proponevamo di riscrivere la lettera m) dell'art. 117 riconoscendo allo Stato la legislazione esclusiva rispetto alla 'determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale'. Nessun parlamentare ha ritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendo Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" - Quotidiano Sanità direttamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e per questo rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso di insediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi a seconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della 'malasanita' - conclude il Comitato per la bioetica della Sip - non si risolve con una task force che arriva sempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto".
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
36
Estratto da pag.
1
Tiscali.it
Lunedì 23/02/2015
Roma, 20 feb. (AdnKronos Salute) - Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'accordo Stato Regioni del 2010; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Sono le proposte della Società italiana di pediatria e della Società italiana di neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. La morte della piccola Nicole, a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria, "non è frutto del caso", dicono i pediatri, "ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo", affermano in una nota congiunta il presidente della Sip Giovanni Corsello e il presidente della Sin Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto". Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche: accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno; potenziamento delle Unità di terapia intensiva neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, "ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della Sip reso pubblico a ottobre 2014". "I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali", spiega il presidente della Sin Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa". Non meno importante, dicono i pediatri, il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è 'a macchia di leopardo': in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Sanità: Caso Catania, proposte pediatri Sip e Sin contro mortalità infantile
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
37
Estratto da pag.
1
ClicMedicina.it
Martedì 24/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Genova Anno XII - n. 60 - 14.1 1.2014 Pagine Nazionali del 24/02/2015 Morte di Nicole, le proposte SIP-SIN per ridurre la mortalità neonatale
clicMedicina - redazione@.clicmedicina. it Accorpamento dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale; attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale dedicato: sono le proposte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Neonatologia per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. "La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo": è quanto affermano in una nota congiunta il Presidente della SIP Giovanni Corsello e il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. Che invocano "una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l 'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di Tre in particolare le priorità da attuare secondo le due società scientifiche. Si tratta di misure in larga parte già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste drammaticamente inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come ha peraltro rilevato il documento del Comitato per la Bioetica della SIP reso pubblico a ottobre 2014. Ma ecco le priorità indicate da SIP e SIN: Accorpamento dei piccoli punti nascita. SIP e SIN esprimono apprezzamento per il recente intervento alla Camera del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riguardo alla necessità di procedere senza ulteriori indugi all'accorpamento (già previsto da tempo ma aggirato dalle deroghe regionali) dei centri nascita con meno 500 nati per anno, dove i servizi di assistenza alla madre e al neonato non sempre riescono a garantire standard di sicurezza. Sarebbe auspicabile avere centri nascita con almeno 1000 parti per anno. Le Società Scientifiche si augurano che alle parole del Ministro seguano i fatti. Da tempi infatti SIP e SIN chiedono di procedere all'accorpamento dei centri nascita con un basso numero di nati, anche per favorire la condivisione delle risorse e l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali, richiesta mai esaudita e presa in seria considerazione per il prevalere di logiche politiche o di interessi individuali o territoriali. Potenziamento delle unità di terapia intensiva neonatale. Anche quando sono sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre le UTIN lo sono in termini di posti letto effettivamente disponibili. Ciò dipende da carenze di personale medico e/ o infermieristico o da insufficienza di spazi o di
attrezzature dedicate e aggiornate sul piano tecnologico. Il gap si avverte soprattutto nelle aree metropolitane in cui si concentrano gravidanze ad alto rischio provenienti da altre province o da territori sprovvisti di terapia intensiva neonatale. E' inoltre necessario procedere ad una verifica periodica dei livelli assistenziali reali e degli standard organizzativi in tutti i centri nascita. Attivazione dello STEN (servizio di trasporto per l'emergenza neonatale) in tutte le regioni. Malgrado l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale (STEN), aree vaste anche metropolitane come quella di Catania ne sono ancora oggi sprovviste.
"Ne consegue - spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello - che ogni neonato con una patologia respiratoria nato in un centro senza terapia intensiva neonatale può non ricevere una assistenza adeguata in tempo utile per evitare il rischio di morire o di avere danni neurologici con esiti invalidanti. In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
38
Estratto da pag.
1
ClicMedicina.it
Martedì 24/02/2015
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
"I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali ", spiega il Presidente della SIN Costantino Romagnoli. "Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina Non meno importante il modo in cui si trasportano i neonati ad alto rischio. Servono ambulanze tecnologicamente attrezzate ed equipe mediche in grado gestire le emergenze con una formazione specifica nella stabilizzazione e nel trasporto del neonato gravemente patologico. In Italia il trasporto dei neonati ad alto rischio è "a macchia di leopardo": in alcune regioni è centralizzato, in altre lasciato in capo al singolo ospedale.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
39
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
1
ilFarmacistaOnline.com
Martedì 24/02/2015
Morte Nicole. Sip: "Ennesima prova delle diseguaglianze del sistema sanitario" Per il Comitato per la bioetica della Società di Pediatria, l'ennesima "task farce" non risolverà il problema di un sistema che non riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale. "E ' una sfida organizzativa, ma anche di regole". La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato da tempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. "La denuncia è stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo V della Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto - ha sottolineato il Comitato per la bioetica della Sip -. Per questo riteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello". "Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamo usato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebbero dovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochi chilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di affrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole prosegue la nota - come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali da perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità 'di sistema', che la confusione di ruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività". "Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla regionalizzazione della sanità, perché queste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'Istat, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda ad un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto evidenzia il Comitato per la bioetica -. La conclusione dell'Istat, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche la nostra: 'Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno'. Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane avranno una probabilità doppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noi non ci rassegneremo. Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E che non farlo significa
tradirla". Il Comitato per la bioetica della Società italiana di Pediatria rilancia dunque il suo appello per una questione ineludibile di equità riguardante i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regole e i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorio nazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testo vigente della Costituzione).
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
40
1
ilFarmacistaOnline.com
Martedì 24/02/2015
"Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'alt. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera dei Deputati non risolva questo problema. La lettera m) riporta sotto la 'legislazione esclusiva dello Stato' le 'disposizioni generali e comuni per la tutela della salute'. Si tratta purtroppo di una espressione ambigua e destinata a mantenere la confusione, anche perché rimane collegata alla determinazione dei 'livelli essenziali delle prestazioni', che può essere interpretata da molti - e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in senso minimalista. Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva di esplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, lo Stato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nel question time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problema sembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, che sarebbero in Sicilia superiori a quelli fissati a livello nazionale, ma di 'appropriatezza'. Nel nostro documento, noi proponevamo di riscrivere la lettera m) dell'alt. 117 riconoscendo allo Stato la legislazione esclusiva rispetto alla 'determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale'. Nessun parlamentare ha ritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendo direttamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e per questo rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso di insediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi a seconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della 'malasanita' - conclude il Comitato per la bioetica della Sip - non si risolve con una task force che arriva sempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto".
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Estratto da pag.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
41
Estratto da pag.
1
Martedì 24/02/2015
Nicole, appello Sip: «Stop alle differenze Nord-Sud. Razionalizzare l'assistenza neonatale»
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
di Società italiana di pediatria La tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che il Comitato per la bioetica e il Direttivo della Società Italiana di Pediatria hanno denunciato da tempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, reso pubblico nel mese di ottobre, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. La denuncia è stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del Titolo V della Costituzione per dare un segnale forte e chiaro di cambiamento è caduto nel vuoto. Per questo riteniamo un dovere civile e morale ribadire la denuncia e rilanciare l'appello. Ribadiamo la nostra denuncia, con le parole che avevamo usato qualche mese fa. Molte amministrazioni regionali, in particolare nel Mezzogiorno, si sono dimostrate incapaci, sotto la spinta di interessi campanilistici ed elettorali, di fare quel che avrebbero dovuto: razionalizzare l'assistenza neonatale; chiudere piccole strutture distanti tra loro solo pochi chilometri e che, spesso sprovviste di attrezzature e personale specializzato, non sono in grado di affrontare situazioni di emergenza; evitare quei trasferimenti da un centro all'altro che comportano inevitabilmente un peggioramento della prognosi e talvolta il rischio di morte. Nel caso di Nicole, come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali da perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità "di sistema", che la confusione di ruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'art. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla "regionalizzazione" della sanità, perché queste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'ISTAT, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda a un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto. La conclusione dell'ISTAT, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, è anche la nostra: «Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno». Fino a che ci sarà questo svantaggio, fino a quando i bambini che nascono in alcune regioni italiane avranno una probabilità doppia di morire nel primo mese della loro vita rispetto a chi nasce in altre, noi non ci rassegneremo. Continueremo a dire a voce alta che la Costituzione impone di fare di più. E che non farlo significa tradirla. Rilanciamo il nostro appello, perché quella che si pone è una ineludibile questione di equità, che riguarda in particolare i soggetti più vulnerabili. Deve essere compito dello Stato: 1) definire le regole e i criteri di appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali su tutto il territorio nazionale; 2) monitorarne ed assicurarne il rispetto (come già previsto nell'articolo 120 del testo vigente della Costituzione). Per questo riteniamo che il nuovo testo dell'art. 117 della Costituzione che sta uscendo dalla Camera dei Deputati non risolva questo problema.
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
42
Estratto da pag.
1
Martedì 24/02/2015
La lettera m) riporta sotto la «legislazione esclusiva dello Stato» le «disposizioni generali e comuni per la tutela della salute». Si tratta purtroppo di una espressione ambigua e destinata a mantenere la confusione, anche perché e continuerà prevedibilmente ad esserlo - in senso minimalista.
Nel nostro documento, noi proponevamo di riscrivere la lettera m) dell'art. 117 riconoscendo allo Stato la legislazione esclusiva rispetto alla «determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale». Nessun parlamentare ha ritenuto di prendere in considerazione questa proposta. Né lo ha fatto il Governo, che si sta assumendo direttamente la responsabilità di riscrivere la Costituzione. Ci sarebbe ancora tempo per rimediare e per questo rinnoviamo l'appello. E ci rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica, che nel suo discorso di insediamento ha ricordato per ben due volte i malati e i loro diritti, che non possono essere tanto diversi a seconda che il telefono del pronto soccorso squilli in Sicilia anziché in Lombardia. Il dramma della "malasanità" non si risolve con una task force che arriva sempre dopo che qualcuno, che poteva forse essere salvato, è morto.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Per esempio da quei deputati che hanno presentato un emendamento con il quale si chiedeva di esplicitare che quei livelli sono da intendersi appunto come i livelli minimi e che, conscguentemente, lo Stato detta non disposizioni ma semplicemente principi generali. Il ministro della Salute, rispondendo nel question time alla Camera sul tragico episodio di Catania, ha detto che, dalle prime verifiche, il problema sembra essere non di posti nelle unità di terapia intensiva neonatale, che sarebbero in Sicilia superiori a quelli fissati a livello nazionale, ma di «appropriatezza».
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
43
Estratto da pag.
1
Venerdì 27/02/2015
La morte di Nicole. Nascere al Sud è un percorso ad ostacoli
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
II diritto alla salute dovrebbe essere uguale per tutti i bambini. Cosa significa nascere e crescere al Sud? Esistono veramente due o più Italie, per quanto riguarda il diritto alla salute, le opportunità per uno sviluppo sano ed equilibrato, che si sperimentano subito, già alla nascita o addirittura ancor prima di nascere? Quella che si pone è una ineludibile questione di equità, che riguarda in particolare i soggetti più vulnerabili. La morte della piccola Nicole Di Pietro ha scosso la collettività e lascia increduli, come ha sottolineato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la dinamica con cui è maturato l'evento. Non si sono fatti attendere i commenti dei rappresentanti della Società Italiana di Pediatria (SIP) e della Società Italiana di Neonatologia (SIN). «La morte della piccola Nicole, consumatasi a bordo di una ambulanza privata che la trasportava da Catania a Ragusa per una insufficienza respiratoria sviluppatasi subito dopo la nascita in una casa di Cura di Catania, non è frutto del caso, ma espressione e conseguenza della inadeguatezza del sistema sanitario regionale in situazioni di emergenza neonatale. Senza interventi di potenziamento della rete di assistenza neonatologica non ci si può stupire di eventi tragici come questo», affermano in una nota congiunta Giovanni Corsello, Presidente della SIP e Costantino Romagnoli, Presidente della SIN. Entrambi sollecitano «una efficace programmazione degli interventi e investimenti reali nella rete neonatologica da parte del sistema sanitario, anche per scongiurare il rischio che i cosiddetti tagli alla sanità colpiscano l'area pediatrica che ha invece bisogno di sostegno e di supporto». Le due società scientifiche avanzano alcune proposte da attuare per ridurre la mortalità neonatale, che ancora oggi nelle regioni meridionali risulta del 30% più elevata rispetto a quelle del Nord. Si tratta di misure in larga misura già previste dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, ma rimaste inattuate in alcune aree del Paese, con la conseguenza che continuano a permanere ampie diseguaglianze fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, come aveva già messo in evidenza il documento del Comitato per la bioetica della SIP, reso pubblico a ottobre 2014 (disponibile sul sito della Società Italiana di Pediatria).
Esaminiamo in dettaglio le proposte: accorpamento dei punti nascita con meno 500 parti l'anno come previsto dall'Accordo Stato Regioni del 16 dicembre 2010; potenziamento delle Unità di Terapia Intensiva Neonatale (anche nel caso in cui risultano sufficienti come numero programmato in rapporto ai tassi di natalità regionali, non sempre, soprattutto nelle aree metropolitane, lo sono in termini di posti letto realmente disponibili); attivazione del servizio di trasporto per l'emergenza neonatale (STEN) in tutte le regioni con ambulanze attrezzate e personale specializzato. Nonostante l'esistenza di decreti regionali e nazionali che definiscono la necessità e i criteri di realizzazione del servizio per l'emergenza neonatale, ampie aree anche metropolitane come quella di Catania ne sono tuttora sprovviste. «In Sicilia si discute da più di venti anni dello STEN su base regionale, ma pur in presenza di due decreti (l'ultimo del 2012), lo STEN ancora oggi è attivo solo nelle province di Palermo e Messina» spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello.
«I modelli che hanno mostrato buona prova di funzionamento sono quelli (come ad esempio Lazio e Toscana) in cui esiste una centrale di riferimento dedicata alla gestione delle emergenze neonatali osserva il Presidente della SIN Costantino Romagnoli -. Grazie a questo sistema i medici dell'emergenza sono in grado di sapere in tempo reale quanti posti sono disponibili in terapia intensiva e subintensiva. Se in Sicilia ci fosse un centro di coordinamento dedicato al trasporto neonatale la piccola Nicole probabilmente sarebbe stata mandata a Messina e non a Ragusa». Il documento del Comitato per la bioetica della SIP presentato ad ottobre voleva essere al tempo stesso la denuncia di una situazione inaccettabile e un appello alla politica per un intervento rapido ed efficace volto ad evitare la confusione di ruoli tra Stato e Regioni e ad annullare le diseguaglianze del sistema sanitario a livello regionale. La denuncia e l'appello sono stati sostanzialmente ignorati e per questo il Comitato intende ribadire la denuncia e rilanciare l'appello. «Alcuni sostengono la tesi che la colpa non può essere attribuita alla "regionalizzazione" della
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
44
Estratto da pag.
1
Venerdì 27/02/2015
sanità, perché queste differenze vengono da lontano e si sono anzi ridotte negli ultimi anni. Proprio la serie storica del tasso di mortalità neonatale (quella cioè nel primo mese di vita, che è responsabile del 70% della mortalità infantile totale), disponibile sul sito dell'ISTAT, evidenzia in modo inequivocabile come questa riduzione corrisponda ad un trend iniziato molto prima e come essa abbia subito un deciso rallentamento proprio negli ultimi dieci anni, che hanno visto le regioni del Centro raggiungere quelle del Nord, mentre il Mezzogiorno non riesce a fare altrettanto», osserva il Comitato per la bioetica della SIP.
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
La conclusione dell'ISTAT, nelle pagine dedicate a questo tema nell'edizione 2014 di Noiltalia, concorda con quella del Comitato per la bioetica della SIP: «Sebbene il tasso di mortalità infantile italiano si attesti sui livelli dei paesi più avanzati del mondo, non deve essere sottovalutata la forte variabilità territoriale, con un indubbio svantaggio del Mezzogiorno».
SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA
Pag.
45