SIP: rassegna carta stampata Febbraio - Marzo 2015

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Rassegna Stampa LunedĂŹ 23 Marzo 2015


Sommario Testata

Data

Pag. Titolo

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1. SOCIETA' ITALIANA PEDIATRIA Libero

18/02/2015

Bresciaoggi

18/02/2015

1 Al Sud la mortalità infantile è il 30% più alta che al Nord (Osmetti Claudia)

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34 La cultura della donazione nei giovani

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Quotidiano di Sicilia 18/02/2015

16 Educazione alimentare e motoria per stili di vita sani e attivi

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Corriere della Sera

45 Dossier - Mia figlia cresce troppo in fretta? (Meli

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22/02/2015

Elena)

Sicilia (La)

24/02/2015

7 «Nuova task force non risolverà i problemi della Sanità siciliana»

Panorama

04/03/2015

Gazzetta di Mantova

26/02/2015

Bresciaoggi

03/03/2015

F - settimanale

11/03/2015

18 Un fatto, due opinioni

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Giornale d'Italia (Il)

07/03/2015

12 Morbillo killer: uccide più bambini di hiv e incidenti

16

Quotidiano della Calabria (il) - ed. Catanzaro Crotone

07/03/2015

32 Pediatri a lezione di accoglienza

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Popular Science

28/02/2015

76 Vivere nella rete (Longo Anna Rita)

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Corriere della Sera

22/03/2015

45 Le medicine vanno prese sul serio (Meli Elena)

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Provincia (La) Quotidiano di Cremona

23/03/2015

14 Il mobillo uccide più di incidenti e Aids I genitori temono gli effetti del vaccino

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103 Lo famo social (Cubeddu Marco) 34 Il mangiar sano si insegna a scuola 4 Il morbillo uccide più bambini degli incidenti

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Mercoledì 18/02/2015

1 Direttore Responsabile

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Maurizio Belpietro

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Studio choc dei pediatri Nel Meridione muoiono il 30% di bambini in più di CLAUDIA OSMETTI Sempre più casi di malasanità che riguardano i bambini. Sempre più il Sud nell'occhio del ciclone. E la Società Italiana di Pediatria avverte: nel Meridione la mortalità infantile è il 30% più alta che nel Nord Italia. Insomma, nascere in un ospedale di Palermo non è lo stesso che nascere in uno di Milano. (...) segue a pagina 18

Allarme della Società italiana di pediatria Al Sud la mortalità infantile è il 30% più alta che al Nord Non ci sono soltanto le vicende di Trapani e Catania: nel Meridione i neonati hanno meno possibilità di screening e cure. Ad alcuni resta solo il trasferimento

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u! segue dalla prima CLAUDIA OSAAETTI_____ (...) Già, sotto questo punto di vista le cronache dell'ultima settimana sono impietose. Due le bambine di pochi mesi (Rosa e Mariaviviana) morte a Napoli, nello stesso policlinico, a causa di problemi respiratori. E non solo. La procura di Catania ha aperto un'inchiesta nove gli indagati per omicidio colposo - per la morte della piccola Nicole, la neonata che ha perso la vita su un'ambulanza, in un disperato viaggio verso Ragusa perché tutti e tre gli ospedali della sua città non avevano un posto disponibile nei loro reparti di terapia intensiva. E poi il caso di Daniel, deceduto venerdì scorso a Trapani all'età di appena due anni: i medici del pronto soccorso gli hanno dato un na, pensando la sua fosse semplice influenza. Invece era una (sospetta) meningite:

anche qui indaga la Procura. Certo, l'elenco è di quelli terribili. Anche perché in questa lista ci sono bambini di pochi mesi, piccoli che (magari) si sarebbero potuti salvare con qualche accortezza in più, bimbi che (forse) avrebbero avuto più speranze se fossero nati pochi chilometri più a nord. «I bambini dovrebbero essere tutti uguali, ma quelli che nascono nel Meridione hanno meno possibilità: la disparità regionale in fatto di cure è un dato che ripetiamo da tempo», conferma Mario De Curtis, direttore dell'Unità Terapia intensiva neonatale all'ospedale Umberto I della capitale. E aggiunge: «Quello che è successo a Catania potrebbe tranquillamente succedere a Roma: oggi nel Lazio mancano 20 posti di terapia intensiva neonatale a causa di un rimpallo di responsabilità tra la Regione e i direttori generali

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delle aziende ospedaliere». Appunto. E dire che il tasso di mortalità infantile nel Beipaese è sensibilmente inferiore alla media europea ed è quasi la metà rispetto a quello statunitense. Ma da Roma in giù c'è poco da esser contenti. Se a Firenze ogni bambino che nasce viene sottoposto a uno «screening neonatale metabolico allargato» (un test, cioè, che permette di diagnosticare qualcosa come oltre 40 malattie rare), nelle regioni meridionali lo stesso esame viene fatto - per obbligo di legge - solo per tre patologie, ossia ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria. Tradotto, non ci vuole una laurea in medicina per capirlo, significa che i bambini della Toscana vantano una prevenzione circa 40 volte più approfondita. Non è poco, anzi. Nel Lazio e in Sicilia non va meglio: qui non tut-

ti gli ospedali consentono lo screening allargato e la situazione varia da istituto a istituto. Un terno al lotto. Altro capitolo dolente

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Mercoledì 18/02/2015

1 Direttore Responsabile

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Maurizio Belpietro

70.539

quello dei vaccini. Nel 2014 solamente in Puglia, in Basilicata, nel Veneto e in Toscana i più piccoli hanno potuto beneficiare (gratuitamente, s'intende) di quello contro il meningococco B, il virus che può

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portare la meningite. Nelle altre zone d'Italia niente, a eccezione di qualche Asl che ha offerto il servizio ai soggetti a rischio. Non tutte hanno potuto però (problemi di budget, come sempre): così ci si è trovati col paradosso di avere trattamenti diversi anche all'interno della stessa Regione. Ancora. Nel nostro Paese 1 Smila minori hanno biso

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gno di cure palliative, cioè di assistenza totale perché colpiti da una malattia terminale. La legge 38 del 2010 obbliga le Regioni a dotarsi di una rete territoriale per garantire questi trattamenti, ma solamente cinque, tra cui il Veneto, ce l'hanno. Così, compiici la mancanza di organico e le ristrettezze economiche, per alcuni di

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quei bambini malati la soluzione è trasferirsi. Come hanno fatto (oramai parecchi anni fa) i genitori del piccolo Lorenzo, due mesi e un tumore all'encefalo. In Puglia, dov'era nato, non aveva speranze: fu proprio il primario dell'ospedale di Taranto a consigliare curatevi-a-Firenzeandate-via. E ha regalato al bimbo cinque anni di vita.

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Mercoledì 18/02/2015

34 Direttore Responsabile

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Maurizio Cattaneo

16.000

nei giovani La cultura della donazione nei giovani II 66% degli studenti delle secondarie di 1° grado ritiene la donazione di sangue gesto di valore per aiutare il prossimo; il 6% si dichiara non interessato. Sono alcuni dei dati emersi nella ricerca presentata dal Minisero dell'Istruzione, Università e Ricerca. L'indagine (coinvolti 2.100 studenti medi di tutta Italia) è stata curata da AVIS Nazionale, Società Italiana di Pediatria, in collaborazione con Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza e Associazione Laboratorio Adolescenza, per comprendere come i giovani si relazionino con il dono e mettere in atto efficaci strategie di sensibilizzazione. «I 9 milioni di studenti italiani soffrono un grande veicolo di formazione e diffusione di valori - hanno osservato i relatori - e AVIS svolge un'attività lodevole, in un periodo come quello attuale, per combattere la crisi di valori in atto». I dati presentati orientano sugli spazi d'intervento per aumentare il coinvolgimento giovanile. AVIS promuove donazioni periodiche come atto concreto per rispondere a un bisogno di salute, ma anche un percorso culturale e l'educazione a uno stile di vita sano. Bisogna rendere i giovani protagonisti della loro vita e offrire opportunità per mettere in atto gesti concreti di solidarietà; AVIS, ente di servizio Civile, permette a centinaia di giovani ogni anno di svolgere progetti di volontariato sul territorio nazionale. I risultati della ricerca su abitudini e stili di vita degli adolescenti dimostrano che la cultura solidale è una realtà radicata tra i giovanissimi, ma anche quanto sia necessario raf nei giovani II 66% degli studenti delle secondarie di 1° grado ritiene la donazione di sangue gesto di valore per aiutare il prossimo; il 6% si dichiara non interessato. Sono alcuni dei dati emersi nella ricerca presentata dal Minisero dell'Istruzione, Università e Ricerca. L'indagine (coinvolti 2.100 studenti medi di tutta Italia) è stata curata da AVIS Nazionale, Società Italiana di Pediatria, in collaborazione con Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza e Associazione Laboratorio Adolescenza, per comprendere come i giovani si relazionino con il dono e mettere in atto efficaci strategie di sensibilizzazione. «I 9 milioni di studenti italiani soffrono un grande veicolo di formazione e diffusione di valori - hanno osservato i relatori - e AVIS svolge un'attività lodevole, in un periodo come quello attuale, per combattere la crisi di valori in atto». I dati presentati orientano sugli spazi d'intervento per aumentare il coinvolgimento giovanile. AVIS promuove donazioni periodiche come atto concreto per rispondere a un bisogno di salute, ma anche un percorso culturale e l'educazione a uno stile di vita sano. Bisogna rendere i giovani protagonisti della loro vita e offrire opportunità per mettere in atto gesti concreti di solidarietà; AVIS, ente di servizio Civile, permette a centinaia di giovani ogni anno di svolgere progetti di volontariato sul territorio nazionale. I risultati della ricerca su abitudini e stili di vita degli adolescenti dimostrano che la cultura solidale è una realtà radicata tra i giovanissimi, ma anche quanto sia n forzare la corretta informazione su caratteristiche della donazione, conoscenza del proprio gruppo sanguigno, valore etico della donazione quale unico strumento, non sempre sostituibile dai farmaci, per salvare vite umane. cessario raf nei giovani II 66% degli studenti delle secondarie di 1° grado ritiene la donazione di sangue gesto di valore per aiutare il prossimo; il 6% si dichiara non interessato. Sono alcuni dei dati emersi nella rice

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Mercoledì 18/02/2015

Q16 Direttore Responsabile

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Carlo Alberto Tregua

12.384

In 40 elementari di Palermo s'insegna a star bene Educazione alimentare e motoria per stili di vita sani e attivi PALERMO - In 40 scuole elementari di Palermo e provincia si studia come star bene ed essere felici con il progetto "La Scuola Angelini - Imparare fa bene" realizzata dalla Fondazione Angelini in collaborazione con il Coni e la Società Italiana di Pediatria. Il progetto presenta una visione del benessere come frutto di diversi aspetti della nostra esistenza, offre spunti di apprendimento, attività pratiche e opportunità di svago, rendendo i bambini protagonisti attivi e consapevoli delle scelte a favore del loro benessere e felicità. Attraverso materiali didattici PALERMO - In 40 scuole elementari di Palermo e provincia si studia come star bene ed essere felici con il progetto "La Scuola Angelini - Imparare fa bene" realizzata dalla Fondazione Angelini in collaborazione con il Coni e la Società Italiana di Pediatria. Il progetto presenta una visione del benessere come frutto di diversi aspetti della nostra esistenza, offre spunti di apprendimento, attività pratiche e opportunità di svago, rendendo i bambini protagonisti attivi e consapevoli delle scelte a favore del loro benessere e felicità. Attraverso materiali didattici interattivi i bambini vengono stimolati a fecalizzare gli argomenti utili a stare bene, crescere sani e felici e realizzare i propri sogni. I temi su cui si fecalizza il progetto riguardano gli stili di vita sani e attivi, l'alimentazione corretta, l'educazione motoria, la pratica sportiva motore del benessere psicofisico. Nel dettaglio, ogni PALERMO - In 40 scuole elementari di Palermo e provincia si studia come star bene ed essere felici con il progetto "La Scuola Angelini - Imparare fa bene" realizzata dalla Fondazione Angelini in collaborazione con il Coni e la Società Italiana di Pediatria. Il progetto presenta una visione del benessere come frutto di diversi aspetti della no Previsto anche un concorso con la presenza di un atleta del Coni tra esistenza, offre spunti di apprendimento, attività pratiche classe che ha aderito al progetto riceverà gratuitamente una guida per l'insegnante con spunti operativi legati ai temi dell'iniziativa e un Ricettario della felicitàper ciascuno studente: un libretto con giochi e attivazioni creative con cui esplorare il tema della ricetta della felicità dal personale punto di vista del bambino. È previsto inoltre un concorso che chiede agli alunni di raccogliere in un elaborato le informazioni ricevute nel corso del progetto. In premio, le classi finaliste riceveranno la visita di un'atleta Coni che si confronterà con i bambini sulla sua esperienza, sull'importanza dello sport e sugli ingredienti speciali per stare bene. Infine all'interno degli studi pediatrici appartenenti al territorio circostante, sarà disponibile un'edizione speciale del progetto comprensiva di un'attività di rielaborazione narrativa "dell'andare dal dottore", (aea) e opportunità di svago, rendendo i bambini protagonisti attivi e consapevoli delle scelte a favore del loro benessere e felicità. Attraverso materiali didattici interattivi i bambini vengono stimolati a fecalizzare gli argomenti utili a stare bene, crescere sani e felici e realizzare i propri sogni. I temi su cui si fecalizza il progetto riguardano gli stili di vita sani e attivi, l'alimentazione corretta, l'educazione motoria, la pratica sportiva motore del benessere psicofisico. Nel dettaglio, ogni PALERMO - In 40 scuole elementari di Palermo e provincia si studia come star bene ed essere felici con il progetto "La Scuola Angelini - Imparare fa bene" realizzata dalla Fondazione Angelini in collaborazione con il Coni e la Società Italiana di Pediatria. Il progetto presenta una visione del benessere come frutto di diversi aspetti della no Previsto anche un concorso con la

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Domenica 22/02/2015

45 Direttore Responsabile

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Ferruccio de Bortoli

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Mia figlia cresce troDDO in fretta Sono sempre di più i genitori angosciati dall'anticipo della maturazione sessuale femminile rispetto al passato. Ma i casi di vera pubertà precoce sono pochi. Invece è davvero molto diffusa, e da gestire con attenzione, una «sensualizzazione» che precede quella naturale sostenuta dagli ormoni

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Domenica 22/02/2015

45 Direttore Responsabile

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Ferruccio de Bortoli

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Sempre più diffuso un anticipo nella comparsa delle mestruazioni rispetto ai decenni passati, soprattutto per le migliorate condizioni di vita. Ma i casi in cui può essere preso in considerazione un trattamento farmacologico per ritardare lo sviluppo sono un'esigua minoranza Diventano donne Drìma Ma non è pubertà precoce

(per vedere se l'utero, sotto l'effetto degli ormoni sessuali, sia

allarme però, basta seguire i normali programmi di screening da adulte). Purtroppo è difficile già ingrandito). Talvolta può prevenire la pubertà anticipata essere utile una risonanza perché le cause sono varie e su magnetica del cranio per verificare ipotalamo e ipofisi, da poche si può influire: se mamma o nonna hanno avuto il primo cui partono i segnali ormonali per l'avvio della pubertà». Solo ciclo a 11 anni anche la bimba se i test sono positivi si parla di sarà precoce. Senza contare che dalla fine del 1800 a oggi l'età pubertà precoce, altrimenti si tratta di un avvio anticipato, che del menarca è passata dai 16-17 anni ai 12 e mezzo per il non dovrebbe impensierire miglioramento delle condizioni troppo. «Su cento casi che di vita. «Non a caso spesso una vediamo, le pubertà precoci pubertà anticipata si osserva in patologiche, su cui è opportuno requentano i primi anni delle bimbe adottate: il passaggio da intervenire con farmaci per elementari, ma hanno già un una carenza nutrizionale bloccare un'accelerazione minimo accenno di seno e eccessiva dello sviluppo, sono il qualche pelo sotto le ascelle o 3-5% — tranquillizza Piernicola sul pube. Sono bambine a un apporto calorico maggiore Garofalo, presidente della proiettate a diventare donne in innesca la "macchina dello Società Italiana di Medicina anticipo sulla tabella di marcia, sviluppo" — dice Garofalo —. dell'Adolescenza, ed endoe sono sempre più numerose: Da qui si arriva all'unica non esistono stime precise, ma prevenzione possibile: crinologo all'ospedale Cervello gli esperti concordano che i casi mantenere il peso delle bambine di Palermo —. Se c'è un anticipo di pubertà precoce o anticipata nella norma, perché il tessuto appaiono in aumento rispetto ai lieve, ma la velocità di sviluppo adiposo è un organo endocrino, non porterà a una prima decenni passati. Stando a uno mestruazione troppo prematura, che produce ormoni in grado di studio tuttora in corso avviare la fase puberale, se sono non serve fare nulla: l'unico all'Università di Berkeley, in in circolo in quantità. L'aumento rischio è non raggiungere California, a 7 anni il 10% delle l'altezza ottenibile sulla base dei di sovrappeso e obesità nei bimbe ha già un evidente bambini può essere perciò uno geni di mamma e papa, perché bottone mammario, dei motivi per cui oggi vediamo le cartilagini si "chiudono" un l'escrescenza dell'areola primo po' prima del dovuto». Una delle più spesso pubertà anticipate». segno di un inizio di sviluppo Che le scelte alimentari siano maggiori paure dei genitori è puberale. Da qui le importanti lo conferma uno proprio che la figlia resti preoccupazioni dei studio pubblicato dalla Harvard "bassina", ma i medici giudicano genitori: è pericoloso diventare Medical School nelle scorse corretto intervenire «solo se c'è donne troppo presto? E come una diagnosi di pubertà precoce settimane, condotto su oltre accorgersi se una figlia sta entrando davvero nella pubertà vera prima dei 7 anni e mezzo Da tre a cinque È questa, — puntualizza Cappa —. In «La comparsa del bottone questi casi i farmaci in media, la quota dei casi mammario e dei primi peli prima degli 8 anni non basta per normalizzano la curva di crescita e aiutano a riguadagnare in cui, su cento visite, I la diagnosi di vera pubertà medici riscontrano i segni precoce — spiega Marco Cappa, centimetri; se invece li diamo a una bimba di 8 anni in pubertà di una «accelerazione» responsabile dell'Unità di anticipata sperando di non davvero patologica 5500 endocrinologia dell'ospedale hanno effetto». Uno sviluppo Servono esami del sangue (per ragazzine dai 9 ai 14 anni, troppo accelerato può valutare la presenza in circolo comportare disagi psicologici (si secondo cui esagerare con degli ormoni sessuali), le bevande zuccherate radiografia delle ossa (per capire veda a Iato) e un modesto incremento della probabilità di anticipa di qualche mese se è già iniziata la maturazione tipica della pubertà) ed ecografia tumore al seno (nessun l'ingresso nella

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Ferruccio de Bortoli

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pubertà. Mentre sempre più dati indicano che anche stress e conflitti familiari possono accelerare la maturazione sessuale: la mancanza di un padre in casa, ad esempio, sarebbe associata al raddoppio della probabilità di menarca prematuro. Elena Meli Statura Se temete che vostra figlia resti «bassina» per un menarca precoce, non angosciatevi. L'altezza, dice una ricerca pubblicata su Nature Genetics e condotta su 250 mila persone, dipende per l'80 per cento dai geni. Il restante 20 per cento non dipende tanto dall'età dello sviluppo quanto piuttosto dalle condizioni ambientali, prima fra tutte una dieta sana ed equilibrata nell'infanzia. Sovrappeso Uno dei motivi degli anticipi sempre più frequenti del menarca e probabilmente legato al sovrappeso infantile perché le cellule grasse producono ormoni in grado di contribuire ad avviare la fase puberale

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«piccoli uomini» invece preoccupano Per ogni dieci bimbe alle prese con una pubertà precoce c'è un solo maschio con lo stesso problema. Ma è importantissimo non trascurarlo. «Nei maschi si parla di pubertà precoce se i segnali compaiono prima dei 9 anni — spiega Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza —. n primo indicatore è un aumento del volume dei testicoli, ma i genitori difficilmente lo notano; in genere si accorgono della comparsa dei peli sul pube e sotto le ascelle o dello scurirsi della pelle dei genitali». Se in un bimbo di 7-8 anni si osserva uno o più di questi se Per ogni dieci bimbe alle prese con una pubertà precoce c'è un solo maschio con lo stesso problema. Ma è importantissimo non trascurarlo. «Nei maschi si parla di pubertà precoce se i segnali compaiono prima dei 9 anni — spiega Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza —. n primo indicatore è un aumento del volume dei testicoli, ma i genitori difficilmente lo notano; in genere si accorgono della comparsa dei peli sul pube e sotto le ascelle o dello scurirsi della pelle dei genitali». Se in un bimbo di 7-8 anni si osserva uno o più di questi se gni, magari associati a una piccola erezione mattutina, è bene rivolgersi al pediatra. «Servono test sugli ormoni nel sangue e una radiografia delle ossa della mano per capire se si è di fronte a una pubertà precoce vera o a un lieve anticipo — osserva l'esperto —. La distinzione è essenziale, perché nei maschi la pubertà precoce vera è spesso secondaria a una malattia: le cause più frequenti sono alterazioni del surrene (sindrome adrenogenitale) o masse tumorali cerebrali, non necessariamente maligne, che sollecitano ipotalamo o ipofisi ad "E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per ogni dieci bimbe alle prese con una pubertà precoce c'è un solo maschio con lo stesso problema. Ma è importantissimo non trascurarlo. «Nei maschi si parla di pubertà precoce se i segnali compaiono prima dei 9 anni — spiega Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza —. n primo indicatore è un aumento del volume dei testicoli, ma i genitori difficilmente lo notano; in genere si accorgono della comparsa dei peli sul pube e sotto le ascelle o dello scurirsi della pelle dei genitali». Se in un bimbo di 7-8 anni si osserva uno o più

Ambiente Chiamati in causa persino i ritardanti di fiamma Ela carne "agli estrogeni" che fa crescere prima il seno? «L'avvio della pubertà può essere innescato da interferenti endocrini, sostanze simili agli estrogeni o ad altri ormoni, che si trovano dappertutto: dai fitoestrogeni di molti vegetali, ai ritardanti di fiamma per computer e televisioni, fino a sostanze in acqua e cibo — dice l'endocrinologo Marco Cappa —. Negli animali provocano pubertà anticipata, nell'uomo i dati sono meno cetti».

Spiegano Louise Greenspan e Julianna Deardoff, autrici del libro "The new puberty": «Non sappiamo ancora come le migliaia di prodotti chimici a cui siamo esposti influenzino l'inizio dello sviluppo nelle bambine: potrebbe contare la loro combinazione o il momento in cui vi si viene in contatto. Nel frattempo si può solo essere cauti: se qualcosa può essere nocivo ed è possibile evitarlo, non esponiamo i nostri figli». E. M.

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Due condizioni diverse Età media del primo ciclo mestruale 12,Sanni La pubertà è precoce o anticipata se i segni di sviluppo sessuale compaiono 9 femmine O prima degli O anni maschi Q prima dei *J anni Frequenza della vera pubertà precoce _L caso ogni 5-10mila H Segni esterni di maturazione sessuale (abbozzo di seno o testicoli, comparsa di peli ascellari e pubici) H Asse ipotalamo-ipofìsario attivato, con relativa produzione di ormoni LA DIAGNOSI P Esami del sangue per venficare la presenza degli ormoni coinvolti P3 Radiografia del polso per capire il grado di maturazione ossea PJ Ecografia pelvica per valutare se l'utero si e ingrandito sotto l'azione ormonale O Lipotalamo produce l'ormone GnRH Rapporto maschi femmine 1:10 f*w^ NP^ ^9^ NJ^ ^^H H Segni esterni di maturazione sessuale H Asse ipotalamo-ipofìsario non attivato Q Ormoni in circolo, responsabili della comparsa di un abbozzo di seno e dei peli di pube e ascelle, possono derivare ad esempio dal tessuto adiposo in eccesso L'ipofisi, stimolata dal GnRH, secerne LH e F5H (gonadotropine) LH e FSH stimolano l'ovaio a maturare e produrre gli ormoni sessuali femminili, estrogeni e progesterone (nel maschio, UH stimola le cellule del Leydig a produrre testosterone, mentre l'FSH stimola le cellule del Sertoli a produrre spermatozoi) _____ Estrogeni e progesterone nelle femmine e testosterone nei maschi comportano la comparsa dei caratteri sessuali secondari (seno, peli pubici e ascellari eccetera)

L'emergenza è la sensualizzazione senza maturazione sessuale Una pubertà precoce, o solo in anticipo, provoca ripercussioni anche sulla psiche delle bambine-ragazzine: gli ormoni che fanno crescere un abbozzo di seno, aumentare l'altezza e preparano per l'inizio del ciclo mestruale hanno un effetto pure sul cervello. «Se la bimba è ancora piccola non può essere pronta al cambiamento del corpo e delle pulsioni — osserva Simonetta Gentile, responsabile dell'Unità di psicologia clinica dell'Uno studio dell'American Psychological Association ha dimostrato che la pubertà precoce non ha effetti sulle capacità cognitive, ad esempio sull'intelligenza o l'apprendimento, ma ha un grosso impatto sull'emotività e la socialità: le "piccole donne" si sentono estranee alle compagne, non possono condividere con loro la propria esperienza. Così si isolano e il rischio di abbandono degli studi o condotte inadeguate è concreto». L'esperienza dei pediatri indica che alla pubertà precoce o anticipata si può associare un maggior pericolo di abusi sessuali e gravidanze in giovanissima età: gli ormoni "impazziti", che fanno diventare adolescenti vera età».

troppo presto, attirano gli sguardi altrui e provocano nella ragazzina stessa desideri e comportamenti sessualmente inadatti all'età. «Nel maschio con anticipo puberale non c'è un corrispettivo manifestarsi del ruolo di genere: il ragazzine con i segni dello sviluppo non si sente né si comporta da "uomo"—osserva Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza —. Nella femmina, invece, all'accelerare della fase puberale si associa la comparsa di atteggiamenti di ruolo: una ragazzina in cui sono già in circolo gli ormoni tende ad ammiccare, truccarsi, assumere movenze inadatte alla sua È necessario perciò un sup-

dire che siano loro la vera emergenza, oggi: bimbe di 8-9 anni che non hanno segni fisici di sviluppo puberale ma si vestono come ragazzine, guardano in tv programmi da adolescenti, scimmiottano i comportamenti delle più grandi. La colpa è della pressione sociale che da decenni spinge a crescere in fretta, rubando l'infanzia». I modelli imposti dai media per creare nuovi piccoli consumatori puntano solo all'esteriorità, come spiega Maria Cristina

Maggio, esperta di endocrinologia pediatrica della Società Italiana di Pediatria: «Oggi bambini e ragazzini passano il tempo a guardare immagini sul web o in tv, così la loro interiorità viene soffocata e sembra che abbia importanza solo come si appare. Sembrare porto per aiutare le piccole con più grandi diventa desiderabile e pubertà precoce e un'attenzione i genitori spesso sono fieri di speciale per quelle con pubertà figlie che ritengono "più mature" anticipata, che hanno precorso solo di poco i tempi ma possono lo stesso della loro età, senza accorgersi che bruciare le tappe crea trovarsi a gestire un terremoto emotivo più grande di loro. fragilità e un "buco" di «Accanto alla pubertà precoce o esperienze impossibile da anticipata su base organica, in cui colmare dopo. Nell'infanzia si cioè qualcosa si è "mosso" a livello costruisce la struttura emotiva di corporeo, ci sono poi le bambine ciò che saremo da adulti, con un'erotizzazione e una impedirlo saltando a pie pari in sessualizzazione premature — fa notare Gentile —. Sono assai di più un'adolescenza acerba è pericoloso». e si può

Secondo gli esperti le bambine "troppo cresciute" saranno

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più spesso ragazze sole, con maggior rischio di dipendenze, depressione, disturbi alimentari, rapporti sessuali promiscui. Basta andare in una quarta o quinta elementare per accorgersi quanto siano diffuse le piccole donne: scarpe col minitacco, jeans all'ultima moda, unghie laccate e atteggiamenti da lolita sono quasi la norma ormai. Come invertire la rotta? «Trattando le bimbe come tali, evitando di "femminilizzarle" anzitempo — risponde Maggio —. Inoltre, non dobbiamo lasciarle crescere da sole ma aiutarle a dedicarsi ad attività utili, dallo sport alla lettura, senza che restino in balia di internet: dobbiamo insegnare a coltivare l'interiorità, non solo l'aspetto esteriore». «Bisogna, poi, educare le giovanissime a non negare la sessualità, ma a tenerla legata all'affettività — aggiunge Gentile —. Non possiamo essere 24 ore su 24 con i figli, perciò è indispensabile che imparino ad avere un buon senso critico e a pensare con la loro testa, non come viene loro imposto da modelli esterni. Perché sia possibile non dobbiamo aver paura di dar loro le regole in cui crediamo, anzi: la troppa tolleranza fa male alla crescita psicologica. Detto ciò, una bimba di 5 anni che si mette lo smalto lo fa quasi sempre perché è parte del normale e salutare processo di imitazione della mamma: bisogna drizzare le antenne se diventa un comportamento con una sfumatura "seduttiva" in una bimba un po' più grandicella». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Epidemia» Ormai frequenti gli atteggiamenti «da donne» non sostenuti da correlati ormonali Società La pressione sociale da decenni spinge a crescere in fretta, rubando l'infanzia

Modelli Oggi bambine e ragazzine, ispirate dai modelli di web e televisione, sono indotte a pensare che abbia importanza solo come si appare. Sembrare più grandi diventa desiderabile e i genitori a volte sono fieri di figlie che ritengono "più mature" della loro età. Ma bruciare le tappe crea fragilità e un "buco" di esperienze impossibile da col mare dopo.

II sostegno È bene rispondere con sincerità a tutte le domande Che arrivi troppo presto o no, la pubertà è una fase di cambiamento difficile. Come aiutare una figlia ad attraversare "indenne" questo stadio della crescita? «Rispondendo con sincerità a tutte le sue domande — dice Marco Cappa, endocrinologo pediatra del Bambino Gesù di Roma —. Spiegazioni incomplete, false o "fantasiose" aumentano l'ansia delle bimbe. Non bisogna essere bruschi o indelicati, ma neanche nascondere la verità». «Il turbamento è ineluttabile — interviene Simonetta Gentile, responsabile dell'Unità di psicologia clinica dello stesso ospedale —. La mamma può trasmettere sicurezza alla figlia. E se una ragazzina non fa domande, meglio non "inondarla" di informazioni non richieste. Accompagnarla, facendole percepire che è tutto normale, anche se difficile, renderà il passaggio relativamente più agevole». E. M.

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Martedì 24/02/2015

7 Direttore Responsabile

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Mario Ciancio Sanfilippo

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«Nuova task force non risolverà i problemi della Sanità siciliana» NOTA SIP. E il comitato di bioetica dei pediatri: «Differenze inaccettabili di assistenza». Ma la Fimp: «Stop allarmismi» ANTONIO FIASCONARO PALERMO. Non si sono ancora spenti i riflettori sugli ultimi presunti casi di malasanità che si sono registrati nell'Isola e che hanno messo alla "gogna" la Sanità siciliana. L'assessore alla Salute, Lucia Borsellino, che non si è dimessa dal suo incarico dopo il "j'accuse" della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ieri incalzata dai cronisti ha soltanto dichiarato: «Al momento non è tempo di parlare di altro, ma di informare la collettività su ciò che si fa». Quindi Borsellino in atto non vuole confrontarsi con la ministra. Intanto, c'è da registrare la presa di posizione del Comitato per la bioetica e il direttivo della Società italiana di pediatria. In una nota emerge che «la tragica morte della piccola Nicole farà parlare ancora per qualche giorno dell'emergenza che abbiamo denunciato da tempo. Il documento che metteva a fuoco differenze inaccettabili fra le regioni italiane nel campo dell'assistenza neonatale e pediatrica, reso pubblico nel mese di ottobre, voleva essere al tempo stesso denuncia di una situazione inaccettabile e appello alla politica per un intervento rapido ed efficace. La denuncia è stata sostanzialmente ignorata e l'appello ad approfittare del dibattito in corso sulla riforma del "Titolo V" della Costituzione I pediatri prendono posizione, sia pure per dare un segnale forte e chia diversificata, dopo le tragiche morti di Nicole e del bimbo di Trapani. Nella foto: neonati nella nursery

funziona e il nuovo calendario vaccinale ne è una chiara prova». Ad avvalorare questa tesi, Milena Lo Giudice, pediatra di famiglia della Fimp Sicilia: «II nuovo calendario vaccinale della Regione prevede per tutti i nuovi nati il vaccino contro il meningococco B, responsabile di gran parte delle meningiti fulminanti. Questo nuovo vaccino va ad aggiungersi ai vaccini contro il meningococco "A C Y W135" già in uso nella nostra regione. duo e interesse della collettività. Il dramma della "malasanità" non si risolve Siamo quindi di fronte ad un'opportunità in più per la salute dei bambini, cosi con una "task-force" che arriva sempre ro di cambiamento è caduto nel come lo è l'estensione alla popolazione dopo che qualcuno, che poteva forse vuoto. Per questo riteniamo un maschile di dodicenni del essere salvato, è morto». Su un altro dovere civile e morale ribadire la fronte, la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) che dice «stop agli denuncia e rilanciare l'appello». Ed ancora la Società italiana di Pediatria allarmismi. No alle strumentalizzazioni del dolore. Sì alle assunzioni di rincara la dose: «L'ennesima task

force non risolverà il problema di un sistema che non riesce a garantire livelli appropriati di assistenza su tutto il territorio nazionale. È una sfida organizzativa, ma anche di regole. Nel caso di Nicole, come in altri, la magistratura stabilirà se ci sono responsabilità personali da Borsellino-Lorenzin, niente duello. «Non è tempo di parlare di altro, ma di informare la gente su ciò che si fa»

perseguire. Noi riteniamo che ci sia una responsabilità "di sistema", che la confusione di ruoli fra Stato e Regioni sia un danno certo per i cittadini e che sia arrivato il momento di tornare alla semplice chiarezza dell'alt. 32 della Costituzione: è alla Repubblica, non alle Regioni, che è affidato il compito di tutelare la salute come fondamentale diritto dell'indivi

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responsabilità». La Federazione dei pediatri di libera scelta sottolinea altresì: «I recenti tragici casi che hanno riguardato la morte di due bambini, una neonata di Catania e un bambino di 23 mesi a Trapani, ci colpiscono e ci addolorano profondamente, ma non devono in nessun modo gettare un'ombra di discredito sulla Sanità siciliana. Certo non è am-

missibile, come purtroppo è avvenuto nel viaggio tra Catania e Ragusa, che una bimba sia morta perché non si trovava una struttura attrezzata per l'emergenza pediatrica che potesse prenderla in carico; e non è tollerabile che, come nel caso di Trapani, un bimbo di 23 mesi muoia dopo alcune ore dalla dimissione per una probabile meningite». Adolfo Porto, segretario regionale delle Fimp Sicilia, aggiunge: «L'allarmismo non è la cura da somministrare ai genitori sempre attenti alla salute dei loro bambini. Prima di tutto perché la Sicilia è dotata di una rete di pediatri di famiglia che quotidianamente assistono i bambini e costituiscono il primo punto di riferimento per i genitori. La Sanità siciliana

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Mercoledì 04/03/2015

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Giorgio Mulè

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LO FANO SOCIAL Foto, video, registrazioni audio. Tra tenerezza e menefreghismo, ritratto di una generazione che condivide il sesso in rete. ADOLESCENZE di Marco Cubeddu I on ho l'età per amarti, non ho l'età per uscire sola con te» can tava Gigliola Cmquetti, appena sedicenne, al Festival di Sanremo nel 1964, un'epoca in cui miglia la di adolescenti sognavano «un I amore romantico» Quelli di oggi, come riportato da una recente indagine della Società italiana di pediatria, pm che il romanticismo mettono al centro il sesso, con foto e filmati che rimbalzano da un utente all'altro Sono a Sassan per lavoro e approfitto per parlarne con una mia cugmetta di 16 anni e chiederle che cosa ne pensa «Boh, è normale» risponde «Ma tu hai mai fatto foto o video?» ribatto «Io no» «Ma ne hai visti?» riprovo «Un be'» (cioè, parecchi) Siamo all'uscita della sua scuola, così coinvolge i suoi compagni e le sue com pagne «Quando circolano troppo e meglio cancellarli perche poi qualcuno denuncia e si passano guai» mi dicono «Molte man dano le foto al fidanzato, poi lui la manda a un amico oppure quando si lasciano poi le fa vedere a tutti» conferma Daniela II 12% dei tredicenni riceve proposte di se online da scon e il 5,4% di ragazze e ragazzi le accetta 15 ha pubblicato un selfie provocante (il 16% delle ragazze e il14% dei ragazzi) Fonte I indagine «Abitudini e stlll di vita degli adolescenti italiani» della Società italiana di pediatria sull erotismo virtuale 1116,7% dei ragazzi e il 12,8% delle ragazze ha accettato di farsi vedere in webcam amali 103

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Mercoledì 04/03/2015

103 Direttore Responsabile

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Giorgio Mulè

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ADOLESCENZE (nome di fantasia, come tutti quelli a ve mre) «Anche i ragazzi si fotografano le parti intime, ma più per fare i furbi che per eccitare» dice Simona «Eh, vabbe» replica Luca «Pero gia vi piace anche a voi, che ve le girate pure voi le foto» Foto, video, registrazioni audio di amplessi, girano sulle chat di Facebook e Whatsapp, a volte m conversazioni di gruppo, altre di profilo m profilo, di migliore amico in migliore amico, con confidenziali «non farlo vedere a nessu no» puntualmente disattesi A farli sono sempre «gli altn» Eppure, se nessuno li fa, ma tutti li guardano, i conti non tornano Mi fanno vedere alcuni video sgranati e confusi, altri più nitidi, quasi pro fessionali, che appartengono ad amiche di amiche, amici di amici, a «Boh, questo e un 'continentale ' che si e fatto una nel bagno di una discoteca, credo a Milano» L enfasi mediatica e 1 indignazione de gli adulti non la capiscono E non perche siano tutti dei piccoli depravati, o perche siano irrecuperabilmente e precocemente disincantati Hanno chiara la differenza tra il «fare l'amore» con una persona speciale e il «solo sesso» con chi viene e chi va Credono nell'amore, molti vogliono figli Ma per loro e una cosa normale farsi autoscatti allo specchio, seminudi m cop pia, con la webcam del computer o col cei lulare Qualche filtro di Instagram e via, la difficolta adolescenziale di immaginare un futuro e le ripercussioni per quel matenale m rete unita alla possibilità tecnica data dai cellulari crea nuovi principi di normalità Del resto «anche le star lo fanno» Basta pensare allo scandalo Photoleaks, con la diffusione di filmmi e foto di Jennifer Lawrence, Kirsten Dunst, Rihanna, Bar Refaeli, Kim Kardashian, Hillary Duff, etc Una volta erano ricordi da raccontare al bar, oggi gli hard disk hanno sostitu ito la nostra memoria e la diffusione di smartphone e tablet ha innescato un pro cesso di digitalizzazione costante delle nostre vite Very important people e very normal.people, maggiorenni e minorenni, 104 Panorama I 4 marzo 2015 (nome di fantasia, come tutti quelli a ve mre) «Anche i ragazzi si fotografano le parti intime, ma più per fare i furbi che per eccitare» dice Simona «Eh, vabbe» replica Luca «Pero gia vi piace anche a voi, che ve le girate pure voi le foto» Foto, video, registrazioni audio di amplessi, girano sulle chat di Facebook e Whatsapp, a volte m conversazioni di gruppo, altre di profilo m profilo, di migliore amico in migliore amico, con confidenziali «non farlo vedere a nessu no» puntualmente disattesi A farli sono sempre «gli altn» Eppure, se nessuno li fa, ma tutti li guardano, i conti non tornano Mi fanno vedere alcuni video sgranati e confusi, altri più nitidi, quasi pro fessionali, che appartengono ad amiche di amiche, amici di amici, a «Boh, questo e un 'continentale ' che si e fatto una nel bagno di una discoteca, credo a Milano» L enfasi mediatica e 1 indignazione de gli adulti non la capiscono E non perche siano tutti dei piccoli depravati, o perche siano irrecuperabilmente e precocemente disincantati Hanno chiara la differenza tra il «fare l'amore» con una persona speciale e il «solo sesso» con chi viene e chi va Credono nell'amore, molti vogliono figli Ma per loro e una cosa normale farsi autoscatti allo specchio, seminudi m cop pia, con la webcam del computer o col cei lulare Qualche filtro di Instagram e via, la difficolta adolescenziale di immaginare un futuro e le ripercussioni per quel matenale m rete unita alla possibilità tecnica data dai cellulari crea nuovi principi di normalità Del resto «anche le star lo fanno» Basta pensare allo scandalo Photoleaks, con la diffusione di filmmi e foto di Jennifer Lawrence, Kirsten Dunst, Rihanna, Bar Refaeli, Kim Kardashian, Hillary Duff, etc Una volta erano ricordi da raccontare al bar, oggi gli hard disk hanno sostitu ito la nostra memoria e la diffusione di smartphone e tablet ha innescato un pro cesso di digitalizzazione costante delle nostre vite Very important people e very normal.people, maggiorenni e minorenni, 104 Panorama I 4 marzo 2015 chi può essere certo che nessun suo dettaglio mtl mo circoli nel web Tornato a Roma vado davanti a una scuola del quartiere San Lorenzo, m attesa che i ragazzi esca no Dopo qualche tentativo, un paio di ragazzine di 16 e 17 anni mi danno retta e coinvolgono dei loro amici «Avete foto o video compromettenti nel cellulare?» chiedo «Io solo uno, ma nun e tanto bello, una de quarta, Veroni ca, con un mio compagno, ma lei e 'na acciona e si vergogna» mi sento nspon dere Ma la diffidenza cede presto il passo ail esibizionismo Mi invitano al «gruppo di studio» nella casa libera di Andrea Al computer, alternando video su YouTube di Miley Cyrus (che commentano con «Se sta a scopa er parke») mi mostrano i profili su Facebook di quelle di cui sono circolati video, provano a farsi mandare «qualcosa», dando vita a un mix agrodol ce di tenerezza e menefreghismo Diverse ragazze mandano foto palesemente finte, ma altre non hanno problemi a fotogra farsi a seno nudo tagliando parte della faccia, o coprendosi con i capelli Lasciata casa di Andrea raggiungo per l'aperitivo alcuni amici trentenni, la mia generazione, ibrido analogico digitale, anello di congiunzione tra passato e futu ro Siamo tentati di prendere le distanze dalle nuove generazioni, ma chiacchie rando viene fuori che tutto il tavolo ha fatto video e foto ose, rimorchiato scono sciuti e sconosciute m chat, nella stessa (nome di fantasia, come tutti quelli a ve mre) «Anche i ragazzi si fotografano le parti intime, ma più per fare i furbi che per eccitare» dice Simona «Eh, vabbe» replica Luca «Pero gia vi piace anche a voi, che ve le girate pure voi le foto» Foto, video, registrazioni audio di amplessi, girano sulle chat di Facebook e Whatsapp, a volte m conversazioni di gruppo, altre di profilo m profilo, di migliore amico in migliore amico, con confidenziali «non farlo vedere a nessu no» puntualmente disattesi A farli sono sempre «gli altn» Eppure, se nessuno li fa, ma tutti li guardano, i conti non tornano Mi fanno vedere alcuni video sgranati e confusi, altri più nitidi, quasi pro fessionali, che appartengono ad amiche di amiche, amici di amici, a «Boh, questo e un 'continentale ' che si e fatto una nel bagno di una discoteca, credo a Milano» L enfasi mediatica e 1 indignazione de gli adulti non la capiscono E non perche siano tutti dei piccoli depravati, o perche siano irrecuperabilmente e precocemente disincantati Hanno chiara la differenza tra il «fare l'amore» con una persona speciale e il «solo sesso» con chi viene e chi va Credono nell'amore, molti vogliono figli Ma per loro e una cosa normale farsi autoscatti allo specchio, seminudi m cop pia, con la webcam del computer o col cei lulare Qualche filtro di Instagram e via, la difficolta adolescenziale di immaginare un futu Torino pulp Spogliarelliste, elezioni comunali, pornografi, Lolite, amori. Pornokiller, il nuovo romanzo (Mondadori, 17 euro) di Marco Cubeddu, autore dell'inchiesta m queste pagine, e un frullato pulp ambientato a Torino e scritto da una delle penne italiane più irriverenti. o e le ripercussioni per quel matenale m rete unita alla possibilità tecnica data dai cellulari crea nuovi principi di normalità Del resto «anche le star lo fanno» Basta pensare allo scandalo Photoleaks, con la diffusione di filmmi e foto di Jennifer Lawrence, Kirsten Dunst, citta o a chilometri di di stanza, per incontri senza impegno Io stesso, preso com ero dali indagare una realta che pretendevo sco noscmta, sentendomi di una generazione superio re, avevo rimosso di quando a sedici anm chattavo su Messenger (nel frattempo spanto dall'uso quotidiano) aspettan do trepidante le foto sotto la doccia che mi mandava una mia coetanea siciliana, mentre mi parlava dei Peanuts, i nostri fumetti preferiti, e dell'argentina figlia di immigrati italiani che voleva venire a trovarmi con cui parlavamo di musica mentre si mostrava m webcam con cre scente impudicizia A quanto pare, l'unica differenza tra il presente e il passato la fanno i mezzi a disposizione, che modificano il modo di pensare e incentivano nuove pratiche so eiah Fino al paradosso, simile al motto di un futuro alle porte ipotizzato dal romanzo di Dave Eggers, II Cerchio, uscito m Italia per Mondadon «Condividere e prendersi cura, la privacy e un furto» II web come luogo m cui le nostre vite da individuali diventano collettive, il San cta Sanctorum delle nostre vanita L effetto reality, combinato con l'effetto social ci riserverà un futuro popolato da esibizio nisti e guardoni Finche, quando ci saremo visti tutti nudi, magari la vera trasgressione tornerà a essere la discrezione (cubamsc@ gmail com)• ID RIPRODUZIONE RISERVATA Rihanna, Bar Refaeli, Kim Kardashian, Hillary Duff, etc Una volta erano ricordi da raccontare al bar, oggi gli hard disk hanno sostitu ito la nostra memoria e la diffusione di smartphone e tablet ha innescato un pro cesso di digitalizzazione costante delle nostre vite Very important people e very normal.people, maggiorenni e minorenni, 104 Panorama I 4 marzo 2015 chi può essere certo che nessun suo dettaglio mtl mo circoli nel web Tornato a Roma vado davanti a una scuola del quartiere San Lorenzo, m attesa che i ragazzi esca no Dopo qualche tentativo, un paio di ragazzine di 16 e 17 anni mi danno retta e coinvolgono dei loro amici «Avete foto o video compromettenti nel cellulare?» chiedo «Io solo uno, ma nun e tanto bello, una de quarta, Veroni ca, con un mio compagno, ma lei e 'na acciona e si vergogna» mi sento nspon dere Ma la diffidenza cede presto il passo ail esibizionismo Mi invitano al «gruppo di studio» nella casa libera di Andrea Al computer, alternando video su YouTube di Miley Cyrus (che commentano con «Se sta a scopa er parke») mi mostrano i profili su Facebook di quelle di cui sono circolati video, provano a farsi mandare «qualcosa», dando vita a un mix agrodol ce di tenerezza e menefreghismo Diverse ragazze mandano foto palesemente finte, ma altre non hanno problemi a fotogra farsi a seno nudo

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Giovedì 26/02/2015

34 Direttore Responsabile

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Paolo Boldrini

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Morbillo e rosolia? Altro che debellate... Il mangiar sano si insegna a scuola CAMPAGNA DEL MINISTERO Morbillo e rosolia? Altro che debellate... Il mangiar sano si insegna a scuola È partito "Mangiar bene conviene", progetto di salute per le famiglie patrocinato da ministero della Salute, Società italiana di pediatria preventiva e sociale, Società italiana di pediatria e spiega il dottor Piercarlo Salar!, pediatra di consultorio a Milano e membro della Società italiana di pediatria preventiva e sociale - sono soliti guardare la tv o armeggiare con lo smartphone, abitudini che comportano una distrazione dal cibo con una duplice implicazione: il piccolo, non assaporandoli, non trae gratificazione da essi per appagare il senso di fame e, inoltre, perde la nozione di cosa e quanto sta assumendo, trasformando l'atto di mangiare in un automatismo passivo». Morbillo e rosolia? Altro che debellate... Il mangiar sano si insegna a scuola È partito "Mangiar bene conviene", progetto di salute per le famiglie patrocinato da ministero della Salute, Società italiana di pediatria preventiva e sociale, Società italiana di pediatria e spiega il dottor Piercarlo Salar!, pediatra di consultorio a Milano e membro della Società italiana di pediatria preventiva e sociale - sono soliti guardare la tv o armeggiare con lo smartphone, abitudini che comportano una distrazione dal cibo con una duplice implicazione: il piccolo, non assaporandoli, non trae gratificazione da essi per appagare il senso di fame e, inoltre, perde la nozione di cosa

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Martedì 03/03/2015

4 Direttore Responsabile

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Maurizio Cattaneo

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MEDICINA. Secondo uno studio americano n morbillo uccide più bambini degli incidenti È sottovalutato, dicono i pediatri Non bisogna ignorare il vaccino ROMA Uno dei principali luoghi comuni sul morbillo è che «è una malattia poco gravE», ma recenti fatti di cronaca come quello del bimbo morto a Berlino hanno dimostrato che non è così. A far capire però quanto lamalattia uccidaci ha pensato un'elaborazione del Washignton Post, che ha estratto dai dati del Global Burden of Diseases pubblicato da Lancet quelli relativi alla mortalità infantile. Dall'elaborazione si scopre che, trai bambini di cinque anni, il morbillo fa più vittime dell'Hiv e degli incidenti stradali. Oltre 82mila morti, concentrati nei paesi in via di sviluppo e non solo, dal momento che alcuni paesi occidentali hanno abbassato la guardia sulle vaccinazioni. Secondo l'elaborazione il morbillo è la settima causa di morte globale sotto i cinque anni, preceduta solo da infezioni respiratorie, malaria, diarrea, carenze nutrizionali, difetti congeniti e meningite. I bambini sotto i 5 anni contano la metà dei morti totali per questa malattia, che in alcune aree del mondo raggiunge il 10% di mortalità. «I numeri parlano chiaro, il morbillo può avere conseguenze gravis-Una bambina si misura la febbre sime», afferma Alberto Villani, vicepresidente della società italiana di Pediatria. «È vero che la maggior parte dei bambini quando lo prende non sviluppa effetti gravi, ma non si può svantaggiare chi è più debole e vulnerabile. È importante che tutti si proteggano, e che anche i pediatri sensibilizzino le famiglie». Proprio dalle famiglie, ha confermato uno studio dell'università del Colorado pubblicato da Pediatrics, parte spesso l'impulso anon vaccinare. «C'è un certo rilassamento», ribadisce Villani, «dovuto al fatto che, proprio grazie ai vaccini, certe malattie circolano meno, e quindi gli effetti più negativi non sono più sotto gli occhi di tutti». •

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Mercoledì 11/03/2015

18 Direttore Responsabile

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Marisa Deimichei

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a cura di Gaia Giorgetti Dobbiamo fidarci della scienza: i vaccini non sono pericolosi In Italia, più di 1.600 bambini, nel 2014, hanno contratto U morbillo. Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità si sono riuniti a Copenhagen per studiare la situazione europea: la malattìa doveva essere debellata entro il 2015, invece è in aumento. E la colpa è della crescente diffidenza verso t vaccini, alimentata anche da violente campagne mediatìche. Ma della scienza dobbiamo fidarci. Ecco perché un fatto, due opinioni Dobbiamo fidarci della scienza: i vaccini non sono pericolosi In Italia, più di 1.600 bambini, nel 2014, hanno contratto U morbillo. Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità si sono riuniti a Copenhagen per studiare la situazione europea: la malattìa doveva essere debellata entro il 2015, invece è in aumento. E la colpa è della crescente diffidenza verso t vaccini, alimentata anche da violente campagne mediatìche. Ma della scienza dobbiamo fidarci. Ecco perché a cura di Gaia Giorgetti r Medico, insegna Pediatria all'Università di Palermo. È presidente della Società italiana di pediatria. Dobbiamo fidarci della scienza: i vaccini non sono pericolosi In Italia, più di 1.600 bambini, nel 201 Non vaccinare i bimbi fa aumentare le malattie gravi «I tanti casi di morbillo registrati 3n Italia hanno costretto l'Organizzazione mondiale della sanità, dopo il meeting dì Copenhagen, a chiedere un incontro con il ministro della Salute Lorenzin. Il vaccino è un dovere e noi pediatri sentiamo questo impegno, da un punto di vista non solo sanitario, ma anche etico», afferma Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria. Quali sono gli effetti della campagna contro i vaccini «I bambini protetti dalle vaccinazioni della prima infanzia sono calati del 15 percento. Un dato allarmante che ha causato l'epidemia di morbillo, una malattia che stava scomparendo». Che rischi comporta contrarre il morbillo «Un bambino su 1.000 rischia encefaliti con danni permanenti. O altre complicanze come polmoniti e otiti». Invece, quali rischi comporta il vaccino «Nessun rischio grave, o perlomeno nessun rischio maggiore di quelli di un qualsìasÌ farmaco di uso comune». Il trivalente copre varie malattie e non è obbligatorio. Ci spiega «Protegge da pertosse, epatite e altri germi. Se i bambini non sono vaccinati, le malattie possono riemergere con esiti anche gravissimi: i casi di meningite sono da collcgarsi al calo delle vaccinazioni». Dovrebbe essere reso obbligatorio «I pediatri dovrebbero persuadere le famiglie dell'utilità dci vaccini». Le famiglie si allarmano quando leggono sentenze contro le vaccinazioni. Che fare «I tribunali, in certi casi, si affidano a perizie non scientificamente attendibili». Anche il vaccino contro l'influenza è stato messo sotto accusa. «Sì, e sono aumentati del 30 percento Ì casi di influenza, a volte con complicazioni molto serie». 18 , hanno contratto U morbillo. Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità si sono riuniti a Copenhagen per studiare la situazione europea: la malattìa doveva essere debellata entro il 2015, invece è in aumento. E la colpa è della crescente diffidenza verso t vaccini, alimentata anche da violente campagne mediatìche. Ma della scienza dobbiamo fidarci. Ecco perché a cura di Gaia Giorgetti r Medico, insegna Pediatria all'Università di Palermo. È presidente della Società italiana di pediatria. Dobbiamo fidarci della scienza: i vaccini non sono pericolosi In Italia, più di 1.600 bambini, nel 201 Non vaccinare i bimbi fa aumentare le malattie gravi «I tanti casi di morbillo registrati 3n Italia hanno costretto l'Organizzazione mondiale della sanità, dopo il meeting dì Copenhagen, a chiedere un incontro con il ministro della Salute Lorenzin. Il vaccino è un dovere e noi pediatri sentiamo questo impegno, da un punto di vista non solo sanitario, ma anche etico», afferma Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria. Quali sono gli effetti della campagna contro i vaccini «I bambini protetti dalle vaccinazioni della prima infanzia sono calati del 15 percento. Un dato allarmante che ha causato l'epidemia di morbillo, una malattia che stava scomparendo». Che rischi comporta contrarre il morbillo «Un bambino su 1.000 rischia encefaliti con danni permanenti. O altre complicanze come polmoniti e otiti». Invece, quali rischi comporta il vaccino «Nessun rischio grave, o perlomeno nessun rischio maggiore di quelli di un qualsìasÌ farmaco di uso comune». Il trivalente copre varie malattie e non è obbligatorio. Ci spiega «Protegge da pertosse, epatite e alt Scienziato, medico, docente, dirìge l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. i germi. Se i bambini non sono vaccinati, le malattie possono riemergere con esiti anche graviss Sono tra i farmaci migliori: il loro effetto dura tutta la vita mi: i casi di meningite sono da collcgarsi al calo delle vaccin «I vaccini sono farmaci sicuri, importantissimi. Le campagne denigratorie sono irresponsabili e si fondano su informazioni che si sono rivelate false». Parla Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Professore, il terrore dei vaccini ha qualche fondamento scientifico? «Nessuno. Per quanto riguarda U morbillo, per esempio, tutto è partito dalla campagna dell'ex medico inglese Andrew Wakefield, che aveva accusato il vaccino di causare l'autismo. ^^^^^^^^^ Questo signore è stato radiato dall'albo. Voleva solo lucrare: aveva brevettato un sistema di vaccino da sostituire a quello normalmente usato. Ha subito una condanna penale e ha dovuto ritrattare. Ma il danno ormai è fatto: le associazioni contro i vaccini traggono spunto da queste notizie». Ci spiega perché i vaccini sono sicuri «Sono tra i farmaci migliori che la scienza ci offre: il loro effetto benefico dura tutta la vita e non ci sono effetti collaterali seri, qualche allergia al massimo». Che cosa significa decidere di non vaccinare i figli? «È una scelta che ricade anche sulla comunità: non vaccinare Ì propri figli significa non proteggere loro e gli altri bambini. Perché soltanto se si vaccina almeno U 95 percento della popolazione a rischio una malattia può scomparire. Così è accaduto per la tubercolosi, sconfitta perché il vaccino era obbligatorio». E i vaccini antinfluenzali «Gli allarmismi sono stati dannosissimi. Ogni giorno, in Italia, muoiono 1.500 persone, di solito di età avanzata e ammalati. Di questi certamente qualcuno aveva fatto il vaccino, ma non ce alcuna relazione con la causa della loro morte», ff zioni». Dovrebbe essere reso obbligatorio «I pediatri dovrebbero persuadere le famiglie dell'utilità dci vaccini». Le famiglie si allarmano quando leggono sentenze contro le vaccinazioni. Che fare «I tribunali, in certi casi, si affidano a perizie non scientificamente attendibili». Anche il vaccino contro l'influenza è stato messo sotto accusa. «Sì, e sono aumentati del 30 percento Ì casi di influenza, a volte con complicazioni molto serie». 18 , hanno contratto U morbillo. Gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità si sono riuniti a Copenhagen per studiare la situazione europea: la malattìa doveva essere debellata entro il 2015, invece è in aumento. E la colpa è della crescente diffidenza verso t vaccini, alimentata anche da violente campagne mediatìche. Ma della scienza dobbiamo fidarci. Ecco perché a cura di Gaia Giorgetti r Medico, insegna Pediatria all'Università di Palermo. È presidente della Società italiana di pediatria. Dobbiamo fidarci della scienza: i vaccini non sono pericolosi In Italia, più di 1.600 bambini, nel 201 Non vaccinare i bimbi fa aumentare le malattie gravi «I tanti casi di morbillo registrati 3n Italia hanno costretto l'Organizzazione mondiale della sanità, dopo il meeting dì Copenhagen, a chiedere un incontro con il ministro della Salute Lorenzin. Il vaccino è un dovere e noi pediatri sentiamo questo impegno, da un punto di vista non solo sanitario, ma anche etico», afferma Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria. Quali sono gli effetti della campagna contro i vaccini «I bambini protetti dalle vaccinazioni della prima infanzia sono calati del 15 percento. Un d

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WASHINGTON POST: E LA SETTIMA CAUSA DI MORTE SOTTO I CINQUE ANNI Morbillo killer: uccide più bambini di hiv e incidenti Nei Paesi dove la vaccinazione è prassi diffusa si assiste a un calo della diffusione di malattie infettive II morbillo non e assolutamente una malattia da sottovalutare Nel 2013 ha ucciso nel mondo pm bambini sotto i 5 anm degli incidenti stradali e dell'Hiv La notizia e stata pubblicata, mesi fa su "Lancet" che ha diffuso quanto elaborato dal 'Washington Post" basandosi sui dati del Global Burden of Diseases I calcoli effettuati danno stime preoccupanti sarebbero oltre 82mila i decessi imputabili al morbillo per il solo 2013 Nel dettaglio e emerso che il morbillo risulta essere la settima causa di morte globale per i bambini al di sotto dei 5 anm, preceduta da infezioni respiratene, malaria, diarrea, carenze nutrizionali, difetti congeniti e meningite Recentemente c'è stato un caso anche in Europa, a Berlino dove una bambina e morta di morbillo I bambini sotto i 5 anm rappresentano la meta dei decessi totali per questa malattia, che in alcune aree del mondo raggiunge il 10% di mortalità Queste cifre allarmanti potrebbero diminuire ricorrendo ad un maggiore utilizzo dei vaccini, come spiega il 'Washin gton Post" e questo vale anche per i paesi occidentali Negli Usa e tornata la paura per il morbillo dove la malattia era stata dichiarata eliminata nel 2000 'Vaccinare un bambino costa circa un dollaro - sottolinea l'articolo - ma un singolo caso negli Usa ne costa 11 mila in trattamenti" In tal senso, anche il Alfredo Warn, vicepresidente della società italiana di Pediatria ha cosi commentato "I numeri parlano chiaro, il morbillo può avere conseguenze gravissime E vero che la maggior parte dei bambini quando lo prende non sviluppa effetti gravi, ma non si può svantaggiare chi e pm debole, e ha magari qual che problema che lo rende vulnerabile E importante che tutti si proteggano, e che anche i pediatri contribuiscano a sensibilizzare le famiglie" Tuttavia l'aumento di casi di malattie infettive che fino a pochi anm fa venivano ntenute sotto controllo o comunque non parucolarmente pericolose, potrebbe essere dovuto alla diffusione di movimenti anù-vaccino che ostacolano la pratica vaccinale impedendo una immunizzazione efficace verso queste patologie infettive Mentre nei Paesi in cui invece la vaccinazione e prassi diffusa non si osserva un aumento di casi relativi alle malattie infettive Chantai Capasso

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Emanuele Giacoia

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Pediatri a lezione di accoglienza OGGI, alle 8, presso l'aula formazione dell'Asp di Crotone, ex Ciapi, si terrà il convegno "Bambini in migrazione: aspetti pediatrici dell'accoglienza". L'evento è promosso dalla Società italiana di pediatria e il Gruppo di lavoro nazionale per il bambino immigrato, in collaborazione con Giuseppe Fratto, direttore generale Asp e Angela Caligiuri, direttore Sanitario. Si tratta di un corso di formazione destinato agli operatori salutari dei centri di prima accoglienza per migranti, alle associazioni e a tutti i soggetti istituzionali coinvolti nella problematica.

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Sabato 28/02/2015

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••M MMM M•• MM •••• M •• •••• M« •Ml vV M MA» w Vw VV n is MM M MM •••••• ffMM» MM M MMMM M MM ••MM MM M MM •••••• ffMM» MM M MMMM M MM M M MM M« •Ml vV M MA» w Vw VV n is ••M MMM M•• MM •••• M •• •••• •••• •*»t ••«S M La diffusione del web e dei social network ha cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri e stravolto la dimensione pubblico-privato. Quale impatto hanno i nuovi media sulla nostra vita? Gome proteggersi dalle possibili insidie MM •••••• ffMM» MM M MMMM M MM M M MM M« •Ml vV M MA» w Vw VV n is ••M MMM M•• MM •••• M •• •••• •••• •*»t ••«S M La diffusion di Anna Rita Longo del web e dei soc LE BUONE REGOLE al network ha c

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VIVERE NELLA RETE 02.15 02.15 In Italia, al 2013, risultano iscritti a Facebook 24 milioni di utenti Twitter arriva quasi a ID milioni 02.15 In Italia, al 2013, risultano iscritti a Facebook 24 milioni di utenti Twitter arriva quasi a ID m ENA CON ! PARENTI, aria di tesiti. Una ragazza nota tra gli invìlati. un coetaneo che trova carino e attraente. Comincia il gioco di sguardi: a prima vista lui sembra ricambiare l'interesse e la ragazza è tentata di farsi coraggio e andare a presentarsi. Ma prima vuole una conferma: con lo smartphone gli scatta, di nascosto, un'istantanea e la condivide con le amiche. "Buttati!", approvano alcune, ma una lancia l'allarme e alza il segnale di divieto. In tempo reale condivide un video imbarazzante che vede il ragazzo come protagonista. La sua ammiratrice è ora inorridita: al sorriso timido e incoraggiante del ragazzo che fino a pochi istanti prima le appariva così attraente si sovrappongono inesorabilmente le immagini di quel video e la magia è distrutta. La scena è tratta dallo spot di una compagnia telefonica, ma descrive una realtà che fa parte dell'esperienza dì tutti. Se un tempo cra più facile lavare Ì panni sporchi in casa, oggi capita spesso che "pezzi" della nostra vita sfuggano al nostro controllo e vengano immessi tra le maglie della rete. Dove, che ci piaccia o meno, resteranno potenzialmente per sempre, talvolta generando conseguenze ben più gravi di un flirt mancato. Ma facciamo un passo indietro: come ci siamo arrivati? E soprattutto, è davvero corretto porre l'accento solo sui lati negativi della diffusione del vivere online, ormai parte della quotidianità? Per comprenderlo, ci siamo falli aiutare da Giovannella Greco, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università della Calabria e curatrice di Pubbliche intimità. lioni 02.15 In Italia, al 2013, risultano iscritti a Facebook 24 milioni di utenti Twitter arriva quasi a ID m ENA CON ! PARENTI, aria di tesiti. Una ragazza nota tra gli invìlati. un coetaneo che trova carino e attraente. Comincia il gioco di sguardi: a prima vista lui sembra ricambiare l'interesse e la ragazza è tentata di farsi coraggio e andare a presentarsi. Ma prima vuole una conferma: con lo smartphone gli scatta, di nascosto, un'istantanea e la condivide con le amiche. "Buttati!", approvano alcune, ma una lancia l'allarme e alza il segnale di divieto. In tempo reale condivide un video imbarazzante che vede il ragazzo come protagonista. La sua ammiratrice è ora inorridita: al sorriso timido e incoraggiante del ragazzo che fino a pochi istanti prima le appariva così attraente si sovrappongono inesorabilmente le immagini di quel video e la magia è distrutta. La scena è tratta dallo spot di una compagnia telefonica, ma descrive una realtà che fa parte dell'esperienza dì tutti. Se un tempo cra più facile lavare Ì panni sporchi in casa, oggi capita spesso che "pezzi" della nostra vita sfuggano al nostro controllo e vengano immessi tra le maglie della rete. Dove, che ci piaccia o meno, resteranno potenzialmente per sempre, talvolta generando conseguenze ben più gravi di un flirt mancato. Ma facciamo un passo indietro: come ci siamo arrivati? E soprattutto, è davvero corretto porre l'accento solo sui lati negativi della diffusione del vivere online, ormai parte della quotidianità? Per comprenderlo, ci siamo falli aiutare da Giovannella Greco, professore ordinario di So L'AFFETTIVO QUOTIDIANO NEI SITI DI SOCIAL NETWORK. "La percezione di uno stato di connessione permanente (always on) interviene a ridefìnire la relazione tra sfera pubblica e privata", sottolinea Greco. "Se fino a ieri abbiamo vissuto in privato scegliendo quali parti della nostra vita rendere pubbliche - continua - oggi viviamo in pubblico scegliendo quali parti della nostra vita mantenere private: è questo rovesciamento generato dalla Rete a trasformare la nostra esperienza tra vita online e offline, con rilevanti implicazioni nella sfera dell'intimità e della dimensione emotivo-affettiva della vita sociale. A questa nuova condizione esistenziale allude il neologismo publicy, forma contratta dì public e privacy, che in iologia dei processi culturali e comunicativi all'Università della Calabria e curatrice di Pubbliche intimità. lioni 02.15 In Italia, al 2013, risultano iscritti a Facebook 24 milioni di utenti Twitter arriva quasi a ID m ENA CON ! PARENTI, aria di tesiti. Una ragazza nota tra gli invìlati. un coetaneo che trova carino e attraente. Comincia il gioco di sguardi: a prima vista lui sembra ricambiare l'interesse e la ragazza è tentata di farsi coraggio e andare a presentarsi. Ma prima vuole una conferma: con lo smartphone gli scatta, di nascosto, un'istantanea e la condivide con le amiche. "Buttati!", approvano alcune, ma una lancia l'allarme e alza il segnale di divieto. In tempo reale condivide un video imbarazzante che ve dica la commistione di pubblico e privato individuabile nelle forme comunicative del web sociale". Quali saranno le conseguenze di questa situazione, che appare come la naturale evoluzione del "villaggio globale" preconizzato da McLuhan? Siamo davvero destinati a restare prigionieri di un universo sganciato dalla realtà quotidiana, mentre, preda del narcisismo, alimentiamo attraverso i social network i nostri sé digitali? Giovannella Greco non condivide simili letture allarmistiche: "La conoscenza ancora scarna e frammentata sull'attualità non consente di avanzare ipotesi scientificamente fondate sulla vita nella Rete né, tanto meno, di azzardare previsioni sul futuro, ma non è opportuno e il ragazzo come protagonista. La sua ammiratrice è ora inorridita: al sorriso timido e incoraggiante del ragazzo che fino a pochi istanti prima le appariva così attraente si sovrappongono inesorabilmente le immagini di quel video e la magia è distrutta. La scena è tratta dallo spot di una compagnia telefonica, ma descrive una realtà che fa parte dell'esperienza dì tutti. Se un tempo cra più facile lavare Ì panni sporchi in casa, oggi capita spesso che "pezzi" della nostra vita sfuggano al nostro controllo e vengano immessi tra le maglie della rete. Dove, che ci piaccia o meno, resteranno potenzialmente per sempre, talvolta generando conseguenze ben più gravi di un flirt mancato. Ma fac "Se fino a ieri abbiamo vissuto in privato scegliendo quali parti della nostra vita rendere pubbliche, oggi viviamo in pubblico scegliendo GIOVANNELLA GRECO PROFESSORE DI SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA iamo un passo indietro: come ci siamo arrivati? E soprattutto, è davvero corretto porre l'accento solo sui lati negativi della diffusione del vivere online, ormai parte della quotidianità? Per comprenderlo, ci siamo falli aiutare da Giovannella POPULAR SCIENCE / 77 Greco, professore or

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02. I 5 VIVERE NELLA RETE 02. I 5 liquidare la questione mettendone in luce solo i lati negativi, 1 primi risultati dello studio sulle pratiche di connessione sociale e dì presentazione dci sé degli italiani su Facebook, realizzalo nell'ambito del PR1N 20Û9, contribuiscono a sfatare i luoghi comuni più diffusi che tendono a ridurre tale contesto a una mera vetrina narcisìstica o a un luogo anonimo sganciato dalla realtà quotidiana. In ogni caso, le scelte adottate dagli utenti - da quelle più 'conservative' a quelle più 'spregiudicate' - sono frutto di un'attività riflessiva sullo 'stare in Rete con gli altri1 e sullo 'stare in Rete degli altri', agita per lo più in continuità con la propria vita offline". II web non rischia, quindi, di trasformarci in Ìsole o automi, perché la connessione con la vita quotidiana offline non sembra interrompersi. Internet e i social media hanno dimostrato di essere anche veicolo di attivismo e solidarietà, avendo la capacità di diffondere in tempi rapidissimi un messaggio rendendolo virale, anche se non sempre la condivisione digitale di un'istanza si traduce in un impegno concreto. I lati positivi dci web non annullano, però, Ì possibili pericoli cui ci espone quotidianamente l'accesso ai nuovi media, con particolare riferimento ai social network. Ne abbiamo parlato con Paolo Attivissimo, esperto di sicurezza sul web e autore di Facebook e Twitter: manuale di autodifesa. ALLA BASE DI TUTTO, sottolinea Attivissimo, vi è la scarsa conoscenza dei pericoli della rete: "C'è pochissima consapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale (venduti dai network alle agenzie di marketing) e del fatto che noi non siamo i clienti dei social network: siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il più possibile, fornendo cosi dati personali vendibili. 1 social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti. Per esempio, quanti sanno che le foto pubblicate su Instagram sono localizzabili 02. I 5 liquidare la questione mettendone in luce solo i lati negativi, 1 primi risultati dello studio sulle pratiche di connessione sociale e dì presentazione dci sé degli italiani su Facebook, realizzalo nell'ambito del PR1N 20Û9, contribuiscono a sfatare i luoghi comuni più diffusi che tendono a ridurre tale contesto a una mera vetrina narcisìstica o a un luogo anonimo sganciato dalla realtà quotidiana. In ogni caso, le scelte adottate dagli utenti - da quelle più 'conservative' a quelle più 'spregiudicate' - sono frutto di un'attività riflessiva sullo 'stare in Rete con gli altri1 e sullo 'stare in Rete degli altri', agita per lo più in continuità con la propria vita offline". II web non rischia, quindi, di trasformarci in Ìsole o automi, perché la connessione con la vita quotidiana offline non sembra interrompersi. Internet e i social media hanno dimostrato di essere anche veicolo di attivismo e solidarietà, avendo la capacità di diffondere in tempi rapidissimi un messaggio rendendolo virale, anche se non sempre la condivisione digitale di un'istanza si traduce in un impegno concreto. I lati positivi dci web non annullano, però, Ì possibili pericoli cui ci espone quotidianamente l'accesso ai nuovi media, con particolare riferimento ai social network. Ne abbiamo parlato con Paolo Attivissimo, esperto di sicurezza sul web e autore di Facebook e Twitter: manuale di autodifesa. ALLA BASE DI TUTTO, sottolinea Attivissimo, vi è la scarsa conoscenza dei pericoli della rete: "C'è pochissima consapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale (venduti dai network alle agenzie di marketing) e del fatto che noi non siamo i clienti dei social network: siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il più possibile, fornendo cosi dati personali vendibili. 1 social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti. Per esempio, quanti sanno che le foto pubblicate su Instagram sono loca 78 / POPULAR SClENCt izzabili 02. I 5 liq La selfie-mania non risparmia neanche l'Italia. Si calcola che gli italiani arrivino ad almeno un milione di selfie al giorno idare la questione mettendone in luce solo i lati negativi, 1 primi risultati dello studio sulle pratiche di connessione soci da chiunque e sono un bersaglio ghiotto per i malintenzionati se non sì cambiano le impostazioni predefìnite?", Quali sono le precauzioni che l'utente può prendere? Paolo Attivissimo propone quattro "regole d'oro": "Primo, usare uno pseudonimo e condividerlo soltanto con le persone che conosciamo nel mondo reale. Secondo, disattivare la geolocalizzazione, che comunica ai social network dove siamo in ogni momento. Terzo, ricordarsi che, se una cosa finisce su Internet, ci resta per sempre: noi possiamo per esempio cancellare una nostra foto imbarazzante, ma le copie catturate da altri continueranno a circolare. le e dì presentazione dci sé degli italiani su Facebook, realizzalo nell'ambito del PR1N 20Û9, contribuiscono a sfatare i luoghi comuni più diffusi che tendono a ridurre tale contesto a una mera vetrina narcisìstica o a un luogo anonimo sganciato dalla realtà quotidiana. In ogni caso, le scelte adottate dagli utenti - da quelle più 'conservative' a quelle più 'spregiudicate' - sono frutto di un'attività riflessiva sullo 'stare in Rete con gli altri1 e sullo 'stare in Rete degli altri', agita per lo più in continuità con la propria vita offline". II web non rischia, quindi, di trasformarci in Ìsole o automi, pe Quarto, dare per scontato che quello che facciamo su Internet sia visibile a tutu, compresi i nostri peggiori nemici, datori dì lavoro presenti e futuri, partner sentimentali, e comportarsi di conseguenza". Se la cautela resta importante quando si parla di adulti, diventa irrinunciabile quando sono coinvolti i minori, per gli esiti anche molto gravi che un uso scorretto dei nuovi inedia può avere su un individuo che non ha ancora la maturità per gestire frustrazioni e disagi. Ne sono ben 0) iconsapevoli gli specialisti della . ^y Società Italiana di Pediatria, che hanno scelto di soffer| ._i^i marsi sull'accesso sicuro ^^ alla rete nell'ambito degli Stati Generali della Pediatria, tenutist a Roma il 19 novembre ché la connessione con la vita quotidiana offline non sembra interrompersi. Internet e i social media hanno dimostrato di essere anche veicolo di attivismo e solidarietà, avendo la capacità di diffondere in tempi rapidissimi un messaggio rendendolo virale, anche se non sempre la condivisione digitale di un'istanza si traduce in un impegno concreto. I lati positivi dci web non annullano, però, Ì possibili pericoli cui ci espone quotidianamente l'accesso ai nuovi media, con particolare riferimento ai social network. Ne abbiamo parlato con Paolo Attivissimo, esperto di sicurezza sul web e autore di Facebook e Twitter: manuale di autodifesa. ALLA BASE DI TUTTO, sottolinea Attivissimo, vi è la scarsa conoscenza dei pericoli della rete: "C'è pochissi

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"C'è pochissima consapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale e del fatto che noi non siamo i clienti dei social network siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il più possibile, fornendo così dati personali vendibili. I social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti" PAOLO ATTISSIMO ESPERTO DI SICUREZZA SUL WEB U 2 . l 5 "C'è pochissima consapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale e del fatto che noi non siamo i clienti dei social network siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il più possibile, fornendo così dati personali vendibili. I social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti" PAOLO ATTISSIMO ESPERTO DI SICUREZZA SUL WEB DEDICATO ALLE FOTO "C'è pochissima c Sono ormai numerose le applicazioni gratuite per la condivisione delle foto. Ad esempio Instagram permette di scattare le istantanee. applicare filtri e condividerle su Facebook e altri social network. Attualmente sono quattro ì milioni di utenti italiani che usano abitualmente Instagram. mentre Flickr fatica ancora a decollare. nsapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale e del fatto che noi non siamo i clienti dei social network siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il pi scorso. Nel corso della manifestazione sono stati presentati gli esiti dell'indagine Abitudini e stili di vita degli adolescenti, condotta su un campione nazionale di 2.107 studenti delle scuole secondarie di primo grado. 1 dati che emergono descrivono una situazione allarmante: il 31% dci tredicenni dichiara di aver subito atti di cyberbullismo e il 56% afferma di avere amici che ne sono stati vittima. Tra gli assidui frequentatori dei social network la percentuale delle vittime del cyberbullismo sale al 45%. Si tratta di episodi che nella stragrande maggioranza dei casi (!'85% circa) non giungono a conoscenza delle figure adulte di riferimento. È come se si venisse a creare un cortocircuito comuni possibile, fornendo così dati personali vendibili. I social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti" PAOLO ATTISSIMO ESPERTO DI SICUREZZA SUL WEB DEDICATO ALLE FOTO "C'è pochissima c Sono ormai numerose le applicazioni gratuite per la condivisione delle foto. Ad esempio Instagram permette di scattare le istantanee. applicare filtri e condividerle su Facebook e altri social network. Attualmente sono quattro ì milioni di utenti italiani che usano abitualmente Instagram. mentre Flickr fatica ancora a decollare. nsapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo commerciale e del fatto che noi non siamo i cli cativo che vede, da una parte, ragazzi soli neil'affrontare problemi più grandi di loro e, dall'altra, genitori lasciati al di fuori del mondo dei loro figli adolescenti. La Società Italiana di Pediatria sottolinea, infatti, la falsa sicurezza che può provenire dall'essere riusciti a ottenere "l'amicizia" dei figli su Facebook: mentre l'adulto si illude, così, di poter controllare la vita virtuale dell'adolescente, questi è progressivamente migrato su altri social (WhatsApp in testa, ma anche Instagram, Ask e Twitter). In pratica, la regola è l'uso di più piattaforme social per moltiplicare le possibilità di interagire e, nel contempo, eludere la supervisione degli adulti. La strada più efficace per proteggere nti dei social network siamo il prodotto in vendita. Scopo dei social network non è offrirci spazi sicuri per comunicare in privato, ma indurci a condividere il pi scorso. Nel corso della manifestazione sono stati presentati gli esiti dell'indagine Abitudini e stili di vita degli adolescenti, condotta su un campione nazionale di 2.107 studenti delle scuole secondarie di primo grado. 1 dati che emergono descrivono una situazione allarmante: il 31% dci tredicenni dichiara di aver subito atti di cyberbullismo e il 56% afferma di avere amici che ne sono stati vittima. Tra gli assidui frequentatori dei social network la percentuale delle vittime del cyberbullismo sale al 45%. Si tratta di episodi che nella stragran i nostri ragazzi non appare, però, quella di un anacronistico proibizionismo. Uno studio condotto su 3.906 adolescenti pubblicato su Pediatrics ha, infatti, evidenziato come l'emarginazione sociale riguardi sia i ragazzi che utilizzano troppo il web sia quelli che non vi accedono o lo fanno in modo estremamente ridotto, escludendosi, quindi, dall'ambiente virtuale condiviso dai coetanei. In collaborazione con la Polizia di Stato, la Società Italiana di Pediatria ha elaborato delle linee guida destinate a ragazzi e genitori. L'imperativo categorico resta quello del dialogo: parlare con i propri figli, informarsi sulle loro abitudini, imparare (anche da loro!) come funzionano i social network e riflettere insieme sull'uso responsabile della condivisione via web rimane essenziale per una serena vita online. £i e maggioranza dei casi (!'85% circa) non giungono a conoscenza delle figure adulte di riferimento. È come se si venisse a creare un cortocircuito comuni possibile, fornendo così dati personali vendibili. I social network non sono il demonio, ma vanno usati conoscendone i limiti" PAOLO ATTISSIMO ESPERTO DI SICUREZZA SUL WEB DEDICATO ALLE FOTO "C'è pochissima c Sono ormai numerose le applicazioni gratuite per la condivisione delle foto. Ad esempio Instagram permette di scattare le istantanee. applicare filtri e condividerle su Facebook e altri social network. Attualmente sono quattro ì milioni di utenti italiani che usano abitualmente Instagram. mentre Flickr fatica ancora a decollare. nsapevolezza del fatto che i social media sono in realtà sistemi per la raccolta di massa di profili personali a scopo comm POPULAR SCIENCE / 79 rciale e del fatto c

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Ferruccio de Bortoli

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.e medicine va n no oresesu serio Nel nostro Paese soltanto la metà delle persone cui è stata prescritta una terapia di lunga durata segue ancora le indicazioni del medico dopo un anno. E numerosissimi sono anche gli errori che vengono commessi in termini di dosi e di tempi. Con significativo spreco di risorse e perdita di efficacia Nel nostro Paese soltanto la metà delle persone cui è stata prescritta una terapia di lunga durata segue ancora le indicazioni del medico dopo un anno. E numerosissimi sono anche gli errori che vengono commessi in termini di dosi e di tempi. Con significativo spreco di risorse e perdita di efficacia

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Uno studio italiano dice che solo la metà delle persone che devono prendere con continuità farmaci per una malattia cronica lo fa ancora dopo un anno dall'inizio della terapia. E sono molti gli errori commessi rispetto alle prescrizioni, con grave spreco di risorse Trop :>e cure inefficaci oerché seguite ma e

ppena usciti dall'ambulatorio del medico con la ricetta in mano ci sentiamo già un po' sulla via della guarigione: abbiamo la prescrizione, sappiamo che cosa fare per stare meglio. Peccato che la strada sia in salita, d'ora in poi: quello a cui infatti non si pensa mai abbastanza è che si deve «aderire» alla terapia perché funzioni, seguendola nei modi e nei tempi indicati. Banale? Tutt'altro: secondo i dati di una recente revisione della Cochrane Collaboration (ente di ricerca indipendente per la valutazione della ricerca scientifica), appena metà dei pazienti prende i farmaci come prescritto. E anche le cure più efficaci e innovative possono essere fallimentari se poi non vengono fatte come si deve. «Non basta una scelta appropriata del farmaco, serve l'aderenza o compliance al trattamento perché questo funzioni — spiega Achille Patrizio Caputi, docente di farmacologia all'Università di Messina, fra i firmatari, nel 2013, di un Manifesto per l'aderenza alla terapia farmacologica in Italia —. Purtroppo tutti i dati a disposizione indicano che pochi si curano secondo le istruzioni date dal medico: uno studio della Società italiana di medicina generale (Simg) su 21 mila ipertesi ha dimostrato che dopo il primo anno solo metà dei pazienti prende ancora i farmaci». «E dati simili — prosegue Caputi — si osservano per moltissime patologie, soprattutto croniche e senza un rischio immediato per la salute: i medicinali per ridurre il colesterolo o prevenire le fratture da osteoporosi, quelli per diminuire la probabilità di trombi o per tenere bassa la glicemia non eliminano un sintomo fastidioso o un problema che mette a repentaglio la vita, così i pazienti li percepiscono come poco importanti e li dimenticano. Anche perché sono sentiti

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50% ————— L'aderenza al trattamento per le patologie croniche 25% L'aderenza al trattamento per le patologie acute ma di durata superiore a 10 giorni le patologie acute La mancata aderenza alla terapia si ha non solo quando non si prende il farmaco prescritto, ma anche quando questo viene preso in modo discontinuo o in maniera sbagliata al trattamento La mancata per le patologie acute 25% L'aderenza al trattamento per le patologie acute ma di durata superiore a 10 giorni 50% ————— L'aderenza al trattamento per le patologie croniche 125 miliardi di euro I costi annuali in Europa causata dalla mancata aderenza alle terapie farmacologiche r le patologie acute 25% L'aderenza al trattamento per le patologie acute ma di durata superiore a 10 gi CAUSE PRINCIPALI DELLA MANCATA ADERENZA ALLE CURE i Necessità di assumere i farmaci a vita per malattie croniche i Mancanza di sintomi fastidiosi i Mancanza di un pericolo diretto e immediato per la propria salute i Sottovalutazione della propria condizione patologica i Politerapia, owero utilizzo di due o più farmaci i Piani terapeutici troppo complicati i Paura degli effetti collaterali i Scarsa comprensione del trattamento CHE COSA POSSIAMO FARE PER MIGLIORARE L'ADERENZA ALLE CURE i Chiedere ai medici di consegnarci fogli informativi i Inviarsi promemoria via sms o email i Usare diari e/o portapillole a scomparti i Contare le pillole rimaste nelle confezioni in occasione delle visite di controllo rni 50% ————— L'aderenza al trattamento per le patologie croniche 125 miliardi di euro I costi annuali in Europa causata dalla mancata aderenza alle terapie farmacologiche r le patologie acute 25% L'aderenza al trattamento per le patologie acute ma di durata superiore a 10 gi CAUSE PRINCIPALI DELLA MANCATA ADERENZA ALLE CURE i Necessità di assumere i farmaci a vita per malattie croniche i Mancanza di sintomi fastidiosi i Mancanza di un pericolo diretto e immediato per la propria salute i Sottovalutazione della propria condizione patologica i Politerapia, owero utilizzo di due o più farmaci i Piani terapeutici troppo complicati i Paura degli effetti collaterali i Scarsa comprensione del trattamento Fonti: Aifa e Anmco; Oms CHE COSA POSSIAMO FARE P d'Arco R MIGL

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come un peso, dovendo essere assunti regolarmente e, di fatto, per sempre. Eppure, nel caso dell'ipertensione sappiamo che con un'adesione alla terapia superiore all'80% (in pratica, una situazione in cui vi sia solo un 20 per cento di errori fra mancate assunzioni del farmaco o simili, ndr) il rischio di eventi cardiovascolari come infarti e ictus diminuisce tantissimo. In altre parole le cure funzionano, se sono seguite davvero». Non farlo comporta costi enormi, perché i medicinali vengono buttati e perché non curarsi o farlo male significa andare incontro a ricadute e ricoveri evitabili; in alcuni casi, poi, prendere i farmaci soltanto per poco tempo è come non averlo mai fatto o addirittura peggio. «La persistenza della terapia, ovvero curarsi per tutto il periodo indicato dal medico, è infatti un altro punto cardine perché i trattamenti abbiano effetto — sottolinea Claudio Cricelli, presidente Simg —. Se prendo i farmaci per un po' e poi smetto, credendo di stare bene, la malattia cronica non resta dormiente ma va avanti: quando tornerò ad affrontarla sarà peggiorata e sarà più difficile aggredirla. Un classico è il farmaco anticolesterolo mollato al primo esame in cui i livelli sono discreti, dimenticandosi che il risultato è stato possibile grazie al medicinale. Altrettanto tipico l'abbandono delle terapie croniche quando si prende un'influenza: tutti pensano che interromperle per qualche giorno non possa far male, invece le sospensioni di cura possono avere effetti anche gravi». «Inoltre — prosegue Cricelli — pochi pensa

informazione è il nodo cruciale: uno dei principali motivi della scarsa aderenza è il poco tempo dedicato ai malati o a chi si occupa di loro per spiegare chiaramente tutti gli aspetti dei trattamenti e la loro importanza». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Conseguenze La scarsa aderenza alle indicazioni del medico spesso porta a buttare i medicinali e a rischiare ricadute e complicazioni

Progetto In alcune farmacie d'Italia è partito il progetto pilota «Un trillo per ricordare»: un sistema automatico chiamerà i pazienti nei giorni e negli orari stabiliti, secondo i piani no a quanto siano importanti adeguati controlli terapeutici di periodici, che così vengono spesso trascurati; ciascuno; sulla invece, l'adesione ai test regolari serve a base delle monitorare la terapia e ne è parte integrante, risposte, il perché è il mezzo migliore per capire se stia farmacista, da funzionando o se debba essere modificata». un'apposita L'aderenza ai trattamenti è problematica pagina web, soprattutto fra gli anziani: i deficit cognitivi, le monit orerà la difficoltà di comprensione da parte dei badanti terapia e contatterà chi non italiani (oggi sono almeno un milione gli non prende i anziani gestiti da stranieri, spesso senza preparazione specifica) e soprattutto le politerapie medicinali. Fra dodici mesi rendono complicato seguire le cure nel modo l'Università di giusto. Stando ai dati dell'Agenzia italiana del farmaco, circa metà degli over 65 prende da 5 a 9 Pavia valuterà medicinali al giorno, Yii% addirittura più di io per eff etti sull'aderenza e le numerose malattie che si accumulano negli gradimento dei anni: anche volendo, pare impossibile non fare malati. errori. Così, secondo la Cochrane Collaboration, all'aumentare del numero di farmaci pre-

Dimenticanze e confusione È stato verificato che all'aumentare del numero di medicine da assumere cala inesorabilmente la «diligenza» del paziente scritti cala inesorabilmente la compliance: il tasso medio è deH'8o% in chi deve prendere un medicinale al giorno, ma crolla al 50% quando se ne deve assumere più di uno o se i farmaci vanno presi più di una volta al giorno. «Peraltro — interviene Nicola Ferrara, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria — se si mettono in uno stesso "calderone" terapeutico prodotti indispensabili con altri solo di supporto può capitare che il paziente, se non è informato a dovere, faccia a meno del medicinale essenziale per alleggerire il carico complessivo. L'

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I genitori e il fuorviante timore degli effetti collaterali Il problema della mancata aderenza non dovrebbe riguardare i bambini: delle loro terapie sono responsabili mamma e papa, come potrebbero dimenticare i farmaci o smettere di somministrarli? Invece, uno studio americano dice che solo il 31% dei genitori segue la cura come prescritto, nel 56% dei casi lo fa la maggior parte delle volte, nel 13% solo saltuariamente. «Quando c'è una malattia acuta, tutta l'attenzione è focalizzata a risolverla e l'adesione alle cure non è un problema; in caso di patologie croniche che richiedono un trattamento continuo, l'aderenza crolla anche fra i bambini, perché mam me e papa non capiscono appieno l'importanza della prevenzione per evitare le ricadute — spiega Luigi Greco, vicepresidente della Società italiana di pediatria —. I colloqui approfonditi restano il modo migliore per far capire l'importanza di seguire bene la terapia, magari concentrando i messaggi principali nei primi minuti: dopo un dialogo di un quarto d'ora i genitori dimenticano la metà di ciò che è stato detto, ricordano bene solo quel che si dice all'inizio. Perciò è importante consegnare loro anche istruzioni scritte e comprensibili». Parlare serve a fugare i dubbi di mamme e papa, innanzitutto la paura degli effetti collate rali dei farmaci, spesso più potente di qualsiasi altra considerazione. «I timori sono fomentati da notizie contraddittorie che spesso si trovano sul web — dice il pediatra —. L'unica difesa è una maggior consapevolezza: un bimbo asmatico che tossisce dopo una risata o una corsa non sta prendendo a dovere i medicinali che tengono sotto controllo l'infiammazione dei bronchi, e questo deve essere chiaro ai genitori. Che, invece, finché non arriva una vera crisi pensano che il bimbo stia tutto sommato bene e che "dimenticare" i cortisonici non possa far danni». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ostacoli Caroticket e ricette digitali non aiutano A lcune scelte sanitarie rischiano di mettere / \ ancora più in pericolo l'aderenza alle cure. /—X Può essere il caso dell'aumento dei ticket, / \ come spiega il farmacologo Achille Patrizio Caputi: «Si è pensato che aumentare la compartecipazione del cittadino alla spesa potesse migliorare la compliance: non abbiamo ancora i dati italiani, ma dove si è scelta questa strada l'adesione alle cure croniche è crollata in maniera drammatica». Qualche problema pare

Strategia Le «polipillole» possono essere una soluzione

Un aiuto per facilitare una maggiore aderenza ai trattamenti farmacologici può arrivare anche dalle cosiddette «polipillole». Si tratta di «combinazioni di medicinali (come per esempio quelli per darlo anche la «dematerializzazione» delle ricette, come abbassare la pressione, quelli per ridurre il osserva Claudio Cricelli, presidente Simg: «I pazienti escono dallo studio con un codice e hanno ancor meno idea colesterolo, gli antiaggreganti, ndr) a dosaggi fissi di che cosa sia stato prescritto, non hanno la possibilità di — spiega Achille Patrizio Caputi, docente di ricontrollare le modalità di assunzione indicate dal medico, farmacologia all'Università di Messina —. In alcuni sono più disorientati. Dobbiamo continuare a dare in mano casi può anche valere la pena di rinunciare alla un foglio con la posologia, perché in caso di dubbio si possibilità di possa verificare che cosa ha detto il dottore». E. M. modulare le singole terapie variando le dosi di ciascuno dei farmaci, se in cambio si riesce a ottenere una riduzione del pericolo che i malati non abbandonino il trattamento. In pazienti ad altissimo rischio, ad esempio, la polipillola può aumentare l'aderenza alla cura fino all'86 per cento rispetto alla prescrizione delle singole molecole». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Durante i trattamenti attenzione a quel che bevete Farmaci per l'ipertensione, per tenere sotto controllo colesterolo o glicemia, sonniferi, antidolorifici, antidepressivi, antistaminici: sono questi i prodotti di cui la maggioranza della popolazione fa uso cronico e quindi anche quelli più «a rischio» di scarsa aderenza alla cura. L'adesione a queste terapie spesso viene meno per colpa di effetti collaterali che il paziente non tollera; peccato che non di rado la colpa degli eventi avversi non sia del farmaco, ma di una sua interazione negativa con l'alcol, bevuto regolarmente da molti senza immaginare che il «mix» possa provocare Farmaci per l'ipertensione, per tenere sotto controllo colesterolo o glicemia, sonniferi, antidolorifici, antidepressivi, antistaminici: sono questi i prodotti di cui la maggioranza della popolazione fa uso cronico e quindi anche quelli più «a rischio» di scarsa aderenza alla cura. L'adesione a queste terapie spesso viene meno per colpa di effetti collaterali che il paziente non tollera; peccato che non di rado la colpa degli eventi avversi non sia del farmaco, ma di una sua interazione negativa con l'alcol, bevuto regolarmente da molti senza immaginare che il «mix» possa provocare nausea, mal di testa, sonnolenza e altri sintomi, oltre che condizionare la riuscita del trattamento. La quota di persone in cui si possono manifestare interazioni pericolose è considerevole, stando ai risultati di uno studio Usa pubblicato su Alcoholism, Clinical and Experimental Research: il 42% degli adulti e addirittura il 78% degli over 65 usa medicinali che possono essere influenzati dall'alcol e beve abitualmente, esponendosi a conseguenze. «L'alcol assieme a sedativi, pillole per dormire o alcuni antidolorifici provoca sonnolenza e problemi di coordinazione che possono facilitare le cadute negli anziani — scrivono gli Farmaci per l'ipertensione, per tenere sotto controllo colesterolo o glicemia, sonniferi, antidolorifici, antidepressivi, antistaminici: sono questi i prodotti di cui la maggioranza della popolazione fa uso cronico e quindi anche quelli più «a rischio» di scarsa aderenza alla cura. L'adesione a queste terapie spesso viene meno per colpa di effetti collaterali che il paziente non tollera; peccato che non di rado la colpa degli eventi avversi non sia del farmaco, ma di una sua interazione negativa con l'alcol, bevuto regolarmente da molti senza immaginare che il «mix» possa provocare nausea, mal di testa, sonnolenza e altri sin autori dello studio —. Inoltre, l'alcol riduce parecchio l'efficacia delle terapie antipertensive e può causare ipoglicemie nei diabetici in trattamento; assieme ai diuretici provoca facilmente disidratazione. Tutti problemi che diventano più probabili con l'andare degli anni, quando la capacità di metabolizzare l'alcol diminuisce e rallenta pure il metabolismo dei farmaci: la finestra entro cui sono probabili interazioni dannose si "allarga" ed è quindi importante, quando viene prescritto un farmaco, chiedere sempre come ci si dovrebbe comportare con gli alcolici». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA omi, oltre che condizionare la riuscita del trattamento. La quota di persone in cui si possono manifestare interazioni pericolose è considerevole, stando ai risultati di uno studio Usa pubblicato su Alcoholism, Clinical and Experimental Research: il 42% degli adulti e addirittura il 78% degli over 65 usa medicinali che possono essere influenzati dall'alcol e beve abitualmente, esponendosi a conseguenze. «L'alcol assieme a sedativi, pillole per dormire o alcuni antidolorifici provoca sonnolenza e problemi di coordinazione che possono facilitare le cadute negli anziani — scrivono gli Farmaci per l'

Prevenzione Perglianzian badanti da istruire

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Pare ormai chiaro: se una terapia non funziona la prima domanda da farsi non è se si stia prendendo il farmaco sbagliato, ma se si stia seguendo davvero lo schema di trattamento indicato dal medico. Ma come riuscire a farlo, visti i tanti ostacoli a una buona adesione alle cure? L'ultima revisione della Cochrane Collaboration lo ammette: a oggi nessun metodo si è rivelato indiscutibilmente efficace e non c'è una «ricetta» buona per tutti. Qualcosa però si può fare, a partire da un buon colloquio tra medico e paziente. «Spiegare a fondo perché bisogna prendere quel farmaco con le modalità indicate, chiarire i dubbi, rinforzare il messaggio ai controlli successivi aiuta a migliorare l'aderenza: per il paziente essere consapevole del proprio problema e condividere il percorso terapeutico è alla base della cura — dice Claudio Cricelli, presidente Simg—. Quindi, bisognerebbe ridurre tutte le possibilità di confusione: il cambiamento della terapia, ad

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esempio perché si devono modificare i dosaggi, è un momento critico in cui il medico deve dedicare più tempo alle spiegazioni. Inoltre i pazienti, specie gli anziani, riconoscono il farmaco dalla scatola, dal colore e dalla forma della pillola: ogni volta che viene sostituito, la probabilità di un'assunzione corretta si riduce. Soprattutto in situazioni in cui l'aderenza è a rischio, meglio prescrivere sempre lo stesso prodotto». Lo conferma un recente studio pubblicato sugli Annate of Internal Medicine: quando la pastiglia abituale cambia colore o forma, il rischio di abbandonare la terapia aumenta del 66%. Per ricordarsi di prendere il medicinale nel modo giusto uno dei trucchi più efficaci è scrivere le modalità di assunzione direttamente sulla scatola, così da averle ben presenti ogni volta che abbiamo in mano il prodotto. E se ricordarsi il momento giusto per ogni pa-

tutti i farmaci da prendere nella stessa ora del giorno — spiega Cricelli —. Sono utilissime, perché rendono inequivocabile il momento dell'assunzione impedendo di dimenticare qualcosa, e per di più consentono di accorgersi subito di eventuali errori, perché le pastiglie dimenticate restano nella scatola e si capisce immediatamente se, come e quando abbiamo si è commesso un errore: purtroppo pochi pazienti le usano con regolarità, ma sono uno strumento semplice e a bassissimo costo per migliorare l'aderenza. Lo stesso vale per i diari della terapia, comodi soprattutto in caso di pazienti anziani seguiti da diversi familiari o badanti: quando più persone si avvicendano, segnare su un quaderno che cosa è stato somministrato, e come, aiuta tutti a non commettere errori». «Se ci sono badanti, devono essere coinvolte in colloqui approfonditi: la Società di geron-

stiglia è complicato, vengono in aiuto i dispenser: «Le scatoline vanno preriempite, mettendo in ciascuno scomparto

tologia e geriatria (Sigg) ha pensato a corsi formativi in cui insegnare loro le basi dell'assistenza e delle modalità di

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Priorità A volte, può essere preferibile che il medico riduca il carico delle «pillole», lasciando solo quelle che ritiene indispensabili: non si possono sempre seguire le linee guida per ciascuna patologia, bisogna decidere su che cosa è essenziale puntare

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osserva Nicola Ferrara, presidente Sigg —. Per migliorare l'aderenza, poi, è bene che il medico riduca il carico dei farmaci, lasciando solo quelli indispensabili e prioritari: non si possono seguire le linee guida per ciascuna malattia, occorre decidere su che cosa è essenziale puntare». «Quando si registrano eventi avversi, nei pazienti a rischio di cadute, fragili o terminali e in tutte le politerapie è spesso possibile sospendere qualcosa senza danni — conferma il farmacologo Achille Patrizio Caputi —. La "deprescrizione" sotto la sorveglianza del medico migliora l'aderenza senza compromettere le cure: uno studio su un gruppo di over 70 a cui sono stati tolti farmaci ritenuti meno indispensabili ha mostrato che solo nel 2% dei casi è stato necessario riprenderli». E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ÏÏ mobilio uccide più di incidenti e Aids I genitori temono gli effetti del vaccino ROMA comuni sulmorbl lattia poco La vaccinazione di un bambino grave', ma recenti fatti di cronaca come quello del bimbo morto a Berlino hanno dimostrato che non è così. A far capire però quanto la malattia uccida ci ha pensato un'elaborazione del Washignton Post, che ha estratto dai dati del Global Burden of Diseases pubblicato da Lancet quelli relativi alla mortalità infantile. Dall'elaborazione si scopre che, tra i bambini di cinque anni, il morbillo fa più vittime dell'Hivedegliincidenti stradali. Oltre 82mila morri, concentrati nei Paesi in via di sviluppo e non solo, dalmpmento che alcuni Paesi occidentali hanno abbassato la guardia sulle vaccinazioni. Secondo l'elaborazione il morbillo è la settima causa di morte globale sotto i cinque anni, preceduta solo da infezioni respiratorie, malaria, diarrea, carenze nutrizionali, difetti congeniti e meningite. I bambini sotto 15 anni contano la metà dei morri totali per questa malattìa, che in alcune areedelmondo raggiunge illO% di mortalità. «I numeri parlano chiaro, il morbillo può avere conseguenze gravis sime —afferma Alberto Villani, vicepresidente dejla società italiana di Pediatria — È vero che la maggior parte dei bambini quando Ip prende non sviluppa effetti gravi, ma non si può svantaggiare chi è più debole,enamagari qualche prpplema che lo rende vulnerabile. È importante che tutti si proteggano, e che anche i pediatri contribuiscano a sensibilizzare le f amiglie». Proprio dalle famiglie, ha confermato uno studio delruniversità del Colorado pubblicato da Pediatrics, parte spesso l'impulso a non vacci-

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