SIP: Estratto rassegna stampa Ottobre

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Sommario Rassegna Stampa Pagina Testata Rubrica

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Pag.

Societa' italiana di pediatria

23

La Repubblica

12/10/2014

NELLA PANCIA DI MAMMA GIA' IN CURA DAL PEDIATRA "CAPIREMO PRIMA I RISCHI" (M.Bocci)

3

32

La Repubblica

16/10/2014

LA PREVENZIONE NEONATALE INIZIA DAL GINECOLOGO - LETTERA (I.Cetin)

5

48

Affari&Finanza (La Repubblica)

20/10/2014

L'ALLARME DEI PEDIATRI SI A TABLET E COMPUTER MA PER I PIU' PICCOLI SEMPRE CON I GENITORI

6

Repubblica.it

10/10/2014

CURE PEDIATRICHE, LA SANITA' NON E' UGUALE PER TUTTI. I MEDICI SIP: "INACCETTABILE DIVERSITA' TRA RE

7

Repubblica.it

09/10/2014

PEDIATRIA, LA MAPPA DELLE DISUGUAGLIANZE

18

Repubblica.it

20/10/2014

L'ALLARME DEI PEDIATRI SI' A TABLET E COMPUTER MA PER I PIU' PICCOLI SEMPRE CON I GENITORI

27

48

Corriere della Sera

26/10/2014

QUEI BAMBINI SEMPRE "RAFFREDDATI" (A.Bazzi)

28

48

Corriere della Sera

26/10/2014

UNA PIATTAFORMA INTERNAZIONALE PER COMBATTERTE PIU' EFFICACEMENTE LA TUBERCOLOSI MULTIRESISTENTE (A.bz.)

29

Corriere.it

30/10/2014

QUEI BAMBINI SEMPRE «RAFFREDDATI» ECCO PERCHE' SI AMMALANO COSI' SPESSO

30

Corriere.it

21/10/2014

ADOLESCENTI E DONAZIONE DI SANGUE «INFORMARLI E' IMPEGNO STRATEGICO»

32

Lastampa.it

01/10/2014

BOOM DEI NUOVI SOCIAL NETWORK TRA GLI ADOLESCENTI

35

Lastampa.it

01/10/2014

L'IMPORTANZA DELLE INFORMAZIONI SUI VACCINI

37

Lastampa.it

30/09/2014

FARE SPORT MIGLIORA DEL 10% IL RENDIMENTO A SCUOLA

39

14/15

Il Sole 24 Ore Sanita'

03/11/2014

LA RICERCA A MISURA DI BIMBO

41

12

Il Sole 24 Ore Sanita'

06/10/2014

PEDIATRI IN STAZIONE

44

Ilsole24ore.com

10/10/2014

BAMBINI D'ITALIA ORFANI DELL'ART. 32: «J'ACCUSE» DELLA SIP SULLE DISUGUAGLIANZE DI TRATTAMENTO

45

Ilsole24ore.com

02/10/2014

VACCINAZIONI: ECCO IL CALENDARIO PER LA VITA 2014

46

15

Libero Quotidiano

19/10/2014

ALCOL, MUSICA E DIGIUNO OCCHIO AL MIX DIABOLICO AMATISSIMO DAI GIOVANI (L.Bernardo)

47

4/5

Il Fatto Quotidiano

06/10/2014

LA PASSIONE PER IL NUOTO E LA CRISI DEL 14 ANNO CHE SEGNA L'ADOLESCENZA (A.Nannini)

48

6

Il Fatto Quotidiano

06/10/2014

"FAI UN PASSO INDIETRO SCEGLIE TUO FIGLIO" (C.Daina)

49

22

La Nazione

15/10/2014

MENINGITE E VACCINAZIONI BUONA SCELTA (P.Biasci)

51

Ilsecoloxix.it

01/10/2014

DAI PEDIATRI IL CALENDARIO E I SUGGERIMENTI PER I VACCINI

52

26

Il Giornale di Brescia

28/10/2014

I GENITORI CONFONDONO I MEDICINALI

54

6

La Sicilia

11/10/2014

AL SUD PIU' ALTA DEL 30% LA MORTALITA' INFANTILE

55

17

La Provincia (CR)

07/10/2014

LE NEOMAMME AGITATE SONO PIU' AGGRESSIVE DEPRESSE E ALLATTANO MENO

56

1

Corriere Adriatico

11/10/2014

I BAMBINI DIVERSI (L.Parisi)

57

11

Il Quotidiano del Sud

11/10/2014

NEL MERIDIONE TASSI PIU' ALTI

58

1

Il Quotidiano di Sicilia

24/10/2014

CURE PEDIATRICHE, PER I'ISTAT LA SICILIA RESTA INDIETRO

59

7

Gazzetta di Parma

01/10/2014

IN PENSIONE LE "TABELLE PERCENTILI"

60

15

Il Quotidiano del Sud - Basilicata

11/10/2014

NEL MERIDIONE TASSI PIU' ALTI

61

14

La Discussione

22/10/2014

DONAZIONE DI SANGUE E ADOLESCENTI, POCHE NOTIZIE DA SCUOLA E INTERNET

62

6

La Prealpina

26/10/2014

FARMACI SBAGLIATI AI BIMBI

63

10

La Provincia Frosinone

25/10/2014

ADOLESCENTI "VITTIME" DELLA RETE

64

9

Il Biellese

07/10/2014

TROPPO WEB, I RISCHI PER I GIOVANI GIOVEDI' UN CONVEGNO A CITTA' STUDI

66

1

Il Cittadino (Lodi)

29/10/2014

INTERNET, UN LUOGO DI DIRITTI?

67

.


Sommario Rassegna Stampa Pagina Testata Rubrica

Data

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Pag.

Societa' italiana di pediatria

9

Il Crotonese

11/10/2014

MORTALITA' INFANTILE PIU' ALTA AL SUD MA OVUNQUE E' CAOS VACCINAZIONE

68

12

Metro - Ed. Milano

07/10/2014

ADOLESCENTI SEMPRE ON LINE ANCHE PER CURARE LA SALUTE

69

9

La Voce del Popolo (Torino)

19/10/2014

GIOVANI E INTERNET DIPENDENZA PERICOLOSA

70

35

La Voce di Mantova

19/10/2014

NEL SUD ITALIA MORTALITA' INFANTILE PIU' ALTA DEL 30%

71

27

La Voce di Rovigo

15/10/2014

NEL SUD ITALIA MORTALITA' INFANTILE PIU' ALTA DEL 30%

72

5

Il Quotidiano Cassino

27/10/2014

MINORI DROGATI DI AZZARDO ON-LINE

73

7

Provincia Civitavecchia

18/10/2014

"NEL SUD ITALIA MORTALITA' INFANTILE PIU' ALTA DEL 30%

74

1

Cronache del Garantista

14/10/2014

AL SUD I BAMBINI MUOIONO 2 VOLTE PIU' CHE AL NORD (A.Micali)

75


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L’allarme dei pediatri sì a tablet e computer ma per i più piccoli sempre con i genitori Lo leggo dopo

I bambini “nativi digitali” dovrebbero avere libero accesso ai dispostivi elettronici creati per loro? L’uso di tablet, app e schermi elettronici è sconsigliato prima dei 2 anni di età. Promossi giochi, film e app a misura di bambini più grandi ma con prudenza: meno di 1 o 2 ore al giorno, che includano il tempo che i piccoli passano avanti alla tv e con la supervisione della famiglia. Lo ricordano i medici dell’American academy of pediatrics (Aap) e concordano gli specialisti della Società italiana di pediatria (Sip). Malgrado le recenti revisioni, le ultime linee guida degli specialisti statunitensi che scoraggiavano l’uso dei media elettronici per i piccoli risalgono al 1999 e si riferivano a programmi tv, videocassette e dvd. «La cosa peggiore è negare ai bambini l’accesso al mondo digitale ma la seconda cosa, più pericolosa ancora, è di dargli un accesso illimitato» dichiara Donald Shifrin dell’Aap. Sottolinea Giovanni Corsello, presidente SIP: «I pediatri non vogliono demonizzare l’uso di tali dispositivi. Dai 2 anni in poi l’innovazione tecnologica permette di avere nuove opportunità. Va evitato l’abuso e serve la partecipazione attiva dei genitori nella scelta dei programmi. Prima dei 2 anni di età va preferita l’interazione umana allo stimolo virtuale». (r.rap.) (20 ottobre 2014)

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SULLO STESSO ARGOMENTO Sintomi, vaccinazioni, pronto soccorso Il vademecum dei pediatri sull'influenza A 2 ottobre 2009 Le fiabe ai bimbi già a sei mesi e a scuola saranno più bravi 17 maggio 2008 La scomparsa del pediatra "2 milioni di bambini senza medici" 10 marzo 2011

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A caccia di pediatri inchiesta in nove città 7 febbraio 2011

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Il computer sì, il tablet no cosa controllano al check in? 7

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Tremonti indagato per corruzione «Una tangente da

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Scontri, Renzi convoca gli operai Camusso: «Abbassi i

La Nato lancia l'allarme: 26 caccia russi intercettati nei cieli europei

«Salviamo il Diritto e l'Economia» Artisti e intellettuali in

MEDICINA

Quei bambini sempre «raffreddati» Ecco perché si ammalano così spesso La prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, che iniziano ai primi freddi e si ripetono con diversi episodi nel corso dell’anno di Adriana Bazzi

  

La risposta al suono per scoprire la sordità

Societa' italiana di pediatria

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Bronchiti, otiti, faringiti, raffreddori e, nei casi più complessi, polmoniti, che

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PEDIATRIA

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cominciano con l’arrivo della stagione fredda e si ripetono: i bambini ne soffrono e le mamme si preoccupano. I medici le chiamano infezioni respiratorie ricorrenti e stanno cercando soluzioni di cura. Un bambino su quattro, nei primi cinque anni di vita, può andare incontro a questo tipo di problemi, ma per parlare davvero di «infezioni respiratorie ricorrenti» esiste un criterio clinico: si devono contare almeno otto episodi di infezione, nell’arco dell’anno in bambini sotto i tre anni, e almeno sei infezioni in coloro che hanno superato quell’età (fino ai sette anni). «Questo vale quando l’infezione si presenta in sedi diverse, per esempio una volta all’orecchio e un’altra volta ai bronchi - commenta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di pediatria all’ospedale policlinico, Università di Milano, che ne ha parlato a Palermo all’ultimo congresso nazionale congiunto della Società italiana di pediatria e della Società italiana di infettivologia pediatrica -. Se, invece, il processo infettivo si manifesta sempre nella stessa sede, per esempio se un bambino ha episodi ricorrenti di otite o di faringite, allora il valore soglia per definire l’infezione ricorrente è di quattro episodi l’anno».

Ma perché certi bambini si ammalano così spesso? Esistono fattori ambientali innanzitutto, ma ci sono anche situazioni predisponenti che riguardano la capacità di difesa immunitaria innata nei confronti delle aggressioni esterne. Andiamo con ordine. E partiamo dall’ambiente. «Frequentare l’asilo nido o la scuola materna rappresenta un rischio perché facilita l’esposizione ai germi - commenta Susanna Esposito -. Poi ci si mette l’inquinamento ambientale che comprende anche il fumo di sigaretta. E infine certi comportamenti come l’abitudine al ciuccio». Identificati i fattori di rischio, non è difficile suggerire qualche regola per la prevenzione. E se è evidente che non si può rinunciare all’asilo, almeno si può evitare di esporre i bambini al fumo passivo o si può limitare la loro

2/2 PEDIATRIA

I genitori chiedono ai medici di essere più coinvolti nella cura

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PEDIATRIA

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permanenza in ambienti inquinati. E si può eliminare il ciuccio (che favorisce la comparsa di otiti). È bene anche effettuare lavaggi nasali con soluzione fisiologica per evitare la colonizzazione del naso da parte dei germi. Poi, secondo la professoressa Esposito, sarebbe utile somministrare ai bambini che hanno già avuto questo tipo di problemi, un po’ di vitamina D (1000 Unità al giorno per dieci giorni al mese, per tre-sei mesi) che avrebbe un’attività immunomodulante (aumenterebbe cioè le difese immunitarie nei confronti dei germi).

PEDIATRIA

Se una figlia rifiuta la scuola,i compagni e ogni contatto sociale

PEDIATRIA

un’alterazione di quella che gli specialisti chiamano «risposta immunitaria innata», cioè quella che entra in azione per prima, quando si tratta di aggredire batteri e virus (la risposta adattiva invece, che presuppone la formazione di anticorpi specifici contro determinati microrganismi, è più tardiva). «Esistono farmaci - continua Susanna Esposito - che sono in grado di stimolare la risposta innata. Il pidotimod, per esempio, è un composto di sintesi che aumenta l’espressione dei cosiddetti toll like receptors, una classe di recettori presenti su alcuni globuli bianchi, capaci di riconoscere strutture tipiche dei microbi e di neutralizzarli. Oppure l’OM 25, un lisato batterico contenente frazioni di sette batteri, che funziona sempre come immunostimolante». 30 ottobre 2014 | 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le difese immunitarie, appunto. Alcuni bambini possono presentare

Adolescenti e donazione di sangue«Informarli è impegno strategico»

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La risposta immunitaria innata


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Pistorius, 5 anni di carcere per l'omicidio della

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Il prete che salvò gli inglesi dai nazisti

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INDAGINE DELL’AVIS E DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PEDIATRIA

Adolescenti e donazione di sangue «Informarli è impegno strategico» Per il 66% degli intervistati è «una cosa giusta da fare per aiutare il prossimo» ma meno del 20% afferma che diventerà un donatore. Dolore ma, soprattutto, paura dei possibili effetti collaterali sono risultati essere di gran lunga i deterrenti maggiori di Maurizio Tucci

 

Donazione di sangue: roba da grandi? Dal punto di vista strettamente tecnico sì, considerando che per diventare donatori è necessario essere maggiorenni, ma Avis e Società Italiana di Pediatria - nell’ambito dell’osservatorio annuale “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani” della Società Italiana di Pediatria - hanno indagato quale fosse il “percepito” della donazione di sangue da parte degli adolescenti. Dai dati dell’indagine - effettuata a livello nazionale su un campione di 2.100 studenti di terza media e presentati a Roma in un convegno dal titolo

famiglia (75%). La scuola - indicata dal 68% del campione intervistato appare essere più indietro. E il dato è ancora più basso al Sud (61,6%), ma soprattutto nelle Isole (54,6%).

Societa' italiana di pediatria

PEDIATRIA

Autismo e diagnosi precoce: nasce network per bambini ad alto rischio

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E le fonti dalle quali questa informazione è stata acquisita sono in grande prevalenza la televisione, una volta tanto “buona maestra” (78% dei casi) e la

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“Adolescenti e donazione di sangue” che si è tenuto presso la sede del MIUR – risulta che la pratica della donazione di sangue appare universalmente conosciuta già nella fascia d’età 12-14 anni (ne ha sentito parlare oltre il 95%).

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Data

21-10-2014

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2/3 PEDIATRIA

La teoria e la pratica La constatazione che altri canali di informazione quali, ad esempio, internet (in genere molto utilizzato in quella fascia di età) o giornali/riviste siano meno indicati è chiaro segno che l’informazione sulla donazione di sangue - all’età del nostro campione - risulta più subita che cercata. Sul fronte della percezione individuale, il 66% degli adolescenti intervistati considera la donazione di sangue «una cosa giusta da fare per aiutare il prossimo», mentre meno del 6% la considera «un argomento che non mi interessa». Per il 90% donare il sangue è un gesto di altruismo e solidarietà, e per il 70% è utile anche per la salute del donatore. Passando, però, dalle dichiarazioni (tutte politically correct) alla pratica (sia pur riferita a un qualcosa che è necessariamente differito nel tempo), meno del 20% afferma che certamente diventerà un donatore di sangue. I più disponibili alla donazione sono risultati i ragazzi del Sud (22,7%), mentre i meno disponibili quelli del NordOvest (16,8%). D’altra parte il 21% pensa che donare il sangue possa essere rischioso per il donatore, e il 34% ritiene che farlo sia doloroso. Dolore ma, soprattutto, paura di effetti collaterali sono risultati essere di gran lunga i deterrenti maggiori alla decisione di diventare donatori di sangue come è apparso evidente dall’approfondimento qualitativo dell’indagine, realizzato dall’Associazione Laboratorio Adolescenza, partner del progetto, incontrando direttamente ragazzi e ragazze nel target di età.

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Il «peso» dei genitori In particolare, riguardo ai rischi, molti adolescenti hanno fatto riferimento – sia pure con un po’ di confusione argomentativa - a errori trasfusionali, aghi

PAPÀ VIP DEL MESE

infetti e carenze igieniche. Ciò che è anche emerso dal lavoro svolto da Avis e Sip è che la propensione a donare il sangue è fortemente condizionata dalla

Hugh Jackman sexy papà vip

conoscenza diretta di qualcuno che lo fa. La percentuale di chi risponde che «certamente diventerà donatore» passa, infatti, dal 7,5% (ragazzi che non conoscono donatori) al 25,4% (ragazzi che conoscono personalmente almeno un donatore). E il “peso” dei genitori risulta essere quello maggiore: tra chi ha la mamma o il papà (o entrambi) che donano la percentuale di donatori prossimi venturi - almeno negli intenti - sale al 36,7%. Entrando nel merito delle conoscenze più approfondite, una percentuale che oscilla tra il 10 e il 30% ha - relativamente alla donazione di sangue - convinzioni errate. Ad esempio, il 30% crede che siano poche le persone che possano donare il sangue, il 20% ritiene che per donare il sangue in Italia si debba necessariamente essere cittadini italiani, il 15% ritiene che assumere droga non precluda la possibilità di donare il sangue e altrettanti pensano - vera contraddizione in termini – che la donazione di sangue venga retribuita. Il 10% pensa, inoltre, che si possa donare il sangue solo per un parente o, al massimo, un amico.

PEDIATRIA

Meglio fare il test «combinato»prima di amnio e villocentesi

PEDIATRIA

Per il test sul Dna fetale bastaun prelievo di sangue della mamma

LIVING

Societa' italiana di pediatria

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Soddisfatto del lavoro svolto Vincenzo Saturni, presidente nazionale Avis, che commenta: «I dati che abbiamo raccolto attraverso questa recente e proficua collaborazione avviata con Società Italiana di Pediatria e Laboratorio Adolescenza ci permettono di comprendere quali sono gli spazi di intervento per aumentare il coinvolgimento giovanile e ci aiuta a pianificare le nostre azioni che trovano comunque nella scuola un canale di comunicazione fondamentale, sia per il suo naturale ruolo educativo sia per la capillarità territoriale. Anche perché Avis - sottolinea Saturni - promuove non solo la donazione di sangue periodica come atto concreto per rispondere a un bisogno di salute, ma anche un percorso culturale finalizzato all’adozione di

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ad uno stile di vita sano». Sulla stessa linea il presidente della Società Italiana

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di Pediatria, Giovanni Corsello, che evidenzia l’importanza di un rapporto

La gravidanza è più sicuracon abitudini sane e controlli

sinergico tra associazionismo (Avis in prima fila) scuola e pediatri, con l’obiettivo di far crescere, negli adolescenti, la cultura della donazione di sangue. «L’investimento sugli adolescenti - afferma Corsello - è strategico , anche se non possono essere donatori prima della maggiore età, perché nell’età evolutiva si determina una sorta di “imprinting” sul modo di

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comprendere il mondo e rapportarsi con gli altri, che poi resta nell’età

Ilaria Spada, shopping con il baby

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Bambini d'Italia orfani dell'art. 32: «j'accuse» della Sip sulle disuguaglianze di trattamento

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10 ottobre 2014 Cronologia articolo

di Barbara Gobbi

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Dove sono i principi fondamentali di uguaglianza, universalità ed equità richiamati dall'art. 32 della Costituzione? A guardare lo stato dell'assistenza pediatrica in Italia, verrebbe da pensare che siano stati in gran parte calpestati. Perciò serve immediatamente correre ai ripari, cogliendo l'occasione della riforma in itinere del Titolo V della nostra Carta fondamentale, per salvaguardare il principio di una parità di trattamento che sia "adeguata" e uniforme in tutte le Regioni. A lanciare il «j'accuse» e a fare una serie di conseguenti proposte è la Società italiana di pediatria, che a Roma ha presentato il documento "La salute dei bambini e la sanità delle regioni: differenze inaccettabili"», curato dal suo Comitato di bioetica.

Sfoglia Sanità in PDF Dalle scelte vaccinali in ordine sparso al fai-da-te sullo screening neonatale allargato per le malattie metaboliche. Dalle differenze abissali nella mortalità neonatale, che al Sud è del 30% più elevata rispetto alla regioni settentrionali per la scarsità di Tin e punti nascita adeguati, fino ai tassi d'incidenza dei tumori, decisamente superiori in Italia a quelli Usa e dell'Europa del Nord. Per non parlare delle cure palliative pediatriche, strutturate oggi solo in 9 regioni. Queste le dolentissime note di un'assistenza pediatrica che non garantisce parità di trattamento a quelli che della società non sono soltanto tra i soggetti più fragili, ma ne rappresentano anche il futuro.

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E «il nuovo intervento sul Titolo V della Costituzione non basterà a risolvere questi problemi, se il testo finale non si discosterà da quello proposto dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che riconosce allo Stato la legislazione esclusiva in materia di determinazione dei livelli essenziali di assistenza», affermano i bioeticisti Sip. Perciò nel documento la società scientifica propone la sostituzione della lettera m dell'articolo 117 con il testo seguente: (lo Stato ha legislazione esclusiva rispetto alla) «determinazione dei livelli appropriati e inderogabili di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, al fine di garantire una adeguata parità di trattamento su tutto il territorio nazionale; (alle) disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per la sicurezza alimentare e per la tutela e sicurezza del lavoro». Formulazione che, ne sono convinti i pediatri, salvaguarderebbe l'autonomia delle Regioni rispetto alla «programmazione e organizzazione» dei servizi, ma limiterebbe, attraverso l'utilizzo della misura di ciò che è appropriato/inderogabile e non semplicemente essenziale nel senso del minimo indispensabile, il disorientamento normativo e l'allargarsi della distanza fra chi ha di più e chi ha meno.


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