Pediatria magazine vol 2 | num 9 | 09-2012

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Fresche di stampa

Decreto Sanità, ecco perché non ci convince

Secondo appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi.

Il Presidente Alberto G. Ugazio analizza il testo del cosiddetto “Decreto Balduzzi”, valutandone pagina10 pro e contro.

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www.sip.it

Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

Magazine della Società Italiana di Pediatria

volume 2 | numero 9 | settembre 2012

Tv e minori ai tempi del digitale “Il minore ha diritto di essere tutelato da trasmissioni televisive che possano nuocere alla sua integrità fisica e morale, anche se la famiglia è carente sul piano educativo”. Con l’impegno a rispettare questo principio nel 2002 le maggiori emittenti televisive sottoscrissero il Codice di Autoregolamentazione Media e Minori. A distanza di 10 anni l’offerta televisiva in Italia è profondamente cambiata. Si è passati da meno di 10 canali nazionali a circa 200, ai quali si aggiungono circa 600 canali locali e 590 web tv. In questo nuovo contesto è ancora possibile rispettare quell’impegno o occorrono nuovi strumenti? “C’è una riconosciuta emergenza educativa”, avverte l’ultimo rapporto redatto dal Comitato di applicazione del Codice. “La moltiplicazione dell’offerta e la flessibilità della sua fruizione non attenuano, al contrario accentuano e rendono ancora più attuale, la necessità di accompagnare le giovani generazioni in un’introduzione positiva nella realtà, nella quale non poca parte è rappresentata dai mezzi di comunicazione”. Un recente provvedimento varato dal Governo ha messo nuovi paletti ai programmi non adatti ai minori trasmessi dalle tv in chiaro e dalle pay tv. Ma ha lasciato aperti alcuni problemi. E intanto l’attività del Comitato è bloccata, perché il Ministero non ne ha rinnovato i vertici. I servizi alle pagine14,15 e16

La lezione di Galileo

È etico fare figli?

Una riflessione di Giovanni Corsello dopo la bocciatura della Corte Europea dei Diritti dell’uomo della legge italiana sulla fecondazione medicalmente assistita.

Se lo domanda, in questa intervista esclusiva, la filosofa canadese Christine Overall, autrice di un discusso libro che capovolge il dibattito su maternità e paternità.

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Fresche di stampa

Decreto Sanità, ecco perché non ci convince

Secondo appuntamento con la rubrica che presenta le ultimissime novità in arrivo dalla Letteratura: gli studi “da non mancare” in Pediatria selezionati per voi.

Il Presidente Alberto G. Ugazio analizza il testo del cosiddetto “Decreto Balduzzi”, valutandone pagina10 pro e contro.

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Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

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Tv e minori ai tempi del digitale “Il minore ha diritto di essere tutelato da trasmissioni televisive che possano nuocere alla sua integrità fisica e morale, anche se la famiglia è carente sul piano educativo”. Con l’impegno a rispettare questo principio nel 2002 le maggiori emittenti televisive sottoscrissero il Codice di Autoregolamentazione Media e Minori. A distanza di 10 anni l’offerta televisiva in Italia è profondamente cambiata. Si è passati da meno di 10 canali nazionali a circa 200, ai quali si aggiungono circa 600 canali locali e 590 web tv. In questo nuovo contesto è ancora possibile rispettare quell’impegno o occorrono nuovi strumenti? “C’è una riconosciuta emergenza educativa”, avverte l’ultimo rapporto redatto dal Comitato di applicazione del Codice. “La moltiplicazione dell’offerta e la flessibilità della sua fruizione non attenuano, al contrario accentuano e rendono ancora più attuale, la necessità di accompagnare le giovani generazioni in un’introduzione positiva nella realtà, nella quale non poca parte è rappresentata dai mezzi di comunicazione”. Un recente provvedimento varato dal Governo ha messo nuovi paletti ai programmi non adatti ai minori trasmessi dalle tv in chiaro e dalle pay tv. Ma ha lasciato aperti alcuni problemi. E intanto l’attività del Comitato è bloccata, perché il Ministero non ne ha rinnovato i vertici. I servizi alle pagine14,15 e16

La lezione di Galileo

È etico fare figli?

Una riflessione di Giovanni Corsello dopo la bocciatura della Corte Europea dei Diritti dell’uomo della legge italiana sulla fecondazione medicalmente assistita.

Se lo domanda, in questa intervista esclusiva, la filosofa canadese Christine Overall, autrice di un discusso libro che capovolge il dibattito su maternità e paternità.

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Pediatria

anno 2 | numero 9 | settembre 2012

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it redazione@sip.it Direttore Scientifico Alberto E. Tozzi Direttore Cinthia Caruso Redazione Rino Agostiniani Sabrina Buonuomo Francesco De Luca Marina Macchiaiolo Domenico Minasi

In questo numero News Fresche di stampa A cura di Alberto E. Tozzi

4

Traumi cranici da abuso, ecco come riconoscerli

6 6

Gli altri? Non sono roba per bambini

7

I nuovi trend della mortalità infantile

9

4

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002 Abbonamenti 2012

Decreto Sanità, ecco perché non ci convince Alberto G. Ugazio

Presidente Alberto G. Ugazio

Giovanni Corsello

Consiglio Direttivo Antonio Correra (Vicepresidente), Giovanni Corsello (Vicepresidente), Domenico Minasi (Tesoriere), Rino Agostiniani (Segretario), Luca Bernardo, Francesco De Luca, Paolo Colleselli, Marcello Lanari, Alberto Fabio Podestà, Luigi Cataldi, Riccardo Longhi, Maria Grazia Sapia, Gian Paolo Salvioli (Delegato della Conferenza Nazionale), Alessandro Fiocchi (Delegato del Consiglio Nazionale), Giuseppe Di Mauro (Delegato della Consulta Nazionale)

Fascicolo Sanitario Elettronico, un’altra occasione persa?

La lezione di Galileo

Salute e benessere per bambini e adolescenti

TC pediatrica: rischio di leucemie 22 e tumori cerebrali? 10

Lavaggio nasale, un aiuto importante

“Il Parental control? Non basta” Intervista a Franco Mugerli

14

Libri

I bambini di Taranto È etico fare figli?

17 18

Intervista a Christine Overall

12

Prima colazione: un pasto fondamentale per chi cresce

Alert farmaci A cura di Marina Macchiaiolo

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Pedi@tria Capi di abbigliamento intelligenti A cura di Alberto E. Tozzi

Giochi pericolosi A cura di Manuela Moncada

Pediatria numero 9 - settembre 2012

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Alimentazione

Attualità

Stampa Arti Grafiche Tris, Roma settembre 2012

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12

Dai film ai tg, tutte le volte in cui 14 la tv ha dimenticato i minori

Immagini © 2012 Photos.com

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14

Primo piano

Progetto grafico e impaginazione Typo srl, Roma

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Domenico Minasi

Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore

2

Giovanni Vitali Rosati

La clinica

La politica

Individuale E 40,00 Istituti, enti, biblioteche E 80,00 Estero E 120,00

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

Ricordo di Giorgio Bartolozzi

Giuseppe Roberto Burgio

Screening lipidico universale, è polemica

Redazione editoriale David Frati Manuela Moncada Pubblicità e promozione Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 t.tucci@pensiero.it

Pianeta SIP

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Alberto E. Tozzi

Coordinatore Area di Ricerca malattie multifattoriali e fenotipi complessi, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

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nche se si riuscissero a stampare 1000 coppie di basi per cm², ci vorrebbe un foglio di carta largo 16 metri e lungo 30 km per rappresentare tutti i dati di genomica analizzati negli ultimi 5 anni. Si chiama ENCODE, ed è il progetto che prosegue il progetto Genoma. Trenta articoli pubblicati tutti insieme su Nature e altre riviste per analizzare dettagliatamente cosa fa il genoma in 147 tipi cellulari diversi: l’articolo principale della serie ha circa 450 autori. Dopo aver identificato una serie di geni che codificano proteine specifiche è il momento di comprendere che funzione ha il materiale genetico che si trova tra essi. Sorpresa: questa porzione del materiale genetico serve a regolare in modo fine l’espressione dei geni. Se le proteine fossero dei suoni sarebbe qualcosa di vagamente simile a un enorme mixer in grado di armonizzare in maniera precisa il suono attraverso il volume, il timbro, la tonalità. L’espressione genica cambia in base al tipo cellulare, la serie di stimoli e segnali che la cellula riceve, forse l’età ed ancora numerosi altri parametri. Cominciamo a capire la funzione biochimica di ormai l’80% del genoma e probabilmente dovremo cambiare tutti i testi di Biologia. Abbiamo cambiato passo: oggi è possibile coordinare enormi gruppi di lavoro in grado di raggiungere risultati strabilianti e capaci di analizzare montagne di dati. Non è solo una questione di in-

e avete provato almeno una volta il brivido di fare una fila chilometrica per accompagnare vostro figlio o figlia adolescente allo store milanese di Abercrombie & Fitch, il tempio della moda che i teenager di tutto il mondo adorano, la notizia vi lascerà di stucco. Il marchio è in crisi, le vendite sono in picchiata del 10% e a breve chiuderanno 180 negozi negli Stati Uniti. La doccia fredda è arrivata nel bel mezzo dell’estate, quando l’Huffington Post ha annunciato il piano di contenimento del gruppo. Luci soffuse, commessi bellocci a torso nudo, atmosfera da discoteca non sono riusciti a contenere l’urto della crisi economica che ha investito jeans, short e felpe che fanno tanto impazzire gli adolescenti. Ma la responsabile di tutto ciò non è solo la crisi economica. L’aspetto più interessante di questa faccenda è che secondo arguti commentatori dietro a tutto ciò ci sarebbe un cambiamento culturale degli adolescenti americani che, anche grazie ai social network, starebbero sempre di più rinunciando alle etichette e ai dettami della moda per ricercare un proprio personalissimo e individuale stile. Scrive su Business Week Marcie Merriman, grande conoscitrice di stili di vita e di consumo: “Gli adolescenti di oggi sono radicalmente diversi da quelli di un tempo. Hanno infinite possibilità di

Editoriali

L’enciclopedia del DNA

vestimenti e di dispiegamento di mezzi tecnologici. È la dimostrazione che grandi gruppi possono ottenere insieme grandi risultati. Dopo la delusione dei primi studi di Genetica, che non riuscivano a spiegare a cosa servisse una struttura così complessa se solo una piccola parte era funzionale alla codifica di proteine, ora abbiamo una scoperta che davvero potrebbe permettere alla scienza di risolvere problemi clinici gravi per i quali finora non siamo riusciti a trovare una soluzione. Ma è anche l’inizio di un modo diverso di intendere la Biologia e la Fisiologia. L’organismo umano somiglia molto a una rete complessa nella quale il funzionamento non dipende tanto da funzioni elementari così come siamo stati abituati a studiare, ma dalla fine interazione tra numerose componenti che determinano l’equilibrio fisiologico, la salute o la malattia. Non è un caso che di questo argomento si comincino ad occupare i fisici che hanno dimestichezza proprio con le relazioni complesse. E non è un caso che i gruppi multidisciplinari che segneranno il progresso scientifico dei prossimi anni saranno composti di professionalità che apparentemente non hanno a che fare con la Medicina. È come se avessimo scoperto un altro pianeta e lo stessimo esplorando. E le premesse sono tali da farci sperare di cambiare radicalmente l’atteggiamento terapeutico e preventivo per trovare soluzioni più efficaci. Ma niente paura, non è la fine della professione del medico e del pediatra. È solo l’inizio di una professione più ricca che potrà migliorare il benessere della popolazione, bambi ni compresi.

I teenager cambiano, così va in crisi il tempio della moda

Cinthia Caruso

Direttore di Pediatria

scelta e rifiutano le divise. Hanno una marea di opzioni grazie ai negozi come Forever21 e Hennes & Mauritz (H&M), grazie al web e ai social media riescono a ideare uno stile molto più personale. Abercrombie potrebbe rispondere al desiderio di distinguersi di questa generazione, ma i suoi prodotti di oggi non riescono a comunicare nulla di tutto ciò”. Non sono invece toccati da questo fenomeno i giovani asiatici, visto che il negozio di Hong Kong aperto ad agosto ha incassato nei primi 5 giorni più di un milione di dollari ed è prevista l’apertura di altri punti vendita in Cina e nel Medioriente. E qui da noi? Il marchio non sembra conoscere crisi. Lo store aperto a Milano qualche anno fa continua a raccogliere orde di adoratori. Per le madri non è ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo. Ma in un mondo così interconnesso potrebbe non  volerci molto tempo.

Pediatria numero 9 - settembre 2012

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News

The 20th C was the century of the hierarchy, the 21st C the century of the network Muir Gray, Chief Knowledge Officer dell’NHS

Fresche di stampa Effetti collaterali imprevisti degli antibiotici

Un complemento tutto nuovo

Trasande L, Blustein J, Liu M, Corwin E, Cox LM, Blaser MJ. Infant antibiotic exposures and early-life body mass. Int J Obes 2012; doi: 10.1038/ijo.2012.132

Mitch L. The New View of Complement. Science 2012; (337)6098:1034-1037 doi: 10.1126/science.337.6098.1034

È uno studio inglese che suggerisce che la somministrazione di antibiotici nei primi 6 mesi di vita è associata a un BMI elevato più avanti nell’infanzia. Mentre gli antibiotici som­ ministrati tra i 6 e i 14 mesi non sembrano avere nessuna associazione, la loro somministrazione tra 15 e 23 mesi pre­ dice un BMI più elevato a 7 anni.

Obeso? Analizza il microbioma

Una preoccupazione in meno per gli allergici

Zupancic ML, Cantarel BL, Liu Z, Drabek EF, Ryan KA, et al. Analysis of the Gut Microbiota in the Old Order Amish and Its Relation to the Metabolic Syndrome. PLoS ONE 2012; 7(8):e43052 doi:10.1371/ journal.pone.0043052

Jaramillo R, Cohn RD, Crockett PW, Gowdy KM, Zeldin DC, Fessler MB. Relation between objective measures of atopy and myocardial infarction in the United States. The Journal of Allergy and Clinical Immunology 2012; doi:10.1016/j.jaci.2012.06.033

Non si tratta del primo contributo sulla relazione tra mi­ crobioma e obesità. Ma in questo studio la popolazione è omogenea per abitudini e caratteristiche socioculturali, e cambia il BMI. Il risultato è che alcune specie saprofite sono più frequenti nei soggetti obesi e in quelli con la sindrome metabolica. Se davvero il microbioma fosse una componen­ te causale dell’obesità si aprirebbero inte­ ressanti possibilità preventive a partire dall’infanzia.

Uno studio condotto su adulti americani suggerisce che i livelli sierici di IgE sono inversamente correlati al rischio di infarto del miocardio, indipendentemente da altri fat­ tori di rischio per la malattia coronarica. Per l’età pedia­ trica si tratta di un rischio modesto, ma il risultato si po­ trebbe rivelare interessante per programmare strategie preventive a lungo termine.

a cura di Alberto E. Tozzi

La dieta della mamma che allatta

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Uno dei più appassionanti capitoli dell’Immunologia cam­ bia. Le funzioni del complemento non si limitano probabil­ mente solo a quelle immunologiche, ma comprendono un ruolo anche nello sviluppo del sistema nervoso, dello sche­ letro e nella riparazione d’organo. Uno scenario che apre una interpretazione diversa di alcune malattie e della terapia diretta verso proteine della cascata del complemento.

Sun B, Purcell RH, Terrillion CE, Yan J, Moran TH, Tamashiro KLK. Maternal High-Fat Diet During Gestation or Suckling Differentially Affects Offspring Leptin Sensitivity and Obesity. Diabetes 2012; doi:10.2337/ db11-0957

Lo studio riguarda animali da laboratorio, ma i risultati indicano abbastanza chiaramente che più che la dieta durante la gravidanza, una dieta ricca di grassi da parte della mamma che allatta risulta nella progenie in una maggiore adiposità, più alti livelli di leptina, intolleranza al glucosio ed altri effetti metabolici che si mantengono an­ che dopo lo svezzamento.

Pediatria numero 9 - settembre 2012

Tormentone: infezioni e allergia Krishnamoorthy N, Khare A, Oriss TB et al. Early infection with respiratory syncytial virus impairs regulatory T cell function and increases susceptibility to allergic asthma. Nature Medicine 2012; doi:10.1038/nm.2896

Uno studio su un modello animale svela il meccanismo attraverso il quale le infezioni virali nelle prime fasi della vita aumen­ tano il rischio di allergia nella vita adulta. Il modello riguarda l’asso­ ciazione tra l’infezione ripetuta da RSV e l’induzione di una risposta Th2 a potenziali allergeni, di una risposta infiammatoria e del­ l’aumento delle IgE specifiche alla ovoalbumina.


62%

Italiani che vorrebbero l’estensione delle aree pedonali nelle città

Attenti al rischio clinico in ospedale Matlow AG, Baker GR, Flintoft V, Cochrane D, Coffey M, Cohen E, Cronin CM, Damignani R, Dubé R, Galbraith R, Hartfield D, Newhook LA, Nijssen-Jordan C. Adverse events among children in Canadian hospitals: the Canadian Paediatric Adverse Events Study. CMAJ 2012; doi: 10.1503/ cmaj.112153

Uno studio canadese sug­ gerisce che gli eventi avver­ si associati a ricovero ospe­ daliero sono piuttosto fre­ quenti in età pediatrica ed in particolare nei pazienti chirur­ gici. Inoltre in questo studio la frequenza di eventi avversi è maggiore nei centri ospedalieri universitari rispetto agli ospe­ dali di comunità. Esistono buo­ ni margini per ridurre la quota di questi eventi attraverso op­ portune strategie preventive.

Meglio evitare la fretta di partorire Pediatrics Digest Summary: Academic Achievement Varies With Gestational Age Among Children Born at Term. Pediatrics 2012; doi:10.1542/peds.2011-2157d

Anche se è noto che i bambini che nascono pretermine pos­ sono sviluppare una serie di problemi durante la crescita, non sapevamo che esistono differenze anche tra quelli che nasco­ no tra le 37 e le 41 settimane di gestazione. Il risultato di que­ sto grande studio suggerisce che in questo range considerato normale, una età gestazionale maggiore corrisponde a miglio­ ri risultati scolastici indipendentemente da altri fattori.

Sorvegliare attentamente i bambini con cardiopatia congenita

Bambini gravemente obesi sotto i 12 anni che presentano fattori di rischio cardiovascolare

News

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Contenere l’influenza è difficile Roberts KL, Shelton H, Stilwell P, Barclay WS. Transmission of a 2009 H1N1 Pandemic Influenza Virus Occurs before Fever Is Detected, in the Ferret Model. PLoS One 2012;7(8):e43303.

Uno studio effettuato sui furetti suggerisce che l’in­ fluenza, almeno il ceppo pandemico H1N1, si trasmet­ te prima che compaiano i sintomi. Ciò vorrebbe dire che non è necessario che vi siano i classici sin­ tomi come tosse e starnuti per diffondere le goccioline di saliva necessarie per il con­ tagio. Un brutto affare soprattutto per la prevenzione in ospedale, ma rimane da stabilire se tutti i ceppi influenzali si comportano allo stesso modo.

Più bassi se in corso di asma si prende il cortisone per via inalatoria? Kelly HW, Sternberg AL, Lescher R, Fuhlbrigge AL, Williams P, Zeiger RS, Raissy HH, Van Natta ML, Tonascia J, Strunk RC; CAMP Research Group. Effect of inhaled glucocorticoids in childhood on adult height. N Engl J Med 2012;367(10):904-12.

Sul web parlano tutti di questo articolo. I bambini che in epoca prepuberale assumono budesonide per via inalatoria per la terapia dell’asma hanno una modesta riduzione del­ la statura finale in età adulta rispetto a quelli trattati con altri farmaci.

Meglio il latte materno Melbye M, Krogh C, Biggar RJ, Fischer TK, Lindholm M, Wohlfahrt J. Bottle-feeding and the Risk of Pyloric Stenosis. Pediatrics 2012; doi: 10.1542/peds.2011-2785

Uno studio che aggiunge un ulteriore vantaggio ai numero­ si già conosciuti dell’allattamento al seno. I bambini che vengono allattati con formula hanno una probabilità quasi 5 volte maggiore rispetto a quelli allattati al seno di svilup­ pare una stenosi del piloro.

Marino BS, Lipkin PH, Newburger JW, Peacock G et al on behalf of the American Heart Association Congenital Heart Defects Committee of the Council on Cardiovascular Disease in the Young, Council on Cardiovascular Nursing, and Stroke Council. Neurodevelopmental Outcomes in Children With Congenital Heart Disease: Evaluation and Management: A Scientific Statement From the American Heart Association. Circulation 2012; 126(9):1143-1172.

Che le cardiopatie congenite fossero tante lo sapevamo. Che questi bambini spesso avessero anche problemi di sviluppo neuro psicomotorio o disabilità vere e proprie ce lo aspettavamo meno. È il risultato di una meta-analisi che suggerisce che i bambini con cardiopatia congenita venga­ no sottoposti ad uno screening per disturbi dello sviluppo secondo uno specifico algoritmo.

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News

Nasce JAMA Pediatrics

Dal gennaio 2013 gli Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine cambiano nome in JAMA Pediatrics. Il look grafico della rivista – sia nella versione cartacea che online – subirà profondi cambiamenti. Alla guida della rivista come editor in chief dovrebbe invece essere confermato Frederick P. Rivara del Department of Pediatrics dell’University of Washington di Seattle.

Traumi cranici da abuso, ecco come riconoscerli Quali sono le caratteristiche cliniche e radiogra­ fiche associate ai traumi cranici da abuso nei pazienti pediatrici? A questa domanda risponde una revisione sistematica effettuata da un team canadese. I ricercatori della Queen’s University di Kingston e dell’University of Ottawa hanno effettuato una ricerca su MEDLINE, EMBASE, PubMed e report di congressi e conferenze per identificare studi in merito, isolandone 19 adatti. È emerso che la presenza di: emorragia subdu­ rale, ischemia cerebrale, emorragia retinica, frat­ ture del cranio con lesioni intracraniche, frattu­ re metafisarie, fratture delle ossa lunghe, frattu­ re delle costole, apoplessia, apnea, racconti non convincenti da parte dei familiari è associata si­ gnificativamente alla presenza di traumi cranici da abuso. Viceversa la presenza di: emorragia epidurale, protuberanze sul capo, fratture crani­

che isolate è risultata significativamente associa­ ta ai traumi cranici non da abuso. La presenza di emorragia subaracnoidea, lesioni assonali diffuse, edema cerebrale, lividi al capo e al collo, lividi sul corpo e vomito invece è risultata non associabile con chiarezza né ai traumi cranici da abuso né a quelli non da abuso. Gli autori concludono: “Questa revisione si­ stematica evidenzia anche l’estrema necessità di criteri coerenti per identificare i fattori cli­ nici e radiografici utili a distinguere i traumi cranici da abuso da quelli accidentali”.  ^^   Piteau SJ, Ward MGK, Barrowman NJ, Plint AC. Clinical and Radiographic Characteristics Associated With Abusive and Nonabusive Head Trauma: A Systematic Review. Pediatrics 2012; 130(2):315-323 doi: 10.1542/peds.2011-1545

Screening lipidico universale, è polemica Le raccomandazioni per lo screening lipidico universale dei bambini pubblicate a di­ cembre 2011 da un panel di esperti del National Heart, Lung, and Blood Institute

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( NHLBI) e approvate dal­ l’American Academy of Pe­ diatrics hanno dato il “la” a un acceso dibattito tra gli ad­ detti ai lavori. Come si sa, le raccomanda­ zioni in questione propongo­ no lo screening di tutti i bam­ bini di 9-11 anni mediante misura non a digiuno del profilo lipidico, e lo screening dei bambini da 2 a 8 anni e dei ragazzi da 12 a 16 anni con misura a digiuno del pro­ filo lipidico (in precedenza si era sempre raccomandato di sottoporre a screening non a digiuno esclusivamente i pa­ zienti pediatrici ritenuti a ri­ schio). I bambini con valori anormali andrebbero poi trattati, sempre secondo le raccomandazioni, soprattut­ to con terapie comporta­ mentali e solo in caso di valo­ ri fortemente alterati (circa 1% dei pazienti) con statine.

Tra le voci più critiche quella di Thomas B. Newman del­ l’University of California di San Francisco, che ha affer­ mato che le raccomandazio­ ni targate NHLBI – a suo mo­ do di vedere nemmeno ne­ cessarie, dato che la US Pre­ ventive Services Task Force nel 2007 ha negato l’utilità di screening lipidici in pazienti sotto i 20 anni – non tengo­ no conto abbastanza del co­ sto/beneficio e che sono ba­ sate su una evidenza debole, adombrando anche la pre­ senza di pesanti conflitti d’interessi. Il NHLBI ha ri­ battuto che uno screening universale permetterebbe di identificare i bambini con ipercolesterolemia familiare (circa 1 su 500) e così preve­ nire l’insorgenza in età adul­ ta di gravi patologie cardio­ vascolari, rivendicato la natu­ ra evidence-based delle rac­ comandazioni e specificato di aver chiaramente enuncia­ to ogni rapporto con l’indu­ stria in calce al documento pubblicato a dicembre 2011.

Stephen R. Daniels dell’Uni­ versity of Colorado School of Medicine, chief del panel NHLBI responsabile delle rac­ comandazioni, spiega: “Ab­ biamo bisogno di uno scree­ ning universale perché l’ana­ lisi tradizionale della storia familiare fallisce troppo spes­ so nel permetterci di identi­ ficare i bambini a rischio. Quanto alla presunta debo­ lezza dell’evidenza, parliamo di outcome che di solito si hanno in età adulta, quindi tra il momento dello scree­ ning e l’insorgenza della pa­ tologia intercorre molto tem­ po, cosa che rende molto dif­ ficile per i ricercatori racco­ gliere e isolare i dati. Se si analizza il trend dell’eviden­ za negli ultimi 30 o 40 anni, si capisce che l’aterosclerosi inizia durante l’infanzia”.  ^^   Mitka M. Experts Que­ stion Recommendations for Universal Lipid Screenings in Children. JAMA 2012; 308(8):750-751 doi:10.1001/ jama.2012.9860


Diagnosi nel 2011 in Italia di tumore del colon-retto: seguono mammella (45.000), prostata (42.000) e polmone (38.000)

Gli altri? Non sono roba per bambini Il meccanismo cognitivo attraverso il quale il bambino costruisce una rappresentazione ade­ guata dei processi di pensiero degli altri – parte del complesso processo definito “teoria della mente” – non è pienamente sviluppato fino ai 4-5 anni di età, ma può essere attivato e inco­ raggiato dagli educatori. Un team di ricercato­ ri coordinato dalla neuroscienziata Rebecca Saxe del Massachusetts Institute of Technology, che già alcuni anni fa aveva dimostrato che ta­ le meccanismo cognitivo era svolto nella regio­ ne cerebrale nota come giunzione temporoparietale destra (TPJ), ha scoperto che l’attività di questa area cerebrale muta a mano a mano che i bambini imparano ad analizzare i pensie­ ri e i sentimenti degli altri.

Più selettivamente la TPJ è attivata dal raccon­ to di storie riguardanti l’interiorità (e non le azioni) degli altri, più migliorano le perfor­ mance in task che richiedono la teoria della mente. L’attività della TPJ è stata monitorata mediante risonanza magnetica funzionale a riposo e durante l’ascolto di storie di diverso contenuto, e i bambini partecipanti allo stu­ dio del MIT sono stati anche sottoposti a test di Sally-Anne o della falsa credenza. Commenta Kristin Lagattuta, professoressa di Psicologia dell’University of California di Davis: “Si tratta di un passo avanti essenziale nella comprensione dello sviluppo cognitivo infantile. Verificare le basi neurali dello svi­ luppo comportamentale è eccitante”. Non mancano i potenziali sviluppi terapeutici: nei bambini con disturbi dello spettro auti­ stico la teoria della mente è fortemente limi­ tata, e quindi comprenderne il funziona­ mento a livello cerebrale potrebbe portare a nuovi trattamenti. 

Quasi

3000

News

50.000

Persone che ogni giorno nel mondo si tolgono la vita

^^   Gweon H, Dodell-Feder D, Bedny M, Saxe R. Theory of Mind Performance in Children Correlates With Functional Specialization of a Brain Region for Thinking About Thoughts. Child Development 2012; doi: 10.1111/ j.1467-8624.2012.01829.x

Pediatria numero 9 - settembre 2012

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Sì definitivo del Senato, nella seduta antimeridiana del 13 settembre, alle “Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi”, già approvate dalla Camera dei deputati (A.S. 3291). Il provvedimento è stato votato all’unanimità.

I nuovi trend della mortalità infantile Tra il 1990 e il 2010, i tassi di mortalità under 5 (cioè la probabilità per un bambino di mo­ rire nei primi 5 anni di età, detta anche U5MR) a livello globale sono scesi da 88 a 57 decessi per 1.000 nati vivi, e il numero di morti sotto i 5 anni di età è sceso da circa 12 milioni a 7,6 milioni. Lo rivelano i dati dif­ fusi dall’Inter-agency Group for Child Mor­ tality Estimation (UN IGME), ottenuti con metodologie statistiche innovative, più at­ tendibili e precise che in passato. Sebbene il tasso annuale di riduzione dell’U5MR abbia accelerato dall’1,9% del periodo 1990–2000 al 2,5% del decennio 2000–2010, rimane pe­ rò molto al di sotto del trend del 4,4% che sarebbe necessario per raggiungere il Millen­ nium Development Goal 4, cioè la riduzione di due terzi del­l’U5MR entro il 2015. La stima evidence-based della mortalità in­ fantile è un ingrediente-chiave nel progresso verso l’ambizioso Millennium Development Goal 4: per effettuare una misurazione atten­ dibile e trasparente, nel 2004 le Nazioni Unite hanno isti­ tuito appunto l’UN IGME, che ogni settembre produce un rapporto sulla mortalità in­ fantile in collaborazione con UNICEF, OMS, Divisione delle Nazioni Unite sulla Popola­ zione, Banca Mondiale e un Technical Advisory Group (TAG) indipendente costitui­ to da esperti di Demografia e Biostatistica che elabora e implementa periodicamente nuove strategie e tecniche di analisi dei dati. Quelli appena diffusi ci dico­ no che i tassi più elevati di U5MR sono presenti nell’Afri­ ca subsahariana, dove 1 bam­ bino su 8 (121 per 1000 nati vivi) muore prima del suo quinto compleanno. Un tasso quasi doppio di quello medio dei Paesi in via di sviluppo (62,7 per 1000 nati vivi) e di quasi 18 volte più elevato di quello rilevato nei Paesi svi­ luppati (6,8 per 1000 nati vi­ vi). Le nazioni nelle quali si

riscontrano i tassi più elevati di U5MR sono Somalia, Mali, Burkina Faso, Sierra Leone, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Angola e Repubblica Centrafricana, tut­ te con più di 150 decessi per 1000 nati vivi. Tra i Paesi sviluppati solo Moldavia, Albania, Ro­ mania, Ucraina, Bulgaria, Macedonia e Russia presentano tassi di U5MR più elevati di 10 per 1000 nati vivi. Il numero dei decessi di bam­ bini under 5 è concentrato in Paesi molto po­ polosi o che presentino elevati tassi di morta­ lità e natalità allo stesso tempo: il 70% dei decessi avviene in 15 Paesi, e circa il 50% in 5 Paesi (India, Nigeria, Repubblica Democrati­ ca del Congo, Pakistan e Cina). L’India da so­ la totalizza il 30% dei decessi neonatali annui nel mondo. “Il dato più sorprendente? L’Africa”, afferma Kenneth Hill, demografo dell’Harvard School of Public Health di Cambridge. “Anche se può sembrare controintuitivo, se analizziamo i da­ ti raccolti nel continente africano da soli, sen­

News

Trapianto parziale di organi tra vivi

za confrontarli con quelli del resto del mondo, notiamo l’eccellente performance dei Paesi nordafricani, che paradossalmente hanno già raggiunto il Millennium Development Goal 4, e la chiara accelerazione nei trend di diminu­ zione dei tassi di U5MR da parte dei Paesi dell’Africa subsahariana”. Nonostante i segna­ li positivi ci siano e i decessi stiano calando sensibilmente, a questi ritmi il Millennium Development Goal 4 sarà raggiunto dai Paesi in via di sviluppo nel 2038, mentre l’allinea­ mento ai tassi di U5MR oggi registrati nei Pa­ esi sviluppati avverrà addirittura solo nel 2103. “Serve uno sforzo più forte e più foca­ lizzato”, continua Hill. “L’azione deve concen­ trarsi sui principali killer pediatrici: si stima che il 64% dei decessi sotto i 5 anni nel mondo avvenga per patologie infettive come polmo­ nite, diarrea e malaria. Si tratta di tre patolo­ gie per cui abbiamo trattamenti efficaci di­ sponibili”.  ^^   Hill K, You D, Inoue M, Oestergaard MZ. Child Mortality Estimation: Accelerated Pro­ gress in Reducing Global Child Mortality, 1990–2010. PLoS Med 2012; 9(8): e1001303 doi:10.1371/journal.pmed.1001303

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La politica

Decreto Sanità, ecco perché non ci convince

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utti noi abbiamo letto con interesse e – perché no – con qualche legittima apprensione i 16 articoli del cosiddetto “Decreto Balduzzi”. Per la Società Italiana di Pediatria il problema centrale è e rimane: migliorerà oppure no la promozione e la tutela della salute dei neonati, dei bambini e degli adolescenti? Il cardine del documento è rappresentato senz’altro dall’enfasi dedicata alle cure primarie e in particolare alla continuità dell’assistenza, un cardine che condividiamo con piena convinzione e senza riserve di sorta. La Società Italiana di Pediatria insiste da tempo sulla necessità che il baricentro della promozione e della tutela della salute si sposti dagli ospedali al territorio (alle cure primarie), che all’assistenza del territorio vadano affidati tutti i bambini con malattie acute (salvo, s’intende, quelle complesse che necessitano di assistenza intensiva o semintensiva ospedaliera) nonché i bambini con malattie croniche stabilizzate e quelli disabili. Personalmente sono convinto che oggi non è possibile né prestare assistenza né tantomeno mettere in atto una promozione efficace della salute senza un’attività ambulatoriale che vada ben al di là degli orari “canonici”, sia durante la giornata che nell’arco della settimana. Chi ha ancora dubbi in proposito si è reso conto che il 42% dei bambini ha entrambi i genitori occupati? Che gli anni ‘50 dello scorso secolo sono passati da un pezzo e che oggi meno di un terzo dei

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bambini ha la mamma casalinga che può accompagnarli dal pediatra alle 10 di mattina o alle 3 del pomeriggio? Sa che il 12% dei bambini vive con un solo genitore? Si è mai chiesto come mai hanno tanto successo i centri commerciali aperti fino alle 22 e anche di domenica? In una società che cambia anche la Sanità deve cambiare: l’offerta deve essere centrata sul paziente per soddisfare le reali esigenze delle famiglie. Pienamente d’accordo sui buoni propositi del Ministro Balduzzi. Con qualche dubbio, però, che non ci lascia affatto tranquilli. Prima di tutto, il decreto ribadisce quasi ad literam, in tema di continuità assistenziale e di associazionismo professionale, il testo del Decreto Legge 229 del 1999 (la cosiddetta “riforma Bindi ter”) in cui era scritto che si sarebbe realizzata nel territorio “(...) continuità dell’assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”. Entrambi i decreti, ovviamente, enunciano un principio affidandone la realizzazione alla buona volontà, tanto che viene da chiedersi: occorreva proprio un decreto legge per fare appello al buon cuore? Perché poi gli auspici del Ministro Balduzzi debbano avere miglior fortuna, 13 anni dopo quelli del Ministro Bindi, è questione cui non riesco a dare risposta. Ma c’è un secondo punto che mi lascia particolarmente perplesso. La Società Italiana di Pediatria ha ripetutamente sottolineato l’assoluta necessità di una revisione congiunta e integrata dell’assistenza primaria e di quella ospedaliera: due facce della stessa medaglia. Senza una nuova rete pediatrica, senza una ristrutturazione coerente e integrata dei due comparti – lo abbiamo più volte riaffermato – nessuna riforma ha reali possibilità di successo. È un concetto talmente ovvio da non meritare commenti. Risponde a un qualche tipo di logica lasciare aperti centinaia di minuscoli reparti ospedalieri che sopravvivono grazie al sacrificio personale e finanche fisico di pediatri che lavorano notte e giorno, sabati e domeniche, solo per sopperire alle carenze di continuità delle cure primarie? Risponde a un qualche tipo di logica lasciar morire al contempo per mancanza di pediatri decine di reparti di maggiori dimensioni che devono svolgere attività ospedaliere indispensabili e insostituibili? Preferisco credere di no. Concludendo, è di questo decreto che hanno bisogno i nostri bambini? Quando si metterà mano sul serio a una riorganizzazione coerente della rete assistenziale pediatrica nel suo complesso? Quando verranno create le condizioni perché la professionalità dei pediatri di famiglia possa esprimersi al meglio come nodo essenziale di una rete integrata della quale i bambini hanno sempre più urgentemente bisogno? È stato sollevato un polverone.  Non ne sentivamo la necessità.

Siamo ancora alle dichiarazioni di intenti: quando si metterà davvero mano alla rete assistenziale pediatrica?

Alberto G. Ugazio

Presidente della Società Italiana di Pediatria


La politica

La lezione

di Galileo Il punto di vista del mondo scientifico dopo la bocciatura della Corte Europea della legge sulla fecondazione medicalmente assistita

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n una sentenza datata 28 agosto 2012, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è occupata della Legge 40 del 2004, che regolamenta in Italia la Procreazione Medicalmente Assistita, sollevando obiezioni sulla legittimità di alcuni articoli che si riferiscono al divieto della diagnosi preimpianto, riaprendo oltre ai problemi etici e giuridici anche le polemiche sugli interrogativi clinici e scientifici posti dalla legge sin dalla sua approvazione in Parlamento. La diagnosi preimpianto, in coppie a rischio per una malattia genetica ereditaria con possibilità di diagnosi molecolare certa, consente di generare un figlio normale per quel profilo di rischio utilizzando tecniche di riproduzione in vitro. Il prelievo di gameti, la fecondazione e la diagnosi in vitro con successivo reimpianto dell’embrione sano non Giovanni Corsello Vicepresidente SIP, sono qui finalizzate a garantire la riproduzione in Presidente Commissione coppie sterili o infertili, ma ad evitare la nascita di Malattie rare e complesse SIP/SIMGEPED un figlio affetto da una malattia genetica letale o altamente invalidante. L’elemento dissonante rilevato dalla Corte è che nel caso di queste malattie genetiche ereditarie invalidanti è consentita in Italia la diagnosi prenatale e la conseguente interruzione volontaria della gravidanza, in presenza di un danno alla salute fisica o psichica della donna. Sarebbe quindi sancita dalla legislazione italiana la possibilità di interrompere la vita di un embrione in fase avanzata di sviluppo o di un feto, ma non di un embrione nelle sue fasi iniziali che precedono l’impianto in utero. Embrioni privilegiati ed embrioni o feti svantaggiati, quindi. È pur vero che sul piano giuridico la Legge 194 consente l’interruzione della gravidanza non per la patologia embrio-fetale ma per garantire lo stato di salute della donLa sentenza na, mentre la diagnosi della Corte Europea preimpianto è un intervento diretto a seleziodei Diritti dell’Uomo nare sfavorevolmente http://goo.gl/n3vvk un embrione con una patologia genetica graLa Legge 40/2004 ve o letale. Ma sul piano http://goo.gl/qi48i

del­l’operatività clinica e biomedica in realtà la differenza resta solo teorica e giuridica. Porre oltretutto un divieto legislativo che vale solo in Italia comporta un’elevata probabilità di migrazione delle coppie verso altri Paesi europei e non, per espletare le procedure necessarie, esponendosi a costi e a rischi addizionali. Bisognerebbe garantire soprattutto e prioritariamente che la diagnosi preimpianto resti confinata alle sue finalità biomediche, evitando una esecuzione per fini eugenetici in assenza di indicazioni cliniche effettive. Più che i divieti assoluti e le coercizioni previste ex lege, è necessario attuare percorsi di vigilanza su eventuali abusi e distorsioni, che violano l’etica e la moralità della scienza come stabilite e accettate dalla comunità scientifica. Le opinioni qui riassunte, largamente espresse dal mondo medico, da genetisti e pediatri, non partono da posizioni etico-filosofiche o religiose, ma si muovono sul piano dell’interesse reale della famiglia e del nascituro e del loro benessere. Auspichiamo che la legislazione italiana possa prendere in considerazione sempre di più i pareri e le posizioni del mondo scientifico, perché ciò consente in genere di legiferare con migliori cognizioni di cause ed eventi. Nella patria di Galileo la sua lezione di vita di scienziato costretto a rinnegare l’evidenza scientifica delle sue ricerche – che hanno contribuito al progresso dell’umanità – per una ragion di Stato forte ma cieca, non è stata ancora del tutto compresa. Speriamo che anche le Società e le istituzioni scientifiche possano esercitare un ruolo utile in questo percorso di progresso sociale della  scienza e delle tecnologie biomediche.

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La politica

Fascicolo Sanitario Elettronico, un’altra occasione persa? Stralciate dal Decreto Balduzzi le norme sulla digitalizzazione dei dati sanitari

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ealizzare la dematerializzazione dei dati sanitari con l’introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): era questo uno degli obiettivi più importanti della prima bozza del decreto firmato dal ministro della Salute Renato Balduzzi. Una previsione che avrebbe dovuto far compiere dei passi in avanti sulla strada Domenico Minasi Tesoriere SIP della digitalizzazione della Sanità italiana avviata dal Piano di e-Government 2012 (e-Gov 2012) realizzato dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e portata avanti dal decreto del novembre 2011 del Ministero dell’Economia con l’attivazione della ricetta elettronica. Invece nella versione finale del Decreto Salute approvata il 5 settembre dal Consiglio dei Ministri del FSE non vi è traccia. Le norme presenti nelle precedenti bozze sono infatti state stralciate: sembra che alla data in cui va in stampa questo numero di Pediatria non siano ancora state approvate dal Consiglio dei Ministri. Sebbene l’idea del fascicolo sia nata intorno al 2003 nei Paesi anglosassoni sotto il nome di longitudinal EHR (Electronic Healthcare Record), sono pochi i Paesi che ad oggi sono riusciti a implementarlo, almeno parzialmente. In Italia diverse regioni hanno già realizzato l’infrastruttura necessaria, prime fra tutte la Lombardia e l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana, ma anche le regioni dell’Italia centrale, meridionale ed insulare sono ormai pronte. Il FSE è l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario originati dagli eventi clinici riguardanti l’assistito. Ha un orizzonte temporale che copre l’intera vita del paziente ed è alimentato in maniera continuativa dai soggetti che, nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e dei servizi socio-sanitari regionali, lo prendono in cura. Il FSE rappresenta quindi il punto di aggregazione e di condivisione delle informazioni cliniche relative al cittadino generate dai vari attori del SSN. L’obiettivo è fornire ai medici una visione globale dello stato di salute del paziente. La bozza di decreto Balduzzi prevedeva che il FSE dovesse essere istituito dalle Regioni non solo ai fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, ma anche per studio e ricerca scientifica in campo biomedico ed epidemiologico, programmazione

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sanitaria, verifica delle qualità di cure e valutazione dell’assistenza sanitaria. Ed inoltre veniva previsto che entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, il Ministero della Salute, di concerto con il Ministero dell’Economia e con quello delle Finanze, stabilisse i contenuti del FSE, le garanzie e le misure di sicurezza da adottare nel trattamento dei dati personali nel rispetto dei diritti dell’assistito, le modalità di accesso al FSE. Ma evidentemente i tempi non sono stati ritenuti maturi. L’introduzione del FSE oltre a modernizzare la pubblica amministrazione porterebbe notevoli risparmi in termini strettamente economici. Secondo quanto recentemente dichiarato dal ministro Filippo Patroni Griffi e dal suo collega Francesco Profumo, con l’entrata in funzione a pieno regime del web-fascicolo si eviterebbero spese in una misura compresa fra i 3 e i 5 miliardi di euro all’anno. Ma i vantaggi del FSE sono soprattutto altri, come tenere a portata di click tutta la documentazione sanitaria dei pazienti, ridurre le liste d’attesa e le file agli sportelli, permettere una facile comunicazione tra medici di famiglia, specialisti e ospedalieri via web. E non finisce qui. Sul proprio fascicolo elettronico, oltre a tutti i referti e gli esiti di visite ed esami, il cittadino ha infatti la possibilità di tenere un taccuino di appunti sulle cure o le diete da seguire, avere un’agenda dove segnare gli appuntamenti, prenotare le visite (il sistema rintraccia automaticamente l’impegnativa del medico di famiglia), caricare i documenti su visite o esami fatti in altre regioni, pagare il ticket e addirittura cambiare il medico di famiglia. La realizzazione del FSE potrebbe definitivamente spianare la strada all’e-Health, che fino ad oggi nel nostro Paese ha percorso un cammino tutto in salita caratterizzato esclusivamente da annunci e proclami non sempre seguiti da fatti concreti. Speriamo che non si tratti di un’altra occasione persa  e che sia solo una questione di tempo.



Primo piano

Dai film ai tg, tutte le volte in cui la tv ha dimenticato i minori Il Consuntivo 2011 del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Media e Minori

Bollino rosso per tutta la durata delle trasmissioni televisive con contenuti inadatti ai minori e “divieto assoluto di trasmettere programmi pornografici e violenti gravemente nocivi” che potranno essere fruiti solo ed esclusivamente mediante servizi a pagamento su richiesta dell’utente. Queste le nuove norme approvate dal Governo con il Decreto Legislativo del 28 giugno 2012 n. 120. Il provvedimento adegua la normativa italiana a quella europea, correggendo il Decreto Romani con cui era stata introdotta una deroga al divieto assoluto di trasmettere programmi nocivi per i minori. Abbiamo sentito in proposito il parere di Franco Mugerli, Presidente uscente del Comitato Media e Minori.

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Nell’ultimo rapporto del Comitato si legge: “In aperto contrasto con le direttive

Intervista a Franco Mugerli

“Il Parental control? Non basta” Comunitarie si sta realizzando in Italia un allarmante progressivo smantellamento del sistema della protezione dei minori nelle trasmissioni televisive”. Un grido d’allarme lanciato all’indomani dell’approvazione del Decreto Romani. Qual è il suo giudizio invece sulle nuove norme? Il Governo con il recente provvedimento legislativo ha accolto le preoccupazioni espresse dal Comitato nel rapporto citato riguardo alle trasmissioni televisive che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori

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(pornografia e violenza efferata e gratuita) e ne ha sancito il divieto assoluto di trasmissione, con l’eccezione dei servizi a richiesta. Tuttavia una norma del decreto desta seria preoccupazione perché consentirà di trasmettere “con qualsiasi accorgimento tecnico” (leggasi Parental control) programmi fino ad ora preclusi ai minori in orario diurno in quanto non idonei. Tale disposizione di fatto consente l’aggiramento del divieto di trasmissione prima delle 23.00 e dopo le ore 7.00. Si viene così a determinare un quasi completo svuotamento del divieto, che costituiva uno dei

punti di rafforzamento della tutela dei minori. Secondo le emittenti e l’Agcom il Parental control è sufficiente a tutelare i minori dalla visione di programmi che possono nuocere al loro sviluppo. Quali sono invece a vostro avviso i suoi limiti? La funzione di Parental control presente e attivabile nella trasmissione televisiva digitale consente all’adulto di inibire la


visione ai minori di programmi in base a un’autoclassificazione per fasce d’età predisposta dall’emittente/fornitore di contenuti. Come si legge nel Consuntivo del Comitato: “l’attivazione da parte dell’utente di un sistema di Parental control presente nel decoder non garantisce di per sé un’effettiva protezione da contenuti potenzialmente nocivi. Il Comitato, raccogliendo le istanze che in particolare l’associazionismo famigliare da tempo sollecita, ritiene necessaria l’introduzione di una funzione di controllo parentale che inibisca l’accesso a tutti i prodotti editoriali non adatti ad un pubblico di minori, lasciando all’utente la facoltà di una sua eventuale disattivazione tramite digitazione di un PIN. Inoltre richiede che la classificazione dei contenuti dei programmi ad accesso condizionato venga

luzioni. La problematica è complessa: qual è il limite entro cui il diritto all’informazione costituzionalmente garantito può essere legittimamente esercitato rispetto ad un altro diritto, la tutela dei minori, che pure ha rilevanza costituzionale? L’articolo 3 della Convenzione ONU stabilisce che “i maggiori interessi del bambino devono costituire oggetto di primaria considerazione”. Il che vuol dire no a sequenze particolarmente crude o brutali, a scene che possano creare turbamento o nuocere all’integrità del minore, e se tali scene sono necessarie perché di straordinario valore informativo, occorre almeno avvisare che si tratta di scene non adatte ai minori. Ma nella pratica funziona davvero così? “Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Elisa Claps sono i nomi più tristemente famosi assieme ad altri meno noti di cui la cronaca si è occupata – e in tanti casi impossessata – senza la dovuta attenzione ai principi e alle avvertenze riportate dal Codice”, si legge nel rapporto. Numerose in proposito le risoluzioni del Comitato e i richiami, dai quali non sono esenti nemmeno le principali reti televisive nazionali, persino del servizio pubblico. Tra gli esempi, un’edizione del Tg1 delle 13.30 che mostrava Michele Misseri “intento a descrivere e simulare con l’aiuto di una cordicella la dinamica della morte della nipote Sarah Scazzi”, mentre un’edizione delle 18.30 di Studio Aperto del giorno successivo al ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è stata sanzionata per “l’invasività con cui ha dato la notizia avendo riproposto ben 9 servizi sull’argomen-

realizzata in modo imparziale ed uniforme secondo criteri chiari e condivisi, tramite un sistema di rating sulla base di fasce di età”. Oltre alle norme e ai divieti, con quali altri strumenti si dovrebbe agire? Quale ruolo possono avere i pediatri? Atteggiamenti impositivi difficilmente riescono a sortire da soli gli effetti desiderati. Insieme a norme e sanzioni a tutela dei minori, restano centrali l’educazione, la formazione, la responsabilità. Il Comitato auspica che possa realizzarsi un’alleanza educativa comune e avviarsi nel Paese una vasta, coordinata e supportata azione di educazione all’utilizzo dei media. I pediatri possono svolgere in tal senso un compito insostituibile. Come conferma la letteratura scientifica internazionale, la televisione,

insieme a grandissime potenzialità, tende a favorire soprattutto nei telespettatori più piccoli non solo una passività relazionale che non aiuta lo sviluppo, ma ancor più un inizio di teledipendenza, che comporta notevoli incognite per una sana ed equilibrata crescita e con fondati rischi. Sarebbe pertanto auspicabile un’adeguata diffusione di una esauriente informazione sui media circa i rischi della televisione soprattutto per i bambini di meno di tre anni.

Primo piano

B

en 79 procedimenti instaurati, 62 violazioni accertate, 15 delibere con raccomandazione, 26 segnalazioni preliminari all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e un documento di indirizzo: questo il bilancio del 2011 del Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione Media e Minori, che vigila sull’osservanza del Codice da parte delle emittenti televisive. Il maggior numero di violazioni riguarda i film. La metà delle sanzioni interessa quelli vietati ai minori di 14 anni dalla Commissione di revisione cinematografica del Ministero dei Beni Culturali che però sono stati trasmessi dalle emittenti presenti sulla piattaforma Sky in violazione della normativa vigente (“Testo Unico dei servizi media audiovisivi”) che fa divieto di mandarli in onda sia in chiaro sia a pagamento prima delle 22.30 e dopo le 7.00. E ancora, film inadatti ai minori sono stati trasmessi in fascia protetta (16-19) nel corso della quale le emittenti si sono impegnate a dedicare nei loro palinsesti una programmazione idonea ai minori. Valga per tutti l’esempio delle scene erotiche interpretate da Sharon Stone in “Basic instinct”, trasmesso nel pomeriggio (da Premium Cinema Emotion, canale della piattaforma Mediaset Premium) in contrasto con lo stesso cartello iniziale che indicava il film come consigliato esclusivamente a un pubblico adulto. Dopo i film il maggior numero di violazioni riscontrate dal Comitato riguarda i servizi di informazione, che totalizzano un terzo di tutte le riso-

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Violazioni accertate

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Segnalazioni all’Agcom

Il Comitato è da mesi in una fase di stallo, molte cariche non sono state rinnovate. Quali conseguenze comporta tutto ciò? Dalla fine dello scorso anno il Comitato è impossibilitato ad operare per il mancato rinnovo delle cariche. Mi auguro che sollecitamente il Ministro dello Sviluppo Economico possa ricostituire il Comitato, consentendogli così di continuare a svolgere il compito istituzionale affidatogli a tutela dei minori nelle trasmissioni televisive. 

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Primo piano

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to”. Non sono sfuggite alla scure del Comitato “Quarto Grado” (Retequattro), “Chi l’ha visto?” (Rai Tre), “In ½ ora” (Rai Tre). Numerose le violazioni registrate nei programmi di infotainment: contenitori di intrattenimento trasmessi nel pomeriggio, nei quali la notizia diventa occasione di talk-show, “viene spettacolarizzata e reiterata soffermandosi di sovente negli aspetti più accattivanti e morbosi”. Un dato ulteriore accomuna le violazioni: i protagonisti sono tutti minori, a cominciare dai grandi casi di cronaca nera raccontati in fascia protetta. Sanzionate “La Vita in Diretta” (Rai Uno), “Pomeriggio 5” (Canale 5) e “Domenica 5” (Canale 5), dove ‒ in una delle puntate dedicate alla tragedia di Sarah Scazzi ‒ è stato proposto in fascia protetta il racconto del cantante Gianluca Grignani sulle molestie sessuali subite da bambino, enfatizzato dalla frase della conduttrice: “Mamme e papà ascoltate vostro figlio quando vi dice: non mi va di andare dal nonno o dallo zio”. Tra i reality-show il programma che ha suscitato il maggior numero di segnalazioni di telespettatori al Comitato è stato “Tamarreide” (Italia1), mentre per i cartoni animati si registra un provvedimento sanzionatorio per le serie “Death Note”, “Vampire Princess Miyu” e “Ken il Guerriero” trasmesse sul­ l’emittente specializzata Man-Ga Tv in fascia protetta benché sconsigliate dalla stessa emittente ai  minori di 12 anni.

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Il codice Sottoscritto il 29 novembre del 2002 dalle reti nazionali pubbliche e private e da tutte le associazioni dell’emittenza locale alla presenza del Ministro dell’epoca Maurizio Gasparri, il Codice di autoregolamentazione Media e Minori nel 2004 è stato recepito in via legislativa e tutte le emittenti televisive, diffuse su qualsiasi piattaforma di trasmissione sono tenute a osservare le sue disposizioni. La vigilanza sull’osservazione del Codice è stata affidata al Comitato di Applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori, costituito da 15 membri nominati dal Ministro delle Comunicazioni d’intesa con l’Agcom in rappresentanza in parti uguali rispettivamente delle emittenti televisive firmatarie del Codice, delle Istituzioni e degli Utenti.


Attualità

I bambini

di Taranto Dalla città dell’ILVA l’amaro sfogo del pediatra Giuseppe Merico

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Una delle lettere inviate dai bambini di Taranto al Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola raccolte nel libro “Sognando nuvole bianche”

on dimenticheremo facilmente il gesto del giovane militare che nei giorni caldi delle proteste di Taranto ha mostrato al mondo la foto del figlio di tre anni malato per dire basta all’inquinamento industriale. L’immagine di Lorenzo magrissimo su un letto di un reparto di Terapia intensiva, con la mamma che lo coccola, è arrivata nelle case degli italiani, forte e drammatica, spegnendo ogni altra voce almeno per qualche ora. All’epoca del concepimento e della nascita la madre di Lorenzo lavorava al rione Tamburi, il popoloso quartiere che vive gomito a gomito con l’ILVA, dove da circa un anno un’ordinanza del sindaco vieta ai bambini di giocare per strada, dove la spesa per famaci antiasmatici è doppia rispetto al resto d’Italia, dove tanti altri bimbi si sono ammalati. Giuseppe Merico, primario di Pediatria a Taranto, ha visto molto. Tanto da aver fondato nel 2007 l’Associazione “Bambini contro l’inquinamento” e guidato nel 2008 e nel 2009 due marce cittadine contro lo smog alle quali parteciparono migliaia di persone. Nel 2008 la sua associazione fece analizzare tre campioni di latte materno. I test affidati all’Inca di Lecce accertarono che il latte materno conteneva quantità di diossina superiori alla norma. Una presenza da ricondurre alla catena alimentare: in quel periodo a Taranto era scattato un allarme per centinaia di pecore e capre contaminate da diossine e policlorobifenili (PCB) che vennero abbattute e con un’area di circa 20 km posta sotto vincolo sanitario. “Feci un esposto alla Procura della Repubblica per segnalare il problema ma venni attaccato da più parti. Il mio intento era solo quello di far capire alla città e tutte le Istituzioni che Taranto era una città inquinata e fortemente a rischio, come poi dimostrato dalla Magistratura, che ha posto i sigilli alle lavorazioni dell’acciaio, che producono come scarto la diossina”.

^^   Jacquemin B, Schikowski T, Carsin AE, Hansell A, Krämer U, Sunyer J, Probst-Hensch N, Kauffmann F, Künzli N. The Role of Air Pollution in Adult-Onset Asthma: A Review of the Current Evidence. Semin Respir Crit Care Med 2012. ^^   Baïz N, Dargent-Molina P, Wark JD, Souberbielle JC, Slama R, Annesi-Maesano I; the EDEN Mother-Child Cohort Study Group. Gestational Exposure to Urban Air Pollution Related to a Decrease in Cord Blood Vitamin D Levels. J Clin Endocrinol Metab 2012.

L’Arpa Puglia minimizzò il tutto, parlando “di livelli di diossina riscontrabili in tutte le zone urbane”. La scrivania del Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola venne sommersa di carte: gli giunsero oltre 3.000 lettere scritte dai bambini di Taranto (poi raccolte da Vendola in un libro) che lo sollecitavano ad intervenire a tutela della loro salute. E alla fine del 2008, la Regione varò la legge antidiossina che prevede il monitoraggio diurno dei livelli raggiunti durante il giorno (anche se, denunciano le associazioni ambientaliste, non è previsto alcun controllo durante la notte). Ma a Taranto non si respirano solo diossina e PCB: anche idrocarburi policiclici aromatici, polveri sottili e metalli pesanti. Due anni fa la stessa Società Italiana di Pediatria, insieme ad ACP e FIMP, rivolse un appello al Governo contro il decreto italiano che rinviava l’applicazione dei limiti delle emissioni di benzo[a]pirene imposti dalla Unione Europea: “Tale Decreto Legislativo”, recitava l’appello, “di fatto mantiene ancora per 2 anni i cittadini italiani al rischio di esposizione a livelli elevati di questo pericolosissimo inquinante, svincolando le aziende inquinanti dal­l’obbligo di abbattere le emissioni in eccesso. In particolare, mantiene in questa inaccettabile situazione di rischio i cittadini e i bambini di Taranto, città in cui l’acciaieria più grande d’Europa, l’ILVA, immetterebbe, secondo i calcoli dell’ARPA Puglia, il 98% del benzo[a]pirene presente nel quartiere più vicino”. L’appello cadde nel vuoto. La parola è  passata ai magistrati.

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Attualità

Intervista a Christine Overall

È etico fare figli? Alla scelta di avere dei bambini non è mai richiesta una spiegazione: una filosofa canadese capovolge il punto di vista con una serie di argomenti di natura etica

I

l dibattito su maternità e paternità generalmente prende altre strade, ma nel caso di Christine Overall, autrice di “Why have children: the ethical debate” (uscito in lingua inglese in primavera e non ancora tradotto), si avventura per l’inconsueta via della procreazione come questione morale di per sé rilevante. Docente di Filosofia alla Queen’s University of Kingston, Ontario, l’autrice porta l’attenzione sul fatto che la scelta di fare figli merita una profonda riflessione e che, se questo non viene fatto, procreare diventa semplicemente espressione di qualcosa di biologico. “Spero che la gente valuti le sue ragioni per fare dei figli; molte di queste ragioni, suppongo, sono semplicemente inadeguate. Penso che quelli che fanno una scelta genuina dovrebbero vedere la procreazione dal punto di vista etico e non solo come scelta di natura pratica, basata sui loro interessi”. Secondo lei il tasso decrescente di natalità osservato in alcuni Paesi occidentali può essere legato a motivi etici più che a una questione di sostenibilità? Penso che l’interesse per la sostenibilità ricada nel campo dell’etica. Inoltre, in base a quanto ho letto, il tasso decrescente di natalità in diversi Paesi occidentali ha molto a che fare con la crescente educazione e occupazione femminile, col declino della mortalità infantile, e con la disponibilità della contraccezione.

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Considerando il bilancio tra ragioni etiche ed economiche, che scenario

può prevedere nei Paesi occidentali dal punto di vista demografico? Per me le ragioni economiche fanno parte di quelle etiche: se una coppia (o una donna) è estremamente povera e ha la sfortuna di vivere in un Paese che non fornisce un adeguato sostegno ai cittadini, allora la sua povertà è un buon motivo etico per non avere figli. Dall’altro lato, il puro benessere non è, di per sé, una buona ragione per scegliere di avere figli. Poiché non sono una demografa, non posso fare una previsione per i Paesi occidentali. Sospetto tuttavia che nel mio Paese, il Canada, sia improbabile che il tasso di

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natalità aumenti drasticamente nel prossimo futuro. Nella decisione di avere un figlio, quanto bisognerebbe considerare l’interesse collettivo, e perché? Questa è una splendida domanda. Penso sempre all’affermazione del poeta John Donne: “No man is an island, entire of itself ”. Noi che viviamo nel privilegiato mondo occidentale abbiamo bisogno di riconoscere che la grande maggioranza degli esseri umani non ha i lussi di cui noi godiamo. Perciò abbiamo la responsabilità di considerare quanto stiamo consumando delle limitate risorse del pianeta. Il fatto è che, almeno in Nord America, consumiamo in media molto più degli individui dei Paesi in via di sviluppo. Avere un bambino pesa su questa limitatezza delle risorse. Per questa ragione, suggerisco che sia eticamente ragionevole che ogni persona abbia un figlio biologico e quindi, se ci sono le condizioni genitoriali di prontezza, capacità, motivazione e maturità, che una coppia scelga di fare due

figli. Ma penso che sia molto più difficile giustificare più di due figli per coppia. I genitori dovrebbero essere supportati nella decisione di avere un figlio? In quest’ottica che ruolo ha il pediatra? Coloro che decidono di avere dei bambini dovrebbero essere supportati sia individualmente sia come collettività. Sono fortemente a favore dell’assistenza sociosanitaria per tutti, includendo in questo la maternità, congedi parentali pagati, un’assistenza pediatrica pubblica e la disponibilità negli edifici pubblici di luoghi in cui le donne possano allattare. Allo stesso tempo, penso che la gente non dovrebbe subire pressioni per fare o per non fare figli. Attraverso il mio libro volevo cominciare una discussione sulla procreazione, una conversazione che incoraggi le persone a capire che decidere se avere o no un figlio potrebbe essere una delle più importanti decisioni etiche della loro vita. Spero anche che cessi la pressione su chi decide di non avere figli. Non avere figli non è un fallimento né penso che sia egoistico. Se una persona non è pronta e non desidera avere figli, allora scegliere di non farli è una decisione altamente etica. 

Chistine Overall Why have children: the ethical debate MIT Press 2012 Per acquistare il libro su Amazon: http://goo.gl/gCrG8


Pianeta SIP

Ricordo di

Giorgio

Bartolozzi P

assi sempre dalla quarta alla sesta?”. Erano le tre di notte e stavamo rientrando da un congresso. L’aereo aveva avuto un forte ritardo e il professore mi aveva chiesto un passaggio da Roma a Firenze. Pensavo che a ottantacinque anni, con la stanchezza accumulata in quindici ore di viaggio, avrebbe dormito. Ma era più sveglio di me: parlava di attualità, politica e medicina senza perdere d’occhio la strada e la guida. Quando arrivammo mi disse: “Ora una doccettina e poi subito a preparare la relazione per il congresso di domani”. Bartolozzi era così: dinamico, instancabile, geniale, estremamente dedito alla Pediatria e ai pediatri italiani, e forse ancor di più ai pediatri di famiglia italiani. Penso che abbia avuto più vite: la prima è quella del cattedratico, del Direttore del Meyer. Lo conobbi quando ero studente di Pediatria, veniva soprannominato affettuosamente il “Barone rosso” per la contrapposizione evidente fra il suo ruolo universitario e le sue convinzioni politiche. Con noi specializzandi era sempre alla mano, allegro, affettuoso, semplice e simpatico. Due cose lo distinguevano da tutti: il suo abbigliamento sempre casual – con il suo maglione a girocollo arrivato trent’anni prima dell’era Marchionne – e i suoi interventi ai Congressi, dove era sempre il primo ad alzare la mano. Riprendeva gli argomenti centrali e li chiariva con sagacità, preparazione e intelligenza. Per questo a volte lo chiamavamo anche “Grillo parlante”. Fra le sue tante pubblicazioni non si dimentica il “Manuale di Pediatria”, uno strumento fondamentale che ci ha insegnato a diventare pediatri. Faceva da pendant alle sue lezioni alla scuola di specializzazione. Bellissime le mattinate dedicate all’ambulatorio che purtroppo, per questioni di spazio, era aperto solo a pochi. È lì che ci insegnò a relazionarci con i genitori e a prendere in braccio i bambini, non solo a curarli e a farli crescere. Nacquero poi i seminari del giovedì, rivolti non solo agli studenti ma anche al territorio. Un’iniziativa innovativa sul piano organizzativo e anche sindacale, che permise a molti di noi pediatri di tornare al Meyer, per non tagliare quel cordone ombelicale ancora forte. Lui continuava a seguirci e garantiva omogeneità di comportamento per le varie patologie in ospedale e sul territorio. Iniziarono poi corsi regionali di “

Sono passate solo poche settimane dalla scomparsa del Professore emerito di Pediatria dell’Università di Firenze

Giovanni Vitali Rosati

Pediatra di famiglia

formazione per la Pediatria di famiglia. Il primo che lasciò una forte impronta fu quello ormai celebre di Montecatini, quando per la prima volta si introdusse la metodologia del­l’apprendimento attivo. Si parlava di terapia antibiotica e vaccinazioni. La seconda vita del professore arrivò con la pensione, quando gran parte del suo impegno si rivolse alla Pediatria di famiglia e alle vaccinazioni. La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) l’ha sempre considerato un importante consulente scientifico su vari argomenti ma in particolare nel campo vaccinale. È in questo periodo che pubblicò “Vaccini e Vaccinazioni”, prossimamente in ristampa: una guida esaustiva e aggiornata per tutti i pediatri e i cultori della materia. In questa seconda vita gli parlai del Forum di Pediatria e gli dissi che per tutti noi sarebbe stato utilissimo poter contare sulla sua consulenza. Ero convinto che il mezzo informatico avrebbe dato la possibilità a molti pediatri di avere i suoi consigli, ma non potevo immaginare lo sviluppo che la cosa avrebbe raggiunto e non avrei mai pensato che il suo impegno in questo campo fosse diventato assolutamente prioritario. Ne aveva fatto quasi una ragione di vita. Quanto ci ha dato? Basterebbe contare le mail che si sono succedute nel forum per darci un’idea. Sono tantissime e ci si potrebbe fare un libro di Pediatria. Dopo la notizia della sua scomparsa i messaggi di condoglianza hanno dimostrato l’affetto, la stima, la simpatia, la riconoscenza che tutti i lettori gli riconoscono. Mi resta poco per parlare della sua terza vita che è la più grande, è quella che continua in tutti quelli che lo hanno conosciuto, apprezzato, amato ed hanno cercato di imparare da lui. Nell’impegno di tutti noi, come uomini e come pediatri, si perpetua la terza vita del Professor Giorgio Bartolozzi. 

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Pianeta SIP

Carriere Luca Bernardo Consigliere del Ministro delle Politiche Agricole Luca Bernardo è stato nominato consigliere del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mario Catania “in educazione alimentare in ambito Politiche Expo 2015”. Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno Infantile e ad interim S.C. TIN dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e oftalmico di Milano, è consigliere nazionale della SIP con delega ai rapporti con le istituzioni. Grande esperto di problematiche giovanili e bullismo, è stato dal 2008 al 2011 responsabile della Commissione Disagio-Adolescenza Bullismo del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica.

Salvatore Aversa nuovo Presidente dell’ONSP L’Assemblea dell’ONSP, Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria, riunita in occasione del IX Congresso Nazionale, ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo, che rimarrà in carica per il prossimo biennio. Questa la nuova composizione dell’organismo: Presidente Salvatore Aversa (Scuola di Specializzazione di Messina), Vice Presidente Daniele Roncati (Scuola di Specializzazione di Novara), Segretario Francesca Simi (Scuola di Specializzazione di Pisa), Tesoriere Federica Bertuola (Scuola di Specializzazione di Padova). Consiglieri: Andrea Bon (Scuola di Specializzazione di Udine), Agata Boncimino (Scuola di Specializzazione di Pavia) Alessandro Mazza (Scuola di Specializzazione di Padova), Valentina Pisano (Scuola di Specializzazione di Cagliari), Davide Vecchio (Scuola di Specializzazione di Palermo).

Le nuove polizze SIP Cresce il massimale, sostituto assicurato, e per gli specializzandi supersconti sulla RC: rivoluzione nelle polizze assicurative SIP

Specializzandi Estensione della polizza per la responsabilità civile agli specializzandi

Incremento del massimale Il massimale per la responsabilità civile passada 2.500.000 a 5.000.000

La S IP Sostituto

per noi

Estensione della garanzia assicurativa per i danni cagionati dal sostituto

Per acquistare questi prodotti o avere ogni ulteriore informazione occorre collegarsi al sito SIP www.sip.it selezionare il link “Pianeta SIP” poi “Polizze e convenzioni” e seguire le istruzioni. In alternativa è possibile inviare una mail all’indirizzo it_sip@willis. com o inviare un fax al numero 02-47787529 indicando anche un proprio recapito telefonico oppure chiamare il numero verde 800 637709: un operatore fornirà tutte le informazioni necessarie per l’attivazione della polizza.


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Salute e benessere per bambini e adolescenti Una riflessione sul Manifesto promosso dalla SIP

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alute e benessere per bambini e adolescenti: potrebbe essere questo il run-title (titolo breve) dell’importante Manifesto della Società Italiana di Pediatria licenziato dal Presidente SIP lo scorso 27 giugno a Roma (e amplissimamente co-firmato dai Presidenti delle Società pedocentriche operanti nel nostro Paese). A questo Manifesto sento il dovere di dedicarmi con impegno e passione. Che cosa è il bambino per se stesso, per i suoi genitori, per il suo (la sua) pediatra, per il mondo? Una prima lettura del Manifesto mi ha convinto del suo valore, avendovi trovato – ed egregiamente trattato – il tema delle esigenze caratterizzanti l’età della crescita, sotteso, quindi, ad un profilo esaustivo sull’essere bambino. Tentiamo qualche decodificazione? Si tratterà di: ^^un nuovo essere venuto al mondo nella più piena dipendenza dai genitori (almeno fisiologicamente pensando); ^^un oggetto di attenzioni specifiche di chi ne avrà cura (nelle condizioni di salute e di malattia); Giuseppe Roberto un soggetto della vita che, nel mondo, continua Burgio ^^ (e che non continuerebbe altrimenti). Maestro della Pediatria L’indole del “Manifesto per il diritto alla salute e al benessere dei bambini e degli adolescenti in Italia”, ottempera compiutamente “alla salvaguardia e al rispetto” dei bisogni del nuovo essere umano, nato fisiologicamente per diventare un cittadino, un adulto. Una seconda lettura mi ha ulteriormente convinto della “bontà” del Manifesto – peraltro così autorevolmente condiviso dalla Pediatria italiana più ufficialmente operativa – e mi ha richiamato a meditare su alcuni elementi. Il primo è la duplicità del valore di essere bambino: ^^nella personcina, tal quale, in sé e per sé, con il suo potenziale di crescita e maturazione “in fieri”, in prospettiva; ^^in questo potenziale, nella crescita-maturazione: neonato-lattante-piccolo bambino-prescolarescolare-adolescente-adulto. Il secondo elemento è quello che maggiormente richiama il valore e l’interesse socioeconomico del bambino – futuro adulto. È quello per il quale la Banca Centrale Europea ha sancito – e il Manifesto ben lo richiama – che “investire nell’infanzia” è saggia previsione per bene della società dell’avvenire. “Investire” la dice lunga e personalmente non vorrei banalizzarne con alcun commento la portata, di in-

finito valore. Vorrei piuttosto chiedermi o (se mi fosse permesso) chiedere a chi di ragione – in quanto, a vario livello, gestisce la pedagogia dell’infanzia in termini operativi – se nel nostro amato Paese questa educazione alla salute del bambino (comprensiva naturalmente della cura della sua maturazione) trovi sufficiente spazio. Alcuni anni fa, nel 2007, scrivendo con Silvano Bertelloni (con l’apporto di alcuni altri validi colleghi) un libro su “Una Pediatria per la Società che cambia” abbiamo sperato di favorire l’apertura di un varco ad una educazione pediatrica più moderna e pedocentrica del bambino a scuola. Oggi, con tanti genitori distratti (loro stessi insufficientemente pedocentrici), con tante famiglie distrutte, disagiate, a rischio, con tanta TV “cattiva maestra”, chi insegna a questo bambino i valori della vita, l’onore e la responsabilità di vivere? Oggi, leggendo e rileggendo l’eccellente Manifesto della SIP ho sperato e continuo a sperare che chi di ragione, interessandosi a questo messaggio, si coinvolga. Non vorrei rimanere deluso: perché un messaggio risulti efficace occorre realizzare due obiettivi; il primo è che sia validamente propositivo nel suo significato (e questo è stato egregiamente raggiunto); il secondo è che raggiunga destinatari sensibili operativamente all’importanza del tema trattato. Che infanzia e che adolescenza prepareremmo (con quali effetti sui futuri adulti?) se alla educazione alla salute (al ben-sentire, al ben-pensare, al ben-prepararsi del bambino ad una responsabile vita adulta) non pensassimo necessario provvedere, come ad un problema prioritario? Lo spirito di una educazione alla salute che modernamente insegni al bambino di far degnamente parte del Creato permea nell’indole e nell’anima la stesura del Manifesto. L’auspicio è che venga colto e divenga  pragmaticamente produttivo.

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La clinica

TC pediatriche: rischio di leucemie e tumori cerebrali? Nuovi dati rinfocolano il dibattito sul rischio di tumore associato alla tomografia computerizzata e sull’appropriatezza degli imaging radioattivi

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na dose cumulativa di ~50 mGy derivante da tomografia computerizzata (TC) nei pazienti pediatrici quasi triplica il rischio di leucemia, mentre una dose cumulativa di ~60 mGy può triplicare il rischio di tumore cerebrale? L’allarme – accompagnato dall’appello a diminuire per quanto possibile le dosi di radiazioni dispensate durante le procedure di imaging diagnostico su pazienti pediatrici e a considerare con più attenzione procedure diagnostiche alternative che non prevedano il ricorso a radiazioni ionizzanti – arriva da uno studio retrospettivo di coorte pubblicato dal Lancet. Un team internazionale di ricercatori coordinato da Mark S. Pearce del Sir James Spence Institute del Royal Victoria Infirmary di Newcastle ha preso in esame i pazienti di età inferiore ai 22 anni con precedente diagnosi di tumore sottoposti a TC di controllo in centri del National Health Service (NHS) in Gran Bretagna tra 1985 e 2002. È stata stimata la dose cumulativa di radiazioni assorbita dal cervello e dal midollo osseo per scan TC in mGy, e successivamente misurata l’incidenza di leucemia e tumori cerebrali. Per escludere le TC relative alla diagnosi primaria di tumore, il follow-up per la leucemia è stato fatto partire 2 anni dopo la prima TC e quello per i tumori cerebrali 5 anni dopo la prima TC. Durante il follow-up, 74 dei 178.604 pazienti presi in esame hanno sviluppato una leucemia e 135 hanno sviluppato un tumore cerebrale. È emersa un’associazione positiva tra la dose di radiazioni assorbita con la TC e l’insorgenza di leucemia ([ERR] per mGy 0,036, 95% CI 0,005—0,120; p=0,0097) e di tumori cerebrali (0,023, 0,010—0,049; p<0,0001). Se comparato con quello dei pazienti che avevano ricevuto una dose inferiore a 5 mGy, il rischio relativo di leucemia nei pazienti esposti a una dose cumulativa superiore a 30 mGy (dose media 51,13 mGy) è risultato di 3,18 (95% CI 1,46—6,94) mentre il rischio relativo di tumore cerebrale nei pazienti esposti a una dose cumulativa di 50-74 mGy (dose media 60,42 mGy) è risultato di 2,82 (1,33—6,03).

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Commenta Andrew J. Einstein della Division of Cardiology del Columbia University Medical Center di New York: “Quali sono le implicazioni per la pratica clinica di questi dati? Innanzitutto la chiarezza sul fatto che il rischio da TC è reale, anche se negli ultimi anni la consapevolezza sulla necessità di utilizzare TC a ridotte dosi di radiazioni si sta diffondendo sempre più. E poi lo studio ci fa riflettere ancora di più sul tema dell’appropriatezza. Sappiamo che il 20-50% delle TC pediatriche potrebbe essere sostituito da altri tipi di imaging diagnostico o del tutto evitato, sappiamo però anche che la prescrizione di TC pediatriche continua a crescere: quindi è necessario che raddoppiamo gli sforzi per giustificare e ottimizzare ogni singolo scan TC”. Decisamente più cauto nei giudizi sui dati pubblicati dalla rivista britannica Paolo Tomà, direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: “La TC è un modo meraviglioso di vedere all’interno del corpo in meno di un secondo: non richiede sedazione, le scansioni utilizzano una piccola quantità di radiazione. Nel corso degli anni molti medici, scienziati e fisici hanno studiato il possibile legame tra ima-

3,18

Rischio relativo di leucemia con dose cumulativa radiazioni >30 mGy

2,82

Rischio relativo di tumore cerebrale con dose cumulativa radiazioni 50-74 mGy


^^   Pearce MS, Salotti JA, Little MP et al. Radiation exposure from CT scans in childhood and subsequent risk of leukaemia and brain tumours: a retrospective cohort study. The Lancet 2012; doi:10.1016/ S0140-6736(12)60815-0. ^^   Einstein AJ. Beyond the bombs: cancer risks of low-dose medical radiation. The Lancet 2012; doi:10.1016/ S0140-6736(12)60897-6. ^^   Brenner DJ, Elliston CD, Hall EJ, Berdon WE. Estimated Risks of Radiation-Induced Fatal Cancer from Pediatric CT. AJR 2001; 176:289-296.

lattia relativamente comune. Non vi è alcun modo di sapere (oggi) se quando si verifica una neoplasia sia il risultato di geni ereditari, dipenda dall’ambiente o sia una combinazione di questi e altri effetti. Pearce e i suoi coautori hanno notato un aumento evidente di tumore al cervello e di leucemia quando la dose di radiazioni stimata al paziente corrisponde a livelli simili a diversi esami TC. Due punti fondamentali sono però da tenere a mente quando si considera questo studio. In primo luogo, i rischi di base per questi tumori nelle fasce di età studiate sono molto bassi. Triplicare un piccolo rischio assoluto si traduce ancora in un piccolo rischio assoluto. Per esempio, essi notano che nei dieci anni successivi le TC craniche di 10.000 bambini eseguite nel loro primo decennio di vita, potrebbero verificarsi 1 tumore cerebrale in eccesso e 1 caso di leucemia in eccesso. Questo rischio è molto basso ed è facilmente giustificato dal beneficio immediato per il paziente di una TC clinicamente appropriata. Ad esempio, nelle TC craniche per trauma, si rileva una lesione in almeno 1 su 50 bambini. In secondo luogo, le dosi assegnate ai pazienti nello studio sono state stimate da indagini nazionali e non sono dosi effettive misurate in ogni determinato paziente. Queste sono dosi tipiche utilizzate oltre un decennio fa, utilizzando la tecnologia più vecchia e probabilmente sono da 2 a 5 volte superiori rispetto alle dosi attualmen te in uso sulle nuove TC”.

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La clinica

ging e incidenza di tumori, e ci sono state opinioni molto diverse, perché gli studi riportano risultati contrastanti. Questo studio suggerisce che c’è un rischio (seppure molto piccolo) da TC nei bambini, ma di fatto non abbiamo una risposta definitiva alla questione, per questo bisogna essere prudenti ed eseguire test di imaging solo quando necessario e alla dose di radiazione più bassa possibile per rispondere al quesito clinico. In questo modo facciamo probabilmente la cosa giusta. Dobbiamo anche ricordare che tutti noi assumiamo dei rischi nella vita quotidiana in cambio di un beneficio. Pensate a chi guida per fare la spesa per procurarsi il cibo per la cena. Il vantaggio di ottenere del cibo supera il piccolo rischio di un incidente d’auto, eppure il rischio di un incidente d’auto è molto più alto del rischio ipotizzato dagli attuali studi scientifici di una TC in una popolazione o un gruppo di pazienti”. “Un altro punto importante”, aggiunge Tomà, “è che quando si discute di rischio, il rischio riguarda una popolazione di persone o bambini, non 1 persona o 1 bambino: i rischi sono rischi medi. Questo rende ancora più difficile applicare i risultati degli studi scientifici a una singola persona o a un bambino. Tuttavia, questo tipo di studi è molto importante, perché ci aiuta a fare un lavoro migliore nell’assistenza dei nostri pazienti. Infine, in Occidente c’è una probabilità del 40% di ammalarsi di cancro nel corso della nostra vita. Quindi, il cancro è una ma-

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La clinica

Lavaggio nasale, un aiuto importante Sollievo e prevenzione mediante l’irrigazione con soluzioni saline: ecco i dati di alcune revisioni

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on l’autunno/inverno arrivano le malattie da raffreddamento, che possono comportare numerose complicazioni alle vie respiratorie e uditive (otiti, bronchioliti). Tali patologie, come si sa, sono causate da agenti esterni patogeni che entrano nel naso attraverso la respirazione, scatenando la patologia. La secrezione di muco ‘intrappola’ gli agenti infettivi impedendone la penetrazione nei tessuti e rallentandone la replicazione ma causa un deciso discomfort, soprattutto in neonati e bambini che non hanno ancora imparato come soffiarsi il naso. Inoltre, neonati e bambini possiedono un sistema di difesa ancora non sviluppato, che li rende maggiormente esposti alle complicazioni dovute al naso chiuso (per esempio le otiti). È pertanto utile eliminare il muco in eccesso tramite il lavaggio nasale, che libera il naso chiuso. Il lavaggio nasale viene comunemente effettuato tramite soluzioni saline che liberano il naso in modo semplice e naturale. Le soluzioni saline possono essere realizzate con processi produttivi differenti, che garantiscono diverse proprietà ai prodotti. In particolare, le soluzioni a base di acqua di mare desalinizzata ma non diluita, oltre a detergere le

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cavità nasali, posseggono proprietà lenitive e curative della mucosa, grazie alla presenza di preziosi sali minerali ed oligoelementi. Esiste anche un utilizzo preventivo del lavaggio nasale: proprio come siamo comunemente abituati a lavare le mani più volte al giorno per eliminare da esse gli agenti infettivi e patogeni che vi si depositano, allo stesso modo le irrigazioni nasali diventano fondamentali non soltanto per rimuovere il muco in eccesso, ma per rimuovere gli agenti patogeni nel naso prima che scatenino la loro reazione, prevenendo dunque l’insorgere delle infezioni. Gli Annals of Allergy, Asthma & Immunology hanno di recente pubblicato una review degli studi in lingua inglese sull’impatto dell’irrigazione nasale nella gestione delle patologie sinonasali di natura sia infettiva sia allergica pubblicati su MEDLINE e Cochrane Central Register of Controlled Trials fino a dicembre 2011. La revisione ha evidenziato che questa pratica contribuisce a ridurre l’infiammazione ^^   Wei JL, Sykes KJ, Johnson P, He J, Mayo MS. Safety e i sintomi nasali, garanand efficacy of once-daily nasal irrigation for the tendo un piccolo ma treatment of pediatric chronic rhinosinusitis. Laryngoscope 2011;121(9):1989-2000 doi:10.1002/ chiaro beneficio clinico. lary.21923 Nel 2011 un team di ri^^   Khianey R, Oppenheimer J. Is nasal saline irrigation all cercatori dell’University it is cracked up to be? Annals of Allergy, Asthma & of Kansas School of MeImmunology 2012; 109(1):20-28. dicine coordinato da Ju^^   Hildenbrand T, Weber R, Heubach C, Mösges R. Nasenspülungen bei akuter Rhinosinusitis. lie L. Wei aveva confronLaryngorhinootologie 2011;90(6):346-51. tato l’efficacia dell’irrigazione nasale a base di soluzione salina isotonica e quella dell’irrigazione con soluzione salina addizionata di gentamicina nel trattamento della rinosinusite cronica (CRS) in uno studio prospettico randomizzato in doppio cieco. Erano emersi significativi miglioramenti della qualità di vita in entrambi i gruppi, dimostrazione chiara che i lavaggi nasali con soluzione salina isotonica sono sufficienti per ottenere un beneficio senza correre il rischio di effetti collaterali. Spiega Tanja Hildenbrand, otorinolaringoiatra della Städtisches Klinikum di Karlsruhe: “L’irrigazione nasale è indicata per il trattamento di una varietà di patologie del naso e dei seni paranasali o dopo interventi chirurgici. Una revisione sistematica condotta dal mio gruppo e pubblicata sulla rivista Laryngorhinootologie ha dimostrato che i lavaggi nasali con soluzione salina isotonica sono raccomandati nei bambini con rinosinusite cronica in aggiunta al trattamento standard (grado di raccomandazione A) e per prevenire infezioni ricorrenti (grado di raccomandazione B). Non c’è evidenza che il lavaggio nasale quotidiano effettuato per lunghi periodi di tempo abbia effetti nocivi o contribuisca ad elevare il tasso di infezioni  respiratorie”.


Libri

Non siamo solo il prodotto di una famiglia, di un paese e di una comunità. Siamo anche il risultato delle nostre letture, il prodotto della nostra bibliografia oltre che della biografia Norman Manea

“Neonatal Paediatrics” di W.R.F. Collis, un testo pionieristico Più di mezzo secolo fa erano già chiari a qualcuno obiettivi importanti e attuali nella Pediatria di oggi No, non si tratta di un recente articolo uscito su chissà quale rivista. È il titolo di un libro stampato a Londra nel 1958 per i tipi di Heinemann. W.R.F. Collis era in quel tempo il Direttore del Dipartimento di Pediatria del Rotunda Hospital di Dublino. Il libro è concepito come un vero e proprio trattato di Neonatologia, quando ancora questa disciplina non esisteva. Il neonato era stato a lungo considerato poco più che un’appendice del feto sul piano delle conoscenze e pertanto coerentemente affidato alle cure delle ostetriche. Scorrere l’indice del libro è interessante quanto leggerne i testi: i sintomi e le indicazioni diagnostiche e terapeutiche sono descritti con grande attenzione ma con un approccio pratico. Si va dall’esame fisico e dalla alimentazione alle infezioni e alle nozioni su prematurità e disordini respiratori. Quello che colpisce è la descrizione di patologie specialistiche del neonato: le malformazioni di interesse chirurgico, le alterazioni ortopediche, dermatologiche, cardiologiche, degli organi di senso e così via, sino a includere tutti gli organi, apparati e distretti corporei perché nulla fosse tralasciato, sia pure in circa 300 pagine. Stupisce anche, in coerenza con il titolo, leggere nella prefazione

quanto fosse chiara e nello stesso tempo attuale e moderna la concezione di una Pediatria specifica (oggi diremmo specialistica) dell’età neonatale, indirizzata alle prime 6 (oggi diremmo 4) settimane di vita dopo la nascita. È lucida l’impostazione, clinica e organizzativa insieme, che prevede una integrazione tra Ostetricia e Pediatria nello stesso dipartimento con un’area dedicata alle cure del neonato gestita dai pediatri, come fattore principale in grado di garantire la riduzione della mortalità infantile e il miglioramento della salute dei

bambini. Leggere che nel 1958 erano già chiari a qualcuno obiettivi importanti e attuali nella Pediatria di oggi, ci aiuta a capire che il magistero dei pionieri è spesso ispirato a principi universali che devono esserci di guida. Più avanti, nella stessa prefazione, Collis preannunzia la costruzione di una nuova struttura dedicata agli “outpatients”, preconizzando un’area dedicata alla integrazione tra ospedale e territorio, in cui i

pediatri potessero essere disponibili per quella che oggi chiameremmo continuità assistenziale. Anche qui, una lezione che non è tramontata e sulla quale ancora oggi dibatte la Pediatria in Italia e in Europa. Le cure primarie, da garantire al di fuori dell’ospedale ma con integrazione e collegamento con gli ospedali di rete, ai quali affidare le cure delle malattie a maggiore indice di complessità e le specialità pediatriche. (Giovanni Corsello)

Si scrive denti, si legge salute “Mamma che denti!” racconta come nasce, cresce e funziona la bocca, quali sono le malattie odontoiatriche pediatriche più comuni, fastidiose e costose da curare; tratta di allattamento, svezzamento e alimentazione, argomenti anche questi strettamente correlati alla salute della bocca e dei denti. Il libro parla anche di fluoro, spiega come e quando è opportuno servirsene, di dentifrici, di spazzolini e di come pulire denti e gengive alle diverse età; di filo interdentale, collutorio, gomme da masticare, sigillature. Di denti dritti e denti storti, di denti che si rompono (insegna anche un po’ di pronto soccorso domiciliare) e tante altre cose, oltre a fornire suggerimenti per un uso razionale ed efficace dei servizi odontoia-

Guido Benedetti Mamma che denti! Mandragora 2011

trici. Apprezzabile il fatto che non contenga soltanto una serie interminabile di “no” (no al ciuccio, no alle caramelle, no alle gomme da masticare, e così via: queste cose le sappiamo già, e dire sempre “no” ha poco a che fare con la vita di tutti i giorni). Il libro vuole invece raccontare tutti quei “come” che possono aiutare ad affrontare l’argomento e accompagnare i bambini nella crescita.

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Alimentazione

Prima colazione: un pasto fondamentale

per chi cresce Una colazione equilibrata fornisce la riserva calorica per la giornata, aiuta la concentrazione e contribuisce a prevenire l’obesità. L’opinione di un pediatra e di una nutrizionista

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ino al 30% dei bambini e degli adolescenti “salta” regolarmente la prima colazione. Un’abitudine scorretta che, purtroppo, è sempre più frequente e si aggrava nell’età adulta, tanto che solo poco più del 30% delle persone consuma un pasto adeguato dal punto di vista quantitativo e qualitativo prima di affrontare la giornata. “Stando ai dati del Ministero della Salute, l’11% dei bambini ha la cattiva abitudine di “saltare” la colazione”, ricorda il Prof. Claudio Maffeis, pediatra e docente presso l’Università di Verona. “Si tratta di un fattore molto negativo: non consumare la colazione al mattino è uno dei comportamenti nutrizionali più errati, perché comporta l’assunzione di un eccesso di alimenti a elevato contenuto di grassi con gli snack del mattino e uno sbilanciamento degli apporti nutrizionali durante la giornata”. L’abitudine, la fretta e la mancanza di appetito sono tra le cause principali del “non fare colazione”. Al contrario, una maggiore consapevolezza in campo alimentare suggerisce di suddividere in modo più equilibrato l’assunzione di cibo durante la giornata, con un ritmo giornaliero che è come un pendolo che oscilla tra la mattina e la sera.

Bibliografia ^^   Spinelli A. Lamberti A, Baglio G et al. (a cura di). OKkio alla SALUTE: sistema di sorveglianza su alimentazione e attività fisica nei bambini della scuola primaria. Risultati 2008. http://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/default.asp. ^^   Benton D, Parker PY. Breakfast, blood glucose, and cognition. Am J Clin Nutr 1998:67(suppl):772S-8S. ^^   Cueto S. Breakfast and performance. Public Health Nutr 2001;4(6A):1429-31. ^^   INRAN. Linee guida per una sana alimentazione italiana (2003).

Per approfondire questo argomento, Barilla ha realizzato un opuscolo dal titolo “Prima colazione all’italiana. Funzioni e significato di un pasto essenziale”, scaricabile registrandosi al sito: www.nutritionhealth.it

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Tra l’abitudine di consumare la prima colazione e la prevalenza di sovrappeso/obesità, vi è una correlazione inversa statisticamente significativa. Dall’analisi della letteratura scientifica nella sua globalità, emerge con chiarezza che la prima colazione, possibilmente variata nella composizione, ricca di alimenti a elevato contenuto in principi nutritivi e in fibra, è parte di una dieta sana e di un modello di comportamento che ha numerose e importanti conseguenze positive sulla salute e sul benessere di bambini, adolescenti e adulti. Dunque, incoraggiare una regolare prima colazione abbondante, variata e sana, e uno spuntino mattutino, rappresenta un’eccellente strategia per potenziare le prestazioni in termini cognitivi. 

Bambini che non assumono la prima colazione (o ne consumano una non adeguata) in Italia


Il bilancio energetico dell’organismo è modulato da una serie di complesse vie metaboliche che coinvolgono i centri dell’appetito a livello ipotalamico e segnali ormonali associati allo stato energetico dell’organismo rilasciati dall’apparato gastroenterico e dalla periferia. “La prima colazione contribuisce a una distribuzione più funzionale dell’energia, dei nutrienti e dei composti bioattivi in un arco temporale più lungo e aiuta il bambino a regolare il ritmo alimentare nella intera giornata”, spiega la Prof.ssa Marisa Porrini, Preside della Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università di Milano. “Se una persona “salta” la prima colazione e, per conseguenza, consuma spuntini troppo ricchi prima di pranzo, molto probabilmente non pranzerà in modo adeguato, e più tardi l’appetito lo spingerà di nuovo a uno spuntino troppo ricco nel pomeriggio e così via dicendo, rompendo il ritmo”.

I rapporti tra prima colazione e performance scolastiche in bambini e adolescenti

Influenza della prima colazione sul tempo medio di esecuzione di test di memoria verbale e spaziale Le performance risultano significativamente migliori (con tempi più brevi) nei soggetti che hanno assunto la prima colazione rispetto ai soggetti a digiuno (rispettivamente P< 0.03 e P< 0.01).

Le linee guida italiane INRAN per una corretta alimentazione suggeriscono di assumere con la prima colazione circa il 15-20% delle calorie giornaliere. Numerose osservazioni epidemiologiche confermano che l’ampia serie di effetti metabolici favorevoli associati al consumo regolare della prima colazione (sul profilo lipidico, sulla tolleranza al glucosio e sul sovrappeso/obesità), si traduce anche in una significativa riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di diabete mellito tra i soggetti che consumano con regolarità questo pasto. Il modello alimentare “ideale” permette all’organismo di assumere nella giusta quantità e con le modalità adeguate i micronutrienti necessari. Gli studi più recenti hanno permesso di dimostrare che la prima colazione è un pasto fondamentale da questo punto di vista, poiché contribuisce a una dieta di alta qualità. Per svolgere adeguatamente il suo compito, la prima colazione deve prevedere

sia fonti energetiche di rapido utilizzo sia fonti a più lenta cessione, per prevenire l’ipoglicemia e il senso di fame reattivi, e modulare il senso di sazietà sia nell’immediato (fino al pasto successivo), sia nel corso dell’intera giornata. Inoltre, è opportuno che il menu della prima colazione vari nell’arco della settimana e che l’assunzione di nutrienti sia adeguata al livello di attività fisica prevista nel corso della giornata.“La strada giusta per influenzare il comportamento alimentare, specie quando si parla ai giovani, consiste nell’insegnare a percepire la fame e la sazietà e a seguire queste sensazioni per impostare la propria giornata alimentare, – precisa la Prof.ssa Porrini. – I ragazzi spiluccano continuamente, senza dare il giusto peso ai pasti principali. Come è facilmente comprensibile, ciò può anche rendere difficile seguire un regime alimentare corretto. Dal punto di vista antropologico, si può dire che tendenzialmente non si mangia più perché si ha fame, ma per abitudine o perché l’occasione sociale lo richiede (happy hour, ecc.)”.

Alimentazione

La prima colazione dal punto di vista metabolico

Il ruolo del pediatra rispetto all’educazione alimentare “Il Pediatra, proprio per la sua vicinanza alla famiglia, – afferma il Professor Maffeis – può aiutare i genitori a riconoscere eventuali errori nelle abitudini alimentari della famiglia e del bambino. Inoltre può stimolare i genitori a porre maggiore attenzione alla loro stessa alimentazione, oltre che a quella dei loro ragazzi. Infatti il buon esempio è la prima “leva” per aiutare genitori e figli a modificare comportamenti e abitudini alimentari eventualmente scorretti”.

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Alert farmaci

L’Ospedale di Giorno

All’Istituto G. Gaslini di Genova inaugurato un nuovo padiglione aperto dalle 8 alle 20 che consente di fornire un unico punto di riferimento all’utenza esterna non degente e di concentrare in un solo luogo la quasi totalità dell’attività prettamente ambulatoriale (e di day hospital e day surgery) che viene spalmata su un’intera giornata, con grandissimo beneficio per le famiglie.

Alert farmaci

Marina Macchiaiolo UOC

Malattie Rare Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Ogni mese le segnalazioni più importanti per i pediatri tra tutte quelle emesse dagli organismi di controllo italiani e internazionali Pubblicate le tabelle per la prescrizione secondo il principio attivo Dal mese di luglio è diventata obbligatoria la prescrizione del principio attivo in luogo del nome commerciale sul ricettario regionale (art. 15, comma 11-bis del Decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012 n. 135). L’Agenzia Italiana del Farmaco ha reso disponibili per tutti gli operatori sanitari pubblicandole sul proprio sito www.agenziafarmaco.gov.it le tabelle contenenti l’elenco dei farmaci di fascia A dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale, ordinati sia per principio attivo sia per nome commerciale.

Farmacovigilanza 1 Come avevamo già scritto nel numero precedente, il mese di luglio è stato molto importante per la farmacoviglilanza: infatti dal 2 luglio 2012 è divenuta operativa la normativa europea modificata nel 2010 (Regolamento UE 1235/2010): è inoltre in fase di recepimento la Direttiva 2010/84/UE. In primo luogo, è

cambiata la definizione di reazione avversa intesa ora come “Effetto nocivo e non voluto conseguente all’uso di un medicinale”. Di fatto, con tale definizione – che è indipendente dal tipo di uso del medicinale – saranno oggetto di segnalazione anche le reazioni avverse, derivanti da errore terapeutico, abuso, misuso, uso off label, sovradosaggio ed esposizione professionale. Pertanto si dovrebbe ottenere un incremento delle segnalazioni a cui corrisponderà una maggiore attività di monitoraggio. È stato stimato che il 5% di tutti gli accessi in ospedale è dovuto a reazioni avverse (ADR), che il 5% di tutti i pazienti già ricoverati in ospedale presenta una ADR, che le ADRs sono al quinto posto tra le cause di morte in ospedale. Tutte le modifiche della nuova normativa tendono ad aumentare l’efficacia, la rapidità e la trasparenza degli interventi di farmacovigilanza attraverso regole che mirano a: ^^rafforzare i sistemi di farmacovigilanza con ruoli e responsabilità chiaramente definiti per tutte le parti; ^^incrementare la partecipazione dei pazienti e degli operatori sanitari; ^^migliorare i sistemi di comunicazione delle decisioni prese e darne adeguata motivazione, aumentando la trasparenza.

Farmacovigilanza 2 Poiché la nuova normativa di farmacovigilanza prevede la segnalazione di tutte le reazioni avverse per tutti i medicinali, è stato eliminato l’elenco nazionale dei farmaci sottoposti a monitoraggio, considerato superato e potenzialmente confondente.

Farmacovigilanza 3 Il Parlamento europeo ha votato a larghissima maggioranza – 665 voti favorevoli, 9 contrari e 19 astensioni – le nuove regole per rafforzare il sistema europeo di valutazione dei potenziali problemi dei medicinali in qualsiasi Stato membro. A tal fine sarà introdotto un bollino nero per segnalare i potenziali rischi, allo scopo di consentire ai pazienti e agli operatori sanitari di poter identificare i farmaci con problemi di sicurezza. Le modifiche alla legislazione UE esistente, concordate tra il Parlamento e i ministri dell’Unione Europea, prevedono una “procedura d’urgenza automatica” se un farmaco viene ritirato in uno Stato dell’UE, l’aumento dei casi in cui scattano i controlli e il dovere “di trasparenza” per le aziende farmaceutiche, obbligate a indicare se una medicina viene ritirata o non rinnovata per ragioni di sicurezza. La nuova normativa entrerà in vigore nel corso del 2013.

Carenze dei medicinali

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Per medicinale carente si intende un “medicinale non disponibile o reperibile in commercio su tutto il territorio nazionale in quanto il produttore non ne assicura la fornitura appropriata e continua in modo da soddisfare le esigenze dei pazienti”. La carenza sul mercato di un farmaco può essere determinata da vari fattori: l’irreperibilità del principio attivo, i problemi legati alla produzione, alla distribuzione, alla commercializzazione, i provvedi-

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I decessi in pochi mesi al National Institutes of Health Clinical Center di Bethesda per l’outbreak di un ceppo 100% antibioticoresistente del batterio Klebsiella pneumoniae: l’ultima vittima dell’agente patogeno è un bambino ricoverato per complicazioni derivate da trapianto di midollo osseo.

menti a carattere regolatorio, l’imprevista aumentata richiesta del medicinale, le emergenze sanitarie nei Paesi di produzione o in altri Paesi. L’AIFA ha reso disponibile sul proprio portale un “Elenco dei medicinali attualmente carenti” dal quale è possibile ottenere le seguenti informazioni: ^^nome commerciale del farmaco carente, relativo principio attivo, forma farmaceutica, confezione e nominativo dell’Azienda titolare dell’AIC; ^^data di inizio della carenza e data di presunta conclusione; esistenza o meno di alternativa terapeutica; ^^ ^^motivazioni che hanno determinato la carenza; ^^suggerimenti e/o provvedimenti adottati dall’AIFA. L’Ufficio Qualità dei Prodotti aggiornerà con cadenza periodica l’Elenco delle segnalazioni di medicinali carenti, inserendo tempestivamente le nuove segnalazioni e rimuovendo dall’elenco i medicinali per i quali lo stato di

carenza è ormai risolto. È disponibile anche un “Elenco dei medicinali non registrati in Italia per i quali l’AIFA ha adottato specifici provvedimenti” per fronteggiare la carenza.

Nessuna efficacia degli omega 3 per la prevenzione di eventi cardiovascolari Secondo la più recente e più completa metaanalisi prodotta sull’argomento, gli integratori di omega 3 acidi grassi polinsaturi non riducono la mortalità né riducono il rischio di eventi cardiovascolari. Gli autori hanno analizzato i dati relativi a 20 studi clinici randomizzati condotti su quasi 70.000 adulti: 18 studi valutavano l’uso di integratori costituiti da combinazioni di acidi eicosapentaenoico e docosaesaenoico e 2 studi valutavano invece gli effetti di una dieta arricchita. ^^   Evangelos C et al. Association Between Omega-3 Fatty Acid Supplementation and Ri-

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sk of Major Cardiovascular Disease Events A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA 2012; 308(10):

Steroidi post tonsillectomia Secondo una revisione sistematica l’uso di steroidi sistemici post tonsillectomia non sembra aumentare la frequenza di episodi di sanguinamento, ma è associato ad un aumento del numero di reinterventi per emorragia; verosimilmente l’uso di steroidi potrebbe essere associato non ad un aumento della frequenza degli episodi, ma ad una maggiore gravità. Secondo gli autori pertanto l’uso degli steroidi per via sistemica per la prevenzione di nausea e vomito postoperatorio deve essere accompagnato da molta cautela, valutando attentamente rischi e benefici. ^^   Plante J et al. Effect of systemic steroids on post-tonsillectomy bleeding and reinterventions: systematic review and meta-analysis of randomised controlled trials. BMJ 2012; 345.

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Pedi@tria

Translators4children

Il servizio (www.translators4children.com) nasce per aiutare il bambino malato e la sua famiglia a tradurre velocemente la cartella clinica in modo che i medici che devono intervenire abbiano la possibilità di acquisire prima possibile tutte le informazioni dall’Ospedale di provenienza. La richiesta di traduzione può essere inviata solo dall’Ospedale a firma del pediatra responsabile con una mail a info@translators4children.com

a cura di Alberto E. Tozzi

Capi di abbigliamento intelligenti È un’azienda fondata da tre studenti del prestigioso Massachusetts Institute of Technology ed ha già attirato finanziamenti per 500.000 dollari. Si chiama Rest Devices (www.restdevices. com) e produce un dispositivo per il monitoraggio dei segni vitali del lattante che è incorporato in una tutina che si indossa normalmente. Invece dei soliti complicati monitor un sistema di sensori indossabile che permette di monitorare la respirazione, la temperatura e la posizione del corpo. Ovviamente tutti i segnali che vengono rilevati sono trasmessi in tempo reale ad uno smartphone oppure a un tablet che possono essere configurati per gli opportuni messaggi di allerta. La tutina ha l’aspetto di un co-

mune capo di abbigliamento di cotone, si può lavare in lavatrice e il dispositivo che trasmette i segnali ha la forma di una tartarughina verde. In tema di dispositivi indossabili, il prototipo di MedSensation (www.medsensation.com) ha lo scopo di trasmettere a distanza le sensazioni tattili che possono essere rilevate durante la palpazione. Il gruppo che ha prodotto questo

Accedi a oltre 1500 riviste gratuitamente http://sip.it/formazione-aggiornamento/riviste/ riviste-full-text Un servizio per consultare senza costi la letteratura scientifica pediatrica più importante in formato elettronico comodamente da casa, seduti al proprio computer.

Hai letto gli ultimi articoli di Pediatrics di settembre? Neonatal Hyperbilirubinemia in the Low-Intermediate–Risk Category on the Bilirubin Nomogram Long-term Differences in Language and Cognitive Function After Childhood Exposure to Anesthesia Lower Life Satisfaction Related to Materialism in Children Frequently Exposed to Advertising Risk Adjustment for Neonatal Surgery: A Method for Comparison of In-Hospital Mortality Maternal HIV Infection and Vertical Transmission of Pathogenic Bacteria Pediatric-Specific Antimicrobial Susceptibility Data and Empiric Antibiotic Selection

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...e molto altro ancora Pediatria numero 9 - settembre 2012

“tele guanto”, che si chiama Glove Tricorder, viene ancora da Boston ma questa volta da Harvard. Il dispositivo può trasmettere a un ricevitore a distanza sensazioni tattili di pressione, vibrazione, temperatura e anche segnali sonori simili a quelli rilevabili da uno stetoscopio. L’idea degli sviluppatori è quella di aggiungere al dispositivo una sonda a ultrasuoni per avere anche una informazione ecografica all’esame obiettivo che può essere condotto direttamente dal paziente o da un familiare. Il successivo stadio di sviluppo prevede una interfaccia software in grado di fare un primo screening delle rilevazioni e suggerire le più opportune consultazioni al paziente. Naturalmente le prospettive di uso in campo formativo sono notevoli. 

ww w.s ip.it Le riviste della SIP Area Pediatrica, Prospettive in Pediatria, Italian Journal of Pediatrics, Pediatria, Conoscere per crescere.

La SIP è su Facebook https://www.facebook.com/societaitalianadipediatria La Società Italiana di Pediatria è ora sul più popolare dei social network. Lo scopo è informare in modo ancora più diretto genitori, operatori sanitari e colleghi pediatri e soprattutto interagire con loro. Visita la pagina Facebook della SIP e clicca MI PIACE, ci aiuterai a raggiungere un numero più grande di persone.


anni

Periodo necessario per la bonifica degli oltre 34.000 siti italiani a potenziale contaminazione di amianto se anche ne venissero rimosse 380.000 tonnellate l’anno.

Giochi pericolosi. Prodotto

Le segnalazioni del sistema di allerta RAPEX

Blocchi di plastica

a cura di Manuela Moncada

Scarpe per bambini

Categoria

Giocattoli

Categoria

Abbigliamento per bambini

Marchio

Pocoyo

Marchio

KIDT NS

Paese d’origine Cina

Paese d’origine Bulgaria

Tipo/numero di modello

Ref.:87051; codice a barre: 3296580870509

Descrizione

Tre cubi di plastica di colori diversi che si agganciano fra loro e una piccola bambolina alta 45 mm, con la testa di 25 mm, in una confezione con un lato trasparente, con il marchio CE e la restrizione d’età al di sotto dei 18 mesi.

Pericolo

Soffocamento. Il prodotto presenta questo rischio perché la testa della bambolina può essere messa in bocca e bloccare le vie respiratorie. Il prodotto non è conforme alla direttiva sulla Sicurezza dei Giocattoli e alla norma europea EN 71-1.

Misure prese

Divieto di marketing del prodotto e misure relative.

Prima versione pubblicata in inglese come“Weekly overview reports of RAPEX notifications” Dalla Direzione Generale per la Salute e i Consumatori della Commissione Europea sul sito ufficiale dell’Unione Europea attraverso il Sistema di allerta rapida dell’Unione Europea per i prodotti non alimentari (RAPEX) http://ec.europa.eu/rapex © European Union, 2005 – 2012 I punti ufficiali di contatto degli Stati Membri e degli Stati EFTA-EEA forniscono l’informazione pubblicata in questi report settimanali. Sotto i termini dell’Appendice II.10 della Direttiva sulla Sicurezza Generale dei Prodotti (2001/95/EC) la responsabilità per l’informazione fornita risiede nel soggetto notificante. La Commissione non è responsabile per l’accuratezza dell’informazione data. Traduzione italiana: Società Italiana di Pediatria (2012) La responsabilità della traduzione è totalmente a carico della Società Italiana di Pediatria.

Sante & Mia

illustrazioni Norina Wendy Di Blasio

Prodotto

Giochi pericolosi

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AAAH! Non si regge il castello!

Tipo/numero di modello

JDL – 9001.

Descrizione

Scarpette estive per bambino di colore rosa con uno strappo mobile che può essere messo sopra il tallone e alla caviglia e due strappi trasparenti decorate con una bambina con i capelli arancioni. La parte interna della suola è decorate con i disegni di una ragazzina, con fiori e con la scritta: “KIDT NS”. Sulla parte esterna della suola c’è la scritta: “JDL – 9001” e l’indicazione della taglia. Le scarpe sono vendute in una confezione di cellophane. Taglie: fino alla 26.

Pericolo

Strangolamento. Il prodotto presenta questo rischio perché piccole parti possono essere facilmente staccate e ingoiate dai bambini. Inoltre, il prodotto contiene il 34,57% per peso di ftalato di ottile (DNOP).

Misure prese

Divieto di marketing del prodotto.

Codice a barre sconosciuto

Falsi allarmi

E che si urla in quel modo? Sembra che ti abbiano staccato le mani! No, sono ancora qui:eccole!

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