Pediatria magazine vol 4 | num 1-2 | 2014

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Ictus pediatrico È urgente implementare programmi di informazione e addestramento rivolti non solo al pubblico ma anche ai pediatri e agli altri operatori sanitari. L’appello dell’American Stroke Association. pagina6

Il morbillo? Altro che eliminato, non abbassiamo la guardia Solo se si riesce a raggiungere la soglia del 95% della popolazione vaccinata si può eliminare la malattia, avverte Francesco Vitale.

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www.sip.it

Magazine della Società Italiana di Pediatria

volume 4 | numero 1-2 | gennaio-febbraio 2014

Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

Per una Pediatria unita Di fronte alla crisi attuale del sistema sociale e sanitario, le Società scientifiche dell’area pediatrica devono aggregarsi per tutelare in maniera più incisiva i diritti dei bambini anche nel rapporto con le istituzioni. Dalle pagine di “Pediatria” il Presidente della SIP Giovanni Corsello lancia la proposta di federare tutte le Società scientifiche dell’area pediatrica attorno a un progetto condiviso a tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Per-

Nominato il nuovo Comitato di Bioetica della SIP “Non sarà un laboratorio di riflessione accademica, ma un organismo di servizio e di stimolo”, spiega Stefano Semplici. pagina20

ché se assistenza, formazione, promozione della salute e ricerca sono ormai un network sempre più interconnesso, un vero percorso di cambiamento non può realizzarsi senza una visione unitaria della Pediatria e senza un soggetto unitario che la rappresenti. Il futuro è l’integrazione.

intervista alle pagine 10-11

La polizza assicurativa SIP copre solo i sinistri che si verificano nel periodo in cui è operativa? Primo appuntamento con una nuova rubrica per chiarire i dubbi dei soci. pagina26


In questo numero Editoriali

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Il poster La piramide dell’attività motoria 16

News Pediatria

anno 4 | numero 1-2 gennaio-febbraio 2014

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it Direttore Scientifico Giovanni Corsello Direttore Cinthia Caruso

Fresche di stampa A cura di Alberto E. Tozzi

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Ictus nei bambini: manca la consapevolezza

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Pianeta SIP Nominato il nuovo Comitato di Bioetica della SIP Intervista a Stefano Semplici

Vitale Tedeschi: slancio umanitario e rigore scientifico

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Diego Franceschetti

Congenital Malformations of the Heart

Board Editoriale Rino Agostiniani Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Alberto Tozzi Davide Vecchio Redazione David Frati Sabrina Buonomo Marina Macchiaiolo Pubblicità e promozione Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 t.tucci@pensiero.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002 Abbonamenti 2013

Giovanni Corsello

Una paralisi misteriosa

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Il bambino che mangia soltanto caramelle alla menta cotte

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Con gli occhi tuoi

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Rinite allergica, l’impatto scolastico e sociale

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Individuale E 40,00 Istituti, enti, biblioteche E 80,00 Estero E 120,00

Otorrea post-timpanostomia, quale strategia?

Presidente Giovanni Corsello

Ustioni pediatriche: ecco chi rischia di più A cura di David Frati

Consiglio Direttivo Alberto Villani (Vicepresidente), Luigi Greco (Vicepresidente), Rino Agostiniani (Tesoriere), Fabio Cardinale, Antonio Correra, Liviana Da Dalt, Domenico Minasi, Andrea Pession, Massimo Barbagallo, Elvira Verduci (Consiglieri), Valerio Flacco (Delegato Sezioni Regionali SIP), Costantino Romagnoli (Delegato Società Affiliate SIP), Gian Paolo Salvioli (Delegato Conferenza Gruppi di studio) Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore Progetto grafico e impaginazione Typo srl, Roma Immagini © 2014 Photos.com Stampa Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma dicembre 2013

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In ricordo di Francesco Cinthia Caruso

Polizze SIP: domande e risposte L’orizzonte temporale della polizza

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Primo piano

Rino Agostiniani

Lupini amari Liviana Da Dalt

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Attualità Il morbillo? Altro che eliminato, non abbassiamo la guardia Intervista a Francesco Vitale

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L’OMS aggiorna le linee guida sul post parto

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ISSN 2240-3183

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Pediatri inFormazione Non chiamatela riforma! A cura di Davide Vecchio

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Fitoterapia A cura di Vitalia Murgia

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Luppolo, per rilassarsi meglio

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La clinica

Intervista a Giovanni Corsello

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26 Dalle riviste SIP

Serve una federazione delle Società scientifiche dell’area pediatrica

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Seguici su

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facebook.com/societaitalianadipediatria


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ascono sempre meno bambini in Italia, ma ne sopravvivono sempre di più. Si potrebbe fotografare così uno dei dati ISTAT recentemente diffuso. La natalità nel 2013 si è ridotta del 4% rispetto al 2012 (-22.000 nascite è la stima ad oggi), ed è intorno al 20% la proporzione di nati con almeno un genitore straniero, concentrati soprattutto nelle regioni settentrionali. Aumentano i nuovi nati al di fuori delle unioni matrimoniali (circa il 25% del totale) e i neonati a rischio sociale per indigenza o emarginazione. La malnutrizione, le anomalie congenite non diagnosticate, le infezioni sia pre che postnatali in questa fascia di popolazione sono potenzialmente allarmanti sul piano clinico ed epidemiologico. Si riduce il consumo di alimenti per l’infanzia e aumenta Giovanni Corsello il numero di bambini a rischio di disordini nutriPresidente zionali, dalle anemie carenziali al sovrappeso e Società Italiana obesità. Sono in aumento anche i nati da madre di Pediatria con oltre 35 anni di età, i gemelli e i nati da concepimenti assistiti. Bisogna che ci si decida a investire risorse indirizzate alla protezione della gravidanza, della nascita e della famiglia. Solo così si potrà invertire la rotta e ottenere quell’aumento delle nascite in Italia tanto atteso e auspicato. Cominciano a ridursi i nati da taglio cesareo elettivo e primario, e parallelamente il numero dei nati a termine con età gestazionale bassa (early terms), spesso collegati con un maggior tasso di patologie neonatali (dalla tachipnea transitoria all’ittero pato-

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uando circa un anno fa nelle università italiane cominciarono a diffondersi le pagine “spotted”, cioè le pagine Facebook in cui gli studenti, protetti dall’anonimato, si scambiano opinioni e dichiarazioni d’amore, mi sembrò che dagli Stati Uniti fosse arrivata in Italia una moda innocua e un po’ romantica, il naturale approdo di un’epoca in cui gli amori nascono, vivono e finiscono sul web. E non mi sembrava un dramma che tra le dichiarazioni d’amore potesse insinuarsi qualche insulto: non esiste l’insulto anche nella vita reale? Tutto questo pensavo, convinta da sempre che i media sono neutrali, né buoni né cattivi, dipende da come si usano. Poi ho fatto un giro sul social network Ask.fm e ho cambiato idea. L’anonimato non è neutrale: è una formidabile mano tesa alla viltà e alla ferocia, che nella preadolescenza e nell’adolescenza – in quell’età cioè in cui il branco vince, in cui manca ancora la mediazione della personalità – può essere avere conseguenze devastanti. Lanciato nel 2010 dai fratelli lettoni Tarabin,

Editoriali

Bambini e Pediatria in Italia nell’agenda 2014

logico), con una ospedalizzazione prolungata o con un maggior tasso di reospedalizzazione. In aumento è il numero dei late preterms, neonati pretermine con età gestazionale avanzata, prossima al termine, neonati che necessitano di cure specifiche e di attenzione e controlli attenti e ravvicinati anche dopo la dimissione dal centro nascita. Parlando di numeri in Sanità, si impone una politica di riorganizzazione dei punti nascita in tutto il Paese, basata su un accorpamento e su una concentrazione delle risorse in vista di maggiore sicurezza e riduzione del rischio clinico correlato con l’evento nascita, ormai da troppo tempo prevista sulla carta ma lontana da una vera applicazione nelle diverse Regioni. Il recente decreto di stabilità ha previsto il finanziamento per l’estensione dello screening metabolico allargato in tutto il Paese, affidando alle Regioni gli aspetti applicativi. Ci preoccupano la mancanza di una previsione contestuale dei percorsi diagnostici e assistenziali per la presa in carico dei neonati positivi allo screening e di un Piano Nazionale strutturato per i soggetti affetti da una malattia rara. È di questi giorni poi la notizia che saranno ridotti da quest’anno e in modo significativo il numero dei contratti per le Scuole di specializzazione in tutto il Paese, anche di Pediatria. Ciò anticiperà quella riduzione del numero dei pediatri in Italia che è ormai una realtà. Forse è giunto il momento di reclamare che le politiche sanitarie, almeno in alcuni ambiti decisivi (vaccinazioni, malattie rare, continuità dell’assistenza) siano orientate da indirizzi nazionali vincolanti per le Regioni, superando quel federalismo sanitario tout court che contribuisce a rendere disomogenea l’assistenza sanitaria nel nostro Paese. La Società Italiana di Pediatria è pronta a fare la sua parte in  questa prospettiva di salute.

L’anonimato non è neutrale

Cinthia Caruso

Direttore di “Pediatria”

Ask.fm conta 60 milioni di utenti, soprattutto tra i 13 e i 16 anni. Ti fanno una domanda, tu rispondi in maniera anonima, tutti commentano in maniera anonima. Esempio: “Chi è la più butta della III C?”. “Rinaldi”. “Rinaldi sparati, sei grassa e brufolosa”. Essere bruttine, magari un po’ antipatiche: basta poco per farsi annientare in un mondo in cui la vita si misura da quanti “Mi piace” totalizza il tuo post o la tua foto del profilo Facebook. Amnesia, come si faceva chiamare la quattordicenne padovana che si è suicidata qualche settimana fa, è solo l’ultimo esempio di tutto questo. C’è un modo per difendersi dai social network anonimi? A invocare la loro chiusura si rischia di passare per illiberali. Ma un modo per difendersi non c’è: l’unica  possibilità è non andarci.

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News

La malattia è il dottore a cui si dà più ascolto. Alla gentilezza e alla saggezza noi facciamo soltanto delle promesse. Al dolore, noi obbediamo.

Marcel Proust

Fresche di stampa Qualcosa sulla mastoidite

Prematurità e diabete

Bunik M. Mastoiditis. Pediatrics in Review 2014;35(2):94-95 DOI: 10.1542/pir.35-2-94

Wang G, Divall S, Radovick S, Paige D, Ning Y, Chen Z, Ji Y, Hong X, Walker SO, Caruso D, Pearson C, Wang M, Zuckerman B, Cheng TL, Wang X. Preterm Birth and Random Plasma Insulin Levels at Birth and in Early Childhood. JAMA 2014;311(6):587-596 DOI:10.1001/jama.2014.1

Mini review su un tema che desta spesso la preoccupazione del pediatra. Suggerimenti e raccomandazioni sulla gestione della mastoidite alla luce delle più recenti acquisizioni. Informazioni sull’eziologia più frequente e alcuni nuovi approcci dal punto di vista chirurgico. Insieme al testo alcuni riferimenti bibliografici utili per approfondire.

Tutto quello che avreste voluto sapere sull’osteomielite Peltola H, Pääkkönen M. Acute Osteomyelitis in Children. N Engl J Med 2014;370:352-360 DOI: 10.1056/NEJMra1213956

Sintetica e sostanziosa review sull’osteomielite acuta in età pediatrica. Da sottolineare la rappresentazione con un semplice algoritmo delle raccomandazioni per la gestione dei casi e i suggerimenti più aggiornati per il trattamento antibiotico di questi casi. La review è corredata di descrizione di un caso clinico. Un’ottima risorsa con una ricca bibliografia.

Segnali dai bambini pretermine circa i meccanismi alla base dell’insorgenza di diabete in età adulta. In questo studio di coorte con un rilevante numero di partecipanti i livelli di insulina nel secondo anno di vita erano tanto maggiori quanto più bassa era l’età gestazionale del bambino alla nascita. Questa osservazione suggerisce che i pretermine hanno una aumentata resistenza all’insulina che potrebbe aumentare il rischio di diabete in età successiva.

Incidenza dell’obesità negli USA Cunningham SA, Kramer MR, Venkat Narayan KM.Incidence of Childhood Obesity in the United States. N Engl J Med 2014;370:403411 DOI: 10.1056/NEJMoa1309753

Per effettuare un confronto con altri Paesi, compreso il nostro, è essenziale conoscere i numeri dell’obesità. In questo lavoro statunitense i valori di incidenza, poco studiati, sono riportati per gruppo di età. A 5-6 anni il 12,4% dei bambini è obeso, mentre a 14 anni il valore sale a 20,8%. L’incidenza invece diminuisce con l’età: 5,4% durante i primi anni di scuola e 1,7% nei quattordicenni. La prevenzione dell’obesità deve quindi cominciare molto presto.

Controlli di salute? Può venirti l’influenza Simmering JE, Polgreen LA, Cavanaugh JE, Polgreen PM. Are Well-Child Visits a Risk Factor for Subsequent Influenza-Like Illness Visits? Infection Control and Hospital Epidemiology 2014;35(3):251-256

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Interessante lavoro che indaga sulle visite di controllo del bambino in buona salute come fattore di rischio per le sindromi influenzali. Lo studio è condotto su una coorte retrospettiva che conta la bellezza di 85.000 bambini americani. Il rischio di sviluppare una influenza-like illness dopo aver eseguito una visita di controllo era aumentato di circa 1 volta e mezza. Le raccomandazioni degli autori riguardano l’aumento delle misure di controllo delle infezioni e il rinvio delle visite di controllo alla bella stagione.

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Il documento è realizzato grazie ad una alleanza tra associazioni di pazienti (European Cancer Patients Coalition - ECPC) ed esperti in ricerca, innovazione e advocacy del “pianeta cancro” (European Cancer Concord - ECC), con il sostegno condiviso dell’Associazione degli Europarlamentari contro il cancro ( MAC) http://goo.gl/cwYdkc

News

Nasce la Carta Europea dei Diritti del Malato di Cancro

Convulsioni neonatali e risonanza magnetica Osmond E, Billetop A, Jary S, Likeman M, Thoresen M, Luyt K. Neonatal Seizures: Magnetic Resonance Imaging adds value in the diagnosis and prediction of neurodisability. Acta Paediatr 2014; DOI: 10.1111/apa.12583

Uno studio di coorte sula valore della diagnostica per immagini attraverso risonanza magnetica. L’assenza di anomalie alla MRI sembra altamente predittiva di un outcome neurologico normale a lungo termine. Sfortunatamente lo studio non valuta i costi associati a questo tipo di indagine se utilizzata come screening.

Abitudine al fumo negli adolescenti in una prospettiva internazionale

Esposizione ambientale ed asma

Chassin L. Presson CC. Adolescent Susceptibility to Smoking: The Importance of an International Perspective. Journal of Adolescent Health 2014;54(2):119–120. Veeranki SP, Mamudu HM, Anderson JL, Zheng S. Worldwide Never-Smoking Youth Susceptibility to Smoking. Journal of Adolescent Health 2014;54(2):144–150.

Dick S, Doust E, Cowie H, Ayres JG, Turner S. Associations between environmental exposures and asthma control and exacerbations in young children: a systematic review. BMJ Open 2014;4(2):e003827 DOI: 10.1136/ bmjopen-2013-003827

Articolo ed editoriale sulla suscettibilità degli adolescenti che non hanno mai fumato a prendere questa cattiva abitudine. Lo studio affronta il problema in una prospettiva globale, confrontando varie zone geografiche. Circa 1 adolescente su 8 inizia a fumare. Le implicazioni preventive, secondo gli autori, devono essere complesse e tra loro integrate.

Revisione sistematica da non perdere sui fattori ambientali che possono riacutizzare l’asma bronchiale nel bambino di età inferiore a 9 anni. La revisione include 27 studi su vari fattori di rischio che suggeriscono che gli allergeni inalatori, il fumo di tabacco, la scarsa qualità dell’aria e i radiatori alimentati a gas giocano un ruolo importante nella riacutizzazione degli episodi di asma. Opportune attività di prevenzione dovrebbero essere orientate all’eliminazione di queste esposizioni.

Dolore addominale acuto Joon Sung Kim. Acute Abdominal Pain in Children. Pediatr Gastroenterol Hepatol Nutr 2013;16(4):219–224 DOI:10.5223/ pghn.2013.16.4.219

Bambini complessi Dewan T, Cohen E. Children with medical complexity in Canada. Paediatr Child Health 2013;18(10):518-522

Una riflessione dal Canada sul bambino con “medical complexities” che rappresenta un impegno significativo dal punto di vista della gestione. L’attenzione su questa categoria di pazienti è elevata proprio per le numerosi prestazioni sanitarie che essi richiedono, la necessità di consultare una rete di differenti specialisti, e servizi per la disabilità e la riabilitazione. Suggerimenti strategici non solo per i medici ospedalieri ma anche per quelli del territorio.

Per chi se la fosse persa, una revisione su un argomento classico come il dolore addominale acuto nel bambino. Si tratta di un breve lavoro che sintetizza le informazioni essenziali su eziologia e inquadramento del bambino con questo sintomo. L’autore suggerisce un algoritmo per la gestione di questi casi e l’uso più appropriato degli esami diagnostici per immagini.

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News

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Ispettori medici assunti dalla Regione Lazio per esaminare le cartelle cliniche dei ricoveri e delle prestazioni degli ospedali pubblici e privati convenzionati con il sistema sanitario regionale, come anche presso le strutture della specialistica ambulatoriale, per verificarne la regolarità. Il piano è verificare il 12,5% delle prestazioni: saranno quindi esaminate da 100mila a 150mila cartelle cliniche.

Ictus nei bambini: manca la consapevolezza È urgente e necessario implementare dei programmi di informazione e addestramento rivolti non solo al pubblico ma anche ai pediatri e agli altri operatori sanitari sul tema dell’ictus pediatrico. L’appello giunge dall’American Stroke Association’s International Stroke Conference 2014, dove sono stati presentati dati preoccupanti. I ricercatori australiani del Royal Children’s Hospital e del Murdoch Children’s Research Institute di Melbourne coordinati da Mark MacKay hanno condotto delle interviste a genitori di bambini che hanno subito un ictus, indagando soprattutto sulla tempestività di diagnosi e soccorsi. È emerso che gran parte dei genitori non ha riconosciuto e ritenuto gravi i sintomi di ictus, che invece sono identici in adulti e bambini. Solo metà del campione ha chiamato un’ambulanza e solo il 36% ha considerato possibile l’eventualità di un ictus. Il 21% ha temporeggiato troppo applicando una strategia “wait and see” assolutamente scriteriata. “Come per gli adulti, la tempestività dei soccorsi è vitale in un caso di ictus”, spiega MacKay. Il tempo medio di arrivo al Pronto Soccorso è risultato 1,8 ore, con alcuni casi che hanno raggiunto le 24 ore.

Il problema purtroppo non è solo di consapevolezza da parte dei familiari e di trasporto tempestivo in ospedale. Precedenti studi hanno dimostrato che il tempo medio di diagnosi di ictus pediatrico è di più di 24 ore. “I pazienti pediatrici non riceveranno un adeguato trattamento anticoagulante entro 3-4 ore dall’insorgere dei sintomi – come sarebbe necessario – finché non saranno implementate strategie di rapida diagnosi dell’ictus”, commenta ancora MacKay. Medici di Medicina Generale, pe-

diatri e familiari (soprattutto se di bambini affetti da condizioni che aumentano il rischio cardiovascolare) devono essere addestrati a reagire con la massima sollecitudine alla comparsa di sintomi preoccupanti. Solo negli Stati Uniti tra 1997 e 2003 si sono avuti 4,6 casi ogni 100.000 bambini, secondo i dati dell’American Heart Association. E anche in presenza di adeguato trattamento, 1 su 10 di questi pazienti verrà colpito da una recidiva entro 5 anni.  ^^   Hampton LM et al. Cough and cold medication adverse events after market withdrawal and labeling revision. Pediatrics 2013;132:1047 DOI:10.1542/peds. 2013-2236.

Una paralisi misteriosa

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Cinque casi in un anno, prognosi pessima, agente patogeno ignoto: ecco le caratteristiche di una misteriosa patologia – forse infettiva – che causa una grave forma di paralisi simile a quella provocata dalla poliomielite che sta suscitando la più viva preoccupazione nelle autorità sanitarie della California. I ricercatori dell’University of California di San Francisco affermano che non si tratta ancora di numeri allarmanti, ma che la preoccupazione c’è: “I miglioramenti, quando ci sono stati, sono stati del tutto marginali, purtroppo”, spiega Emmanuelle Waubant, professoressa di Neurologia pediatrica alla UCSF. “Ma nella maggior parte dei casi non abbia-

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mo avuto alcuna risposta alle cure. Tra l’altro si tratta di bambini che ovviamente hanno ricevuto il vaccino contro la poliomielite, quindi non può trattarsi di questo, sebbene i sintomi siano molto simili”. Due dei bambini colpiti dalla paralisi sono risultati positivi per l’enterovirus-68 (HEV-68), ma gli altri 3 no. Focolai simili sono stati segnalati in Asia and Australia. Siamo all’alba di una epidemia sconosciuta? “Dobbiamo prepararci aumentando la consapevolezza e la vigilanza nella comunità medica”, avver te la Waubant. ^^   Aleccia J. Polio-Like Illness Paralyzes 5 Kids in California. NBC News 23/02/2014.


Pubblicato il Rapporto Nazionale L’uso dei Farmaci in Italia (gennaio-settembre 2013) a cura dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali http://goo.gl/uUQOVU

“Chlamydia control in Europe: literature review” fa il punto sulle evidenze scientifiche relative al controllo dell’infezione da Chlamydia trachomatis in Europa http://goo.gl/Yx33C6

Il bambino che mangia soltanto caramelle alla menta cotte

© Peter Lawson/Eastnews Press Agency Ltd

Finley Ranson ha 3 anni e vive a Battlesbridge, nella regione britannica dell’Essex. È un bel bambino dallo sguardo vispo ma la sua qualità di vita è seriamente compromessa da una patologia rara che nei giorni scorsi lo ha portato sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Finley infatti soffre di gastroenterite eosinofila (GE), una condizione rara ed eterogenea caratterizzata da infiltrazione eosinofila dei tessuti gastrointestinali descritta per la prima volta da Kaijser nel 1937. La GE si presenta tipicamente con

una combinazione di sintomi gastrointestinali cronici ed aspecifici che includono il dolore addominale, la nausea, il vomito, la diarrea, la perdita di peso e la distensione addominale. Indotta di solito solo da alcuni cibi e quindi gestibile dalle famiglie e dai pazienti nonostante la sua gravità, la GE in questo caso si è manifestata in forma particolarmente crudele: il bambino britannico riesce a tollerare soltanto delle caramelle dure alla menta, le “Fox’s Glacier”, che la madre Rhys ha imparato addirittura a cucinargli in vari modi. Per fornirgli un apporto nutrizionale normale, a Finley viene applicato un sondino naso-gastrico 10 volte al giorno. Il bambino è già stato sottoposto a numerose procedure invasive o chirurgiche nonostante la sua giovane età ed è seguito da un team del Great Ormond Street Hospital di Londra. Perché l’ingestione di caramelle alla menta non scatena crisi immunitarie a livello dell’apparato digerente di Finley? Nessuno è ancora riuscito a scoprirlo, le ricerche sono in corso. La mamma ha testato centinaia di altri alimenti invano

News

Nuova revisione di letteratura dell’ECDC

Rapporto OsMed 2013

ed è ricorsa a questo tipo di dolciume su suggerimento di un’altra mamma incontrata nell’ambito di un gruppo di supporto per genitori di bambini con malat tie rare. ^^   Hodgekiss A. The little boy who can

only eat boiled sweets: Three-year-old suffers extreme allergic reaction to all foods except Glacier Mints. Daily Mail 18/02/2014.

© Peter Lawson/Eastnews Press Agency Ltd

Con gli occhi tuoi È online la videofavola “Con gli occhi tuoi” (www.congliocchituoi.it), nata dalla fantasia di alunni di II e III elementare e dell’artista Vera Puoti, che affronta il tema dell’inclusione e dell’integrazione attraverso la vicenda di un bambino fragile divenuto eroe grazie alla musica e ai suoi amici. La storia racconta di un bambino fragile, Robertino, e di una banda di “odiatori” cattivi che escludono Robertino e lo isolano perché ha una malattia che lo rende diverso e più fragile. “Abbiamo cercato di spiegare ai bambini cosa volesse dire essere orfani di una cura e persino di una diagnosi, del nome di una malattia”, spiega Renza Barbon Galluppi, Presidente di UNIAMO, “perché la scuola è una delle palestre d’inclusione sociale più importante e perché una comunità scolastica che impara ad accogliere e a sostenere è una comunità che non solo accoglie il bambino malato ma aiuta l’intera famiglia a sostenere il peso della patologia”.

“Con gli occhi tuoi” è disponibile anche sul sito del Ministero della Salute, corredata da un accurato percorso formativo sull’uso della video-favola nella scuola primaria ideato e compilato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, utilizzabile come  progetto pilota da altre scuole.

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News

Italia deferita alla Corte di giustizia UE

Turni che dovrebbero essere di 48 ore e sfiorano le 70, assenza di riposo settimanale garantito. Secondo la Commissione Europea negli ospedali italiani non vengono rispettate le direttive UE.

Rinite allergica: l’impatto scolastico e sociale Qual è l’impatto della sindrome allergica respiratoria sulla popolazione dei bambini e ragazzi in età scolare e quali conseguenze ha sulle performance scolastiche? I dati dell’International Study of Asthma and Allergy in Childhood (ISAAC) http://isaac. auckland.ac.nz ci permettono di analizzare il trend epidemiologico nei bambini, rivelando una incidenza di patologie allergiche tra il 10 e il 20% della popolazione e mostrando un aumento dell’atopia, che oggi interessa il 16% dei bambini e il 12% degli adolescenti. L’asma invece è in calo nel gruppo dei 13-14enni. “Questa inversione positiva del trend potrebbe trovare spiegazione nel fatto che qualche anno fa sono state emanate le prime Linee guida a livello mondiale, che hanno portato sia ad una maggiore consapevolezza sia ad un adeguato trattamento della rinite con una minore evoluzione in asma”, spiega Salva-

tore Barberi dell’Unità di Pneumo-Allergologia della Clinica Pediatrica dell’Ospedale San Paolo di Milano, “mentre dal 1994 al 2002 l’incidenza della sola rinite allergica (RA) è aumentata del 5,2% nei più piccoli e del 4,1% nella popolazione adolescente. Questo aumento può essere

Otorrea post-timpanostomia, quale strategia? Le gocce a base di glucocorticoidi/antibiotici somministrate per via topica sono più efficaci nel trattare l’otorrea acuta da tubo di drenaggio dopo timpanoplastica rispetto alle terapie antibiotiche sistemiche. Lo rivela uno studio pubblicato dal “New England Journal of Medicine”. Un team internazionale coordinato da Thijs M.A. van Dongen dell’University Medical Center di Utrecht ha randomizzato 230 bambini da 1 a 10 anni con otorrea acuta portatori di tubo di drenaggio transtimpanico a terapia antibiotica sistemica con amoxicillina-clavulanato (3 dosi al giorno per 1 settimana), o gocce a base di idrocortisonebacitracina-colistina (5 gocce 3 volte al giorno per 1 settimana) o 2 settimane di osservazione. Dopo un follow-up di 14 giorni solo il 5% dei bambini del gruppo trattato con gocce soffriva ancora di otorrea, contro il 44% del gruppo trattato con antibiotico orale e il 55% del gruppo non trattato. La durata media dell’episodio iniziale di otorrea è risultata minore nel gruppo trattato con gocce (4 giorni contro rispettivamente 5 e 12). Gli score di qualità di vita non differivano molto nei due gruppi trattati farmacologicamente: il 21% dei bambini trattati con gocce ha riportato discomfort durante la somministrazione e il 23% di quelli trattati con terapia antibiotica orale ha riportato sintomi gastrointestinali.  ^^   Venekamp RP, van der Heijden GJMG, Rovers MM,

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Schilder AGM, van Dongen TMA. A trial of treatment for acute otorrhea in children with tympanostomy tubes. N Engl J Med 2014:370:723 DOI:10.1056/NEJMoa1301630

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Pazienti che preferiscono rivolgersi a Internet (via smartphone) per chiarimenti sui loro sintomi e diagnosi piuttosto che a un medico secondo un’indagine PriceWaterhouseCoopers in 10 Paesi.

in parte dovuto all’identificazione di casi che prima forse erano trascurati e in parte a fattori ambientali quali l’inquinamento indoor e outdoor”. Come si riflettono questi dati nella vita scolastica? Uno studio pubblicato nel 2007 sul “Journal of Allergy and Clinical Immunology” ed effettuato su oltre 1800 studenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni ha riscontrato come in un range tra il 38 e il 43% degli studenti si riscontrassero sintomi di RA in un qualsiasi giorno di verifica in classe. Gli studenti che perdevano un punto nella votazione del compito presentavano almeno una delle seguenti condizioni: avevano sintomi allergici respiratori o avevano assunto un farmaco antiallergico il giorno della verifica. Una ricerca francese del 2009 ha analizzato oltre mille studenti tra i 18 e i 29 anni riscontrando che il 22% soffriva di RA di cui il 30% presentava una forma grave. Di questi 220 soggetti il 20% riferiva un calo della performance scolastica, il 40% era distratto dai sintomi e il 50% presentava disturbi del sonno che si ripercuotevano sulla capacità di attenzione e concentrazione durante il giorno. Aggiunge Barberi: “Emergono dati chiari, i disturbi del sonno sono appannaggio dell’88% della popolazione dei bambini con rinite: apnee, risvegli, difficoltà ad addormentarsi e sonno non ristoratore. Proprio nella popolazione pediatrica la sindrome allergica respiratoria e le sue complicanze impattano sui delicati aspetti emozionali della fase evolutiva portando a vergogna, calo di autostima, ansia dei genitori con iperprotezione e rischio di episodi depressivi. Oltre alla compromissione delle facoltà cognitive la vita di un bambino allergico diventa presto piena di limitazioni, con eliminazione di tutte le situazioni che possono aggravare il disturbo, ad esempio il gioco all’aria aperta, le gite in campagna, i picnic, oppure la rinuncia di mandare il bambino al campeggio o l’impossibilità di farlo vivere con un animale domestico. Li-


In Italia ce ne sono circa 10.000, secondo recenti studi dell’Albo Odontoiatri FNOMCeO. Eppure 3 italiani su 4, pur coscienti dei rischi, scelgono il proprio dentista solo sulla base delle tariffe.

mitazioni alle quali i bambini si adattano difficilmente e che complicano, condizionandola, la vita della famiglia intera. Insomma, molte delle scelte ruotano intorno alla patologia e le limitazioni perdurano per tutta la vita quando, da adulti, il 73% rinuncia a trascorrere del tempo all’aria aperta e il 63% limita l’esercizio fisico e lo sport a causa delle allergie respiratorie”. Nonostante questi numeri impressionanti, il 45% delle persone con sintomi allergici non riceve una diagnosi perché non riferisce al medico i sintomi. I pazienti si rivolgono al medico in media solo quando si presenta il primo episodio acuto di asma, ma l’Irish College of General Practitioners ha rilevato che il 60% degli asmatici (compresi i bambini) non è adeguatamente controllato. 

Fatti mandare dalla mamma… Da un’analisi di Assolatte su dati Nielsen, con il 66% delle preferenze il supermercato/ipermercato è il punto vendita preferito dagli italiani per l’acquisto di latte e derivati, seguito da negozi tradizionali (10%) e discount (9%).

News

Falsi dentisti

Ustioni pediatriche: ecco chi rischia di più I bambini di 1 anno corrono un rischio 10 volte maggiore degli altri di subire ustioni. I pericoli più concreti? Bevande bollenti e ferri da stiro, ma anche piastre per capelli, rivela uno studio pubblicato sugli “Archives of Diseases in Childhood”. Un team di ricercatori britannici coordinato da Alison Mary Kemp dell’Institute of Primary Care and Public Health della Cardiff University ha preso in esame i dati riguardanti più di 1200 bambini e ragazzi sotto i 16 anni trattati in Pronto Soccorso per ustioni, rilevando che il 72% aveva meno di 5 anni e la maggior parte 1 anno. Tutte le ustioni si erano registrate in casa: il 55% era stata causata dal contatto con bevande bollenti (ovviamente soprattutto tè, visto che lo studio è stato condotto in Gran Bretagna) o acqua calda caduta dalle pentole sui fornelli. L’81% delle ustioni da contatto nei bambini sotto i 5 anni deriva dall’imprudenza di chi  ha lasciato oggetti bollenti a portata di bambino. ^^   Kemp AM, Jones S, Lawson Z, Maguire SA. Patterns of burns and scalds in children. Arch Dis Child 2014; DOI:10.1136/archdischild-2013-304991

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Primo piano

Intervista a Giovanni Corsello

È

tempo di pensare a una federazione che raccolga tutte le Società scientifiche dell’area pediatrica intorno ad un progetto condiviso a tutela dei diritti del bambino e per promuovere la loro salute e il loro benessere. A lanciare la proposta il Presidente della SIP, Giovanni Corsello, che in questa intervista ne spiega il senso. Professor Corsello, quali sono le ragioni per cui è necessaria la nascita di questo nuovo soggetto? Qual è la sua missione, chi ne dovrebbe far parte? Non si tratta di un nuovo soggetto. Si tratta di dare voce unitaria ai soggetti che già oggi si muovono intorno al bambino e alla sua salute, come le Società scientifiche dell’area pediatrica. L’obiettivo è ridurre la frammentazione che ha penalizzato più volte la Pediatria nell’interazione con le istituzioni e nello stesso tempo dare un segnale forte in questo momento di crisi di sistema sulla necessità di indirizzare risorse e misure per garantire i livelli assistenziali e di salute dei bambini italiani. Risultati che si devono anche all’impegno e alla dedizione dei pediatri sia in ospedale che nel territorio in termini di cure primarie, cure ospedaliere generali e specialistiche. Ecco perché la nostra proposta si rivolge in primo luogo alle Società affiliate alla SIP, che già

condividono obiettivi e strategie di lavoro e di interessi con la SIP, ma anche alle altre Società scientifiche non affiliate (Neuropsichiatria infantile, Chirurgia pediatrica, Ortopedia pediatrica, Odontoiatria infantile, Cardiologia pediatrica etc.) e alle associazioni professionali di Pediatria che hanno lo stesso obiettivo di

incidere di più e meglio sulla promozione della salute dei bambini. Poco più di quarant’anni fa nascevano nel nostro Paese la Pediatria di famiglia e le specialità pediatriche. Siamo alla vigilia di una nuova fase? Credo proprio di sì. Una fase caratterizzata dalla integrazione delle varie competenze in un contesto unitario. È diventata una priorità integrare le attività

Serve una federazione

delle Società scientifiche dell’area pediatrica Secondo il Presidente della SIP è urgente dare voce unitaria ai soggetti che si muovono intorno al bambino e alla sua salute

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assistenziali, formative e di ricerche tra Pediatria generale e specialistica proprio per mantenere forte quella universalità della Pediatria come disciplina di riferimento globale per il bambino, il neonato, l’adolescente. È una priorità oggi integrare la Pediatria tra ospedale e territorio in un sistema aperto in grado di far fronte alla continuità assistenziale, alla emergenza urgenza, alla gestione dei pazienti con malattie croniche complesse e rare. Proprio per condividere a più ampio raggio questo progetto la SIP ha lanciato la proposta della federazione tra le Società scientifiche e le associazioni professionali di area pediatrica.

Quali sono i prossimi passaggi necessari a concretizzare il progetto e i tempi previsti? I primi passaggi potranno essere la redazione di una “carta” federativa in cui si definiscano gli obiettivi e le modalità operative del progetto, nel rispetto degli organismi societari esistenti e con il loro diretto coinvolgimento. Sarà la federazione appena costituita ad approvare uno schema generale di funzionamento in vista della sua interazione istituzionale. Per stare insieme sotto lo stesso “tetto” i diversi soggetti della Pediatria dovranno condividere un programma. Quali sono i contenuti minimi concreti su cui

tutti devono essere d’accordo? Alcuni progetti vanno portati avanti in un contesto multidisciplinare, come la gestione dei pazienti ad alta complessità assistenziale, il Piano malattie rare, le problematiche dell’adolescente e non sarà difficile trovare gli strumenti per cominciare o proseguire un lavoro in comune.

Primo piano

ormai oltre 9.000 associati in tutta Italia, non perde la sua identità, ma assume una maggiore rappresentatività facendosi alfiere di un’area estesa e federata intorno ad obiettivi culturali e scientifici. La Federazione è un valore aggiunto per aumentare il peso della nostra disciplina. Come SIP coordineremo il lavoro intersocietario per potenziarne le ricadute operative. I segnali ricevuti sinora, dall’interno e dall’esterno della SIP, sono tutti incoraggianti e interessati alla iniziativa.

Quale dovrebbe essere il primo atto concreto della Federazione? Il primo passo sarà quello di identificare il percorso da compiere insieme e definire ambiti e strategie. Un altro obiettivo da avviare è quello della integrazione europea. La Pediatria italiana deve inserirsi in un contesto più ampio e coinvolgere in questa prospettiva internazionale le diverse componenti dell’area pediatrica. Di recente è nata una nuova Società scientifica, la Società Italiana di Medicina Pediatrica. Cosa ne pensa? Ritengo che una nuova Società scientifica rischi di frammentare ulteriormente la Pediatria italiana. Abbiamo il dovere di creare sinergie e integrazione. Dobbiamo riunire le Società e le Associazioni professionali che già esistono in un progetto ampio, comune e condiviso, con una ottica che comprende ambiti assistenziali, formativi e di ricerca. 

Ma non teme che il progetto federativo possa essere visto con diffidenza da quanti ritengono che entrare in questa “grande famiglia” comporti una (pur piccola) perdita della propria identità? Sinora com’è stata accolta la proposta dal mondo pediatrico? Non credo che possano avere spazio e diffusione oggi diffidenze su una iniziativa come questa. La SIP, che ha

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Attualità

Intervista a Francesco Vitale

Il morbillo?

Altro che eliminato, non abbassiamo la guardia

L

’Italia è il Paese europeo in cui il morbillo colpisce di più: quasi un caso su tre tra quelli che si registrano nella UE viene identificato nel nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), pubblicato sul sito dell’agenzia. Tra ottobre 2012 e novembre 2013 sono stati censiti oltre 12mila casi, di cui 3400 solo in Italia. Nell’87% dei casi la persona colpita non era vaccinata, mentre in un altro 9% la vaccinazione era incompleta. Dal punto di vista del numero di casi per milione di abitanti l’Italia è terza con 56 casi: a prevalere è l’Olanda con 130, seguita dalla Romania con 78. L’obiettivo dell’eliminazione di questa malattia entro il 2015 è quindi ancora fuori portata, sostiene il Rapporto. A commentare i dati per “Pediatria” Francesco Vitale, ordinario di Igiene presso l’Università di Palermo, che è anche centro per la sorveglianza epidemiologica e molecolare regionale per il morbillo.

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Perché ancora casi tanti casi di morbillo? Le cause vanno ricercate nel fatto che l’agente eziologico del morbillo è ad altissima contagiosità, si trasmette con grandissima facilità perché il contagio avviene per via aerogena. Contro il morbillo abbiamo due strade: o lasciamo che si ammalino tutti come avveniva un tempo – con i conseguenti rischi collegati alla malattia quali complicanze neurologiche e in taluni casi, anche se rari, morte – oppure alziamo il livello di copertura vaccinale, che per dare garanzie di eliminazione della malattia deve raggiungere e superare il 95% della popolazione, come peraltro previsto dal Piano Nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015 emanato dal Ministero della Salute e recepito dalle

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Regioni. Attualmente la copertura vaccinale in Italia è mediamente intorno al 90% e questo livello di copertura, per quanto discretamente elevato, nel caso del morbillo è insufficiente ad evitare il verificarsi di nuovi casi che determinano focolai d’infezione. Infatti, per le caratteristiche virologiche ed epidemiologiche del morbillo, soltanto il superamento della soglia del 95% della popolazione vaccinata garantisce l’interruzione della circolazione del virus. Un obiettivo che, per essere raggiunto, necessita di condivisione di obiettivi, collaborazione e buona comunicazione, anche perché la vaccinazione contro il morbillo è associata a quella della parotite e della rosolia (con una prima dose a 15 mesi e una seconda a 5-6 anni): ancora molte mamme sono incerte sull’utilità di queste vaccinazioni e non sempre i pediatri le consigliano. L’effetto paradossale di questa situazione è che vaccinando male o vaccinando poco riusciamo a ridurre i casi di morbillo che si verificherebbero in assenza del vaccino, però spostiamo in avanti l’età del contagio, per cui cominciamo a osservare casi nella fascia di età tra i 15 e 24 anni, anziché a 5-6 anni. Età più avanzata

vuol dire maggiori rischi di effetti collaterali, perché la sindrome morbillosa a quest’età è molto più violenta, il che significa più ricoveri e più rischi di complicanze. Prima accennava al fatto che la situazione non è uguale nelle varie zone geografiche del Paese: come stanno le cose esattamente? I dati forniti dal Ministero della Salute, anche in base al progetto Icona, rilevano una situazione non omogenea. Alcune aree del Paese ad esempio registrano coperture vaccinali più basse della media, intorno all’88%. Si tratta perlopiù di regioni del Sud come Calabria e Sicilia, ma non soltanto, perché ad esempio anche Liguria e Trentino hanno coperture vaccinali più basse. Ciò fa sì che se vi è un ingresso del morbillo – anche dall’estero – questo si diffonde molto rapidamente. Ad esempio l’epidemia di morbillo che si è sviluppata tra il 2006 e il 2007 in una comunità antroposofica in Svizzera si è propagata molto rapidamente nei Paesi limitrofi, tra cui l’Italia, diffondendosi in tutta la penisola con diversi focolai da nord a sud. In Sicilia è arrivata tra il 2010 e il 2011, determinando ben 2000 casi proprio perché essendo la copertura vaccinale un po’ più bassa della media molte persone erano suscettibili di essere infettate. Il morbillo nel sentire comune non è considerato una malattia grave. È davvero così? In generale è così, tuttavia vorrei ricordare che nel periodo tra il 2000 e il 2003 in Campania vi fu un calo delle copertura vaccinale che arrivò al 50%. Tutto ciò causò oltre 40mila casi di morbillo con 10mila ricoveri, 15 encefaliti e 4 decessi.


Quanto influiscono le campagne degli “antivaccinatori” sui livelli non ottimali di copertura vaccinale? Nel caso del morbillo influiscono molto, perché si è generata l’idea erronea che alla vaccinazione del morbillo siano legate patologie come l’autismo. Quest’idea, sostenuta dal medico inglese Andrew Wakefield – radiato dall’albo per aver falsificato i dati del suo studio

sull’argomento – è stata di recente ripresa da alcune sentenze sciagurate, tra cui quella di Rimini del 2012 che ha riconosciuto un nesso di causalità tra vaccino e autismo. Sebbene le Società scientifiche di Sanità pubblica come la Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva e le Società scientifiche pediatriche, tra cui la SIP, abbiano assunto una posizione forte e chiara contro la sentenza, in qualche

L’Italia è il Paese in cui il virus colpisce di più, secondo l’ultimo Rapporto ECDC. Solo se si riesce a raggiungere la soglia del 95% della popolazione vaccinata si può eliminare la malattia

maniera nel sentire comune è rimasto il dubbio che il vaccino causi l’autismo. Nulla di più insensato, come hanno messo in luce tutte le revisioni Cochrane e tanti altri studi scientifici indipendenti. Semmai, nel caso dell’autismo, il vaccino potrebbe essere considerato “vittima” dell’età di massima incidenza dell’autismo che è intorno ai 5 anni, proprio il periodo stabilito nella schedula vaccinale per la seconda dose. Pertanto, le mamme per paura e alcuni pediatri per cautela, non sostengono le vaccinazioni come dovrebbero. Vi sono infatti alcuni pediatri che sembrano pensare “tanto queste malattie si curano”, “tanto non muore nessuno”, “è meglio “fare” il morbillo”. È una visione arcaica della professione, ma non è né attuale né basata sull’evidenza scientifica. Oltre a consigliare la vaccinazione quale contributo possono dare i pediatri nella lotta al morbillo? I pediatri giocano un ruolo molto importante anche sul piano della sorveglianza. Il Piano Nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita

2010-2015 (PNeMoRc) ha tra i suoi obiettivi raggiungere coperture vaccinali superiori al 95% (sia per la prima e sia per la seconda dose di MPR), ridurre a meno del 5% la percentuale di donne in età fertile suscettibile alla rosolia e rafforzare il sistema di sorveglianza, migliorando le notifiche. A tal proposito è prevista la costituzione di una rete integrata dei centri di sorveglianza regionali che inviano i dati all’Istituto Superiore di Sanità. La notifica della malattia infettiva è molto importante, non è un atto meramente burocratico come alcuni pensano. Infatti se il pediatra del territorio notifica la malattia infettiva al centro di sorveglianza regionale, abbiamo certezza non solo di quanti sono gli ammalati nel territorio, ma anche informazioni sullo stato familiare, il sesso, l’età e così via: in sintesi possiamo sapere qual è la circolazione del virus nel territorio. Accanto alla notifica della malattia infettiva c’è anche una sorveglianza virologica: i casi di morbillo devono essere valutati tramite campioni biologici che dovranno essere inviati al centro di sorveglianza per la tipizzazione molecolare. Vorrei precisare che il centro non ha la funzione di validare la diagnosi del pediatra, infatti la diagnosi del morbillo è clinica e non c’è nessuno che possa farla meglio del pediatra. Serve invece a valutare se il virus ha subito dei cambiamenti, visto che viviamo in un mondo globalizzato dove lo spostamento delle persone è molto frequente per ragioni di studio, di lavoro, familiari e così via. È quindi molto importante il ruolo dei pediatri. La sfida del controllo delle malattie infettive si basa anche sulla verifica della circolazione e sulla uniformità dei microrganismi che le determinano. È questa la sfida del Piano. 

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Attualità

Mappa interattiva dei Vaccine-Preventable Outbreaks sulla diffusione mondiale del morbillo a cura del Council on Foreign Relations http://www.cfr.org/ interactives/GH_Vaccine_Map

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Attualità

L’OMS aggiorna le linee guida sul post parto A quasi un ventennio di distanza nuove raccomandazioni evidence based per gli operatori

I

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l post parto è una fase critica nella vita di madri e neonati: la quota maggiore di mortalità materno-infantile si registra infatti in questo periodo delicato. Eppure si tratta di un periodo in cui l’assistenza sanitaria è spesso carente. Proprio per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha di recente aggiornato le sue linee guida evidence-based in materia, pubblicate nel 1998. Si tratta di uno strumento prezioso per gli operatori sanitari impegnati nelle cure postanatali, soprattutto in setting a risorse limitate o nei Paesi in via di sviluppo. Il processo di aggiornamento delle Linee guida del 1998 è partito nel 2008, quando l’OMS ha convocato un tavolo tecnico sull’argomento. Nel 2001 è stato designato un Guidelines Development Group (GDG) composto da esperti internazionali: Ebun Adejuyigbe, Joy Lawn e Mandisa Singata per l’Africa, Wally Carlo, Guillermo Carroli, Agustin Conde-Agudelo, Sheena Currie ed Heather Scott per le Americhe, Indra Malik Goonawardhane, Ekawaty Lutfia Haksari, Ruby Jose e Vinod Kumar Paul per l’Asia, Anita Zaidi per il Medio Oriente, Tina Lavender e James Neilson per l’Europa, Carolyn Maclennan per l’Oceania e Jun Jim Zhang per la Cina. Sono state commissionate numerose revisioni siste-

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matiche sul timing e sulla natura dei contatti con madre e neonato nelle 6 settimane successive alla nascita. Alla fine del lavoro sono state stilate dodici raccomandazioni evidence based destinate agli operatori sui seguenti aspetti: tempi di dimissione da una struttura sanitaria ^^ dopo la nascita numero e tempistica dei contatti postnatali ^^ visite a domicilio per l’assistenza postnatale ^^ criteri di valutazione della salute del neonato ^^ durante le visite post parto allattamento esclusivo al seno ^^ cura del cordone ombelicale ^^ pulizia e abbigliamento del neonato, comuni^^ cazione e vaccinazione criteri di valutazione della salute della madre ^^ consulenza e informazioni alla madre ^^ supplementazioni nel post parto per la madre ^^ profilassi antibiotica per la madre post parto ^^ vaginale supporto psicosociale. ^^ Scarica le “WHO recommendations on Postnatal care of the mother and newborn”:  http://goo.gl/vjWDLp


Caro socio, la Società Italiana di Pediatria ha dedicato gli Stati Generali della Pediatria 2013, che si sono tenuti nello scorso mese di novembre, al tema “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport”. I tassi di sedentarietà che si registrano tra gli adolescenti nel nostro Paese sono più che tripli rispetto alla media UE. Si tratta di un dato preoccupante sul quale la SIP ha lanciato l’allarme, raccolto con grande risalto dalla stampa nazionale e locale. Come pediatri dobbiamo essere sempre più impegnati a contrastare la sedentarietà, promuovendo sin dalle prime età della vita stili di vita corretti, volti a prevenire l’insorgenza di malattie croniche in età adulta. Con questa convinzione abbiamo presentato la “Piramide dell’attività fisica e motoria”, che illustra le regole da seguire per uno stile di vita salutare. Alla base della Piramide sono indicate le attività da svolgere quotidianamente (come andare a scuola a piedi tutti i giorni), man mano che si sale verso i gradini più alti della piramide si incontrano le attività da svolgere con minore frequenza. Si tratta di poche regole volte a far comprendere alle famiglie che uno stile di vita corretto non significa necessariamente fare tanta pratica sportiva: il movimento è anche gioco, attività all’aria aperta, passeggiata, tutte attività che devono far parte delle abitudini quotidiane di bambini e adolescenti di tutte le età. È questo il messaggio che vorremmo diffondere e il tuo contributo è prezioso. Per questo motivo abbiamo inserito in questo numero di “Pediatria” la Piramide in formato staccabile, così da poter essere affissa negli ambulatori pediatrici. Siamo consapevoli che mettere in pratica queste regole richiederebbe un’organizzazione della vita coerente con questi obiettivi: città più a misura di bambino, con spazi organizzati, più verde pubblico fruibile e iniziative dei Comuni per fare in modo che i bambini possano andare a scuola a piedi in sicurezza. Tutte cose che non possono dipendere dai noi. Ma a noi tocca fare la nostra parte. Giovanni Corsello Presidente SIP

La piramide dell’attività motoria u (da staccare ed esporre)


Attività

LA SETTIMANA

3-4 VOLTE

Attività all’aperto, gite

LA SETTIMANA

1 VOLTA

Computer, videogiochi. TV

AL GIORNO

1 ORA

LA PIRAMIDE DELL'ATTIVITÀ MOTORIA


Andare a scuola in bici o a piedi, passeggiare, salire le scale a piedi, ordinare i giochi

OGNI GIORNO

Aiutare nei lavori domestici, gioco libero con coetanei

LA SETTIMANA

4-5 VOLTE

AttivitĂ motoria organizzata

LA SETTIMANA


t La piramide dell’attività motoria

(da staccare ed esporre)



Pianeta SIP

Intervista a Stefano Semplici

Nominato il nuovo Comitato di Bioetica della SIP

I

l 17 gennaio scorso il Consiglio Direttivo della SIP ha nominato il Comitato di Bioetica della Società Italiana di Pediatria 2014/2016, l’organo ufficiale deputato all’approfondimento di problematiche di natura bioetica relative alla Pediatria e, più in generale, ai diritti del bambino e della sua famiglia. A presiederlo è Stefano Semplici, presidente del Comitato internazionale di Bioetica dell’UNESCO dal 2011 e professore ordinario di Etica sociale all’Università di Roma Tor Vergata, autore di numerose pubblicazioni, tra le quali “Bioetica. Le domande, i conflitti, le leggi” (Morcelliana, 2007), “Undici tesi di bioetica” (Morcelliana, 2009), “Invito alla bioetica” (La Scuola, 2011). Semplici succede a Marcello Orzalesi (Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio) che ha presieduto il Comitato dal 2010, anno della sua costituzione, sino a oggi.

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Il Comitato per la Bioetica che tipo di contributo offrirà alla Società Italiana di Pediatria? Lo Statuto del Comitato indica chiaramente tre compiti. Nell’ordine: diffondere e implementare la cultura bioetica pediatrica a tutti i livelli, partendo dalla SIP e arrivando ai “decisori” politici e amministrativi e a tutta l’opinione pubblica; rispondere a problemi di natura bioetica posti dal direttivo della SIP, da singoli soci, dalle Società affiliate o da altri soggetti coinvolti nell’assistenza alle persone in età evolutiva; occuparsi di problematiche bioetiche che possono sorgere nella operatività della SIP. A ciò si deve aggiungere che il Comitato, pur non occupandosi ovviamente di specifici progetti di ricerca clinica, può esprimersi rispetto a questioni che possono nascere in questo delicatissimo ambito. Non si tratta dunque di un laboratorio di riflessione puramente accademica e l’obiettivo non è quello della

elaborazione di formule normative astratte dalla concreta esperienza “sul campo”. La funzione del Comitato è insieme di servizio e di stimolo. La responsabilità del pediatra, così come quella di ogni medico, non si esaurisce in una prestazione “tecnicamente” corretta, che pure ne costituisce il presupposto imprescindibile. Essa si misura in un contesto più ampio, in un “mondo” in cui – giusto per citare due fra gli aspetti più importanti – si consolidano o tramontano principi e valori che innervano il diritto e i suoi obblighi e si accumulano e distribuiscono le risorse senza le quali la pratica medica diventa il recinto del privilegio e non lo strumento di tutela di un bene che è insieme “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, per citare l’articolo 32 della nostra Costituzione. Intendo questa prospettiva aperta come un programma di lavoro. In base alla sua esperienza maturata come presidente

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Non sarà un laboratorio di riflessione accademica, ma un organismo di servizio e di stimolo. La responsabilità del pediatra non si esaurisce in una prestazione tecnicamente corretta del Comitato Internazionale di Bioetica dell’UNESCO – organismo internazionale con una visione globale della bioetica – quali sono oggi i temi emergenti che riguardano i diritti dei bambini nel mondo? La risposta va cercata nell’idea stessa di una Bioetica globale, riassunta in modo esemplare nei principi della Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i diritti dell’uomo adottata nel 2005 dalla Conferenza Generale dell’UNESCO. L’elenco di questi principi include questioni che appaiono a molti estranee all’agenda della Bioetica: rispetto per la diversità culturale e il

pluralismo; solidarietà e cooperazione; responsabilità sociale e salute; condivisione dei benefici derivanti dal progresso della ricerca scientifica e delle sue applicazioni. In questa dimensione sociale e – diciamolo pure – politica della Bioetica va interpretato lo stesso articolo 6 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1989. L’impegno ad assicurare “in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo” ci sfida a garantire ad ogni bambino del mondo una nutrizione adeguata, un


alloggio decoroso, l’istruzione e, naturalmente, l’accesso a cure sanitarie di qualità. Più che di questioni emergenti, si tratta di questioni persistenti, drammaticamente sottolineate in almeno due degli Obiettivi del Millennio, che si proponevano entro il 2015 di garantire a tutti i bambini e le bambine del mondo di poter portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria e di ridurre di due terzi il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni. A ciò si aggiungeva l’impegno a ridurre di tre quarti il tasso di mortalità materna. In Italia, fortunatamente, non sono questi i temi all’ordine del giorno. Ma non si possono ignorare le faglie sempre più profonde di disuguaglianza che la povertà sta scavando nel diritto di ogni bambino ad uno sviluppo sereno, se non alla stessa sopravvivenza. Il Comitato per la Bioetica della SIP dovrà elaborare (su base annuale) un piano programmatico di lavoro, individuando le priorità su cui intervenire con

eventuali documenti e raccomandazioni. Quali sono a suo avviso le questioni più scottanti che il Comitato dovrà affrontare per prime? Alla prima riunione il mio sarà doverosamente un atteggiamento di ascolto piuttosto che di proposta di un’agenda “personale”. Come ho ricordato, la SIP è il primo e fondamentale interlocutore del Comitato. In questo spirito ho letto l’elenco dei topics del prossimo Congresso italiano di Pediatria. Ho trovato molti temi di cruciale importanza per una Bioetica aperta e sociale come quella di cui stiamo parlando: la ricerca,

i diritti dei bambini, la natalità, l’ambiente, le cure primarie e le vaccinazioni, l’internazionalizzazione, la responsabilità professionale, la condizione dei migranti, il trattamento delle malattie croniche e complesse. Mi piacerebbe poter presentare già a Palermo un primo contributo del Comitato su almeno alcuni di questi temi. Lei ha avuto modo di dire che la Bioetica non può essere “privatizzata”, nel senso che non è possibile affidare la risoluzione di alcune questioni al sentire individuale. Può spiegare meglio questo concetto?

Pianeta SIP

Non ci sono a suo avviso situazioni in cui sarebbe più giusta una valutazione del caso singolo, una scelta di coscienza da parte del medico? La ringrazio per questa domanda, che mi offre la possibilità di un chiarimento importante. L’antico paradigma paternalistico della Medicina non può essere sostituito da una logica semplicemente “contrattualistica”, che riduce il medico a semplice esecutore di scelte individuali. È la nostra Costituzione, come ho ricordato, a sottolineare come nel bene della salute si sovrappongano e debbano armonizzarsi il diritto dell’individuo e l’interesse della collettività. Ai quali si aggiungono la coscienza e la professionalità del medico, da lei giustamente richiamate. Per Dietrich von Engelhardt l’etica medica è un triangolo ai cui vertici si trovano il malato, il medico e la società. Il rapporto fra i primi due è l’alleanza terapeutica, più impegnativa in ambito pediatrico per l’impossibilità di considerare l’autonomia del bambino come quella dell’adulto. Il ruolo della società e in particolare dello Stato non è quello di imporre a tutti l’etica di qualcuno, ma di garantire i più deboli. Occorre tenere in equilibrio le dinamiche di libertà, giustizia e bene comune che si generano a partire da ognuno di questi tre soggetti. E in questo senso la bioetica non è una questione solo “privata”. (c.c.) 

Il Comitato

Stefano Semplici (Presidente) Presidente del Comitato internazionale di Bioetica

dell’UNESCO dal 2011 e Professore ordinario di Etica sociale all’Università di Roma Tor Vergata

Marcello Orzalesi (Past president) Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio Mario De Curtis Componente del Comitato Nazionale per la Bioetica e Professore ordinario di Pediatria “Sapienza” Università di Roma

Gianpaolo Donzelli Presidente della Società Italiana di Medicina Perinatale e Professore Ordinario di Pediatria Università di Firenze

Rino Agostiniani Componente del Comitato Etico Pediatrico della Regione Toscana e Direttore Unità Operativa Pediatrica di Pistoia

Andrea Pession Professore Ordinario di Pediatria Università di Bologna e Direttore Unità di Pediatria di Oncologia pediatrica

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Pianeta SIP / La nostra storia

Vitale Tedeschi: slancio umanitario e rigore scientifico

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ato nel 1859 a Trieste, Vitale Tedeschi si iscrisse presso la facoltà di Medicina di Vienna e alla fine del V° anno si trasferì a Padova, dove si laureò il 6 agosto del 1877. Fu poi a Berlino, Parigi e di nuovo nella capitale austriaca, dove ebbe come maestri Max Kassowitz (1824-1913) e Alois Monti (1839-1909). Gli anni Ottanta del XIX secolo rivedono Tedeschi operante a Trieste: i suoi interessi scientifici sono rivolti alla Pediatria, intersecandosi con l’attenzione ai problemi sociali. Nazionalista, Tedeschi apparteneva all’area massonico-liberale, in cui oltre ai fermenti di libertà politica erano attivi sentimenti di fratellanza universale e di solidarietà. È in questo spirito che contribuisce ad approntare iniziative per l’infanzia quali la Latteria di Beneficenza, l’Istituto Vaccinogeno e l’Ospizio Marino per i poveri scrofolosi. Di rilievo anche le sue pubblicazioni scritte in questo torno di tempo: quello che meglio ne qualifica l’impegno, la cultura, l’aspirazione a conquiste concrete è sicuramente il suo “Abbozzo di una patologia dell’ immaturità” elaborato con l’ intento di portare un contributo efficace e pratico al salvataggio di quelle piccole vite umane che prima in Italia andavano perlopiù perse. Nell’anno accademico 1887-88 giunge a Padova con l’incarico di “Insegnante libero con effetti legali di Pediatria”. Nel 1891 aveva dato inizio ad un corso libero di Patologia dell’immaturità e nel 1898 al corso libero di Pediatria a fianco di Dante Cervesato, che proprio in quell’anno era diventato Ordinario. Dopo il passaggio di Dante Cervesato a Bologna, il 6 novembre 1902 il Magnifico Rettore Raffaello Nasini (1854-1931), professore di Chimica organica, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico annuncia l’ingresso di Vitale Tedeschi alla direzione della Clinica Pediatrica sottolineandone “il santo apostilato e il mirabile slancio a lenire i mali dei poveri piccini che soffrono”. Cervesato aveva concluso la sua prelezione con un richiamo alla “quotidiana osservazione al letto del malato”, ribadendo la superiore indispensabilità di questa metodica in campo pediatrico rispetto alle altre fasi della vita. Per il maestro triestino l’insegnamento della Pediatria è “non solo complemen-

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Diego Franceschetti Insegnamento di Storia della Pediatria, Università di Padova

Al pediatra triestino si devono importanti lavori sul rachitismo. Fu sempre vicino ai più bisognosi. Travestito da Babbo Natale, portava i regali ai piccoli degenti to di ben costituito piano didattico, ma assurge a bisogno sociale, per le tristissime condizioni della nostra infanzia”. Lo slancio umanitario che aveva trovato modo di cimentarsi nella Trieste di fine Ottocento, si realizza nell’ ambiente della clinica padovana: Tedeschi si prodigherà sempre per aiutare, anche materialmente, i bambini delle famiglie più bisognose e ogni 25 dicembre, vestito da Babbo Natale, dispenserà regali ai piccoli degenti. La carica sociale e filantropica non sovrasta però l’esigenza di rigore scientifico: nel caso specifico Tedeschi prospetta una compenetrazione tra i due indirizzi, riconoscendo alla base delle carenze gravi mancanze politiche: “Quel piccolo sofferente tutto piaga e linfa non è uno scrofoloso, ma è la scrofola stessa che ci insidia, quello storpio non è un rachitico infelice, ma è la rachitide che deturpa il nostro popolo, quel piccino sparuto, tutto grinze, come un vecchio decrepito, non rappresenta già un caso di mala nutrizione, ma tutta intiera una legge sanitaria mancan-

Per un disguido redazionale l’articolo “Le pioniere della Pediatria italiana” [Pediatria Magazine, 3 (12) : 20-21, 2013] è stato attribuito alla dott.ssa Maria Giuseppina Gregorio. L’autrice è invece la dott.ssa Patrizia Cincinnati. Ce ne scusiamo con l’interessata e con i lettori.


Pianeta SIP / La nostra storia

te”. Nel 1905 Tedeschi è Professore Straordinario stabile e dal 1 dicembre 1906 Ordinario. Al periodo patavino risalgono i lavori sul rachitismo, sulla patologia dell’immaturità, sulla tubercolosi, sulla vaccinazione Jenneriana, sulla patologia nutrizionale del lattante e, in particolare, l’adozione in Clinica di un modello originale di incubatrice (presentato al congresso nazionale di Napoli del 1892) costruito secondo le sue direttive dai fratelli Sacco. Nel 1902 divenne condirettore, con Francesco Fede, de “La Pediatria” e nel 1919 de “La Clinica Pediatrica”. Ebbe un ruolo importante all’interno della SIP di cui fu vicepresidente dal 1905 al 1911 e dal 1913 fino alla morte. Il 30 settembre 1907, in occasione del VI° congresso della Società italiana di Pediatria, inaugura la nuova Clinica pediatrica di via Giustiniani, da lui fortemente voluta. Fu sempre il Tedeschi ad istituire nel 1913 la mensa universitaria di Padova, prima ed unica a quel tempo in Italia, a fondare la Latteria Igienica, ad organizzare la Società per la Protezione del Bambino con una colonia montana a Pian delle Fugazze, ad istituire la scuola di perfezionamento in Pediatria per Medici e ad iniziare in Clinica la consuetudine dei seminari interni, da lui definiti “congressini”. Nel 1918, durante l’assemblea straordinaria della SIP, tenne una relazione per illustrare il progetto di legge per la coordinazione degli studi pediatrici con la tutela nazionale dell’infanzia, tema reso ancor più urgente dalla drammaticità del-

la situazione socioeconomica dovuta alla Prima guerra mondiale. Vitale Tedeschi, che muore il 13 maggio 1919, lo si ritrova impegnato negli ultimi anni come Tenente-Colonello Medico per i corsi di Medicina rivolti ai militari dell’Università castrense di San Giorgio di Nogaro con Guido Berghinz (che sarà il suo successore alla guida della Clinica pediatrica di Padova) e dal 1 febbraio 1918 “a disposizione del Ministero per studi legislativi in relazione all’opportunità di costruire a Padova  un Istituto Pedologico”.

La Clinica pediatrica di via Giustiniani a Padova

Congenital Malformations of the Heart È del 1947 la prima edizione del volume “Congenital Malformations of the Heart” scritto da Helen B. Taussig (1898-1986) e pubblicato per i tipi della Oxford University Press dal New York Commonwealth Fund. È un volume che ancora oggi mantiene intatto il suo fascino e la sua attualità, benché concepito in un’epoca in cui la semeiotica cardiologica era pressoché interamente clinica e con alcuni rudimenti di tecnologia. Il grande interesse del volume deriva dall’impostazione innovativa e in qualche modo multidisciplinare, ricca anche di casi clinici illustrati e commentati. Il libro è diviso in quattro parti: fisiologia del cuore malformato e principi di diagnosi; malformazioni che privano il corpo di una quantità adeguata di sangue ossigenato; malformazioni che permettono al corpo di ricevere un apporto di ossigeno sufficiente per la crescita dell’individuo; misure terapeutiche. Di grande impatto ed efficacia sono le illustrazioni, sia quelle in bianco e nero sia quelle a colori su tavole, che in modo plastico e spesso tridimensionale visualizzano flussi, emodinamica, assetti anatomici. Tutti elementi oggi fruibili attraverso l’imaging multidisciplinare, ma allora frutto dell’appassionata e pionieristica dedizione alla Cardiologia pediatrica nascente da parte di uno dei fondatori storici della disciplina. (Giovanni Corsello, Presidente SIP)

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Pianeta SIP

Dalle riviste SIP

Uno sguardo in anteprima ai prossimi numeri Shock e insufficienza cardiocircolatoria, cosa fare? Un approfondimento su “Area Pediatrica” “Fisiopatologia della compromissione cardiovascolare nel bambino in stato di shock” è il titolo del lavoro che sarà pubblicato sul prossimo numero di “Area Pediatrica” a firma di Stefania Formicola (PO “S. Anna e SS. Madonna della Neve”, Boscotrecase, Napoli) e Renato Vitiello (ASL Napoli 3 Sud). Lo shock è la causa più frequente di insufficienza cardiocircolatoria in pazienti di età pediatrica che si presentano in Pronto Soccorso. Esso rappresenta l’espressione clinica dell’inadeguatezza dell’organismo di mettere a disposizione dei tessuti una quantità di ossigeno sufficiente a rispondere alle attese metaboliche della periferia. L’alterata respirazione periferica favorisce il metabolismo anaerobico con conseguente acidosi metabolica e disfunzione multiorgano. L’apparato cardiovascolare riveste, nella generale compromissione di più organi, un ruolo centrale nella patogenesi dello shock. È fondamentale la conoscenza dei determinanti della gittata cardiaca (contrattilità, precarico, postcarico) perché la loro ottimizzazione può favorire il miglioramento del circolo periferico.

TBC: quello che c’è ancora da sapere, leggilo su “Prospettive in Pediatria” La tubercolosi è un problema di tutti i pediatri. Il pediatra di famiglia deve avere un alto indice di sospetto sia su base clinica (la tubercolosi è una malattia lenta ma pericolosamente distruttiva) sia su base sociale per l’elevato rischio in bambini provenienti da aree endemiche (bambini immigrati) o immunosoppressi o con altre malattie croniche, sia per l’eventuale esposizione ad anziani o badanti di questi a loro volta a rischio. Deve anche pensare a una tubercolosi quando una polmonite non risponde agli antibiotici. Anche in ospedale, la tubercolosi è un problema di dimensioni crescenti e riguarda il sospetto ma anche la diagnosi, la terapia e l’isolamento. La Pediatria territoriale ha anch’essa un ruolo centrale nella riammissione in comunità e negli screening. La Società Italiana di Infettivologia Pediatrica sta elaborando le Linee guida per la tubercolosi. Una revisione della letteratura verrà presentata nel prossimo numero di “Prospettive in Pediatria” (173), a firma di Alfredo Guarino (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), per fornire indicazioni basate sulle evidenze che devono essere adattate alle diverse realtà organizzative dei sistemi sanitari regionali.

Nuovi ospedali all’altezza dei bambini Anche il S. Anna e il Valduce di Como hanno ottenuto la certificazione ABIO-SIP “All’altezza dei bambini” che attesa l’adesione ai principi della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Sinora sono otto le Pediatrie certificate: Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, Istituto Ospedaliero Fondazione Poliambulanza di Brescia, Azienda Ospedaliera Universitatia Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova, Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Congregazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata Ospedale Valduce di Como, Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como. L’obiettivo è di proseguire questo percorso e di ampliare sempre più il numero degli ospedali che scelgono di aderire al percorso di certificazione della qualità delle Pediatrie. Per un approfondimento sul progetto: www.allaltezzadeibambini.org

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Un grave lutto ha colpito il mondo del giornalismo medico italiano

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rancesco Marabotto se n’è andato a 58 anni, lasciando in chi lo ha conosciuto qualcosa di speciale e di indefinibile. Forse era quel modo delicato con cui sapeva porgerti la sua esperienza e la sua competenza, forse era quella spinta che sapeva trasmettere a dare sempre il meglio di te, a non lasciarti schiacciare dalla routine quotidiana del tuo lavoro, a esplorare nuovi territori. Caporedattore della redazione specializzati dell’ANSA, medaglia d’argento della Presidenza della Repubblica come benemerito della Sanità pubblica, è stato tra le firme più apprezzate del giornalismo medico-scientifico italiano. Ha raccontato i grandi eventi della Sanità: dalla scoperta dell’AIDS al caso Di Bella. L’ho conosciuto quattro anni fa, quando ho cominciato a lavorare alla Società Italiana di Pediatra. Per chi si occupa di Sanità Francesco era un interlocutore importante. Sono andata a trovarlo all’ANSA, con lui e con Maria Emilia Bonaccorso – responsabile del servizio Salute – abbiamo ragionato sui possibili temi

da lanciare al Congresso nazionale che si sarebbe svolto da lì a poco. Mi è sembrato di salire a un piano più in alto e vedere il panorama da una prospettiva diversa. Francesco è stato fautore di quel rapporto privilegiato tra ANSA e SIP che si è concretizzato in iniziative come il libro “Bambini d’Italia” e più di recente il portale “Salute & Benessere dei Bambini”, di cui lui ha seguito la nascita da lontano, ma senza far mancare mai il suo apporto. L’ultimo saluto, due mesi prima della sua morte, agli Stati Generali della Pediatria in Campidoglio. “Passavo di qui”, mi ha detto. Sapevo che non era vero, che era il suo modo di dirti che c’era nonostante la sua lotta contro la malattia. Alcune cose di lui le ho scoperte il giorno del suo funerale: la malattia che lo aveva colpito a soli 25 anni, il volontariato al fianco dei detenuti insieme alla moglie, la giornalista RAI Daniela De Robert. Allora ho capito che forse quella luce veniva dal senso di precarietà della sua vita che ti dà il privilegio di riconoscere le cose che contano. Sento ogni giorno i giovani giornalisti dell’ANSA che alimentano il Canale ANSA-SIP: c’è in loro quella voglia di andare a scovare la notizia e di raccontarla con serietà e rigore. Credo sia anche que sta l’eredità di Francesco. (Cinthia Caruso)

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In ricordo di Francesco

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Pianeta SIP

POLIZZE SIP: DOMANDE E RISPOSTE

L’orizzonte temporale Primo appuntamento delle polizze con una nuova rubrica La polizza assicurativa SIP copre solo i sinistri che si verificano nel periodo in cui è operativa?

Rino Agostiniani Tesoriere SIP

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i sensi dell’art. 1917 c.c. “nell’assicurazione della responsabilità civile l’assicuratore è obbligato a tenere indenne l’assicurato di quanto questi, in conseguenza del fatto accaduto durante il tempo dell’assicurazione, deve pagare a un terzo, in dipendenza della responsabilità dedotta nel contratto”. In passato il contratto di assicurazione RCT professionale era strutturato sul regime loss occurance, secondo cui venivano garantiti tutti gli eventi dannosi verificatisi durante il periodo di vigenza del contratto di polizza, a prescindere dal momento in cui il paziente avesse percepito il danno e indipendentemente dal momento in cui si fosse verificata la denuncia del sinistro. Pertanto la compagnia assicuratrice doveva ritenere in garanzia anche quei sinistri denunciati successivamente alla scadenza del contratto; ai fini della copertura assicurativa era rilevante il momento in cui l’evento dannoso era accaduto, indipendentemente dalla sua denuncia. Se da una parte il regime loss occurance prevedeva un’opportuna e completa copertura dell’assicurato (mantenendo in garanzia anche le richieste di

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per chiarire i dubbi dei soci

risarcimento successive alla scadenza del contratto), dall’altra tale sistema contrattuale comportava per le compagnie un più lungo ambito temporale di rischio. Quindi, per limitare la propria esposizione, le compagnie di assicurazione hanno provveduto a una modifica del sistema, attraverso l’inserimento della clausola di claims made. Nelle polizze in regime di claims made (come tutte quelle attuali) è rilevante, ai fini della determinazione della responsabilità dell’assicurazione, il momento della richiesta di risarcimento danni (che deve pervenire all’assicurato ed essere portata a conoscenza dell’assicuratore durante il periodo di validità della polizza) e non più il momento in cui l’evento dannoso si è verificato. Il passaggio dal regime di loss occurance a quello di claims made ha cambiato l’orizzonte temporale delle coperture assicurative. Allo stato attuale, infatti, cessata la validità del contratto, terminano anche le garanzie assicurative relative a fatti eventualmente accaduti durante il periodo in cui il medico era coperto dalla polizza. Quindi il professionista, con l’applicazione del regime di claims made, rischia di subire richieste di risarcimento danni in un momento successivo alla scadenza contrattuale, risultando, per tali denunce, scoperto dalla garanzia assicurativa. Per far fronte a ciò, alcune compagnie mitigano tale sistema, accordando all’assicurato le cosiddette “pregresse” o “postume”, come è stato previsto per l’assicurazione SIP. Si tratta di due estensioni delle condizioni contrattuali, caratterizzate dal differente momento in cui la garanzia viene ritenuta operativa in relazione al sinistro: ^^la pregressa è la condizione contrattuale che estende le garanzie di polizza a eventi posti in essere antecedentemente alla stipula del contratto, a condizione che l’assicurato non sia a conoscenza di eventuali contestazioni; ^^la postuma, invece, è la condizione contrattuale che viene generalmente concessa per cessazione dell’attività lavorativa (pensionamento) o per decesso dell’assicurato e a cui corrisponde un’ope­ ratività delle garanzie di polizza oltre la scadenza del contratto, per le denunce ricevute successivamente alla cessazione dell’attività, ma per fatti avvenuti durante il periodo di validità del con tratto assicurativo.



La clinica / Casi clinici

Lupini amari

Parte una nuova rubrica interattiva dedicata a casi clinici di interesse pediatrico

A

La storia di Alice

Liviana Da Dalt

Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino, Università di Padova Direttore UOC di Pediatria, Treviso

lice, bambina di 6 anni precedentemente sana, veniva condotta al Pronto Soccorso per la comparsa da circa due ore di cefalea, nausea, fotofobia e visione offuscata. All’arrivo si presentava vigile, lievemente tachicardica (FC 120/min) con i restanti parametri vitali stabili e con obiettività cardiovascolare, respiratoria e addominale nella norma. Anche l’esame neurologico era normale, se si esclude la presenza di pupille sinergicamente midriatiche, scarsamente reagenti alla luce. La mucosa del cavo orale sembrava asciutta. La famiglia veniva ripetutamente interrogata sull’eventuale storia di traumi o di esposizione a sostanze

TEST Quali di queste sostanze contengono i lupini?

£ a. alcaloidi cardiotossici £ b. alcaloidi ad azione anticolinergica £ c. digitale £ d. atropa belladonna Pensate che possano esser dati ad un bambino appena raccolti?

£ a. sempre £ b. solo dopo i tre anni £ c. solo se “adeguatamente trattati” £ d. mai Le risposte alle domande sono: b; d.

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Come commentare? I lupini: chi di noi non li ha mai mangiati? Si tratta di un legume noto e diffuso fin dalla più remota antichità nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, dotato di un buon potere energetico, ad elevato contenuto proteico, basso contenuto lipidico, assenza di glutine e ottima fonte di ferro, potassio e vitamine. Negli ultimi anni la popolarità dei lupini è andata aumentando e secondo alcuni studi italiani e internazionali essi svolgerebbe anche un’azione importante nel ridurre i livelli di colesterolo e nel prevenire ipertensione e diabete. Quello che però è meno noto è che i lupini, in particolare alcune varietà, contengono alcaloidi amarissimi (anagirine, lupanine e sparteine) e potenzialmente tossici perché dotati di proprietà anticolinergiche per cui prima di essere mangiati devono essere “sanati”, ossia immersi in acqua per qualche giorno e poi salati. Questo processo, chiamato “debittering” (cioè “deamarizzazione”), per essere efficace deve durare 4-5 giorni. I lupini si trovano in commercio nelle confezioni in salamoia, nelle quali vengono sterilizzati e conservati dopo che il processo di “debittering” è avvenuto. Esistono però anche preparazioni domestiche e i marinai li mettevano direttamente a bagno nell’acqua di mare; dicendo questo non possiamo non ricordare Giovanni Verga che ne “I Malavoglia” scrive: “Sulla riva c’era soltanto padron ‘Ntoni, per quel carico di lupini che ci aveva in mare, colla Provvidenza e suo figlio Bastianazzo per giunta, e il figlio della Locca, il quale non aveva nulla da perdere lui, e in mare non ci aveva altro che suo fratello Menico, nella barca dei lupini...”. Se non ben preparati dunque, i lupini possono essere molto tossici. Da una ricerca in letteratura abbiamo individuato 12 casi di adulti intossicati – tutti a decorso favorevole – e 4 casi pediatrici pubblicati nel 1973 in Germania, di cui 3 ad esito letale a seguito di grave sindrome anticolinergica (midriasi, tachicardia, convulsioni, paralisi, decesso). Da comunicazioni personali riusciamo poi a sapere che nel periodo 2008-2012 il Centro Antiveleni di Pavia ha registrato 12 casi, tutti non letali. Importante è quindi che il pediatra sia consapevole di questa potenziale tossicità, che la sappia riconoscere, ma soprattutto che sappia dare corrette informazioni al proposito ai genitori e alla comunità, in particolare in quelle aree in cui la coltivazione dei lupini ha ancora grande  diffusione.

La clinica / Casi clinici

tossiche, ma questa veniva altrettanto ripetitivamente negata. Gli esami di laboratorio eseguiti in urgenza (emocromo, indici di flogosi e di funzionalità epatica e renale, elettroliti, glicemia) risultavano normali, così come normale risultava una Risonanza Magnetica Cerebrale eseguita dopo 4 ore di osservazione per escludere un fatto cerebrovascolare acuto o la presenza di massa intracranica. Solo a questo punto la madre ricordava che un’ora prima dall’insorgenza dei sintomi la bambina aveva mangiato circa una decina di lupini amari, che da due giorni il nonno stava “trattando” in casa. La diagnosi formulata era quindi quella di Sindrome anticolinergica acuta parziale (tachicardia, midriasi, mucose asciutte) da ingestione di lupini. La bambina veniva trattenuta in osservazione con risoluzione progressiva dei sintomi nelle successive 12 ore. Alla dimissione dopo 24 ore e al follow-up Alice si presentava completamente asintomatica.

^^   Daverio M, Cavicchiolo ME, Grotto P, Lonati D, Cananzi M, Da Dalt L. Bitter lupine beans ingestion in a child: a disregarded cause of acute anticholinergic toxicity. Eur J Pediatr 2013; DOI: 10.1007/ s00431-013-2088-2

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Pediatri inFormazione

+22,7%

Accessi in Pronto Soccorso presso l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma per patologie respiratorie (bronchiti, bronchioliti, polmoniti, asma) nella settimana dal 31 gennaio al 7 febbraio 2014, segnata da violentissime piogge, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno non caratterizzato da particolari fenomeni atmosferici.

Non chiamatela riforma! No degli specializzandi in Pediatria alla riduzione del corso di studi ed alla retroattività contrattuale del D.L. 104/2013 A seguito della preoccupazione generata dalla conversione in legge del D.L. 104 del 12 settembre 2013 recante misure urgenti in materia di Istruzione, Università e Ricerca, l’Osservatorio Nazionale Specializzandi Pediatria ha condotto una partecipata indagine nazionale inerente i commi 3-bis e 3-ter aggiunti dal Legislatore all’articolo 20 del D.L. n. 368 del 17 Agosto 1999. In sintesi, tali provvedimenti introdurrebbero la possibilità di una riduzione lineare a 4 anni del corso di specializzazione in Pediatria ed un contemporaneo allineamento contrattuale per gli specializzandi che nell’Anno Accademico 2014/15 risulteranno iscritti al II ed al III anno mediante un apposito Decreto attuativo che dovrà essere licenziato entro il 31 marzo pv. Dalle oltre 430 risposte al questionario diffuso dall’ONSP tra i medici in forma-

zione specialistica in Pediatria emergono i seguenti dati: circa il 70% degli specializzandi si ritiene soddisfatto della qualità della formazione attualmente offerta dalla propria sede e solo il 12% reputa eccessiva la durata attuale del corso di studi; il 79% del campione si dichiara non favorevole ad una riduzione retroattiva per coloro che risulteranno iscritti nel prossimo anno accademico al secondo o terzo anno di corso e solo il 30% circa concorda con un’eventuale riduzione della durata complessiva della specializzazione. Quest’ultima opzione, peraltro, viene riconosciuta quale veicolo di un più rapido inserimento lavorativo solo dal 15% del campione. Appare dunque evidente il dissenso degli specializzandi in Pediatria ad una riduzione degli anni dell’iter formativo, la cui

Complessivamente, ti ritieni soddisfatto della qualità della formazione offerta dalla tua Scuola di specializzazione? 138

289

68%

No

138

32%

289

a cura di Davide Vecchio

Rispetto agli obiettivi formativi necessari per conseguire il diploma di specializzazione, come giudichi la durata attuale della tua Scuola di specializzazione?

30

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5 5

1%

Soddisfacente

123

29%

Buona

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58%

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12%

Insufficiente

123 249

Eccessiva

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durata è altresì in atto ritenuta “soddisfacente” per l’acquisizione di quelle competenze necessarie alla corretta gestione del paziente pediatrico e pertanto al successivo inserimento nel mondo del lavoro. Occorre inoltre considerare che sebbene la Direttiva del Parlamento Europeo CE/36/2005 del 7 Settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali all’interno dell’Unione Europea, cui si ispira il legislatore, tabellizzi in 4 anni la durata minima dei corsi di specializzazione in Pediatria, l’organizzazione del nostro Sistema Sanitario Nazionale risulta poco o affatto confrontabile con quello degli altri Stati membri. Ed ancora, se in Europa esistono programmi con una durata del corso pari a 4 anni, questi risultano abilitanti solo alla professione di Pediatra “generalista” venendo così di fatto contemplato un ulteriore periodo di formazione. Oggi le decisioni del legislatore compiute nel passato consegnano al nostro Sistema Sanitario Nazionale l’ardua sfida di un’assistenza pediatrica colma di criticità, su tutte il progressivo decremento del numero totale degli Specialisti in Pediatria: nel 2010 era pari a 12.700 ma vedrà tale numero quasi dimezzarsi nel 2025 con circa 7.090 unità stimate in attivo. “Non si può correre il rischio di avere oltre che meno pediatri anche pediatri con una formazione specialistica più debole e parziale”, afferma il Presidente della SIP Giovanni Corsello. “Dobbiamo pertanto sollecitare le istituzioni ministeriali a mantenere il percorso attuale che tiene conto della complessità che caratterizza la Pediatra”, aggiunge. Pensiero questo condiviso da Giuseppe Saggese, Presidente della Conferenza permanente dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Pediatria: “La riduzione della durata della Scuola di specializzazione di Pediatria avrebbe sicuramente conseguenze negative sulla qualità della formazione degli specializzandi”. La formazione specialistica in Pediatria in Italia oggi necessita certamente di modifiche strutturali che la proiettino alle sfide del futuro garantendone elevati gli standard di cura e soprattutto di ricerca. Non è in pochi mesi con una riduzione lineare né con una rimodulazione “forfettaria” delle attività professionalizzanti per anno che tale sfida potrà essere vinta.  Il Direttivo ONSP


Calo del rischio di insorgenza di diabete di tipo 2 a fronte di un elevato consumo di yogurt secondo uno studio dell’University of Cambridge pubblicato sulla rivista dell’European Association for the Study of Diabetes.

Fitoterapia

28%

Luppolo, per rilassarsi meglio La sua attività sedativa sembra essere dovuta prevalentemente alle resine amare Vitalia Murgia

Il luppolo (Humulus lupulus) è una pianta erbacea, che cresce spontanea nei boschi dell’Europa e del Nord America. I suoi fiori femminili si usano per dare aroma e gusto alla birra. Sempre dai fiori femminili essiccati si ottengono estratti a effetto sedativo usati nella Medicina tradizionale europea per il trattamento del­l’ansia, dell’irritabilità e dell’insonnia. Il luppolo contiene un’oleo-resina ricca di composti amari, α-acidi, β-acidi oltre a olio essenziale, tannini e flavonoidi. La sua attività sedativa sembra essere dovuta prevalentemente alle resine amare e in particolare ai prodotti della degradazione ossidativa degli α-acidi. L’effetto sedativo del luppolo, studiato in più ricerche sugli animali, sarebbe esplicato attraverso l’intensificazione del­ l’attività del neurotrasmettitore GABA (Acido γ-amminobutirrico), la modulazione dei recettori del GABA e quindi un’inibizione dell’attività del sistema nervoso centrale. In uno studio sui topi dopo 2 ore dall’assunzione orale di un estratto di luppolo è stata osservata una significativa riduzione della temperatura corporea, comparabile a quella ottenuta con la melatonina. L’effetto del luppolo era antagonizzato dal luzindolo, un antagonista dei recettori della melatonina; gli effetti ipotermizzanti e inducenti il sonno potrebbero essere mediati anche in parte attraverso l’attivazione dei recettori della melatonina. Affinità di legame è stata dimostrata anche per i recettori della serotonina (5-HT4e, 5-HT6 and 5-HT7).

Studi sull’animale hanno dimostrato anche un’azione chemopreventiva e antiossidante dei flavonoidi del luppolo. I flavonoidi prenilati hanno rallentato la crescita e causato la morte di cellule del cancro della mammella, del colon e delle ovaie. L’effetto sedativo del Luppolo sull’uomo è stato confermato soprattutto in studi in cui l’estratto della pianta era somministrato in combinazione con la Valeriana, con risultati che sembrano confermare un’azione sedativa sinergica delle due piante. Un recente trial clinico randomizzato e controllato con placebo, dopo una singola somministrazione di una combinazione di Luppolo e Valeriana, ha rilevato nei soggetti trattati rispetto a chi assumeva il placebo un aumento significativo del tempo totale di sonno e del tempo di sonno profondo (registrazione EEG). Il dato correlava con quello relativo alla va-

Pediatra, docente al Master di II livello in Fitoterapia “Sapienza” Università di Roma

riazione della qualità del sonno tra due notti consecutive, che era netto nel gruppo che assumeva la combinazione Luppolo-Velariana rispetto a quello che assumeva placebo. L’azione sedativa sinergica è stata confermata anche da altri studi, in aperto e RCT, su combinazioni di Luppolo con Valeriana o altre piante sedative. La birra contiene circa il 3% di luppolo, e 333 ml di questa bevanda apportano circa 1 grammo di luppolo. Uno studio ha analizzato l’effetto sedativo della birra analcolica sui ritmi sonno-veglia di una popolazione affetta da stress da lavoro. L’assunzione di 333 ml di birra analcolica (0,0% di alcol) a cena ha comportato un miglioramento significativo del tempo di addormentamento, dell’attività motoria nel sonno (dati actigrafici) e della qualità del sonno. Secondo gli autori un moderato consumo di birra analcolica potrebbe quindi favorire il sonno notturno. 

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