I primi 1000 giorni di vita: quando la nutrizione fa la differenza! Una dura prova per il pediatra: difficile trattare con i genitori di oggi, ma non impossibile. pagina13
Addio a Giorgio Maggioni, pediatra nel profondo dell’animo Due commossi ricordi, rispettivamente di Alberto G. Ugazio e di Andrea Maggioni, del Maestro della Pediatria recentemente scomparso. pagina18
www.sip.it
Magazine della Società Italiana di Pediatria
volume 4 | numero 5 | maggio 2014
Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25
Sorvegliare e salvare Il trauma da incidente risulta essere in Italia la seconda causa di mortalità (20,3%) in età pediatrica (1-14 anni) dopo i tumori (30,9%). I dati sono stati resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso il SINIACA-IDB, che ha presentato le statistiche di 11 Regioni italiane (Piemonte, Val d’Aosta, PA Trento, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Sardegna) durante un convegno tenutosi al Centro Internazionale di Studi e Formazione “Germana Gaslini” (CISEF) di Genova il 16-17 maggio 2014. Cadute, inala-
Contiene I.P.
zioni e ingestione di corpi estranei sono le più frequenti cause di incidenti nei bambini più piccoli, mentre nei più grandi il primato spetta alle ferite da taglio. Per prevenire queste morti evitabili e la morbosità indotta è necessario rafforzare la sorveglianza. Nasce così la rete di sorveglianza dei Pronto Soccorso degli ospedali pediatrici italiani (AOPI), che permetterà di ottenere dati regionali, nazionali ed europei anche sulla dinamica degli incidenti in relazione alle diverse età pediatriche, per una reale prevenzione. Il servizio alle pagine 10-11-12
Tubercolosi: novità dal Congresso SIP-SICuPP-SITIP Presentate per la prima volta le linee guida per la prevenzione, la diagnosi e la terapia della TB in età pediatrica e adolescenziale.
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Sindromi malformative, una guida per il pediatra Il percorso diagnostico e assistenziale del neonato/bambino con possibile quadro sindromico.
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In questo numero Editoriali
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News Pediatria
anno 4 | numero 5 maggio 2014
Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it Direttore Scientifico Giovanni Corsello Direttore Cinthia Caruso Board Editoriale Rino Agostiniani Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Alberto Tozzi Davide Vecchio Redazione David Frati Pubblicità e promozione Livia Costa Tel. 06 862 82 323 l.costa@pensiero.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002
Fresche di stampa A cura di Alberto E. Tozzi
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Polmonite, è sufficiente l’ecografia?
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Boom delle baby-IVG e delle baby-mamme in Sicilia
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Troppi adolescenti italiani con tumore nella “terra di nessuno”
Cercavano la luce 7 8
Tassi di vaccinazione? Non aumentano nemmeno con le epidemie
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I bambini di New York meno intelligenti e più poveri per colpa dell’inquinamento A cura di David Frati
Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore Progetto grafico e impaginazione Typo srl, Roma Immagini © 2014 Thinkstock.com Stampa Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma maggio 2014 ISSN 2240-3183
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Giovanni Corsello
Polizze SIP: domande e risposte Quando c’è una richiesta di risarcimento Rino Agostiniani
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La vaccinazione universale contro il Rotavirus trova riconoscimento anche in Europa Gian Vincenzo Zuccotti, Chiara Mameli
SIGU : un documento di indirizzo sull’impiego di NIPT
Primo piano
I primi 1000 giorni di vita: quando la nutrizione fa la differenza! Fabbisogni di vitamina D e formule per l’infanzia Giampiero I. Baroncelli
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Fabio Sereni
Addio a Giorgio Maggioni, pediatra nel profondo dell’animo Alberto G. Ugazio
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(Non Invasive Prenatal Test)
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Un rash davvero particolare Liviana Da Dalt, Veronica Mardegan
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Libri
Pianeta SIP Spendere meno, ma spendere meglio
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Attualità Claudio Maffeis
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Prevenzione, diagnosi e terapia della tubercolosi in età pediatrica Susanna Esposito
6 Sorveglianza incidenti: una rete dei Pronto Soccorso degli ospedali pediatrici italiani
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La clinica
Presidente Giovanni Corsello Consiglio Direttivo Alberto Villani (Vicepresidente), Luigi Greco (Vicepresidente), Rino Agostiniani (Tesoriere), Fabio Cardinale, Antonio Correra, Liviana Da Dalt, Domenico Minasi, Andrea Pession, Massimo Barbagallo, Elvira Verduci (Consiglieri ), Valerio Flacco (Delegato Sezioni Regionali SIP), Costantino Romagnoli (Delegato Società Affiliate SIP), Gian Paolo Salvioli (Delegato Conferenza Gruppi di studio)
Intervista a Renato Malta
Studio dei gemelli
Esofagite eosinofila, dove nasce il rischio?
Abbonamenti 2014 Individuale E 40,00 Istituti, enti, biblioteche E 80,00 Estero E 120,00
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Sindromi malformative, una guida per il pediatra 17
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Pediatri inFormazione XI Congresso Nazionale ONSP A cura di Davide Vecchio
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ecentemente la Corte Costituzionale, intervenendo sulla Legge 40 del 2004, ha di fatto abolito in Italia il divieto di fecondazione eterologa per il trattamento della sterilità. In questi 10 anni le coppie che decidevano di ricorrere alla fecondazione eterologa hanno praticato quello che è stato definito “turismo riproduttivo”, con un’espressione efficace ma poco rispettosa del disagio (non solo economico) a cui si sottoponevano gli aspiranti genitori. Non sappiamo quando e come le istituzioni preposte interverranno per dare applicazione alla sentenza della Corte ed emanare norme e procedure che consentano di operare con chiarezza e sicurezza, evitando una deregulation rischiosa per le coppie e per i neonati. In questo ambito vi sono aspetti che devono essere valutati con grande scrupolo e attenzione. Tra questi la correttezza e la sicurezza delle tecniche impiegate e dei passaggi previsti dai rigidi protocolli in uso, in termini di salute degli embrioni e di certezza della loro origine. La cronaca degli ultimi mesi
Giovanni Corsello Presidente SIP
Povertà educativa, dati sconcertanti
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ltre un milione di bambini in Italia vive in condizioni di povertà economica assoluta e il dato è di per sé eclatante. Ma a far riflettere è un’altra statistica messa in luce da Save the Children nel recente Rapporto denominato “La lampada di Aladino”. Ed è quella sulla povertà educativa, ancor più insidiosa di quella economica, che fa molte più vittime: circa 3 milioni e mezzo di bambini e adolescenti in Italia la patiscono. Si tratta di una deprivazione che si somma alla povertà economica, togliendo ai bambini la possibilità di apprendere, di sviluppare i propri talenti e le proprie aspirazioni. La povertà educativa non colpisce solo il presente, ma condiziona il futuro. Save the Children per la prima volta l’ha misurata elaborando un indice basato su 14 indicatori, tra cui l’offerta di servizi come asili e scuole a tempo pieno, il tasso di dispersione scolastica, l’offerta culturale e del tempo libero (libri, sport, arte, internet). Per quanto parziale, come succede con tutti gli indici, abbiamo comunque un primo quadro della povertà educativa in Italia. Viene da chiedersi a leggere il Rapporto se possiamo ancora definire l’Italia un Paese, perché un Paese, per essere tale, un minimo comune denominatore, pur tra le varie peculiarità locali, dovrebbe averlo. E invece, provaCinthia Caruso te a indovinare in quali aree geografiche vivono Direttore di “Pediatria” quei 3 milioni e mezzo di bambini in condizioni di povertà educativa. Prendiamo ad esempio l’indicatore nidi per l’infanzia. Nessuna Regione italiana
ha diffuso notizie allarmanti circa due gemelli impiantati in una donna diversa rispetto a quella che avrebbe dovuto riceverli sulla base dell’origine genetica. Lo scambio di embrioni rappresenta un grave vulnus sul piano etico e giuridico che verosimilmente non potrà mai essere del tutto recuperato e superato, quale che sia il destino biologico, clinico, giuridico e sociale di questi gemelli e delle coppie coinvolte. Il concetto di maternità biologica comprende infatti sia la provenienza gametica che la conduzione della gestazione e il parto. Le tecniche di fecondazione artificiale sono certamente un grande progresso scientifico che ha cambiato il destino di coppie sterili o gravemente infertili, dando a milioni di genitori con problemi di procreazione naturale in tutto il mondo la possibilità di avere un figlio proprio. Tutto ciò non può essere misconosciuto da alcuno. Ma proprio per questo, bisogna pretendere che la procreazione medicalmente assistita si svolga all’insegna di una corretta informazione alle coppie sui problemi e sui rischi connessi con le varie procedure, alcune delle quali, come la ICSI (Iniezione intracitoplasmatica di spermatozoo) gravata da rischi di alterazioni epigenetiche nell’embrione. Bisogna inoltre pretendere e garantire che le procedure si svolgano nel quadro di un controllo accurato di tutti i protocolli previsti, per dare la massima sicurezza e prevenire le possibilità di errore, consapevoli della entità dei danni e dei problemi che si possono determinare alle famiglie.
raggiunge l’obiettivo UE del 33%, ma tra il 26,5% dell’Emilia Romagna e il 2,6 % della Campania c’è un abisso. Prendiamo l’indicatore del tempo pieno a scuola: nessuna Regione italiana raggiunge la soglia del 50% ma tra il 47% della Lombardia e il 5% del Molise non c’è di mezzo l’oceano ma solo qualche centinaio di km. La deprivazione educativa naturalmente non si limita solo alla scuola, riguarda anche gli altri ambiti di vita dei minori: meno di 1 bambino su 4 in Campania fa sport continuativamente (il 31,2% in Puglia, il 32% circa in Calabria e Sicilia) a fronte di oltre il 61% in Valle d’Aosta. Un dato curioso: nel Paese che primeggia nel mondo per opere d’arte, nessuna Regione italiana vede almeno il 50% dei suoi minori visitare un monumento nel corso di un anno. Ma almeno in Trentino si arriva al 43,4% mentre il Lazio si ferma al 33,8% e la Toscana al 27,4%. Cosa fare di fronte a questi dati? Save the Children, in collaborazione con la SIP e altri partner, ha lanciato una campagna educativa inaugurando i primi “Punti Luce” a Bari, Gioiosa Ionica, Catania, Palermo e Genova: spazi ad alta densità educativa, che sorgono in quartieri svantaggiati, all’interno dei quali i bambini possono rafforzare le proprie competenze e conoscenze ma anche scoprire le proprie inclinazioni e il proprio potenziale, attraverso il gioco, laboratori artistici e musicali, uso delle nuove tecnologie. Una bella iniziativa, ma da sola non basta finché l’infanzia e il Sud continue ranno a restare fuori dall’agenda politica.
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Editoriali
Fecondazione assistita: garantire la massima sicurezza
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News
Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini. Dietrich Bonhoeffer
Fresche di stampa Quando il casco non serve
Cattive abitudini
van Wijk RM, van Vlimmeren LA, Groothuis-Oudshoorn CGM, Van der Ploeg CPB, IJzerman MJ, Boere-Boonekamp MM. Helmet therapy in infants with positional skull deformation: randomised controlled trial. BMJ 2014;348 DOI: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g2741
Larson N. Sports and energy drinks linked to unhealthy behaviors in adolescents. J Nutr Educ Behav 2014;46:181-187.
Studio sperimentale sull’efficacia dei caschi per la correzione delle deformazioni craniche. Di un totale di 84 bambini, un gruppo ha portato un casco per 6 mesi mentre il gruppo di controllo non aveva nessun intervento. Nessuno dei parametri presi in considerazione ha mostrato differenze significative. Gli autori concludono che non ci sono vantaggi nella terapia con il casco e per giunta questo approccio rappresenta un costo aggiuntivo.
Uno studio su quasi 2800 adolescenti americani che trova alcune associazioni non scontate. Il risultato principale riguarda il consumo di energy drink, che sembra associato non solo all’attività fisica ma anche alla fruizione di vari media inclusa la TV, all’uso di altre bevande e al fumo. Non è perfettamente chiaro quale sia il ruolo di altre variabili che caratterizzano lo stato socio-economico dei ragazzi.
Bastian contrari Whitelocks S. The key to getting children to eat well? Don’t tell them fruit and vegetables are healthy. Daily Mail 23/05/2014.
Una interessante rivista non propriamente pediatrica annuncia una pubblicazione che vedrà la luce durante l’autunno. L’articolo elabora e studia l’ipotesi che raccontare ai bambini che un determinato cibo fa bene innesca una reazione contraria che induce la percezione che questi stessi cibi siano sgradevoli. Toccherà tenere conto dei principi di marketing anche con i bambini.
Tutto sulla terapia della polmonite da Mycoplasma Ralston S, Biondi E, McCulloh R, Alverson B, Klein A, Dixon A. Treatment of Mycoplasma Pneumonia: A Systematic Review. Pediatrics 2014;133;1081 DOI:10.1542/peds.2013-3729
Buona review per studiare nuovamente la terapia di questa comune infezione. La revisione sistematica esamina nove studi randomizzati sull’efficacia del trattamento con macrolidi che meritano di essere rivisitati per comprendere quali siano le evidenze a favore di questo trattamento. Sorpresa: gli autori concludono che tali evidenze sono ancora insufficienti.
Assoluzione per levofloxacina Bradley JS, Kauffman RE, Balis DA, Duffy CM, Gerbino PG, Maldonado SD, Noel GJ. Assessment of Musculoskeletal Toxicity 5 Years After Therapy With Levofloxacin. Pediatrics 2014; DOI: 10.1542/peds.2013-3636
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I chinolonici vengono sempre guardati con diffidenza a causa della potenziale tossicità nei confronti della cartilagine di accrescimento. In questo studio con un follow-up di ben 5 anni non è stata misurata alcuna differenza negli eventi avversi muscolo scheletrici tra i pazienti trattati con levofloxacina in confronto ai pazienti non trattati.
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Ragazzi tra 14 e 18 anni che credono che le zanzare possano trasmettere l’HIV anche se “è raro succeda”. Il 36,5%, soprattutto ragazze, ritiene pillola e spirale metodi efficaci per scongiurare il contagio da HIV. Lo rivela “Cosa ne sai?”, un sondaggio realizzato dall’Università Ca’ Foscari su oltre 6.000 studenti delle scuole superiori Quasi nel 95% dei casi i ragazzi hanno risposto in modo inesatto o hanno dichiarato di non sapere nulla.
Trascrittomica dello shock settico Wong HR, Cvijanovich NZ, Allen GL, Thomas NJ, Freishtat RJ, Anas N, Meyer K, Checchia PA, Weiss SL, Shanley TP, Bigham MT, Banschbach S, Beckman E, Harmon K, Zimmerman JJ. Corticosteroids Are Associated with Repression of Adaptive Immunity Gene Programs in Pediatric Septic Shock. American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine 2014; 189(8):940-946 DOI:10.1164/rccm.201401-0171OC
Un elegante studio sull’effetto dei corticosteroridi nello shock settico del bambino. L’obiettivo era indagare sull’espressione e la regolazione genica. La somministrazione di corticosteroidi non era associata ad alcuna differenza nel decorso della malattia o degli esiti. Tuttavia il gruppo che aveva ricevuto corticosteroidi aveva una significativa down-regolazione dei geni responsabili dell’immunità adattiva.
Allergie al telefonino Aquino M, Mucci T, Chong M, Davis Lorton M, Fonacier L. Mobile Phones: Potential Sources of Nickel and Cobalt Exposure for Metal Allergic Patients. Pediatr Allergy Immunol Pulmonol 2013;26(4):181–186 DOI:10.1089/ped.2013.0280
Stavolta niente studi sulle radiazioni o sul comportamento. Alcuni telefonini sono discrete fonti di nichel e di cobalto. Il lavoro pubblica i risultati associati alle marche più popolari di smartphone sul mercato. Più a rischio i dispositivi dotati di tastiera e i flip phone. Gli autori sottolineano che la legislazione europea è severa nei confronti del potenziale rilascio di metalli allergenici.
News
37,5%
Un’altra buona ragione per andarci piano con gli antibiotici Semic-Jusufagic A, Belgrave D, Pickles A, Telcian AG, Bakhsoliani E, Sykes A, Simpson A, Johnston SL, Custovic A. Assessing the association of early life antibiotic prescription with asthma exacerbations, impaired antiviral immunity, and genetic variants in 17q21: a population-based birth cohort study. Lancet Respir Med 2014 DOI: 10.1016/S2213-2600(14)70096-7
Nell’editoriale che accompagna questo lavoro si sottolinea come sia un tributo alla Hygiene Hypothesis. In questo studio di coorte sembra evidente come la somministrazione precoce di antibiotici sia associata a un incremento degli episodi di wheezing e ad un aumento della loro gravità. La popolazione in studio era rappresentata da bambini dalla nascita fino a 11 anni di vita.
Sintomi atipici nelle infezioni da EBV Chu SD, Singer JS. Acute urinary retention secondary to Epstein-Barr virus infection in a pediatric patient: A case report and review of causes of acute urinary retention in children. Urology 2013;81(5):1064-6 DOI: 10.1016/j.urology.2012.12.034
Un caso clinico relativo a un bambino di 12 anni che si presenta con una ritenzione urinaria refrattaria alla terapia e che successivamente sviluppa i sintomi di una infezione da EBV che viene confermata in laboratorio. Una buona occasione per rifare il punto sulle cause di ritenzione urinaria e l’associazione con infezioni virali del bambino.
Dove cercare la celiachia Cristofori F, Fontana C, Magistà A, Capriati T, Indrio F, Castellaneta S, Cavallo L, Francavilla R. Increased Prevalence of Celiac Disease Among Pediatric Patients With Irritable Bowel Syndrome - A 6-Year Prospective Cohort Study. JAMA Pediatr 2014;168(6):555-560 DOI:10.1001/jamapediatrics.2013.4984
Studio italiano di coorte prospettico per studiare la prevalenza della malattia celiaca che include circa 1000 pazienti. La prevalenza di pazienti postivi alla sierologia per la celiachia era di oltre il 4% in un gruppo di pazienti con colon irritabile, oltre 4 volte la prevalenza misurata in un gruppo di pazienti senza questo tipo di manifestazione clinica.
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News
5,7 miliardi di euro
Costo sociale complessivo annuo relativo ai malati di tumore al colon-retto e ai caregiver, mentre il costo medio pro capite annuo in capo a paziente e caregiver è di 41,6 mila euro, con un alto rischio di burnout per chi più è esposto nella famiglia (Dati Censis - VI Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici).
Polmonite, è sufficiente l’ecografia?
L’ecografia può sostituire la radiografia del torace per la diagnosi di polmonite nei bambini. Lo sostiene uno studio presentato al meeting annuale della European Society for Paediatric Infectious Diseases, tenuto nelle scorse settimane a Dublino. I ricercatori del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center coordinati da Lilliam Ambroggio hanno messo a confronto i referti di ecografie e radiografie del torace analizzati “in cieco” da quattro radiologi in 37 pazienti tra i 3 mesi e i 18 anni di età ricoverati per sintomi respiratori o con una prescrizione di TC al torace da parte di uno specialista per sospetta polmonite. È emerso che il 35% dei pazienti sottoposti a ecografia ma anche a radiografia del torace viene in seguito sottoposto a TC per approfondimenti: un dato che dimostrerebbe la scarsa utilità di eseguire radiografia del torace in prima linea nella diagnostica della polmonite. “I due tool diagnostici si sono dimostrati equivalenti”, spiega la Ambroggio, “e questo suggerisce la possibilità di rimpiazzare del tutto la radiografia del torace con l’ecografia. Questo potrebbe fare la differenza soprattutto in determinate condizioni logistiche, per esempio in realtà ambulatoriali o difficili come nei Paesi in via di sviluppo. Le infrastrutture necessarie per la effettuazione e l’analisi di una ecografia sono decisamente meno complesse e costose di un laboratorio radiologico”. ^^ Ambroggio L, Sucharew H, Rattan M, O’Hara S, Babcock D, Brody A, Steinhoff M, Macaluso M, Shah S, Coley B. Diagnoses of PID - Diagnostic tools. ESPID 2014, Poster 0450.
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Un’indagine promossa dalla CGIL e dal l’Unione degli universitari sulla diffusione dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Sicilia ha evidenziato un primato negativo: in sintesi, l’Istat ha calcolato che nel 2012 ben 433 ragazze sotto i 18 anni e 294 tra i 18 e i 19 anni sono diventate mamme. Di tutte queste, solamente una era sposata. Ad aggravare il quadro, la percentuale delle IVG tra le minorenni: la più alta dello Stivale (il 10,6% contro l’8,5% della media nazionale). “Essere in grado di programmare la maternità è un diritto fondamentale della donna e fornire alle italiane gli strumenti per farlo è un dovere dei ginecologi”, commenta Annibale Volpe, past president della Società Italiana della Contraccezione (SIC). “Diventare madre e padre è certamente una delle esperienze più belle della vita, ma essere genitori comporta anche una serie di responsabilità che devono essere prese al momento giusto. Una gravidanza non desiderata
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obbliga le giovanissime ad abbandonare gli studi, a interrompere un cammino verso quell’emancipazione che conduce, generazione dopo generazione, a un progresso sociale e culturale”. Da qui la necessità di un’educazione sessuale efficace e costante. “Per fare un esempio: in Belgio, negli anni, sono state condotte efficaci campagne di informazione sui metodi contraccettivi, non a caso questo Paese è quello in cui la percentuale di IGV è più basso in Europa”. Esiste dunque una correlazione positiva tra interruzioni volontarie di gravidanza ed educazione sessuale. Aggiunge il past president della SIC: “Le famiglie di provenienza devono assumersi la responsabilità di insegnare ai ragazzi la differenza tra sesso e amore e, dunque, devono insegnare cosa significhi l’affettività. A noi medici invece spetta l’onere di fare educazione sessuale e di spiegare alle ragazze e ai ragazzi in modo semplice come evitare una gravidanza indesiderata”.
Boom delle baby-IVG e delle baby-mamme in Sicilia
Famiglie italiane che hanno rinunciato al dentista a causa della crisi economica, circa 1 famiglia su 3. Dal 2007 ad oggi si stima che i pazienti che hanno smesso di frequentare gli studi dentistici siano circa 2,5 milioni. L’Italia è il Paese europeo col più alto tasso di rinuncia alle cure dentali.
Solo un quarto degli adolescenti colpiti da tumore in Italia è curato come dovrebbe nei centri di Oncologia pediatrica. Gli altri accedono alle strutture dedicate agli adulti oppure non ricevono terapie adeguate perché non riescono a entrare in strutture di eccellenza. Eppure la ricerca ha cambiato radicalmente la storia naturale della malattia nei ragazzi di età compresa fra 15 e 19 anni. Le guarigioni negli adolescenti sono cresciute del 17% negli ultimi 15 anni e oggi sono pari all’86%. Ma troppo spesso i giovani si trovano in una “terra di nessuno”, chiusi tra il mondo dell’Oncologia pediatrica, che esclude l’accesso ai pazienti over 15, e quello dell’Oncologia medica del l’adulto, dove è poco diffusa l’esperienza per curare la patologia specifica di questa fascia di età. È indispensabile migliorare la collaborazione tra le due realtà perché tutti gli adolescenti possano accedere alle cure migliori e creare centri dedicati a questi giovani malati. L’appello, contenuto nel VI Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, arriva dalla FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia). “La quasi totalità dei pazienti under 15 è trattata in strutture di Oncologia pediatrica, invece per quelli fra 15 e 19 anni assistiamo a un vuoto, mancano anche linee guida specifiche”, spiega Francesco De Lorenzo, presidente FAVO. “Le persone con diagnosi di tumore in età adolescen-
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Troppi adolescenti italiani con tumore nella “terra di nessuno” ziale rappresentano un sottogruppo particolare, che deve affrontare problemi di accesso ai trattamenti di eccellenza e di arruolamento nei protocolli clinici. Una situazione opposta rispetto all’ottimizzazione dei percorsi di cura da tempo in atto nell’Oncologia pediatrica. Inoltre in questi pazienti è essenziale continuare a studiare non solo l’esito a lungo termine della malattia, ma anche i possibili effetti tossici dei farmaci antitumorali quali il rischio di sterilità, la maggiore possibilità di insorgenza di seconde neoplasie, di insufficienza d’organo (renale, epatica, cardiaca), fattori che hanno un impatto molto più importante rispetto a quanto si registra in persone di età più avanzata”. Nel 2013 nel nostro Paese sono stati diagnosticati 366.000 nuovi casi di cancro: circa 1400 (meno dell’1% del totale) nei bambini sotto i 14 anni, 800 negli adolescenti (15-19 anni). In quest’ultima fascia d’età i tre tipi più frequenti sono i linfomi (32%), i tumori epiteliali (24%, in particolare della tiroide e melanomi) e le leucemie (11%). “L’obiettivo principale”, spiega Stefano Cascinu, presidente
dell ’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), “è garantire a tutti i pazienti adolescenti trattamenti adeguati, con programmi specifici. Va riconosciuta la complessità della gestione della malattia in questa fascia d’età. È possibile adottare diversi modelli organizzativi e curarli in centri dedicati all’interno delle strutture pediatriche oppure in quelle del l’adulto, che devono necessariamente essere sempre coinvolte nei progetti che riguardano i giovani. In questi centri è indispensabile inoltre il coinvolgimento di diverse figure professionali: medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, gruppi di genitori e parenti e quelli dei guariti e dei pari. Questi centri dovranno inoltre porre l’attenzione agli aspetti legati al l’istruzione, alla preservazione della fertilità, all’inserimento o al reinserimento lavorativo e, in generale, al mutato rapporto con i coetanei. Alcuni Istituti oncologici hanno attivato programmi specifici per gli adolescenti e i giovani adulti, ma finora sono pochi. È quindi necessario stimolare la creazione di progetti su tutto il territorio nazionale”.
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8 milioni
Italiani che presentano un disturbo dell’udito più o meno grave, il 18% della popolazione. Ogni 1000 nuovi nati, 1 presenta una ipoacusia profonda, che equivale a circa 200/250 neonati all’anno. Le cause principali della sordità differiscono in base all’età: nei bambini il 60% dei disturbi dell’udito è di natura genetica mentre nell’adulto le cause principali sono quelle infettive e professionali.
I bambini nati con taglio cesareo e quelli trattati con antibiotici nei primi giorni di vita sono più esposti al rischio di esofagite eosinofila (EoE). Lo rivela uno studio pubblicato sul “Journal of Allergy and Clinical Immunology”. I ricercatori di Johns Hopkins Children’s Center di Baltimora e Harvard Medical School di Boston coordinati da Corinne Keet hanno preso in esame i dati clinici (compresi i risultati di endoscopie del tratto digestivo
Esofagite eosinofila, dove nasce il rischio? superiore) di 99 bambini tra 1 e 5 anni – il 25% con diagnosi pregressa di EoE – e hanno intervistato i loro genitori sui sintomi accusati dai bambini. I tassi di EoE si sono rivelati 3 volte più elevati nei bam-
bini nati da parto cesareo e 3,5 volte più elevati nei bambini trattati con antibiotici nel primo anno di vita. Non è emerso un impatto significativo dell’allattamento al seno o dell’età di divezzamento. Sebbene sia necessario approfondire la questione con altri studi, i ricercatori sospettano che l’assenza di un parto vaginale (e di conseguenza della “contaminazione” batterica del bambino da parte della madre) e la terapia antibiotica alterino profondamente la composizione del microbiota intestinale e che questo possa contribuire in modo decisivo all’insorgenza di una patologia allergica quale la EoE. “Sta diventando sempre più chiaro che lo sviluppo e la composizione della flora batterica intestinale nei primi mesi di vita possono influenzare il sistema immunitario per tutta la vita”, spiega Corinne Keet. “I nostri dati devono rappresentare un ulteriore stimolo per i pediatri per evitare l’utilizzo non necessario di antibiotici particolarmente nel primo anno di vita”. ^^ Savage JH, Matsui EC, McCormack M, Litonjua AA, Wood RA, Keet CA. The association between asthma and allergic disease and mortality: A 30-year follow-up study. The Journal of Allergy and Clinical Immunology 2014;133(5):1484-1487
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Il buon senso ci fa supporre che in presenza di focolai epidemici l’allarme porti i genitori a far vaccinare con più solerzia i figli contro la patologia che li minaccia. A quanto pare ci sbagliamo. O almeno così sostiene uno studio presentato al meeting annuale delle Pediatric Academic Societies (PAS), tenuto nei giorni scorsi a Vancouver. I ricercatori dell’University of Washington e del Seattle Children’s Research Institute coordinati da Elizabeth R. Wolf hanno comparato i tassi di vaccinazione con vaccino DTPa (Difterite-Tetano-Pertosse acellulare) prima e durante la grave epidemia di pertosse che ha colpito lo Stato di Washington tra 2011 e 2012. Con sorpresa, non hanno riscontrato differenze significative. “Diamo sempre per scontato che se il rischio di contrarre una malattia infettiva è elevato le persone accettano di buon grado la possibilità di vaccinare i propri figli
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Tassi di vaccinazione? Non aumentano nemmeno con le epidemie contro quella malattia. I nostri risultati smentiscono questo luogo comune. I tassi di vaccinazione sono ancora inferiori al necessario, ma siamo lontani ancora dal comprendere perfettamente cosa potrebbe migliorare l’accettazione della procedura vaccinale”. ^^ The effect of the 2011-2012 pertussis epidemic on infant DTaP vaccination in Washington State. Abstract 3380 PAS 2014.
Macchinari presenti nei nostri ospedali che risalgono almeno a 10 anni fa secondo una ricerca della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM).
I bambini di New York meno intelligenti e più poveri per colpa dell’inquinamento Se l’esposizione prenatale all’inquinamento da tubi di scarico nell’area di New York diminuisse di solo 1/4, si stima che i bambini che nascono nella città statunitense – soprattutto la popolazione pediatrica nella fascia a più basso reddito della Grande Mela, circa 63.500 bambini – potrebbero guadagnare in media 3.382 dollari in più nella loro vita lavorativa (per una cifra totale di 215 milioni di dollari) e avere un quoziente intellettivo (IQ) più elevato. Lo dimostra uno studio pubblicato dal “Journal of Public Health Policy”. I ricercatori della Columbia University School of Public Health hanno misurato
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Interventi estetici eseguiti in Italia nel 2013, secondo un’indagine condotta dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica.
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l’esposizione materna agli idrocarburi policiclici aromatici (polycyclic aromatic hydrocarbons, PAH), inquinanti emessi dal traffico urbano e soprattutto dai motori diesel e trovato una chiara associazione inversa tra esposizione prenatale ai PAH, IQ dei nascituri e potenziali guadagni futuri. Dall’analisi dei dati statistici è emerso che l’inquinamento atmosferico causa ritardi di sviluppo a 3 anni, punteggi IQ inferiori a 5 e problemi comportamentali a 7 anni. Anche una modesta diminuzione delle concentrazioni di PAH, 0,25 ng/m3, porterebbe benefici sostanziali al livello sociale, culturale ed economico della popolazione pediatrica di New York. ^^ Perera F, Weiland K, Neidell M, Wang S. Prenatal exposure to airborne polycyclic aromatic hydrocarbons and IQ: Estimated benefit of pollution reduction. Journal of Public Health Policy 2014; doi:10.1057/jphp.2014.14
Pediatria numero 5 - maggio 2014
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Primo piano
Sorveglianza incidenti: una rete dei Pronto Soccorso degli ospedali pediatrici italiani
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arte dall’IRCSS Istituto Giannina Gaslini la realizzazione di una rete dei Pronto Soccorso degli ospedali pediatrici italiani finalizzata alla sorveglianza degli incidenti. L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il SINIACA-IDB, ha presentato lo stato dell’arte sulla sorveglianza ospedaliera di Pronto soccorso degli incidenti e della violenza in Italia nell’ambito del convegno nazionale “Sistema di Sorveglianza ospedaliera degli Incidenti in Italia e in Europa” tenuto al Centro Internazionale di Studi e Formazione Germana Gaslini (CISEF) di Genova il 16 e 17 maggio 2014. L’evento è stato l’occasione per presentare i dati di 11 Regioni italiane (Piemonte, Valle d’Aosta, P.A. Trento, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Sardegna). “Il trauma da incidente (20,3%) risulta essere in Italia la seconda causa di mortalità in età pediatrica (1-14) dopo il tumore (30,9%). Per prevenire queste morti evitabili e la morbosità indotta è necessario rafforzare la sorveglianza, e il contributo che la rete degli ospedali pediatrici italiani intende fornire, integrandola nella rete di sorveglianza europea Injury database della Commissione Europea, potrà essere certamente significativo”, spiega Paolo Petralia, direttore generale dell’Istituto Giannina Gaslini e presidente della Associazione degli Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI). “Dopo una prima fase di sorveglianza limitata al Gaslini, si è voluto ed ottenuto di allargare la partecipazione a tutti gli altri Pronto soccorso degli ospedali pediatrici italiani e la rete dell’AOPI ha aderito prontamente, costituendo insieme all’Istituto Superiore di Sanità un vero e proprio gruppo permanente di lavoro integrato a livello europeo”. “Ci sono due livelli di sorveglianza in Pronto soccorso ospedaliero degli incidenti pediatrici: un livello sintetico ed uno analitico. Al livello sintetico tutti gli ospedali di determinate Regioni osservano i casi di accesso in PS per incidente (o violenza) e rilevano la diagnosi (ad esempio trauma cranico) e la tipologia generale d’incidente. Per la rilevazione a livello sintetico sono attive Piemonte, Toscana e recentemente Abruzzo. Dai dati di PS di queste Regioni possiamo stimare che in Italia ogni anno accedano in PS per incidente (o violenza) oltre 1.160.000 bambini all’anno (età 0-14). Di questi circa il 31%, cioè 365.000 bambini, accedono al PS a causa di un incidente domestico”, spiega Alessio
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Pitidis, direttore del Reparto Ambiente e Traumi del Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria dell’Istituto Superiore di Sanità. “Accanto alla rilevazione sintetica ne abbiamo una analitica che rileva in PS, in un campione di 30 ospedali distribuiti sul territorio nazionale, le cause d’incidente (secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla sorveglianza degli incidenti). Di questo campione di sorveglianza in dettaglio delle cause d’incidente fa parte il Gaslini, che è l’unico ospedale esclusivamente pediatrico di questa rete: gli altri ospedali hanno solo reparti pediatrici. Il core di rilevazione di questa rete campionaria è l’incidente domestico, ora que-
Il trauma da incidente è in Italia la seconda causa di mortalità in età pediatrica sta rilevazione si sta estendendo agli incidenti stradali e alla violenza con l’obiettivo di coprire in futuro tutte le tipologie d’incidente o violenza”, aggiunge Carla Debbia, pediatra del Pronto Soccorso del Gaslini e responsabile progetto SINIACA per l’ospedale genovese. Dalle casistiche di questo campione vediamo che nei bambini circa il 50% degli incidenti domestici sono dovuti a caduta. Nei bambini più grandi altro problema sono le ferite da taglio (ad esempio nei maschi 10-14 anni rappresentano il 10,8% della casistica). Per i bambini più piccoli, oltre alla caduta, le dinamiche d’incidente più rilevanti sono l’inalazione o ingestione di corpo estraneo, le ustioni e le intossicazione (per i maschi sotto i 5 anni d’età: contatto corpo estraneo 4,8%, ustione 3,1%, avvelenamento/intossicazione 2,8%). Oltre il 7% degli incidenti avvengono all’atto del nutrirsi per i rischi legati alla cucina. Per i bambini sotto i 5 anni d’età circa il 5% degli incidenti sono avvenuti in fase di riposo, sostanzialmente per caduta di bambini inferiori all’anno da posizione di stazionamento fisso.
Riguardo ai traumi in Pronto Soccorso si registra il 92,8% delle dimissioni a domicilio, poiché un elevato numero di lesioni sono superficiali (24,2% di contusioni, 15,3% di fratture lievi e chiuse, principalmente a carico degli arti superiori, 11,4% di traumi cranici, 7,4% di ferite al volto). Le ustioni come diagnosi sono riportate in circa il 2% dei casi, l’età più colpita è quella da 0-4 anni in cui si verificano le ustioni in assoluto più gravi; i corpi estranei intesi in maniera estensiva nel 1,5% e gli avvelenamenti intossicazioni nell’1,2% dei casi di accesso dei bambini in PS per trauma. Commenta Pasquale Di Pietro, direttore del Dipartimento Emergenza e Accettazione e Medicina d’Urgenza dell’Istituto Giannina Gaslini: “Con questa iniziativa (hanno aderito e partecipato i responsabili dei più importanti DEA degli ospedali pediatrici) si avvia una ricerca sistematica che, coinvolgendo i più importanti ospedali pediatrici, permetterà di ottenere dati di interesse regionale nazionale, europeo. Tra le proposte più interessanti quella di non limitarsi più ad una sola ricerca epidemiologica, ma di valutare la dinamica dei diversi eventi anche in relazione alle diverse età pediatriche. Di fatto, solo in questo modo si potranno ottenere dati per una reale prevenzione, perché sapere come si è determinato l’incidente potrà determinare comportamenti o azioni volte alla rimozione di quelle cause determinanti alla realizzazione dell’evento. Sicuramente si dovrà porre particolare attenzione sulla dinamica degli incidenti per quanto riguarda le ustioni, che stanno diventando un problema importante sul piano della quantità e della qualità soprattutto per i piccoli pazienti; sui giochi, per i quali si dovrà porre la massima attenzione alla sicurezza (l’elevata tecnologia e l’uso di giochi contraffatti). Nella società attuale mantengono grande rilevanza anche gli incidenti per esposizione tossicologica, causati quasi sempre da imprudenza e negligenza (che non è
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Primo piano
Da sinistra a destra Pasquale Di Pietro, Paolo Petralia, Carla Debbia, Alessio Pitidis
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Primo piano
sempre dovuta ai bambini ma a coloro che se ne occupano). I ragazzi di oggi praticano molti sport e bisognerà valutare bene la dinamica degli incidenti per poterli rimuovere. Ad esempio, una grande rivoluzione è stata compiuta ai fini della prevenzione quando è stato reso obbligatorio il casco in moto, sci ed altro). Sicuramente una serie di altri provvedimenti (come l’uso obbligatorio di gusci di protezione per la schiena) sarebbe una ottima modalità di prevenzione. Una maggiore attenzione sulla allocazione di pile a disco, negli apparecchi elettronici rappresenterebbe un ulteriore importante fattore preventivo. I sistemi informatici oggi presenti in quasi tutti i PS Pediatrici permetterebbe, con investimenti minimi e con molta buona volontà da parte degli operatori sanitari, di acquisire dati importantissimi ai fini della prevenzione. Un ultimo suggerimento: risulterà importante sulla base dei dati raccolti, valutati e discussi promuovere adeguati progetti di educazione sanitaria nelle scuole. I pediatri tutti, e in particolare quelli di Pronto soccor-
so, devono essere coinvolti in questi progetti, che meritano però di essere adeguatamente supportati e incentivati dalle nostre istituzioni”. Conclude Antonio Urbino, Presidente Nazionale SIMEUP: “La rete finalizzata alla sorveglianza degli incidenti e delle violenze in ambito pediatrico rappresenta una grande occasione per monitorare un problema che comporta gravi conseguenze sulla salute dei bambini. L’iniziativa dell’AOPI e la sperimentazione fatta all’Ospedale Gaslini sono un viatico per coinvolgere tutti i PS degli ospedali pediatrici italiani. La Società Italiana di Medicina Emergenza Urgenza Pediatrica (SIMEUP) collaborerà al progetto con particolare determinazione. Gli incidenti e le violenze sono numerosi, ma attualmente non vi sono raccolte dati nazionali, soprattutto in campo pediatrico. L’AOPI e la SIMEUP si propongono con questa iniziativa di raccogliere quei dati che potranno essere utili ad elaborare programmi di prevenzione e a uniformare e migliorare i comportamenti clinici in tutti i PS pediatrici italiani”.
Dove accadono gli incidenti
soggiorno/camera da letto
40
% incidenti per maschi under 5 e femmine fino ai 14 anni*
21,1% incidenti per maschi 10-14 anni* cucina
16,4
% incidenti per i maschi sotto i 5 anni*
11,8
% incidenti per maschi 10-14 anni* altre pertinenze
13,8% incidenti per maschi
under 5 e femmine fino ai 14 anni*
12,3
% incidenti per maschi 10-14 anni* scale
3,30% incidenti 0-4 anni** 5,30% incidenti 5-9 anni** 6,90% incidenti 10-14 anni** aree esterne
18,6
% incidenti per maschi 10-14 anni*
*Dati del sistema SINIACA-IDB, 2014 **Dati analitici PS Gaslini, 2012
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D
ue le patologie di gran lunga più diffuse nella popolazione: obesità e diabete. Due i problemi principali ad esse associati: la comorbilità (ipertensione, dislipidemia, steatosi-steatoepatite, etc.) e i costi personali e sociali oltre che economici. Che fare? Quali i fattori più sensibili su cui intervenire? Molti e ben noti, ma il principale rimane la nutrizione. Quando? Sempre, in tutto l’arco della vita. Ma c’è una fase in cui l’intervento nutrizionale è più efficace: i primi 1000 giorni dal concepimento, cioè vita intrauterina e primi due anni di vita. La maturazione anatomica e funzionale dell’ipotalamo, vera centralina di regolazione del delicato equilibrio fame/sazietà, avviene infatti in quel periodo. Evidenze convincenti sostengono l’importanza di assicurare al feto flussi di nutrienti adeguati ai fabbisogni evitando eccessi e difetti che sono seguiti da persistenti effetti non solo nell’età evolutiva ma nell’intera esistenza dell’individuo. È stato dimostrato infatti che le caratteristiche metaboliche
Claudio Maffeis Dipartimento di Scienze della Vita e della Riproduzione Università di Verona
Una dura prova per il pediatra: difficile trattare con i genitori di oggi, ma non impossibile
Pediatria numero 5 - maggio 2014
Attualità
I primi 1000 giorni di vita: quando la nutrizione fa la differenza!
che regolano il metabolismo dei nutrienti e la composizione corporea sono programmate nelle prime fasi della vita. Un effetto sulle caratteristiche di programmazione è esercitato anche da contaminanti e tossici presenti negli alimenti che agiscono anche come “endocrine disruptors”, modulandole in senso non favorevole. Nei primi 1000 giorni la sensibilità ai tossici è massima, oltre al fatto che vi è un’esposizione ai tossici potenzialmente elevata in termini quantitativi: 110 g cibo/kg/die vengono introdotti a 6 mesi contro i 30 g/kg/die a 15 anni. Più cibo più tossici. Che fare quindi per ottimizzare questo processo? Certamente garantire una gravidanza regolare con attenzione alle abitudini nutrizionali, voluttuarie e motorie della gestante, trattando precocemente il diabete o le carenze nutrizionali, garantendo un’informazione ed educazione adeguata sulla nutrizione. L’intervento pediatrico continuerà su questa linea attraverso semplici ma importanti azioni: promozione dell’allattamento al seno, monitoraggio attento dell’accrescimento staturo-ponderale del piccolo, svezzamento equilibrato, uso del latte vaccino non prima del compimento dell’anno di vita. Accanto alla necessità di mantenere aderenza alle raccomandazioni riguardo la quantità di energia complessiva da consigliare nel singolo bambino in funzione dei suoi fabbisogni, è necessario insistere sulla composizione della dieta e sulla qualità degli alimenti somministrati. Un eccesso di proteine, sale e zuccheri semplici è stato dimostrato nei piccoli soprattutto dai 4-6 mesi in poi. Ecco l’esigenza di analizzare con accuratezza le abitudini nutrizionali del singolo bambino insieme alla mamma (e/o a chi lo accudisce). Il pediatra ha un ruolo attivo ed insostituibile nel costruire insieme alla madre un percorso nutrizionale chiaro, semplice ed efficace. Basato sull’evidenza. Anche nel secondo anno di vita è agire in modo sartoriale, sul singolo piccolo e non in modo meccanico e standardizzato, per costruire la “dieta” settimanale. Difficile mantenere gli apporti proteici entro le raccomandazioni LARN senza calcolarli, e apportando le modifiche necessarie per rispettarli. La nutrizione dei primi 1000 giorni è un terreno di prova per il pediatra: difficile trattare con i genitori di oggi ma non impossibile. È un tempo ben speso. Fondamentale il trasferimento delle evidenze su cui si basa la credibilità del messaggio. Il bene del bambino di oggi e dell’adulto di domani è un premio così grande che merita il massimo im pegno.
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Attualità
Fabbisogni di vitamina e formule per l’infanzia Le recenti linee guida AAP consigliano di supplementare con almeno 400 UI/die tutti gli allattati al seno, totalmente o parzialmente, fin dalla nascita
Giampiero I. Baroncelli UO Pediatria I, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
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I
l latte materno è l’alimento ideale per il neonato. Tuttavia, come ben noto, le sue concentrazioni di vitamina D (< 50 UI/l) sono insufficienti a coprire i fabbisogni raccomandati del lattante. Questo non significa che il latte umano non sia l’alimento perfetto per il lattante, bensì che madre Natura ha provveduto con altre modalità ad assicurare gli apporti necessari di vitamina D per l’uomo attraverso l’esposizione alla luce solare. Una ridotta esposizione solare e l’allattamento esclusivo e prolungato al seno, soprattutto nei lattanti di pelle scura, rappresentano i maggiori fattori di rischio per l’insorgenza di ipovitaminosi D (valori di 25-idrossivitamina D < 20 ng/ ml). Inoltre, l’American Academy of Pediatrics (AAP) sconsiglia l’esposizione diretta al sole nei primi 6 mesi di vita e suggerisce l’uso di indumenti adeguati, incluso il cappello, e di filtri solari nel caso di esposizione alla luce solare. Per questi motivi la supplementazione con vitamina D ha un ruolo fondamentale per la prevenzione dell’ipovitaminosi D nel lattante. Le recenti linee guida della AAP consigliano di supplementare con almeno 400 UI/die tutti gli allattati al seno, totalmente o parzialmente, fin dalla nascita. Nel lattante allattato con for-
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D
mula, sia di partenza che di proseguimento, l’apporto di vitamina D risulta correlato al contenuto di vitamina D nella formula e alla quantità assunta giornalmente. Infatti, sulla base del contenuto di vitamina D nelle formule possiamo stimare che un apporto di almeno 400 UI/die possa essere raggiunto solo quando il lattante ha un peso di circa 5-6 kg, e cioè tra 2 e 3 mesi di vita. Pertanto, la supplementazione con 400 UI/die è indicata, in pratica, in tutti i lattanti alimentati con formula di partenza e di proseguimento, soprattutto nei primi mesi di vita. Per quanto riguarda i latti di crescita, poiché questi sono indicati nel bambino dopo l’anno di età, sulla base del loro contenuto e sui fabbisogni raccomandati di vitamina D, che sono di 600 UI/die, possiamo stimare che per raggiungere tale apporto è necessaria l’assunzione di circa 700-1400 ml di formula al giorno, con una media di circa 1100 ml (vedi tabella). Tale quantitativo viene difficilmente assunto dal bambino. Una tazza di latte del contenuto di circa 200 ml, che potrebbe rappresentare una verosimile quantità di latte di crescita assunta giornalmente, contiene circa 85-170 UI di vitamina D, con una media di circa 110 UI. Tale apporto corrisponde a circa il
Attualità
Contenuto e apporto di vitamina D nei latti di crescita in base alla quantità assunta (preparazioni liquide se disponibili o preparazioni in polvere in base alla ricostituzione consigliata) – in ordine alfabetico Nome commerciale (ditta produttrice)
Contenuto vitamina D, µg/100 ml
Contenuto vitamina D, UI/l
Quantità di formula che apporta 400 UI di vitamina D, ml
Quantità di formula che apporta 600 UI di vitamina D, ml
Vitamina D contenuta in 200 ml di formula, UI [% RDA°]
Aptamil 3 (Milupa)
1,7
680
588
882
136 [22.7]
Crescendo (COOP)
1,5
600
667
1000
120 [20.0]
HiPP 3 Bio Liquido (HiPP)
1,4
560
714
1071
112 [18.7]
Humana 3 Junior Drink (Humana)
1,3
520
769
1154
104 [17.3]
Latte Crescita 1+ (Mellin)
1,3
520
769
1154
104 [17.3]
Latte Crescita 2+ (Mellin)
1,7
680
588
882
136 [22.7]
Latte Crescita 3 (Granarolo)
1,2
480
833
1250
96 [16.0]
Latte David (Plasmon)
1,6
640
625
938
128 [21.7]
Latte di crescita 4*(Holle)
1,3
520
769
1154
104 [17.3]
Latte Mio (Nestlè)
2,1
840
476
714
168 [28.0]
Latte Monello (Sterilfarma)
1,5
600
667
1000
120 [20.0]
Latte Nidina 3* (Nestlè)
1,2
480
833
1250
96 [16.0]
Latte Nidina 4* (Nestlè)
1,2
480
833
1250
96 [16.0]
Mukki Bimbo
1,05
420
952
1429
84 [14.0]
Neolatte 3* (Unifarm)
1,2
480
833
1250
96 [16.0]
Nipiol 3 (Nipiol)
1,6
640
625
938
128 [21.7]
Novalac (Menarini)
1,1
440
909
1364
88 [14.7]
Nutriben Crescita* (Alter)
1,1
440
909
1364
88 [14.7]
Prima Crescita (Parmalat)
1,2
480
833
1250
96 [16.0]
Scuolabus (Milte)
1,1
440
909
1364
88 [14.7]
*Preparazione in polvere. °600 UI/die. NB: 400 UI/die rappresentano l’EAR (Estimated Average Requirement; mediana dei fabbisogni in circa il 50% della popolazione sana) mentre 600 UI/die le RDA (Recommended Dietary Allowances; copertura dei fabbisogni ≥97,5% della popolazione sana).
18% dei fabbisogni raccomandati di vitamina D. Si evince che il contenuto di vitamina D nei latti di crescita è insufficiente di per sé ad assicurare un adeguato apporto di vitamina D. bisogna tener conto delle quantità assunte dal bambino. L’apporto di vitamina D è ancora più insufficiente nel caso di assunzione del latte vaccino, il cui contenuto di vitamina D è ancora più basso (circa 5-40 UI/L). In conclusione: ^^il latte umano e il latte vaccino non contengono quantità sufficienti di vitamina D per la prevenzione dell’ipovitaminosi D; ^^le formule per l’infanzia non assicurano una copertura completa degli apporti raccomandati di vitamina D nel primo e nel secondo anno di vita;
^^la supplementazione con vitamina D dovrebbe essere effettuata almeno nel primo anno di vita in tutti i lattanti; ^^la supplementazione con vitamina D sarebbe consigliabile anche durante il secondo anno di vita (i primi 2 anni di vita rappresentano il periodo in cui la frequenza del rachitismo da deficit di vitamina D è più elevata) soprattutto nei soggetti a maggior rischio di ipovitaminosi D (allattati al seno con scarsa compliance con la supplementazione con vitamina D nel primo anno di vita, individui di pelle scura che vivono in Paesi ad elevata latitudine, bambini con scarsa esposizione solare, affetti da patologie croniche o che assumono farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D).
^^ Balk SJ, Council on Environmental Health Section on Dermatology. Ultraviolet radiation: a hazard to children and adolescents. Pediatrics 2011;127:e791-817. ^^ Baroncelli GI, Vierucci F, Bertelloni S, Vanacore T, Vierucci G. Apporti consigliati di vitamina D: un “ritorno al passato”. Medico e Bambino 2010;29:237-245. ^^ Braegger C, Campoy C, Colomb V, Decsi T, Domellof M, Fewtrell M, Hojsak I, Mihatsch W, Molgaard C, Shamir R, Turck D, van Goudoever J; ESPGHAN Committee on Nutrition. Vitamin D in the healthy European paediatric population. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2013;56:692-701.
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Pianeta SIP
Spendere meno, ma spendere meglio
Pubblicati sull’ultimo numero di “Prospettive in Pediatria” gli esiti di una importante tavola rotonda
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rogrammazione Sanitaria Pediatrica: rapporti costo-beneficio”: è il titolo della tavola rotonda che si è svolta nello scorso mese di gennaio a Napoli per iniziativa della rivista SIP “Prospettive in Pediatria”. Un ampio ed esauriente testo su quanto è stato discusso è pubblicato sull’ultimo numero della rivista, distribuito anche al Congresso della Società Italiana di Pediatria di Palermo. La tavola rotonda è stata organizzata con due fini principali: puntualizzare quanto e come la recente grave crisi economica e il conseguente ridotto finanziamento alla Sanità pubblica abbiano influenzato negativamente le possibilità di erogare importanti servizi sanitari pediatrici, e quali siano i più urgenti e necessari interventi programmatori, per “spendere meno ma spendere meglio”. Alla tavola rotonda, da me moderata, hanno partecipato economisti sanitari, esperti in politiche e organizzazioni sanitarie, pediatri competenti in importanti settori specialistici per puntualizzare carenze attuali e necessità programmatorie urgenti. La discussione è stata aperta da una ampia relazione di Francesco Longo dell’Università Luigi Bocconi Fabio Sereni di Milano, che ha molto puntualmente documentaProfessore Emerito to come fino ad ora si sia proceduto con tagli lineadi Pediatria, Università di Milano ri e non con una allocazione delle scarse risorse disponibili con criteri prioritari. Le conseguenze non vanno considerate solo in termini di servizi erogati oggi, ma, anche e forse soprattutto, in termini di danni che l’attuale sottostima dei bisogni indurrà in futuro, citando il mancato ricambio generazionale degli operatori e l’insufficiente rinnovamento tecnologico. Angelo Rossi della AGENAS (Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali) ha discusso i dati relativi al commissariamento della Regione Campania,
IJP, sconto per i soci SIP È a disposizione dei soci della Società Italiana di Pediatria uno sconto del 37,6% sugli articoli standard al momento della loro sottomissione per l’Italian Journal of Pediatrics, la prestigiosa rivista unicamente online (www.ijponline.net) edita da Bio Med Central (BMC) e diretta da Sergio Bernasconi. Per usufruire dello sconto occorre essere soci SIP e seguire le istruzioni al link: http://sip.it/varie/soci-sip-sconto-per-litalian-journal-of-pediatrics
ben nota per essere tra le Regioni con un deficit sanitario accumulato tra i più rilevanti, e che quindi ha dovuto sopportare i maggior sacrifici per rientrare nella spesa. In sintesi neppure in questa drammatica situazione si è potuto agire “tagliando i rami secchi” e riservando un trattamento privilegiato ai servizi essenziali, ma si è operato senza programmazione, e non avendo cura per un rapporto ottimale costi-benefici, con conseguenze drammatiche in temi di funzionalità di servizi essenziali. Maurizio Bonati dell’Istituto Mario Negri ha affrontato il problema della programmazione sanitaria pediatrica da tutt’altro versante. Ha sottolineato soprattutto che senza la partecipazione attiva e il controllo degli operatori (in questo caso dei pediatri) non vi è possibilità di programmare razionalmente. Ha quindi sollecitato che lo stimolo alla razionalizzazione della spesa venga dal “basso”, e non sia considerato solo come compito politico-amministrativo. Ma di ciò non vi è, tranne poche documentate evenienze, traccia alcuna. In altre parole, noi pediatri siamo corresponsabili. Dopo questi interventi preliminari hanno fatto seguito quattro interventi di analisi denuncia-specifici. Non è qui la sede per riferirne i dettagli, ma Susanna Esposito per il progetto vaccinazioni, Luca Ramenghi per la neonatologia, Renzo Guerrini per la neurologia infantile e Angelo Selicorni per le malattie genetiche complesse hanno rivelato senza alcun velo i difetti attuali conseguenti alla mancata programmazione pediatrica, e suggerito l’adozione di adeguati “non onerosi” provvedimenti correttivi. Ha chiuso la discussione Tommaso Langiano, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze. Da Langiano è venuta, dopo tanti motivi di scoramento, una nota di speranza. Langiano ha il privilegio di lavorare in una tra le poche Regioni italiane in cui si è operato seguendo, almeno in parte, una ragionata programmazione. Ha documentato con il suo intervento come anche nell’attuale critica situazione finanziaria si possa programmare almeno in certi settori con risultati soddisfacenti. Ha citato tra l’altro il modello toscano della Rete delle malattie rare e i buoni risultati che sono derivati da una organica connessione tra ospedale e i pediatri di famiglia.
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Pianeta SIP
Addio a Giorgio Maggioni, pediatra nel profondo dell’animo Alberto G. Ugazio Direttore Dipartimento di Medicina Pediatrica, Ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, Roma
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el tardo pomeriggio del 20 ottobre 2010, a Roma, nel corso dell’apertura del 66° Congresso Nazionale della SIP, venne consegnata al professor Giorgio Maggioni l’onorificenza di “Maestro della Pediatria”. Difficile dimenticare l’applauso scrosciante, appassionato e interminabile che accolse le sue parole di accettazione dell’onorificenza: “Sono orgoglioso di aver dedicato la mia vita alla Pediatria e lo dico soprattutto ai giovani: avete scelto la professione più bella e più nobile. Avete scelto di dedicare la vostra vita alla
Immaginava il Paradiso come una grande biblioteca Al 70° Congresso Italiano di Pediatria il Gruppo di studio SIP sulla Storia della Pediatria ha presentato un poster dedicato al Maestro, dal quale è tratto questo testo
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Nonostante papà fosse nato nel 1918 e io nel 1965, quindi ben 47 anni di differenza ci separassero, io non l’ho mai sentito un padre lontano. Anzi ho sempre detto a miei figli che se avessero voluto sapere qualcosa su di me, la persona che meglio mi conosceva era proprio lui. E anche quando le mie scelte di lavoro e di vita mi hanno portato lontano da lui, non è mai stato un padre distante, ma presente e informato. Di lui ricordo innanzitutto la sua onestà intellettuale, il suo carattere schivo ma sincero e poi la sua curiosità, curiosità intellettuale. E l’interesse per tutte le discipline, la storia innanzitutto, la medicina, ma anche l’astronomia. Di astronomia appunto parlava l’ultimo libro trovato sul televisore, che quasi sino agli ultimi giorni ha cercato di leggere, nonostante i problemi della vista. Ma amava anche la letteratura francese, come la storia dei Papi e così via, una curiosità portata avanti con entusiasmo, mai con fatica.
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salute dei bambini. Dovete esserne orgogliosi!”. Pediatra nel profondo dell’animo, novantaduenne, aveva colto con straordinario acume e lucidità i segni di disagio e di insoddisfazione dei pediatri italiani: il richiamo all’orgoglio, da lui intimamente sentito, non fu certo casuale. Aveva saputo toccare una corda scoperta e aveva richiamato i pediatri alla nobiltà della propria missione. L’applauso fu la miglior prova che il suo appello aveva colto nel segno. Eppure Giorgio Maggioni era diventato pediatra quasi per caso. Nell’ottobre del 1943, fuggito avventurosamente da un treno che stava portando in Germania una colonna di militari italiani catturati nei Balcani, venne raggiunto da un messaggio di Gino Frontali, direttore della Clinica Pediatrica di Roma, che lo aveva molto apprezzato come studente di Medicina a Padova e che gli proponeva di raggiungerlo. Lo raggiunse di lì a un mese e ne divenne presto l’allievo preferito. Giorgio Maggioni fu l’autentico iniziatore della nutrizionistica pediatrica nel nostro Paese. Utilizza per primo la cromatografia in ambito pediatrico – dapprima su carta e poi su colonna – per lo studio degli aminoacidi in varie patologie e soprattutto nei disturbi della nutrizione. Avvia le prime ricerche sull’obesità in età pediatrica nel 1975, quando ancora l’obesità veniva considerata alla stregua di una simpatica caratteristica somatica. Più in generale, i suoi scritti testimoniano in modo eloquente il suo approccio all’alimentazione del bambino come problema ecologico. Si rimane quasi increduli leggendo oggi che negli anni Settanta dello scorso secolo Giorgio Maggioni ipotizzava l’importanza della dieta infantile per la prevenzione delle malattie dell’adulto. Un concetto che avrebbe dovuto attendere ancora più di trent’anni per entrare nella cultura medica corrente.
Parlava con affetto dei libri, amava dire scherzando – ma sicuramente con un fondo di verità – che immaginava il Paradiso come una grande biblioteca con i volumi di tutto lo scibile umano e tante belle signorine che consegnavano i libri, in cui in sottofondo si sentiva la musica di Mozart. Tra i suoi insegnamenti quello di non perdere tempo. Lui stesso non amava oziare, lo ricordo sempre – anche in vacanza nella casa vicino Belluno – con qualcosa in mano. Diceva che bisogna sempre far qualcosa, anche perché in caso contrario i neuroni sarebbero andati in malora. Ripeteva spesso che era contento di aver fatto il pediatra, anche se la scelta era stata casuale, come era contento della scelta di lasciare Padova per Roma: per tale ragione ci ha sempre lasciato liberi di fare le nostre scelte sia di lavoro che di vita. Il ricordo del suo Maestro, il prof. Frontali, riusciva a commuoverlo quasi sino alla fine. Per lui il ricordo era importante, perché, diceva, “Noi esistiamo solo nel ricordo degli altri, ci siamo solo sino a che gli altri ci ricordano”. Amava molto la sua famiglia. Ognuno di noi ha ricevuto amore in maniera diversa, ognuno per le sue peculiarità. Si sentiva molto amato da noi, anche in questo caso maniera differente e peculiare da ognuno di noi. Il suo augurio era: “Spero che i vostri figli vi amino come mi sento amato da voi”. (da un’intervista ad Andrea Maggioni liberamente interpretata da Maria Giuseppina Gregorio)
Sotto Da sinistra a destra: Alberto Villarni, Giampietro Chiamenti, Giovanni Corsello e Luigi Nigri
Diventato pediatra quasi per caso fu l’autentico iniziatore della nutrizionistica nel nostro Paese I suoi allievi lo ricordano come grande clinico, rigoroso, intellettualmente e moralmente esemplare, sempre disponibile con i bambini e le famiglie ma esigente e non di rado severo con i collaboratori. Su di lui, tuttavia, i suoi allievi sapevano di poter contare. Schivo e riservato, ne aiutò molti con generosità e con affetto, nei momenti difficili della vita. Con Giorgio Maggioni, la Pediatria italiana ha perso un autentico Maestro. Ultimo forse in ordine di tempo di quei pediatri del nord-est profondamente segnati dalla cultura pediatrica mitteleuropea – la scuola di Vienna – che tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo contribuirono in misura determinante a fondare e dif fondere la Pediatria nel nostro Paese.
Pianeta SIP
A sinistra Mario De Curtis consegna l’onorificenza di “Maestro della Pediatria” a Giorgio Maggioni
SIP e FIMP,
incontro sulla riorganizzazione delle cure pediatriche Si è svolto nei giorni scorsi a Roma un incontro tra i Presidenti della Società Italiana di Pediatria e della Federazione Italiana Medici Pediatri, Giovanni Corsello e Giampietro Chiamenti, alla presenza dei rispettivi vicepresidenti, Alberto Villani e Luigi Greco per la SIP e Luigi Nigri per la FIMP. L’incontro ha posto le basi per la condivisione di un modello assistenziale nell’area pediatrica nell’ottica di una maggiore integrazione tra cure primarie e ospedaliere. “Il pediatra è e deve restare la figura di riferimento per la tutela e la promozione della salute dei bambini, dalla nascita all’adolescenza, tanto sul territorio quanto in ospedale: è questo il presupposto da cui partire per la riorganizzazione delle cure pediatriche”, dichiarano i presidenti SIP e FIMP. “Dobbiamo, anche in un contesto di crisi economica che rischia di condizionare le risorse disponibili, continuare a garantire standard assistenziali di qualità in grado di rispondere ai diversi bisogni di salute”.
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una storia che nasce e si sviluppa attorno a un minerale, lo zolfo, per secoli considerato simbolo di miseria e povertà e quindi assegnato ai più umili. A raccontarla nel suo libro “Cercavano la luce” (Plumelia edizioni, 2012) è Renato Malta, ricercatore di Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi presso l’Università di Palermo. Per più di un secolo e mezzo la vita di decine di migliaia di vite umane, compresi i bambini, si è svolta attorno a questo minerale. La pagina più triste è quella dei “carusi”, gli operai bambini. Chi erano i “carusi”? Il termine “caruso” era attribuito al ragazzino di età tra i 6 e i 10-11 anni, “picciotto” era invece l’adolescente; si diventava uomo con la chiamata per il servizio di leva militare. Gli operai di età infantile erano assegnati a un faticoso lavoro da svolgere nelle gallerie delle miniere insieme agli adulti, nella loro dipendenza e anche disponibilità; molto spesso era assente la tutoria genitoriale, perché la famiglia li aveva ceduti all’esercente delle miniere. Il termine caruso finì col diventare nelle zolfare una qualifica di basso rango, sicché molti operai rimasero carusi a vita: non individui, ma Accanto la copertina del libro, nella pagina a fianco “carusi” al lavoro in una foto tratta da volume
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Cercavano la luce
Una triste pagina di storia di fine ‘800, quella dei bambini che lavoravano nelle zolfare siciliane, senza diritti nell’immaginario privi di personalità autonoma, un numero. Provenivano dalla massima indigenza familiare, poveri e analfabeti, non curati né nell’igiene né nell’alimentazione. Colpisce il drammatico fenomeno del “soccorso morto”. Di cosa si trattava esattamente? Il lavoro del proprio figlio dato in pegno per sanare un prestito ricevuto e che, a causa degli interessi a usura e della bassa remunerazione del lavoro minorile, si rileverà difficilmente riscattabile. Il fanciullo “soccorreva” la famiglia e “moriva”, nel senso che rimaneva in miniera per lunghi anni per compensare il debito economico con il rischio di incorrere in incidenti a cui non infrequentemente soccombeva. Che dimensione aveva il fenomeno? Il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel 1883 avviò sul
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territorio nazionale il censimento del lavoro minorile. In nessuna miniera d’Italia risultavano fanciulli di età inferiore ai 10 anni, mentre nelle zolfare di Caltanissetta, Agrigento ed Enna erano centinaia i minori tra i 6 e i 9 anni, e migliaia tra i 10 e i 13 anni: in questa seconda fascia di età soltanto nelle miniere di Iglesias si era registrato qualche centinaio di operai. Il fenomeno quindi si riscontrava pressoché esclusivamente nelle zolfare siciliane. Nel 1886 la Legge sul lavoro dei fanciulli impose delle limitazioni al loro sfruttamento, che furono tuttavia ampiamente disattese per lunghi anni: si agì in frode dichiarando età superiori a quelle reali ovvero furono certificate idoneità non dovute per tare fisiche non dichiarate, e con abusi aggiuntivi quale quello dei medici di voler trarre profitto nel chiedere compensi per rilasciare la certificazione di idoneità al lavoro, gratuitamente dovuta. Molti “carusi” vennero riformati alla visita militare. Perché? Tra i carusi chiamati alla leva nati tra il 1874 e il 1877, i riformati dei Distretti minerari per deformità del “casso toracico” raggiunsero
anche il 35%. Le condizioni di vita erano dettate dal ritmo del lavoro nelle zolfare: 10-12 ore di lavoro al giorno, trasportando ininterrottamente sulle spalle gerle anche con 35 chili di zolfo grezzo. Sarà questo peso, insieme alla denutrizione e alla gracilità di un corpo ancora infantile, a deformare in modo irreversibile la conformazione fisica e la statura. Negli studi di Alfonso Giordano da Lercara i rilievi antropometrici hanno inequivocabilmente dimostrato che i carusi avevano peso corporeo e statura inferiore rispetto agli scolari e ai figli di contadini di pari età e i deficit fisici prevalenti erano a carico della colonna vertebrale per cifosi, lordosi, ipertrofia cervicodorsale, sporgenza omoplatica. Il riformato alla leva si portava dietro una stigma perché considerato di minore validità: un neo di sfiducia verso chi doveva sostenere la famiglia con le energie del proprio lavoro fisico. C’è un messaggio che la società di oggi e i medici in particolare possono trarre dal suo libro? La storia sanitaria delle zolfare è ricca di avvenimenti ed è raccontata sotto molteplici visioni: medico-sanitaria, politica, etica, organizzativo-
gestionale, e comprende tutto l’arco di tempo che va dall’avvio delle attività sanitarie con la denuncia dell’assenza dell’assistenza medica, con l’impegno parlamentare e la promozione delle iniziative legislative non solo rivolte alla cura della
un impegno a tutto campo, sistemico: normativo e legislativo, culturale, economico. La storia è raccontata sotto gli aspetti dell’etica e del management da far confluire per l’interesse del malato. È la via con la quale il medico può riuscire a tutelare se stesso: cioè a partire dalla tutela dell’altro. Visione diametralmente opposta all’odierna triste pratica della medicina difensivistica – che prova, senza peraltro sempre riuscirci, a difendere prioritariamente il medico – e non difensiva: perché così può essere chiamata solo quella che difende il malato e anche il medico. Come dice Henry E. Sigerist: “Invece dell’opinione dei medici, ho ritenuto che fosse meglio descrivere il destino dei malati”. Ancora oggi essi affidano il loro destino nelle nostre mani.
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salute, ma anche alla prevenzione fino agli anni ‘60 del Novecento, quando le zolfare furono completamente chiuse. Il motore è stata l’istanza etica che chiede di andare incontro all’altro nel bisogno: ed è stato fatto molto, potremmo dire tutto, per quel tempo. Tuttavia, le “opportunità” si sono trasformate anche in “comportamenti opportunistici”, con un viraggio dall’onestà alla sua negazione: i medici abusarono facendosi pagare la prestazione per dichiarare l’idoneità fisica del fanciullo, i lavoratori frodavano chiedendo sussidi assistenziali non dovuti. È la storia dell’uomo, che nel bisogno si piega ad ogni sacrificio, ma quando coglie l’occasione di un profitto anche indebito, non resiste a fermarsi. Non sono stati i medici soltanto a migliorare le condizioni di questa classe di lavoratori, ma
Studio dei gemelli È del 1951 il volume “Studio dei gemelli”, pubblicato per i tipi di Edizioni Orizzonte Medico da Luigi Gedda, fondatore in Italia della Genetica Medica e di quella che con grande passione scientifica egli definì “Gemellologia”. Il volume è di circa 1400 pagine e già nelle sue dimensioni delinea il desiderio dell’autore di affrontare tutti gli aspetti biologici e clinici correlati con i gemelli e con la gemellarità, compresi quelli epidemiologici e di laboratorio, sulla base delle conoscenze e delle evidenze maturate sino a quel momento. Di grande impatto anche clinico e iconografico, lo studio delle malattie dei gemelli con una analisi approfondita delle differenze anche in rapporto alla loro origine monozigotica o dizigotica. Molte le immagini a colori, i grafici, i disegni, le figure tutte originali e ideate per il volume. I primi capitoli sono dedicati ai gemelli nel mito e nell’arte, nella storia e nella scienza, nel regno animale e vegetale, per mettere l’accento sulla importanza di un approccio globale al tema dei gemelli, comprensivo degli aspetti umanistici e storici. Un approccio che dimostra la volontà di rapportare le conoscenze sui gemelli al corso della evoluzione del pensiero umano. Denso di informazioni tecniche il capitolo sulle ricerche in corso sui gemelli e sulla bibliografia, residuo di un’epoca in cui l’aggiornamento scientifico seguiva percorsi più lenti e richiedeva una diversa modalità rispetto a quella attuale, rapida e agevole sulla base della informatizzazione dei dati e dei lavori. Lo “Studio sui gemelli” è un libro esemplare per ricchezza di fonti, di contenuti e di immagini, accattivante e pieno di curiosità scientifiche e non solo! Un volume prezioso anche per la sua veste grafica ed editoriale raffinata e curata sin nei dettagli del testo e della iconografia. Giovanni Corsello Presidente SIP
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POLIZZE SIP: DOMANDE E RISPOSTE
Quando c’è una richiesta di risarcimento L’appuntamento con la rubrica Quali costi copre la polizza di tutela legale SIP?
Rino Agostiniani Tesoriere SIP
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n un sistema sanitario caratterizzato da un incremento vertiginoso del numero complessivo di richieste per risarcimento danni ed una costante dilatazione dei tempi processuali, è divenuta fondamentale per il pediatra la ricerca degli strumenti più indicati a garantire la tutela della propria sfera patrimoniale; per tale motivo, oltre la polizza di responsabilità professionale, la stipula di una polizza di tutela legale consentirà di coprire gli eventuali costi per la scelta della migliore difesa tecnica e legale in sede penale. Le compagnie assicurative intervengono (nei limiti di un quarto del massimale previsto con la polizza di responsabilità professionale) per resistere all’azione del danneggiato contro l’assicurato, ma esclusivamente con propri legali e consulenti tecnici, non riconoscendo le spese che l’assicurato sostiene per legali o consulenti scelti personalmente nei procedimenti civili. In altre parole, ai sensi del Codice Civile l’assicuratore provvede a quanto necessario per la difesa (in sede civile) ma solo ed esclusivamente mediante propri legali e, soprattutto, propri consulenti tecnici: non copre invece né i legali eventualmente scelti dall’assicurato (per la difesa civile) né i costi relativi al procedimento penale in assenza di parte civile: nei casi in cui vi sia un contenzioso penale in assenza di richiesta di risarcimento, può verificarsi il caso del mancato intervento iniziale della compagnia assicurativa con i propri legali e consulenti tecnici, ponendo l’assicurato in una situazione di notevole disagio. Per questi ultimi casi,
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pensata per chiarire i dubbi dei soci in tema assicurativo
nella proposta assicurativa della SIP è stato deciso di inserire direttamente una polizza la tutela legale (massimale euro 50.000 per sinistro, senza limite annuo), in modo da garantire il socio anche nei casi di contenzioso penale in assenza di richiesta di risarcimento; la scelta è stata determinata dalla consapevolezza di come questa garanzia si sia in passato rivelata preziosa per i colleghi coinvolti in questo tipo di situazioni, purtroppo meno rare del previsto. Questa polizza opera nei casi in cui il pediatra sia condannato e, se assolto, copre i costi residui non direttamente sostenuti dall’Azienda presso cui il pediatra lavora (ex art. 25 CCNL Dirigenza medica). La stessa polizza estende i propri effetti anche in sede civile, ma opera soltanto in presenza di una polizza di responsabilità professionale, a integrazione e dopo esaurimento di ciò che è dovuto dall’assicurazione, per le spese di resistenza e soccombenza, oltre che le spese sostenute per la chiamata in causa della compagnia, nel caso in cui la stessa non adempia né in via stragiudiziale né durante il procedimento giudiziale al proprio obbligo a resistere alla richiesta di risarcimento promossa contro l’assicurato. Quindi, in sede civile il pediatra sarà prevalentemente assistito dai legali nominati dalla compagnia assicurativa mentre, dal punto di vista penale, il pediatra dovrà nominare un proprio avvocato essendo la responsabilità penale esclusivamente personale o scegliendo fra i legali indicati dalla Azienda (ex art.25 CCNL citato) o con legali esterni.
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Prevenzione, diagnosi e terapia della tubercolosi in età pediatrica Susanna Esposito Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura Università degli Studi di Milano Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
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urante il Congresso congiunto SIPSICuPP-SITIP sono state presentate per la prima volta le linee guida per la prevenzione, la diagnosi e la terapia della tubercolosi (TB) in età pediatrica e adolescenziale. Tali linee guida, proposte dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) e dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), hanno coinvolto esperti di molte altre Società scientifiche quali la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), la Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI), la Società Italiana di Immunologia e Allergologia Pediatrica (SIAIP), la Società Italiana di Cure Primarie (SICuPP), ERS Consilium, STOP TB, l’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), la Società Italiana di Malattie Respiratorie (SIMER), l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), la Società
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La TB nell’attuale società multietnica appare uno dei problemi infettivologici di maggiore rilievo Italiana di Chemioterapia (SIC), la Società Italiana di Farmacologia (SIF), la Società Italiana di Scienze Infermieristiche (SISI) e il Moige. La TB rappresenta ancora oggi un problema sanitario di grande rilievo: costituisce la seconda causa di morte tra le malattie infettive a livello mondiale dopo l’HIV. Si stima che nel 2012 vi siano stati globalmente circa 8,6 milioni di casi incidenti di tubercolosi (un dato equivalente a 122 casi per 100.000 abitanti), 1,3 milioni di decessi per TBC tra cui 940.000 tra persone HIV-negative e 320 mila tra persone HIV-positive. I casi di TB multiresitente (MDR-TB) sono in aumento (450.000 casi nel 2012). Tra questi si stimano 170.00 morti, valore elevato se paragonato all ’incidenza stessa. Nel 2012 tra i casi di TB segnalati, 530.000 (circa il 6% del totale) sono stati registrati in bambini (sotto i 15 anni di età) e 2,9 milioni (2,73,1 milioni) tra la popolazione femminile (con 410.000 decessi). Tra i bambini HIV-negativi si stima che nel 2012 vi siano stati 74.000 deces-
to, le regole per la riammissione in comunità e la gestione dei contatti dei casi di TB. Particolare spazio nelle linee guida viene riservato alla terapia. In particolare, viene riportato come trattare la TB polmonare ed extrapolmonare con un dettaglio delle formulazioni farmaceutiche disponibili e dei dosaggi raccomandati. Viene sottolineata l’importanza dell’aderenza alla terapia e viene riportato come effettuare il follow-up del paziente pediatrico con TB. Viene riportato come gestire gli eventi avversi e quando sono necessari trattamenti adiuvanti con corticosteroidi o vitamine. Inoltre, viene ampiamente discussa la problematica della gestione delle forme di MDR-TB e del trattamento del soggetto immunocompromesso. Infine, viene discusso chi vaccinare con BCG sulla base dei dati di efficacia disponibili. Ci auguriamo che il documento, molto articolato ed esteso, possa essere utile al pediatra nella sua pratica quotidiana considerato che la TB nell’attuale società multietnica appare uno dei problemi infettivologici di maggiore rilievo.
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si, pari a circa l’8% dei decessi verificatisi tra persone HIV negative. L’attuale situazione epidemiologica della TB in Italia è caratterizzata da una bassa incidenza nella popolazione generale, dalla concentrazione della maggior parte dei casi in alcuni gruppi a rischio e in alcune classi di età e dall’emergere di ceppi tubercolari MDR . Sfortunatamente, anche con l’impiego delle più moderne tecniche di laboratorio, l’identificazione dei soggetti di età pediatrica e adolescenziale coinvolti dal problema TB non è sempre facile in quanto i bambini possono più facilmente dell’adulto avere colture negative, intradermoreazione di Mantoux negativa, radiografia del torace con reperti equivoci e manifestazioni cliniche atipiche. Inoltre, soprattutto nei più piccoli, l’infezione tubercolare presenta un maggior rischio di progressione a malattia attiva. Di conseguenza, appare chiaro che il pediatra debba seguire strategie di diagnosi diverse da quelle impiegate nell’adulto e specificatamente indirizzate ai bisogni del bambino. Inoltre, deve impostare proprie misure terapeutiche che tengano conto del fatto che molti farmaci potenzialmente utili non sono registrati per l’uso pediatrico e che il loro uso può fortemente complicare la gestione terapeutica di ogni singolo caso. Nelle nuove linee guida viene sottolineato come per la diagnosi di TB in età pediatrica e adolescenziale risulti fondamentale un’accurata anamnesi, mirata ad indagare l’avvenuta esposizione al Mycobacterium tuberculosis, quindi l’eventuale contatto con un soggetto con TB bacillifera o con persone provenienti da aree endemiche, e le condizioni favorenti la malattia quali il disagio socio-economico. Particolare rilievo è dato alla presenza di condizioni mediche associate che favoriscono l’immunosoppressione, come la malnutrizione, l’infezione da HIV e la terapia con corticosteroidi o farmaci immunosoppressori. Anche l’analisi clinica riveste un ruolo di fondamentale importanza nella diagnosi di TB: devono essere accuratamente valutati i segni e sintomi suggestivi di malattia attiva, quali la tosse cronica, la perdita di peso, l’astenia, la sudorazione profusa, la febbre, il dolore toracico, l’emottisi ed il distress respiratorio. Il test cutaneo alla tubercolina (tuberculin skin test o TST) è stato per oltre un secolo, dal 1908, l’indagine diagnostica di riferimento per rilevare l’infezione da Mycobacterium tuberculosis. La disponibilità di nuovi test immunologici per la diagnosi di tubercolosi (interferon-γ release assays o IGRAs), basati sulla misurazione di INF-γ rilasciato dai linfociti T del paziente in risposta alla stimolazione in vitro con antigeni specifici del Mycobacterium tuberculosis, ha creato confusione tra gli operatori sugli esami da seguire. Nelle nuove linee guida i test disponibili vengono analizzati nel dettaglio e viene fornito uno schema di approccio basato sulle evidenze che tiene in considerazione l’età del paziente e la presenza di una eventuale immunocompromissione. Nel documento si riportano anche le indicazioni al ricovero per un bambino con sospetta TB, le norme relative all’eventuale necessità di isolamen-
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Chiara Mameli Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Milano, AO Luigi Sacco
La vaccinazione universale contro il Rotavirus trova riconoscimento anche in Europa
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Rotavirus sono la causa principale di gastroenterite acuta infantile. Anche se l’elevata mortalità (>450.000 casi/anno nel mondo) riguarda quasi completamente i Paesi in via di sviluppo, i tassi di morbosità sono molto elevati ovunque con conseguenti rilevanti costi diretti (ricoveri, visite, cure) e indiretti (giorni di attività persi). In Italia ogni anno si stimano più di 300.000 casi di gastroenterite da Rotavirus gestiti a domicilio, almeno 80.000 visite mediche e circa 10.000 ospedalizzazioni. L’infezione da Rotavirus è ubiquitaria ed endemica, con un picco invernale/primaverile. La trasmissione avviene soprattutto per via oro-fecale, mediante acqua ed alimenti contaminati o altri veicoli, come biberon o giocattoli. Il decorso varia da forme asintomatiche a forme cliniche di diversa gravità, con diarrea, di solito preceduta da vomito e febbre, che insorge dopo un periodo di incubazione di 1-2 giorni e può protrarsi anche fino a 3 settimane. La grave disidratazione che ne consegue può mettere a rischio la vita del lattante, se non adeguatamente trattato. Due vaccini contro il Rotavirus sono disponibili già da alcuni anni, entrambi sono vivi attenuati ed inducono una protezione valida contro la diarrea, sia grave che in forma lieve, sostenuta da tutti i più comuni Rotavirus selvaggi circolanti. In una recente meta-analisi sono stati valutati 31 studi di efficacia relativi al Rotarix e 12 relativi al Rotateq. Il primo previene il 70% di tutti i casi e l’80% dei casi gravi, il secondo previene il 73% di tutti i casi e il 77% dei casi gravi. Entrambi prevengono più dell’80% delle ospedalizzazioni. Il profilo di sicurezza di questi vaccini è risultato essere buono, malgrado in rari casi siano state osservate invaginazioni intestinali post-vaccino (1-5/100.000). Da-
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In Italia ogni anno circa 10.000 ospedalizzazioni to il basso rischio e i grandi benefici preventivi osservati, le Autorità sanitarie, ed in particolare l’Organizzazione Mondiale della Sanità, continuano a raccomandare e sostenere la vaccinazione anti-Rotavirus. Oggi questi vaccini sono entrati nei programmi di immunizzazione di più di 50 Paesi (compresi gli Stati Uniti) portando benefici rilevanti in termini di riduzione delle ospedalizzazioni e dei costi socioeconomici connessi. Malgrado anche in Europa i costi per ricoveri e terapie, nonché i costi indiretti sono tali da consigliare l’adozione di politiche vaccinali su scala universale, solo il Belgio e l’Austria hanno introdotto la vaccinazione universale subito dopo l’approvazione del vaccino. Solo recentemente anche Regno Unito, Germania e Francia hanno introdotto questa vaccinazione nei rispettivi calendari vaccinali. In Italia, attualmente solo la Sicilia ha introdotto la vaccinazione universale in offerta gratuita nel 2012, utilizzando il Rotarix e raggiungendo in un anno una buona copertura vaccinale (>40%). In Puglia la vaccinazione anti-Rotavirus viene offerta gratuitamente ai bambini inseriti in comunità o in co-pagamento agli altri; in altre realtà regionali l’offerta vaccinale è in regime di co-pagamento. Fondamentale, per l’avvio di questi programmi di immunizzazione, è stato il ruolo del pediatra. Quest’ultimo, facendosi promotore della pratica vaccinale tramite un’azione informativa capillare sull’impatto della diarrea da Rotavirus nonché spiegando efficacia e sicurezza della vaccinazione, ne ha permesso una buona accettazione da parte dei genitori. I risultati fino ad adesso ottenuti dovrebbero essere da esempio per l’estensione anche ad altre Regioni di questa vaccinazione che mostra un rinnovato interesse da parte delle Istituzioni sanitarie, della comunità e Società scientifiche.
SIGU: un documento di indirizzo sull’impiego di NIPT (Non Invasive Prenatal Test)
La clinica
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a Società Italiana di Genetica Umana (SIGU), che raccoglie gran parte dei professionisti che operano in Italia nel settore della Genetica Umana e Medica interviene nel dibattito in corso inerente la diagnosi prenatale non invasiva (NIPT) attraverso Io studio del DNA libero nel plasma materno (cfDNA), con l’intento di chiarire lo scopo di tali procedure nonché i rischi e benefici ad esse correlati. La SIGU ha formulato un documento di indirizzo sull’impiego di indagini prenatali non invasive che può essere consultato all’indirizzo http://www.sigu.net Negli ultimi anni sono stati avviati decine di trial clinici sui NIPT, tutti con risultati molto promettenti. I dati in letteratura riguardano principalmente lo screening per la trisomia 21 (T21) nella popolazione delle donne ad alto rischio, per la quale il test presenta l’attendibilità maggiore, con sensibilità e specificità superiori al 99% (in particolare 98,6-100% riferita ai falsi negativi e 99,7100% ai falsi positivi). Un’attendibilità di poco inferiore è stata riportata per la trisomia del cromosoma 18 (T18, sensibilità 97,4%), sensibilmente inferiore per la trisomia del cromosoma 13 (T13, sensibilità 83,3%), mentre dati meno consistenti sono stati ottenuti per le aneuploidie dei cromosomi sessuali (aneuploidie X 60-100%). Il test NIPT non può ancora essere considerato un test di routine ma può essere una scelta della coppia dopo la consulenza genetica. Il test non è diagnostico, ma come test di screening presenta sensibilità e specificità elevate: il ruolo del test è quello di aumentare il potere predittivo degli screening prenatali nelle gravidanze ad alto rischio di anomali cromosomiche riducendo il ricorso alla diagnosi prenatale invasiva (DPI). In caso di risultato patologico del NIPT si deve avere una conferma mediante test invasivo (amniocentesi), in caso di risultato negativo va comunque tenuto conto che
Il trasferimento dei NIPT nella pratica clinica sta suscitando un profondo dibattito si tratta di un tool diagnostico relativamente affidabile, ma che a causa della fisiologia placentare il dato potrebbe non riflettere un reale stato di normalità del feto, anche per il limitato numero di anomalie cromosomiche oggetto del test. Un NIPT va quindi proposto sempre con il supporto di una consulenza genetica durante la quale i limiti e i benefici di questa procedura diagnostica devono essere chiaramente esposti ai pazienti. La semplicità di accesso attraverso un semplice prelievo venoso infatti rende il test molto popolare, e un uso improprio o un abuso molto probabile. Lo studio del cfDNA, se utilizzato come test di screening avanzato per la valutazione del rischio di T21, T18 e T13 in donne ad alto rischio, rappresenta un approccio sicuro ed efficace e un miglioramento nel percorso della gravidanza fisiologica. Nelle pazienti che non presentano un aumento di rischio il test NIPT è considerato molto promettente per il futuro, ma al momento non sono ancora disponi bili trial di validazione consistenti.
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La clinica / Caso clinico
Un rash davvero particolare La storia di Pietro
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ietro, un bambino di 10 anni precedentemente sano, veniva condotto dai genitori in Pronto Soccorso per la presenza da circa 24 ore di febbre (con TC massima 38°C), cefalea e nausea, senza vomiti associati, seguite dalla comparsa da poche ore di un’eruzione petecchiale pruriginosa alle estremità degli arti. All’arrivo Pietro era in buone condizioni generali, anche se un po’ abbattuto, febbrile (TC 38°C), ben orientato. Parametri vitali: FC 95/min, FR 24/min, SatO2 98%, TR <2 secondi, PA 105/75 mmHg. L’esame obiettivo generale era normale, ad esclusione di un’eruzione cutanea petecchiale/purpurica con lieve edema associato estesa a polsi, mani, caviglie e piedi bilateralmente. Gli esami ematochimici evidenziavano indici infiammatori di poco elevati (PCR 15 mg/L, PCT 0,21 ng/mL), profilo coagulativo e biochimico ed esame emocromocitometrico nella norma. Dopo circa 48 ore Pietro si sfebbrava, mantenendosi sempre in buone condizioni generali, e non comparivano nuovi elementi petecchiali. Le indagini colturali risultavano negative. Nel corso della degenza venivano inoltre eseguite delle sierologie virali, che evidenziavano IgM positive indicative di una recente infezione da Parvovirus B19. Veniva quindi posta diagnosi di Sindrome papulo-purpurica guanti e calzini da Parvovirus B19.
Un commento
Liviana Da Dalt Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino – Università di Padova Direttore UOC di Pediatria, Treviso
Veronica Mardegan Scuola di Specializzazione in Pediatria – Università degli Studi di Padova
La Sindrome papulo-purpurica guanti e calzini (Papular-Purpuric Gloves and Socks Syndrome o PPGSS) è caratterizzata dalla comparsa di edema pruriginoso e talvolta doloroso, con successiva evoluzione ad eruzione petecchiale/purpurica, distribuito tipicamente alle estremità degli arti (a guanto e calzino, per l’appunto). Talvolta si associa alla presenza di lesioni mucose e a sintomi sistemici di media severità, tipicamente malessere, astenia, febbre, linfoadenopatia. È una sindrome tipica del bambino e del giovane adulto e si associa prevalentemente ad una recente infezione da Parvovirus B19 (ma sono segnalati anche casi correlati ad infezione da VZV, EBV, HHV 6/7, Coxsackievirus, HBV, rosolia, morbillo). È una condizione autolimitante, a prognosi favorevole. Generalmente non è richiesto alcun trattamento specifico.
Tale sindrome entra in diagnosi differenziale con diversi stati morbosi, alcuni di severità decisamente maggiore. In particolare, di fronte ad un bambino febbrile con eruzione petecchiale la prima diagnosi da escludere è la sepsi meningococcica. In tal caso, però, le lesioni purpuriche sarebbero maggiormente diffuse, francamente dolenti con necrosi centrale; più di ogni altra cosa, però, nel nostro paziente le buone condizioni generali e la normalità dei parametri vitali ci permettevano di scartare un quadro tanto severo. L’eritema multiforme è anch’esso caratterizzato da una distribuzione acroposta e simmetrica e presenta un decorso favorevole, ma classicamente si associa alla presenza di lesioni “a coccarda”. Altri rash virali possono essere confusi con questo quadro, come la sindrome mani-piedi-bocca da Coxsackievirus, ma nel nostro caso non erano presenti lesioni vescicolari e l’eruzione era pruriginosa. La porpora di Schonlëin-Henoch si può presentare con un rash purpureo acroposto, ma questo è di solito maggiormente diffuso alle superfici estensorie e alle natiche e non si accompagna a febbre. L’edema e l’eritema delle estremità rappresentano dei criteri diagnostici per la sindrome di Kawasaki, che si accompagna però anche a febbre elevata della durata di almeno 5 giorni, mucosite, congiuntivite non secretiva e linfoadenomegalia. Nel nostro paziente l’anamnesi ci permetteva inoltre di escludere forme conseguenti ad infezione da Rickettsia e ad assunzione di farmaci; infine i test sierologici erano risultati negativi per infezione da Mycoplasma pneumoniae. La Sindrome papulo-purpurica guanti e calzini è una manifestazione, seppur rara in età pediatrica, di un’infezione da Parvovirus B19, ad evoluzione benigna; la sfida per il Pediatra é riconoscere tale condizione per evitare inutili atteggiamenti aggressivi.
Un edema pruriginoso e talvolta doloroso, distribuito tipicamente alle estremità degli arti
TEST
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Le risposte alle domande sono 1 C; 2 B
Alcune domande dopo aver visto queste foto 1. Qual è la diagnosi più probabile in questo bambino di 10 anni che giunge all’osservazione per febbre e rash alle estremità? £ a. Rash in corso di sepsi £ b. Porpora di Schonlëin Henoch £ c. Eruzione papulo-purpurica in corso di virosi £ d. Eritema multiforme da farmaci 2. Quale dei seguenti agenti eziologici è più probabilmente la causa di questo quadro clinico? £ a. EBV £ b. Parvovirus B19 £ c. Streptococco beta emolitico di Gruppo A £ d. Meningococco £ e. Nessuno dei precedenti
Percentuale donne tra gli utenti che contattano i medici usando Internet. Per il popolo femminile si conferma prioritario il benessere estetico e quello della sfera sessuale e riproduttiva. Lo specialista più cercato dagli uomini è invece l’ortopedico, ma non manca uno spiccato interesse anche verso la medicina estetica. Lo rivela un’indagine su un campione di 3000 medici specialisti presenti in Rete. (Dati Dottori.it)
Libri
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Sindromi malformative, una guida per il pediatra In arrivo un libro SIP/SIN/SIMGePeD per aiutare i medici ad affrontare il percorso diagnostico e assistenziale del neonato/bambino con possibile quadro sindromico Va in questi giorni in stampa il testo “Le sindromi malformative: una guida per il pediatra” coordinato da quattro pediatri da molti anni impegnati nella cura dei bambini affetti da malattia rara: Angelo Selicorni, Giuseppe Zampino, Luigi Me mo, Gioacchino Scarano. Il libro viene proposto da parte della SIMG ePed, in stretta collaborazione con la SIP e la SIN, che hanno creduto in questo progetto e ne hanno reso possibile la realizzazione. Il libro è stato concepito per fornire ai ne onatologi e pediatri italiani un aiuto nel
l’affrontare il percorso diagnostico ed assistenziale del neonato/bambino con possibile quadro sindromico, sia nella fa se del “sospetto diagnostico” (i cinque capitoli introduttivi riassumono, in mo do pratico e sintetico, le informazioni ba se per l’approccio clinico), che nella suc cessiva fase diagnostico/assistenziale gra zie ad una trattazione analitica di 60 tra le più note e frequenti sindromi malfor mative, sviluppata in snelle schede di pa tologia che forniscono al lettore le basi logiche per porre il sospetto diagnostico, i criteri clinici di diagnosi e le informa zioni disponibili circa i test di conferma di laboratorio. Le schede offrono inoltre dettagliate informazioni pro gnostiche riferite alla storia na turale della patologia in termini di crescita, sviluppo psico-intel lettivo, sopravvivenza e compli canze mediche più frequenti. Cia scuna scheda è corredata da due tabelle riassuntive, una per il fol low-up clinico ed una inerente alle problematiche da considerarsi in si tuazioni di emergenza. Per ogni scheda è prevista una ricca iconografia originale che illustra le 60 condizioni cliniche trattate in di verse fasce d’età, grazie anche al con tributo di Paolo Bianchi, neonatologo esperto di sindromi malformative e do tato di una abilità fotografica non co mune. Il progetto di questo libro è stato condiviso con molte Associazioni di ge nitori di bambini con condizioni rare,
che hanno volentieri messo a disposizio ne un prezioso ed indispensabile mate riale iconografico. A testimoniare l’im portanza del lavoro e dei servizi offerti dalle singole Associazioni di genitori, in calce ad ogni scheda è segnalato il riferi mento di quanto esistente in Italia. Il li bro è frutto del lavoro di vari gruppi pe diatrici distribuiti lungo tutto il territorio nazionale, ma anche di molti specializ zandi delle scuole di Pediatria o Genetica medica che, in sinergia con i loro respon sabili, hanno contribuito in modo decisi vo alla stesura delle singole schede delle varie sindromi prese in esame. Spiega Giovanni Corsello, Presidente SIP: “Con questo volume sulle sindromi gene tiche riprendono le pubblicazioni della Collana Monografica della Società Italia na di Pediatria. La Collana è uno spazio editoriale della SIP dedicato all’approfon dimento tematico di argomenti di attua lità per i pediatri universitari, ospedalieri e del territorio e per gli specialisti in for mazione. Gli argomenti oggetto della Collana saranno pertanto di volta in vol ta selezionati dal Consiglio Direttivo sul la base delle proposte che giungeranno o sulla scorta di una progettualità formati va all’interno del vasto mondo dell’area pediatrica. È infatti il mondo delle spe cialità pediatriche che deve essere valo rizzato tra i pediatri anche attraverso una capillare diffusione delle conoscenze e delle competenze. Speriamo con queste iniziative di offrire un contributo utile in questa prospettiva”.
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Pediatri inFormazione a cura di Davide Vecchio
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Nasce l’International Perinatal Stem Cell Society
Kyle J. Cetrulo, direttore generale dell’IPSCS: “Sono entusiasta, c’è grande speranza per il futuro. Le staminali prenatali placentari porteranno a una vera e propria rivoluzione della Medicina”. Nel Perinatal Stem Cell Society anche Ornella Parolini, Direttore del Centro di Ricerca E. Menni della Fondazione Poliambulanza di Brescia e Paolo De Coppi, chirurgo pediatrico diviso tra Great Ormond Street Hospital for Children, UCL Institute of Child Health e Università di Padova.
XI Congresso Nazionale ONSP A Pavia gli ONSP Days 2014: “Scatti in Pediatria” Dopo il successo dell’edizione 2013 svoltasi a Cagliari, quest’anno l’atte so evento nazionale dell’ONSP verrà ospitato dalla Scuola di specializza zione di Pavia diretta da G. L. Mar seglia e che per molti anni è stata anche la sede di Giuseppe Roberto Burgio, uno dei più grandi Maestri della Pediatria nazionale ed inter nazionale. Dall’ormai storico “rul lino” alla più recente “immagine digitale”, seguendo l’evoluzione della Pediatria, la fotografia sarà al centro dell’XI Congresso Na zionale ONSP che si svolgerà dal 17 al 20 settembre e si rivestirà di entusiasmanti novità in grado di conciliare competenze ed espe rienza con temi attuali e innova tivi per rispondere sempre di più alle esigenze dei futuri pe diatri ed alle continue innova zioni della disciplina. Gli “Scatti in Pediatria” saranno quindi il punto di partenza di ogni sessione in terattiva improntata sul consolidato for mat del problem solving, che vedrà gli specializzandi al centro delle sessioni di scutere casi clinici emblematici con la guida di esperti nel settore. Le immagini costituiranno così il filo conduttore del Congresso, ponendo costantemente ai partecipanti vere e proprie sfide diagno stiche in una sorta di “image challenge” che cercherà di coniugare interesse ed apprendimento. Numerose le aree su cui verrà “puntato l’obiettivo” già nelle gior nate del 17 e 18 settembre si terranno in fatti ben 8 corsi tematici precongressuali che, ispirandosi al motto: “Se ascolto di mentico, se vedo ricordo, se faccio capi sco”, avranno un taglio estremamente pratico. In questa edizione, oltre ai con sueti e sempre partecipati appuntamenti con la lettura dell’ECG, la rianimazione in sala parto ed il PBLS-D, si affianche ranno nuovi corsi inerenti la gestione
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delle urgenze/emergenze in ambito do mestico, un workshop sull’ecografia in emergenza e due corsi specialistici in immuno-pneumo-allergologia ed onco ematologia pediatrica. Come ogni anno una sessione sarà dedica ta ad esperienze, prospettive e progetti inerenti la formazione degli Specializzan di nei Paesi in via di sviluppo ma il conve gno pavese sarà anche caratterizzato dalla prima “Sessione Europea” che vedrà pro tagonisti i rappresentanti dei giovani pe diatri della Turchia con i quali l’ONSP, sot to l’egida dell’European Paediatric Asso ciation, sta mettendo in essere la costitu zione di un network internazionale di specialisti in formazione in Pediatria, qua le base di una rete di scambi sempre mag giore. Ormai immancabile è anche il con corso fotografico che, sull’onda del succes so dello scorso anno, ripropone l’allesti mento di una mostra che avrà come titolo: “Catch the colour of children!”. L’immagi
ne, fil rouge dell ’intero evento, verrà dunque ri proposta in tutte le grada zioni di colori per catturare le differenze che rendono speciale ogni bambino: la pelle, gli occhi, i capelli, ma anche i vestiti, i giochi, i di segni... Infine a fare da cornice, sa rà la città di Pavia che per l’occasione ha messo a di sposizione l’Università Cen trale con le sue aule storiche ed i cortili più prestigiosi, i Collegi di maggior pregio e tradizione culturale nonché le numerose strutture universi tarie per l’ospitalità. Lo spirito di condivisione di esperienze, professionalità e formazione che vuole animare gli ONSP Days 2014 vede coinvolti non solo il Comune e l’Università degli Studi ma anche l’Ente per il diritto allo Studio Universitario (EDiSU) e la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo che sono lieti di accogliere i futuri pedia tri Italiani. Non mancheranno i consueti momenti comunitari che forniranno agli specializzandi ancora una volta l’occasio ne per incontrarsi, conoscersi e creare una rete sempre più solida ed ampia tra le Scuole di specializzazione Italiane, pro muovendo ed affermando così ancora una volta, il vero spirito e significato del Congresso dell’Osservatorio Nazionale Specializzandi Pediatria... l’atteso appun tamento di un intero anno formativo! Vi invitiamo a collegarvi sul sito www.onsp. it per tutte le informazioni di dettaglio ma soprattutto a partecipare, come sem pre numerosi, per mettere a fuoco insie me la nostra formazione! Gli specializzandi di Pavia Il Direttivo ONSP