supplemento al numero 9 - Anno III - settembre 2011 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org
FUSER
Non scrivi più e non ti sento più, so quel che fai e un po' ho paura, sai. Son senza sole le strade di Rosario, fa male al cuore avere un figlio straordinario: a saperti là sono orgogliosa e sola, ma dimenticarti... è una parola... bambino mio, chicco di sale, sei sempre stato un po' speciale, col tuo pallone, nero di lividi e di botte, e quella tosse, amore, che non passava mai la notte; e scamiciato, davanti al fiume ore e ore, chiudendo gli occhi, appeso al cuore. O madre, madre, che infinito, immenso cielo sarebbe il mondo se assomigliasse a te! Uomini e sogni come le tue parole, la terra e il grano come i capelli tuoi. Tu sei il mio canto, la mia memoria, non c'è nient'altro nella mia storia; a volte sai, mi sembra di sentire la "poderosa" accesa nel cortile: e guardo fuori:"Fuser, Fuser è ritornato", e guardo fuori, e c'è solo il prato. O madre, madre, se sapessi che dolore! Non è quel mondo che mi cantavi tu: tu guarda fuori, tu guarda fuori sempre, e spera sempre di non vedermi mai; sarò quel figlio che ami veramente, soltanto e solo finché non mi vedrai. (Roberto Vecchioni, dedicata a Celia de la Serna, madre di Ernesto Guevara de la Serna, il Che)
“Furibondo Serna”, Ernesto Circa 45 anni fa i sicari inviati dagli Stati Uniti d’America uccisero Ernesto Guevara de la Serna, il Comandante “Che”. Lo uccisero a sangue freddo dopo averlo catturato in combattimento ferito, gli amputarono le mani come a un toro ucciso nell’arena si tagliano le orecchie e seppellirono il corpo in una fossa comune dove venne ritrovato molti anni più tardi. Pensavano di avere ucciso la mente della guerriglia antiamericana e invece crearono il “mito”. Da decenni oramai, senza mai affievolirsi, il “guerrigliero eroico” è diventato il simbolo della lotta all’oppressione americana in ogni parte del mondo. Molti, dalla Costa d’Avorio al Nepal, forse neppure sanno chi è quel personaggio che appare sulle immagini incollate ai paraurti dei camion o impresse su fazzoletti rossi come veroniche di un eroe senza tempo. Pochi sanno chi era veramente, pochi conoscono a fondo la sua storia, la sua azione, il suo pensiero. Guevara è stato un personaggio straordinariamente poliedrico che ha sviluppato la teoria marxista leninista tentandone una applicazione pratica assoluta-
mente innovativa e, purtroppo, avveniristica per il suo tempo. La drammaticità della sua uccisione ha enfatizzato il profilo dell’eroico guerrigliero, mettendo in secondo piano le sue non minori doti teoriche e politiche. A questo parziale “oscuramento” ha indubbiamente concorso la situazione geopolitica mondiale dell’epoca e di molti decenni a seguire. Il mistero del suo allontanamento da Cuba, della sua rinuncia a tutti le cariche e compiti politici, in verità non ha nulla di misterioso. Guevara detestava il pragmatismo dell’Unione Sovietica krusceviana e rifiutava la logica della immodificabilità della divisione del mondo tra le due grandi potenze. Era un rivoluzionario ma, come profondo comunista, era tutt’altro che irragionevole e impulsivo. Comprendeva bene che la sopravvivenza di Cuba era legata al compromesso tra i due grandi della terra. Cuba aveva conquistato sorprendentemente il diritto di esistere e vivere fuori dal dominio USA, ai margini di quel Sudamerica all’epoca ancora intoccabile “giardino di casa” dei nordamericani; ma questo era tutto, era il massimo, oltre
non si poteva andare e anzi si doveva vivere nel costante terrore della rottura di quell’equilibrio e della fine della libertà. Il “primo Stato libero d’America” era imprigionato nella gabbia del compromesso molti anni prima sancito negli accordi di Yalta. Guevara non poteva tollerarlo, ma comprendeva che non c’era alternativa. Quel compito toccava a Fidel, col senno dell’oggi indubbiamente uno dei più grandi statisti della storia moderna, che è stato in grado di sottrarre Cuba alla violenza nordamericana, ispiratrice, finanziatrice e protettrice di tutte le più feroci dittature sudamericane, africane e orientali. In questi 50 anni innumerevoli sono stati i fallimenti dei tentativi di emancipazione dei popoli del terzo mondo, sempre soffocati dai sicari degli Usa, quando non direttamente dallo stesso esercito nordamericano. Se Cuba è sopravvissuta indenne questo lo si deve alla abilità politica di Fidel, che Guevara riconosceva, comprendeva e ammirava profondamente anche se, non riusciva a farla propria. La “crisi dei missili”, con l’accordo Kennedy-Kruscev raggiunto sopra la testa dei cubani, fu il
sigillo di queste regole. A Fidel il compito, pesante e amaro, di governare il compromesso, a Guevara il sogno di accendere i mille focolai di rivolta capaci di rompere la gabbia della divisione del mondo. Fidel è riuscito nel suo compito salvando il suo paese anche dal crollo del sistema sovietico, “miracolosamente” aiutato dal crescere della rivolta antiamericana nel centro e nel sudamerica e dal prepotente ingresso sulla scena mondiale del colosso comunista cinese. Guevara invece non è riuscito nel suo sogno e ha visto soffocare uno dopo l’altro i focolai di rivolta che si erano accessi in particolare nell’Africa sia araba che nera. E proprio in quell’Africa rischiò di vedere finire la sua vicenda anzi tempo, se non fosse stato l’attento intervento cinese a salvarlo nella ritirata dal Congo. Guevara detestava l’Unione Sovietica krusceviana e aveva, forse per primo, scoperto le promesse del comunismo cinese. Sorprendenti sono nei suoi appunti (l’Ideario del quale pubblichiamo stralci in quarta pagina) le similitudini con l’insegnamento di Mao, che prefigurano persino l’evoluzione pragmatica di
Deng Xiaoping e la sua teoria del “colore del gatto”. “Il socialismo” - scrive Guevara - “non è una società di beneficenza, non è un regime utopico basato sulla bontà dell'uomo come uomo ... Il socialismo è un sistema sociale che si basa sull'equa distribuzione delle ricchezze della società, ma a condizione che tale società abbia ricchezze da spartire ... nella misura in cui aumentiamo quei prodotti per distribuirli fra tutta la popolazione andiamo avanzando nella costruzione del socialismo.” Occorrerà tornare, e lo faremo, su questa ricchezza ideologica e politica del marxistaleninista Guevara. In que-
sto inserto vogliamo invece offrire ai nostri lettori il lato più immediato, ma più profondo dell’uomo, anzi del ragazzo che a 18 anni parte alla scoperta delle ingiustizie del mondo e appena a 30 anni vive l’esperienza straordinaria di partecipare alla creazione di uno Stato libero e nuovo. Il padre di 5 figli, il figlio di due genitori non comuni, l’amico di “gitani”, di eroi del popolo, di geni della politica. L’Ideario di quarta pagina vuole essere un “assaggio” degli ulteriori aspetti che ci proponiamo di approfondire in futuri inserti ancora dedicati al “mito” del XIX, del XX e dei tanti secoli a seguire.
I
Bisogna essere duri senza dimenticare la tenerezza Ai figli Camilito, oggi ho parlato con il mio amico Pepe il Caimano e gli ho raccontato che non ti piace molto andare a scuola e che sei un pochino maleducato. Lo abbiamo fotografato nel momento in cui mi stava dicendo che potevi venire alla sua, che ti avrebbe insegnato molte cosa interessanti. Un abbraccio e uno scapaccione dal tuo vecchio. Papà Aliusha, piccolina, stavo guardando le gazzelline correre nella savana e mi sono ricordato di te. I leoni ci sono soltanto qui, così nel nostro paese le gazzelline potranno correre senza che nessuno le insegua. Continua ad andare a scuola e dai un bacino da parte mia al tuo nuovo fratellino. Un bacio da papà Cara Hildita. ti scrivo oggi ma la lettera ti giungerà molto dopo la tua festa; ma voglio che tu sappia che mi ricordo di te e spero che tu stia passando un compleanno molto felice. Ormai sei quasi una donna e non ti si può scrivere come a una bambina, rac-
contando stupidaggini e piccole bugie. Devi sapere che sono lontano e starò molto tempo distante da te, facendo ciò che posso per lottare contro i nostri nemici. Non che sia granchè, ma é sempre qualcosa e credo che potrai essere sempre orgogliosa di tuo padre come io lo sono di te. Ma ricordati che occorreranno ancora molti anni di lotta e che anche se sei una donna, dovrai anche tu fare la tua parte. Nel frattem-
po devi prepararti, essere molto rivoluzionaria, il che alla tua età significa imparare molto, quanto più è possibile ed essere sempre pronta ad appoggiare le cause giuste. Poi, obbedisci alla mamma e non credere di poter far tutto prima del tempo. Verrà anche per te il giorno. Devi lottare per essere fra le migliori a scuola. Migliore in tutti i sensi e sai quello che intendo dire: nello studio e nell'attitudine rivoluzionaria, cioè devi avere buona condotta, serietà, attaccamento alla Rivoluzione cameratismo, ecc. Io non ero così quando avevo la tua età, ma vivevo in una società diversa in cui l'uomo era nemico dell'uomo. Oggi tu hai il privilegio di vivere in un'altra epoca e devi esserne fiera. Non ti dimenticare di dare un'occhiata a casa per vigilare sugli altri bambini ed esortarli a studiare e a comportarsi bene, specie Aleidita che ti ascolta molto come sorella maggiore. Bene, cara, e ancora, passa un felice compleanno. Abbraccia la mamma e Gina, ab-
Ai genitori
1° parile 1965 Angelo Branduardi)
II
Padre da molto tempo non scrivevo più.. sai che un vagabondo oggi è qui e domani là. Già dieci anni fa io vi scrivevo addio... per una volta ancora riprendo il mio cammino. Padre da molto tempo non scrivevo più... gli anni sono passati ma io non sono cambiato. Forse qualcuno potrà chiamarmi avventuriero, fino alla fine andrò dietro le mie verità. Padre da molto tempo non scrivevo più... la morte non l'ho mai cercata, ma questa volta forse verrà. Vorrei farvi capire che io vi ho molto amato... per voi non sarà facile,ma oggi credetemi. Padre da molto tempo non scrivevo più... mi sento un poco stanco mi sosterrà la mia volontà Abbraccio tutti voi, un bacio a tutti voi e ricordatevi di me ed io ci riuscirò.
Cari vecchi, una volta ancora sento i miei talloni contro il costato di Ronzinante: mi rimetto in cammino col mio scudo al braccio. Sono passati quasi dieci anni da quando vi scrissi un’altra lettera di commiato. A quanto ricordo, mi lamentavo di non essere un miglior soldato e un miglior medico; la seconda cosa ormai non mi interessa, come soldato non sono tanto male. Nulla è cambiato, in sostanza, a salvo il fatto che sono molto più cosciente, il mio marxismo si è radicato e depurato. Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi, e sono coerente con quello che credo. Molti mi daranno dell’avventuriero, e lo sono; soltanto che lo sono di un tipo differente: di
biti un grande e fortissimo abbraccio che deve valere per tutto il tempo che non ci vedremo. Papà Cari Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed Ernesto, se un giorno dovrete leggere questa lettera, sarà perché io non sono tra voi. Quasi non vi ricorderete di me e i più piccoli non ricorderanno nulla. Vostro padre è stato uno di quegli uomini che agiscono come pensano e, di sicuro, è stato coerente con le sue convinzioni. Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l’importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale nulla. Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario. Addio, figlioli, spero di vedervi ancora. Un bacione ed un grande abbraccio da Papà
quelli che rischiano la pellaccia per dimostrare le loro verità. Può darsi che questa sia l’ultima volta, la definitiva. Non la cerco, ma rientra nel calcolo logico delle probabilità. Se così fosse, eccovi un ultimo abbraccio. Vi ho molto amati, ma non ho saputo esprimere il mio affetto; sono, nelle mie azioni, estremamente drastico, e credo che a volte non abbiate capito. Non era facile capirmi, d’altra parte: credetemi almeno oggi. Ora, una volontà che ho educato con amore d’artista sosterrà due gambe molli e due polmoni stanchi. Riuscirò. Ricordatevi, ogni tanto, di questo piccolo condottiero del XX secolo. Un bacio a Celia, a Roberto, a Juan Martìn e a Pototìn, a Beatriz, a tutti. A voi un grande abbraccio di figliol prodigo e ostinato Ernesto
Canzone per il Che Francesco Guccini Un popolo può liberare se stesso dalle sue gabbie di animali elettrodomestici ma all’avanguardia d’America dobbiamo fare dei sacrifici verso il cammino lento della piena libertà. e se il rivoluzionario non trova altro riposo che la morte, che rinunci al riposo e sopravviva; niente o nessuno lo trattenga, anche per il momento di un bacio o per qualche calore di pelle o prebenda. I problemi di coscienza interessano tanto quanto la piena perfezione di un risultato lottiamo contro la miseria ma allo stesso tempo contro la sopraffazione Lasciate che lo dica mai l rivoluzionario quando è vero è guidato da un grande sentimento d’amore, ha dei figli che non riescono a chiamarlo, mogli che fan parte di quel sacrificio, suoi amici sono “compañeros de revolucion”. Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo; non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo. Addio Fidel, oggi è l’atto conclusivo; sotto il mio cielo, nella gran patria di Bolìvar la luna de Higueras è la luna de Playa Giron. Sono un rivoluzionario cubano. Sono un rivoluzionario d’America. Signor Colonnello, sono Ernesto, il “Che” Guevara. Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo Vieja Maria Dedicata dal Che a una vecchia messicana nell'Ospedale di Città del Messico nel dicembre 1954 Vecchia Maria, stai per morire, voglio dirti qualcosa di serio: La tua vita è stata un rosario completo di agonie, non hai avuto amore d'uomo, salute e denaro, soltanto la fame da dividere coi tuoi; voglio parlare della tua speranza, delle tre diverse speranze costruite da tua figlia senza sapere come. Prendi questa mano di uomo che sembra di bambino tra le tue, levigate dal sapone giallo. Strofina i tuoi calli duri e le pure nocche contro la morbida vergogna delle mie mani di medico. Ascolta, nonna proletaria: credi nell'uomo che sta per arrivare, credi nel futuro che non vedrai. Non pregare il dio inclemente che per tutta una vita ha deluso la tua speranza. E non chiedere clemenza alla morte per veder crescere le tue grigie carezze; i cieli sono sordi e sei dominata dal buio, su tutto avrai una rossa vendetta, lo giuro sull'esatta dimensione dei miei ideali tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, muori in pace, vecchia combattente. Stai per morire, vecchia Maria; trenta progetti di sudario ti diranno addio con lo sguardo il giorno che te ne andrai. Stai per morire, vecchia Maria, rimarranno mute le pareti della sala quando la morte si unirà all'asma e consumerà il suo amore nella tua gola. Queste tre carezze fuse nel bronzo (l'unica luce che rischiara la tua notte) questi tre nipoti vestiti di fame, sogneranno le nocche delle tue vecchie dita in cui sempre trovavano un sorriso. Questo sarà tutto, vecchia Maria. La tua vita è stata un rosario di magre agonie, non hai avuto amore d'uomo, salute, allegria, soltanto la fame da dividere coi tuoi. E' stata triste la tua vita, vecchia Maria. Quando l'annuncio dell'eterno riposo velerà di dolore le tue pupille, quando le tue mani di sguattera perpetua riceveranno l'ultima, ingenua carezza, penserai a loro... e piangerai, povera vecchia Maria. No, non lo fare! Non pregare il dio indolente che per tutta una vita ha deluso la tua speranza e non domandare clemenza alla morte, la tua vita ha portato l'orribile vestito della fame e ora, vestita di asma, volge alla fine. Ma voglio annunciarti, con la voce bassa e virile delle speranze, la più rossa e virile delle vendette, voglio giurarlo sull'esatta dimensione dei miei ideali. Prendi questa mano di uomo che sembra di bambino tra le tue, levigate dal sapone giallo, strofina i tuoi calli duri e le nocche pure contro la morbida vergogna delle mie mani di medico. Riposa in pace, vecchia Maria, riposa in pace, vecchia combattente, i tuoi nipoti vivranno nell'aurora, LO GIURO
Cohiba Daniele Silvestri C'è, in un'isola lontana, una favola cubana che vorrei tu conoscessi almeno un po' C'è un'ipotesi migliore, per cui battersi e morire e non credere a chi dice di no perché c'è C'è un profumo inebriante che dall'Africa alle Ande ti racconta di tabacco e caffè C'è una voce chiara ed argentina, che fu fuoco e medicina come adesso è amore e rabbia per me C'è, tra le nuvole di un sigaro, la voce di uno zingaro che un giorno di gennaio gridò C'è, o almeno credo ci sia stato, un fedelissimo soldato che per sempre quella voce cercò e che diceva Venceremos adelante o victoria o muerte Venceremos adelante o victoria o muerte C'è, se vai ben oltre l'apparenza, un'impossibile coerenza che vorrei tu ricordassi almeno un po' C'è una storia che oramai è leggenda, e che potrà sembrarti finta e invece è l'unica certezza che ho C'erano dei porci in una baia, armi contro la miseria solo che quel giorno il vento cambiò C'era un uomo troppo spesso solo, e ora resta solo un viso che milioni di bandiere giudò e che diceva Venceremos adelante o victoria o muerte L'america ci guarda non proprio con affetto apparentemente placida ci osserva ma in fondo, lo sospetto che l'america, l'america ha paura altrimenti non si spiega come faccia a vedere in uno stato in miniatura questa orribile minaccia por esto Venceremos adelante o victoria o muerte Venceremos adelante o victoria o muerte Ad Alberto Granado La mia casa ambulante continuerà a viaggiare su due gambe, i miei sogni non avranno frontiere... almeno finché le pallottole non avranno l’ultima parola. Gitano sedentario, ti aspetto quando si sarà dissolto l’odore degli spari. Un abbraccio a tutti voi. Che
Che, Fratello della mia anima, ho ricevuto il tuo messaggio, vedo che Fidel ti ha messo a dirigere la scuola militare, sono molto contento perché in futuro potremo contare su soldati di prima categoria. Quando mi hanno detto che saresti venuto a “farci il regalo della tua presenza” non mi ha fat-
to molto piacere. Tu hai svolto un ruolo fondamentale in questa lotta, se abbiamo bisogno di te adesso il questa fase di insurrezione, più ancora ne avrà Cuba quando la guerra sarà finita; perciò fa bene il Gigante (Fidel) a prendersi cura di te. Vorrei essere sempre al tuo fianco, sei stato per molto tempo il mio capo e lo
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla Fidel, in questa ora mi ricordo di molte cose, di quando ti ho conosciuto in casa di Maria Antonia, di quando mi hai proposto di venire, di tutta la tensione dei preparativi. Un giorno passarono a domandare chi si doveva avvisare in caso di morte, e la possibilità reale del fatto ci colpì tutti. Poi sapemmo che era proprio così, che in una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore, e molti compagni sono rimasti lungo il cammino verso la vittoria. Oggi tutto ha un tono meno drammatico, perché siamo più maturi, ma il fatto si ripete. Sento che ho compiuto la parte del mio dovere che mi legava alla rivoluzione cubana nel suo territorio e mi congedo da te, dai compagni, dal tuo popolo, che ormai è il mio. Faccio formale rinuncia ai miei incarichi nella direzione del partito, al mio posto di ministro, al mio grado di comandante, alla mia condizione di cubano. Niente di giuridico mi lega a Cuba; solo rapporti di altro tipo che non si possono spezzare come le nomine. Se faccio un bilancio della mia vita, credo di poter dire che ho lavorato con sufficiente rettitudine e abnegazione a consolidare la vittoria della rivoluzione. Il mio unico errore di una certa gravità è stato quello di non aver avuto fiducia in te fin dai primi momenti della Sierra Maestra e di non aver compreso con sufficiente ra-
sarai sempre. Grazie a te ho la possibilità do sentirmi più utile. Farò l’impossibile per non deluderti. Il tuo eterno chicharron (adulatore) Camilo In morte di Camilo Quest’opera è dedicata a Camilo Cienguegos, che avrebbe dovuto rileggerla e correggerla, ma il desti-
pidità le tue qualità di dirigente e di rivoluzionario. Ho vissuto giorni magnifici e al tuo fianco ho sentito l'orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi. Poche volte uno statista ha brillato di una luce più alta che in quei giorni; mi inorgoglisce anche il pensiero di averti seguito senza esitazioni, identificandomi con la tua maniera di pensare e di vedere e di valutare i pericoli e i princìpi. Altre sierras nel mondo reclamano il contributo delle mie modeste forze. Io posso fare quello che a te è negato per le responsabilità che hai alla testa di Cuba, ed è arrivata l'ora di separarci. Lo faccio con un misto di allegria e di dolore; lascio qui gli esseri che amo, e lascio un popolo che mi ha accettato come figlio; tutto ciò rinascerà nel mio spirito; sui nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere il più sacro dei doveri: lottare contro l'imperialismo dovunque esso sia;
no glielo ha impedito. Queste righe e quelle che seguono possono considerarsi un omaggio all’Esercito Ribelle e al suo grande Capitano, al più grande capo guerrigliero della rivoluzione, al rivoluzionario senza macchia e all’amico fraterno... Non bisogna però pensare a Camilo come a un eroe solitario che compie imprese straordinarie spinto solo dal suo istinto geniale, ma come un’espressione del popolo stesso che lo forgiò... Camilo viveva la lealtà come religione; era un suo devoto, tanto alla lealtà personale nei confronti di Fidel, che incarna come nessun altro la volontà del popolo, quanto in quella nei confronti del popolo stesso, il popolo e Fidel marciano uniti e allo stesso modo marciava la dedizione del guerrigliero invitto... Camillo e gli altri Camilo (quelli che non riuscirono ad arrivare e quelli che verranno) sono la dimostrazione della forza del popolo, sono l’espressione più alta di quello che può riuscire a offrire una nazione per la difesa dei suoi ideali... Nella sua rinascita continua e immortale, Camilo incarna l’immagine del popolo. Che
questo riconforta e guarisce in abbondanza di qualunque lacerazione. Ripeto ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità tranne da quella che emanerà dal suo esempio; se l'ora definitiva arriverà per me sotto un altro cielo, il mio ultimo pensiero sarà per questo popolo e in modo speciale per te; ti ringrazio per i tuoi insegnamenti e per il tuo esempio a cui cercherò di essere fedele fino alle ultime conseguenze delle mie azioni; mi sono sempre identificato con la politica estera della nostra rivoluzione e continuo a
farlo; dovunque andrò sentirò la responsabilità di essere un rivoluzionario cubano e come tale agirò; non lascio a mia moglie e ai miei figli niente di materiale, ma questo non è per me ragione di pena: mi rallegro che sia così; non chiedo niente per loro perché lo Stato gli darà il necessario per vivere e per educarsi. Avrei molte cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che le parole non sono necessarie e che non possono esprimere quello che io vorrei dire; non vale la pena di consumare altri fogli. Che
Transamerika Modena City Ramblers Sei partito alla grande con Alberto e con la moto Siam venuti tutti quanti a salutarvi Con un augurio, un abbraccio, una risata e una bottiglia E le ragazze una lacrima ed un bacio Nel bagaglio avevate due coperte e un po' di mate Una chiave del 10 e fil di ferro Una mappa, qualche libro, un paio di indirizzi Hermanos, vayanse con Dios! Hai parlato con gli indios rassegnati ed impassibili Ai mineros dai polmoni avvelenati Ai lebbrosi sepolti in ospedale giù all'inferno E li hai portati nel ricordo con te Addio, non perderti Resta allegro come sei Dalle piste di Temuco Alle vette di Abancay Tieni gli occhi sempre aperti Custodisci l'ultima idea Noi ci prepariamo a seguirti Ho sentito che da allora sei diventato grande Comandante vittorioso e poi ministro Che hai sfidato dittatori e per anni li hai beffati E che adesso tutto il mondo ti conosce. Ma a noi piace ripensare alla tua voglia di partire Alla moto caricata all'impossibile Agli scherzi di Alberto, alla sete di avventura E' un bel modo per dire libertà Addio, è il capolinea So che non ritornerai Ti aspettavano i macellai Ti hanno mostrato ai giornalisti Hanno detto "Eccolo, è lui" Regna l'ombra su Valle Grande Addio, dormi tranquillo Perché non finisce qui L'avventura è ripartita Resta intatta l'ultima idea E da qualche parte del mondo C'è qualcuno come te Che prepara un nuovo viaggio Transamerica
III
Ideario Ogni nostra azione è un grido di guerra contro l'imperialismo, è un appello vibrante all'unità dei popoli contro il grande nemico dei popoli: gli Stati Uniti d'America.
Il rivoluzionario La prima cosa che deve fare un rivoluzionario che scrive la storia è tenersi aderente alla verità come un dito in un guanto. La Rivoluzione si fa attraverso l'uomo, ma l'uomo deve forgiare giorno per giorno il suo spirito rivoluzionario. ... A volte noi rivoluzionari siamo soli, perfino i nostri figli ci guardano come si guarda un estraneo. I dirigenti della Rivoluzione hanno figli che ai loro primi balbettii non imparano a chiamare il padre; mogli che devono essere parte del sacrificio generale della loro vita per portare la Rivoluzione alla sua destinazione; la cerchia degli amici corrisponde rigidamente alla cerchia dei compagni della Rivoluzione. Non esiste vita al di fuori di essa. L'uomo che va avanti spinge gli altri a raggiungerlo, attira gli altri verso il suo livello molto più di colui che da dietro spinge solo con la parola. Il miglior indottrinamento rivoluzionario che possa esistere è mostrare, per via d'esempio, il cammino del compimento del dovere. Noi siamo il presente che sta costruendo l'avvenire per i nostri figli e sempre dobbiamo guardare in avanti, verso l'avvenire e distruggere anche il più piccolo rimasuglio del passato al massimo. L'uomo nuovo Le cose più banali e più noiose si trasformano, sotto l'egida dell'interesse, dello sforzo interiore dell'individuo, dell'approfondimento della sua coscienza, in cose importanti e sostanziali, in qualcosa che non può smettere di fare senza sentirsi male: in ciò che si chiama sacrificio. E il non fare il sacrificio si converte per un rivoluzionario nel vero sacrificio. In questo periodo di costruzione del socialismo possiamo vedere l'uomo che sta nascendo. La sua immagine non è ancora finita; non potrà esserlo mai poiché il processo cammina parallelamente allo sviluppo di forme economiche nuove. ... Dobbiamo lavorare per il nostro perfezionamento interno quasi come un'ossessione, come una pulsione costante; ogni giorno analizzare onestamente ciò che abbiamo fatto, correggere i nostri errori e tornare a incominciare il giorno appresso.
IV
La pace La pace degli uomini che la desiderino con tutte le loro forze, che sono disposti a giovarsene al massimo per la felicità del loro popolo, ma che sanno che non possono mettersi in ginocchio per conquistarla, che sanno che la pace si conquista a colpi di audacia, di coraggio, di incrollabile pertinacia, e che così si difende, e che la pace non è una condizione statica ma qualcosa di dinamico al mondo, e che quanto più forte, unito e belligerante sia un popolo, più facilmente potrà mantenere la pace cui aspira.
Il Socialismo Noi socialisti siamo più liberi perché siamo più integri; siamo più integri perché siamo più liberi. Non è solo lavoro la costruzione del socialismo, non è solo coscienza la costruzione del socialismo: è lavoro e coscienza, sviluppo della produzione, sviluppo dei beni materiali mediante il lavoro e sviluppo della coscienza. ... Sempre abbiamo definito il socialismo come la creazione dei beni materiali per l'uomo e lo sviluppo della coscienza; e in questo compito della creazione dei beni materiali è imprescindibile la cifra della produttività del lavoro. La tecnica è la base perché l'industria possa svilupparsi e l'industria, che fa la produzione, è la base del socialismo. Il socialismo è un fenomeno economico e anche un fenomeno di coscienza, ma deve realizzarsi sulla base della produzione. Senza una produzione importante non c'è socialismo. ... Stiamo costruendo il socialismo, dobbiamo dare alla gente secondo il suo lavoro ... Il socialismo non è una società di beneficenza, non è un regime utopico basato sulla bontà dell'uomo come uomo. Il socialismo è un regime al quale si arriva storicamente e che ha come base la socializzazione dei beni fondamentali di produzione e l'equa distribuzione delle ricchezze della società, entro un ambito in cui vi sia produzione di tipo sociale. Il socialismo è un sistema sociale che si basa sull'equa distribuzione delle ricchezze della società, ma a condizione che tale società abbia ricchezze da spartire, che vi siano macchine per lavorare e che quelle macchine abbiano materie prime per produrre quanto è necessario per il consumo della nostra popolazione. E nella misura in cui aumentiamo quei prodotti per distribuirli fra tutta la popolazione andiamo avanzando nella costruzione del socialismo. La Gioventù L'argilla fondamentale della nostra opera è la gioventù: in essa poggiamo la nostra speranza e la prepariamo a prendere dalle nostre mani la bandiera. La consegna del momento per tutta la nostra gioventù è di non arrestarsi un attimo nell'impegno culturale, andare sempre avanti, imparare sempre qualcosa di nuovo ed essere sempre disposta a dare questo nuovo che si è appreso a beneficio di tutti. Questo è uno dei compiti della gioventù, dare impulso, dirigere con l'esempio della produzione dell'uomo di domani e in quella produzione e nella direzione è compresa la produzione propria, perché nessuno è perfetto né molto meno di ciò, e tutti devono andar migliorando le proprie qualità mediante il lavoro, i rapporti umani, lo studio profondo, le discussioni critiche: tutto questo è ciò che va trasformando
la gente. Il dovere di un giovane rivoluzionario in questa fase di costruzione del socialismo è quello di superarsi tutti i giorni; non far passare un solo giorno senza superare un poco le sue nozioni, senza che nella coscienza di ciascuno si aggiunga qualcosa, senza giungere alla fine della giornata con la soddisfazione di registrare i progressi che giorno dopo giorno si vanno facendo. La Rivoluzione La Rivoluzione non è, come pretendono alcuni, standardizzatrice della volontà collettiva, dell'iniziativa collettiva, ma esattamente tutto il contrario, è liberatrice della capacità individuale dell'uomo. ... Non dobbiamo avvicinarci al popolo per dire: "Siamo qui. Veniamo a farti la carità della nostra presenza, a insegnarti con la nostra scienza, a dimostrarti i tuoi errori, la tua incultura, la tua mancanza di nozioni elementari". Dobbiamo andare con ansia di ricerca e con umiltà di spirito a imparare da quella gran fonte di sapienza che è il popolo. La donna Il proletariato non ha sesso: è l'insieme di tutti gli uomini e donne che, in tutti i luoghi di lavoro del paese, lottano conseguentemente per uno scopo comune. Così era il nostro paese: la donna non aveva alcun tipo di diritto egualitario; la si pagava meno per un uguale lavoro, la si discriminava così come nella maggior parte dei nostri paesi americani. dentro l'Esercito Ribelle, fra quanti combatterono e si sacrificarono in quei giorni angosciosi, vivrà in eterno la memoria delle donne che, correndo quotidiani rischi, resero possibili le comunicazioni in tutta l'isola. Teoria rivoluzionaria Non il lavoro soltanto ci permetterà, mediante la concrezione dei prodotti, di costruire il socialismo e impiantare la società socialista; contemporaneamente al lavoro deve anche esistere l'approfondimento della coscienza, l'approfondimento dei motivi ideologici che portano il lavoratore a difendere la sua Rivoluzione, a lanciarla in avanti e a farne un esempio per tutti. Non possiamo ricorrere al metodo di occultare i nostri errori perché non si vedano. Non sarebbe né onesto né rivoluzionario. Anche dai nostri errori si può imparare; dai nostri errori potranno imparare tutti i nostri compagni d'America e di altri paesi d'Asia e d'Africa che lottano per la loro indipendenza. ... Essere apolitici significa stare alle spalle di tutti i movimenti del mondo, alle spalle di chi sarà presidente o mandatario della nazione di cui si tratti, è stare alle spalle della costruzione della società o della lotta perché la società nuova che si annuncia non sorga e in ognuno dei due casi si è politici.