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La centralità della farmacia nella gestione dei medicinali

Nelle scorse settimane, il Ministero della Salute ha inviato alle Regioni una nota riferita all’allerta di grado 3 rispetto all’emergenza Fentanyl, invitando medici, farmacisti e operatori sanitari a potenziare le misure di protezione e le attenzioni attorno a questi medicinali.

Come sappiamo, i medicinali a base di queste sostanze oppioidi di origine sintetica sono oggetto di furti negli ospedali, di false prescrizioni e di altre attività tese a rifornire un mercato illecito sempre più sviluppato e pericoloso. L’aspetto sul quale vorrei focalizzare l’attenzione riguarda il fatto che questa volta, contrariamente ad altre situazioni verificatesi in passato, i farmacisti sono stati interpellati e coinvolti direttamente.

Trattandosi di una questione inerente la gestione di medicinali, le Regioni hanno correttamente voluto coinvolgere la Federfarma e gli Ordini del territorio chiedendo loro di dare massima diffusione della nota a tutti i farmacisti.

Nel recente passato, in troppe occasioni ci si è dimenticati che i professionisti del farmaco sono i farmacisti. Noi stessi, talvolta, siamo stati portati a perdere di

di Eugenio Leopardi Presidente Utifar

vista questo aspetto, magari soffermandoci, noi di Utifar per primi, di più sulla farmacia dei servizi e su uno sviluppo della professione in direzioni aggiuntive alla sola gestione del farmaco.

Il farmaco, invece, deve rimanere l’aspetto centrale della nostra professione e questo deve riguardare tutti i medicinali, senza escludere quelli più delicati da gestire.

Sembra scontato ricordarlo, tuttavia l’implementazione della distribuzione diretta alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni ha, inevitabilmente, portato con sé l’idea sbagliata che la farmacia dovesse occuparsi solo di farmaci di facile gestione, datati, poco pericolosi e di semplice utilizzo. Non c’è nulla di più sbagliato e pericoloso per la nostra professione di idee come questa.

Per fortuna, sta per prendere forma una piccola marcia indietro rispetto all’utilizzo eccessivo della distribuzione diretta alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni.

Questo governo sembra avere ben compreso l’importanza del ruolo dei farmacisti territoriali nella gestione dei medicinali, ed entro il 31 marzo dovrebbero essere pubblicate le nuove liste dei farmaci che escono dalla diretta per tornare in farmacia.

Mi auguro che ciò avvenga e che ciò rappresenti davvero un ritorno alla centralità della farmacia nella gestione dei medicinali.

Mi auguro che, nei prossimi mesi, assisteremo ad un graduale passaggio dalla distribuzione diretta alla distribuzione per conto e, per i farmaci in dpc meno costosi, ad un loro rientro in convenzionata.

Mi auguro che ciò avvenga non solo per riportare al centro della gestione dei medicinali il farmacista, ma anche per superare una serie di storture e di disservizi che incidono sulla popolazione.

Non è più tollerabile che, per ritirare i medicinali distribuiti direttamente dalle aziende sanitarie, i cittadini debbano subire una serie di disagi come lunghi trasferimenti e orari di distribuzione limitati.

La farmacia ha due punti di forza imprescindibili: la sua diffusione capillare sul territorio e le competenze professionali del farmacista. Osservo con soddisfazione il fatto che il governo e le istituzioni abbiano compreso questi aspetti e li vogliano valorizzare.

Mi auguro davvero che ciò accada, per la crescita della nostra professione e per il bene dei cittadini.

3 Nuovo COLLEGAMENTO L’EDITORIALE
2 | 2024

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N. 2 | 2024

Direttore responsabile

Eugenio Leopardi

Responsabile editoriale

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Rivista ufficiale di UTIFAR

Anno XXV n. 2 - 2024

Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000

ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione)

Tiratura del presente numero

20.000 copie - Certificate e autorizzate

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Locali esterni per la Farmacia dei Servizi di Alessandro Fornaro
Lo strano caso del medico di base...privato di Alessandro Fornaro
La tecnologia nella gestione del diabete di Alessandro Fornaro 18 Pandemia Aviaria: mettiamo le mani avanti di Alessandro Fornaro
Il contributo del farmacista il ruolo nelle cure post ospedaliere di Paolo Levantino
Stile di vita e patologie gastriche di Vincenzo Zottoli 30 Colon irritabile: in farmacia un aiuto nella ricerca delle soluzioni di Alessandro Fornaro 35 Pillole di galenica a cura di Rosalba Lombardo 36 Intervista ai farmacisti di Giulio Francesco Valeriano 41 Comunicato Aboca 44 CONSULENZE UTIFAR 47 FORMAZIONE UTIFAR
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UTIFAR
IN QUESTO NUMERO

Locali esterni per la Farmacia dei Servizi

Sulla scia del percorso già intrapreso da altre Regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna, anche il Veneto ha regolamentato l’utilizzo di locali esterni alla farmacia per l’implementazione dei servizi a supporto dei cittadini, nell’ottica di una farmacia sempre più integrata nel Ssn.

PROFESSIONE
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In diverse occasioni, abbiamo evidenziato come la farmacia dei servizi abbia ricevuto un forte impulso dall’emergenza pandemica.

Le farmacie hanno prontamente risposto alle necessità che, via via, si sono susseguite: dai tamponi alla vaccinazione, passando per un supporto al cittadino che non è stato di certo dimenticato sia dal pubblico, sia dalle istituzioni.

Tra le immagini che ci portiamo dentro di quel periodo, come dimenticare i gazebo fuori dalle farmacie?

Erano concessi in deroga alle normative comunali proprio per ovviare alla carenza di spazi interni alle farmacie e per garantire l’espletamento dei servizi necessari. Ora, l’emergenza non c’è più.

Ma il problema degli spazi persiste, almeno per molte farmacie site in piccoli paesi o nei centri storici di alcune città.

Come riuscire, allora, a garantire alla cittadinanza una serie di servizi che, seppur non più emergenziali, possono tornare di grande utilità per la collettività?

E come sviluppare un’autentica farmacia dei servizi in quelle realtà, che purtroppo non mancano, dove le Asl locali pongono una serie di paletti alle singole farmacie?

Talvolta, infatti, le normative risultano interpretabili e spesso ciò viene fatto in maniera troppo restrittiva, diventano un bastone tra le ruote. Come, nel caso, per esempio, della previsione di spazi minimi dedicati ai servizi.

È proprio nell’ottica di superare queste ed altre limitazioni all’implementazione della farmacia dei servizi che lo scorso 29 gennaio la Giunta della Regione Veneto ha emanato una delibera (DGR n.69) avente come oggetto la “Approvazione del documento recante indirizzi per l’utilizzo, da parte delle Farmacie di comunità della Regione del Veneto, di locali, anche esterni alle stesse, per l’erogazione dei servizi sanitari rientranti nella cosiddetta Farmacia dei servizi”. Come riporta la nota introduttiva, il provvedimento è stato approvato al fine di “rafforzare il ruolo della farmacie nell’ambito della rete assistenziale territoriale a beneficio della cittadinanza, in coerenza, tra l’altro, con l’attuale orientamento normativo che sempre più qualifica le farmacie come servizi sanitari di prossimità integranti il Ssn”. In quest’ottica di implementazione della farmacia dei servizi, la Regione Veneto ha dunque rilevato la necessità di fornire indirizzi regionali circa l’utilizzo dei locali della farmacia, anche esterni alla stessa, per lo svolgimento dei servizi. Nello specifico, secondo la delibera, la farmacia può utilizzare locali esterni distaccati, ma esclusivamente per lo svolgimento dei servizi sanitari rientranti nella “Farmacia dei servizi”. Le limitazioni previste sono sostanzialmente due.

La prima prevede che “i locali devono ricadere nell’ambito della sede farmaceutica di pertinenza della farmacia, prevista dalla c.d. “pianta organica”. La seconda limitazione riguarda la dispensazione, la vendita o la semplice raccolta

delle ricette che non può avvenire in questi locali ma deve continuare ad essere svolta “unicamente presso i locali principali della farmacia”. Trattandosi di un ampliamento dei locali della farmacia, va richiesta l’autorizzazione alla Asl di competenza che deve esprimersi entro 120 giorni dalla richiesta. Interessante la questione riguardante le insegne della farmacia. In tal senso, la delibera prevede che “la croce verde e la denominazione Farmacia devono essere utilizzate esclusivamente per contraddistinguere i locali principali della farmacia. L’utilizzo delle stesse presso i locali distaccati risulterebbe, infatti, del tutto fuorviante e confondente per il cittadino.

I locali distaccati che prevedono l’accesso al pubblico devono essere invece dotati di un’insegna o cartellone che dia massima evidenza al cittadino circa la farmacia ai quali afferiscono e devono rendere ben visibile l’elenco dei servizi negli stessi erogati.

Analoga indicazione deve essere presente anche presso i locali principali qualora i servizi vengano erogati in spazi o locali interni alla farmacia”.

Non manca l’indicazione dei requisiti minimi che i locali devono dimostra di possedere. Anzitutto, ma questi sono aspetti che risultano scontati, va garantita la riservatezza e la tutela della privacy. Inoltre, i locali devono garantire spazi di manovra adeguati per gli operatori, per la gestione delle strumentazioni e per il posizionamento di eventuali lettini.

Più interessante la previsione che “in caso di locali destinati allo

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svolgimento di attività professionali infermieristiche/fisioterapiche” sia necessario prevedere uno locale d’attesa o, almeno, uno spazio o un vano ad essa dedicati.

Ma come fare se la farmacia non dispone di locali esterni o se essi non rientrano nei requisiti minimi necessari per ottenere l’autorizzazione?

Le possibilità offerte dalla delibera sono due. La prima, forse la più semplice, è quella di svolgere le prestazioni “al di fuori degli orari ordinari di apertura al pubblico”. La seconda opportunità è invece quella di dividere il locale con altre farmacie, a patto che i locali siano ubicati all’interno della pianta organica di almeno una delle farmacie coinvolte in questo accordo, per dirla all’inglese, di space-sharing.

Infatti, come prevede al delibera, “due o più farmacie afferenti alla medesima Azienda ULSS, di proprietà di soggetti diversi possono esercitare in comune i servizi di primo livello di autoanalisi e di secondo livello erogabili con dispositivi strumentali e/o erogare prestazioni professionali presso locali distaccati, previa stipula” di uno specifico contratto di rete.

Come detto, la delibera del Veneto segue una serie di provvedimenti simili adottati da altre Regioni. Si tratta di iniziative che vanno nella giusta direzione di favorire la possibilità di espletare nel migliore di modi i servizi. La delibera del Veneto sarà certamente di esempio anche ad altre regioni che si apprestano ad adottare provvedimenti simili.

Come è nata la delibera

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PROFESSIONE

Abbiamo chiesto ad Andrea Bellon, presidente di Federfarma Veneto, di raccontarci come è nata la delibera, alla base della quale c’è stata una stretta collaborazione tra le rappresentanze di categoria e le istituzioni regionali.

Dottor Bellon, quali sono i punti a suo avviso più significativi di questa delibera?

Per quanto riguarda la questione degli spazi interni da dedicare all’erogazione dei servizi, in particolare quelli di secondo livello, abbiamo pensato, assieme alla Regione, di rovesciare il ragionamento: anziché partire dall’individuazione a priori di spazi minimi necessari, abbiamo deciso che sia la specifica attività erogata a determinare le dimensioni necessarie al suo corretto svolgimento.

Nella delibera, si stabilisce infatti che debbano essere garantiti spazi di manovra adeguati per gli operatori e per la gestione delle strumentazioni, senza porre un limite a monte. Del resto, se ci pensiamo, sarebbe assurdo paragonare gli spazi dedicati ai servizi all’interno di una farmacia a quelli di un ambulatorio, dove si svolgono unicamente analisi. È la farmacia nel suo insieme a possedere i requisiti necessari, non lo spazio dedicato ai servizi.

Il ragionamento non fa una piega e, in effetti, apre la strada ad un differente modo di intendere gli spazi interni della farmacia. La delibera prevede anche un’altra grande novità, ovvero la possibilità di operare in spazi esterni.

La nostra regione presenta delle caratteristiche peculiari, con molte farmacie che, per dimensioni, risulterebbero impossibilitate ad erogare i servizi all’interno dei locali della farmacia.

Penso a Venezia, dove la diminuzione progressiva della popolazione ha sì determinato un soprannumero di farmacie, ma si tratta pur sempre di farmacie sottodimensionate, impossibilitate ad ampliare i propri spazi proprio per come è strutturata la città. Ma penso anche alle molte aree montane e rurali che caratterizzano il nostro territorio. Sarebbe un peccato che, in quelle situazioni particolari, la popolazione rimanesse priva della farmacia dei servizi. Abbiamo allora pensato all’utilizzo di spazi esterni, anche da condividere con altre farmacie del territorio. Nel pensare a queste soluzioni, abbiamo voluto salvaguardare un principio cardine che condividiamo con la Regione, ovvero il rispetto della pianta organica.

Gli spazi esterni utilizzati per l’ero -

gazione dei servizi devono essere interni alla pianta organica della farmacia e, nel caso più farmacie si mettessero in rete per gestire uno stesso spazio, questo deve essere ubicato internamente alla pianta organica di almeno una tra le farmacie coinvolte.

Da quanto lei ci racconta, avete operato in stretta sinergia con la Regione, condividendo con le istituzioni l’intero progetto. Sì, e non è la prima volta!

La Regione Veneto si è sempre dimostrata molto attenta al potenziale che le farmacie offrono per la tutela della salute pubblica. Il nostro progetto per l’aderenza terapeutica, per esempio, viene tuttora preso ad esempio in molte altre realtà.

Sempre nel recente passato, abbiamo intrapreso altre importante collaborazioni.

Non posso non ricordare che, fin dagli albori della cosiddetta farmacia dei servizi, il Veneto è stata l’unica regione ad avere avviato tutti i servizi che, via via, si sono resi possibili.

Questo è frutto di una collaborazione costante e costruttiva, che parte, e ci tengo a ricordarlo, da una grande disponibilità della Regione al confronto con la nostra categoria.

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SANITÀ

Lo strano caso del medico di base ...privato

Realtà o finzione? Quella che ci apprestiamo a raccontare è la storia di una situazione grottesca ma reale, una tendenza che sta assumendo rilevanza in diverse realtà del nostro Paese. Del resto lo sappiamo: in risposta ad un bisogno reale, si trova spesso una soluzione realistica. E quasi sempre si prova a fare del business, che non guasta mai.

Quando si racconta una storia, nelle migliori tradizioni, lo si fa partendo da un “C’era una volta”. Ma, soprattutto, ci si pone nell’ottica di un punto di vista ben preciso. In questo caso non è semplice farlo. Chi è il lupo?

E chi l’ingenua bambina che cammina nel bosco ignara del suo destino?

Al contrario, quella che ci apprestiamo a raccontare non è una fiaba, essendo priva di elementi magici; e non è nemmeno una favola, mancando del tutto ogni fine educativo o morale da trasmettere. È piuttosto la storia di un ragazzino impertinente che lancia il sasso e ritrae la mano. Il monello che suona il campanello, attira l’attenzione e poi scappa. Chiaramente, come in ogni storia che si rispetti, ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.

In un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, un centro medico polispecialistico di una ridente cittadina di provincia del Nord Italia comunica ai propri follower una nuova opportunità:

“Hai bisogno di un medico per tutti, da nonno Giuseppe alla piccola Emma? Family Doc arriva in città!”. Noi farmacisti, che abbiamo il difetto di essere tecnici e pignoli, traduciamo il testo con un qualcosa del tipo: “Disponibile un nuovo servizio di medicina generale con competenze anche in ambito geriatrico e pediatrico”.

Il giornale della cittadina di provincia, che invece cerca la notizia, titola: “Arriva il medico di base privato: zero attese e burocrazia, ma si pagano visita e ticket” evidenziando, nel sottotitolo, quella che sembra essere la “nuova frontiera della privatizzazione”. In effetti, il servizio è di tipo privatistico e, come giustamente si affretta a precisare in un altro post la stessa pagina Facebook

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del centro medico “Il titolo riporta erroneamente la dicitura medico di base”. “Si tratta invece - continua il post - di visita internistica ... Speriamo che il servizio sia utile a quei pazienti che non hanno il medico di famiglia, o per vari motivi hanno difficoltà a ricevere supporto, il servizio non sostituisce quello offerto dal Ssn, è aperto a pazienti di ogni provincia e nazionalità”. Queste precisazioni sono corrette e doverose, ma, ormai, il sasso è stato lanciato e la stampa si è mossa. Ecco allora che i politici locali alzano le antenne e, nella loro mente, si affacciano pensieri del tipo: “Caspita! Qui se si viene a sapere che serve il medico di base privato per evitare burocrazia e attese, passa il messaggio che la sanità regionale non è poi così

efficiente come viene raccontata”. Il caso rientra, la notizia piano piano non fa più scoop, la finestra rimane rotta e il bambino è già tornato a casa.

Ma se la carta stampata fa notizia per un sol giorno, i social media hanno la memoria più lunga. Riprendiamo allora a leggere il post che si rivolgeva a nonno Giuseppe e alla piccola Emma o, per meglio dire, ai loro care giver: “Un servizio di medicina interna in regime privato, con un tocco di simpatia e calore familiare. Con noi, sentirsi a proprio agio è la norma! Prenota il tuo appuntamento ... solo 50 euro a visita, sorrisi inclusi”.

Ora, in questa storia, come abbiamo detto, non ci sono orchi né fate, ma solo sorrisi e tanto calore umano ad un prezzo ragionevole.

Al tempo stesso, questa vicenda rappresenta una fotografia veritiera di quello che sta accadendo alla sanità italiana. Mancano i medici di famiglia sul territorio. Spesso, quando ci sono, faticano a garantire un servizio delle urgenze che pur sarebbe dovuto. Nei fine settimana, partendo dal venerdì pomeriggio, anche molti pediatri faticano ad essere disponibili. Si era abituati ad “abusare” dei pronto soccorso, oggi invece sono inavvicinabili a meno di volere attendere ore prima di essere visitati da medici a gettone. La guardia medica è spesso solo un numero di telefono che non risponde. Questa è vita reale, lo sappiamo bene. Ecco allora che soluzioni fantasiose come le visite private di medicina interna trovano sempre più spazio e spesso vengono offerte anche in poliambulatori esterni, ma limitrofi a farmacie sul territorio. A rimetterci è sempre l’utente che, per ovviare ad un disservizio della sanità pubblica, è disposto a pagare di tasca propria la visita, alla quale si sommano i farmaci, che si immagina non vengano prescritti in regime mutualistico, ma su ricetta bianca.

Non è certo colpa della singola sanità regionale se ciò accade; e nemmeno dei poliambulatori che offrono un servizio richiesto o di chi affitta loro i locali.

Qui il cattivo non esiste; e la morale nemmeno: è puro neorealismo alla Luchino Visconti, regista di Ossessione de Il Gattopardo, altro che la favola di Cappuccetto Rosso!

Guardando però al futuro, la storia che abbiamo raccontato suona anche come un segnale dei tempi che cambiano; come un secchio di acqua fredda in faccia a chi, come chi scrive, si ostina a difendere l’idea di un antico Ssn del quale, ormai, rimangono solo il ricordo e la nostalgia.

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La tecnologia nella gestione del diabete

A Milano summit di esperti per tecnologie sempre più vicine alle persone.

Si è svolta a Milano il 23 e il 24 febbraio scorsi la due giorni “WELL DONE - Share your experience in diabetes”, la conferenza organizzata da Roche Diabetes Care Italy che ha visto la partecipazione di circa 100 esperti diabetologi provenienti da tutta Italia. L’evento ha permesso ai clinici di confrontarsi sull’evoluzione tecnologica nel diabete e sull’importanza della scelta del dispositivo per il monitoraggio in continuo del glucosio più idoneo ai bisogni clinici della persona con diabete, per una gestione sempre più personalizzata della malattia. Tutti i presenti hanno convenu-

to sull’utilità dei dispositivi che consentono di rilevare in continuo il livello del glucosio nel liquido interstiziale del sottocute 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana (CGM). Tuttavia, la rapidissima evoluzione dei dispositivi presenti sul mercato, rende di fondamentale importanza che gli esperti abbiano una conoscenza approfondita delle diverse opzioni e siano in grado di scegliere quella più adatta, caso per caso, alle esigenze del singolo paziente.

Ciò che differenti sistemi attuali di monitoraggio in continuo del glucosio interstiziale hanno in comune è che ormai sono tutti

classificabili come CGM in quanto permettono di conoscere in tempo reale il valore di glucosio nel sangue e di predire l’andamento della glicemia attraverso frecce di tendenza, avvertendo il paziente con allarmi sonori. Questo evita il rischio di pericolose variazioni di glicemia che possono portare a ospedalizzazioni e a complicanze importanti nel lungo termine. Ciascun diabetologo può quindi scegliere la soluzione più congeniale al singolo paziente. Accanto alle molte potenzialità offerte dll tecnologia, perdurano alcuni aspetti di criticità.

Dalla due giorni milanese è infatti

Nuovo COLLEGAMENTO 14 2 | 2024 INNOVAZIONE

emerso con chiarezza che l’anello debole del sistema è attualmente rappresentato dal percepito degli utilizzatori e dalla loro scarsa familiarità con l’utilizzo dei diversi sistemi CGM.

Proprio al fine di permettere che questi dispositivi vengano sfruttati al meglio, è invece opportuno che gli utilizzatori conoscano e condividano con i propri sanitari di riferimento tutti i vantaggi che questa tecnologia offre, sia da un punto vista clinico sia psicologico. La presentazione dell’indagine “Indicatori di usabilità dei sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio: il punto di vista delle per-

sone con diabete” ha permesso ai clinici presenti all’evento di mettere in evidenzia il reale percepito degli utilizzatori. Le caratteristiche dei sensori CGM che, secondo i pazienti, sono ritenute più importanti sono l’impermeabilità, elemento evidenziato come fondamentale dall’85% deg intervistati. E’ poi emerso che il 63% dei rispondenti utilizza l’app collegata al sistema CGM cinque o più volte al giorno per monitorare l’andamento del glucosio. Le funzionalità principalmente apprezzate sono la lettura del valore del glucosio, la freccia di tendenza e la possibilità di condividere i dati di monito -

raggio con il medico sono le più utilizzate.

Per quanto riguarda invece gli aspetti emozionali, il 67 % dei rispondenti si dichiara “sicuro” rispetto all’utilizzo dei sistemi, mentre il 44% si sente “accudito” e il 56% “protetto”. Interessante il dato che più dei tre quarti del campione riporta di non sentirsi per nulla o poco ansioso rispetto all’utilizzo di questi dispositivi, sentimenti che risultano più comuni tra chi usa il sensore da meno di due anni. Un ulteriore elemento da riportare riguarda il fatto che dall’incontro è emersa una forte disomogeneità territoriale nell’utilizzo delle soluzioni più evolute. Altro punto critico è rappresento da un troppo lento e macchinoso aggiornamento delle linee guida, che andrebbe intrapreso coinvolgendo dal principio associazioni pazienti e società scientifiche, per favorire un accesso equo a tutte le soluzioni tecnologiche oggi disponibili e garantire ad ogni persona con diabete di poter beneficiare di una gestione personalizzata della propria patologia.

UN ESEMPIO CONCRETO DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA

A fine febbraio, Movi S.p.A., azienda leader nella distribuzione di tecnologie all’avanguardia nel campo delle attrezzature biomediche e ospedaliere, ha presentato in un ciclo di eventi di lancio una nuova soluzione terapeutica definita “Pancreas Artificiale” utile per tutte le persone insulino-trattate. Al di là della definizione, forse troppo ottimistica, la soluzione merita di essere analizzata perché rappre -

Nuovo COLLEGAMENTO 15

INNOVAZIONE

senta una dimostrazione concreta di come la tecnologia e i servizi viaggiano sullo stesso piano, offrendo grandi opportunità per migliorare la salute e semplificare la vita dei pazienti.

In risposta alla crescente sfida sanitaria rappresentata dal diabete, la soluzione innovativa presentata da Movi mira a migliorare la gestione del diabete e viene definita in grado di:

• Migliorare il controllo glicemico

• Automatizzare l’erogazione dell’insulina

• Soddisfare i bisogni legati alla praticità, discrezione e facilità

•Garantire maggiore libertà nella vita quotidiana dei pazienti

•Ottimizzare della routine ambulatoriale dei clinici

Ma dal punto di vista della tecnologia, come funziona il sistema?

Il dispositivo consiste in una pompa insulinica, in un sensore per il monitoraggio continuo della glicemia (Dexcom G7) e in un algoritmo predittivo di controllo che automatizza e personalizza l’erogazione di insulina in base ai dati forniti dal sensore, adattandosi alle esigenze individuali e offrendo una grande adattabilità, libertà ed una migliore qualità di vita in chi ne fa uso. Come dichiara l’azienda produttrice, il dispositivo è stato progettato in ottica “user centered”, ovvero pensato per ottimizzarne e semplificare l’interazione con l’utilizzatore finale e per migliorare la gestione quotidiana da parte dei clinici. Partendo dall’ascolto e da un’analisi dei bisogni, è stato sviluppato un sistema in grado di soddisfare le necessità di medico e paziente.

I vantaggi di questo sistema, deno -

minato si evidenziano in tre aspetti fondamentali:

1. Miglioramento del controllo glicemico:

Il sistema garantisce un aumento significativo del compenso metabolico e grazie alle nuove caratteristiche del sensore per il monitoraggio in continuo dei livelli di glucosio nel sangue, Dexcom G7 consente ai pazienti di poter trascorrere ancora più tempo in “closed loop”, ovvero di poter beneficiare più a lungo dell’erogazione automatizzata dell’insulina.

2. Gestione “intelligente” dell’insulina:

il sistema AHCL di Tandem utilizza un algoritmo avanzato per modulare la somministrazione automatica dell’insulina basale e dei boli correttivi con una previsione dei livelli di glicemia a 30 minuti, ottimizzando così il controllo glicemico fin dai primi momenti di utilizzo. Un sistema che rappresenta una grande rivoluzione per i pazienti e per i medici che li hanno in cura.

3. Praticità, discrezione e facilità d’uso:

un sistema confortevole che integra un sensore più piccolo del 60%, che necessita di un tempo di avvio (warm-up) di soli 30 minuti, dalla grande flessibilità e dalla straordinaria accuratezza.

Tutti questi aspetti, si traducono in una maggiore libertà nella routine degli utilizzatori e in un approccio al diabete più spensierato, così come in una maggior semplicità di gestione della terapia da parte del clinico.

Va tuttavia osservato che, maggiore è la complessità tecnologica dei dispositivi utilizzati, più elevata diventa la necessità che gli

operatori sanitari che la utilizzano siano formati e competenti per un utilizzo che ne sappia sfruttare appieno tutte le potenzialità. A tale proposito, l’azienda garantisce che esiste un gruppo interassociativo per l’aggiornamento specifico degli Specialisti su queste tematiche. Questa e altre recenti innovazioni sono le benvenute in ambito di gestione del diabete, specie se si pensa che, in Italia, il 6,6% della popolazione generale e il 7,7% della popolazione adulta ha ricevuto una diagnosi di questa patologia. Tra questi, la diagnosi di diabete di tipo 1, tipologia autoimmune che determina la totale assenza di produzione dell’insulina, rappresenta circa il 10% dei casi.

Va anche ricordato che attualmente un minore su 1000 ha ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 1.

Purtroppo, il trend di aumento delle patologie croniche sembra essere in continua crescita, se è vero che, come dimostrano le proiezioni dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, ci si aspetta che entro il 2028 il numero di italiani ne saranno affetti raggiungerà la cifra impressionante di 25 milioni.

Questi e molti altri dati evidenziano l’urgenza di strategie preventive, di sensibilizzazione e management per affrontare questa crescente urgenza sanitaria. In questo senso l’offerta di soluzioni ad alta tecnologia che faciliti la gestione del paziente diventa fondamentale e la farmacia si candida a fare da ponte tra l’innovazione tecnologica e l’offerta di servizi ai cittadini.

16 Nuovo COLLEGAMENTO 1 | 2024
2 | 2024

VACCINI

Pandemia aviaria: mettiamo le mani avanti

Il 22 febbraio 2024, il comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il medicinale Incellipan, destinato all’immunizzazione attiva in caso si una pandemia ufficialmente dichiarata.

Negli Stati Uniti, un vaccino contro l’infezione umana da virus aviario H5N1 è disponibile dal 2020, con il nome commerciale di Audenz, indicato a persone considerate ad alto rischio di esposizione all’influenza aviaria H5N1, come ad esempio lavoratori dell’avicoltura o individui che viaggiano in paesi dove è più facile entrare in contatto con uccelli infetti. Ora, anche l’Europa si appresta ad avere una soluzione contro H5N1, anzi due. Nella riunione dello scorso 22 febbraio, il comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema (Chmp) ha raccomandato l’approvazione di 10 medicinali e, tra questi, ha espresso il parere positivo per due vaccini contro il sottotipo H5N1 del virus dell’influenza A, conosciuta anche

come influenza aviaria in quanto diffusa tra i volatili.

Il virus non è contagia, se non in rarissimi casi, gli umani. Inoltre, la trasmissione interumana è da considerarsi un’ipotesi limitata se non occasionale. Tuttavia la decisione dell’Ema è importante. Nel caso, di certo da scongiurare, di uno spill-over e dell’arrivo di una pandemia di origine aviaria veicolata da questa tipologia di virus, dal punto di vista regolatorio saremmo già pronti a correre ai rimedi disponendo fin da subito di due vaccini efficaci.

Va detto che tra i due vaccini esistono molte similitudini, ma anche delle differenze. Sono infatti sostanzialmente identici dal punto di vista farmacologico, ma diversi sotto il profilo regolatorio.

18 2 | 2024
Nuovo COLLEGAMENTO

Il primo, denominato Celldemic contiene antigeni di superficie dell’emoagglutinina e della neuraminidasi purificati dai virus inattivati del ceppo simile a A/ turkey/Turkey/1/2005 (H5N1) prodotti in colture cellulari. Nello specifico, questo vaccino è destinato ad essere impiegato nell’eventuale arrivo di epidemie di influenza provenienti da animali, anche qualora non fosse ancora stato dichiarato lo stato pandemico.

Stando a quanto riportato dal sito dell’Ema, “Il vantaggio di Celldemic è una risposta immunitaria robusta negli adulti e nei bambini tre settimane dopo due dosi di vaccino somministrate a distanza di tre settimane, misurata mediante i titoli di

inibizione dell’emoagglutinazione contro il virus H5N1”. Quanto alle indicazioni, “Celldemic è indicato per l’immunizzazione attiva contro il sottotipo H5N1 del virus dell’influenza A negli adulti e nei neonati a partire dai 6 mesi di età”. Il secondo, chiamato Incellipan, pur avendo le medesime caratteristiche (H5N1, antigene di superficie, inattivato, adiuvato, preparato in colture cellulari) è invece destinato ad essere utilizzato solo in caso di situazione pandemica dichiarata dalle autorità competenti. Le indicazioni, i possibili effetti avversi e altri dati che si possono trovare sul sito dell’Ema sono pressoché identici tra i due vaccini, del resto prodotti dalla stessa ditta. La differenza tra i due sta

in un aspetto che sembra un sottigliezza, ma così non è. In caso di pandemia, una volta identificato il ceppo virale responsabile, il produttore può includere questo ceppo nel secondo vaccino preventivamente autorizzato che diventerebbe così il “vaccino pandemico finale”. In sostanza, se il ceppo responsabile non fosse l’attuale H5N1, l’inserimento di altri ceppi virali, ovvero quelli responsabili dell’eventuale emergenza pandemica in corso non richiederebbe la necessità di una nuova autorizzazione, visto che la qualità del prodotto, la sua sicurezza e l’efficacia sono già state valutate. In questo modo, l’autorizzazione del vaccino pandemico finale sarà accelerata. Quella indicata dal comitato per il medicinale Incellipan è quindi una raccomandazione per il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata.

Ricordiamo che quelli caratterizzati da una “immissione in commercio condizionata”, sono medicinali che, stando alla definizione dell’Ema, “soddisfano un bisogno medico insoddisfatto ai quali viene rilasciato con un’omologazione condizionata se l’utilità per la sanità pubblica di una disponibilità immediata supera il rischio che siano ancora necessari dati supplementari. Si prevede, ricorda sempre Ema, che il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio fornisca dati clinici completi in una fase successiva. Ben venga, dunque, che l’Ema abbia avviato le pratiche per autorizzare due vaccini contro il rischio di possibili influenze di origine aviaria che, come sappiamo, è un rischio sempre presente.

L’influenza aviaria, come dice il nome, è causata da un virus influenzale di tipo H5N1 che colpisce principalmente gli uccelli. Il virus della nostra influenza stagionale, al quale siamo in gran parte immunizzati visto che circola

Nuovo COLLEGAMENTO 19

VACCINI

da diversi anni, è di tipo H2N3 e, ogni anno, subisce piccole modificazioni.

Ma cosa succederebbe se il virus aviario, rispetto al quale non abbiamo ancora sviluppato anticorpi, iniziasse a trasmettersi anche all’uomo?

Le possibili conseguenze sarebbero, di certo, molto gravi. Negli ultimi anni, in effetti, si è assistito a un aumento del numero di focolai di aviaria in diverse parti del mondo, alimentando la preoccupazione per una potenziale pandemia (vedi box).

È tuttavia importante precisare che la maggior parte dei casi di contagio da virus H5N1 nell’uomo si è verificata in persone che hanno avuto un contatto diretto con animali infetti.

Il rischio di contagio per la popolazione generale è dunque molto basso e il rischio reale di una pandemia aviaria è difficile da quantificare con precisione. Diversi fattori, tuttavia, potrebbero concorrere a determinarlo. Anzitutto, la capacità del virus di mutare: il virus H5N1 ha già dimostrato la capacità di mutare in forme più facilmente trasmissibili all’uomo.

In secondo luogo, risulta fondamentale limitare al massimo l’esposizione umana al virus: il rischio di contagio aumenta infatti in caso di contatto diretto con animali infetti o con superfici contaminate.

In questo senso, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un miglioramento delle misure di biocontenimento, ovvero all’adozione di misure rigorose per evitare la diffusione del virus dagli animali all’uomo.

In conclusione, il rischio di una pandemia aviaria è reale e non va sottovalutato. Anche adesso che ci apprestiamo ad avere due importantissimi armi a nostra disposizione: un vaccino già pronto all’uso, l’altro già pronto ad essere modificato per combattere il virus responsabile della prossima pandemia di origine aviaria. Ma diciamolo sottovoce, almeno per scaramanzia.

L’AVIARIA NEGLI ANNI

IL PRIMO GRANDE RISCHIO AVIARIA

Nel 1923 un ricercatore americano portò clandestinamente il virus in un suo laboratorio, da cui nel 1924 si diffuse colpendo il mercato dei polli di New York e in seguito ampi territori dell’est. Fortunatamente, l’epidemia venne sradicata nel giro di un anno.

Dal 2003 al 2023, sono stati segnalati 868 casi di contagio umano da virus H5N1 in 19 Paesi, con 457 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in Asia, con l’Indonesia, l’Egitto e la Cina che hanno registrato il maggior numero di contagi.

Alcuni esempi di contagio umano da virus H5N1:

• 2003: In Hong Kong, un focolaio di H5N1 ha portato a 18 casi e 6 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in persone che avevano avuto un contatto diretto con pollame infetto.

• 2004: In Vietnam, un focolaio di H5N1 ha portato a 120 casi e 56 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in persone che avevano avuto un contatto diretto con pollame infetto.

• 2005: In Indonesia, un focolaio di H5N1 ha portato a 110 casi e 64 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in persone che avevano avuto un contatto diretto con pollame infetto.

• 2013: In Egitto, un focolaio di H5N1 ha portato a 122 casi e 37 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in persone che avevano avuto un contatto diretto con pollame infetto.

• 2021: In Cina, un focolaio di H5N1 ha portato a 26 casi e 7 decessi. La maggior parte dei casi si è verificata in persone che avevano avuto un contatto diretto con pollame infetto.

Nuovo COLLEGAMENTO
20 2 | 2024

Settimane Utifar

2024

La formazione in luoghi meravigliosi

Puglia

Vivosa Apulia

Resort

dal 24 al 31 agosto Il corso Ecm è in costruzione, l’argomento verterà sulla farmacia dei servizi, a breve i dettagli.

Sardegna Forte Village

Resort dal 23 al 29 giugno

Il corso Ecm

- I parte: La farmacologia di genere;

- II parte: Le nuove sostanze

psicoattive: com’è cambiato il mondo degli stupefacenti.

Relatrice: prof.ssa Luigia Trabace ordinario di Farmacologia

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Il contributo del farmacista: il ruolo nelle cure post ospedaliere

Il coinvolgimento attivo dei farmacisti nelle transizioni di cura si è dimostrato un elemento fondamentale per migliorare i risultati dei pazienti e ridurre significativamente i tassi di riammissione ospedaliera.

Come emerge da diversi studi clinici e analisi di coorte retrospettive, i farmacisti rivestono un ruolo cruciale nella promozione della sicurezza e dell’efficacia del trattamento farmacologico, attraverso una formazione diretta ai pazienti sulle nuove terapie farmacologiche, l’identificazione delle reazioni avverse ai farmaci (ADR) e garantendo che la terapia farmacologica sia appropriata per ciascuna condizione medica.

Un nuovo articolo, pubblicato sul Journal of the American College of Clinical Pharmacy, ha esplorato ulteriormente il ruolo esteso del farmacista nelle transizioni di cura e il suo impatto sui tassi di riammissione ospedaliera. Lo studio ha coinvolto 296 soggetti con un’età media di 72 anni, con un punteggio di rischio di riammissione ospedaliera Epic di 25 o superiore, tra l’01 novembre 2022 e il 28 febbraio 2023.

I soggetti sono stati randomizzati in modo casuale in due gruppi: uno riceveva le cure standard (SOC), l’altro un servizio esteso (SOC esteso), caratterizzato da un coinvolgimento maggiore del farmacista nelle fasi di dimissioni.

Nuovo COLLEGAMENTO 24 2| 2024
PROFESSIONE

L’INTERVENTO DEL FARMA-

CISTA RIDUCE LE VISITE AL PRONTO SOCCORSO E LE RIAMMISSIONI OSPEDALIERE.

I risultati mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso del 4,9% e di riammissioni ospedaliere dell’8,2% nel gruppo SOC esteso. Anche se i risultati non sono stati statisticamente significativi, hanno evidenziato un trend positivo che indica che un maggior coinvolgimento del farmacista aiuta a migliorare l’assistenza del paziente durante le transizioni di cura.

FONDAMENTALE

AUMENTARE L’EDUCAZIONE DEL PAZIENTE SULLE NUOVE TERAPIE.

La maggior parte degli interventi estesi dei farmacisti prevedevano consulenza sulle terapie farmacologiche attuali e nuove.

In molti casi, i pazienti non erano consapevoli del motivo per cui

stavano assumendo determinati farmaci, non sapevano come utilizzare correttamente i dispositivi medici (ad esempio, inalatori e penne per insulina) e non erano a conoscenza degli effetti collaterali che i loro farmaci potevano causare. Il coinvolgimento del farmacista alla dimissione può identificare errori nella terapia farmacologica, completare riconciliazioni farmacologiche e fornire consulenza sulla terapia farmacologica che può portare a riduzioni dei tassi di riammissione ospedaliera e delle visite al pronto soccorso.

RIDUZIONE DEI COSTI OSPEDALIERI

Lo studio fornisce la base per condurre un’analisi post-hoc sui risultati economici dei servizi offerti, aprendo così la strada alla comprensione approfondita degli impatti finanziari delle attività svolte.

Considerando i costi associati alle visite in pronto soccorso (costo medio di 512$) e ai ricoveri ospedalieri (6.227$), il gruppo SOC esteso riducendo le visite al pronto soccorso e le riammissioni ospedaliera potrebbe portare ad un risparmio significativo dei costi ospedalieri, con una stima di $20.393.

UN POTENZIALE DA CONFERMARE IN STUDI FUTURI

Lo studio dimostra che il coinvolgimento del farmacista può portare a un miglioramento della cura del paziente e apre la strada ad ulteriori ricerche e analisi che valutino l’impatto economico della diminuzione dei tassi di riammissione e l’effetto di interventi farmaceutici più mirati e intensivi in determinati gruppi di pazienti.

Fonte: https://accpjournals.onlinelibrary. wiley.com/doi/full/10.1002/jac5.1887

25 Nuovo COLLEGAMENTO

Farmacista

Biologo Nutrizionista

Master in alimentazione e dietetica clinica

Stile di Vita e patologie gastriche

Le abitudini alimentari, il fumo, il ritmo circadiano o l’approccio emotivo che ciascuno ha nei confronti degli eventi possono influenzare l’insorgenza e la gravità del processo patologico correlato all’ulcera peptica. In questo articolo, proponiamo una carrellata delle più recenti evidenze scientifiche e degli studi che mettono in correlazione lo stile di vita e il danno alla mucosa gastrica.

La definizione di ulcera peptica ci racconta di “una interruzione dell’integrità della mucosa gastrica e/o duodenale con lesione infiammatoria locale e possibile escavazione”.

Lo stile di vita di ogni individuo influisce inevitabilmente sulla omeostasi fisiologica di questa condizione. Atteggiamenti malsani possono condurci verso lo sviluppo di malattie croniche e cancro. Studi sperimentali hanno dimostrato come determinate scelte quotidiane possano condizionare il nostro stato di salute. A tal proposito, elencheremo quali sono i fattori e le scelte di vita che predispongono o acutizzano il processo patologico nel paziente con ulcera peptica.

26 Nuovo COLLEGAMENTO 2 | 2024 EVIDENZE

IL FUMO DI SIGARETTA

Probabilmente è uno dei fattori eziopatogenetici di maggiore rilievo nello sviluppo dell’ulcera peptica, ma anche nella sua riacutizzazione. È stato dimostrato che il fumo di sigaretta rallenta i meccanismo di riparo della mucosa ed induce lesioni endoteliali risultanti dallo stress ossidativo innescato da molteplici sostanze contenute nel fumo di sigaretta.

Studi sperimentali hanno dimostrato come l’efficienza del microcircolo, la sintesi e la secrezioni di muco a livello gastrico, siano alterate dal fumo.

Quest’ultimo sembra inibire la proliferazione cellulare, interferire con il fattore di crescita epiteliale e nella sintesi di poliammine. Queste azioni, unite alla presenza di comorbilità ed età avanzata possono causare ulcera peptica.

Le basi biochimiche del danno da fumo di sigaretta si devono ricercare in:

• Riduzione dell’ EGF.

• Aumento della produzione di radicali liberi e leucotriene B4.

• Riduzione della NO sintetasi e mieloperossidasi.

• Influenza dell’espressione delle molecole di adesione gastrica.

• Cronicizzazione del processo infiammatorio.

L’azione del fumo di sigaretta è ancora un dibattito aperto, in quanto dipende molto dal dosaggio.

Esso può aumentare o diminuire la secrezione gastrica, in base alla variabilità individuale, ed il numero di sigarette fumate, non è stato possibile stabilirlo con certezza. Sperimentalmente è stato dimostrato che, nel topo, il fumo di sigaretta aumenta la produzione della pompa H+-K+-ATPasi nella mucosa ossintica, il che può spiegare la predisposizione del fumatore a sviluppare ulcera peptica.

STRESS, ANSIA, DEPRESSIONE E STATI

EMOTIVI

Negli ultimi tempi, è stata ripresa in considerazione la correlazione, già documentata in studi precedenti, tra lo stress quotidiano e la comparsa o acutizzazione del processo ulceroso.

Uno studio danese che ha coinvolto circa 12.000 pazienti seguiti per 33 mesi ha confermato che un elevato livello di stress “percepito” era associato ad un aumentato rischio di ulcera peptica.

Nello specifico è stato osservato che nei pazienti sotto stress, il rischio di sviluppare il processo ulceroso è superiore di 2.2 volte rispetto al gruppo di controllo.

Bisogna specificare che lo studio è stato effettuato da Deding e coll su pazienti non affetti da malattie mentali. Lo stress a cui si è fatto riferimento è quello derivante dalla quotidianità individuale. E’ stato inoltre documentato lo stato socioeconomico del paziente tenendo conto di:

• Età

• Consumo di farmaci

• Fumatore o ex fumatore

• Occupazione

• Grado di istruzione

• Condizioni abitative

• Consumo di alcool

Sia lo studio Levestein S et all del 2015 che quello di Deding et all del 2016 confermano che un basso stato socioeconomico porta all’attuazione di comportamenti predisponenti all’ulcera peptica. Il Sonno - Il ritmo circadiano è di fondamentale importanza per il nostro organismo. Esso regola quella che è la secrezione ormonale di determinate molecole e come tale permette il mantenimento di una omeostasi, fondamentale per evitare l’instaurarsi di processi patologici.

Nei lavoratori turnisti, infatti, dove il ritmo circadiano è invertito, sono stati evidenziati:

• Riduzione della secrezione di melatonina.

• Aumento del rischio di obesità.

• Alterazione del sistema immunitario.

• Alterazione della secrezione di leptina e grelina.

• Aumento dell’introito calorico.

• Aumento di sindrome metabolica.

• Aumento secrezione di cortisolo.

• Aumento dello stato infiammatorio sistemico.

• Ansia e depressione.

• Atteggiamenti malsani come alcol e fumo.

Uno studio ha confermato una correlazione tra il ritmo circadiano e l’integrità del nostro Microbiota. Questa alterazione potrebbe predisporre a patologie gastrointestinali ed ai processi ulcerosi. Alcune ricerche confermano che il ritmo circadiano sia alla base della secrezione ritmica di determinati ormoni gastrointestinali come: polipeptide inibitorio gastrico, gastrica ed il peptide-1 glucagone simile .

SHOCK ED EVENTI TRAUMATICI

Molte volte, quando ci si ritrova ad affrontare dei momenti difficili, una delle sedi maggiormente colpite è l’apparato gastrointestinale. Alla base di questo processo vi è la presenza di una fitta rete neuronale che collega il sistema nervoso centrale, ed in particolare il centro emotivo, a sedi periferiche come stomaco e colon. In generale tutto l’apparato gastrointestinale gode di numerosi collegamenti nervosi che hanno delle caratteristiche uniche nel suo genere, per la presenza di particolari neurotrasmettitori, recettori tipici ed andamenti di secrezione che restano ancora oggi oscuri.

27 Nuovo COLLEGAMENTO

ATTUALITÀ

Dopo il terremoto del 2011 in Giappone, l’osservazione a tre mesi di alcuni pazienti giapponesi ha registrato un aumento del 1.5% di ricoveri per UP e del 2.2% di complicanze ed in modo indipendente da infezioni da H. Pylori e/o FANS. Questo testimonia come la componente emotiva può avere un ruolo nella fisiopatologia della malattia. Cambi stagionali - E’ stata osservata un certo aumento di casi di ulcera peptica soprattutto durante i mesi invernali. A causa della stimolazione del sistema nervoso simpatico, dovuta allo stress dei cambiamenti climatici soprattutto nei mesi invernali, la secrezione di noradrenalina ed adrenalina aumenta portando a vasocostrizione, con apporto insufficiente di ossigeno. Tale carenza di ossigeno si ripercuote in un peggioramento dello stato infiammatorio ed aumento dell’entità della lesione cutanea. Le secrezioni gastriche, con elevata quantità di acido prodotto vengono messe anche in relazione alla variazione nella secrezione di melatonina durante i cambiamenti stagionali. Oltre a tali fattori vi è un aumento di eventi di ricovero ospedaliero in inverno per peggioramento delle condizioni ulcerose con picchi primaverili, in relazione ad un aumento del consumo di alcol e fumo in determinati paesi. Durante i mesi invernali, inoltre, i soggetti che presentano stati di dolore cronico come artrite reumatoide o artrosi, sono costretti ad aumentare il consumo di FANS per alleviare i sintomi. La produzione di prostaglandine a partire dall’acido arachidonico, viene interrotta dal meccanismo d’azione dei FANS.

Come ben sappiamo, il principale effetto collaterale dei FANS è la gastrolesività.

LO SPORT COME SFOGO DI ANSIA E STRESS

Lo sport praticato in maniera moderata riduce la probabilità di insorgenza di ulcera peptica. Probabilmente il meccanismo maggiormente accreditato è quello riconducibile ad una ridotta secrezione gastrica in relazione ad una diminuzione dello stress unito a dei fattori dietetici adeguati. Un aumento del consumo di frutta e verdura, ed una dieta ricca di fibre risulta essere associata con minor frequenza ad ulcera peptica. Bisogna specificare che pazienti che riportano UP (Ulcera Peptica) non tollerano tutta la frutta o la verdura che mangiano, a tal proposito degli esperti sapranno consigliare il regime alimentare adeguato. Uno studio prospettico di diversi anni, condotto da un ricercatore danese ( Rosenstock et al), ha dimostrato come l’ulcera peptica sia ricollegata all’utilizzo di ansiolitici e tranquillanti, confermando l’assunto che persone più fragili caratterialmente presentano una maggiore frequenza di episodi ulcerosi a livello gastrointestinale.

IL CAFFÈ, SI O NO?

L’azione del caffè sulla UP è ancora del tutto non chiarito in quanto sappiamo con certezza che la caffeina stimoli il sistema nervoso autonomo, ed in particolare quello simpatico, portando ad un aumento nella secrezione di gastrica, dannosa per i fenomeni ulcerosi sia gastrici che duodenali. Inoltre vi è una correlazione anche con la GERD o malat-

tia da reflusso a causa dell’azione rilassante ad opera dello sfintere esofageo inferiore.

Di contro, uno studio del 2013 che ha arruolato circa 8000 persone e condotto da Shimamoto et al., ha concluso che non è possibile stimare una correlazione esatta tra il caffè ed l’insorgenza di ulcera, e pare che alcuni suoi effetti benefici come l’azione antiossidante addirittura superi gli indubbi effetti negativi. Ad oggi possiamo solo consigliare ai pazienti di agire in maniera sintomatica nei confronti del processo ulceroso, tenendo sotto controllo il proprio profilo alimentare ed evitando l’utilizzo di sostanze come bevande eccitanti e droghe.

ALCOL

Molti studi sono concordi con l’affermare che l’alcool, consumato singolarmente o associato al fumo, aumenta la trascrizione di ossido nitrico sintetasi. L’ossido nitrico è una molecola importante, soprattutto a livello endoteliale ed a tal proposito il consumo di alcol aumenta la produzione di radicali liberi derivanti da questa molecola. L’aumento esponenziale dello ione perossinitrito, provocato dall’etilismo cronico, pare sia alla base dei principali meccanismi di deficit riparativi a livello della mucosa gastrica. La citotossicità dell’ossido nitrico, non si esplica solo a livello gastrointestinale, bensì anche a livello di neutrofili, macrofagi e cellule endoteliali. L’alcol provoca delle lesioni alla mucosa portando all’insorgenza o riacutizzazione di fenomeni ulcerosi.

Bisognerebbe specificare che l’alcol, a piccole dosi, risulta avere

28 Nuovo COLLEGAMENTO 2 | 2024

un’azione antimicrobica e dunque utile per combattere l’azione del batterio H.Pylori. Il problema fondamentale è che, nella maggior parte dei casi, le quantità consumate sono nettamente superiori per poter esplicare un’azione antimicrobica. L’abuso di alcol provoca, in ogni caso, una maggiore comparsa di specie reattive dell’ossigeno o anche indicate con l’acronimo ROS. Questo squilibrio ossidativo, promuove la modificazione dell’omeostasi cellulare gastrica con gravi danni alla mucosa.

E’ anche stato largamente dimostrato come nel paziente che abusa di tale sostanza, vi è una diminuzione endogena di livelli di glutatione o GSH. Il glutatione è un antiossidante endogeno coinvolto in numerosi processi, ed una sua netta diminuzione è stata segnalata in pazienti con ulcere croniche.

Il consumo di estratti di bacche contenente polifenoli ha portato ad un aumento dei livelli di espressione di glutatione, tutto ciò sta ad indicare come l’alimentazione può essere un’arma considerevole contro questo tipo di processo cronico.

FONTI

• Angela Luciane, and coll.Gastroprotective Value of Berries: Evidences from Methanolic Extracts of Morus nigra and Rubus niveus Fruits.Gastroenterol Res Pract. 2017; 2017: 7089697.Austin GL, Thiny MT, Westman EC, Yancy WS Jr, Shaheen NJ.

• A very low-carbohydrate diet improves gastroesophageal reflux and its symptoms.Dig Dis Sci. 2006 Aug; 51(8):1307-12. Berkowitz L, Schultz BM, Salazar GA, Pardo-Roa C, Sebastián VP, Álvarez-Lobos MM, Bueno SM

• Impact of Cigarette Smoking on the Gastrointestinal Tract Inflammation: Opposing Effects in Crohn’s Disease and Ulcerative Colitis.Front Immunol. 2018 Jan 30; 9:74.Boeckxstaens G, El-Serag HB, Smout AJ, Kahrilas PJ

• Symptomatic reflux disease: the present, the past and the futurePostgrad Med J. 2015 Jan;91(1071):46-54Cani Patrice D. and de Vos Willem M.

• Next-Generation Beneficial Microbes: The Case of Akkermansia muciniphilaFront Microbiol. 2017; 8: 1765.

• Miglioramento della qualità di vita e controllo delle patologie acido correlate con dieta e stile di vita, Tesi di Master presentata dalla dott. ssa Palma Rosa

LA LUNGA STRADA PER ARRIVARE A COMPRENDERE I MECCANISMI DI QUESTA CONDIZIONE

Nel 1988 James Black identifica i recettori H2 per l’istamina a livello gastrico e la loro azione sulla secrezione gastrica.

Nel 1997 Skou Jens

Christian riceve il Nobel per la scoperta dell’enzima Na+-K+ ATPasi, identificando il meccanismo di trasporto simile alla Pompa Protonica delle cellule parietali gastriche, con l’enzima H+-K+-ATPasi.

Nel 2005 Marshall e Warren scoproono il batterio Helicobacter Pylori, i due nel ‘82 avevano già isolato il batterio da feci di pazienti affetti da gastrite cronica attiva, ulcera gastrica e duodenale.

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SALUTE

Colon irritabile: in farmacia un aiuto nella ricerca delle soluzioni

Cè un disturbo, molto diffuso e ben conosciuto, rispetto al quale esistono ancora limiti nella diagnosi e nell’approccio alla sintomatologia. Si tratta della sindrome da colon irritabile, una condizione spesso sottovalutata da chi ne soffre, nonostante la sua alta incidenza nella qualità della vita. La farmacia può avere un ruolo attivo nell’aiutare i propri clienti a riconoscerla e nell’offrire un supporto rispetto all’adozione di corretti stili di vita.

Si stima che colpisca dal 10 al 20% della popolazione italiana, con una prevalenza nelle donne e in chi vive nelle aree urbane.

I suoi sintomi sono noti e facilmente riconoscibili, anche se spesso possono essere confusi con quelli di altri disturbi, in particolare con l’intolleranza al lattosio o al glutine.

Si sa anche molto sugli stili di vita corretti da adottare e sulle diete più appropriate per contrastarla. Non si tratta, insomma, di una malattia rara, nuova o poco conosciuta. Tuttavia, non siamo lontani dal vero quando nutriamo la percezione che questo disturbi sia ampiamente sottodiagnosticato, mal curato e sottovalutato anche da chi ne soffre in prima persona.

La difficoltà per gli utenti di accedere alle visite specialistiche, con particolare riferimento ai tempi di attesa e ai costi, accanto alla attuale carenza della medicina del territorio, acuiscono i rischi di un approccio non corretto e non tempestivo al problema.

Ecco allora che le farmacie, in particolare quelle con un elevata predisposizione all’offerta dei servizi, possono colmare un vuoto informativo e collocarsi dalla parte dei propri utenti, aiutandoli

a comprendere questo disturbo, ad avvicinarsi ad una corretta diagnosi medica e ad adottare i più opportuni stili di vita per controllare l’andamento della sintomatologia. È ampio anche lo spazio per il consiglio di integratori e di prodotti di libera vendita, come quelli a base di fibre idrosolubili o di probiotici. Sempre partendo, ma è inutile ricordarlo, da una profonda conoscenza da parte del farmacista del disturbo e da un continuo percorso di formazione e di aggiornamento.

Le difficoltà diagnostiche Va detto che la diagnosi medica non è veloce, essendo una sorta di diagnosi “ad escludendum”. Sono quindi necessari una serie di test e di esami che, oltre a determinare una dilatazione dei tempi, non facilitano le spesso già problematiche interazione con i medici delle quali abbiamo accennato.

Nuovo COLLEGAMENTO 30 2 | 2024

Alcune delle condizioni che possono essere confuse con questo disturbo includono la celiachia, alcune condizioni infiammatorie croniche intestinali come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, oltre ad eventuali infezioni intestinali causate da batteri, virus o parassiti.

Dopo i 50 anni andrebbe indagato anche il sangue occulto, per escludere l’eventualità di tumori al colon che potrebbero rappresentare una possibile causa di sintomi simili alla sindrome da colon irritabile. Nonostante queste difficoltà, negli ultimi anni, ci sono state importanti innovazioni nel campo della diagnosi e della gestione del disturbo, nonché un crescente interesse per gli approcci dietetici personalizzati. In particolare, di recente la ricerca ha evidenziato l’importanza di un approccio multidimensionale che preveda, accanto alla dovuta attenzione rispetto ai sintomi

gastrointestinali tipici, come dolore addominale, gonfiore e cambiamenti nel modello delle evacuazioni intestinali, una sempre maggiore attenzione a fattori come lo stress, l’ansia e la depressione, elementi che possono influenzare significativamente la gravità dei sintomi.

Nel prossimo futuro, uno tra gli sviluppi più significativi nella diagnosi che potrà coinvolgere la farmacia dei servizi sarà l’implementazione dell’uso di test genetici e dell’analisi del microbioma intestinale.

Studi recenti hanno infatti evidenziato differenze nel microbioma intestinale tra i pazienti affetti da sindrome da colon irritabile e quelli sani, aprendo la strada a potenziali biomarcatori che potrebbero accelerare i tempi necessari per la diagnosi.

ATTUALI RACCOMANDAZIONI ALIMENTARI

Per coloro che risultano affetti dalla sindrome da colon irritabile, l’attenzione all’alimentazione svolge un ruolo fondamentale nel gestire i sintomi e nel migliorare la qualità della vita. Le raccomandazioni alimentari si basano spesso sull’individuazione di alimenti specifici che possono scatenare o peggiorare la sintomatologia. Anche se non esiste una dieta universale che funzioni per tutti, alcuni regimi alimentari portano notevoli benefici nella quasi totalità dei pazienti che trovano beneficio nell’esplorare approcci dietetici particolari come:

- Dieta a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili). Questi sono carboidrati che, fermentando, che possono causare sintomi gastrointestinali in alcuni individui sensibili. Una dieta a basso contenuto di FODMAP può essere efficace nel ridurre i sintomi di gonfiore, dolore addominale e diarrea.

- Fibra Solubile, presente in molti integratori e in alimenti come avena, semi di lino e frutta come le mele. L’utilizzo di queste fibre, anche assunte sotto forma di integratori alimentari, può aiutare a regolare il transito intestinale e migliorare la consistenza delle feci.

L’introduzione graduale di fibra solubile nella dieta può essere inoltre particolarmente utile per coloro che soffrono di costipazione associata al disturbo.

- Limitazione degli alimenti Trigger. Molti pazienti con sindrome da colon irritabile individuano specifici alimenti che determinano un aumento della sintomatologia. Il farmacista, attraverso un corretto approccio comunicativo, può di certo aiutare il paziente a riconoscere questi alimenti che, del resto, possono variare notevolmente da persona a persona. Tra i più ricorrenti si possono tuttavia riscontrare latticini, cibi piccanti, caffeina e alcol.

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Le manifestazioni: il tipo di sindrome da colon irritabile (IBS) più comune è quello a diarrea predominante (IBS-D), seguita dalla IBS a stipsi predominante (IBS-C) e dalla IBS a forma mista (IBS-M).

Comorbilità: L’IBS è spesso associata ad altre condizioni, come ansia, depressione e fibromialgia.

Qualità della vita: il disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, limitando le loro attività quotidiane e sociali.

Tenere un diario alimentare può essere utile nel identificare gli alimenti che causano problemi.

- Gestione delle emozioni. È stato dimostrato che lo stress può esacerbare i sintomi. Tecniche di gestione dello stress, come la meditazione, lo yoga e la terapia cognitivo-comportamentale, possono aiutare a ridurre la gravità dei sintomi e migliorare la qualità della vita.

FARMACI COMUNEMENTE

UTILIZZATI

Vista la molteplicità dei fattori eziologici alla base del disturbo, i farmaci più di frequente utilizzati per la sindrome del colon irritabile sono indirizzati anzitutto alla cura dei sintomi. Le opzioni terapeutiche maggiormente prescritti comprendono anzitutto i farmaci anticolinergici e antispastici appartenenti alla classe degli antimuscarinici (mebevirina, scopolamina, propantelina). Possono rivelarsi utili perché in grado di controllare la secrezione gastrica e la motilità intestinale e per contrastare eventuali spasmi della muscolatura liscia.

Proprio al fine di ottenere questo ultimo effetto, alcuni medici fanno talvolta ricorso all’impiego di farmaci antidepressivi, impiegati

per la loro azione nell’alleviare anzitutto il dolore addominale, ma anche il gonfiore e la diarrea. L’esatto meccanismo d’azione non è completamente chiaro, ma si ipotizza che gli antidepressivi nella IBS agiscano attraverso diversi modi. In primo luogo aumentando i livelli di serotonina e noradrenalina nel sistema nervoso centrale, che possono influenzare la motilità intestinale e la percezione del dolore. Possono inoltre contribuire a ridurre l’infiammazione intestinale o ad agire direttamente sui recettori del dolore nel sistema nervoso centrale, riducendo la sensazione di dolore addominale. Quando il sintomo principale risulta essere la costipazione, oltre a suggerire l’impiego prodotti lassativi, talvolta il medico prescrive farmaci come la linaclotide o la prucalopride. Questi sono farmaci particolarmente interessanti nel trattamento del disturbo. Nello specifico, è importante sottolineare che la linaclotide si differenzia dai farmaci antimuscarinici, ai quali viene spesso assimilato. Appartiene, infatti, a una classe diversa di farmaci chiamata agonisti della guanilato ciclasi-C. La linaclotide agisce aumentando la secrezione di fluidi nell’intestino, aiutando ad ammorbidire le feci e favorire la peristalsi. È specificamente approvata per la IBS con stitichezza (IBS-C) e la stipsi idiopatica cronica (CIC).

Gli antimuscarinici, come quelli elencati in precedenza, agendo invece rilassando la muscolatura intestinale, non sono tipicamente utilizzati per l’IBS-C, ma possono essere prescritti per l’IBS con diarrea (IBS-D) al posto, o in aggiunta dei più classici farmaci andidiarroici come la loperamide.

La prucalopride è un farmaco appartenente alla classe dei procinetici, ovvero stimolatori della motilità intestinale.

Viene utilizzata per il trattamento della stipsi cronica, ovvero la stitichezza persistente per almeno tre mesi, nelle donne adulte in cui i lassativi tradizionali non hanno avuto

un effetto soddisfacente.

La molecola agisce legandosi ai recettori della serotonina di tipo 5-HT4 presenti a livello della parete intestinale. Questo stimola la contrazione della muscolatura liscia dell’intestino, favorendo il transito delle feci e la defecazione. Come abbiamo visto, le ultime novità diagnostiche e le raccomandazioni alimentari per la sindrome da colon irritabile riflettono un approccio sempre più personalizzato alla gestione della condizione. Mentre la ricerca continua a fare progressi nel comprendere le cause sottostanti a questo disturbo e nell’identificare nuovi trattamenti, l’attenzione all’alimentazione e allo stile di vita rimane un elemento cruciale nel fornire sollievo ai clienti della farmacia affetti da questa patologia cronica. Adottare un approccio comunicativo teso a riconoscere questa condizione, inserire tra i servizi offerti test che aiutino il medico nel percorso diagnostico, consigliare l’approccio alimentare più corretto sono tre opportunità che il farmacista moderno non può lasciarsi sfuggire per valorizzare la propria professione e, al tempo stesso, per aiutare un gran numero di propri clienti che, per le ragioni personali più disparate, tendono a sottovalutare questo fastidioso e debilitante disturbo di cui, a ben pensarci, chi più e chi meno, soffre gran parte della popolazione.

UN DISTURBO SOTTOSTIMATO

• Lo studio SIGE (Studio Italiano sulla Gastroenterologia) ha rilevato che la prevalenza di IBS in Italia è del 12,5%.

• Un’indagine nazionale condotta nel 2022 ha stimato che il 19,2% degli italiani soffra di IBS.

• Prevalenza: colpisce circa il 10-20% della popolazione italiana, con una netta prevalenza del sesso femminile (rapporto 2:1).

• Fascia d’età: è più comune tra i 20 e i 50 anni, ma può colpire persone di tutte le età.

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SALUTE
33 Nuovo COLLEGAMENTO CURA ISPIRAZIONE EVOLUZIONE GRUPPOVENTO.IT Il 19 Aprile in contemporanea con 17•19 Aprile 2024 VALORE UMANO RICHIEDI IL CODICE OMAGGIO BOLOGNA FIERE 19 - 21 APRILE 2024 Progetto e direzione In collaborazione con Con il patrocinio di

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• Titolari di farmacia € 250

• Non titolari di farmacia € 80

• Titolare di esercizio commerciale per la vendita di prodotti farmaceutici che non richiedono prescrizione medica con la presenza del farmacista € 250

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*il richiedente deve necessariamente essere socio da almeno un anno e deve aver rinnovato l'iscrizione da almeno 30 giorni dalla scadenza annuale del 28 febbraio.

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Servizi
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Gel di Itraconazolo

Formulazione mucoadesiva per trattare le micosi del cavo orale

PILLOLE DI GALENICA

di Rosalba Lombardo

Product Specialist R&D

Formulation

Compounding

presso ACEF Galenica

L’Itraconazolo è un agente antifungino triazolico con ampio spettro d’azione. Formulabile in capsule gastroresistenti, ma anche in gel mucoadesivo per il trattamento localizzato di patologie della muscosa del cavo orale.

La formulazione semisolida presentata in questo articolo, in cui il principio attivo viene sospeso in una base gel già pronta all’uso, detiene numerosi vantaggi:

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PACKAGING

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35 Nuovo COLLEGAMENTO
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INTERVISTA AI FARMACISTI

di Giulio Francesco Valeriano Farmacista, operatore di nutrizione olistca e aromaterapia, naturopata, amministratore di Pharmaddicted

Dal banco della farmacia a Lulylab: cura e dedizione per gli integratori alimentari

Questa intervista vuole presentare Luciana Mamone, farmacista e ideatrice di Lulylab, un’azienda che sviluppa integratori alimentari con un approccio olistico.

Mamone, appassionata di galenica, dopo la laurea ha acquistato una farmacia a Torino ampliando successivamente il laboratorio galenico che è diventato nel tempo la sua mission.

Lulylab nasce dalla sua dedizione alle tradizioni e all’ascolto attivo da dietro il banco.

Dottoressa Mamone, lei ha costruito il suo percorso accademico e professionale con un obiettivo in mente ben preciso: incidere positivamente nella vita delle persone, occupandosi di salute in senso olistico. Ci racconti il suo percorso.

Sono una farmacista appassionata dal mondo della galenica, passione che coltivo sin da prima della laurea in farmacia.

Mio padre gestiva la farmacia storica di famiglia (fondata nel 1854) in un piccolo paesino tra le montagne della Calabria e lo ricordo felice quando preparava i rimedi con formulazioni galeniche tramandate di generazione in generazione. Spesso mi permetteva di entrare nel suo regno e osservare con quanta passione preparava

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quegli unguenti, pillole, supposte, sciroppi e persino l’elisir di china di cui era veramente orgoglioso. Era per me un mondo magico. Forte delle tradizioni di famiglia e una volta conseguita la laurea a Torino nel 1999 divento titolare della farmacia che ho fortemente voluto acquistare proprio a Torino dedicando fin dall’inizio tutte le mie energie per sviluppare il laboratorio galenico - partendo dall’idea che esso è l’anima della farmacia - ampliandolo man mano e trasmettendo la mia passione alle giovani collaboratrici . Attingendo dunque dai saperi dell’antica arte galenica il laboratorio della mia farmacia diventa un punto di riferimento per tutto il circondario dove era possibile allestire rimedi assicurati da qualità e sicurezza grazie anche al costante aggiornamento.

Storia di passione, professionalità e dedizione, questi valori mi hanno dato la possibilità di arrivare con soddisfazione a formulare dei miei integratori e dar vita a Lulylab con un approccio olistico che consideri l’individuo e la sua salute a tutto tondo.

Come si è evoluta la sua professione, da farmacista dietro al banco e in laboratorio per approdare a Lulylab come ideatrice, formulatrice dei prodotti e presidente dell’azienda?

La passione mi ha spinto ad approfondire la galenica e trasportare poi quelle conoscenze acquisite in anni di laboratorio, fino alla formulazione di integratori alimentari innovativi. Per poter seguire meglio la crescita e lo sviluppo dell’azienda ho deciso di lasciare la titolarità vendendo a malincuore la farmacia per dare origine a questa nuova realtà, dove occupo attualmente il posto di presidente

dell’azienda. L’obiettivo è quello di aiutare le persone cercando di sviluppare nuovi prodotti utili a 360° con un occhio sempre rivolto all’innovazione e cercando di fare la differenza con quelli che attualmente offre il mercato. Per i prodotti Lulylab utilizzo materie prime selezionate e sottoposte a controlli di qualità molto rigidi per garantire prodotti efficaci e sicuri. Le mie formulazioni sono caratterizzate da un bilanciamento sinergico tra i principi attivi, botanici ed eccipienti. I siti produttivi sono certificati secondo ISO 9001. La missione di Lulylab è, e sarà sempre, la ricerca per raggiungere prodotti perfetti in grado di apportare benefici senza controindicazioni.

Oggi come un tempo la figura del farmacista, specie nelle zone rurali, ma anche in città, rimane una figura di riferimento come professionista della salute, un’istituzione da consultare non solo nella dispensazione del farmaco ma nell’erogare servizi indispensabili utili per la salute di prossimità che si è pienamente affermata negli ultimi anni di pandemia. Il farmacista è un professionista che si occupa di salute a tutto tondo, olisticamente direi, nel senso che il farmacista dispensa, consiglia, educa il suo cliente/paziente alla consapevolezza che la salute è una scelta personale: ognuno di noi deve essere responsabile della propria salute adottando stili di vita che preservino lo stato di salute. Il farmacista è quel professionista su cui si può sempre contare per ricevere informazioni sul corretto uso dei farmaci, sulla corretta integrazione alimentare, sulla prevenzione delle patologie conservando il proprio stato di benessere psicofisico. A tal proposito l’attività di Lulylab consiste nel creare prodotti su base naturale, in grado di integra-

re l’apporto di uno o più nutrienti atti a soddisfare il fabbisogno quotidiano dell’organismo umano, qualora non si riesca ad ottenerli in dosi sufficienti attraverso la sola alimentazione. I miei prodotti tendono a ottimizzare la performance fisica e mentale.

Tutte le referenze nascono dalla mia esperienza al banco, in quanto l’ascolto attivo del cliente è sempre stata la scintilla che mi ha spinto a formulare prodotti in grado di rispondere alle specifiche esigenze del cliente. Raccogliendo i feedback del cliente in merito all’utilizzo degli integratori cercavo di capire il perché un integratore rispondesse efficacemente o meno, andando cosi a studiare, formulare e spesso riformulare, tenendo conto di quanto riferito dal cliente, nuovi prodotti. Oggi riesco a offrire integratori alimentari di sicura efficacia caratterizzati dal bilanciamento sinergico dei vari componenti, che spesso è carente nei prodotti di massa. Non a caso l’intento è anche quello di offrire ai colleghi farmacisti una linea capace di fidelizzare la clientela con la certezza della qualità delle materie prime, sicurezza ed efficacia.

In un momento storico in cui la professione si evolve e si apre verso nuovi servizi lei punta sull’integrazione alimentare con prodotti ideati e formulati personalmente.

È vero soprattutto negli ultimi tre anni, con la pandemia, la professione del farmacista è cambiata rapidamente creando una discontinuità con il passato svolgendo attività che non erano tipiche della professione vedi la telemedicina, tamponi, vaccini impattando sulla percezione della professione e del luogo di lavoro.

Questi cambiamenti professionali

37 Nuovo COLLEGAMENTO

INTERVISTA AI FARMACISTI

hanno snaturato la figura del farmacista relegandolo ad un ruolo che non gli compete, tralasciando la vera essenza della sua professione, l’arte galenica, la formulazione. Ed è proprio per questo motivo che ho deciso di dedicarmi allo studio ed alla realizzazione di integratori alimentari innovativi diversi da quelli già esistenti.

Sono prodotti studiati e incentrati sulla sinergia dei componenti e sulla loro alta qualità, capaci di impattare sulle principali patologie in maniera costruttiva e non come semplice palliativo.

A differenza della grande maggioranza dei prodotti in commercio le mie formulazioni relegano il costo ed il relativo prezzo di vendita in fondo alla scala delle priorità.

Sono prodotti indicati ed indirizzati a tutti, perché tutti devono poter riscontrare i benefici promessi, la filosofia che guida le mie creazioni è quella di spendere per ottenere piuttosto che risparmiare per non

vedere alcun risultato, di fatto sprecando denaro.

L’integrazione aiuta a prevenire e sopperire eventuali carenze, mantenendo e migliorando la qualità di vita, ottimizzando la naturale fisiologia dell’organismo, con un occhio di riguardo alla cosmesi o meglio alla nutricosmetica, qual e’ la sua idea a proposito?

Lo stile di vita moderno che ci porta ad una esistenza lavorativa frenetica sotto l’aspetto psicologico più che fisico, che ci obbliga per mantenere una discreta forma fisica, a praticare le più disparate discipline sportive, il tutto spesso abbinato ad una alimentazione carente dei principali elementi nutrizionali, dovuta spesso al pessimo livello del prodotto agroalimentare acquistato, rende l’integrazione una prassi obbligatoria per ottenere un giusto equilibrio nel nostro corpo.

Ritornando al concetto di salute in senso olistico ecco come alcuni dei miei prodotti si inseriscono bene nella definizione di nutricosmetici.

Prodotti per assunzione orale che grazie ad una formulazione creata con pochi elementi saggiamente equilibrati tra loro e nelle giuste proporzioni e quantità, in sinergia in maniera olistica riescono a sopperire alle nostre carenze e migliorare la nostra salute.

Il benessere della pelle è influenzato anche dall’interno e il benessere fisico e psicologico sono influenzati da una pelle sana, non possiamo scindere i vari aspetti. Sentirsi bene nella propria pelle ha risvolti positivi tanto a livello emozionale quanto a livello fisico.

Una giusta formulazione può senza dubbio lavorare in sinergia con una cosmesi di qualità aiutando dall’interno il lavoro eseguito all’esterno sulla cute.

La cosa importante rimane sempre la qualità dei prodotti usati e questo vale anche nella cosmetica, la cui qualità deve sempre essere di alto livello, ecco perché i miei prodotti possono essere considerati dei nutraceutici.

I suoi prodotti hanno un packaging ricercato e accattivante, come nasce un suo prodotto, dall’idea al confezionamento? Nulla è stato lasciato al caso. Il packaging dei miei prodotti è studiato principalmente per la conservazione delle materie prime che si trovano al loro interno. Utilizzo esclusivamente contenitori in vetro farmaceutico “nero-violetto” per sfruttare al massimo i diversi vantaggi di questo materiale. I flaconi in vetro, infatti, proteggono gli integratori dai danni della luce, principale agente esterno che può alterare le sostanze.

I contenitori sono ermetici per preservare la freschezza e l’efficacia nel tempo del prodotto. Il vetro, essendo materiale riciclabile, è pensato anche per una scelta ecologica sostenibile conferendo allo stesso tempo un aspetto elegante e moderno per trasmettere la qualità del prodotto anche nella sua immagine. Nell’etichetta viene riportato con precisione tutto quanto si trova all’interno. Il packaging così studiato vuole poter offrire al cliente una esperienza sensoriale tattile e visiva autentica.

Sveliamo infine una curiosità su Lulylab: da dove nasce e cosa significa il nome del suo marchio? Anche il nome Lulylab ha una sua storia ed una precisa collocazione. Luly è il vezzeggiativo di mia figlia Ludovica, ultima discendente della famiglia per sottolineare l’impegno di Lulylab nel mantenere la tradizione e dare continuità aziendale. LAB è il mio mondo. Il laboratorio è la mia casa, è la casa di Lulylab.

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GLI INTEGRATORI NATURALI PENSATI PER SOSTENERTI OGNI GIORNO @lulylab.integratori lulylab.it Inizia qui!

imparare divertendosi

Innovazione nel mondo dei giochi educativi per i bambini ma anche per tutta la famiglia

Il GiocadellaSalute in commercio dal 2010 e proposto da Uniservices srl - CalendariodellaSalute, in collaborazione con Liscianigiochi (importante azienda produttrice di giochi educativi e didattici) si aggiorna con una seconda edizione. Il messaggio contenuto in questo gioco educativo è quello di porre la Farmacia al centro della domanda di salute da parte del cittadino.

Ma come funziona?

Il Giocadellasalute è un interessante ed istruttivo gioco sull'argomento salute, basato sullo stile del classico "gioco dell'oca" nel quale è più avvantaggiato chi è più attento alla prevenzione. I giocatori devono fronteggiare influenze ed attacchi stagionali che aggrediscono la loro salute, rispondendo a varie e mirate domande di educazione sanitaria. Tramite i principi attivi, consigliati da medico e farmacia, essi devono combattere virus e batteri per arrivare primi all'arrivo battendo gli avversari.

La Farmacia al centro della salute attraverso un gioco divertente ed educativo

Il GiocadellaSalute

è promosso dai canali televisivi di Mediaset attraverso un simpatico spot pubblicitario cper farlo conoscere a tutte le famiglie italiane!

Il GiocadellaSalute può essere richiesto presso i distributori o direttamente ad Uniservices srl (tel. 0861 59061 - e.mail info@calendariodellasalute.it)

Nuova edizione 2021, codice 981554761 (l’edizione precedente è in esaurimento)

Aboca dimostra rapida

biodegradabilità dello sciroppo naturale per la tosse Grintuss

Pediatric rispetto a prodotto con Bromexina

Uno studio pubblicato sulla rivista

“Environmental Science: Advances” e premiato dalla Royal Chemical Society dimostra la diversità nel profilo di biodegradazione tra lo sciroppo naturale di Aboca e uno di sintesi grazie alla innovativa tecnica di indagine spettrometrica UHPLC-qToF.

La comparazione tra le due formulazioni antitussive è stata realizzata dal dipartimento “Metabolomics and Analytical Sciences” di Aboca dedicato alla caratterizzazione dei sistemi complessi terapeutici e alla loro sostenibilità.

I risultati evidenziano l’importanza di usare tecniche analitiche più accurate per valutare biodegradazione e impatto ambientale dell’insieme di principi attivi ed eccipienti che compongono i prodotti farmaceutici e cosmetici e di non limitarsi ai singoli componenti isolati.

Uno studio condotto dal dipartimento “Metabolomics and Analytical Sciences” di Aboca, pubblicato sulla rivista Environmental Science: Advances e premiato come “Best Paper

in Environmental Science: Advances of 2022” dalla Royal Chemical Society, dimostra, attraverso una tecnica spettrometrica moderna e affidabile come la UHPLC-qToF (Ultra High Performance Liquid Chromatography accoppiato a uno spettrometro di massa qToF), che lo sciroppo pediatrico per la tosse Grintuss di Aboca, naturale e biologico, possiede una rapida biodegradabilità rispetto a una formulazione farmaceutica antitussiva di sintesi a base di Bromexina e contenente eccipienti artificiali quali il Sucralosio. Lo studio dimostra soprattutto che miscele di sostanze naturali e miscele di sintesi non sono ugualmente biodegradabili. È stato anche provato che la biodegradazione di un principio attivo puro o inserito in una formulazione farmaceutica non è uguale; quindi, la biodegradazione delle miscele di sintesi non va valutata solo in base a quella dei suoi singoli componenti purificati ma anche nel suo insieme, con un approccio analitico non riduzionistico. Alla luce di queste conclusioni lo studio propone un aggiornamento dei protocolli attualmente adottati per la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti e delle miscele chimiche di sintesi con l’utilizzo delle moderne tecnologie largamente diffuse nei laboratori di analisi.

LA BIODEGRADAZIONE E I LIMITI DEI TEST ATTUALMENTE UTILIZZATI PER LA SUA VALUTAZIONE

La biodegradazione è il processo mediante il quale le sostanze organiche vengono decomposte dai microrganismi viventi nei più semplici elementi naturali (ad esempio anidride carbonica, acqua e ammoniaca) che possono essere integrati nei cicli biogeochimici. Le attività antropiche e industriali hanno fatto emergere nuovi composti inquinanti il cui rilascio nell’ambiente è responsabile di molteplici effetti negativi. Lo studio della biodegradabilità delle sostanze chimiche è quindi fondamentale per valutare i potenziali rischi ambientali. I test di biodegradazione pronta (RBT) attualmente e largamente utilizzati sono sette e sono proposti nelle linee guida dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Questi test, generalmente, prevedono che i microrganismi e la sostanza testata vengano incubati in un mezzo tamponato a pH 7 contenente azoto, fosforo e oligoelementi (denomi-

41 Nuovo COLLEGAMENTO COMUNICATO
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SCUOLA Galenica Utifar di

Riprendono i corsi della Scuola di Galenica Utifar!

IL PROGRAMMA 2024

9-10 MARZO

•le norme di buona preparazione e tutti gli aspetti legislativi per poter gestire al meglio il tuo laboratorio: discussione e confronto;

• le soluzioni e le sospensioni ad uso orale: dalla teoria alla loro realizzazione in laboratorio.

6- 7 APRILE

• le capsule in ogni loro aspetto: teoria, problematiche , soluzioni da adottare e particolarità.

11-12 MAGGIO

• le preparazioni galeniche dermatologiche: emulsioni, gel, paste e unguenti. le basi pronte: vantaggi e criticità.

• il mondo della tricologia e i suoi mille risvolti: il Minoxidil e le lozioni più richieste.

28-29 SETTEMBRE

• le preparazioni fitoterapiche ad uso orale e ad uso dermatologico: una grande opportunità per il tuo laboratorio e per la tua farmacia.

26-27 OTTOBRE

• la galenica veterinaria e tutto quello che devi conoscere per poter dialogare con il medico veterinario: gli aggiornamenti legislativi, la rev e le forma farmaceutiche piu’ richieste.

23-24 NOVEMBRE

• le 50 e più formule officinali di libera vendita per rilanciare o far ripartire alla grande il tuo laboratorio galenico.

La Scuola di Galenica Utifar ha l’obiettivo di diffondere la cultura galenica in modo critico e di fornire al farmacista le conoscenze più innovative in materia di preparazioni.

Le lezioni si svolgeranno sia in aula sia in un laboratorio attrezzato con macchinari e utensili di ultima generazione.

I partecipanti saranno seguiti dalla guida esperta dei docenti dr. Adalberto Fabbriconi, dr. Piero Lussignoli e dr. Pietro Siciliano con la partecipazione della dott.ssa Alessandra Cellupica che proporranno diverse formulazioni supportate da una ricca documentazione scientifica.

QUANTO COSTA

OGNI SINGOLO CORSO:

€ 390,00 per i soci

€ 490,00 per i non soci

Sede dei corsi: Roma

Le giornate di sabato si svolgeranno c/o Hotel Globus Viale Ippocrate, 119 Roma

Le giornate di domenica si svolgeranno c/o Lentini Pharma, Via di Boccea, 1286 Roma

Sono previste convenzioni con due hotel, info sul sito www.utifar.it, sezione Scuola di Galenica.

I CORSI PREVEDONO UN MINIMO DI 15 E UN MASSIMO DI 25 PARTECIPANTI I corsi possono essere frequentati anche solo singolarmente.

EVENTI ECM 22.4 CREDITI PER OGNI CORSO
INFO E ISCRIZIONI SUL SITO WWW.UTIFAR.IT
Crescere nella Professione

nato “mezzo minerale”).

La cinetica di biodegradazione viene monitorata per almeno 28 giorni mediante la valutazione di parametri metabolici come il consumo di ossigeno, la produzione di anidride carbonica o il consumo di carbonio organico disciolto.

L’RBT misura la trasformazione in anidride carbonica, acqua e ammoniaca (in caso di sostanze azotate) di una sostanza chimica purificata o di una miscela, tali per cui queste possono essere classificate come facilmente biodegradabili se hanno superato anche uno solo dei test RBT. Il problema della potenziale eco-tossicità delle sostanze, utilizzate anche in ambito terapeutico, è all’attenzione sia dei sistemi sanitari che di quelli regolatori, e sono stati già introdotti importanti principi di eco-farmacovigilanza che prevedono anche la valutazione del rischio ambientale. Tali attività di monitoraggio si basano tuttavia su linee guida che valutano biodegradazione e impatto delle singole sostanze e non delle miscele complesse di cui fanno parte. Lo studio condotto dal dipartimento “Metabolomics and Analytical Sciences” di Aboca propone invece una nuova metodologia capace di valutare la pronta biodegradabilità di miscele complesse sia naturali che artificiali.

LO STUDIO PUBBLICATO E L’INNOVAZIONE ABOCA

Nello studio pubblicato sono state prese in considerazione due miscele di sciroppi per la tosse: la miscela A contenente ingredienti di sintesi (bromexina, maltitolo, sucralosio, conservanti e aromatizzanti) e la miscela B contenente solo ingredienti naturali e corrispondente allo sciroppo biologico Grintuss Pediatric di Aboca contenente Poliresin (complesso molecolare composto da resine, polisaccaridi e flavonoidi della grindelia, piantaggine ed elicriso), miele, zucchero di canna, acqua,

oli essenziali di limone, arancio dolce, mirto, aroma naturale di limone, gomma arabica, gomma xanthan. Sulle due formulazioni è stato effettuato un test di biodegradazione RBT come previsto dalla linea guida OCSE per verificare con tecniche respirometriche se le sostanze si biodegradano in un mezzo acquoso in presenza di microorganismi, andando a valutare il consumo di ossigeno. Maggiore è il consumo di ossigeno misurato, maggiore risulta il livello di biodegradazione della miscela analizzata. Per approfondire meglio il comportamento di biodegradazione dei campioni del test RBT, questi sono stati ulteriormente studiati attraverso l’innovativo approccio analitico, oggetto di domanda di brevetto da parte di Aboca, che prevede l’analisi metabolomica targeted e untargeted UHPLCqToF (Ultra High Performance Liquid Chromatography accoppiato a uno spettrometro di massa qToF). Questo approccio analizza formulazioni complesse e non singoli componenti come avviene invece con le metodologie di analisi della biodegradazione indicate dagli standard internazionali. È emerso che la miscela A, dopo 28 giorni conteneva ancora molte molecole persistenti derivanti dal principio attivo e dagli eccipienti, a differenza della miscela B, e i cui segnali erano sovrapponibili al campione senza prodotto, ovvero il “mezzo minerale”. I risultati dello studio UHPLC-qToF dimostrano la rapida biodegradabilità di Grintuss Pediatric di Aboca a differenza della formulazione farmaceutica di sintesi. Le due miscele, dunque, hanno espresso profili diversi di biodegradabilità. La scelta e la proposta di adottare questo metodo sono stati fondamentali per capire se a seguito dei 28 giorni le molecole sono state tutte effettivamente biodegradate oppure no. Non è sufficiente, infatti, quantificare il

consumo di ossigeno durante la biodegradazione: i microrganismi potrebbero biodegradare alcune sostanze, lasciandone intatte altre, come nel caso della miscela contenente bromexina e sucralosio. Per avere un quadro di analisi completo, è indispensabile individuare quali sostanze sono state effettivamente biodegradate e quali ulteriori composti sono stati ottenuti a seguito della trasformazione. Lo studio dimostra inoltre che si deve porre un’attenzione particolare ai cosiddetti eccipienti che sono ritenuti generalmente sostanze “inerti” ma che invece possono avere un impatto ambientale importante. Sulla base dei risultati raccolti, lo studio suggerisce di considerare l’uso di tecniche moderne (come UHPLC-qToF) per una valutazione più accurata e affidabile della biodegradazione e, di conseguenza, dell’impatto ambientale di prodotti farmaceutici e cosmetici contenenti sia principi attivi (API) che eccipienti. “Diversamente da quanto emerso con i test RBT, grazie alla nostra nuova metodologia analitica è dimostrabile che formulazioni naturali e di sintesi non hanno lo stesso grado di biodegradabilità. Il nuovo metodo UHPLC-qToF evidenzia infatti che la formulazione artificiale, con il suo API ed i suoi eccipienti, non è completamente biodegradabile a differenza di quella 100% naturale di Aboca. Siamo orgogliosi del risultato e del premio vista la crescente necessità di orientare le scelte terapeutiche in un’ottica one health e quindi sulla base di evidenze scientifiche che tengano in considerazione un rapporto rischio-beneficio allargato nel rispetto dell’organismo degli esseri viventi e dell’ambiente”.”

Dichiara Mattia Gianni, Metabolomics & Analytical Sciences Manager di Aboca.

Riferimento allo studio: Mattoli L., Proietti G., et Al. New insight into the evaluation of complex mixture biodegradability: an UHPLC-qToF “all-ion MS/ MS” acquisition technique for the untargeted and targeted analysis of pharmaceutical formulation biodegradation. Environ. Sci.: Adv., 2022,1, 725-735

43 Nuovo COLLEGAMENTO
COMUNICATO

CONSULENZE

Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a:

SEGRETERIA UTIFAR

PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14

20124 MILANO

TEL. 02 70608367

FAX 02 70600297

E-MAIL: utifar@utifar.it

I CONSULENTI UTIFAR

FISCALI:

Studio Brunello e Partner

LEGALI E LEGISLATIVE:

Avv. Claudio Duchi, Avv. Paolo Leopardi

GALENICHE:

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

MEDICINE NON CONVENZIONALI:

Prof. Rocco Carbone, Dr.ssa Valentina Petitto

ASSICURATIVE:

Mutua Tre Esse

ENPAF:

Dr. Paolo Giuliani

BANCARIE E FINANZIARIE:

Dr. Giampiero Bernardelle

PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE:

Arch. Luca Melchionna

UNA GIORNATA CON IL DERMATOLOGO

Desidero sapere se in farmacia è possibile organizzare una giornata promozionale di dermocosmesi con la presenza del dermatologo per la consulenza e supporto alla vendita. Con la decisione n. 3357/2017 il Consiglio di Stato si è occupato di un tema particolarmente delicato e che riguarda la presenza del medico in farmacia, per il Supremo Collegio il divieto di esercizio dell’attività medica nei locali della farmacia non deve intendersi in senso assoluto e al punto da impedire qualsivoglia attività all’interno della farmacia.

Una interpretazione di tal fatta delle norme di settore contrasterebbe con quelle ugualmente vigenti in tema di nuovi servizi in farmacia le quali espressamente consentono:

“la erogazione di servizi di primo livello, attraverso i quali le farmacie partecipano alla realizzazione dei programmi di educazione sanitaria e di campagne di prevenzione delle principali patologie a forte impatto sociale, rivolti alla popolazione generale ed ai gruppi a rischio e realizzati a livello nazionale e regionale ricorrendo a modalità di informazione adeguate al tipo di struttura e, ove necessario, previa formazione dei farmacisti che vi operano”.

Secondo il Giudice, l’evoluzione normativa in materia mostra che il divieto di cumulo della professione farmaceutica con l’esercizio di altre professioni o arti sanitarie non impedisce di prevedere, presso le farmacie, giornate di prevenzione, nell’ambito di appositi programmi di educazione sanitaria o di specifiche campagne contro le principali patologie, anche mediante visite mediche, “la cui finalità sia quella di favorire il valore essenziale della prevenzione sanitaria con riferimento appunto a patologie a forte impatto sociale”.

Non costituiscono, quindi, violazione della normativa che sancisce il “divieto di cumulo” fra la professione medica e quella del farmacista le attività con finalità socio-sanitarie di: – collaborazione ai programmi di educazione sanitaria della popolazione realizzati a livello nazionale e regionale, – realizzazione di campagne di prevenzione delle principali patologie,

– previsione di giornate di prevenzione attraverso medici in farmacia i quali, solo ed esclusivamente nell’ambito e per le finalità di tali giornate, potrebbero effettuare visite a pagamento, senza che i farmacisti partecipino in alcun modo agli utili che i predetti professionisti potrebbero ricavare.

Avv. Paolo Leopardi

44 Nuovo COLLEGAMENTO 2 | 2024 UTIFAR

UTIFAR CONSULENZE

LE RESPONSABILITÀ DEL TUTOR

Un giovane farmacista laureato e abilitato da poco verrebbe assunto nella farmacia dei genitori con un contratto di apprendistato di 3 anni e un collaboratore farebbe da tutor, come previsto da una nuova normativa.

Il mio dubbio è questo: se il giovane farmacista dovesse commettere un errore, magari di una certa rilevanza, il tutor avrebbe delle responsabilità? Oppure, più in generale, quali sono le responsabilità di un tutor in questo nuovo tipo di contratto di apprendistato?

Non esistono norme e regole specifiche sulle responsabilità del tutor.

Ovviamente vigono le norme generali sulle varie responsabilità ovvero in sede penale sono assolutamente personali mentre in sede civile, amministrativa o deontologica possono ricadere oltre che sul responsabile del danno anche sul titolare della farmacia a seconda dell’infrazione.

Per quanto riguarda il tutor che ha la responsabilità dell’attività del tirocinante ovviamente eventuali ricadute possono aversi per il mancato rispetto della regolamentazione dettata dagli Ordini sul tirocinio e/o per la negligenza con la quale si è eseguito il proprio compito di tutor.

LE RESPONSABILITÀ DELL’INFERMIERE

Se un infermiere assunto da una farmacia compie, per errore, un danno fisico al cliente, chi è responsabile? Serve far compilare un modulo al paziente? Può essere utile ricorrere ad una assicurazione?

La responsabilità penale è sempre personale, tuttavia, se il danno produce danni la richiesta di risarcimento in sede civile potrà essere proposta sia verso il responsabile del fatto sia verso l’organizzatore e responsabile del servizio che, come noto, nella farmacia dei servizi e il titolare od il direttore. Il consenso si deve sempre richiedere, si tratta del consenso al trattamento sanitario (da non confondere con il consenso al trattamento dei dati personali ai fini privacy) richiesto dalla Legge 219/2017.

Da ultimo certamente dovranno essere inseriti i servizi nell’assicurazione obbligatoria dei Farmacisti anche per i collaboratori.

Avv. Paolo Leopardi

I CODICI

DEI RIFIUTI SPECIALI

Desidero avere delle informazioni in merito alla periodicità del ritiro dei rifiuti speciali.

Ai sensi del DL 162 /2006 il deposito temporaneo di rifiuti (da effettuarsi nello stesso luogo di produzione del rifiuto e per categorie omogenee) prevede che:

• i rifiuti contenenti gli inquinanti organici persistenti di cui al regolamento (CE) 850/2004, e successive modificazioni, devono essere depositati nel rispetto delle norme tecniche che regolano lo stoccaggio e l’imballaggio dei rifiuti contenenti sostanze pericolose e gestiti conformemente al suddetto regolamento;

• i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti modalità alternative, a scelta del produttore dei rifiuti: con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle quantità in deposito; quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga

complessivamente i 30 metri cubi di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi. In ogni caso, allorché il quantitativo di rifiuti non superi il predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno;

• il “deposito temporaneo” deve essere effettuato per categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute;

• devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose;”

Per cui è necessario controllare i codici CER e verificare la pericolosità o meno degli stessi e comportarsi di conseguenza.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

ACIDO ACETILSALICILICO

AD USO PEDIATRICO

Potete indicarmi un preparato per somministrare 40 mg di acido acetilsalicilico ad un bimbo di 9 mesi? Ho una prescrizione a tale riguardo.

Dalla prescrizione allegata non si percepisce l’obbligo di allestire uno sciroppo.

L’acido acetilsalicilico è instabile in soluzioni acquose per cui per somministrare acido acetilsalicilico 40 mg ad un neonato si potrebbe operare in 2 modi.

1) allestire delle capsule apribili utilizzando come eccipiente del lattosio (ove il bambino non fosse allergico) o della maltodestrina. La mamma potrebbe agevolmente aprire la capsula e scioglierla all’interno di un mini biberon utilizzando una piccola quantità del latte che il bambino assume.

2) allestire una sospensione così

45 Nuovo COLLEGAMENTO

CONSULENZE

composta (sempre con il consenso del medico curante il piccolo):

Acido acetilsalicilico 1600 mg

BHT 100 mg

Saccarina 100 mg ( è un dolcificante sintetico che si potrebbe eliminare vista l’età del paziente)

Magnesio stearato polvere 2 gr

Olio di mandorle dolci q.b. a 100 ml.

Procedimento:

Levigare accuratamente in mortaio le polveri. Secondo il metodo della diluizione geometrica aggiungere l’olio di mandorle fino a volume. Per le prime aggiunte servirsi sempre del mortaio e poi trasferire in cilindro graduato ambientato con lo stesso olio e andare a volume.

Prima di trasferire nel contenitore finale agitare accuratamente. Se si disponesse di un turboemulsore si potrebbe pensare di effettuare una ulteriore micronizzazione delle polveri della sospensione come ultimo ‘passaggio.

Stabilità del preparato:

4 settimane in frigorifero. Indicare di agitare bene prima dell’uso e confezionare in contenitore che protegga dalla luce.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

CBD PER USO TOPICO

Una domanda sull’uso di Cbd ad uso topico: ci vogliono delle condizioni particolari in laboratorio per l’uso di questa molecola?

Effettivamente il CBD da scheda di sicurezza risulta contraddistinto dal codice H361 (sospettato di nuocere alla fertilità e al feto). Si raccomanda perciò la consultazione attenta della scheda di sicurezza in modo da indossare i previsti DPI (dispositivi di protezione individuali) e lavorare con i DPC (dispositivi di protezione collettiva) dopo un’attenta valutazione del rischio.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

MICONAZOLO GEL

Vista la carenza di Daktarin gel orale, mi chiedevo se è possibile allestirla in laboratorio, se necessita di ricetta medica e se avete qualche formulazione da suggerirmi.

In BP esiste la monografia “Miconazolo gel oromucosale”, quindi è possibile allestirlo come officinale e in accordo con il farmaco industriale è possibile esitarlo senza obbligo ripresentazione di ricetta medica.

La formula potrebbe essere:

Miconazolo 2 g

Tween 20 0,2 g

Amido pregelatinizzato 6 g

Etanolo0 96° 0,93 ml

Aroma q.b.

Glicerina q.b. a 100 gr.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

FLUOCINOLONE IN GOCCE

Vista la carenza di Doricum gtt un medico ci ha chiesto se fosse possibile allestirlo in laboratorio. Qualora fosse possibile, quale sarebbe la formulazione migliore?

La composizione quali quantitativa del DORICUM GOCCE ORL è la

seguente:

Fluocinolone acetonide 0,025 g

Neomicina solfato 0,5 g

Sodio fosfato bibasico 0,2 g

Potassio fosfato monobasico 0,1 g

Tween 60 0,1 g

Tween 80 0,1 g

Idrossipropilmetilcellulosa 0,2 g

Benzalconio cloruro 0,01 g

Sodio edetato 0,1 g

Sodio bisolfito 0,1 g

Acqua distillata qb a 100 ml

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

IL VELENO LIDOCAINA

Riguardo alla sostanza Lidocaina cloridrato, chiedo una conferma: all’interno di una preparazione, la sua quantità deve

essere riportata in tutte lettere, cioè deve considerarsi sostanza velenosa (in tab. 3 ci sarebbe indicato “Lidocaina” ma suppongo, come riportato in calce, che debba considerarsi veleno anche il cloridrato).

Come da quanto riportato in fondo all’elenco delle sostanze ricomprese nella tabella 3 FU XII edizione: Limitatamente alle sostanze organiche devono ritenersi inclusi nel presente elenco anche le basi libere dei sali elencati e viceversa, nonché altri sali delle stesse. La Lidocaina Cloridrato è quindi da considerarsi veleno.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

ALLA RICERCA DI UNA BASE

Richiedo consulenza per una preparazione in allegato in cui il medico inserisce solo il principio attivo acido retinoico e non un’eventuale base.

Come potrei allestirla?

Leggendo la scheda di sicurezza dell’acido retinoico ci accorgiamo della presenza, tra gli altri, del codice H360 D (può nuocere al feto), per cui è necessario adottare tutte le misure precauzionali per minimizzare l’esposizione alla sostanza (DPI E DPC).

L’acido retinoico, opportunamente solubilizzato nella minima quantità di alcool etilico, può essere incorporato in un crema O/A (es. crema di Beeler o Cetomacrogol crema base) aggiungendo uno 0,1% di BHT come ossidante.

Conservare il prodotto finale al riparo dalla luce e al di sotto dei 25°C. Il sito di applicazione, durante la terapia, non deve essere esposto a luce solare e raggi ultravioletti artificiali.

Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano

46 Nuovo COLLEGAMENTO 2 | 2024
UTIFAR

Controllo di gestione e gestionale in farmacia

Da sempre, Utifar sostiene che la farmacia, per svolgere nel migliore dei modi le proprie funzioni professionali e offrire al pubblico un supporto di qualità, debba operare in una condizione di sostenibilità economica. In particolare, con l’avvento della farmacia dei servizi, la possibilità di effettuare investimenti in modo corretto ed economicamente sostenibile diventa un elemento essenziale per lo svolgimento della professione.

Accanto alla necessaria preparazione professionale, il titolare deve quindi aggiornarsi anche rispetto ai temi che riguardano la gestione d’impresa.

È con questo spirito che l’Unione tecnica ha organizzato, nell’ambito della settimana Utifar Neve svoltasi lo scorso mese di febbraio a Madonna di Campiglio, il corso Ecm dal titolo “Controllo di gestione e gestionale della farmacia”. I docenti Arturo Saggese e Giampietro Brunello hanno trattato i principali temi legati alla gestione del bilancio, confrontandosi con in partecipanti e analizzando in aula una serie di esempi pratici.

Il corso ha rappresentato un aiuto concerto, stimolando i partecipanti a pianificare le proprie scelte imprenditoriali, anche avvalendosi di tutti gli strumenti di controllo offerti dai sistemi gestionali a propria disposizione.

Settimane Utifar2024

Il corso a Madonna di Campiglio

Alcuni tra gli argomenti trattati nel corso:

STATO PATRIMONIALE

Rappresenta nel dettaglio il patrimonio aziendale, inteso come attività e passività.

Si può dire che da questo documento si possono trarre informazioni sulla azienda a far data dalla sua nascita e fino alla data di fine periodo oggetto di analisi.

Lo stato patrimoniale racconta la storia della azienda fino a una certa data.

CONTO ECONOMICO – ART. 2425 C.C.

Il Conto economico è il prospetto di bilancio che, in una modalità immediata, permette di misurare la redditività della farmacia.

La misura della redditività è indispensabile per definire il valore della mia azienda e per capire i risultati che può conseguire, anche in una ottica di investimenti futuri (o di quanto sia possibile prelevare).

E’, dunque, il documento deputato a definire il reddito della mia impresa, mediante il raffronto tra ricavi e costi.

BUSINESS PLAN

E’ l’elaborato che illustra la prevedibile evoluzione dell’attività economica. Prevede la definizione delle azioni strategiche di crescita e delle azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati. La valenza del business plan può essere interna, laddove diventa un guida per migliorare l’andamento economico dell’azienda; ma anche esterna, rivolgendosi a potenziali investitori o ad istituti finanziari per rendere credibile il piano aziendale e dimostrare la credibilità della farmacia.

47 Nuovo COLLEGAMENTO
FORMAZIONE
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