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livello nazionale e, grazie agli approfondimenti mensili dei migliori esperti del settore e a vivaci illustrazioni, ha scandito il tempo di tante famiglie che si sono accostate a tematiche scientifiche complesse con semplicità. Continua anche nel 2025 con il nuovo CalendariodellaSalute il nostro impegno a fianco dei farmacisti, che sono da sempre attenti a tutelare il benessere psicofisico della collettività.
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l’articolo dal blog
L’EDITORIALE
La farmacia dei servizi tra innovazione e rapporto umano con i pazienti
AViareggio, sta per diventare operativo il primo ospedale virtuale d’Italia. Si tratta di un progetto innovativo che sfrutta la telemedicina, permettendo ai pazienti di ricevere cure direttamente da casa tramite videochiamate, chat e altre tecnologie digitali.
Questa iniziativa, presentata alla “Festa della Salute iCare”, non prevede reparti tradizionali, ma postazioni informatiche da cui medici e infermieri gestiranno da remoto le condizioni di salute dei pazienti, soprattutto quelli con malattie croniche o che hanno difficoltà a spostarsi. Il progetto, che si ispira al Mercy Virtual Hospital, già operativo negli Stati Uniti dal 2015, mira a ridurre i costi, con un potenziale risparmio significativo per il sistema sanitario. Si stima che solo per la Regione Toscana, l’iniziativa potrebbe generare un risparmio di oltre 200 milioni di euro. Dopo Viareggio, sembra che in altre città italiane nasceranno presto ospedali virtuali.
L’innovazione sembra dunque rappresentare la soluzione ideale per risolvere molti dei problemi che stanno attanagliando il Ssn: carenza di medici, liste d’attesa, costi non più sostenibili dal sistema.
di Eugenio Leopardi Presidente Utifar
Tuttavia, l’entusiasmo per queste innovazioni non può farci trascurare alcuni punti critici, specialmente quello dell’assenza di un contatto diretto tra paziente e professionista sanitario. La relazione di fiducia, che si costruisce attraverso l’interazione fisica e il dialogo con medici ed operatori sanitari, rischia di indebolirsi in un contesto dove la tecnologia media ogni incontro. Se da un lato l’ospedale virtuale rappresenta un’opportunità per rendere l’assistenza sanitaria più accessibile, dall’altro c’è il pericolo che il paziente si senta abbandonato o meno compreso senza il calore di un rapporto umano. La preoccupazione è che questa mancanza di interazione diretta possa alimentare un senso di distacco o di isolamento, soprattutto per quei pazienti che già vivono situazioni di fragilità.
Proprio per questo, mentre ci prepariamo a questo salto nel futuro guidato dall’innovazione, dobbiamo anche porci domande cruciali su come gestire al meglio la transizione continuando a garantire ai pazienti quel contatto umano che, a volte, vale più di qualsiasi terapia.
A ben vedere, la farmacia dei servizi, con la sua capacità di vicinanza al cittadino e, al tempo stesso, forte della sua naturale apertura all’innovazione e alla telemedicina, può essere la chiave per garantire che l’adozione di nuove tecnologie avvenga in modo inclusivo e attento ai bisogni emotivi e psicologici della comunità.
In un prossimo futuro, dove il contatto con medici e operatori sanitari avverrà sempre più “a distanza” noi farmacisti potremmo essere chiamati ad un ruolo ancora più delicato di quello che svolgiamo oggi, garantendo che la tecnologia non diventi un ostacolo, ma un ponte verso un migliore accesso alle cure. Quando pensiamo allo sviluppo della farmacia dei servizi, ci vengono alla mente le ben note difficoltà burocratiche e le mille problematiche operative che le differenti normative regionali i mettono di fronte. Tuttavia, accanto alle questioni gestionali e a quelle economiche, si affacciano questioni etiche che appartengono ad una visione di più alto profilo. Dovremmo, in sostanza, iniziare a chiederci se e come saremo capaci di sfruttare il potenziale della telemedicina senza perdere di vista l’importanza del contatto umano. La risposta non è immediata, ma è una riflessione che noi farmacisti dobbiamo iniziare ad affrontare fin da ora. Mentre gli ospedali virtuali prendono forma, il nostro compito sarà quello di assicurare che i pazienti non perdano mai quel prezioso legame di fiducia e prossimità che solo il contatto diretto può offrire.
N. 6 | 2024
Direttore responsabile
Eugenio Leopardi
Responsabile editoriale
Alessandro Fornaro
Comitato di redazione
Floriano Bellavia - Alessandro Maria Caccia
Marco Cavarocchi - Antonio Di Stefano - Eugenio Leopardi
Giuseppe Monti - Luigi Pizzini - Giulio Cesare Porretta
Roberto Tobia - Paolo Levantino - Vincenzo Scaccianoce
Elena Maria Meazzi
Progetto grafico e impaginazione
Emanuela Esquilli
Proprietà editoriale Utifar
Associazione Scientifica senza fini di lucro
PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO
Pubblicità
Emanuela Esquilli tel. 338 2847513
email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it
Direzione e Redazione
PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297
La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono www.utifar.it - utifar@utifar.it
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Nuovo Collegamento
Rivista ufficiale di UTIFAR
Anno XXV n. 6 - 2024
Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000
ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione)
Tiratura del presente numero 20.000 copie - Certificate e autorizzate
6 Dalla Farmacia dei Servizi all’hub di prossimità di Alberto Lepore
16 I 15 anni della Fondazione Italiana Diabete a cura della Redazione di Nuovo Collegamento
22 #diabetebastardo
Intervista a Federica Basso di Alessandro Fornaro
26 Google My Business un alleato essenziale anche per le farmacie di Francesco Ferrari
30 Il Turismo come strumento di benessere di Alessandro Fornaro
32 Curcumina per l’Atrofia Muscolare Spinale di Alessandro Fornaro
34 Il ruolo dei farmacisti nella gestione e aderenza ai trattamenti anticoagulanti di Paolo Levantino
38 Pfas minacce invisibili per la salute e nuove frontiere nella prevenzione di Alessandro Fornaro
43 Pillole di Galenica di Rosalba Lombardo
44 Rubrica Botanicals di Elisa Giubileo
46
PROFESSIONE
di Alberto Lepore
Farmacista e Consigliere dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Foggia
Dalla Farmacia dei Servizi all’hub di prossimità
INegli ultimi mesi, il tema della Farmacia dei Servizi è stato oggetto di numerosi articoli, dibattiti e opinioni che, spesso, hanno alimentato confusione e incertezze tra i lettori.
È ora fondamentale fare chiarezza, mettendo in luce che il concetto stesso di “Farmacia dei Servizi” appare superato.
Di fronte alle recenti trasformazioni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la farmacia è già evoluta in un vero e proprio hub di prossimità, punto di riferimento per la salute sul territorio.
l Sistema Sanitario italiano è uno fra i migliori al mondo e lo dimostrano tre aspetti: l’aspettativa di vita (una fra le più lunghe), la spesa sanitaria fra le più virtuose e l’accesso alle cure egualitario, garantito per ogni cittadino di ogni censo ed estrazione sociale.
L’interrogativo degli ultimi lustri è se questa mastodontica macchina potrà ancora reggere il peso dei suoi quarant’anni e le sfide del futuro.
Il SSN può essere paragonato a un atleta che, dal 2007 – quando si è capito che l’investimento nella sanità generava debito pubblico
– fino al 2020, con la pandemia, passando per il D.M. 70 del 2015, ha seguito un percorso di miglioramento che lo ha reso più efficiente. Gli anni pandemici, però, hanno evidenziato che, nonostante la buona performance raggiunta, non è capace di reggere stress ulteriori. L’incapacità è dettata da tre fattori: la dinamica demografica, quella epidemiologica e l’innovazione tecnologica.
La dinamica demografica è influenzata dall’invecchiamento della popolazione e dallo spopolamento, soprattutto al Sud, causato dalla bassa natalità, dalla cattiva gestione delle politiche migratorie e dalla mancanza di attrattiva per le nuove generazioni, che emigrano all’estero.
La dinamica epidemiologica è legata alla natura costitutiva del SSN. Quarant’anni fa è stato tutto strutturato sugli ospedali e di conseguenza sulla gestione delle patologie acute.
La sfida attuale è, invece, la cronicità.
Ventiquattro milioni di italiani infatti sono affetti da una malattia cronica e più del 50% della popolazione over 65 mostra comorbilità. A questo si associa la straordinaria capacità delle cure mediche erogate, di riuscire a cronicizzare perfino la malattia neoplastica, divenendo un esempio di virtuosismo nel resto del mondo.
Il terzo aspetto, che è alla base della “Farmacia dei Servizi”, è l’innovazione tecnologica.
LA NECESSITÀ DI NUOVE REGOLE PER IL SSN
L’innovazione può essere di due tipi: di Prodotto o di Processo.
Con la cura Monti e i piani di rientro, il SSN ha visto un’innovazione di prodotto in tre aree: farmaci, dispositivi medici e grandi macchine.
Questi fattori, pur migliorando la gestione del paziente sia in acuzie che in cronicità, hanno aggravato la dinamica demografica, aumentando progressivamente i costi sostenuti.
L’innovazione di processo, cioè quella che ha caratterizzato le quattro rivoluzioni industriali, consta della riduzione dei costi, a parità di tecnologie impiegate, con potenziamento della performance. Questa specifica innovazione, tipica dell’industria, non è stata traslata nella sanità e l’esempio più lampante è il ritardo informatico, generatore dei 21 fascicoli sanitari non comunicanti fra loro e delle innumerevoli differenze di prestazioni fra le varie regioni.
I fattori enunciati impongono la stesura e l’applicazione di regole ferree, per garantire ancora a ciascun cittadino il diritto alla salute, previsto costituzionalmente, avendo ben presente che le risorse non saranno infinite o, per essere precisi, che saranno sempre più limitate.
I pilastri su cui creare l’intera nuova architettura sono il sistema dell’offerta e il governo della domanda, per rendere il SSN non più solo capace di gestire momenti di crisi più o meno lunghi e transitori, ma anche per consentigli di adottare, come si definisce in economia un sistema di antifragilità o, per adottare un lemma in voga, capace di essere resiliente cioè, in condizione di shock, migliorare anziché implodere.
LA FARMACIA DEI SERVIZI: GESTIONE DELL’OFFERTA
Dovendo affrontare il tema della “Farmacia dei Servizi”, l’aspetto su cui focalizzare l’attenzione è la gestione del sistema dell’offerta, declinabile in tre punti:
• Le persone: gli operatori sanitari
e gli esercenti di arte sanitaria richiedono attenzioni e tutele che non si risolvono con il semplice aumento di stipendio, ma con il riconoscimento del proprio valore cioè, per la nostra categoria, della indiscutibile e inalienabile gestione totale del farmaco.
• Le tecnologie cioè gli strumenti che possono essere impiegati e che devono essere sottoposti a perenni analisi, studi e valutazione, affinché si eviti una mera evoluzione di processo.
• La gestione cioè la creazione della rete multidisciplinare. Persone e tecnologie, infatti, possono creare tanto valore quanto spreco. La creazione della rete si basa infatti sull’investire sulle competenze professionali di ciascun operatore, rendendolo parte integrante e attiva del network.
La gestione del sistema dell’offerta prevede inoltre lo scardinamento della struttura fisica su cui era incentrato il vecchio SSN: l’ospedale, con la creazione di punti di accesso più prossimi al paziente, tra questi le farmacie.
La nascita di società scientifiche, registrate presso il Ministero con la legge Gelli e gli anni pandemici, hanno permesso che il professionista del farmaco sia elemento fondante del nuovo processo di ristrutturazione, tributandogli il ruolo di snodo verso altri professionisti sanitari.
I servizi di prima e di seconda istanza sono dunque una tecnologia posta nelle mani del farmacista, per assistere e monitorare il paziente, ma non sono un’alternativa all’elemento fondante la nostra professione: il farmaco.
I servizi dunque non distruggono e non devono distruggere il trinomio: farmaco-farmacia-farmacista, ma sono elementi coadiuvanti per la governance del medicamento.
PROFESSIONE
IL FARMACISTA NELLA RETE
MULTIDISCIPLINARE
La valorizzazione di questo compito, su cui si fonda il corso di studi universitario è essenziale, per la creazione della rete multidisciplinare in cui il farmacista deve essere inserito per le sue competenze relative allo xenobiotico.
Per questo motivo, la multidisciplinarietà cioè la creazione della rete neuronale, richiede studio e coraggio.
La letteratura scientifica internazionale è ricca di pubblicazioni sulle possibilità che la rete di cervelli offre e di quanto sia proficuo il rapporto fra il farmacista e tutte le altre figure sanitarie, ma dobbiamo ricordarci che siamo in Italia, che le ricette internazionali non sono modulabili sempre al nostro sistema e che, in questa possibile rete da costruire, le varie figure professionali non sono allo stesso livello e in un rapporto paritario.
La costruzione della rete neuronale deve basarsi su tre capisaldi: educativo, psicologico e organizzativo. È necessario educare gli attuali professionisti della salute e i discenti in essere, a comprendere che ogni figura professionale, in base al suo substrato culturale, gestisce ed interpreta le informazioni cliniche in modo dissimile. Ne consegue che esistano tempi di risposta e prospettive differenti, nella lettura di un quadro clinico.
SUPERARE IL VERTICALISMO
DELLE PROFESSIONI
SANITARIE
Solo attraverso il dialogo, è plausibile l’abbandono delle torri eburnee o silos (come sono definiti nella letteratura internazionale),
evitando un verticalismo del sapere, ostacolo a una democratica diffusione delle conoscenze, per la corretta gestione del paziente. Il verticalismo ci porta al secondo aspetto: quello psicologico cioè aggirare le “alleanza” professionali che portano i membri di uno stesso gruppo a considerare ottimali solo le loro teorie e procedure, forieri di approcci outgrup che sono quelli a cui assistiamo attualmente, nelle prese di posizione delle altre figure sanitarie. I processi escludenti ci portano al terzo aspetto cioè quello organizzativo che si declina in due punti: normativo e geografico. A livello normativo, il verticalismo e l’approccio outgrup possono portare all’acuirsi dello iato che esiste fra le varie figure professionali. Questo stridio, a cui spesso assistiamo, è legato anche al processo evolutivo della nostra professione che è in peregrinazione, alla ricerca dei nuovi ambiti di competenza e limiti professionali.
A livello geografico, le difficoltà nella creazione del network neuronale non sono solo legate alle mutevoli orografie territoriali che a breve saranno investite dalla creazione delle case di cura, ma anche dalle distanze informatiche che rendono il dialogo telematico insormontabile.
Nella creazione di una rete interprofessionale devono essere stabiliti cinque punti:
1. Leadership: chi gestisce, promuove e pianifica le operazioni.
2. Monitoraggio dei processi: la creazione delle procedure per il controllo degli errori e per evitare il sovraccarico dei compiti.
3. Analisi di backup necessaria per rivalutazione dei processi, per una
corretta ridistribuzione delle mansioni e dei compiti nel team.
4. Adattabilità, qualità che consente al gruppo di modularsi alle esigenze del paziente.
5. Orientamento cioè la capacità di ascolto e di dialogo che consente lo scambio di idee e l’elaborazione di strategie comuni.
LA FARMACIA COME HUB
Dovendo modellare la rete neuronale nel contesto della farmacia come hub sanitario, è utile riscoprire il loop di Lundberg. Tale ciclo, ideato più di quarant’anni fa, è stato riscritto dallo stesso autore alla luce dei PoCT (che hanno abbattuto le mura del laboratorio clinico) dell’approccio patient centred e della rete neuronale. In questo ciclo di undici fasi (formulazione del problema, selezione del test, prelievo/raccolta, identificazione, trasporto, preparazione, analisi, risposta, interpretazione ed azione) è possibile creare tre macro aeree: pre analitica, analitica e post analitica. L’introduzione del loop brain to brain fa comprendere che la farmacia, come hub, è il luogo dello scambio di informazioni fra quesito clinico, risposta strumentale ed analisi del dato. La farmacia come hub non è quindi un’evoluzione di prodotto cioè un contenitore di strumentazioni analitiche quali e quantitative, ma snodo di informazioni, in cui allo studio della semiotica del paziente, relativo alla sfera del farmaco, si associa la semantica del dato. Solo con questa visione è possibile collocare la farmacia nella rete neuronale, per la gestione della cronicità e della prevenzione.
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I LIMITI DELLA FARMACIA
NEL CAMPO DELLA
PREVENZIONE
In ambito preventivo, il percorso della farmacia è periglioso. In primis esistono fattori di natura organizzativa.
Come esposto in precedenza, la farmacia è in fase di peregrinazione, alla ricerca dei nuovi ambiti e limiti professionali, in cui non è chiaro fino a quanto un farmacista possa spingersi nella valutazione clinica di un paziente.
A questo aspetto, si associano problematiche di leadership. Se è vero che tale compito deve essere assolto da una figura super partes cioè dal Dipartimento alla Salute regionale e dalle ASL territoriali, questo comando impone un verticalismo decisionale, da cui scaturisce un posizionamento marginale della farmacia, nella gestione della Medicina Preventiva.
Le campagne RISP, gli screening del colon retto e sul virus dell’epatite C pongono il farmacista o come mero selezionatore del paziente, in fase pre analitica, o come distributore del device, in fase analitica, per il prelievo del campione.
Esiste, inoltre, un aspetto puramente economico cioè le politiche adottate dalle singole farmacie o dai network che sfruttano i servizi preventivi come fonte di diversificazione dei ricavi, trasformando la prevenzione, in giornate rivolte al cross selling dato analitico-prodotto. La prevenzione è una sfida titanica e ha come compito quello di individuare fattori di rischio da rendere noti a tutti gli attori della
filiera sanitaria, medico di base, laboratorio di analisi convenzionato e medico specialista. Richiede un’analisi critica della realtà che affluisce quotidianamente in farmacia, generatrice del quesito clinico che deve essere sciolto con la ricerca del metodo strumentale ovvero di un test appropriato che, secondo la definizione di Christopher Price, sia capace di fornire una risposta al quesito clinico, consentendo di prendere una decisione e intraprendere un’azione. Per fare questo, è necessario non solo garantire un’assicurazione di qualità sulle procedure intraprese e sulla formazione del personale specializzato, ma richiede lo studio della letteratura scientifica, per trovare linee guida, best practice e metodiche analitiche vagliate dagli RCT (randomized controlled trial) che consentano di fornire un dato paragonabile a quello del laboratorio d’analisi.
A tutto ciò, si deve associare l’analisi critica del dato, cioè interpretare quanto elaborato dalla macchina, in base alle caratteristiche del paziente, alla medicina di genere, alla realtà del territorio.
In sintesi, per fare prevenzione oltre alla standardizzazione dei processi e della efficienza delle macchine è necessaria la cultura scientifica.
Possederla, permette di creare dialogo, anche nella attuale normativa, in cui non esistono rapporti paritetici, consentendo alla farmacia di trasformarsi in punto di snodo di campagne nazionali e regionali o punto di partenza per il monitoraggio della popolazione.
LA GESTIONE DELLA
CRONICITÀ: UN RUOLO
CHIAVE PER LA FARMACIA
Nella sfida alla cronicità, la farmacia, nel team, può aspirare a ruolo di leader poiché nel suo bagaglio culturale ovvero la gestione del medicamento, risiede la giusta competenza per il dialogo multidisciplinare e per il corretto indirizzamento delle problematiche del paziente a tutti i professionisti del settore.
Le linee guida nazionali ed internazionali, la Conferenza Stato –Regioni del 17. 10. 2019 delineano il percorso da intraprendere. Esacerbazioni della patologia, cambi repentini di terapia, slittamento delle prescrizioni, sono tutti fattori che si possono apprendere dall’elemento che parla di più in farmacia: la ricetta medica e sono red flag che devono indurre la nascita del quesito clinico, da presentare alla restante filiera sanitaria, nel processo di orientamento e adattamento del team.
Dato che la gestione del paziente cronico è di spettanza del medico prescrittore, la creazione del percorso analitico deve essere concertata affinché possa mettersi in moto il processo di monitoraggio dei sistemi. Tempestiva deve essere la risposta del dato che, è doveroso ripetere, deve essere non solo correttamente analizzato, ma anche interpretato secondo il principio di backup.
Infine nell’elaborazione del servizio sulla cronicità, la continua consulenza delle società scientifiche dei farmacisti, garantirebbe un migliore risultato tanto in fase pre
Partecipano alla 1° estrazione
• Tutte le farmacie che effettueranno l’ordine del calendario a Cosmofarma 2024
• Le farmacie già clienti* che incrementeranno l’ultimo ordine del calendario di almeno 50 copie entro il 30 settembre 2024
• Le farmacie non clienti che effettueranno un ordine del calendario di minimo 50 copie entro il 30 settembre 2024
Chi può partecipare?
Partecipano alla 2° estrazione
• Tutte le farmacie che effettueranno l’ordine del calendario a Cosmofarma 2024
• Le farmacie non clienti che effettueranno un ordine del calendario di minimo 50 copie entro il 23 dicembre 2024
Partecipano alla 3° estrazione
• Le farmacie già clienti* che incrementeranno l’ultimo ordine di calendari di almeno 50 copie entro il 23 dicembre 2024
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PROFESSIONE
analitica cioè nella progettazione del metodo di analisi e sul campione da analizzare, tanto in fase post analitica nella valutazione ed interpretazione di quanto raccolto.
La salvaguardia del SSN è un compito a cui nessuno degli operatori può sottrarsi.
Il divenire hub sanitario per la farmacia è un atto dovuto per la salvaguardia del bene salute di ogni cittadino. Questa trasformazione deve essere vissuta, però, come un momento di rivoluzione copernicana, svincolata dalle logiche di profitto, poiché il processo di ristrutturazione richiede tempo e continuo allenamento.
LE COMPETENZE NECESSARIE
Purtroppo una ricetta perfetta che soddisfi immediatamente i nostri desideri non esiste, eppure nell’elaborazione della farmacia del domani, inserita nella rete neuronale, è possibile individuare tre competenze.
La prima è “imparare ad imparare” e in maniera molto rapida. Gli inglesi chiamano questa competenza organization learning e c’è un modo per imparare rapidamente: misurare bene, comprendendo i dati raccolti, le esperienze acquisite, gli errori commessi, per porsi così le giuste domande e produrre le corrette soluzioni.
Trovare le giuste soluzioni non basta.
Bisogna coinvolgere gli altri attori della filiera sanitaria, effettuando insieme un lavoro di squadra e svincolandoli dalla loro comfort zone.
Per ridisegnare i rapporti interprofessionali ci vuole coraggio che è l’altra competenza.
Riprogettare è necessario, poiché è darwinisticamente impensabile continuare a operare così come si è sempre fatto.
Ricreare, però, richiede l’ultima competenza cioè la creatività che implica non solo progettare e disegnare sulla base di quanto analizzato e valutato, ma anche la capacità di saper cogliere il massimo da ogni opportunità che si presenta, come accade nella medicina di guerra, nella difesa del bastione Salute.
Fai parte di Utifar e cresci nella Professione!
Iscriversi a Utifar significa essere parte di un'associazione scientifica impegnata a diffondere la cultura del cambiamento e la crescita della Professione. Insieme possiamo fare molto, le nostre idee e la nostra determinazione faranno la differenza!
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• Titolari di farmacia € 250
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• Neolaureati (entro 6 mesi dalla laurea) € 20 (iscrizioni neolaureati sul sito Utifar nell'apposita sezione)
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• Formazione a distanza gratuita per coprire interamente i 50 crediti ECM per l’intero anno
• Agevolazioni per la partecipazione alla Scuola di Galenica Utifar e ad altri percorsi formativi sul territorio
• Adesione gratuita ad Upfarm (Unione professionale farmacisti per i farmaci orfani) e supporto per la predisposizione di farmaci orfani e off-label
• Spedizione a domicilio di Nuovo Collegamento per i farmacisti collaboratori
*il richiedente deve necessariamente essere socio da almeno un anno e deve aver rinnovato l'iscrizione da almeno 30 giorni dalla scadenza annuale del 28 febbraio.
SOLIDARIETÀ E RICERCA
dalla Redazione di Nuovo Collegamento
I 15 anni della Fondazione Italiana Diabete: Un impegno continuo per il futuro della ricerca
La FID festeggia il quindicesimo anno di un’attività rivolta al sostegno della ricerca e alla promozione della consapevolezza sulla malattia. Un impegno costante che guarda al futuro con speranza e determinazione. Noi farmacisti, operatori sanitari a contatto diretto con i pazienti, siamo un partner chiave in questo cammino verso un miglioramento continuo della qualità della vita dei pazienti.
Prendiamo allora spunto dai 15 anni della Fondazione per fare il punto sulla ricerca in questo campo e sulle possibili attività di screening che potrebbero coinvolgere anche noi farmacisti.
Fondata da due genitori che hanno trasformato la disperazione per la diagnosi del figlio in azione concreta, la FID è oggi un punto di riferimento per la ricerca e il sostegno alle famiglie colpite da diabete di tipo 1.
In occasione del suo 15° anniversario, è importante riflettere sul percorso di questa istituzione e sull’impatto delle sue iniziative nel campo della ricerca sul diabete di tipo 1.
Uno degli aspetti distintivi della FID è il suo approccio indipendente. La Fondazione opera senza legami con aziende farmaceutiche o società scientifiche, sostenendo progetti attraverso finanziamenti ottenuti da donazioni e iniziative di sensibilizzazione.
Questo le ha permesso di orientare i fondi verso le ricerche più promettenti. L’impegno della Fondazione non si limita, infatti, al semplice finanziamento: attraverso un sistema di bandi competitivi, la FID seleziona i progetti che offrono le migliori prospettive di successo, con particolare attenzione ai giovani ricercatori e alle tecnologie innovative. In questa ottica, in 15 anni di attività, la FID ha raccolto oltre due milioni di euro, destinati a progetti di ricerca in istituti di eccellenza come il Diabetes Research Institute (DRI) del San Raffaele di Milano e altre strutture prestigiose a livello internazionale.
LA RICERCA VERSO UNA CURA DEFINITIVA
Ma a che punto è la ricerca? E siamo davvero sulla strada di una terapia capace di risolvere in via definitiva questa malattia di origine autoimmune? Negli ultimi anni, il progresso nella cura del diabete di tipo 1 è stato significativo. Tra i traguardi più recenti, vi è lo sviluppo dei trapianti di cellule staminali produttrici di insulina, che hanno iniziato a dare risultati incoraggianti. Sebbene sia solo l’inizio, questi trapianti, principalmente eseguiti negli Stati Uniti, aprono nuove speranze per sostituire l’insulina iniettata.
Parallelamente, la ricerca si sta concentrando su terapie capaci di modificare il decorso della malattia, sia prima della diagnosi conclamata che subito dopo l’esordio. Questi studi rappresentano una svolta significativa,
non solo per chi è già malato, ma anche per prevenire nuovi casi. In effetti, gli ultimi anni hanno visto notevoli progressi nella ricerca sul diabete di tipo 1. Tra gli sviluppi più promettenti, troviamo:
• Trapianto di cellule staminali: questa tecnologia ha fatto passi da gigante, con i primi trapianti di cellule staminali che producono insulina eseguiti con successo negli Stati Uniti. Sebbene i risultati siano ancora preliminari, questa ricerca offre una nuova speranza per i pazienti che potrebbero un giorno non dipendere più dalle iniezioni di insulina. Questi trapianti sono stati effettuati principalmente su soggetti adulti, ma si stanno valutando estensioni di questi protocolli anche a bambini e adolescenti.
• Prevenzione dell’insorgenza della malattia: un altro campo di ricerca cruciale è quello legato alle terapie preventive. Grazie ai progressi nello screening degli autoanticorpi, è possibile individuare i soggetti a rischio prima che la malattia si manifesti clinicamente. Le terapie sperimentali in questo ambito mirano a bloccare l’attacco autoimmune o a rallentare il deterioramento delle cellule beta pancreatiche. Si stanno studiando farmaci immunosoppressori o modificatori del sistema immunitario che potrebbero rallentare la progressione della malattia nelle persone con alti livelli di autoanticorpi.
•Terapie personalizzate e medicina di precisione: un altro sviluppo significativo è il crescente interesse verso le terapie
SOLIDARIETÀ E RICERCA
personalizzate, che tengono conto delle caratteristiche genetiche individuali per sviluppare trattamenti più mirati ed efficaci. Nonostante le sfide ancora aperte, la ricerca sul diabete di tipo 1 sta quindi avanzando a ritmo sostenuto. Il traguardo di una cura definitiva per questa malattia autoimmune è più vicino che mai, ma resta ancora molto da fare.
L’IMPORTANZA DELLE
CAMPAGNE DI SCREENING
Oltre alla cura, occorre concentrarsi sulla prevenzione e, in particolare, sulla individuazione tempestiva della malattia. Da questo punto di vista, lo screening rappresenta la strada da seguire e la farmacia dei servizi può rappresentare un attore i fondamentale importanza per le future campagne sul territorio. Come ben sappiamo, il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che si sviluppa a seguito della distruzione delle cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina. Nella maggior parte dei casi, questa condizione viene diagnosticata solo dopo l’insorgenza dei sintomi clinici, quando il danno pancreatico è ormai avanzato e irreversibile. Tuttavia, grazie all’avanzamento delle conoscenze scientifiche, è stato dimostrato che è possibile
identificare precocemente i bambini che svilupperanno il diabete di tipo 1 attraverso il rilevamento degli autoanticorpi, proteine che segnalano l’inizio del processo autoimmune.
Lo screening degli autoanticorpi consente di rilevare il rischio di sviluppare il diabete prima dell’esordio clinico, offrendo un’opportunità unica per monitorare la progressione della malattia e intervenire con terapie sperimentali che potrebbero ritardare o prevenire l’insorgenza completa della patologia.
In Italia, la decisione di implementare uno screening su scala nazionale rappresenta un grande passo in avanti nella gestione del diabete di tipo 1, soprattutto perché si tratta di una malattia che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti. Anche in termini di individuazione precoce della malattia, la FID offre un esempio virtuoso da prendere come riferimento. La Fondazione, infatti, ha saputo affermasi anche come un’importantissima voce di advocacy per la comunità, ottenendo risultati concreti anche sul piano legislativo.
Un traguardo di enorme rilevanza è stato raggiunto con l’approvazione della legge n. 130
del 2023, che istituisce lo Screening Pediatrico Nazionale per il diabete di tipo 1 e la celiachia. Questo screening, attivo dal 2025, coinvolgerà tutti i bambini italiani tra 1 e 17 anni, offrendo l’opportunità di individuare precocemente il rischio di sviluppare la malattia tramite il rilevamento degli autoanticorpi. Va detto che le farmacie, almeno per il momento, non saranno coinvolte in questa iniziativa. Il test sarà infatti effettuato dai pediatri di famiglia e consisterà in un semplice prelievo di sangue o un test di pungidito per rilevare la presenza di autoanticorpi specifici per il diabete di tipo 1 e la celiachia. I campioni raccolti verranno poi inviati a laboratori centralizzati per l’analisi. Per i bambini che risulteranno positivi agli autoanticorpi, sarà previsto un percorso di follow-up presso centri specializzati. Questo monitoraggio costante permetterà di seguire l’evoluzione della malattia e di intervenire tempestivamente con terapie sperimentali, se disponibili, o semplicemente fornendo un supporto continuo alla famiglia per affrontare la malattia in modo consapevole e preparato. La farmacia dei servizi potrà fare la sua parte nel prossimo futuro in campagne di screening che si possano affiancare o integrare quelle già esistenti. Lo dimostra-
no diverse iniziative già in atto sul territorio. Del resto, sappiamo bene i benefici che possono derivare da uno screening diffuso ed efficace. Tra questi:
• Prevenzione delle emergenze sanitarie: La diagnosi precoce ridurrà drasticamente i casi di esordio improvviso della malattia, che spesso comportano ricoveri d’urgenza in terapia intensiva a causa della chetoacidosi diabetica, una grave complicanza del diabete non trattato.
• Intervento tempestivo: Sapere in anticipo che un bambino svilupperà il diabete di tipo 1 permette ai medici di monitorare l’evoluzione della malattia e, in futuro, potrebbe consentire l’accesso a terapie che rallentino o blocchino la progressione della malattia.
• Riduzione dello stress per le famiglie: La consapevolezza che il proprio figlio è a rischio permette alle famiglie di essere preparate e supportate da un team di esperti sin dalle prime fasi, riducendo lo shock e lo stress psicologico legati a una diagnosi improvvisa.
• Ottimizzazione delle risorse sanitarie: Il monitoraggio precoce e l’intervento tempestivo potrebbero ridurre il peso economico e logistico dei ricoveri e delle complicanze a lungo termine, migliorando l’efficacia dell’assistenza sanitaria.
IL RUOLO DEI FARMACISTI:
PARTNER ESSENZIALI NELLA
LOTTA AL DIABETE DI TIPO 1
In questo nuovo contesto di prevenzione e diagnosi precoce, noi farmacisti possiamo svolgere un ruolo fondamentale. Come professionisti della salute a stretto contatto con le famiglie, ci troviamo infatti in una posizione privilegiata per informare i genitori sull’importanza dello screening e sulla gestione del diabete di tipo 1 nei bambini a rischio.
Grazie alle nostre competenze, possiamo offrire supporto nell’uso dei dispositivi di monitoraggio della glicemia e nella comprensione delle terapie, contribuendo a migliorare la gestione quotidiana della malattia.
Inoltre, grazie allo sviluppo della farmacia dei servizi, abbiamo la possibilità concreta diventare un punto di riferimento importante per promuovere campagne di sensibilizzazione e fornire materiali informativi aggiornati sulle nuove terapie e sugli sviluppi della ricerca scientifica. La nostra funzione educativa diventa quindi essenziale, soprattutto nelle aree più remote, dove il contatto con specialisti può essere più limitato.
COSA È IL DIABETE DI TIPO 1
Il diabete di tipo 1, che ancora oggi molti pazienti confondono con il più diffuso diabete di tipo 2, è una malattia autoimmune, causata da un “corto circuito” del sistema immunitario, che scatena contro le cellule pancreatiche che producono l’insulina (beta cellule) degli autoanticorpi che le distruggono.
Oggi, l’unico modo per sopravvivere per le persone colpite è iniettare insulina molte volte al giorno, per tutta la vita. La terapia insulinica per un diabetico di tipo 1 è una delle terapie più complesse che esista in clinica, essendo il fabbisogno del farmaco determinato da molti fattori diversi, come il cibo ingerito e la quantità di attività fisica svolta.
In genere, dopo un iniziale set-up con il diabetologo, le dosi di insulina vengono decise autonomamente dai pazienti, con gravi rischi di iniettarne in eccesso o in difetto, il che può causare complicanze acute o croniche, tra cui il coma per ipoglicemia o, all’opposto, per chetoacidosi diabetica.
L’esordio della malattia è spesso un trauma per famiglie e malati, nel 50% dei casi il diabete di tipo 1 infatti insorge nei bambini. In tutto i malati nel nostro paese sono tra i 200 e i 300 mila.
La soluzione Intimo Softcare è un detergente intimo speciale, senza profumazione, assolutamente innovativo e primogenito di una nuova famiglia di detergenti «filmogeni» basati sui derivati del glucosio (caprylyl/ capryl glucoside, hydroxyethylcellulose), in grado di svolgere una delicata azione detergente e protettiva su cute e mucose.
Vi è un solo tensioattivo, il caprylyl/capryl glucoside, assolutamente non aggressivo e impiegato alla minima dose, caratterizzato da un equilibrato potere detergente anche in acque dure; la camomilla (chamomilla recutita water) svolge un’azione decongestionante e deodorante, l’elastina marina (hydrolyzed elastin) è protettiva ed eutrofica. La cellulosa (hydroxyethylcellulose) è un derivato del glucosio che, dopo evaporazione dell’acqua, si deposita sulla pelle e sulle mucose, proteggendole con un sottile strato filmogeno.
Pertanto è indicato per la detersione della mucosa ano-genitale sia in soggetti che non tollerano i comuni detergenti intimi, sia per l’igiene intima di neonati, lattanti e bambini.
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LA FARMACIA DEI SERVIZI
Intervista di Alessandro Fornaro
Leggi l’articolo dal blog
#diabetebastardo
ENRICA PONTIN
PERCORSI DI EDUCAZIONE SANITARIA
Nota biografica
E UN CICLO DI ATTIVITÀ INTERATTIVE
Intervista a Federica Basso, responsabile comunicazione Farmacie Monti
www.enricapontin.it
Farmacie Monti è una società che raggruppa 5 farmacie nella provincia di
proccio alla fotografia te in forma autodidatt ione e la sensibilità pe linee e forme, luci e o ò che la circonda e che v o l’autoritratto inizia a prescindibile di espress di identità. Attraverso c arrativa che diviene il su una camera oscura inte nza della permanenza di vita, rendono la entarietà nel backgrou linguaggio fotografico ale. la cultura visiva, nel ru messaggi e toccare cord necessità di un contatto materico diviene sempre più parte indispensabile
Da tempo, il team di lavoro ha compreso l’importanza di abbinare l’offerta dei servizi a strategie di comunicazione efficaci. proprio la responsabile della comunicazione del gruppo, Federica Basso, che ci racconta come è nato il progetto “La linea della Salute - Autori del proprio benessere”.
“Attraverso questo progetto, vogliamo trasmettere al nostra filosofia di lavoro al pubblico, coinvolgendo le persone in quelle che sono le nostre linee guida per imparare a stare bene, quelle che quotidianamente cerchiamo i trasmettere da dietro il banco: uno stile di vita sano, i benefici di una corretta alimentazione funzionale, ma anche la consapevolezza della propria condizione di salute e, non ultimo, il coraggio di chiedere aiuto”. Il progetto, ci racconta Federica, è pensato per svilupparsi nel corso degli anni affrontando temi via via differenti, ma sempre nell’ottica di raccontare le mille storie di
fragilità che osserviamo da dietro i banchi delle farmacie, creando occasioni di condivisione e di ascolto e offrendo al pubblico non solo risposte e soluzioni, ma soprattutto spazio d’ascolto e tempo.
“L’idea originale - ci racconta Federica - era semplicemente quella di organizzare una passeggiata della salute con i clienti delle farmacie. Ho manifestato la mia idea alle colleghe, convinta che avrebbero storto il naso. Ma il loro entusiasmo mi ha spinto ad agire e mi sono messa la lavoro per creare qualcosa i più grande”.
Federica ha quindi contattato Enrica Pontin, una fotografa che conosce da diversi anni. Enrica lavora con anziani, bambini, tossicodipendenti e disabili. Organizza anche delle attività in movimento, dove unisce l’introspezione all’arte. “Sapevo che, con la sua esperienza di artista educatrice mi avrebbe dato qualche idea brillante ed ero a conoscenza che stava realizzando un progetto con una farmacia di Bassano, la Farmacia Pozzi... Potremmo prendere qualche spunto: andiamo!”.
L’incontro tra la dott.ssa Chiara Pozzi di Bassano e le colleghe della Farmacia Monti è stata l’occasione per un confronto costruttivo e un passaggio di testimone molto importante, sia per i contenuti del progetto ma anche e soprattutto come esempio di cooperazione virtuosa tra farmacie.
E poi c’era Enrica, una fotografa con il diabete di tipo 1 che, con le sue foto, racconta la propria condizione di salute.
Ecco l’idea: la prima Linea della Salute sposerà il progetto #diabetebastardo di Enrica parlan-
do di diabete in tutte le sue forme e come opportunità di elaborare la propria camera oscura interiore.
Ci saranno incontri con il pubblico, screen gratuiti in farmacia e sarà organizzata una mostra fotografica, dal titolo #diabetebastardo, la camera oscura interiore.
Chi è andato al vernissage del 14 settembre ha potuto vedere come Enrica Pontin è riuscita a raccontare, attraverso 14 autoritratti, lo stato d’animo interiore dell’artista rispetto alla sua patologia. La tecnica utilizzata amplifica lo stato d’animo dell’artista. Ne emergono l’esplorazione, l’introspezione e l’autoconsapevolezza di chi, attraverso la fotografia, è riuscita a rappresentare in immagini la convivenza con il diabete e le fragilità del proprio corpo.
In questo senso, emerge con forza come la tecnica fotografica sia stata un mezzo per l’auto-osservazione e la scoperta di sé stessi. Attraverso l’autoritratto sono stati esplorati stati d’animo complessi, personali dell’artista, nei quali chi è affetto da questa patologia può tuttavia riconoscersi.
Tutte le foto sono attraversate da un linea gialla, dipinta a china dall’artista. “La linea gialla, ci racconta Federica, è un elemento ricorrente nel progetto. Rappresenta un confine tra protezione e limitazione.
La linea è simbolo della scelta tra affrontare le difficoltà della vita o rimanere bloccati.
Nel progetto, la linea diventa una guida lungo il percorso di auto-accettazione e crescita personale”.
Seguendo questa linea immaginaria, il progetto delle Farmacie Monti non si limita alla fotografia, ma si espande in diversi ambiti multidisciplinari, come la medicina narrativa, l’arte, lo sport e la salute. Ciascuno di questi temi sarà affrontato, anche con il racconto di chi vive la condizione in prima persona, nell’ambito di tre incontri con il pubblico.
“Questi incontri divulgativi -sono stati organizzati con lo spirito di creare una rete di supporto e consapevolezza, dove la malattia non è più vissuta come un limite ma come una possibilità di esplorazione, forza e cambiamento. Lo scopo è promuovere una nuova cultura del benessere, in cui la fragilità si trasforma in opportunità di crescita e condivisione”. Il primo incontro offrirà una visione globale sulla vita di chi convive con il diabete. Saranno presenti un medico di medicina generale e testimoni diabetici. Si parlerà anche di nutrizione per quel che riguarda la prevenzione, laddove possibi-
La mostra a
LA FARMACIA DEI SERVIZI
le, e la gestione della patologia. Attraverso il racconto di esperienze personali, consigli pratici e strumenti psicologici, il pubblico potrà confrontarsi su un tema fondamentale: come affrontare la malattia con serenità. Il secondo incontro metterà al centro la vita familiare e relazionale delle persone con diabete, toccando anche temi delicati come la sessualità e l’intimità, grazie all’intervento di un psicologo sessuologo, diabetico a sua volta. Si discuterà di come il sostegno reciproco e un approccio equilibrato possano trasformare la gestione del diabete in un percorso di crescita personale. L’ultimo incontro sarà dedicato a storie di successo e resilienza nel mondo dello sport. Esperti e atleti diabetici racconteranno come lo sport possa diventare un alleato prezioso per il benessere fisico e mentale, dimostrando che il diabete non rappresenta un ostacolo insormontabile.
Gli incontri si terranno presso Villa Priuli, messa a disposizione dal Comune di Castello di Godego hanno l’obiettivo di abbattere le barriere di isolamento che spesso accompagnano la malattia, creando uno spazio inclusivo in cui esperti e pazienti possano dialogare apertamente.
Oltre a fornire informazioni mediche, questi eventi si distinguono per l’enfasi sulla dimensione umana del diabete: le sfide quotidiane, le relazioni personali e l’importanza dello sport come strumento di gestione della malattia.
Nell’ambito del progetto #diabetebastardo, saranno organizzate diverse attività interattive che rappresentano un’opportunità unica per esplorare le proprie fragilità e trasformarle in forza attraverso strumenti creativi e percorsi esperenziali.
Passeggiate, della salute, laboratori creativi e momenti di counseling per aiutare i parteci-
panti a prendersi cura del proprio benessere fisico ed emotivo sono tutte iniziative pensate per coinvolgere persone di ogni età e permettere loro di affrontare, in un modo diverso ed introspettivo, tematiche legate alla convivenza con il diabete.
“Abbiamo lavorando tantissimo per questo progetto - ammette Federica - e raccolto una grande disponibilità da parte delle amministrazioni comunali. Non abbiamo voluto sponsorizzazioni da parte di aziende per dare un chiaro messaggio di iniziativa no profit e abbiamo provato a trasferire la nostra visione del lavoro che svolgiamo e la nostra idea di salute.
Il prossimo anno lavoreremo con la stessa tenacia e lo stesso spirito.
La linea da seguire sarà blu, non più gialla, per un nuovo progetto sempre ispirato a comunicare salute e consapevolezza”.
Rubrica a cura di Francesco Ferrari Web Marketing Manager
Google My Business
Un alleato essenziale anche per le farmacie
In un contesto in cui le prime impressioni avvengono sempre più spesso online, è essenziale che anche la farmacia si presenti in modo ottimale sul web.
Oggi portiamo l’attenzione a uno strumento semplice ma estremamente efficace: Google
My Business (GMB). Potrebbe sembrare un aspetto secondario rispetto alle attività quotidiane, ma una scheda GMB ben curata può fare la differenza tra un cliente che sceglie una farmacia e uno che si rivolge altrove.
In questo articolo verranno illustrati i principali vantaggi di una scheda GMB ottimizzata, fornendo spunti pratici per utilizzarla al meglio.
Investire nella cura della propria presenza digitale può portare significativi benefici in termini di visibilità e reputazione, migliorando il rapporto con i clienti e rafforzando la posizione della farmacia nel contesto locale.
COS’È GOOGLE MY BUSINESS?
Google My Business (GMB) è uno strumento gratuito offerto da Google che consente alle aziende di gestire la propria presenza online, specialmente nei risultati di ricerca di Google e su Google Maps. In parole semplici, immaginate GMB come una versione virtuale della vostra vetrina fisica: è il primo punto di contatto tra la vostra farmacia e i potenziali clienti che effettuano ricerche online.
COME FUNZIONA
Quando qualcuno cerca una farmacia su Google o Google Maps, le schede GMB appaiono nei risultati (vedi foto esempio a pagina 32), mostrando informazioni cruciali come l’indirizzo, gli orari di apertura, il numero di telefono, e le recensioni dei clienti.
Queste informazioni aiutano i potenziali clienti a trovare rapidamente la vostra farmacia e a decidere se visitarla. Una scheda GMB ben curata assicura che queste informazioni siano sempre precise e aggiornate.
Dal punto di vista tecnico la scheda può essere gestita da chi abbia rivendicato l’attività presso Google, mentre dal punto di vista operativo è bene che venga gestita da professionisti, in quanto errori nella sua gestione possono avere ricadute negative per l’azienda.
PERCHÉ È IMPORTANTE
Avere una scheda GMB ottimizzata non solo aumenta la visibilità della vostra farmacia, ma influisce anche sulla percezione che i clienti hanno della vostra attività.
Una scheda completa e ben gestita trasmette professionalità e affidabilità, elementi fondamentali per fidelizzare i clienti e attrarne di nuovi. Inoltre, una presenza forte su GMB può migliorare la vostra posizione nei risultati di ricerca locale, facendo in modo che la vostra farmacia appaia tra le prime opzioni quando qualcuno ne cerca una nella vostra zona.
WEB MARKETING E FARMACIA
Il web marketing comprende tutte quelle attività promozionali che si svolgono online per attrarre, coinvolgere e fidelizzare i clienti. Per una farmacia, il web marketing è cruciale perché la maggior parte delle persone utilizza Internet per trovare servizi e prodotti. Come sappiamo, una presenza online efficace permette di raggiungere un pubblico più ampio, promuovere nuovi prodotti, comunicare offerte speciali e costruire una reputazione solida. Non solo, consente anche di interagire direttamente con i clienti, rispondere alle loro domande e raccogliere feedback preziosi.
L’IMPORTANZA DI UNA
SCHEDA GMB BEN CURATA IN FUNZIONE DEL WEB MARKETING
Una scheda GMB mal curata può invalidare tutte le vostre attività di web marketing. Immaginate di aver investito tempo e risorse in SEO*, social media e pubblicità online. Avete attirato potenziali clienti sul vostro sito e sui vostri canali social, ma quando cercano la vostra farmacia su Google, trovano una scheda GMB con informazioni errate, foto poco professionali e recensioni negative. Questo può far perdere la fiducia dei clienti e annullare tutti i vostri sforzi di marketing.
RECENSIONI NEGATIVE, COME GESTIRLE?
Le recensioni negative sono inevitabili, ma gestirle correttamente è cruciale. Ignorare le recensioni negative può far sembrare il personale della vostra farmacia poco attento ai clienti.
*CHE COSA è LA SEO
La SEO (Search Engine Optimization) è l’insieme di tecniche che migliorano la visibilità di un sito web sui motori di ricerca come Google. L’obiettivo è far apparire il sito tra i primi risultati quando qualcuno cerca parole chiave rilevanti. In pratica, aiuta il sito a farsi trovare più facilmente dai potenziali clienti, aumentando così il traffico e, nel caso di una farmacia, le visite fisiche o online.
WEB & MARKETING
I VANTAGGI DI UNA SCHEDA GMB BEN CURATA
È importantissimo rispondere sempre in modo professionale, cercando di risolvere o motivare i problemi segnalati. Questo non solo può trasformare un cliente insoddisfatto in uno soddisfatto, ma dimostra anche agli altri clienti che prendete sul serio il loro feedback. Altrettanto importante è rispondere sempre anche alle recensioni positive, ringraziando l’utente e, dove possibile, aggiungendo informazioni potenzialmente utili anche agli altri utenti.
In conclusione, una scheda Google My Business ben curata può trasformare il modo in cui la vostra farmacia è percepita online, aumentando la visibilità, migliorando la reputazione e attirando nuovi clienti. Non lasciate che un’opportunità così importante vi sfugga. Prendetevi qualche minuto per ottimizzare la vostra scheda GMB o rivolgetevi a dei professionisti perché lo facciano per voi, e godetevi i benefici di una presenza online forte e professionale.
• Maggiore Visibilità
Una scheda GMB ottimizzata aumenta la probabilità che la vostra farmacia appaia nei risultati di ricerca locali. Quando qualcuno cerca “farmacia vicino a me”, volete essere tra i primi risultati, vero? Più siete visibili, più persone sapranno della vostra esistenza.
• Informazioni Accurate e Sempre Aggiornate
Con GMB, potete fornire informazioni cruciali come l’indirizzo, gli orari di apertura, il numero di telefono e i servizi offerti. Non c’è niente di peggio che un cliente arrivi alla farmacia e la trovi chiusa perché le informazioni online erano errate.
• Recensioni dei Clienti
Le recensioni online sono il passaparola del ventunesimo secolo. Una scheda GMB permette ai clienti di lasciare recensioni e valutazioni. Le recensioni positive rafforzano la vostra reputazione, mentre quelle negative offrono un’opportunità per migliorare e mostrare che tenete ai feedback dei clienti.
• Interazione con i Clienti
Potete rispondere direttamente alle recensioni, ringraziare per i feedback positivi e affrontare eventuali lamentele. Questo dimostra che siete attenti e disponibili, qualità molto apprezzate dai clienti.
• Foto e Video
Mostrate la vostra farmacia, i vostri prodotti e il vostro staff attraverso foto e video. Un’immagine vale più di mille parole e aiuta a creare un legame più personale con i clienti.
SALUTE E BENESSERE
di Alessandro Fornaro
LIl turismo come strumento
di benessere
Il viaggio, spesso associato a momenti di svago e relax, potrebbe in realtà rivestire un ruolo importante nel promuovere la salute fisica e mentale. Uno studio suggerisce che la chiave di questo benessere vada ricercata nell’entropia. Leggi l’articolo dal blog
Rientrati dalle ferie estive, molti dei nostri clienti ci hanno raccontato di sentirsi meglio: più in forma e più in salute, non solo da un punto di vista mentale, ma anche fisico. Ora, quello che sembra il classico luogo comune o poco più che un rituale argomento di conversazione, sembra assumere anche una certa valenza scientifica. Secondo uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Travel Research, viaggiare e partecipare a esperienze positive, come escursioni,
scalate e camminate, potrebbe contribuire a rallentare il processo di invecchiamento, migliorando il benessere complessivo dell’individuo. La ricerca, condotta da un team di scienziati dell’Edith Cowan University in Australia, si distingue per aver utilizzato un concetto proveniente dalla fisica per spiegare l’impatto del turismo sulla salute: l’entropia. L’entropia, definita come la misura del disordine o del caos in un sistema, ha origini nella termodinamica, ma trova applicazioni in molti ambiti, inclusi i processi biologici, come la crescita, l’invecchiamento e l’evoluzione. In generale, un sistema ad alta entropia è un sistema disordinato e inefficiente, mentre un sistema a bassa entropia è più stabile e organizzato.
ENTROPIA E SALUTE: UN NUOVO PARADIGMA PER IL BENESSERE
Il concetto di entropia, già applicato per descrivere i fenomeni fisici, viene qui utilizzato per comprendere meglio l’influenza di esperienze di viaggio positive o negative sulla salute umana.
Secondo i ricercatori, un’esperienza turistica positiva aiuta a mantenere l’organismo in uno stato di “bassa entropia”, migliorando così la salute e rallentando il processo di invecchiamento. Al contrario, eventi stressanti o negativi, come malattie o incidenti, aumentano l’entropia del sistema biologico, portando a un deterioramento della salute. Secondo la visione dei ricercatori dell’Edith Cowan University, il turismo non deve
quindi essere considerato solo come un’attività di svago, ma anche come un possibile strumento di promozione della salute fisica e mentale. Le esperienze di viaggio, in particolare quelle che includono l’esposizione a nuovi ambienti, attività fisiche e interazioni sociali, contribuiscono a mantenere un equilibrio psicofisico ottimale. Dallo studio emerge infatti che i benefici risultano particolarmente significativi quando tali esperienze avvengono in luoghi nuovi e con persone sconosciute, stimolando un arricchimento cognitivo e sociale.
I BENEFICI DEL VIAGGIO
In effetti, viaggiare comporta inevitabilmente una serie di stimoli nuovi per il corpo e la mente. La novità dei luoghi, delle persone e delle situazioni attiva risposte allo stress che, se ben gestite, possono avere effetti benefici sul metabolismo e sulla capacità del corpo di auto-organizzarsi. Le esperienze di viaggio positive, infatti, stimolano l’organismo a rilasciare ormoni che favoriscono la rigenerazione e la riparazione dei tessuti, migliorando il funzionamento del sistema immunitario e aumentando la capacità di resilienza. Di conseguenza, dicono i ricercatori, il sistema di autodifesa diventa più resiliente e in grado di contrastare gli effetti dell’invecchiamento. Infatti, la riduzione dello stress cronico contribuisce a regolare l’attività del sistema immunitario, prevenendone una attivazione eccessiva che può portare a malattie autoimmuni o infiammazioni croniche. Ma non è solo il sistema immunitario a trarre benefici dalle gite fuori porta. Lo studio australiano ha evidenziato che le esperienze di viaggio, soprattutto quelle che comportano un impegno fisico
come escursioni e camminate, possono avere un effetto benefico stimolando il corpo a rilasciare tensioni muscolari e articolari e migliorando l’equilibrio metabolico. Le attività ricreative legate al turismo hanno anche un impatto positivo sulla salute mentale. Viaggiare in luoghi nuovi e interagire con persone sconosciute stimola la mente, favorendo la creazione di nuove connessioni sinaptiche. Questi stimoli cognitivi sono fondamentali per mantenere il cervello attivo e prevenire il declino cognitivo, spesso associato all’invecchiamento.
LE ESPERIENZE NEGATIVE E L’AUMENTO DELL’ENTROPIA
Dall’altro lato, gli autori dello studio hanno evidenziato come esperienze di viaggio negative possano avere l’effetto opposto, aumentando l’entropia dell’organismo e compromettendo la salute. Situazioni stressanti, come malattie infettive, incidenti o problemi di sicurezza, possono creare un disordine nel sistema biologico. La pandemia di COVID-19 è un esempio calzante di come un evento negativo globale possa aumentare i livelli di stress e disordine. Gli autori dello studio hanno evidenziato come la pandemia abbia aumentato l’entropia del sistema sociale, creando un disordine che ha influenzato sia la salute fisica che quella mentale di milioni di persone in tutto il mondo. Questo esempio sottolinea l’importanza di gestire lo stress e di cercare di vivere esperienze positive anche in contesti di difficoltà, per mantenere un equilibrio psicofisico ottimale.
Lo studio pubblicato sul Journal of Travel Research, sebbene non rappresenti l’eccellenza della letteratura scientifica (la rivista ha un impact factor di 8) apre tuttavia
nuovi orizzonti nella comprensione del ruolo che il turismo può avere nella promozione della salute.
Nell’esperienza comune è ben noto come viaggiare non rappresenti solo un’attività di svago, ma può diventare un potente strumento per mantenere il corpo e la mente in uno stato di benessere o, per dirla come i ricercatori, di “bassa entropia”, favorendo il mantenimento della salute e rallentando il processo di invecchiamento.
Per noi farmacisti, questo studio rappresenta un’opportunità per riflettere sull’importanza del benessere psicofisico dei pazienti. La promozione di uno stile di vita attivo, che includa anche esperienze di viaggio positive, potrebbe essere una strategia efficace per prevenire il deterioramento fisico e mentale legato all’invecchiamento. Consigliare ai propri clienti di dedicarsi a attività ricreative, esplorare nuovi ambienti e di interagire con nuove persone potrebbe rivelarsi utile per migliorare la loro qualità di vita.
In definitiva, parlare di viaggi e di vacanze potrebbe non essere il solito, banale, argomento di conversazione.
L’autorevolezza scientifica dello studio
Il Journal of Travel Research, la rivista sulla quale è stato pubblicato lo studio menzionato, è considerata una delle più rilevanti nel campo del turismo, della gestione del tempo libero e dell’ospitalità, ed è indicata come un riferimento a livello globale per la ricerca accademica in questi settori. Ha un impact factor di 8,0 per il 2023. A titolo di confronto, The Lancet ha un impact factor di 98,4, mentre il British Medical Journal si attesta a 93,6 nello stesso anno.
RICERCA SCIENTIFICA
A cura della Redazione di Nuovo Collegamento
Un recente studio condotto
dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università di Pavia, ha gettato nuova luce su un possibile approccio complementare al trattamento della SMA: l’uso della curcumina, un potente antiossidante estratto dalla curcuma che noi farmacisti conosciamo bene e spesso consigliamo, come integratore alimentare, per una serie di benefici legati anche alla sua azione antinfiammatoria e neuroprotettiva.
Curcumina una nuova frontiera
nel trattamento
dell’Atrofia Muscolare Spinale? L
menti muscolari volontari, inclusi quelli necessari per respirare e deglutire. La mancanza di proteina SMN porta alla degenerazione progressiva di questi neuroni, con conseguente atrofia dei muscoli scheletrici.
La SMA è una patologia degenerativa che colpisce principalmente i neonati, i bambini e i giovani adulti, causando una progressiva perdita delle funzioni motorie e respiratorie a causa della degenerazione dei motoneuroni. L’insorgenza di questa malattia deriva da una mutazione nel gene SMN1 (Survival Motor Neuron 1), il quale è responsabile della produzione della proteina SMN, essenziale per la sopravvivenza dei motoneuroni, ovvero di un particolare tipo di neuroni motori che controllano i movi-
La malattia si suddivide in quattro tipi principali, in base all’età di esordio e alla gravità dei sintomi: il tipo I, noto come la malattia di Werdnig-Hoffmann, è il più grave, con esordio nei primi mesi di vita; il tipo IV è la forma meno severa, che si manifesta in età adulta. Negli ultimi anni, la ricerca farmacologica ha esplorato numerose strade terapeutiche per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti atrofia muscolare spinale. In particolare, di recente sono stati introdotti trattamenti innovativi per la SMA che mirano a correggere la carenza di proteina SMN. Farmaci come nusinersen (Spinraza) e
risdiplam (Evrysdi) agiscono modificando lo splicing del gene SMN2, una copia meno efficiente del gene SMN1 che produce una versione ridotta della proteina SMN e può, in alcuni casi, attenuare la gravità della malattia aumentando la produzione di proteina SMN. Un altro approccio è la terapia genica con onasemnogene abeparvovec (Zolgensma), che fornisce una copia funzionale del gene SMN1. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono in modo ottimale a questi trattamenti, rendendo necessario lo sviluppo di terapie complementari.
LO STUDIO:
CURCUMINA E SMA
Il recente studio pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences ha esaminato gli effetti della curcumina sulle cellule staminali neurali (NSC) in un modello di SMA. Le cellule staminali neurali, in grado di differenziarsi in motoneuroni, offrono un interessante modello per studiare nuove strategie terapeutiche. La curcumina, il principale composto polifenolico della curcuma, ha già mostrato potenziali benefici in numerosi contesti patologici, tra cui malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Nel contesto della SMA, i ricercatori hanno osservato che la curcumina può attivare la traslocazione della proteina Nrf2 (nuclear factor erythroid 2–related factor 2) nel nucleo della cellula. Nrf2 è un fattore di trascrizione coinvolto nella risposta antiossidante del corpo. In questo caso, la sua attivazione non ha soltanto aumentato la produzione di fattori antiossidanti, ma ha anche stimolato l’attivazione del promotore del gene SMN, portando a un incremento della proteina SMN funzionante nelle cellule affette da SMA.
Questo meccanismo è particolarmente interessante per i pazienti che non rispondono in maniera adeguata ai trattamenti attualmente disponibili.
LE PROSPETTIVE TERAPEUTICHE DELLA
CURCUMINA
Gli autori dello studio, tra cui
Raffaella Adami e Daniele Bottai dell’Università di Milano, e Monica Canepari dell’Università di Pavia, hanno concluso che, sebbene la curcumina non possa sostituire i farmaci attualmente in uso, essa potrebbe rappresentare una promettente terapia nutraceutica per quei pazienti che non rispondono adeguatamente ai trattamenti farmacologici standard. Uno degli aspetti più rilevanti è l’effetto della curcumina sullo stress ossidativo, un fenomeno associato alla degenerazione cellulare e che sembra essere particolarmente elevato nelle cellule affette da SMA. Riducendo i livelli di stress ossidativo, la curcumina può aiutare a proteggere i motoneuroni da ulteriori danni, contribuendo a rallentare la progressione della malattia. La ricerca sulla curcumina nel contesto della SMA è dunque ancora in una fase preliminare, ma i risultati ottenuti finora offrono spunti promettenti.
Sebbene la curcumina non possa sostituire i trattamenti attuali, come le terapie geniche o i modulatori dello splicing genico, potrebbe rappresentare un’importante aggiunta nel trattamento di pazienti che non rispondono completamente alle terapie standard. In questo senso, la curcumina si inserisce nel campo della medicina nutraceutica, che sta guadagnando sempre più attenzione per il suo potenziale ruolo di supporto nelle malattie croniche e degenerative. La prossima fase della ricerca dovrebbe concentrarsi su studi clinici per confermare i risultati osservati in vitro e negli studi preclinici.
IMPLICAZIONI PER I
FARMACISTI
Per i farmacisti, questo studio non rappresenta unicamente un importante passo avanti nella comprensione delle terapie complementari
per malattie neurodegenerative come la SMA.
Oltre a questo, infatti, lo studio offre spunti di interesse per meglio comprendere l’azione della curcumina e i suoi potenziali utilizzi per il futuro.
Anzitutto, lo studio ci fa comprendere che, sebbene questa sostanza sia un composto naturale, è fondamentale valutare attentamente le sue potenziali interazioni con i farmaci convenzionali, dal lato opposto, occorre sempre avere a mente la sua limitata biodisponibilità, aspetto di particolare importanza anche per quanto l’utilizzo degli integratori. La curcumina, infatti, ha una bassa biodisponibilità orale, il che limita il suo assorbimento nel tratto gastrointestinale.
Tuttavia, recenti studi stanno esplorando vari metodi per migliorarne l’assorbimento, tra cui l’uso di nanoparticelle, liposomi e formulazioni con piperina, un alcaloide del pepe nero noto per aumentare la biodisponibilità della curcumina fino al 2000%.
Per i farmacisti, è quindi cruciale considerare queste variabili nella scelta e nella raccomandazione di integratori a base di curcumina per le sue note azioni antiossidante e antinfiammatoria.
Per quanto riguarda invece l’uso della curcumina per il trattamento della SMA, chiaramente noi farmacisti non siamo coinvolti in prima persona nelle scelte terapeutiche per questa grave patologia.
Tuttavia, ci può essere utile essere a conoscenza delle ultime evidenze scientifiche riguardanti i potenziali benefici della curcumina, delle sue interazioni farmacologiche e della sua biodisponibilità.
Del resto, la crescente attenzione verso la medicina nutraceutica, è sotto gli occhi di tutti e il futuro della ricerca potrebbe confermare ulteriormente l’importanza terapeutica e le potenzialità di questa sostanza, offrendoci nuovi strumenti per affrontare le sfide terapeutiche che ci troviamo di fronte.
PROFESSIONE
di Paolo Levantino
Farmacista clinico e giornalista scientifico.
Presidente Agifar Palermo e Segretario Nazionale Fenagifar
Il ruolo cruciale dei farmacisti
nella gestione e aderenza
ai trattamenti anticoagulanti
La fibrillazione atriale (FA) è una delle aritmie cardiache più comuni, caratterizzata da un battito cardiaco irregolare che può causare gravi complicazioni, inclusa una probabilità aumentata di ictus ischemico, con un rischio stimato da 3 a 5 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
Questa condizione è particolarmente prevalente tra le persone anziane, con un’incidenza che raddoppia ogni decennio dopo i 60 anni.
In effetti, oltre il 10% delle persone di età superiore agli 80 anni è affetto da FA, rispetto a un 2,5% nella popolazione complessiva.
ADERENZA AL
TRATTAMENTO: SFIDE
E IMPLICAZIONI NELLA
PREVENZIONE DELL’ICTUS
La gestione efficace della FA dipende fortemente dall’aderenza al trattamento con anticoagulanti orali (OAC), essenziale per prevenire eventi avversi come gli ictus. Tuttavia, mantenere un’aderenza ottimale rappresenta una sfida significativa e le ricerche mostrano che fino al 40% dei pazienti, specialmente tra gli anziani, non aderisce completamente al trattamento. Un’ampia revisione sistematica ha, inoltre, evidenziato che i pazienti saltano in media una dose su quattro dei loro anticoagulanti orali diretti. È plausibile, quindi, che la reale entità della non aderenza sia ancora maggiore di quanto riportato, considerando che quasi il 50% dei pazienti non aderenti non ha rivelato questo comportamento ai propri operatori sanitari.
LE CAUSE DELLA NON ADERENZA
Le cause della non aderenza sono molteplici e variegate. Tra queste, la dimenticanza, che colpisce circa il 25% dei pazienti, e la paura degli effetti collaterali, come il rischio di sanguinamento, sono tra i fattori più comuni. Altri ostacoli includono la complessità del regime terapeutico e le interazioni con altri farmaci o alimenti. Queste cause sono spesso multifattoriali e specifiche per ogni paziente, richiedendo così soluzioni personalizzate.
IL RUOLO DEI FARMACISTI
I farmacisti giocano un ruolo cruciale nel migliorare l’aderenza ai farmaci grazie alla loro competenza e al contatto diretto con i pazienti.
Essi sono in grado di identificare i pazienti non aderenti e di fornire consulenza e supporto continui, spiegando i benefici della terapia, gestendo le aspettative sugli effetti collaterali e proponendo strategie per migliorare l’aderenza.
COLLABORAZIONE
INTERPROFESSIONALE MIGLIORA SICUREZZA ED EFFICACIA DELLA TERAPIA
Un esempio significativo di intervento è rappresentato dalla revisione della terapia farmacologica. Nel Regno Unito, i farmacisti operanti negli studi medici hanno migliorato l’uso degli anticoagulanti orali diretti (DOAC), correggendo dosaggi inappropriati. Prima dell’intervento, il 24% dei pazienti presentava un dosaggio non adeguato di DOAC. Dopo l’intervento dei farmacisti, il dosaggio dei DOAC è stato correttamente regolato nel 94% dei casi per allinearsi ai parametri clinici raccomandati.
Questo allineamento ha garantito che ogni paziente ricevesse una dose ottimale del farmaco, considerando le specifiche caratteristiche individuali come l’età, la funzionalità renale e il peso corporeo. L’ottimizzazione del dosaggio è stata cruciale per ridurre il rischio di eventi avversi, come il sanguinamento, che può verificarsi con dosaggi troppo alti, o l’inefficacia del trattamento, associata a dosaggi troppo bassi.
La riduzione del rischio di eventi avversi è stata quantificata attraverso il punteggio HAS-BLED, un indicatore utilizzato per valutare il rischio di sanguinamento nei pazienti in terapia anticoagulante.
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“La farmacia fra controllo e comunicazione efficiente”
Relatore: Alessandro Cotturri, commercialista.
Grazie agli interventi dei farmacisti, il 73% dei pazienti ha visto una riduzione del punteggio HAS-BLED di almeno un punto, indicando una diminuzione del rischio di sanguinamento.
L’intervento ha quindi personalizzato il trattamento, migliorando la sicurezza e l’efficacia della terapia anticoagulante.
INTERVENTI STRUTTURATI E SUPPORTO CONTINUO DEL FARMACISTA DI COMUNITÀ
MIGLIORANO ADERENZA AL TRATTAMENTO
Un altro esempio del ruolo cruciale del farmacista emerge dal New Medicines Service (NMS), un servizio offerto dalle farmacie di comunità nel Regno Unito, progettato per assistere i pazienti nella gestione di nuovi farmaci, soprattutto per le patologie croniche. Questo programma si concentra sul periodo iniziale di assunzione del farmaco, offrendo supporto e consulenza tramite incontri diretti, follow-up e ulteriori appuntamenti per risolvere eventuali problemi legati alla terapia.
In particolare, uno studio ha esaminato l’implementazione del NMS nel Regno Unito, con una sperimentazione anche in Polonia, per migliorare l’aderenza al dabigatran, un anticoagulante orale.
All’inizio dello studio, si è osservato che l’aderenza al trattamento era subottimale nel 50% dei pazienti con fibrillazione atriale.
Per migliorare questa situazione, i farmacisti hanno implementato un approccio multifasico che includeva incontri faccia a faccia con i pazienti per la riconciliazione dei farmaci, educazione sul trattamento e gestione dei potenziali effetti collaterali.
Durante questi incontri, i farmacisti spiegavano l’importanza della terapia, rispondendo a domande e preoccupazioni dei pazienti. Inoltre, per mantenere un contatto costante e superare ulteriori ostacoli all’aderenza, sono state effettuate telefonate di follow-up. Sono stati inoltre forniti supporti indiretti, come foglietti illustrativi informativi e promemoria giornalieri inviati tramite smartphone, per ricordare ai pazienti di assumere il farmaco regolarmente.
I risultati dell’intervento sono stati significativi.
Nei primi tre mesi, i pazienti supportati dai farmacisti hanno mostrato un’aderenza al Dabigatran notevolmente superiore rispetto al gruppo di controllo, che ha ricevuto solo cure standard. L’aderenza alla dose prescritta era dell’82,7% al giorno 7, dell’84,4% al giorno 21 e del 78,4% al giorno 90, rispetto al 71,4%, 58% e 39,7% del gruppo di controllo. Al termine dello studio, il 26,1% dei pazienti nel gruppo seguiti dal farmacista era completamente aderente, contro il 13,2% del gruppo di controllo. Questi dati evidenziano che interventi strutturati e supporto continuo da parte dei farmacisti possono migliorare significativamente l’aderenza alla terapia anticoagulante, constatando il naturale declino dell’aderenza nel tempo.
ANALISI DI PRIMA ISTANZA
PER IL MONITORAGGIO
INR PORTANO A UNA
MIGLIORE GESTIONE DEL TRATTAMENTO
Un intervento cruciale dei farmacisti nelle farmacie riguarda la gestione del warfarin, un anticoagulante ancora ampiamente utilizzato nonostante l’avvento dei DOAC.
A causa del suo indice terapeutico molto ristretto, il warfarin richiede un monitoraggio costante dell’INR (International Normalized Ratio) per prevenire rischi di sanguinamento o ictus.
Studi retrospettivi hanno dimostrato che la gestione del warfarin da parte dei farmacisti è associata a un significativo miglioramento della stabilità dei parametri terapeutici. In particolare, il coinvolgimento dei farmacisti ha aumentato il TTR (Time in Therapeutic Range), ovvero il periodo in cui il paziente mantiene l’INR nel range terapeutico desiderato.
I pazienti seguiti dai farmacisti hanno registrato un aumento del TTR del 20-30% rispetto alla gestione tradizionale, passando da valori iniziali inferiori al 50% a una media tra il 60% e il 70%.
Questo miglioramento ha stabilizzato così il controllo anticoagulante, riducendo significativamente gli episodi in cui l’INR si trovava fuori dal range terapeutico ottimale.
CONCLUSIONI
Gli interventi dei farmacisti sono quindi fondamentali per migliorare l’aderenza ai trattamenti con OAC e prevenire complicazioni gravi come l’ictus.
La loro presenza permette un monitoraggio continuo e una gestione personalizzata delle terapie, essenziali per i pazienti con FA. Investire in questi servizi migliora non solo gli esiti clinici, ma anche la sostenibilità del sistema sanitario, riducendo il numero di ospedalizzazioni e altre complicazioni.
Fonte: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.2147/IPRP. S397844?src=exp-la#d1e517
di Alessandro Fornaro Giornalista e farmacista
L
Leggi l’articolo dal blog
Questa scoperta genera nuove paure anche riguardo alla diffusione di questi inquinanti. PREVENZIONE
Pfas minacce invisibili per la salute e nuove frontiere nella prevenzione
Sono composti chimici altamente resistenti e stabili, caratterizzati da una struttura molecolare che li rende particolarmente efficaci come idrorepellenti e oleorepellenti.
Grazie a queste proprietà, vengono ampiamente utilizzati in numerosi prodotti di uso quotidiano, come abbigliamento impermeabile, rivestimenti antiaderenti e imballaggi alimentari.
Essendo bioaccumulabili e potenzialmente tossici, i PFAS sono stati associati a vari rischi per la salute umana, tra cui disturbi del sistema endocrino, danni al fegato e un aumento del rischio di sviluppare alcuni tumori.
Mentre la Comunità europea ne ha da poco regolamentato l’uso negli imballaggi alimentari, da una recente ricerca emerge che questi composti sono anche in grado di attraversare la barriera cutanea.
Dal punto di vista chimico, si tratta di composti perfluoroalchilici e comprendono una vasta famiglia di sostanze chimiche sintetiche, utilizzate in vari settori industriali e commerciali.
La loro straordinaria stabilità deriva da una struttura caratterizzata da catene di atomi di carbonio legati a fluoro. Questo legame carbonio-fluoro è uno dei più forti presenti in natura, rendendo i PFAS resistenti alla decomposizione. È proprio questa caratteristica che li ha resi preziosi per molte applicazioni industriali, ma anche estremamente problematici, tanto da attirare l’attenzione della comunità scientifica e dei regolatori a causa della loro persistenza nell’ambiente e del potenziale impatto negativo sulla salute umana.
Diversi studi hanno collegato l’esposizione prolungata ai PFAS a una serie di problemi di salute. Anche se si tratta di ricerche recenti che richiedono conferme da parte di studi tutt’ora in corso, occorre ricordare che tra i rischi finora documentati più preoccupanti vi sono:
• Disturbi del sistema endocrino: i PFAS possono interferire con il normale funzionamento del sistema ormonale, con possibili effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo.
• Problemi al fegato: alcuni studi hanno rilevato una correlazione tra esposizione ai PFAS e alterazioni nei livelli degli enzimi epatici, suggerendo potenziali danni al fegato.
• Disfunzioni riproduttive: l’esposizione ai PFAS è stata collegata a una riduzione della fertilità e a complicazioni in gravidanza, come un basso peso alla nascita dei neonati.
• Aumento del rischio di cancro: il PFOA, in particolare, è stato classificato come potenzialmente cancerogeno per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).
• Compromissione del sistema
immunitario: i PFAS possono ridurre l’efficacia della risposta immunitaria, aumentando la suscettibilità a infezioni e riducendo l’efficacia dei vaccini.
Oltre a questi effetti, alcune ricerche hanno ipotizzato una possibile connessione tra l’esposizione ai PFAS e malattie cardiovascolari, colesterolo alto e disturbi metabolici.
IL LORO UTILIZZO
INDUSTRIALE
Esistono centinaia di varianti di PFAS, non tutte caratterizzate dallo stesso grado di tossicità. Tra queste, le più note e studiate sono il PFOA (acido perfluorooctanoico) e il PFOS (solfonato perfluorooctanico). Questi composti sono stati ampiamente utilizzati nel recente passato per la loro capacità di resistere a calore, acqua, grassi e sostanze chimiche, trovando largo impiego in una varietà di prodotti di consumo. Oggi, queste sostanze sono state progressivamente eliminate o vietate in numerosi settori industriali a causa della loro tossicità e della persistenza ambientale. Tuttavia, esistono alcune esenzioni temporanee per usi specifici, come in alcuni processi di schiume antincendio, ma anche qui si sta cercando di eliminarne completamente l’uso. Le aziende hanno quindi sostituito queste due sostanze con altre varianti di PFAS, che però non sono del tutto esenti da preoccupazioni ambientali e sanitarie.
I motivi per cui i PFAS continuano ad essere impiegati in numerosi settori derivano dalle loro proprietà uniche e difficilmente sostituibili dal punto di vista industriale.
Tra gli usi più comuni troviamo:
• Industria tessile: i PFAS vengono utilizzati per rendere i tessuti resistenti all’acqua e alle macchie. Sono impiegati in abbigliamento, tappeti e rivestimenti per mobili.
La normativa europea sugli imballaggi
Un nuovo regolamento europeo, il “Packaging and Packaging Waste Regulation” (PPWR), ha posto i PFAS al centro di una riforma volta a migliorare la sicurezza ambientale e la salute pubblica. Questi composti saranno, infatti, soggetti a limiti stringenti per il loro utilizzo negli imballaggi destinati al mercato dell’Unione Europea. In particolare, a partire dal 2026, sarà vietato l’uso di imballaggi a contatto con gli alimenti che superino le soglie stabilite per la presenza di PFAS. Questa regolamentazione segna un passo fondamentale verso la riduzione dell’esposizione a sostanze nocive, garantendo maggiore protezione per i consumatori e l’ambiente.
Il PPWR non solo impone restrizioni precise, ma riflette anche un impegno più ampio verso la sostenibilità e la lotta contro l’inquinamento da sostanze chimiche persistenti. L’obiettivo è chiaro: affrontare in modo deciso le sfide poste da questi composti potenzialmente dannosi, promuovendo soluzioni più sicure per il packaging, con un impatto positivo su larga scala. Queste misure si inseriscono in una strategia europea più ampia che mira a ridurre progressivamente la produzione e l’uso dei PFAS in settori critici.
• Imballaggi alimentari: molti contenitori per alimenti, come quelli usati per fast food o popcorn da microonde, contengono PFAS per evitare che il grasso o l’olio penetrino nel materiale.
• Industria chimica: i PFAS sono utilizzati come rivestimenti antiaderenti per pentole (ad esempio il Teflon), per la produzione di schiume antincendio e in numerosi altri processi industriali.
• Prodotti cosmetici: alcuni trucchi e prodotti per la cura personale possono contenere PFAS per migliorare la resistenza all’acqua o la texture.
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L’evoluzione del sistema sociale e culturale rispetto ai concetti di salute e benessere, hanno imposto una serie di cambiamenti al Farmacista ed alla Farmacia, portando il modello distributivo da un sistema “Farmacocentrico ad un sistema di Mercato”.
Il modello Farmacocentrico ha in sostanza portato la Farmacia a strutturare il modello di impresa sulla base del Farmaco etico: il concetto di salute sino a 10 anni fa era legato appunto all’assenza di malattia/ patologia, quindi terapia farmacologica, concentrando il ruolo del Farmacista alla compliance del Farmaco, con poca attenzione alle diverse aree di sviluppo prodotto e quindi reddito, della Farmacia. La professionalità del Farmacista come punto di riferimento del Paziente e come fulcro della crescita economica del canale.
Il modello di Mercato cambia completamente l’ottica del modello di servizio della Farmacia: non più il farmaco come riferimento primario della proposta e della consulenza, ma il cliente al centro, con la manifestazione di bisogni, con l’ampliamento dell’offerta, con la specializzazione, con il miglioramento di competenze e di composizione dell’offerta.
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Il caso PFAS in Veneto: un disastro ambientale
La contaminazione delle acque in Veneto da PFAS ha origine dagli scarichi industriali della Miteni spa, azienda chimica con sede a Trissino (VI). Dal 1965, la Miteni (precedentemente RIMAR) ha prodotto composti fluorurati, contribuendo a un inquinamento che si è protratto per decenni. La contaminazione è stata scoperta nel 2011 grazie a uno studio del Ministero dell’Ambiente e ha evidenziato livelli preoccupanti di PFOA e altri PFAS nelle acque di una vasta area e coinvolge più di 30 comuni tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
Nel 2013, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) ha misurato concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile superiori ai limiti di sicurezza. Questo ha coinvolto circa 300.000 cittadini in tre province, costringendo le autorità a installare filtri a carboni attivi per depurare l’acqua, con costi di gestione che si aggirano intorno ai 600.000 euro l’anno. Molti pozzi privati sono stati dichiarati inutilizzabili, con il 73% di quelli analizzati nel comune di Sarego risultanti oltre i limiti consentiti.
La Miteni è fallita nel 2018, ma il processo legale contro 15 ex dirigenti e manager è ancora in corso. L’accusa sostiene che l’azienda fosse consapevole dell’inquinamento sin dagli anni ’90, senza prendere le dovute misure di contenimento, e ha occultato informazioni cruciali sul danno ambientale. La bonifica dell’area colpita rimane una sfida costosa, stimata in oltre 136 milioni di euro.
LE NUOVE EVIDENZE
SCIENTIFICHE
Tradizionalmente, si sapeva che i PFAS potevano entrare nell’organismo attraverso l’inalazione, l’ingestione di cibi contaminati o l’acqua potabile. Tuttavia, si credeva che la pelle, grazie alla sua naturale impermeabilità e alla struttura ionizzata di molti PFAS, fosse una barriera efficace contro questi composti.
Un recente studio pubblicato su Environment International ha rivelato un nuovo e preoccupante aspetto della pervasività dei PFAS: questi composti chimici industriali, noti per la loro resistenza alla degradazione, possono attraversare la barriera cutanea ed entrare nel flusso sanguigno umano. Questa scoperta si aggiunge alle crescenti preoccupazioni riguardanti l’accumulo di PFAS nel corpo umano e la loro capacità di causare danni a lungo termine.
L’evidenza che i PFAS possono penetrare attraverso la pelle solleva quindi nuove e urgenti questioni sulla loro ubiquità e sui rischi associati all’esposizione cutanea, specialmente attraverso prodotti di uso quotidiano come cosmetici e tessuti.
Nello studio, i ricercatori hanno testato 17 dei PFAS più comuni su modelli tridimensionali di pelle umana, osservando che in 36 ore, 15 di questi composti sono stati assorbiti, tra cui il PFOA, un noto cancerogeno già bandito dalla Convenzione di Stoccolma. Questa nuova scoperta aggiunge un ulteriore livello di complessi-
tà al problema dell’esposizione ai PFAS, poiché evidenzia come anche il contatto cutaneo possa rappresentare una via d’ingresso per queste sostanze chimiche pericolose. In un contesto in cui i PFAS sono presenti in prodotti di consumo come abbigliamento, cosmetici e materiali per imballaggi, il rischio di esposizione continua ad aumentare, anche in assenza di ingestione o inalazione diretta. Questa possibilità rappresenta una preoccupazione particolarmente rilevante. Nonostante i tentativi di regolamentare l’uso di alcuni PFAS, come il PFOA e il PFOS, la loro diffusione rimane significativa. La giusta battaglia contro gli imballaggi alimentari rischia di non essere sufficiente per tutelare la salute dei cittadini, poiché i PFAS sono già ampiamente presenti negli ecosistemi e ci rimarranno per molto tempo, vista la loro stabilità chimica e la loro capacità di accumularsi nel corpo umano. Inoltre, se verranno confermati i dati emersi nello studio pubblicato su Environment International, sarà necessario aprire nuovi fronti normativi per regolamentare il loro utilizzo anche nei cosmetici, nei capi di abbigliamento e in tutti i prodotti che stanno a contatto con la nostra pelle. PREVENZIONE
I dati dello studio Dermal bioavailability of perfluoroalkyl substances using in vitro 3D human skin equivalent models pubblicato su Environment International nel giugno 2024
Lo studio ha valutato, per la prima volta, l’assorbimento cutaneo di 17 PFAS utilizzando modelli in vitro di pelle umana 3D. Lo studio ha esposto la pelle a una concentrazione di 500 ng/cm² di PFAS disciolti in metanolo per 24-36 ore. I risultati hanno mostrato che alcune delle sostanze, come l’acido perfluoropentanoico (PFPeA) e il perfluorobutano solfonato (PFBS), hanno avuto i più alti tassi di assorbimento cutaneo (58,9% e 48,7% rispettivamente). L’assorbimento è risultato inversamente proporzionale alla lunghezza della catena di carbonio: catene più lunghe sono state meno assorbite, ma si sono accumulate nei tessuti cutanei. Ad esempio, l’acido perfluoroundecanoico (PFUnDA) e il perfluorononano solfonato (PFNS) si sono accumulati per oltre il 66% nei tessuti cutanei. Lo studio ha inoltre dimostrato che le proprietà fisico-chimiche dei PFAS influenzano la permeabilità cutanea.
SCUOLA Galenica Utifar di
Crescere nella Professione
A settembre il prossimo corso della Scuola di Galenica Utifar!
IL PROGRAMMA 2024
9-10 MARZO
•le norme di buona preparazione e tutti gli aspetti legislativi per poter gestire al meglio il tuo laboratorio: discussione e confronto;
• le soluzioni e le sospensioni ad uso orale: dalla teoria alla loro realizzazione in laboratorio.
6- 7 APRILE
• le capsule in ogni loro aspetto: teoria, problematiche, soluzioni da adottare e particolarità.
11-12 MAGGIO
• le preparazioni galeniche dermatologiche: emulsioni, gel, paste e unguenti. le basi pronte: vantaggi e criticità.
• il mondo della tricologia e i suoi mille risvolti: il Minoxidil e le lozioni più richieste.
28-29 SETTEMBRE
• le preparazioni fitoterapiche ad uso orale e ad uso dermatologico: una grande opportunità per il tuo laboratorio e per la tua farmacia.
26-27 OTTOBRE
• la galenica veterinaria e tutto quello che devi conoscere per poter dialogare con il medico veterinario: gli aggiornamenti legislativi, la rev e le forma farmaceutiche piu’ richieste.
23-24 NOVEMBRE
• le 50 e più formule officinali di libera vendita per rilanciare o far ripartire alla grande il tuo laboratorio galenico.
La Scuola di Galenica Utifar ha l’obiettivo di diffondere la cultura galenica in modo critico e di fornire al farmacista le conoscenze più innovative in materia di preparazioni.
Le lezioni si svolgeranno sia in aula sia in un laboratorio attrezzato con macchinari e utensili di ultima generazione.
I partecipanti saranno seguiti dalla guida esperta dei docenti dr. Adalberto Fabbriconi, dr. Piero Lussignoli e dr. Pietro Siciliano con la partecipazione della dott.ssa Alessandra Cellupica che proporranno diverse formulazioni supportate da una ricca documentazione scientifica.
QUANTO COSTA
OGNI SINGOLO CORSO:
€ 390,00 per i soci
€ 490,00 per i non soci
Sede dei corsi: Roma
Le giornate di sabato si svolgeranno c/o Hotel
Globus Viale Ippocrate, 119 Roma
Le giornate di domenica si svolgeranno c/o Lentini Pharma, Via di Boccea, 1286 Roma
Sono previste convenzioni con due hotel, info sul sito www.utifar.it, sezione Scuola di Galenica.
I CORSI PREVEDONO UN MINIMO DI 15
E UN MASSIMO DI 25 PARTECIPANTI
I corsi possono essere frequentati anche solo singolarmente.
LLeggi
PILLOLE DI GALENICA
di Rosalba Lombardo
Product Specialist R&D
Formulation
Compounding presso ACEF Galenica
Nuove prospettive terapeutiche nell’alopecia areata con l’uso di metformina topica
L’alopecia areata è una patologia autoimmune che colpisce i follicoli piliferi, causando una perdita di capelli improvvisa e non cicatriziale, spesso sotto forma di piccole chiazze sul cuoio capelluto o su altre aree del corpo. Questa condizione può evolvere in forme più gravi come l’alopecia totalis (perdita totale dei capelli del cuoio capelluto) o l’alopecia universalis (perdita totale dei peli del corpo). Nonostante il 50% dei pazienti con alopecia a chiazze possa vedere una ricrescita dei capelli entro un anno, le ricadute sono frequenti. I trattamenti attuali includono corticosteroidi, inibitori JAK e altre terapie, ma spesso con risultati insoddisfacenti e numerosi effetti collaterali.
La metformina, ampiamente utilizzata nel trattamento del diabete di tipo 2, ha mostrato interessanti proprietà immunomodulatrici che potrebbero rivelarsi efficaci nel trattamento dell’alopecia areata. Questa molecola funziona inibendo specifiche vie di segnalazione cellulare responsabili della distruzione dei follicoli piliferi, fornendo così un possibile meccanismo per contrastare la malattia.. Anche se l’efficacia della metformina orale sulla ricrescita dei capelli
nell’alopecia areata non sia completamente chiara, i risultati preliminari relativi all’applicazione topica sono promettenti. In particolare, sono stati riportati casi positivi di ricrescita dei capelli utilizzando metformina topica in pazienti con alopecia cicatriziale centrifuga centrale (CCCA) .
Preparazioni topiche a base di metformina, come creme al 10% e lozioni al 30%, sono state impiegate con successo anche in altre condizioni cutanee, come il melasma, senza evidenziare effetti collaterali sistemici rilevanti.
Questi risultati suggeriscono che la metformina topica potrebbe rappresentare una nuova ed efficace opzione terapeutica per l’alopecia areata, caratterizzata da un profilo di sicurezza favorevole.
FORMULAZIONE LOZIONE TRICOLOGICA
METFORMINA CLORIDRATO 0.3 g/mL
METFORMINA CLORIDRATO BP
30.0 g VEICOLO BASE X LOZIONI TRICOLOGICHE ACEF qb a 100.0 mL
MODUS OPERANDI
Preparare il VEICOLO BASE e sotto lenta agitazione solubilizzare la METFORMINA CLORIDRATO. Miscelare, se necessario portare a volume. Confezionare ed etichettare.
PACKAGING
FL.VETRO BOCCA 24,0 ml 100 c/CONTAGOCCE ACEF
CONSERVAZIONE
Conservare in recipiente ben chiuso. Al riparo dalla luce, in luogo fresco ed asciutto. A temperatura ambiente. Attenzione agli sbalzi di temperatura.
AVVERTENZE
Tenere fuori dalla portata dei bambini. Non disperdere il flacone nell’ambiente. Segnalare al medico o al farmacista gli eventuali effetti collaterali. USO ESTERNO.
di Elisa Giubileo, farmacista Clinico e specialista in Scienze dell’Alimentazione www.botanicals.it
TERZA PUNTATA
LLeggi
L’importanza dei “claims“ attribuiti alla piante medicinali dal decreto ministeriale nel prodotto salutistico allestito in farmacia, negli integratori alimentari e nel consiglio al paziente.
(documentazione scientifica tratta dalla pubblicazione “Botanicals”, di Elisa Giubileo, Edizioni Tecniche Nuove)
L’OMS, stima che ancora oggi, almeno l’80 % della popolazione mondiale trovi nelle piante una importante fonte terapeutica Lo scopo di questa rubrica, come ampiamente raccontato neI numeri scorsi, è quello di facilitare il prezioso compito del Farmacista al banco, non solo nel consiglio del prodotto idoneo al problema di salute del cliente ma, in quello di educatore sanitario in grado di portare al suo pubblico l’evidenza scientifica tratta dalla fonte ministeriale in tema di proprietà benefiche dei Botanicals, in modo semplice ed immediato. Inoltre, si vuole offrire al Farmacista Preparatore un nuovo metodo per formulare ed allestire il prodotto salutistico nel proprio laboratorio, proprio a partire dai Claims Ministeriali che meglio rappresentano le “esigenze di salute” desiderate. Tratteremo quindi, ognuno dei circa 80 CLAIMS attribuiti alle circa mille tra piante medicinali e loro specie, descritti nel Documento Ministeriale in vigore.
Botanicals Macroarea relativa alla Funzione Plastica
Parte prima: Claim ministeriale ”benessere di unghie e capelli”
Per guidare il lettore, abbiamo pensato di suddividerli in “Macroaree salutistiche” legate al tema più generale che verrà trattato nei diversi numeri della rubrica.
L’argomento di oggi riguarda quelle piante medicinali, i cui principi attivi possono apportare sostegno la “funzione plastica” dell’organismo, ovvero alla crescita e riparazione dei tessuti biologici a rapido ricambio cellulare, quali: capelli, unghie e pelle.
Nella Macroarea relativa alla Funzione Plastica troviamo i seguenti claims ministeriali, che tratteremo in due uscite distinte:
La prima su questo numero:
. Benessere dei capelli
. Benessere delle unghie
La prossima sul numero 7:
. Benessere della pelle
. Benessere e trofismo delle mucose.
. Trofismo della cute
. Trofismo degli annessi cutanei
. Trofismo del connettivo
. Fisiologica funzionalità cutanea
. Integrità e funzionalità delle membrane cellulari.
BENESSERE DI CAPELLI ED UNGHIE: UN AIUTO DALLE PIANTE MEDICINALI
La paura di restare calvi risale a tempi lontani: secondo la mitologia Sansone perse le forze quando gli fu tagliata la chioma...
Il ciclo di vita dei capelli è costituito da due fasi di attività e una di riposo: “Anagen”, è la fase di crescita, (circa un cm al mese), ”Catagen” fase di crescita più lenta, Telogen è la fase di riposo (due-tre mesi), con successiva caduta.
È risaputo che, sole, caldo, salsedine e lavaggi frequenti, contribuiscono a rovinarne la lucentezza e a renderli più fragili e opachi poichè vengono danneggiati la cuticola esterna che li protegge e lo strato lipidico che li nutre.
La caduta eccessiva dei capelli, rappresenta un disturbo piuttosto diffuso, riguarda sia gli uomini che le donne e si accentua in primavera ed autunno.
Anche l’azione del caldo umido estivo è dannosa poichè non consente la buona irrorazione sanguigna del bulbo.
Le cause della perdita eccessiva dei capelli possono essere diverse: fattori ereditari, stress, alimentazione scorretta, infiammazione locale (dermatite seborroica). Nella donna può influire un cambiamento ormonale (calo di estrogeni) mentre, per quanto riguarda l’uomo, l’azione incontrollata di un enzima, la “5-alfa reduttasi può fermare la produzione del capello a livello del bulbo pilifero.
La caduta continua viene detta “effluvium” e, colpisce prevalentemente la zona delle tempie e fronte. La perdita di capelli diventa “patologica” se dura oltre i tre mesi e se supera i 50-100 capelli/die. Le vere e proprie alopecie e calvizie che ne conseguono, possono, negli individui più fragili, accompagnarsi ad ansia e depressione, necessitando quindi il supporto clinico dello specialista e trattamenti farmacologici idonei. Trattamenti consigliati per contrastare in modo fisiologico la caduta dei capelli sono costituiti dall’assunzione di integratori alimentari, da assumere quotidianamente a cicli di 2 mesi ciascuno, abbinati all’utilizzo di prodotti ad azione locale che agiscono in modo sinergico a rafforzare il bulbo pilifero e a proteggere dall’azione dannosa dei radicali liberi.
Le unghie, che, come capelli e pelle, costituiscono un altro tessuto a rapido turnover cellulare, spesso sono considerate “indicatore di salute”. Un’unghia sana è resistente e con superficie levigata e uniforme. Si può invece presentare un’alterazione della lamina ungueale in seguito a trattamenti estetici stressanti (manicure e smalti coprenti) o a traumi , oppure in caso di infezioni vere e proprie, (micosi) o malattie della pelle (psoriasi). Un caso particolare è poi quello di disturbi interni, come quelli a carico dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Come per il benessere dei capelli, anche per quello delle unghie, sempre più si ricorre oggi a supplementi con Integratori alimentari, oltre che a prodotti coadiuvanti locali.
Esempio di scheda della pianta tratta dal libro “Botanicals”
QUALI SONO LE PIANTE
MEDICINALI PRESENTI NEGLI
INTEGRATORI PER BENESSERE DI UNGHIE E CAPELLI
L’Allegato del Decreto Ministeriale, “Fil rouge” della nostra rubrica, riporta al Claims in oggetto le seguenti Piante Medicinali e loro specie:
• alga wakame, bambù, crescione del brasile, equiseto, equiseto invernale, equiseto massimo, equisetum fluviale, galeopsis, miglio.
Tra queste, il formulatore, (sia esso parte di Azienda di produzione, che Farmacista di laboratorio di farmacia Territoriale) potrà attingere per la composizione del prodotto finale che potrà riportare in Etichetta il CLAIM “Benessere di unghie e capelli” correlato. Si ricorda che nel prodotto, mentre per l’azienda produttrice di integratori alimentari è possibile abbinare anche vitamine ed oligoelementi, ciò non è possibile per il farmacista, che potrà invece, (oltre a scegliere le piante naturalmente ricche del minerale o oligoelemento desiderato), abbinare al suo “prodotto salutistico” anche altre piante medicinali scelte con claims diversi ma complementari all’obiettivo salutistico desiderato. Tra le piante menzionate ricordiamo le più comunemente utilizzate: • Miglio, del quale si utilizza il frutto, contiene aminoacidi solforati (cistina e cisteina), fondamentali per la formazione della cheratina responsabile della struttura di unghie e capelli. È utile per renderli meno fragili, più lucenti e frenare la caduta.
ESEMPI DI FORMULE ALLESTIBILI SENZA OBBLIGO DI RICETTA MEDICA:
Forma farmaceutica : Capsule
Quantita’ per confezione: 50 cps
Tariffazione Multiplo prezzo libero
Componenti
Miglio e.s. 400 mg
Equiseto e.s. 200 mg
Dicitura in etichetta: Equiseto, parte aere, Miglio frutti favoriscono Benessere di Unghie e Capelli.
2 cps die, dopo i pasti principali.
Note per il farmacista: capsule vegetali di tipo 00.
Forma farmaceutica : Tintura Madre
Quantita’ per confezione: 100 ml
Tariffazione Multiplo prezzo libero.
Componenti
Equiseto T.M. . ml 60
Fieno Greco T.M. ml 40
Dicitura in etichetta: Equiseto, parte aere, favorisce Benessere di Unghie e Capelli.
30 gtt , 2 volte/die.
Note per il farmacista: Fieno Greco, ha claims diverso ma l’azione sinergica è dovuta al contenuto in minerali.
• Equiseto, pianta che cresce spontaneamente negli ambienti freschi e umidi, è invece importante perché ricco di minerali, come il silicio, che è naturalmente contenuto in unghie e capelli (annessi cutanei) e serve a renderli più forti.
Forma Farmaceutica: Taglio Tisana
Tariffazione Multiplo prezzo libero
Componenti
Equiseto foglie g 100
Dicitura in etichetta: Equiseto, parte aere, favorisce Benessere di Unghie e Capelli.
Modalita’ di preparazione: un cucchiaio per ogni tazza di acqua bollente. Lasciare in infusione 3 minuti.
CONSULENZE
Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a:
SEGRETERIA UTIFAR
PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14
20124 MILANO
TEL. 02 70608367
FAX 02 70600297
E-MAIL: utifar@utifar.it
I CONSULENTI UTIFAR
FISCALI:
Studio Brunello e Partner
LEGALI E LEGISLATIVE:
Avv. Claudio Duchi, Avv. Paolo Leopardi
GALENICHE:
Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Pietro Siciliano
MEDICINE NON CONVENZIONALI:
Prof. Rocco Carbone, Dr.ssa Valentina Petitto
ASSICURATIVE:
Mutua Tre Esse
ENPAF:
Dr. Paolo Giuliani
BANCARIE E FINANZIARIE:
Dr. Giampiero Bernardelle
PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL
E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Arch. Luca Melchionna
PREAVVISO DI LICENZIAMENTO
Una mia dipendente ha presentato le dimissioni indicando una data di scadenza. Prima di tale data, ha ha però presentato un certificato di malattia che la copre fino al giorni precedente tale scadenza. Vi chiedo se il termine del licenziamento resta quello fissato in origine oppure viene procrastinato alla data pari ai giorni di malattia. L’eventuale assenza per malattia durante il periodo di preavviso comporta il prolungamento dello stesso di un numero di giornate pari agli stessi giorni di malattia, senza necessità di ulteriori comunicazioni da parte del dipendente dimissionario (ciò che farà fede per certificare l’ultimo giorno di lavoro effettivo è la comunicazione di cessazione che il Suo consulente del lavoro invierà al Centro per l’Impiego con modello “Unilav”).
Si configurerebbe una situazione diversa nel caso in cui la dipendente (o voi) non vorreste far slittare le giornate a nuova data di cessazione, a seguito di malattia.
Riteniamo che si possa ragionare partendo dal principio per cui il preavviso ha natura obbligatoria in quanto adempie alla funzione economica di attenuare per la parte che subisce il recesso le conseguenze pregiudizievoli della cessazione del contratto (nello specifico, in ipotesi di dimissioni, la ratio è quella di assicurare al datore di lavoro il tempo necessario ad operare la sostituzione del lavoratore recedente).
In base a tale costruzione, in capo alla parte non recedente (nel nostro caso voi) si configura, con il preavviso, un diritto di credito dalla stessa e, in quanto tale, rinunciabile dal datore di lavoro e, in linea generale, senza alcun indennizzo a controparte (in questo caso Lavoratrice dimissionaria).
Nel caso di specie, però, va evidenziato quanto disposto all’art. 79 del CCNL Farmacie Private il quale, all’ultimo comma, prevede quanto segue: “Su richiesta del dimissionario, il datore di lavoro può rinunciare al preavviso, facendo in tal caso cessare subito il rapporto di lavoro. Ove invece il datore di lavoro intenda di sua iniziativa far cessare il rapporto prima della scadenza del preavviso, ne avrà facoltà, ma dovrà corrispondere al lavoratore l’indennità sostitutiva per il periodo di anticipata risoluzione del rapporto di lavoro.”
Avv. Paolo Leopardi
UTIFAR CONSULENZE
CHIUSURA FORZATA PER UNA SETTIMANA
Mi chiedono di chiudere la Farmacia per una settimana per passaggio di colonne di scarico dai piani superiori dell’immobile che sono oggetto di ristrutturazione.
Come posso quantificare il pregiudizio economico che ne deriva?
Dal dispositivo di una recente sentenza della Cassazione che evidenzia gli elementi necessari per una quantificazione del danno, si evince che un banale calcolo dei ricavi della farmacia in un periodo di sette giorni potrebbe essere utile a quantificare il danno.
Il giudice può procedere alla liquidazione del danno anche in via equitativa, in forza del potere conferitogli dagli artt. 1226 e 2056 c.c.. Tuttavia, la cosiddetta “equità giudiziale correttiva ed integrativa” rimane subordinata alla condizione che risulti obiettivamente impossibile o particolarmente difficile, per la parte interessata, provare il danno nel suo preciso ammontare.
Ora, i danni derivanti dalla perdita del guadagno di un’attività commerciale, (ha ritenuto la Corte) evidenziano, per loro stessa natura, la pratica impossibilità di una precisa dimostrazione.
Ciò nonostante, spetta all’attore l’onere di fornire elementi, di natura contabile o fiscale, con riguardo, indicativamente, alla
consistenza ed alla redditività dell’esercizio commerciale, al fatturato e agli utili realizzati negli anni precedenti, all’incidenza del pagamento del canone e degli oneri connessi alla locazione. Invero, precisa la Corte, “l’esercizio del potere discrezionale di liquidare il danno in via equitativa, conferito al giudice dagli artt. 1226 e 2056 c.c., non esime la parte interessata dall’onere di dimostrare non solo l’”an debeatur” del diritto al risarcimento, ove sia stato contestato o non debba ritenersi “in re ipsa”, ma anche ogni elemento di fatto utile alla quantificazione del danno e di cui, nonostante la riconosciuta difficoltà, possa ragionevolmente disporre”.
Avv. Paolo Leopardi
TASSAZIONE PER TRASPARENZA
Vorrei dei chiarimenti sul regime di trasparenza fiscale. Quando può essere utile per le società di capitali?
Le società di capitali, come le società a responsabilità limitata, pagano sull’utile una tassa del 24%, mentre i dividendi successivamente liquidati ai soci (ma solo, attenzione, se e quando liquidati) sono tassati con una ritenuta secca alla fonte del 26%.
Il Fisco, tuttavia, consente anche alle società di capitali di adottare la “tassazione per trasparenza” - ovvero il regime tipico delle società di persone - per il quale
gli utili non sono assoggettati a tassazione a livello societario, ma a livello personale, quindi indipendentemente dalla liquidazione ai singoli soci.
La scelta va naturalmente effettuata caso per caso: ad esempio, un contribuente potrebbe dichiarare una perdita da partecipazione in una società di persone, che può compensare soltanto con il reddito derivante da una srl che ha adottato appunto il regime di trasparenza. Nell’ipotesi, invece, di liquidazione di dividendi da parte di una srl che abbia scelto di tassare ordinariamente il reddito, assoggettando perciò il dividendo alla ritenuta del 26%, questa compensazione non può avvenire.
Tenuto conto della sempre maggiore presenza di società di capitali nel mondo delle farmacie, quello della tassazione, quindi, è un aspetto che assume una buona importanza e va pertanto approfondito e plasmato in base alle esigenze di ciascuno, con l’ausilio evidentemente dei propri consulenti.
(Franco Lucidi) da Sediva News
RICETTE PER NALTREXONE
Per l’allestimento di due formulazioni galeniche a base di naltrexone con dosaggi rispettivamente di 0,5mg e 2mg, che tipo di ricetta occorre?
Il naltrexone è un principio attivo con indicazioni registrate in farmaci dotati di Aic: Farmaci per il
CONSULENZE
sistema nervoso, farmaci utilizzati nei disturbi da dipendenza.
Come dimagrante ne è VIETATO l’utilizzo.
Per indicazioni diverse da quelle autorizzate in Aic (ma non come dimagrante) necessità di ricetta medica NON RIPETIBILE come da Legge 94/98 (legge Di Bella) la cui copia va inviata mensilmente alla Asl.
Per indicazioni come da farmaco industriale è invece necessaria la ricetta ripetibile.
Dr.i Adalberto Fabbriconi, Pietro Siciliano, Piero Lussignoli
BIOTINA GALENICA
Vorrei preparare delle capsule di biotina e vorrei sapere se è prevista una dose consigliata massima (per es il diathinil ha 5 mg di biotina). Mi chiedevo se si potesse allestire un galenico con quantità maggiori di principio attivo.
L’allestimento di capsule di Biotina richiede presentazione di ricetta medica.
Dalla Tabella 8 F.U. XII si evince che, per la Biotina, la dose massima per somministrazione è di 20 mg, mentre la dose massima nelle 24 ore è di 40 mg. Per cui, sempre dietro prescrizione medica, se la ricetta richiede dosaggi e somministrazioni giornaliere rientranti nei limiti sovra riportati sarà sufficiente una normale ricetta medica ripetibile. Nel caso siano superati i limiti di cui sopra allora sarà necessario che il medico prescrittore riporti una dichiarazione speciale da cui si
evinca l’assunzione di responsabilità necessaria (Tabella n. 8 Dosi dei medicinali per l’adulto), oltre le quali il farmacista non può fare la spedizione, salvo il caso di dichiarazione speciale del medico (art. 34, comma 3 e art. 40 del Regolamento per il Servizio Farmaceutico approvato con RD 30 settembre 1938, n. 1706). Dr.i Adalberto Fabbriconi, Pietro Siciliano, Piero Lussignoli
SCIROPPO DI OMEPRAZOLO
Come si potrebbe allestire una preparazione (una sospensione, per esempio) ad uso pediatrico di omeprazolo?
La formulazione (riportata nel Formulario Ufficiale Belga (FTM 2016) è la seguente:
Omeprazolo Sospensione Pediatrica 2mg/ml
Omeprazolo polvere 200 mg
Sodio Bicarbonato 8,4 gr Polisorbato 80 100 mg (3 gtt) Acqua depurata bollita di fresco e portata a temperatura ambiente q.b. a 100 ml
Scioglire in 80 ml di acqua la quantità prescritta di Sodio Bicarbonato.
Aggiungere, sotto agitazione continua (mediante agitatore magnetico) l’Omeprazolo e il Polisorbato 80.
A sospensione omogenea portare a volume con l’acqua restante ed agitare fino a dispersione omogenea dell’Omeprazolo. Confezionare in flacone da 100
ml fornendo opportuna pipetta o siringa graduata.
La preparazione va conservata tra 2 e 8 °C.
Da utilizzare entro 30 giorni dall’allestimento.
Dr.i Adalberto Fabbriconi, Pietro Siciliano, Piero Lussignoli
BOSENTAN PEDIATRICO
Per allestimento di capsule di Bosentan pediatrico sono da preferire capsule consigliate normali o acido resistenti?
Vorrei inoltre sapere quale eccipiente consigliate per la preparazione.
Per quanto riguarda il Bosentan, dalla letteratura, abbiamo trovato anche una preparazione in forma liquida che non presenta particolari modalità somministrative o di conservazione.
Appare quindi superfluo l’utilizzo di capsule acido-resistenti. In merito agli eccipienti da utilizzare si consigliano in particolare quelli utilizzati nel farmaco industriale di partenza (nel Tacleer in particolare).
Quindi Amido di mais (anche il tipo pregelatinizzato) e talco potrebbero fare al caso nostro. Si consiglia di consultare attentamente la scheda di sicurezza del Bosentan in modo da utilizzare dispositivi di protezione individuale e dispositivi di protezione collettiva indispensabili per la manipolazione della sostanza.
Dr.i Adalberto Fabbriconi, Pietro Siciliano, Piero Lussignoli
Info e novità su www.calendariodellasalute.it
Il nostro calendario è appeso da 38 anni nelle case di tante famiglie italiane. Siamo stati i primi ad avere... in calendario, un viaggio lungo 13.870 giorni all’insegna della prevenzione e dell’educazione sanitaria, per sensibilizzare gli utenti delle farmacie alla conoscenza e al rispetto di tutte le regole fondamentali per condurre uno stile di vita sano ed equilibrato. Il nostro vademecum è anche il più diffuso a
livello nazionale e, grazie agli approfondimenti mensili dei migliori esperti del settore e a vivaci illustrazioni, ha scandito il tempo di tante famiglie che si sono accostate a tematiche scientifiche complesse con semplicità. Continua anche nel 2025 con il nuovo CalendariodellaSalute il nostro impegno a fianco dei farmacisti, che sono da sempre attenti a tutelare il benessere psicofisico della collettività.