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Come funziona Too Good To Go

Nata nel 2015 in Danimarca, presente in 9 Paesi europei e arrivata nel 2019 in Italia con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, Too Good To Go è l’app che si sta trasformando nella buona pratica anti-spreco che tutti volevamo o che dovremmo considerare di usare. Fondatore di questo progetto è Mette Lykke, che ha pensato quest’app proprio per offrire a ciascuno l’opportunità di impegnarsi nella lotta agli sprechi, permettendo ai ristoratori di conquistare anche nuovi clienti e ai consumatori di provare nuovi prodotti a prezzi minimi. Il suo funzionamento è semplice. Too Good To Go si rivolge a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel che, iscrivendosi gratuitamente alla piattaforma, possono recuperare e vendere online a prezzi ribassati il cibo invenduto a fine giornata. Questo invenduto viene proposto agli utenti in una “Magic Box” con una selezione a sorpresa. Dall’altra parte, i consumatori possono acquistare sempre attraverso l’applicazione i loro pasti - anche last minute - a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro. Il tutto si traduce in un risparmio di spesa e un impegno concreto nella lotta agli sprechi e nella tutela dell’ambiente.

L’altra faccia della medaglia è proprio quella del local marketing e della promozione. Ogni realtà ristorativa, grande o piccola che sia, aderendo al progetto, acquista la sua vetrina all’interno dell’app e ogni acquisto fatto e ritirato personalmente dà l’opportunità di una conoscenza diretta con il “luogo di recupero”, con le sue persone e i suoi prodotti. In poche parole, ogni utente ha la possibilità di conoscere meglio le realtà di quartiere, scoprirle e, perché no, diventarne cliente.

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Ad oggi l’app Too Good To Go rappresenta il più grande sistema di mercato di invenduti al mondo per i consumatori, lavorando su un sistema win-win-win: gli utenti hanno il loro cibo al minimo della spesa, gli esercizi commerciali raggiungono nuovi clienti ed evitano costi di smaltimento e il pianeta ha meno cibo sprecato di cui preoccuparsi. Ovviamente non c’è solo una visione meramente ambientalista e di riduzione dello spreco: si tratta pur sempre di un’azienda che guadagna attraverso le percentuali e le transizioni sull’app e deve far guadagnare ai suoi esercenti iscritti, sia da un punto di vista economico che di visibilità. Aspetto che pare funzioni abbastanza bene visto che il 76% degli utenti che scoprono un negozio tramite l’applicazione iniziano a frequentarlo da clienti.

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