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La rete della responsabilità
di Francesco Sottile, membro dell'International Board di Slow Food www.slowfood.it
Forse oggi parlare di natura può sembrare obsoleto, magari c’è anche una visione che considera il tema troppo vasto e generico. Eppure, è da lì che dovremmo partire ogni giorno per cercare di aggiustare il tiro e rimettere al centro un modello che guardi avanti invece che trascinarci in un tunnel. Da troppo tempo ci nascondiamo e attribuiamo alla natura la responsabilità di eventi drammatici che colpiscono le nostre campagne e le nostre città, in diverse parti del pianeta. Fermiamoci e proviamo a cambiare il nostro approccio, fermiamoci e proviamo a dare un futuro al mondo che ci ospita. Siamo parte della natura, l’equilibrio di tutti gli esseri viventi è lo strumento per garantire la produzione di cibo, nel pieno rispetto della stagionalità, della biodiversità, di quelle relazioni che solo un approccio agroecologico sa costruire e mantenere. E la responsabilità è di tutti, di noi che consumiamo e di chi produce per noi, una rete straordinaria che può e deve fare la differenza. Cosa è una rete se non un modo di dare tutti un piccolo contributo godendo tutti di grandi benefici? Quando le Nazioni Unite hanno lanciato gli obiettivi di Agenda 2030 hanno messo insieme, nel target 12, tre parole fondamentali: produttore, consumatore, responsabilità.
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Se produttore e consumatore rappresentano due nodi strutturali e fondamentali della rete che vede al centro il cibo, la responsabilità non può rimanere un concetto astratto, deve essere l’humus che alimenta la fertilità dei buoni propositi, che rende reali gli auspici di un modello diverso ricco di contenuti e di prospettive per il futuro.
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Il ruolo della ristorazione, in questo senso, diventa strategico perché è uno di quei ponti che ci piace, quelli fatti di cultura e di entusiasmo e non di cemento e asfalto.
Chi più del ristoratore sa tessere la tela delle relazioni tra produttore e consumatore?
Nelle mani sapienti del ristoratore responsabile risiede la cultura della biodiversità, la capacità di relazionarsi con i produttori veri, di trovarli, di stimolarli, di custodirli, di coinvolgerli facendoli sentire attori di una sceneggiatura che disegna l’agricoltura e i paesaggi delle
Il ristoratore sa narrare tutto questo al consumatore, crea il ponte, risveglia le coscienze e le consolida. Il ristoratore si mette così dalla parte della natura, usa la stagionalità e la biodiversità non solo per preparare piatti entusiasmanti ma anche e soprattutto per combattere la crisi climatica, per contribuire a invertire il processo di declino dei nostri ecosistemi. Il ristoratore responsabile lo fa, ogni giorno, con la consapevolezza che ogni parola ha un peso enorme per il futuro del pianeta. Sa
Terra, acqua, insetti, tutti elementi che fanno delle nostre campagne quel paesaggio agrario che Sereni definiva “… quella forma che l’uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale…”. Ecco, abbiamo bisogno di moltitudine, abbiamo bisogno di tutti coloro che sanno mettere a valore questo modo sapiente di fare agricoltura, rispettando le materie prime perché vengono dal lavoro degli uomini e delle donne che coltivano, allevano, trasformano, quelle materie prime che raccontano la natura del territorio da cui provengono, che raccontano la storia e la cultura delle comunità che si sono tramandate attraverso molte generazioni. Questo è il significato della scelta di un ristoratore che agisce in modo consapevole, scansando le sirene che cantano in modo globalizzato, appiattito e climalterante e provando a mettere l’equilibrio della natura al centro di un pezzo di strada che sembra tortuosa ma che è affascinante ed è l’unica che ci può portare lontano.
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