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italiano, tesoro da valorizzare

Questo mese ci soffermiamo su uno dei tesori agroalimentari più preziosi e importanti del nostro Paese, l’olio extravergine d’oliva. Quanto esso sia fondamentale nella dieta mediterranea e nel patrimonio agroalimentare del nostro Paese lo abbiamo scritto altre volte e questo argomento è stato già ben approfondito in questa rivista in ottimi articoli della nostra nutrizionista Marisa Cammarano.

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In Italia di olio extravergine d’oliva si parla e si scrive sempre di più, anche per fare conoscere la sua importanza in cucina e nella nostra alimentazione ma sembra che i consumatori non ascoltino i seri e saggi consigli degli esperti e vadano contro corrente. Se, infatti, ci rechiamo in un supermercato e guardiamo il settore degli oli d’oliva vediamo che i clienti, invece di prendere una bella bottiglia di olio extravergine d’oliva (conosciuto ormai come “olio evo”)

IGP o DOP, acquistano una bottiglia di olio anonimo se non addirittura oliacci di ignota provenienza e qualità dai costi inferiori a quello del lubrificante per i motori delle automobili.

È purtroppo una realtà, poiché ci sono tanti clienti di supermercati che acquistano bottiglie di olio definito in etichetta “d’oliva”, dai costi irrisori – meno di 10 euro il litro e talvolta anche meno di 5 euro – mentre il prezzo reale di un litro di olio extravergine d’oliva italiano a marchio IGP o DOP tocca mediamente i 18 euro al litro.

Ma non è tanto di questo che scriviamo questo mese, sembrandoci invece opportuno offrire ai nostri lettori dei dati molto significativi sulla produzione di olio d’oliva italiano, sul rapporto con altre produzioni estere e sulla richiesta all’estero di olio evo italiano, quindi sull’export: in questi due settori, come vedremo nelle righe che seguono, il nostro Paese non fa proprio una bella figura, anzi!

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