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cottura del cibo = cultura
Il grande antropologo, partendo dallo studio di un mito – cioè un racconto fantastico, come una leggenda – dei più antichi abitanti del Brasile e dall'esame del rapporto di questo antico mito con le diverse varianti tramandate nell'intero continente americano, ed ascoltando racconti, leggende, tradizioni semistoriche, assistendo a cerimonie e riti delle tribù amazzoniche, ha individuato nella cottura del cibo un elemento fondante dell'ordine culturale, il mediatore del passaggio di una società dallo stadio naturale a quello delle regole sociali. In altre parole,
Gli uomini primitivi che vivevano nelle caverne e nelle palafitte si nutrivano con cibi crudi, poi con l’inizio della preistoria e delle prime forme di vivere civile, la cui data non è certa e va indicata dopo l’apparizione in Sud Africa dell’homo sapiens, avvenuta circa 200mila anni fa, fu scoperto un funzionale impiego del fuoco nella cottura del cibo, anche se diversi studiosi affermano che le prime tracce del fuoco presso i primitivi risalirebbero al Pleistocene (circa 2,5 milioni di anni fa).
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La Scoperta Del Fuoco
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Nell’antica Grecia si tramandava da una generazione all’altra la storia della scoperta del fuoco. Si raccontava che il padre di tutti gli dei, il grande e potente Zeus (chiamato dai romani Giove), conosceva bene il fuoco e lo teneva per sé nell’Olimpo dove abitava e non voleva che gli uomini lo conoscessero perché potevano diventare quasi simili agli dei. Un bel giorno, però, un coraggioso semidio, quindi uomo e dio contemporaneamente, il famoso Prometeo, figlio del Titano Giapeto, entrò furtivamente nella reggia di Zeus, rubò il fuoco e lo portò sulla terra donandolo agli uomini nascosto in un gambo di finocchio. Quando Zeus scoprì il furto si arrabbiò terribilmente e punì Prometeo incatenandolo a una rupe del Caucaso e inviando un’aquila a divorare ogni giorno e per l’eternità il fegato e il cuore dell’eroe. Quando poi il sole tramontava, il fegato divorato dall’aquila si riformava e al sorgere del sole ecco tornare il terribile uccello a divorare il fegato e il cuore dell’eroe. Prometeo, essendo semidio, non poteva morire e sopportò questa tortura per un numero indefinito di anni, finché venne liberato da Ercole che lo staccò dalla rupe.