Siro Camillo Muschietti
NOVAGGIO sotto la lente
L’autore, Siro Camillo Muschietti (*1945), di Novaggio, ha frequentato le scuole a Locarno, a Lugano, a Friborgo. Sposato con Gianna, nata Losi, ha due figli, Roberta e Claudio. Avendo scelto la carriera militare è stato per oltre trent’anni ufficiale di professione presso le Forze Aeree, concludendo il periodo attivo quale Addetto alla Difesa (1994-2003) presso l’Ambasciata di Svizzera a Roma (con accreditamento in Italia, Grecia e Israele) e a Madrid (responsabile per la Spagna, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco). Colonnello a.R. (a riposo), ma non inattivo, si reca varie volte a piedi a Santiago de Compostela, si occupa della genealogia della sua famiglia nonché della storia della musica classica. Scopre anche la scultura su legno tramite la quale tenta di dare forma a concetti astratti quali la verità, la giustizia, la tolleranza, la libertà, l’egoismo, il tempo.
Siro Camillo Muschietti
Volume 3
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Volume 3
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Volume 3
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Indice
Vol. 1
1. 2. 3. 4. 5. 6.
Malcantone Novagio, Novazio, Novatio Vicinia – Castellanza - Patriziato Dalla piazza alla Gesora Novaggesi, e non, «ex grĕgis» Libri scritti a mano
Vol. 2
7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23.
Inizio Novecento: Novaggio cresce Novaggio in grigio-verde 1914-1918 Venti anni di pace Ancora anni di guerra Tre piccioni con due fave Lenta ripresa Il Consiglio parrocchiale 1918-1986 Pánta rheî: 1960-1990 e poco oltre La nostra gente e il nostro dialetto I toponimi di Novaggio e lo stradario Storie di strade e di ponti Acque chiare e reflue, fontane e pozzi Illuminazione pubblica Sanità pubblica Le nostre scuole Alberghi, ristoranti, osterie e… turismo Da albergo a ospedale
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9 9 21 31 33
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24.
Artigiani, ambulanti e commercianti
24.1. 24.2. 24.3. 24.3.1.
Mestieri di una volta Commercianti in piazza Mucche – latte – latterie Le latterie di Novaggio
37
25.
Posta cantonale poi federale (PTT)
41 49 51
25.1. 25.2. 25.3.
La Posta nel Malcantone e a Novaggio Arriva il telefono Lo sviluppo della rete degli autopostali
59
26.
Due banche e un bancomat
59 66
26.1. 26.2.
La Banca Raiffeisen La Banca Popolare Svizzera
69
27.
Corpo pompieri Novaggio
69 69 86 91
27.1. 27.2. 27.2.1. 27.2.2.
Vigili del fuoco o pompieri I pompieri di Novaggio: tutti volontari Tragici eventi Prima il dovere poi il piacere
95
28.
Bande e bandelle e feste e divertimenti vari
95 100 104 111 113
28.1. 28.2. 28.3. 28.4. 28.5.
La filarmonica, bandelle e duo Il carnevale La Terza di luglio e la Terzetta La “Maggiolata” Altre feste e divertimenti
127
29.
Vinera, Sciaroni, Pazz e Bavoggio
127 130
29.1. 29.2.
Vinera: il mulino Sciaroni: il caso Callaway
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133 137 143
149 149 155 161 166 167 168 168 170 175 176
29.3. 29.3.1. 29.4.
Alpe di Pazz: Nyanatiloka, Toni, tombe, torbini e scouts Arrivano gli scouts (o scauts o esploratori) Bavoggio: torbini e roccolo
30.
Sport e sportivi tutto l’anno
30.1. 30.2. 30.3. 30.4. 30.5. 30.6. 30.6.1. 30.6.2. 30.6.3. 30.7.
AS Novaggio Sci Club Novaggio – Sci Club Monte Lema Skater Hockey Club Novaggio Twins Pallavolo Novaggio-Bedigliora BiCiclo Malcantone I nostri campioni “Qualis pater, talis filius” (1) “Qualis pater, talis filius” (2) Tre discipline – un nome Altre discipline sportive
179
31.
A come ARTE
179 187 198
31.1. 31.2. 31.3.
I murales di Elena Artisti e scrittori di Novaggio e non Altri beni culturali
203
32.
Cento ricordi, aneddoti e curiosità varie
241
Conclusione
251
Allegati
323
Fulmini a ciel sereno
329
Bibliografia e fonti
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È meglio scoprire di essere stati ingannati sul prezzo che sulla qualità della merce
24.
24.1.
Ambulanti, artigiani e commercianti Mestieri di una volta Negli anni ‘50 – inizio anni ‘60 i venditori ambulanti erano abbastanza presenti sulla piazza di Novaggio. La signora Küser arrivava da Breno, in bicicletta; appoggiatala contro la parete dell’edificio che oggi ospita il salone Beatrice, vendeva i suoi pannelli di “burro dell’alpe” riposti in due cassettine di legno sistemate una davanti al manubrio e l’altra sul portapacchi. Giulio Tamburini giungeva a Novaggio da Miglieglia, a bordo di un trattorino che trainava un traballante carretto carico di formaggini di capra; serviti gli occasionali clienti in piazza, scendeva al grotto Lema, acquirente abituale, per poi continuare il suo giro verso Curio e Banco. Poi c’era Paul «ur vèrdürée». Arrivava tutte le settimane; parcheggiava il suo camioncino sempre allo stesso posto, in piazza, di fronte alla fontana del lavatoio. Aperte le sponde laterali del camioncino e sistemate le cassette della frutta e della verdura, dava fiato – moderno Rolando – non all’Olifante ma al suo fedele corno d’ottone il cui suono era familiare all’orecchio attento della massaia, intercalando la prolungata nota con il grido «vèrdürée... tüüüüt… vèrdürée...». Paul vestiva un grembiule verde e portava un lapis sull’orecchio destro con il quale faceva i conti dopo aver pesato la merce con la stadera. Prima di Paul i più anziani ricordano ur Ciápa. Anche lui girava di paese in paese con il suo carretto – tirato da un cavallo ormai stanco di fare sempre lo stesso giro – pieno di ceste colme di frutta e di legumi: patate, verze, porri, cipolle, mele fresche, pere, ecc. Anche lui si fermava in piazza, serviva i clienti, pesava la merce su di una bilancia a due piatti.
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Corno usato da Paul per annunciare il suo arrivo.
Il venerdì, giorno di astinenza dalla carne per precetto religioso, faceva fortuna il pescivendolo, «ur pesàtt», che ovviamente gridava in tutte le direzioni «pesci, pesci freschi». Ma era l’arrivo del gelataio che noi ragazzi attendevamo con impazienza. «Ur gelatèe» giungeva inaspettato con un trabiccolo mezza motocicletta-mezzo banco di vendita e si installava sul piazzale davanti all’Ufficio postale. «Gelati – gelati freschi – rinfresca cuori – calma dolori». Per servire il cliente impugnava saldamente nella mano sinistra un attrezzo rettangolare, quindi, con ampio movimento teatrale, con la destra posava all’interno una cialda; impugnata una spatola posava su questa il gelato – i cui gusti si limitavano a vaniglia e cioccolato – e per finire lo ricopriva con una seconda cialda. Spingendo sul manico dell’arnese faceva fuoriuscire la ghiottoneria da leccare tutt’attorno. Bastava seguire le fasi della cerimonia di preparazione per farsi venire l’acquolina in bocca. Costava 50 cts al pezzo. Che delizia. Poi venne il turno del camion della Migros che giungeva in paese una volta la settimana, il venerdì inizio pomeriggio. Essendo la piazza di dimensioni troppo ridotte si fermava sulla strada, tra l’Ufficio postale e l’albergo Berna e Posta e le massaie accorrevano con la borsa della spesa per riempirla di articoli introvabili sul posto. Lo svantaggio dell’acquisto presso i venditori ambulanti era che questi dovevano essere pagati in contanti mentre che i negozi del paese vendevano anche a credito.
Novaggio.. .. 13.40 (Azione, marzo 1953; archivio privato Gianni Ciscato)
0 Gli autonegozi alimentari della Migros In Ticino la storia degli autonegozi o camion ambulanti di alimentari è legata al lontano 1933, anno di nascita di Migros Ticino, che iniziò l’attività con tre veicoli. Nel corso degli anni il loro numero crebbe fino ad un massimo di 11 nel 1983. Gottlieb Duttweiler aveva fondato la MIGROS nel 1925 disponendo di soli cinque camion di vendita carichi di sapone, zucchero, pasta, caffè, riso e grasso di cocco, tutti
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Migros – Il nome è in lingua francese e composto da “mi” (mezzo) e “gros” (all’ingrosso); in questo modo si esplicita l’iniziale vocazione di Migros, cioè quella di applicare un prezzo a metà strada tra ingrosso e dettaglio.
articoli proposti a prezzi inferiori di quelli praticati dagli altri negozianti. Il 1965 segnò l’apice del successo in questo campo della Migros: in tutta la Svizzera ne circolavano ben 144 ma contemporaneamente iniziò anche il declino di tale iniziativa pionieristica. Oggi nell’era dei negozi nelle stazioni di benzina e delle ordinazioni «on-line», la vendita ambulante sembra non abbia più senso di esistere. E chi non possiede né automobile né computer si arrangi.
Oltre ai venditori ambulanti di generi alimentari, Novaggio era meta preferita anche di vari artigiani la cui arte è, con l’andar del tempo, ormai tramontata. Ci riferiamo a lavoratori dedicati alla produzione e/o alla riparazione di oggetti tramite il lavoro manuale, non di serie, svolto generalmente in una bottega ma altresì in maniera ambulante, spostandosi da un paese all’altro. Occupazioni a volte umili ma fatte con passione per la soddisfazione personale e per accontentare il cliente. Sono un artigiano. Divento artista quando la gente guarda quello che faccio.
• • • • •
Tra gli artigiani ambulanti che arrivavano dalle nostre parti c’erano: lo stagnino, detto «ur magnàn», l’arrotino, detto «ur mulèta», l’ombrellaio, «ur umbrelàtt», il seggiaiolo, «ur cadregàtt» e lo straccivendolo, «ur sctrascèe».
Lo stagnino o magnano in dialetto «magnàn» (dal latino manianus, manus, cioè mano) era praticamente un saldatore che si stabiliva temporaneamente nelle piazze dei vari paesi (a Novaggio si istallava nello spazio compreso tra il campanile e la chiesa, a sinistra prima di entrare sulla piazza) e dopo aver preparato la sua fucinella portatile alimentata a carbone, attendeva le massaie che gli portassero secchi, padelle e pentole da aggiustare o da stagnare. Lo stagnino veniva vivamente richiesto perché, essendo la stoviglieria di cucina quasi tutta di rame, periodicamente occorreva stagnare i fondi delle pentole per evitare possibili avvelenamenti da rame. Con l’occasione si facevano riparare anche le pentole rotte. Il personaggio del magnano era tanto popolare che gli fu dedicata anche una canzone in dialetto milanese, intonata – ovviamente non dai più giovani – ancora ai nostri giorni. Il testo recita: 1. Donne, donne, gh’è chí ‘l magnano / che ‘l gh’à vôja de lavurà. E se gh’avé quaicoss de agiustà / o donne, gh’è ‘l magnan / che ‘l gh’à vôja de lavurà. 2. Salta fora una spusotta / con in man ‘na pignata rotta: « E se me l’agiusté de galantomm, / mí sí ve baserìa / de nascost del me omm ». 3. El marito dietro l’uscio / che ‘l gh’aveva sentito tutto l’è saltà foeur col mattarello in man / e pim e pum e pam / sulla crapa del magnan. 4. El magnano, tutto ferito, / non ha mosso neppure un dito; senza ciamar dutùr né avucàt / el se stagnà la crapa / al post del pignàt!
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Mauro Carena e Walter Mori CANTI NOSTRI, Susa Libri, 1994.
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Il magnano (sopra), e l’ombrellaio (sotto), mentre arrotino e cliente contrattano il prezzo per affilare una roncola.
Chi più del magnano aveva un tempo la possibilità di girare il mondo? Su e giù per monti e valli lanciava il suo grido e le donne si affacciavano sull’uscio di casa con pentole e padelle da stagnare e da riparare. E buon per lui se ne trovava qualcuna disposta a pagarlo con un bacio. Ma guai se il marito se ne fosse accorto! Allora il magnano era costretto a riparare la sua testa, fatta segno di un sacro randello maritale, piuttosto che le pentole. L’arrotino, «ur mulèta», circolava per il Malcantone spingendo faticosamente il suo marchingegno sulla ruota che in posizione da lavoro azionava la mola. Anche questo artigiano itinerante era atteso dai suoi clienti. Benché al contadino non mancasse una cote per affilare i suoi attrezzi, spesso si aveva bisogno dell’arrotino per dare una sistemazione alla coltelleria di casa, specie alle forbici che volevano una mano addestrata per la loro affilatura. Anche il suo richiamo, allegro e spensierato, echeggiava per le strade del villaggio; era come l’annuncio della primavera, si perdeva nei vicoli e le donne uscivano all’aperto con forbici e coltelli per farli affilare. La breve canzone dedicata all’arrotino è universale, comune a tutte le regioni di lingua italiana. Oggi è impensabile che ci siano ancora dei ragazzotti che imparino dal loro padre a fare il moleta, anche solo per il fatto che di padri-arrotini forse non ce ne sono più. L’ombrellaio «ur umbrelàtt», costruiva gli ombrelli e quando si rompevano doveva anche ripararli, sistemando con grande pazienza le stecche metalliche a raggiera; talvolta doveva perfino rattoppare il tessuto. L’ombrellaio che veniva a Novaggio si chiamava Vela, un omone grande e grosso.
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Angelina Canetta – l’ultima donna panettiera del Ticino (se non della Svizzera) ancora in attività negli anni CinquantaSessanta – nel suo prestino situato presso il Magrìn.
Il seggiaiolo.
Il seggiaiolo o l’impagliatore di sedie, «ur cadregàtt», rimetteva a nuovo le sedie di paglia che periodicamente dovevano essere rifatte. Lo straccivendolo, «ur sctrascèe», era un venditore ambulante di stracci vecchi e/o usati, che raccoglieva per poi riproporli all’acquirente; il riciclare merce non è una trovata moderna, anzi. Oggi la professione – come del resto tutte quelle a cui abbiamo accennato – non esiste più. Nel corso degli anni lo straccivendolo si è trasformato in rottamaio, cioè il venditore ambulante che raccoglie rottami o in genere metalli e macchinari vecchi e usati per selezionarli e poi rivenderli oppure semplicemente colui che raccoglie e vende roba vecchia ma ancora servibile. Ma non è più lui a proporre la merce al cliente bensì il cliente che si reca da lui, al Brockenhaus, brocante o mercatino dell’usato o più elegantemente al Second Hand Shop. La professione si è sviluppata nel periodo del secondo dopoguerra. Alcuni rottamai sono diventati autodemolitori, lavorando sui rottami delle vecchie auto. Dopo il recupero al minuto, la vendita da parte del rottamaio può effettuarsi presso un centro di raccolta, che a sua volta effettua una lavorazione in genere comprendente pressaggio, cesura, eventuale stoccaggio, dopodiché il centro raccolta invia il rottame alle fonderie. Altri personaggi, questa volta di Novaggio, che qui mi piace ricordare sono i nostri panettieri o “prestinai” che ho conosciuto a partire dagli anni Cinquanta, ossia i fornai che lavoravano il pane e lo distribuivano direttamente agli affezionati clienti. C’era l’Angeròtt, che aveva continuato l’attività di suo padre e produceva diverse qualità di pane – di frumento, di segale, di granoturco – di ottima qualità, cotto nel suo forno a legna. Messe le pagnotte in una gerla, andava di casa in casa a distribuirle agli affezionati clienti. Protocollo seduta Municipalità del 23.1.1896:
Si risolve di preavvisare favorevolmente a domanda del sig. Canetta Aristide di Mi-
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Ra Marì e ‘r Bruno du pan…
lano, tendente ad ottenere la carta di domicilio per quattro anni, visto che il pedente ha pienamente adempiuto alle prescrizioni della legge 9 giugno 1853 sulla dimora dei forestieri, e che provvede sufficientemente ai mezzi di sussistenza coll’esercizio della sua professione di prestinaio. ndr. Angelina Canetta è stata naturalizzata nel 1950 (tassa fr. 50.–)
Poi c’era ur Bruno du pan, il cui forno – aperto nel 1936 – si trovava all’uscita del paese andando verso Miglieglia. Cotto il pane, sua sorella Marì, Marì du pan, riempiva la gerla e faceva il giro del paese, anche lei per consegnarlo ancora caldo. Nel 1948 l’insegna Panetteria-Pasticceria sulla casa eredi fu Delmenico Giuseppe venne ad indicare l’apertura di una nuova attività, quella di Elmo Delmenico, che produceva soprattutto pasticceria e la distribuiva a mezzo Malcantone girando di paese in paese con la sua piccola automobile Renault.
1 Ricordo che … Ricordo che da giovane, durante il mio tempo libero, mi recavo nella sua bottega – situata di fronte all’attuale via Giuseppe Bertoli – per dargli una mano. Lo aiutavo a deporre pasticcini e dolci vari nelle apposite scatole di cartone, grandi e piatte, per permettere un trasporto sicuro nei villaggi circostanti. Riempivamo talmente la sua Renoldina di scatole, bacinelle, recipienti e sacchetti che per finire non c’era più spazio per me per accompagnarlo nel suo giro. Così, in attesa del suo ritorno, sorvegliavo la bottega, la riordinavo e, col suo tacito consenso, mi servivo a piacimento da un grande sacco di carta dove gettavamo tutte le paste secche che si rompevano in corso di lavorazione: ciambelle, pasticcini alla noce di cocco o alle mandorle, oss de mort, biscotti, ufèll di ogni genere. C’era di tutto in quel sacco; la scorpacciata era garantita e gratuita.
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Un tempo Novaggio annoverava tra i suoi artigiani anche il fabbro ferraio Walter Demarta, marito della Signora e due orologiai: Giovanni Delmenico ur Patà n, il cui laboratorio si trovava presso la Villa Zina e Giuseppe Gambazzi ur Tèch, che lavorava in un locale situato sotto un portico di via Noga. Alcuni inserti pubblicitari di fine Ottocento, inizio Novecento (archivio privato Gianni Ciscato) nonchÊ degli anni Trenta e Quaranta ci ricordano altri professionisti che esercitavano a Novaggio e dintorni.
Gazzetta Ticinese, 4.8.1882
Gazzetta Ticinese, 1.5.1883
Gazzetta Ticinese, 29.11.1918
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Nell’Almanacco Malcantonese del 1952 risp. 1957 troviamo la pubblicità di altri due Novaggesi, di cui la prima del già citato Elmo.
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Da Il Malcantone, 1959.
La Sartoria malcantonese con la direttrice Dorilla Ferretti in primo piano.
Il deschetto del ciabattino.
La ditta Corrado De-Lorenzi poi sarà ripresa da Pierre Müller.
Di ciabattini, bagàtt, a Novaggio ce ne furono, nel tempo, almeno tre: Antonio Delmenico, ur Toni de Pazz, che aveva la sua piccola bottega all’entrata della sua abitazione, all’incrocio tra Ra Müs’cia e Ra Bufìna; Federico Rezzonico, ur Bik e, fine anni Sessanta, Mauro Panzera, che svolgeva la sua attività nella casa delle sorelle Franca e Miranda Demarta. Nel 1949 apre la sua attività la nuova falegnameria Delmenico Pietro e Figli poi ripresa dal figlio Flori. 30.4.49/35
Approvazione piano di costruzione… di un laboratorio di falegname che intende costruire il signor Delmenico Pietro sul mappale n° 187. Si risolve di approvare la costruzione… Altre interessanti attività commerciali seguiranno, oppure no, a seconda delle decisioni del Municipio; tra queste ricordiamo: • la Sartoria malcantonese gestita da Dorilla Ferretti dagli anni ‘50 fino al 1961; • l’Atelier rustico di Hug Arnold, Noldi (insediatosi nello stesso stabile dopo la chiusura della sartoria); • la fabbrica di interruttori relè di Walter Ackermann, che impiegava anche operai/e che lavoravano a domicilio.
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12.5.76/4896
Negozio dietetico. Si constata che il negozio dietetico gestito dal sig…. è stato aperto abusivamente senza regolare domanda; si invita il gerente alla chiusura immediata. Dando comunicazione alla polizia di Ponte Tresa. 27.4.77/5992
Domanda per apertura officina da fabbro. Si concede l’autorizzazione al sig. Padovan Alfredo per l’apertura di un’officina da fabbro ferraio nello stabile della signora Delmenico Delia in Delprete. Alcune inserzioni degli anni ’70 ci ricordano ulteriori commercianti e ditte attive sul territorio …
… dal 1996
… dal 1972
… correzione: Righini
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24.2.
Commercianti in piazza Non potendo stabilire con esattezza in quali anni hanno esercitato la loro attività i proprietari dei negozi che si affacciano sulla piazza di Novaggio – o nelle immediate vicinanze – vediamo almeno di elencare i commerci che hanno animato il centro del villaggio nel corso di quasi un secolo e fino ai nostri giorni. 9
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Salone della pettinatrice Edvige Cantoni, Gigio, di fronte alla Villa Zina; da lei si potevano comperare sigarette, caramelle e dolciumi e articoli per il 1° agosto. È qui che da ragazzo comperavo di tanto in tanto la „cica“ (gomma da masticare).
0 La gomma da masticare o «chewing gum» è un prodotto dolciario assolutamente particolare in quanto, a differenza di tutti gli altri, non deve essere mangiato, ma soltanto masticato. Si ottiene dalla lavorazione di un impasto di gomma, zucchero, additivi e aromi. Le prime tracce di un simile uso della gomma naturale risalgono ai Maya, i quali masticavano abitualmente palline di gomma. Chicle è infatti il nome nahuatl della pianta dalla quale si estrae. Il nahuatl o azteco è la lingua indigena del Messico centrale. È stata la lingua franca della Mesoamerica durante il millennio intercorso tra il VII secolo e la fine del XVI secolo dell’era attuale.
La nascita della moderna gomma da masticare si deve a William Semple, il quale brevettò la prima ricetta nel 1869. Le prime palline di gomma, molli e senza sapore, vennero messe in vendita nel New Jersey nel 1871. Le tecniche di produzione, migliorate per ottenere un prodotto più consistente e con maggior sapore, ne decretarono una grande diffusione nell'ultimo decennio del XX secolo.
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I coniugi Giovanni e Tilde Frulli sulla porta della loro macelleria.
La «cica» che comperavo dalla Gigio era avvolta in un involucro di carta blu, di marca BAZOKA; conteneva un bastoncino rosa lungo ca. 10 cm. provvisto di sette incisioni circolari che favorivano lo stacco dei singoli pezzetti; era di sapore molto dolce, si poteva masticare a lungo e permetteva di fare dei bei palloncini. 2
Farmacia Lema, aperta nel 2006. Prima della Grande Guerra per ottenere medicinali e/o articoli introvabili a Novaggio, ci si poteva rivolgere ara Lee che settimanalmente si recava a Lugano e portava al paziente ciò che gli serviva. 3
Macelleria Eugenio Monza, poi Frulli. L‘8 febbraio del 1927, trattanda 23, la Municipalità risolve favorevole preavviso all’ istanza del sig. macellaio Monza diretta al Dipt. d’Agricoltura per l’esercizio della macelleria nel nuovo locale di proprietà Ernesto Bertoli essendo detto locale all’uopo adatto. Giovanni Frulli, detto ur Bècherín (da bèchèe, ossia macellaio), è originario di Porlezza. Arriva a Novaggio da Viganello nel 1923; ha 21 anni. Dopo alcuni anni al servizio di Eugenio Monza, verso il 1930 ritira il negozio ed allarga l’attività aprendo un macello e un laboratorio per la produzione di salumi; la Macelleria Eugenio Monza diventa Macelleria e Salumeria Frulli Giovanni, definita dal Tamburini in un suo scritto su Novaggio „accreditata macelleria“.
Sposatosi con Matilde, Tilde, Moccetti ha quattro figli; l’impresa diventa col tempo familiare. Ur Giuvanìn da Tilde non si limitava ad aspettare i clienti stando tranquillo dietro il bancone bensì andava durante la settimana a raccogliere le „comande“ nei villaggi vicini e consegnava la carne il sabato, che serviva a preparare il pranzo della domenica. Nel 1970 la ditta cambia nome: diviene Macelleria Fratelli Frulli. Prima di occuparsi della macelleria assieme al suo Giuvanìn la signorina Tilde era di professione sarta. Il suo biglietto da visita diceva: “… elle saura vous satisfaire …”.
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La signorina Tilde garantiva di essere in grado di soddisfare i clienti a prezzi moderati.
La colonna, di colore rosso, era addossata alla parete del Municipio.
Bollettino/fattura del 18 marzo 1936.
1 Ricordo che … Ricordo che sulla piazza davanti al Municipio c’era la colonna del distributore di benzina gestita dallo stesso macellaio Frulli; qui i possessori di automobili potevano recarsi a fare il pieno di carburante. La colonna, di colore rosso, era addossata alla parete del Municipio, alla destra della porta d’entrata. Molte volte era sua moglie Tilde che, lasciata momentaneamente la macelleria, usciva a servire il cliente. Con una chiave apriva le due porticine di metallo poste in alto sulla colonna e poi – dopo aver introdotto il becco della pistola erogatrice nella bocca del serbatoio da riempire – spingeva avanti e indietro una leva per pompare il carburante dalla cisterna situata sotto il livello stradale. L’operazione richiedeva forza e pazienza. Dapprima si riempiva uno dei due recipienti di vetro di 5 lt posto nella parte alta della pompa; pieno il primo, si riempiva il secondo; nel frattempo, il carburante del primo recipiente defluiva nel serbatoio della vettura, poi seguito da un secondo flusso di cinque litri e così via. Un contatore meccanico misurava il totale erogato, sempre multiplo di cinque. Alla fine dell’operazione – che poteva durare anche cinque minuti – si doveva avere l’accorgimento di alzare in aria il tubo di gomma della colonna per permettere al carburante di defluire completamente nel serbatoio della vettura. Non rimaneva che pagare il montante dovuto.
Nel protocollo della seduta dell’Assemblea comunale del 20 febbraio 1927 troviamo traccia della concessione per la posa di detta colonna di distribuzione di benzina: Risoluzione circa concessione ai sig. Fratelli Varini in Locarno per la posa di un distributore di benzina la cui colonna occuperebbe l’area pubblica all’angolo casa CantoniDelmenico Leonie… … (distributore di) benzina, sistema Brevo-Shell con annesso serbatoio sotterraneo dalla capacità di 2‘000 litri … che occuperebbe un’area di cent. 40x40. Una conduttura sotterranea attraverso la piazza collegherebbe la colonna al serbatoio…
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… considerando che la chiesta installazione costituisce una evidente comodità per il rifornimento di benzina dei numerosi veicoli a motore transitanti; visto che il distributore in parola sia già stato riconosciuto dal Lod. Dipartimento d’Igiene e dai periti all’uopo designati ed offrente perciò le volute garanzie di sicurezza, … L’Assemblea comunale, a maggioranza, approva l’installazione la cui realizzazione tuttavia si trascina per un paio d‘anni. Seduta del Municipio del 26 settembre 1930/276
Concessione per la posa del serbatoio per la distribuzione della benzina. Si accorda il permesso domandato dalla ditta Demarchi-Delmenico, quale incaricata dai sigg. Fratelli Varini di Locarno rappresentanti della ditta Shell, per la posa del serbatoio della benzina sulla pubblica piazza comunale e davanti alla casa di proprietà Cantoni Leony. Tale concessione avrà la durata di 5 anni rinnovabile, mediante pagamento annuo di un indennizzo di fr. 40.– compresa la somma che già si paga per la colonna di distribuzione della benzina; ritenuto che il Municipio e il Comune di Novaggio restano sgravati di qualunque responsabilità per danni o altro che ne potrebbero derivare. Accanto alla pompa per la benzina si trovava un distributore d’olio per motori. Il 3 febbraio 1931 il sig. Demarchi Ermanno di Astano ha comunicato a voce che non trova giusto a che si debba imporgli una tassa di fr. 10.– annua per il posticino che occupa il distributore dell’olio per auto, lì accanto al distributore di benzina di sua spettanza, per il quale paga già fr. 40.– annui per la concessione al Comune; perciò si decide di invitarlo a farlo trasportare via dalla piazza comunale. Riguardo alla colonna della benzina si tornerà a parlare in sede municipale nel 1960 e nel 1963, quando verrà definitivamente tolta. 24.6.60/41
Distributore benzina sulla pubblica piazza. Si decide di scrivere alla SA Avia affinché la stessa abbia a domandare al Municipio la regolare autorizzazione circa la posa della colonna benzina sulla pubblica piazza. E di richiamare alla Shell SA di effettuare il pagamento della tassa pattuita arretrata. 2.7.60/46
Lettera Olbena. Si prende pure atto delle giustificazioni della ditta Olbena circa l’istallazione della colonna distributrice Avia nella piazza comunale e preso atto che la stessa è avvenuta senza alcuna autorizzazione del Municipio, si invita la stessa a voler fissare un abboccamento per stabilire eventuali condizioni e per esaminare le possibilità di concessione. 12.8.63/196
Lettera Olbena. Si prende atto della lettera indirizzataci della Olbena SA con la quale ci si comunica che l’impianto distributore AVIA verrà smontato e ci vien proposto di acquistare il serbatoio interrato davanti alla casa comunale. Si risolve di chiedere all’Olbena SA a quali condizioni il serbatoio potrebbe esserci ceduto. 4
Nel 1900 ca. in questo spazio c’era un Deposito di vino e liquori all’ingrosso, al minuto e da asportare di P. Colombo. Nel corso degli anni il locale cambiò molte volte destinazione.
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Listino prezzi dei commestibili (documento dall’archivio privato di Piergiorgio Demarta)
Walter Staub nel suo negozio.
Caffè-ristorante Lema di Crispino Cantoni Negozio di alimentari
di Maria e Canzio Demarta (1936-1950?) Negozio di alimentari di Silvianne e Walter Staub (1950?), incluso „Deposito Grandi Magazzini Jelmoli S.A., reparto vendita per corrispondenza“ Studio mistico Hare Krishna (?) Tea Room Caffè Universo Succ. Banca Popolare Svizzera (1988-93) Bar Piazza
Nel 1976 venne inoltrata domanda al Municipio per poter aprire un esercizio pubblico nell’ex negozio di alimentari. 30.3.76/ 4849
Preavviso apertura Tea Room Arbor et Stellae… nuovo Tea Room analcolico, il Municipio decide di non poter preavvisare favorevolmente l’apertura considerata l’ubicazione dello stabile. Infatti il nuovo esercizio verrebbe a trovarsi dirimpetto alla scuola, alla Casa comunale e alla Chiesa, nella piazza centrale… ndr. A nuova richiesta rivolta sei mesi più tardi il Municipio confermò la propria posizione. Tra la popolazione l’apertura di questo esercizio – vicino alla setta Divine Light Mission fondata nel 1960 dal guru Ji Maharaj – suscitava malumore per il sospetto spaccio di droga degli appartenenti alla setta, giovani contestatari neocastellani del ’68 che a Novaggio cercavano un’alternativa di vita.
0 Il Movimento Hare Krishna è il nome con cui è più nota l’International Society for Krishna Consciousness (Associazione internazionale per la coscienza di Krishna), o ISKCON, l’associazione fondata a New York nel 1966 dal maestro spirituale indiano A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada (1896-1977). L’ISKCON, espressione del movimento visnuita/krsnaita dell’India Nord-Occidentale, si basa sull’insegnamento del mistico bengalese Caitanya (1486-1533), secondo una linea di disciplina di maestri spirituali che i gaudiya fanno risalire a Krsna, qui inteso come il Bhagavat, Dio, la Persona suprema.
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Domenico Delmenico.
1930 (?) – Novaggio, piazza Ferrer e negozio Cooperativa.
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Cooperativa. La Coop, cooperativa svizzera di consumo, istituzione di grande beneficio per tutta la comunità, a Novaggio venne fondata nel 1914 e aperta al pubblico il 23 marzo dello stesso anno. I soci si contarono praticamente subito a centinaia. Nel 1916 venne aperta una succursale anche a Miglieglia e a Banco. Nel 1921, a Novaggio, venne acquistato un vecchio stabile in piazza, poi demolito e ricostruito per i bisogni della società. Seduta della Municipalità del 25.6.1921, trattanda 54:
… preavviso favorevole per la cessione d’una striscia di terreno occorrente per l’allineamento del muro di facciata del costruendo locale ad uso cooperativa nonché per la posa di n° 3 soglie delle porte con lieve sporgenza sulla piazza. Si risolve all’incontro preavviso contrario per la posa del balcone al 1° piano, non consigliabile dal lato estetico, non utile nè necessario allo scopo per il quale il fabbricato deve servire. I lavori furono eseguiti quasi completamente dai soci, a turno. Il fabbricato costò l’ingente somma di 32‘000.– franchi. Il direttore era Domenico Delmenico, uomo capace, di polso, proteso verso il futuro, uno dei primi socialisti di Novaggio, che tutti chiamavano «Lenín» per la sua incrollabile fede in quell’ideologia di cui andava fiero. Tra le sue dirette collaboratrici ricordiamo Velia Muschietti, sorella di Leo; Marì Gambazzi, sorella du Bruno du pan; Fulvia Timolati; Lida Delmenico; Silvia Rotta; Teresita Selmoni. Ra Cuperatíva venne ampliata e rimodernata nel 1972 e chiusa definitivamente nel giugno del 2002. I locali vennero in seguito occupati per alcuni mesi dal Mercatino. Nel 2003 gli spazi vennero riaperti per installarvi un accogliente negozio, cioè la Panetteria-pasticceria Marc Sciolli (già a Novaggio dal 1994 nel locale dell’ex Mini Bar).
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Lo stabile che già accoglieva il Deposito postale, la Latteria e il Posto di polizia, attualmente sede del Salone Beatrice.
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Anche questi locali trovarono nel corso degli anni varie destinazioni.
Sede del primo Deposito postale Novaggio, poi Ufficio postale (ca. 1900) Latteria-commestibili di Luce ed Evaristo Muschietti (1948-1958) Posto di polizia cantonale (1958-1959) Negozio Innovazione di Luce Marcoli (ca. 1960-1970) Salone Mimosa di Alfredina Delmenico (1972) Salone Mimosa di Georgia Beretta e Consuelo Sartori Deposito M° elettricista Renzo Delmenico Negozio sarta Salone Beatrice, di Beatrice Delévaux (1992). Dal 1983 al 1992 la sig.ra
Delévaux aveva ripreso il Salone Capriccio da Fiorita Delmenico situato al pianterreno della ex falegnameria Flori Delmenico.
1 Ricordo che … Ricordo che nei locali dell’ex PTT poi dell’ex Latteria, l’Autorità cantonale insediò nel 1958 un Posto di polizia con alla testa un unico responsabile, l’agente Galeazzi, uomo tutto d’un pezzo, sulla cinquantina, alto, imponente, con l’aria seria di chi sa il fatto suo. Benché la Polizia cantonale disponesse già di un ufficio a Caslano, con quello di Novaggio intendeva evitare le trasferte di questi agenti nel Medio e Alto Malcantone in caso di richiesta d’intervento. Avendo un agente esperto sul posto la situazione sarebbe sempre stata sotto controllo. Invece… Un bel giorno i «soliti conosciuti» del paese scovarono in un sottoscala dalle parti della Noga una vecchia Motosacoche parcheggiata e volutamente dimenticata, per disfarsene, dal suo proprietario «ur Mondo». Benché da anni fuori uso i nostri birbanti esperti di meccanica riuscirono in qualche modo a rimetterla in marcia. Era quindi per loro logico e giusto provare il mezzo facendo il giro del paese anche in mancanza di parte del tubo di scappamento.
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L’agente Galeazzi in compagnia di quattro abili cacciatori: Ivano, Toto, Cèck e Leo.
Quel pomeriggio mi trovavo in piazza, seduto sulla panchina da sempre posta contro la parete della Cooperativa e da sempre riservata agli uomini, allorquando un rumore assordante annunciò l’arrivo dalla Noga di qualcosa di straordinario, un mostro cavalcato da un guerriero. Riconobbi l’amico che a tutta velocità attraversò la piazza e s’infilò nella stretta via Buzzi che porta a Banco, lasciando dietro di sé solo rumore, fumo bluastro e l’odore acre di olio bruciato. Trascorsero pochi secondi: l’agente Galeazzi, in uniforme, si precipitò fuori dal suo ufficio gridando e gesticolando «chi ca lè quel lì… se al ciàpi al va ‘n presón!». La scena fu una delle più comiche mai viste in paese. Sparito il baccano del motore e diradatosi il fumo, il Galeazzi ritornò in ufficio e una calma relativa ritornò sulla piazza malgrado l’assembramento di alcuni passanti curiosi di saperne di più. Dopo un momento la scena si ripetè, tale e come prima: rumore assordante di motore tirato al massimo dei giri, una freccia che taglia la piazza in due, fumo e odore di olio bruciato e intervento tardivo di un poliziotto beffato «fat ciapàa che ta végnat pü fööra…». Galeazzi a parte, tutti i presenti si piegavano in due dal ridere nella speranza di rivedere ancora la scena. E fu quel che avvenne; ma a cavalcioni del rinato destriero c’era un altro furbacchione, complice del primo, sempre disposto ad assecondare qualche bricconata. Nessuno dei due finì in galera.
Un posto di guardie risp. di gendarmeria è stato insediato a Novaggio dopo la Grande Guerra. Un articolo della Gazzetta Ticinese dell’11 dicembre 1919 (archivio privato Gianni Ciscato) ce lo conferma: Da alcuni giorni è stato creato qui un posto di guardie federali. Il posto è installato nella casa d’abitazione del sig. Pogliaghi che si è stabilito colla famiglia ad Astano. Capo posto è il signor Solcà, di Castel S. Pietro: guardia, il sig. Bernasconi. Due ottimi funzionari, i quali si hanno già accaparrata la stima della popolazione. – Da alcuni giorni abbiamo anche il posto di gendarmeria cantonale. Un solo gendarme lo occupa, il sig. Luigi Robbiani, ottima pasta di uomo, che ha fatto sparire come per incanto a tutti quella specie di brivido che i buoni novaggesi avevano provato alla notizia che
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Motosacoche Jubilee 426 del 1933, simile a quella che tanto fece arrabbiare l’agente Galeazzi.
il posto sarebbe stato creato. Come si vede, Novaggio può star tranquillo, di giorno e di notte, e vantarsi di esser diventato un paese tanto importante. Ai signori funzionari federali e cantonali, il nostro benvenuto. Contro l’eventuale soppressione di detto posto di polizia il Municipio prese posizione in una sua lettera del 15 gennaio 1924 inviata alla Direzione cantonale di polizia. … Contro l’eventuale soppressione del posto di gendarmeria in questo comune, che dovrebbe, a quanto dicesi, decretato nel progetto di rimaneggiamento del Corpo di Gendarmeria cantonale, si risolve di inviare alla Lod. Direzione di polizia la lettera seguente: „Corre voce, nei comuni del Medio Malcantone, che sarebbe allo studio da parte di codesta Lod. Direzione un rimaneggiamento delle stazioni di gendarmeria e che verrebbe soppressa quella del ns. comune, che causò un giustificato allarme fra la popolazione di Novaggio, e dei comuni serviti da questa stazione nonché delle Autorità. Il ns. comune per la sua posizione centrale è il più indicato per il posto di polizia, come per tutti i comuni circonvicini sotto ogni rapporto. Anzi, nel raggio attuale di attività del posto di Novaggio, potrebbero essere compresi altri comuni senza pregiudizio per un rapido servizio da parte del gendarme, tanto più se sarà mantenuto l’attuale Capoposto sig. Trochen, persona molto energica, di grande attività, serietà e conscio del delicato suo dovere e che ha già reso segnalati servizi apprezzati dalla popolazione e dalle Autorità. Non ci dilunghiamo ad enumerare i vantaggi molteplici per il pubblico ed Autorità della conservazione del posto di polizia di Novaggio perché meglio di noi codesta Lod. Direzione li conosce; ci permettiamo pregarla di voler nel progettato rimaneggiamento conservarlo ed anche estenderlo.“ In una nota della seduta del Municipio del 30 gennaio 1924 si legge: Il Comando gendarmeria cantonale comunica che col giorno 28 corr. il posto di gendarmeria di Novaggio è stato soppresso ed il nostro comune aggregato al posto di Breno. Se ne prende atto. Come accennato, nel 1958 il Posto di polizia di Novaggio venne riaperto, ma – benché il Municipio fosse contrario alla sua chiusura – dopo circa un anno di esistenza venne nuovamente soppresso. 12.12.58/180
Posto gendarmeria. Si decide di intervenire presso il sig. Delegato di polizia circa la soppressione del posto di gendarmeria nel nostro Comune. 27.12.58/188
Lettera Comando polizia. Si prende atto della lettera del Comando di polizia la quale ci comunica che il posto di gendarmeria di Novaggio viene soppresso. Si decide di scrivere a detto Comando affinché abbia a lasciare il posto a Novaggio.
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Gianni Ciscato ricorda che all’occasione dell’apertura del Salone Da Ombretta la trasmissione TV Il Regionale sottolineò con enfasi che questo era il primo salone per uomini in Ticino gestito da … una donna!
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Locale di poco spazio, già nella vecchia Casa parrocchiale; ha accolto: Parrucchiere per uomini Cortesi (1964-68). Ricordo ancora il suo „cane“ che teneva in bottega; era una… volpe, addestrata come un cane. Salone Ombretta, di Ombretta Gianini, parrucchiera per uomini (1969-1996) Negozio Fiori emozioni (ca. 2006-2011) 8
Piccolo locale frequentato assiduamente già nel corso del Novecento poiché sede del Caffè Etoile (vedi cap. 22) Mini Bar Stella, analcolico, di Eleonora Brignoni (anni ‘70) Panetteria-pasticceria Marc Sciolli (1994-2002) Gelateria Le Delizie di Titi di Giovanna Delmenico (dal 2003) 9
Bottega situata in via Noga, accanto al ristorante Terrazza:
Negozio di alimentari di Sara Righini, chiuso nel 1993; di fronte a questo
c’era un negozietto di ferramenta – che più nessuno ricorda – della signora Andina. 10
Già sulla piazza (al citato n° 6), il salone si trasferisce in via Noga Salone Mimosa, parrucchiera Georgia Beretta, dal 1988 11
Locale di recente apertura Salone di estetica e pedicure di Ilaria Cantoni (dal 2003) 12
Altro locale che ha subìto varie trasformazioni
Parrucchiere per uomini Castoldi. Era lui che mi tagliava i capelli quand’ero
bambino; per facilitarsi il compito mi faceva sedere su un’assicella che posava sui due braccioli della poltrona. Parrucchiere per uomini Cortesi (trasferitosi dal n° 7) Salone Miranda, di Miranda Molteni-Demarta (1972) Galleria d’Arte Andy Wildi (dal 1984) 13
Forse già deposito di materiale dell’elettricista Ezio Delmenico, divenne in seguito nuova sede della Latteria-commestibili e gelateria di Luce ed Evaristo Muschietti (ca. 1960-1969) Deposito Coop Mercatino delle pulci a favore della Chiesa (dal mese di ottobre 2002)
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Inserzione del negozietto di ferramenta della signora Andina ormai scomparso dalla memoria dei novaggesi.
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Dapprima abitazione privata, l’immobile venne trasformato in negozio da Giovanni Frulli. Negozio Innovazione e Usego di Luce Marcoli (1970-1986) Negozio CRAI, alimentari e non, di Antonio Frulli, dal 1995. Nel 2016 venne integrato il banco di vendita della ex Macelleria Fratelli Frulli. 24.3.
Mucche – latte – latterie Durante l’Ottocento, in alcuni villaggi, parecchi proprietari di mucche usavano mettere in comune il latte per ricavarne il maggior profitto possibile. Questi consorzi erano denominati comunelle. In queste società anche chi possedeva una sola mucca era in grado di ottenere burro e formaggio. Col trascorrere del tempo, per migliorare sempre più la fabbricazione di detti prodotti e grazie allo spirito sociale delle genti del Malcantone, saranno istituite le prime latterie del Ticino.
0 Mucca: vacca lattifera. In origine, la parola indicava le vacche svizzere comperate alla fiera di Lugano, cioè vacche riservate alla produzione del latte le quali – attraverso il San Gottardo, il Lucomagno e il San Bernardino – venivano condotte a ottobre alla fiera di Lugano per essere mercanteggiate. A questa fiera intervenivano numerosi compratori lombardi, i quali denominarono la vacca svizzera da latte, per via delle corna corte e mozze rispetto alle corna lunghe delle loro vacche, con la voce dialettale „moca“. Quando nel corso del Settecento la vacca lattifera svizzera venne introdotta in Toscana, il moca lombardo divenne mucca. Altri etimologisti fanno invece derivare mucca dal muggito della bestia moeu e la parola sarebbe quindi onomatopeica.
L’Assemblea della Società agricola del III Circondario nominò una Commissione – comprendente tra gli altri il prof. Giuseppe Bertoli di Novaggio – con l’incarico di visitare le latterie sociali nella vicina Italia per trarne insegnamenti. Nel loro rapporto indicarono che „… burro scadente e formaggio scadentissimo erano indegni della nostra regione… che le frazioni si uniscano e la latteria riuscirà più facile e più produttiva“. La prima latteria sociale del Cantone, sotto la denominazione di Latteria sociale Curio-Bedigliora venne aperta il capodanno del 1886 a Curio, precisamente in località Rozzolo, sotto l’ex grotto Poncini. Sei mesi più tardi, sull’esempio di Curio, anche ad Astano si costituiva una società „del latte“. Poi, in un quinquennio, s’istituirono nel
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Nota del 1893 del casaro Angelo Bertoli (archivio privato Piergiorgio Demarta).
distretto di Lugano oltre una ventina di latterie sociali, tra le quali quella di Novaggio (1887). Al sorgere di queste, nel Malcantone, contribuì principalmente, come abbiamo visto, il prof. Giuseppe Bertoli (ndr. vedi cap. 5), presidente della Latteria di Novaggio. ndr: Altri primati di Curio: – 1850 fornitura gratis di materiale scolastico agli allievi delle elementari – 1854 prima scuola maggiore del cantone Ticino – 1873 primo ufficio telegrafico del Malcantone
Nel dicembre del 1895, su incarico della Società cantonale di agricoltura, una commissione fece un’ispezione a tutti i caseifici sociali del Ticino (44, istituiti dal 1886 al 1895) raccogliendo i risultati della medesima in un ampio rapporto, nel quale si afferma: „È assai consolante poter constatare che l’industria del latte abbia fatto grandi progressi nel Canton Ticino nell’ultimo decennio; ciò si deve attribuire in primo luogo alla fondazione dei caseifici sociali…“. Nel distretto di Lugano per, fabbricati e impianti, ottennero il diploma di I classe i caseifici di Breno, Caslano, Curio, Manno, Origlio, Rivera, Sorencino e Rovio; il diploma di II classe i caseifici di Bedano, Cademario, Camignolo, Cureglia, Gravesano, Lamone, Ponte Capriasca, Pura, Soresina, Sessa, Taverne, Vezia; di III classe, Bedigliora Selvatica, Bironico, Castelrotto, Comano, Monteggio, Novaggio, Purasca. Per la fabbricazione del formaggio il caseificio di Novaggio del casaro Angelo Bertoli ricevette il premio di III classe.
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All’esposizione cantonale di agricoltura, aperta nel settembre 1903 a Bellinzona nella ricorrenza del centenario dell’autonomia ticinese (1803-1903), inviarono burro e formaggio magro i caseifici sociali di Astano, Sessa, Novaggio e il signor Battista Bertoli di Novaggio; solo burro i caseifici di Pura, Cademario e Bedano (il burro di Bedano era considerato il migliore della regione) e solo formaggio il caseificio di Breno. Nei mesi di novembre-dicembre 1905 si tenne a Novaggio un corso per aspiranti casari indetto dalla Società cantonale di agricoltura.
24.3.1.
Le latterie di Novaggio Ra latería végia, gestita da Santina e dal marito Giacomino, venne fondata nel 1887. Pochi anni dopo futili motivi portarono allo scontro sociale, i soci si divisero e ne venne fondata una seconda, ra latería növa. Le bovine del villaggio erano allora una settantina, appena bastanti a rifornirne una. Si introdusse perciò un sistema di consegna settimanale alternato ma non funzionò. Buona cosa sarebbe stata risolvere la vertenza e formare, come prima, una sola latteria introducendo tutte le migliorìe possibili per una più razionale fabbricazione del burro e del formaggio e in genere di tutta la manipolazione del latte. Nemmeno la produzione di formaggio tipo «stracchino» (ca. 1900) riuscì a salvare la situazione. Inoltre, i simpatizzanti di una o dell’altra si recavano solo dalla loro preferita. Il gestore della vecchia latteria – ubicata sotto il portico e nei locali a pianterreno dell’edificio situato in via «Ara latería végia» n° 11 – era il Battista, papà di Melanie, divenuta moglie di Carmelito Fornaroli, Ramina, insegnante prima a Novaggio e poi ad Arosio; la Caterina «du Balón» ritirava e vendeva il latte nella latteria nuova, situata sotto il portico della via che porta alla Crosa. 3.2.43/6
Razionamento latte. In vista di un migliore funzionamento dell’approvvigionamento in latte la Municipalità risolve di indire una riunione di tutti i produttori di latte del Comune per vedere se non sia il caso di istituire un solo centro di raccolta e spaccio del latte. 20.2.43/11
Spaccio unico latte. Si risolve di nominare quale rappresentante del Municipio in seno al Consiglio di amministrazione del nuovo unico spaccio di latte che si intende creare a datare dal 1° marzo p.v. il vicesindaco Delmenico Domenico fu Alessio. Quando entrambe le latterie chiudettero, Isidoro Muschietti si occupò per un po’ di tempo – volontariamente e per il bene di tutti – di ciò che rimaneva delle due latterie. Era il 1947. Cinque anni più tardi, fu il fratello Evaristo, con sua moglie Luce, a riprendere la gestione del Centro raccolta latte del paese, migliorarne il servizio di ricezione e di distribuzione e facendolo diventare un’attività a tempo pieno. 17.3.47/6
Latteria. Centro raccolta latte. Si risolve di preavvisare favorevolmente una domanda di Muschietti Isidoro diretta all’Ufficio cantonale del latte tendente ad ottenere l’istituzione di una latteria nel Comune.
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17.5.52/27
Cessione spaccio latte. Si prende nota e si concede il nulla osta alla cessione dell’attuale spaccio latte da Muschietti Isidoro a Muschietti Evaristo. Con decisione del 15 ottobre 1947, l’Ufficio cantonale del latte di Bellinzona conferì la responsabilità dell’approvvigionamento di latte a Novaggio alla Latteria Muschietti: decidiamo: 1. A partire dal 1° ottobre 1947, il rifornimento in latte di tutti i consumatori di Novaggio (Istit. militare di cura compreso) spetta al Centro di raccolta del latte (Latteria Muschietti). Il prezzo di fornitura è per tutti i consumatori di 48 cent. il litro. Col passar del tempo la situazione agricola malcantonese migliorò, crebbe il numero delle mucche ed aumentò la produzione di latte, il che – oltre a garantirne l’approvvigionamento a tutta la regione – rendeva possibile la cessione dell’eccedenza alla Centrale di Lugano. Evaristo, vedendo in questo un possibile allargamento dell’attività della sua latteria, chiese all’Autorità competente di poter organizzare la raccolta e il trasporto del latte in esubero a Lugano per conto delle latterie e dei produttori interessati del Medio Malcantone. L’Ufficio di Bellinzona, con lettera del 29 maggio 1952, così rispose: … noi non ci opponiamo all’inizio del servizio in forma privata, alle seguenti condizioni: che vi intendiate preventivamente con la Latteria luganese, cooperativa dei produttori di latte del distretto, per tutto quanto concerne la raccolta e il trasporto… A continuazione la Latteria luganese scrisse ai centri di raccolta latte di Novaggio, di Curio e di Biogno-Beride: … esiste attualmente la possibilità di spedire il latte a mezzo auto postale, ma tanto per gli orari come per la maggior comodità dei posti di raccolta raccomandiamo vivamente l’iniziativa del Sig. Muschietti. A partire dal 1° luglio avrà luogo il servizio regolare al prezzo di cts. 2 al Kg. netto,… Per iniziare l’attività Evaristo doveva solo procurarsi un veicolo idoneo allo scopo e imparare a guidarlo. Nel 1969 anche la terza latteria di Novaggio chiuse i battenti. La proprietaria, rimasta vedova, trovò un’altra occupazione; i giovani trovarono sempre più lavoro nel terziario; le mucche diminuirono; la vendita del latte sciolto fu sostituita dal tetrapak.
1 Ricordo che … Ricordo che all’interno del negozio della mia mamma, nello spazio riservato ai clienti, su di una parete c’era una lunga fila di gancetti dai quali pendevano, ben allineati, una cinquantina di libretti dalla copertina blu. Ogni cliente aveva il suo, numerato, nel quale la mamma annotava la spesa quotidiana. Era il libretto dei debiti che una parte dei clienti aveva in quasi tutti i negozi del paese e che saldava a fine mese, dando la precedenza a questo o a quello, dimenticando questo o quello. In latteria chi «dimenticava» di regolare i conti doveva vedersela con la gerente, che in quei frangenti era irremovibile e decisissima:
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«Non ti faccio più credito perché non mi hai ancora pagato. Non basta dire te li porto i soldi…». Ricordo che nonostante la grande offerta dei negozi di Novaggio, a volte io e mia sorella Elia ci recavamo a Curio, dove all’entrata del paese il grande magazzino Innovazione di Lugano aveva aperto nel 1919 un deposito, gestito dapprima da Teresina Avanzini e poi, fino al 1959, dalle sorelle Marcoli, Marina e Carolina, di Biogno. Con Elia osservavo dapprima gli articoli esposti nelle due grandi vetrine a lato dell’entrata poi, una volta entrati eravamo entrambi attratti dai giocattoli, anche se pochi. A me piaceva soprattutto rovistare tra gli articoli scolastici: lapis, matite colorate, gomme, temperini, quaderni; volevo trovare qualcosa di particolare prima di decidermi all’acquisto. Ma i soldi in tasca erano pochi e a volte non bastavano nemmeno per una scatoletta di sei colori.
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Le funzionarie PTT sono tutte raccomandate?
25.
Posta cantonale poi federale (PTT) Per illustrare il servizio postale a Novaggio, dalla fine del 1800 fino all’inizio del 2000 e capire i vari cambiamenti che l’hanno caratterizzato, dobbiamo anzitutto riassumere brevemente l’evoluzione della Posta in generale e della Posta Svizzera negli ultimi due secoli. Il nome „posta“ viene da latino ed è un’abbreviazione. I romani chiamavano stationes pòsita in …, tradotto in stazione posta in … e seguiva il nome del luogo. Col tempo la denominazione venne abbreviata e si usò solo la parola pòsita o posta. Anche il veicolo che trasportava la corrispondenza venne chiamato „posta“. Infatti, ancora oggi si usa l‘espressione „arriva la posta“, „passa la posta“. L’istituzione di questo servizio è antichissima e viene attribuita al re persiano Ciro, il quale fece verificare il tratto percorso da un buon cavallo da corsa e poi messo i ricambi a quella distanza. Un primo corriere ne raggiungeva un secondo, gli rimetteva i massaggi e questo partiva senza indugio a spron battuto per consegnarli a un terzo; il terzo a un quarto e così di seguito. Prima di questa invenzione i messaggi, le notizie, gli ordini venivano trasmessi passando da uomo a uomo, essendo i cosiddetti corrieri collocati ad una certa distanza tra loro e ciascuno le portava al prossimo a piedi; perciò venivano chiamati pedoni. E il pedone, con la sua grossa borsa a tracolla, su e giù per i poggi, lungo le strade, faceva il giro dei casolari e distribuiva le lettere tanto ansiosamente attese. Quindi, fin dai tempi antichi, il trasporto di messaggi, merci e persone è sempre avvenuto in molteplici forme, sia private sia pubbliche. In Svizzera, all’inizio del XIX secolo, era piuttosto una realtà privata. Per esempio, a San Gallo era gestito dai commercianti e a Berna dalla famiglia Fischer von Reichenbach. Dal 1815, ossia nel periodo in cui la Svizzera divenne una Confederazione di Stati, i Cantoni, in virtù
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della loro sovranità, statalizzarono tutte le poste private creando fino a 17 amministrazioni postali cantonali, con il Ticino – per un breve periodo – che faceva perfino parte del territorio postale di Zurigo. Nel 1848, dopo la guerra del Sonderbund e la nascita dello Stato federale svizzero, tutte le poste cantonali furono riunite in 11 circondari (il Ticino, unitamente alla Calanca e al Moesano, costituiva l’XI circondario), venne creata la Direzione generale delle poste ed il 1° gennaio 1849 nacque ufficialmente la Posta federale. Ciò nonostante, fino alla revisione della Costituzione nel 1874, i Cantoni mantennero un controllo importante su questa struttura, con i ricavi che continuarono a confluire nelle loro casse. Al fine di garantire la fornitura di denaro contante sull’intero territorio nazionale, nel 1906 venne creato il Servizio dei conti correnti postali, così che per gestire il traffico dei pagamenti si rese inevitabile la realizzazione di una fitta rete di uffici postali. Dei 1500 uffici o depositi postali nel 1849, si passò alle 4095 unità nel 1914. Negli anni a seguire, il numero oscillò sempre attorno ai 4000, rendendo la rete postale elvetica una delle più fitte al mondo. In pratica, ogni località aveva almeno uno sportello postale. La prima ristrutturazione avvenne dopo la Grande Guerra. Nel 1920, in seguito ad un disavanzo da primato che impose una serie d’interventi, al Servizio postale fu accorpato il Servizio telegrafico, il quale portò alla nascita dell’Amministrazione delle poste e dei telegrafi che in seguito, con l’aggiunta “dei telefoni”, divenne PTT, logo che ci accompagnò fino al 1998, quando da questa regìa federale nacquero due aziende distinte: La Posta Svizzera e la Swisscom. Quale importante componente delle PTT, ogni ufficio fungeva anche da punto di contatto pubblico per la rete telefonica e da ufficio di accettazione per i telegrammi. I buralisti, che gestivano gli uffici rurali e gli amministratori postali, che dirigevano gli uffici urbani, erano persone stimate all’interno della comunità ed erano considerati autorevoli rappresentanti dell’azienda. La rete postale, che nel 1960 contava ancora 4014 unità, fra uffici urbani, rurali, agenzie e depositi, subì a sua volta delle costanti ristrutturazioni, imposte sia dall’evoluzione del mercato sia dalle mutate abitudini ed esigenze della clientela. Negli anni ‘80 e fino al 2001 – oltre al pensionamento del buralista – diversi piccoli uffici e depositi furono sostituiti con un ufficio di accettazione, assegnato per la gestione all’ufficio postale più vicino, oppure più semplicemente soppressi. In tal modo, e quasi senza che l’opinione pubblica se ne accorgesse anche perché venivano prevalentemente toccate solo le piccole località con pochi utenti, gli uffici postali persero 400 unità scendendo a 3600. Il primo importante cambiamento strutturale avvenne nel 1998, quando gli 11 circondari postali furono sostituiti da 40 Regioni di vendita. Il Ticino si ritrovò così diviso fra Sopra e Sottoceneri. La suddivisione però durò poco tempo! Infatti, nel 2000 le regioni di vendita vennero a loro volta ridotte a 7 ed il Ticino tornò così nuovamente unificato. All’orizzonte si profilarono però ulteriori cambiamenti che influenzarono non poco la presenza della Posta sul territorio. Nel 2002, infatti, nell’ambito di un progetto mirante a ottimizzare la rete, i 3600 uffici ancora aperti, da urbani rispettivamente rurali che erano, furono suddivisi in tre categorie: ufficio urbano (PostCenter), ufficio tradizionale e ufficio piccolo. Per gli uffici piccoli questo significò,
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di fatto, la trasformazione in filiale attribuita a un ufficio tradizionale oppure la sostituzione con un servizio a domicilio o un’agenzia. Questo cambiamento implicò anche la scomparsa dal firmamento giallo di una funzione che, in varie forme, era sopravvissuta alle ristrutturazioni aziendali dell’ultimo secolo: il buralista postale. Nel 2002, i buralisti ancora attivi furono infatti “promossi” a responsabili di ufficio o gerenti di filiale e il loro specifico rapporto d’impiego venne sostituito con quello di funzionario postale. Tuttavia, la ristrutturazione della Posta non era ancora conclusa. Infatti, se è vero che ad una ristrutturazione ne segue un’altra, due anni dopo si diede avvio ad un altro progetto, che nel 2008 portò allo scorporamento del servizio di distribuzione dagli uffici postali, con la creazione dei centri di recapito regionali e lasciando così agli uffici postali il solo compito dell’accettazione degli invii, dell’offerta dei servizi finanziari, della vendita di prodotti di terzi e del trattamento dei reclami. Senza il servizio di recapito, che nei piccoli uffici copriva oltre il 50 per cento del tempo di lavoro, tutte le filiali vennero chiuse e sostituite con un servizio a domicilio oppure con delle agenzie postali, gestite da privati in negozi, cancellerie comunali, farmacie o altre attività commerciali. Da quel momento e con sempre più determinazione si cominciò a parlare di verifica della rete postale con la soppressione di svariati uffici, molti dei quali anche importanti, come per esempio nella nostra regione, quelli di Magliaso e Ponte Tresa. Tutto questo ebbe un’incidenza molto significativa sul ruolo dell’ufficio postale di Novaggio e, come descritto più avanti, soprattutto a cavallo del millennio, influenzò non poco anche l’organizzazione del servizio nel Medio Malcantone. Riassumendo, indichiamo gli anni seguenti come determinanti nell’evoluzione della Posta cantonale ticinese: 1803 Entrata del Ticino nella Confederazione. Per quanto concerne la Posta, la Dieta federale stabilisce: „… il Regale delle Poste non può essere che cantonale…“; e continua dicendo che per evitare disguidi „… s’abbandonerà provvisoriamente ai cantoni di Berna, Basilea, Zurigo, Sciaffusa e San Gallo l’amministrazione della Posta, tanto delle lettere che delle messaggerie…“. 1804 Il Ticino si orienta subito verso una cessione della gestione della sua Posta ad altro cantone e sceglie Zurigo, rappresentato in loco – fin dal 1793 – dal direttore Pietro Rossi, dell’ufficio postale di Lugano. 1809 Alla gestione della posta ticinese assegnata al canton Zurigo si aggiunge il canton Lucerna. I risultati sono tuttavia poco soddisfacenti: l’indennità riconosciuta al Ticino rimane stabile mentre gli utili postali per i due cantoni tendono a moltiplicarsi. 1834 Il Consiglio di Stato ticinese stipula nuove convenzioni postali con il Regno Lombardo-Veneto, con Zurigo, con Lucerna e con i Grigioni. La struttura operativa del servizio cantonale prevede tra l’altro che la nomina degli impiegati di posta è di competenza del Consiglio di Stato e che l’organizzazione del servizio di posta a cavalli e delle diligenze avviene con il sistema dell’appalto (ogni tre anni) a privati, ma il provento dei trasporti-persone ed effetti) deve essere incassato dallo Stato. Direttore generale delle poste ticinesi viene nominato Franchino Rusca. 1842 Introduzione di un servizio di „corrieri-pedoni“ che, almeno una volta la
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Estratto dal Regolamento cantonale per il servizio della posta a cavallo (Plinio Grossi, Strane, ma vere – 100 anni di curiosità ticinesi, Edizioni Edelweiss, 1985).
Dopo la Costituzione del 1848, è la Confederazione ad assumersi la gestione della Posta.
1849
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settimana, garantisce il trasporto di lettere e pacchi dai pochi uffici stabili a tutti i „depositi circondariali“ e a quelli „comunali“ (dichiarati obbligatori nei villaggi con almeno 200 abitanti). Accanto agli uffici postali storici di Airolo, Biasca, Bellinzona, Lugano, Locarno e Mendrisio, nel 1843 vi sono anche quelli di Chiasso (di I classe), Magadino (di II classe) e, di III classe: Balerna, Melano, Taverne, Bironico, Cadenazzo, Osogna, Bodio, Giornico, Faido, Ambrì; ad essi si affiancano 10 uffici-deposito (5 in Vallemaggia e 5 in Val di Blenio). Questo rado reticolo lasciava praticamente scoperta buona parte del Cantone. Introduzione nel Malcantone del Servizio postale federale pedonale che sostituisce il Servizio postale precedente sulla tratta Novaggio-Breno-Arosio, in funzione dal 1835 tre volte alla settimana.
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1898
I pedoni postali cessano la loro attività; sono sostituiti da una diligenza trainata da cavalli.
Si potrebbe concludere affermando che la Posta cantonale conobbe poche luci e (molte) ombre, caratteristiche di uno Stato nuovo e dell’epoca. Accanto alle difficoltà politiche ed amministrative, il servizio postale, specialmente quello riguardante il trasporto di persone e di valori, soggiaceva al disagio di un percorso oggettivamente difficile: tempi di percorrenza lunghi, insicurezza e incidenti che la perizia dei postiglioni non bastava ad evitare. Dopo la Costituzione del 1848, è la Confederazione ad assumersi la gestione della Posta: 1849 creazione della Posta federale in sostituzione delle poste cantonali; la Posta federale rileva le diligenze cantonali esistenti (nasce AutoPostale); 1857 primi vagoni postali; 1903 primi trasporti postali su veicoli a motore; 1906 creazione del Servizio conti correnti postali; 1913 primi voli di posta aerea; 1919-20 conversione di autocarri dell’esercito in autopostali che, giunti ad un numero di 104 veicoli, entro il 1930 porteranno alla pressoché definitiva estinzione della posta a cavallo; 1920 fondazione delle PTT, che uniscono sotto un’unica direzione le poste, i telefoni e i telegrafi; 1928 prima comunicazione telefonica verso l’America; 1950 le PTT impiegano ca. 30’000 dipendenti, poi saliti a 50’000 nel 1975 e a un tetto massimo di 63’992 nel 1992. Al suo scioglimento l’azienda è il più grande datore di lavoro della Svizzera e genera il maggiore fatturato interno (13 mia di frs.); 1961 soppressa nei Grigioni l’ultima posta a cavallo sulla linea Avers-Juf; 1970 assunzione alla Posta della conducente Claire Buner, prima donna ad essere istruita alla guida di autopostali. Dal 1971 Claire Buner ha percorso per 20 anni la tratta Jonschwil-Uzwil (SG).
25.1.
La Posta nel Malcantone e a Novaggio Prima della creazione della posta federale, fu quindi il Cantone a istituire un primo servizio postale. Nel Malcantone si organizzò, tre volte alla settimana, un giro affidato a „un pedone con cavallo“ con fermate e scambio di borse o portafogli ad Agno, Magliaso, Curio, Novaggio, Astano, Sessa, Madonna del Piano, Ponte Tresa, Caslano e Lugano. Per questa organizzazione si pagavano due soldi di supplemento per ogni lettera, restando a carico di ogni Comune la facoltà di designare il proprio „ricevitore postale“. 2.11.1841
… l’assemblea autorizza la Municipalità a firmare la petizione tendente a chiedere un pedone postale a norma del progetto che da diversi comuni si rappresenterà al Consiglio di Stato…
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Gazzetta Ticinese, 5 maggio 1886 (archivio privato Gianni Ciscato).
Gazzetta Ticinese, 28 novembre 1898 (archivio privato citato).
21.12.1872/159
Corsa corriere-pedone. Vista la lettera-memoria del signor Magg. Gambazzi Giovanni colla quale sollecita l’ufficio municipale a voler rivolgersi alla Direzione postale per ottenere che le corse del corriere-pedone da quindinnanzi siano giornaliere, si risolve di sollecitare detta precitata Direzione tale favore pel nostro Comune dimostrandone l’urgente bisogno pubblicamente sentito. 5.12.1885/389
Si risolve di aderire alla domanda fatta da diverse Municipalità del Malcantone allo scopo di ottenere dalla Direzione delle Poste federali due corse giornaliere con vettura ad un cavallo da Lugano ad Astano, esprimendo il desiderio … che la doppia corsa passi anche per Novaggio … Dal 1868, le lettere e i pacchi da/per Novaggio, Aranno e l’Alto Malcantone si fermavano al Deposito postale Novaggio, gestito dal 1888 da Pietro Demarta, detto Pedrìn. Oltre al pedone di Breno, a Novaggio ritirava risp. consegnava gli invii del suo villaggio anche una donna che da Aranno, a piedi con il gerlo sulle spalle, scendeva e risaliva la valle attraversando il fiume Magliasina. Ubicato in un locale a pianterreno, accanto ad una piccola falegnameria, il Deposito dava direttamente sulla Piazza Ferrer, dove il Pedrìn, essendo allora l’onere del servizio postale assai ridotto, alternava la sua attività di falegname a quella di postino e poi di addetto al telegrafo. Nel 1903, con la nomina di Pietro Demarta a “Buralista e fattorino postale”, il Deposito fu trasformato in Ufficio postale e telegrafico, allora definito “di IIIa classe”. 28.6.1907, 157
Risposta del Governo al telegramma primo, speditogli in occasione dell’apertura dell’Ufficio telegrafico di nuova introduzione in Novaggio. Si dà lettura e si prende atto della gentile risposta da parte del Lod. Consiglio di Stato, al telegramma inviatogli il 17 corr. mese in occasione dell’apertura dell’esercizio del nuovo ufficio telegrafico installato nel ns. Comune; risposta esprimente augurio che tale instituzione contribuisca all’aumento ed al progresso di Novaggio. Il buralista postale, gestore di un ufficio definito “rurale”, non essendo considerato un funzionario, sottostava a un ordinamento speciale che gli imponeva tra l’altro di risiedere nella località dove svolgeva la sua attività e, anche se in pratica non
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Inizio Novecento. Davanti al Deposito postale di Novaggio vediamo la diligenza da Astano per Magliaso e la carrozza per Arosio. Da sin.: una bambina appoggiata al muro del campanile; Marianna Tosi, ausiliaria postale; Pietro Demarta, falegname e postino; Franchino Demarta, albergatore; dietro, Luigi Pogliaghi, postiglione e, seduto alla guida della carrozza, Angelo, cittadino italiano responsabile della tratta Novaggio-Arosio; alla finestra Clelia Demarta, maestra.
avveniva mai, non era nemmeno obbligato a svolgere personalmente il servizio. Poiché spesso negli uffici rurali i servizi di buralista erano a gestione familiare, spesso questa funzione si tramandava di padre in figlio e si creavano così delle vere e proprie dinastie, forse il segreto di una gestione efficiente ed affidabile: „una posta – una famiglia“. Il fatto inoltre che il locale o lo stabile adibito a ufficio postale fosse di proprietà del buralista o della sua famiglia, come quello di Novaggio, permetteva anche alle donne di essere nominate in tale funzione, a differenza di quanto previsto per la carriera dei funzionari postali diplomati, aperta al gentil sesso solo dal 1972. Per questo motivo, nel 1929 la figlia Anita poté subentrare al padre Pietro nella gerenza dell’ufficio di Novaggio. Abbiamo già descritto la transizione dell’Albergo Beau Séjour in Sanatorio militare; ebbene, nel contesto forse pochi sanno che dal 1922 e fino al 1989 quando l’Ospedale militare divenne Clinica federale di riabilitazione, a Novaggio vi erano due servizi postali: quello pubblico, ubicato nell’ufficio postale in paese e il servizio postale “militare” dell’ospedale, gestito come una “Posta da campo”, con un impiegato del Sanatorio che svolgeva il compito di “ordinanza postale”. Fra le sue mansioni vi erano, oltre la distribuzione della posta ai pazienti, il ritiro e la consegna degli invii all’ufficio di Novaggio, ciò che fino alla fine degli anni ’60 avveniva con un carro trainato dapprima da un asino e in seguito da un cavallo.
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L’Ufficio postale e telegrafico in Piazza Ferrer. Vestita di nero, accanto all’uomo in uniforme, notiamo la buralista postale Anita Demarta (da Armida Ryser Demarta, Cent’agn de regòrd).
Gli invii spediti dalla Clinica militare portavano sempre due timbri. Quello ordinario dell’ufficio postale di Novaggio e quello della “Posta militare” che attestava il trasporto esente da tasse.
Una cartolina spedita da Novaggio il 23 maggio 1921.
Nel 1935, Anita Demarta costruì un nuovo stabile all’entrata del villaggio e vi insediò il nuovo ufficio postale dove, con la collaboratrice Bruna Delmenico, lavorò fino alla fine del 1954, quando gli subentrò Alfredo Delmenico, detto ur Sech, ur Lóongh. A dire il vero, la dinastia Demarta nella storia postale di Novaggio avrebbe potuto continuare se il nipote di Anita, Franco Demarta, che lavorava quale funzionario diplomato a Lugano, non fosse stato messo da parte per “motivi di anzianità di servizio”, fattore che a suo tempo aveva un’enorme incidenza sulle decisioni di nomina dei funzionari. Qualche anno più tardi a Franco Demarta fu poi assegnato l’ufficio di Bioggio. “La nuova costruzione che dovrà contenere il nuovo Ufficio Postale è alquanto avanti nell’esecuzione, raggiunge già il primo piano. La direzione è affidata al bravo impresario Sig. Plinio Demarta di Novaggio, il quale ha al suo attivo molti lavori consimili eseguiti nelle regioni devastate dalla guerra, nel nord della Francia”. (Il Malcantone, 15 giugno 1935; archivio privato Piergiorgio Demarta)
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Nell’immobile citato, tra la Villa Rusca e l’allora Hotel Lema, l’Ufficio postale era situato al pianterreno. Nell’ampio piazzale antistante vediamo l’autopostale per Astano e dietro a questo, più piccolo, quello per Breno. Sulla facciata dell’edificio notiamo, accanto alla bucalettere, le poche caselle postali, a quei tempi poco richieste.
Nel servizio d’ufficio ur Lóongh si fece aiutare per un breve periodo anche da Elia Muschietti (poi moglie di Franco Frulli), mentre per il servizio di distribuzione assunse dapprima Romano Delprete e più tardi il nipote Elmo, il quale alternava l’attività di postino-portalettere a quella di panettiere-pasticciere. Alfredo Delmenico non aveva figli, per cui al momento del pensionamento non poté tramandare la sua funzione ad un suo discendente. Fu così che il 1° gennaio 1964 gli subentrò Ettore Boggia, un “morobbiotto” allora funzionario in uniforme a Bellinzona, che grazie al fatto di aver sposato Mirta Delmenico, figlia di Domenico, Pecena, aveva acquisito un certo legame con il paese. Nel medesimo anno avvenne un fatto molto importante: vennero introdotti i numeri postali di avviamento che, di fatto, segnarono il primo passo verso la selezione meccanizzata di lettere e pacchi. Questi numeri, tuttora in vigore, furono assegnati secondo la logica geografica applicata allora alla separazione degli invii, che in quel momento avveniva ancora manualmente. A Novaggio toccò il 6986 che, tradotto in termini pratici per l’inoltro degli invii, significava: 6 = Svizzera centrale, Ticino, Mesolcina e Calanca 69 = Luganese 698 = regione Malcantone (quella servita tramite la carrozza postale che circolava con il tram Lugano-Ponte Tresa) 6986 = numero d’avviamento dell’ufficio postale di Novaggio
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Ufficio postale in piazzale Demarta: ur Lóongh con l’impiegata Elia.
Naturalmente, nel tempo, molte cose cambiarono. La separazione manuale negli uffici e sui treni fu gradualmente sostituita da quella meccanizzata nei centrilettere, gli autocarri presero il posto della carrozza postale che circolava agganciata al tram Lugano-Ponte Tresa e – in seguito alla soppressione di alcuni uffici vicinori avvenuta negli anni ’90 – il numero di avviamento di Novaggio venne attribuito anche a Curio e Miglieglia. Ettore Boggia assicurò il servizio postale con l’indispensabile collaborazione dalla moglie Mirta e poiché al buralista competeva anche l’assunzione e la formazione del proprio personale, offrì pure a diversi giovani della regione la possibilità di lavorare nel servizio di recapito, nell’attesa di poter più tardi iniziare un apprendistato alla Posta. Il servizio di recapito era allora organizzato in modo diverso rispetto a quello odierno. Oltre alla distribuzione mattutina di lettere e pacchi, che nel tempo non ha subito grandi cambiamenti, fino all’inizio degli anni ‘90 doveva essere garantito anche il recapito pomeridiano di quei giornali svizzero-tedeschi e romandi che non giungevano al mattino. Da notare che il buralista era inoltre tenuto ad assicurare la distribuzione degli invii espressi che giungevano di sera (sabato compreso) e la domenica mattina, mentre i telegrammi, fino alla loro scomparsa a metà degli anni ‘90, dovevano essere recapitati sull’arco di tutta la giornata, entro un’ora dal loro arrivo in ufficio. Oltre al servizio d’ufficio, Ettore Boggia si occupava anche della distribuzione motorizzata mentre la moglie Mirta, a piedi, recapitava gli invii nel nucleo del paese. Nel 1967, l’Ufficio postale fu trasferito dallo stabile di Anita Demarta nel nuovo edificio dei Boggia, dove tutt’oggi è ancora ubicato. Nel 1989 Ettore Boggia lasciò il servizio per raggiunti limiti di età e gli subentrò il figlio Giorgio, allora funzionario diplomato a Lugano. Quando Giorgio Boggia riprese l’attività del padre, non pensava certamente che sarebbe stato l’ultimo buralista di Novaggio e nemmeno immaginava i molti cambiamenti che avrebbero modificato sia la sua funzione sia il ruolo del suo Ufficio nel Medio Malcantone. Fino a metà del 1994, con la collaborazione della moglie Rosmarie e della mamma Mirta, continuò infatti a offrire lo stesso servizio “ereditato” dal padre, fino a quando tutto cominciò a cambiare. In quell’anno, Fernando Valsangiacomo detto Gin, buralista di Curio, passò al beneficio della pensione e la Direzione di Circondario decise di integrare il servizio con Novaggio. In seguito alle forti rimostranze da parte del Municipio di Curio, fu allora concesso il mantenimento di un Ufficio di accettazione aperto solo 30 minuti al giorno, finanziato in parte dal Comune di
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Ettore Boggia si occupava anche della distribuzione motorizzata mentre la moglie Mirta, a piedi, recapitava gli invii nel nucleo del paese.
L’Ufficio postale di Novaggio, negli anni ‘70. Notiamo il vecchio stemma PTT affisso alla parete dello stabile, il tipico VW maggiolino con i colori della Posta e, sulla destra, il rimorchio che giornalmente agganciato all’auto-postale da e per Magliaso, assicurava il trasporto degli invii postali.
Curio ma gestito dal buralista di Novaggio. Il servizio di recapito venne invece trasferito a Novaggio. Questa ristrutturazione portò all’assunzione di tre nuovi fattorini: uno per il villaggio di Curio, uno per il servizio di recapito motorizzato a Novaggio e uno per la distribuzione a piedi nel nucleo di Novaggio. Non passarono due anni che il 1° gennaio 1996, al pensionamento del buralista Giancarlo Delorenzi, detto Franco, anche il servizio postale di Miglieglia fece la stessa fine di quello di Curio: ufficio di accettazione aperto 30 minuti al giorno e distribuzione da Novaggio con l’assunzione di un altro fattorino. Nello spazio di due anni Novaggio divenne così il centro di distribuzione dei tre Comuni; fu il motivo per il quale si dovette procedere all’ammodernamento degli sportelli, alla posa di nuove caselle postali – che da 20 passarono a 150 unità – e all’allargamento dello spazio lavorativo con la creazione di un locale per il servizio di recapito. Anche il numero postale di avviamento di 6985 Curio e 6981 Miglieglia venne sostituito con il 6986 di Novaggio.
I timbri postali dell’ufficio postale di Novaggio e degli uffici di accettazione di Curio e Miglieglia. La data del timbro di Novaggio corrisponde al numero postale di avviamento 6986 (6 settembre 1986), mentre i timbri di Curio e di Miglieglia riportano la data dell’ultimo giorno di apertura di questi uffici.
Con questa organizzazione iniziò anche il nuovo millennio. Per la clientela tutto sembrava filar via liscio come la classica “lettera alla Posta” e invece … A metà
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I nuovi sportelli dell’Ufficio postale di Novaggio, installati nel 2002, con i moderni apparecchi informatici, necessari per il trattamento degli invii e per lo svolgimento delle varie operazioni finanziarie.
30.09.2013 Giorgio e Rosmarie Boggia, in compagnia del caposettore Malcantone, Alexander Lutz, nel giorno del loro commiato. Rosmarie e Giorgio hanno garantito in modo impeccabile il servizio postale a Novaggio dal 1989 al 2013.
del 2002, la messa in atto di un progetto mirante a ottimizzare la rete postale, portò i primi grandi cambiamenti nella regione e di riflesso anche per l’Ufficio di Novaggio. L’Ufficio di Bedigliora e i locali di accettazione di Miglieglia e Bombinasco furono chiusi, mentre gli Uffici di Banco e Astano diventarono delle filiali attribuite a Novaggio. A Curio, invece, l’Ufficio di accettazione fu trasformato in un’agenzia postale attribuita sempre a Novaggio, ma gestita dal Comune. Nello stesso tempo, in seguito alla soppressione dell’ordinamento dei buralisti, Giorgio Boggia divenne un “Responsabile di Ufficio postale” con il compito di gestire l’organizzazione del servizio in questi Comuni del Medio Malcantone. Il quadro si completò nel 2005 quando anche l’Ufficio di Pura, trasformato in filiale, venne anch’esso sottoposto a Novaggio. Purtroppo, anche questa nuova organizzazione non durò a lungo. In seguito all’ennesima ristrutturazione della Posta e alla creazione dei Centri regionali di distribuzione (per il Malcantone ad Agno e Caslano), nel 2009 il servizio di recapito venne scorporato dagli Uffici postali e riunito in questi centri. Di conseguenza le filiali come pure l’agenzia di Curio furono soppresse e sostituite con il servizio a domicilio, con un’unica eccezione: Astano che riuscì a mantenere un’agenzia gestita dapprima dal negozio alimentari del paese e poi dal Comune. Grazie anche alla sua centralità geografica, Novaggio mantenne invece il suo Ufficio postale, senza però il servizio di recapito, trasferito al Centro di distribuzione di Caslano. Fino al loro pensionamento nell’autunno del 2013, a Giorgio Boggia e a sua moglie e collaboratrice Rosmarie non restò così che il servizio di sportello. Dopo il pensionamento dei Boggia, la gerenza dell’ufficio di Novaggio passò nelle mani di persone venute da fuori Comune, con cambio frequente di personale allo sportello e limitando così di fatto quel cordiale rapporto relazionale “nostrano” che, sin dai tempi passati, aveva sempre contraddistinto il servizio postale locale. Nel frattempo la ristrutturazione della rete degli uffici proseguì imperterrita, cosicché per il futuro l’unica domanda che oggi possiamo porci è: fino a quando Novaggio potrà ancora avere un proprio Ufficio postale?
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L’ufficio postale di Novaggio nel 2019.
25.2.
Arriva il telefono Verso la fine dell’Ottocento-inizio Novecento, l’istallazione nonché l’impiego del telefono e del telegrafo andò vieppiù estendendosi a tutti i villaggi del Malcantone. A Novaggio il telefono arrivò nel 1905 e il primo Ufficio telegrafico venne aperto il 17 giugno 1907. I seguenti estratti dai protocolli delle sedute della Municipalità riassumono lo sviluppo della Posta e del Telefono/Telegrafo nel nostro Comune. 30.7.1905/77
Telefono. Si presenta circolare della Direzione Telegrafi di Lugano invitante a designarle il locale per la posa e funzione dell’imminente impianto telefonico, con stazione centrale a Bedigliora. Si risolve, ed il Sindaco Demarta acconsente, di mettere a tal uopo disponibile il suo Ufficio postale per ivi installarlo. 11.8.1906/56 e 58
Per l’inaugurazione della rete telefonica nel medio Malcantone. Il Municipio di Bedigliora con suo uff. del 5 corr. invita la Municipalità di prender parte alla modesta festa indetta pel 12 corr. mese di inaugurazione della rete telefonica di recente introdotta nel medio Malcantone; si risolve di ufficiare il sig. Angelo Tamburini per rappresentare il Comune in tale circostanza. Circa abbonamento al telefono e proposta per carica da telefonista. Si risolve comunicazione al Capo Ufficio Telefoni che la nostra Assemblea comunale ebbe a risolvere che il nostro abbonamento al telefono debba essere considerato Stazione comunale con servizio telegrafico, e che quale telefonista si propone la sig.na Anita Demarta, figlia e supplente del buralista Demarta Pietro. 25.8.1906/71
Contratto colla telefonista ed il Comune. Viene presentata lettera dell’Ufficio telefonico di Lugano dicendo che la domanda di ottenere la Stazione telefonica comunale con servizio telegrafico deve essere corredata da una dichiarazione firmata dalle parti interes-
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Gazzetta Ticinese, 25 giugno 1907 (archivio privato Gianni Ciscato). Elenco telefonico del 1912 e apparecchio a muro.
sate e dalla quale risulti l’accordo avvenuto fra il Municipio e la telefonista proposta per quanto riguarda la fornitura del locale e l’indennità da corrispondere pel servizio alla stessa. Si risolve: di aderirvi e di procedere alla compilazione di detta dichiarazione nel senso che il Comune lascia alla telefonista la sopra tassa stabilita dal Regolamento e che il sig. Demarta Pietro, padre della telefonista stessa, si offre di fornire gratuitamente il locale.
1 Ricordo che … Ricordo che appeso alla parete dell’appartamento in cui abitavamo, sulla sinistra della porta d’entrata, c’era il «telefono a muro» con un numero di cinque cifre che ancora ricordo: (091) 3 66 72. A quel tempo era un lusso avere il telefono in casa; lo si usava con parsimonia, solo per necessità e le conversazioni erano sempre molto brevi.
Nel Malcantone dell’inizio del XX sec. il telefono era una rarità e si trovava solo e soprattutto nei luoghi pubblici e presso qualche privato. L’elenco telefonico del 1912 riporta alcuni comuni della nostra regione. Dalla seduta della Municipalità del dicembre 1924 risp. gennaio 1925 si apprende che il Comune si assume la metà della spesa per mantenere la stazione telefonica in paese.
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30.12.24/268
Telefono. La signorina Anita Demarta comunica che non intende più continuare l’abbonamento al telefono nel nuovo anno, e domanda se il municipio intende mantenere l’abbonamento quale stazione pubblica pagando la tassa di fr. 70.– all’anno. In tal caso si assumerebbe di sbrigare il servizio di telefonista. Trattandosi di stazione pubblica, e cioè accessibile a tutti durante l’orario d’ufficio, si risolve di assumersi il pagamento annuo di metà della tassa di abbonamento. Se la sig.na Demarta non accettasse resta fin d’ora stabilito che si rinuncerà all’abbonamento. 10.1.25/2
Telefono. Si prende atto della dichiarazione della buralista postale Anita Demarta, colla quale accetta la proposta di assumersi l’incarico di telefonista mediante pagamento da parte del comune della metà tassa annua d’abbonamento, fr. 35.– 6 ottobre 1932 Da Novaggio la prima telefonata dal Ticino all’America del Sud
Sull’Almanacco Ticinese del 1937, Angelo Tamburini scrive: „Novaggio ha un elegante e nuovo Ufficio postale, telefonico e telegrafico. Un fatto degno di nota merita di essere ricordato. Il 6 ottobre 1932 la Lod.le Amministrazione generale dei telefoni di Berna mise a disposizione di un nostro concittadino una radio-telefonata Novaggio – Buenos Aires. Nel pomeriggio, alla presenza di diversi impiegati dell’Ufficio telefonico di Lugano, venne posto un sensibilissimo microfono sulla soglia della porta dell’Ufficio postale allo scopo di raccogliere e trasmettere all’emigrato Spartaco Tamburini la voce dei congiunti e dei compaesani ed il suono squillante delle campane del villaggio. Presso la fontana comunale fu issato un perfezionatissimo altoparlante per diffondere la conversazione ai numerosi astanti che si trovavano sulla pubblica piazza. La conversazione seguì la via Basilea-Londra per cavo e continuò per Buenos Aires ad onde corte. Verso le 15.30 la stazione radiofonica di Londra avvisava che la comunicazione era pronta. In mezzo ad un silenzio impressionante, la voce dell’emigrante poté essere chiaramente udita da tutti. La commozione si leggeva sul viso di ognuno. Per ben 25 minuti le domande e le risposte si incrociarono con ordine e chiarezza. Commovente, in ispecial modo, fu il colloquio tra la madre e il figlio lontano. Anche a Buenos Aires numerosi compatrioti erano presenti al grande fatto, molti dei quali assenti da molti anni. Quando udirono lo squillo festoso delle campane della lontana terra natìa, fu per loro un momento di nostalgica commozione. Molti presenti parteciparono alla conversazione. Ognuno può comprendere l’importanza e il significato che tale evento costituì, non solo per Novaggio ma per il Ticino tutto, essendo stata questa la prima comunicazione coll’America del Sud. Le migliaia di chilometri che dividevano i due paesi non esistevano più“. NB. Il resoconto originale del Tamburini relativo a questo avvenimento è riportato nell’Allegato n° 14. 25.3.
Lo sviluppo della rete degli autopostali La prima diligenza tra Novaggio e Arosio entrò in servizio il 1° luglio 1900, come risulta dal Libro protocollo delle sedute della Municipalità.
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Vettura postale Novaggio-Arosio. Si prende atto con piacere … la Lod. Direzione postale del circondario di Bellinzona comunica che l’autorità federale ha accordato per il 1° luglio p.v. l’istituzione di una doppia corsa ad un cavallo tra Novaggio ed Arosio. All’inizio del 1900, sulle tratte per Magliaso, Astano e Arosio, il trasporto dei passeggeri era assicurato da una diligenza e da una carrozza trainata da due cavalli, guidate da Luigi Pogliaghi detto Bigìn e da Giovanni Delmenico detto Durìn. Ma ben presto si iniziò a parlare di automobili postali. 5.1.1906/3
La Direzione delle Poste vuole sentire parere circa l’attivazione pel trasporto delle cose di posta col servizio automobili. Si prende visione d’una circolare della Direzione delle Poste Federali in data 2 gennaio corr. annunciante una eventuale combinazione colla società pel servizio di automobili, e che già praticasi fra Lugano e Ponte Cremenaga, per trasportare oltre ai viaggiatori anche le borse-lettere e tutta la messaggeria. Prima però di entrare in trattative con detta Società, la Direzione delle Poste desidera sentire l’opinione ed il desiderio al riguardo dei Comuni interessati: per cui si risolve di farle cenno che il nostro Comune ritiene utile tale innovazione e che desidera avere un servizio postale come attualmente in coincidenza con tutte le corse che farà l’automobile. 18.3.1917/73
Automobile. Visto istanza 14 corr. del Lod. Dip. Pubbliche Costruzioni alla quale chiede un contributo del nostro Comune per le spese occorrenti per migliorìe stradali occorrenti per l’attivazione del servizio postale con automobile sul percorso Astano-Novaggio-Magliaso, si risolve una sovvenzione una volta tanto della somma di franchi cinquanta. 18.3.1917/75
Società elettrica. Si risolve invitare la società elettrica di voler senza ritardo togliere l’antenna per l’attacco dei fili per la conduttura elettrica provvisoriamente posta vicino all’albergo Novaggio, potendo detta antenna ostacolare il libero transito dell’automobile postale che circolerà al più tardi il 1° maggio prossimo; ed essendovi pericolo per le persone per eventuale rottura dei fili e caduta sulla pubblica via. 20.8.1920/78
Distribuzioni postali in domenica. A domanda della Direzione postale del circ. n° 11 chiedente il preavviso della Municipalità circa la soppressione della distribuzione delle lettere di domenica si risolve rispondere che la Municipalità è contraria a tale soppressione. 8.11.24/228
Conferenza circa corse automobili. Come ad invito del sig. avv. Balestra si delega il sig. Sindaco a presenziare alla conferenza che sarà tenuta in Curio il 16 corr. circa progetto ferrovie luganesi circa servizio automobilistico postale nel Malcantone.
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14.6.1925, Vezio – Inaugurazione del primo servizio autopostale Novaggio–Arosio con la vettura Martini del Durìn. Prima fila, dietro, da sin.: G. Trochen, capoposto gendarmeria Breno; Emilio Brignoni-Ussi, sindaco di Breno; Vittorino Anastasia, municipale di Breno; Domenico Nurisio, medico condotto; Silvio Grandi, maestro di Breno. Seconda fila, da sin.: Oreste Gallacchi; Devittori, municipale di Arosio; Dorino Delmenico, assuntore postale Novaggio. Davanti, terza fila: F. Rizzoli, sindaco di Mugena; A. Boschetti, Vezio; G. Fonti, sindaco di Miglieglia; Federico Monti, sindaco di Vezio; A. Beltrami, Vezio; G. Signoretti, municipale di Miglieglia; Carlo Boschetti, Vezio. da: Tra timbri e bigatti, Museo del Malcantone, 2009.
Per poter disporre di un miglior servizio di trasporto, si dovette però aspettare la fine della Grande Guerra, quando la Posta diede inizio alla graduale sostituzione delle diligenze con delle autovetture. Fu nel 1925 – quando Delmenico Dorino, Durìn, acquistò una fiammante automobile Martini a sei posti – che la Direzione delle Poste decise di sostituire la carrozza della linea Novaggio-Arosio con il nuovo mezzo di trasporto.
0 Martini (1897-1934) fu la fabbrica di automobili più importante della Svizzera. Nei suoi 37 anni di esistenza vendette oltre 3‘500 veicoli di vari modelli. L’attività si sviluppò a partire dal 1860 con la fondazione a Frauenfeld (Turgovia) della fabbrica del costruttore ed inventore svizzero Friedrich von Martini, industria nata per costruire macchine tessili e che dal 1869 produceva soprattutto fucili.
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L’automobile postale Magliaso – Novaggio – Astano È di diciotto posti a sedere, coll’autista che trovasi davanti, sulla destra. I sedili sono di cuoio marrone, imbottiti. Sopra il sedile dell’autista vi è una dicitura in tedesco e francese „Est défendu parler au chauffeur“. L’esterno del veicolo è di color giallo con lo stemma della Confederazione. La partenza, l’arrivo e sempre quando necessita, il clacson della Posta lancia il suo tipico segnale di tre note. (Trezzini Santino, La cronistoria di Astano, 2010).
Novaggio, anni ’40 (?). L’automobile postale in piazza Ferrer, l’autista Stocker, alcuni viaggiatori che si recano a Magliaso e alcuni curiosi.
12.6.25/128
Inaugurazione automobile postale Novaggio–Arosio. La Municipalità di Vezio ha preso l’iniziativa per inaugurazione ufficiale della nuova corsa postale con vettura automobile Arosio-Novaggio-Arosio, e rivolge invito alla Municipalità di farsi rappresentare con un proprio delegato a partecipare al banchetto che sarà offerto al Mastro di posta sig. Delmenico il 14 corr. in Vezio. Si risolve ringraziare per il cortese invito, spiacenti non poter partecipare all’inaugurazione essendo convocata per domenica prossima alle ore 10 l’assemblea comunale straordinaria per importante oggetto. Con la loro fondazione le PTT ebbero il monopolio dei trasporti postali, cosicché dal 1925 in avanti le corse postali si svilupparono sempre più mettendo Novaggio in comunicazione con l’Alto, il Medio e il Basso Malcantone. In quel periodo venne pure “modernizzata” la linea Astano-Novaggio-Magliaso, con un veicolo guidato da un autista di nome Stocker il quale aveva la simpatica abitudine, quando giungeva alla curva del Cimitero, di segnalare il suo arrivo con il noto e ormai nostalgico Pii-Poo-Paaa – sol diesis-mi-la, in la maggiore – tratto dall’andante dell‘ouverture del “Guglielmo Tell” di Rossini. Una corsa diretta tra Astano e Lugano non è una novità di oggi; già nel 1936 si pensava a tale possibilità, poi rinnovata negli anni Cinquanta. 23.6.1929/187
La Direzione delle Poste, in punto la fermata delle automobili postali del giro del Malcantone, ecc. Si prende buona nota della lettera in data 19 corr. pervenutaci dalla Lod. Direzione delle Poste svizzere, la quale rispondendo alla ns. del 3 corr. ci comunica che sta esaminando la possibilità di accordare già nel prossimo autunno la fermata a Novaggio delle automobili postali del giro del Malcantone, e che ha già disposto affinché il nome di Novaggio delle automobili postali abbia nuovamente a figurare nelle piante indicatrici di dette automobili e cioè Magliaso-Novaggio-Astano.
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27.3.36/32
Circa automobile postale Astano-Lugano diretto senza Ferrovia Lugano-Ponte Tresa. Si prende atto della copia diramata dalla Direzione Generale delle Poste a Berna circa l’estensione della linea Magliaso-Astano, riguardo l’istanza inoltrata alla Direzione delle Poste di Bellinzona, appoggiata da Curio, Novaggio e Astano, per l’estensione suddetta per l’automobile postale fino a Lugano. P.S. Estratti da Il Malcantone: … nel giugno del 1951 si rende pubblico il malcontento dei malcantonesi sulla viabilità, beninteso non (ancora) quella stradale: „L’orario del tram Lugano-Ponte Tresa lascia a desiderare. Molti turisti finiscono con lo stazionare a Lugano, seccati di questo inconveniente; infatti non continuano il viaggio. Ad Agno, Caslano, Ponte Tresa, Pura, Neggio, Vernate, Novaggio, Astano ci sono alberghi che sono pregiudicati nel loro interesse per causa dell’orario“. … nel 1952 il Dipartimento federale delle Poste e delle Ferrovie, tramite il Consigliere federale Escher (successore del Consigliere federale Enrico Celio), risponde all’Associazione „Pro Novaggio“ in merito alle proteste della popolazione e dell’Associazione stessa per la mancata introduzione del servizio postale diretto da e per Lugano. Viene precisate che „il NO è dovuto innanzitutto a un impedimento di carattere giuridico“. … nel 1966 „Collegamenti diretti tra il Malcantone e Lugano: la linea postale Astano-Magliaso sarà prolungata fino a Lugano. In data 8 marzo il Dipartimento dei Trasporti, delle Comunicazioni e delle Energie ha infatti autorizzato la Direzione generale PTT a prolungare fino a Lugano la linea postale Astano-Magliaso“.
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Inizio anni 2000 – La fermata delle autopostali sul posteggio P60.
Fino alla fine degli anni ’80, Novaggio era servita da due linee: quella che collegava Breno e Astano con la stazione di Magliaso e, dal 1966 al 1994, perfino con Lugano con corse mattutine e serali dirette. Chi voleva recarsi all’Ospedale Malcantonese, doveva invece scendere fino al Rozzolo di Curio, dove transitava l’autopostale per Bedigliora-Castelrotto. Allora il conducente era un personaggio autorevole, molto noto e rispettato. Non solo giornalmente ti portava puntualmente a destinazione ma badava anche che il veicolo fosse sempre pulito e che i passeggeri, soprattutto quelli un po’ troppo esuberanti, mantenessero durante il viaggio un comportamento “adeguato”. Nel 1989, in seguito alla riorganizzazione delle corse regionali, Novaggio divenne il punto d’interscambio di tutte le linee facenti capo alle stazioni di Magliaso e Ponte Tresa, con oltre 50 corse giornaliere in partenza per Astano, Breno-Cademario, Castelrotto-Ponte Tresa e Magliaso. Un bel miglioramento se pensiamo che fino agli anni ‘80, le corse giornaliere che si dipartivano da Novaggio erano solo… 9. Fino allora, le linee erano in parte gestite direttamente dalla Posta (regìa), in parte da privati su mandato (assuntori). Fatta eccezione per la linea Astano-Novaggio-Magliaso, nel Malcantone il trasporto era di competenza degli assuntori: Monti per le linee in partenza da Cademario e Breno, Ruspini per quelle da Castelrotto, Ferretti per quelle da Sessa e Crivelli per quelle da Fornasette. Nel medesimo anno, in seguito alla riorganizzazione di AutoPostale Svizzera, la Posta cedette anche la linea da Astano agli assuntori Ruspini i quali, qualche anno più tardi, si unirono con Monti e Ferretti, costituendo quella che nel 2000 divenne AutoPostale Malcantone SA. Considerato il numero di vetture in attesa rispettivamente in transito a Novaggio, all’inizio del nuovo millennio – per motivi di spazio e di sicurezza – la fermata dovette essere spostata dal piazzale antistante l’Ufficio postale, al posteggio comunale P60.
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Stemma della famiglia Thurn und Taxis I Thurn und Taxis sono una nobile ed importante famiglia tedesca. Erano un tempo principi soggetti al Sacro Romano Impero ed acquistarono un importante ruolo politico ed economico, in particolare ebbero a partire dal Quattrocento un ruolo fondamentale nella diffusione del sistema postale in Europa, attività che continuarono fino al 1866. La famiglia è di origine italiana, in quanto discende dai Tasso, originari di Cornello in Val Brembana.
Evidentemente, l’organizzazione delle linee nel Medio Malcantone e di riflesso il ruolo di Novaggio quale importante piattaforma d’interscambio regionale, dipenderanno in futuro sia dall’evoluzione delle esigenze di mobilità della popolazione che dallo sviluppo dei trasporti nel Luganese. Si parla infatti che già con l’apertura nel 2020 della tratta Alptransit del Monte Ceneri fino a Lugano, vi saranno diversi cambiamenti che porteranno Novaggio a congiungersi direttamente con la stazione FFS di Lamone, con cadenze orarie ancora più ridotte e perfino con l’introduzione di corse serali. Tutto questo mentre il pensiero corre agli anni Sessanta, quando l’introduzione delle corse dirette per Lugano diede allora a molti l’illusione che il mondo dei trasporti malcantonesi avesse finalmente trovato un adeguato assetto.
0 Curiosità: perché la Posta è gialla? Il giallo associato al rosso e al nero figurava nello stemma della famiglia Thurn und Taxis – fondatrice della posta – la quale nel 17° secolo aveva un servizio di diligenze postali. Quando nel 1849 fu creata la posta federale il colore delle diligenze s’impose naturalmente. Ma è solo dal 1946 che le cassette delle lettere sono gialle.
Come già accennato, AutoPostale nasce nel 1849, con la creazione di una rete di diligenze postali, la cui ultima rappresentante – la leggendaria diligenza postale del Gottardo – circola ancora oggi, per i turisti, sulla strada del valico destando la meraviglia e l’ammirazione di chi la incontra.
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Anche il diavolo ha le sue chiese: le banche.
26.
Due banche e un bancomat Quando si parla di “banche”, evidentemente si parla di denaro. Tuttavia a Novaggio, fino agli anni Cinquanta, di soldi non ne giravano molti e quei pochi cittadini che riuscivano a mettere qualcosa da parte facevano prevalentemente capo per le loro operazioni finanziarie alla Banca dello Stato oppure alle cosiddette “grandi banche” come SBS (Società di banca svizzera), UBS (Unione di banche svizzere), CS (Credito svizzero) e Banca Popolare Svizzera. Le cosiddette banche “private” non andavano ancora di moda ed erano perlopiù riservate a una fascia di clientela che non era certamente quella delle nostre valli. Non dobbiamo dimenticare che fino ad allora, la maggior parte delle nostre famiglie faticava non poco a sbarcare il lunario e di riflesso i salvadanai non si riempivano. Risparmi pochi e miseri; perciò, prima regola, attenzione ai debiti. Se c’era qualche soldo in più la sua principale destinazione era “…divòlt par un màa…” mentre il debito, se proprio inevitabile, toglieva il sonno e pesava ben più della gerla che piegava la schiena e segnava le spalle. Chi ricorda quegli anni avrà certamente ancora negli occhi tante immagini di vita contadina, in un paese, Novaggio, con case appiccicate a stalle, fienili e pollai e quindi mucche, maiali, conigli, galline e galli il cui canto ancora non infastidiva nessuno. Per parlare di “banche” nel nostro villaggio, dobbiamo fare un salto indietro al 1956 quando, grazie a un gruppuscolo di nostri concittadini, qualcosa cambiò…
26.1.
La Banca Raiffeisen L’8 giugno 1956, Cornelio Bertoli Toto, Ruth Bertoli, Arturo Campana, Alfredo Delmenico fu Giuseppe Lóongh, Flory Delmenico, Giovanni Marcoli e Silvano Müller, sette persone che possiamo definire “lungimiranti”, vedono nel raiffeisenismo un mo-
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vimento utile e valido per lo sviluppo di una piccola comunità quale quella di Novaggio e fondano la Cassa Rurale di Novaggio. A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare. (Andrew Hodges) Silvano Müller è il primo Presidente dell’allora Comitato di direzione e resterà in carica fino al 1965, mentre la prima gerenza viene affidata a Ruth Bertoli. L’inizio non è per nulla facile anzi, potremmo definirlo avventuroso, addirittura rocambolesco se è vero che alla prima riunione in una saletta dell’allora Albergo Berna e Posta si ritrovano solo in sei. Per poter formare il Comitato di direzione, il Consiglio di sorveglianza e avere una gerente, si rende così necessario cercare il settimo socio, un po’ come si cerca il quarto per una partita a scopa. Un aneddoto questo che potrebbe far sorridere e sembrare un fatto marginale ma se quella sera si fosse persa l’occasione, una Banca Raiffeisen a Novaggio forse non avrebbe mai messo le radici. I primi passi dell’allora Cassa Rurale si muovono su una strada ripidissima e per di più parecchio accidentata. Malgrado le difficoltà dovute in particolare a scetticismo, incomprensione e anche alla paura di contrarre debiti, la determinazione dei fondatori e la loro convinzione sull’utilità e l’importanza di un istituto bancario basato sui principi Raiffeisen, pian piano riescono a conquistare la fiducia della popolazione. Significativo in proposito un passaggio del primo rapporto del Presidente, un anno dopo la fondazione: … La Cassa non è un’istituzione per un piccolo gruppo o solo per debitori o depositanti, ma dev’essere l’immagine della collaborazione di tutti i ceti e le classi, dai contadini agli artigiani, dagli operai agli impiegati, in una parola di tutte le persone di buon senso del Comune… Questa affermazione può suonare lapidaria, ma ben traduce la risolutezza e lo spirito che animava i fondatori. Le loro speranze, accompagnate da non pochi dubbi e anche incertezze sul successo di tale iniziativa, emergono pure in un altro passaggio dello stesso rapporto: … Speriamo che nulla possa disturbare la volontà di chi ha preso l’iniziativa e di coloro che sostengono la nostra cooperativa. Osiamo pure credere che lo scetticismo e l’incomprensione sull’esistenza di una Cassa di risparmio e prestiti a Novaggio, abbiano a scomparire rapidamente… Gli ostacoli da rimuovere non furono pochi ma poi, scomparse le prime reticenze e quel timore innato della nostra gente di fronte alle novità – timore che spesso va a braccetto con la saggezza – e grazie anche al boom edilizio degli anni Sessanta, magari un po’ disordinato ma indice certamente di una crescita economica non indifferente, l’attività della Cassa Rurale inizia a crescere in modo continuo e regolare. Nel 1961 la Cassa rurale trasloca dalla sua sede provvisoria presso l’albergo Berna e Posta in un locale, anche questo provvisorio, a pianterreno della casa d’abitazione della nuova gerente Irma Campana, ra sciòra Campana, la quale, a giusto
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La sede della Cassa rurale inaugurata nel 1982 nello stabile di Arturo e Irma Campana, in Via Òrt de Prüvín.
Irma Campana, gerente fino al 1987.
titolo, fino al suo pensionamento nel 1987, sarà considerata l’anima della Cassa per il suo impegno e la sua competenza, in un periodo senz’altro molto importante per lo sviluppo della stessa. Con il passare degli anni, l’Istituto diventa sempre più il punto di riferimento e il vero motore di sviluppo del paese, anche perché in linea con i princìpi del padre fondatore del sistema, Federico Guglielmo Raiffeisen, che puntò sull’idea della Cassa di prestito quale mezzo di aiuto soprattutto alla popolazione rurale. Pur dovendo sottostare a leggi e regolamenti ben precisi come tutte le altre banche, la Cassa offre il grosso vantaggio della facilità dei contatti tra clienti, dirigenti e gerenza, tenendo sì d’occhio gli interessi della banca ma senza trascurare quelli del singolo socio. Senz’ombra di dubbio si può affermare che la presenza della Cassa Raiffeisen in paese facilita a molti sia l’investimento dei propri risparmi – che in quel periodo avviene prevalentemente tramite il classico libretto di risparmio o le obbligazioni di cassa – sia l’accesso al prestito ipotecario, destinato in particolare alle costruzioni o riattazioni di case d’abitazione nel villaggio, evitando così a molti scomode trasferte e anche noiose e anonime procedure. In tal modo, la Cassa riesce ad occupare quello spazio lasciato libero dagli istituti di credito classici, che sempre più concentrano la loro attività nei centri urbani. Alcuni passaggi dei rapporti presentati nel 1966 all’Assemblea dei soci, dopo dieci anni di attività, lo testimoniano: … I progressi registrati dalla Cassa sono soddisfacenti e hanno consolidato il bilancio. Ciò non solo per il volume delle cifre e per l’aumento dei capitali affidati, ma anche per la buona qualità degli investimenti… … Confrontate con le potenti banche del Paese, le Casse rurali sono modeste. Il fatto però che il loro sviluppo continui in modo incessante è la prova di solidità e utilità… Nel 1973, visto l’interesse che l’Istituto bancario suscita anche fuori dai confini del Comune di Novaggio, l’Assemblea dei soci decide di allargare il raggio d’azione, includendo nel suo comprensorio le località di Banco e Nerocco. In virtù del costante aumento della mole di lavoro, alla gerente vengono affiancati due collaboratori: dapprima Giorgio Boggia per la gestione contabile e poi Ruth Bertoli, già gerente alla fondazione, quale aiuto nel servizio di sportello. All’inizio degli anni Ottanta, visto anche il considerevole incremento della clientela, il locale adibito a sede nell’abitazione della gerente si dimostra sempre più
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Che la Cassa Raiffeisen di Novaggio avesse conquistato la fiducia della popolazione lo evidenzia anche l’evoluzione delle cifre pubblicate nel 1979.
inadeguato cosicché, il 18 novembre 1982 viene inaugurata la nuova sede, modesta ma funzionale, ricavata dalla ristrutturazione della casa Campana; non ha più nulla di provvisorio bensì uno sportello con tanto di vetri antiproiettili, un piccolo spazio riservato alla cassette di sicurezza e sulla porta d’entrata anche l’insegna della banca. Nel frattempo, i soci non smettono di crescere, raggiungendo nel 1986 il numero di 299 in un paese che conta circa 600 abitanti. In pratica, la metà della popolazione aderisce alla Cassa. In quel periodo, questa interviene anche nell’ambito del prestito pubblico, finanziando l’estensione e il rifacimento delle canalizzazioni comunali e il parziale rinnovo della rete di distribuzione dell’acqua potabile. Significativo è anche negli anni Settanta e Ottanta il sostegno finanziario alle società sportive del paese (squadra di calcio; Sci Club Monte Lema; Skater Hockey Club Novaggio Twins) nonché agli eventi sociali e culturali locali. Si giunge così al 1987, anno ricco di cambiamenti. Dopo il pensionamento di Irma Campana e le dimissioni di Giorgio Boggia, viene introdotta la gerenza a tempo pieno, con l’assunzione di Regula Sala-Gugolz quale nuova gerente. In seguito all’integrazione del Comune di Curio nel raggio d’azione della Cassa, nel 1989 la ragione sociale viene modificata in Cassa Raiffeisen di Novaggio-Curio. Nello stesso tempo quale aiuto-gerente viene assunta Lidia Pozzi-Delmenico, mentre l’anno seguente, Tiziano Selmoni riprende la funzione di gerente dalla dimissionaria Regula Sala-Gugolz.
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Due figure di spicco nel periodo dei cambiamenti: Tiziano Selmoni, gerente/direttore dal 1990 al 2017 e Lidia Pozzi-Delmenico, aiuto-gerente dal 1989 al 2016.
Che la Cassa rurale faccia ormai parte della vita sociale ed economica del paese è un fatto acquisito. Molti ricordano certamente le annuali gite sociali che accomunavano indistintamente tutti i cittadini sotto un’unica bandiera (cfr. cap. 28). Nel 1992, su ordine della Centrale di San Gallo, tutte le Casse Raiffeisen vengono ribattezzate e diventano “Banche”. Nasce così la Banca Raiffeisen Novaggio-Curio. Poiché una Banca ha diritto ad avere una sede conforme al suo titolo, l’11 giugno del 1994 viene inaugurata la nuova ubicazione in Piazzale Demarta, in quell’edificio che per molti anni aveva ospitato l’Ufficio postale. Contemporaneamente viene messo in funzione anche il primo Bancomat Raiffeisen del Malcantone. Durante la parte ufficiale dell’inaugurazione prende la parola Felice Campana, a nome del Municipio, nonché Alfredo Ryser e Moris Comazzi che ripercorrono l’evoluzione della Cassa a Banca dal suo nascere nel 1956. Le altrettanto interessanti spiegazioni tecniche vengono fornite dal progettista Fausto Marcoli. L’anno successivo, 1995, anche il comune di Astano entra nel raggio d’azione dell’Istituto e in seguito alla fusione con la Raiffeisen di Miglieglia-Breno, la ragione sociale viene nuovamente modificata in Banca Raiffeisen Novaggio. Sarà questa l’ultima volta che “Novaggio” troverà posto nella denominazione della sua banca. Infatti, nel 1998 per il comprensorio di Novaggio, Astano, Bedigliora, Curio, Miglieglia, Breno e Sessa viene costituita la Banca Raiffeisen Medio Malcantone. Alfredo Ryser mantiene la presidenza, ma la composizione dei Consigli di Amministrazione e di Sorveglianza viene modificata per far spazio ai rappresentanti dei Comuni inclusi nel nuovo settore di attività. Oltre all’assunzione di nuovo personale, il gerente Tiziano Selmoni diventa Direttore, mentre la carica di Vice Direttore viene assunta da Tiziano Ferretti (che nel 2006 cederà il posto a Diana Muschietti-Jelmini, fino a quel momento presidente del Consiglio di sorveglianza). Qualche anno più tardi, nel 2002, Alfredo Ryser abbandonerà – dopo 37 anni – la carica di Presidente e gli subentrerà Marco Marcozzi di Miglieglia. Intervista a Alfredo Ryser, Presidente del Consiglio di Direzione dal 1965 al 2002 (estratto dalla pubblicazione per il 50.mo della Raiffeisen Medio Malcantone, red. Alfonso Reggiani). … Scopo primario della costituzione della Cassa Raiffeisen era di usare i soldi dei risparmiatori del paese e investirli sul luogo a condizioni favorevoli. Il nostro grande vantaggio fu quello di conoscere la popolazione. Il Consiglio di Direzione, che rappresentava
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1994 – Inaugurazione della nuova sede, con il discorso ufficiale di Alfredo Ryser, Presidente del Consiglio di Direzione, e con la partecipazione del Coro di Novaggio. Da sin. N.N., Armida, Margherita, Francesca, Lorenzo, Silvia, Pastore protestante, Pierina, Giordano, Vittorina, Elges (?), N.N.
tutti i partiti del paese, decideva sulla concessione dei prestiti. Nel Consiglio di Direzione c’era pure una ripartizione professionale: c’era il buralista, all’epoca si collaborava bene con la Posta, e almeno un architetto. L’obiettivo era quello di non far sparire il capitale dal luogo di provenienza. La Cassa veniva usata anche per finanziare le opere pubbliche del Comune. Comunque mai per fare utili, perché l’obiettivo primario era uscire almeno con i conti in pareggio. Oggi è cambiata la mentalità, occorre sempre fare degli utili, lo spirito è rimasto ma è diventato molto più manageriale. La Cassa con il passare del tempo ha assunto pure un ruolo sociale. All’inizio era quasi come un confessionale, di sicuro un luogo d’incontro e veniva usata soprattutto come cassaforte. Negli anni successivi si è introdotto uno sportello più moderno. Del resto, quando partimmo a Novaggio c’erano circa 410 abitanti e non si finanziavano riattazioni di case secondarie; si dava la precedenza ai residenti. Oggi è chiaramente diverso. Non si potrebbe più portare avanti la stessa politica di allora. La banca ha sicuramente contribuito alla crescita del paese, sponsorizzando società sportive, attività culturali, concerti, teatri e gite… Nel 2011 il comprensorio viene ulteriormente allargato, riunendo la Raiffeisen Medio Malcantone con quella di Agno, Bioggio e Cademario, sotto un’unica denominazione: Banca Raiffeisen Malcantonese. In seguito a questo cambiamento, Agno diventa la sede della Direzione regionale mentre Novaggio deve accontentarsi del ruolo di Agenzia. Di riflesso, anche gli organi dirigenziali vengono modificati. Il Consiglio di Sorveglianza scompare e Tiziano Selmoni, pur continuando a dirigere la sede di Novaggio, entra nel Consiglio di Direzione. A sostituire Mariangela Mattinelli e Fausto Marcoli nel Consiglio di Amministrazione viene chiamato Paolo Romani. Di tutti questi cambiamenti la popolazione di Novaggio se ne accorge soprattutto quando Lidia Pozzi-Delmenico, che con Tiziano Selmoni fu per oltre 25 anni persona di riferimento per tutta la clientela Raiffeisen del paese, nel 2016 viene pensionata anticipatamente per motivi di salute e l’anno seguente anche Tiziano Selmoni beneficia della meritata quiescenza.
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L’apparecchio bancomat volato dall’altra parte della strada.
Un avvenimento del tutto straordinario in relazione alla Banca Raiffeisen avviene nella notte del 14 marzo 2019 quando un gruppo di delinquenti fa saltare in aria il Bancomat con dell’esplosivo, danneggiando seriamente anche l’interno della banca. 2019, 14 marzo Fanno esplodere un bancomat nella notte. Ignoti hanno fatto detonare una carica in Piazzale Pietro Demarta a Novaggio – Ricerche in corso (Corriere del Ticino) – Nottata movimentata a Novaggio. Poco dopo le 2.30 infatti si è verificata un’esplosione in Piazzale Pietro Demarta. Ignoti, poi fuggiti, hanno assaltato un bancomat della Raiffeisen facendo detonare una carica esplosiva. Immediatamente allertata, sul posto è giunta la Polizia cantonale coadiuvata, nel dispositivo di ricerca messo in atto, dalle Polizie comunali e dalle Guardie di confine. Le ricerche, senza esito, sono tuttora attive. Al momento non è noto l’ammontare del bottino.
Assalti ai bancomat: si corre ai ripari (Corriere del Ticino, 15.3.19) – … il modus operandi, come ci ha confermato la Polizia cantonale, ricalca a grandi linee quello adottato negli attacchi dei mesi scorsi a Coldrerio e Arzo, mentre in quello di Taverne era stata usata la fiamma ossidrica. È ipotizzabile quindi che ad agire siano state le stesse persone, oppure altre attive nello stesso «settore». Erano in tre e per fuggire hanno utilizzato un’automobile rubata in Ticino, che gli agenti hanno poi ritrovato nel Basso Malcantone. Verosimilmente hanno passato il confine: una frontiera che da quelle parti, tra boschi e valichi minori incustoditi, risulta facilmente attraversabile. Sarà quindi cruciale la collaborazione con le forze dell’ordine italiane, «che negli anni si è sempre più consolidata e che ha permesso di arrestare numerosi autori di furti e rapine» osserva sempre la cantonale. Il dialogo transfrontaliero sarà importante anche a livello preventivo, perché questo tipo di attacchi, nella penisola, avviene con una certa regolarità e da diverso tempo. Ma la storia della nostra Banca non termina qui. Infatti, nel 2021, con la fusione della Raiffeisen Malcantonese con quella della Magliasina, verrà istituita per tutta la regione la Banca Raiffeisen del Malcantone. A 64 anni dalla nascita della Cassa Rurale di Novaggio, dietro gli sportelli di quella che oggi è l’Agenzia di Novaggio, dei nostri concittadini sono rimaste solo la vicedirettrice Diana Jelmini e Maita Calderoni.
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Per concludere il resoconto su questo Istituto bancario, un ricordo particolare lo meritano senz’altro anche quelle persone che per anni – in modo disinteressato, senza percepire alcun indennizzo o beneficiare di qualsivoglia favoritismo – si sono impegnate attivamente quali membri del Consiglio di direzione e di sorveglianza. Oltre ai soci fondatori e Alfredo Ryser, presidente dal 1965 fino al 2002, citiamo nell’ordine di tempo: Leo Muschietti, Ettore Boggia, Moris Comazzi, Elda Cantoni, Renzo Andina, Milena Delmenico, Alfredo Corti, Fausto Marcoli e Mariangela Mattinelli. Dei “volontari”, magari senza specifiche competenze, ma comunque consapevoli della delicatezza del loro compito, ai quali va senz’altro il merito del successo di quella che fu la Cassa Rurale Raiffeisen di Novaggio.
26.2.
La Banca Popolare Svizzera La Banca Popolare Svizzera (BPS) viene fondata nel 1869 a Berna col nome di Volksbank, secondo lo schema delle banche popolari, ossia come cooperativa di piccoli imprenditori e risparmiatori. Nel 1881, avendo allargato il territorio di attività, prende il nome di “Banca Popolare Svizzera”. Ha successo fino all’inizio degli anni Venti, quando comincia a registrare disavanzi che riesce tuttavia a compensare rafforzando gli affari all’estero. Nel 1930 diventa perfino la seconda più importante banca svizzera. Ma la strategia “estera” la espone alla crisi economica internazionale dei primi anni Trenta, cosicché nel 1933 l’istituto dev’essere “salvato” dalla Confederazione. La BPS si riprende e a metà maggio 1988 apre a Novaggio, sulla Piazza Francisco Ferrer, il primo sportello avanzato del Cantone; dipende dalla sede di Ponte Tresa. Anche la BPS va così incontro alle esigenze della clientela, mettendo a disposizione i suoi servizi lontano dai centri. Nella succursale di Novaggio, di cui è responsabile Michelangelo Amadò, è infatti possibile svolgere tutte le operazioni bancarie. Per sottolineare l’avvenimento la BPS, che all’inaugurazione della nuova sede è rappresentata dal suo direttore Piergiorgio De Giorgi, malcantonese, offre un consistente contributo finanziario al Comune di Novaggio e alle società attive nel villaggio. Per l’occasione la direzione di Lugano indice anche un concorso per la gioventù malcantonese, al quale partecipano più di 500 giovani di quasi tutti i villaggi vicini. Evidentemente, la presenza di due istituti bancari in una piccola località, può anche sembrare un po’ paradossale, ma in fondo ciò conferma il ruolo sempre più importante di Novaggio, per il Medio e l’Alto Malcantone. La presenza di diversi offerenti per i medesimi prodotti finanziari, porta anche a simpatiche contrapposizioni che però non generano alcuna forma di attrito, anzi nasce perfino una certa “competizione in loco”, a tutto vantaggio della clientela. Possiamo supporre che sia proprio questa situazione concorrenziale che portò la Raiffeisen a rivedere la propria offerta di servizi, pianificando la nuova sede in Piazzale Demarta.
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La sede dalla BPS in Piazza Ferrer, dal 1988 al 1993.
Tutto va per il meglio, almeno fino al 1993 quando, a causa della crisi immobiliare di quegli anni che erode il capitale sociale della BPS, questa viene rilevata dal Credito Svizzero che chiude definitivamente lo sportello di Novaggio lasciando piena libertĂ di manovra alla Banca Raiffeisen.
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Lettera scritta il 6.10.1863 da Pietro Bertoli da Neroca in Novaggio al fratello Giuseppe a Nyon (VD) (archivio privato Piergiorgio Demarta): Fratello carissimo … ieri mattina abbruciò intieramente la filanda del signor Eugenio Demarchi (ndr. ad Astano). Si trovava in questa tanta legna che non si sarebbe consumata in tre anni. Immaginati che il fumo passava al nostro roccolo (ndr. località Bavoggio) come quando viene la nebbia dal basso, arrivava sino ad Arosio e forse più in là. Da mezzanotte sino a mattina si continuò a suonare a stormo. Un qualche malevolo fu che mise il fuoco e lo accese in tre punti …
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I volontari non sono rimunerati non perché non valgono nulla ma perché sono inestimabili
27.
Corpo Pompieri Novaggio
27.1.
Vigili del fuoco o pompieri Il fuoco ha sempre avuto un rapporto di amore-odio con l’uomo; infatti, da quando l’uomo lo ha scoperto e ha imparato ad usarlo, un milione e mezzo di anni fa, esso ha enormemente favorito l’evoluzione della nostra specie quale elemento essenziale per proteggersi dagli animali feroci, riscaldarsi durante il grande freddo, cuocere gli alimenti, far luce nella notte, lavorare i metalli, ecc. Ma quando il fuoco si propaga in maniera incontrollata causando danni a persone e cose, ecco che anche il suo nome cambia: diventa incendio. Una delle prime figure per combatterlo è quella del vigiles dell’Antica Roma. Furono istituiti, dopo l’enorme incendio del 23 a.C., dal primo imperatore romano Augusto. Essi avevano funzione sia di vigili del fuoco sia di polizia cittadina. Il primo vero e proprio corpo di pompieri in senso moderno venne fondato a Londra, conseguentemente al devastante incendio che la colpì nel 1666. Più tardi, nel 1811 nacque a Parigi il corpo des Sapeurs-Pompiers, dal quale trae la nostra denominazione di pompiere. In Svizzera le antiche tecniche di lotta contro gli incendi vennero sostituite da procedure più moderne solo nella seconda metà dell’Ottocento. In Ticino, anche dopo il 1803, la protezione contro gli incendi rimase di competenza comunale; poiché considerata un dovere civico, sottostava alla legislazione cantonale.
27.2.
I pompieri di Novaggio: tutti volontari In un piccolo vano, chiuso da una finestrella con vetro trasparente, situato a ca. 2 metri da terra sulla facciata della vecchia Casa comunale, a sinistra della porta d’entrata, si trova – e si trovava già al tempo della mia infanzia – il pulsante per attivare la sirena dei pompieri posta sul campanile. In caso di incendio qualsiasi persona era
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Il pulsante (ricordo del passato) che serviva ad attivare la sirena posta sul campanile.
Gazzetta Ticinese, 22.4.1879 (archivio privato Gianni Ciscato).
in grado di dare l’allarme; per fare questo bastava rompere il vetro e premere il pulsante. Da bambino ricordo di aver sentito la sirena solo poche volte ma queste bastarono per imprimermi nella memoria quell’urlo tanto forte e spaventoso che mi metteva paura solo a sentirlo. «… in dòa cu brüsa?» era l’ovvia e unica domanda sulle labbra di tutti. Fortunatamente, nel corso degli anni, pochi sono stati gli interventi dei pompieri in paese; per lo più venivano allertati per incendi divampati nei boschi circostanti o sui pendii del Lema, causati dall’imprudenza di un fumatore o dal fuoco «scappato» a qualcuno che con i fiammiferi intendeva ripulire il suo «löögh» (pezzetto di terreno) da sterpaglie e foglie secche. Prima della costituzione del Corpo pompieri l’allarme per un incendio veniva trasmesso tramite le campane suonate “a martello”, cioè con rintocchi rapidi e staccati (è l’opposto di suonare a distesa) per avvertire di un pericolo incombente la popolazione e la squadra anti-incendio nominata dalla Municipalità. Questa accorreva, se necessario, anche nei comuni più vicini con i limitati mezzi in dotazione, allacciando i pochi metri di tubo agli altrettanto pochi idranti disponibili. N.B. Oggigiorno non si deve premere il pulsante di piazza Ferrer per allarmare i pompieri bensì chiamare il n° 118. Anche se la sirena sul campanile dovesse mettersi a urlare, pochi saprebbero di che si tratta, essendo questa stata da anni sostituita dalla nuova sirena che si trova sul tetto del Centro scolastico. In tutta la Svizzera, le sirene di allarme vengono testate regolarmente, come segue.
0 La prova annuale delle sirene Giorno della prova: il primo mercoledì di febbraio. Il primo mercoledì di febbraio viene effettuata in tutta la Svizzera la prova annuale delle sirene. In quest’occasione vengono testate, oltre alle sirene per dare l’allarme generale, anche quelle per dare l’allarme acqua. La popolazione viene informata in anticipo sulla prova delle sirene tramite spot radiotelevisivi e comunicati stampa. L’emissione dei segnali d’allarme non richiede l’adozione di misure di comportamento e protezione. Due segnali d’allarme. Alle ore 13.30, le sirene emettono il segnale „Allarme generale“: un suono modulato e regolare della durata di un minuto. La prova può essere ripetuta entro le ore 14.00. Dalle ore 14.15 ed entro le 15.00, le sirene nelle regioni a valle di sbarramenti idrici emettono il segnale „Allarme acqua“: dodici suoni continui e gravi in sequenze di 20 secondi ad intervalli di 10 secondi. In tutta la Svizzera vengono testate complessivamente 7’800 sirene fisse e mobili.
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Reagire correttamente in caso d’allarme. Se il segnale „Allarme generale“ risuona in un momento diverso da quello previsto per la prova delle sirene, significa che la popolazione potrebbe trovarsi in pericolo. In questo caso i cittadini minacciati sono invitati ad ascoltare la radio, seguire le istruzioni diramate dalle autorità e informare i vicini. Il segnale di „Allarme acqua“ esorta la popolazione ad abbandonare la regione minacciata. Le informazioni sono disponibili anche alla pagina 680 di Teletext e su www.alert.swiss.
Nel 1896 un preoccupante incendio mise in pericolo l‘albergo Lema. “Novaggio (N. C.) – La sera del 6 corrente, verso le 10, le campane a stormo svegliavano la tranquilla popolazione di Novaggio. Il fuoco si era improvvisamente sviluppato in un rustico, annesso al fabbricato dell’Hòtel Lema, di proprietà del Sig. Crispino Cantoni. Le fiamme avevano già preso vaste proporzioni e minacciavano di distruggere anche l’intero fabbricato dell’Albergo. Mercè l’opera volonterosa ed attiva dei cittadini accorsi e la fortunata circostanza di aver lì vicino il pubblico lavatoio ben fornito di acqua, il fuoco fu circoscritto e domato. Il danno però non è indifferente e si aggira circa ai fr. 5000. Il proprietario era assicurato alla Basilese e sarà in gran parte risarcito del danno sofferto. Andò distrutto il rustico e parte del fabbricato dell’Albergo fu danneggiata non poco. La mobilia di tre camere fu completamente bruciata, e quella che venne salvata e portata fuori in fretta e furia ebbe a patire non pochi guasti nel tafferuglio. E la causa dell’incendio? … Il solito mistero; ma si ha la sicurezza che si tratti di un crimine, esclusa però ogni supposizione a carico del proprietario. Il Cantoni era assente da Novaggio, e la sua famiglia, durante l’inverno, abita un’altra casa nell’interno del paese; nella casa incendiata non si trovava nessuno. In una quindicina di giorni è questo il sesto incendio che si verifica qui nel nostro distretto e per tutti, abbastanza gravi, si è potuto acquistare la convinzione che sono dovuti ad opera malvagia di malviventi e di bricconi”. (Gazzetta Ticinese 8.2.1896, archivio privato Gianni Ciscato).
Un altro incendio riportato dalla stampa avvenne nel 1911. “Venerdì, giorno 10 corrente, alle ore 3.30 antimeridiane, scoppiò un incendio nel cascinale di proprietà del signor Rezzonico Attilio fu Giuseppe. Malgrado che al primo tocco delle campane, suonate a stormo, vi accorressero molti buoni e volonterosi terrazzieri del paese, si fece appena in tempo a salvare il bestiame, il fuoco avendo già preso vaste proporzioni. Il fabbricato andò tutto distrutto, ed i danni ascendono ad oltre due mila lire (ndr. ca. fr. 830.–). La causa dell’incendio si attribuisce a mano dolosa, essendosi riscontrato sul terreno attorno al fabbricato lo spargimento di parecchi zolfanelli. Il proprietario non è assicurato”. (Popolo e Libertà, 11.2.1911, archivio privato citato)
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Nel 1912 un incendio colpisce la stalla di Crispino Cantoni situata vicino all’albergo Lema. Viene presto domato ma la stalla viene distrutta dal fuoco. Il 26 agosto 1920 Libera Stampa (foglio socialista fondato nel 1913 e chiuso nel 1993) esce con un titolo a caratteri cubitali: Il paese di Novaggio in fiamme. …L’incendio è scoppiato contemporaneamente in mezzo al paese in due cascine appartenenti l’una al signor Gambazzi Emilio, l’altra al signor Giovanni Delmenico. La notizia è ripresa dal quotidiano Popolo e Libertà: Incendio a Novaggio. Stamane ci giungeva «Libera Stampa» con la seguente terrificante notizia: «Il paese di Novaggio in fiamme». «Il paese è in fiamme. L’incendio è scoppiato contemporaneamente ai due lati in forma avvolgente. Si ignorano le cause. La popolazione è tutta sulla strada – spaventata e seminuda. È accorsa molta gente dai paesi circonvicini. Lo spettacolo di questo enorme incendio nella notte è spaventoso. Il Municipio ha telegrafato anche a Lugano, invocando disperatamente pronto soccorso. Un’ora e mezza dopo giungevano in automobile i pompieri di Lugano. Fino a questo momento il fuoco è in continuo sviluppo, malgrado gli sforzi per domarlo e circoscriverlo. Si prevedono già danni enormi». Spaventati anche noi abbiamo chiesto immediatamente notizie, e siamo lieti di poter dire che si tratta di esagerazioni. Effettivamente iersera alle undici scoppiò il fuoco in due stalle, vicine a case, e situate una in cima e l’altra in mezzo al paese. Lo spavento fu grande. Ma i pompieri di Lugano accorsi (poiché gli attrezzi pompieristi di Novaggio non funzionavano) riuscirono a circoscrivere ed a domare l’incendio. In complesso grande spavento, pericolo grandissimo, ma danni relativamente poco rilevanti. Pare che un inizio d’incendio siasi riscontrato anche in una stalla in fondo del paese. Si hanno così forti sospetti di incendio doloso. L’autorità indaga… (archivio privato Gianni Ciscato)
Finalmente nel 1938 la sensazione che un evento di grandi proporzioni potesse trovarci impreparati, fece nascere a Novaggio l’idea di creare un corpo pompieri comunale, nel qual caso occorreva anche risolvere il problema dell’immagazzinamento del materiale. 2.5.38/42
Corpo Pompieri Regolamento. Vien data lettura del Regolamento cantonale per l’istituzione e il funzionamento del Corpo Pompieri comunale perché il Municipio faccia le sue osservazioni. Tale progetto di Regolamento viene in linea di massima accettato riservandosi di esporre le nostre vedute in una seduta collegiale da tenersi prossimamente. 11.9.38
Ricostruzione deposito comunale. Si risolve di includere nell’ordine del giorno per l’assemblea di domenica 18 corr. la ricostruzione o meno del piccolo locale-magazzino a fianco del campanile. 8.10.38/77
Lettera del Consiglio parrocchiale circa il deposito attrezzi pompieri. Il Lod. Consiglio parrocchiale con lettera in data 7 ottobre prega la Municipalità a voler desistere dalla ricostruzione del deposito attrezzi pompieri contro il fabbricato della Chiesa e ciò per evitare il deturpamento della linea estetica della costruzione. Si risolve di soprassedere alla ricostruzione del deposito stesso e si dà incarico al vice-sindaco Delmenico Domenico e al
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1980 – I fondatori del CPN in occasione dei festeggiamenti del 40° Da sin., in piedi: Cornelio Bertoli Toto, Enzo Losi, Silvano Müller, Bruno Gambazzi Bruno du pan, Giuseppe Lotti, Guido Delmenico, Ezio Delmenico. Seduti: Nino du Crespìn, Luigi Delmenico Baiafa, Giovanni Frulli, Arnoldo Delmenico.
segretario a voler conferire coll’amministrazione parrocchiale per un’eventuale sistemazione del terreno attorno la Chiesa colla demolizione del lavatoio e del locale vicino di proprietà della Parrocchia ed anche per la creazione di un orinatoio pubblico a lato della fontana confinante con il giardino della Casa parrocchiale. Nel febbraio del 1939 – vista l’intensione della Municipalità di Novaggio di avere un proprio corpo pompieri – il Dipartimento cantonale competente in materia appoggia l’iniziativa; il 9 marzo seguente il Consiglio di Stato delibera la fornitura del materiale destinato all’istituenda formazione. 4.3.39/19
Corpo Pompieri. Viene presentata una sollecitatoria del Lod. Dipt. Finanze in punto al nostro modo di vedere circa la creazione del Corpo Pompieri comunale. Si risolve di rispondere che la Municipalità è d’accordo per la creazione del Corpo Pompieri ma nel medesimo tempo vorrebbe che il Lod. Dipt. inviasse un suo delegato per migliori schiarimenti. 21.3.39/26
Corpo Pompieri. Si prende atto di una lettera del Dipartimento Finanze circa l’andamento del corpo pompieri comunale. Viene fatta la scelta dei membri che devono formare il corpo, su proposta del municipale Muschietti Leo, sui seguenti: Gambazzi Romano, Fausto Cantoni, Molinari Modesto, Muschietti Leo, Gambazzi Quinto, Delmenico Ezio, Delmenico Aldo, Delmenico Arnoldo di Carlo, Delmenico Arnoldo di Giovanni, Bertoli Cleo, Bertoli Gualtiero, Cantoni Alberto, Bertoli Giuseppe di Ernesto, Demarta Arminio, Losi Enzo, Delmenico Edi, Müller Silvio, Delmenico Guido, Delmenico Isidoro, Bertoli Cornelio, Delmenico Armando, Gambazzi Bruno, Moccetti Francis. Il municipale Cantoni propone quale comandante del Corpo il signor Muschietti Leo e vice-comandante il signor Müller Silvio. Il signor Gambazzi, Sindaco, propone a comandante il signor Lotti Giuseppe e vice-comandante il signor Müller Silvio. Nel caso che il signor Lotti non possa assumere tale carica propone il signor Muschietti Leo come comandante. Messa ai voti le singole proposte viene accettata quella avanzata dal signor Sindaco Gambazzi. 21.7.39/47
Costruzione locale pompieri. Si risolve di proporre all’assemblea la costruzione di un locale per il materiale del Corpo pompieri. Il Corpo Pompieri Novaggio (CPN) si costituisce pertanto il 21 marzo 1939 come elemento di 2° gruppo o corpo di categoria B.
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Il primo logo del CPN.
0 Categoria A (Centri di soccorso cantonale) Corpo con sistema di allarme e di mobilitazione permanente e dotazione di uomini e mezzi che permettono più interventi simultanei. Garantisce il coordinamento dell’organizzazione di lotta contro gli incendi, gli inquinamenti, i danni della natura e i compiti speciali in un comprensorio di ampia dispersione regionale e assicura i collegamenti operativi con le strutture della Polizia cantonale, con i distaccamenti d’intervento in caso di catastrofe della PCi e con ogni altra struttura di soccorso attiva nel comprensorio. Categoria B (Centri di soccorso regionale) Corpo con sistema di allarme e di mobilitazione e dotazione di uomini e mezzi che permettono interventi rapidi di primo soccorso con almeno cinque militi. Garantisce il coordinamento dell’organizzazione di lotta contro gli incendi, i danni della natura ed eventuali compiti delegati in un comprensorio regionale limitato e assicura i collegamenti operativi con le strutture locali di soccorso attive nel comprensorio. da: 75 anni – 1940-2015 – di fuoco e di fatiche FCTCP Federazione Cantonale Ticinese dei Corpi Pompieri, 2015
Nei mesi successivi il comandante Lotti allestisce l’elenco dei suoi militi, cerca un deposito per la nuova motopompa Schenk n° 111 e per tutto il materiale giunto da Bellinzona, prevede un piano di addestramento con una prima esercitazione il 12 agosto. Conti fatti senza l’oste! La sera del martedì 1° agosto 1939 scoppia un incendio a Curio e il neonato CPN deve intervenire senza addestramento e con materiale che poco conosce. Il risultato fu comunque positivo a giudicare dallo scritto della Municipalità di quel Comune.
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Elenco dei militi del CPN al 1° agosto 1939 (archivio privato Piergiorgio Demarta, come tutti i doc. seguenti di questo capitolo).
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Il primo Rapporto d’incendio per l’intervento a Curio del 1° agosto 1939. A lato: nomi dei militi presenti a Curio e ringraziamento del Comune (archivio privato citato).
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Alla prima esercitazione del 12 agosto 1939 il CPN era al completo. Retribuzione: cdt e suff.fr. 2/ora; militi fr. 1,80/ora (archivio privato citato).
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Dunque, a fine 1939 il CPN poteva contare su di un effettivo di venti volontari, una motopompa – per il cui spostamento si faceva capo ad un veicolo privato – una scala, un carro a naspo (ndr. attrezzatura costituita da una bobina girevole su cui si avvolge una tubazione semirigida) e caschi per i militi, la cui indennità giornaliera in caso di incendio venne fissata dall’Autorità competente a fr. 14.– per i militi, fr. 16.– per i suff. e fr. 20.– per gli uff. e comandante. In pari tempo erano stati formati in vari comuni vicini dei corpi di 3° gruppo: Astano, Bedigliora, Curio, Miglieglia, Mugena ed Aranno. In caso di bisogno questi potevano chiedere l’aiuto al gruppo di Novaggio. Le difficoltà erano notevoli poiché allora non si disponeva di alcun mezzo di trasporto e all’occorrenza si doveva far ricorso a vetture private; inoltre, i collegamenti stradali erano poco agevoli. Le trattative con il Dipt. delle Finanze per l’installazione di una sirena iniziarono nel gennaio 1940 con una prova della stessa; l’esito positivo convinse detto dipartimento ad offrire al Comune tale sistema d’allarme.
Lettera al Dipt. Finanze esito prova sirena (archivio privato citato)
Dai Libri delle risoluzioni municipali degli anni 1940-50, in relazione al CPN rileviamo quanto segue. 1.10.40/73
Affitto garage Andina. Si risolve di prendere in affitto il garage Andina per adibirlo a deposito autopompa incendi al prezzo annuo di fr. 100.– ndr. Il locale suddetto era un’autorimessa per due vetture ubicata sul finire di via Noga, di fronte al prestino risp. ar Magrìn.
21.10.40/88
Sirena d’allarme per pompieri. Il Lod. Dipt. Finanze ci fa offerta per il collocamento di una sirena d’allarme a funzionamento elettrico a condizione che il Comune si assuma la spesa del consumo dell’energia. Si risolve di accettare tale offerta.
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Da oltre un anno il Secondo conflitto mondiale è ormai realtà; nel Paese vigono norme restrittive per i carburanti, valevoli anche per i corpi pompieri.
Ottobre 1940 – Buoni acquisto benzina per il CPN (archivio privato citato)
17.12.40/99
Regolamento Corpo pompieri. Viene sottoposto per l’approvazione della Municipalità il Regolamento del nostro Corpo pompieri. Lo stesso viene approvato all’unanimità dai presenti. 18.10.41/116
Regolamento Corpo pompieri. Il Lod. Dipt. Finanze ci ha trasmesso il Regolamento del Corpo pompieri comunale il quale venne letto in una adunanza dei pompieri tenuta in sala comunale. ndr. In caso di assenza arbitraria dalle esercitazioni il cdt propone una multa di fr. 2.–; in caso di rifiuto del pagamento propone l’espulsione dal CPN.
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3.2.42/22
Appello alla popolazione in caso d’incendio boschi. Si risolve di rendere edotta la popolazione a mezzo circolare l’obbligo di intervenire almeno con un membro ogni famiglia. In caso di assenza verrà applicata la multa di fr. 5.– 4.3.42/32
Spesa spegnimento incendio boschi patriziali. Vengono esaminate le note presentate dai singoli partecipanti allo spegnimento del fuoco nei nostri boschi patriziali. Una nota di fr. 30.– viene ridotta a fr. 15.–. Si stabilisce a fr. 0,80 l’ora le prestazioni dei pompieri – ore 82 ½. Per la squadra di vigilanza si stabilisce fr. 1.– all’ora. Viene approvata una nota di fr. 13,30 di Delmenico Antonio per forniture vino agli uomini chiamati a spegnere l’incendio. 3.2.43/7
Pompieri comunali. Visto come il nostro Corpo pompieri abbia deciso di tenere le sue riunioni per turno in diversi ristoranti del paese, constatato come tale sistema possa provocare dissidi e nuove dimissioni si risolve di invitare il Corpo stesso a voler invenire su tale decisione. Il Municipio metterà a disposizione per le riunioni del Corpo pompieri o il locale scolastico o quello dell’asilo infantile. A guerra terminata l’Autorità cantonale vuole sincerarsi delle condizioni del materiale affidato ai vari corpi di pompieri comunali. Ispezionato l‘8 gennaio 1950 il deposito di Novaggio non risulta idoneo; occorre trovarne un altro. Il Comune lo individua nello spazio situato a pianterreno della vecchia Casa parrocchiale. Più grande, più centrale e meglio riparato dal freddo avrebbe accolto non solo la motopompa ma nell’ottobre del 1954 anche la nuova Jeep Willys, rossa, munita di scala a sfilo e sirena. La sirena sul campanile venne attivata anche in mancanza di un incendio, a scopo di esercizio. 12.11.53/85
Suono sirena per esercizio allarme. Si approva la richiesta del signor Müller Silvano, comandante del Corpo locale dei pompieri, per il suono della sirena d’allarme, concedendo la facoltà allo stesso di procedere alla pubblicazione degli avvisi alla popolazione. Passano gli anni e nei comuni più piccoli i corpi di 3° gruppo vengono soppressi mentre a quello di categoria B di Novaggio, assieme a nuovi e più moderni mezzi, sono affidate responsabilità sempre maggiori nella lotta contro gli incendi in tutto il comprensorio. Il materiale dei pompieri ha sempre creato qualche problema di immagazzinamento. Dallo spazio coperto tra il campanile e la chiesa (da metà Ottocento al 1938) venne spostato in una cascina situata tra l’attuale Casa parrocchiale e l’albergo Berna e Posta; nel 1940, come detto, si passò ad una rimessa in località «Magrìn». Nel 1951 si effettua un 3° trasloco: il materiale trova sistemazione nel vasto locale a pianterreno dell’ex Casa parrocchiale che si affaccia sul parcheggio della piazza. Nel 1970 si ebbe l’ennesimo trasloco nel vasto e funzionale deposito ubicato nello stabile del Garage Pedersini (ora Garage AutoNova), località denominata Casermetta dagli addetti ai lavori. Un anno più tardi (1971) la vecchia Jeep è sostituita da una nuova, rosso-fiammante Land Rover quale mezzo di primo soccorso. Nel 1978 il parco veicoli aumentò grazie all’attribuzione di un furgone VW per il trasporto dei militi.
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1950 – Il rapporto dell’Ispettore cantonale riguardo al locale e al materiale in dotazione del CPN (archivio privato citato).
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Il CPN 1970 (?) Da sin., in piedi: Alberto Guglielmoni, Piergiorgio Demarta, Pietro Marcoli, Isidoro Muschietti, Dino Gambazzi, Moris Comazzi, Franco Brambilla, Franco Treccani, Fausto Marcoli, Diego Müller, Marco Brambilla, Felice Campana, Argo Delmenico (cdt). A terra: Romano Benagli, Giorgio Frulli, Mario Frulli, Emilio Marcoli, Franco Frulli, Ermanno Marcoli, Fausto Barizzi.
C’è ancora chi si ricorda – era il 1954 – dell’urlo della sirena sul campanile e poco dopo di aver visto la rossa Jeep correre a gran velocità e sirena spiegata verso il luogo dell’intervento. Sei pompieri all’interno e uno seduto sul cofano motore; dietro la Jeep la rossa, scodinzolante motopompa con altri quattro pompieri aggrappati alla bell’e meglio su di essa. Che tempi! La vecchia, gloriosa motopompa del 1939 lasciò il servizio nel 1980 sostituita da una più moderna mod. VOGT-VW. Altre date importanti da ricordare sono il 1970 allorquando il CPN inizia in ambito cantonale un’attività, a giusto titolo definita pionieristica, nell’insegnamento e nell’esecuzione della tecnica di spegnimento degli incendi di boschi. In seguito, grazie alle conoscenze e all’impegno dell’allora cdt Daniele Ryser, detta tecnica viene ripresa e applicata in altri cantoni e all’estero. Oggigiorno Daniele è riconosciuto un leader del settore. Il 12 ottobre 1978 vede la costituzione/riconversione del CPN – presso il ristorante Belcantone a Novaggio – in Corpo pompieri di montagna del Malcantone, quale modello per tutto il Cantone, incaricato della prevenzione e della lotta contro gli incendi di boschi e di pascoli. Fra i pompieri di montagna si contavano anche alcune donne. Nel 1988 e 1990 si riparla di sirene e di allarme. 17.11.88/413
Acquisto e posa sirene d’allarme. Si decide di chiedere un credito straordinario di fr. 17‘000.– per l’acquisto e la posa di una sirena d’allarme fissa e di una sirena mobile, giusta la pianificazione sirene di allarme PC e pompieri.
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1990 – Novaggio, atto ufficiale inaugurazione della nuova caserma.
10.9.90/776
Allarme PC controllo del 5.9.90…. controllo presso il nuovo centro scolastico… esito positivo. Finalmente, il 26 maggio 1990 in occasione del 50° del CPN, viene inaugurata la nuova caserma all’entrata sud del paese, unica costruzione in Ticino destinata ad un corpo pompieri e di proprietà dello stesso e non del Comune. Da allora il CPN vide risolto il problema logistico legato all’immagazzinamento dei mezzi a sua disposizione. Lo stesso giorno è altresì inaugurata e presentata al folto pubblico accorso per l’occasione la nuova autobotte. Nello stesso anno si crea a Novaggio uno dei primi Corpi MiniPompieri del Cantone, una specie di vivaio atto a garantire l’effettivo dei pompieri del futuro. Seguendo gli obiettivi della riorganizzazione cantonale dei pompieri iniziata dopo il 2000, il CPN ha assorbito e assunto integralmente tutti i compiti del Corpo pompieri aziendale dell’allora Clinica militare, del Corpo pompieri di cat. C di Aranno e del Corpo pompieri di montagna del Malcantone che sono stati sciolti. Nel nuovo millennio il CPN collabora sempre attivamente all’istruzione cantonale sulla lotta antincendio di boschi organizzando e dando supporto logistico ai corsi cantonali per capigruppo e capi intervento. Sul fronte degli incendi boschivi nelle aree di confine, il CPN è in contatto con i responsabili delle squadre antincendio italiane per meglio coordinare eventuali interventi. I programmi interni di addestramento considerano anche le particolari situazioni sul territorio di competenza, come la Clinica di riabilitazione di Novaggio e la funivia del Monte Lema. Inoltre, il CPN ha aderito alla richiesta di essere disponibile per la rianimazione cardio-polmonare. Vista la posizione periferica di Novaggio rispetto alle sedi della Croce Verde, la presenza in breve tempo di pompieri addestrati alle prime cure ha già contribuito a salvare delle vite garantendo così un completo recupero del paziente.
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La nuova sede del CPN. Dal 2015 sul tetto dell’edificio è attivo un impianto solare quale contributo del CPN alla promozione delle energie rinnovabili.
I MiniPompieri durante una esercitazione (foto Alfio Brignoni).
Comandanti 1939-1941 ten 1941-1955 ten 1955-1957 sgtm 1957-1964 sgtm 1964-1964 sgtm 1964-1983 ten 1983-2009 Iten 2010-20… Iten
Giuseppe Lotti Silvano Müller Arminio Demarta Arnoldo Delmenico Moris Comazzi Argo Delmenico Daniele Ryser Paolo Romani
Vice-Comandanti 1939-1940 sgt 1941-1943 sgtm 1943-1955 sgtm 1955-1965 sgt 1965-1983 sgtm 1983-1987 sgtm 1987-2006 ten 2006-2010 ten 2010-20… ten
Silvano Müller Plinio Demarta Arminio Demarta Edy Delmenico Moris Comazzi Pietro Marcoli Dante Lorenzetti Francesco Mattinelli Ivan Venditto
Furieri 1954-1967 1967-1981 1981-1998 1999-2000 2000-2012 2012-20…
Arnoldo Delmenico Isidoro Muschietti Piergiorgio Demarta Paolo Romani Marzia Brignoni Lara Jardini
Comuni convenzionati Alto Malcantone, Aranno, Astano, Bedigliora, Bioggio, Cademario, Curio, Miglieglia, Novaggio.
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Organigramma CPN ed elenco nominativo al 1.1.2015.
27.2.1.
Tragici eventi Per un pompiere, riteniamo più impegnativi ed emozionalmente più toccanti gli interventi dove sono coinvolte o si trovano in pericolo delle persone o degli animali; in questo senso – benché gli innumerevoli ingaggi per incendi di boschi siano altrettanto gravosi – riportiamo qui alcuni tragici avvenimenti che ancora oggi sono molto presenti nella nostra memoria. 1966, 10 novembre Sono le 23h00. La notte è scura, senza luna e fitta nebbia. Entra in azione un pompiere-piromane, colui che dà vita al fuoco che tanto ama per poi spegnerlo per-
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2015 – Corpo Pompieri Novaggio.
ché lo odia. Appicca il fuoco in una cascina al centro del paese dove il proprietario Piergiorgio Demarta tiene un moderno allevamento di ben 300 conigli. Il caso vuole che quella sera Piergiorgio, rientrando tardi da una riunione dei quadri del CPN, si accorge dell’incendio al suo inizio. Il pronto allarme evita un enorme arrosto! Molto più tardi il pompiere-piromane, appartenente allo stesso CPN, ammetterà di essere lui l’incendiario e di aver causato anche altri incendi. 1980, 28 maggio
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Il tetto della Clinica in fiamme (Giornale del Popolo, del 29 maggio 1980).
Il 30 maggio, la Gazzetta Ticinese scrive: “Il grave incendio che ha demolito il tetto della Clinica militare di Novaggio e danneggiato gravemente una parte dell’edificio, è opera di un piromane. Si tratta di un infermiere zurigano impiegato nella clinica da meno di un anno… la confessione è stata confermata al Magistrato che ha provveduto ad internare lo squilibrato all’Ospedale Neuropsichiatrico”. 1988, 15 e 31 gennaio Il 15 gennaio il CPN simula un intervento sulla seggiovia Miglieglia-Monte Lema: per cause sconosciute l’impianto si blocca e occorre far scendere a terra i passeggeri sospesi a mezz’aria sui seggiolini. L’esercitazione rivela i punti forti e deboli e insegna a migliorarsi.
Il 31 gennaio (!) il CPN viene allarmato: la seggiovia si è fermata dopo le 16h00 per un guasto al motore. Dopo una mezz’ora di attesa i passeggeri sospesi per aria vengono fatti scendere alla stazione di partenza. Gli altri hanno atteso il loro turno al ristorante in vetta per venir trasportati a Miglieglia in elicottero. Il Giornale del Popolo del 1° febbraio riporta l’avvenimento a caratteri cubitali.
1997 Novaggio. Tre cascine divorate dal fuoco. 1998 Nel pomeriggio del 14 febbraio brucia a Novaggio la quarta cascina; si sospetta, come già l’anno precedente, il dolo.
Nella notte tra il 4 e 5 settembre nel Malcantone si scatena un vero diluvio. I pompieri vengono allarmati a causa della furia delle acque che, tra l’altro, hanno danneggiato il ponte sul torrente Vinera, nei pressi del mulino.
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7 aprile 2003: brucia un’abitazione del nucleo, come anche il 9 marzo 2011.
2002 Novaggio, 28 giugno. Incendio nel nucleo abitativo. Novaggio, 21 ottobre. Incendio in un monolocale nel nucleo. 2003, 7 aprile Incendio di un’abitazione nel nucleo di Novaggio. 2003, 6 settembre Incendio in un deposito di Novaggio. 2004, 24 luglio Incendio di un‘autovettura. 2011, 9 marzo Corriere del Ticino Brucia una casa a Novaggio: 2 morti L’incendio in un’abitazione privata nel nucleo di Novaggio – poco prima delle nove di questa mattina – ha provocato la morte di una madre e di suo figlio: si tratta di Ruth e Alain Pauli. L’allarme è stato dato da un vicino verso le 9 e sono subito intervenuti i pompieri di Novaggio, poi supportati da quelli di Lugano e dalla Protezione civile. Le vittime, di 65 e 24 anni, sono state trovate rispettivamente al secondo e al terzo piano, lei in camera da letto, lui nel corridoio. Le fiamme, secondo la ricostruzione dei fatti, si sono sprigionate al primo piano della casa – dove si trovano la cucina e il soggiorno, ma l’origine del rogo ancora non è chiara – per poi estendersi anche al secondo e al terzo piano. Stando ai pompieri, l’incendio si sarebbe sviluppato almeno un’ora prima di quando è scattato l’allarme: le esalazioni non hanno lasciato scampo a madre e figlio, tanto che gli stessi pompieri sono riusciti a entrare nella casa solo indossando gli apparecchi per la protezione della respirazione. Il personale della Croce Verde non ha potuto purtroppo fare nulla; la causa della morte sarebbe dunque il soffocamento. La Polizia cantonale è giunta in forze con il comandante Romano Piazzini ed è poi subentrata la Scientifica per i rilievi del caso. 2014, 5 novembre L’evento più drammatico degli ultimi anni fu senz’altro lo scoscendimento avvenuto a Bombinasco. Maltempo – Frana travolge la casa. Morte Monica, 31 anni e la figlioletta Alice di 3. Verso alle 18h00, a Bombinasco, un edificio venne travolto da una frana. Nell’abitazione si trovavano Monica Moriggia, di 31 anni, che ha perso la vita insieme alla figlia Alice di 3 anni. La signora Monica era conosciuta nella regione essendo attiva presso la casa scout
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Ubicazione della casa travolta dalla frana sulla strada NeroccoBombinsco. A destra: il giorno dopo.
Alpe di Pazz ma soprattutto perché era cuoca al centro scolastico di Pura. I soccorritori hanno confermato che a causa del maltempo un fronte di circa 150 metri di bosco è scivolato a valle generando una colata di fango di ca. 1’000 m³ che ha investito lo stabile, un rustico riattato, del quale ha resistito soltanto una parte del piano terra. Alle ricerche hanno partecipato un’ottantina di persone (ovviamente anche il CPN) e cani da ricerca e telecamere termiche. 2017, 3 febbraio Una costruzione in legno è stata completamente distrutta dalle fiamme questo pomeriggio a Novaggio. L’incendio è scoppiato poco prima delle 13.30 e fortunatamente nessuno è rimasto ferito nel sinistro. I pompieri sono intervenuti con 12 uomini e quattro mezzi e nel giro di un quarto d’ora hanno domato il rogo. All’interno della baracca erano custodite alcune bombole di gas. Nessuno è rimasto ferito.
Nel periodo 1996–2018 gli interventi del CPN sono stati mediamente ca. 30/anno; questi comprendono incendi urbani e boschivi, inondazioni, caduta alberi, azioni antinquinamento, opere di soccorso, disinfestazione, ecc. I militi offrono alla comunità ca. 300 ore del loro tempo e sono retribuiti con un’indennità oraria di rischio solo durante il servizio attivo. Per entrare a far parte di questo corpo occorre frequentare un corso di istruzione di tre giorni; il resto viene imparato durante le esercitazioni periodiche. I corpi pompieri comunali sono tutti raggruppati in seno alla Federazione Ticinese dei Corpi Pompieri. Nel Consiglio Direttivo di questa istituzione cantonale hanno nel tempo fatto parte anche tre nostri rappresentanti: Argo Delmenico, Daniele Ryser e Paolo Romani. P.S. A tutti i ca. 260 pompieri che si sono avvicendati nel CPN dal 1939 a tutt‘oggi vada il nostro grazie e la nostra riconoscenza!
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1.5.1970 – La squadra dei Vecchi Pompieri (VP) e dei giovani (bianco-neri) Da sin., in piedi: Piergiorgio Demarta, Mario Frulli, Renato Cerutti Cero, Ermanno Marcoli, Urs Kummer, Dante Lorenzetti, Giorgio Frulli, Daniele Ryser, Valentino Delmenico. A terra: Fausto Barizzi, Guido Mattinelli, Franco Frulli, Moris Comazzi, Albino Delmenico Churchill, arbitro, Nello Wicht, Franco Treccani.
27.2.2.
Prima il dovere poi il piacere Fu solo verso la fine degli anni ’50 che all’attività puramente pompieristica venne aggiunta l’attività ricreativa. Alle serate culinarie a base di fondue o spaghettate multisalse si aggiunsero le giornate sportive, dove, tradizionalmente il 1° maggio, su un campo di calcio improvvisato si affrontavano i giovani pompieri contro i vecchi pompieri (VP) che, lo sottolineiamo, non hanno mai perso una partita. Alle partite di calcio si intercalava annualmente ra pasegiàda di pumpée, fuori confine, alle quale potevano partecipare anche chi pompiere non era. Gite, sempre presenti nella memoria di chi c’era, sono state la Valtellina e Poschiavo, il Vallese, Sanremo, il Piemonte. La passeggiata prevedeva normalmente una visita culturale alla quale seguiva un lauto pasto. Il viaggio si faceva sempre in pullman.
1 Ricordo che … Ricordo che alla passeggiata del 1958 c’ero anch’io. Andammo ad Arona, dove potei salire in cima alla statua di Sancarlone e vedere attraverso i suoi occhi il panorama tutt’attorno.
Novaggio Per i pompieri 75 candeline – CdT, 31.8.2015 (Nadia Lischer) È stato un pomeriggio di ricordi quello di sabato 29 agosto per il Corpo Pompieri di Novaggio che, nell’intimità della sua caserma all’entrata del paese, ha celebrato i 75 anni di attività. Per l’occasione l’ex-furiere Piergiorgio Demarta, con alle spalle 33 anni di
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1958 Arona – Questa statua, soprannominata il Sancarlone, domina il lago Maggiore. Il colosso è alto circa 35 metri (23,40 m. la statua e 11,70 m. il basamento) e fu realizzato tra il 1614 e il 1697 con lastre di rame.
San Carlo Borromeo con Nivea Comazzi-Losi, Arnoldo Delmenico Noldo, Isidoro Muschietti Durìn, Darma Lorenzetti-Losi, Gianni Rigoni e Siro Muschietti.
Merys, Darma dietro a Rina, Alice, Angelica, Diletta, Nivea, Siro, Elf, Isa, Madame, Melanie, Livia, Noldo, Giuditta.
servizio, ha ripercorso i momenti salienti della storia del gruppo: dalla costituzione il 21 marzo del 1939 ai ritrovi di svago domenicali, dalla consegna della prima motopompa a quella del primo mezzo di trasporto (una jeep Willys) nell’ottobre del 1954, dall’incendio dell’allora Clinica militare del 1980 all’inaugurazione nel 1990 dell’attuale deposito di proprietà degli stessi pompieri, fino ai giorni nostri.
Mezzi in dotazione: ieri…
… e oggi.
Quel pomeriggio di sabato 29 agosto 2015 c’ero anch’io a festeggiare il 75°. E ricordo come al termine del suo intervento, il cdt Paolo Romani accennò al fatto – unico neo da colmare – che il CPN non possedeva ancora una propria bandiera di rappresentanza. Il messaggio – peraltro già espresso 25 anni prima dal furiere Demarta e volutamente rilanciato – colpì un’attenta partecipante alla manifestazione che subito volle versare un contributo per la bandiera. “Grazie”, rispose il cdt Romani, “ma per la bandiera la prassi vuole anche una madrina, un padrino, degli sponsors, un po’ di soldi, …”.
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Detto, fatto! Trovati madrina, padrino, sponsor, un po’ di soldi e la fabbrica di bandiere, esattamente un anno dopo, il 27 agosto 2016, si tenne la solenne cerimonia della consegna della Bandiera al CPN.
I gonfaloni e le bandiere dei Comuni/Enti invitati alla cerimonia. Al centro il cdt Paolo Romani, il portabandiera app. Stefano Taddei, Sandro Muschietti, padrino (figlio del furiere CPN Isidoro Muschietti) e Gianna Muschietti-Losi, madrina (figlia del socio fondatore CPN Enzo Losi).
Il logo del CPN è opera del grafico Sergio Brignoni fu Vito; rappresenta il fuoco, l’acqua, i pompieri di montagna… veloci come la folgore nell’intervento ma soprattutto volontari!
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Divertiti. È più tardi di quanto pensi. (Proverbio cinese)
28.
28.1.
Bande e bandelle e feste e divertimenti vari La filarmonica, bandelle e duo Già nel Settecento le orchestrine rallegravano le feste dei villaggi e i carnevali. E non si esagera affermando che nell’Ottocento il Malcantone è stato per eccellenza la contrada musicale del Ticino. Quasi ogni villaggio aveva la sua filarmonica e perfino la piccola frazione di Bombinasco vantava la sua musica detta di Carocia, dal soprannome di una famiglia Morandi che forniva il maggior numero di suonatori. Tra le bande musicali anteriori al 1830 primeggiavano quelle di Ponte Tresa e di Caslano, applaudite anche a Lugano. Peccato che le filarmoniche avevano vita relativamente breve: all’inizio grande entusiasmo ma, ... fuoco di paglia e poi il declino, in praticamente tutti i comuni malcantonesi. Molte sono nate al principio del XX secolo come Musica Liberale, seguita poi da un’altra, la Musica dei Conservatori (o viceversa). Entrambi ebbero breve esistenza: si riduce la presenza alle prove, calano gli effettivi, rimane una bandella oppure questa si forma spontaneamente grazie ad alcuni appassionati che suonano a orecchio. Don Leonardo Tami1 ci indica la durata di vita di queste musiche di paese: Iseo 1924-29; Cademario 1912-40; Neggio 1917-23; Magliaso 1937-67; Pura 1896-1950; Vernate 1840-1870; Miglieglia 1900-30; Croglio 1905-39; Breno 1926-39; Sessa: 1900-52; Fescoggia 15 anni. Senza la longevità di Pura e Sessa 1
Cfr. Don Leonardo Tami, Ur noss bel Malcanton, Edizioni San Giorgio, Lugano, 1988 e Virgilio Chiesa, Lineamenti storici del Malcantone, Arti Grafiche Gaggini-Bizzozzero SA, LuganoMendrisio, 1961.
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Siro Camillo Muschietti
NOVAGGIO sotto la lente
L’autore, Siro Camillo Muschietti (*1945), di Novaggio, ha frequentato le scuole a Locarno, a Lugano, a Friborgo. Sposato con Gianna, nata Losi, ha due figli, Roberta e Claudio. Avendo scelto la carriera militare è stato per oltre trent’anni ufficiale di professione presso le Forze Aeree, concludendo il periodo attivo quale Addetto alla Difesa (1994-2003) presso l’Ambasciata di Svizzera a Roma (con accreditamento in Italia, Grecia e Israele) e a Madrid (responsabile per la Spagna, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco). Colonnello a.R. (a riposo), ma non inattivo, si reca varie volte a piedi a Santiago de Compostela, si occupa della genealogia della sua famiglia nonché della storia della musica classica. Scopre anche la scultura su legno tramite la quale tenta di dare forma a concetti astratti quali la verità, la giustizia, la tolleranza, la libertà, l’egoismo, il tempo.
Siro Camillo Muschietti
Volume 3
NOVA GG IO sotto la lente
Volume 3