SALVATORE SCOLARO
SALVATORE SCOLARO
A Sofia Maddalena Non so ancora dove andrai, di sicuro so, dove resterai‌
Ringraziamenti Prisca per l’organizzazione e l’itinerario del viaggio Alberto per il testo introduttivo Enzo per la grafica del titolo
SALVATORE SCOLARO
APPUNTI PERSIANI
Con uno zaino, un paio di rullini in bianco e nero in tasca e qualche frase di sopravvivenza, studiata alla meno peggio, si poteva andare molto lontano. Poi sono arrivate le prime comodità e i consigli di viaggio buoni per tutti. Volenti o nolenti abbiamo imparato a convivere anche con la tecnologia. Il “grande fratello” non ci molla più: sgomita per dirci dove mangiare e dormire e ci riporta sulla diritta via anche quando vorremmo andare alla deriva, fatalmente attratti dal rischio e dall’avventura. Salvatore ed io siamo stati un po’ ovunque, ognuno per conto proprio, soli o accompagnati, in bus o a piedi, incrociando in tempi diversi le nostre strade, le nostre impressioni, le nostre immagini. Abbiamo viaggiato per istinto e curiosità, calamitati da qualche nome antico e leggendario, scovato tra le pagine di un libro o su qualche mappa esotica: Samarcanda, Timbuktu, Srinagar, Punta Arenas e tanti altri ancora. “Chi sarà tanto insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?” 1 chiedeva Zenone nell’Opera al nero, di Marguerite Yourcenar. Ce lo siamo chiesti anche noi, qualche mese fa, all’inizio del 2020, quando una sera a cena abbiamo parlato di Iran, di questo libro, di mete e itinerari ancora da scoprire e inventare. Poi, improvvisamente, è arrivata la quarantena. Costretti nelle nostre quattro mura, abbiamo cominciato a vedere le cose da un altro punto di vista. La “nostra prigione”, finora parecchio permissiva, ha adottato un regime più severo. Ma intanto, anche in clausura, abbiamo trovato il modo di partire e di andare lontano. In D’Irandando, Salvatore ci racconta i suoi viaggi in Iran, nel 2015 e nel 2016. Come molti altri ho seguito le contestazioni degli anni ‘70, la fuga dello Shah e la rivoluzione islamica. Ho scoperto a Locarno i grandi film iraniani degli anni ‘80 e ‘90 e ho cercato di orientarmi nella storia più recente, fatta di conflitti insanabili e tensioni vertiginose, a tutti i livelli. L’Iran è un Paese complesso, stratificato, dal patrimonio storico e culturale immenso. Ma qual’è l’Iran di Salvatore? Qual’è il percorso che lo ha portato dalla capitale fino alle sterminate pianure della Mesopotamia e alle
imponenti montagne del nord? Teheran è il cuore pulsante della nazione. È caotica, “secolare” e “liberale”, come la descrivono le guide, con idee e posizioni inconciliabili e perennemente in conflitto. Basti pensare a Azar Nafisi e al suo Leggere Lolita a Teheran e a tutte le altre donne, scrittrici e non, che qui vivono in prima persona la privazione dei diritti fondamentali. Un conflitto raffigurato con l’immagine contrastante di un’iraniana in chador che visita una mostra d’arte contemporanea. Ma le fotografie di Salvatore portano soprattutto le tracce di altre testimonianze, più lontane nel tempo. Nel suo diario, L’usage du monde 2, Bouvier racconta di strade accidentate, autocarri dal motore esausto, paesaggi bruciati dal sole. Molto è cambiato dal 1953, da quando Bouvier, in compagnia di Thierry Vernet, ha attraversato il Paese a bordo di una Topolino targata Ginevra. Ma molto è rimasto uguale, immutato ed eterno, come quel colore blu persiano che pervade l’architettura, gli abiti e gli oggetti della vita quotidiana: “Les portes des boutiques, les licous des chevaux, les bijoux de quatre sous : partout cet inimitable bleu persan qui allège le cœur, qui tient l’Iran à bout de bras, qui s’est éclairé et patiné avec le temps comme s’éclaire la palette d’un grand peintre». Colori e forme quasi inalterate, pietre che sfidano come possono le ingiurie del tempo, le rivoluzioni, i conflitti antichi e recenti. Lo stesso vale per gli interni finemente cesellati di Tabriz e di Isfahan, o per l’antico splendore di siti come Persepoli. Si mostrano come sono, con le loro meraviglie e le loro rughe profonde, inevitabili e affascinanti. È un’architettura visionaria, quasi sovrannaturale. Edifici a volte immensi, perché destinati a una moltitudine di sudditi nel frattempo emigrati altrove, o di fedeli devoti a religioni divenute marginali, che in passato affollavano anche i centri più discosti, ma che oggi sembrano fuori scala, «comme des vêtements devenus trop grands» 3. Negli anni ‘60 mia madre collezionava i libri delle Edizioni Silva ritagliando i punti-omaggio dalle confezioni di Banago, di Incarom e di altri commestibili di largo consumo. Erano volumi illustrati di grandi dimensioni, con le denominazioni allora in uso: Siam, Terrasanta, Persia e tanti altri ancora. A noi figli toccava il compito di incollare le immagini al posto giusto. Imparavamo qualcosa e nel contempo viaggiavamo in un mondo che, per noi, stava ancora a cavallo tra realtà e fantasia. Non escludo che la vocazione a partire sia nata anche da quei libri e da quelle immagini. “Il passato penetra negli oggetti e li riempie, come un’anima” 4, diceva Orhan Pamuk nel suo libro Il museo dell’innocenza. Il passato penetra anche nelle fotografie è diventa parte integrante dell’emulsione sensibile. Mi diverte pensare che questi ultimi cinquant’anni siano in qualche modo evaporati nel nulla, e che Salvatore sia stato inconsapevolmente risucchiato nelle spire del tempo, per ritrovarsi faccia a faccia con i protagonisti di allora. Gli uomini e le donne fotografati da Salvatore, i gruppi familiari, gli artigiani, i commercianti colti nel pieno delle loro attività quotidiane, mi ricordano la gente di allora, i protagonisti di quelle fotografie. Anzi, sono proprio loro... sono vivi e vegeti. Salvatore li ha
ritrovati al bazaar, impegnati come sempre nei loro commerci, o persi nell’ozio, davanti a un narghilé. Sono il ritratto di un Iran che sopravvive ai conflitti internazionali, alle diatribe sull’atomica, all’urbanizzazione di Teheran. Quel libro Silva è sparito nel marasma in uno degli ultimi sgomberi, ma la Persia resiste. Ritrovo in D’Irandando quel modo di fotografare attento alla “giusta distanza”, sempre alla ricerca di quel breve momento d’intesa, volatile e prezioso, impossibile da prevedere. Salvatore mi ha detto che dopo i primi scatti ha capito di potersi avvicinare di più, spinto anche da un’altro interesse: quello legato ai mestieri, alle attività nei campi, a certe tecniche che gli ricordavano qualcosa di personale e profondo. È un patrimonio antico, fatto di pratiche di vita e di lavoro che si trasmettono oltre i confini e hanno origini lontane. Quel punto di riferimento, per Salvatore, è Randazzo, da dove è partito ancora adolescente per andare a lavorare al nord: Milano, Svizzera tedesca, Canton Ticino... le sue radici sono lì, in quel borgo siciliano. Non è nostalgia pura. È invece la consapevolezza di scoprire, in Iran, un come eravamo ricco e intrigante, un patrimonio ancora vivo di tecniche e conoscenze che altrove è stato irrimediabilmente dimenticato perché, per molto tempo, il progresso ha trascurato lo sviluppo e ha cancellato un certo tipo di sobrietà, quasi fosse solo sinonimo di povertà o, peggio ancora, di miseria. Il viaggio ci insegna anche questo: a confrontarci con noi stessi e a riconoscere le nostre origini.
Alberto Chollet
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Marguerite Yourcenar, L’opera al nero, Feltrinelli 2013 Nicolas Bouvier, L’usage du monde, Payot 1992 Nicolas Bouvier, L’usage du monde, Payot 1992 Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza, Einaudi 2009
TEHERAN
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ESFAHAN
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YAZD
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STRETTO DI HORMUZ
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TAKAB
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KANDOVAN
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TABRIZ
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JOLFA
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ARDEBIL
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MASULEH
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CASPIO
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SHIRAZ
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PERSEPOLIS
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1 p. 10 Ingresso a Teheran / 2 p. 11 Ambasciata americana / 3 p. 12 / 4 p. 13 / 5 p. 14 / 6 p. 16 Museo nazionale d’Arte Contemporanea / 7 p. 17 / 8 p. 18 “Sotto sotto” bazar / 9 p. 2 0 Artigiano argentiere / 10 p. 2 1 Tappeteria. L’oro iraniano / 11 p. 24 Verso Esfahan / 12 p. 2 6 / 13 p. 2 8 / 14 p. 2 9 Sala da musica e salette d’ascolto nel Palazzo reale / 15 p. 3 0 Bazar, Khomeini e Khamenei presenze eccellenti / 16 p. 3 0 Commerciante di spezie / 17 p. 3 1 / 18 p. 32 Moschea Shah / 19 p. 34 Moschea Sheikh Lotfollah / 20 p. 3 5 Ponte Khaju, lato esterno / 21 p. 3 6 Ponte Khaju, arcata interna / 22 p. 3 8 Dal terrazzo Ali Qapu (Palazzo reale) / 23 p. 42 Moschea Amir Chakhmaq a Yazd / 24 p. 43 Vari modelli di chador / 25 p. 44 / 26 p. 4 5 Ciak Ciak, luogo di pellegrinaggio zoroastriano / 27 p. 4 6 Cisterna nell’antico tempio funerario Torri del silenzio / 28 p. 5 0 Baia di Geshm / 29 p. 52 / 30 p. 53 / 31 p. 54 / 32 p. 5 6 / 33 p. 57 / 34 p. 5 8 Stretto di Hormuz, il suo mare e i suoi colori / 35 p. 6 0 / 36 p. 6 1 Mercato del pesce di Ambar Abbas / 37 p. 62 Donna Bandori con maschera di Minab / 38 p. 6 6 Meridiana davanti alla moschea Jemeh a Quazvin / 39 p. 6 8 / 40 p. 6 9 / 41 p. 70 / 42 p. 71 Takab, antico sito risalente al III secolo d.C. ricco di storia e varie culture con diversi Templi del Fuoco
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43 p. 74 / 44 p. 76 / 45 p. 77 / 46 p. 78 / 47 p. 8 0 / 48 p. 81 / 49 p. 82 / 50 p. 83 / 51 p. 84 Kandovan, tra fiaba e realtà, abitato da centinaia di persone già dal XIII secolo d.C. / 52 p. 8 8 / 53 p. 8 9 / 54 p. 9 0 Mausoleo dello sceicco Safi-addin ad Ardabil / 55 p. 92 Libraio nel bazar di Tabriz / 56 p. 93 Leccornie / 57 p. 94 Riposino / 58 p. 9 6 Moschea sulla strada di Tabriz / 59 p. 9 8 Tabriz notturna / 60 p. 100 Merenda “on the road” / 61 p. 101 / 62 p. 104 / 63 p. 106 In trasferta... e a Jolfa. Chiesa armena di Santo Stefano / 64 p. 110 / 65 p. 110 / 66 p. 111 / 67 p. 112 / 68 p. 114 / 69 p. 115 Eppur si mangia, lavash, lenticchie e proteine / 70 p. 118 / 71 p. 119 / 72 p. 120 / 73 p. 121 Suvenir, narghilè, foto ricordo e terrazzino con vista su Masuleh / 74 p. 124 / 75 p. 126 / 76 p. 127 / 77 p. 128 / 78 p. 130 Vita sul Caspio / 79 p. 134 / 80 p. 135 / 81 p. 136 / 82 p. 137 Facce e facciata a Shiraz / 83 p. 140 Tomba di Ciro a Pasargade / 84 p. 142 / 85 p. 143 / 86 p. 144 / 87 p. 145 Persepoli / 88 p. 146 / 89 p. 146 / 90 p. 147 / 91 p. 148 Tombe di Dario I e II, Serse I e Artaserse I
Š 2020 Salvatore Scolaro
Grazie a SIP Swiss Industrial Promotion SA S. Vittore
Realizzazione Prestampa Taiana SA Muzzano
VAGARE PER IL MONDO SUD AMERICA ASIA INDOCINA INDIA MEDIORIENTE AFRICA EUROPA PER GUARDARSI INTORNO E DENTRO, GETTANDO UNO SGUARDO INDIETRO È UN VIAGGIO NELLO SPAZIO, MA ANCHE NEL TEMPO ALLA RICERCA, CON FORTUNA, DEL MIGLIORE REGALO POSSIBILE DA FARSI L’IRAN E PARTE DI QUESTE IMMAGINI MI TRASPORTANO A CASA E RISVEGLIANO RICORDI QUASI PERSI NELL’ARCHIVIO DELLA MEMORIA LUCI COLORI ODORI E SAPORI SINCERI, INCONTRI E SGUARDI DI UN’ALTRA EPOCA LAMPI DI INFANZIA E ADOLESCENZA PASSATE VELOCI E ORMAI LONTANE