Agenda Della Salute

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Anno 7 | Mensile N° 6-7 | Luglio-Agosto-Settembre 2012

Mario Balotelli

Tra genio e sregolatezza

Pronti PER partire? Ecco i consigli salva vacanza

STILI DI VITA

8 modi per godersi davvero l’estate

FORMA FISICA

Attenzione alle diete last minute

PSICHE

Parlare da soli fa bene

DA NON PERDERE

In allegato il Dossier Odontoiatria




DIVENTA AMICO DELLA RICERCA ATTIVANDO UNA DONAZIONE CONTINUATIVA A FAVORE DI TELETHON. AIUTERAI LA RICERCA SCIENTIFICA AD AVANZARE VERSO LA CURA DELLE MALATTIE GENETICHE E I MALATI A CREDERE NEI LORO SOGNI. Diventare Amico della Ricerca significa far avanzare la ricerca scientifica verso la cura delle malattie genetiche, garantendo una speranza di cura o di miglioramento della qualità di vita a tutte le persone che ne sono affette. La continuità della tua donazione è fondamentale, perché per far progredire la ricerca verso la cura, sono necessari finanziamenti costanti. Puoi diventare Amico della Ricerca sottoscrivendo un RID con bonifico bancario o carta di credito. Telefona al numero 06.44015721, oppure compila questo form e invialo via fax al numero 06.44015520 o in busta chiusa a “Fondazione Telethon - Via Carlo Spinola 16, 00154 Roma”, oppure vai su www.telethon.it


Agenda della Salute

Al via undici progetti dedicati alle malattie “orfane di ricerca” Con un finanziamento di 513 mila euro parte da Telethon una ricerca mirata per le malattie genetiche muscolari più neglette. E con questa, riparte anche la speranza della cura a cura di Gianni Lastella

grado di raccogliere dati preliminari sufficienti per concorrere successivamente al nostro bando principale e avviare studi più ampi e completi anche su queste malattie particolarmente neglette». In questa prima edizione del bando per progetti esplorativi l’attenzione si è concentrata sulle forme rare di malattie muscolari, e i giovani ricercatori (l’età media è, infatti, di circa 40 anni, e nessuno supera i 50), hanno risposto a questa chiamata con entusiasmo, proponendo studi mirati a questo tipo di patologie. In particolare, metà dei progetti approvati riguarda varie forme di distrofie dei cingoli, malattie caratterizzate da debolezza muscolare che interessanno i muscoli del cingolo pelvico e del cingolo scapolare; mentre gli altri progetti riguardano le distroglicanopatie, la distrofia oculofaringea e altre forme di miopatie o miotonie, cioè altre malattie del sistema muscolare. «Un bando come questo - ha concluso il Sono oltre 7.000 le malattie genetiche delle associazioni di pazienti, abbiamo direttore scientifico - è l’ideale per offrire rare, e meno di 1.000 quelle su cui esi- aperto un bando per progetti esplorativi a giovani ricercatori che si stanno afferste una conoscenza scientifica seppur della durata di un anno: l’idea è che, no- mando di sperimentare il proprio talento minima. Per questo, Telethon ha deciso nostante siano finanziamenti contenuti e la propria motivazione in una direzione di dedicare per la prima volta un bando a e di breve durata, i ricercatori siano in non ancora esplorata». progetti incentrati proprio sulle malattie “orfane di ricerca”, cioè quelle meno conoLE MALATTIE MUSCOLARI: UN’EMERGENZA SILENZIOSA sciute tra le patologie rare. Le malattie muscolari sono patologie caratterizzate dall’alterazione delle parti che Dopo un lungo processo di valutazione da costituiscono l’unità motoria. Le forme esistenti, oggi, sono moltissime, e per molparte dell’apposita commissione medicote di esse non si è ancora arrivati alla diagnosi genetica, come ha anche ricordato scientifica, infatti, sono stati finanziati, per Alberto Fontana, presidente dell’Unione lotta alla distrofia muscolare e membro del un totale di 513 mila euro, undici progetti consiglio di amministrazione di Telethon. «Per alcune non erano in corso delle ricerincentrati sulle malattie genetiche poco o che mirate che facessero intravedere un progresso verso la cura: lo studio di queste per nulla studiate finora. Infatti, come ha malattie oggi, è la nostra speranza di averla un giorno». spiegato Lucia Monaco, direttore scientifico di Telethon: «Anche su sollecitazione

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Sommario

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IO COME VOI

MEDICI A CONFRONTO

26 M

ario Balotelli Tra genio e sregolatezza Il giovane campione che con una doppietta ha fatto sognare gli italiani nella semifinale degli europei contro la Germania, è protagonista indiscusso nel mondo del calcio per i suoi “colpi di testa”. Calcistici e non. Ma chi c’è dietro la maschera?

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IL PERSONAGGIO DEL MESE

E(state) in salute

30 P

Benedetta arodi Famiglia & cucina: gli ingredienti vincenti Dentro tanto successo Benedetta non perde la bussola, per lei al primo posto vengono sempre i figli e il marito

34 F I

lavio nsinna Il ritorno dopo la tristezza L’attore ha raccontato la sua esperienza di sofferenza in un libro dedicato al padre venuto a mancare, ed è tornato in tv. Il futuro? Forse un altro libro, ma di pura fantasia, per ricominciare a sognare

BIANCO E NERO

14 ATatuaggi. ttualità Pentiti alla riscossa: è boom di rimozioni Tra le fila dell’esercito dei tatuati sono sempre di più quelli che si pentono e vogliono tornare indietro. Così al business del tatuaggio potrebbe sostituirsi quello della sua rimozione

modi per godersi davvero l’estate

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22 R

oberto Iemmi Prendi la vita come viene. Le aspettative spesso sono solo una fregatura

24 P G

aolo iarrusso I farmaci salva-vacanze

38 N

utrire la mente e non solo...

GIOCHI E QUIZ

SPECIALE ESTATE

44 8

abrizio Pregliasco Pronti per partire? Non dimenticate i vaccini

L'ANGOLO DI SUSANNA

12 NSalute ews in pillole

STILI DI VITA

20 F

VACANZE

93 L

a valigia perfetta

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10 in Salute



Sommario

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96 P

LE RUBRICHE ALIMENTAZIONE

revenzione

72 I

Sole, protezione e benessere visivo

mplantologia

Prenditi cura del tuo sorriso

49, F

rullato che passione

53 C

istite interstiziale

Quando non è sola

56 D

ormire

Insonnia di una notte di mezza estate

68 N

uove frontiere

Cure sotto zero

FITNESS

74 N

egreti della mente

uove frontiere

L’impresa al servizio del mondo sanitario

76 V

iaggi della speranza

Cure con le staminali in Cina: realtà o business?

102 P

Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei

Reportage

80 C

106

oppia

Davanti alla tv la coppia.. scoppia

Viaggio in Niger

83 C

Gerewol, danza di bellezza nel cuore del Sahel

onsigli di stagione

Orecchio

86 C

ontraccezione

89 M

n forma e… in equilibrio come i soldati americani

La formula dell’apprendimento

sicologia

Pillola: sì o no?

62 I

100 S

110 F

orma fisica

alattie sessualmente trasmissibili

Sono in continuo aumento e i giovani conoscono poco i rischi che corrono

Le diete last minute? Fanno ingrassare

113 P siche

Parlare da soli fa bene: altro che matti!

LEGENDA Approvazione Domanda

Disapprovazione

Risposta o affermazione

Vietato dal medico

Parere non scientifico

I rimedi della nonna

Approfondimento - focus

Pericolo per la salute

116 E

cologia

Il decalogo salva acqua

121 I

l tuo bambino

In vacanza con i bambini: miti e verità

125 P &C . ets

o

Un’amica con il guscio

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Vincere lo stress Lo stress: la vera malattia professionale dei tempi moderni, che crea inevitabilmente tensioni, ansia e nervosismo, ma allo stesso tempo un male che può essere sconfitto con successo, prima che possa sconfiggere noi. E allora come giocare d’anticipo? La risposta è Villa Eden, un luogo dove salute e bellezza hanno il dono del sorriso ed il linguaggio della gioia, dove la sostenibile leggerezza del benessere è la filosofia di vita. FateVi avvolgere da un’atmosfera di puro relax e ritrovate il Vostro equilibrio naturale, immersi in un’oasi idilliaca dove sembra che il tempo si sia fermato. VILLA EDEN - OASI DI SALUTE & BELLEZZA - MERANO (BZ) - TEL. 0473 23 65 83 - www.villa-eden.com


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Salute in pillole a cura di Roberto Pavia

I POPCORN SONO UNO SNACK PERFETTO E SALUTARE La scienza promuove i popcorn come il più salutare fra gli snack. Il mais scoppiato vince il confronto con gli altri spuntini, come noccioline, patatine ma anche con le più nobili, dal punto di vista nutrizionale, frutta e verdura. Il popcorn, infatti, ha il più alto contenuto di polifenoli, antiossidanti naturali: 300 milligrammi a porzione. La pannocchia dolce ne contiene 114, la frutta 160. «I polifenoli sono concentrati nei popcorn perché contengono solo il 4% di acqua, mentre quelli della frutta e della verdura sono diluiti in 90% di acqua. Non che i popcorn possano sostituire frutta e verdura che contengono altri nutrienti che il mais non ha, ma che sono uno snack che si può consumare in alternativa ad altri spuntini che sono solo un concentrato di grassi» sottolinea Joe Vinson, del dipartimento di chimica all’università di Scarnton, in Pensilvania, autore della ricerca.

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BLUFF COMANDATO DA UNA PICCOLA AREA DEL CERVELLO Per capire se un avversario sta bluffando, come nel poker, “basta” leggere i segnali dell’area cerebrale che prende la decisione, quella temporo-parietale. Lo ha scoperto uno studio della Duke University pubblicato dalla rivista Science. È stato monitorato con la risonanza magnetica funzionale il cervello di alcuni giocatori di poker: analizzando con degli algoritmi matematici questa determinata zona, sono riusciti a predire se il soggetto avrebbe bluffato o no in base alla sua “accensione”.


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SUCCESSO PER TRAPIANTO DI VENA DA STAMINALI DEL PAZIENTE È stato un successo il primo trapianto di una vena fatta crescere in laboratorio a partire dalle staminali della paziente che l’ha poi ricevuta. Lo afferma un articolo pubblicato sulla rivista Lancet, secondo cui il vaso ha curato una bambina di dieci anni affetta da ostruzione della vena porta. La vena “di ricambio” è stata ottenuta dai ricercatori dell’università di Goteborg a partire da una porzione di vena iliaca prelevata dall’inguine di un cadavere. Il vaso è stato “lavato” di tutto il materiale vivente, finché è rimasta solo una struttura proteica. In questa matrice sono state iniettate le cellule staminali della paziente, prelevate dal midollo osseo, che in due settimane hanno formato una nuova vena pronta per essere trapiantata.

News

APP ANTI PANICO SU TELEFONINO PER CHI HA PAURA DI VOLARE È la prima applicazione italiana sulla “paura di volare” per iPhone e Android, realizzata dalla Valk Foundation (Olanda) e dal gruppo di lavoro di Palermo Paura di Volare? No Problem!. L’Applicazione fornisce informazioni sull’aerodinamica, la sicurezza, le turbolenze, i suoni e le sensazioni che si avvertono durante il decollo, l’atterraggio e la fase di crociera. Ci sono voluti 23 anni di ricerca scientifica ed empirica della Valk Foundation, centro di ricerca olandese sulla paura di volare che dal 2005 collabora con il “Laboratorio per i disturbi psicosomatici” dell’Azienda Sanitaria 6 di Palermo. L’applicazione ha un tasto anti-panico se, durante il volo, l’ansia si trasforma in qualcosa di più serio. Il passeggero potrà ascoltare la voce di un terapeuta e, insieme, mettere in pratica degli esercizi di rilassamento per abbassare il livello d’ansia.

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Tatuaggi. Pentiti alla riscossa: è boom di rimozioni Tra le fila dell’esercito dei tatuati sono sempre di più quelli che si pentono e vogliono tornare indietro. Così al business del tatuaggio potrebbe sostituirsi quello della sua rimozione a cura di Federica Sciacca

Tribali, cuori, serpenti, draghi, lettere o intere frasi, da esibire con orgoglio o da mostrare solo a qualche “eletto”: la moda dei tatuaggi, tra filosofia e vanità, sembrava solo destinata a crescere, e invece, se il numero dei tatuati resta pur sempre alto nel mondo, negli ultimi tempi la controtendenza che si registra sempre di più è quella di levarli. Secondo le ultime statistiche, infatti, circa il 40% dei tatuati apparterrebbe alla categoria dei pentiti, e anche la lista dei vip che li hanno fatti e disfatti, forse in parte sdoganando così la “nuova moda”, è già lunghissima: da Asia Argento che ne ha tolti quattro, al cantante Pharrell Williams, che stanco di tutti quelli che gli ricoprivano le braccia li ha fatti rimuovere, fino ad Angelina Jolie notoriamente patita dei tatoo, che ne ha tolti un bel po’, a cominciare da quello del nome dell’ex marito. Che sia, infatti, il ricordo di un amore che non c’è più o di una fase della vita che è già storia che appartiene al passato, oppure, semplicemente perché il pesciolino sulla natica era diventato col tempo un po’ troppo grosso, sta di fatto che molti di quei simboli che sembravano destinati a marchiarci per sempre, alla lunga, spesso, stufano. Una pratica, quella di volerli levare che, così, in qualche modo, sembra volerci ricordare che oggi quasi niente è davvero “per sempre”.

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E a pentirsene sarebbero soprattutto le donne: un dato recente che confermerebbe, infatti, i risultati di una ricerca condotta dagli studiosi della Texas Tech University, che, in alcune tra le più importanti cliniche degli Stati Uniti dove si effettuavano le terapie con il laser per la rimozione dei tattoo, già qualche tempo fa, trovarono soprattutto donne. Secondo gli autori della ricerca le cause dei ripensamenti erano dovute ai problemi che il marchio “indelebile” causava soprattutto alla sfera socia-

Il tatuaggio alle origini

Questa tecnica di decorazione corporale è stata impiegata da moltissime culture, sia antiche che contemporanee, ma prima era a quasi esclusivo appannaggio degli uomini e rappresentava una sorta di carta d’identità dell’individuo, oppure un rito di passaggio. Per molto tempo è stato un segno distintivo di marinai e galeotti, un marchio indelebile che serviva a far sentire parte di una “comunità” ristretta, solo nei tempi moderni, infatti, è diventato sessualmente trasversale e un vero e proprio fenomeno di moda. Dalla fine degli anni ‘60 e inizio anni ‘70, infatti, la cultura del tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima nelle sottoculture giovani hippy e dei motociclisti, per poi conquistare lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d’età, perdendo così però la maggior parte delle connotazioni originarie e diventando soprattutto una questione estetica.


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Attualità

Secondo le ultime statistiche circa il 40% dei tatuati apparterrebbe alla categoria dei pentiti, e anche la lista dei vip che li hanno fatti e disfatti, forse in parte sdoganando così la “nuova moda”, è già lunghissima: da Asia Argento che ne ha tolti quattro, al cantante Pharrell Williams, che stanco di tutti quelli che gli ricoprivano le braccia li ha fatti rimuovere, fino ad Angelina Jolie notoriamente patita dei tatoo, che ne ha tolti un bel po’, a cominciare da quello del nome dell’ex marito

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le: sconveniente da mostrare al matrimonio o in occasioni particolari, antiestetico con alcuni abbigliamenti, il tatuaggio rappresentava infatti un elemento a “rischio pregiudizio”, inadeguato per le signore. A volte, poi, la decisione di sbarazzarsi del tatuaggio è data anche da motivi lavorativi, per esempio nel caso in cui questi disegni evidenti nel corpo siano incompatibili con la professione scelta, oppure, non ultimo, per un fatto di salute. Infatti, come ricordano gli esperti, i tatuaggi tecnicamente sono un’iniezione sottocute di pigmento, per la precisione sotto i primi due strati di pelle, quindi, pur sempre delle “ferite”. E se è vero che i maggiori rischi per la salute, tra infezioni e allergie, si corrono soprattutto nel momento in cui il tatuaggio viene fatto, specialmente se l’operazione è portata a termine senza le minime condizioni igieniche, è anche vero che sembrano tutti concordi sul fatto che,

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Tatuaggi e alcool “a braccetto”. Attenzione però alle generalizzazioni

Secondo una recente ricerca condotta da Nicolas Guéguen dell´Université de Bretagne-Sud e dai colleghi americani della Texas Tech University, le persone con piercing o tattoo sarebbero più propense a indulgere in comportamenti a rischio, rispetto alle altre. I ricercatori, infatti, dopo aver sottoposto all´alcool test 2.970 giovani, hanno registrato più alcool proprio in chi aveva piercing o tatuaggi. Un risultato che però, come gli stessi ricercatori dicono, non va generalizzato, per non fomentare pregiudizi.

alla lunga, il tatuaggio sia nocivo per la salute del nostro organismo: più volte infatti si è parlato di allarme-inchiostro, che infatti conterebbe numerosi metalli pesanti come piombo, cromo, cadmio, nichel e titanio, di certo non un toccasana per la nostra pelle.

La rimozione dei tatuaggi negli anni è stata fatta con diversi metodi, dalla chirurgia alla salabrasione, dalla crioterapia al laser tradizionale, fino a quello di ultima generazione, il laser Q-Switched. Ognuna di queste tecniche ha i suoi pro e contro, ma comune denominatore è quello di farlo af-


Attualità © GettyImages

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La rimozione dei tatuaggi negli anni è stata fatta con diversi metodi, dalla chirurgia alla salabrasione, dalla crioterapia al laser tradizionale, fino a quello di ultima generazione, il laser Q-Switched

fidandosi esclusivamente a dermatologi ed esperti, e preferibilmente nel periodo che va dall’autunno all’ inverno. La chirurgia in particolare sarebbe ormai la meno gettonata, perché seppur capace di offrire risultati veloci e di rimuovere completamente il disegno, ha lo svantaggio di lasciare cicatrici più o meno evidenti; la salabrasione, invece, è utilizzata soprattutto per i tatuaggi molto superficiali perché, consistendo in un applicazione giornaliera di una miscela a base di cloruro di sodio, può finire per determinare un’abrasione troppo profonda e procurare anche questa una cicatrice. Il più innovativo invece, e quindi anche il più utilizzato oggi, è il laser Q-Switchet: con questo metodo, infatti, si interviene con un’altissima energia su piccolissime particelle del tatuaggio che vengono frammentate in maniera che le nostre cellule riescano man mano a spazzarle via del tutto. Il laser cioè, agirebbe vaporizzando i pigmenti in micro particelle, ma gli esperti avvertono: se il tatuaggio è molto grande, sono necessarie numerose sedute e la rimozione totale non può sempre essere garantita. Infine, ultima nota dolente per i pentiti, sono i costi del “ripensamento”: per rimuovere un tatuaggio, infatti, generalmente sono necessarie più sedute, ognuna delle quali costa dai 100 euro in su, a seconda delle dimensioni e del colore.

Con il laser Q-Switchet si interviene con un’altissima energia su piccolissime particelle del tatuaggio che vengono frammentate in maniera che le nostre cellule riescano man mano a spazzarle via del tutto. Il laser cioè, agirebbe vaporizzando i pigmenti in micro particelle, ma gli esperti avvertono: se il tatuaggio è molto grande, sono necessarie numerose sedute e la rimozione totale non può sempre essere garantita

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Medici a confronto

E(state) in salute Una stagione di divertimento e, si spera, anche di relax. Per godersela al meglio ecco i consigli che arrivano direttamente dal sottosegretario alla Salute

Ormai sono molti gli italiani pronti ad andare in vacanza, sia lungo la nostra penisola che nel resto del mondo. Ovunque abbiate deciso di dirigervi oltre ai consigli dei nostri medici che leggerete all’interno della rubrica vi forniamo anche le regole fornite dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini: «otto semplici ma importanti consigli da adottare per tutelare il benessere e la salute durante i mesi estivi», visto che «d’estate per le tipiche condizioni climatiche e l’esposizione al sole, la razione alimentare deve apportare calorie e nutrienti in quantità commisurate all’effettivo fabbisogno, ma anche bilan-

ciare adeguatamente l’equilibrio idro-salino dell’organismo». LE 8 REGOLE DA SEGUIRE: 1. Non saltare mai i pasti, ancora meglio se aggiungete un paio di spuntini, consigliamo uno a metà mattinata e l’altro a metà pomeriggio. «Le giornate sono più lunghe, generalmente si fa più movimento e si dorme meno. Per questa ragione - osserva Martini - è particolarmente importante mangiare poco e spesso sia per non sentirsi appesantiti che per rimanere in forma». Privilegiate frutta, verdura, yogurt, formaggi freschi e leggeri, carne magra e pesce cotto alla griglia.

2. No ai cibi troppo conditi o elaborati, si al gelato come pasto sostitutivo, attenzione però all’apporto dietetico durante l’arco della giornata, e poi variare. «La dieta deve essere variata ed equilibrata: il consumo a rotazione di tutti gli alimenti disponibili è la regola principale per una dieta nutrizionalmente adeguata nonché sicura sotto l’aspetto igienico: la varietà delle scelte serve infatti a soddisfare il fabbisogno di tutti i nutrienti e a diluire l’assunzione di eventuali sostanze indesiderate contenute negli alimenti». 3. Via libera al consumo «di frutta e verdura», bene i «condimenti di

origine vegetale, privilegiando l’olio d’oliva» e preferenza per gli «alimenti protettivi come il pesce e lo yogurt, che contribuisce al benessere intestinale. Lavare sempre bene le verdure prima del consumo, soprattutto se crude». 4. Sì ai piatti unici «che garantiscano un’alimentazione completa ma leggera» e ok «al piacere di un dolce ma con moderazione». 5. Bere due litri di acqua al giorno, perché «l’eccessiva sudorazione può innescare gravi problemi di disidratazione e ricordare che l’acqua del rubinetto è potabile e sicura». Consigliato poi «il consumo

di frullati, spremute, centrifugati e succhi, senza abusare di bevande alcoliche gassate e zuccherate». 6. Fare attenzione a cibi e bevande molto fredde, «possono provocare pericolose congestioni». 7. È scientificamente provato che «ridurre il sale nella dieta giova sia agli ipertesi che ai normotesi. Il consumo di sale iodato è un ottimo veicolo per apportare lo iodio nel nostro organismo». 8. Sì all’attività motoria, purché sia «graduale e adeguata allo stile di vita», evitare però le ore troppo calde.

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Pronti per partire? Non dimenticate i vaccini Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’unica vaccinazione obbligatoria è quella contro la febbre gialla, ma molte altre sono quelle raccomandate per viaggiare in sicurezza a cura di Federica Sciacca

Per viaggiare sicuri e non rischiare di contrarre malattie e infezioni più o meno gravi, diffuse nel Paese dove si è scelto di andare, trasformando così, la vacanza in tutt’altro che relax, la regola principale è quella di informarsi. «Recarsi presso uno dei centri di Medicina dei viaggi per un counselling generale è il primo passo per un turismo responsabile - esordisce il dottor Fabrizio

Pregliasco, specialista in Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Milano -. È fondamentale prima di partire alla volta di un Paese estero sapere quali sono i rischi sanitari a cui si va incontro, quali le malattie diffuse e i vaccini da fare. E farli in tempo. In molti casi, infatti, la profilassi può essere abbastanza lunga, per questo è bene cominciare almeno un mese prima».

Chi può fare i vaccini

Non ci sono categorie a rischio, ai vaccini possono sottoporsi tutti e a qualunque età. Gli effetti collaterali che possono scatenare le vaccinazioni sembrano infatti essere molto rare: solo nel 19% dei casi, come confermano gli esperti, si possono presentare arrossamenti nella zona dove è stato fatto il vaccino, e solo nel’1% può venire una febbre passeggera. Le uniche controindicazioni possono esserci per casi particolari, come le donne in gravidanza o portatori di particolari patologie.

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Cosa è un vaccino

È una sostanza che serve a stimolare l’organismo a produrre delle difese, cioè anticorpi, o cellule immunocompetenti, nei confronti di una specifica infezione. I vaccini possono essere costituiti sia da virus o batteri e quindi microrganismi vivi ma pur sempre attenuati e incapaci nell’individuo sano di causare malattia, sia da microrganismi inattivati, cioè non vivi. La somministrazione dei vaccini può essere per bocca o mediante delle iniezioni e la risposta immunitaria, generalmente, richiede da due a quattro settimane per svilupparsi. Alcuni vaccini inducono le difese sufficienti anche con una sola inoculazione, mentre altri necessitano una profilassi più lunga con più somministrazioni. La scoperta della vaccinazione si deve a Edward Jenner, un brillante medico e ricercatore inglese che nel 1796 innestò nel braccio di un bambino una piccola quantità di materiale purulento preso dalle ferite di una donna malata di vaiolo: il bambino non ebbe nessun disturbo e Jenner dimostrò che era successo perché il piccolo era diventato immune al vaiolo.

Dottore, al momento quali sono le vaccinazioni obbligatorie? La sola vaccinazione obbligatoria è quella per la febbre gialla, una malattia rara ma molto pericolosa, causata da un virus trasmesso all’uomo attraverso la puntura di zanzara del genere Aedes. Questa può essere contratta in diversi Paesi dell’Africa centrale, occidentale e orientale, e del Sud America. La vaccinazione, che burocraticamente vale per dieci anni e ha effetto da dieci giorni dopo, va fatta in ambulatori dedicati, autorizzati a rilasciare un passaporto che la certifichi ai sensi di legge.

contano 100 casi di malaria importata all’anno. Altri vaccini raccomandati sono quelli contro l’epatite A e B, che possono anche risolversi in un unico vaccino “combinato”, specialmente per tutti i viaggiatori che si recano in posti tropicali. Inoltre è importante che sempre questi ultimi abbiano uno stato di immunizzazione contro alcune infezioni molto diffuse come il tetano, la difterite, la poliomielite. Un altro vaccino che andrebbe fatto, infine, è quello contro la febbre tifoide, una malattia batterica che si contrae attraverso cibo o acqua contaminati, specialmente per chi va in Asia, Quali sono invece Africa, America centragli altri vaccini rac- le e del Sud. comandati? La lista è abbastanza Raccomandazioni lunga, ma il vaccino per tutti? consigliato cambia na- Usare il buon senso e turalmente in base alla lasciarsi guidare dai destinazione scelta. Tra consigli degli esperti a i più importanti però c’è cui ci si è rivolti precequello contro la mala- dentemente. Infine, è ria, una malattia che importante non abbasnon va sottovalutata sare la guardia anche perché dalle conse- quando è finito il viagguenze gravi e perché gio e se si hanno sintoabbastanza diffusa nel mi particolari, ricorrere mondo, tanto che si al medico.

Prof. Fabrizio Pregliasco

Virologo Università di Milano Nato a Milano nel 1959 si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano nel 1986 con lode, ha conseguito successivamente la specializzazione in Igiene e medicina Preventiva e la specializzazione in Tossicologia. Dal 1991 è Ricercatore Universitario per la disciplina Igiene Generale ed Applicata presso l’Istituto di Virologia. www.agendasalute.com

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Prendi la vita come viene. Le aspettative spesso sono solo una fregatura Il periodo di relax deve servire a liberarci dagli schemi e a conoscerci meglio. Quindi, no alle vacanze dove tutto è troppo programmato, divertimento compreso...

psichiatra dovrebbe essere anche l’occasione di scoprire parti nuove di noi stessi, un momento in cui, dal confronto tra la nostra e le altre realtà, possiamo anche provare a cambiare prospettiva: «Ma per fare tutto ciò - avverte il dottore - è necessario a cura di Federica Sciacca già partire con l’idea di aprirsi alle nuove culture ed essere tolleranti La parola “vacanza” de- viene. Dovremmo impa- nei confronti di ciò che è riva dal latino vacatio rare a svuotarci per un diverso da noi». che vuol dire “vacazio- po’, a sciogliere le prene”, cioè sospensione di occupazioni e a liberarci qualche cosa, esenzio- anche dalle aspettative ne da qualche obbligo. che spesso abbiamo Dott. Roberto Iemmi Evidentemente quindi, sulla vacanza stessa. i saggi latini sapevano Che spesso sono solo benissimo qual era l’at- una fregatura. È forse teggiamento giusto con per questo che, spescui partire in vacanza. so i viaggi improvvisati, Come sottolinea, infat- i “last minute” oppure ti, lo psichiatra Rober- quelli fatti da gruppi to Iemmi, è questo lo di persone messe inspirito con cui bisogna sieme per caso, hanno affrontare le proprie va- un grande successo: canze: la sospensione si parte senza troppe Specialista delle nostre parti più ri- pretese, non si sa quel- in Psicoterapia gide e l’allontanamento lo che succederà e chi si Laureato in medicina da tutti i doveri, da tutti incontrerà, e ogni cosa e chirurgia nel 1983, gli schemi che ci accom- nuova e inaspettata è specializzato in psichiatria, pagnano durante l’anno. solo una bella sorpre- esercita la libera «La nostra vita è sem- sa. A differenza, inve- professione come pre più stressante, per ce, della vacanza dove psicoterapeuta questo la vacanza deve tutto è programmato, e bio-sessuologo a Reggio servire proprio a met- dove non c’è neanche lo tere in pausa questo spazio per il relax e ogni Emilia, interessandosi nostro stato di ansia momento è destinato a principalmente di ginecologia quotidiano. In vacanza qualche attività, o addi- nell’adolescenza, sessualità, dovremmo solo sentir- rittura dove spesso ci si informazione ed educazione ci liberi di fare ciò di cui trova perfino nella con- sessuale, alterazioni abbiamo voglia, senza dizione di essere quasi nella definizione di genere, programmare troppo, e “costretti a divertirsi”». disturbi alimentari prendere la vita come Partire, infine, ricorda lo e disagi relazionali.

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I farmaci salva-vacanze Dott. Paolo Giarrusso

Il consiglio degli esperti? Le medicine da portare non devono essere troppe, ma solo quelle indispensabili, meglio evitare il “fai da te” e fidarsi dei medici del luogo a cura di Federica Sciacca

Medico di Famiglia Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Palermo, è specializzato in “Malattie dell’apparato digerente”. Medico di base dal 1982, attualmente è membro della redazione del periodico nazionale della FIMMG “Avvenire medico”. È responsabile editoriale di “Palermo Medica”.

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I vacanzieri lo sanno: purtroppo gli imprevisti non vanno “in vacanza”. Per questo nella lista delle cose da mettere in valigia, tra costumi, cappelli e la voglia di svago, è bene anche non dimenticare di portare i medicinali che, in caso di emergenza, potrebbero essere utili per fronteggiare eventuali malesseri. Ma non troppi. Infatti, come spiega il dottor Paolo Giarrusso, medico di medicina generale e membro della redazione di Avvenire Medico «Il bagaglio del pronto soccorso va limitato al massimo,

perché per qualsiasi patologia, e in qualsiasi Paese ci si trovi, è sempre meglio evitare il “fai da te” e rivolgersi agli operatori sanitari della zona, soprattutto se ci si trova all’estero dove, magari, sono diffuse delle patologie di cui, a maggior ragione i medici del luogo, hanno più conoscenza».

sono state consigliate dagli esperti prima di partire, in base alla destinazione scelta. Quali invece le medicine che possono sempre tornare utili? Ovunque si vada, va portato con sé il paracetamolo, che serve come antidolorifico

e per la febbre, un antistaminico per le punture di zanzare, e un antidiarroico per combattere la famosa “diarrea del viaggiatore”, ma anche articoli medicali di pronto soccorso come bende, cerotti, salviette igienizzanti e il ghiaccio spray, efficace in caso di cadute.

La vera precauzione? Il buon senso

In vacanza è bene non sperimentare farmaci che non sono mai stati assunti, e nel caso in cui non si possano portare le medicine a cui siamo già abituati, un buon consiglio è quello di prendere nota dei principi attivi che le compongono per trovare nel Paese in cui ci si trova un farmaco analogo. Inoltre, è buona norma prima di partire farsi rilasciare dal medico di famiglia una copia della propria cartella clinica, un riassunto clinico dal quale Quindi, dottore, cosa risultano le principali patologie di cui un individuo mettere in valigia? è affetto e l’eventuale presenza di allergie, in modo Principalmente le me- da aiutare i colleghi fuori casa nella diagnosi e cura dicine che si è soliti asdelle infezioni insorte. Infine, avverte il dottore: sumere, e in quantità sufficiente da coprire «La vera cosa fondamentale per la prevenzione, tutti i giorni della va- però è sempre quella di portare con sé il buon senso. canza, oltre a quelle che Che non si compra in farmacia».


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Un metro e ottantanove per ottantotto chili, sguardo tagliente, fisico statuario, orecchino e cresta in testa. Del giovanissimo “Supermario”, all’anagrafe Mario Balotelli, è difficile non sentirne parlare anche solo per qualche giorno di fila. E non soltanto a ridosso delle grandi competizioni, come quella degli Europei 2012 che ci ha visto arrivare in finale anche e soprattutto grazie a lui, ma sempre. Senza stagioni. Già, perché questa star del pallone, nata nel quartiere Borgo Nuovo di Palermo da genitori ghanesi, e cresciuto a Brescia dalla sua famiglia adottiva, in effetti, nella sua lunga carriera di sé ha fatto molto discutere. E se lo ha fatto certamente in quanto “fenomeno”, come il bomber che a suon di dribbling, assist, goal incanta tutti, come il ragazzo che già a 18 anni veniva considerato tra i primi 20 giovani calciatori under-23 al mondo, “Balo” ha fatto discutere di sé anche e tanto per il suo carattere. Viziato, egocentrico, scontroso, arrogante sono, infatti, solo alcuni degli aggettivi che gli vengono affibbiati da fan, allenatori, colleghi e spettatori, che sembrano a volte quasi col fiato sospeso in attesa che ne combini una delle sue, tra risse, esplosioni dentro e fuori dal campo, ritardi e “bravate”. Lo accusano di vivere al di sopra delle regole, di non saperle rispettare, di avere tanto, troppo, senza saperlo apprezzare. E di non sapere gioire, perfino quando fa goal strepitosi. E anche i suoi stessi amici ammettono che lui è un po’ fuori dalle righe. Eppure, quello che dicono è anche altro. Dicono, come ha fatto Scott Ogilvie,

un suo amico inglese, che chi sta davvero dietro la maschera di “ragazzone difficile e scontroso” in realtà è un ragazzo d’oro, uno su cui si dicono molte cose non vere. «Non credete ai tabloid su quello che dicono di lui - ha detto -. Leggendoli a volte io e Mario saltiamo dalla sedia, s’inventano un sacco di storie false. Passo tutto il tempo libero che ha con lui, conosco Mario “persona”, non il personaggio ed è un uomo divertente e generoso. Anche se è vero che è anche un po’ matto - dice -. Ad esempio lo scorso Natale non sapeva cosa fare, allora si è vestito da Santa Klaus, si è messo la barba folta per non farsi riconoscere e ha cominciato a girare le strade di Manchester a regalare soldi a tutti». Nel suo sito ufficiale spunta anche fuori che il ragazzo “arrogante e che non ride mai” sostiene Medici Senza Frontiere, una onlus in provincia di Mantova, e che ha devoluto il suo compenso come testimonial di uno spot TV per completare la costruzione di una scuola per i bambini sudanesi di un villaggio di cui è originario un suo amico. E si legge anche che ha trascorso il Natale 2007 e 2008 in Brasile, ospitato dalle missionarie Suor Claudia Strada e Suor Raffaella Corvino e dai ragazzi di una favela. Allora, la domanda nasce spontanea: ma chi è veramente? Chi è quell’uomo che non esulta quando fa goal, piuttosto esplode? Anche se, a volte, invece, basta una parola sussurrata all’orecchio da un compagno come Leonardo Bonucci, per farlo sciogliere in un abbraccio? «Le critiche ci sono sempre - ha det-

Le critiche ci sono sempre. Ma servono per migliorare. Io non temo nulla e non devo dimostrare niente a nessuno: chi è il “Mario persona” tanto lo so soltanto io

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Tra genio e sregolatezza Il giovane campione che con una doppietta ha fatto sognare gli italiani nella semifinale degli europei contro la Germania, è protagonista indiscusso nel mondo del calcio per i suoi “colpi di testa”. Calcistici e non. Ma chi c’è dietro la maschera? a cura di Federica Sciacca

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to lui stesso qualche tempo fa alla stampa - Ma servono per migliorare. Io non temo nulla e non devo dimostrare niente a nessuno: chi è il “Mario persona” tanto lo so soltanto io». Perché comunque sia, “Mario persona”, come tutti d’altronde, si porta dietro una storia, fatta di intimità, di vissuti privati, magari anche molto lontani dai luccichii di oggi, dalle auto scintillanti e dai riflettori accecanti. E certamente


Mario Balotelli

la sua non può non dirsi speciale. “Balo” nasce nel 1990, e non è un supereroe. Tutt’altro, a leggere la sua biografia. Da piccolo, infatti, non sta neanche bene e ha bisogno di cure a causa di una malformazione intestinale, anche per questo i genitori ghanesi con cui vivrà solo fino ai due anni si rivolgeranno agli assistenti sociali. Così, prima c’è il ricovero in ospedale dove sta per qualche tempo, e poi, l’affidamento

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Mario Balotelli

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alla famiglia Balotelli da cui riceve però l’amore e tutto ciò di cui ha bisogno un bambino. E poi arriva il pallone, quello che da ragazzo di un Paese straniero, “normale” nelle sue debolezze e fragilità, lo trasformerà in un supereroe, un duro dallo sguardo impenetrabile, e gli farà cambiare una maglia dopo l’altra: a cinque anni quella dell’oratorio parrocchiale di Mompiano, a 15 anni quella del Lumezzane, a 16 quella

dell’Inter, a 20 quella del Manchester City. Fino a quella azzurrissima della nazionale: roba da fuoriclasse insomma, da campioni. Forse fuoriclasse imbronciati e scontrosi, ma pur sempre tali. Quella di Supermario, così, è una storia a sé, magari non tanto facile da giudicare, nonostante la tentazione di scagliarsi contro i suoi “colpi di testa”. Perché forse niente, è davvero come sembra. Dicono che non si emozioni

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Nel suo sito ufficiale spunta anche fuori che il ragazzo “arrogante e che non ride mai” sostiene Medici Senza Frontiere, una onlus in provincia di Mantova, e che ha devoluto il suo compenso come testimonial di uno spot TV per completare la costruzione di una scuola per i bambini sudanesi di un villaggio di cui è originario un suo amico

mai, ma per la nazionale lo ha fatto, senza nasconderlo, e ha anche emozionato: l’immagine di lui con la posa da culturista, i pugni chiusi e lo sguardo che non perdona, lì i mezzo al campo, dopo il goal fatto alla Germania passerà alla storia, e anche se oggi il sogno degli europei è svanito, con la vittoria clamorosa dei “cugini spagnoli”, la partita di Mario Balotelli, quella personale, lui con i suoi soli 22 anni, è ancora tutta da giocare.

Diventerà papà

Da tempo si vociferava una presunta paternità di Mario Balotelli, dopo che la sua ex fidanzata, la showgirl Raffaella Fico, si era fatta paparazzare in giro con qualche rotondità di troppo. Poi, è arrivata la notizia ufficiale della gravidanza. L’ex naufraga de L’isola dei famosi ha infatti confessato alla stampa: «Ho chiamato Mario mentre era in ritiro con la nazionale, il giorno prima della partita contro la Germania e gli ho detto: “Ti ricordi il nostro sogno di diventare genitori? Ecco, quel sogno è diventato realtà. Aspetto un bambino. Il tuo bambino”. Lui, dapprima è rimasto in silenzio - ha continuato -, e poi si è lasciato andare: “Mi hai dato la notizia più bella del mondo». E il giorno dopo, in campo, ha segnato due goal. Balotelli ha affidato i suoi pensieri a un comunicato stampa dove chiede la prova del DNA.

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Famiglia & cucina: gli ingredienti vincenti Dentro tanto successo Benedetta non perde la bussola, per lei al primo posto vengono sempre i figli e il marito a cura di Elvira Loggia

Nata ad Alessandria, laureata in Lettere moderne a Milano, nel 1999 è diventata giornalista professionista (“Antipasto”). Da lì è sbarcata a casa Mediaset, dove per 15 anni ha curato la pagina dello spettacolo di Studio Aperto (“Primo”). Nel 2008 ha ideato la rubrica di grande successo “Cotto e mangiato” (“Secondo”), pubblicando nel frattempo una serie di libri che l’hanno sempre confermata campionessa di vendite, raggiungendo ogni volta la vetta delle classifiche (“Contorno”). 
D’altronde, quando si parla della “neoregina dei fornelli”, Benedetta Parodi, come resistere alla tentazione di parlare per metafore culinarie? L’idea del menù scatta praticamente d’istinto, considerato tra l’altro il fatto che oggi la trasmissione tutta sua, su La7, si chiama appunto I Menù di Benedetta. 
Lei, spiritosa, elegante, la seconda giornalista di casa Parodi, infatti, la passione per la cucina non l’ha mai né nascosta né abbandonata: «Coltivo questo amore fin dai tempi dell’università, mi rilassava, prima di un esame preparavo la torta di mele e la parmigiana di melenzane»: ha dichiarato in un’intervista. Passione questa, seconda solo a quella per la sua famiglia (e qui arriviamo al “Dolce”): cioè per suo marito Fabio Caressa, giornalista sportivo, e per i suoi tre figli, Matilde, Eleonora e Diego. Tutti, come lei stessa confessa, al primo posto nella lista delle cose che contano nella sua vita. Le sue ammiratrici dicono di amare di lei la semplicità con cui spiega le ricette e quell’aria familiare con cui conduce le sue trasmissioni. Una cucina dall’aspetto semplice, un ospite (non per forza famoso, piuttosto

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Reginette a confronto

Antonella Clerici vs Benedetta Parodi. Il confronto è spontaneo ma attenzione, nessun antagonismo: Benedetta dice di non sentire affatto rivalità e che la conduttrice de La prova del cuoco anzi, le sta simpaticissima. «È una donna spiritosa, golosa e naturale, non posso che dirne bene. La Clerici è una star televisiva, io non ho mai condotto il Festival di Sanremo - ha dichiarato-. Mi piacerebbe invitarla alla mia trasmissione almeno una volta, avremmo un sacco di cose da raccontarci. Andiamo in onda alla stessa ora, ma credo ci sia spazio per tutti. Io e la Clerici siamo sempre andate bene, sia in tv che in libreria». Insomma nessuna smania da competizione. Sarà il cibo a rendere tutti più buoni...

amici e parenti), il suo sorriso, padelle, palette, e ricette facili da farsi: sono, infatti, a quanto pare, i veri ingredienti vincenti della sua rubrica culinaria in onda tutti i giorni per un’ora. Una bella conversione da giornalista a chef, quindi, insieme a un passaggio di rete, quello da Mediaset a La7, che non ha mancato di “creare il caso”, e che a quanto pare ha fatto anche da traino a quello della sorella maggiore (come ha annunciato l’amministratore delegato di Telecom Italia Media, Giovanni Stella, infatti, anche Cristina Parodi, approderà sullo stesso canale per condurre una trasmissione sulla scia di Verissimo, nella fascia pomeridiana).
Benedetta dice di non avere mai avuto, in effetti, “il sacro fuoco del giornalismo d’assalto, e di essere stata molto contenta della sua scelta, sostenuta soprattutto da suo marito”. Una donna che ha dimostrato così di sapere

cogliere le sfide e di saperle anche vincere, visto che la trasmissione che conduce oggi è molto seguita e amata dal pubblico. «La gastronomia è un’arte che stimola il buon umore con aromi e colori. Quando una persona arriva da una giornata di lavoro e non ha la possibilità di mangiare fuori tutte le sere, mettersi ai fornelli può essere molto rilassante. Cosa c’è di più bello dell’inventarsi, di volta in volta, ricette sfiziose usando semplici ingredienti che tutti noi abbiamo sempre nel frigorifero?» ha dichiarato. La sua specialità, infatti, sono piatti d’effetto ma facilissimi da fare, anche con gli avanzi del frigo. Dice di sentirsi felice soprattutto quando pensa al fatto di riuscire così a semplificare la vita delle donne in cucina, dando loro idee nuove. Anche se, sottolinea spesso, non ha una vera formazione da cuoca. Inoltre, alle dritte su come prepa-


Benedetta Parodi Š GettyImages

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LA RICETTA NUMERO 1 Farina, strutto, lievito e latte: eccola servita la piadina romagnola, la ricetta della prima puntata de I Menu di Benedetta, fatta il 19 settembre 2011, con l’aiuto della bellissima Anna Falchi. In un certo senso la sua numero 1. Ecco gli ingredienti:
½ kg di farina, 70
gr di strutto,
½ bustina di lievito per torte salate, 1
cucchiaino di miele, 1
bicchiere scarso di latte, 2
cucchiani di sale. Preparazione:
sciogliere lo strutto e unire la farina continuando a mescolare; fare intiepidire il latte e scogliere il miele e il sale. Unire il latte tiepido all’impasto poco per volta e lavorarlo per 10 minuti; aggiungere il lievito e far riposare l’impasto. Tagliarlo a piccoli tocchi e stenderli con il matterello a forma di piccoli dischi. Farli cuocere in padella punzecchiandoli con la forchetta; una volta cotti, farcirli a piacimento e... mangiarli. famiglia oppure leggendo. Lo sport non è la sua passione, più che altro s’impone di farlo per tenersi in forma e continuare a sfoderare sullo schermo la sua silhouette perfetta sui tacchi alti. Così, frequenta la palestra due, tre volte a settimana con le amiche. Infine, oltre ai libri di cucina dice di averne scritto uno che ha per protagonisti i suoi figli, un fantasy, al momento però, chiuso in un cassetto. © Webphoto

rare piatti da acquolina in bocca, durante la sua rubrica, Benedetta ama aggiungere anche suggerimenti sull’allestimento della tavola, ma anche in questo caso senza tirare in ballo decorazioni costose o articoli introvabili, ma semplicemente usando frutta o altri oggetti comuni.
E nel tempo libero? Dubitiamo che lo passi ancora cucinando. Adesso dice di rilassarsi giocando con i suoi figli e dedicandosi alla sua

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Il ritorno dopo L’attore ha raccontato la sua esperienza di sofferenza in un libro dedicato al padre venuto a mancare, ed è tornato in tv. Il futuro? Forse un altro libro, ma di pura fantasia, per ricominciare a sognare a cura di Federica Sciacca

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Flavio Insinna

Sorridente, appassionato, trascinante, era più o meno questa l’immagine a cui il popolare attore e presentatore, Flavio Insinna, ci aveva abituato al di qua dello schermo. Ma poi era arrivato il dolore, uno dei pochi sentimenti a renderci tutti

Molto spesso diamo per scontato la famiglia consideriamo i nostri genitori eterni, ma non lo sono. Bisogna ricordare a chi ancora ce li ha di goderseli: ogni minuto passato col broncio in una stanza è un momento perso che non ritorna più

così umanamente uguali: il padre a cui era visceralmente legato, infatti, era venuto a mancare, facendogli perdere per un po’ la felicità per la vita, facendogli mancare la terra sotto i piedi. Il mattatore della tv, così senza perplessità, aveva detto stop alla tv, aveva scelto di non ostentare nessun falso buon umore, di non fingere allegria, di non indossare maschere, e per un anno, con l’animo stroncato, si era dedicato solo alla sua famiglia, deciso a prendersi cura solo di “quello che rimaneva del suo branco”. «Quando mio padre è morto sono rimasto settimane sdraiato per terra a guardare il soffitto, ero scarmigliato e ingrassato. È stato un anno terribile, micidiale, bruttissimo per la mia vita privata. Senza mio padre siamo soli. La vita si è fermata, per me, per mia madre, per mia sorella. Una perdita che niente potrà ripagare»: aveva confessato in un’intervista. Ma poi pian piano, anche grazie alla fede, Flavio Insinna ha vinto la depressione ed è “tornato”. Prima con la pubblicazione del suo libro autobiografico dedicato al padre, un memoir sulla lunga adolescenza di un eterno Peter Pan costretto a diventare responsabile, poi il ritorno in tv. E oggi a leggere “Neanche con un morso all’orecchio”, il libro in cui ha raccontato il percorso faticoso che ha affrontato dopo la morte del papà, Flavio Insinna appare sotto un’altra luce. Ha raccontato che il libro non è stato scritto per sfogarsi, come per una terapia: «Avevo un impegno precedente per un’autobiografia. Ho sempre saputo che avrei scritto un libro: l’episodio da cui è stato tratto il titolo l’avevo scritto a 13-

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14 anni. Da ragazzino, infatti, già scribacchiavo, e sapevo che quello sarebbe stato il titolo del mio libro, non so perché, per questo bisognerebbe chiedere a uno psichiatra - ha detto ridendo durante un’intervista radiofonica -. Ho rifiutato

la tristezza

Un eterno Peter Pan?

Nonostante i suoi 45 anni, non ha mai lasciato la casa dei suoi e per questo gli è stata spesso affibbiata l’etichetta di Peter Pan, ma lui spiega: «Avrei potuto andarmene da casa, sono un privilegiato da questo punto di vista, ma la scelta di restare con i miei è stata un scelta d’amore. Questo mestiere mi ha dato tanto ma mi ha anche portato via, per tantissimi anni, molte cose della vita, e non sono riuscito a fare una famiglia. Ho preferito non diventare né padre né marito per un atto di coscienza, piuttosto che diventarlo in maniera “garibaldina”, e sentirmi dire “non ci sei mai”. Avendo avuto una famiglia che mi ha amato da morire non posso dare meno di quanto mi hanno dato loro».

molte volte di scrivere un libro, ma non per snobbismo, credo solo che debba scrivere chi pensa di avere davvero qualcosa da dire. Il libro all’inizio era la storia di una famiglia normale, poi le cose sono peggiorate, nei giorni in cui ho scritto stavo peggio e ho scritto dei capitoli che non avrei mai voluto, come quelle degli ultimi mesi del mio papà. Questo racconto per me è una grande dichiarazione di amore». Neanche con un morso all’orecchio è, infatti, un libro in cui si susseguono i suoi ricordi, quelli legati al padre e alla sua famiglia, intervallati da grandi dichiarazioni di amore da continui slanci di affetto nei suoi confronti. Un libro che è stato anche

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un grande successo dal punto di vista dei lettori, come lui stesso ammette: «La cosa più bella è stata la condivisione che è venuta fuori: mi sono arrivate tantissime lettere di persone che si sono riviste nei miei stessi sentimenti. Sono felice perché questo libro ha evidentemente creato dei legami affettivi. Molto spesso diamo per scontato la famiglia - ha detto-, consideriamo i nostri genitori eterni, ma non lo sono. Bisogna ricordare a chi ancora ce li ha di goderseli: ogni minuto passato col broncio in una stanza è un momento perso che non ritorna più. Questo è un messaggio che vorrei dare ai giovani: è ora il

momento di abbracciarli, volergli bene, ascoltarli, imparare da loro». Ancora oggi, confessa, che quando si trova davanti a delle scelte, avrebbe voglia di chiedere a suo padre consiglio: «Loro sono la misura di tutte le cose. Io tornavo a casa e mi potevo confrontare anche con uno sguardo, capire se avevo sbagliato. Quando mi hanno proposto un nuovo gioco su Canale 5, il primo pensiero è stato “devo chiedere il parere a papà”». Poi, da solo però, ha scelto di tornare sul piccolo schermo, e lo ha fatto con il game show Il braccio e la mente, un altro tassello, dopo la rinascita, che ha aggiunto alla sua lunga carriera partita nel lontano 1990 dalla scuola di Gigi Proietti, suo indiscusso maestro, e continuata in un susseguirsi di impegni tra cinema, teatro e televisione. Una carriera di attore, o di “artigiano” come preferisce definirsi lui, e di presentatore che lo ha anche visto fare incetta, nel tempo, di riconoscimenti e premi televisivi. E adesso? Quali i progetti per il futuro ritrovato? «Forse un secondo libro - dice - ma stavolta un romanzo d’amore, totalmente fantastico, e magari un ritorno al teatro».

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Nutrire la mente e non solo...

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Ampliare i propri orizzonti può aiutarci a scoprire cose nuove e interessanti, soprattutto utili. Il consiglio migliore è: “assaggiare” sempre un po’ di tutto. Non solo a tavola, ma anche in tv, con programmi che oltre a svagarci stimolano la curiosità. Conoscere realtà diverse dalla nostra, imparare a curare la propria salute anche grazie ai rimedi vegetali...

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Massimo Ferrario, il direttore della “tv della cultura”, Rai 5, parla con noi di questa rete, “una grande vetrina di ciò che c’è di più bello nel mondo”, e confessa: «Per me essere al vertice di Rai 5 è davvero istruttivo e divertente. Invito la gente a superare “la pigrizia dei canali dall’1 al 7. Dopo c’è molto altro»

Fin dal suo esordio avvenuto nel 2010, il canale Rai 5 nasce sotto la bandiera della transmedialità e dalla cultura, con l’idea di cerare un rete senza un “target da colpire”. Piuttosto un insieme di stili di vita e di interessi con i quali “risuonare”. Obiettivo riuscito, direttore Ferrario? Direi di sì. Ho preso le redini della rete circa un anno fa e da allora abbiamo cercato di mandare in onda programmi sempre più validi, e man mano che le formule funzionano le standardizziamo ma è un lavoro di continuo affinamento, siamo continuamente tesi a migliorare il prodotto. Qual è la linea che seguite nella realizzazione del palinsesto? Cerchiamo soprattutto, sempre più di tematizzare le giornate sempre puntando sulla cultura: così il venerdì è dedicato ai viaggi, il sabato al teatro, la domenica ai docufilm, il martedì al grande cinema e, da non molto, il mercoledì alla scienza. Un’idea nuova che abbiamo visto essere molto apprezzata dal pubblico. Sicuramente nel futuro continueremo a puntarci. Lei è lo scopritore di tutta una serie

di programmi cultural-intellettuali che questa emittente sta mandando in onda, quali sono quelli di maggiore successo? Sono molto soddisfatto perché sono moltissimi. Da quelli sui viaggi a cui abbiamo dedicato tanto spazio, alle dirette teatrali che solo quest’anno sono state 7: un vero record. Ma anche programmi come il “David Letterman Show” o “La terra vista dal cielo”… Quello che cerchiamo di fare è soprattutto di far vedere le cose al nostro pubblico da un altro punto di vista. Non facciamo didattica, cerchiamo solo di incuriosirlo: confesso che, infatti, per me

essere direttore di questa rete è davvero istruttivo e divertente. Secondo lei qual è la forza di Rai 5? È una grande vetrina del mondo di ciò che c’è di più bello: dal teatro alla moda, dall’architettura ai viaggi, dalla musica allo stile. Credo sia questa la sua forza. Cosa vorrebbe dire al grande pubblico? Vorrei solo invitare la gente a superare la pigrizia di pensare che i tasti vadano dall’uno al sette, credo che ci sia anche molto di più: bisogna abituarsi a sceglierseli i propri canali che ormai sono tantissimi.

Massimo Ferrario

Pilota di aerei di turismo e con una passione per le auto e le moto storiche, l’attuale direttore di Rai 5, Massimo Ferrario, iniziò la sua carriera di imprenditore nel 1979 fondando una piccola azienda informatica. Poi decise di dedicarsi anche alla politica, iscrivendosi alla Lega Lombarda-Lega Nord, e ricoprendo, successivamente, diversi incarichi. Fu nominato poi nel 2002 direttore del Centro produzione Rai di Milano, incarico che mantenne fino al 2004, quando diventò direttore di Rai 2. Due anni dopo tornò alla guida del Centro produzione Rai, fino al 20 luglio 2011 quando fu nominato direttore di Rai 5.

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La Toscana si tinge d’oriente: al via la terza edizione del Festival Il richiamo e il fascino delle terre dell’Est per quattro giorni sbarcheranno in Toscana per stupire e incantare il pubblico con la magia del Sol Levante

stre fotografiche, concerti, cerimonie tradizionali, danze e spettacoli folkoristici. E come dimenticare, poi, in materia d’oriente, le atmosfere degli affollatissimi mercati tradizionali e dei bazar orientali? Stoffe, amuleti, incensi, abiti, spezie, campane tibetane, kimoni e scatole cinesi: i visitatori del festival potranno perdersi tra questi e molti altri prodotti tipici dei paesi orientali, proposti dai circa 500 espositori presenti. Infine, spazio anche agli amanti del benes-

sere, che potranno sperimentare gratuitamente decine di terapie tradizionali, visitando il settore della salute con i suoi padiglioni dedicati alle terapie olistiche e alle discipline bionaturali. E tra un bazar, un massaggio di shiatsu e lo spettacolo dei contorsionisti vietnamiti, sarà anche possibile godersi le gioie del palato, assaporando i prodotti tipici della cucina orientale tailandese, indiana, giapponese, cinese, filippina, mongola, marocchina, tibetana, nepalese e di tutte le tantissime altre nazioni presenti, in una grande area preallestita oppure direttamente nei loro stand, che resteranno aperti dalle 10 alle 21:30 per tutti i quattro giorni. Oriente. Terre dal fascino e dalle leggende millenarie, custodi di una cultura misteriosa e seduttiva, dai sapori esotici, in cui immergersi, pur restando nel nostro paese. È questa, infatti, la mission del Festival dell’Oriente, l’happening che, giunto ormai alla sua terza edizione, dall’1 al 4 Novembre prenderà vita in Toscana al complesso fieristico “CarraraFiere”, travolgendo il pubblico nostrano in un turbinio di eventi emozionanti, per far vivere tutta la magia dei sapori e dei colori di un continente sconfinato: dai concerti dei grandi interpreti del Sol levante alle sinuose danze orientali, dalle lezioni dei maestri del the ai massaggi shiatsu, dagli origami al matrimonio indiano, dalla cura dei bonsai alle lanterne galleggianti. E ancora l’arte dell’ikebana, le danze sciamaniche tibetane, i bazar e tanto altro. Nei tre palchi e nelle aree allestite dalle ambasciate e dai consolati dei paesi orientali presenti, infatti, si susseguiranno, mo-

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Alla scoperta dei benefici di erbe e piante Il volume-documento è l’ultima fatica di Ivo e Valentina Bianchi, i due esperti di medicina complementare, padre e figlia che spiegano con facili schede tecniche come imparare a curarsi con le piante Ci sono spesso nelle nostre tavole per insaporire le pietanze e profumarle, eppure a volte non sappiamo neanche a cosa servono. Per esempio, sapevate che il basilico aiuta la digestione? E che la cannella è utile per controllare l’equilibrio glicemico, mentre l’origano può contrastare infezioni batteriche intestinali? Allora, è stato pensato anche per voi il Manuale di terapia vegetale, l’ultima fatica di due esperti di medicina integrativa che in 500 pagine spiegano, con schede tecniche specifiche, chiare e immediate, come curarsi con le piante e con le erbe, dando consigli e indicazioni sui benefici che da queste possiamo trarre, trattando così un argomento spinoso, quella della medicina integrativa, spesso etichettata invece come medicine alternativa. «Qui di alternativo alla medicina tradizionale non c’è niente - spiegano, infatti, gli autori-. Se è vero che non tutte le problematiche sono curabili con rimedi naturali, è altrettanto vero che per malattie gravi, l’integrazione tra farmaci tradizionali e, appunto, complementari,

Gli autori

Il volume è scritto a quattro mani da padre e figlia: lei è Valentina Bianchi, una naturopata, diplomata presso l’Istituto Rudy Lanza, che lavora utilizzando terapie naturali in particolare nel campo dietologico e dei complementi alimentari, e collabora già da oltre dieci anni con il padre, il dottor Ivo Bianchi. Lui, medico omeopata riconosciuto a livello internazionale, esperto nell’ambito della medicina naturale, e da sempre impegnato nella ricerca omeopatica, è già autore di più di venti libri e di moltissime pubblicazioni scientifiche.

può aiutare a stare meglio. Inoltre, una gran parte dei farmaci oggi in uso sono di derivazione vegetale e non dovrebbe quindi stupire il fatto di parlare con convinzione del loro ruolo chiave. Il fatto è che però, oggi, la consuetudine è quella di parlare della molecola chimica, non tanto della pianta da cui questa è ricavata». Un’enciclopedia, dunque, nata in primis

per spiegare cosa è davvero la medicina integrativa e quali sono le funzioni e l’uso di un numero impressionante di piante, ma destinata anche ad un pubblico non necessariamente di tipo sanitario: a corredo dell’opera, edita da Mos Maiorum Edizioni, infatti, alcuni cenni storici sull’argomento fanno si che l’interesse si allarghi anche ad un pubblico molto più vasto.

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S.O.S. sole: i prodotti per prenderti cura della tua pelle Il sole, ormai lo sappiamo bene, non è solo responsabile della nostra tintarella: se preso a dosi eccessive e senza i prodotti giusti, infatti, sono molti i rischi a cui ci espone, dall’invecchiamento cutaneo alle scottature, fino all’eccessiva produzione di radicali liberi. Per questo è fondamentale, nel periodo estivo più che mai, utilizzare prodotti, tra creme, essenze e integratori, che rispondano adeguatamente ai bisogni della nostra pelle. Con azioni calmanti, rinfrescanti e riparatrici The Guardians è l’antiossidante completo di Solgar Italia Multinutrient S.p.A., nato per combattere l’azione dei radicali liberi conseguenti all’esposizione solare. Questi, infatti, sono molecole altamente reattive che penetrano velocemente nella struttura della cellula e possono colpirla a tutti i livelli innescando reazioni a catena dagli effetti spesso devastanti: scegliere così un’associazione completa e bilanciata di antiossidanti come l’antiossidante The Guardians, e non uno singolo, consente quindi un potenziamento d’azione e aiuta l’organismo a combatterli in maniera più efficace. Per donare sollievo dopo una scottatura da esposizione prolungata al sole, il rimedio naturale firmato Green Remedies, è invece Solaris Essence. Un prodotto nato dalla combinazione di più essenze, utili a calmare il bruciore delle scottature e anche, sfruttando l’azione delle essenze floreali sulla sfera emozionale a scopo curativo, a favorire allo stesso tempo l’eliminazione della paura degli effetti negativi delle radiazioni. Solaris Essence è, infatti, di grande aiuto per le persone che non sopportano il caldo, e riduce significativamente la quantità di radiazioni assorbite dal sole. Il prodotto in gocce, va assunto sotto la lingua, subito dopo l’episodio, e poi la mattina e la sera.

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Da Hino®, l’unica linea di dermocosmetici per la skin care al 99% di derivazione naturale, ipoallergenica e certificata Eco Bio, il prodotto più innovativo creato per idratare la pelle “assetata” è la crema corpo Renaissance Body Cream: un prodotto dalla texture delicata che con la sua spiccata azione antiossidante per contrastare le alterazioni cutanee, è capace di donare alla pelle un aspetto più luminoso e una sensazione di rigenerazione, migliorandone anche la tonicità grazie alla presenza di principi attivi che favoriscono il mantenimento della fisiologica elasticità cutanea.



Stili di vita

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8 modi per godersi davvero l’estate a cura di Milena Scoto

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Stili di vita

Ritrovare il contatto con la natura

Passeggiate in spiaggia o nel verde dei boschi, aria pulita, cibi sani. Riscoprire il contatto con la natura e i suoi ritmi fa bene allo spirito e al corpo. Che si tratti di mare o montagna, non importa. Prove sempre maggiori suggeriscono che sia la salute fisica sia quella mentale risentono positivamente del contatto con la natura: il corpo infatti trae beneficio dalla maggiore attività fisica che offre “Geneticamente il genere umano questo tipo di vacanza, mentre i paesaggi naturali hanno un effetto rilassante si è evoluto per esplorare e per rischiare, e migliorano l’umore. non per vivere la vita sedentaria di città”. Infatti il cervello umano, quando si fa un’attività estrema, produce lo stesso tipo di neurotrasmettitori coinvolti nelle sensazioni del piacere, per questo motivo vi è una certa attrazione nei confronti di esperienze tese a superare un limite. Ovviamente, prima di dedicarsi a uno sport del genere, è importante Sì alle vacanze studio all’estero, non solo per i ragazzi ma anche per gli adulti. un’adeguata preparazione atletica. Imparare a parlare lingue diverse fa bene alla salute, almeno a quella della mente, mantenendola giovane. Infatti, per questo motivo, gli anziani che parlano più lingue si dimostrano più lucidi e pronti rispetto ai coetanei che conoscono una sola lingua. Il motivo sarebbe da ricercare nei nuovi legami cerebrali che si formano quando si parlano lingue diverse.

Provare uno sport estremo

Imparare una lingua

Dare energia nuova al rapporto col partner

Il rapporto di coppia, spesso con la routine si logora e perde smalto. L’estate, quando si è più liberi da stress e preoccupazioni, è il momento giusto per ridargli un po’ di verve. Come? Sperimentando, insieme, esperienze nuove, cosa che in vacanza è molto più semplice. È questa la ricetta di Arthur Aron, professore di psicologia sociale alla State University di New York: le esperienze nuove attivano nel cervello un “meccanismo di ricompensa” con un aumento di dopamine e norepinefrine, le stesse sostanze coinvolte nella fase dell’innamoramento.

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Leggere il libro che è da mesi sul comodino

In estate, lontani dallo stress della vita di tutti i giorni, la mente è più recettiva alle nuove informazioni. Infatti gli stress a lungo termine, ma anche quelli a breve termine, possono compromettere il processo di apprendimento. Le situazioni di stress, infatti, attiverebbero alcune molecole chiamate corticotropine che a loro volta rilascerebbero ormoni in grado di interferire nella comunicazione sinaptica, danneggiando i dendriti, cioè la parte delle cellule nervose in cui si verifica lo scambio di informazioni.

Passare del tempo con amici e parenti

Tra lavoro, figli, impegni e tutto il resto, durante l’anno finisce che, se non nelle feste “comandate”, non riuscite mai a regalarvi una giornata intera con i vostri amici di sempre o con la famiglia. In vacanza potete finalmente recuperare il tempo perduto e incontrare chi vi sta a cuore, non perché lo dobbiate fare, ma perché ne avete voglia e godervi così davvero il tempo che trascorrete insieme.

Lasciarsi andare alle tentazioni della tavola, ma con moderazione

Una buona notizia per chi sta sempre a regime: i dietologi, una volta ogni tanto, non solo non condannano la trasgressione, ma addirittura la consigliano. Già, perché fa bene al fisico, a volte viziato da comportamenti salutari, che così non perde l’abitudine di “reagire”, e fa bene allo spirito gratificandolo e sollevando l’umore. Perciò, se vi invitano a una cena estiva, non rinunciate… per una volta la dieta può attendere.

Fare almeno una cosa che piace

Per fare le cose che non vi piacciono ma siete costretti a fare c’è tutto l’anno. L’estate, nei limiti del possibile ovviamente, deve essere sinomino di libertà. Perciò gratificatevi con le cose che amate ma che non riuscite a fare mai durante l’inverno: che sia un ciclo di massaggi rilassanti, un nuovo sport, le parole crociate o semplicemente una giornata d’ozio. Non conta cosa, ma con che spirito lo fate. Solo così ritroverete la carica e l’energia giusta per affrontare, al ritorno dalle vacanze, un nuovo anno di lavoro o di studio.

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PER INFO E PRENOTAZIONI c 348 8692976

Albenga: Via dei Mille, 37 | Pietra Ligure: Via Don Guaraglia, 29 | Torino: Via Perrero, 25 Roma: Corso Trieste, 82 (Zona Parioli) | Brindisi: Centro Medico Specialistico Via Annunziata, 11



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Alimentazione

Frullato, che passione Al posto del pranzo oppure come spuntino: un’idea dolce e golosa per godersi l’estate rimanendo in forma a cura di Elvira Loggia

È rinfrescante. Si prepara in dieci minuti ed è buonissimo. È il frullato, uno spuntino gustoso e gratificante (che in alcuni casi può anche sostituirsi al pasto) per chi non vuole perdersi le virtù della frutta di stagione. In estate, con l’aumento della temperatura e della sudorazione il rischio disidratazione sale e bisogna integrare i liquidi e i sali minerali. «Il frullato è più salutare rispetto alle bevande dolci e gassate che ingrassano e non dissetano e anche ai succhi di frutta dall’alto apporto calorico a causa del troppo zucchero» sostiene il dottor Salvatore Ripa, endocrinologo e medico estetico. «Alcuni frullati vengono preparati con latte scremato e senza zucchero e soprattutto contengono verdura e frutta. Tutto ciò li rende preziosi alleati anche nelle diete dimagranti». Ce ne sono per tutti i gusti e le esigenze: per gli sportivi, per rilassarsi, depurarsi, dimagrire e perché no anche con poteri afrodisiaci. Ci sono poi anche frullati pensati contro l’avanzamento dell’età grazie alle proprietà antiossidanti della vitamina A e della vitamina C.

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Alimentazione

ome C dolcificare

Zucchero: energetico e leggero (ma calorico, 400Kcal/100gr) più adatto di prima mattina, per avviare la giornata con la giusta carica. Aspartame: per chi teme il soprappeso, lo zucchero sintetico ha le stesse calorie dello zucchero, ma il suo potere dolcificante è più alto. Fruttosio: è un prodotto naturale presente nella frutta, nel miele e persino in alcune piante come le cipolle o la cicoria. Anche questo contiene 400Kcal/100gr ma con grande potere dolcificante. Miele: zucchero semplice (fruttosio, glucosio) energetico e ricostituente, ricco di micronutrienti e vitamine. Il potere calorico è di pochissimo inferiore a quello dello zucchero.

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PERCHÉ FA BENE? Il latte reintegra i liquidi persi nella prestazione sportiva, sostiene con le sue piccole percentuali di grassi e di zuccheri e distende grazie all’effetto calmante. Lo zucchero aumenta la gratificazione e restituisce energia. Il potassio della banana poi tira su e protegge il muscolo. Infine il lime, ricco di vitamina C. Questo frullato rappresenta un utile e robusto spuntino ma non sostituisce il pasto.

AL MIRTILLO PRIMA DELLO SPORT circa 120 Kcal PERCHÉ FA BENE? È nutriente, energetico e nello stesso tempo non appesantisce. Il latte nutre senza apportare troppi grassi, lo zucchero fornisce energia pronta utile allo sforzo, e i mirtilli sono pieni di virtù: ricchi di vitamina A e C, di calcio e di sostanze (antociani) antiossidanti e protettive della circolazione.

LATTE, BANANA E LIME DOPO LO SPORT circa 130 Kcal

RICETTA Frullare un bicchiere di latte parzialmente scremato, una banana, due cucchiaini di zucchero di canna. Infine decorare con il lime.

RICETTA Frullare mezzo bicchiere di mirtilli giganti, un bicchiere di latte parzialmente scremato e due cucchiaini di zucchero.

Le regole perché sia davvero buono

1 La prima regola di un frullato è la freschezza: dunque deve essere preparato all’ultimo momento. 2 Sempre per la stessa ragione, non bisogna sbucciare la frutta troppo in anticipo, per evitare che si annerisca per l’ossidazione derivante dalla reazione delle molecole della polpa con l’ossigeno dell’aria. 3 Per evitare l’ossidazione, aggiungere qualche goccia di limone: se piace, migliora il sapore e aggiunge vitamina C. 4 Se il frullato è a base di agrumi non bisogna usare il succo filtrato ma solo eliminare i semi: le fibre, come è risaputo, sono alleate indispensabili dell’intestino, della linea e della salute in genere.

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Alimentazione

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PERCHÉ FA BENE? L’ananas è diuretico, disinfiammatorio, e grazie alla brolemina facilita la digestione soprattutto dopo pasti abbondanti e ricchi di proteine. Quindi è perfetto dopo un’ abbuffata che ha lasciato il segno, per sostituire il pasto successivo. Le foglioline di menta contengono mentolo, rinfrescante e digestivo.

ANANAS E MENTA PER DEPURARSI circa 80 Kcal

RICETTA Frullare due fette di ananas aggiungendo acqua se necessario. Servire con foglioline di menta. RICETTA Frullare due fette di papaia, due spicchi di mela e un bicchiere di latte totalmente scremato.

LATTE, MELA E PAPAIA PER DIMAGRIRE circa 100 Kcal

PERCHÉ FA BENE? La papaia è ricca di vitamina A, C e di antiossidanti (selenio, flavonoidi, carotene e vitamina A). Inoltre contiene papaina, un enzima dai forti poteri digestivi. La mela è leggera e rinfrescante, e soprattutto ricca di fibre, mentre il latte apporta proteine. Se si vuole dimagrire, un frullato così può sostituire il pranzo, naturalmente compensando, in carboidrati e proteine, negli altri pasti della giornata. SEDANO, POMODORO E PEPE DAI POTERI AFRODISIACI quasi privo di calorie

PERCHÉ FA BENE? Il sedano è considerato il più grande degli afrodisiaci. Senza contare che è una fonte preziosa di sali minerali, come potassio, calcio e fosforo, tutti tonificanti e benefici per il sistema nervoso. Il pomodoro, poi, nel ‘500 e ‘600 era usato per potenti filtri d’amore. Secondo gli studi moderni è ricco di vitamina C e prezioso licopene anti-tumorale. Infine una spruzzata di pepe nero garantisce un effetto stimolante.

RICETTA Centrifugare del sedano fino a riempire mezzo bicchiere, aggiungere succo di pomodoro e decorare con un gambo di sedano e pepe nero.

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Cistite interstiziale

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Quando non è sola

I l ruolo del mastocita

È uno dei più importanti elementi della normale risposta immunitaria e infiammatoria. Se però si iperattiva l’infiammazione e il dolore, da acuti, possono divenire cronici. L’attivazione del mastocita porta alla liberazione di numerosi fattori (mediatori dell’infiammazione come bradichinina, fattori vasoattivi, istamina), responsabili della classica reazione infiammatoria, ma anche, di serotonina e Nerve Growth Factor (NGF). L’eccesso di NGF può indurre la proliferazione delle terminazioni nervose periferiche del dolore, nonché, probabilmente, l’abbassamento della soglia del dolore a livello centrale.

Sono diverse le patologie correlate a questa dolorosa infiammazione, molte delle quali però non facili da riconoscere. E così la diagnosi, già difficile, lo diventa ancora di più. Ecco perché è indispensabile un lavoro di squadra tra diversi specialisti a cura di Lavinia Ferraro La Cistite Interstiziale (CI) è una condizione infiammatoria cronica e dolorosa già di per sé seriamente invalidante per chi ne soffre. Spesso, però, a rendere il quadro ancora più difficile, a questa patologia se ne associano anche altre. Ecco perché, per arrivare a una diagnosi, è importante la collaborazione tra diversi specialisti. Come ci spiega il dottor Alessandro Giammò, urologo dell’Azienda Ospedaliera CTO Maria Adelaide di Torino.

Dottor Giammò, quali sono i sintomi cardine della CI? L’associazione di frequenza e urgenza urinaria, nicturia (necessità di alzarsi di notte per urinare), dolore sovrapubico, dolore vescicale che tende a recedere dopo la minzione, dolore pelvico, perineale e addominale, dolore vaginale e uretrale e dispareunia (dolore nei rapporti sessuali).

Quali sono invece le patologie più frequenti correlate alla CI? Recenti studi evidenziano come la CI possa associarsi ad altre malattie a eziologia similare quali il LES (Lupus Eritematoso Sistemico), la Sindrome di Sjogren, la Fibromialgia, il morbo di Chron, la Sindrome dell’intestino irritabile, la Sindrome della Stanchezza Cronica, la Tiroidite, la Vestibolite, la Vulvodinia, l’Emicrania, l’Endometriosi, le Prostatiti Croniche e le Disfunzioni del Pavimento Pelvico. In molti casi l’elemento fisiopatologico comune è rappresentato dal mastocita iperattivo che conduce al quadro di infiammazione cronica (vedi box). Questo quadro di comorbilità (cioè coesistenza di più patologie insieme) agevola oppure ostacola la diagnosi della CI? Il primo passo della diagnosi è l’esclusione di altre patologie urinarie ad eziologia nota. Di fatto però le patologie cui talvolta è correlata sono anch’esse non sempre di facile diagnosi, quindi sovrapponendosi possono complicare il quadro clinico complessivo. La comorbilità necessita, quindi,

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Cistite interstiziale di un approccio diagnostico-terapeutico multidisciplinare. È necessaria una collaborazione tra diverse figure (urologo, ginecologo, proctologo, gastroenterologo, neurologo, psichiatra, e fisioterapista) che condividano le conoscenze relative alle sindromi dolorose specialistiche. Ad esempio la CI e l’Endometriosi possono presentarsi con sintomi simili come dolore pelvico cronico, dispareunia e sintomi urinari. Quindi la Cistite Interstiziale deve sempre essere sospettata nelle pazienti con diagnosi per Endometriosi ma che non rispondono alle terapie ormonali. Sono state recentemente dimostrate frequenti comorbilità (fino all’80%) tra Cistite Interstiziale ed Endometriosi. La frequenza di questa comorbilità dovrebbe indurre l’urologo, in caso di CI a indagare i sintomi di endometriosi e viceversa il ginecologo quelli di cistite fino alla forma di cistite interstiziale. L’associazione di elevata frequenza urinaria e dispareunia rappresenta sicuramente un dato fortemente predittivo della CI, soprattutto nelle giovani donne. Un dato interessante emerso da un recente studio evidenzia come anche la dispareunia e la paura del rapporto sessuale presenti fin dall’adolescenza si-

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ano significativi fattori predittivi per successiva insorgenza di patologie vescicali di tipo infiammatorio fino alla CI. La Cistite Interstiziale è una malattia che ha anche un importante impatto psicologico... Assolutamente sì. Il lavoro, lo sport, la vita di relazione e di coppia ne risentono pesantemente. Stati affettivi come ansia e depressione hanno un’alta prevalenza e comorbilità con le diverse patologie che contribuiscono al dolore pelvico cronico tra cui la Cistite Interstiziale. Gli antidepressivi quindi hanno un ruolo molto importante nella terapia.



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Insonnia di una notte di mezza estate

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Altro che riposo. Spesso nei mesi di vacanza, complici caldo e luce, dormire diventa difficile. Con rischi che vanno dalla stanchezza a problemi di salute più gravi a cura di Bianca Romeo con la collaborazione del dott. Liborio Parrino

Giornate più lunghe e luminose, caldo, finestre aperte che lasciano entrare zanzare e rumori fastidiosi. Spesso in estate dormire può diventare davvero un incubo. Anche per chi di solito non ha problemi ad abbandonarsi nelle braccia di Morfeo. Dal 12%, percentuale degli italiani che soffrono normalmente di insonnia, da giugno ad agosto, si arriva a toccare punte del 50%. UN SONNO CHE NON “RISTORA” Si parla di insonnia quando la persona non riesce a trarre beneficio dal riposo perché dorme troppo poco oppure dorme male. «L’insonnia è una malattia dovuta al fatto che il nostro software preposto al sonno fa fatica a mantenersi in funzione durante la notte» puntualizza il dottor Liborio Parrino, responsabile Assistenziale del Centro di Medicina del Sonno dell’Università di Parma. «Secondo la classificazione internazionale per essere definita cronica deve comparire tre volte alla settimana» continua. «Negli altri casi si tratta di insonnia occasionale o transitoria, che comunque non va assolutamente sottovalutata. Il trucco, infatti, è non far diventare l’insonnia occasionale cronica, individuare la cause e interrompere la deriva». Ma quanto si dovrebbe dormire? Le esigenze variano a seconda dell’età e del ritmo biologico. Esistono degli ipnotipi individuali, con ritmi biologici diversi, classificabili in brevi dormitori e lunghi dormitori» spiega il dottore. «Ai primi possono essere sufficienti anche 5 ore, mentre i secondi arrivano ad aver bisogno di 9 ore. L’ideale sarebbe comunque dormire almeno 6 ore e mezza a notte, limite sotto il quale possono sorgere problemi».

«Innanzitutto è importante distinguere tra insonnia e deprivazione di sonno» avverte il dottor Parrino. «Nel primo caso si sente il bisogno di dormire ma non si riesce, nel secondo invece ci si priva volontariamente di ore di sonno per dedicarsi ad altri impegni. L’insonnia è un pericolo per la vita perchè impedisce che il motore si spenga: quando l’organismo dovrebbe risposare in realtà continua a rimanere attivo creando scompensi a livello della pressione arteriosa, del metabolismo e dell’equilibrio ormonale» continua. Anche per i seguaci del detto “chi dorme non LE RIPERCUSSIONI SULLA SALUTE piglia pesci” i rischi per la salute sono in agDormire poco e in quantità non sufficiente guato. «Da uno studio condotto sui deprivapuò avere serie ripercussioni sul benesse- ti di sonno, tra i 25 e i 27 anni, è emerso che re e sulla salute: aumento di peso, proble- hanno un profilo ormonale simile a quello di settantenni. Inoltre quando si sta svegli si mi cardiocircolatori, depressione.

produce un ormone, la ghrelina, che stimola l’appetito, mentre quando si dorme viene prodotta la leptina, l’ormone che al contrario attenua la fame. Il risultato è che chi sta sveglio ha più fame e mangia di più, con un conseguente aumento di peso». NOTTI D’ESTATE... IN BIANCO Quando si è in vacanza le ripercussioni di un sonno insufficiente possono sembrare meno pesanti, visto che, al risveglio, in genere viene richiesta una soglia di attenzione e un impegno diurno minore rispetto a quando si lavora. Attenzione però a minimizzare: questa stagione è quella in cui bisogna ricaricarsi per affrontare al meglio il nuovo anno lavorativo o di studio. Come affrontare allora l’insonnia “stagionale” e non solo? Modificando alcuni comportamenti

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Dormire

Decalogo del Dormiresano

1 Andare a dormire ogni sera e alzarsi ogni mattina alla stessa ora, anche durante il fine settimana o in vacanza e indipendentemente da quanto si è dormito la notte. 2 Se ci si sveglia prima che suoni la sveglia, alzarsi e iniziare la propria giornata. 3 Andare a letto solo quando si è assonnati. 4 Se non si riesce a dormire, è preferibile non rimanere a letto, ma alzarsi, uscire dalla camera e dedicarsi ad attività rilassanti, come la lettura di un libro, guardare la televisione o fare un bagno caldo. 5 Utilizzare il letto solo per dormire. 6 Cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto, per esempio facendo un bagno caldo (ma non la doccia, che ha un effetto stimolante), oppure assumere bevande ad effetto rilassante, come latte caldo o tisane o infusi a base di erbe. 7 Se si ha fame all’ora di andare a dormire, mangiare qualcosa di leggero per non avere poi problemi di digestione. 8 Dormire in un letto comodo, in una camera da letto protetta quanto più possibile dai rumori, ad una temperatura ambiente né troppo fredda né troppo calda. 9 Mangiare ad orari regolari, evitando pasti abbondanti in prossimità del sonno, dando la preferenza ai cibi ricchi di carboidrati, che contengono un precursore della serotonina, sostanza che ha effetti sedativi. 10 Svolgere regolarmente attività fisica durante il giorno, soprattutto di pomeriggio.

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durante la giornata, ma anche con una terapia farmacologia, concordata con il medico, che non crea dipendenza e possa essere abbandonata quando non più necessaria. «A seconda del tipo di insonnia, e cioè che riguardi la difficoltà ad addormentarsi, i micro o macro risvegli durante la notte o la sveglia precoce, si può intervenire con trattamenti diversi» spiega il dottor Parrino. «Possono essere consigliabili farmaci, come ad esempio la melatonina, ma soprattutto alcuni comportamenti che favoriscono il sonno. Il sonno infatti andrebbe preparato adottando buone abitudini apparentemente elementari, ma fondamentali, come non passare ore al computer prima di andare a letto, evitare attività fisica o cene pesanti». L’insonnia, quindi, è evidente, non deve mai essere mai sottovalutata o trascurata, sperando che passi da sola. Punto di riferimento imprescindibile per curarla è il medico: una volta fatta la diagnosi, in base alla causa del problema, potrà suggerire la terapia più adatta a ciascuno. Sul sito dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno (www.sonnomed.it) è possibile trovare indirizzi e numeri di telefono dei centri del sonno in Italia.



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È tempo di esibire il fisico sulle spiagge, ma se non siete ancora soddisfatti dei risultati ottenuti con diete o sport il consiglio è quello di fare come i militari, e loro sì che di forma fisica se ne intendono. Sotto il sole caldo e una leggera brezza marina il piatto migliore da mangiare è una bella, sana e gustosa insalatona, scoprite perchè...

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In forma e…

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a cura di Claudio Emiro

Il fitness del futuro? In sospensione, appesi a due cavi. Come i marines. Una moda divertente e coinvolgente che arriva dagli Stati Uniti e sta riscuotendo negli ultimi tempi grande interesse anche da noi. Ma di cosa si tratta? «È una forma di allenamento piuttosto nuova per l’Italia, che fa parte del cosiddetto functional training (vedi box), in cui si utilizza il muscolo per la sua funzione e non solo per un fatto puramente estetico» spiega Fabrizio Giovannelli, personal trainer pioniere di questa disciplina in Italia. «Si utilizza un attrezzo formato da due fibbie resistenti, che si può appendere ovunque, per far lavorare i muscoli in sospensione. In pratica, a seconda dell’esercizio (spinte, tirate, squat, affondi e rotazioni, etc.), ci

In equilibrio come i soldati americani L'origine Nato negli Stati Uniti in campo riabilitativo per permettere agli sportivi e agli atleti di alto livello di riappropriarsi dei movimenti quotidiani dopo un infortunio e prevenirne di nuovi, l’allenamento funzionale si è poi diffuso anche tra la gente comune. È infatti un allenamento in grado di insegnare, attraverso l’ausilio di diversi tipi di attrezzi, come utilizzare in modo corretto tutti i muscoli per affrontare qualsiasi movimento nella vita di tutti i giorni, senza incorrere in traumi o conseguenze negative per la salute fisica. Inoltre aiuta a sbloccare l’articolazione a livello del rachide e, curando molto la respirazione durante l’esecuzione degli esercizi, anche a evitare il blocco del diaframma, una delle cause più comuni di mal di schiena.

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si ancora a queste fibbie con le mani, gli avambracci o i piedi, mentre il resto del corpo rimane a terra». I benefici sono moltissimi: uno su tutti quello che, a differenza di quanto succede in genere in palestra quando si utilizzano macchinari specifici, qui si mettono in moto tutti i muscoli. «Tutto il corpo collabora all’esecuzione dell’esercizio, con un’attenzione particolare alla fascia lombo-coxo-pelvica, il cosiddetto “core”, da cui partono e arrivano tutti i movimenti, che è il punto debole di moltissime persone» conferma Giovannelli. «In questo modo si aumenta la forza e il tono muscolare in generale, ma si migliora anche la postura attraverso il potenziamento e la stabilità del baricentro. Inoltre stando fermi in sospensione, si impara a controllare la muscolatura più profonda». Già, perché, se grazie a questo


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Airfit Trainer™ PRO È una delle ultime evoluzioni in fatto di attrezzi per esercizi corporei in sospensione. Con caratteristiche che permettono il corretto allineamento del corpo durante la routine di allenamento (che sia di forza, stretching, stabilità o mobilità), movimenti unilaterali e in rotazione reali.

allenamento si può ottenere un corpo senza dubbio più armonico e bello, l’obbiettivo vero è un altro e cioè allenare i muscoli ai movimenti più naturali. «Possiamo definirlo un training in 3D: con gli attrezzi di ultima generazione, infatti, ci si può muovere su tutti i piani dello spazio, trasversale, frontale e laterale, proprio come facciamo normalmente. Una volta riscoperta la funzionalità e la “naturalezza” dei movimenti, poi, si può ripetere in tutte le azioni della vita quotidiana, dal prendere la spesa allo scendere dalla macchina, prevenendo così disequilibri muscolari e problemi come, ad esempio, il mal di schiena». Ma a chi è indicato? «A tutti. È possibile calibrare l’allenamento sulla base delle esigenze di ciascuno e lavorare a differenti percentuali di sospensione di peso corporeo» conclude Giovannelli.

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Insalate sotto il sole a cura della dott.ssa Silvia Colatruglio, dietista I pasti di un’alimentazione sana ed equilibrata, per garantire al nostro organismo l’approvvigionamento delle sostanze di cui necessita, dovrebbero avere una composizione in nutrienti il più possibile completa. Si può considerare nutrizionalmente completo un pasto che contenga almeno una fonte di carboidrati complessi, una di proteine e una porzione di verdura e/o frutta, che sono le fonti principali di fibra, vitamine e sali minerali. LE COMBINAZIONI GIUSTE PER UN’INSALATA DAVVERO COMPLETA Verdura: scegliere le tipologie più gradite tra insalata in foglia (molto voluminosa, ma con scarso potere saziante) e ortaggi (carote, pomodori, finocchi, zucchine, peperoni, ravanelli, etc.), da aggiungere crudi o cotti. La scelta può essere dettata anche dalla combinazione dei loro diversi colori, che si traduce in una maggior varietà di vitamine e minerali apportati, oltre a rendere più “accattivante” la nostra insalata. Frutta: può essere aggiunta in fette molto sottili o in pezzi. Solitamente si utilizzano mele, pere, arance e pompelmi, ma in cucina la fantasia e l’istinto personale sono sempre ottimi alleati. Discorso a parte va fatto per la frutta secca oleosa (noci, nocciole, mandorle, pistacchi, arachidi, etc.) e l’avocado, che sono molto ricchi di grassi. Non per questo dovranno essere banditi, ma comunque consumati in quantità moderate; ad esempio 3-4 gherigli di noci al giorno. Infatti i grassi contenuti nella frutta secca, presenti anche in pesce, semi, olive e negli oli derivati, aiutano a migliorare il nostro profilo lipemico (livelli ematici di colesterolo e trigliceridi), con effetto protettivo su vasi sanguigni e cuore. Carboidrati complessi: le più comuni fonti di carboidrati complessi da abbinare ad un’insalata sono il pane e il mais in scatola o fresco lessato. Le patate spesso sono considerate al pari degli ortaggi, in realtà per la loro composizione nutrizionale sono del tutto paragonabili ai cereali (frumento/grano, mais, orzo, farro, avena, segale, etc.) e tutti i loro derivati. Anche queste, come il mais, possono essere aggiunte all’insalata, solitamente lessate. Consiglio di accompagnare sempre l’insalata con del pane. Eventualmente, per controllare l’apporto calorico, si può ridurre la porzione di pane quando sono stati aggiunti all’insalata anche mais e/o patate.

Più protezione sotto il sole con una corretta alimentazione Ferma restando l’importanza di avere cura della pelle durante l’esposizione al sole, due buone abitudini che possono contribuire alla protezione della nostra pelle sono: ¬ avere un’alimentazione varia, con almeno 4-5 porzioni tra frutta e verdura al giorno, per garantire un apporto completo di macro e micronutrienti necessari ad ogni nostro apparato, pelle inclusa; ¬ bere almeno 1,5-2 litri di liquidi al giorno, principalmente sotto forma di acqua, che non va mai completamente sostituita con succhi di frutta o bibite gassate e non, in modo da evitare un apporto eccessivo di zuccheri semplici.

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Proteine: comunemente le principali fonti di proteine sono i secondi piatti, che possono essere aggiunti in forma di carne (es: striscioline di petto di pollo grigliato), carne in scatola, salumi, pesce bollito, grigliato o in scatola, formaggi e uova. Per evitare un eccessivo apporto proteico e soprattutto di grassi, di cui sono ricchi alcuni di questi alimenti (formaggi, salumi, uova e prodotti conservati sott’olio), è bene consumarne una sola porzione. Vale a dire che un’insalata con verdura mista, 1 mozzarella, 1 scatoletta di tonno e magari anche 1 uovo è forse troppo ricca; molto meglio scegliere di utilizzare 1 porzione media di uno di questi alimenti oppure, per una maggiore varietà, 2 mezze porzioni (es: 1 uovo e 1 scatoletta piccola di tonno). Legumi: piselli, fagioli, lenticchie, ceci, fave e soia. Sono un ottimo alimento, contenente una buona quantità di carboidrati complessi, fibra e proteine di origine vegetale; sono quindi da considerare più “sostanziosi” degli altri ortaggi. Si abbinano molto bene alle insalate e possono sostituire una fonte proteica di origine animale, ma solo se accompagnati da pane o altro cereale o derivato. Condimenti: quelli che non apportano calorie sono erbe aromatiche, aceto, succo di limone, sale e salsa di soia; da utilizzare secondo il gusto personale, ricordando comunque che le quantità eccessive non sono mai un bene, soprattutto per sale e salsa di soia, particolarmente ricchi di Sodio. Quelli principalmente costituiti da grassi sono gli oli di oliva o di semi, sovrapponibili per apporto calorico e quantità di grassi, ma non per la qualità di questi ultimi. L’olio extravergine di oliva è preferibile per la sua miglior composizione tra i diversi tipi di grassi.

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Cellulite o adiposità localizzata? a cura di Milena Scoto

Si tratta di due processi diversi. Ecco allora come riconoscerli e trattarli nel modo corretto

La cellulite, o più propriamente Panniculopatia Edemo Fibro Sclerotica (PEFS), è un complesso di alterazioni del derma e dell’ipoderma che riguarda circa il 90% delle donne, indipendentemente da età e peso. Interessando però anche la componente adiposa dei due strati, quando è allo stadio iniziale soprattutto, distinguerla da alcune forme di adiposità localizzata può essere difficile. Ecco alcune cose che è utile sapere: ¬ la cellulite ha generalmente localizzazioni fisse e particolari (glutei, cosce e fianchi), mentre il grasso può interessare tutti i distretti dell’organismo; ¬ la PEFS interessa prima il tessuto connettivo e poi quello adiposo; ¬ la cellulite può insorgere anche in persone magre e normopeso, l’adiposità localizzata si accompagna, invece, a una sensibile variazione ponderale;

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¬ la PEFS è un processo lentamente evolutivo, l’adiposità localizzata aumenta e diminuisce in base agli apporti energetici; ¬ negli stadi più avanzati di PEFS si riconoscono dei noduli alla palpazione, nell’adiposità localizzata, invece, la cute ha una consistenza omogenea; ¬ i cuscinetti cellulitici sono ipotermici, l’adiposità localizzata ha invece la stessa temperatura dell’organismo. Trattandosi di due processi distinti, quindi, cellulite e adiposità localizzata richiedono anche trattamenti diversi. «Una visita dermatologica con un’anamnesi precisa deve essere alla base della prescrizione, in caso di cellulite, dell’utilizzo di un farmaco che, successivamente, può diventare di automedicazione» osserva il professor Sergio Chimenti, Ordinario di Dermatologia e Venereologia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Per l’adiposità localizzata la soluzione migliore è un cosmetico di provata efficacia».



Nuove frontiere

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Cure sotto zero Sono molte le possibili applicazioni del freddo per la cura di alcune patologie o per risolvere contusioni a cura di Lavinia Ferraro Una specie di sauna al contrario con temperature che arrivano fino a meno centodieci gradi. È la cabina del freddo, pratica usata da decenni in Giappone, che ora si sta diffondendo sempre di più anche in Europa. A cosa serve sottoporsi a una “tortura” del genere, vi chiederete? Ad alleviare o eliminare i dolori. Proprio così: spesso di sente parlare del potere benefico del calore. Ma anche il freddo può trasformarsi in un cura, grazie alla crioterapia (che significa appunto “terapia con

isultati delle R applicazioni

¬ E ffetto antiinfiammatorio: il freddo determina un’immediata vasocostrizione locale, con conseguente riduzione del flusso ematico e riduzione dell’edema nell’area interessata. ¬ Effetto analgesico-anestetico: si esplica a livello locale e centrale. Topicamente il freddo ottiene un incremento della soglia al dolore tramite un’inibizione esercitata sui recettori algogeni e sulle relative fibre afferenti. A livello centrale l’effetto analgesico si spiega con la teoria del “gate control”: gli stimoli termici sulla pelle ostacolano la trasmissione e la recezione degli impulsi dolorosi. ¬ Effetto antimetabolico: il freddo rallenta l’attività metabolica tissutale, limitando il consumo d’ossigeno; l’ipotermia mette le cellule in uno stato di torpore metabolico consentendo loro di resistere più a lungo all’ischemia e alla mancanza di ossigeno durante le ore successive ad un trauma.

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Oggi tra questo tipo di sportivi sono molto in voga le immersioni in vasche contenenti acqua raffreddata con ghiaccio. In questo modo oltre a ottenere un effetto analgesico si aggiunge l’effetto miorilassante anestetizzando le terminazioni nervose


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il freddo” in greco). In realtà, senza arrivare alle cabine, i metodi per “utilizzare” il freddo sono molti e diversi a seconda del problema e della patologia. Ne parliamo con il dottor Alberto Masala, Presidente dell’Associazione Ambrosia (Centro Studi Fitness) Responsabile Scientifico dell’Associazione Medico Sportiva Sassarese, esperto di questo tipo di terapia. «La crioterapia è indicata nei traumi acuti muscolari (stiramenti, strappi), tendinei (tendinopatie), ossei (fratture) e articolari (distorsioni, lesioni capsulari) diretti o indiretti, nelle contusioni dei

tessuti molli con formazione di ematomi e nelle riacutizzazioni di malattie osteoarticolari croniche di tipo infiammatorio (artrite reumatoide) e degenerativo (artrosi)» spiega il dottor Masala. L’azione del freddo infatti ha molti effetti positivi e blocca tutti e quattro i segni classici dell’infiammazione: rubor (rossore), calor (calore), dolor (dolore) functio lesa (inibizione della funzionalità della parte). Fin qui i benefici del freddo. Ma, escludendo, la cabina a cui abbiamo accennato all’inizio, quali sono i metodi di applicazione? Innanzitutto la comune borsa del ghiaccio

è sicuramente lo strumento crioterapico più diffuso e tra i più efficaci che non dovrebbe mai mancare nella borsa del pronto soccorso ai bordi del campo sopratutto per la sua capacità di essere modellata sulle articolazioni. Molto usate, anche se inferiori per efficacia alla borsa del ghiaccio, anche le bombolette spray. «Sono quasi sempre composte da fluorometano, sostanza non infiammabile e non tossica, che viene confezionato in una bomboletta sotto pressione. Prima del suo utilizzo la bomboletta deve essere capovolta su se stessa e posizionata a una distanza di

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sicurezza dalla cute per non provocare lesioni da congelamento, quindi, premendo su una valvola, si emette lo spray. Negli ultimi anni poi sono divenuti d’uso comune i “cold gel pack”, sacchetti in polivinile contenenti una sostanza gelatinosa che una volta raffreddata, mantiene a lungo la bassa temperatura; tali strumenti possono essere utilizzati più volte, fintanto che l’involucro in vinile rimane intatto» dice Masala. C’è però anche chi osa di più, come i giocatori di rugby. «Oggi tra questo tipo di sportivi sono molto in voga le immersioni in vasche contenenti acqua raffreddata con ghiaccio. In questo modo oltre a ottenere un effetto analgesico si aggiunge l’effetto miorilassante anestetizzando le terminazioni nervose. Quanto invece alla cabina del freddo, introdotta in alcune cliniche soprattutto reumatologiche, sembrerebbe efficace oltre che nella fibromialgia in numerose patologie reumatiche infiammatorie e non infiammatorie. Inoltre è stata sperimentata nella bronchite spastica e in altre malat-

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tie come neurodermiti, psoriasi, nevralgia del trigemino e asma bronchiale. Personalmente però non ho esperienza di tale metodica e la letteratura internazionale è insufficiente». Il campo in cui, invece, la crioterapia si è rivelato davvero utile è quello dermatologico. «In questo caso ci si avvale di azoto liquido (che non è altro che aria raffreddata alla temperatura di

196 °C sotto lo zero)» osserva il dottore. «In particolare è indicata per il trattamento non invasivo di lesioni dermiche (da virali a neoplastiche). Il freddo erogato (mediante spray e a contatto) determina il congelamento del tessuto patologico, formando cristalli di ghiaccio intracellulari che provocano la lisi e lo shock della cellula» conclude il dottor Masala.

Il campo in cui la crioterapia si è rivelato davvero utile è quello dermatologico. In questo caso ci si avvale di azoto liquido. In particolare è indicata per il trattamento non invasivo di lesioni dermiche



Implantologia

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Prenditi cura del tuo sorriso La salute inizia in bocca: prendersi cura dei propri denti significa aver cura di tutto l’organismo, perché la bocca, come confermano gli esperti, è “la finestra di quello che succede nel resto del corpo”. Per questo è importante non sottovalutare la salute dei propri denti e preservarla nel tempo. E oggi, grazie alla ricerca dentistica sempre più avanzata e alle tecniche a cui ricorre, sempre meno invasive, è più facile farlo, e a costi accessibili per tutti a cura di Bianca Romeo

Un giorno senza un sorriso, è un giorno perso (C. Chaplin)

Da oltre 30 anni il dottor Scuto porta avanti il suo studio dentistico con questa convinzione. «I denti sani e curati illuminano il nostro aspetto e soprattutto ci permettono di condurre una vita regolare dal punto di vista psico-fisico nonchè sociale in funzione della vita di relazione, cosa che chi è affetto da edentulismo, cioè da mancanza di denti, non può fare - spiega il dentista -. Oggi invece, grazie alle nuove tecniche di implantologia anche in una sola seduta è possibile avere denti fissi in 24/48 ore. E senza dolore per il paziente». Inoltre, spiega: «Gli impianti correttamente posizionati possono durare a vita, e tutto a costi accessibili: è dimostrato, infatti, che le nuove tecniche di implantologia consentono un risparmio di circa il 30%, rispetto alle vecchie tecniche di protesi mobili, anche perché, meno sedute significa soprattutto meno spese».

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Implantologia

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I denti naturali Un patrimonio da conservare

Perché rinunciare ai propri denti se è possibile recuperarli? Come sostiene il dottor Roberto Fornara, esperto in endodonzia; infatti, se fino a qualche anno fa i denti molto compromessi erano destinati ad essere estratti e sostituiti da sistemi protesici, oggi la moderna endodonzia, grazie all’impiego di nuove tecnologie sempre più evolute, ne rende possibile il loro recupero. «Il passaggio obbligato per il recupero funzionale del dente - afferma il dott. Fornara - è

Focus Fotografia al microscopio dell’interno di un molare superiore al termine della sua devitalizzazione.

rappresentato da una endodonzia di qualità. L’utilizzo del microscopio operatorio nei casi molto complessi può consentire il recupero del dente in questione. Inoltre, grazie all’uso di strumenti sempre più sofisticati e all’introduzione di materiali innovativi, l’endodonzia ha fatto enormi passi in avanti». Il microscopio operatorio, oggi sempre più utilizzato in molte branche dell’odontoiatria, permette all’endodontista di eseguire trattamenti minimamente invasivi capaci di salvaguardare la parte sana del dente, che altrimenti verrebbe sacrificata con conseguente indebolimento del dente stesso. «L’implantologia resta certamente una risorsa a cui si ricorre solo quando è impossibile recuperare i denti naturali che devono restare “un patrimonio da conservare”. Oggi i pazienti chiedono sempre di più trattamenti conservativi, economici ed eseguiti il più rapidamente possibile: consentire loro di poter accedere a trattamenti endodontici di qualità che permettono tutto questo, conservando i loro denti, deve essere l’obiettivo primario della moderna odontoiatria» conclude l’esperto.

Dottor Roberto Fornara Odontoiatra

Laureato con Lode in Odontoiatria e Protesi Dentaria nel 1995 presso l’Università di Pavia. Coautore di testi odontoiatrici e di articoli pubblicati su riviste scientifiche; dal 2003 socio attivo della Società Italiana di Endodonzia (SIE) dove attualmente ricopre la carica di consigliere nazionale; certified member ESE (European Society of Endodontics); fa parte dell’Editorial Committee della rivista “Il Giornale Italiano di endodonzia”. Relatore a corsi e congressi nazionali su tematiche endodontico-restaurative. Dal 2005 esercita la libera professione presso il suo studio di Magenta (MI) occupandosi di endodonzia clinica chirurgica e di tutti gli aspetti della micro-dentistry.

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Nuove frontiere

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L’impresa al servizio del mondo sanitario È da 43 anni specialista nelle soluzioni di sales & marketing dell’industria farmaceutica, leader mondiale nel CRM farmaceutico, e fornitore di riferimento per il Customer Database a livello mondiale. Stiamo parlando del gruppo Cegedim fondato nel 1969, e che oggi, grazie alla disponibilità di un database di professionisti della salute sempre aggiornato ed estremamente accurato, continua ad ampliare il ventaglio dell’offerta.

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Qual è la funzione del vostro database? Il database è fondamentale per rendere fruibili simultaneamente le informazioni scientifiche a una moltitudine di operatori sanitari: basti pensare a quando, ad esempio, è necessario avvisare rapidamente la classe medica su novità in ambito scientifico e farmaceutico, grazie a Cegedim in soli tre giorni è possibile postalizzare decine di migliaia di informative. Quali sono gli obiettivi dei progetti di servizio che erogate? Oltre ai servizi e progetto B2B rivolti all’industria farmaceutica e che rappresentano il nostro DNA, l’obiettivo principale è sempre il supporto del paziente. Ad esempio una delle ultime iniziative è stata la Settimana delle

Malattie Digestive, nel corso della quale in oltre 50 centri specialistici sono stati visitati gratuitamente i pazienti inviati da 10.000 medici di medicina generale; o ancora, il progetto Contact Center, nato anche sotto l’egida della regione Lombardia, e creato per agevolare i pazienti affetti da psoriasi nell’accesso ai loro centri di riferimento. Quali invece i servizi pensati anche per i medici? Tra i più interessanti, la segreteria remota. Cegedim offre, infatti, agli specialisti che hanno molte richieste di contatto da parte dei pazienti, un numero verde che consente di razionalizzarle, in modo che i medici possano soddisfarle nei tempi e modi stabiliti preventivamente.


Campagna realizzata con il patrocinio di

DEPRESSIONE. ANSIA. ATTACCHI DI PANICO. ANORESSIA. BULIMIA.


Viaggi della speranza

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Cure con le staminali in Cina: realtà o business? a cura di Elvira Loggia

Disperazione, sofferenza fisica e psicologica, ma anche speranza. Sono questi i sentimenti che spingono sempre più malati a partire dall’Italia alla volta di altri Paesi, anche molto lontani, dove, almeno così pensano, potranno trovare una cura alla loro patologia. Negli ultimi anni, complice anche il tam tam nella rete di internet, si sta assistendo a un vero boom dei

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“viaggi della speranza”, soprattutto per malattie come il tumore o neurologiche degenerative, come la sclerosi multipla e la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), per le quali ci si rivolge in particolare a cliniche dell’Est asiatico, ma anche in Centro America, dove si usano cellule staminali. «Sono centinaia i pazienti italiani che ogni anno intraprendono questi viaggi,


Viaggi della speranza

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In questi casi sono già realtà

Il numero delle malattie per le quali è stata dimostrata l’efficacia dei trattamenti con cellule staminali è ancora molto limitato. Patologie tumorali del sangue possono oggi essere trattate con buoni risultati mediante trapianto di cellule staminali del sangue ma ci sono voluti più di 50 anni di studio e ricerca per arrivare a questi risultati. Oltre alle malattie del sangue anche nel caso di tessuti e organi come la pelle e la cornea, si possono trapiantare le staminali contenute in questi tessuti per favorire una rigenerazione del tessuto a lungo termine. Anche in questo caso le prime esperienze si possono fare risalire a più di 20 anni fa.

attratti dalle promesse di una cura, e che, nella migliore delle ipotesi, tornano così come sono partiti, ma con le tasche alleggerite» conferma il professor Gianvito Martino, direttore della Divisione Neuroscienze del San Raffaele Milano e autore del libro La medicina che rigenera (Edizioni Fondazione San Raffaele). Un fenomeno che preoccupa soprattutto per i rischi, legati alla sicurezza. «Innanzitutto è giusto fare una precisazione, almeno nel caso della Cina, che è una delle mete più frequenti, negli ultimi anni la ricerca nell’ambito della medicina rigenerativa ha fatto effettivamente notevoli passi avanti, come dimostrano le numerose pubblicazioni scientifiche e la presenza di tantissimi ottimi scienziati. Detto questo, però è anche vero che le condizioni legislative lì sono più “libere” e lasciano molto più spazio all’iniziativa privata, con il risultato che i dati relativi agli interventi terapeutici non sono accessibili per la verifica e le procedure non rispettano gli standard che ci siamo dati internazionalmente per quanto riguarda la sicurezza» conferma il professor Martino. È infatti la sicurezza il nodo cruciale, prima ancora

dell’efficacia. «Per la coltivazione in vitro di cellule staminali si utilizzano fattori trofici in grado di spingere le cellule staminali a proliferare in modo da ottenerne una quantità sufficiente e parliamo di miliardi di cellule» spiega il professore. «Se questo processo di produzione non è rigoroso e fatto secondo le procedure che la comunità scientifica si è data a livello internazionale nel campo della sperimentazione farmaceutica, il rischio è che qualche cellula “sfugga” e, una volta trapiantata in vivo nel paziente, si trasformi in cellula tumorale, che sono appunto cellule che si replicano all’infinito». Un altro rischio è quello legato alla possibilità di contaminazione durante la produzione che a sua volta può provocare infezioni nel paziente che le riceve. «Nella letteratura ci sono due evidenze di persone che hanno sviluppato tumori in seguito al trapianto di cellule staminali: una di un ragazzo israeliano trattato in Russia e l’altra di una ragazza che è stata trapiantata in Thailandia. Certo sono solo due casi, ma non possiamo escludere che sia rischioso» osserva l’esperto. Passiamo ora all’aspetto legato all’efficacia. Sono molte le testimonianze di persone

Sclerosi multipla: trattamenti di oggi e di domani

È probabile che in futuro le cellule staminali svolgeranno un ruolo importante nel trattamento di malattie come la sclerosi multipla, ma è ancora presto per dichiarare che siano una “cura magica”. Trattandosi di una malattia infiammatoria cronica demielinizzante (che cioè provoca la scomparsa della mielina, la sostanza fondamentale della guaina che riveste le fibre nervose del sistema nervoso centrale) ad oggi la terapia passa soprattutto attraverso farmaci anti-infiammatori in grado di agire sulla componente infiammatoria del processo. Siamo ancora lontani, anche se lo sforzo sperimentale “pre-clinico” che si sta compiendo in tal senso è notevole, da terapie (forse un giorno a base di staminali) in grado di potenziare i processi riparativi.

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Viaggi della speranza che hanno tratto grande giovamento da questo tipo di terapia e i ricercatori cinesi, in particolare, sostengono di aver curato l’80% dei pazienti, anche se non sono stati ancora forniti da parte loro dati indiscutibili. Ma quindi possiamo dire che sia davvero efficace? «I dubbi sulla reale efficacia sono molti» avverte il professore. «Non è infatti escludibile che ci si trovi di fronte a un effetto placebo, connesso cioè alla dimensione psicologica del paziente fiducioso, che però è transitorio, e nemmeno che i benefici vengano in realtà dalle terapie aggiuntive a cui il paziente viene sottoposto, come l’agopuntura, la fisioterapia o regimi dietetici particolari. In alcuni casi è anche possibile che invece delle staminali non ven-

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ga iniettato nulla o venga iniettato del “semplice” cortisone che ha un effetto euforizzante». In conclusione il consiglio degli esperti è di diffidare da questi “viaggi della speranza”, almeno finché non sarà dimostrata la sicurezza e l’efficacia di questi trattamenti. «I trattamenti con le staminali devono seguire fasi rigorose, che spesso richiedono anni e anni prima di passare dalla fase pre-clinica a quella clinica. In Italia, che pure è uno dei

Paesi all’avanguardia nell’ambito delle cure con le cellule staminali, ci sono voluti anni di sperimentazione prima che si potesse passare a trapianti ufficiali, che oggi sono la realtà per quanto riguarda ad esempio le staminali epiteliali per problemi di cecità o per la ricostruzione della pelle negli ustionati gravi o le cellule del sangue. In ambito neurologico, invece, possiamo dire che stiamo concludendo ora la fase pre-clinica».

I dubbi sulla reale efficacia sono molti. Non è infatti escludibile che ci si trovi di fronte a un effetto placebo e nemmeno che i benefici vengano in realtà dalle terapie aggiuntive a cui il paziente viene sottoposto. In alcuni casi è anche possibile che invece delle staminali non venga iniettato nulla o venga iniettato del “semplice” cortisone che ha un effetto euforizzante


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Coppia

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Davanti alla tv la Le commedie rosa fanno male all’amore. Almeno secondo i risultati di due studi: il sospirato lieto fine che ci tiene incollati allo schermo con gli occhi sognanti ha un effetto boomerang sulle relazioni. E mina la durata dei rapporti a cura di Bianca Romeo

“...e vissero felici e contenti!” Quante volte l’abbiamo sentito dire. E quante volte l’abbiamo sognato per noi. Dalle fiabe ai romanzi rosa, dalle commedie in tv alle love story di Hollywood, tutto sembra ambire e giungere al fatidico, agognato e, a dirla tutta, quasi scontato, lieto fine. Nell’immaginario mediatico la conclusione di una storia, che si tratti di coppie navigate o appena sbocciate, è inevitabilmente rosea, senza possibilità d’errore. Eppure, almeno nella realtà, di “errori” il mondo ne è pieno. Più del 60% dei matrimoni oggi in Italia arriva al divorzio o alla separazione legale: secondo i dati Istat nel 2008 le separazioni sono state 84.165 e i divorzi 54.351, con un incremento del 3,4% e del 7,3% rispetto all’anno precedente. Senza considerare tutte quelle relazioni che si trascinano in un clima di scarsa soddisfazione o di pura sopravvivenza. Alzi la mano chi, almeno una volta, davanti a una commedia sdolci-

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nata, non abbia pensato: perché a me non succede? Proprio il desiderio di emulare le coppie felici dello schermo contribuirebbe a mandare in crisi molte relazioni. A confermarlo, un sondaggio australiano su 1.000 adulti condotto dalla Warner Home Video per conto della sessuologa Gabrielle Morrissey e uno studio della Heriot-Watt University di Edimburgo,

che sono giunti al medesimo risultato: le commedie rosa ci stanno trasformando in un pubblico di “lieto-fine dipendenti”. A tutto danno della nostra idea di relazione stabile e duratura. L’ansia da “happy end” spinge le persone a porsi delle domande sullo stato di salute del loro rapporto e sulle effettive aspettative di una nuova storia d’amore, con il risultato magari di


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Coppia

coppia... scoppia bloccarla sul nascere per il timore che si possa rivelare una delusione. «Le relazioni serie richiedono impegno» ha spiegato la dottoressa Morrissey in un’intervista al Daily Mail «e per il vero amore non bastano i fuochi d’artificio». Una convinzione legittimata anche dallo studio scozzese che ha preso in esame pellicole romantiche come Notting Hill, Se scappi ti sposo, C’è posta per te, Un amore a cinque stelle, Prima o poi mi sposo e Un amore tutto suo : queste fiction promuovono un’idea di rapporto d’amore totalmente irrealizzabile e ciò può avere gravi ripercussioni sulla serenità di coppia. «Molte coppie dopo la visione di alcuni film hanno difficoltà di comunicazione» ha sottolineato sempre al Daily Mail il professor Bjarne Holmes, che ha condotto lo studio di Edimburgo «perché tali commedie pongono interrogativi sul partner, tanto da spingerci a pensare che se fosse davvero quello giusto saprebbe già cosa vuole l’altro, senza doverglielo chiedere». Risultato: se sullo schermo l’amore trionfa, nella vita reale la coppia quasi sempre scoppia. Tutta colpa di quello che gli esperti hanno definito “effetto Notting Hill”. Se Julia Roberts e Hugh Grant sono riusciti a trasformare una relazione

Questi film pongono interrogativi sul partner, tanto da spingerci a pensare che se fosse davvero quello giusto saprebbe già cosa vuole l’altro, senza doverglielo chiedere

contrastata nel trionfo dell’amore, infatti, agli spettatori che si immedesimano succede esattamente il contrario: di fronte alla vita reale, non certo appagante come quella di celluloide, scoppiano contrasti e conflitti. E la crisi è dietro l’angolo. Allora meglio farsi trovare preparati e tenere sul comodino ...e vissero quasi sempre felici e contenti il libro scritto da Giada Bruni e Raffaele Frisone, una coppia di terapeuti che analizzando paure e difficoltà di oggi ci guidano alla scoperta di una nuova cultura della coppia ...per una love story duratura e non certo patinata.

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Consigli di stagione

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Orecchio

Proteggiamolo nel modo giusto, soprattutto in estate a cura di Elvira Loggia

Ci permette di ascoltare i suoni, ma è indispensabile anche per l’equilibrio e l’orientamento. Parliamo dell’orecchio, struttura tanto importante quanto delicata, nei confronti della quale è bene prestare le dovute attenzioni. Ancora di più in estate, avvertono gli esperti. È proprio in questa stagione infatti che l’orecchio è maggiormente esposto a rischi: dalla musica ad alto volume dei concerti e delle feste all’aperto, all’acqua del mare, fino alla sabbia e al vento.

PERCHÉ HA QUESTA FORMA? Il padiglione, che costituisce la parte visibile dell’orecchio, ha la funzione di captare i suoni e di convogliarli nel condotto uditivo esterno. Da questo i suoni arrivano al timpano che è una membrana che vibra e che amplifica il suono stesso. Inoltre il padiglione svolge una funzione protettiva sul condotto uditivo, perché lo ripara dal contatto con oggetti, polveri o batteri che potrebbero danneggiare il timpano.

È proprio in questa stagione che l’orecchio è maggiormente esposto a rischi: dalla musica ad alto volume dei concerti e delle feste all’aperto, all’acqua del mare, fino alla sabbia e al vento

ORECCHIO MEDIO Questo nome identifica la zona in cui sono ospitati il timpano e degli ossicini (martello, incudine e staffa) che permettono la trasmissione delle vibrazioni del timpano all’orecchio interno. La variazione di pressione che esiste tra l’esterno e l’interno dell’orecchio viene garantita dalla Tromba di Eustachio. Il mal d’orecchie che si percepisce talvolta viaggiando in aereo è dovuto ad una non completa apertura della Tromba di Eustachio. È questo il motivo per cui deglutendo la facciamo aprire e non avvertiamo più il disagio. ORECCHIO INTERNO È costituito da coclea, vestibolo e nervo uditivo. La coclea in particolare ha la forma di una guscio di lumaca e contiene un liquido che trasmette le vibrazioni provenienti dagli ossicini. Il movimento del liquido stimola le cellule nervose che a loro volta stimolano il nervo uditivo che ci fa percepire

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Consigli di stagione il suono. Il vestibolo è invece la seconda parte dell’orecchio interno e svolge una funzione importante per l’equilibrio. IL CERUME È una secrezione gialla, molle e untuosa che si indurisce in caso di cattiva igiene dell’orecchio. L’accumulo di cerume favorisce la formazione dei tappi che sono re-

e insidie L dell'estate

Otiti, dermatiti, infiammazioni: in estate sono molto più diffuse che nel resto dell’anno. Colpa, soprattutto, dei bagni nel mare, dove batteri e sostanze inquinanti possono entrare in contatto con le orecchie. Ancora di più, quindi, una buona igiene preventiva, per tutti, è d’obbligo quando si è in vacanza: asciugare bene le orecchie e far uscire l’acqua quando si ha la sensazione che sia rimasta nei condotti, possibilmente risciacquando con acqua potabile a temperatura ambiente. Chi poi è più predisposto a problemi di infiammazione o otiti, senza arrivare a mettere tappi che possono avere effetti traumatizzanti, dovrebbe ungere l’interno delle orecchie con olio di oliva o vaselina in moda da formare una “barriera”. Particolarmente attenti, infine, devono esser gli amanti delle immersioni: al primo dolore è bene risalire in superficie per evitare danni irreversibili, come la perforazione del timpano, a causa dell’eccessiva pressione.

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sponsabili di turbe uditive e di un cattivo funzionamento delle protesi acustiche. L’IGIENE DELL’ORECCHIO Un quotidiano lavaggio del padiglione dell’orecchio non garantisce una corretta pulizia del condotto uditivo. Molti ricorrono all’utilizzo di bastoncini di cotone che devono, invece, essere utilizzati solo per la pulizia del padiglione. È sconsigliato introdurli nel condotto uditivo, perché potrebbero danneggiare il timpano, lacerare la mucosa e spingere all’interno dell’orecchio il tappo di cerume.

GLI SPRAY A BASE DI ACQUA DI MARE L’acqua di mare non diluita scioglie le particelle grasse del cerume permettendo loro di fuoriuscire dal condotto uditivo. È ben tollerata e dovrebbe essere utilizzata 2-3 volte alla settimana. Nei portatori di protesi acustica è consigliabile utilizzarla ogni giorno. Inoltre la formulazione in spray nebulizza il prodotto consentendo un’efficace igiene della mucosa. Gli spray a base di acqua di mare possono essere utilizzati fin dai 3 anni di età.



Contraccezione

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Pillola: sì o no? Nel caso di intolleranze alimentari, come ad esempio la celiachia il sistema più affidabile è quello per via transdermica a cura di Milena Scoto

Poche donne lo sanno ma problemi come la celiachia e l’intolleranza al lattosio, in particolare, possono compromettere l’efficacia dei contraccettivi orali. «Le intolleranze alimentari non vengono quasi mai prese in considerazione nella scelta contraccettiva» spiega la prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano. «E così la donna continua serena ad assumere il proprio contraccettivo rischiando così gravidanze indesiderate, fenomeni di spotting e irregolarità del ciclo mestruale».

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UN DISTURBO AL FEMMINILE CHE CONDIZIONA LA SCELTA CONTRACCETTIVA L’intolleranza alimentare non è un problema di scarsa rilevanza quando si parla di donne. Oggi, infatti, la celiachia, colpisce 1 italiano ogni 100-150, di cui solo una parte è consapevole di avere questo problema, e le donne in età fertile potenzialmente celiache secondo le stime sarebbero 90.000-140.000. Secondo studi recenti, i sintomi da intolleranza al lattosio sono più frequentemente riferiti dalle donne e 5.600.000 è la stima italiana delle donne in età fertile potenzialmente intolleranti. Tanto per la celiachia quanto per l’intolleranza al lattosio, il primo approccio terapeutico consiste nel modificare le proprie abitudini alimentari. Nel caso della celiachia, infatti, occorre attenersi, per tutta la vita, a un’alimentazione “glutenfree”. Anche nel caso dell’intolleranza al lattosio occorre fare attenzione alla dieta, che deve comportare, a seconda della gravità dell’intolleranza, la riduzione o l’eliminazio-


Contraccezione

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quenti deve innanzitutto parlarne con il proprio ginecologo. Spesso, però, è la donna a non far presente questo tipo di problema, perché ne sottovaluta l’importanza o non sa di esserne affetta» osserva la Graziottin. «In questi casi è quindi necessario che il medico sia maggiormente consapevole delle manifestazioni cliniche tipiche di queste intolleranze alimentari e ponga alla donna le domande “giuste” per capire se ne soffre. Solo in questo modo il medico può indirizzarla verso un percorso diagnostico appropriato e verso la scelta di un metodo contraccettivo affidabile e che usi vie di somministrazione alternative». Come quella transdermica del cerotto. Il passaggio diretto cerotto-pelle-sangue, in cui gli ormoni vengono assorbiti saltando la via intestinale, lo rende il metodo contraccettivo più affidabile in questi casi. Tutto ciò si aggiunge ad altri altri benefici: la garanzia di un rilascio ormonale costante, l’assenza di variazioni di peso/composizione corporea, l’assenza dell’effetto di primo passaggio epatico, il miglioramento della compliance (la frequenza di somministrazione è 1 volta a settimana) e la garanzia contraccettiva di 48 ore in caso di ritardo nella sostituzione del cerotto.

Una questione d'intestino

Non è sufficiente porre attenzione a ciò che si mangia per scongiurare i problemi derivanti da queste due intolleranze. Bisogna stare attenti anche ai farmaci che si assumono

ne di alimenti che contengono lattosio. «In realtà, non è sufficiente porre attenzione a ciò che si mangia per scongiurare i problemi derivanti da queste due intolleranze. Bisogna stare attenti anche ai farmaci che si assumono» spiega il dott. Michelangelo Giampietro Specialista in Scienza dell’Alimentazione. «Infatti, per esempio, anche la piccola quantità di glutine presente nei farmaci come eccipiente potrebbe comportare un inasprimento dei sintomi gastrointestinali. Inoltre, il danneggiamento della mucosa intestinale e frequenti episodi di diarrea interferiscono con l’assorbimento dei farmaci assunti per via orale. La donna, in particolare, dovrebbe fare attenzione al contraccettivo orale». IL CEROTTO: LA SCELTA PIÙ AFFIDABILE IN CASO DI INTOLLERANZE ALIMENTARI «La donna con intolleranze alimentari o che presenta disturbi gastroenterici fre-

La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine che non viene digerito e assorbito e, mediante un processo di infiammazione e atrofizzazione dei tessuti, danneggia l’intestino. Insorge così una sindrome da malassorbimento con dolori addominali ricorrenti, diarrea cronica, perdita di peso, disturbi del ciclo mestruale e della fertilità, anemia e irritazioni cutanee. L’intolleranza al lattosio è una sindrome che si manifesta con diarrea, dolori e crampi addominali, flatulenza, gonfiore e mal di testa in seguito all’assunzione di lattosio, zucchero complesso presente nel latte e in altri alimenti. La causa è la ridotta capacità dell’intestino di assorbire questo zucchero, per perdita di attività parziale o totale dell’enzima lattasi.

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Malattie sessualmente trasmissibili

Sono in continuo aumento e i giovani conoscono poco i rischi che corrono Ogni anno sono oltre 300 milioni i nuovi casi al mondo di malattie sessuali. Un allarme lanciato da piÚ parti che va combattuto anche attraverso l’informazione a cura di Milena Scoto

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Malattie sessualmente trasmissibili Oltre la metà dei ragazzi italiani ignora le regole basilari della sessualità consapevole e il 71% dei giovani fa sesso senza protezione. È quanto è emerso dai risultati dell’ultimo sondaggio promosso dal Sigo (Società italiana di Ginecologia e Ostetricia), attraverso il progetto Scegli Tu. Un risultato allarmante che spiega in parte la continua crescita del numero dei casi diagnosticati ogni anno di malattie

sessualmente trasmissibili (dette abbreviando MST), sia nei Paesi in via di sviluppo, sia in quelli industrializzati: secondo i dati disponibili sarebbero, infatti, oltre 300 milioni i nuovi casi all’anno al mondo. Un fenomeno recente che si è accompagnato anche ad altri: come il ritorno della sifilide, una malattia che sembrava essersi quasi estinta e che invece è tornata a diffondersi negli ultimi anni, la diffusione

Le MST si dividono sostanzialmente in due categorie: quelle batteriche, che esistono da moltissimo tempo, e quelle virali, relativamente più recenti rispetto alle prime, essendo emerse dopo gli anni ’80, che non possono essere curate

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delle malattie sessualmente trasmesse di origine virale per le quali purtroppo ancora oggi non esiste una cura, e un aumento costante della clamidia, altra malattia sessualmente trasmessa molto pericolosa specialmente nelle giovani donne perché, al contrario che negli uomini, si presenta spesso in maniera asintomatica. Le MST si dividono infatti sostanzialmente in due categorie: quelle batteriche che esistono da moltissimo tempo, tra cui le più diffuse sono la sifilide, la gonorrea e la clamidia, e quelle virali, relativamente più recenti rispetto alle prime, essendo emerse dopo gli anni ’80, che non possono essere curate: esistono, infatti, ancora oggi solo delle terapie per debellare i sintomi, ma non dei vaccini per stroncare i virus responsabili. Tra le malattie sessualmente trasmesse virali, le principali sono le verruche genitali, gli herpes genitali e lo spietato Hiv. Il virus terribile che ogni anno colpisce circa 30.000 casi, di cui più della metà sono giovani dai 15 ai 24 anni.


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L’unica misura di prevenzione possibile per evitare il contagio è il preservativo, la barriera in lattice che impedisce a batteri e virus di essere trasmessi durante il rapporto. Troppo spesso, invece, non usato: un atteggiamento dovuto per gran parte, secondo gli esperti, anche alla disinformazione tra i giovani, che tra l’altro hanno i primi rapporti sessuali sempre prima rispetto alle generazioni passate. Se, infatti, fino a qualche anno fa il primo rapporto avveniva in media a 16 anni, oggi avviene a 14, e i ragazzi così giovani, spesso, non conoscono i rischi che corrono di trasmettere o ricevere una di queste malattie. «I giovani sono pieni di false convinzioni - ha sottolineato la professoressa Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano, nel commentare i risultati del sondaggio-. Le bufale e i falsi miti si sprecano, un adolescente su due si mette alla guida della sessualità senza conoscere il “codice della strada”». Per questo l’informazione e la prevenzione per quanto riguarda questo tipo di malattie non si può, ma si deve. Il ruolo primario spetterebbe soprattutto alla scuola o alle famiglie, che, come esortano gli esperti, dovrebbero cercare insieme di informare i giovani sui rischi che corrono ad avere rapporti non protetti. Un’iniziativa recente, nata proprio con lo scopo di colmare que-

Malattie sessualmente trasmissibili

sta lacuna è venuta proprio dal Sigo, che ha messo a punto un cosiddetto Patentino dell’amore sicuro”(il libretto è disponibile anche sul sito www.sceglitu.it): un opuscolo nato per rendere più fruibile l’educazione sessuale ai giovani, che sono tra le fasce più a rischio nel contrarre malattie sessuali anche dal punto di vista fisico, perché, come spiegano i ginecologi, avendo gli organi genitali in via di sviluppo e quindi più delicati, sono più esposti. Al secondo posto, invece, tra le fasce più a rischio ci sarebbero gli omosessuali perché tendenzialmente non usano il profilattico, e le prostitute. In particolare tra queste fasce di persone, poi, corrono più pericoli le donne perché la mucosa femminile è più delicata rispetto a quella maschile, e anche perché facilmente le perdite e secrezioni, che sono tra i principali sintomi delle MST, nelle donne vengono spesso scambiate con perdite fisiologiche e non inducono a prendere gli adeguati provvedimenti. Malattie come la clamidia e la gonorrea, nelle donne ad esempio possono avere conseguenze gravi, come portare alla sterilità, all’aborto, o a gravidanze considerate a rischio come quelle extrauterine, che si hanno quando l’embrione si annida al di fuori dell’utero, nella tuba, nelle ovaie o nel collo uterino.

cco i centri E a cui rivolgersi

Per il trattamento, la diagnosi e cura delle malattie sessualmente trasmissibili, ci si può rivolgere ai centri diagnostico-clinici detti MST, che sono dislocati su tutto il territorio nazionale, presso gli ospedali e le cliniche di dermatologia. L’elenco completo distinto per regioni e città, si trova facilmente nei presidi ospedalieri o su Internet. Inoltre, è possibile fare riferimento per informazioni sulla prevenzione e per un sostegno psicologico e sociale, oltre che per visite ginecologiche, anche ai consultori familiari, le strutture socio–sanitarie dell’Azienda Sanitaria Provinciale presenti in ogni città con lo scopo di fornire servizi gratuiti per la tutela della salute femminile, e che gratuitamente mettono a disposizione l’assistenza degli operatori sanitari (principalmente psicologi, assistenti sociali, ginecologi e ostetrici).

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L’IGIENE DELL’ORECCHIO


Vacanze

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La valigia perfetta Una piccola guida con consigli e segreti per partire per le vacanze armati di tutto ciò che può servire... a cura di Federica Sciacca

Almeno una volta abbiamo sbagliato tutti. Magari eravamo convinti che in quella città non potesse piovere e invece un’imprevista nuvoletta ci ha sorpresi in canottiera e infradito minando la gioia dell’agognato relax. Oppure eravamo proprio certi che saremmo stati in costume praticamente tutto il giorno e quell’invito galante non era proprio previsto, ma come rinunciarvi? E ancora, la batteria che si scarica, la cre-

ma del corpo che si cosparge nella valigia: insomma, fare una valigia, con l’entusiasmo e la fretta di partire e lasciare tutto, non è sempre facilissimo. Primo errore comune (specialmente per le donne): valigia pesante, troppo pesante. E spesso di cose inutili. Infatti, molte volte nell’incertezza cosa si fa? Si butta tutto dentro, perché “non si sa mai”. Il problema è che ci si scorda che alla fine, quel “ma-

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Vacanze

Da evitare

Un altro consiglio, poi, è quello di evitare di portare cose troppo preziose: tra valigie perse e l’inevitabile leggerezza che portiamo in vacanza non è infatti detto che tutto ciò che parte, ritorni. Nel preparare una valigia poi, altra cosa da non fare è sottovalutare quelle che possono essere le sorprese della destinazione scelta: così, anche se si è in partenza per un viaggio d’avventura, un intramontabile tubino o un completo per lui, potrebbe sempre rivelarsi utile. Così come un costume da bagno, anche se la destinazione non è un luogo di mare: potrebbe, infatti, sempre esserci proprio vicino all’albergo quella deliziosa Spa... Rinunciarci sarebbe un peccato.

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cignetto” che abbiamo messo su, saremo proprio noi a portarcelo in giro, e se il treno sta per partire e dobbiamo metterci a correre, o se le scale mobili non funzionano, la vacanza diventa a “rischio stress”. Per questo, qualsiasi sia la destinazione e il numero di giorni che ci ospiterà, la prima regola d’oro è quella di portare il meno possibile, giusto l’indispensabile. Un consiglio utile nel selezionare può essere quello di scegliere abiti che si possono bene abbinare tra loro, in modo da poter portare meno pezzi, e meglio, prima di metterli in valigia, provarli, specialmente se non si mettono da tempo: perché occupare spazio inutile con quelle scarpe tanto carine, ma che ci vengono ormai strette? Infine, come valigia, il trolley aiuta di più nella praticità di quelle vecchio stile, a meno che non si abbiano particolari pene da espiare e si voglia portare tutto in spalle. Sono scelte. Per farli entrare tutti, poi, abiti, accessori, etc... le tecniche di “schiacciamento” e “arrotolamento” non sono un segreto per nessuno ma, dato il caso, meglio preferire quelli dai tessuti che possono anche stropicciarsi, o quelli leggeri in microfibra, e lasciare a casa i vestiti bene inamidati. Poi, ecco due oggetti “salvavita”: l’iPod o un libro (è lo stesso) utilissimi, più che per la musica e lo svago, a evitare le “conversazioni forzate”. Alzi la mano a chi non è mai capitato di sentirsi felice alla sola idea di sdraiarsi al sole e, nella pace assoluta, dimenticarsi del mondo, e invece di trovarsi a dover per forza dar conto allo scocciatore di turno. L’iPod salva la vita. Si socchiudono gli occhi e si fa finta di essere totalmente immersi nella musica (anche se si è nel silenzio più totale). Altri must: cappello e creme per il sole, perché anche se non si va al mare d’estate il sole scotta, anzi, in montagna è pure peggio; macchina fotografica, obbligatoria, perché se è vero che i migliori ricordi si portano nel cuore, lo è altrettanto che le fotografie aiutano; caricabatterie: vacanza sì, ma meglio restare sempre reperibili; una saponetta per bucato, anche in formato mignon; scarpe comode, immancabili per la gioia dei nostri piedi senza i quali non si va da nessuna parte. Infine, come dimenticare? Senza i documenti di identità e le chiavi di casa, la vacanza non comincia, o finisce con un piccolo imprevisto. Ma soprattutto loro: non dimenticate i compagni di viaggio e la voglia di divertirvi insieme, a volte accettando anche qualche compromesso, per far spazio solo al relax ed evitare noiose controversie. Senza, che vacanza è?


In ogni sostanza si tace La luce e il silenzio risplende La Pania di marmi ferace alza in gloria le arci stupende. Tra il Serchio e il Magra, su l’ozio del mare deserto di vele, sospeso è l’incanto. Gabriele d’Annunzio,

Grafica: Ace & Flanaghan • Foto: C. Beduschi

Undulna vv. 85/91, Alcyone A chi desidera scoprirla, la natura sa offrire occasioni di benessere e di salute davvero uniche per stare bene nel corpo e nello spirito. A soli tre chilometri da Forte dei Marmi, vicino a una spiaggia e un mare senza uguali, l’Hotel Villa Undulna – Terme della Versilia propone esclusivi trattamenti termali ed estetici utilizzando un’acqua salsobro-

moiodica purissima e la torba terapeutica del lago di Massaciuccoli. Questi preziosi elementi naturali sono impiegati sia per la cura e la prevenzione delle affezioni artroreumatiche, vasculopatiche e dermatologiche, sia per bagni rilassanti e trattamenti estetici, particolarmente efficaci per contrastare la cellulite. Un altro fiore all’occhiello del

centro sono i massaggi, eseguiti da professionisti abilissimi: rilassanti, drenanti, tonificanti, ma anche orientali come lo Shiatsu, in acqua termale o a terra, e il massaggio Ayurvedico oppure molto particolari, come l’Hawaiano e l’Hot Stones, che utilizza pietre laviche. L’Hotel Villa Undulna – Terme della Versilia è circondato da un magnifico parco di 30 mila

metri quadri al quale fanno da sfondo le Alpi Apuane. Grandi spazi, silenzio e pace rendono questo prestigioso albergo perfetto per chi vuole riprendersi dallo stress ed occuparsi del proprio benessere. Senza rinunciare al piacere della tavola: la cucina di alto livello propone squisiti menu dietetici e salutisti che valorizzano i prodotti locali.

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Prevenzione

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SOLE, PROTEZIONE Soprattutto d'estate le precauzioni sono d'obbligo, in particolare per bambini e anziani a cura del prof. Vincenzo Pagliara, Medico chirurgo Specialista in Oculistica

In presenza di una luce troppo intensa, l’occhio si protegge con l’ammiccamento delle palpebre, il restringimento della pupilla, la funzione di schermo del cristallino e, soprattutto, con i pigmenti della retina. Ma tutto questo non basta per filtrare la luce solare che può essere nociva. Fondamentali, quindi, diventano anche gli occhiali da sole. Le lenti devono assorbire tutti i raggi UV e le radiazioni violette-blu e attenuare l’intensità luminosa totale e i raggi infrarossi. Ecco perché è importante la scelta di occhiali da sole con precise caratteristiche, per avere una protezione “su misura”. SCEGLIERE GLI OCCHIALI GIUSTI: ATTENZIONE A INDICE E COLORE Per valutare un filtro per la protezione solare, vanno considerate la trasmissibilità della luce visibile e l’assorbimento delle radiazioni ultraviolette. Si parte da filtri di classe 0-1, per luminosità solare molto bassa, fino a filtri 3-4, per luminosità molto intensa. L’indice UV indica l’intensità della radiazione ultravioletta solare che giunge sulla terra ai valori massimi nei mesi estivi. Viene adottato a livello internazionale per informare sul possibile rischio derivante da una eccessiva esposizione al sole. Anche il colore dei filtri è fondamentale nella scelta. Per i miopi

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sono consigliate lenti di colore marrone, per gli ipermetropi lenti verdi, mentre per gli emmetropi (che vedono 10/10) sono indicate lenti di vari colori, grigio, marrone e verde. Oltre il grigio, il marrone e il verde, utilizzati nella maggior parte dei casi, gli altri colori sono: ¬ Giallo, per condizioni di scarsa luminosità (nebbia, notte), che favorisce una migliore percezione dei dettagli.

¬ Arancione, per la guida in condizioni di tempo nuvoloso. ¬ Polarizzato, per l’eliminazione delle luci riflesse e del riverbero (mare, sabbia, asfalto), ma sconsigliato in presenza di ghiaccio in quanto, eliminandone il riflesso, lo rende invisibile. ¬ Rosa-Azzurro-Viola, colori moda, che garantiscono solo la protezione UV, ma non sono consigliati in condizione di luce intensa.


Prevenzione

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E BENESSERE VISIVO È importante utilizzare occhiali da sole di qualità: le lenti non a norma si riscaldano al sole senza filtrare i raggi nocivi, provocando congiuntiviti e cataratta. Inoltre, facendo dilatare la pupilla, giungono al fondo oculare radiazioni nocive che possono causare retinopatia

Esistono poi le lenti fotocromatiche di ultima generazione, che diventano scure proporzionalmente all’intensità dei raggi UV-A/UV-B e del riverbero per poi schiarirsi quando la luce diminuisce, in pochi secondi. Sono delle lenti “intelligenti”, ottime per avere un unico occhiale vista e sole, indicate anche per le lenti progressive. Bloccano il 100% dei raggi UV. Infine, le lenti medicali fotoselettive, di colora-

zione arancione, rossa e marrone-arancio, sono indicate per patologie oculari come degenerazione maculare, retinopatia pigmentosa e diabetica, glaucoma, cataratta, pseudofachia, albinismo. UNA PROTEZIONE DI QUALITÀ È importante utilizzare occhiali da sole di qualità: le lenti non a norma si riscaldano al sole senza filtrare i raggi nocivi, provo-

e radiazioni L solari

A milioni di chilometri di distanza viene emessa la luce solare, composta dai fotoni, particelle energetiche che arrivano sulla terra come radiazioni. Queste ultime, in base alla lunghezza d’onda, costituiscono le radiazioni visibili (raggi colorati), e non visibili, divise in ultravioletti (UV-A, UV-B e UV-C) e infrarossi. La luce viene classificata secondo la lunghezza d’onda, che con le sue variazioni ci dà i vari colori. Ai due estremi dello spettro di luce visibile ci sono gli ultravioletti e gli infrarossi.

cando congiuntiviti (dovute agli UV-B e agli infrarossi) e cataratta (dovuta agli UV-A). Inoltre, facendo dilatare la pupilla, giungono al fondo oculare radiazioni

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Prevenzione

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I rischi

Gli ultravioletti sono i raggi che ci consentono di abbronzarci. Si dividono in: ¬ UV-A: responsabili dell’invecchiamento cutaneo e del cristallino. ¬ UV-B: determinano l’abbronzatura, ma anche gli eritemi. A livello oculare interessano la cornea. ¬ U V-C: pericolosissimi per l’uomo, anche se in gran parte vengono bloccati dall’ozono presente nell’atmosfera. I raggi ultravioletti (UV) penetrano attraverso le nuvole, sono più intensi con l’altitudine e nelle ore centrali della giornata, aumentano con il riverbero di acqua, sabbia e neve. I raggi infrarossi possono provocare secchezza oculare, determinando una minore protezione della cornea, con sensazione di fastidio, bruciore e minore tollerabilità alle lenti a contatto. La luce blu può provocare nel tempo danni alla retina.

nocive che possono causare retinopatia (dovuta alla luce blu). Tali danni sono più accentuati nei bambini e negli anziani. Per i bambini ciò è dovuto alla perfetta trasparenza di tutte le strutture oculari che si trovano davanti alla retina; pertanto i genitori, come si preoccupano di salvaguardare la loro pelle, devono proteggere i loro occhi con filtri su misura. Per gli anziani ciò è dovuto al fatto che i raggi del sole favoriscono i fenomeni foto-ossidativi, cioè di invecchiamento a carico del cristallino (cataratta) e della

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retina (degenerazione maculare senile). Anche dopo interventi chirurgici di cataratta e di chirurgia rifrattiva, l’occhio necessita di un’adeguata protezione e spesso anche di una lieve correzione. Infatti il cristallino artificiale inserito negli occhi delle persone operate (pseudofachia) è del tutto trasparente anche alle radiazioni nocive, ed è quindi opportuno proteggere la retina con lenti specifiche. Dopo chirurgia laser la cornea può essere più sensibile alla luce e quindi spesso sono consigliate lenti protettive. Infine

anche l’alimentazione ci può aiutare a combattere l’accumulo dei radicali liberi, che possono danneggiare le strutture oculari, soprattutto la retina. Quindi è consigliabile consumare abbondanti porzioni di frutta e verdura di colore giallo, arancione, rosso e a foglia verde, ricche di betacarotene, Vitamine A, C ed E, luteina, zinco e selenio. La luteina, in particolare, può essere definita come un occhiale da sole naturale attivo 24 ore su 24, e va assunta con degli integratori specifici prescritti dal medico oculista.


La protezione in ogni situazione

SUN-SET è pensato e progettato per proteggere la salute degli occhi nei momenti di esposizione a forti radiazioni UV, al mare, in montagna o nel solarium. Permette un'abbronzatura del tutto uniforme perchè non lascia segni, evitando la formazione delle rughe causate dalle forti radiazioni che aggrediscono l'epidermide nel contorno occhi. SUN-SET è una risposta concreta ed efficace agli effetti dannosi delle radiazioni ultraviolette. Gli occhialini SUN-SET, prodotti interamente in Italia, coperti da regolare brevetto e marchio registrato, rappresentano oggi la soluzione tecnologica più avanzata per la protezione dalle radiazioni UV. Gli occhialini sono realizzati in policarbonato con protezione dai raggi UV 100% con filtro 400 nm UV-A, UV-B e UV-C. Hanno il massimo grado di protezione, 4, con classe ottica 2°. La molla, in acciaio inox, è anti allergica, ergonomica e adattabile per una buona copertura degli occhi. Distribuito nelle migliori farmacie.

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Segreti della mente

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La formula dell'apprendimento Ripetere 160 volte aiuta la mente. Se avete difficoltà a imparare vocaboli nuovi, ecco cosa potete fare a cura di Claudio Emiro

Volete imparare una lingua straniera ma proprio non riuscite a memorizzare le parole? Ripetetele per 160 volte e vi entreranno in testa. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’università di Cambridge, secondo cui sono sufficienti 14 minuti di impegno perché il cervello non distingua più i nuovi vocaboli dai vecchi. Nello studio, pubblicato dal Journal of Neuroscience , sono stati esaminati 16 volontari per monitorare la loro attività cerebrale. Prima sono stati registrati i segnali del cervello all’ascolto di parole a loro famigliari. Successivamente si è passati a un termine sconosciuto, appositamente inventato per l’occasione. Il risultato? Inizialmente il cervello ha fatto fatica a riconoscere la nuova parola. Ma a forza di sentirla ripetere tan-

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Conoscere e “masticare” lingue diverse mantiene giovane il cervello, e tiene lontani gli acciacchi legati all’età. La buona notizia arriva dai ricercatori della Tel Aviv University (Israele), secondo i quali doversi districare tra diversi idiomi protegge la mente dall’invecchiamento. Il team di Gitit Kavé, neuropsicologa dell’Herczeg Institute on Aging dell’ateneo israeliano, ha scoperto infatti che gli anziani che parlano più lingue ottengono i risultati migliori ai test sulla funzionalità cognitiva. Dai risultati sembra proprio che un poliglotta, con il passare delle primavere, sia più lucido e pronto rispetto ai coetanei che conoscono una sola lingua. I diversi linguaggi possono infatti creare nuovi legami cerebrali, mente più attiva.

te volte, a distanza ravvicinata, ha cominciato a “registrarla”. «All’inizio il cervello doveva fare un duro lavoro per riconoscerla» conferma Yury Shtyrov, uno degli autori della ricerca. «Dopo 160 ripetizioni, effettuate in 14 minuti, le nuove tracce della memoria erano indistinguibili dalle altre». Sulla base di questi risultati, gli studiosi della Medical Research Council’s Cognition and Brain Sciences Unit sono giunti alla conclusione che per praticare una nuova lingua basta ascoltarla. «I nostri volontari non hanno dovuto ripetere la parola per memorizzarla, ma solo ascoltarla». L’obbiettivo, in realtà, non era quello di capire come facilitare a un inglese il compito di imparare una nuova lingua, anche se senza dubbio questo aspetto è interessante, ma quello di aiutare i pazienti colpiti da ictus a riacquistare la capacità di linguaggio. «La ricerca suggerisce che la riabilitazione potrebbe essere più veloce se ci si concentra sul ricreare il prima possibile le connessioni neurali associate alle parole» sottolinea Shtyrov.



Psicologia

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DIMMI CO E TI DIRÒ CHI SEI Con la psicologia della scrittura si può imparare a conoscere meglio se stessi e gli altri a cura di Bianca Romeo

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La scrittura è lo specchio più fedele dei sentimenti, delle attitudini, dei conflitti, in una parola della personalità. Attraverso la valutazione dei segni grafici si possono trarre informazioni precise e dettagliate sul “chi siamo” «Come le impronte digitali, la scrittura di ciascuno di noi ha caratteristiche peculiari» afferma il professor

Roberto Cadonati, psicologo e autore del libro Psicologia della scrittura (edizioni Il Melograno). «Che la scrittura sia un test naturale ognuno di noi può verificarlo attraverso la constatazione che ogni scrittura è così individualizzata da rappresentare uno stile unico e irripetibile. Eppure tutti noi abbiamo appreso a scrivere attraverso


Psicologia

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ME SCRIVI un modello calligrafico simile; ciò che fa modificare il modello comune sono le spinte inconsce, che ci portano a “interpretare” in maniera personale» continua l’esperto. Attraverso la scrittura quindi si può tracciare un quadro completo di chi ha redatto il testo, delle sue condizioni psicofisiche. Sono evidenziati i fattori quantitativi e qualitativi dell’intelligenza, le caratteristiche dei processi mentali e della memoria, quelle affettive ed emotive, l’etica, la moralità e la sessualità. I POSSIBILI UTILIZZI «L’analisi della scrittura è prima d’ogni altra cosa un importante strumento d’autoconoscenza e d’autoconsapevolezza» sottolinea il professor Cadonati. Può essere quindi un mezzo per migliorarsi, cambiare il comportamento e, conoscendo le attitudini, costruire meglio i propri obiettivi e fare le proprie scelte. Oltre ad aiutare a conoscersi meglio, può avere applicazioni in campi molto diversi: per stabilire l’affinità di coppia, per indirizzare nella scelta del percorso di studi, per verificare la veridicità o la falsità di testamenti, firme, scritti in ambito giudiziario. «Potendo confrontare le affinità e le diversità, ci si può orientare nella scelta del partner. Partendo dalle attitudini è invece possibile orientarsi negli studi e nella professione, verso le discipline che più naturalmente ci si addicono». Gli occhielli indicano l’equilibrio, la capacità di razionalizzare, l’autodominio

occhiello

asta

filetto

allungo superiore corpo della scrittura allungo inferiore

raccordo

Molte aziende poi utilizzano l’analisi della scrittura per valutare la compatibilità tra le attitudini personali del candidato e le caratteristiche richieste per quel lavoro. «Per non parlare del campo della psicologia clinica: l’utilizzo della grafia come strumento di indagine psicodiagnostica immediata e oggettiva, offre la possibilità di “monitoraggio” costante dell’andamento della psicoterapia e dei cambiamenti che “oggettivamente” avvengono nel soggetto». LE CARATTERISTICHE DELLA SCRITTURA L’oggetto fondamentale nello studio dell’espressione grafica è la devianza dal modello calligrafico comune e le sue varie manifestazioni. «Così come la comunicazione verbale si esprime in uno spazio, quella scritta si esprime sul foglio, il quale rappresenta l’ambiente in cui ci muoviamo e operiamo» spiega Cadonati. «Nel movimento che esprimiamo con la penna sul foglio, ad esempio, è proiettato il nostro modo di interagire con l’ambiente, nella realtà. Il movimento verso destra simboleggia l’attività, l’intraprendenza, lo stimolo ad affrontare il mondo e l’ambiente, l’estroversione e la proiezioni verso il futuro e il prossimo. Il movimento verso sinistra, al contrario, pro-

ietta le spinte introversive, la passività, le paure ad affrontare situazioni sconosciute, lo spirito di conservazione» continua l’esperto. Altre caratteristiche che dicono molto della persona sono: ¬ la pressione esercitata sul foglio attraverso la penna indica con quale forza si esercita la propria pressione sugli altri; ¬ la grandezza delle lettere esprime il senso dell’Io, la propria autoconsiderazione; ¬ la parte superiore della scrittura esprime ideali, aspirazioni, moralità, istanze culturali e religiose da cui si è guidati; ¬ la parte centrale, il corpo della scrittura, espressione della coscienza etica, razionalità, intelligenza, equilibrio, meccanismi di difesa; ¬ la parte inferiore rappresenta gli interessi materiali e le pulsioni, gli istinti e la sessualità; ¬ gli occhielli indicano l’equilibrio, la capacità di razionalizzare, l’autodominio; ¬ la chiarezza con cui le lettere sono tracciate, “spia” della chiarezza con la quale si elaborano le informazione e le idee; ¬ l’andatura può essere sciolta, impacciata, rigida, armoniosa, e simboleggia il modo di procedere nell’ambiente ed esprime quindi le spinte aggressive, di difesa, di adattamento alla realtà, conformismo.

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Psicologia

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L’inclinazione Scrittura ascendente: rivela fiducia in se stessi e nell’affrontare la realtà, intraprendenza, ambizione, spinta al miglioramento, visione positiva della realtà, aggressività. Una scrittura molto ascendente denota spinte innovative utopistiche.

Scrittura discendente: indica la tendenza a cedere di fronte alle richieste ambientali, sottomissione, pessimismo, rassegnazione. Se marcatamente discendente è segnale di depressione. Scrittura aderente: chi scrive seguendo il rigo in modo aderente possiede la capacità di adeguarsi alle richieste ambientali, realismo, ma scarsa intraprendenza e spirito d’iniziativa.

Grande o piccola

La scrittura grande è indice di sopravvalutazione di sé, scarsa capacità di autocritica, ridotto senso del dovere, forte senso dell’onore, difficoltà nell’osservazione dei dettagli, desiderio di essere in primo piano, ridotta attenzione per gli altri di cui tuttavia si teme il giudizio. Nell’orientamento professionale segnala senso commerciale. La scrittura piccola denota invece serietà, modestia, rispetto delle opinioni e valori altrui, capacità di porsi in discussione. Rivela capacità d’osservazione, vivacità intellettuale, abilità di concentrazione e memorizzazione. Tuttavia se la scrittura è molto piccola l’indicazione è quella di un complesso d’inferiorità, dovuto alla sensazione di essere un soggetto a minor diritto.

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Leggere con attenzione le avvertenze riportate sulla confezione

Controlla la pressione

La pressione alta può essere causa di numerosi rischi: infarto, ictus, malattie renali. Per questo controlla la pressione almeno 2 volte al mese...

...e poi - Attività fisica - Niente fumo e poco alcol - Alimentazione corretta e peso sotto controllo Inoltre per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è fondamentale ridurre il sodio nella dieta. Per questo motivo è raccomandabile l’utilizzo, nella dieta di tutti i giorni, di un sale iposodico come Novosal.

Novosal: solo il buono del sale.


© Fotografie di Laura Pernice e Anna Alberghina

Reportage

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VIAGGIO IN NIGER

Gerewol, danza di bellezza nel cuore del Sahel a cura di Anna Alberghina

Il Gerewol è una festa rituale dell’etnia Peul Bororo che si prolunga per ben una settimana, in cui ragazzi e ragazze in età da marito si danno convegno a una gara nuziale. Il viaggio in Niger per assistere a questa straordinario evento si tiene alla fine di settembre. Lasciando alle spalle la capitale Niamey ci si addentra nella savana semiarida presahariana dove radi arbusti spinosi, rinverditi dalle recenti piogge, punteggiano un universo color ocra. Si raggiunge Abalak dove è fissato l’incontro con i capi clan che indicheranno il luogo della festa. Da qui si abbandona la strada asfaltata per inoltrarsi con i fuoristrada lungo piste sabbiose che porteranno alla destinazione, là dove ogni anno si svolge il rito di seduzione più affascinante dell’Africa. Qui si incontrano i Bororo, conosciuti anche come Wodaabe, popolazione nomade e ancora animista nonostante l’influenza dalla cultura islamica. Sono poligami e un Wodaabe può avere sino a quattro mogli. La prima deve essere una cugina, designata dai parenti dello sposo alla sua nascita, le altre sono scelte per amore. E proprio un tributo all’amore sono le tre danze rituali che scandiscono la festa.

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Reportage

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L’ITINERARIO 1° giorno Italia - Parigi - Niamey Arrivo nel pomeriggio a Niamey. 2° giorno Niamey - Dogondoutchi - Birnin Konni/Tahoua Percorso in direzione est attraverso i paesaggi tipici del Sahel, con prevalenza dei toni del giallo, dell’ocra e dei colori della terra, piccoli villaggi di etnia Djerma la cui architettura si integra naturalmente con l’ambiente, qua e là gruppetti di capre, dromedari e zebù, piccoli mercati lungo la strada.

6° giorno Savana di Abalak - Agadez Con un percorso lungo le piste che tagliano le alte erbe della savana si raggiunge Agadez.

3° giorno Birnin Konni/Tahoua - Abalak Raduno dei Peul Bororo per il Gerewol Sosta ad Abalak, il capoluogo dell’area dove hanno luogo i raduni dei pastori nomadi Peul appartenenti al clan Wodaabe o Bororo per il loro più importante rito annuale. Da Abalak ci si inoltra con i mezzi fuoristrada lungo piste a tratti sabbiose che si perdono nell’immensità della savana, raggiungendo lo spazio aperto dove avrà luogo un Gerewol. La fase del trucco e la preparazione dei costumi è estremamente accurata. Truccati e abbigliati in modo esuberante, i giovani daranno vita ad una cerimonia fatta di danze sensuali e sguardi ammiccanti. Il culto della bellezza, insieme a quello del bestiame e della famiglia, è infatti uno dei cardini della comunità Bororo.

4° e 5° giorno Gerewol: la festa della bellezza nella savana Chi assiste ad un Gerewol si trova catapultato in una dimensione senza tempo. Il Gerewol non è ancora stato espropriato della sua vera essenza e rimane l’occasione per i nomadi, dispersi nel corso dell’anno nelle assolate distese del Sahel, di ritrovarsi, scambiarsi notizie, celebrare nascite e matrimoni. Al termine del raduno uomini e mandrie riprenderanno l’eterno ritmo della transumanza disperdendosi tra le gialle distese della savana. Il 5° giorno coincide con il mercato settimanale di Abalak.

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Reportage

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8° giorno Agadez - Tahoua - I villaggi e le architetture haussa - Birnin Konni Trasferimento in direzione sud. Nei pressi di Tahoua visiteremo, con una deviazione dalla strada principale, alcuni villaggi di etnia Haussa con le forme arrotondate dei granai simili a grandi uova d’argilla.

10° giorno Parigi - Italia Arrivo a Parigi al mattino presto e proseguimento con il volo per l’Italia.

7° giorno Agadez, città sahariana per eccellenza, avamposto tuareg Giornata dedicata alla scoperta della città. Antico e fiorente crocevia di carovane a metà strada tra il Maghreb e l’Africa Nera, Agadez ha conservato il suo fascino di città sahariana con la tipica architettura in terra, le piazzette e i vicoli sabbiosi. Il minareto dell’antica moschea con fitto di travi, è l’emblema della città, un faro per chi arriva dalle sabbie, il mitico punto d’arrivo e di partenza delle grandi spedizioni sahariane. La città è anche famosa per i tipici e raffinati gioielli in argento conosciuti come “Croci di Agadez”, che abili artigiani fabbricano con il processo della “cera persa”. 9° giorno Birnin Konni - Dogondoutchi - Le giraffe di Kouré - Niamey - Parigi Proseguimento per Niamey. Se vi sarà tempo a disposizione sosta in corso di viaggio nella località di Kouré, per una breve escursione nella savana alla ricerca delle ultime giraffe dell’Africa Occidentale.

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FESTA DEL GEREWOL CON PARTENZA IL 23 SETTEMBRE 2012

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Le diete last minute? Fanno ingrassare I trucchi per arrivare in forma alle vacanze, senza però mettere a rischio la salute e soprattutto non riprendere i chili persi a cura di Elvira Loggia La prova costume è ormai alle porte. E per molte donne, ma anche uomini, è tempo di correre ai ripari per smaltire i chili di troppo accumulati durante l’inverno. Già, perché nonostante gli esperti non si stanchino di ripetere che se si vuole perdere peso davvero bisogna farlo in modo graduale giocando d’anticipo, sono molti gli italiani che finiscono per ridursi all’ultimo. C’è chi finché non si trova “costretto” non è disposto a rinunciare a dolci e snack, chi invece ci ha già provato per tempo ma senza successo. Ecco allora che parte la caccia alle diete last minute: da quella monotematica, come quella della banana o dello yogurt, a quella che abolisce completamente i carboidrati, ce n’è davvero per tutti i gusti. «Contrariamente a quanto si pensa perdere peso non è una “manovra” difficile. Basterebbe smettere di mangiare. Ciò che è difficile è perdere peso in maniera sana e duratura» osserva il dottor Andrea Ghiselli, ricercatore all’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) di Roma, lanciando una provocazione. «Il fatto è che tutte queste diete possono anche far perdere qualche chilo e dare la sensazione che funzionino. Il problema però è che, privare l’organismo di alcuni gruppi di principi nutritivi, può essere dannoso. Inoltre il dimagrimento che si ottiene è solo momentaneo. Una volta che si ricomincia a mangiare in modo normale infatti non solo si rimettono in poco tempo i chili persi, ma anche con gli interessi». Ma, quindi, siamo condannati a portarci questa “zavorra” anche in spiaggia? «No, anche se bisognerebbe cominciare prima,

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arboidrati C sì o no?

L’alimentazione ideale dovrebbe prevedere il 55% di carboidrati, il 30% di grassi e il 15% di proteine. In regime di dieta le percentuali possono variare: se ad esempio si vuole ridurre la quantità di carboidrati lo si può fare, senza però abolirli del tutto. È sufficiente, ad esempio, dimezzarla riducendo le porzioni di pasta o di pane, mantenendo il resto inalterato. L’importante è che tutti e tre i gruppi nutritivi siano sempre presenti.

gie consumate a riposo) può diventare pericoloso. Quando l’organismo non riceve sufficienti energie, in particolare dai carboidrati, infatti va a prendere pezzi di muscoli. E questo ha conseguenze importanti sotto diversi punti di vista, non solo

perché una volta che il muscolo è “mangiato” non è facile fare in modo che si riformi ma anche perché sottraendo massa magra si abbassa in metabolismo basale (poiché l’organismo richiede meno energie) e quindi si riprendono i chili persi».

in realtà non è ancora troppo tardi per mettersi a dieta, a patto che lo si faccia in modo corretto e sano» sottolinea Ghiselli. E che ovviamente i chili da buttare giù non siano troppi: se si parla di ritornare in forma e smaltire qualche eccesso invernale c’è ancora speranza. «Il modo migliore è, senza stravolgere la propria alimentazione, sottrarre un po’ di calorie all’introito totale giornaliero, riducendo da un lato le porzioni di quello che si mangia abitualmente e dall’altro aumentando l’attività fisica. L’ideale, per perdere circa 2 chili in un mese, sarebbe riuscire a creare un disavanzo di 500 Kcal al giorno. Questo può essere ottenuto, ad esempio, togliendo 200 Kcal dall’alimentazione e bruciando 300 Kcal in più con il movimento o viceversa». La dieta quindi da sola non basta. «Il primo passo se si vuole dimagrire in modo sano è mettersi le scarpe da ginnastica e andare a correre o, perché no, anche a ballare. Anche perché non si possono sottrarre troppe calorie: se si va sotto il metabolismo basale (cioè le ener-

La suddivisione dei pasti

Se per i bambini l’alimentazione giornaliera dovrebbe comprendere 5 pasti, di cui 3 principali (colazione, pranzo e cena) e 2 spuntini a metà mattina e pomeriggio, per gli adulti, possono esserne sufficienti 3, a patto però che siano ben distribuiti. La colazione dovrebbe rappresentare il 20% dell’introito calorico, i pasti il 30-40% ciascuno e gli spuntini il 20% in totale. Nel caso in cui non si sia abituati a spezzare la giornata con gli spuntini si può spostare una parte della loro quota nella colazione. L’importante è non andare al di sotto dei tre pasti (saltare il pranzo può essere fatto, ma solo saltuariamente) e soprattutto evitare di concentrare eccessivamente in uno solo: assumere, ad esempio, 2.000 calorie in una volta non solo richiede un considerevole impegno digestivo, ma provoca anche una maggiore produzione di insulina (cioè l’ormone che trasforma gli eccessi di zuccheri in adipe).

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Una tipica villa veneta del XVIII secolo, rifugio ideale per chi è alla ricerca di un soggiorno esclusivo in un ambiente accogliente e di pregio. Villa Contarini Nenzi, premiata come “Villa Veneta dell’anno 2009” dalla Regione Veneto, dispone di 43 camere finemente arredate con mobili d’epoca ma, allo stesso tempo, dotate dei più moderni comfort. Fiore all’occhiello, il centro benessere SPA & Wellness Center dove l’ospite potrà rigenerarsi e rilassarsi tra saune, bagno turco, piscine con acqua calda, di cui una salata, vasche idromassaggio, idroterapia, trattamenti speciali e bagni personalizzati.

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Parlare da soli fa bene: altro che matti! Dai risultati di una ricerca è emerso che le parole dette tra sé e sé riescono a stimolare le funzioni cognitive, a guidare e a concentrare l’attenzione. Spazzati così via i pregiudizi legati a chi si trova ogni tanto a farlo a cura di Federica Sciacca

Psiche Capita a tutti prima o poi nella vita. Ci si ritrova a ripercorrere mentalmente quella conversazione, a ripensare a vicende già accadute o a cercare di ricordare le cose fatte o da fare, e qualche parolina scappa anche ad alta voce. Poi ci si sente un po’ matti e ci si inibisce, magari sorridendo un po’ di noi stessi. Invece no, altro che matti: parlare da soli è al contrario un metodo che regala numerosi benefici cognitivi. Questo, almeno, il “contrordine” che arriva da uno studio condotto proprio per indagare la funzione del dialogo interiore con noi stessi e che spazza, così, tutti i luoghi comuni che considerano questo comportamento irrazionale. Gli autori della ricerca, gli psicologi Gary Lupyan dell’Università del Wisconsin e Daniel Swingley dell’Università della Pennsylvania, per arrivare a queste conclusioni, hanno condotto una serie di esperimenti, prendendo spunto dal fatto che

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Psiche

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le persone quando cercano qualcosa hanno la tendenza a mormorare parole non rivolte a nessuno, e l’analisi ha riscontrato che proprio chi parla a se stesso trova gli oggetti più rapidamente di quelli che non lo fanno: «Ripetendo il nome dell’oggetto cercato - hanno commentato gli autori - è come se stimolassimo il cervello a focalizzarsi meglio sulla ricerca. Troviamo le cose più rapidamente, parlando, soprattutto quando c’è una forte e diretta associazione tra il nome e l’obiettivo». Lo studio, pubblicato sul The quarterly journal of experimental psychology, conferma così anche quanto era già emerso da una ricerca precedente firmata dagli psicologi della Toronto University. Anche il professor Michael Inzlich e la studiosa Alexa Tullet, avevano condotto, infatti, nel 2010 una ricerca facendo una serie di test su volontari, ed erano arrivati alla stessa conclusione: la tecnica del dialogo con se stessi fa bene, serve a esercitare l’autocontrollo sugli impulsi, e porta a sviluppare un migliore processo decisionale. «Ci siamo resi conto - avevano detto gli autori - che la gente agisce in modo più impulsivo quando non può usare la propria voce interiore e dunque parlare con se stessa. Senza la possibilità di verbalizzare messaggi a se stessi, i volontari esaminati nei nostri test non erano in grado di esercitare lo stesso autocontrollo. Mandiamo continuamente dei messaggi al nostro “io” con l’intento di autoesaminarci e di fare il punto su ciò che facciamo, una maniera insomma per ragionare sopra le cose che ci accadono. Parlando con noi stessi ci stimoliamo, ci diciamo per esempio che dobbiamo continuare a correre anche se siamo stanchi mentre facciamo jogging, oppure di smettere di mangiare anche se avremmo voglia di un’altra fetta di torta, o di trattenerci dal perdere le staffe nel pieno di una discus-

Quando è una patologia

Non è un sintomo sempre e solo “normale” e che, anzi, fa bene. Parlare da soli, infatti, viene comunemente ritenuto un segno di qualche instabilità mentale, perché in effetti rientra nella sintomatologia di alcune malattie della mente, come ad esempio la schizofrenia. Ma in questo caso il sintomo è sempre associato a molti altri disturbi, e non si presenta mai come un fenomeno isolato. È persistente e continuo e il paziente non si rende davvero conto di farlo. «Parlare da soli è un sintomo che può rientrare anche tra quelli dei disturbi ossessivo-compulsivi, oppure dei malati schizofrenici - spiegano gli psichiatri -, questi ultimi parlano da soli perché sono convinti di farlo con delle altre persone che però, di fatto, non sono presenti, se non nella loro fantasia. Ma solo in questi casi il fenomeno può essere considerato patologico».

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sione. Talvolta questi messaggi esistono solo a livello di pensieri, altre volte vengono esplicitati: il nostro esperimento dimostra che questo dialogo interiore è comunque utile e molto diffuso». In effetti a pensarci, parlare soli, è un po’ come scrivere delle pagine del proprio diario: mettere nero su bianco generalmente, infatti, aiuta a fare emergere cose o pensieri in maniera chiara, evidente, e a dare una logica alle cose. Parlare fra sé avrebbe dunque un effetto simile: quello di trasformare i nostri pensieri in parole per aiutarci a dargli un senso. Inoltre, come diceva Franklin Pierce Jones, un famoso attore comico americano, “uno dei vantaggi del parlare a te stesso sta nel fatto che almeno una persona ti ascolta”. Che è pur sempre qualcosa.



Ecologia

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Il decalogo salva acqua a cura di Claudio Emiro

È una risorsa preziosa e indispensabile per la vita. Per questo l’acqua deve essere usata in modo intelligente senza sprechi. Ognuno nel suo piccolo può fare molto. Tutti i giorni. Già, perché è proprio nelle azioni della vita quotidiana che, senza accorgercene, ne sprechiamo di più. Basti pensare a quando ci laviamo i denti o insaponiamo i capelli lasciando il getto d’acqua aperto. Ecco allora alcuni semplici ma preziosi accorgimenti per la sensibilizzazione al risparmio idrico.

inetto 1 Chiuderesiillarvuab i denti mentre ci

e tto aperto mentr Lasciare il rubine spreco d’acqua inutile. uno ci si lava i denti è tempo di spazzolamento un a er id re Se si cons i, lasciare scorre ideale di 2 minut il tempo significa o l’acqua per tutt ben 10 litri! sprecarne

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3 Lavarsi le mani in modo intelligente Insegnare ai bambini a lavarsi sempre bene le mani è importante, lavarsele bene rispettando l’acqua ancora di più. Il trucco per non sprecare acqua sta nell’insaponare con cura le mani, prima ancora di aprire il rubinetto per sciacquarle.

2 Riempire il lavandino e non lasciare scorrere l ’ acqua Se il tuo lui si rade la barba per con il rubinetto aperto spr 5 minuti 25 litri d’acqua. Perché allo eca circa ra il tappo del lavabo e riemp non chiudere irlo con l’acqua necessaria a sciacquare ma n mano la lama?

ccia 4 Scegliere la do

a doccia liere tra fare un doccia eg sc te te po Se biate dubbi: la o il bagno non ab ! Di solito per riempire re è l’opzione miglio ilizzano circa 150 litri una vasca si ut ia da cinque minuti cc di acqua, una do 0, ben 50 in meno. 10 lo so e ne richied


Ecologia

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6 Occhio alle perdite del rubinetto! 5 Anche la doccia deve essere intellig ente Anche durante la doccia è avere piccoli accorgimenti importante . Ad insegnare a tutta la famigli esempio, abitudine di spegnere il get a la buona to di quando ci si insapona. Un acqua che eviterà lo spreco di tan ’azione ta acqua!

Se il rubinetto di casa perde una goccia d’acqua ogni due secondi, non è solo un tormento che ci fa passare notti insonni: una perdita di questo tipo comporta lo spreco, in un mese, di ben 200 litri d’acqua.

cestino 7 Il wc non è un

a non usare gnare ai bambini È importante inse un cestino gettando il WC come altri rifiuti, bagno cartacce o nello scarico del qua ogni volta che si deve sprecando così ac . Lo scarico del bagno, buttare qualcosa rca il 20% dei consumi ci infatti, convoglia qua, con una media ac d’ i tic domes a per utilizzo. di 10 litri d’acqu

e “fare 9 Il WC nocnqudae”v a

8 E lo scarico? Deve diventare intelligente Ci sono diversi sistemi di sca rico idrico che si possono oggi a risparmio in casa: da quelli a pulsante installare , in dura solo finché il bottone cui il flusso fino a quelli a manovella. Se è premuto, si sta dei lavori, o si ha in mente nno facendo di il proprio scarico, perché no cambiare n pensarci?

re iola può spreca Un WC che gocc ri di acqua al giorno. 0 lit tra i 135 e i 2.25 ite sono impercettibili rd pe le lte A vo tenzione prestare molta at ento io ar ss ce ne è ed uno sgocciolam per accorgersi disiderato. de in

10 Insegnare a c il rubinettohiudere

La coscienza id ric ma anche “divulga a non va solo applicata, Insegnare agli al ta” in famiglia e non solo. tri ad accorgimenti è avere questi piccoli un passo in av per chiudere non solo uno, ma tant anti i rubinetti.

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Giornata

agosto

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Giornata mondiale dei mancini

Il 13 agosto è la giornata mondiale dei mancini, cioè le persone (oggi il 10% circa della popolazione) che tendono a usare, in parte o del tutto, il lato sinistro del corpo per compiere movimenti, gesti automatici o volontari a cura di Federica Sciacca

Una ricorrenza nata per accendere i riflettori su ciò che significa oggi usare prevalentemente la mano sinistra, e per rivendicare “l’orgoglio mancino”, dopo secoli di pregiudizio. Nella storia, infatti, i mancini sono stati vittime del pregiudizio di chi vedeva nel “sinistro” qualcosa di negativo: ad esempio, nella tradizione ebraico-cristiana, la mano sinistra era legata al demonio e considerata la “mano del diavolo”, e in effetti basta anche considerare il termine stesso e la sua etimologia per rendersi conto del preconcetto che c’era attorno a loro: “mancino”, infatti, deriva dal latino “mancus”, che significa debole, imperfetto, difettoso, e, in molte lingue ci sono frasi in cui le parole “sinistra” e “mancino” sono usate per descrivere situazioni negative. In francese “gauche” (sinistra) significa anche sgraziato, in spagnolo “no ser zurdo”, (“non essere mancino”), significa “essere intelligente”, ma anche in italiano, modi di dire come “alzarsi con il piede sinistro”, per dire che uno è di cattivo umore, oppure “avere uno sguardo sinistro” per descrivere l’aria maligna, rivelano il pregiudizio passato. Considerati come individui “difettosi”, fino

a neanche troppi anni fa, i mancini, per questo, venivano anche costretti a usare la mano destra. Man mano però il pregiudizio non solo è sparito ma si è anche ribaltato: infatti se già la scienza aveva dimostrato che essere mancini non è né una malattia, né un errore, ma solo una predisposizione genetica, oggi, grazie ad alcune tesi di studi neurofisiologici, i mancini sono considerati anzi più creativi e geniali dei destrorsi. La ricorrenza della giornata cade proprio il 13 agosto perché nel 1976, l’anno della prima edizione della celebrazione, questa data cadeva di venerdì, e il venerdì 13 è l’equivalente anglosassone del nostro venerdì 17: un modo di ribadire come i mancini pensino il mondo alla rovescia, anche rispetto alla superstizione.

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Il tuo Bambino

In vacanza con i bambini: miti e verità Finalmente arrivano le tanto attese vacanze e i genitori, soprattutto quelli alla prima esperienza, sono dibattuti nel scegliere la meta e l’organizzazione del soggiorno. I luoghi comuni che si tramandano da generazioni, anche se poco in accordo con il loro stile di vita, e i consigli dei parenti li condizionano per cui non sanno se affidarsi al loro buon senso o alla tradizione popolare e chiedono spesso consiglio al pediatra... a cura di Milena Scoto con la collaborazione del dott. Alberto Ferrando, Pediatra di famiglia

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Il tuo Bambino Per dissipare dubbi e perplessità abbiamo intervistato il dott. Alberto Ferrando, pediatra di famiglia. Dott. Ferrando, soprattutto nelle famiglie con bimbi appena nati si ascoltano spesso considerazioni del tipo: “per il bene del bambino mando mia moglie e il bambino per 2 mesi in campagna. Beati loro! Io me se sto qui a lavorare…” Cosa ne pensa? Ogni scelta è buona per la vita in comune solo se discussa e condivisa, una donna che passa due mesi in “vacanza” (si fa per dire) in campagna o in qualsiasi altra località che non le piace, è una donna maltrattata. La mamma, come il papà, ha bisogno di riposo e vacanze; riposo che non deve essere un esilio lontano dal marito. Le vacanze servono alla coppia per stare insieme senza lo stress del lavoro e della routine quotidiana. Il benessere del bambino passa attraverso il benessere della famiglia: un papà e una mamma rilassati possono offrire più serenità e disponibilità ai loro figli. E riguardo alla meta, l’affermazione “è piccolo: meglio la campagna” ha fondamento? No, non va presa alla lettera. Può essere tradotta in modo più allargato: “è piccolo

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non fategli correre dei rischi” per cui se il bimbo è piccolo non andate in zone troppo lontane dove non c’è la possibilità di trovare un medico o una farmacia o non andate all’estero in mete alla moda ma che sono a rischio di malattie. Comunque non dimenticate che proprio l’auto, il mezzo più utilizzato per andare in vacanza, può essere un rischio. Ogni anno avvengono migliaia di incidenti con migliaia di morti quindi ricordatevi sempre di usare prudenza, di non mangiare troppo durante il viaggio, non bere alcolici, usare sempre la cintura di sicurezza e gli appositi seggiolini per i bambini.

Che dire del consiglio: “non andate lontano, i bambini in auto sono insopportabili”? Un viaggio in auto può essere noioso per i vostri figli, ma potete organizzarvi in modo che diventi un momento piacevole per stare insieme. Fornitevi di giochi, carte e libri che aiutino a passare il tempo durante il viaggio anche se il miglior svago per il bambino è la compagnia reciproca. Cercate di evitare discussioni in auto, la tensione in un ambiente piccolo e in un momento che doveva essere di relax può essere traumatizzante per il bimbo.

E se il bambino piange perché vuol stare nel seggiolino? Meglio farlo piangere per questo che per altri motivi che poi farebbero piangere anche i genitori. Ci vuole un attimo perché avvenga una tragedia! Non tenete per nessun motivo il bambino in braccio e senza sistemi di “contenzione”. Piuttosto fermatevi e fate una pausa


Il tuo Bambino

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innervosire se si affronta senza gradualità e preparazione. Attenzione al sole, meglio un’esposizione graduale (possibilmente iniziata già prima di partire) e sempre filtri solari. Chiedete consiglio al pediatra in base al temperamento di vostro figlio e alle caratteristiche della sua pelle (fototipo). Evitate l’esposizione diretta al sole per i bambini piccoli, soprattutto sotto l’anno di età. Teneteli all’ombra o in zone ventilate. Offrite spesso da bere e privilegiate per tutta la famiglia un’alimentazione ricca di sali (frutta e verdura) e ricca di liquidi.

Il viaggio non deve essere una gara contro il tempo o una sfida, se qualcuno fa uno “sgarro” ricordatevi che state trasportando la vostra famiglia che ha la priorità su tutto. Sì all’aria condizionata, ma evitate temperature glaciali, fate soste, ma se il bebè dorme approfittate per giungere rapidamente a destinazione.

I bambini diventano nervosi al mare? Sono tanti i luoghi comuni. Questo è uno. Innanzitutto ogni persona è diversa e ritengo che ciò che innervosisce di più non è dove si va in vacanza ma come e con che spirito. Questo vale per noi adulti e, di conseguenza, per i bambini. Nei primi giorni è possibile un breve ambientamento, sia al mare che in altre località. Il mare può

Montagna: solo a bassa quota? In generale non ci sono restrizioni, ma quando si cambia rapidamente di quota, andando in montagna o in aereo, si può sentire fastidio alle orecchie. Il motivo è la differenza di pressione che si crea nell’orecchio medio, separato dall’ambiente esterno dalla membrana del timpano. Quando la pressione all’interno dell’orecchio è maggiore di quella esterna la membrana, ove si trovano terminazioni dolorose, viene spinta verso l’esterno. Per riequilibrare la pressione in condizioni fisiologiche basta una deglutizione che si può ottenere, nel bambino, offrendo da bere o il ciuccio. In presenza di un raffreddore (infettivo o allergico) le tube di Eustachio possono essere chiuse e non permettere questo meccanismo e si rischia un’otite media con comparsa di dolore, fischi, ronzii, riduzione dell’udito e, talora, vertigini.

È vero che i bambini devono attendere due ore dopo un pasto prima di fare il bagno in mare o in piscina? Anche questo è un grande luogo comune. La paura della “congestione”. Aspettare al caldo 2-3 ore per rinfrescarsi è assurdo. Il blocco della digestione provocato da uno “shock termico” avviene solo in casi estremi. In situazioni standard, di pasti normali ed evitando tuffi in acque fredde ed entrando gradualmente nell’acqua non si verifica. Sono stati pubblicati, su riviste mediche, dati che dimostrano che nuotare subito dopo aver mangiato non aumenta il rischio di annegamento, rischio presente per gli adulti se si sono assunte sostanze alcooliche. Il rischio di congestione non esiste quando si fa il bagno a temperatura corporea (bagnetto in vasca). Bisogna fare uscire i bambini dall’acqua, anche se non vogliono e dicono che non hanno freddo, quando la pelle diventa ondulata? A volte i bambini vorrebbero stare in acqua anche quando tremano, hanno la pelle “raggrinzita” e, a volte, le estremità e le labbra scure. Sta ai genitori stabilire i limiti e il tempo per i propri figli. Esiste una variabilità e una resistenza individuale. Trovate alternative al bagno (gioco sulla spiaggia, lettura, etc.) quando vedete che il bambino appare tremante o diverso. Controllate sempre attentamente i bambini quando siete al mare, al lago o in piscina. Sono sveltissimi a sfuggire al nostro controllo e scivolare in acqua o arrivare dove non toccano. Dopo i primi 4-5 anni cercate di insegnare ai bambini a nuotare e comunque vigilate sempre attentamente.

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Pets&Co.

Un'amica con il guscio Una tartaruga può essere il "pet" ideale se vostro figlio è allergico o avete problemi di spazio a cura di Gianni Lastella

Vostro figlio è allergico al pelo di cani e gatti ma vorrebbe tanto prendersi cura di un animaletto? Avete mai pensato di adottare una tarturuga? Certo non sarà la stessa cosa, ma a differenza di quanto molti pensano, anche le tartarughe, siano di terra o di acqua, possono dare soddisfazioni. Sono infatti animali molto intelligenti con i quali si può instaurare un rapporto. Basti pensare, ad esempio, che, proprio come farebbe Fido, sono in grado di riconoscere la scatola della loro pappa anche a distanza di un metro e anche di farvelo capire con piroette o movimenti che dimostrano gioia. LE TARTARUGHE D’ACQUA... Per allevare una tartaruga d’acqua dolce occorre innanzitutto una vaschetta attrezzata di qualche pietra, posta in posti caldi e non umidi, di grandezza adeguata perché possano nuotare. L’acqua non deve riempire del tutto la vasca in modo da lasciare che le tartarughine possano mettere la testa fuori, scrutare l’ambiente intorno e respirare, e va cambiata ogni giorno. Per quanto riguarda l’alimentazione, che va data un giorno si un giorno no, sono ghiotte di pesci, gamberetti, insalata e verdura.

...E QUELLE DI TERRA Le tartarughe di terra hanno bisogno di un terrario asciutto e molto spazioso con un substrato profondo almeno 25 cm, composto da terriccio, sabbia e argilla, in cui ci siano spazi al sole e spazi all’ombra. La dieta ideale è strettamente vegetariana: 90% o più di vegetali misti con foglie e per la restante parte da frutta ed ortag-

gi. Tra le piante erbacee che crescono spontaneamente sono molto gradite alle tartarughe il tarassaco, la piantaggine, la dicondra, la malva e le pale del fico d’india, ma amano anche la valerianella, l’invidia, la lattuga, la cicoria. È opportuno inoltre che possano disporre di acqua da bere, soprattutto nei periodi più caldi.

Testuggini e tartarughe Anche se nel vocabolario comune si usa il termine tartaruga sia per quelle di acqua sia per quelle di terra, in realtà tartaruga indica le tartarughe acquatiche (di acqua dolce o mare), carnivore e con carapace (o guscio) dal profilo basso, mentre si dice testuggine qualunque specie sia adattata alla vita terrestre, erbivora, con possenti artigli e con carapace rialzato. In natura ne esistono circa 300 specie, alcune delle quali in via di estinzione.

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Risposte... Trovate le risposte alle domande sul sito www.agendasalute.com

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Direttore Editoriale Luca Pavia Direttore Responsabile Adalgisa Magrì Redazione Federica Sciacca, Milena Scoto, Lavinia Ferraro, Elvira Loggia, Bianca Romeo, Claudio Emiro, Gianni Lastella. Coordinamento Redazionale Roberto Pavia - r.pavia@agendasalute.com Segretaria di Redazione Katia Piva Coordinamento Editoriale Laura Mazzoleni Ufficio Stampa Media ‘60 Communication - ufficiostampa@media60.it Grafica e Impaginazione Francesca Marino - francesca@edizionimediacom.com Illustrazioni e Foto di Copertina GettyImages, Webphoto, Fabrizio Carnelutti Realizzazione Grafica Gruppo Media ‘60 Redazione Via Brescia, 28/D - 20063 Cernusco sul Naviglio t 02 92979810 - f 02 92979819 redazione@agendasalute.com Direzione Commerciale Paolo Cornali - cornali@agendasalute.com Editore Edizioni Media ‘60 Group - Via Cartesio, 2 - Milano Sedi Esterne Ancona, Firenze, Genova, Napoli, Roma, Torino, Treviso. Stampa Arti Grafiche Celori - Terni Distribuzione Me.Pe S.p.A. Via G. Carcano, 32 - Milano Hanno collaborato a questo numero: Fabrizio Pregliasco, Roberto Iemmi, Paolo Giarrusso, Roberto Cordonati, Alberto Ferrando, Salvatore Ripa, Alessandro Giammù, Liborio Parrino, Silvia Colatruglio, Alessandra Graziottin, Alberto Masala, Gianvito Martino, Roberto Fornara, Vincenzo Pagliara, Andrea Ghiselli, Vilma Zucchi, Emilio Proserpio, Marco Samaritani, Maurizio Andreoni, Maurizio Zarlengo, Alessandro Giacomazzi, Riccardo Gheller, Margherita Cecilian, Gilda D’Errico. Un ringraziamento particolare a: Abbot S.p.A., AstraZeneca S.p.A., Bayer S.p.A., Baxter Italia Registrazione presso il Tribunale di Milano n° 668 del 30/10/2006 Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie o disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti neppure parzialmente senza l’autorizzazione dell’Editore. L’Editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati.

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