FASCICOLO PUBBLICITARIO IDEATO E PUBBLICATO DA EDIZIONI MEDIACOM
MADE IN ITALY L’AUTOSTRADA DELL’EXPORT FUNZIONA, MA ATTENZIONE AI SORPASSI SHUT DOWN USA OBAMA: IL BLOCCO NON È UN PROBLEMA DI SPESA. A RISCHIO IL LAVORO DI 800 MILA STATALI
DIRITTO E DIRITTI OBBLIGATORIETÀ DELLE MEDIAZIONI: COSA CAMBIA? ECCO L’OPINIONE DEI CIVILISTI ECOLOGIA IL 95% DEI CLIMATOLOGI SI DICE CERTO DELLE CAUSE UMANE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
CONSULENZA FISCALE
PIANIFICARE: EVITA DI ESSERE SCHIACCIATI DAI PESI TRIBUTARI E DI CADERE NEI TRANELLI DELL’ELUSIONE
PH. PAOLA COMINETTA ©
Paola, 5 anni, affetta da atrofia muscolare spinale.
NON SI PUÒ RESTARE IMMOBILI.
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Sommario
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tasse 4 Aumento Iva: dal 1 ottobre aliquota al 22%
tecnologie 58 Qui si cresce. In rete e in digitale made in italy 64 L’autostrada dell’export e la macchina Italia
consulenza fiscale 11 Pianificare per resistere servizi per le aziende 22 Nuovi esempi e nuovi strumenti
global warming 71 Il rapporto sul clima tra fatti e propaganda
crisi usa 36 Shutdown, Obama: “I Repubblicani tengono in ostaggio l’economia”
beneficenza 80 Assistenza sanitaria per i migranti
oltre frontiera 44 Chi esce cresce
diritto e diritti 85 Perché mediare fa bene
scuola 53 Istruzione, liberi tutti
imprese e partner 104 Come cambiano i rapporti di lavoro? ristrutturazione aziendale 112 Il risanamento dell’impresa in crisi sigarette elettroniche 119 Svapare sì. Svapare no. Svapare forse... marsiglia 124 Arte, benessere e relax nella capitale della cultura del 2013
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PALUMBO LEGNAMI, A TORINO, È DA SEMPRE UNA PU NTA DI ECCELLENZA PER LE COPERTURE E I PAVIMENTI IN LEGNO. UN MATE RIALE CON IL QUALE OGGI COSTRUISCE IN TERE ABITAZIONI ECOLOGICHE E SICUR E
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Colori, tessiture e venature così belli e caldi da non poter essere riprodotti artificialmente, fanno del legno, ancora oggi, il materiale più pregiato, oltre che il più ecologico, per la costruzione di determinati elementi abitativi. La lavorazione sapiente aggiunge fascino. Un esempio è quello di Palumbo legnami, a Cirié, in provincia di Torino: una sede di circa 21.000 mq e 80 anni di esperienza nell’importazione, trasformazione e commercializzazione del legno. Fin dall’inizio delle sue origini l’azienda si è specializzata nel campo dei tetti e delle coperture in legno: le strutture vengono realizzate nel pieno rispetto delle antiche tradizioni e dell’ambiente, affiancando alla cura e alla preziosità della lavorazione artigianale la qualità e la precisione di processi produttivi tecnologicamente avanzati.
Un altro settore di attività, in cui ha conquistato fin dalle origini una solida posizione di prestigio, è l’importazione, la produzione e la posa di pavimenti in legno. L’esperienza, l’impiego di speciali tecniche di lavorazione artigianale e l’accuratezza di ogni fase produttiva consentono di offrire soluzioni di alto livello per ogni esigenza, dalla più semplice alla più complessa. Negli ultimi anni l’azienda si è specializzata nella costruzione di interi edifici in legno per assecondare la crescente domanda di soluzioni abitative all’avanguardia per risparmio energetico, sostenibilità e sicurezza. Tutti requisiti che il legno può garantire. Tanto da proporsi come valida alternativa ad altri materiali da costruzione, persino al calcestruzzo e all’acciaio.
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Tasse
Aumento Iva:
dal 1 ottobre aliquota al 22%
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Vista la crisi di Governo, da martedì 1 ottobre è scattato l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% . Questo comporta che ogni famiglia, in media, pagherà almeno 200 euro in più all’anno. Qui di seguito proponiamo una casistica dettagliata per aiutare i cittadini a capire come cambieranno le cose a cura di matteo grimaldi
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n base alla legge attualmente in vigore a decorrere dal 1° ottobre 2013, l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto del 21% è rideterminata nella misura del 22% (articolo 40, comma 1-ter, decreto legge 6 luglio 2011, n. 98). Dunque, per fermare questo incremento sarebbe necessaria la modifica di questa norma, mediante l’approvazione da parte del Governo di un decreto legge e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ad ogni modo, visti i tempi e la situazione, il varo di questo decreto legge è da escludere senza ombra di dubbio. Nei registratori di cassa dei commercianti deve essere modificata l’aliquota Iva ordinaria ai fini dell’emissione delle fatture fiscali, per le quali l’Iva viene esposta. Per gli scontrini e le ricevute, invece, nel registro dei corrispettivi, dove vanno registrate le operazioni giornaliere, va creata un’apposita colonna, relativa all’aliquota Iva del 22%. L’aumento dell’aliquota Iva al 22% sarà valido esclusivamente per le merci consegnate dopo il 30 settembre 2013. Ovviamente, se prima della consegna verrà emessa la fattura o verrà pagato in tutto
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o in parte il corrispettivo, l’operazione si considererà effettuata, limitatamente all’importo fatturato o pagato, alla data della fattura o a quella del pagamento. Dunque, si applicherà l’Iva del 21%, se la fattura o il pagamento avverranno entro il 30 settembre 2013, indipendentemente dal fatto che la consegna avverrà il 1 ottobre. La nuova aliquota iva, sulle prestazioni di servizi, viene applicata quando si considerano effettuate le prestazioni all’atto del pagamento del corrispettivo; quindi, l’aumento delle aliquote può essere evitato, se il conto viene saldato entro il 1 ottobre, indipendentemente dal fatto che la prestazione sia iniziata o terminata successivamente. Anche in ogni caso, se prima del pagamento viene emessa la fattura, l’operazione si considera effettuata, limitatamente all’importo fatturato, alla data della fattura e si applica l’aliquota Iva in vigore nel momento della fatturazione. Per quanto concerne gli acconti pagati prima della fornitura, se prima dell’aumento viene pagato un acconto, il fornitore ha l’obbligo di emettere la fattura, applicando l’aliquota Iva del 21% per l’importo incassato. Se la consegna della merce e il pagamento del saldo avverrà il 2 ottobre 2013, la fattura finale dovrà indicare l’Iva del 22% sull’imponibile residuo concordato. Tra le imprese e i professionisti è più penalizzato
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chi non può detrarre l’Iva sugli acquisti perché effettua operazioni attive esenti, come ad esempio le banche, le assicurazioni e le strutture sanitarie. Le aziende che esportano (senza Iva), invece, saranno avvantaggiate rispetto a quelle che vendono ai privati, visto che questi ultimi non possono detrarre l’Iva, il loro costo finale di acquisto aumenterà dello 0,8196% da ottobre 2013 (1/122). Per gli esportatori abituali l’Iva a credito aumenterà, in quanto faranno più fatica a detrarre l’aumentata Iva sugli acquisti con la poca Iva a debito (le esportazioni sono senza Iva). Questa conseguenza negativa interesserà anche i soggetti Iva che cedono i loro beni con l’aliquota del 4% o del 10%, come ad esempio i bar e i ristoranti (Iva sulla somministrazione del 10%), i quali hanno molti costi con Iva al 22% (ad esempio, l’affitto dell’azienda). Nell’ambito dei versamenti della cassa di previdenza, l’aumento dell’Iva al 22% non inciderà sulla base imponibile dei contributi integrativi delle Casse professionali (dal 2% al 5%, con rivalsa obbligatoria) o del contributo alla gestione separata Inps (4%, con rivalsa da concordare), calcolati sul compenso e sui rimborsi spese (diversi da quelli anticipati in nome e per conto). Aumento Iva al via. Confcommercio: “Nel 2013 costerà un miliardo alle famiglie”. Secondo Coldiretti, solo nel primo giorno
di applicazione, l’incremento del balzello pesa per 10 milioni di euro sulle tasche degli italiani. Le associazioni dei consumatori parlano di una maggiore spesa fino a un massimo di 350 euro. Con un occhio di riguardo al prezzo della benzina, che salirà di 1,5 centesimi al litro. Aumento sul costo della benzina, rincari delle bollette di luce e gas, beni di consumo più costosi. Da oggi, gli effetti dell’aumento
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Tasse dell’aliquota Iva (dal 21 al 22%) che il governo non è riuscito a scongiurare rappresentano un nuovo fardello sul già precario equilibrio economico delle famiglie italiane. ”Di qui alla fine dell’anno l’aumento costerà 1 miliardo di euro alle famiglie italiane”, ha avvertito Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. “Va cancellato perché deprime l’economia. Le imprese e le famiglie sono stremate da una crisi senza precedenti”. Le associazioni dei consumatori hanno infatti calcolato un aumento della spesa annua che va da un minimo di 100 a un massimo di 350 euro, con un occhio particolare al rincaro del prezzo dei carburanti. Inoltre, la Coldiretti ha stimato che, solo nel primo giorno di applicazione, l’aumento dell’aliquota Iva è già costato circa 10 milioni di euro alle famiglie italiane. “Per agganciare la ripresa bisogna rilanciare la domanda interna, che vale l’80% del Pil tra investimenti e consumi”, ha aggiunto il presidente dell’associazione dei commercianti. Sull’ipotesi di una rimodulazione dell’aliquota, Sangalli avverte: “Se è un modo per nascondere l’aumento della pressione fiscale noi non ci stiamo”. E lancia un appello per risolvere la questione:
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“Certamente l’aumento dell’Iva non può essere un terreno di scontro e tenere in ostaggio la politica. Dobbiamo cominciare a sospendere questo aumento fino al 2014, sederci intorno al tavolo e discutere”. Uno degli effetti più tangibili e gravosi per le tasche degli italiani è l’aumento del prezzo dei carburanti. “Il conto per le famiglie – spiega Coldiretti – rischia di essere inoltre più salato per l’aumento dei prezzi dei carburanti che ha un effetto valanga sull’88% della spesa degli italiani che viaggia su strada”. Gli incrementi, secondo quanto calcolato dal portale Quotidiano Energia, saranno dell’ordine di 1,5 cent euro/litro sulla benzina, 1,4 sul diesel e 0,7 sul Gpl. Federconsumatori aveva invece previsto un maggiore rincaro dei carburanti, stimato pari al +1,7%. Anche se, a quanto riporta il giornale Staffetta Quotidiana, “non è stata uniforme la reazione delle compagnie all’aumento dell’Iva. L’aumento c’è ma non per tutti nella stessa misura”. L’impatto sui prezzi non dovrebbe essere immediato ma spalmarsi lungo la settimana in funzione della fisiologica rotazione delle scorte. Rincari sono previsti anche per le bollette di gas e luce, anche
se il presidente dell’authority dell’energia, Guido Bortoni, ha minimizzato gli effetti del balzello. “Non ci aspettiamo grosse riduzioni sullo sconto accumulato del 7,8% che abbiamo annunciato venerdì, l’Iva ha aliquote diverse sul gas, e il passaggio al 22% non dovrebbe aumentare l’intera tassazione, ma i conti dobbiamo ancora farli”, ha spiegato facendo riferimento agli sconti che l’authority ha varato tra aprile e agosto. Anche le associazioni di consumatori hanno calcolato gli effetti dell’aumento dell’Iva, ottenendo però risultati differenti. Federdistribuzione ha parlato di rincari nella spesa delle famiglie compresi tra i 105 e i 100 euro, che diventano 200 euro per Coop Italia, 207 euro per Federconsumatori e addirittura 349 per Codacons, con un rialzo medio dei prezzi pari al +0,64%. “Una lunga serie di beni subirà
un incremento dei listini, con conseguenze pesantissime sui consumi – ha dichiarato il presidente Codacons, Carlo Rienzi – in base alle nostre stime, per effetto della maggiore Iva, gli acquisti delle famiglie registreranno una forte contrazione che potrà raggiungere quota -3% su base annua”. E ha aggiunto: “L’incremento dell’Iva produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro Paese”. Federconsumatori ha segnalato invece come, a causa dell’incremento dell’Iva, dell’aumento dei costi di trasporto e dei maggiori costi energetici di impresa, le famiglie dovranno sborsare 81 euro in più nel settore dell’abbigliamento, 25 euro per le calzature, 12 euro per vini e liquori.
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Albenga: Via dei Mille, 37 | Pietra Ligure: Via Don Guaraglia, 29 | Torino: Via Perrero, 25 Roma: Corso Trieste, 82 (Zona Parioli) | Brindisi: Centro Medico Specialistico Via Annunziata, 11
Consulenza fiscale
Pianificare per resistere Solo una corretta pianificazione fiscale può far sì che un’azienda rispetti la legge senza essere schiacciata da eccessivi pesi tributari. Ma serve una consulenza seria che eviti anche di cadere nei tranelli dell’elusione a cura di matteo grimaldi
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Consulenza fiscale
Agenzia delle Entrate: accertamenti e garanzie Le strategie dell’Agenzia delle Entrate per il contrasto dell’evasione fiscale prevedono l’incrocio dei dati del “redditometro” con le con le nuove “comunicazioni finanziarie”, che le banche e gli altri intermediari devono inoltrare all’anagrafe tributaria. Un flusso di dati che genera accertamenti. Un esperto illustra qui le garanzie per il contribuente Studio Ferrajoli Legale Tributario Via Locatelli, 25 Bergamo t 035 271060 Via Solferino, 28B Brescia t 030 3753628 www.studioferrajoli.it
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Il nuovo flusso sui movimenti bancari dei contribuenti viene acquisito oggi dall’Agenzia delle entrate senza necessità di autorizzazione ed è direttamente utilizzabile con l’ausilio di software che selezionano le posizioni a rischio di evasione. “È una possibilità di concreto utilizzo dei dati che elude il sistema delle autorizzazioni preventive” spiega Luigi Ferrajoli, noto avvocato tributarista e dottore commercialista operante in Lombardia, firma de Il Sole 24 Ore e titolare di uno Studio certificato per la qualità, specializzato in consulenza preventiva fiscale, patrocinio nel contenzioso tributario e assistenza legale su trust e altri strumenti di tutela del patrimonio.
Quindi chi ha redditi dichiarati bassi ma movimentazioni significative sui conti rischia l’accertamento automatico? Sì. Ma in sede di contraddittorio tra le parti, ormai obbligatorio, è possibile far rilevare che i disinvestimenti patrimoniali giustificano pienamente l’acquisto di beni che sono apparenti indici di capacità contributiva. Se l’Agenzia non accetta le giustificazioni? Viene emesso un avviso di accertamento avverso il quale si può proporre ricorso alla Commissione Tributaria, radicando così il processo tributario. Nella mia esperienza proprio in sede
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giudiziale ho spesso conseguito risultati relativi alla corretta applicazione dei principi di garanzia. Se un soggetto ha costituito fondi patrimoniali o trust può essere “selezionato”? Il Fisco sorveglia tali schemi contrattuali solo quando si evince che sono stati strumentalmente adottati. Io accetto l’incarico di un cliente che mi richieda di assisterlo nella disposizione in trust del proprio patrimonio se non abbia alcuna contestazione in corso, diversamente ne assumo il mandato difensivo ma gli raccomando di astenersi dal movimentare il proprio patrimonio fino alla definizione di ogni controversia.
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n’azienda oggi è sottoposta a diversi regimi fiscali tra loro intrecciati. Il contribuente può scegliere il modo meno oneroso fiscalmente per realizzare le operazioni economiche. Si chiama “lecita pianificazione fiscale”. Ma qualche volta questa degenera in espedienti e scappatoie che solo formalmente sono leciti. Un sondaggio internazionale coordinato da Kpmg ha dimostrato come il 62% dei tax manager delle più importanti imprese internazionali è coinvolto almeno in una controversia fiscale. Succede perché il rapporto fisco-contribuente negli ultimi anni è diventato sempre più complicato e a tratti pericoloso. Soprattutto in Italia, dove è facile incappare in un’incriminazione penale, a volte anche solo per aver violato la legge di un euro appena. È complicato e pericoloso a tal punto che spesso, neanche l’accertamento con adesione elimina il rischio che i vertici dell’azienda siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Anzi, addirittura, la possibile rilevanza penale viene sfruttata dall’Agenzia delle entrate per raddoppiare i termini per l’accertamento. In Italia la situazione è particolarmente complicata ma anche altri problemi accusano risvolti drammatici.
Soprattutto dopo il 2008, media, legislatori e opinione pubblica hanno rivolto un’attenzione forte alle questioni relative al fisco. A causa della crisi finanziaria, infatti, tutti i governi hanno dovuto stringere sul piano fiscale per far fronte ai finanziamenti necessari a evitare il default.
Non solo commercialista Uno scambio continuo con i colleghi, un aggiornamento costante. Nonostante gli adempimenti siano aumentati, e gli oneri moltiplicati, i commercialisti come Tiziana Grimaldi svolgono al meglio il loro compito di mediatori con l’Amministrazione finanziaria. E non solo “Credo sia importante riconoscere il ruolo del Dottore commercialista non solo come intermediario con l’Agenzia delle Entrate. Molto spesso la consulenza è stato messa in secondo piano rispetto agli adempimenti fiscali che incombono tutto l’anno. Solo riducendo il carico di lavoro burocratico si evidenzieranno le nostre potenzialità”. Così Tiziana Grimaldi, dottore commercialista a Milano, vede l’evoluzione della professione.
sistenza anche in materia contrattualistica e legale.
Di che cosa si occupa lo Studio? Di consulenza in materia fiscale, contabile e amministrativa. Ma In collaborazione con alcuni avvocati, offriamo al cliente as-
Nell’ambito dell’assistenza che tipo di servizi offrite? Lo Studio, oltre alla consulenza esterna, gestisce la contabilità di imprese minori, società e professio-
Chi sono i clienti? Dalla ditta individuale alla società. Negli anni abbiamo raggiunto una fidelizzazione e un rapporto fiduciario della clientela. L’approccio cordiale e propositivo ha creato l’effetto leva per nuovi clienti. Il passaparola è fondamentale, pertanto è importante offrire servizi e garantire professionalità.
nisti. Predisponiamo bilanci, dichiarazioni fiscali e adempimenti conseguenti. Forniamo l’assistenza nelle pratiche di contenzioso tributario in tutte le fasi di giudizio e gestiamo i rapporti con l’Amministrazione finanziaria. Abbiamo poi incarichi di sindaco e revisore contabile.
Tiziana Grimaldi Dottore commercialista
Com’è organizzato lo Studio? Due impiegate svolgono tutti gli adempimenti contabili-amministrativi, ci sono poi un collaboratore, un dottore commercialista e un praticante. Condivido lo studio con una collega che ha una struttura simile alla mia e con la quale vi è una reciproca collaborazione professionale.
e revisore contabile Via Leopardi, 14 Milano t 02 87156300 f 0280299133 tiziana.grimaldi@ studiotgrimaldi.com
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Consulenza fiscale Questo ha allarmato l’opinione pubblica spaventata dalle troppe tasse e dalle minori prospettive economiche, ma ha nello stesso reso inaccettabili quei fenomeni di pianificazione fiscale aggressiva che hanno consentito alle grandi imprese di pagare imposte basse su fatturati molto alti. Non solo. Da qualche anno, le grandi aziende, nel 93% dei casi (sempre secondo il sondaggio Kpmg) si dotano di una strategia fiscale adeguata al profilo del loro business. Una pianificazione fiscale che,
nel 70% dei casi viene approvata formalmente dal consiglio di amministrazione. Di pianificazione fiscale e, in particolare, dell’azione internazionale di contrasto all’erosione della base imponibile derivante dagli schemi di pianificazione fiscale aggressiva, si è parlato a San Pietroburgo, all’International Tax Forum “International Tax Strategies: an Outlook on Current Worldwide Developments and the Russian Perspective”, organizzato dalla CFE (Confédération Fiscale Européenne).
Tra imprese e cittadini “Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile fare impresa in Italia per poter essere un contribuente rispettoso della norma”. È l’opinione di Elpidio Mazza, commercialista in provincia di Torino, che qui ci spiega il suo punto di vista
Elpidio Mazza Dottore commercialista Via S. Francesco d’Assisi, 28 Nichelino (TO) t 011621519 f 0116272471 Studiomazza@ unonet.it
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Le esigenze e le problematiche delle imprese e dei cittadini privati, adesso considerati a ragion veduta contribuenti altrettanto importanti per il “Sistema Italia”, sono cambiate negli anni come pure il loro rapporto con la Pubblica Amministrazione. “Questo comporta un continuo adeguamento all’evoluzione normativa anche se le necessità del tessuto produttivo e commerciale di fondo sono rimaste le stesse nel tempo” spiega Elpidio Mazza che, grazie alla sua struttura e ai suoi collaboratori, da oltre venti anni è al fianco dei suoi clienti, facendo loro consulenza a tutto tondo, con competenza e professionalità basate sul continuo aggiornamento. “È necessario, di conseguenza, la vicinanza del commercialista al cittadino/impresa per far sì che gli adempimenti di vita quotidiana vengano affrontati senza patemi d’animo e con tempesti-
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vità, dando loro una risoluzione definitiva a misura delle diverse questioni in essere. Perché il mondo d’oggi richiede flessibilità negli adempimenti, dal più semplice al più strutturato e complesso: il commercialista deve essere capace di sfruttare le condizioni offerte dal mercato facendo, nel rispetto completo della norma, gli interessi del cliente”. Il contribuente non affiancato dalla figura del commercialista è spesso in balia della P.A. “La quale ha tempi di azione o di risposta a volte veloci, come nella riscossione dei tributi, a volte lenti, basta pensare al contenzioso ultratrentennale, ancora in essere presso le Commissioni Tributarie Centrali che va a colpire i contribuenti o meglio i loro eredi ignari dell’esistenza della controversia”. Risulta evidente come farsi guidare da un bravo commercialista sia una necessità improrogabile.
IL TOP È AD ANCONA Negoziazione e redazione di contratti commerciali nazionali e internazionali, esecuzione di due diligence, compravendita di pacchetti azionari. Sono alcune delle specializzazioni di Avvocati Associati Studio Legale Tributario di Ancona: quattro giovani soci e otto associates che nel 2010 hanno creato una realtà professionale di rilievo nazionale, per dare tutta l’assistenza necessaria a salvaguardia e sviluppo del mondo imprenditoriale. Consulenza ed assistenza su Intellectual Property, diritto del lavoro, diritto tributario, strumenti finanziari derivati, operazioni straordinarie e tutta la litigation ad esse relativa. Avvocati Associati esercita inoltre attività di advisor legale per piani di risanamento e ristrutturazione, accordi di standstill e convenzioni interbancarie e conta tra i propri clienti, oltre ai maggiori gruppi industriali del centro Italia, i principali istituti bancari nazionali. I soci fondatori provengono da networks di rilevanza internazionale: l’avvocato Manuela Ceccacci proviene da Ernst & Young e Hogan Lovells. Anche Daniele Gambelli e Luca Zoppi hanno lavorato in Ernst & Young per poi passare a dirigere la service line di contenzioso tributario di Locoute & Partners di Milano e Bari. Giulia Mosconi ha esperienze di studio alla Columbia University e di lavoro da Frank Ferrante Law Firm, Gianni Origoni e Hogan Lovells. Avvocati Associati Studio Legale Tributario | Via Totti, 12 - Ancona - t 071 7109163/149 - info@avvocatiassociatislt.it
Si è discusso di pianificazione fiscale aggressiva e di competizione tra ordinamenti fiscali, sono stati delineati gli impatti delle recenti azioni internazionali di contrasto alle pratiche fiscali dannose, cercando di dare una definizione a concetti dalle implicazioni fondamentali nell’ambito della fiscalità internazionale, quali quello di “abuso del diritto” e di “elusione fiscale”. “Ė emersa la necessità di trovare il giusto equilibrio, ai fini della determinazione di politiche fiscali adeguate all’attuale contesto economico, tra le iniziative a livello internazionale e le azioni realizzate autonomamente da ciascuno Stato” ha spiegato Piergiorgio Valente, Chairman del Comitato Fiscale della CFE intervistato da Ipsoa. Si è poi discusso delle clausole anti-abuso e delle modalità di applicazione e dei loro effetti sulle politiche di investimento dall’estero. “Negli ultimi anni le imprese multinazionali sono diventate sempre più abili nell’utilizzare a proprio vantaggio le differenze tra le legislazioni tributarie dei diversi Paesi:
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Consulenza fiscale
Confid...atevi di noi Se prima il Confidi era un consorzio di garanzia che svolgeva solo attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti, oggi ha cambiato veste. Come dimostra questa realtà
Unionfidi Padova Corso Stati Uniti, 18/B Padova t 049 8705715 f 049 7628843 www.unionfidi-sc.it
Oggi il Confidi svolge consulenza per educare il cliente all’ottemperanza delle nuove prescrizioni dettate dal mercato del credito. “E per aiutarlo a sviluppare la sua impresa con i giusti mezzi” spiega Enrico Ferla, Direttore e General Manager di Unionfidi Padova, perfetto esempio di questa evoluzione, che opera su tutto il territorio nazionale già dal 2001. Come nasce la vostra realtà? È l’unione di due diverse realtà che si sono occupate da sempre di consulenza finanziaria alle imprese, intesa non come mediazione creditizia, ma come guida alla soluzione finanziaria atta a guidare l’azienda nell’utilizzo del credito. Io sono un ex bancario e oggi direttore del consorzio. Seguo il ramo finanziario. Per le garanzie operano i professionisti
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Renzo Go Presidente e fondatore del consorzio con il figlio Stefano Go. L’ufficio agevolazioni è retto da Jessica Geiger e l’ufficio analisi, crediti e rischio da Moreno Guarato. La nostra è una struttura abbastanza snella che ci permette di seguire in prima persona le aziende e dare risposte immediate. Quali sono i vostri strumenti? Ci avvaliamo di vari strumenti di accesso al credito che valutiamo con un’attenta opera di consulenza per individuare di volta in volta la via e i mezzi più adatti per ogni singola situazione. Per noi la garanzia è un mezzo, non un fine. Il nostro target sono le piccole e medie imprese. A questo scopo, abbiamo aderito al network con Sardafidi che ci supporta per le garanzie più appetibili dal mercato. Quindi, ci siamo convenzio-
nati a tutto il sistema bancario e usiamo la possibilità di accesso alle garanzie ministeriali tramite il Fondo centrale di garanzia. Come operate esattamente? Diamo soluzioni al cliente, e dopo aver analizzato e capito le sue necessità individuiamo anche il mezzo. Un servizio molto richiesto oggi che i rapporti tra banche e imprese non sono dei migliori. Infatti, spesso sono le stesse banche a mandarci i loro clienti per una consulenza specifica. Noi facciamo un check up finanziario non solo dal punto di vista delle aziende, ma anche da quello del sistema banca. Poi strutturiamo un piano di sviluppo o di ristrutturazione (mai in maniera invasiva) e un progetto di accompagnamento. Quindi, intessiamo le relazioni bancarie, in modo che il progetto diventi condiviso.
di fatto, gli ordinamenti giuridici si pongono in concorrenza tra loro ed è in tal modo possibile che i contribuenti “scelgano” il diritto che ritengono più favorevole”. Le norme di fiscalità internazionale esistenti, inoltre, non sono del tutto idonee a disciplinare le numerose e complesse fattispecie che coinvolgono i cosiddetti contribuenti globali, i quali, sfruttando lacune e contraddizioni derivanti dall’interazione delle singole legislazioni fiscali, possono eliminare o ridurre significativamente il livello di imposte dovute. Gli schemi di aggressive tax planning consistono nello sviluppo, per effetto di tali lacune, di strutture artificiali che, seppur formalmente legittime, sono in contrasto con gli obiettivi e lo spirito delle disposizioni e dei principi di fiscalità internazionale e possono pregiudicare il gettito fiscale dei singoli Stati. I regimi fiscali dannosi, oltre ad erodere le basi imponibili degli Stati, producono impatti negativi in termini di equità e neutralità dei sistemi fiscali stessi”. In sede OCSE, il dibattito relativo all’aggressive tax planning e all’erosione della base imponibile realizzata mediamente il cosiddetto profit shifting, cioè lo spostamento di profitti verso regimi fiscali favorevoli, si è intensificato nel corso degli ultimi anni, mettendo in evidenza la necessità di un’azione internazionale coordinata che possa contrastare tali fenomeni. In questo contesto, è particolarmente significativa la pubblicazione, nel febbraio del 2013, del Rapporto “Addressing Base Erosion and Profit Shifting”. È chiamato Rapporto BEPS, e oltre a illustrare i diversi studi e report data esistenti in materia, identifica i principi-chiave sottostanti la tassazione delle attività transfrontaliere e le opportunità di erosione della base imponibile mediante il profit shifting, individuandone le possibili azioni di contrasto e suggerendo lo sviluppo di uno specifico piano d’azione. L’“Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting” dell’OCSE, pubblicato a luglio 2013, recepisce i suggerimenti del Rapporto BEPS e identifica ben quindici aree di azione nelle quali i Governi nazionali dovrebbero intervenire congiuntamente allo scopo di contrastare il fenomeno dell’erosione della base imponibile. L’Action Plan attribuisce
particolare rilievo al fenomeno del profit shifting derivante dall’utilizzo di strumenti ed entità ibride, alla disciplina delle Controlled Foreign Companies, al profit shifting legato al transfer pricing, con particolare attenzione alla determinazione dei prezzi di trasferimento dei beni immateriali. Esso evidenzia anche la necessità di migliorare il funzionamento delle procedure internazionali per la risoluzione delle controversie e i meccanismi per lo scambio di informazioni tra Stati in materia fiscale. E i governi dei Paesi come hanno reagito alle nuove regole Ocse? I leader del G20, con la Dichiarazione adottata a San Pietroburgo, si sono impegnati a sostenere gli interventi OCSE per l’effettiva attuazione del principio secondo cui i profitti devono essere sottoposti a tassazione nel Paese in cui hanno luogo le attività economiche che li generano, e a individuare, all’interno
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Consulenza fiscale dei rispettivi ordinamenti, le lacune che possono essere utilizzate dai contribuenti al fine di porre in essere schemi di pianificazione fiscale aggressiva. Significativo è il supporto espresso dal G20 rispetto al progetto dell’OCSE di sviluppare un modello globale per lo scambio di informazioni, che consenta di raggiungere un maggior livello di trasparenza internazionale in ambito fiscale. L’Europa, da parte sua, con il lavoro della Commissione europea ha presentato al Consiglio e al Parlamento dell’Unione europea, nel dicembre del 2012, ha attuato il Piano d’azione per la lotta alla frode e all’evasione fiscale e all’aggressive tax planning. Il Piano include due raccomandazioni: la prima incentiva i Paesi terzi classificati come “paradisi fiscali” ad applicare standard minimi di good governance in materia fiscale; la seconda, in materia di aggressive tax planning, invita gli Stati membri a intervenire sulle lacune giuridiche che le imprese multinazionali possono sfruttare al fine di sottrarsi agli obblighi tributari. Il Piano d’azione della Commissione identifica inoltre la necessità di istituire una “piattaforma” per la good governance fiscale, composta da esperti degli Stati membri e da rappresentanti di organizzazioni professionali rilevanti a livello europeo e particolarmente competenti in tema
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di good governance fiscale. La necessità di istituire il “Global Tax Advisers Cooperation Forum” è legata alla crescente globalizzazione delle politiche fiscali e al significativo ruolo svolto, anche in termini di responsabilità, dai consulenti fiscali nella definizione delle medesime. Scopo del “Global Tax Advisers Cooperation Forum” sarà quindi quello di intensificare la cooperazione internazionale tra consulenti fiscali, al fine di migliorare il funzionamento dei sistemi tributari dei diversi Paesi, assicurando al contempo un adeguato rispetto dei diritti dei contribuenti. A tal proposito va ricordato che per i commercialisti esiste un rischio penale sul riciclaggio e sui trasferimenti di denaro illecito da e verso l’estero. Ma anche in materia di revisione legale e di attestazioni nelle procedure concorsuali i consulenti devono stare più attenti. È sempre più frequente, alla luce di recente giurisprudenza, il caso dei professionisti chiamati a rispondere in solido con il cliente davanti al giudice penale. Una delle fattispecie più ricorrenti è quella di cui all’articolo 648-bis c.p., vale a dire il reato di riciclaggio: tra il 2009 e il 2012 sono stati effettuati oltre 400 arresti. In alcuni casi si tratta di figure professionali che si piegano alle esigenze dei propri assistiti.
Qualità, esperienza e cortesia Da oltre 30 anni, Alessandra Brini è curatore fallimentare presso il Tribunale di Bologna e consulente tecnico d’ufficio. Dal 1980 è titolare del suo studio situato nel centro storico della città. Il segreto del suo successo? La grande cura verso i clienti
Di cosa si occupa prevalentemente? Lo studio svolge attività di consulenza fiscale, tributaria e aziendale, offre assistenza in fase di start up e nei passaggi generazionali, tenuta contabilità sia semplificata che ordinaria e contenzioso tributario. Aggiungo che, a oggi, nessun cliente dello studio è mai stato sottoposto a procedure concorsuali. Com’è strutturato il suo studio? Innanzitutto, lo studio non è mai stato associato, sono sempre stata l’unica titolare. A oggi è uno studio tutto al femminile: lavorano con me sei fra dipendenti e collaboratori, di cui due dottori commercialisti iscritti all’albo e una consulente del lavoro.
Chi sono i vostri clienti? La maggior parte della clientela è seguita dallo studio da decenni, alcuni addirittura da quando svolgevo il tirocinio. Ho visto piccoli imprenditori, aziende famigliari diventare grandi industriali leader del proprio settore, giovani medici diventare primari di larga fama e anche artisti alle prime armi, come scultori, che hanno visto le proprie opere diventare patrimonio dell’Unesco, o musicisti essere annoverati fra i più grandi arrangiatori musicali. In tutto questo le capacità individuali hanno giocato un ruolo determinante, ma ci piace pensare che il nostro aiuto, i nostri consigli e la nostra vicinanza abbiano potuto dare un buon supporto.
Qual è il vostro approccio con la clientela? Tengo a sottolineare che lo stesso trattamento di rispetto, di premura e di attenzione è riservato a tutti i clienti senza distinzione, dal pensionato al grande industriale. Al centro del nostro rapporto c’è sempre la persona, prima ancora del ruolo che ricopre. Quello che cerchiamo di infondere nei nostri clienti è la sicurezza che verranno sempre ascoltati con la massima attenzione. Questa è la filosofia dello studio, non ci sono problemi grandi o piccoli, ma semplicemente problemi che ognuno di noi percepisce in modo differente, poiché sono generati da situazioni e contesti ben precisi e vanno studiati singolarmente per essere risolti in modo efficace.
Alessandra Brini, dottore commercialista Via Garibaldi, 3 Bologna t 051 581869 f 051 581294
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Consulenza fiscale
Servizi finanziari d’eccellenza Per chi cerca un’azienda di consulenza finanziaria seria e professionale, ecco la Società italiana Confidi Cooperativa di Credito e Garanzia, una realtà concepita e disegnata per rispondere alle crescenti esigenze finanziarie delle PMI italiane. Ma anche di professionisti e privati Società Italiana Confidi Cooperativa di Credito e Garanzia Via Teodoro Mommsen, 7 - Roma t 06 78345216 f 06 83907343 info@sic-confidi.it www.sic-confidi.it
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La Società Italiana Confidi Cooperativa di Credito e Garanzia è una società di consulenza e intelligence finanziaria a livello nazionale e internazionale. “Per quando riguarda la consulenza in ambito nazionale, accompagniamo le imprese presso le banche controgarantendole con medio credito centrale” spiega il presidente, Gino Valerio Sammarco. “Ma questo avviene solo dopo aver avviato una responsabile attività valutativa che si basa, oltre che sull’esame delle capacità dell’imprenditore e la validità dei progetti, anche e soprattutto sull’analisi storica e prospettica della situazione patrimoniale,
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economica e finanziaria dell’impresa. Per l’attività internazionale, invece, la società è in prima linea per aiutare le imprese italiane a cogliere le opportunità dei mercati esteri più dinamici. A tal fine ha creato nel tempo uno staff (Simest, BEI e BERS) in grado di accompagnare al meglio le aziende associate nel processo di internazionalizzazione”. Scopo che può essere raggiunto grazie alla collaborazione tra due importanti Studi di consulenza. Lo studio che fa capo al professor Luciano Rotondi già consigliere BEI, che si occupa dell’analisi di bilancio, dell’elaborazione del rating e della elaborazione del
“prospectus” BEI, e lo Studio legale degli avvocati Giuseppina Gasparri e Stefano Bertollini che da anni coordina i progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane nei mercati emergenti assistendole, con strutture in loco, anche nella ricerca di idonei strumenti finanziari. La Società Italiana Confidi Cooperativa di Credito e Garanzia è attiva a Roma e ha un solo unico referente per l’Italia che è CF servizi finanziari group s.n.c. In via San Pedrino, 31 a Paullo (Mi), t 02 91310230, info@cfservizifinanziari.com, www.cfservizifinanziari. com. Per qualsiasi chiarimento sono a vs completa disposizione.
Servizi per le aziende
Nuovi esempi e nuovi strumenti Nonostante la crisi economica abbia falciato il settore industriale e il terziario, innovativi modelli di resistenza avanzano, come quelli offerti dalle imprese della provincia di Padova. E altri strumenti di salvaguardia emergono, come il trust liquidatorio a cura di matteo grimaldi
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Tutelare le imprese. Così Un avvocato anconetano, in prima linea nella difesa delle aziende spiega come, grazie a una rete nazionale, può tutelare gli imprenditori dalle banche. Per esempio Analizzando le proposte di mutuo o i contratti dei conti correnti e recuperando gli interessi non dovuti “Se non fosse stato per lei la mia azienda avrebbe chiuso”. È una frase che Maurizia Alessandra Sacchi ha scolpito nel suo cuore di avvocato. “Perché quando un imprenditore sul lastrico, con dipendenti che rischia di mandare a casa, ti dice una frase del genere, vuol dire che tu hai fatto bene il tuo lavoro. E questo lavoro non è solo guadagnare una parcella ma aiutare le persone”. Di cosa si occupa lei esattamente? Sono avvocato da circa 30 anni, mi occupo quasi esclusivamente di diritto civile, e come ogni buon avvocato di provincia non
ho un’unica specializzazione ma accolgo i casi più disparati. Dai problemi bancari degli imprenditori al diritto commerciale e societario. Collaboro anche con una società che fa consulenza a livello nazionale per il diritto bancario e così giro vari tribunali d’Italia e mi occupo di tematiche imprenditoriali di diverse aree geografiche. Di quale società si tratta? È la Co.f.i. S.r.l., di Ancona, si occupa di finanza di impresa e negli ultimi mesi abbiamo eseguito recuperi per milioni di euro. Ci occupiamo di opposizione a decreti ingiuntivi, opposizione
alle esecuzioni, alle cause di recupero di interessi bancari illegittimi, cercando di tutelare i nostri imprenditori con approcci armonici verso le banche che sono la nostra controparte. Facciamo Bank monitoring, perizie dei conti correnti, recupero di interessi non dovuti, analisi dei contratti di mutuo, swap e derivati. Ma questa è solo una parte del mio lavoro: se devi tutelare un imprenditore devi conoscere il diritto civile, tributario, fallimentare e di famiglia. Per esempio nei casi di separazione di coniugi e o di separazioni patrimoniali, situazioni che hanno un risvolto nell’attività imprenditoriale.
Avv. Maurizia Alessandra Sacchi Corso Garibaldi, 101 Ancona t 071 2073695 f 0712079230 m.sacchi@ studiolegalesacchi.it www. studiolegalesacchi.it cofisrl.net
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Servizi per le aziende
Un report illuminante Uno strumento di reportistica innovativo permette di conoscere e trattare il denaro come una materia prima. Per sapere esattamente quanto costa e come ottimizzarlo
Nova Consulting S.r.l. Via Carisia, 3 Rivarolo Canavese (To) t 0124 428069 f 178 2236532 amministra@ novaconsultingsrl.com
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Quanti imprenditori oggi hanno davvero sotto controllo la loro situazione finanziaria? Quanti conoscono i costi reali legati all’utilizzo del denaro messo a disposizione dal sistema bancario? Oggi c’è un nuovo strumento di reportistica che permette di conoscere alla perfezione quanto si spende e analizza come viene utilizzato il denaro. Lo offre Nova Consulting. “È uno strumento chiaro e dettagliato che fornisce agli imprenditori dati fondamentali dei quali normalmente non è a conoscenza. Un imprenditore conosce benissimo il costo delle sue risorse umane, il fabbisogno di materia prima per la propria produzione, ma spesso non sa quanto denaro ha acquistato dalla banca nell’ultimo anno” spiega l’amministratore, Gesualdo Cosentino. “Questo strumento di analisi si integra
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con i dati forniti dai commercialisti, sviscerando nel dettaglio le complesse dinamiche del comparto finanziario per poter offrire all’imprenditore tutto quello che oggi è indispensabile a sviluppare strategie finanziare”. Che tipo di dati rivela lo strumento che voi mettete a disposizione? Per esempio il monitoraggio dell’utilizzo medio del denaro per ogni singola forma di utilizzo, con riepiloghi trimestrali e annuali, sia con i singoli Istituti di credito sia in forma aggregata, anche in rapporto al proprio fatturato. La dinamica degli oneri finanziari relativi, determinandone il reale spread comprensivo delle varie dispersioni commissionali collegate, anche per poterne confrontare le dinamiche nel tempo. Questo permette di
avere sotto controllo la gestione finanziaria e di impostare una corretta strategia. Com’è nata l’esigenza di questo strumento? È nata dall’esperienza di oltre 10 anni a fianco di quelle aziende troppo piccole per poter avere una loro struttura finanziaria ben definita al loro interno, ma troppo grandi per gestire tutto da sé. Per loro seguiamo l’impostazione finanziaria del business, le affianchiamo nei rapporti con le banche. Ci siamo resi conto, che oggi gli imprenditori hanno a disposizione tutto ciò che è necessario per poter aver una fotografia dettagliata della propria azienda, ma hanno informazioni troppo sintetiche e superficiali riguardo a una componente strategica quale è oggi la finanza.
Competenze diverse per una tutela efficace L’interdisciplinarietà oggi è un valore imprenscindibile perché l’attività di un moderno studio legale possa rispondere davvero alle richieste delle società. Come lo studio bergamasco degli avvocati Bonomi, Giavazzi e Zanetti, che fa della versatilità il suo punto forte Lo Studio Legale Bonomi, Giavazzi e Zanetti è uno dei punti di riferimento sul territorio per quei soggetti, pubblici e privati, che si trovano a dover affrontare problematiche riguardanti aspetti diversi delle discipline giuridiche. Ne ha parlato con noi Claudio Zanetti, uno degli avvocati titolari dello studio associato. In quali campi è attivo il vostro Studio? Lo studio opera nel settore del diritto amministrativo, con particolare riferimento al settore urbanistico e del diritto societario, assistendo anche società quotate e partecipate da enti
pubblici. Siamo anche attivi nel settore immobiliare in tutti i suoi aspetti e offriamo assistenza giudiziale in ambito civile, amministrativo e penale. Chi sono i vostri clienti? I rischi legali, oggi, hanno un’incidenza fondamentale nella gestione delle problematiche nei vari settori. Gli enti pubblici e i soggetti privati, come imprenditori, professionisti, società quotate e rilevanti imprese a titolo familiare, soggetti a tali rischi, necessitano più che mai di un’adeguata assistenza. Noi tuteliamo non solo le aziende e gli enti coinvolti in scelte problematiche, ma anche co-
loro che ne hanno la rappresentanza e rivestono la responsabilità di effettuare tali scelte.
Studio Legale Bonomi, Giavazzi e Zanetti Via Monte Ortigara, 4
Qual è il punto di forza del vostro Studio? Oggi l’interdisciplinarietà rimane un nostro punto fermo, pur in un momento in cui la specializzazione sta condizionando sempre più l’esercizio dell’attività professionale. È un elemento imprescindibile perché l’attività possa essere effettivamente utile ed efficace per le esigenze di società e di enti pubblici. È vitale, comunque, che le competenze specifiche raggiungano una propria sintesi nell’attività del consulente.
Bergamo t 035 238402 f 035 224853
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Servizi per le aziende
Sicuri di fare impresa Si chiama Impresa sicura: è una rete di professionisti che affianca l’impresa per sollevarla dalle incombenze quotidiane che la distraggono dal core business. È in rapida espansione e mantiene tutto ciò che promette Impresa Sicura t 02 48464213 info@impresa-sicura.it www.impresa-sicura.it
La maggior parte dei problemi che assillano il titolare di un’azienda non derivano dalla produzione, ma da un’infinita serie di adempimenti e obblighi imposti dalla quotidianità del mercato e dalla società. “Per esempio la difficoltà di recuperare i crediti, le richieste del sistema fiscale, la concorrenza scorretta, la necessità di reperire risorse finanziarie da un sistema bancario poco incline al sostegno dell’impresa, e così via” spiegano gli esperti di Impresa Sicura. E voi come avete risposto a queste esigenze? Creando Impresa Sicura, un progetto nato da Inter Media Communication S.r.l., società di
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riferimento nel mondo della comunicazione e dell’immagine. Da oltre un decennio ci ha portato a contatto con un numero sempre crescente di imprese, società, professionisti. Così abbiamo riflettuto sui loro bisogni e capito che serviva un sistema che “svincolasse” l’imprenditore da tutte le incombenze perché si dedicasse al suo business. Come funziona Impresa Sicura? È una struttura professionale che avvolge l’impresa, proteggendola con una globalità specialistica e commerciale, per sollevarla dai suoi problemi. Dopo un grande lavoro di consultazione e selezione abbiamo creato un team di esperti di primo livello. Ognuno occupa una sezione nel sito internet www. impresa-sicura.it dalla quale dirama risposte ai problemi che l’azienda sottopone. Un’assistenza via web dunque? L’azienda acquista la “Privilege Card Impresa Sicura” nella qua-
le sono riportate le credenziali di accesso al portale. Qui può scegliere la sezione, esplicitare il problema e allegare i documenti. Entro 48 ore riceve una risposta in cui vengono indicate le possibilità o meno di soluzione al problema. Con l’indicazione, se richiesta, del miglior professionista di riferimento nella città di pertinenza. È un supporto chiaro, immediato, efficiente ma soprattutto certo. Coprite tutto il territorio nazionale? Sì, siamo una rete in rapida crescita. Infatti, cerchiamo persone con le giuste qualifiche e la volontà di aderire. Persone, uomini e donne, che si vogliono rimettere in gioco in una attività di sicuro successo, una occupazione proiettata verso una nuova forma di assistenza professionale esercitata a “tutto campo” con la volontà di dare alle aziende momenti di certezza e solidità. Per questo cerchiamo anche la collaborazione di professionisti che magari, insoddisfatti della propria attività, desiderano riciclarsi per dare sicuro slancio ed incremento, sia alla sfera economica, sia a quella morale, nella misura in cui, il concreto, omnicomprensivo supporto che offriamo, può essere un valido e proficuo aiuto per il rilancio di tante imprese che oggi stanno soccombendo. La nostra è una rete in rapida crescita, anche grazie ad alcune importanti partnership come quella sancita con l’AIRIC - Associazione Italiana per il Rilancio delle Imprese in Crisi e con Asso Tutela Indebitamento per Privati Enti Pubblici e Soggetti non Fallibili, presumibilmente, entro la fine del corrente anno, saremo presenti in tutto il Paese.
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ei cinque anni in cui la crisi ha ribaltato il commercio mondiale cosa è successo alle imprese italiane? L’industria, secondo i dati Cerved, ha perso circa 6000 aziende ed è passata quindi da 42000 a 36000. IN totale, meno 14%. Ad avere la peggio è stato il settore edilizio che è crollato del 22,4%: qui il calo è stato di 4.447 aziende. Il terziario ha sofferto una diminuzione di 3700 aziende. Nel complesso di tutti i settori produttivi e di servizi, dal 2008 a oggi, hanno chiuso in Italia 12865 imprese. Gli unici a restare abbondantemente a galla sono i settori di utility, carburanti ed energia ma è successo solo grazie all’attuale processo di liberalizzazione. E l’agricoltura che sembra ripartire alla grande. È forse grazie anche alla crisi che si è riscoperto un ritorno alla terra che ricorda le origini? Per alcuni analisti, la crescita dell’agricoltura è dovuto al boom del biologico e al fatto che l’innovazione tecnologica applicata alle produzioni agricole ha innalzato i volumi di produzione per quanto riguarda le grandi aziende.
Le piccole e medie invece si sono affidata a un diffuso ma ricco mercato di nicchia. Il tessuto industriale invece non se la passa granché bene. Confindustria, di recente, ha di nuovo rilanciato il problema della “desertificazione del tessuto industriale”.
La risoluzione del leasing traslativo La giurisprudenza afferma l’applicabilità analogica dell’art. 1526 c.c., al “leasing traslativo”, il contratto di locazione finanziaria per l’acquisto del bene locato. Ma l’introduzione dell’art. 72 quater nella legge fallimentare ha posto in discussione questi approdi. L’esperto spiega perché L’art. 72 quater, aggiunto alla legge fallimentare dal d.lgs n. 5/2006 regola le sorti del “contratto di locazione finanziaria” in caso di fallimento, senza distinguere tra leasing traslativo e di godimento. “Si determinano così conseguenze molto diverse rispetto a quelle derivanti dall’applicazione dell’art. 1526, che la giurisprudenza ha ritenuto applicabile al leasing traslativo” spiegano gli esperti dello Studio Giordano & Associati di Lecco. Ci spieghi perché L’art. 72 quater LF stabilisce che, in caso di scioglimento del contratto da parte del curato-
re, il concedente ha diritto alla restituzione del bene ed è tenuto a versare la differenza tra l’importo ricavato dalla vendita o dalla riallocazione del bene e l’ammontare di tutte le rate non riscosse in linea capitale. Invece, applicando l’art. 1526 c.c., per la società di leasing sorge l’obbligo di restituire tutto quanto percepito nel corso del rapporto, mentre l’utilizzatore dovrà corrispondere un compenso per l’uso del bene. Questo cosa comporta? Si è sostenuto che l’art. 72 quater LF debba applicarsi per analogia anche fuori dall’ipotesi di fallimento. Noi al contrario pensiamo
che non si possa ricorrere all’analogia tra una norma fallimentare e le fattispecie di risoluzione “in bonis”. Perciò riteniamo che, fuori dal caso specifico della risoluzione del contratto da parte del curatore, resti ferma l’applicabilità dell’art. 1526 c.c. al c.d. “leasing traslativo”. Ciò non fa venir meno la possibilità che la società finanziaria chieda il risarcimento dei danni sulla base di clausole penali che spesso corrispondono al valore di tutte le rate previste dal contratto. Ricordiamo però che la Cassazione ha affermato la nullità di questi patti, quando determinano un arricchimento ingiustificato per la società finanziaria.
Studio Giordano & Associati t 0341 2981 f 0341 285530 info@studiogiordano.it www.studiogiordano.it
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Servizi per le aziende
Visione globale e competenza multidisciplinare noi lavoriamo per lo sviluppo e la crescita strutturale dei nostri clienti accompagnandoli ad aprirsi verso i nuovi mercati emergenti
Avvocato Fausto Galeotti via Pascoli, 3 Bergamo t 035 225992 f 035 225257 fgalex@inwind.it
Nel suo studio di Bergamo e in quello di Treviglio, che completa la copertura sulla vasta area della bassa bergamasca e sconfina nelle vicine Brescia e Cremona, Fausto Galeotti (www.studiogaleottibergamo.it) ha sempre operato elettivamente sul fronte della consulenza rivolta a una clientela imprenditoriale, specializzandosi nella contrattualistica e nel contenzioso di lavoro e arbitrale. Diritto civile e commerciale, con un profilo rivolto a “risolvere i problemi prima e fuori dalle aule di Tribunale, per evitare” - dice l’avvocato Galeotti - “che come ben rappresentato nell’antica formella scozzese “The Lawsuit”, la mission dell’avvocato sia percepita dai litiganti come quella di un “abile mungitore”. Negli ultimi 10 anni, nel bel
mezzo della decrescita delle economie sviluppate, la crescita di Brasile, Russia, India e Cina è stata esplosiva e le previsioni dicono che questi Paesi continueranno ad essere i principali motori della crescita mondiale nelle prossime decadi. Con la massima “Think gobal, act local”, ma anche, e sempre più, “Think local, act global”, lo Studio Galeotti ha scelto di affiancare le imprese nell’esperienza quotidiana di innovazione e apertura al mercato globale e si è strutturato con un proprio network multidisciplinare per offrire assistenza sui mercati esteri. “Le leggi che regolano gli affari nel cosiddetto “red ocean” della crescita sono diverse, diversi i programmi di governo, è l’ambiente e i tempi i business. Noi assicuriamo ad operatori di medie dimensioni e
di grande dinamismo un affiancamento in queste economie non facili da capire e in cui è ancora difficile operare”. La complessità e la vastità del campo in cui opera il “nuovo professionista del diritto” impongono una affinata padronanza e un costante aggiornamento della strumentazione linguistica (francese, inglese, portoghese e spagnolo), tecnica e intellettuale, volta al patrocinio degli interessi multidimensionali e multinazionali del cliente. “Quando parlo di tecnica professionale mi riferisco ad una preparazione che si alimenta dell’ aggiornamento continuo mediante tutti gli strumenti informativi e formativi e soprattutto mediante l’uso delle nuove tecnologie”. Nello Studio Galeotti la videoconferenza è quotidianamente utilizzata e gli strumenti di informazione e comunicazione telematica sono accessibili a tutti. L’avvocato Fausto Galeotti, che da oltre un decennio insegna presso la Scuola Forense di Bergamo e la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali di Brescia, conclude: “Insegnare e tenere a bottega i giovani mi consente non solo di seminare, ma anche di raccogliere dalla visione anticipatoria di chi inevitabilmente guarda il mondo con occhi generazionalmente diversi dai miei, gli stimoli per mettere a frutto il cammino di una lunga esperienza”. Foto a sinistra: La controversia legale come rappresentata nella formella rinvenuta dall’avvocato Galeotti in un antico tribunale del Galles (anno 1614)
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È quasi come se la crisi avesse operato una sorta di selezione per cui solo le imprese più patrimonializzate sono riuscire a restare sul mercato, perché hanno saputo tenere il passo del commercio globale, gestire l’export, affacciarsi sui mercati emergenti. A pagare il conto maggiore della crisi è soprattutto il Nord, mentre il tasso di mortalità delle imprese nel Mezzogiorno risulta più basso (meno 6%). Ma in realtà, il sud ha perso meno aziende solo perché già aveva prima della crisi una bassissima penetrazione industriale, così è stato il Nord a pagare il prezzo peggiore. Anche il Centro Italia in realtà ha subito un arresto preoccupante per effetto della crisi del terziario e del crollo delle costruzioni e delle società immobiliari. Adesso, definire l’identikit delle Pmi vincenti di fronte alla recessione, studiare il loro modo di reagire, gli anticorpi e le difese costruite,
per poterle imitare, è il metodo che si va diffondendo. Il modello parte dal Veneto che prova a riparte dalle sue certezze: qui, nonostante la crisi, molte realtà hanno dimostrato non solo di tenere, ma anche di crescere. Esempi da seguire e da pubblicizzare, mettendo i fattori di sopravvivenza e di successo alla portata di tutti. A Padova definiscono “lepri del manifatturiero”, le aziende medie, con oltre 50 addetti, tutte integrate nei mercati internazionali non solo grazie all’export (il 56,1% colloca all’estero più di metà del fatturato) ma anche per la presenza di sedi commerciali o produttive. E sono anche forti innovatrici (61,4% del campione). È questa la tipologia di imprese che si dimostra vincente, raggiungendo nel 70% dei casi ricavi superiori ai livelli precedenti crisi. Un campione di 356 imprese manifatturiere della provincia è stato scomposto in quattro insiemi omogenei:
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Servizi per le aziende oltre alle “medie dominanti”, risultate sul podio, sono state studiate le “esploratrici solitarie”, le più diffuse con una prevalenza di addetti fra le 20 e le 49 unità, un fatturato fino a 25 milioni e una bassissima propensione a lavorare in rete o sperimentare aggregazioni, e le “medie peer to peer”, disponibili a scambiare risorse con una grande disponibilità al network. Infine, le “piccole local”, composte da micro imprese in prevalenza con meno di 20 addetti, molto dipendenti dal mercato nazionale (il 51,9% di loro infatti non esporta). Quest’ultima tipologia è risultata la più sofferente. Il progetto Innovarea di Regione Veneto, università Ca’ Foscari e Confindustria Veneto servirà a superare questi anni di stagnazione e dare una nuova “spinta” all’economia regionale. Il punto di partenza è una lunga fase di ricerca su oltre 30mila realtà imprenditoriali venete. Ne sono state individuate 500 ad alto potenziale innovativo, eccellenze che saranno guidate in un percorso biennale per creare relazioni e sviluppare reti di imprese capaci di inserirsi a livello internazionale, affrontare nuovi mercati e generare nuove tecnologie, indicando anche la direzione nella quale il Veneto dovrà muoversi e investire. Solo in provincia di Belluno sono state identificate
Cambiamento in tempo di crisi Un momento di stallo è un’ottima occasione per cerare nuove opportunità. A dare una mano c’è WeLink, un’impresa di supporto alle aziende con una grande esperienza nella formazione finanziata e nei finanziamenti agevolati
WeLink S.r.l. Corso Moncalieri, 203 Torino t 011 5360303 www.welinksrl.it
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L’interpretazione del cambiamento è ben sintetizzata da un ideogramma giapponese concepito migliaia di anni fa. È l’insieme di due sotto-ideogrammi, si legge kiki che vuol dire crisi; se però li separiamo, il primo si legge abunai che sta per pericolo/problema e il secondo ki, ovvero opportunità. “Lo sforzo che ognuno di noi deve fare, il cammino da intraprendere è quello di ricercare nuove opportunità: per noi significa reperire le misure economiche e finanziarie che rendono maggiormente sostenibili le attività delle imprese” spiegano Lorenza Bar-
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bieri e Lara Gallia di WeLink, società di servizi alle aziende, un’impresa al femminile, che coniuga l’esperienza pluriennale delle senior partner con la dinamicità, la flessibilità e l’efficienza del team gestionale e operativo. “Vogliamo crescere insieme alle aziende fornendo servizi di qualità economicamente sostenibili”. WeLink si avvale delle competenze di Lorenza Barbieri che da vent’anni svolge attività di consulenza in ambito economico, finanziario e gestionale collaborando con aziende private, associazioni di categoria ed enti pubblici, per accompagnare le imprese, esi-
stenti o da costituire, nella realizzazione dei loro programmi di sviluppo. Lara Gallia, invece, da oltre dieci anni si occupa dello scouting delle misure di finanziamento per la formazione e in particolare nella gestione, monitoraggio e rendicontazione di attività formative che prevedono contributi pubblici. Tra i loro principali servizi ci sono anche: lo sportello impresa, la predisposizione del documento di valutazione rischi, gli interventi formativi di aggiornamento per le aziende, la consulenza su marketing, economics, risorse umane, ambiente e sicurezza.
Non solo paghe Come si prepara un contratto di solidarietà? Come si comunica ai dipendenti che l’azienda è sull’orlo del baratro e bisogna collaborare tutti per non soccombere? Non sempre il capo del personale, quando c’è, è preparato a queste evenienze. Ne parliamo con lo Studio Uboldi che da tre generazioni opera nel settore
In un periodo storico in cui le aziende hanno difficoltà a trovare la loro direzione, la consulenza mirata alle imprese è la chiave del settore dei servizi. E persino un classico studio paghe e contributi può trasformarsi in un polo di servizi utili ed efficaci. È il caso dello Studio Uboldi che, con Geps, ha attivato un servizio innovativo di consulenza del lavoro. “Dall’assistenza nel rapporto con l’azienda ai rapporti tra sindacati e aziende, dallo sciopero agli accordi, dalla mobilità alle vertenze” spiega
il titolare, Enrico Uboldi e il responsabile HR Marco Angeletti. In cosa consiste l’innovazione? Assistiamo il capo del personale nei rapporti sindacali e a volte siamo nominati responsabili ai quali si rivolgono i sindacati stessi. Così, dove non c’è un HR manager, l’azienda e i lavoratori si appoggiano a noi per qualsiasi cosa che abbia a che fare con la gestione dei rapporti lavoratore-azienda. Ma assistiamo anche, per la parte pratica, il capo del personale che, in ge-
nere, non è preparato a predisporre per esempio un patto di solidarietà. Vi occupate quindi della parte burocratica? Sì, dall’assunzione dei disabili alle ispezioni dell’Inps. Sappiamo come prevenire le recenti “strette” in questi settori perché conosciamo bene la materia e sappiamo che strada prenderà la legislazione. Ma puntiamo molto anche sul lato “consulenza”. Per esempio spieghiamo come esporre nella maniera giusta la situazione di crisi aziendale ai dipendenti. Come costruire insieme ai lavoratori un percorso che sia a vantaggio di entrambe le parti. In questo modo preveniamo cause, vertenze e controversie.
Studio Uboldi - Geps t 02 4815610 www.geps.it
Ci dia qualche dato per capire Seguiamo ogni tipo di azienda, dalle piccole e quelle con 1800 dipendenti. Sono 700 clienti e, ogni mese, elaboriamo 15mila buste paga. Lo staff è composto da 45 persone e seguiamo tutto il nord Italia, dal Triveneto al Piemonte e poi Roma, Bari, Perugia e la Toscana. Abbiamo corrispondenti in Spagna e Francia perché a noi si rivolgono anche le aziende che vogliono stabilizzarsi in Italia ma non conoscono la legislazione relativa ai rapporti con i dipendenti. Con noi lo ha fatto per esempio Takii.
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Servizi per le aziende 50 realtà: saranno chiamate a unirsi per diventare terreno fertile per lo sviluppo di start up innovative e comunità di aziende complementari, in grado di rilanciare l’economia regionale. Nel frattempo, per arginare gli effetti della crisi, i consulenti cercano i sistemi per salvare le aziende. Uno di questi strumenti è per esempio l’uso del trust in funzione liquidatoria he una recente sentenza del Tribunale di Cremona ha consentito nella crisi d’impresa. Una società a responsabilità limitata già in stato di dissesto può avvalersi di tale istituto, insieme alla messa in liquidazione e nonostante successivamente venga dichiarata fallita, destinando tutto il patrimonio sociale, oltre ai beni di soci, a favore dei creditori beneficiari. Il trust, in questi termini, assurge a efficace strumento privatistico, che può sostituire altri istituti tipici, come ad esempio la cessio bonorum, collocandosi su un piano alternativo alle procedure concorsuali. Il fallimento di una società a responsabilità limitata intende recuperare il patrimonio sociale conferito in un trust liquidatorio, in quanto ritiene che la stessa società disponente, già in stato di dissesto, abbia compiuto l’atto con lo scopo fraudolento di spossessarsi dei beni in danno dei creditori e di ostacolare la procedura di liquidazione. Pertanto la parte attrice agisce in giudizio contro il trustee, al fine di ottenere l’eliminazione degli effetti segregativi prodotti dal trust sui beni in esso conferiti. Il Giudice è chiamato ad esprimersi in merito alla nullità del trust
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o allo scioglimento ex art. 78 L.F., in subordine alla simulazione del negozio e in ulteriore subordine, in caso di validità del trust, alla revoca dell’atto istitutivo. Inoltre, con riferimento ai beni personali di un socio conferiti anche essi nel suddetto trust, invocando la validità dell’atto istitutivo limitatamente a quella parte, il fallimento domanda il subentro del curatore nella qualità di beneficiario o guardiano o di trustee. Infine, viene richiesto che il trustee fornisca il rendiconto. Il trust liquidatorio costituito quando la società già si trova in stato di crisi non può essere ad origine nullo (o inefficace), secondo quanto stabilito dall’art. 13 della Convenzione dell’Aja, poiché non contrasta con le norme di applicazione necessaria relative alla liquidazione concorsuale previste dall’ordinamento interno. Dette regole, a seguito della riforma fallimentare, sono rivolte a favorire la privatizzazione delle procedure concorsuali.
Il notaio e la consulenza Un notaio che oggi vuole davvero essere utile allo sviluppo economico e sociale del suo Paese deve guardare oltre le normali, per quanto specialistiche, funzioni notarili
Uno studio specializzato nel diritto civile e commerciale che svolge attività funzionale allo sviluppo delle imprese, grandi e piccole. È quello che gestisce a Bergamo, da oltre 30 anni, Giovanni Vacirca, notaio e consulente di importanti gruppi imprenditoriali e di società, anche quotate in borsa. Vacirca, grazie alla sua esperienza, maturata prima come avvocato e poi come notaio, è spesso chiamato a redigere pareri, su vari argomenti di diritto, su richiesta di società ed enti pubblici. Di cosa vi occupate in particolare? Diritto di impresa e società e, in generale, di tutti i problemi legati ai contratti e alla famiglia. Ma il nostro target sono soprattutto le società e i grossi gruppi imprenditoriali, anche multinazionali, ai quali prestiamo consulenza a volte per singole operazioni, a volte in via continuativa. Perché avete fatto della consulenza il vostro punto di forza? La ricerca e la continua speculazione scientifica ci hanno permesso di trovare soluzioni, anche innovative, sperimentate poi dai nostri clienti con successo e
quindi consolidate nel tempo. Il cliente ha sempre più bisogno di capire, nel groviglio di norme nazionali e comunitarie, quali strumenti scegliere per svilupparsi efficacemente e in competizione con la concorrenza, tutelando al tempo stesso il proprio patrimonio. Per fare questo ci avvaliamo anche di partner nazionali esteri di grande prestigio. Cosa significa fare il notaio oggi? È una professione molto delicata e complessa che richiede la conoscenza specifica di vari settori del diritto. Come ha scritto un illustre collega, il notaio deve trovare il “mezzo tecnico di coagulo tra fatto e diritto”, ossia tradurre in termini giuridici le aspettative economiche del cliente rendendole compatibi-
li con le norme e i principi del sistema nazionale e comunitario, di cui spesso il cliente ignora l’esistenza. Come si evolve la professione notarile? Tutte le professioni in questo momento subiscono una profonda evoluzione normativa, e non solo, anche per effetto di provvedimenti comunitari. Il notaio in particolare, proprio per la tipicità della funzione che svolge, risente moltissimo di questa evoluzione. È la figura professionale attraverso cui si compongono interessi portati da soggetti in potenziale conflitto tra loro; interessi che il notaio deve “traghettare” al desiderato punto di arrivo, prestando molta attenzione anche alla “sicurezza” fiscale e al complessivo risparmio dei costi.
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Servizi per le aziende
Tecnologie del futuro per la sicurezza d’oggi Karin, dal 1991, produce indumenti protettivi per soddisfare i settori più a rischio con linee dedicate. Per questo punta l’attenzione alla continua ricerca, alla collaborazione con industrie primarie di tessuti e ai rischi che ogni giorno i lavoratori corrono KARIN® Via De Agostini, 43 Cuggiono (MI) t 0238100383 f 0233911098 www.karin.it
Oggi il mercato chiede sempre più che l’abbigliamento da lavoro sia specializzato per il settore nel quale viene utilizzato. “Vuole indumenti sempre più tecnici con caratteristiche innovative mirate a migliorare la facilità d’utilizzo da parte dell’operatore” spiega Maurizio Moro, presidente, dalla nuova sede che comprende un magazzino di 2500 metri qua-
drati, organizzato secondo i più moderni criteri e un ufficio di progettazione nel quale vengono disegnate le linee di DPI grazie alle più avanzate tecnologie CAD/CAM. Cosa è cambiato negli ultimi anni nel vostro settore? Il tema della sicurezza sul lavoro è diventato sempre più importante all’interno della po-
litica gestionale delle aziende. Non ci si limita alla valutazione del dpi corretto da utilizzare, ma allargano il loro campo di azione richiedendo innovazioni e migliorie. Basti pensare alle varie grammature disponibili a seconda della stagione o alle varie composizioni dei tessuti a seconda dell’utilizzo. Perché un dispositivo più confortevole è anche più sicuro? Gli indumenti protettivi Karin in tessuti tecnici performanti consentono oggi agli operatori di lavorare con livelli di protezione ancora più elevati e senza dover sopportare alcun particolare disagio aggiuntivo. A tutto vantaggio della sicurezza, dal momento che un lavoratore affaticato e sofferente per il disagio causato dall’indumento indossato è più disattento e, quindi, più esposto ad infortuni. In quali settori operate? Quelli in cui un lavoratore tutti i giorni rischia la vita. A cominciare dalla Chimica/Petrolchimica: abbiamo l’abbigliamento antiacido, la combinazione antiacido/antistatico fino alla massima protezione antiacido/ antistatico/ignifugo. Al settore dell’energia si aggiunge il mondo della fonderia e quello dei vigili del fuoco. Per il futuro vogliamo creare dei dpi intelligenti, tessuti con nanotecnologie che diano dei feedback attivi e che rilevino l’ambiente che circonda l’operatore e lo stato dell’operatore.
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Crisi Usa
Shutdown, Obama: “I Repubblicani tengono in ostaggio l’economia” Il presidente americano ha ribadito che il blocco è dovuto all’entrata in vigore della riforma della sanità e non a un problema di spesa. A rischio il lavoro di 800mila statali. Musei, sportelli ministeriali e persino i parchi naturali in tutti gli States non riapriranno con conseguenze drammatiche per settori cruciali, soprattutto a Washington, come ad esempio il turismo a cura di matteo grimaldi
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L
o shutdown del governo americano è il frutto della “crociata ideologica dei Repubblicani per negare l’assistenza sanitaria a milioni di americani”. Parlando dal giardino delle rose della Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha attaccato duramente il Partito Repubblicano. Obama ha ribadito che la chiusura parziale del governo federale per il mancato accordo sul bilancio è colpa del partito conservatore. Quest’ultimo ha posto come condizione dello sblocco dei fondi il rinvio di un anno della celebre riforma sanitaria di Obama. Il provvedimento, noto come Obamacare, è scattato proprio il 1 ottobre. È “una riforma che è entrata in vigore per rimanervi”, ha affermato il presidente americano, sollecitando il Congresso ad “approvare il bilancio, pagare i conti in sospeso ed evitare
lo shutdown dell’economia”. I Repubblicani non dovrebbero poter tenere l’intera economia “in ostaggio” ha continuato Obama la sua invettiva, chiedendo loro di riaprire il governo velocemente. Più a lungo lo shutdown continuerà, peggiore sarà il suo impatto, ha messo in guardia Obama. Ai più di 700mila dipendenti pubblici americani costretti a casa a causa dello shutdown Obama ha assicurato: torneranno al lavoro al più presto possibile. Il presidente americano si è rivolto ai dipendenti del governo in una lettera aperta pubblicata sui siti web degli uffici governativi. “Continuerò a fare tutto quello in mio potere perché la Camera dei rappresentanti permetta al nostro governo di riaprire al più presto possibile – ha scritto Obama – e per assicurare che voi riceviate il vostro stipendio”. Il presidente statunitense ha definito ingiusto l’interruzione delle attività
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Crisi Usa
del governo Usa dovuta al mancato accordo sul bilancio. Intanto il Consiglio di Washington D.C. ha approvato una legge di emergenza che permetterà ai dipendenti pubblici locali di continuare a lavorare e ricevere lo stipendio nonostante lo shutdown parziale del governo federale. Le decine di migliaia di lavoratori municipali saranno pagate con fondi di riserve per le emergenze, che potranno sostenere le operazioni del governo per un paio di settimane, se necessario. Le conseguenze dello shutdown
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si sono fatte sentire prepotentemente. Uno dei monumenti più famosi del mondo chiuso, uno dei siti più visitati non aggiornato. La Statua della Libertà off limits e la Casa Bianca impossibilitata ad aggiornare le informazioni online sono solo due degli esempi più clamorosi della chiusura dei servizi non essenziali perché il Congresso a stelle e strisce non ha trovato l’accordo sul budget. Come previsto e come temuto chiude lo Stato federale americano. Subito dopo la mezzanotte del 30 settembre è
scattato il cosiddetto ‘shutdown’: sportelli ministeriali, musei e 401 parchi. E anche quello di Liberty Island, gestito dal National Park Service è destinato a restare momentaneamente chiuso per la mancanza dei fondi necessari. Chiude anche il famosissimo Parco Nazionale di Yosemite. Per una sorta di coincidenza crudele ciò accade proprio nel giorno in cui Google festeggia oggi con un apposito Doodle i 123 anni del Parco, fondato il primo ottobre del 1890. Per colpa dello shutdown è stata spenta anche la telecamera che trasmetteva in diretta online la vita del panda nato il 23 agosto allo Smithsonian’s National Zoo. Fino alle 8 del mattino, le 14 italiane, online si poteva vedere la mamma panda Mei Xiang abbracciare e coccolare la cucciola. Poi lo schermo si è oscurato. Un portavoce dello zoo ha raccontato che tutte le telecamere live sono state spente e che lo stesso parco ha chiuso ai visitatori. Ha anche assicurato, però, che gli animali continueranno a essere accuditi. Emblematica la frase sul website Usa: “A causa del fallimento del Congresso sul varo di una legge che finanzi il governo, le informazioni di questo sito potranno non essere aggiornate. Alcune richieste non potranno essere processate e non saremo in grado di rispondere alle vostre domande”, si legge ancora. E sulla homepage: “A causa del Congresso che non s’è assunto le sue responsabilità nel passare il bilancio, gran parte del governo federale chiuderà”.
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Frase che Obama ha ripetuto amaramente durante un messaggio agli americani. “È una cosa ingiusta” dice il presidente Barack Obama ai dipendenti pubblici. “Troppo spesso venite trattati come un punching ball”. Non sono soltanto i lavoratori pubblici a tremare per lo “shutdown” dello stato federale americano: tra i servizi ritenuti “non essenziali”, e quindi soggetti alla paralisi della pubblica amministrazione, a Washington ci sono anche i matrimoni. Le unioni civili nella Capitale si celebrano nella D.C. Superior Court che, essendo un tribunale federale, è soggetto al blocco. Così, coloro che vogliono sposarsi al palazzo di giustizia o richiedere una licenza di matrimonio sono costretti a posticipare le nozze. A che punto è lo “shutdown”? Domenica 13 ottobre hanno riaperto al pubblico la Statua della Libertà, il parco del Grand Canyon e quello di Yosemite, nonostante sia ancora in corso lo “shutdown“, la chiusura da parte del governo americano di tutte le attività non essenziali. Uno dei simboli dell’attuale situazione è stata la chiusura dei parchi naturali e delle altre strutture turistiche gestite dal governo federale (e la foto che simboleggia meglio tutta la situazione è proprio quella di un bambino davanti ad uno zoo chiuso).
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Ma i singoli stati in cui si trovano i monumenti hanno deciso di erogare un finanziamento straordinario – soldi che molto probabilmente non verranno rimborsati – per rimetterli in funzione. Il Congresso degli Stati Uniti è diviso tra i due principali partiti: i democratici controllano il Senato, mentre i repubblicani controllano la Camera. I repubblicani hanno usato la loro maggioranza per inserire nella legge finanziaria, alla fine di settembre, alcune norme che avrebbero bloccato o rinviato la riforma sanitaria promossa dal presidente Barack Obama, approvata dal Congresso nel 2010 e giudicata legittima dalla Corte Suprema nel 2012. La legge è stata bloccata, innescando così lo shutdown. Un elemento importante della partita è capire a chi gli elettori daranno la colpa della chiusura del governo. Secondo gli ultimi sondaggi una larga maggioranza degli americani incolpa i repubblicani. Solo il 31% degli americani pensa che la situazione attuale sia colpa del governo, mentre il 53% incolpa i repubblicani – a cui anche i sondaggi sul gradimento non stanno andando molto bene. Soltanto il 24% degli intervistati ha dichiarato di avere un’opinione favorevole del partito repubblicano e il 21% ha dichiarato lo stesso del Tea Party, l’ala più radicale del partito a cui
in genere viene attribuita la scelta di andare allo scontro diretto con la Casa Bianca e innescare lo shutdown. Nonostante le conseguenze nel gradimento elettorale, una parte del partito rimane decisa a non interrompere lo shutdown fino a che Obama non deciderà di negoziare. Negli ultimi giorni diverse singole leggi per permettere il finanziamento di alcune amministrazioni del governo e di alcuni programmi di spesa sono state votate dalla Camera a maggioranza repubblicana. Alcune sono passate anche al Senato, ma molte altre sono state bloccate dai democratici con la minaccia di non votarle al Senato o da parte di Obama, con la minaccia di usare il potere di veto.
L’ipotesi che lo shutdown stia per arrivare alla sua conclusione è cominciata a circolare negli ultimi giorni, anche grazie ai sondaggi che dimostrano come i repubblicani stiano pagando il prezzo più alto dell’attuale situazione. Numerose proposte su come risolvere lo stallo stanno circolando a Washington, segno che almeno alcuni dei protagonisti della vicenda sono disposti a trovare un terreno comune per riaprire le attività del governo. A differenza di quanto succede in molti altri paesi, gli Stati Uniti per legge non possono indebitarsi oltre una certa cifra e quella cifra è fissata con una legge. La prassi vuole che quando ci si avvicina a quella cifra il Congresso alzi il tetto, per permettere al Paese
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Crisi Usa
di continuare a finanziarsi sul mercato vendendo titoli di stato: questo passaggio formale, in passato praticamente automatico, in questi anni è diventato oggetto di infinite trattative politiche. Nell’agosto del 2011 il mancato accordo sul tetto del debito – che fu poi raggiunto poco dopo la scadenza – portò al primo downgrade del rating americano nella storia, operato dall’agenzia
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di rating Standard & Poor’s. I tempi ormai sono molto stretti ed è probabile quindi che le due questioni, riapertura del governo e tetto del debito, vengano risolte insieme. Sono già state presentate diverse proposte per rimandare entrambe le scadenze di qualche mese e quindi concedere più tempo alla trattativa, anche se finora nessuna è stata accettata ufficialmente.
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Oltre frontiera
Chi esce cresce All’estero ci sono le maggiori opportunità di crescita per molte imprese italiane. Ma il prestigio del Made in Italy non basta per imporsi. Ecco gli esempi virtuosi a livello locale, le strategie più efficaci e i dati dell’export settore per settore a cura di matteo grimaldi
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l 30% delle aziende italiane oggi continua a crescere perché ha trovato nuovi mercati oltre frontiera. L’altro 70% deve ancora fare il grande salto. Deve affrontare i rischi politici, economici e finanziari ma anche i problemi burocratici e le differenze dei mercati. Che possono essere molte perché internazionalizzarsi non è solo esportare nei Paesi del mondo occidentale ma anche andare a produrre nei Paesi emergenti o in quelli ancora in via di sviluppo. Da qui la necessità di un supporto burocratico, legale e assicurativo completo. Gestione di incassi lontani, garanzie per un investimento estero e finanziamenti per chi decide di avviare una produzione in un altro Paese: sotto tutti elementi da tenere in considerazione e non sempre facili da gestire. Non solo. Anche conquistare i nuovi mercati non è così facile come può sembrare: la sola qualità e il solo made in Italy spesso non bastano più. Vari modelli dai quali prendere esempio sono offerti da singole realtà. Per esempio l’Emilia Romagna, dove l’80% delle aziende lavora sui mercati esteri. Ecco alcuni esempi virtuosi: BolognaFiere ha avviato da anni
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un processo di replicazione delle principali kermesse bolognesi in Cina, Russia e America, Vicini group che produce calzature di lusso, fa 5% di fatturato in Italia, 18% in Europa e un 30%, negli Stati Uniti. La metà delle aziende nella Regione ha meno di 50 dipendenti e fa molta fatica a competere. Ma lo fa con dignità e successo. Un altro esempio è offerto dall’Abruzzo. Qui operano per esempio tremila imprese romene. Di questa, circa 400 sono attive in provincia dell’Aquila, nei settori dell’edilizia, del commercio, dei servizi e dell’assistenza alle famiglie. Il primo Forum economico Italia-Romania, organizzato dalle Camere di commercio dell’Aquila e da quella della Romania in Italia ha spiegato come le imprese aquilane possono investire in Romania. Il settore più appetibile è quello agricolo, che gode di uno stanziamento di 9 miliardi di euro di fondi europei per la valorizzazione dell’agricoltura e il ripristino delle infrastrutture. Anche il comparto edile può offrire possibilità di investimento per le imprese aquilane, relativamente alle grandi opere, come la costruzione di autostrade e porti. Il primo Forum economico è nato proprio
con l’intento di rafforzare l’attività delle imprese romene che operano in Abruzzo, per attirare nuovi investimenti, avviare un percorso di interscambio commerciale e rendere note le opportunità legislative che possono favorire nuovi insediamenti nella nostra provincia. Dal governo centrale, invece, si punta sul via libera alla prima tranche della linea di credito da 100 milioni di euro, a sostegno della competitività internazionale delle imprese italiane, messi a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Popolare di Vicenza, con la garanzia di SACE. I finanziamenti saranno destinati agli investimenti nei settori dell’industria, agricoltura, turismo e dei servizi.
L’avvocato scommette sul Marocco Condurre l’azienda italiana alla scoperta di nuovi orizzonti d’investimento estero: un traguardo che lo Studio legale Piacentino di Pinerolo ha raggiunto grazie alla sinergia professionale consolidatasi con un’importante società marocchina
Studio legale Piacentino Via Montebello, 17 Pinerolo (TO) t 0121 78484 studio.piacentino @tiscali.it
L’internazionalizzazione o delocalizzazione dell’attività costituiscono oggi un’esigenza per molte imprese. “La mia attività, che è essenzialmente rivolta alle aziende, comprendendo il diritto societario, del lavoro e la contrattualistica, ha subito un’evoluzione proprio sul fronte internazionalista” spiega l’avvocato Paolo Piacentino. “Perché l’esigenza dell’imprenditore non è più soltanto la redazione di contratti internazionali, ma anche quella di ottenere specifiche consulenze in ordine alle opportunità di delocalizzare all’estero”. Secondo lo Studio
Piacentino, oggi il Marocco è il Paese che offre ottime opportunità per l’azienda italiana visti i contenuti costi sia di produzione sia di esportazione, i vantaggi logistici, le significative agevolazioni fiscali per le società a capitale straniero, la forte domanda in molti settori merceologici, la costante crescita del Pil e le infrastrutture in espansione. “Da queste considerazioni è nata una stretta collaborazione professionale con una società marocchina qualificata”. Si tratta di It Made sarl (www.itmade.eu), con sedi a Rabat e Casablanca, costituita da imprenditori italiani
che, avvalendosi di qualificati professionisti locali, si rivolge all’impresa italiana offrendo consulenza, mediazione (per l’incontro tra offerta italiana e domanda locale) e le più complesse attività di partnership e di supporto pratico e burocratico. “Nell’articolato contesto operativo della società It Made si fonde quindi positivamente l’attività di contrattualistica internazionale del mio Studio, che integra sotto ogni profilo il servizio professionale fornito all’imprenditore per la realizzazione del proprio business in Marocco” conclude il legale. www.studiolegalepiacentino.com
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Il Diritto processuale civile non ha segreti Solo un cultore della materia oggi può dipanarsi tra i meandri di questa ingarbugliata sezione del diritto. Marco De Cristofaro, un esperto dal prestigioso curriculum, ci spiega perché Avv. Prof. Marco De Cristofaro Via S. Lucia, 4 Padova t/f 049 657967
Le impugnazioni sono delle garanzie essenziali nel sistema della giustizia civile rispetto all’atteggiamento restrittivo che sta assumendo l’intero sistema. Per questo servono studiosi preparati per riuscire a evitare le complicazioni che rendono oggi così difficile l’accesso ad Appello e Cassazione. Uno di questi è l’avvocato Marco De Cristofaro, ordinario di Diritto processuale civile all’Università di Padova e noto professionista della città veneta. Il suo lungo curriculum vanta una serie di attività, approfondimenti e pubblicazioni nelle varie tematiche del Diritto processuale civile che ne fanno un esperto in impugnazioni e non solo. Perché questa materia è diventata sempre più specialistica? Il legislatore sta cercando di limi-
UNA VITA PER IL DIRITTO Nato a Brescia nel 1969, Marco De Cristofaro è divenuto dapprima ricercatore in Diritto processuale civile presso l’Università di Trento all’età di 25 anni, a poco più di un biennio dalla laurea. A 31 anni ha preso servizio come Professore associato nell’Università di Verona. Nel 2002, a 33 anni, è stato chiamato come Professore ordinario di Diritto Processuale Civile dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova. Tra i vari, prestigiosi, incarichi universitari, Marco De Cristofaro è stato Direttore del Dipartimento di Diritto Pubblico, Internazionale e Comunitario presso la stessa Università, oltre che Presidente dei Direttori di Dipartimento. A 40 anni, al termine del mandato da Direttore, ha deciso di mettersi alla prova nel mondo della professione legale, aprendo uno studio che in pochi anni si è ben inserito nel contesto non solo locale, ma anche nazionale ed internazionale.
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tare le vie di accesso all’Appello e alla Cassazione e quindi ha reso questa branca del processo molto specialistica. Senza l’intervento di tecnici che frequentino il campo con una certa assiduità è molto facile inciampare in una delle tante “trappole” che sono state disseminate per disincentivare la proposizione delle impugnazioni, svilendo la loro essenziale funzione di garanzia per il litigante. La disciplina del ricorso in Cassazione in particolare è
ormai disseminata di tecnicismi vari, volti a cogliere in fallo il ricorrente e a precludere il sindacato di legittimità per effetto di una declaratoria d’inammissibilità. Per questo valenti professionisti preferiscono affidarsi al mio studio, in modo da garantire ai propri assistiti per quanto possibile la migliore difesa. Il suo Studio di occupa anche di contenzioso transnazionale? Sì, grazie alla collaborazione con
colleghi di aree linguistiche francese, tedesco, spagnolo e inglese, affrontiamo frequenti tematiche di riconoscimento all’estero di titoli esecutivi italiani, e viceversa. Seguiamo anche le vicende di giurisdizione italiana e straniera, comunitaria ed extracomunitaria, nonchè di litispendenza tra processi avviati in Italia e all’estero. Il mio
dare grandi soddisfazioni poiché connotato da quel tecnicismo che costituisce la “cifra” caratterizzante anche del Diritto processuale civile. Nell’ottica del contenzioso, del resto, gli istituti tradizionali, come il testamento, emergono in una prospettiva del tutto singolare e challenging. Altri campi di specializzazione dello studio, ove
MEMBERSHIPS PRESTIGIOSE Marco De Cristofaro è componente dell’Associazione Italiana fra gli Studiosi del Processo Civile. È inoltre membro della “Wissenschaftliche Vereinigung für Internationales Verfahrensrecht e.V.”, l’associazione scientifica tedesca, diretta dal Prof. Peter Gottwald di Regensburg, che riunisce i maggiori esperti internazionali di International Litigation, e membro della International Association of Procedural Law (IAPL). Ha partecipato negli anni a numerosi e prestigiosi convegni nazionali e internazionali, con relazioni in lingua tedesca ed in lingua inglese.
so a questi nuovi strumenti, nella peculiare curvatura anglosassone presa a modello con lungimiranza dal nostro legislatore.
forte legame con la Germania mi ha portato ad avviare una collaborazione sistemica con uno studio di Monaco di Baviera. Ciò mi consente di constatare sul campo le diversità tra il processo tedesco e quello italiano, e di apprezzarne i relativi punti di forza e di debolezza. Le successioni sono un altro vostro fiore all’occhiello... Sì, è vero, perché è un settore del diritto civile molto affascinante dal punto di vista intellettuale, che sa
sempre trovo il gusto della sfida intellettuale, sono il contenzioso in materia societaria e bancaria. Di recente siamo molto attivi anche nel settore dei concordati, una specializzazione arrivata come risposta alle esigenze del periodo. Se prima non era un problema far fronte al cumulo di impegni finanziari, oggi, invece, la produzione stagnante e i consumi a picco danno luogo in modo sempre più crescente a fenomeni di credit crunch che impone il ricor-
In che modo lei ha affinato la sua conoscenza in materia di Diritto processuale civile? Con varie attività scientifiche, anche di taglio divulgativo. Ho curato per esempio il commento alla L. 19.6.2009, n. 69, sia per la KluwerIpsoa, sia per le Nuove Leggi Civili Commentate. Sempre in questa direzione ho la veste di caporedattore per il Codice di procedura civile commentato, edito da KluwerIpsoa e curato da Claudio Consolo, del quale è prossima l’uscita della V edizione. In più, come redattore capo, ho contribuito alla programmazione, al confezionamento ed alla redazione della Rivista internazionale Int’l Lis, edita da KluwerIpsoa, primo e unico periodico italiano specializzato in materia di Diritto processuale civile internazionale ed International Litigation, sin dalla sua fondazione, cioè dal 2002. Ritengo di avere una particolare inclinazione per la prospettiva internazionalistica che mi ha portato anche a collaborare con Progetto internazionale di ricerca finanziato dall’Università di Nagoya, Giappone, dipanatosi in oltre 4 anni di incontri internazionali in Giappone e in Europa, e sfociato nella pubblicazione del volume Civil Justice in Italy, Tokyo, 2010, a cura di De Cristofaro e Trocker.
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L’importo stanziato rappresenta la prima tranche del finanziamento da 200 milioni di euro messo sul piatto da BEI e Popolare di Vicenza a sostegno dell’internazionalizzazione delle PMI e delle imprese medio-grandi italiane attive nei settori dell’industria, agricoltura, turismo e dei servizi. La linea di credito, grazie alla garanzia di SACE, potrà essere erogata alle suddette imprese per finanziare progetti di crescita sui mercati esteri. I prestiti saranno destinati, per almeno il 70%, a copertura di programmi di investimento di PMI (con un numero massimo di 250 dipendenti) in beni materiali e immateriali, oltreché per necessità di capitale circolante legato alla normale attività produttiva. Per la parte restante, i fondi saranno dedicati a progetti realizzati o da realizzare da parte delle società di media dimensione (con un numero di dipendenti compreso tra 250
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e 3.000). L’accordo conferma l’efficacia delle sinergie attivate tra le tre istituzioni a sostegno dell’economia reale, consolidando una collaborazione ormai pluriennale. In particolare si tratta del quinto accordo sottoscritto tra BEI e Popolare di Vicenza, e quest’ultima vanta all’attivo una convenzione con SACE per il finanziamento dell’attività di internazionalizzazione delle PMI. Nel frattempo, a inizio ottobre, l’Istat ha reso noti i nuovi dati sull’esportazione italiana nei Paesi extra Ue che mostra ancora di poter crescere. “I dati sono però incoraggianti per due motivi: perché indicano un positivo effetto sul saldo commerciale della caduta dei prezzi petroliferi e un aumento dell’interscambio con la Cina grazie all’accelerazione delle vendite” ha commentato il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti ai dati di Commercio dell’Italia
Il transfer pricing nelle multinazionali Le imprese che operano in ambito internazionale sono sempre più spesso nell’occhio del ciclone. È lì infatti che gli organi accertatori fiscali orientano le proprie verifiche. Soprattutto sui trasferimenti di beni e servizi tra realtà dello stesso gruppo Oggi le filiali italiane di aziende multinazionali si rivolgono con sempre maggior frequenza al proprio consulente per far analizzare la propria politica di transfer pricing, cioè quell’insieme di decisioni adottate da un dato gruppo multinazionale che portano a stabilire i prezzi di vendita dei beni e dei servizi infragruppo. “Nel caso, viene modificata in modo da ridurre le potenziali passività in caso di verifica fiscale” precisa Marco Gaspari, dottore commercialista esperto in materia. Cosa prevede la normativa italiana in tema? Che le transazioni infragruppo,
poste in essere tra società appartenenti allo stesso gruppo ma ubicate in Paesi diversi, debbano avvenire a valori di mercato come se fossero state poste in essere tra imprese tra loro indipendenti. Sono previste sanzioni in caso di anomalie riscontrate nel corso delle verifiche? Sì, e parecchio elevate. Le sanzioni vanno dal 100% al 200% delle maggiori imposte eventualmente accertate in sede di verifica fiscale. Cosa si può fare per “proteggersi” in caso di verifica fiscale? Le aziende possono “scongiurare” l’applicazione di sanzioni solo
se hanno redatto, prima dell’inizio della verifica fiscale, idonea documentazione atta a comprovare la conformità al valore di mercato dei prezzi praticati nelle transazioni infragruppo. Tale documentazione si compone normalmente di due distinti documenti, un “Masterfile” ed un “Documento Nazionale”.
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Quali vantaggi ha chi si rivolge al suo Studio? La notevole esperienza maturata negli anni, unita all’utilizzo, per le nostre analisi, delle stesse banche dati in uso all’Amministrazione finanziaria, ci consentono di fornire una consulenza personalizzata e di alto profilo qualitativo.
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con le aree extra Ue relativi a settembre 2013. “Anche se i ritmi non sono particolarmente sostenuti con l’export a +1,2% rispetto al mese precedente e le importazioni a +0,4%, il saldo resta attivo a dimostrazione di come l’export resti un elemento cruciale per la nostra bilancia dei pagamenti” ha aggiunto il Direttore Generale dell’Agenzia Roberto Luongo. Il saldo commerciale con le aree esterne all’Ue ha registrato nel mese di settembre un attivo pari a 318 milioni (era -633 milioni nello stesso mese del 2012) di euro e nei primi 9 mesi dell’anno l’avanzo complessivo del saldo merci dell’Italia è stato di 11,4 miliardi di euro grazie al cospicuo avanzo della bilancia al netto dell’energia (49,4 miliardi nei primi 9 mesi) che riesce a compensare il disavanzo della bolletta energetica (-38 miliardi). Per quanto concerne i mercati, nel mese di settembre spicca la forte espansione delle vendite in Cina (+18,6%), Mercosur (+16,9%), Russia (+13,1%), Paesi Opec
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(+10,9%), Turchia (+10,5%), Paesi asiatici EDA (+6,3%). Si registrano flessioni in Svizzera (-17,1%) Giappone (-4,1%), Asean (-1,0%). Restano stabili negli Stati Uniti (+0,5%). Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, flettono da: Paesi Opec (-33,2%) Russia (-15,5%) e aumentano da Turchia (+19,9%), paesi Asean (+11,9%), Mercosur (+9,9%) Stati Uniti e Paesi asiatici EDA (+8,4%), Cina (+3,9%) e Svizzera (+3%). Per quanto riguarda i comparti produttivi, i maggiori incrementi tendenziali delle esportazioni extra Ue italiane sono stati registrati da: beni strumentali (+9,3%), beni di consumo non durevoli (+3,6%) e durevoli (+3,1%). Sono invece diminuite le esportazioni di prodotti intermedi (-8,7%) ed energia (-8,6%). Per le importazioni la diminuzione tendenziale è dovuta essenzialmente al calo dell’energia (-22,5%), gli altri comparti mostrano tassi di crescita; particolarmente significativi quelli dei prodotti strumentali (+18,5%).
Compravendita d’arte? Chi punta in alto passa da Porro & Co.
Giuseppe De Nittis, Giuseppe Pellizza da Volpedo, opere della famosa gallerista Claudia Gianferrari che passava in rassegna tutto il Novecento italiano e la Collezione del famoso critico letterario e storico Natalino Sapegno. I risultati a cui siete più legati? Tra i tanti top lots mi piace ricordare una Sibilla Samia di Guer-
cino, che ha fermato il martello del banditore a 805.600 euro, il grandioso Ritratto di Madame Juana Edwards Gandarillas di Giovanni Boldini, venduto a 888.200 euro, e un lavoro di Yves Klein, Carte de Mars par l’eau et le feu, che ha fatto registrare il top lot assoluto della società per l’arte moderna e contemporanea, con un risultato di 849.800 euro.
Kimiko Bossi Porro
In più di dieci anni, Porro & Co. ha organizzato 72 manifestazioni, sia nei settori tradizionali dell’arte antica, sia nell’arte moderna e contemporanea e nelle arti decorative del Novecento, dai vetri di Murano a quelli dell’Art Nouveau. “Di recente, abbiamo inserito nel calendario delle aste, anche manifestazioni relative al Design, con pezzi scelti provenienti da collezioni importanti” spiega Kimiko Bossi Porro.
Umberto Savoia
Porro & Co. è una società attiva nella compravendita di opere significative, nella gestione di collezioni importanti e nell’organizzazione di vendite all’asta di alto profilo. Tra i suoi top lots c’è persino Guercino e De Nittis
Porro & C. S.r.l.
Quali sono le collezioni più importanti di cui vi siete occupati? La prima asta, relativa a una collezione d’arte Napoletana dal ‘600 alla metà dell’800, nel 2003, ha disperso uno straordinario insieme di opere partenopee che spaziavano dai dipinti ai mobili, dalle porcellane di Capodimonte, alle maioliche di Castelli. Nello stesso anno abbiamo ottenuto l’affidamento della vendita della raccolte d’arte del fallimento del gruppo Nadini S.p.A., con risultati straordinari per artisti come Giovanni Lanfranco e Bartolomeo Schedoni. Altri prestigiosi affidamenti? La Collezione della Biki, la grande couturiére degli anni ’50 prediletta dalla Callas e dalla grande borghesia milanese, ricca di capolavori della pittura veneziana del ‘700 tra cui i due grandi Capricci di Francesco Guardi aggiudicati per oltre un milione di euro. Nel 2005 due vendite della Collezione creata da Gianni Versace e poi tante altre occasioni in cui abbiamo gestito capolavori di
P.zza Sant'Ambrogio, 10 Milano t 02 72094708 f 02 862440 info@ porroartconsulting.it www.porroartconsulting.it
Yves Klein, “Carte de Mars par l’eau et le feu” (1961) tecnica mista su cartone su legno, cm 69x49. Aggiudicato € 849.800 (novembre 2012).
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Scuola
Istruzione, liberi tutti La scuola digitale è ancora un’utopia nella maggior parte degli istituti scolastici italiani. a cura di matteo grimaldi
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Ocse in un suo recente rapporto sulla scuola italiana (marzo 2013) mette in rilievo, con accenti molti critici, come a questo ritmo di investimenti la nostra scuola avrebbe bisogno di 15 anni per raggiungere in questo campo i risultati della scuola inglese che ha digitalizzato l’80% delle classi. Su questo fronte, però, i governi Monti e Letta hanno certamente corretto la rotta, dopo più di un decennio di colpevole
disattenzione rispetto al “digital divide” della scuola italiana. L’Italia ha oggi un’Agenda digitale, dove è contenuta una specifica “Agenda digitale della scuola”. Quest’ultima individua la necessità, almeno “normativa”, (i fondi stanziati non sono, invero, molti) del cablaggio a banda larga e dell’infrastrutturazione digitale delle scuole (tablet e lavagne elettroniche, ma anche classi virtuali, registri elettronici e gestionali per l’amministrazione scolastica).
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Scuola Una necessità improrogabile vista l’urgenza di proporre nuove metodologie didattiche e nuovi contenuti digitali per adeguare gli stili di insegnamento dei docenti a quelli di apprendimento dei nativi digitali. Tematiche che vengono approfondite in “Scuola 2.0. Verso una didattica aumentata dalle tecnologie”, dove è presente una road map che orienta dirigenti, insegnanti e famiglie nel cammino verso la scuola digitale. In particolare, di recente si è molto dibattuto
sul tema dei libri digitali, che secondo le linee guida dell’Agenda digitale della scuola prenderanno, presto, il posto dei vecchi manuali scolastici. Anche il pacchetto scuola varato il 9 settembre dal ministro Maria Chiara Carrozza, ritorna su questa tematica, apparentemente frenando, perché sposta l’introduzione obbligatoria dei libri digitali all’anno scolastico 2015/2016. In realtà, una lettura attenta del testo permette di comprendere come Carrozza si muova
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in maniera anche più radicale di Profumo. Il suo intento è quello di liberalizzare, in prospettiva digitale, il mercato dei testi scolastici. Vediamo come: la bozza Carrozza, se verrà convertita realmente in legge e in regolamenti attuativi, rende opzionale l’adozione dei libri di testo scolastici! Un fatto nuovo e per molti versi rivoluzionario, permette, a dirigenti e insegnati di decidere se adottare i testi degli editori educational o utilizzare altri contenuti didattici. La bozza, infatti, modifica il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297) che recitava all’articolo 151: “I libri di testo sono adottati, secondo modalità stabilite dal regolamento dal collegio dei docenti”. In modo sottile la bozza Carrozza corregge: “I libri di testo possono essere adottati”. Una sola parola “possono” che però cambia lo scenario dell’editoria scolastica italiana. Si tratta, in prospettiva, di una forte liberalizzazione nell’adozione di testi, contenuti e materiali su cui basare l’attività didattica. Insegnanti e dirigenti potranno, ora, scegliere tra varie opzioni oppure mixarle. In pratica: adottare i libri analogici
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Scuola
e/o i contenuti digitali degli editori proposti dagli editori scolastici tradizionali, forzati dalla liberalizzazione a innovare in questo campo; utilizzare contenuti digitali e testi disponibili in rete in modalità “free” o “creative commons”, ad esempio i “classici” non più sotto diritti disponibili, ad esempio, all’interno di Google Libri o le video lezioni delle Ted conference. Ma anche utilizzare testi, materiali didattici e contenuti digitali progettati dai docenti stessi o da altri docenti. Come i libri di testo del progetto Book
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In progress, manuali scritti dagli 800 docenti della rete nazionale del progetto che permettono un risparmio di circa 300 euro rispetto ai tetti di spesa del ministero. Da questo punto di vista la bozza Carrozza, sempre se approvata, rappresenta un passo decisivo nella direzione di una riforma, anche digitale, della scuola italiana che la renda più attenta e responsabile rispetto ai nuovi stili di apprendimento dei cittadini nativi digitali: i suoi allievi e studenti.
Tecnologie
Qui si cresce. In rete e in digitale Piccole medie imprese e nuove strategie tecnologiche. Implementare le seconde serve a far crescere le prime. Con la logica della rete e l’attenzione agli aspetti piÚ contraddittori, come per esempio le crepe nella sicurezza dei dati aziendali a cura di matteo grimaldi
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e Pmi che oggi puntano a un utilizzo più consistente delle nuove tecnologie digitali hanno una notevole spinta dalla Commissione europea che ha stanziato assegni regionali del valore di 10 mila euro a micro, piccole e medie imprese che desiderano svilupparsi grazie alla rete. Il progetto, ideato con il supporto delle Regioni europee, è partito ed già in fase pilota nei territori spagnoli della Murcia e dell’Estremadura. Il sistema funziona in modo che gli assegni regionali siano scambiati dalle imprese contro servizi specializzati legati alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic), come lo sviluppo di siti internet, la formazione per l’e-commerce, gli strumenti di gestione informatici per forniture e clienti. La determinazione del valore del “premio” non è fisso ma variabile in relazione alla discrezione delle istituzioni locali. Tra i numerosi parametri c’è, per esempio, la necessità delle imprese di raggiungere gli obiettivi di sviluppo regionali, con modalità amministrative semplici e appoggiandosi magari a uno sportello “Tic” regionale per sviluppare i sistemi di sostegno già esistenti. I servizi coperti dagli assegni possono essere selezionati attraverso un’ampia gamma di fornitori che comprendono anche società private, università e centri di ricerca. Altre opportunità e soluzioni per la crescita delle imprese grazie alle nuove tecnologie arrivano dal Trentino. Per facilitare la condivisione e la relazione tra diverse realtà imprenditoriali, Informatica trentina e Trentino Sviluppo danno agli imprenditori locali le opportunità e soluzioni per favorire la collaborazione, nella consapevolezza che in un momento di incertezza economica come quello che stiamo vivendo, una delle modalità vincenti è data dal network, che consente a ogni impresa di dare valore alla propria specificità collaborando con altre realtà imprenditoriali per la crescita dell’intero sistema. “Le nuove tecnologie, e la tecnologia informatica in particolare, hanno un grande impatto in tutti gli aspetti della vita e della società globale e l’economia si sta trasformando rapidamente: stiamo diventando una società della conoscenza più dipendente dalle nuove tecnologie, dove conoscenza e informazione sono fattori essenziali di produzione e dove le idee e i processi di informazione sono anch’essi merce di scambio.
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Tecnologie In questa trasformazione, le piccole medie imprese giocano un ruolo essenziale per la sopravvivenza e la crescita del Paese” hanno spiegato i responsabili di Informatica trentina e Trentino Sviluppo. La rapida e forte diffusione delle tecnologie informatiche nelle imprese non ha però solo vantaggi. In genere ogni situazione presenta due lati opposti di una stessa medaglia. Prendiamo l’adozione del Byod. Il fenomeno del “bring your own device”, e cioè l’utilizzo per scopi lavorativi dei propri dispositivi mobili da parte dei dipendenti, è stata una delle priorità nell’agenda di Chief information officer e decisori It. E a ragione. Infatti, pco meno di un’azienda italiana di grandi dimensioni su tre, è cioè il 28%, ha registrato negli ultimi due anni un aumento significativo della produttività, oltre che una notevole riduzione dei costi. Ma il risvolto è costituito dalle evidenti contraddizioni. Lo dice una ricerca condotta fra maggio e giugno da Samsun, che ha messo sotto osservazione 490 figure tecniche manageriali che appartengono a organizzazioni da mille dipendenti in sù attive in otto Paesi europei, compresa l’Italia. Bene, secondo i risultati della ricerca, il ricorso a smartphone, tablet e notebook personali per operare in azienda e sul campo è ormai una moda acquisita anche se le aziende
Si scrive giovani, si legge presente! Marzia Maiorano, 30 anni, vicepresidente di Mida, azienda di trasporti e logistica, e ad di Sitem Service, società di servizi informatici, racconta il suo essere imprenditrice in un periodo in cui la parola futuro risulta così incerta
Marzia Maiorano vicepresidente Mida e amministratore delegato Sitem Service San Giuliano Milanese, Milano www.midatli.com www.sitemservice.com
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“Essere giovane oggi è lo stato ideale per sostenere questo presente fatto di crisi ed incertezza. È oggi che metto le basi per la crescita della mia azienda, lavorando giorno dopo giorno al consolidamento e allo sviluppo delle idee unite alle competenze che ho maturato nel mio percorso professionale” spiega Marzia Maiorano, un passato in General Electric Healthcare e Volkswagen Bank, che partendo dall’idea del fondatore del gruppo, Antonio Maiorano, ha sviluppato un ampio e qualificato sistema di servizi a supporto di trasporto e logistica, particolarmente “avanti” nella realizzazione di progetti su misura.
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Quando ha capito di essere imprenditore? Quando ho sentito una gran voglia di correre! Quello che fanno tutti è camminare, gli imprenditori corrono, non perché hanno fretta, ma per inseguire un sogno con l’obiettivo di costruire e realizzare qualcosa di concreto e ad alto valore aggiunto da proporre sul mercato. Cosa vuol dire essere imprenditore oggi? È una grande sfida che vivo giorno per giorno: il sistema Paese non ci aiuta. L’inerzia e il mancato coordinamento delle risoluzioni sta portando a poco a poco a una pericolosa mancanza di progettualità per il futuro.
Cosa intende per progettualità? Il vestito che vorremmo indossare domani, il quadro che vorremmo vedere appeso. Cioè, obiettivi concreti. Per costruirli, è necessario un forte contatto con il presente e con il territorio. È proprio qui che il contributo dei giovani imprenditori diventa fondamentale: portatori sani di ottimismo, idee concrete e semplici che alimentano il contatto con altre imprese, associazioni, scuole, istituzioni: triangolazioni necessarie per sviluppare networking e rispondere efficacemente alle esigenze reali del mercato. Vestiamo le idee di innovazione e propulsione per il futuro, ma è un match che giochiamo oggi davanti agli occhi di tutti: Giovani vs Status Quo.
Il settimo sigillo Il titolo del celebre film di Bergman ricorda quello che un imprenditore oggi è costretto a fare perché la sua impresa sopravviva: “Giocare una partita a scacchi con la morte. Non può sbagliare una mossa” sostiene un giovane imprenditore torinese Il giovane imprenditore torinese Cristian Giannone, titolare di GP Elettronica S.r.l., azienda di successo nell’ambito dell’Automazione Industriale, come ogni buon giocatore di scacchi, sa che la partita si imposta in apertura. Lei come l’ha impostata? Dopo un’esperienza professionale ventennale in vari campi dell’Automotive all’interno delle più importanti aziende automobilistiche italiane, ho rilevato questa società, attiva a Torino fin dal 1984, che si occupava di assistenza e vendita di ricambi elettronici. E l’ho trasformata del tutto. Hai sorpreso l’avversario con
qualche mossa inaspettata? Direi di sì! Investendo tutto nell’azienda, triplicando i collaboratori, assumendo professionisti di grande esperienza e aprendo ai giovani. Ho creato un’azienda giovane, che non soffoca le idee con una struttura piramidale ma favorisce un continuo scambio orizzontale. Nei momenti di calo di lavoro non ci siamo mai fermati, anzi, abbiamo sviluppato nuovi prodotti: qui siamo in brainstorming tutti i giorni!
vendita. Ma un ottimo schieramento e la conquista di uno spazio non garantiscono la vittoria. Ci vuole una strategia di lungo periodo. Per questo siamo in continua evoluzione e puntiamo sulla ricerca.
La sua tattica? Conoscendo per esperienza diretta le necessità dei clienti, riusciamo a offrire un servizio a tutto campo che spazia dalla progettazione di nuove soluzioni, all’assistenza post-
La prossima mossa? Nuova sede con più spazio alla creatività.
GP Elettronica S.r.l.
E la crisi non vi ha teso trappole? Al contrario! Dobbiamo ringraziarla, è uno stimolo a fare sempre meglio, ci ha dato la sensibilità necessaria a progettare sempre più in un’ottica di riduzione dei consumi energetici.
Torino www.gpelettronicasrl.it
Che cosa vi manca ancora? Lo scacco matto, no?
non l’hanno fatta propria in modo sistemico e strutturato, ma nasconde anche preoccupazione. Come quelle espresse dal 94% dei Cio italiani circa la sicurezza dei dati aziendali. Negli ultimi 24 mesi, infatti, un terzo delle imprese di grandi dimensioni del Belpaese ha subito una perdita di dati a seguito di violazioni dei sistemi informativi riconducibili all’adozione di policy di tipo Byod. Un quarto delle aziende di classe enterprise italiane, è cioè il 26%, ha ottenuto un coinvolgimento maggiore dei dipendenti, con conseguente aumento della produttività sul lavoro in un terzo dei casi e una riduzione dei costi di comunicazione (traffico telefonico e dati) del 17% su base annua. In totale, circa sette milioni di euro di saving all’anno per azienda. Il problema della sicurezza delle informazioni sensibili imputabile all’utilizzo dei dispositivi personali è lo scoglio forse più difficile cui si trova di fronte il fenomeno Byod. E non solo in Italia. La Spagna è il Paese in cui emergono i maggiori dubbi rispetto alla sua adozione, con il 70% dei Cio preoccupati per la vulnerabilità della propria impresa. I più fiduciosi, invece, sono i responsabili informatici delle aziende francesi, con solo il 36% dei manager ad aver manifestato grossa preoccupazione.
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Tecnologie A livello settoriale, invece, sono i Cio delle aziende attive nel campo dei servizi finanziari quelli più timorosi nei confronti del Byod (il 55% lo vede come una minaccia alla sicurezza dei dati) mentre lo sono meno i colleghi dei comparti retail, distribuzione e trasporti (44%) e manifatturiero (42%). Ma nonostante la consapevolezza dei potenziali rischi per l’integrità dei dati sia molto diffusa, solo una grande azienda italiana su quattro ha aggiornato la propria policy sul Byod (il 17%) o ha in programma di farlo (il 10%). Per contro, il tasso di implementazione di progetti a favore dell’uso in chiave business di smartphone e tablet personali è in Italia nell’ordine del 70%, rispetto al 43% della Germania e al 52% (fra policy avviate in modo formale e informale) dell’intero campione di imprese europee oggetto di studio. Là dove viene data la possibilità di utilizzare i dispositivi mobili dei dipendenti a scopi lavorativi, la percentuale degli addetti che aderisce a questi programmi è oggi intorno al 30% e salirà di sette punti nei prossimi due anni.
Tracciabilità di qualità Bancolini Symbol è da anni un punto di riferimento per i sistemi e le soluzioni mobili per l’identificazione automatica e la raccolta dati. Ed è tra i primi in Europa ad aver introdotto questi sistemi. Ecco la sua storia
Trent’anni di esperienza rendono Bancolini Symbol il leader nelle tecnologie di raccolta dati in mobilità. Grazie al suo spirito innovativo e propositivo, alla capacità di consulenza professionale, all’analisi e alla progettazione di soluzioni mirate si distingue nel panorama italiano ed estero. “Il nostro valore aggiunto è la cura che abbiamo per il cliente, per le sue singole esigenze. Non forniamo soluzioni preconfezionate” spiega il presidente, Adriana Bancolini. Come garantite questa cura? Per esempio, oltre a produrre i nostri sistemi, commercializziamo quelli di altri. Tra questi Motorola,
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Zebra e CAB. Con la divisione Bancolini Tecno serviamo i rivenditori e le aziende del nostro stesso ramo. Tra i marchi che rappresentiamo per esempio ci sono prodotti di alta gamma come Xplore e Ubiqconn. Chi sono i vostri principali clienti? Industrie e aziende dei settori più vari, dal farmaceutico alla logistica al retail. Ci teniamo a dire che i nostri prodotti sono made in Italy al 100% e che siamo stati i primi a utilizzare piattaforme open source come Linux. Come si svolge il vostro lavoro di consulenza? Studiamo le richieste e con un
approccio collaborativo portiamo a fondo un progetto: non diciamo “devi comprare questo perché fa per te”, ma “esponimi la tua esigenza e io trovo la tua soluzione”. Quali servizi in più offrite? Il supporto per produzione, gestione e certificazione dell’etichetta logistica, l’utilizzo di sistemi di riconoscimento e localizzazione RFID, la messa in sicurezza degli impianti secondo le norme antinfortunistiche, la sicurezza informatica delle reti, programmi e corsi di formazione per il cliente e la garanzia di un servizio di assistenza tecnica e manutenzione su tutto il territorio.
Made in Italy
L’autostrada dell’export e la macchina Italia Le esportazioni funzionano perché la qualità nostrana ha ancora un valore forte nel mondo. Come dimostrano l’industria di hôtellerie e ristorazione, quella farmaceutica e quella dei pellami. Ma attenzione ai sorpassi... a cura di matteo grimaldi
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e 133mila presenze (il 7% in più rispetto alla scorsa edizione) che hanno affollato i padiglioni di FieraMilano durante Host 2013, il salone dell’ospitalità professionale, ha confermato la leadership mondiale del made in Italy nel settore dell’industria alberghiera e della ristorazione. E il trenad di crescita viaggia sulle due cifre. Le presenze arrivano soprattutto da Germania (+14%), Stati Uniti (+28%), Giappone (+24%), Russia (64%) ed Emirati Arabi Uniti (+141%). Tutti professionisti dell’ospitalità in cerca della qualità che il made in Italy offre all’industria della ristorazione e dell’hôtellerie mondiale. Grazie anche all’Expo matching program, un sistema che agevola l’incontro tra domanda e offerta e che ha permesso, nei cinque giorni dell’esposizione, di organizzare oltre 38mila appuntamenti B2B tra produttori, fornitori e network della distribuzione. Ma questo è solo uno dei più recenti esempi di come, crisi o non crisi, il made in Italy nel mondo funziona sempre. A parte qualche
piccolo intoppo. La Spagna, per esempio, ha appena superato l’Italia nella produzione di piastrelle, un’impresa che le aziende iberiche hanno realizzato grazie al boom delle vendite nei Paesi emergenti. E non è l’unico sorpasso che il nostro Paese ha subito negli ultimi anni: dalle navi all’arredamento, dagli oggetti in plastica alle apparecchiature elettroniche, stando ai dati Unctad–Wto tra il 2008 e il 2012. Prendiamo per esempio la terza voce del nostro export, i derivati dal petrolio, che pesano sulla nostra bilancia internazionale per 30 miliardi di dollari. Qui il Brasile ci ha sorpassato nel 2011: noi a quota 26, loro a quota 31. Un balzo incredibile rispetto al 2010, quando loro erano sotto il 20. Ma il sorpasso più clamoroso è relativa alla quarta voce dell’export, le apparecchiature elettroniche: il Vietnam, che solo nel 2008 esportava un decimo dell’Italia, ha raddoppiando le vendite sui mercati internazionali, fino a passare dai 12 miliardi del 2011 ai 32 del 2012 contro i nostri 28.
Quando il packaging racconta... È un orgoglio del made in Italy. SI CHIAMA SCATOLIFICIO ITALIANO SPADA E NASCE NEL LONTANO 1922 COME “FABBRICA IMBALLAGGI IN LEGNO”. GESTITO ANCORA DALLA STESSA FAMIGLIA DI IMPRENDITORI, OGGI GUARDA AL FUTURO CON UN NUOVO STUDIO DI PROGETTAZIONE E DESIGN INTEGRATO
Nel corso degli anni, pur rimanendo legata al mondo dell’imballaggio, lo storico Scatolificio italiano Spada ha intrapreso un sostanziale e significativo processo di modernizzazione. “Sia per quanto riguarda il tipo di prodotto offerto, sia per la clientela alla quale si è rivolta” spiega Paolo Spada, terza generazione della famiglia che gestisce l’azienda dalle sue origini. Che tipo di modernizzazione? Siamo nel pieno di un nuovo processo di restyling. Stiamo affiancando alla tradizionale produzione di imballi per spedizione, una linea packaging che privilegia l’aspetto estetico e che, seguendo le richieste del marketing più evoluto, promuove il prodotto in maniera effi-
cace. Mai come ora che padre e figlio si affiancano in questa avventura, la società ha in serbo nuove idee innovative. Ci faccia qualche esempio. Il nuovo business-plan prevede investimenti tecnologicamente avanzati. Il giovane designer Riccardo Spada ha unito la filosofia estetica del design e del made in italy con la realizzazione minuziosa e precisa di packaging personalizzati supportato da una ricerca di tipologie e materiali particolari, scelti con cura per soddisfare le esigenze sempre più sofisticate nel campo del packaging. Qualsiasi idea che preveda utilizzo di cartone, cartoncino, carte, stoffe, plastica, polistirolo, resine, legno, plexiglass etc., insieme a idee moderne e fantasiose,
può trovare la giusta dimensione e diventare un abito di alta sartoria per ogni tipo di prodotto.
SPADAPACKAGING brand by Scatolificio Italiano Spada S.r.l.
Lei si occupa invece dell’amministrazione? Sì e non solo, ma coordino il settore degli imballi speciali da spedizione che, con l’utilizzo di macchinari all’avanguardia e materiali ecosostenibili rimane il core business dell’azienda.
Via Boncompagni,61 Milano t 02 57403057 f 02 57402355 info@scatolificio italianospada.it www.scatolificio italianospada.it
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Made in Italy Combattere contro gli emergenti asiatici è dura. Ma l’innovazione e la qualità, se supportate del sistema Paese, possono ancora essere armi vincenti. Basterebbe incentivare le grandi imprese italiane a comprare local, oppure imporre al settore qualifiche e standard che fungano da barriera all’ingresso per la concorrenza asiatica. Altri esempi di sorpasso? Il comparto navale. In cinque anni abbiamo dimezzato il valore del nostro export, ci hanno superati, nell’ordine: gli Usa, la Germania, la Polonia l’anno scorso e l’India lo l’anno prima. Sul fronte dell’arredamento, da sempre un orgoglio del Made in Italy (siamo i terzi al mondo) abbiamo dovuto subire il sorpasso da parte della Germania, che dal 2009 in avanti ha registrato performance migliori delle nostre. Sembra proprio che l’intero Sistema Paese fatichi a tenere il passo con sistemi organizzati in maniera migliore del nostro, come appunto la Germania, soprattutto sui mercati più emergenti come quello cinese, che negli ultimi anni sono cresciuti rapidamente. È anche vero
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però che nei Paesi in cui competiamo sulla fascia medio-alta, come il Medio Oriente, la Russia o gli Stati Uniti, il nostro settore continua a giocarsi la leadership riuscendo spesso a primeggiare sui tedeschi. Negli articoli in ferro e acciaio, la settima voce del nostro export, per esempio, fino al 2011 eravamo davanti agli Stati Uniti. Poi, con le vendite 2012, è arrivato il sorpasso: loro sono cresciuti da 18 a 21 miliardi, noi siamo scesi da 21 a 19. Nei manufatti in plastica Taiwan ci ha sorpassato nel 2010, passando da 14 a 19,5 miliardi di export mentre noi siamo rimasti a 18,9. E anche la Corea, che oggi è ben quattro posizioni più avvantaggiata di noi, un tempo faceva peggio. Ma bisogna ricordare che questi Paesi esportano prodotti a bassa tecnologia, mentre l’area in cui competiamo noi è quella dei prodotti ad alto valore aggiunto. Inoltre, loro esportano verso il resto dell’Asia, noi prevalentemente in Europa. Prodotti diversi, mercati di riferimento diversi: non è una vera concorrenza. Nelle apparecchiature ottiche e medicali il Messico ci ha superato di poco l’anno scorso.
Un vino che sa di passione e tradizione A Fumane, un comune situato nel cuore della Valpolicella Classica, tra i tanti vigneti che da sempre crescono rigogliosi, l’Azienda Agricola Scriani produce vini raffinati rispettando le regole di una tradizione antichissima. Ce ne parla Stefano Cottini, titolare dell’azienda
Chi sono, oltre lei, i responsabili dell’azienda? Al momento collaborano con me mia moglie Mariangela e mio padre Silvano, la cui esperienza decennale fornisce un aiuto più che prezioso. Io stesso sono sempre stato innamorato del mio vigneto, ho osservato i grandi produttori apprendendone le tecniche e mi sono costantemente documentato e aggiornato sulle innovazioni tecnologiche. Senza mai perdere di vista, però, i vecchi valori ed esperienze del passato.
damento pianeggiante e terrazzato in alcuni punti con dei muri a secco e sono costeggiati da un corso d’acqua a carattere torrentizio, denominato Vaio. Dal punto di vista agronomico la composizione dei terreni è di medio impasto, con decise componenti di calcare grigio eocenici e tufi basaltici adatti a vigneti destinati a produzioni di altissime qualità. La gestione dei nostri vigneti rispetta l’equilibrio ambientale senza ricorrere a forzature idrico-alimentari e conservando le aree boschive limitrofe.
Quali sono le caratteristiche dell’area coltivata? I terreni, situati a un’altitudine che varia dai 250 ai 400 metri sul livello del mare, presentano un an-
Come vengono svolte le procedure legate alla vendemmia? La vendemmia, effettuata esclusivamente con la raccolta manuale, viene condotta in tutti i vigneti
in modo frazionato, in funzione soprattutto della produzione del Recioto e dell’Amarone. Per le uve che originano questi vini, infatti, si procede a una raccolta selettiva, a fine settembre, dei grappoli più esposti e degli spargoli, che vengono poi collocati in piccole cassette di legno in fruttai arieggiati per un periodo di 100-120 giorni.
Azienda Agricola Scriani di Cottini Stefano & C. s.s. Via Ponte Scrivan, 7 Fumane (Vr) t 045 6839251 f 045 6801071 info@scriani.it www.scriani.it
Quali sono i vini ricavati dalle vostre vigne? Sono sei i vini prodotti negli otto ettari di vigneto: il Valpolicella Classico e il Superiore, il Recioto e l’Amarone, il Ripasso e il grandissimo Carpanè, un Corvina in purezza. Vini tradizionali in cui conta la qualità, la cura attenta e la selezione manuale del singolo grappolo.
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Made in Italy
Credere nel Made in Italy Investire nonostante le innegabili difficoltà a cui bisogna far fronte a causa della crisi. Ne è convinto Davide La Noce, amministratore di Eliplast, storica azienda operante nel settore della produzione e commercializzazione di articoli in plastica per la casa
www.eliplast.it
SINCE 1959
“Dobbiamo investire nella crescita dell’azienda dando un maggiore impulso all’innovazione, alla ricerca tecnologica, alla ricerca di soluzioni creative che rendano il Made in Italy più competitivo sul mercato interno ed internazionale” spiega Davide La Noce, amministratore di Eliplast. Come avete resistito sul mercato nonostante la forte concorrenza dei Paesi emergenti? Con la forza della nostra storia e
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la qualità del nostro prodotto di gran lunga più alta rispetto agli articoli venduti a basso costo, di scadente qualità e non certificati che arriva dai mercati dell’Est. Ci parli del prestigio di questa azienda La storia aziendale della società fondata dai miei genitori, Elio La Noce e Clara Pecis, inizia nel 1959, da una brillante intuizione. Furono i primi a proporre sul mercato una serie di articoli in plastica per la casa precedentemente realizzati in metallo. A questo si aggiunse l’innovativo sistema di confezionamento degli articoli realizzati in modo da poter essere proposti su espositori. Questi fattori hanno determinato lo sviluppo e la crescita della società, molto apprezzata dalla grande distribuzione italiana e non solo. Si sono susseguiti molti successi nel corso degli anni tanto che gli articoli prodotti e commercializzati oggi sono circa un migliaio.
Cosa ha portato di nuovo la seconda generazione? Un nuovo clima nei confronti della cultura aziendale, investendo nella gestione e nella presenza manageriale per essere più competitiva nei processi aziendali e per migliorare la propria presenza sui mercati di riferimento. Cosa vi differenzia dai competitors? Il vantaggio di avere tre tipologie di settori in genere molto distinti tra loro: bagno, cucina e casa. Al fine di rendere l’operatività più competitiva si è inoltre investito sulla riqualificazione delle proprie risorse umane con corsi di aggiornamento. Particolare attenzione è stata rivolta all’internazionalizzazione con la presenza in fiere internazionali del settore. Cosa vuol dire per lei Made in Italy? Credere nel Made in Italy, per me, significa fare un deciso passo avanti nelle storie aziendali e ritrovando l’entusiasmo e la voglia di creare un nuovo know-out al passo con le realtà.
In più, il Belgio e l’Irlanda ci seguono da vicino e, visto che negli ultimi cinque anni sono cresciute con costanza, è facile che possano superarci presto: loro in crescita, noi a quote di mercato fisse. A rischio sorpasso anche il nostro comparto aereo, dove il Brasile ci insidia (nel 2012 l’abbiamo battuto 5,6 miliardi a 5,2), così come le calzature: la qualità del prodotto è diversa, ovvio, ma sul valore il Vietnam ci segue da vicino e cresce veloce (da 5 a 10,2 miliardi di export in soli due anni), mentre noi scendiamo (da 11,6 a 10,8). Ma non ci sono solo sorpassi per fortuna: nei prodotti farmaceutici, per esempio, siamo riusciti nell’impresa di sorpassare noi gli olandesi che, nel 2011 avevano perso quasi la metà del mercato internazionale. Nelle pietre preziose l’anno scorso abbiamo superato le vendite di Israele, grazie a una nostra crescita da 16 a 19 miliardi, contro una loro brusca contrazione da 21 a 17,9. Nell’acciaio abbiamo ripreso l’Olanda, che per due anni (il 2009 e il 2010) ci aveva battuto. E infine nelle pelli ci siamo presi una rivincita sui cinesi primi in classifica, superando l’anno scorso in valore l’export da Hong Kong.
Nel complesso, comunque, almeno stando alla rilevazione dell’ufficio studi di Confartigianato, nel secondo trimestre dell’anno le vendite all’estero sono aumentate dello 0,4% rispetto al primo. In particolare il settore manifatturiero ha registrato nei primi sei mesi del 2013 un aumento dello 0,4% rispetto a giugno 2012, per un valore di 178.015 milioni di euro (+55 milioni). A livello regionale, rileva ancora Confartigianato, l’aumento più significativo delle esportazioni è stato registrato nelle Marche (+12,7% tra il primo semestre 2012 e giugno 2013). Al secondo posto il Lazio (+7,9%), seguito dal Piemonte (+2,1%).
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Villa Eden: una tentazione a cui è impossibile rinunciare Vi sentite stanchi e privi di energie? Desiderate staccare la spina, ma avete poco tempo a disposizione? Allora quello che fa per Voi è uno dei numerosi programmi weekend che Villa Eden ha previsto appositamente per tutti coloro che desiderano allentare la tensione, rilassarsi ed essere coccolati in un'atmosfera esclusiva e di grande charme. Grazie a questi programmi mirati e altamente professionali, potrete "assaporare" la filosofia di Villa Eden, che Vi coinvolgerà e Vi motiverà a credere che migliorare la qualitá della propria vita non è così difficile. Per ulteriori informazioni o richieste non esitate a contattarci. V I L L A E D E N Leading Medical Spa - M E R A N O ( B Z ) - T E L . 0 4 7 3 2 3 6 5 8 3 - w w w. v i l l a - e d e n . c o m
Global Warming
Il rapporto sul clima tra fatti e propaganda
Il presidente dell’Ipcc Pachauri sfida i negazionisti del cambiamento climatico. Il 95% dei climatologi si dice certo delle cause umane dei cambiamenti climatici a cura di matteo grimaldi
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Global Warming
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ono bastate poche anticipazioni parziali del rapporto AR5 (Fifth Assessment Report) che sarà diffuso ufficialmente venerdì dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), e i dati sull’estensione 2013 del ghiaccio marino artico che è aumentato dal minimo record dell’anno scorso, per scatenare (soprattutto nei Paesi anglosassoni, Usa e Australia in testa) i negazionisti del riscaldamento globale e gli ecoscettici sulle cause umane dei cambiamenti climatici. Analizziamo i dati contenuti nelle anticipazioni di AR5. “SOLO IL 95%” - I climatologi e gli scienziati che si occupano di materie collegate (quindi gli esperti del settore) si dicono certi che il riscaldamento globale è dovuto alle attività umane con una sicurezza di “solo” il 95%. Nel precedente rapporto del 2007 (AR4) questa percentuale era di “solo” il 90%. Gli scettici sono quindi ulteriormente diminuiti in sei anni di studi più approfonditi. Ma per i negazionisti basta il 5% di dubbiosi per proclamare che i cambiamenti climatici non trovano conferma nella comunità scientifica internazionale. Tralasciando che una percentuale di consenso del 95% è superiore di quella di alcune tra le principali teorie scientifiche più diffuse, per esempio il Big Bang sulla nascita dell’universo e l’evoluzionismo darwiniano. LIMITI PIÙ PRECISI Le temperature medie continueranno a crescere, anche se negli ultimi 15 anni la tendenza all’incremento mostra un intervallo (hiatus,
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per citare la versione inglese). Secondo l’Ipcc l’aumento sarà compreso tra “probabilmente” +1,5°C e “molto probabilmente” +6°C. L’Ipcc con “probabilmente” intende una possibilità del 66% e con “molto probabilmente” una possibilità del 90%. In effetti questa forbice di aumento delle temperature è minore di quella del rapporto AR4, ma solo per il limite inferiore, che nel 2007 era stato stimato in +2°C.
IL RISCALDAMENTO NON SI È ARRESTATO Negli ultimi quindici anni non è avvenuto nessun tipo di raffreddamento globale. Anzi, la Terra ha continuato a riscaldarsi di 0,05 °C al decennio tra il 1998 e il 2012. Un tasso di riscaldamento più contenuto rispetto agli 0,12°C/decennio osservati tra il 1951 e il 1998. Nel 2007 l’Ipcc ha osservato un riscaldamento record paragonabile a un tasso di 0,13°C/decennio. Quindi abbiamo attraversato negli ultimi 15 anni una fase di riscaldamento globale meno intensa, ma non certo assente e sicuramente non un raffreddamento, nonostante che questo periodo si sia sovrapposto con il minimo del ciclo undicennale del Sole. Con l’eccezione del 1998, tutti i nove anni più caldi sono successivi al 2000, con il 2010 e il 2005 in testa alla classifica. Tale discrepanza secondo gli scienziati è dovuta al fatto che il calore in eccesso viene assorbito dalle profondità marine: è stato riscontrato infatti un riscaldamento tra -700 e -2000 metri negli oceani.
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Global Warming RAPIDITÀ CAMBIAMENTI Il decennio 2000-2010 è stato il più caldo degli ultimi 11.300 anni. Ma è soprattutto la rapidità dei cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo, in cui si è passati dal decennio più freddo (1900-1910) a quello più caldo (2000-2010) a non avere precedenti nel corso degli ultimi 10 mila anni, spiega Shaun Marcott, di Oregon State University, che ha guidato questo studio. “Nemmeno durante l’ultima era glaciale erano avvenuti cambiamenti così repentini”. Secondo Michael Mann, della Pennsylvania State University, occorre andare indietro di 125 mila anni per trovare temperature più alte di quelle attuali. E proprio a causa della velocità dei cambiamenti climatici molte specie sono a rischio estinzione.
Il lato giovane di un’azienda storica GNG s.r.l., leader nella fabbricazione delle centrali oleodinamiche da oltre trent’anni si distingue come azienda di punta nel panorama industriale piemontese. Oggi è in mano a due giovani imprenditori, entusiasti e capaci: Francesco Bochicchio e Gianni Gigliotti
www.gng.it
Cosa ha spinto due ragazzi giovani come voi a investire in questo business? Ci siamo guardati intorno e abbiamo preso coscienza che per due giovani che vogliono affermarsi e fare qualcosa di importante, l’alternativa era cercare lavoro all’estero. Oppure credere ancora nel nostro Paese. Abbiamo scelto di crederci. Perché avete scelto la GNG? È stato un mix di scelta ponderata e casualità. Venivamo da un’esperienza tecnico-commerciale rivolta al settore Automotive in Piemonte e abbiamo pensato di aumentare l’offerta alla clientela con un prodotto altamente specialistico, cogliendo
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l’opportunità di rilevare la GNG S.r.l.. Cosa ha di speciale GNG per essere cosi appetibile? Questa società fabbrica gli stessi prodotti da ben 30 anni. Rileggendone la storia, che è la chiave del suo successo e della permanenza sul mercato, la GNG, grazie alla bravura e all’esperienza del suo fondatore, si è posta sul mercato sin dagli albori della sua fondazione come antesignano di problem solver. Come svilupperete l’azienda? In due anni e mezzo di esercizio il nostro trend è in costante crescita, stiamo consolidando il mercato nazionale e abbiamo iniziato ad
aprirci verso nuovi mercati esteri. E abbiamo unito la produzione all’offerta commerciale di vari prodotti, un’unione di anime, produttiva e commerciale, gradita alla clientela. Su cosa puntate? Disponiamo di un prodotto di estrema qualità e non vogliamo disperdere questo patrimonio. Siamo in grado di risolvere qualsiasi problemanel nostro settore e stiamo per rilanciare un’apparecchiatura di sicurezza per le centrali “Integral Level”. È un nostro brevetto. Abbiamo tecnici di prim’ordine e personale competente. Per dare al cliente il massimo supporto.
GHIACCI POLARI L’estensione della banchisa artica (formata dal ghiaccio marino) è aumentata nel 2013 rispetto all’anno prima, ma nel 2012 i ghiacci hanno avuto uno scioglimento record (per non parlare di quelli della Groenlandia che hanno perso sei volte più ghiaccio nel decennio 2002-2011 rispetto al decennio precedente 1992-2001). “Lo scioglimento del 2013 si è piazzato al sesto posto della classifica delle minori estensioni”, ha affermato Walt Meier, glaciologo del Goddard Space Flight Center della Nasa. “Però è un dato di fatto che le dieci minori estensioni del ghiaccio artico sono avvenute tutte negli ultimi dieci anni”. I ghiacci artici, se da una parte sono aumentati in superficie, hanno avuto una fortissima riduzione in volume perché si sono notevolmente assottigliati a causa dello scioglimento dei ghiacci più vecchi che hanno lasciato spazio a quelli più recenti e sottili. In Antartide l’aumento che si è verificato negli ultimi anni dei ghiacci marini che circondano il polo Sud viene spiegato in parte con lo spostamento delle correnti marine e del regime dei venti che, proprio a causa del riscaldamento globale, si spostano più a sud ammassando il ghiaccio in corrispondenza dell’Antartide, e in parte proprio con lo scioglimento della calotta antartica che fa affluire più acqua dolce e fredda negli strati marini superficiali dove ghiaccia. AUMENTO LIVELLO DEI MARI L’unico dato che, secondo le anticipazioni, AR5 prevede in calo rispetto ad AR4 è l’aumento del livello dei mari entro la fine del secolo. Studi
più accurati pongono ora l’aumento compreso tra 40 e 62 centimetri (dipende dalle future emissioni di gas serra) mentre nel 2007 era compreso tra 29 e 82 cm. PACHAURI Rajendra K. Pachauri, presidente dell’Ipcc, è intervenuto nel dibattito affermando che “saranno fornite informazioni scientifiche precise e siamo certi che le persone razionali nei governi e in tutto il mondo potranno vedere nel merito il lavoro che è stato fatto e perché è il caso di intraprendere un’azione per il clima. La decisione finale sulla missione dell’Ipcc e sul futuro dei successivi rapporti sul clima spetta ai governi”. Poi ovviamente si è sempre liberi di dire che gli 800 tra i massimi esperti di clima radunati a Stoccolma per mettere a punto la versione definita di AR5 sono al soldo di qualche Spectre che vuole tappezzare il pianeta di pannelli solari e pale eoliche e intende trasformarci tutti in vegani e che la fase attuale può essere semplicemente spiegata con i cicli di Milankovic. KERRY Il segretario di Stato americano John Kerry ha sollecitato forti azioni di contenimento dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, dopo aver ricevuto rapporto dell’Ipcc. “Questo è l’ennesimo campanello d’allarme: quelli che negano la scienza o trovano scuse all’azione stanno giocando col fuoco”, ha affermato Kerry, “il costo dell’inazione va oltre a ogni altra cosa che qualsiasi essere dotato di coscienza o senso comune dovrebbe essere disposto a contemplare”.
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Global Warming
KERRY – UE “Se il tuo dottore dice che al 95% hai una malattia grave, inizieresti subito le cure oppure no?”, ha concluso la commissaria europea al Clima, Connie Hedegaard. REAZIONI Ban Ki-moon ha ringraziato l’Ipcc per il suo lavoro “imparziale”, dopo che nel 2010 era stato messo sotto accusa dai negazionisti del riscaldamento globale e delle sue cause umane per alcuni errori nel rapporto AR4, in particolare sulla velocità dello scioglimento dei ghiacciai himalayani. “Questo nuovo rapporto sarà essenziale per i governi che lavoreranno per la realizzazione nel 2015 di un accordo ambizioso e legalmente vincolante sul clima”, che andrà a sostituire il Protocollo di Kyoto
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scaduto nel 2012, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu. A Parigi tra due anni le nazioni che fanno parte dell’Onu (110 i governi che hanno trovato una mediazione nel rapporto odierno dell’Ipcc) dovrebbero trovare un accordo per riuscire a fissare a non più di 2°C l’aumento delle temperature medie globali rispetto all’epoca pre-industriale, oggi questo aumento è di 0,8°C. “La verità spiacevole è confermata”, hanno sottolineato in un comunicato congiunto le più importanti organizzazioni non governative ambientaliste e umanitarie tra le quali WWF, Greenpeace, Oxfam e Amici della Terra. “I cambiamenti climatici sono un fatto reale e proseguono a velocità allarmante, e sono provocati dalle attività umane, in primo luogo dall’utilizzo di combustibili fossili”.
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Odontoiatria
Avere denti sani è un diritto di tutti Lo studio odontoiatrico di Alessandro Bellinato, a Cassina de’ Pecchi, offre un servizio completo su tutti i fronti dell’ortodonzia. E un’attenzione particolare a chi ha più bisogno
Di cosa si occupa in particolare il suo Studio? La mia equipe effettua tutti gli interventi di ortodonzia sia per giovani sia per adulti. Applica le tecniche più all’avanguardia nel campo dell’implantologia. Qual è oggi la più comune richiesta dei suoi clienti? Avere protesi mobili su impianti in modo da avere stabilità e tenuta, soprattutto della protesi inferiore. Poi c’è una grossa richiesta di arcate dentarie fisse. Noi le progettiamo e realizziamo secondo il nuovo e rivoluzionario metodo dell’impianto cosiddetto a carico immediato che permette, in soli due giorni, di avere una bocca nuova e sana.
viene data poi all’igiene: per ogni paziente impieghiamo del tempo a spiegare come realizzare una perfetta pulizia dentale. Come approcciate i clienti? La prima visita è sempre gratuita e lo Studio è fornito di apparecchio radiografico ortopantomografico che permette un’ottima analisi del caso e una progettazione ad hoc. I tempi di consegna sono sempre rispettati e i preventivi non subisco-
no mai variazioni anche se poi ci dovessero essere aggiunte o cambiamenti al lavoro in corso d’opera. Facciamo sempre uno sconto consistente alle persone anziane, restiamo aperti nelle ore tardo pomeridiane e al sabato per favorire chi lavora e io presto la mia opera anche presso la Fondazione dei fratelli francescani di via della Moscova a Milano per garantire delle ottime cure a chi non può permettersele.
Studio Medico Dentistico Bellinato Dr. Alessandro Via XXV Aprile, 17 Cassina de’ Pecchi (Mi) t 02 9511275
Quali sono le maggiori innovazioni nel campo dell’implantologia? Noi usiamo la chirurgia piezoelettrica: un bisturi a ultrasuoni che consente di tagliare l’osso con precisione micrometrica, preservando i tessuti vicini e, di conseguenza, rendendo possibile un minore sanguinamento e una guarigione più rapida, senza ematomi né dolore postoperatorio. Curate anche l’aspetto estetico? Sì, ma solo come complemento alle due funzioni principali: mangiare e parlare. I tre aspetti hanno lo stesso peso e uno non può essere sbilanciato a favore dell’altro. Una particolare cura
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Beneficenza
Assistenza sanitaria per i migranti dal 2000 i medici volontari offrono assistenza ai bisognosi che si rivolgono al Centro Fratelli San Francesco. svolgono prestazioni sanitarie in containers attrezzati ad hoc all’interno del cortile della Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus, di via Bertoni, 9 a Milano a cura di matteo grimaldi
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n questi anni, l’attività della struttura clinica, realizzata con il contributo della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, ha conosciuto per merito della coordinatrice Suor Liliana e del gruppo di 130 medici volontari ivi operanti, uno sviluppo straordinario. Il rilevante numero di accessi quotidiani, le numerose specialità medico-chirurgiche operanti
nella struttura, la buona strumentazione diagnostica disponibile, la presenza del Centro Prelievi per indagini laboratoristiche, la convenzione firmata con ASL Milano per l’uso del Ricettario Regionale da utilizzare per esami particolari e per ricoveri ospedalieri, lo studio odontoiatrico, la presenza di un Ambulatorio diabetologico di secondo livello, consentono di considerare
Offri il tuo aiuto alla Fondazione Fratelli San Francesco d’Assisi Onlus: con un versamento su c/c postale n. 27431279 con bonifico bancario - IBAN IT41C0521601614000000007463 destinando il TUO 5x1000 - CF 97237140153
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Beneficenza
questa struttura come uno strumento di buon livello, oltre che un “Osservatorio” per patologie con potenziale ricaduta sulla popolazione generale. A tal proposito la Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus ha partecipato nel 2012, a un convegno internazionale presso l’università Bocconi di Milano sulla “4th Conference on Migrant and Ethnic Minority Health in Europe”, dove il Prof. Francesco Caviezel, medico volontario della Fondazione, ha portato
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l’esperienza del Centro Fratelli San Francesco. L’assistenza sanitaria per le popolazioni migranti rappresenta un argomento di importanza notevole, nonché un problema pratico e sociale di difficile gestione. E’ importante innanzitutto considerare che i migranti senza permesso di soggiorno non possono accedere al Servizio Sanitario Nazionale (ad eccezione degli interventi in regime di pronto soccorso). L’efficienza e la qualità del corpo medico, dei volontari di assistenza e amministrazione, offrono a quanti si presentano per ricevere assistenza medica, sia diagnostica sia terapeutica, assieme ad una fraterna accoglienza, un presidio sanitario efficace e agile, al servizio degli ultimi. La maggior parte dei pazienti è di età fra i 25 e i 45 anni, ma non mancano anziani e, molto più raramente, anche bambini o giovanissimi. La suddivisione in patologie vede ai primi posti la malattie respiratorie (18,3%) e quelle gastroenteriche (11,5%); quelle che interessano altri apparati si attestano fra il 2 e il 6% (rif. Allegati). La provenienza è varia ed è rappresentata da quasi tutti i continenti (rif. Allegati): Nord Africa 23.2%, Asia del Sud 8.24% e il resto dell’Asia 3.29%, America Latina 26.9%, Europa dell’est 30.47% e il resto d’Europa 7.9%. La maggior parte di loro sono uomini (60.2%).
LUOGO DI ORIGINE ED ETNIA
GRADO DI ISTRUZIONE DEGLI ASSISTITI
DISTRIBUZIONE DELLA FASCIA D’ETà
I medici che prestano la loro opera sono circa centotrenta, suddivisi in varie specialità (cardiologi, internisti, endocrinologi, epatologi, ortopedici, etc.). Non mancano odontoiatri, neurologi, ginecologi, psicologi, dietologi ed ecografisti. Essendo il personale medico piuttosto numeroso, ciò consente di dare accesso a svariate decine di persone al giorno e di poter garantire la presenza di 5-6 medici ogni giorno, dal lunedì al venerdì, sia al mattino che al pomeriggio. Vi sono malattie che richiedono un particolare impegno, sia per la specializzazione, sia per i medicinali specifici. Una di questa è il diabete, la cui prevalenza fra i migranti afferiti finora all’Ambulatorio appare essere del tutto simile
a quella media della popolazione mondiale (5,8%). Data la presenza di un buon numero di diabetologi-endocrinologi fra i medici operanti presso l’Ambulatorio, si ha la possibilità di seguire i diabetici con la necessaria regolarità e in qualunque giorno della settimana, con il particolare vantaggio, fra l’altro, che ogni diabetico può essere curato e controllato dallo stesso medico. L’insieme di tutte le attività svolte dal Poliambulatorio di via Bertoni 9 a Milano e tutti i servizi erogati, rappresentano un importante luogo di monitoraggio relativamente alle condizioni sociali e sanitarie della popolazione migrante per prevedere anche possibili ricadute sulla nostra popolazione.
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Camicie Gerlin Look Un classico che si fa prezioso
Gerlin Look S.r.l. Via Cal di Mezzo, 1 31049 Valdobbiadene (TV) - Italy Tel. +39 0423 972085 - 976088 - Fax +39 0423 975690 info@gerlinlook.com - www.gerlinlook.com
Diritto e diritti
Perché mediare fa bene Torna l’obbligatorietà della mediazione: significa che nei prossimi cinque anni si concluderanno 957 mila procedimenti in più. Considerate, in previsione, 200 mila pendenze in meno, si arriva a un totale di 1,157 milioni di minori pendenze. Ecco il punto di vista dei civilisti e cosa cambia per le imprese a cura di matteo grimaldi
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al settembre scorso, con l’entrata in vigore del “Decreto del fare” è diventato obbligatorio in alcuni casi ricorrere all’istituto della mediazione, tentando questa strada prima del tribunale. Dalle questioni di condominio alle successioni ereditarie, dalle locazioni ai comodati, fino ai patti di famiglia. In questi e in molti altri casi, quando nel contenzioso tra due parti non si riesce ad arrivare ad una soluzione, si finiva davanti a un giudice. Adesso torna l’obbligatorietà della mediazione. Uno degli obiettivi della mediazione, introdotta
con la riforma del processo civile già nel 2009, è quello di ridurre la mole di cause ancora da smaltire, che vanno ad appesantire la già rallentata macchina della giustizia italiana. La mediazione avrà questo effetto positivo, come voluto dal legislatore, ma ha anche delle potenzialità notevoli che vanno ben al di là dell’alleggerimento del carico dei tribunali. Prima di poter andare di fronte al giudice ordinario le parti sono costrette a fare un tentativo di conciliazione di fronte ad un organismo di mediazione riconosciuto dal Ministero della Giustizia.
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A proposito di demanio marittimo Le coste italiane sono tra le più belle al mondo. Un’attrazione per i turisti di tutto il globo. Il mare, le strutture ricettive e l’ospitalità tutta italiana sono gli ingredienti di un mix eccellente. Attenzione, però: nella gestione l’Europa vuole la gara
Lo Studio Legale LMLex dell’Avvocato Morena Luchetti, si trova a Macerata in Via Annibali, 106. Ecco i suoi contatti: t 0733 281845 f 0733 285146 avvluchetti@lmlex.it www.lmlex.it
“Le nostre spiagge oggi sono salite alla ribalta non tanto per il loro fascino, quanto per il pericolo che possano costituire oggetto di un mercato concorrenziale: si teme che i diversi operatori europei possano gareggiare con quelli italiani per l’assegnazione delle relative concessioni demaniali” avverte l’Avvocato Morena Luchetti, con studio a Macerata, che si occupa da tempo di questioni demanialistiche, ed è in grado di offrire un servizio consulenziale altamente qualificato a imprese, privati e amministrazioni pubbliche. Cosa dice la legge in proposito? L’ordinamento giuridico euro-
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peo ha inteso assegnare i beni demaniali marittimi, cioè le spiagge, attraverso il confronto concorrenziale, e da qui sono discese le note battaglie di quanti, addetti al settore, vedono nella “gara” un nemico temibile. Il suo studio che servizi offre ai gestori? Tutti quelli che toccano il diritto demaniale, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime. L’assistenza viene rivolta a imprese e operatori privati, ma anche alle amministrazioni pubbliche per gli aspetti legati alla pianificazione. Sotto questo profilo, lo Studio
assiste gli enti nella predisposizione degli strumenti urbanistici sia a livello regionale sia locale, contando sull’apporto di ingegneri e architetti partners per le questioni più tecniche. Il collegamento in rete con altri professionisti legali, inoltre, garantisce la presenza sul tutto il territorio Seguite anche altri settori? La materia demanialistica è fortemente collegata con altri rami del diritto. Oltre all’edilizia e all’urbanistica, il diritto dell’ambiente e il settore degli appalti pubblici rappresentano gli ambiti di più stretta connessione con il demanio.
Immobili: Russia chiama Italia Alla Fiera Domexpo di Mosca, il tema ricorrente nelle conferences relative al mercato immobiliare internazionale era “Italia seconda Patria”. La Russia investe sul nostro patrimonio. Come conferma lo studio Santini, che ha partecipato da espositore per i servizi legali del settore
Gruppi di imprese e privati, aziende leader nel settore delle costruzioni, studi di progettazione e di ingegneria e imprese immobiliari. Sono il target dello studio legale Santini di Civitanova Marche che li segue nello sviluppo delle operazioni immobiliari curando gli aspetti amministrativi e procedurali e la consulenza urbanistica ed edilizia. “Le attività svolte nel settore immobiliare e delle costruzioni consistono nell’individuazione delle aree o immobili di interesse su cui investire, advisoring per gestione di acquisizioni e cessioni di immobili e di compendi immobiliari” spiega la fondatrice, Susanna Santini. “Forniamo anche assistenza nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni, per l’ottenimento delle autorizzazioni e dei permessi edilizi e in ogni procedimento amministrativo necessario”. Quale è il punto di forza del suo staff? È suddiviso tra avvocati e altre professionalità che si occupano di ricerca, sviluppo e internazionalizzazione. Ciò consente di seguire l’attività ordinaria consolidata di consulenza e pratiche giudiziali ed essere attenti alle tendenze del mercato e a settori emergenti. In più, collaboriamo con studi commerciali e di progettazione per l’effettuazione
di studi di fattibilità giuridicoamministrativi e tecnici e per la realizzazione di opere pubbliche e/o riqualificazioni urbane. La crisi ha cambiato lo sviluppo immobiliare? Lo ha rallentato e fatto emergere la disparità di prezzo tra domanda e offerta. Ciò ha comportato uno stallo che pian piano condurrà a un riequilibrio. Poi, c’è una maggiore attenzione alla qualità. Chi acquista bada molto di più alla localizzazione, al contesto e alla struttura. La crisi ha selezionato, ha imposto i propri paradigmi e sta determinando un nuovo modo di porsi nelle operazioni commerciali che non può prescindere dal pregio di ciò che si offre sia esso un bene o un servizio, né dalla professionalità della connessa attività. Italia–Russia quale rapporto lega questi due Paesi nel settore immobiliare? L’interesse della Russia verso il patrimonio immobiliare italiano è alto e crescente. Non solo da parte dei magnati ma anche della classe sociale medio alta che vuole investire qui per trascorrere i periodi di vacanza. Vi è anche molto interesse al settore turistico ricettivo (hotel – relais de charme – borghi) per investimenti a reddito.
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Per quello che riguarda il costo, c’è una tabella ministeriale che dà un’indicazione delle tariffe: fino a 1000 euro di valore del contenzioso si spendono 65 euro per ciascuna parte, cui si sommano 40 euro più Iva di avvio, per presentare la domanda. Se la causa è economicamente più impegnativa si paga di più, fino a 1000 euro per parte. Laddove la mediazione è obbligatoria viene ridotto l’importo e se la mediazione non ha esito positivo ci sono delle tariffe molto basse. “Il governo e il Parlamento desistano dagli interventi preannunciati e recepiscano le proposte dell’avvocatura civile in forma di soluzione alternativa, e così: arbitrato di facile accesso, mediazione facoltativa e volontaria”. Così l’Unione camere civili, riferendosi alle misure del “Piano Destinazione Italia”, in una mozione approvata nella giornata conclusiva dell’assemblea nazionale. I civilisti, infatti, restano critici sul provvedimento e denunciano una “inaccettabile disparità di trattamento e tutela e un ostacolo all’accesso alla giustizia” per l’estensione delle competenze del Tribunale delle Imprese a tutte le controversie sulle transazioni commerciali e soprattutto per la concentrazione su Milano, Roma
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e Napoli di tutte le controversie commerciali di cui sia parte una società con sede all’estero. Bocciando le ultime modifiche legislative, dal decreto del Fare al piano Destinazione Italia, che sono intervenute nell’ordinamento processuale in modo emergenziale e non strutturale, l’assise dei civilisti ha avanzato concrete per far funzionare meglio e più rapidamente il processo civile, dalla “Corte Nazionale Arbitrale”, alla Convenzione Partecipativa, fino al Tavolo sulla crisi d’impresa e le soluzioni in tema di mediazione. Il tutto nell’ottica di porre rimedio contro la deriva economicistica della giustizia civile. Secondo il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, per risolvere le criticità della giustizia e del processo civile le leggi servono, “ma non è con quelle che si risolvono i problemi. Certo è che la proliferazione delle leggi va evitata”. Ai civilisti Berretta ha sottolineato che servono “misure semplici e proposte concrete, ma anche modifiche alle norme vigenti, discutendone con avvocati, magistrati, e Parlamento, per avviare un percorso di riforma e superare quel piano inclinato dovuto alla deriva del sistema giustizia”. Un sistema che va rivisto a 360 gradi:
Tempi brevi, esperienza lunga L’avvocato Paola Lanza, segretario nazionale dell’Associazione avvocatura in missione, appartiene al foro di Varese. Il suo Studio legale, sul Lago Maggiore, affronta questioni relative al diritto civile e in particolare in materia di diritto societario, commerciale, diritto di famiglia e successioni, diritto delle assicurazione e risarcimento danni Com’è organizzato il suo Studio? Sono a capo di un team di avvocati e collaboratori scegli negli anni e uniti come una famiglia. Condividiamo la passione per il diritto, per le novità legislative e dottrinarie e soprattutto la dedizione alla ricerca. Per noi è molto importante essere sempre all’avanguardia e curare ogni dettaglio. L’interazione è un fattore determinante nel rendimento del team e stimolante anche sul piano emotivo e operativo. Cosa vi caratterizza? La volontà di concludere le cause nel minor tempo possibile. Al contrario di molti, noi non tendiamo ad allungarle. È vero che i tempi della giustizia sono lunghi ma gli avvocati possono fare molto per superare determinate empasse. E il giudice li agevola in questa direzione. Tempi più brevi significa meno costi per il cliente e meno pressione psicologica, angoscia. È un vantaggio anche per lo Studio che può così dedicarsi alle cause più complesse, affinare il lavoro di studio e di ricerca a vantaggio di tutti i clienti.
vado io in prima persona. Il cliente è sempre informato su ogni fase del lavoro, non è mai all’oscuro di quello che sta facendo il suo avvocato. È imprescindibile. Ma non vi occupate solo di cause, giusto? Certo che no. Lavoriamo molto sulla redazione di pareri, sulla contrattualistica, la consulenza preventiva. E siamo anche mediatori. Facciamo assistenza legale e svolgiamo consulenza stragidiziale. Il Lago Maggiore è ricco di medie e piccole imprese che oggi hanno spesso bisogno di ristrutturarsi per fronteggiare la crisi. La riforma della legge fallimentare ha reso più accessibili gli accordi di ristrutturazione dei
debiti; con lo scopo di inibire il default dell’impresa. Si può quindi percorrere altre vie, quali il risanamento e procedere alla riorganizzazione dell’impresa, salvando i posti di lavoro e l’azienda medesima. E poi lavoriamo molto anche nel diritto di famiglia perché c’è una ampia casistica di divorzi e separazioni in questa zona.
Lanza Avv. Paola Via E. Fermi, 751 Ispra (Va) t 0332 781871 avv.paola.lanza@
Cosa pensa del nuovo cosiddetto “decreto del fare”? Beh, è stata reintrodotta la conciliazione obbligatoria preventiva. Che è certo positiva ma solo se tutte le parti lavorano con serietà. Altrimenti diventa solo un duplicato di spese per i cittadini e allungamento dei tempi per arrivare alla definizione della vertenza.
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Che approccio avete nei confronti del cliente? Lo mettiamo a suo agio fin dalla prima volta che mette piede in Studio. Ha sempre un primo colloquio con me che sono il titolare e supervisiono il lavoro di tutto lo staff. Poi vengo affiancata da un avvocato specializzato nell’area di interesse specifica. Ma in udienza
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“In questa fase si rischia di polarizzare l’attenzione solo sul tema carceri, dopo l’appello del Capo dello Stato, e sul sistema penale, ma la giustizia civile è essenziale per la competitività del Paese”. Sulla riforma della geografia giudiziaria Berretta ha sottolineato che dopo l’avvio potranno essere apportati correttivi utili: in particolare, è in atto un monitoraggio delle criticità, soprattutto per mantenere il servizio nei tribunali delle Isole. Sui giudici di pace, il sottosegretario ha assicurato che molte sedi continueranno a operare. Tutte le istanze, verranno valutate con attenzione. Infine sul Decreto del fare, su cui i civilisti sono stati assai critici, Berretta ha concluso che
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la misura riguardante i giudici ausiliari dovrà essere verificata sul campo. Ma cosa cambia per le imprese con la mediazione obbligatoria? La norma relativa all’obbligatorietà della mediazione civile è stata introdotta nel 2011, con il Dls 27/2010, è in seguito bocciata dalla Corte Costituzionale, per eccesso di delega. Un rilievo formale, relativo all’iter seguito per introdurre la norma, che è stato sanato con la sua riproposizione nell’articolo 84 del Dl 69/2013, convertito con la legge 98/2013. Rispetto alla precedente formulazione, ci sono stati alcuni cambiamenti: sono state escluse dall’obbligatorietà le liti relative alla Rc auto, e ci sono novità procedurali, per cui ad esempio è obbligatorio farsi assistere da un avvocato, e c’è un primo incontro preparatorio fra le parti, che è gratuito se sancisce l’impossibilità di proseguire sulla strada conciliativa. Vediamo innanzitutto quali sono i tipi di controversie per cui torna obbligatoria la mediazione: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria, risarcimento per diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Dunque, prima di iniziare una causa civile su una di queste materie, bisogna tentare la strada della conciliazione.
Il lato umano della legge Un’ottima conoscenza del diritto, in ambito di contenziosi familiari, potrebbe non bastare più. Daniela Losavio, titolare di uno studio legale situato a Bologna e abilitata al patrocinio dai Tribunali ecclesiastici, ci spiega perché
La complessità delle normative approvate a getto continuo, spesso incomplete, incongruenti e di difficile lettura, richiede sempre più spesso l’esigenza di delineare un’area entro la quale l’avvocato possa operare a tutto campo con professionalità. Questo si applica a ogni ambito del diritto, compreso il diritto di famiglia. Ai professionisti, infatti, oltre a un’eccellente preparazione, viene richiesta anche una buona attitudine nella cura dei rapporti umani. “Il vero avvocato matrimonialista è quello che, pur avendo ben presenti i diritti del proprio assistito, pone sem-
pre al di sopra degli interessi del cliente la tutela dei figli della coppia, soprattutto se minori” afferma l’avvocato Daniela Losavio (www.danielalosavio.it). “Questa esigenza di specializzazione è stata recepita anche dal Consiglio nazionale forense, che ha iscritto l’AIAF, l’Associazione italiana avvocati per la famiglia, di cui faccio parte, fra le associazioni specialistiche maggiormente rappresentative a livello nazionale”. All’avvocato matrimonialista, infatti, non è richiesta solo una valida preparazione tecnica, ma anche doti di empatia, una spiccata propensione a comprendere
i problemi del cliente, caratteristiche che nessuna laurea o studio, anche approfondito, può offrire. “Il buon avvocato è quello che, nello stendere le condizioni di una separazione, non si limita a un semplice copia e incolla” conclude l’avvocato. “Ma si sforza di trovare la soluzione adatta per quella specifica fattispecie, prevedendo i possibili conflitti futuri per trovare soluzioni che li possano evitare, o quantomeno limitare, anche dopo l’emissione del provvedimento di separazione o di divorzio, che deve essere cucito addosso alle parti come un vestito su misura”.
Studio Legale Avv. Daniela Losavio Via G. Marconi, 5 Bologna t 051 237320 f 051 6593365 avv@danielalosavio.it
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Diritto e diritti È previsto un primo incontro, definito preliminare di programmazione, alla presenza di un mediatore, che può concludersi con un accordo, con la decisione di proseguire nel tentativo di mediazione, oppure con quella di andare in giudizio. In quest’ultimo caso, fallisce definitivamente il tentativo di conciliazione e la norma stabilisce che non sono dovuti compensi al mediatore e agli avvocati. L’incontro deve avvenire entro 30 giorni dal deposito dell’istanza, e in seguito la durata massima dell’intera procedura conciliatoria è stata ridotta a tre mesi, dai precedenti quattro. La norma prevede che i costi della mediazione siano contenuti, e gratuiti per i soggetti che avrebbero diritto al gratuito patrocinio in tribunale.
A proposito di stalking Con l’introduzione della legge n. 38 del 23/4/2009 è stato introdotto il reato di “atti persecutori”, meglio conosciuto come “stalking”. Quel comportamento assillante e invasivo che spesso scaturisce nel reato. L’esperto ci spiega le novità del decreto 2013 in tema
Avv. Nicoletta Stauder Avv. Federico Zuccarino Via Bellini, 22 Legnano, Milano t 0331 453550 f 0331 598320 www.fzlegal.com
Telefonate, appostamenti, messaggi. Di questo è fatto lo stalking, un reato sempre più comune oggi. “Sono atti persecutori le condotte reiterate di minaccia o molestia che cagionino un perdurante e grave stato di ansia o paura. Oppure che ingenerino un fondato timore per l’incolumità propria o dei propri cari. O ancora, che costringano la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita” spiegano gli avvocati Nicoletta Stauder e. Federico Zuccarino, esperti in materia. Quali sono le pene previste per il reato di “stalking” e le eventuali aggravanti?
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La pena prevista per il reato è la reclusione da 6 mesi a 4 anni, con l’aggravante dell’aumento di pena sino alla metà se il fatto è commesso ai danni di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità. La medesima aggravante si applica se il fatto è commesso con armi o da persona travisata. Altra aggravante è prevista se il fatto è commesso da un soggetto che è già stato ammonito dal Questore. Quali sono le novità state introdotte dal decreto legge 8/8/2013? Nel suddetto decreto è prevista la
possibilità per le forze dell’ordine di procedere anche senza querela di parte. Ma solo in alcuni casi. Per esempio quando ci sono gravi indizi di violenza o minacce commesse dal coniuge o da chi è comunque legato, o è stato legato, da una relazione con la vittima o da soggetto già ammonito. Il Giudice per le indagini preliminari può subito allontanare l’autore dalla casa di famiglia e dai luoghi frequentati dalla vittima dello stalker. Se la querela è presentata dalla vittima non può più essere ritirata. la novità serve a tutelare anche quelle vittime che sopraffatte dall’ansia e dalla paura non trovano il coraggio di sporgere denuncia.
La domanda va presentata presso un organismo nel luogo del giudice territorialmente competente (questa della competenza territoriale è una novità rispetto alla legge precedente). Gli organismi di mediazione, che possono essere pubblici o privati, devono essere iscritti a un apposito registro tenuto dal ministero della Giustizia. In base alla nuova legge: gli avvocati sono mediatori di diritto (quindi il loto titolo professionale è sufficiente per esercitare questa attività, senza bisogno di frequentare il relativo corso formativo). Altra novità, le parti devono obbligatoriamente farsi assistere da un avvocato. Quando il procedimento si conclude con un’intesa, il verbale di accordo costituisce titolo esecutivo (per esempio per l’espropriazione forzata o per l’iscrizione di ipoteca giudiziale).
Andare dall’avvocato “prima”. Non dopo LA CONSULENZA PREVENTIVA PUò COSTARE FINO A 10 VOLTE MENO DI UNA CAUSA, A PARITà DI RISULTATO, CON MENO COMPLICAZIONI. E PER I CLIENTI “ABITUALI” è CONSIGLIABILE CONCORDARE UNA FORMULA “A FORFAIT” NEL PROPRIO SETTORE DI ATTIVITà
“Solo valutando tutto esattamente si può vincere. Con cattive valutazioni si perde” scriveva Sun Tzu in “L’arte della guerra” (1, 37). “È un insegnamento fondamentale anche per l’assistenza legale” spiega Diego Poggi, avvocato iscritto all’Ordine forense di Torino. E le valutazioni si fanno prima. Esatto. Si possono ideare formule di “assistenza legale tutto compreso” con un costo forfettario commisurato alla gravosità dell’impegno richiesto. In questo caso la prestazione ha contenuto ampio: dalla modulistica contrattuale all’aggiornamento normativo, fino alla trattazione stragiudiziale dei
contenziosi con clienti, fornitori, ex dipendenti o enti pubblici. L’assistenza è costante, il pagamento ha tempi e ammontare fisso, senza sorprese. L’unico imprevisto può essere una controparte cocciuta.
spesso spiacevoli: in questo caso il primo consiglio è fondamentale la prestazione avrà un obiettivo ben preciso e un costo commisurato alla difficoltà del caso e all’utilità che il cliente ne ricaverà.
E quando rivolgersi all’avvocato è un vero imprevisto? Certi mass media presentano i clienti degli avvocati come “piantagrane”, che “intasano la macchina della giustizia”, ma nella realtà non è così. La grande maggioranza delle persone si rivolge al legale in momenti eccezionali della vita: un contrasto in famiglia per un’eredità; un incidente sul lavoro, una separazione. Eventi eccezionali e
Come si affronta il primo colloquio? I primi doveri dell’avvocato sono l’ascolto e il rispetto: rispetto per la preoccupazione, il fastidio e talora anche il vero e proprio dolore che il cliente sta vivendo. Le persone hanno diritto di trovare ascolto, rispetto, riservatezza e attenzione, oltre al massimo impegno per una soluzione efficace e in linea con le proprie aspettative.
Avv. Diego Poggi Via Cialdini, 9 Torino t 011 0466058 f 011 19784479 legalepoggi@pec.it www.legalepoggi.it
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A fianco delle aziende. Italiane e straniere Diritto civile e commerciale, assistenza ai clienti stranieri, gestione di operazioni complesse. Uno studio qualificato, c he opera nel cuore produttivo e industriale del Paese, si presenta www.izzisl.com
Tempestività, scrupolo e approfondimento sono le parole d’ordine di un team di esperti in diritto che non lascia mai nulla al caso. È lo Studio legale Izzi Toniatti Pini Perron-Cabus Ziliani, attivo a Milano, Busto Arsizio e Monza, prevalentemente nell’ambito del diritto civile e commerciale, offrendo la propria assistenza a imprese nazionali e straniere. Qual è la vostra particolarità? Lo Studio è in grado di gestire operazioni complesse, anche richiedenti l’impiego di consistenti risorse umane e organizzative, pur mantenendo la massima qualità delle prestazioni professionali e l’attenzione a ciascun cliente e alle singole questioni trattate. Gli avvocati dello Studio hanno maturato importanti esperienze professionali e gestito in prima per-
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sona operazioni rilevanti a livello nazionale e internazionale. Chi sono i vostri principali clienti? Aziende industriali e commerciali, nonché istituzioni finanziarie, con interessi in Italia e all’estero, e soggetti stranieri che necessitano di assistenza legale nel territorio italiano. E lo staff da chi è composto? Innanzitutto i cinque soci: abbiamo tutti iniziato la carriera professionale presso importanti studi legali milanesi e alcuni di noi, per anni, hanno svolto anche attività scientifica, collaborando con istituzioni universitarie e con riviste giuridiche. I nostri associati sono professionisti qualificati, selezionati in base alle competenze professionali, al grado di specializzazione, alle esperienze
maturate anche all’estero. Alcuni di loro sono stranieri che hanno completato la loro formazione in Italia. Grazie al loro apporto, siamo in grado di fornire assistenza legale a clienti stranieri nella loro madre lingua e facendo applicazione, all’occorrenza, del diritto tedesco, spagnolo e francese. Quali sono le principali aree di attività? Diritto societario, contratti, diritto sportivo, privacy sondaggi di mercato indagini di opinione, crisi dell’impresa e concordati, proprietà industriale, contenzioso. Nell’ambito internazionale ci occupiamo di assistenza e consulenza all’export e assistenza e consulenza a chi dall’estero intenda operare in Italia. Altre aree di attività sono relative al diritto del lavoro, al diritto immobiliare, a quello dei trasporti e al diritto penale.
Sono previste anche delle agevolazione fiscali: tutti gli atti relativi al procedimento sono esenti da imposta di bollo e da ogni altra spesa, tassa o diritto, il verbale di accordo è esente dall’imposta di registro sino alla concorrenza del valore di 50 mila euro. Per le mediazioni che si concludono con un accordo, le parti hanno diritto a un credito d’imposta fino a 500 euro sulle indennità complessivamente dovute all’organismo di mediazione, mentre in caso di insuccesso della mediazione, il credito d’imposta è ridotto della metà. Soddisfazione per il ritorno all’obbligatorietà viene espressa da Unioncamere. Il presidente Ferruccio Dardanello ritiene che la norma rappresenti un’opportunità che le imprese devono saper cogliere e sottolinea anche il ruolo dei giudici, che hanno la possibilità di obbligare le parti anche in sede di appello a tentare la mediazione, e degli avvocati, chiamati ora a garantire la propria assistenza obbligatoria.
Da avvocato di successo a mediatore civile L’Avv. Domenico Mugnano è stato legato per anni come Procuratore Generale a Citicorp e a importanti Gruppi Finanziari. È stato legale con procura generale di Aurora Assicurazioni S.p.A. e di Unipol Assicurazioni S.p.A. I suoi successi: un viaggio nel Punjab per scoprire una truffa a danno di famiglie Sikh, che avevano perso in un sinistro i figli. Un contenzioso tra un Avvocato, che avendo rinunciato ai mandati ha trasmesso parcelle per € 18.000.00,00 e un Gruppo Assicurativo. Quanta fatica nel ricostruire i fascicoli. Ha affrontato con successo azioni di intelligence (anche all’Estero) per risolvere come “negoziatore” situazioni critiche di antifrode e di difficile gestione. Ora, ha scoperto il fine sociale, la grande opportunità e il business della Mediazione Civile e Commer-
ciale già presente in vari paesi anglosassoni. Si occupa dell’Organismo GestMed di Milano. La bella Sede è a Porta Ticinese dove lavorano ottimi Mediatori Civili e Familiari. La Mediazione Civile è ritornata obbligatoria in nove importanti gruppi di materie con la possibilità che il Magistrato ordini in Giudizio che il contenzioso sia affrontato in Mediazione come condizione di procedibilità: una Giustizia più vicina ai cittadini e alle Aziende. Quali sono, Avvocato, le caratteristiche della Mediazione? Risolvere conflitti, creando opportunità. Tempi rapidi (massimo 3 mesi). Costi ridotti (per una lite da € 10.000,00 solo € 300,00 in caso di conciliazione). Vantaggi fiscali (credito d’imposta fino a € 500,00 in caso di conciliazione e nessuna tassa
di registro fino a € 50.000,00). Avere sempre rapporti diretti con l’altra parte senza che il Giudice ostacoli il dialogo. La possibilità che la conciliazione diventi titolo esecutivo con la presenza dei legali. La possibilità che la procedura si svolga in un luogo scelto dalle parti o in via telematica. Le soluzioni alternative (es. una nuova opportunità o un prodotto diverso).
Studio legale avvocato Domenico Mugnano Viale Gian Galeazzo, 3 Milano t 02 89402176
L’Avv. Mugnano, con il Dirigente Sindacale CISL Diego Averna, il Prof. Raffaele Barone e tanti qualificati Mediatori, ha costituito SIMED CISL- Sindacato dei Mediatori Civili e Familiari presso l’UST CISL di Milano di cui è Segretario. Varie le iniziative in corso a favore della tutela della categoria dei Mediatori, per favorire il lavoro degli stessi e una Giustizia più moderna.
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Responsabilità medica e colpa lieve La legge “Balduzzi” affronta il tema dell’errore medico in un’ottica nuova. Cambia l’indirizzo giurisprudenziale che si era ormai consolidato in materia. Come ci spiegano gli esperti dello studio legale Cristiana Panero e Giuseppe Ciulla di Torino
Studio Legale Associato Avvocati
Diritto assicurativo e responsabilità medica sono le principali specializzazioni dello Studio Panero Ciulla che presta le proprie competenze lungo un arco che copre le più diverse articolazioni della professione legale, dalla famiglia al lavoro.
Cristiana Panero
Come è cambiato il concetto di responsabilità medica? La cosiddetta legge “Balduzzi”, cioè il d.l. del 13 settembre 2012, n. 158 convertito in legge 8 novembre 2012 n. 189, affronta il tema della colpa medica in un’ottica nuova rispetto all’indirizzo
giurisprudenziale che si era ormai consolidato. L’articolo 3, comma 1, esclude la rilevanza penale delle condotte dei medici connotate da colpa lieve. Purché queste si collochino all’interno dell’area segnata da linee guida o da virtuose pratiche mediche accreditate dalla comunità scientifica.
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È una limitazione di responsabilità? L’articolo reintroduce nel diritto penale, esclusivamente per gli esercenti la professione sanitaria, il concetto di colpa lieve che, secondo il consolidato orientamento della Corte di Cassazione, non avrebbe potuto trovare applicazione nelle ipotesi di colpa professionale neppure limitatamente ai casi in cui la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà. Seppur con tutte le difficoltà interpretative, la norma rappresenta certamente per chi svolge la professione sanitaria un’importante limitazione di responsabilità penale. Voi che tipo di consulenza offrite in proposito? La più ampia consulenza ai medici, ai quali garantiamo un dialogo professionale, concreto e trasparente. E poi siamo un punto di riferimento per le problematiche contrattuali e di diritto assicurativo, offrendo competenza e aggiornamento costante.
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DARE STABILITÀ AL PATRIMONIO Oggi è una necessità di tutti. “Gli strumenti utilizzabili per esempio all’interno di un testamento sono molteplici, ma si deve sempre tener presente che un negozio giuridico unilaterale, formale, revocabile, personale, avente natura patrimoniale, è come un vestito da realizzare su misura” spiega l’avvocato Francesco Focacci. “L’equilibrio tra disposizioni a causa di morte a titolo universale e a titolo particolare, le eventuali norme date per la divisione del patrimonio e le condizioni a cui subordinare le liberalità del testatore, sono opzioni da considerare con attenzione per dirimere situazioni spesso complesse. Invece, nella programmazione del passaggio generazionale dell’impresa dal capostipite ad alcuni familiari, il patto di famiglia costituisce un’opportunità da valutare per distribuire partecipazioni sociali e assegnare l’azienda a chi appare più in grado di condurla”. L’esperienza derivante dall’esame del tessuto sociale, economico e giuridico nazionale può essere esportata anche all’estero. “Nei Paesi emergenti, nuove sfide attendono non solo i nostri artigiani e gli imprenditori, ma anche i professionisti”. Studio Legale Avv. Francesco Focacci Piazzetta Don Pippo, 8 - Forlì - t +39 054 325276 - francesco.focacci@email.it
A sostegno della mediazione come strumento utile alle aziende per risparmiare sulle controversie, Unioncamere presenta una stima del risparmio effettivo per le parti che dal marzo 2011 a metà dicembre 2012 hanno raggiunto un accordo attraverso la mediazione: 420 milioni di euro, di cui 100 frutto dell’attività svolta dai 101 organismi istituiti presso le Camere di Commercio. Dal marzo 2011 sono stati 222mila i procedimenti di mediazione, di cui 41mila 700 gestiti dalle Camere di Commercio. Nel giugno 2013 la durata media dei procedimenti è stata di 36 giorni e il valore medio pari a 110mila euro. Il governo spiega che per impedire condotte abusive di questo strumento (cioè domande dirette soltanto a rinviare il momento del fallimento, quando lo stesso non è evitabile) emerse dai primi rilievi statistici, si dispone che l’impresa non potrà più limitarsi alla semplice domanda iniziale in bianco, ma dovrà depositare, a fini di verifica, l’elenco dei suoi creditori (e quindi anche dei suoi debiti). Il Tribunale potrà nominare un commissario giudiziale, per controllare se l’impresa in crisi si stia effettivamente attivando per predisporre il pagamento ai creditori. In presenza di atti
in frode ai creditori, il Tribunale potrà chiudere la procedura. Obiettivo del Governo è migliorare la Giustizia civile, definita “uno dei fattori esogeni di svantaggio competitivo per la società italiana, in particolare per chi produce e lavora”. Lo dimostrano i dati: l’Italia è 158esima al mondo per efficienza di recupero crediti a causa
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Un servizio completo Gli avvocati Giorgio Rossari e Giampiero Baccaro nel 1998 hanno messo insieme le loro esperienze individuali, maturate per lo più nel campo del diritto civile, per creare una nuova realtà. A servizio di enti istituzionali e pmi
Studio legale associato Avv. Giorgio Rossari Avv. Giampiero Baccaro Via Vivaio, 6 - Milano t 02 76394012/77 f 02 76393777 studiorossaribaccaro @tiscali.it
Di che cosa si occupa prevalentemente il vostro studio? Forniamo assistenza personalizzata e diretta in campo civile e commerciale a enti istituzionali e a numerose PMI, puntando molto sulla consulenza “preventiva”, per limitare il contenzioso e contenere i costi aziendali. Il core-business dello studio è l’attività di recupero di microcrediti in campo assicurativo, bancario e finanziario, tramite un sistema altamente informatizzato e un collaudato network di domiciliatari, distribuiti su tutto il territorio nazionale, con tempi certi e costi predeterminati. Inoltre la vasta esperienza maturata da entrambi nel campo assicurativo, della RCA e della responsabilità professionale ci consente di fornire a diverse compagnie di assicurazioni un servizio di consulenza qualificato. E per quanto riguarda le competenze specifiche di ciascuno di voi? L’avvocato Rossari ha maturato
una vasta esperienza nell’assistere compagnie petrolifere e “retisti”, relativamente alla distribuzione carburanti, alla gestione della rete dei relativi impianti e alle problematiche connesse, anche per quanto riguarda le questioni di diritto amministrativo, nonché nel campo dell’affitto di azienda, in quello immobiliare e del diritto delle locazioni. L’avvocato Baccaro è esperto in ogni tipo di problematica connessa con il diritto del lavoro e in materia di responsabilità medica da cosiddetta malasanità. Il vostro studio è quindi in grado di offrire un servizio pressoché “completo”? La complementarietà delle esperienze maturate ci consente di fornire alla clientela una vasta gamma di servizi, offrendo un’assistenza rapida, precisa e puntuale, anche attraverso la consulenza di specialisti, nell’ipotesi in cui il caso a noi sottoposto non rientri nelle nostre competenze specifiche.
dei tempi e la durata media dei procedimenti civili per il recupero crediti pari a 1.210 giorni (tre anni), con un allarmante numero di condanne riportate dallo Stato per violazione del termine della ragionevole durata dei processi. Verranno quindi nominati 400 nuovi giudici ausiliari (non togati) per lo smaltimento del contenzioso pendente presso le Corti di Appello: il decreto fissa i criteri di nomina (da parte del ministero della Giustizia). Possono essere giudici ausiliari i magistrati
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e avvocati, anche se a riposo, i professori universitari di materia giuridiche di prima e seconda fascia, anche se a tempo definito o a riposo, i ricercatori universitari in materie giuridiche e i notai, anche se a riposo. Sia nell’ottica di un rafforzamento di organico sia in quella di formazione, sono istituiti stage di formazione presso gli uffici giudiziari dei tribunali per giovani laureati in Giurisprudenza meritevoli (valutati in funzione della media degli esami fondamentali e dalla media di laurea).
Istituita la figura di assistente di studio presso la Corte di Cassazione: 30 magistrati ordinari già in ruolo potranno essere assegnati dal CSM alle sezioni civili della Corte di Cassazione, per conseguire un aumento della produttività del settore, contrastando l’attuale tendenza ad un aumento delle pendenze (nel 2012 sono risultati quasi 100mila processi pendenti). Per le cause di divisione di proprietà, in genere molto lunghe, istituita la delega a un notaio nominato dal giudice delle operazioni di
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Cosa ruota intorno al mondo dello sport Il diritto sportivo è una materia così specialistica e delicata che necessita di figure professionali ad hoc. Gli avvocati Di Cintio e Ferrari, attivi a Bergamo, spiegano perché Intorno al mondo dello sport ruotano grandi interessi, soprattutto economici, e complessi rapporti. Per gestirne le complesse vicende sono necessarie quindi competenze multidisciplinari. Come quelle offerte dallo studio legale Di CintioFerrari che nasce dall’idea dei suoi fondatori, l’avvocato Cesare di Cintio e l’avvocato Federica Ferrari, di trasferire nel mondo dello sport professionistico di alto livello le loro conoscenze giuridico-economiche. Lo scopo è quello di poter offrire, in un settore in forte crescita, una figura di professionista in grado di garantire al club sportivo o all’atleta un’assistenza a tutto tondo, non limitata alle vertenze giudiziarie che tradizionalmente competono all’avvocato. Da qui l’idea quindi di mettere a disposizione dello sport un esperto in grado di tirare le fila di una fitta trama di rapporti e connessioni di non facile coordinazione. Come si è concretizzato questo progetto? Grazie all’incontro con il Novara Calcio SpA all’epoca militante in Serie A; abbiamo dapprima garantito la rappresentanza della società nelle istituzioni sportive (Lega Serie A e Federazione), poi ci siamo occupati della difesa del club avanti agli organi di giustizia sportiva fino ad arrivare alle gestione
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quotidiana delle problematiche giuridiche del sodalizio. Ciò ha consentito di sviluppare una preparazione specifica in ambito societario sportivo che oggi costituisce un patrimonio di conoscenze e di esperienze fondamentali per la gestione di qualsiasi club sportivo. Cosa distingue le vostre figure da quelle dell’avvocato tradizionale? Oggi il club sportivo si deve rapportare con gli organi delle rispettive Federazioni di affiliazione, deve conoscere i regolamenti interni, le normative relative alla gestione degli impianti sportivi, deve gestire i rapporti
con gli agenti e i procuratori sportivi, regolare correttamente i rapporti con gli atleti in termini di tesseramento, trasferimento, cessione… L’atleta necessita invece di assistenza per regolare e disciplinare i rapporti con gli sponsor e per proteggere i diritti collegati alla sua immagine dallo sfruttamento della pubblicità e dello spettacolo. Il nostro studio offre appunto questa assistenza, in tutte le problematiche evidenziate, con una competenza che non appartiene a quella del legale che normalmente ha un’esperienza strettamente connessa al contenzioso. Magari anche sportivo, ma sempre contenzioso.
Spiegateci meglio la vostra attività in ambito calcistico Il 70% del fatturato di una società professionistica in Serie A èrappresentato dagli introiti derivanti dalla commercializzazione dei diritti televisivi che è materia regolata dal D.lgs 9/2008 ed è su questa materia che si concentra maggiormente la nostra attività. Le categorie inferiori vivono di mutualità ovvero fondi che la Serie A devolve loro per legge o per accordo. Il luogo naturale di discussione è costituito dalle assemblee di Lega (Serie A, Serie B oppure Lega Pro) ove i clubs decidono le strategie di sistema per rendere il prodotto calcistico più appetibile e quindi meglio vendi-
bile. La nostra consulenza si svolge anche in questo contesto dove la conoscenza dei regolamenti sportivi e della normativa statale spesso incide in modo determinate sulle strategie della società e conseguentemente sul fatturato. L’attività poi si sviluppa anche in ambito di compravendita di club calcistici ove la consulenza legale e la due diligence diventano fondamentali sia per i soggetti cedenti sia per i cessionari.
ambito calcistico lo studio segue solo clubs e non atleti per evitare ovviamente spiacevoli conflitti di interessi e poi perché la nostra formazione giuridico- manageriale ci porta a essere sensibili sulle tematiche prettamente aziendali che coinvolgono la società sportiva. In altri sport professionistici invece seguiamo anche gli atleti come nel ciclismo, nella pallavolo e nel tennis.
La vostra consulenza si svolge solo in Italia oppure anche all’estero? Seguiamo tutte operazioni di mercato a livello internazionale ove il nostro cliente è rappresentato dal club che necessita della assistenza contrattuale. Ultimamente stiamo prestando anche consulenze per federazioni calcistiche estere dove l’attenzione alla professionali Italiana è sempre particolarmente apprezzata.
Come è caratterizzata il resto della vostra attività? Lo sport rappresenta altresì un veicolo per fare conoscere la nostra attività che genera un indotto di incarichi anche in materie non strettamente sportive e che comunque vengono gestite grazie al supporto dei nostri collaboratori, sempre puntuali e precisi. Anche per quanto concerne il personale di studio siamo sempre alla ricerca dei migliori elementi che escono dalle università per elevare sempre di più i nostri standard qualitativi.
Lo studio si occupa solo di calcio? Ci tengo a sottolineare che in
Studio Legale Di Cintio Ferrari Via T. Tasso, 31 Bergamo t 035 217472 f 035 4132790 studiolegaledicintio ferrari@gmail.com
UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE L’avvocato Cesare di Cintio ha sviluppato una serie di conoscenze specifiche che gli consentono di supportare il club sportivo, oppure l’atleta professionista, nella gestione di tutte le problematiche giuridico-gestionali che nascono dall’amministrazione di una società sportiva o dalla figura dell’atleta. L’avvocato Federica Ferrari, invece, si occupa invece di seguire i profili civili e/o amministrativi connessi alla attività sportiva che comprendono i contratti di lavoro/collaborazione, i contratti di pubblicità e di sponsorizzazione, le autorizzazioni amministrative relative all’impiantistica sportiva e così via.
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Diritto e diritti
divisione, quando ci sia accordo tra i comproprietari sulla necessità di divisione del bene. Si tratta di procedimenti che possono riguardare privati e aziende (caso classico, la divisione di quote di una società). Opposizione a decreto ingiuntivo: il giudice deve fissare la prima udienza entro 30 giorni dalla presentazione dell’opposizione, e in questa prima udienza deve decidere sulla provvisoria esecuzione. Per rendere più attrattivo il mercato italiano per le aziende estere (spesso bloccate proprio dal malfunzionamento della giustizia civile, con tutte le annesse difficoltà a riscuotere crediti e risolvere controversie commerciali o di lavoro) è istituito il Foro per le società con sede all’estero.
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Come cambiano i rapporti di lavoro? Flessibilità dei contratti, bonus assunzioni e mercato. Il diritto del lavoro subisce continue modifiche mentre domanda e offerta continuano a non incontrarsi e la disoccupazione galoppa. Ecco le novità legislative e i numeri dell’occupazione in Italia a cura di matteo grimaldi
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alla legge Biagi del 2003 al protocollo del welfare del 2007, fino alla riforma Giovannini del 2013: sono tanti gli interventi legislativi che hanno cambiato regole e campo di applicazione di contratti, flessibilità in uscita, relazioni sindacali e gestione delle crisi aziendali. Il diritto del lavoro resta così una materia molto complessa. A partire proprio dai contratti a termine: la riduzione degli intervalli tra un contratto e l’altro (non più 60 e 90 giorni, a seconda che il contratto precedente durasse fino a 6 mesi o più, ma 10 e 20 giorni) e la possibilità di prorogare il primo contratto, sempre rispettando la durata massima di un anno. In tema di flessibilità in uscita, i licenziamenti per motivi disciplinari non hanno più come unico sbocco la reintegrazione, ma anche solo il risarcimento del danno. Le prime sentenze dei Tribunali, tuttavia, mostrano una propensione dei Tribunali nel continuare ad applicare la reintegrazione, facendo leva sull’insussistenza del fatto o sulla classificazione della violazione tra quelle che prevedono comunque la conservazione del posto. Tra le altre questioni spinose, rese sempre più complesse dalla normativa cangiante, c’è la possibilità, per le aziende con almeno 15
dipendenti, di accompagnare alla pensione i lavoratori più anziani: l’azienda paga la pensione fin lì maturata dal lavoratore e i contributi all’Inps. In questo modo si possono gestire situazioni di surplus di organico o si può pianificare il turn over aziendale.
Riforma Fornero e contratti di collaborazione DOPO L’ULTIMA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO, NON è FACILE CAPIRE QUALE REGIME CONTRATTUALE DI COLLABORAZIONE AUTONOMA PRESENTA MINORI RISCHI DI TRASFORMAZIONE GIUDIZIALE IN UN RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO. L’ESPERTA SCIOGLIE ALCUNI DUBBI
“Le modifiche alle varie tipologie contrattuali disciplinate dalla Legge Biagi tendono ad una restrizione dell’utilizzo di forme di collaborazione autonome o parasubordinate” spiega Natalia Ferro, civilista cassazionista, torinese, socia Agi, contitolare dello Studio legale associato De Luca Ferro, che da anni fornisce alle aziende consulenza e assistenza giudiziale in materia giuslavoristica. Ci fa degli esempi? Il contratto a progetto. La Riforma Fornero ha recepito gli orientamenti giurisprudenziali sulla Biagi: presunzione relativa di lavoro subordinato se i compiti
sono esecutivi o ripetitivi o vengono svolti in modo analogo ai dipendenti; presunzione assoluta se manca un valido progetto che non può coincidere con l’oggetto sociale del committente. Forse è meno rischioso il contratto d’opera con titolare di partita IVA? Direi di no. Per stipulare un contratto che “regga”, occorre che sussistano almeno due di queste condizioni: la durata della collaborazione inferiore agli 8 mesi; il corrispettivo pagato inferiore all’80% del complessivo reddito annuale percepito dal collaboratore, nessuna postazione fissa per il collaboratore. In caso contrario, il contratto si con-
sidera a progetto e, mancando il progetto, subordinato. Rischi gravi, dunque. Può suggerire qualche scappatoia? Non generalizzata. Occorre esaminare i casi concreti. In generale, si può consigliare di individuare sempre un progetto nell’ambito del contratto, anche in caso di contratto a Partita IVA e di inviare una comunicazione di recesso scritto alla scadenza dello stesso. Infatti, anche tale comunicazione deve essere impugnata, a pena di decadenza, come in caso di licenziamento di un lavoratore subordinato. Se il collaboratore non impugna entro i termini, non potrà più agire in giudizio.
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Infine, le relazioni sindacali: dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso Fiat quando, secondo i giudici costituzionali, le Rsa, cioè le rappresentanze sindacali aziendali, devono vedere la partecipazione non solo dei sindacati che hanno firmato il contratto, ma anche delle parti che hanno solo partecipato alle trattative. Il settore sul quale le imprese stanno puntando l’attenzione è quello delle assunzioni. Un’azienda su quattro ha richiesto l’utilizzo del bonus assunzioni per assumere un’unità lavorativa. Il dato emerge dal sondaggio della Fondazione studi dei consulenti del lavoro sulla platea dei consulenti del lavoro che, da Nord a Sud, si sono cimentati con l’applicazione del bonus assunzioni voluto dal nuovo decreto lavoro. Un’indagine, quella della Fondazione, che ha cercato di comprendere quale fosse stato l’appeal del bonus nei confronti delle imprese e quali i risultati dell’attuale situazione lavoro nella marea delle piccole imprese che costituiscono, ad oggi, il 90% del tessuto produttivo italiano. Se il 73% degli intervistati ha riferito che le imprese che assistono non hanno sfruttato il bonus
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occupazione, gli stessi garantiscono che un aumento del limite di età, dai 29 previsti ai 35 ipotizzati, sarebbe stato più incisivo. Ma c’è di più, la maggior parte delle imprese che hanno snobbato l’agevolazione risiedono al Sud laddove la convenienza del bonus è di gran lunga inferiore ad altri incentivi, che tra l’altro non richiedono nemmeno l’incremento occupazionale quale condizione principale per fruire dell’incentivo. Su tali condizioni il 96% degli intervistati ha ritenuto l’incremento un freno al desiderio delle imprese di porre in essere nuove assunzioni così come quasi l’80% delle aziende ricorre oggi all’applicazione di forme flessibili di lavoro, con il tempo determinato che la fa da padrone seguito dal lavoro accessorio e dai tirocini. Nonostante la boccata d’ossigeno dei bonus, il mercato del lavoro continua a soffrire e l’Unione europea prova a dettare delle ricette anti crisi anche su questo fronte. Anche perché, per gli occupati e disoccupati, ciò che determina lo stravolgimento del cosiddetto “mercato del lavoro” sono le politiche europee stabilite dal programma comunitario.
Risparmia con criterio Uno studio anglosassone dimostra che un rapporto sereno con i propri risparmi incide meno sulla collettività. Pianificare gli investimenti non è quindi solo una necessità personale ma anche sociale. Parola all’esperto Perché chi deve curare i denti si rivolge al dentista e chi deve investire i risparmi fa da sé? Eppure, pianificare entrare e uscite, assicurarsi una pensione, prevedere un’assicurazione sono necessità altrettanto importanti, soprattutto in un momento delicato come quello attuale. “In Italia, purtroppo, non c’è ancora una cultura diffusa della pianificazione finanziaria” spiega Giuseppe Gentili, Promotore Finanziario iscritto all’albo e certificato. Come si spiega questa anomalia italiana? In parte si è abituati ad affidarsi alla propria banca, pensando erroneamente che, chi sta allo sportello, abbia le competenze giuste. In realtà, però, è lì per vendere i prodotti della banca e non per dare al cliente quello che davvero gli serve. In parte, poi, si è assistito negli ultimi anni, complice anche una generalizzazione dei media, a una demonizzazione del mondo finanziario. Affrontare invece questa materia con un minimo di consapevolezza, ci può essere molto utile.
to giusto, quello più adatto alle proprie esigenze specifiche, nel vasto panorama di strumenti finanziari anche complessi. Il mio lavoro è tirar fuori queste esigenze e lavorare per progetti di spesa. Tradurre cioè gli obiettivi delle persone in proposte finanziarie concrete. Ma in questo periodo difficile un’attività come la sua non è in crisi? Il medico lavora di più quando c’è un’epidemia. Così il promotore finanziario: proprio oggi, in un momento in cui risparmiare è diventato più difficile, pianificare entrate e uscite salva capitali e patrimoni e da serenità.
Perché affidarsi a lei? Per la disponibilità, le competenze, l’esperienza, la professionalità e la preparazione tecnica. È così che riesco ad aiutare il cliente a individuare obiettivi e priorità, facendo emergere anche i bisogni non espressi. È ascoltandolo con il giusto mix di competenza ed empatia che posso trovare soluzioni su misura per dare sicurezza, valore e benessere. In più, ogni anno impiego molte ore del mio tempo nelle aule di tutta l’Italia, per mantenere aggiornate le mie competenze finanziarie, le tecniche di gestione e le applicazioni normative. E la mia attività sta per ottenere la certificazione europea di qualità.
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Cosa vuol dire invece rivolgersi a un Promotore Finanziario? Prima di tutto, attraverso una vera e propria analisi fatta di incontri preliminari, acquisire una visione chiara di cosa fare con i propri risparmi: infatti la prima cosa che mi sento rispondere di solito è “Risparmio perchè non si sa mai...”. Comprare un’auto? Mandare i figli all’università? E individuare quindi lo strumen-
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Imprese e partner
La linea strategica di Lisbona è dettata dalla volontà di rendere l’Eurozona, cioè l’UE, un’economia dinamica ed espansiva, competitiva e più dinamica del mondo. Gli obiettivi prefissati e non raggiunti da tutti per il 2010, erano l’occupazione complessiva al 70%, l’aumento degli investimenti in RS&T (Regional Science & Technology Organizations) fino a raggiungere il 3% del Pil, l’aumento dell’età d’istruzione, e i servizi per l’infanzia fino al 90%
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(fonte: FOP). Il solo compito della politica italiana sarebbe quello di adeguarsi al programma attraverso azioni mirate per favorire l’occupazione e la modernizzazione dell’economia, rispettando la condizione di Stati membri per le politiche di coesione sociale, economica e territoriale. Dal trattato di Amsterdam del 1997 all’introduzione del SEO (strategia europea dell’occupazione) viene istituito un quadro che stabilisce le linee direttrici per l’occupazione che ogni stato deve adottare in base a quattro principi: occupabilità, adattabilità, imprenditorialità, pari opportunità. I risultati raggiunti dalla Commissione Europea, e pagati a caro prezzo dal capitale umano, sono descritti nelle carte di un altro accordo, il Patto europeo per la gioventù, preceduto da “Un nuovo impulso per la gioventù europea” del 2001, proposto dai capi di Stato e di governo di Francia, Germania, Spagna e Svezia. Richiesti sforzi da parte degli Stati membri, sorretti dalla Commissione con aiuti di stato per il sostegno della conoscenza in campo di innovazione e nuove tecnologie, formazione, mobilità, flessibilità. La flessibilità è la parola più utilizzata dal parterre politico europeo, che inciampa su un altro termine: adattabilità, ovvero accrescere la capacità di adattamento dei lavoratori e delle imprese. L’obiettivo è rendere l’economia sempre più globalizzata, con l’adattamento dei salari ai bisogni dei mercati di capitali privati.
L’unione fa la forza (della consulenza) È il caso dello Studio associato “Faccin Gonzo Veronese” del vicentino che ha inglobato due realtà con grandi vantaggi. Soprattutto per i clienti Nel 2010, dall’unione di tre professionisti, i Consulenti del Lavoro Claudio Veronese, Dott. Maurizio Faccin e Dott.ssa Sara Gonzo è nata una nuova realtà che ha fatto tesoro dell’esperienza maturata dai rispettivi singoli studi professionali ed è divenuta una struttura sinergica e flessibile adatta al supporto delle necessità dei clienti in un contesto economico in continua evoluzione. Perché unirsi? Dall’analisi delle esigenze aziendali della clientela risultava evidente la necessità di offrire competenze e servizi sempre più personalizzati e multidisciplinari nell’ambito di un’unica struttura o attraverso internschip con altri professionisti. Il mondo del lavoro ed economico in cui si trovano a dover agire i nostri clienti, rendeva e rende necessaria una struttura flessibile capace di supportare gli imprenditori nelle direzioni delle loro aziende. Dal nostro punto di vista a tali esigenze oggi non è più possibile far fronte con organizzazioni di studio piramidali fondate su un unico professionista; oggi è necessario lavorare in team e creare cooperazioni tra diversi professionisti. In particolare io, anche alla luce delle esperienze fatte in qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro (A.N.C.L.) del mandamento di Vicenza e di Consigliere dell’Ordine Provinciale, ho sempre sostenuto le reti tra professionisti uno stru-
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mento strategico e ad oggi imprescindibile per lo svolgimento, in modo professionale, del nostro lavoro. Nel perseguimento di questa visione comune l’importante integrazione effettuata nel nostro studio ha contribuito a creare e a rafforzare le necessarie sinergie per fornire un servizio avveduto e flessibile e per divenire un partner di fiducia per la nostra clientela nel fornire supporto nella gestione del personale, nell’attività sindacale con interventi sulla contrattazione di secondo livello e, in questo periodo di crisi, nella gestione degli ammortizzatori sociali. Parlateci del vostro staff Nel nostro studio operano una ventina di collaboratori composti da professionisti, presonale dipendente e praticanti. Nell’ottica della strategicità delle reti professionali ci avvaliamo della collaborazione di partners esterni di fiducia operanti in campo legale, nella sicurezza del lavoro, nella formazione del personale e nell’aggiornamento aziendale. Attualmente lo studio svolge attività di consulenza ed amministra gli adempimenti per aziende
in tutto il territorio nazionale e in tutti i settori e contratti collettivi (ndr. aziende industriali, commerciali, artigianali, cooperative, enti pubblici e imprese agricole). Di cosa vi occupate in particolare? Consulenza del lavoro a 360 gradi. Le principali aree di specializzazione in cui operiamo sono: consulenza in materia di diritto del lavoro e della previdenza sociale, consulenza in amministrazione e gestione del personale (assunzioni, cessazioni, mutamento mansioni, assenze, malattie, provvedimenti disciplinari, etc.), contenzioso amministrativo e vertenze contrattuali, consulenza su contratti di agenzia e rappresentanza commerciale, relazioni e negoziazione con le organizzazioni sindacali sia individuali che collettive, gestione di crisi d’impresa e ristrutturazioni aziendali (cassa integrazione guadagni, procedure di mobilità, contratti di solidarietà). Operiamo anche sul piano fiscale e tributario mediante elaborazioni contabili, dichiarazioni annuali e periodiche, consulenza societaria, budgeting aziendale e contrattualistica.
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Imprese e partner
Qui ci vuole un giuslavorista Le tematiche del diritto del lavoro sono oggi al centro del dibattito sociale e politico. Cosa può fare un’impresa? Ne abbiamo parlato con Ezio Moro, esperto in diritto del lavoro e sindacale e socio di AGI-Avvocati Giuslavoristi Italiani
Studio Legale Associato Moro t 011 5618165 Torino t 031 243489 Como
Il quadro normativo relativo al lavoro è complesso e in continua evoluzione. Ogni governo apporta modifiche alle normative introdotte dal governo precedente: penso al “collegato lavoro” del 2011, che è stato modificato in alcuni punti dalla Legge Fornero del luglio 2012, la quale, a sua volta, è stata modificata dal Decreto Lavoro 2013.
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Considerato il costo del lavoro già elevato, come può un’impresa gestire al meglio le proprie risorse umane? Occorre essere seguiti, day by day, da un avvocato giuslavorista; troppo spesso le aziende, soprattutto quelle medio-piccole, si ri-
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volgono ad un legale, che magari neppure ha una specifica esperienza in campo giuslavoristico, solo quando vengono convenute in Tribunale dai dipendenti. Cioè quando il danno ormai è fatto. In che senso? La causa in Tribunale è l’ultimo anello della catena; per avere un risultato favorevole, ogni anello deve essere saldo. L’esito della causa dipende da una corretta gestione dello svolgimento del rapporto di lavoro e dal rispetto delle procedure imposte al datore di lavoro (ad esempio in caso di licenziamenti per motivi economici o disciplinari). Spesso
insidioso è anche il ricorso a contratti a termine, di somministrazione e ai rapporti parasubordinati. Tali forme contrattuali, se mal gestite, possono comportare a lungo termine costi maggiori rispetto all’iniziale risparmio. Quali opportunità per le imprese hanno fornito le ultime riforme del diritto del lavoro? Occorre valutare ogni singola realtà, ma ne posso citare tre: l’apprendistato, a patto di gestire il concreto svolgimento del rapporto con la massima attenzione; la possibilità di stipulare un primo contratto a termine senza causale; la detassazione del salario di produttività.
Ristrutturazione aziendale
Il risanamento dell’impresa in crisi In funzione al contesto di crisi abbiamo cercato, con le fonti più dirette, di conoscere la natura per la quale un progetto di risanamento aziendale, possa dettare le regole di base per una maggiore garanzia di riuscita
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a cura di matteo grimaldi
bbiamo rilevato, dagli studi effettuati dall’università degli studi di Brescia, i cardini sui quali poggiare un giusto percorso di risanamento, grazie anche al valido apporto dei professionisti quali commercialisti e avvocati specializzati e interpellati nel servizio. Pare opportuno, anzitutto, differenziare il concetto di risanamento da quello di turnaround. Il turnaround è riferito agli interventi che vengono posti in essere durante la fase di declino, ma prima del conclamarsi della crisi oppure una volta ristabilite le condizioni le condizioni base di economicità. Il processo di risanamento ha, invece, luogo in seguito alla conclamazione della crisi e si caratterizza, in genere, dalla presenza di sintomi di assoluta emergenza e dalla richiesta di sacrificio a tutti i soggetti coinvolti. I due concetti, risanamento e turaraund, sono tra di loro differenziabili in funzione di quanto segue: - Il grado di volontarietà delle scelte: in genere nel progetto di risanamento le scelte che vengono poste in essere dall’impresa sono il frutto di un negoziato, talvolta intenso, con gli Stakeholders, mentre il piano di turnaround è la sintesi di scelte spesso assunte tra il management, gi azionisti e talvolta alcuni degli stakeholders. -L a profondità delle scelte: il progetto di risanamento prevede, spesso, l’assunzione di scelte che impattano in modo molto incisivo sia sugli
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Agire con tempismo per ripartire rapidamente Non sempre una crisi aziendale è sinonimo di fallimento. Con un intervento deciso ed effettuato in tempi brevi è possibile risanare i conti e ricominciare. Eliana Scola, commercialista esperta in crisi d’impresa e consulenza aziendale, ci illustra i dettagli
Eliana Scola Dottore Commercialista V.le Costituzione, 41 Lecco
In un momento di profondo rinnovamento economico e sociale, le esigenze delle imprese sono radicalmente mutate. Il professionista assume un ruolo attivo nel supportare l’impresa nella ricerca di soluzioni adatte a far fronte alla congiuntura negativa che, in modo più o meno forte, sta coinvolgendo tutti i settori dell’econo-
mia italiana. “È fondamentale intervenire con la massima tempestività nelle situazioni di difficoltà” spiega Eliana Scola, titolare di uno studio commercialista situato a Lecco. “Bisogna individuare lo strumento di risoluzione della crisi più idoneo, che assicuri all’azienda non solo il superamento della temporanea difficoltà, ma anche la continuità dell’attività svolta”. La riforma della legge fallimentare ha favorito la continuità dell’attività di impresa e la conservazione dei valori in essa contenuti. Tuttavia, per cogliere l’opportunità offerta dalla riforma, diviene centrale il ruolo del commercialista esperto in crisi di impresa, che deve confezionare uno strumento che intervenga tempestivamente sulla ristrutturazione del debito, prima che il funzionamento dell’impresa venga compromesso irrimediabilmente, favorendone anche la ripresa. “Il mio studio analizza la situazione aziendale in ogni sua componente, col supporto di approfondite analisi del profilo economico e finanziario dell’impresa, mirate a individuare punti debo-
li e punti di forza dell’azienda e senza trascurare il rilevante ruolo del management nella gestione di impresa” conclude Eliana Scola. “Il tutto per giungere a individuare con chiarezza le cause della crisi e trovare la migliore soluzione nell’interesse dell’imprenditore in difficoltà e dei soggetti che operano con lui”.
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elementi patrimoniali del’impresa (attraverso la dimissione di elementi patrimoniali che spesso ha luogo) sia sulla sua struttura organizzativa e manageriale. Nel caso di processi di tournaround, tali interventi sono, meno energici. - La tempestività delle scelte: spesso il progetto di risanamento presuppone dei tempi molto rapidi per la sua negoziazione, attuazione ed evidenziazione dei primi risultati. Il processo di turnaround ha, in genere, un tempo di messa a punto più lungo, in quanto non vi sono problemi, nel brevissimo termini, di sopravvivenza dell’azienda. - La forma: la forma prevista nei progetti di risanamento è in genere piuttosto standardizzata, pur non esistendo una normativa precisa di riferimento. In alcuni casi risulta poi opportuna l’applicazione di alcune norme contenute nella Legge Fallimentare, Il processo di turnaround viene attivato attraverso un piano la cui forma assume, in genere, carattere di minore rigidità e su basi generalmente stragiudiziali. - Gli attori coinvolti. La fase di risanamento vede coinvolti, in genere, una serie di soggetti esterni all’azienda con elevate competenze su specifiche tematiche che supportano la stessa nella fase di elaborazione del progetto e di una sua prima realizzazione per poi, spesso, interrompere la loro collaborazione. Questi hanno come focus la realizzazione del progetto e la sua puntuale esecuzione. Il
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Ristrutturazione aziendale
Una giovane professionista al servizio delle ristrutturazioni aziendali Tania Stefanutto è una giovane commercialista di origine friulana attiva da oltre vent’anni in Lombardia. Oltre alla normale attività, offre servizi professionali relativi a tre aree di specializzazione fallimentare, ristrutturazione d’azienda e internazionalizzazione. Ecco la sua storia professionale
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Come ha iniziato la sua attività? “Mi sono laureata molti anni fa a Ca Foscari, con una tesi in diritto tributario, e ho iniziato subito a fare questo mestiere. In verità già a 14 anni passavo le estati in
Studio. Ho scelto la libera professione per potermi mettermi in gioco”. Perché si dedica in particolare a ristrutturazione d’azienda e internazionalizzazione? Per l’internazionalizzazione ho una notevole passione e sono membro di Commissioni nazionali di studio. Mi occupo di pianificazione e assistenza al cliente nell’effettuazione di un investimento all’estero, sia commerciale che produttivo. In parecchi anni ho maturato una solida rete di contatti: specialmente in Europa e nei Paesi di lingua araba, nonché in Sudafrica e nelle Americhe.
E per quanto riguarda la ristrutturazione aziendale? Mi occupo di ristrutturazione a 360 gradi: analisi di funzione, di costo, di politiche commerciali e assistenza alla ristrutturazione finanziaria. Le maggiori soddisfazioni nascono nell’evitare gli attuali escamotage concorsuali, ma nel gestire al meglio la rinascita delle imprese: individuare le sacche improduttive, valorizzare le risorse e aprire nuovi business in termini di processo e prodotto, qui è la chiave. Le ristrutturazioni, però, non sempre si possono fare: ci sono situazioni in cui ci vuole anche il coraggio di chiudere. Questa è la differenza tra il professionista e l’imprenditore: la lucidità di decidere per il meglio. Attraverso le ristrutturazioni si riesce a salvaguardare la fora lavoro e i suoi diritti? Si. Ma solo combinando ristrutturazione e progetti di investimento internazionale è possibile spesso di salvaguardare anche i posti di lavoro di buona parte della manodopera specializzata in Italia. Qual è secondo lei il modo per risollevare molti destini aziendali oggi? Dobbiamo puntare alla produzione globale, integrando le diverse componenti: costo del lavoro, qualità della manodopera, penetrazione e logistica nei nuovi mercati. Con questa filosofia affronto ogni sfida: creare valore qui e all’estero, nessuno deve uscire impoverito, ma tutti arricchiti. Così, per esempio, ho conosciuto Parema srl e con loro abbiamo iniziato un duro, ma necessario, piano di ristrutturazione.
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Parema e la sua coraggiosa sfida alla crisi Tania Stefanutto, commercialista. Paola e Manuela Padovani, due sorelle oggi al timone di Parema srl, azienda orgoglio del made in Italy che da 30 anni studio progetta accessori nautici e complementi d’arredo. La loro è una piccola grande storia di sfida.
Parema srl è passata in pochi anni da oltre 15 milioni di fatturato a meno della metà, e da una struttura di quasi 150 dipendenti a una di circa 70, con un ramo d’azienda in totale perdita e con un mercato di riferimento distrutto dalla crisi prima e dalle politiche fiscali poi: la nautica. La storia di questa azienda è l’esempio di come gli imprenditori che sono leader nella qualità lo devono essere anche nella capacità di risorgere dalla proprie ceneri, senza trucchetti. Parema è leader europeo nella costruzione di parabrezza, box doccia e finestre per barche. Il settore nel 2008 è entrato in crisi, ma nessuno in azienda ha riorganizzato produzione e costi: l’allora direttore generale non aveva sotto controllo nulla. “Nel 2012 ci siamo incontrate grazie a un imprenditore con cui avevo collaborato” racconta Tania Stefanutto. commercialista dell’azienda. “Visti i bilanci dei due rami d’azienda dissi in Consiglio d’amministrazione che la prima cosa da fare era “regalare” il ramo in perdita. La decisione fu dolorosa, ma oggi quel ramo ha mantenuto l’organico e ha iniziato a fare business. L’azienda si è concentrata su se stessa, sul core business e su nuove linee di prodotto. Abbiamo intrapreso insieme una strada molto dura, ci sono state decisioni pesanti da prendere, Parema ha iniziato
una politica di riduzione dell’organico trovando il sostegno dei suoi dipendenti, che hanno sostenuto l’imprenditore facendosi parte attiva per le sottoscrizioni degli accordi osteggiati da parte del sindacato. Si è deciso di diversificare la produzione utilizzando risorse interne, sfruttando macchinari fermi, creando una nuova linea di design in plexiglass per il luxuryhome. È iniziato un serio piano di riduzione delle esposizioni bancarie, con un’integrale politica di rimodulazione delle scadenze. In più, Parema si è aperta sempre di più verso i mercati esteri, in particolare americano. A breve è in previsione l’apertura di un uffi-
cio in USA e l’introduzione di un servizio postvendita in loco. Infine, la decisione di orientarsi ai mercati esteri ha avvicinato per la parte design e lusso il nuovo brand ai mercati mediorientali, al punto che Manuela, il direttore commerciale, oggi è membro del Consiglio di amministrazione della CCIAA ItaloAraba. Devo dire che queste sono le più grandi soddisfazioni di questo lavoro: riuscire a sostenere l’imprenditore nei momenti più difficili e sentirsi dire, a denti stretti, da alcune parti sociali, “Grazie per aver salvato tutti i posti di lavoro”. Sarà per questo che si lavora anche 20 ore al giorno, sabati e domeniche comprese.
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Ristrutturazione aziendale
turnaround è, invece, in genere affidato a manager che si focalizzano sullo sviluppo di lungo termine dell’impresa, i quali sono supportati da professionisit esterni per la predisposizione del piano economico finanziario. Dal punto di vista della successione logica delle attività da svolgere e della specializzazione degli strumenti da adottare nel caso di crisi di impresa, è necessario, quindi: - Ottenere il risarcimento ovvero garantire il ritorno delle condizioni di equilibrio economico finanziario, recuperando il consenso sul progetto imprenditoriale da parte degli stakeholders. - Sviluppare successivamente o contestualmente, una volta avviato e consolidato il risanamento, il turnaround, in grado di sviluppare l’impresa oltre gli obiettivi di semplice sopravvivenza. In altri termini risanamento e turnaround sono attività strettamente interconnesse e sequenziali dove la prima è presupposto la seconda, ma in ognuna delle fasi cambiano priorità e obiettivi, orizzonte temporale e attori coinvolti. La fase di risanamento potrebbe poi essere ulteriormente suddivisa, per esigenze di chiarezza rappresentativa, in due sub-fasi
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dove, ulteriormente, diversi sono gli obiettivi e la priorità da raggiungere. Risanamento e sviluppo (turnaround) possono essere quindi rappresentati come la sequenza delle seguenti fasi - Fase dell’emergenze del risanamento: l’obiettivo è quello di garantire la sopravvivenza dell’azienda attraverso la ricerca dei flussi di cassa minimi per soddisfare le necessità non prorogabili; il focus dev’essere posizionato sulla ricerca di attività che nell’immediato riescano a contribuire a questo obiettivo (anche se accompagnate da redditività negativa). - Fase di stabilizzazione nel risanamento: si passa dalla logica finanziaria a quella economica, cercando di creare i presupposti a finchè l’azienda possa tornare alla redditività; - Fase di ritorno alla crescita (o turnaround): una volta recuperata la redditività ci si occupa di sviluppare la propria quota di mercato ed attuare gli obiettivi strategici di medio-lungo termine. Come evidenziato in precedenza dal successo delle fasi di risanamento dipende lo sviluppo e quindi il completamento del turnaround. È altresì possibile affermare che, dal raggiungimento degli obiettivi posti nella fase di sviluppo dipenda
Trasparenza e concretezza In questi momenti di particolare criticità dei mercati, la trasparenza e il rispetto delle regole sono sempre più necessarie per le aziende Che oggi, anche ai loro consulenti, chiedono chiarezza sui costi e sui possibili risultati concreti Alle imprese oggi serve essere supportate soprattutto nei momenti delicati delle scelte strategiche. “In particolare nella materia societaria, quella del diritto del lavoro, gestendo la contrattualistica e l’eventuale contenzioso giudiziale, ovvero nella relazione con le banche, ambito che spesso vede dei veri e propri abusi a danno degli imprenditori” spiegano gli avvocati dello Studio legale Novara Maggiora Iervese di Torino, (lex@consulenza-impresa.it) membro fondatore della partnership “Consulenza d’Impresa” che riunisce diverse realtà
professionali consolidate da un decennio, in cui operano avvocati civilisti e penalisti, commercialisti, consulenti del lavoro e revisori dei conti. “In quest’ottica stiamo supportando i nostri clienti attraverso l’analisi degli estratti conto bancari, per verificare che il totale addebitato per componenti anatocistiche e varie commissioni applicate dalle banche, non costituiscano condizioni illegittime che, come tali, devono venire rimborsate. La pre-verifica viene proposta gratis ai nostri clienti. Abbiamo ottenuto importanti risultati”. Nel campo delle ristrutturazioni aziendali,
altra materia d’attualità, lo Studio supporta i clienti nell’analisi delle opportunità di rilancio che i nuovi strumenti giuridici offrono così come richiesto dal mercato. “Per ogni attività giudiziale, abbiamo scelto la trasparenza, presentando sempre un preventivo di spesa, mentre per l’attività stragiudiziale proponiamo formule annuali di consulenza onnicomprensive a forfait, in modo da dare certezza di spesa. Siamo convinti che solo affiancando concretamente gli imprenditori nel lavoro di ogni giorno possa nascere una virtuosa collaborazione tra avvocato e cliente”.
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molto spesso, la “tenuta” dei progetti di risanamento, in quanto gli stessi si basano, spesso, sui risultati dei prospettici dell’impresa con orizzonte temporale anche superiore di cinque anni. Le fasi nelle quali può essere declinato il progetto di risanamento sono caratterizzate da obiettivi, strategia attuativa, strumenti e durata profondamente diversi, che presuppongono professionalità da parte degli attuatori notevolmente differenziate. Questo diverso approccio, viene ancora più evidenziato analizzando le modalità con le quali, nelle diverse fasi di articolazione del progetto di risanamento, viene governato il rapporto tra l’impresa ed il mercato dei suoi prodotti /servizi. Dal confronto con gli operatori oltre che dalla letteratura esistente è stato possibile proporre un modello generale relativo al progetto di risanamento dell’impresa in crisi, approfondendo la sua composizione, il suo iter formativo e gli aspetti afferenti la sua comunicazione sia all’interno dell’azienda sia al suo esterno. Sono stati analizzati, infine, i collegamenti esistenti la dimensione economico-aziendale e quella giuridica relativamente a questo argomento.
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Sigarette elettroniche
Svapare sì. Svapare no. Svapare forse... Sono le vere star del momento, tutti ne parlano, con il rischio, però, di aumentare la confusione degli svapatori o degli aspiranti tali. I dati certi? Il fatturato intorno al prodotto è in continuo aumento, è meno dannosa delle sigarette (ma non innocua) e i ragazzi devono starci alla larga a cura di matteo grimaldi
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Sigarette elettroniche i sono le pen style, quelle simili a delle pipe, le cosiddette i-paip e quelle in versione mini, cioè di dimensioni del tutto simili a quella di una sigaretta tradizionale. Di certo però, in qualsiasi forma siano, hanno rivoluzionato il mondo del tabacco.
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Le sigarette elettroniche oggi contano un fatturato in continuo aumento: i negozi specializzati in questo tipo di prodotti aumentano a macchia d’olio in tutte le città, fino a oggi se ne calcolano circa 1500. Un numero proporzionale all’esercito dei nuovi svapatori: l’attuale consumo
giornaliero calcolato per i 2 milioni di “svapatori” italiani è infatti di circa 300.000 flaconi, e secondo le previsioni dell’Anafe, l’Associazione nazionale fumo elettronico, il mercato delle sigarette a vapore quest’anno nel nostro Paese toccherà circa i 350 milioni di fatturato. Tuttavia, tra i calcoli matematici sul nuovo business e dati alla mano, le incertezze maggiori riguardano ancora l’aspetto in realtà più importante: svapare fa bene o no? La risposta a quanto pare ancora divide gli animi. La voce più autorevole, quella dell’Istituto Superiore della Sanità, di certo non è mai stata incoraggiante, visto che fin dall’inizio ha affermato che non ci sono evidenze scientifiche tali da dimostrare che la sigaretta elettronica sia efficace nel combattere la dipendenza al fumo, nè si possano dare dati certi sugli effetti futuri di prodotti che contengono quantitativi di nicotina, seppur bassi. Ovvero: la sigaretta elettronica è meno tossica di quella tradizionale, ma non innocua. Molti gli oncologi, di contro, ricordano che tutte le sostanze tossiche che stavano sulla cartina, con l’e-cig non si aspirano più e che, inoltre, può essere una buona alleata nel difficile percorso che porta a smettere del tutto. Una conferma
che arriva anche dall’Università di Catania, dopo aver analizzato per un anno il comportamento di 300 fumatori non intenzionati a spegnere le bionde: ebbene, dallo studio condotto, l’8,7% dei fumatori ha abbandonato il tabacco e tre quarti hanno fatto a meno anche delle e-cig. Risultati in netto contrasto, invece, con quelli dell’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità, secondo cui su 500 fumatori presi ad esame solo il 10% di chi è passato alla e-cig ha effettivamente smesso, e il 29% del campione ha continuato a fumare sia le sigarette tradizionali e che quelle elettroniche. Negli ultimi tempi, ad agitare ancora di più le acque, poi, ci ha pensato anche il settimanale “Il Salvagente” denunciando la presenza di vari metalli pesanti (e cancerogeni) nei liquidi delle e-cig, come piombo, cadmio, cromo e arsenico. Il settimanale, per arrivare a questa conclusione li ha fatti analizzare dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, e ad accertare il caso è intervenuto il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, che da tempo indaga su questi prodotti. Il problema sarebbe da imputare al fatto che ancora non esiste una precisa normativa di riferimento che stabilisce nel dettaglio
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Sigarette elettroniche
le sostanze ammesse e i relativi limiti, né tanto meno esistono severi controlli, chiesti a gran voce dagli stessi produttori di e-cig che puntano il dito piuttosto contro i prodotti importati dall’estero. A questo punto, l’unico dato certo, in questa specie di “babele a vapore”, su cui sembrano essere tutti concordi è che ai ragazzi bene non fa, non fosse altro che per lo svantaggio di mantenere la gestualità del fumare, che è poi una delle componenti che radicano nel tempo l’abitudine. Quindi bandita dalle scuole e naturalmente, vietata ai minori di 16 anni, almeno per questa
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fascia una regolamentazione univoca esiste. Per il ministro della Salute, l’e-cig non è un farmaco. Per l’Europa la sigaretta elettronica superiore a 1 grammo di nicotina dovrebbe essere venduta in farmacia. Per l’Italia no. La posizione del ministro della Salute è netta, ed è stata espressa chiaramente a Lussemburgo: Beatrice Lorenzin è contraria a inserire la sigaretta elettronica tra l’elenco dei farmaci e alla sua vendita nelle farmacie italiane perché, ha spiegato, “sarebbe come far credere alla gente che la sigaretta elettronica sia quasi come una cura contro il tabagismo, quando di fatto così non è”.
Marsiglia
Arte, benessere e relax nella capitale della cultura del 2013 Un breve viaggio nella cittĂ francese tra parchi, musei e luoghi del benessere. Ecco tutte le cose da non perdere, dal vecchio porto alle acque turchesi delle Calanques a cura di matteo grimaldi
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I
l richiamo all’arte in ogni angolo, paesaggi di lavanda, parchi naturali, il profumo delle zuppe di pesce. Marsiglia è stata nominata ad Aprile Capitale europea della cultura e per tutto il 2013, insieme alla città slovacca di Kosice, deterrà lo scettro di questo prestigioso riconoscimento creato dall’Unione Europea. In questi mesi infatti il volto della città è in continua trasformazione, e in un susseguirsi di manifestazioni culturali, installazioni artistiche e nuove aperture museali, sembra letteralmente travolta dal suo programma di oltre 500 eventi che ne fanno indiscussa regina dello scambio dell’arte. Ma il fascino di questa città, la seconda per grandezza di tutta la Francia, non si limita solo agli aspetti culturali: illuminata dal sole del sud francese, tra le sue distese naturali e le acque turchesi delle Calanques che sono le fascinose formazioni geologiche sommerse in parte dal mare, Marsiglia è infatti anche uno dei luoghi migliori per staccare la spina e rigenerare mente e corpo. Prima di tutto per il verde, grande protagonista della città al pari di teatri e musei: la metà del territorio infatti è “green”, tanto che si contano circa 400 ettari fra parchi e giardini pubblici. Tra quelli da non perdere, ci sono il parco Valmer, il parco Longchamp, il parco Pastré e, alla francese, le Parc Borély, l’incredibile distesa dove potere apprezzare oltre ai giardini botanici e al lago per praticare il canottaggio, un castello del XVIII secolo. Luoghi ameni, insomma, dove far riposare mente e corpo, per passeggiare tra la natura più verde e perdersi nell’infinita varietà delle specie di piante custodite dal cuore di questa città.
Immancabile poi per “un ideale percorso benessere” la vista del promontorio sulla baia marsigliese, la Corniche, alla fine della quale si trova anche la principale spiaggia di Marsiglia, cioè la spiaggia Del Prado, celeberrima per i suoi oltre tre chilometri di sabbia fine. Già, perché oltre la natura, Marsiglia è anche e soprattutto mare. Antica città portuale fondata dai Greci, la città infatti ancora oggi dipende in grandissima parte dal porto per il proprio reddito.
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Marsiglia
Lo stesso da cui sono entrati migliaia di artisti nel tempo e lo stesso dove si sono fermati per lasciarsi ispirare nelle loro produzioni. In particolare, poi, la spiaggia del Prado, grazie al fatto di essere accarezzata da una costante brezza è adatta agli appassionati di windsurf e a quelli di aquiloni, che in particolari modo a Settembre, in occasione del festival del vento, colorano tutto il suo cielo, dando vita a un incredibile spettacolo di suoni, luci e colori che è, appunto, le Festival du vent. Allontanandosi dal mare, poi molti sono i luoghi da visitare nell’antica città. La strada principale è la Canebière, che attraversa il centro storico per circa un chilometro, dal quartiere Réformés al vecchio porto, che negli ultimi mesi è stato interamente riqualificato. Ed è proprio qui, infatti, in questo luogo ritrovato di Marsiglia, reso area pedonale, che si svolgono la maggior parte degli eventi estivi di “Marsiglia 2013”. Da non perdere poi sono anche la Basilica Notre-Dame-de-la-Garde che domina la città da una piccola collina e Il Museo storico (anche questo recentemente rinnovato, in occasione del riconoscimento europeo) che racconta la storia della città dalla preistoria, passando dal periodo romano al Medioevo.
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Ricca di storia, Marsiglia è però anche una città molto moderna, una capitale dinamica in pieno sviluppo. Negli ultimi anni, infatti, sono sorti numerosi edifici avveniristici firmati da architetti famosi in tutto il mondo, tra cui anche il nostrano Stefano Boeri che ha dato vita alla Villa Méditerranée, ma come no citare anche l’Euromed, il nuovo polo culturale che ospita un multiplex e un hotel ideato da Massimiliano Fuksas, e il MuCEM, Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo che ospita esposizioni, un auditorium, negozi, caffè e ristoranti. Infine, per un po’ di shopping che, nelle giuste dosi, fa bene allo spirito, l’ideale sono le piccole stradine di Le Panier, una delle zone più antiche e multiculturali della città, attraversata da negozietti pieni dei saponi di Marsiglia rinomati in tutto il mondo, di profumi di lavanda e di boutique tipicamente francesi. Mentre i luoghi più trendy si trovano nella parte sud, attorno alla zona di Cours Julien che si è guadagnata una reputazione di quartiere bohémien alternativo oppure a Place Jean-Jaurès. Ma se il benessere passa anche dalla tavola, in un breve viaggio di gusto e relax intorno a questa storica città non si può dimenticare di fare anche una piccola incursione in cucina.
Per ovvie ragioni, da queste parti, incontrastato domina il pesce e in particolare il piatto tipico è la bouillabaisse, una zuppa a base di scorfano, rana pescatrice, triglie, cicale di mare e altri tipi di pesce, che sposano zafferano, finocchio e aromi d’arancia. Oltre alla particolarità del piatto, poi, qui a Marsiglia anche il modo di servire questa zuppa è del tutto tipico: prima, infatti, viene portato il brodo di pesce con un po’ di rouille, una salsa provenzale piccante al gusto di pesce versata su crostini o pane, e poi in un piatto a parte il pesce saltato in olio d’oliva con altra rouille. Passando alle bevande, infine, il tipico abbinamento con il pesce è con il vino bianco, tuttavia la Provenza è famosa soprattutto per i suoi vini rosati: dunque un assaggio vale la pena di farlo. Mentre per gli stomachi più forti e temerari c’è il “verre de pastis”, il bicchiere
del tipico liquore francese al gusto di anice. Molti dei ristoranti caratteristici si trovano al Vieux-Port o nella zona di Notre-Dame-du-Mont ma ovunque la cucina francese può assicurare grandi soddisfazioni del palato. Per alloggiare, infine, non c’è che l’imbarazzo della scelta. In città si contano infatti circa 7320 camere d’albergo, per tutte le tasche, dal cinque stelle alla piccola pensione familiare. Ma se l’obiettivo della vacanza è il relax, tra gli hotel con Spa e centri benessere ci sono, ad esempio, il Novotel Marseille Vieux Port, il Sofitel Marseille Vieux-Port, Les Bains du Harem, tutti alberghi con piscina all’aperto, riscaldate e non, centri benessere e centri fitness, o anche le Centre du bien être Château Berger e la Zein oriental spa, dove rivivere le atmosfere orientali tra luci soffuse, sale hammam e massaggi con oli profumati. Bon voyage...
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