Gennaio – Febbraio / January – February 2014
A Praga tira vento d’Europa From Prague European wind blows
In memoria di Natalja Gorbanevskaja In memory of Natalia Gorbanevskaja
Škorpion, raffiche e misteri Škorpion, bullets and mysteries
Engineering Gas industriali e medicinali
Servizi
Healthcare
Saldatura e beni industriali
Il Gruppo SIAD Il Gruppo SIAD è uno dei principali operatori nel settore dei gas industriali e medicinali. Fondato a Bergamo nel 1927, vanta una solida tradizione ed esperienza e, nel tempo, ha saputo diversicarsi geogracamente e settorialmente. SIAD è presente con unità produttive e commerciali in Italia, su tutto il territorio, e nel Centro-Est Europa in dodici diversi Paesi, tra cui la Repubblica Ceca. L’attività del Gruppo SIAD è, inoltre, notevolmente variegata, estendendosi a settori in sinergia con quello dei gas: engineering, saldatura e beni industriali, healthcare e servizi. Per maggiori informazioni sul Gruppo SIAD: www.siad.com/gruppo_siad.asp
SIAD S.p.A. Gas, tecnologie e servizi per l’industria.
www.siad.com
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sommario
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pag. 18
politica politics
pag. 20
Editoriale Editorial
pag. 7
Appuntamenti futuri Future Events Sognando la Primavera di Mosca Dreaming of a Moscow spring
A Praga tira vento d’Europa From Prague European wind blows
economia e mercato / markets and data
pag. 12
pag. 24
pag. 16
pag. 26
pag. 17
pag. 30
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Filippo Falcinelli, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Jan Kolb, Maurizio Marcellino, Ernesto Massimetti
La rivolta di Kiev vista da Praga The Kiev revolts viewed from Prague Il mese de La Pagina Calendario Fiscale Tax DeadLines
Macroeconomia Economics
Progetto RC Suggests Ispirazioni italiane nel nuovo Codice civile ceco Italian inspirations in the new Czech Civil Code
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Gennaio – Febbraio / January – February 2014
pag. 32
Jan Werich, un attore leggendario Jan Werich, a legendary actor
pag. 36
I cechi e il tè, tra cultura e business Czechs and tea, between culture and business
pag. 40
pag. 46 Novità editoriali New Publications
pag. 48
Škorpion, raffiche e misteri Škorpion, bullets and mysteries
pag. 52
Nohavica, il poeta della Rivoluzione di Velluto Nohavica, the Velvet Revolution poet
summary
cultura / culture
L’Ospedale Na Františku St. Francis Hospital
pag. 44 Anniversari cechi Czech Anniversaries
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
sport / sport
pag. 56
Alena Šeredová: la praghese d’Italia Alena Šeredová: The Bohemian of Italy
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2014 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 10.2.2014 Foto di copertina / Cover Photograph Praga e la Ue Prague and the Eu
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editoriale
Cari lettori, con l’avvento del nuovo governo, insediatosi a fine gennaio, il primo cambiamento che ci sembra di coglie‑ re è il cambio di rotta della Repubblica Ceca rispetto alla Ue. Questo il tema al quale dedichiamo il nostro articolo di apertura. In realtà siamo ancora agli inizi e il rischio di giudizi affrettati è notevole, ma l’atteggiamento di que‑ sto esecutivo verso Bruxelles appare del tutto diverso rispetto al passato, più propositivo, con maggiore voglia di essere parte attiva della grande fa‑ miglia degli stati europei. Ammaina‑ to il vessillo dell’euroscetticismo, per‑ sino l’ingresso di Praga nell’Eurozona potrebbe non essere così lontano. Voltando pagina, il rimbombo delle grandi manifestazioni antigoverno di Kiev non poteva che risuonare in modo preoccupante anche in Repub‑ blica Ceca, un paese dove i cittadini ucraini costituiscono la più grande comunità di stranieri (tralasciando chiaramente i cugini slovacchi). L’at‑ tualità di questi giorni ci ha spinto a conoscere meglio la situazione di questi immigrati, che sognano un futuro di prosperità e libertà per il
Dear Readers, With the arrival of the new government which took office in late January, the first change which makes an impression is the new route taken by the Czech Republic regarding the EU. This is the topic to which we devote our opening article. In fact it is still the beginning and the risk of hasty judgement is considerable, but the attitude of the executive branch towards Brussels seems totally different to in the past, more proactive, more desire to be an active part of the great family of European states. With the level of Euroscepticism dropping, even Prague’s entrance into the Eurozone may not be so far away.
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proprio Paese, nel quale un giorno si augurano di tornare. A proposito di popoli che sognano la libertà, in questo numero trovate un articolo su Natalja Gorbanevskaja, la dissidente e poetessa russa recente‑ mente scomparsa, che nell’agosto del 1968 manifestò sulla Piazza Rossa di Mosca in difesa della Cecoslovacchia occupata. Ad arricchire la rivista una serie di altri argomenti. Oltre alle consue‑ te rubriche sulle novità legislative, sull’andamento dell’economia e sul
cinema ceco, vi segnaliamo la presen‑ tazione dell’ospedale Na Františku, il più antico centro medico del Paese, e le pagine dedicate alla Škorpion, la storica e letale mitraglietta di produ‑ zione ceca. Troverete di certo interessante anche un approfondimento sulla sorpren‑ dente passione dei consumatori locali per il tè e un ritratto di Jarek Nohavi‑ ca, il re della canzone d’autore in Re‑ pubblica Ceca.
Turning page, the rumble of the huge anti-government demonstrations in Kiev could only resonate in an alarming way in the Czech Republic, a country where Ukrainian citizens make up the largest foreign community (obviously ignoring the Slovak cousins). The timeliness of these days has prompted us to better know the situation of these immigrants, who dream of a future of prosperity and freedom for their country, where one day, they hope to return. Regarding people who dream of freedom, in this issue you will find an article about Natalya Gorbanevskaya, the Russian poet and dissident who passed away recently, in August 1968
she protested in Red Square, Moscow in defense of occupied Czechoslovakia. We enrich the magazine with a variety of other topics. In addition to the usual columns on legislative news, on economics and Czech cinema, we highlight the presentation of the hospital Na Františku, the oldest medical center in the country, as well as the pages dedicated to Škorpion, the historical, lethal Czech produced machine gun. There is certainly also interesting insight into the amazing passion of local consumers for tea, and a portrait of Jarek Nohavica, the king of song writing in the Czech Republic.
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Buona lettura
Enjoy the read
politica politics
A Praga tira aria d’Europa From Prague a European wind
Il nuovo governo non agita più il vessillo dell’euroscetticismo e l’ingresso nell’eurozona potrebbe non essere così lontano di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
The new government has stopped waving the banner of Euro scepticism, and entry into the Eurozone might not be so far off
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Il primo ministro Bohuslav Sobotka / The premier Bohuslav Sobotka
Sobotka dovrà mantenere gli equilibri con Babiš e l’ingombrante presidente Zeman Sobotka will have to maintain the relations with Babiš and the awkward president Zeman
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La chimera dell’euro e la fine dell’eu‑ roscetticismo potrebbero essere dietro l’angolo per Praga. La nuova coalizione, nata dopo una lunga at‑ tesa, la più lunga della storia ceca (95 giorni dopo i risultati elettorali), sembra avere le carte in regola per puntare all’obiettivo e guardare alla moneta unica europea e al rapporto con Bruxelles in maniera positiva e
senza preconcetti. Per la prima volta nella storia del Paese, infatti, il mi‑ nistro degli Esteri e il primo ministro sono sulla stessa lunghezza d’onda e soltanto un ministro delle Finanze che vuole fare la parte del protagoni‑ sta potrebbe mettere i bastoni tra le ruote al piano di Praga. I protagonisti di questa storia, che potrebbe avere un lieto fine, sono il nuovo premier
Bohuslav Sobotka, capo dei Social‑ democratici (Čssd), il ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek (Čssd), filo‑ europeo, e il ministro delle Finanze Andrej Babiš, noto tycoon ceco che sul tema euro ha già dato la sua versione: un sì con riserva. Babiš a domanda diretta sull’adozio‑ ne dell’euro da parte della Repubblica Ceca e sui tempi, ha risposto, scriven‑
The chimera of the euro and the end of Euro scepticism could be just around the corner for Prague. The new coalition, that was formed after a long wait, the longest in Czech history, (95 days after the election results), seems to have what it takes to face this objective and deal with the single European currency issue, including its relationship with Brussels in a positive manner and without bias. For the first time in the history of the Country, in fact, the Foreign minister and the Prime minister are on the same wavelength, and it is only the Finance minister who wants to play the part of the protagonist, which could put a spoke in the wheel on the Prague plan. The protagonists of this story, which could have a happy ending, are the new Prime minister Bohuslav Sobotka, leader of the Social Democrats (ČSSD), the pro-European Foreign minister Lubomír Zaorálek (ČSSD), and the Finance minister Andrej Babiš, the well known Czech tycoon, who has already expressed his
views on the euro: a yes, with reserve. Following a direct question on the adoption of the euro by the Czech Republic and on its timing, Babiš wrote on Facebook: “I do not think the issue will be solved by this government”. A way, on the one hand, to avoid taking up an absolute position and also to wash his hands of a difficult issue, but at the same time, to be able to turn back on his decision, if necessary. However, the tycoon, after a meeting with President Zeman, stated that he had nothing against the adoption of the euro, “on condition – he added – that we will not expected to pay Spain’s and Greece’s debts”. For Zaorálek, instead, “there is no longer any time to discuss the pros and cons, or sit back and wait for the single currency to fail. There is no other alternative for the Czech Republic, but to fulfil the commitments of 2004 when it joined the EU”. But what is it that has actually changed in the last eight years with the Sobotka government – that was
formed after a long and controversial gestation, caused above all by difficult relations between the awkward Czech President Miloš Zeman and the new Prime minister? For the first time the position of the Foreign minister is not a minority one, and above all, not in contrast with the Prime minister, as had been the case with the Topolánek or Nečas government. Furthermore, Zaorálek is part of the majority party and even in this case a situation that had not occurred in the last executive with Karel Schwarzenberg. According to political commentators, Sobotka, Zaorálek and the former European Commissioner Vladimír Špidla (now advisor to the Prime minister) can form a very strong proEuropean team with two objectives: to strengthen relations with the EU, eliminating Czech reserves also on the Fiscal Compact, and adopt the euro. To this team we should also add MisterEuro, Tomáš Prouza, who in the years 2004/2006, when he was a very
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do su Facebook: “Non credo che la cosa riguarderà questo governo”. Un modo, da un lato per non prendere una posizione assoluta e per lavarsi le mani di una questione difficile, ma nello stesso tempo per poter tornare eventualmente sui suoi passi. Il ty‑ coon, però, dopo un incontro con il presidente Zeman aveva dichiarato di non avere comunque niente contro l’adozione della moneta europea, “a condizione – aveva precisato – che non tocchi a noi pagare i debiti di Spagna e Grecia”. Per Zaorálek, inve‑ ce, “non c’è più tempo per discutere dei pro e contro oppure stare a guar‑ dare e aspettare che la moneta unica fallisca. Non c’è altra alternativa per la Repubblica Ceca se non quella di rispettare gli impegni presi nel 2004 con l’ingresso nell’Ue”.
Ma cosa è davvero cambiato rispetto agli ultimi otto anni con il governo Sobotka, venuto alla luce dopo una lunga e controversa gestazione legata soprattutto ai rapporti difficili tra l’in‑ gombrante presidente ceco Miloš Ze‑ man e il nuovo premier? Per la prima volta la posizione del ministro degli Esteri non è di minoranza e soprattut‑ to non è in contrasto con il primo mini‑ stro, come era avvenuto con il governo Topolánek o Nečas. Inoltre Zaorálek fa parte del partito di maggioranza, an‑ che in questo caso una situazione che non si era verificata negli ultimi esecu‑ tivi, con Karel Schwarzenberg. Secondo i commentatori politici So‑ botka, Zaorálek e l’ex commissario europeo Vladimír Špidla (oggi consu‑ lente del premier) possono formare una squadra filo-europea molto forte
con due obiettivi: rafforzare i rapporti con l’Ue, eliminando le riserve ceche anche al Fiscal Compact, e adottare l’euro. A questo team si dovrebbe ag‑ giungere anche Mister-euro, Tomáš Prouza, che nel biennio 2004/2006, da giovanissimo viceministro delle Finanze pose le basi del processo di adozione dell’euro nella Repubblica Ceca. Il premier conta di affidargli l’incarico di delegato del governo per le questioni europee. A questi elementi in prospettiva si aggiunge anche l’ipotesi, che di ora in ora è sempre più accreditata, che Jiří Rusnok, ex premier ad interim, venga nominato governatore della banca centrale nel 2016. Mossa, quest’ulti‑ ma, che porterebbe una pedina impor‑ tante nello scacchiere delle personalità interessate dalla strategia pro-Euro,
Il ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek / The Foreign minister Lubomír Zaorálek
young Deputy Finance minister, laid down the foundations of the process for the adoption of the euro in the Czech Republic. The Prime minister intends to delegate him to represent the government on EU matters. To these elements, in perspective, there is also the hypothesis, (that is
becoming more likely by the hour), that Jiří Rusnok, the former interim Prime minister, will be appointed governor of the central bank in 2016. A move that would prove to be a valuable asset among the personalities involved in the pro-euro strategy, especially following the glacial attitude
of the Česká Národní Banka towards the single European currency, in recent years. But besides the possible criticism on the sacrifices that the Czech Republic would have to face in meeting the Maastricht criteria, it is clear that the decision to adopt the euro is political rather than economic.
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Elezioni Europee 2014 Comunicato relativo alle Elezioni del Parlamento Europeo da tenersi fra giovedì 22 e domenica 25 maggio 2014 Termine per la presentazione della domanda di voto presso le sezioni elettorali da parte dei connazionali temporaneamente presenti nel territorio dei Paesi Ue per motivi di lavoro o studio e dei familiari con essi conviventi Al fine di poter esprimere il voto per i membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia presso le sezioni elettorali istituite nel territorio degli altri Paesi membri dell’Unione, gli elettori italiani non iscritti nell’elenco degli elettori residenti negli altri Paesi membri dell’Unione e che ivi si trovino per motivi di lavoro o di studio, nonché gli elettori familiari con essi conviventi, devono far pervenire entro il 6 marzo 2014 al Consolato competente apposita domanda diretta al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti. Le domande dei richiedenti dovranno essere redatte sulla base del fac-simile disponibile sul sito web dell’Ambasciata d’Italia in Praga (www. ambpraga. esteri. it), dove sono riportate ulteriori informazioni e comunicazioni in merito. Contatti Ufficio consolare di Praga Email: consolare.praga@esteri.it Telefono: (00420) 233 080 111
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politica politics
soprattutto dopo l’atteggiamento gla‑ ciale mostrato dalla Česká národní Banka nei confronti della moneta uni‑ ca europea negli ultimi anni. Ma al di là delle possibili critiche sui sacrifici che la Repubblica Ceca dovrà affrontare per soddisfare i criteri di Maastricht, è chia‑ ro a tutti che la decisione di adottare l’euro è politica più che economica. La partita, quindi, si sposta su quanta vita e stabilità avrà il governo appena inse‑ diatosi, formato da Čssd, Ano e KduČsl. Quattro anni, se il governo dovesse concludere il suo mandato, potrebbero non bastare. E lo stesso Rusnok ha parlato del 2020 come data utile per l’adesione all’Eurozona. Sul tema, però, al di là della volontà e delle possibili date, sono emersi in queste settimane atteggiamenti on‑
The outcome depends on how much life and stability the new government is going to have and that is formed by the Čssd, Ano and Kdu-Čsl parties. Four years, if the government were to conclude its mandate, may not be enough. And Rusnok himself has referred to the year 2020 as the date for accession to the Eurozone. Despite the amount of good will and possible dates, however, in recent weeks wavering attitudes have emerged: even Sobotka and Zaorálek attacked from under cover. The Prime minister explained that “in order to take a step of this kind you need wide consensus, which we do not have in
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divaghi: gli stessi Sobotka e Zaorálek hanno lanciato il sasso e nascosto la mano. Il premier ha spiegato che “per compiere un passo di questo genere è necessario un ampio consenso, che oggi nel nostro Paese non esiste”. E il ministro degli Esteri, nonostante cal‑ deggi “un radicale cambio di rotta” in tema di Europa, ha intiepidito la que‑ stione moneta unica passando il testi‑ mone ai “prossimi”: “Al momento un termine preciso di adozione dell’euro il prossimo governo non sarà in grado di fissarlo, ma dobbiamo fare in modo di tenere alta l’attenzione delle imprese e degli esperti su questo tema”. Babiš, dal canto suo, soprattutto in campa‑ gna elettorale aveva sfruttato la sua posizione di esportatore per dire la sua: “Mantenere la nostra moneta è uno strumento indispensabile per sti‑ molare e difendere la nostra economia che si fonda soprattutto sull’export. Lasciatevelo dire da me, che sono, con il mio gruppo di aziende, il quarto esportatore del Paese e mi occupo di commercio con l’estero da una vita”.
Mentre si dibatte sul tema Europa, il governo di coalizione, capeggiato dai Socialdemocratici della Čssd, che sono tornati a guidare il Paese dopo otto anni, ha annunciato l’agenda. Per Sobotka le priorità sono “crescita economica, prosperità e la necessaria stabilità”. Per realizzare questi obiet‑ tivi dovrà fare affidamento sull’allea‑ to Babiš, uno degli uomini più ricchi dell’Europa centrale, che a sorpresa ha conquistato largo consenso nelle ultime elezioni, guadagnando per sé e per il suo partito ben sei delle 17 poltrone. Per il 2014 è prevista una crescita dell’1,5% ma secondo gli analisti si tratta di una marcia già ingranata e Sobotka e il suo governo dovranno soltanto cercare di sfruttar‑ la al massimo. Per Babiš la ricetta è facile: no all’aumento delle tasse per il 2014 e riduzione delle spese del go‑ verno. Altro obiettivo da raggiungere la trasparenza e la lotta alla corruzio‑ ne: il rapporto di Transparency Inter‑ national ha piazzato Praga addirittura dopo il Ruanda.
our Country today”. And the Foreign minister, even though he is promoting “a radical change of course” on Europe, he has cooled down the issue on the single currency by passing the baton on to the “next ones”: “At the moment the next government will not be able to fix a specific deadline for the adoption of the euro, but we have to maintain constant the attention of businesses and experts on this issue”. Babiš, for his part, especially during the election campaign, had taken advantage of his position as exporter in order to convey his opinion: “Keeping our currency is an essential tool to stimulate and defend our economy, that is largely based on exports. Allow me just to say that, in fact, with my group of companies, I am the fourth largest exporter in this Country and have been dealing with foreign trade for a lifetime”. While the debate on Europe is going on, the coalition government, headed
by the Social Democrats of the ČSSD, who have come back to govern the Country after eight years, has announced its agenda. For Sobotka the priorities are “economic growth, prosperity and the necessary stability”. To achieve these objectives he will have to rely on his ally Babiš, one of the richest men in Central Europe, who surprisingly won wide support in the last election, gaining for himself and his party no less than six of the 17 seats. By 2014 they are expected to grow by 1,5 %, but analysts warn that it already got off to a good start and Sobotka and his government will just have to exploit it to the full. For Babiš the recipe is easy: no increase in taxes for 2014 and a reduction in government spending. The other objectives to be achieved are transparency and the fight against corruption: the report of Transparency International has in fact ranked Prague even below Rwanda.
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La rivolta di Kiev vista da Praga
L’affollata messa domenicale è appena terminata e davanti alla basilica si for‑ mano tanti capannelli di persone. Per gli ucraini che vivono a Praga la chiesa ortodossa dell’Annunciazione di San‑ ta Maria – a Praga 2, zona di Albertov, poche centinaia di metri da Karlovo náměstí – è uno dei più consueti luo‑ ghi di incontro e di socializzazione. È qui che tutte le domeniche ascoltano la messa e poi si trattengono a parlare con amici e parenti sul marciapiede di fronte. Per molti di loro si tratta di una delle poche occasioni di svago, dopo una settimana dedicata solo al lavoro,
con ritmi spesso molto faticosi. È una opportunità per parlare la propria lingua, ricevere informazioni utili per la vita nel nuovo paese e magari fare qualche conoscenza. Oggi però, in questa gelida giorna‑ ta festiva di fine gennaio, si respira un’atmosfera del tutto particolare. Il turbamento è palpabile e sono in tanti quelli che continuano a farsi il segno della croce e a raccogliersi in preghiera davanti a un crocifisso di fianco all’uscita. “I nostri pensieri in questi giorni sono rivolti alle notizie che giungono da
Kiev” ci spiega padre Vasyl Stojka, con ancora indosso gli indumenti liturgici. “La gente è molto preoccupata. Prega perché si plachino i segnali di guerra civile”. L’evolversi della crisi – da quando il presidente Viktor Yanukovich ha de‑ ciso di non firmare l’accordo di part‑ nership commerciale con la Ue – è vissuta con il fiato sospeso. Questi immigrati in Repubblica Ceca sono tantissimi e costituiscono la comunità di stranieri più numerosa (tralascian‑ do chiaramente gli slovacchi). Sono i classici gastarbeiter, lavoratori ospiti,
Fra preghiere e solidarietà, l’ansia della comunità ucraina per le notizie che giungono dal proprio paese di Giovanni Usai by Giovanni Usai
Prayers and solidarity, the anxiety of the Ukrainian community towards news arriving from their country
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Padre Vasyl Stojka / Father Vasyl Stojka
The crowded Sunday mass has just ended and many small crowds of people form in front of the basilica. For Ukrainians living in Prague, the Orthodox Church of the Annunciation of St. Mary, in the area of Albertov, Prague 2, a few hundred metres from Karlovo náměstí, is one of the most popular places to meet and socialize. It
is here where they follow every Sunday Mass, and then they stay to talk with friends and family on the pavement opposite. For many of them, it is one of the few opportunities for recreation, after a week dedicated solely to working at often tiring rhythms. It is an opportunity to speak their own language, receive useful information for their life
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in their new country and perhaps make some acquaintances. Today, however, on this frosty holiday in late January, a very special atmosphere is felt. The anxiety is palpable, and there are many who continue to make the sign of the cross, and to gather in prayer in front a crucifix beside the exit.
attualità current affairs
The Kiev revolts viewed from Prague la manodopera a buon mercato per eccellenza. I titolari di un regolare permesso di soggiorno sono circa 120 mila, ma il numero dei clandestini è enorme, tant’è che la cifra reale degli ucraini in Repubblica Ceca potrebbe essere superiore a 200 mila persone. Le au‑ torità locali, soprattutto dopo l’inizio della crisi economica, hanno cercato di frenare questa immigrazione e soprattutto negli ultimi tempi hanno reso più severe le regole per il per‑ messo di soggiorno. Tutti però sono consapevoli che l’economia ceca – soprattutto in settori nevralgici come industria ed edilizia – non potrebbe forse andare avanti se non ci fossero gli immigrati ucraini. In Repubblica Ceca si stabiliscono so‑ prattutto a Praga, ma ad accoglierli sono anche le altre principali città, soprattutto i grandi centri industriali, dov’è maggiore le possibilità di trova‑ re una occupazione. Pur di lavorare si adattano alle mansioni più umili, le at‑
tività che i cechi non vogliono fare. Gli uomini sono impegnati in larga mag‑ gioranza nei cantieri edili oppure nelle fabbriche, spesso come manovalanza senza qualifica. Anche alle donne sono riservate mansioni più modeste, ad‑ dette alle pulizie, lavapiatti in mense e ristoranti. Fare la commessa o la came‑ riera è già un passo avanti. Ad unirli è il comune obiettivo di met‑ tere da parte qualche risparmio da in‑
“Our thoughts these days are directed towards the news arriving from Kiev,” explains Father Vasyl Stojka, still wearing liturgical garments. “The People are very worried. They pray so that the signs of civil war will blow over. “ The evolution of the crisis, since President Viktor Yanukovych decided not to sign the commercial partnership agreement with the EU, is being experienced with bated breath. The immigrants in the Czech Republic are many and constitute the largest foreign community (obviously ignoring the Slovaks). They are the classic gastarbeiter, guest workers, the cheap labor par excellence. The holders of a valid residence permit reach a number of about 120 000, but
the number of illegal immigrants is enormous, so much so, that the actual number of Ukrainians in the Czech Republic could be more than 200,000 people. Local authorities, especially after the start of the economic crisis, have tried to curb this immigration, and particularly in recent times have tightened the rules for the residence permit. Everyone however, is aware that the Czech economy, especially in key sectors such as industry and construction, could not possibly continue if there were no Ukrainian immigrants. In the Czech Republic they reside mainly in Prague, but they are also welcomed in the other major cities, especially the large industrial centres, where
viare in patria ai familiari. Comunque ben poco, visto che gli ucraini, fra tutti i lavoratori stranieri, sono quelli che in Repubblica Ceca percepiscono le retribuzioni medie più basse, meno di 15 mila corone al mese. Secondo le statistiche circa la metà dei cechi non li vede di buon occhio, con sussiego. “Forse è vero, ci guardano un po’ dall’alto in basso, ma fondamental‑ mente sono grato a questo paese di Fonte: Natalja Jaščik
La dimostrazione “Stop alla dittatura in Ucraina” a Praga, 26 gennaio 2014 / The demonstration “Stop dictatorship in Ukraine” in Prague, 26 January 2014
Fonte: Natalja Jaščik
there are greater chances of finding a job. In order to work, they adapt to menial tasks, ones the Czechs do not want to do. The men are engaged in a large majority of construction sites or in factories, often as manual laborers without qualifications. The women too are given more modest tasks, working as cleaners, dishwashers in restaurants and canteens. Being the clerk or waitress is already a step higher. The common goal for them is putting aside some savings to be sent home to family members. However, very little, since the Ukrainians, out of all foreign workers in the Czech Republic are the ones who receive the lowest average wages, less than 15,000 crowns per month. According to statistics approxi-
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avermi accolto e di avermi offerto la possibilità di lavorare. I cechi sono slavi come noi e anche la lingua è vicina alla nostra” osserva Oleg, lau‑ reato in economia al suo paese, che qui lavora come muratore e tutto ciò mately half of Czechs view them in a bad light, haughtily. “Maybe it’s true, we are looked down upon a bit, but basically I am grateful to this country for welcoming me and giving me the opportunity to work. The Czechs are Slavs like us, and also the language is similar to ours,” notes Oleg, a graduate in economics in his country, who works here as a builder and everything he manages to put aside is sent to Ukraine, where he left his wife and two children. Almost all of them are part of the migratory wave which began after the collapse of the Soviet Union, fleeing from a country which is increasingly heavily affected by the economic crisis. The inhabitants of Ukraine are about
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attualità current affairs
che riesce a metter da parte lo invia in Ucraina, dove ha lasciato la moglie e due bambini. Quasi tutti fanno parte della ondata migratoria iniziata dopo il crollo della Unione sovietica, in fuga da un paese che risente della crisi economica in ma‑ niera sempre più pesante. Gli abitanti della Ucraina sono circa 45 milioni, ma sono più di sette milioni quelli che han‑ no scelto la strada della emigrazione. “Le persone che frequentano la no‑ stra chiesa arrivano principalmente dalla zona occidentale del paese, la Transcarpazia, una delle più povere, quella con più disoccupati” sottolinea padre Stojka, il quale ricorda che pro‑ prio la Transcarpazia, dal 1918 al 1939 fece parte della Cecoslovacchia. Davanti alla Chiesa sono molto pochi quelli che hanno voglia di commen‑ tare l’attualità del proprio paese. C’è persino chi fa capire di temere possibi‑ li ritorsioni contro i familiari rimasti in patria. “I diritti più elementari da noi
sono calpestati e lo Stato si comporta spesso come un nemico” commenta una donna che si allontana subito con l’impressione di chi teme di aver già detto troppo. “Questa rivolta ci fa paura, la guerra civile sarebbe una tragedia, ma il no‑ stro è un paese che ha bisogno di una svolta radicale. Così non è più possibi‑ le andare avanti” spiega un altro che preferisce rimanere anonimo. Poche ore più tardi, nel centro di Praga si radunano gli ucraini che, nonostante i timori, decidono di scendere in piazza e unirsi alla protesta della folla di Kiev. Sono poche centinaia di persone. Sfi‑ lano lungo le vie del centro storico per poi radunarsi con striscioni e bandiere nella piazza della Città vecchia. Bersaglio degli slogan il presidente Yanukovich, che viene accusato di voler allontanare il paese dall’Euro‑ pa e di volerlo vendere alla Russia di Putin. “Quello è un dittatore che sta riducendo l’Ucraina alla fame e vuole
riportarci sotto il giogo del Cremlino” si infervora un giovane, che dice di essere a Praga per motivi di studio, e che mostra alcune foto di manife‑ stanti pestati dalla polizia a Kiev. “Ci sorprende l’inerzia della Ue davan‑ ti a questo scempio. Bruxelles sinora non è stata in grado di fare nulla di concreto per i nostri connazionali che lottano per i più elementari diritti di libertà e contro la prepotenza di que‑ sto regime” interviene una ragazza, anche lei con l’aria della studentessa. “Il nostro è il popolo più sventurato d’Europa. Dopo tutte le disgrazie del secolo scorso – fra totalitarismo stali‑ nista, fame ed epidemie, per non par‑ lare della tragedia di Čhernobyl – ora siamo davanti allo spettro della guerra civile” sussurra vicina alle lacrime Olga, laureata in storia nel suo paese, che qui a Praga si guadagna da vivere facendo pulizie a ore in un albergo e in case di benestanti. Con un solo sogno: poter presto tornare a casa, nella sua patria.
45 million, but there are more than seven million who have chosen the path of emigration. “The people who attend our church mainly come from the western part of the country, Transcarpathia, one of the poorest regions, the one with the most unemployed,” states father Stoj ka, who recalls that Transcarpathia itself, from 1918 to 1939 was part of Czechoslovakia. In front of the church, there are very few who are willing to comment on the
current situation of their country. There are even those who imply possible fear of reprisals against family members still living at home. “The most basic rights are trampled upon back home, and the state often acts like an enemy,” said a woman who goes away immediately, giving the impression of someone who fears they have already said too much. “This rebellion frightens us, a civil war would be a tragedy, but we are a country that needs a radical change. Things cannot go on like this,” said another who prefers to remain anonymous. A few hours later in the centre of Prague, Ukrainians gather, who despite the fear, decide to take to the streets and join the protest crowd in Kiev. There are a few hundred people. They march along the streets of the historic centre and then group together with banners and flags in Old Town Square. The slogans target President Yanukovych, who is accused of trying to divert the country from Europe and wanting to sell it to Putin’s Russia. “That guy
is a dictator who is reducing Ukraine to famine and wants to bring us back under the rule of the Kremlin,” says a heated young man, who claims to be in Prague for study, and shows some pictures of protesters being beaten by police in Kiev. “We are surprised by the inertia of the EU towards this massacre. Brussels has so far been unable to do anything concrete for our countrymen who are fighting for the most basic rights of freedom and against the arrogance of this regime,” a girl says intervening, with the look of a student. “Our people are the most ill-fated in Europe. After all the misfortunes of the last century, from Stalinist totalitarianism, to hunger and plague, not to mention the Chernobyl tragedy, now we are faced with the threat of civil war,” whispers Olga, close to tears, a graduate in history in her country, who is here in Prague to earn a living doing cleaning by the hour in a hotel, and homes of the wealthy. With only one dream: to soon return to her homeland.
Fonte: Tetyana Mikheyeva
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il mese de La Pagina
Dicembre 2013– Gennaio 2014
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(17 gennaio) Sobotka nuovo premier. Il presidente Miloš Zeman gli affida l’incarico dopo che sono trascorsi 83 giorni dalla data del voto e mai prima di oggi in Repubblica Ceca si era atteso così tanto per la nomina del nuovo primo ministro. Il cerimoniale di nomina si svolge in un clima di evidente freddezza fra capo dello stato e premier incaricato. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (18 gennaio) Il congresso della rifondazione Ods. Petr Fiala, ex rettore dell’Università di Brno ed ex ministro della Scuola, con tessera Ods solo da qualche mese, è eletto alla carica di nuovo presidente del partito. L’assise di conservatori, a Olomouc, rivoluziona i vertici, all’insegna del più completo rinnovamento, dopo gli scandali e le lotte intestine degli ultimi anni. I grandi sconfitti sono Miroslava Němcová e Jiří Pospíšil. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (29 gennaio) Si insedia nuovo governo. La cerimonia si svolge nella Sala della corona davanti al presidente Miloš Zeman. Dopo più di sei mesi di esecutivo tecnico, la Repubblica Ceca torna ad avere un governo fondato su un mandato politico, guidato dal socialdemocratico Bohuslav Sobotka e sostenuto da una maggioranza di centrosinistra, in salsa populista, formata da Čssd, Ano e Kdu-Čsl. Il voto di fiducia in programma a metà febbraio alla Camera.
Cronaca
(1 gennaio) Muore a Praga ambasciatore palestinese. Jamal al Jamal rimane vittima di una esplosione nella sede della rappresentanza diplomatica, dove la polizia ceca rinviene una serie di armi. Esclusa l’ipotesi dell’attentato, si indaga per uso incauto di esplosivo. La salma viene traslata dopo qualche giorno in Palestina. Gli abitanti del distretto di Suchodol chiedono al ministero degli Esteri di far spostare l’ambasciata in un’altra zona della città, perché ne ritengono pericolosa la presenza. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (7 gennaio) Un inverno eccezionalmente mite. Del tutto inconsuete le condizioni meteorologiche in Repubblica Ceca, con temperature ben al di sopra delle medie stagionali. Nelle campagne c’è addirittura il rischio delle pericolose punture delle zecche, un fenomeno assolutamente inconsueto. Crescono i funghi, germogliano le piante per non dire del modo con il quale anche la fauna selvatica reagisce a questo inverno bizzarro. Con le mani nei capelli gli operatori delle zone sciistiche. È il peggior inizio di stagione degli ultimi venti anni.
Economia, affari e finanza
(2 dicembre) Nostalgia di Made in Czechoslovakia. Il premier dimissionario Jiří Rusnok e quello slovacco Robert Fico, durante il loro incontro a Praga, parlano della possibilità – allo scopo di sostenere l’export dei due paesi – di rilanciare il vecchio marchio Made in Czechoslovakia. Sono infatti ancora numerosi i paesi, soprattutto in Asia e in Africa, che non distinguono fra i due stati indipendenti. Continuano a ricordare la Cecoslovacchia di un tempo e hanno ancora una elevata considerazione del Made in Czechoslovakia. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (10 dicembre) Ppf esce da Eph. Il gruppo di Petr Kellner vende la propria quota del 44,44% dell’Energetický a průmyslový holding per 1,1 miliardi di euro, circa 30 miliardi di corone. A comprarla sono gli altri soci: Daniel Křetínsky, Patrik Tkáč e il gruppo J&T. Per il Ppf si tratta di un corrispettivo di valore superiore di 10 volte rispetto ai 3 miliardi di corone pagati nel 2009 per questa partecipazione. Alla holding Eph fanno capo circa 30 aziende che operano nel
settore carbonifero, della produzione, commercio e distribuzione di elettricità e teleriscaldamento nonché nel commercio del gas. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 dicembre) Si accentua crisi demografica. In Repubblica Ceca nel 2013, alla fine del terzo trimestre, il numero di abitanti cala a 10.513.800 persone, quindi 2.300 in meno rispetto alla fine del 2012. Il numero dei neonati è inferiore a quello dei morti. Il numero di coloro che lasciano il paese è più elevato di quelli che arrivano. Lo annuncia Ufficio statistico. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 dicembre) Cambia proprietà Tančící dům. Il celebre palazzo Ginger e Fred viene acquistato da Pražská správa nemovitostí, società dell’imprenditore immobiliare Václav Skala. Il prezzo pagato è pari a 360 milioni di corone. A cederne la proprietà è la Cbre Global Investors. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (17 dicembre) J&T compra Intercontinental. Il gruppo ceco-slovacco rileva la proprietà dell’Hotel di Praga attraverso la controllata Best Hotels Properties. La compagnia possiede già alcuni cinque stelle a Bratislava, a Mosca e sui monti Tatra. A vendere è la Westmont Hospitality Group, che lo ha comprato nel 2010 per la somma di 2,6 miliardi di corone. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (19 dicembre) Riattivato il treno Praga-Mosca. Il tragitto ferroviario dura 28 ore (sei ore e mezzo in meno rispetto al passato). Eliminata la fermata intermedia di Varsavia, il treno non deve più fare sosta a Bohumín per la sostituzione della locomotiva. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (20 dicembre) Prestito record per Ppf. Ha un valore di 2,2 miliardi di euro ed è concesso da un pool formato da 24 banche. A darne notizia è Société Générale, arranger della operazione. Il prestito viene concesso al gruppo di Petr Kellner, nell’ambito della operazione di acquisto della Telefonica Czech Republic. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (23 dicembre) Nuova proprietà per Blesk e Reflex. Ringier Axel Springer CZ, casa editrice che pubblica i due giornali, viene comprata da Daniel Křetínský e Patrik Tkáč per 170 milioni di euro. Blesk è il quotidiano più venduto della Repubblica Ceca. La compagnia venditrice, Ringier Axel Springer Media AG, cede anche la propria quota della società di distribuzione Pns. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (23 dicembre) Record collegamenti su PragaRoma. Senza precedenti, a partire dalla prossima primavera, il numero dei collegamenti fra le due capitali. A contendersi i viaggiatori saranno ben sei compagnie, una concorrenza estrema che si riflette sulle tariffe, in calo costante. Una situazione del genere non si registra per nessun’altra destinazione, neanche per Londra, città per la quale vola da Praga il maggior numero di passeggeri. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (6 gennaio) Singer miglior governatore in Europa. Ad attribuire il prestigioso riconoscimento al numero uno della Banca centrale ceca è The Banker, il mensile inglese edito dal Financial Times. Singer commenta dicendo che questo è un premio alla decisione, lo scorso novembre, di svalutare la corona ceca. In ottobre Singer era stato premiato come miglior governatore dell’Europa centro est per il 2013 dalla rivista Emerging Markets. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (6 gennaio) Inaugurato il Florentinum. Il gruppo Penta apre ufficialmente il nuovo prestigioso complesso direzionale realizzato nel centro di Praga sulla Na Florenci, con un investimento di più di quattro miliardi di corone. Ha una superficie complessiva di 49 mila mq. Il 70% degli uffici e degli spazi commerciali risulta già affittato. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
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(9 gennaio) Nave record a Děčín. Dai cantieri della Boemia del nord salpa per Amburgo la nave più grande mai fabbricata in Repubblica Ceca (lunga 90 metri, larga 14 e alta dieci metri). A realizzarla è stata la Nova České Loděnice su incarico di un committente olandese. L’imbarcazione ha una stazza di 4500 tonnellate. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 gennaio) Alitalia riattiva Milano Praga. Con l’avvio dell’orario estivo 2014 la compagnia italiana tornerà ad operare il collegamento fra Linate e la capitale ceca. Sarà effettuato tre giorni alla settimana nel periodo dal 30 marzo al 25 ottobre. Gli aerei utilizzati su entrambe le rotte saranno nuovi Airbus A320 o A319. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (14 gennaio) Orrero raddoppia in Repubblica Ceca. La società italiana, produttore di formaggio di pasta dura tipo grana, con un fatturato lo scorso anno di 1,8 miliardi di corone, ha in programma entro il 2018 di raddoppiare la produzione dello stabilimento di Litovel (Olomouc). Attualmente l’azienda – fondata con un investimento di 21 milioni di corone nel 1996 – è in grado di lavorare 440 mila litri di formaggio al giorno, mentre alla fine del 2018 questa quantità dovrebbe essere portata a un milione di litri. Il 90% della produzione Orrero è diretto verso i mercati di esportazione, soprattutto quello italiano. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (14 gennaio) Lbbw vende sussidiaria ceca a Expobank. Si attende solo il via libera definitivo della Česká národní banka, poi degli organi di sorveglianza della Germania e della Russia. Expobank è il terzo istituto russo che entra nel mercato ceco dopo Sběrbank e Evropsko-ruská banka. È interamente di proprietà del finanziere Igor Kim. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (16 gennaio) Rep. Ceca 26° per libertà economica. La classifica mondiale è stilata da Heritage Foundation e The Wall Street Journal. Si tratta di tre posti in più rispetto alla graduatoria precedente, e sinora è la migliore posizione mai raggiunta da questo paese. L’indice è compilato tenendo conto dell’impegno dei paesi alla libera impresa in dieci categorie, tra cui la solidità dei conti pubblici. Prima è Hong Kong, seguita da Singapore e Australia. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (22 gennaio) Record di Iveco CR. Lo stabilimento di Vysoké Mýto nel 2013 ha prodotto 3.165 autobus, rispetto ai 2.773 dell’anno prima. Il 90% dei mezzi è stato venduto in 30 paesi. Francia, Italia, Germania, Slovacchia e Norvegia sono i principali mercati di export. Fra le commesse più significative quella relativa ai più di 200 autobus inviati alla azienda trasporti della città di Roma. Iveco CZ costituisce il principale sito produttivo della Iveco Bus, che fa parte della Fiat Industrial. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (28 gennaio) M&M da primato. Il mercato delle fusioni e acquisizioni nel 2013 ha raggiunto un valore complessivo record di 6,1 miliardi di euro (168 miliardi di corone). A far lievitare la cifra sono state in particolare due operazioni: la vendita dei due terzi della Telefonica ceca al gruppo Ppf per la somma di 2,5 miliardi di euro e la cessione della Net4Gas dalla tedesca Rwe al gruppo Allianz per 1,6 miliardi di euro.
Varie
(10 dicembre) Congedo trionfale di Vrba. Il nuovo Ct della Nazionale ceca, all’ultima partita come allenatore del Viktoria Plzeň guida la squadra alla vittoria contro i russi del Cska Mosca, centrando l’obiettivo della qualificazione per la Europa League. Una partita emozionante, risolta solo all’ultimo minuto, dopo aver rimontato lo svantaggio.
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Appuntamenti futuri
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Sabrina Salomoni
dal 3 al 12 marzo One World Film Festival
dal 20 al 28 marzo FebioFest 2014
27 marzo Il nichilismo e i giovani
Il 3 marzo s’inaugura il XVI Festival internazionale dei film documentari sui diritti umani. Organizzato dall’Ong Člověk v tísni, è la più grande rassegna al mondo sul tema, attira oltre 100mila spettatori e dopo Praga si sposta in altre 33 città ceche. La ca‑ pitale prepara dieci giorni di proiezioni ma anche di conferenze e dibattiti in cui scambiarsi opinioni e discutere dei film con autori ed esperti di diritti umani. L’edizione 2014 si focalizza sul tema del la‑ voro. One World dimostra quanto il cinema sia un mezzo efficace per imporre i diritti umani, svegliare la responsabilità di ognuno, promuovere attivismo civico e integrazione sociale. Durante l’evento viene consegnato il premio Homo Homini a personalità o gruppi impegnatisi a far valere i diritti umani. www.jedensvet.cz
Marzo è il mese del cinema. Dopo il One World, il 20 marzo parte dal Cinestar Anděl di Praga il FebioFest, Festival internazionale del cinema, che prosegue in una decina di altre città e si conclude a Zlín il 17 aprile. Il programma propone le migliori e più nuove pellicole al mondo, fra cui quella del regista italiano Gianni Amelio, richiama ospiti famosi, un pubblico di ogni età, stampa e distributori locali. La prima ospite d’eccezione annunciata è Barbora Bobuľová (nella foto), attrice slovacca naturalizzata italiana, a cui sarà dedicata una selezione dei suoi migliori film italiani. Questa XXI edizione riserva una sezione alla cinematografia nordica e lancia il concorso “Anche tu sei un cineasta” per chi vuole cimentarsi a girare un cortometraggio su cellulare o tablet. www.febiofest.cz
Il 27 marzo nella Cappella Barocca dell’Istituto Ita‑ liano di Cultura di Praga sarà presentata la versione in ceco del libro “L’ospite inquietante: il Nichilismo e i giovani” di Umberto Galimberti, tradotto da Zden‑ ka Sokolíčková. I lettori cechi potranno confrontarsi con una delle voci più originali e autorevoli della filosofia italiana contemporanea. Il filosofo, che presenzierà l’evento, interroga il nichilismo, tema affrontato da scrittori quali Turgenev, Lermontov e Dostoevskij e da Nietzsche. Il libro mette a confron‑ to varie incarnazioni del male: ideologie declinanti e droghe, crisi della soggettività, svilimento dei va‑ lori supremi. È un’analisi del disagio giovanile ma offre anche nuove prospettive a chi ha il coraggio di ascoltare l’altro e se stesso. www.iicpraga.esteri.it
from March 3 to 12 One World Film Festival
from March 20 to 28 FebioFest 2014
27th March Nihilism and youth
The XVI International human rights documentary film festival will open on 3 March. Organized by the NGO Člověk v tísni, it is the largest exhibition in the world on this subject, that attracts over 100 thousand spectators and which after Prague will visit 33 other Czech cities. Ten days of films will be organized in the capital, but also conferences and debates, during which there will be an exchange of views and discussions on the films, with authors and human-rights experts. The 2014 edition will focus on the theme of work. One World is a demonstration of how the cinema is an effective means for enforcing human rights, create awareness of our responsibilities and promote civic activism and social integration. During the event, the Homo Homini Award will be awarded to individuals or groups who have distinguished themselves for their commitment on human rights. www.jedensvet.cz
March is dedicated to the cinema. Following the One World, on 20th March, Febiofest – the International Film Festival – will start from the Prague Cinestar Anděl and move on to ten other Czech cities ending in Zlín on April 17. The program offers the most recent and best films in the world, including that of Italian film director Gianni Amelio, and attracts famous guests, spectators of all ages, the local press and distributors. The first special guest to have been announced is Barbora Bobuľová (in the picture), the Slovak actress who has become an Italian national, to whom they will dedicate a selection of her best Italian films. This twenty-first edition has reserved a special section to Nordic films and will launch the contest “You’re the filmmaker”, for those who want to try and shoot a short film with their phone or tablet. www.febiofest.cz
On March 27, in the Baroque Chapel of the Italian Institute of Culture in Prague, there will be the presentation of the Czech version of the book “Unnerving guest: Nihilism and youth” by Umberto Galimberti, translated by Zdenka Sokolíčková. Czech readers will have the opportunity to get in touch with the most original and influential writer of contemporary Italian philosophy. The philosopher, who will be present at the event, delves into nihilism, a theme dealt with by such writers as Turgenev, Lermontov, Dostoevsky and Nietzsche. The book compares various incarnations of evil: declining ideologies and drugs, the crisis of subjectivity and debasement of supreme values. It is an analysis of youth problems but also offers new prospects to those who have the courage to listen to others and to themselves. www.iicpraga.esteri.it
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appuntamenti events
Future events
Sabrina Salomoni
1 aprile Ludovico Einaudi in concerto
5 aprile Sportisimo Prague Half Marathon 2014
dal 6 marzo al 25 maggio Jazz Fest Brno
Ludovico Einaudi, pianista e compositore italiano, l’1 aprile torna a Praga con un concerto al Centro con‑ gressi, a cinque anni dall’esibizione al festival Struny podzimu. Dopo il conservatorio, in un percorso artisti‑ co originale, mescola la musica classica a suoni pop, rock, folk, con incursioni pure nell’elettronica. Gli anni novanta segnano il successo internazionale e l’esor‑ dio al cinema con vari premi per le celebri colonne sonore. Riempie i maggiori teatri al mondo con tour da tutto esaurito in Europa, America e Asia, collabora con artisti di vari generi musicali e la sua musica ar‑ riva persino al Queen’s speech di Buckingham Palace. È l’unico musicista classico al primo Itunes Festival di Londra accanto a famosi gruppi rock e il solo italiano a esibirsi alle Olimpiadi 2012. www.charm-music.cz
Il 5 aprile si corre la Mezza maratona di Praga, uno dei maggiori eventi di corsa in Europa, organizzato da RunCzech e sponsorizzato dalla catena Sportisi‑ mo. Il percorso, tra i più veloci al mondo, dura tre ore per un totale di 21,0975 km, parte e si conclude in piazza Jan Palach e si snoda lungo il fiume. Nello stesso giorno si svolge anche la mezza maratona in staffetta. Già da settimane si registra il tutto esauri‑ to delle iscrizioni. Dal 2009 la IAAF, International As‑ sociation of Athletics Federations, premia ogni anno la gara con il Gold Label. RunCzech propone 8 gare a stagione, tre a Praga e le mezze maratone di České Budějovice, Olomouc, Ústí nad Labem e Karlovy Vary. La novità del 2014 è il ruolo di “gara ospite” che avrà la Maratona di New York per il RunCzech. www.runczech.com
Giunto alla tredicesima edizione, il festival interna‑ zionale della musica jazz è parte integrante dell’of‑ ferta culturale della metropoli morava. Sul palco i migliori interpreti del panorama locale ed europeo ma il festival offre anche l’opportunità di emergere ad artisti poco noti al grande pubblico. Grande at‑ tesa per il concerto del vocalist Gregory Porter che chiuderà l’evento il 25 maggio. Fra gli altri nomi il Brad Mehldau Trio che si esibisce il 6 marzo, il trio formato da Larry Goldings, Peter Bernstein e Bill Stewart, in scena il 24 aprile, e il concerto della for‑ mazione italiana del Luca Ciarla Quartet il 29 aprile. Jam session notturne e workshop musicali tenuti da famosi interpreti per il vasto pubblico contribuisco‑ no a dare visibilità a un genere musicale di nicchia. www.jazzfestbrno.cz
1st April Ludovico Einaudi in concert
5th April Sportisimo Prague Half Marathon 2014
from 6 March to 25 May Jazz Fest Brno
Ludovico Einaudi, the Italian composer and pianist, returns to Prague on April 1, with a concert at the Congress Centre, five years after his performance at the Struny podzimu festival. Following his musical academy studies, during his artistic career, he experimented by mixing classical music with pop, rock and folk, including electronics. The nineties marked his international success and his film debut with various awards for his popular soundtracks. His tours to the major world theatres in Europe, America or Asia, have always been sold-out and he has worked with artists from various music genres. He even played during the Queen’s speech at Buckingham Palace. He was the only classical musician to participate at the first Itunes Festival in London next to famous rock bands, and is the only Italian to have performed at the 2012 Olympics. www.charm-music.cz
April 5 will see the start of the Prague half marathon, one of the biggest racing events in Europe, organized by RunCzech and sponsored by the Sportisimo chain. The track, among the fastest in the world, takes three hours to be completed, for a total of 21.975 km and starts and ends at Jan Palach Square, winding along the river. On the same day, the half marathon relay will take place. Entries to the race have already been sold out for weeks. Every year, since 2009, the IAAF – International Association of Athletics Federations – awards the race with the Gold Label. RunCzech organizes 8 races per season, three in Prague, including the half marathons of České Budějovice, Olomouc, Ústí nad Labem and Karlovy Vary. The novelty in 2014 is the role of “host race” that the York City Marathon will play for RunCzech. www.runczech.com
Now in its thirteenth edition, the international jazz festival of music is an integral part of the Moravian metropolis cultural offer. On stage there will be the best performers from the local and European landscape, but the festival also offers the opportunity for less known artists to emerge. Great expectations for the concert of the famous vocalist Gregory Porter, who will close the event on May 25. Among the other names is the Brad Mehldau Trio, which will perform on March 6th, the trio formed by Larry Goldings, Peter Bernstein and Bill Stewart on stage on April 24 and the concert of the Italian band Luca Ciarla Quartet on April 29. Nocturne jam sessions and musical workshops played by famous musicians for the vast general public will afford visibility to a musical genre that is rather niche. www.jazzfestbrno.cz
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Sognando la Primavera di Mosca Dreaming of a Moscow spring In memoria di Natalja Gorbanevskaja, dissidente e poetessa russa scomparsa lo scorso novembre. Nell’agosto del 1968 sfidò il Cremlino in difesa della Cecoslovacchia occupata
È il 25 agosto del 1968, una dome‑ nica mattina. L’estate, a Mosca, è in dirittura d’arrivo. Il Partito Comunista ostenta calma, ma nel cuore della ca‑ pitale sovietica si incunea una nuova tensione politica. I moscoviti hanno ancora sotto gli occhi l’editoriale della
Pravda di giovedì 22, intitolato “La di‑ fesa del socialismo è il più alto dovere internazionale”; articolo con cui il giornale del Partito giustificava l’in‑ vasione militare della Cecoslovacchia, completata poche ore prima. Nella Piazza Rossa, davanti all’incredibile
complesso di colori, torri e cupole a cipolla che è la Cattedrale di San Ba‑ silio, la Lobnoje Mesto è deserta. È il nome (“il posto dei teschi!”) di una piattaforma di pietra bianca, larga una dozzina di metri e di poco rialza‑ ta. In passato, da qui i portavoce degli
di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
In memory of Natalya Gorbanevskaya, Russian poet and dissident who died last November. In August 1968, she challenged the Kremlin in defense of occupied Czechoslovakia
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Fonte: Ondřej Lipár, CC 2.0
Natalja Gorbanevskaja al caffè letterario Fra, 28 ottobre 2012 / Natalya Gorbanevskaya at the literary café Fra, 28 October 2012
It is August 25, 1968, a Sunday morning. The summer, in Moscow, is in arrival. The Communist Party displays tranquility, but in the heart of the Soviet capital a new political tension is seeping in. Muscovites still have the editorial of Pravda from Thursday the
22nd under their eyes, entitled “The defense of socialism is the highest international duty”; an article with which the Party newspaper justifies the military invasion of Czechoslovakia, completed a few hours earlier. In Red Square, in front of the astonish-
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ing array of colours, towers and onion domes that is the Cathedral of Saint Basil, Lobnoye Mesto is empty. It is the name (“the place of skulls!”) of a platform of white stone, forty feet wide and slightly raised. In the past, hence the spokesmen of the czars read their
politica politics
zar leggevano i loro proclami alla po‑ polazione. Qui, i pope ortodossi po‑ nevano un altare per fare dell’intera piazza una cattedrale a cielo aperto. Allo scoccare del mezzogiorno, otto persone – fra cui una giovane madre, Natalja Gorbanevskaja, con in braccio un bambino di pochi mesi - salgono sulla Lobnoje Mesto. Espongono degli striscioni, “vergogna agli occupanti!”, “giù le mani dalla Cecoslovacchia!”, “stiamo perdendo i nostri migliori amici”, “libertà per Dubček”. Lo slogan più incisivo dice, in russo “За вашу и нашу свободу!”, traslitte‑ rato “za vašu i našu svobodu!”, tradot‑ to “per la vostra e la nostra libertà!”. La pacifica manifestazione è un affron‑ to al Partito. È la dimostrazione che non tutti fra il popolo sovietico sono inerti, allineati, obbedienti; c’è chi solidarizza con la Cecoslovacchia, con le riforme della Primavera di Praga, chi vorrebbe che quel sogno che è il “nuovo corso” di Alexander Dubček contagi anche la Grande Russia. In poche parole, è una manifestazione intollerabile. Cinque manifestanti vengono mandati imme‑ diatamente in cella. Natalja evita quel giorno la galera perché ha il figlio con sé. Il Partito le concede una relativa,
breve, libertà, ma solo fino al dicembre 1969, quando la dichiarano capziosa‑ mente schizofrenica e la internano nel gelo del manicomio di Kazan, l’antica capitale dei Tatari. Ma chi è, Natalja Gorbanevskaja? È una poetessa, una traduttrice di letteratura polacca, e soprattutto un’attivista dei diritti civili. È un termine nuovo, un compito nuovo, quello di svelare l’ipo‑ crisia della legge nell’autoritarismo comunista. Natalja è “una voce soffice, una colomba selvaggia”, parole di una sua poesia del 1963. Nel ‘68 ha 32 anni,
quando arriva l’agosto si è già fatta no‑ tare, nel ristretto circolo di dissidenti, per aver cominciato a pubblicare da pochi mesi un bollettino samizdat (così si chiamavano le pubblicazioni clande‑ stine autoprodotte) intitolato “Cronaca degli avvenimenti correnti”; cronache di ingiustizie e di processi farsa ai critici della rivoluzione permanente. Nei mesi di libertà dopo la manifestazione sulla Piazza Rossa, fa circolare lo stesso bol‑ lettino con la storia del processo. Nel 1969 è già un libro, sempre samizdat, che intitola semplicemente Polden’,
“Mezzogiorno”; l’anno successivo il testo arriva a Francoforte dove viene tradotto in Inglese e Francese, con il titolo di “Red Square at noon”. Ma Na‑ talja è già in manicomio, dove rimane fino al 1972. Poi il rilascio, la fuga a Parigi nel ‘75. La vita in Francia come traduttrice dal russo e dal polacco, la collaborazione con Radio Free Europe, il lavoro in redazione della rivista Rus‑ sian Idea, l’attenzione mai sopita verso il blocco socialista. Lei e i suoi compagni, scesi in piazza per Praga – un gesto gratuito, soli‑
proclamations to the people. Here, the Orthodox priests placed an altar to make an open air cathedral of the square. At the stroke of noon, eight people, including a young mother, Natalya Gorbanevskaya, with a few month old baby in her arms, climbed the Lobnoje Mesto. They display banners such as, “shame on the occupiers”, “Hands off Czechoslovakia”, “we are losing our best friends”, “freedom for Dubček”. The most incisive slogan in Russian says, “За вашу и нашу свободу”, transliterated “za vashu i nashu svobodu!”, translated “for your and our freedom”. The peaceful demonstration offends the Party. It shows that not all of the Soviet people are inert, yielding and obedient, there are those who sympathize with Czechoslovakia, with the reforms
of the Prague Spring, who would want the dream that is the “new direction” of Alexander Dubček to spread even in the Great Russia. In short, it is an intolerable demonstration. Five protesters are immediately put behind bars. Natalya avoids jail that day because she has her son with her. The Party grants her relative, brief freedom, but only until December 1969, when the State speciously declares her schizophrenic and locks her up in the chilly atmosphere of the mental hospital in Kazan, the ancient capital of the Tatars. Who however is, Natalya Gorbanevskaya? She is a poet, a translator of Polish literature, and particularly a civil rights activist. It is a new term, a new task, to reveal the hypocrisy of the authoritarian communist law. Natalya is “a soft voice, a wild dove”, the
words of one of her poems in 1963. In ‘68, aged 32, by the time August arrived she had already been noticed, among the small circle of dissidents, for having begun pubishing a samizdat journal (as these self-produced underground publications were called) for a few months entitled “Chronicle of Current Events”, chronicles of injustice and unfair trials to critics of the permanent revolution. During the months of freedom following the demonstrations at Red Square, she helps circulate the texts with the story of the trial. By 1969 it is already a book, still as a samizdat, which is simply titled “Polden’”, “Noon”; the following year the text arrives in Frankfurt, where it is translated into English and French, under the title of “Red Square at noon”. Natalya however, is already in a men-
tal hospital, where she remaines until 1972. After her release, she escapes to Paris, in ‘75. Life in France consists of work as a translator from Russian and Polish, the collaboration with Radio Free Europe, the work in the editorial board of “Russian Idea”, with constant attention to the socialist bloc. She and her companions, took to the streets in Prague, in a free, supportive, risky gesture. One of the many echoes of ‘68 Czechoslovakia in the continent, demonstrating the imaginative power of Spring. The researcher and Bohemist Massimo Tria, in an article titled “The invasion viewed by the Soviets” (in the volume “Primavera di Praga, risveglio europeo”, edited by Francesco Caccamo, Pavel Helan and Massimo Tria, published in 2011), tells the stories of these long ne-
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La versione inglese del libro Polden’ / The English version of her book Polden’
La storia della Gorbanevskaja dimostra che i rapporti fra Praga e Mosca sono molto più complessi dei racconti sulla Guerra Fredda, o delle attuali notizie economiche sulle proprietà russe nelle cittadine boeme The story of Gorbanevskaya shows that relations between Prague and Moscow are far more complex than stories about the Cold War, or the current economic news on Russian properties in Bohemian villages
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dale, rischioso. Una delle tante eco che il ‘68 cecoslovacco ha avuto nel continente, dimostrazione della forza immaginifica della Primavera. Il ricercatore e boemista Massimo Tria racconta, in un articolo intitolato “L’invasione vista dai sovietici” (nel volume “Primavera di Praga, risveglio europeo”, a cura dello stesso Tria, Francesco Caccamo e Pavel Helan, pubblicato nel 2011), le storie di questi eroi a lungo trascurati. Riprende le parole di Pavel Litvinov, nipote del commissario del popolo Maxim Litvinov, il ministro de-
gli esteri sovietico che dovette essere sostituito con Molotov perché si rifiutava di firmare un patto con Hitler. Pavel era uno degli “otto” della Piazza Rossa; gli otto sapevano che nell’élite sovietica non c’era alcun Dubček, ma speravano che le riforme cecoslovacche potessero arrivare più a est: “speravamo in una Primavera di Mosca”. L’intreccio culturale tra Praga e Mosca è molto più complesso dei paragrafi di storia sulla Guerra Fredda, o delle attuali veline economiche sulle proprietà russe nelle cittadine boeme.
Negli anni passati è stato un continuo scambio di idee nascoste, un sostegno mutuale. Quando Aleksandr Solženicyn era bandito dai sovietici, venne letto pubblicamente e provocatoriamente a Praga, nel ‘67, dallo scrittore Pavel Kohout; quando poi giunse la normalizzazione, furono i dissidenti moscoviti a rilanciare la sfida con il samizdat. Le sole “cronache” fondate dalla Gorbanevskaja produssero 63 pubblicazioni clandestine tra il ‘68 ed il 1983. E sulla dissidenza in forma di samizdat si basò a sua volta il
Fonte: Knihovna Václava Havla / Ondřej Němec
Natalja Gorbanevskaja presenta la traduzione ceca di Polden’ alla Biblioteca Václav Havel (30.10.2012) / Natalya Gorbanevskaya presents the Czech translation of Polden’ at the Václav Havel Library (30.10.2012)
glected heroes. His words echo those of Pavel Litvinov, grandson of the People’s Commissar Maxim Litvinov, the Soviet foreign minister who had to be replaced by Molotov as he refused to sign a pact with Hitler. Pavel was one of the “eight” from Red Square. The eight knew that there was no Dubček in the Soviet élite, but hoped that the Czechoslovakian reforms could spread further east: “we were hoping for a Moscow Spring”. The cultural interplay between Prague and Moscow is much more complex than
chapters on the history of the Cold War, or the current economic news on Russian properties in Bohemian towns. In the past years, there has been a continuous exchange of hidden ideas mutual support. When Aleksandr Solzhenitsyn was banned by the Soviets, he was read publicly and provocatively in Prague, in 1967 by the writer Pavel Kohout. Then when normalization came, the Muscovite dissidents relaunched the challenge with the samizdat. The “chronicles” founded by Gorbanevskaya alone
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produced 63 clandestine publications between 1968 and 1983. The dissidence in the form of samizdats, in turn, formed the basis of Václav Havel’s movement, Charta77. Tria still in his cauldron of historical sources, refers to the words of Larisa Bogoraz, a Ukrainian scholar, also among the “eight”, who remembers the liberating period of Mikhail Gorbachev’s Perestroika in the late eighties with a key observation: “that in Czechoslovakia everything happened faster, in a more radical and coherent manner”. What
politica politics
movimento di Václav Havel, Charta77. Ancora Tria, nel suo calderone di fonti storiche, raccoglie le parole di Larisa Bogoraz, studiosa ucraina e anche lei tra gli “otto”, che ricorda il momento liberatorio della Perestrojka di Mihail Gorbačev a fine anni Ottanta con un appunto fondamentale: “solo che in Cecoslovacchia tutto successe più rapidamente, in modo più radicale e coerente”. Briciole di un dialogo silenzioso, tra popoli oppressi, che ha potuto trovare voce solo alla caduta del muro di Berlino.
Così la figura di Natalja Gorbanevksaja ha potuto finalmente splendere nell’immaginario collettivo, diremmo “europeo”. Il 2008, quarantennale di quei fatidici eventi, è un anno fondamentale: Natalja, con Havel e altri storici dissidenti del blocco socialista, firma a giugno la Dichiarazione di Praga sulla Coscienza Europea e il Comunismo; ad agosto, il premier ceco Mirek Topolánek le conferisce una medaglia commemorativa per la sua battaglia contro l’invasione; in ottobre l’università di Lublino (nel frattempo è divenuta
cittadina polacca) le conferisce un dottorato honoris causa. “Natalja Gorbanevskaja è una star, è l’icona degli attivisti per la difesa dei diritti umani”. Parole di Nina Belyaeva, russa, studiosa dei diritti civili, della prestigiosa Higher School of Economics di Mosca. Che pone Natalja nell’olimpo degli attivisti suoi connazionali, “appena sotto Andrej Sacharov”. Non solo come immagine classica della dissidente politica, ma anche come donna, come madre, un filo conduttore che – per la Belyae-
Fonte: Knihovna Václava Havla / Ondřej Němec
Natalja Gorbanevskaja sulla tomba dell’ex presidente Václav Havel, 28 ottobre 2013 / Natalya Gorbanevskaya at Václav Havel’s grave, October 28, 2013
remains of a silent dialogue between oppressed people, who could only find a voice after the fall of the Berlin Wall. So the figure of Natalya Gorbanevksaya was finally able to shine in the collective (we could say “European”) imagination. 2008, the forty year anniversary of those fateful events, was a key year: Natalya, with Havel and other dissident historians of the socialist bloc, in June signed the Prague Declaration on European Conscience and Communism. In August, the Czech prime minister Mirek
Topolánek gave her a commemorative medal for her battle against the invasion, and in October the University of Lublin (in the meantime she has become a Polish citizen) conferred on her an honorary doctorate. “Natalya Gorbanevskaya is a star, she is the activists’ icon for the defense of human rights”, were the words of Nina Belyaeva, Russian scholar of civil rights at the prestigious Higher School of Economics in Moscow. She places Natalya at the peak of her country’s activists,
“just below Andrei Sakharov”. Not only as a classic image of the political dissident, but also as a woman, as a mother, a common thread that, for Belyaeva, connected her to new ways of being an activist in civil society, sometimes so far from the intellectual austerity of the “eight”, like the Pussy Riot experiment. Incidentally, the latter “are women much more smart and on the ball than the media usually represent”. The lively Natalya, fought to the very end. In August 2013 she took part in a rally in
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va – la collega sino ai nuovi modelli dell’essere attivista nella società civile, a volte così lontani dall’austerità intellettuale degli “otto”, come l’esperimento delle Pussy Riot. Che, per inciso, “sono donne molto più preparate e in gamba di quanto i media siano soliti rappresentare”. Combattiva Natalja, vivace, fino all’ultimo. Nell’agosto del 2013 partecipa ad una manifestazione in memoria della stessa di 45 anni prima, ancora una volta sulla Piazza Rossa: ancora una volta, interviene la polizia. Ma, puntualizza la professoressa Belyaeva, in questo caso non c’era nessuno scontro ideologico sulla controrivoluzione cecoslovacca: è la Russia moderna, con le strade moscovite riempite di poliziotti, che vieta e punisce qualsiasi manifestazione non autorizzata. La Gorbanevskaja non viene arrestata, ma sarà comunque la sua ultima manifestazione sulla Piazza Rossa. Ancora un contatto con Praga, nell’ottobre scorso, quando l’Università Carolina le consegna una medaglia in onore della sua vita in difesa dei diritti umani, della democrazia, della libertà. Negli stessi giorni, si ferma a salutare la tomba di Václav Havel. Muore a 77 anni, il 29 novembre 2013, nella sua casa di Parigi. memory of the same one 45 years earlier, once again in Red Square. Once again, the police intervened. Professor Belyaeva, however points out, that in this case there was no ideological clash with the Czechoslovak counter-revolution: it is modern Russia, with Moscow’s streets filled with policemen, who prohibits and punishes any unauthorized demonstrations. Gorbanevskaya wasn’t stopped, nevertheless it was her last demonstration in Red Square. Last October, there was again contact with Prague, when Charles University gave her a medal in honour of her life in defense of human rights, democracy and freedom. In the same few days, she stopped to greet the tomb of Václav Havel. She died aged 77 on the 29th of November, 2013, at her home in Paris.
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MACROECONOMIA
di Gianluca Zago
Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output
Il livello di disoccupazione ufficiale in Rep. Ceca si mantiene da diversi mesi stabi‑ le. In dicembre, si è registrato un tasso del 6.8% della popolazione attiva, o 8.2% generale. Il sistema di calcolo implementato ultimamente indica livelli inferiori al recente passato, ma si tratta solamente di una illusione. Pur in una situazione molto migliore rispetto a molti paesi della UE (media UE 10.7% in dicembre), la realtà dei fatti è che la situazione del mercato del lavoro è piuttosto critica. Molte aree del paese non hanno praticamente alcuna prospettiva occupazionale strutturale per il futuro prossimo. Anche dove l’economia cresce, la spinta al miglioramento della efficienza e della produttività riduce l’espansione delle opportunità d’impiego. Ad eccezione della regione di Praga, quasi a piena occupazione. Ciò è non solo effetto della generale tendenza in atto nella UE, ma anche la conseguenza di diversi anni di crescita esagerata del costo del lavoro ri‑ spetto alla effettiva produttività, di scarsissima propensione alla mobilità per cui se il lavoro non è ‘sotto casa’, molti preferiscono ricevere i troppo generosi sussidi. L’outlook per i mesi futuri è piuttosto negativo, considerando che ormai è assodato che la ripresa economica, a livello europeo, sarà certamente jobless, cioè senza cre‑ azione significativa di nuovi posti di lavoro. The unemployment level in the Czech Republic is steady since several months. For December 2013, data show a 6.8% rate for the active population, or 8.2% general. The recently implemented new estimation system shows levels lower than the recent past, but it is just an illusion. Even if the unemployment levels are better than in several EU countries (EU average for December was 10.7%), the fact is that the job market situation is critical. Several regions have basically no real short term hope for structural new jobs opportunities. Even where the economy is growing, the push towards better efficiency and productivity effectively reduces the creation of new jobs. As usual with the exception of the Prague region, where there is basically full employment. The reason is of course the general tendency in the EU, but also the effect of several years of exaggerated growth of labour cost vs. productivity, and the unwillingness of the labour force to relocate, so if there is no job just down the street, many prefer to just collect the all too generous subsidies. The outlook for the coming months is quite negative, since it is already clear that we are going to experience a jobless recovery in Europe.
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Gli ultimi dati disponibili indicano anche in novembre 2013 una forte crescita su base annua, +6.2%. Anche per Dicembre le aspettative sono di una crescita. Ma soprattutto, gli ordinativi sono in fortissima accelerazione, +12% in novembre. Tutto bene quindi? Non necessariamente. Pur a fronte di un maggior output, non ci sono segnali di creazione di nuovi posti di lavoro, né di aumenti salariali. Il traino è certamete dato dalla tenue ripresa in Europa, ma soprattutto dalla sva‑ lutazione della corona, che rende i beni industriali e a forte intensità di lavoro e capitale, molto più concorrenziali sui mercati mondiali. Nonostante il merca‑ to automobilistico non sia in fase espansiva, tale settore in Rep. Ceca rimane molto forte e contribuisce costantemente alle ottime performances industriali. Rimane da verificare nei prossimi mesi se la perdita di domanda interna deter‑ minata dalla compressione del reddito disponibile delle famiglie, conseguenza della svalutazione della corona, sarà superata dalla crescita degli ordinativi e della produzione industriale stimolati dalla accresciuta competitività dei prezzi all’esportazione dei beni industriali. Strong growth in November for the industrial production, +6.2%. Preliminary data to December indicate as well an increased output, on a y-on-y basis. Most importantly, new orders are growing at a rapid pace. In November, more than +12%. All dandy then, for the industrial sector? Not necessarily. Even with a strongly growing output, there are no signs nor of new jobs creation, nor of increasing salaries in the sector. Albeit weak, the recovery in Europe is certainly helping the local industrial sector. But mainly the currency devaluation is having the effect of making cheaper the production of labour and capital intensive goods, increasing their attractiveness on the worldwide markets. Although the international automotive market is not growing, this sector remains very strong in the Czech Rep. and regularly gives a major contribution to the nice performances of the local industry. It remains to be seen during the next few months the effect of the depressed domestic demand, consequence of the currency devaluation and reduced consumers power of purchase. Shall that be compensated and more by the growth of industrial orders and production granted by the increased competitiveness of goods destined to exports?
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economia e mercato markets and data
Economics
by Gianluca Zago
Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade
Gli effetti della svalutazione della corona decisa dalla Banca nazionale ceca (Čnb) non sono ancora ben chiari e visibili nei dati ufficiali. Il livello di inflazione ultimo di‑ sponibile, è registrato al 1.4%. In realtà, l’operazione della Banca Centrale ha molto probabilmente cambiato moltissimo le cose. Da un lato, nel 2013 c’è stata una forte stagflazione in diversi settori, quali servizi, edilizia, etc. Il che riduce il livello generale di inflazione, ma non sempre ciò si riflette in una difesa del potere di acquisto del con‑ sumatore. D’altra parte i prezzi all’importazione cresceranno significativamente. Per le aziende esportatrici è indifferente, mentre per le famiglie ciò si traduce in maggiori spese, o riduzione dei consumi. La speranza della Banca Centrale è che, come da teoria economica, la svalutazione controllata determini l’importazione di inflazione con un positivo aumento della circolazione della moneta e quindi delle attività economiche. Ma in un contesto europeo di stagflazione strisciante, che si sta appalesando sempre più, ciò non è garantito e il risultato potrebbe essere più dannoso che positivo per il cittadino comune. Non a caso, mai come ora la Čnb è amata a livello europeo, e criti‑ catissima in patria soprattutto da chi vede il de facto cambio fisso corona-euro come l’anticamera all’adozione dell’euro. Il che vien visto come foriero di disoccupazione, riduzione dei consumi, e generale impoverimento per la maggioranza delle famiglie.
Andamento del commercio estero perfettamente in linea con il trend degli ultimi mesi. Anche in novembre, la bilancia commerciale è stata in crescita fortissima, segnando il re‑ cord di 39 miliardi di corone di surplus, un incremento di 5 miliardi su base annua. Espor‑ tazioni ed importazioni in crescita, in corone, del 7.4% e 6.3%. In realtà la svalutazione della corona inflaziona molto questi dati. Valutate in euro, le esportazioni sono cresciute di 1.2% su base annua, e l’import è stato sostanzialmente invariato. Al solito, grande for‑ za del settore automobilistico che ha esportato ben 9 miliardi di corone più dello scorso novembre 2012. E ancora come d’abitudine, ottima performance nei confronti dei mer‑ cati UE: il surplus commerciale è cresciuto di ben 6 miliardi su base annua, a 73 totali. Il deficit invece con i paesi non-Ue è rimasto stabile appena sotto 34 miliardi, dove la Cina naturalmente è il partner principale e verso il quale il gap è cresciuto di 1.4 miliardi di corone, che considerando la svalutazione della corona, è davvero ben poca cosa. Anche alla luce di questi dati, risulta davvero stupefacente come ci sia una grossa fetta di esperti e di cittadini poco informati, che auspica l’adozione dell’euro. Senza rendersi conto che l’attivo commerciale per un paese piccolo come la Rep. Ceca è dovuto quasi esclusivamente alla gestione indipendente della moneta e del debito statale in valuta locale.
Official data don’t show yet the full extent of the CNB intervention that devalued the Crown. The last data record an inflation rate y-on-y of 1.4%. But the fact is that the CNB intervention changed the playing field. On the one hand, during 2013 the country experienced stagflation in several sectors, namely services, construction, etc. That mitigated the overall inflation level, but it not always reflects into the consumer’s pocket. On the other hand, the cost of imported goods is going to increase a lot. This is at worst neutral for exporters but for the families it translates in higher expenses for goods, or lower purchasing. The hopes of the CNB rely on mainstream economic theories, that the controlled devaluation determines import of inflation and therefore a positive faster monetary circulation that trigger a faster economy. But, given the more and more apparent stagflation risks in the whole EU area, the hope for result is not certain, and the net effect could actually be negative for the common folk. It is not a coincidence that CNB is now loved more than ever in Brussels, but subject to harsh criticism at home, mainly by whom see the de-facto fixed rate CZK-EUR as preparation to Euro adoption. This is feared as a carrier of unemployment, demand compression and general impoverishment for the common folk.
The foreign trade data are perfectly aligned to the last several months trend. The trade balance was in strong growth also in November 2013. The y-on-y increase by 5bn CZK, determined the record 39bn CZK active position for the trade balance. Both exports and imports grew in CZK, by 7.4% and 6.3%. Obviously, the currency devaluation greatly influences upwards those figures. When indicated in Euro, export grew by 1.2% y-on-y, and imports basically remained steady. As always, the automotive sector is the strongest one. It exported 9bn CZK more, y-on-y. And again as usual, very good performance vs. EU markets: the positive trade balance grew by a hefty 6bn Crowns, reaching 73bn. The ever present trade deficit with non-EU countries kept steady at just under 34bn. China as always is the main import partner, with whom the gap increased by 1.4bn. But actually when considering the Crown devaluation, that growth is really quite meagre. It keep baffling us, all the more after looking at the latest data, how there still is quite a large chunk of experts and badly informed citizens who look forward to the adoption of the Euro currency. They clearly do not realize that the positive trade balance, especially for a small country such is the Czech Rep., is due almost solely to independent money and state debt management in local currency.
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To purchase:
Venice - Prague*
www.alitalia.com/CzechRepublic
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(+420) 222 541 900
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06APR-08JUN
Alitalia office: Čelakovského sady 1580/4, 110 00 Praha 1
AZ 7948
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05OCT-19OCT
email: alitalia.cz@alitalia.it Your travel agent
Prague - Pisa* Flight n.
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Pisa - Prague*
ALITALIA WISH YOu A PLEASANT FLIGHT
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Prague - Catania*
From 1° April New Flight Milano linate - Praga
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Catania - Prague* Flight n.
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*FLIGHT AZ7xxx operated by Air One *SUMMER SCHEDULE 2014 SUBJECT TO CHANGE WITHOUT NOTICE *FLIGHTS OPERATED IN CODE SHARE WITH AIR ONE
PRINTED IN FEBRUARY 2014
Ispirazioni italiane nel nuovo Codice civile ceco
Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Law Firm Safra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz
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Gli autori del nuovo codice civile della Repubblica Ceca, entrato in vigore il 1° gennaio di quest’anno, hanno avuto come modello di riferimento anche gli ordinamenti europei e i loro particolari istituti giuridici. Lo scopo di questo articolo è di far notare come il nuovo codice civile si ispiri anche a quello italiano, che rappresenta una delle raccolte normative di più antica tradizione del Vecchio continente. La disciplina italiana è spesso menzionata nella relazione tecnica (důvodová zpráva) che accompagna il nuovo codice civile ceco, evidenziando un approccio alla civilistica tradizionale, soprattutto nell’ambito del diritto di famiglia, delle successioni, dei diritti reali e delle obbligazioni. A questo proposito sottolineiamo la disciplina riguardante l’impresa familiare, un istituto completamente nuovo nell’ordinamento giuridico ceco, che ora è regolato dall’articolo 700 e seThe authors of the new Civil Code of the Czech Republic, which entered into force on 1st January of this year, took as a reference model also the European jurisdictions and their particular legal institutions. The purpose of this article is to indicate how the new Civil Code also draws inspiration from the Italian one, which is one of the oldest set of rules of the Old Continent. Italian regulations are often mentioned in the technical report (důvodová zpráva), that accompanies the new Czech Civil Code, showing a trend towards the traditional civil law, especially in the sphere of family law, inheritance, real rights and obligations. In this regard, we wish to emphasize the discipline on family business, a completely new institution in Czech law, which is now governed by Article 700 and subsequent articles of the new
guenti del nuovo codice civile. La regolamentazione dell’istituto è complessiva, non riguarda solo il funzionamento dell’impresa familiare, ma indica anche i diritti e doveri dei partecipanti. La di-
sciplina della impresa familiare è stata inserita nel codice civile italiano durante la riforma del diritto di famiglia del 1975, in un unico ma molto elaborato articolo, il 230 bis.
Civil Code. The overall regulation of the institution is not just about the running of the family business, but also indicates the provisions regarding the rights and duties of the family members involved.
The discipline that deals with the family business was introduced into the Italian Civil Code during the reform of the family law of 1975, in a single but very elaborate article 230 bis.
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panorama legislativo laws and rules
Italian inspirations in the new Czech Civil Code Lo scopo in entrambi gli ordinamenti, sia quello ceco che quello italiano, è di tutelare i familiari che in modo informale prestano una attività lavorativa in famiglia o nel suddetto tipo di impresa.
The aim of both the Czech and Italian set of laws, is to protect those family members who informally provide work in the family or in the family business. The new Civil Code expressly provides
Il nuovo codice civile stabilisce esplicitamente che le norme relative all’impresa familiare non vengano applicate quando esiste un contratto (di lavoro o societario) che regola il funzionamento
that the rules relating to the family business will not be applied when there is an employment or executive contract that governs the running of the company with relative rights and
dell’azienda coi relativi diritti e doveri dei soci. La novità di maggiore rilevanza per coloro che prendono parte a una impresa familiare è il diritto alla quota degli utili in proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. Sempre nell’ambito del diritto di famiglia, le ispirazioni tratte dal codice civile italiano non mancano anche in altri casi: ne costituiscono un esempio il diritto alla tutela del nome per ragioni familiari, il rinnovo dei vincoli di parentela e l’adozione di persone maggiorenni. Nell’ambito delle successioni, possiamo menzionare la disciplina dei testamenti speciali (davanti al sindaco, a bordo di nave...), la possibilità di disporre con il testamento a favore di una persona giuridica da costituire in seguito (a condizione che venga costituita nel termine di un anno), oppure la disciplina delle disposizioni testamentarie a favore dei poveri, le
quali secondo la legge appartengono ad un ente comunale. Alcune fonti di ispirazione possono essere rintracciate anche nella regolamentazione di diritti reali, in particolare per quanto concerne la disciplina di diritti di protezione affini o la tutela di buona fede in caso di acquisto di un bene da nonproprietario. Per quanto riguarda le obbligazioni l’ispirazione italiana più significativa può essere vista nella disciplina della cessione del contratto intero. Prima dell’entrata in vigore del nuovo codice era possibile cedere il credito oppure accollare il debito; ora è possibile, ai sensi dell’art. 1895 del Nuovo codice civile, che un terzo entri nella posizione di una delle parti contrattuali. Nel caso descritto non viene ceduto solo il diritto all’adempimento o il dovere di adempiere ma vengono trasferiti tutti i diritti e doveri derivanti dal contratto precedentemente concluso.
obligations of its members. The most significant novelty for those who take part in a family business is the right to share in the profits in proportion to the quantity and quality of the work performed. The family law contains inspirations from the Italian Civil Code also in other cases: an example is the right to the protection of the name for family reasons, the renewal of family ties and the adoption of people who are of age. As regards successions, we would like to mention the discipline on special last wills and testaments (before the mayor or on board a ship, etc. ), with the possibility of disposing it in favour of a juridical person to be constituted later on (provided this it is established within a period of one year), or the rules on testamentary dispositions in favour of the poor, which according to the law belong
to a municipal entity. A few sources of inspiration can also be traced in the set of laws on real rights, in particular with regard to the discipline on related protection of affinity or the protection of good faith in the case of purchase of goods from a non-owner. As for Italian oblibations, the most significant Italian inspirations are found in the set of laws regarding the assignment of the entire contract. Before new Code entered into force it was possible to assign the credit or undertake the debt; now, according to art. 1895 of the New Civil Code, it is possible for a third party to take over the position of one of the members to the contract. In the case in question, you do not only transfer the right of execution or the obligation to do so, but also all the rights and obligations deriving from the previously concluded contract.
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Jan Werich: leggenda del cinema e teatro cecoslovacco
Voce profonda, guance rosse e aspetto di Babbo Natale. PiÚ di trent’anni dopo la morte, il popolarissimo attore continua ad influenzare la cultura ceca di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
Deep voice, rosy cheeks and an appearance like Santa Claus. Over thirty years from his death, the immensely popular Czech actor continues to influence Czech culture
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cinema cinema
Jan Werich: the legend of Czechoslovak cinema and theatre Dagli anni Trenta, l’attore, dramma‑ turgo e sceneggiatore Jan Werich ha incantato il popolo cecoslovacco con le sue produzioni cinematografiche e teatrali, spesso scritte con il suo amico Jiří Voskovec, affrontando temi politici molto coraggiosi o rischiosi per l’epoca. Per capire quanto sia importante nella sua patria, basta menzionare che nel programma Největší Čech (il più gran‑ de ceco), in onda nel 2005, in cui gli spettatori hanno votato le personalità più importanti della loro nazione, We‑ rich è finito in sesta posizione, davanti ai nomi illustri di Jan Hus, Antonín Dvořák e Karel Čapek. Difficilmente si troverà un altro paese in cui un attore o drammaturgo abbia avuto una tale importanza. All’estero verrà ricordato come l’attore che doveva interpretare il cattivo più popolare ed il principale nemico dell’agente 007, Ernst Blofeld. Ma cosa lo ha reso così popolare? Nato a Praga nel 1905, il giovane We‑ rich cresce nel quartiere di Dejvice. From the 1930s, actor, playwright and screenwriter Jan Werich enchanted the Czechoslovakian nation with his film and theatre productions, often written with his friend and partner Jiří Voskovec, and addressing brave, and risky political issues for the time. To understand just how important he is in his homeland, it is enough to mention that in the program Největší Čech (the greatest Czech), on air in 2005, in which viewers voted for the most important figures of their nation, Werich finished in sixth place, ahead of the illustrious names of Jan Hus, Antonín Dvořák and Karel Čapek. It would be difficult to find another country in which an actor or playwright has had such importance. Abroad he will be remembered as the actor who was supposed to play the most popular villain and main nemesis
L’incontro che segna il suo destino risale alla scuola media (sulla strada Křemencova), dove fa amicizia con Jiří Voskovec. È l’inizio di un sodalizio ar‑ tistico straordinario: dopo un periodo in cui lavorano per la redazione della rivista Přerod, la collaborazione de‑ colla con la partecipazione al Osvobo‑ zené divadlo, (“Il teatro liberato”) di Praga, legato al gruppo d’avanguar‑ dia Devětsil. Vest pocket revue dell’anno 1927 è la loro prima opera importante, ispirata dall’avant-garde francese, in cui ricre‑ ano un mondo fantastico ed assurdo; nella recitazione, sono influenzati da Charlie Chaplin, Stan Laurel, Oliver Hardy e Maurice Chevalier, con molti elementi dal mondo circense (come l’uso di maschere). Tuttavia, nel 1932 cominciano a mescolare la loro tipica comicità, clownesca e raffinata, con temi più politici. Le produzioni, incli‑ nate chiaramente a sinistra, sono tipi‑ camente satire, commenti su disoccu‑ of James Bond, Ernst Blofeld. However, what made him so popular? Born in Prague in 1905, the young Werich grew up in the neighborhood of Dejvice. The meeting which marked his destiny took place in school (on Křemencova street), where he made friends with Jiří Voskovec. It was the beginning of an extraordinary artistic partnership, which after a brief stint in the editorial staff of the magazine Přerod, really took off with their participation in Osvobozené Theatre (“The Liberated Theatre”) in Prague, linked to the avant-garde group Devětsil. Vest pocket revue of the year 1927, was their first notable work, inspired by the French avant-garde, in which they recreated an absurd, fantasy world, while in terms of acting, they were influenced by Charlie Chaplin, Stan Laurel, Oliver
Hardy and Maurice Chevalier, with many elements taken from the circus world (such as the use of masks). However, in 1932 they began to mix their typical comedy, clownish yet refined, with more political themes. The productions, clearly left oriented, were typically satires, commentaries on unemployment and social problems, critical of politicians and dictators. The key work in this stage of their career was Caesar, in which they interpreted Benito Mussolini as a Caesar eager for war. The comedy is a warning about the dangers of the fascism brewing in Europe at the time (but the Czechoslovakian president Edvard Beneš however, considered the play anti-democratic). The following year, however, the two managed to create a stronger stir with Osel a Stín (The Ass and the shadow),
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the anti-Nazi tone of which infuriated the German embassy in Prague. Kat a blázen (The Executioner and the fool), another anti-fascist work, was the final straw: the German Embassy did not accept the criticism of Adolf Hitler. Werich and Voskovec were consequently expelled from the U Nováků Theatre. It was also at this time, when the duo wrote and starred in a series of left wing leaning films, directed by a very important Czechoslovakian director in the era, Martin Frič. The Munich agreement in September 1938, however, marked the end of “The Liberated Theatre”, and the two actors were forced to emigrate to the United States. Exile however, did not slow their activity down. They spent the Second World War in America where they staged plays in English for the American public, and in Czech for
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pazione e problemi sociali, critiche a politici e dittatori. L’opera chiave in questa fase della loro carriera è Cesare, in cui interpre‑ tano Benito Mussolini come un Cesare bramoso di guerra. La commedia è un avvertimento sul pericolo del fascismo che cova in Europa (ma il presidente Cecoslovacco Edvard Beneš invece, considera la commedia antidemo‑ cratica). L’anno successivo comunque i due riescono a creare una sensazio‑ ne più forte con Osel a stín (L’asino e l’ombra), i cui sentimenti antinazisti fanno infuriare l’ambasciata tedesca a Praga. Kat a blázen (Il Boia e il mat‑ to), un’altra opera antifascista, rap‑ the Czechoslovakian community. In addition, they broadcast anti-Nazi programs on the radio for Voice of America, the official service of the U.S. Government. After the war, for the first time, the paths of the two masters of Czech cinema and theatre divided. Werich returned to his liberated country in 1945, as did Voskovec a year later, but attempts to redo “The Liberated Theatre”, were in vain. In the new political climate, satire was no longer accepted. Voskovec decided to leave his homeland for good, and remained in the United States until his death in 1981. The Bohemian actor, known in America as George Voskovec, became a highly respected supporting actor in films from the 50s onwards, with roles in classics like 12 Angry Men and The Spy Who Came in from the cold, but naturally could not reach the level of fame he had in his homeland. The fate of Werich, however, was quite different.
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presenta la goccia che fa traboccare il vaso: l’ambasciata tedesca non accet‑ ta le critiche ad Adolf Hitler. Werich e Voskovec, di conseguenza, vengono espulsi dal Teatro U Nováků. È nello stesso periodo che il duo scrive e recita in una serie di film filosocialisti diretti da un regista cecoslovacco mol‑ to importante dell’epoca, Martin Frič. Il Patto di Monaco nel settembre 1938 segna però la fine de “Il teatro liberato”, e i due attori sono costretti ad emigrare negli Stati Uniti. Ma l’esilio non frena la loro attività. Passano la seconda guerra mondiale in America dove inscenano opere teatrali in inglese per il pubblico americano ed in ceco per la comunità cecoslovacca. Inoltre, trasmettono pro‑ grammi antinazisti sulla radio Voice of America, il servizio ufficiale del gover‑
no americano. Dopo la guerra, per la prima volta, i percorsi dei due maestri del teatro e cinema ceco si dividono. Werich torna nel suo Paese liberato nel 1945 e Voskovec un anno dopo, ma i tentativi di rifare “Il teatro liberato” ri‑ sultano vani. Nel nuovo clima politico, la satira non è più ammessa. Voskovec decide di lasciare la sua patria defini‑ tivamente e resta negli Stati Uniti fino alla sua morte nel 1981. L’attore boe‑ mo, noto in America come George Vo‑ skovec, diventa un attore comprimario molto rispettato nel cinema dagli anni ‘50 in poi, con ruoli anche in classici come La Parola ai Giurati e La Spia che venne dal freddo, tuttavia non riesce a raggiungere il livello di fama che aveva in patria. Il destino di Werich, invece, è ben diverso.
The great bearded actor, considered to be similar in appearance to Ernest Hemingway, managed to find a new theatrical collaborator in Miroslav Horníček, but it was in films where he really made his mark. Císařův Pekař Pekařův Císař (The Emperor and the Golem: 1951), in which he played the dual role of Emperor Rudolph II and a baker, is one of his best known hits. The film, directed by Martin Frič, is still a rare example of a work which was appreciated by the public as much as
it was by the communist government, who approved songs such as «We want to work (and not live!) in peace», and lines like «He can do this and she can do that, when we share, everyone will have everything». Communist overtones initially discouraged the actor from accepting the role, but, in the end, the film gained a certain degree of success abroad (especially in the U.S.), where it was released in a cut version, without the communist propaganda. Also in the same decade, Byl jednou
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cinema cinema
Il grande attore barbuto, considerato molto somigliante a Ernest Heming‑ way, riesce a trovare un nuovo colla‑ boratore teatrale, Miroslav Horníček, ma è nel cinema che riesce a lasciare la sua impronta. Císařův pekař – Pekařův císař (L’imperatore della città d’oro: 1951), in cui interpreta il doppio ruo‑ lo dell’Imperatore Rodolfo II e di un fornaio, rappresenta uno dei suoi più noti successi. Il film, diretto ancora da Martin Frič, è un raro esempio di pellicola apprezzata tanto dal pubbli‑ co quanto dal potere comunista, che approva la canzone “Vogliamo lavora‑ re (e non vivere!) in pace”, e dialoghi come “Lui può fare questo e lei quello, quando condividiamo, tutti avranno tutto”. Sfumature comuniste che in un primo momento scoraggiano l’attore dall’accettare il ruolo; ma, infine, il film raccoglie un buon successo all’estero (soprattutto negli Stati Uniti), dove fu distribuito in una versione tagliata, senza i messaggi comunisti. Sempre nello stesso decennio, Byl jednou jeden král (C’era una volta il Re: 1955), favola con il Re della commedia cecoslovacca jeden Král (Once Upon a Time, There Was a King: 1955), a fairytale with the Czechoslovak King of comedy Vlasta Burian, and especially Až přijde kocour, (The Cassandra Cat: 1963), another fairy tale for adults, and winner of the special Jury Prize at the 16th Cannes Film Festival. Despite his political activism, Werich by now understood that to work, he had to accept censorship and the propaganda of Communist cinema. Being already the most beloved actor of Czechoslovakia, in 1967, he got an offer to participate in a film that could have made him famous all over the world, the James Bond classic - You Only Live Twice, in which he was to play the villain Ernst Stavro Blofeld, who would become the most popular of the series. After about a week the Prague-born actor, however, was replaced by actor Donald Pleasance, with the official excuse that Werich was very sick. To this day, the real reason remains
Vlasta Burian, e soprattutto Až přijde kocour, (Un Giorno, un gatto: 1963), un’altra favola per adulti, vincitrice del Premio speciale della giuria al 16º Fe‑ stival di Cannes. Nonostante il suo attivismo politico, ormai Werich capisce che per lavorare deve accettare la censura e la propa‑ ganda del cinema comunista. Essen‑ do già l’attore più amato della Ceco‑ slovacchia, nel 1967 arriva l’offerta di partecipare a un film che può renderlo celebre in tutto il mondo, Agente 007 - Si vive solo due volte, in cui dovreb‑ be interpretare Ernst Stavro Blofeld, il cattivo che diverrà il più popolare della serie. Dopo circa una settimana l’attore praghese viene però sostitui‑
to con l’attore Donald Pleasance, con la scusa ufficiale che Werich è molto malato. Ad oggi, il vero motivo è an‑ cora un mistero. Certe fonti indicano il produttore Albert Broccoli come non convinto della scelta iniziale, trovan‑ do troppa somiglianza tra il boemo e Babbo Natale, inadatta al ruolo del cattivo con l’intenzione di dominare il mondo. C’è comunque una seconda teoria, più probabile: il regime avreb‑ be minacciato di non permettergli di lavorare più in patria se avesse finito il film. L’opportunità di diventare una stella internazionale sfuma, ma infine l’at‑ tore è ormai disposto ad annacquare le sue critiche politiche pur di continuare
A Nel libro Italské prázdniny (Vacanze italiane, 1960) Werich descrive i suoi viaggi in Italia / In the book Italské prázdniny (Italian holiday, 1960) Werich describes his trips in Italy
a mystery. Some sources indicate that producer Albert Broccoli wasn’t convinced with his initial choice, finding too much similarity between the Bohemian and Santa Claus, who he deemed to be unsuited to the role of the villain planning world domination. There is however a second theory, a more likely one: that the regime threatened not allowing
him to work in his homeland again if he finished the film. The opportunity to become an international star had gone, but the actor was now willing to water down his political activism in order to work in his country. In ‘68 he signed the manifesto Dva tišice slov (two thousand words) with the reforms proposed by Ludvík Vaculík after the elec-
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a lavorare nel suo paese. Nel ‘68 firma il manifesto Dva tisíce slov (le due mila parole), con le riforme proposte da Ludvík Vaculík dopo l’elezione di Alexander Dubček. Dopo l’invasione russa, Werich fugge a Vienna (dove ritrova il suo amico Voskovec), ma ca‑ pisce velocemente che non può vivere senza recitare, e senza la sua terra, dove torna dopo un anno. Le sue azioni successive comunque deludono i dissi‑ denti del suo paese. Non firma Charta 77, il famoso documento (redatto an‑ che da Václav Havel) in difesa dei diritti umani e civili. Firma anzi l’anti-Charta 77, anche se accusa, poi, di esser stato ingannato. Ciò nonostante, gli eventi non hanno un effetto negativo sulla sua popolarità, un personaggio che i cechi ricordano sia per i suoi ruoli espressivi durante l’era comunista, che per le sue nuove definizioni del teatro dell’assurdo cecoslovacco. Dalla sua morte nel 1980, migliaia di ammiratori continuano a visitare la sua villa baroc‑ ca sull’isola di Kampa e la sua tomba al cimitero di Olšany, dove riposa accanto al suo amico Voskovec. tion of Alexander Dubček. After the Russian invasion, Werich headed to Vienna (where he met his friend Voskovec), but quickly realized that he could not live without acting, and his homeland, where he returned after a year. His subsequent actions, however, disappointed dissidents in his country. He not only didn’t sign Charter 77, the famous document (partly created by Václav Havel) in defense of human and civil rights, but did sign the anti-Charter 77, although he later claimed to have been deceived. Nevertheless, the events did not negatively affect his popularity, and he remains a much remembered personality for the Czechs for his expressive roles during the communist era, and for his new definitions of the Czechoslovak theatre of the absurd. Since his death in 1980, thousands of fans continue to visit his baroque villa on the island of Kampa, and his tomb at Olšanské cemetery, where he rests next to the tomb of his friend Voskovec.
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I cechi e il tè, tra cultura e business Czechs and tea, between culture and business La Repubblica Ceca è tra i primissimi stati in Europa per consumo pro capite di questa bevanda
La birra ceca è nota in tutto il mondo per la sua storia, tradizione e per il suo gusto inconfondibile. Non è certo un caso, quindi, che stando alle ulti‑ me statistiche i cechi si collochino al primo posto nella classifica mondiale per consumo pro-capite di questa be‑ vanda. Ma ce n’è anche un’altra che,
come dimostrano i numeri, piace par‑ ticolarmente a questo popolo: il tè. La Repubblica Ceca per consumo pro capite dell’infuso di questa pianta è tra i primi cinque paesi in Europa (270-280 gr all’anno). Tra il dicem‑ bre del 2012 e il novembre del 2013, distributori e negozi di tè del paese
hanno acquistato 3.662 tonnellate di foglie provenienti principalmente da Cina, India, Giappone e Vietnam per un giro d’affari di circa 2,06 miliardi di corone. Conosciuto in Oriente da millenni e commercializzato in Europa per la pri‑ ma volta dalla Compagnia Olandese
Czech beer is known all over the world for its history, tradition and unique taste. It is no coincidence, then, that according to the latest statistics, the Czechs rank in first position in the world for per-head consumption of this beverage. But there is also another drink, according to statistics, that people particularly appreciate, and that is tea. The Czech Republic with its per-head consumption of this infusion ranks
among the top five countries in Europe (270-280 gr. per year). From December 2012 to November 2013, the tea distributors and shops in the country bought 3,662 tons of leaves imported mainly from China, India, Japan and Vietnam, for a turnover of approximately 2.06 billion crowns. Well known in the East for thousands of years and traded in Europe for the first time by the Dutch East India Company
in the early seventeenth century, tea has become an increasingly popular drink all over the world for its virtues, and has become a real cultural phenomenon in many countries. Among them there is also the Czech Republic where the appreciation of this drink “has been a reality for over twenty years and not just a fad, as shown by the high and growing number of tearooms and professionals in the in-
di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
The Czech Republic is among the highest consuming states per capita in Europe of this beverage
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progetto repubblica ceca
focus focus
Kampa dove corsi per amatori e pro‑ fessionisti sono all’ordine del giorno. Inoltre è il promotore di “Čajomír” il festival nazionale del tè, una ker‑ messe alla quale partecipano centi‑ naia di curiosi e appassionati, che nel 2014 arriverà alla sua sesta edizione. Sono almeno un centinaio i negozi specializzati nella vendita di questo prodotto e oltre 250 le sale da tè (in ceco “čajovna”) presenti in Boemia e Moravia. Questi tranquilli e silenziosi
luoghi d’incontro, spesso nascosti in qualche via secondaria, dal caratte‑ ristico arredamento in stile orientale fatto di tappeti e luci soffuse, con alle pareti fotografie di divinità indiane, cinesi, mandala o di coltivazioni della pianta nella lontana Asia, sono avvol‑ ti in un’atmosfera dove tra musiche di campane tibetane e altri strumenti esotici, il tempo sembra scorra più lentamente inebriato dagli odori di spezie e cullato dal tintinnio delle
tazze di ceramica e dallo sciabordare dell’acqua nelle teiere di ghisa o ter‑ racotta. A frequentare le “čajovny”, ci spiega Horák, “data la loro parti‑ colarità di essere luoghi in cui non si vende alcool e non si fuma, all’inizio erano principalmente persone che cercavano un’alternativa ai classici ristoranti e alle “hospody” ceche, soprattutto giovani, ma non solo, poi la clientela si è evoluta e oggi è costituita da persone di ogni età ed
delle Indie Orientali agli inizi del XVII secolo, il tè è una bevanda sempre più apprezzata in tutto il mondo per le sue virtù, e in molti paesi un vero e proprio fenomeno culturale. Tra questi c’è anche la Repubblica Ceca dove l’amore per questa bevanda “è una realtà da oltre vent’anni e non una semplice moda passeggera, come dimostra il numero elevato, e in continuo aumento, di sale da tè e professionisti del settore”. È quanto sostiene Jaromír Horák, tra i maggiori esperti cechi di tè, che della sua pas‑ sione per la bevanda ha fatto un vero e proprio mestiere. Horák è proprie‑ tario di una scuola di tè sull’isola di dustry”. This is a statement by Jaromír Horák, one of the leading Czech tea experts, who has turned his passion for this beverage into a real job. Horák is the owner of a tea school on Kampa island where courses for amateurs and professionals are on the agenda. He is also the promoter of “Čajomír” the national tea festival, an event which brings together hundreds of onlookers and fans, that in 2014 will reach its sixth edition. There are at least a hundred stores specialized in selling this product and over 250 tea-rooms (in Czech called “čajovna”) located in Bohemia and Moravia. These peaceful and quiet meeting places, often hidden in some side street, with characteristic Asian style furnishings, consisting of carpets and soft lighting, with pictures of Indian, Chinese deities, mandala, or plant cultivations in faraway Asia,
Fonte: Čajomír
Jaromír Horák al festival Inner Winner 2012 / Jaromír Horák at the festival Inner Winner 2012
are enveloped in an atmosphere of music where, among Tibetan bells and other exotic instruments, time seems to flow more slowly, filled with the odour of spices and lulled by the clink of ceramic cups and sound of water inside cast-iron or earthenware teapots. Frequenting these “čajovny” at first, Horák explains, “due to the particular fact that they are places where alcohol is not sold and where you cannot smoke, were mainly people who sought an alternative to the classic restaurants and Czech “hospody”, and made up especially of young people, but not only. Then customers evolved, and nowadays they consist of people
of all ages and walks of life”. But if the čajovna is still a point of reference for students and young people in search of peace and quiet or for travellers, who in front of a good Darjeeling or Lung Ching enjoy telling their friends about their travel experiences to the Far East, and for lovers of alternative culture, peppered with New Age and environmental concepts, the tea-room is increasingly also drawing in businessmen and managers, who choose the relaxing atmosphere of this place to meet clients and discuss about business. It is not surprising then if Richard Branson, the British billionaire entrepreneur, founder of Virgin, wrote in his
progetto repubblica ceca
bestseller “Business without secrets” (2008) that “face-to-face conversations are much more effective, and video conferencing is always a sort of makeshift solution compared to a nice cup of tea together”. Obviously, the classic tea bags commonly used at home are not permitted in these temples. These types of teas, in fact, are called “dust” in slang and are looked down upon by connoisseurs, because of their low-quality content and fragments of dried leaves, as the word itself implies. Do not be surprised, then, if among the dozens or hundreds of varieties of tea found in a čajovna, you will not find the classic bags of tea.
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Fonte: Čajomír fest 2013
La čajovna, un tranquillo e silenzioso luogo d’incontro, arredato spesso in stile orientale, fra musiche di campane tibetane e dove il tempo scorre lentamente dagli odori di spezie The čajovna, a peaceful and quiet meeting place, often decorated in oriental style, with music of Tibetan bells and where time rolls by slowly with the odour of spices
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“Il business senza segreti” (2008), che “Le conversazioni faccia a faccia sono molto più efficaci, e le videoconferen‑ ze sono sempre un ripiego rispetto a una tazza di tè bevuta insieme”. Naturalmente da questi templi del tè sono bandite le classiche bustine di uso comune in casa. Queste, in‑ fatti, chiamate in gergo “dust” sono disprezzate dagli intenditori a causa del loro contenuto di bassa qualità che deriva dagli scarti e dai frammen‑ ti delle foglie essiccate, come dice la parola stessa. Non sorprendetevi,
dunque, se tra le decine o centinaia di varietà di tè presenti in una čajovna, delle classiche bustine non ne vedrete nessuna. Ma da dove nascono in Repubblica Ceca la passione e l’interesse per il tè e per la cultura che gli ruota intorno? Secondo Horák, “È difficile trovare un motivo unico, ma è vero che durante il comunismo si sapeva poco dell’Orien‑ te e ciò affascinava molto i cechi che per loro natura sono molto romantici. Quindi con la caduta del comunismo il trend dei viaggi in Oriente e, di conse‑
estrazione sociale”. Ma se ancora oggi la čajovna è un punto di riferimento per giovani e studenti in cerca di tran‑ quillità, per viaggiatori che davanti a un buon darjeeling o a un Lung Ching raccontano ai loro amici le esperienze di viaggio nel lontano Oriente, e per gli amanti della cultura alternativa infarcita di New Age e concezioni am‑ bientaliste, sempre più spesso la sala da tè richiama anche uomini d’affari e manager che scelgono l’atmosfera distensiva di questo luogo per incon‑ trare i loro clienti e discutere di lavoro. Non sorprende, dunque, che Richard Branson, l’imprenditore britannico multimiliardario fondatore della Vir‑ gin, abbia scritto nel suo bestseller But where does the Czech Republic passion and interest for tea and its culture derive from? According to Horák, “It’s hard to find a single reason, but it is true that during communism, little was known of the East and, as a consequence, that fascinated Czechs who, by their nature, tend to be very romantic. So, with the fall of communism, the trend of travelling to the East caught on and, consequently, that of oriental style čajovny”. But the passion for tea on Czech Lands has more distant origins. By the end of the eighteenth century, Jan Alois Svatojánský had a Chinese tea shop in Prague at the house U Zlatého okouna. The Czech writer and journalist, Jan Neruda, mentions tea in one of his
Fonte: Čajomír fest 2013
writings in 1876 and Karel Havlíček Borovský had already written about this beverage in 1845. The first Prague čajovna, however, was opened in 1908 by the writer, traveller and collector of Japanese art, Joe Hloucha (1881-1957), who along with his brother, created a Japanese tea house in Prague during the Exhibit
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Jubilee of the Chamber of Commerce. At the end of the event the čajovna was moved to the Lucerna Palace in the centre of Prague, also thanks to the support of Eng. Václav Havel, the grandfather of the future president with the same name. Since then, other tea-rooms, shops and Czech import companies of the drink have seen the
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Fonte: Čajomír fest 2013
guenza, delle čajovny in stile orienta‑ le prese piede”. Ma la passione per il tè nelle Terre Ce‑ che ha origini più lontane. Già alla fine del XVIII secolo, Jan Alois Svatojánský aveva a Praga la sua bottega di tè cine‑ se presso la casa U Zlatého okouna. Lo scrittore e giornalista ceco Jan Ne‑ ruda menziona il tè in un suo scritto del 1876 e sulla bevanda aveva già scritto anche Karel Havlíček Borovský nel 1845. La prima čajovna praghese fu aperta invece nel 1908 dallo scrittore, viag‑ giatore e collezionista di arte giap‑ ponese Joe Hloucha (1881-1957) che insieme a suo fratello creò a Praga una sala da tè giapponese in occasione
dell’Esposizione Giubileo della Camera di Commercio. Alla fine della manife‑ stazione la čajovna fu spostata nel Pa‑ lazzo Lucerna, nel centro di Praga, an‑ che grazie al supporto dell’Ing. Václav Havel, nonno del futuro Presidente suo omonimo. Da allora altre sale da tè, negozi e compagnie ceche di im‑ portazione della bevanda hanno visto la luce. La bevanda si diffuse rapida‑ mente fino all’avvento del socialismo reale durante il quale, invece, stando a quanto dicono i cechi sarebbe un eufemismo chiamare “tè” quello che si trovava in circolazione nel paese in quel periodo. Dopo la caduta del regi‑ me il presidente Václav Havel ricevette a palazzo il maestro giapponese del
light of day. The drink spread rapidly until the advent of real socialism, during which, according to what the Czechs say, it would be an understatement to call “tea” what you could find in the Country in that period. After the fall of the regime, President Václav Havel received the Japanese tea master Sosicu Sen XV at the palace, who gave him an exemplary demonstration of the traditional Japanese Tea Ceremony, in front of political authorities, tea lovers and other onlookers. This gave a strong impetus to the development of tea culture in the Country and, not coincidentally, since that year we can speak of a real boom in tea consumption. Among the first tea rooms opened in Prague after the Velvet Revolution we
have to remember: “U Čajovníka na Boršově”, “U zeleného čaje” in Nerudova Street and “Dobrá čajovna” in Václavské náměstí, which for a long time was predominant on the market. Since 1991, the number of specialty stores, where you can buy tea from all over the world, increased sharply and in particularly high quality tea such as Korean, Japanese or the famous “oolong” from Taiwan. Particularly interesting is also the amount of publications on the subject. There are, in fact, many popular specialist publications on tea every year, as well as articles in magazines and newspapers. But what are favourite types of tea of Czech people? According to Horák:
tè Sosicu Sen XV, che diede un’esem‑ plare dimostrazione della tradizionale Cerimonia Giapponese del Tè, davanti ad autorità politiche, appassionati e semplici curiosi. Ciò diede un forte impulso allo sviluppo della cultura del tè nel Paese e, non a caso, da quell’an‑ no si può parlare di un vero e proprio boom di questa bevanda. Tra le prime sale da tè praghesi aperte dopo la Rivoluzione di Velluto vanno ricordate: “U Čajovníka na Boršově”, “U zeleného čaje” in via Nerudova e “Dobrá čajovna” in Václavské náměstí che per lungo tempo ha mantenuto una certa prevalenza sul mercato. Dal 1991 in poi si sono moltiplicati i nego‑ zi specializzati dove è possibile acqui‑ stare tè proveniente da tutto il mondo, anche qualità particolarmente pregia‑ te come il tè coreano, giapponese o i famosi “oolong” di Taiwan. Particolar‑ mente interessante anche l’editoria
sull’argomento. Sono molte, infatti, le pubblicazioni divulgative e specia‑ listiche sul tè che ogni anno, oltre ad articoli su riviste e giornali, vengono pubblicate. Ma quali sono i tè preferiti dai cechi? Secondo Horák: “I cechi be‑ vono principalmente tè aromatizzato alla frutta (Ovocný čaj), ma anche il tè verde è molto apprezzato e viene subito dopo”. Prima di concludere una raccomandazione. Se siete in čajovna e avete ordinato un tè, prima di berlo sentitene bene l’aroma, analizzatene il colore e poi soffermatevi ad assa‑ porarne il retrogusto. Chiedetene le caratteristiche a chi con tanto amore e dedizione ve lo ha preparato. Come diceva lo scrittore Okakura Kakuzo: “Il tè è un’opera d’arte, e solo la mano di un maestro può renderne manifeste le qualità più nobili”. Ma, mi raccoman‑ do, se non vi hanno portato lo zucche‑ ro, non lo chiedete!
“Czechs mainly drink fruit flavoured tea (Ovocný čaj), but also green tea is very popular and comes in second place”. Before concluding the argument, a quick recommendation. If you are in čajovna and you have ordered a cup of tea, before drinking it you should smell its nice aroma, analyze its colour, and then stop a few seconds
to enjoy its aftertaste. Enquire about its characteristics from those, who with much love and dedication, have prepared it for you. In the words of the writer Okakura Kakuzo: “Tea is a work of art, and only the hand of a master can reveal its noblest qualities”. But, please, if they have not brought you any sugar, do not ask for it!
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Na Františku: un ospedale con sette secoli di storia Sulla riva della Vltava, a pochi passi dal centro storico, sorge il più antico centro sanitario della Repubblica Ceca, il cui nome è legato alle grandi personalità che fin dall’inizio ne favorirono lo sviluppo
L’ospedale Na Františku di Praga, situa‑ to sulla riva destra della Vltava, offre assistenza sanitaria ininterrottamente dal XIV secolo. Pochi istituti, non solo in Repubblica Ceca ma in tutta Europa, vantano una simile tradizione. La sua unicità ha varie cause. Innan‑ zitutto è l’ospedale più antico del Paese. Fu Bohuslav di Olbramovice, ricco esponente della borghesia pra‑ ghese, a fondare nel 1354 un ospe‑ dale per i poveri, noto come “špitál
Bohuslavův”, l’ospedale di Bohuslav. Sorse nelle vicinanze della cappella gotica di San Simone e Giuda, con‑ sacrata dal vescovo di Praga Arnošt di Pardubice. Trasformata nel XVIII seco‑ lo in una chiesa primo barocca adatta a scopi ospedalieri, è tutt’ora interna al complesso e ospita concerti. In secondo luogo il nome dell’ospeda‑ le è legato a grandi personalità della storia che fin dall’inizio ne favorirono lo sviluppo. Nel 1620 l’imperatore
Ferdinando II lo cedette all’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, i Fatebenefratelli, per averlo sostenuto nella battaglia della Montagna Bian‑ ca, o forse perché si dice fosse grato a uno di loro per avergli salvato la mano ferita mentre il suo medico vo‑ leva amputarla. Mettendo in pratica il motto Per corpus ad animam, i fratelli si occupavano della cura dei malati e i più abili venivano inviati a studiare medicina all’università. Limitarono la
di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
On the bank of the Vltava River, within walking distance from the city centre, is the oldest medical centre in the Czech Republic whose name is associated with great personalities that since the very beginning supported its development
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L’ospedale Na Františku sul lungofiume Dvořákovo nábřeží / St. Francis Hospital on the waterfront Dvořákovo nábřeží
The St. Francis Hospital (Hospital Na Františku) in Prague, situated on the right bank of the Vltava river, has provided health care since the fourteenth century. Few institutions, not only in Czech Republic but all over Europe, have had a similar tradition. Its uniqueness has various causes. First of all, it is the oldest hospital in the Country. It was Bohuslav of Olbramovice, a rich exponent of the Prague bourgeoisie who, in 1354, founded a hospital for the poor, known as “špitál Bohuslavův”, the hospital of Bohuslav.
It was built in the vicinity of the Gothic chapel of St. Simon and Judas, consecrated by the Prague Bishop Arnošt of Pardubice. Transformed in the eighteenth century into an early-Baroque church suitable for hospital services, it is still inside the complex and hosts concerts. Secondly, the name of the hospital is linked to the great historical figures that from the very beginning favoured its development. In 1620, Emperor Ferdinand II gave it to the Hospitaller Order of St. John of God, the Broth-
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ers, for supporting him in the White Mountain Battle, or perhaps, according to what they say, because he was grateful to one of them for saving his injured hand – whereas his doctor wanted to amputate it. Putting into practice the motto Per corpus ad animam, the brothers took care of the sick, whilst the most suitable were sent to study medicine at university. However, they limited the amount of care to male patients and built a pharmacy where they prepared decoctions and ointments.
cultura culture
St. Francis Hospital: a hospital with seven centuries of history cura ai pazienti uomini e costruirono una farmacia dove preparavano de‑ cotti e unguenti. Secoli di trasformazioni e primati L’ospedale fu più volte modificato e ampliato nel corso dei secoli. Finita la guerra dei trent’anni il conte Černín finanziò un’estensione a nord ma nel 1689 un incendio danneggiò la parte di nuova costruzione. Nel 1703 una donazione dell’imperatrice Maria Teresa permise all’edificio di crescere in verticale con l’aggiunta di un pia‑ no. La disponibilità di spazi aumentò rapidamente fino ad accogliere 90 pazienti rispetto all’iniziale ventina, o ai 55 del 1620 e a farne il più grande ospedale di Praga. Stupisce la preci‑ sione amministrativa dell’epoca. Si sa ad esempio che fino al 1714 l’età media dei pazienti era 26 anni, la dia‑ gnosi più frequente febbre e la causa di morte edematosi. Durante i lavori
di metà Settecento fu terminata la facciata esterna, su cui spiccano statue di santi e rimasta in gran parte intatta fino ai giorni nostri, come una serie di altri elementi barocchi: la scalinata detta Miserere, i corridoi a croce, la meridiana o la fontana a otto lobi nel cortile interno. Nel 1908 l’imperatore Francesco Giuseppe visitò l’ospedale e gli offrì sostegno finanziario. Poco dopo Masaryk, Beneš e papa Pio XI trovarono la somma per gli ingenti la‑ vori degli anni venti. Si costruì il nuo‑ vo ospedale, una struttura semplice a forma di E rovesciata, con la facciata e l’ingresso principali sul fiume. L’ospe‑ dale poté così accogliere un centinaio di pazienti in più divenendo la più grande struttura sanitaria a Praga e dintorni, con le sale operatorie e le dotazioni più moderne. Infine l’ospedale Na Františku fece da sfondo a importanti momenti nel‑
la storia della medicina. Nel 1685 il professor Sebastian Kristian Zeidler effettuò la prima autopsia dimostra‑ tiva. Nel Settecento l’istituto divenne una solida base scientifica e di ricerca che attirava rinomati esperti quali
Josef Plenciz, Antonín Sebald o Karel Arnold, sotto la cui direzione gli stu‑ denti di medicina svolgevano eserci‑ tazioni pratiche al letto dei pazienti. Fu un passo rivoluzionario e l’avvio di una collaborazione con la facoltà
Centuries of transformations and pre-eminence The hospital was expanded and modified several times over the centuries. After the Thirty years’ war, Count Černín funded its north extension, but in 1689, a fire damaged this new construction. In 1703, a donation from Empress Maria Theresa allowed the building to grow upwards by adding a floor. The availability of space increased rapidly until it was able to accommodate 90 patients compared to the initial twenty or so, or 55 patients in 1620, to become the largest hospital in Prague. The administrative precision of that period was quite astonishing. We know for example that up to 1714 the average age of patients was 26, that the most frequent diagnosis was fever and the cause of death oedema. During the mid-eighteenth century, work on the exterior facade
was completed, where now there are some statues of saints and which is largely still intact to this day, with a series of other Baroque elements: the staircase called Miserere, the crossshaped corridors, the sundial or the eight lobes fountain situated in the internal courtyard. In 1908 the Emperor Franz Joseph visited the hospital and offered financial support to the institution. Shortly after Masaryk, Beneš and Pope Pius XI collected a large sum for the huge work carried out in the nineteen-twenties. The new hospital was built consisting of a simple structure in the shape of an inverted E, with the main facade and entrance looking out towards the river. The hospital could thus accommodate one hundred patients more, thus becoming the largest health facility in Prague and its neighbourhood, with modern operating rooms and equipment.
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L’antica farmacia fondata in via U Milosrdných nel 1624 / The old pharmacy built in U Milosrdných street in 1624
Grazie a una recente iniziativa l’ospedale mira ad essere ancora di più un prezioso punto di riferimento per gli stranieri residenti e turisti Thanks to a recent initiative, the hospital aims to become an even more valuable reference point for foreign residents and tourists
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di medicina. Nel 1783 nacque la pri‑ ma clinica per malati di mente e fu nominato direttore dell’ospedale Jan Theobald Held che qui curò Josef Do‑ brovský, storico padre della slavistica nelle Terre ceche. Tra gli altri pazienti celebri dell’ospeda‑ le citiamo Václav Havel, che durante il regime qui venne ricoverato, dopo uno dei periodi di detenzione in carcere. Nel 1847 il chirurgo Celestýn Opitz ef‑ fettuò la prima operazione chirurgica in anestesia totale dell’impero austroungarico e di tutta Europa, intervento ricordato da una targa commemora‑ tiva sulla facciata dell’edificio. Altra data rilevante è il 1965, anno di fon‑ dazione del primo centro di rianima‑ zione della Cecoslovacchia. Finally, the St. Francis Hospital became the background to important moments in the history of medicine. In 1685 Professor Sebastian Kristian Zeidler carried out the first autopsy demonstration. In the eighteenth century the institute became a sound scientific and research centre that attracted renowned experts such as Josef Plenciz, Antonín Sebald and Karel Arnold, under whose direction medical students could gain practical experience working close to patients. It was a revolutionary step forward and the start of a collaboration with the Faculty of Medicine. In 1783 first clinic for the mentally ill was opened and Jan Theobald Held was appointed director of the hospital and it was here that he cured Josef Dobrovský, the historical father of Slavic Studies on Czech land. Among the other famous hospital patients there was Václav Havel, who was hospitalized here during the regime after one of his prison detention periods. In 1847 the surgeon Celestýn Opitz made the first surgical operation under
Durante la seconda guerra mondiale Na Františku funse da lazzaretto mi‑ litare per i piloti della Luftwaffe tede‑ sca. Nel 1945 i Fatebenefratelli ripre‑ sero la loro attività cercando d’inserire la struttura nel sistema sanitario che si stava sviluppando nel dopoguerra ma negli anni ‘50 l’ospedale finì inte‑ grato nella sanità socialista.
Dopo la Rivoluzione di velluto, conti‑ nua a essere una struttura efficiente e sempre più idonea agli standard della medicina moderna e dal 1992 è un’organizzazione gestita dal comune di Praga 1. Un’ampia ristrutturazione interessa l’intero edificio: tutti gli ambulatori e i reparti sono dotati di attrezzature
La mensa dell’ospedale / The canteen of the hospital
Una sala operatoria dell’ospedale Na Františku / Operating room of St. Francis Hospital
general anaesthesia of the AustroHungarian empire and of all Europe, an intervention which was celebrated with a plaque placed on the facade of the building. Another important date is 1965, when the first intensive care unit of Czechoslovakia was opened. During the Second world war, St. Francis Hospital served as a military hospital for the pilots of the German Luftwaffe. In 1945 the Brothers resumed
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their activity and tried to include the structure into the health care system that was developing in the post-war period, but in the 1950s the hospital was eventually integrated into the socialist health care system. After the Velvet Revolution, it continued to be an efficient structure increasingly more suitable to meet the standards of modern medicine and since 1992 it has been managed by the City of Prague 1.
cultura culture
all’avanguardia, si sostituiscono il tet‑ to e la sala caldaie, si ricostruiscono la cucina, il reparto di rianimazione e la zona di ricezione delle ambulanze nel cortile interno. Il comune investe molto per questa struttura sulle rive della Vltava ma purtroppo la vicinan‑ za al fiume ha i suoi lati negativi: l’al‑ luvione del 2002 interrompe i lavori e sottopone piano terra e sotterranei a ulteriori e pesanti riparazioni. Anche l’inondazione di giugno 2013 costrin‑ ge l’ospedale a chiudere l’attività per qualche giorno e trasferire i pazienti in altre strutture. Il recente progetto di consultorio per gli expat L’ospedale Na Františku è da sempre un punto di riferimento anche per gli stranieri. Data la sua posizione centrale, capita che i turisti o chi vive a Praga per motivi di lavoro ne richiedano i servizi. Al chirurgo Tomáš Šebek si deve la recente idea di fon‑ dare un centro medico dedicato pro‑ A large restructuring took place which has affected the entire building: all the surgeries and all wards were equipped with advanced equipment. The roof and the boiler room were replaced, the kitchen rebuilt, as well as the intensive care unit, ambulance reception area situated inside the courtyard. A great deal was invested by the municipality for this structure on the banks of the Vltava river, but unfortunately, proximity to the river has had its downside: the flood of 2002 interrupted the work being done and meant that the ground floor and basement had to be subject to further heavy repair work. Even the flood of June 2013 forced the hospital to close down its activity for a few days and transfer patients to other facilities. The recent medical consulting project for expats The St. Francis Hospital has always been a reference point also for foreigners. Given its central location, it may happen that tourists or those living in Prague for business purposes require its service. Tomáš Šebek, a surgeon, had the idea recently of opening a
prio agli stranieri. Per saperne di più sull’iniziativa lo incontriamo all’ospe‑ dale, dove è parte dell’équipe medi‑ ca. Nonostante i soli trentasette anni, il dottor Šebek vanta una ricca espe‑ rienza: lavora nel reparto di chirurgia, collabora a progetti internazionali, ha esercitato un anno all’ospedale di Dublino e partecipato alle missioni di Medici Senza Frontiere, ad Haiti e in Afghanistan. Ha raccolto le sue espe‑ rienze nel libro “Missione Haiti – Cin‑ que mesi con Medici Senza Frontiere”, un racconto che ripercorre il periodo che vi ha trascorso nell’ambito di un progetto chirurgico. “Aggiornavo quotidianamente il blog con le mie vicende – spiega il dottor Šebek. – Questo diario è piaciuto così tanto ad
amici e conoscenti in Repubblica Ceca che hanno insistito perché diventasse un libro”. L’idea di aprire un consulto‑ rio per gli stranieri all’interno di Na Františku è invece nata perché “per un anno ho vissuto a Dublino come expat – racconta il dottor Šebek, che si occupa in prima persona dei pazienti English-speaking. – So per esperienza com’è difficile capire un sistema sanitario diverso, scegliere il medico giusto e organizzare almeno le cure di base. La sanità ceca forni‑ sce servizi comparabili a qualunque Paese occidentale, ma il sistema e le barriere linguistiche possono essere una seria limitazione per gli stranie‑ ri”. A promuovere quest’iniziativa, in collaborazione con il dottor Šebek,
Il chirurgo Tomáš Šebek e il suo libro Missione Haiti / The surgeon Tomáš Šebek and his book Mission to Haiti
medical service dedicated particularly to foreigners. To get to know a little more about the initiative, we met him at the hospital, where he is part of the medical team. Although only thirtyseven, Dr. Šebek has a vast experience: he works in the surgical ward and collaborated on international projects. He has worked for a year at the Dublin’s university hospital and participated in missions with Doctors Without Borders in Haiti and Afghanistan. He has written about his experiences in a book called “Mission to Haiti - Five months with Doctors Without Borders”, a narrative that traces the period he spent on a surgery project. “I used to update
my blog daily with my experiences – Dr. Šebek explains. – My friends and acquaintances in the Czech Republic liked this diary so much and insisted that it should become a book”. The idea of opening a clinic for foreigners inside St. Francis Hospital came to me instead, because “for a year I had lived in Dublin as an expat – says Dr. Šebek, who takes care in person of English speaking patients. – I know from my own experience how difficult it is to understand a different type of health care system and choose the right doctor or at least to arrange the basic medical treatments. The Czech Health service is comparable to that of any
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è anche Suor Veritas, sorella della Congregazione di San Carlo Borro‑ meo, infermiera e psicologa che parla un fluente italiano. I nostri lettori la ricorderanno per l’intervista in cui tracciò un ricordo del periodo in cui assistette il presidente Václav Ha‑ vel nei suoi ultimi mesi di vita. Per ora il consultorio è aperto due ore alla settimana e dà la precedenza agli interventi chirurgici d’urgenza ma il progetto è di allargare il team coinvolgendo esperti di ogni branca della medicina. Di certo i cittadini locali sono soddisfatti del normale servizio. Nell’ambito del concorso “Il miglior ospedale dell’anno 2009”, Na Františku si è piazzato al secondo posto in campo nazionale secon‑ do le valutazioni dei pazienti. Una ulteriore conferma di come questo ospedale, per assistenza specialistica e qualificazione del personale, meriti senz’altro un posto degno di nota nel panorama della medicina ceca. Western country, but the system and the language barrier can be a serious limitation for foreigners”. To promote this initiative, in collaboration with Dr. Šebek, is also Sister Veritas, sister from the Congregation of St. Charles Borromeo, a nurse and psychologist who speaks fluent Italian. Our readers will remember her for the interview in which she described the time when she looked after President Václav Havel during his last months of life. For now, the clinic is open two hours a week and gives priority to an elective surgery cases, but the plan is to expand the team, involving experts in every branch of medicine. Of course, local citizens are already satisfied with the normal service afforded. As part of the competition “The best hospital in the year 2009”, St. Francis Hospital finished in second place at national level according to patients evaluations. A further confirmation that this hospital is undoubtedly noteworthy – on the Czech medical landscape – for its high-quality specialist assistance and skilled personnel.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Jan Zajíc emula il sacrificio di Jan Palach Jan Zajíc emulated the sacrifice of Jan Palach 45 anni fa 45 years ago
Il 25 febbraio del 1969 lo studente diciannovenne, Jan Zajíc, nativo di Vítkov, si diede fuoco in segno di prote‑ sta contro la normalizzazione seguita all’occupazione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Divenuto, insieme al più noto Jan Palach, il simbolo della resistenza cecoslovacca antisovietica, Zajíc coltivava interessi umanistici come la scrittura e la poesia. Aveva partecipato nel gennaio del 1969 agli scioperi della fame e alle commemorazioni per Palach insieme a gruppi studenteschi. Quel giorno di febbraio dello stesso anno si recò a Praga con alcuni amici in occasione del 25° anniversario della presa del potere da parte dei comunisti e, congedatosi dai suoi compagni, si nascose al n.39 di Piazza Venceslao dove alle due del pomeriggio compì il gesto disperato. In una lettera lasciata alla famiglia scrisse: “Conosco il valore della vita e so che è ciò che abbiamo di più caro. Ma io desidero molto per voi e per tutti, perciò devo pagare molto”. Nel 1991 l’allora presidente Václav Havel gli conferì l’ordine Tomáš Garrigue Masaryk in memoriam.
On February 25, 1969, the nineteen year-old student, Jan Zajíc, born in Vítkov, set himself on fire in protest against the normalization process after the occupation of Czechoslovakia by the Warsaw Pact troops. Having become a symbol of the Czechoslovakian anti-Soviet resistance, together with the more famous Jan Palach, Zajíc cultivated humanistic interests such as writing and poetry. In January 1969 he participated in the hunger strikes and the commemorations in honour of Palach along with student groups. That day in February of the same year he went to Prague with some friends on the occasion of the 25th anniversary from the seizure of power by the communists and, after saying goodbye to his companions, he hid himself in Wenceslas Square at n° 39 and at two o’clock in the afternoon he carried out the desperate gesture. In a letter left to his family he wrote: “I know the value of life and know that it is what we hold most dear. But I wish and expect a lot for you and for everybody, thus I have to pay dearly for this”. In 1991, the then President Václav Havel awarded him with the order of Tomáš Garrigue Masaryk, to his memory.
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Entra in funzione la linea C della metro di Praga The Prague C underground line was opened 40 anni fa 40 years ago
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Il 9 maggio del 1974 veniva inaugurata la linea C della metropolitana della capitale ceca, a col‑ legamento delle stazioni tra Florenc e Kačerov. I lavori della linea, che misurava inizialmente 6,6 km e comprendeva 9 stazioni, iniziarono nel 1966 e terminarono 8 anni dopo. La linea 1C percorreva, e tuttora percorre, la parte destra del centro città e attraversa anche il Ponte di Nusle che collega la stazione di I.P. Pavlova a quella di Vyšehrad. Nel corso degli anni sono stati aggiunti a questa al‑ tri segmenti di cui l’ultimo nel maggio del 2008. Dopo il crollo del vecchio regime, nel 1990 i nomi di otto stazioni sono stati cambiati. La stazione di Florenc, ad esempio, si chiamava Sokolovská, quella di Vyšehrad: Gottwaldova, quella di Háje: Kosmonautů. La linea C, contraddistinta dal colore rosso, è attualmente la linea più frequentata del‑ la metro praghese e accoglie, nelle ore di punta, 26.900 persone ogni ora. Oggi comprende 20 sta‑ zioni ed è lunga 22,41 km. Il tempo di percorrenza da un capolinea all’altro è di circa 35 min.
On 9th May 1974 the Metro line C of the Czech capital was officially opened and connected the station between Florenc and Kačerov. Work on the line, that initially was 6.6 kilometres long and had 9 stations, began in 1966 and ended eight years later. The 1C line used to run and still runs on the right side of the city centre and also passes the Nusle Bridge that connects the I.P. Pavlova station to that of Vyšehrad. Over the years other segments have been added, the last of which in May 2008. After the collapse of the old regime, in 1990 the names of eight stations were changed. The Florenc station, for example, used to be called Sokolovská, that of Vyšehrad: Gottwaldova and that of Háje: Kosmonautů. Line C, distinguished by its red colour, is currently the busiest Prague underground line and during peak hours, it is frequented by more than 26,900 people per hour. Today, it includes 20 stations and is 22.41 km long. Travel time from one terminus to the other is about 35 min.
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storia history
Il primo trapianto di cuore a Praga The first heart transplant in Prague 30 anni fa 30 years ago
Nel novembre del 1983 un tecnico di 43 anni, Josef Divina, in seguito ad un infarto fu ricoverato in gra‑ vi condizioni presso l’Istituto di Medicina Clinica e Sperimentale di Praga (Ikem). I medici, appurato lo stato critico del paziente, lo misero di fronte ad una scelta: poche settimane di vita oppure sottoporsi a un trapianto di cuore, cosa che fino a quel mo‑ mento nessuno aveva mai fatto in Cecoslovacchia. Il donatore sarebbe stata una donna, ma uno dei test preliminari stabilì l’incompatibilità tra l’organo del donatore e il paziente. Il caso volle però che pre‑ sto fosse disponibile un altro cuore. Questa volta la compatibilità sussisteva. La delicata operazione fu eseguita da un team di cardiologi e venne effettua‑ ta il 30 gennaio del 1984. Tra questi c’erano Pavel Firt, Jaroslav Hejnal e il direttore dell’Ikem Vladimír Kočandrle, che prima di allora avevano condotto esperimenti di trapianto di cuore soltanto su ani‑ mali. L’operazione durò quattro ore e fu un grande successo. Il paziente morì 13 anni dopo a causa di problemi renali.
TV Nova inizia le sue trasmissioni Nova TV started broadcasting 20 anni fa 20 years ago
In November 1983, the 43 year old technician, Josef Divina, after a heart attack, was hospitalized in serious condition at the Institute of Clinical and Experimental Medicine (Ikem) in Prague. After verifying his critical conditions, the doctors put the patient in front of a fundamental choice: a few weeks left of life or he should undergo a heart transplant, which at that time nobody had carried out before in Czechoslovakia. The donor was supposed to be a woman, but one of the preliminary tests established an incompatibility between the donor organ and that of the patient. However, he would soon have the availability of another heart and this time there was total compatibility. The delicate operation was performed by a team of cardiologists and was carried out on 30th January 1984. Among them were Pavel Firt, Jaroslav Hejnal and the Ikem director, Vladimír Kočandrle, who before then had conducted heart transplant experiments only on animals. The operation lasted four hours and was a great success. The patient died 13 years later due to kidney problems.
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Il 4 febbraio del 1994, alle ore 5:00 del mattino, iniziarono le trasmissioni della prima televisio‑ ne privata ceca che fu anche la prima nell’Europa dell’Est: la TV Nova, con sede a Kříženecké náměstí nel quartiere praghese di Barrandov. Il fondatore e primo direttore generale è stato Vladimír Železný, imprenditore e politico ceco. Attualmente proprie‑ taria del canale televisivo è la società CET 21 che appartiene al gruppo internazionale Cme (Central European Media Enterprises). Oggi la TV Nova è il canale più seguito della Repubblica Ceca ed è visi‑ bile anche in Slovacchia. Alle 19:30 del 4 febbraio 1994 fu trasmesso il primo telegiornale e il primo film che andò in onda fu la commedia ceca “Obecná škola”. A seguire venne trasmesso il film americano “Ghostbusters“ e al termine di questo andò in onda “Penthouse”, il primo programma erotico trasmesso nella Repubblica Ceca. Le trasmissioni del primo giorno finirono all’una di notte. A detenere la carica di copresidente e amministratore della CET 21 è at‑ tualmente Christoph Mainusch.
On February 4, 1994, at 5:00 in the morning, the first Czech private television started broadcasting. It was also the first in Eastern Europe: Nova TV, situated in Kříženecké náměstí in the Prague Barrandov district. The founder and first general director was Vladimír Železný, a Czech politician and entrepreneur. At present, the owner of the television channel is the company CET 21, that belongs to the international group CME (Central European Media Enterprises). Nowadays, Nova TV is the most popular channel in the Czech Republic and is also visible in Slovakia. At 19:30 on 4th February 1994, the first news was broadcast followed by the first film to go on air, which was the Czech comedy “Obecná škola”. This was followed by the American film “Ghostbusters” and at the end of the film, “Penthouse”, the first erotic program to be broadcast in the Czech Republic. The first day programmes ended at one o’clock in the morning. The Co-Chairman and Managing Director of CET 21 is currently Christoph Mainusch.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
Helga Weiss, classe 1929, è una pittrice e scrittrice ceca di ori‑ gini ebraiche. Sopravvissuta all’inferno dei campi di concen‑ tramento nazisti di Terezín e Auschwitz, il suo libro “Il diario di Helga”, tradotto in 14 lingue, è uscito anche in italiano, pub‑ blicato dalla casa editrice Einaudi e tradotto da Letizia Kost‑ ner. Soprannominata la “Anna Frank” praghese, Helga Weiss ci offre in questo scritto la testimonianza di una ragazza che ha visto con i propri occhi in cosa la cattiveria può trasforma‑ re un essere umano. L’unica sua colpa: essere ebrea. Questo diario scritto negli anni di prigionia è un documento straordi‑ nario, sia per il suo valore storico che per quello umano. Helga scrive e disegna ciò che le accade intorno, quotidianamente, con una lucidità e un’umanità che colpiscono al cuore. Degli oltre quindicimila bambini che sono stati deportati nei campi di Terezín e Auschwitz, ne sono sopravvissuti un centinaio. Helga è una di questi e questo è il libro che ha consegnato alla storia perché tutto ciò un giorno non venga dimenticato.
Born in 1929, Helga Weiss is a Czech painter and writer of Jewish origin. Having survived the ordeal of the Nazi concentration camps in Terezín and Auschwitz, her book “Helga’s diary”, translated into 14 languages, has also been published in Italian by Einaudi and was translated by Letizia Kostner. Nicknamed the “Anne Frank” from Prague, in this literary work, Helga Weiss gives us a written testimony of a girl who has witnessed with her own eyes how wickedness can transform a human being. Her only fault was that of being Jewish. This diary, written during the years of her captivity, is a remarkable document, both from an historical and human point of view. Helga writes and sketches daily what is happening around her with great lucidity and deep humanity. Of more than fifteen thousand children who were deported to the Terezín and Auschwitz camps, only about a hundred survived. Helga is one of them and has consigned this book to posterity so that all this will not be forgotten.
Helga Weiss, Il diario di Helga. La testimonianza di una ragazza nei campi di Terezín e Auschwitz, Einaudi: Torino 2014, pp. 211
Helga Weiss, Il diario di Helga. La testimonianza di una ragazza nei campi di Terezín e Auschwitz, Einaudi: Turin 2014, 211 pp.
In occasione del settecentesimo anniversario della nascita di Giovanni Boccaccio, l’Università di Olomouc ha pubbli‑ cato il volume “Boccaccio 2013”. L’opera vuole essere una chiave di lettura del “Decameron” alla luce degli studi più recenti su quest’opera fondamentale della letteratu‑ ra italiana. I primi capitoli, scritti da Jiří Špička, trattano dell’opera letteraria di Boccaccio per poi concentrarsi sui temi e gli aspetti più importanti dell’opera: la sua strut‑ tura, la relatività morale, la questione del pubblico fem‑ minile. Nella seconda parte, scritta da Marcello Bolpagni e da Špička, si presenta invece una lettura del “Decameron” attraverso la contrapposizione dei modelli di comporta‑ mento in esso presenti (i vizi e la meschinità contro le virtù e la magnanimità) e la contrapposizione di alcuni dei suoi personaggi (il sinistro Ciappelletto della prima novella e la virtuosa Griselda dell’ultima novella.) Nel volume è pre‑ sente anche la traduzione di Lenka Kováčová di “Griselda”.
On the occasion of the seven-hundredth anniversary of the birth of Giovanni Boccaccio, the University of Olomouc has published the book “Boccaccio 2013”. The objective of the work is to afford a key to understanding the “Decameron” in the light of recent studies on this fundamental Italian literary work. The first chapters, written by Jiří Špička, deal with the literary work of Boccaccio and then focus on the themes and most important aspects of this literary work: its structure, moral relativity and the female public aspect, etc. The second part, written by Marcello Bolpagni and Špička, gives us instead a reading of the “Decameron” through the contraposition of patterns of behaviour that it contains (vice and meanness against virtues and magnanimity) and the contraposition of some of the characters (the sinister Ciappelletto of the first tale and the virtuous Griselda of the last tale). The book also contains the translation of “Griselda” by Lenka Kováčová.
AA. VV., Boccaccio 2013. Poetika Dekameronu a dva způsoby, jak být člověkem, Univerzita Palackého: Olomouc 2013, pp. 144
VV. AA., Boccaccio 2013. Poetika Dekameronu a dva způsoby, jak být člověkem, Palackého University: Olomouc 2013, 144 pp.
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Nato a Praga il 2 luglio del 1930, Otto Popper, alias Ota Pavel, è stato uno scrittore, giornalista e com‑ mentatore sportivo ceco. “La morte dei caprioli belli”, uscito in italiano nella traduzione di Barbara Zane, è considerato uno dei suoi migliori scritti. Protagonista di quest’opera è “la vita, travolgente in tutta la sua bel‑ lezza: un padre sognatore, innamorato della pesca e delle donne che tra alti e bassi non smette di combina‑ re guai, una madre solida e paziente ma che sa il fatto suo, pescatori, operai e soldati che rubano, regalano, scappano, temono... Con un calore e una semplicità disarmanti Ota Pavel ci porta sulle sponde del laghet‑ to di Buštěhrad, sdraiati con lo sguardo che punta al cielo e il cuore colmo di stupore. Questo di Ota Pavel è probabilmente uno dei libri più belli della letteratura ceca contemporanea, che ha conquistato e non smette di conquistare intere generazioni di lettori” (Cit. Keller Editore).
Born in Prague on 2nd July, 1930, Otto Popper, also known as Ota Pavel, was a Czech writer, journalist and sports commentator. “La morte dei caprioli belli”, published in Italian and translated by Barbara Zane, is considered one of his best writings. The protagonist of this book is “life, with its overwhelming beauty: a father, who is a dreamer and who is fond of fishing and women – that during the ups and downs of life cannot avoid getting into trouble, a patient mother who knows her stuff, fishermen, workers and soldiers who steal, give away, escape and fear... With warm and disarming simplicity, Ota Pavel takes us to the banks of the Buštěhrad lake, lying on our backs with our eyes pointing up at the sky and our hearts filled with wonder. This book by Ota Pavel is probably one of the most beautiful books of contemporary Czech literature, which has won over and continues to attract an entire generation of readers” (quoted by Keller Editore).
Ota Pavel, La morte dei caprioli belli, Keller Editore: Rovereto 2013, pp. 158.
Ota Pavel , La morte dei caprioli belli, Keller Editore: Rovereto 2013, 158 pp.
“La festa dell’insignificanza” è l’ultimo attesissimo libro di Milan Kundera, scrittore, saggista, poeta e drammaturgo ceco naturalizzato francese, considerato tra i migliori scrit‑ tori del mondo. Nel 2011 le sue opere sono state raccolte in due volumi e pubblicate nella “Bibliothèque de la Pléiade”, prestigiosissima collana della casa editrice Gallimard dove pochi sono gli scrittori viventi ammessi. “Gettare una luce sui problemi più seri e al tempo stesso non pronunciare una sola frase seria, subire il fascino della realtà del mondo contemporaneo e al tempo stesso evita‑ re ogni realismo – ecco “La festa dell’insignificanza”. Que‑ sto scritto di Kundera può essere considerato una sintesi di tutta la sua opera: “L’insignificanza, amico mio, – si legge nel libro – è l’essenza della vita. È con noi ovunque e sem‑ pre. È presente anche dove nessuno la vuole vedere...”. Una strana sintesi. Uno strano epilogo. Uno strano riso, ispirato dalla nostra epoca che è comica perché ha perduto ogni senso dell’umorismo.
“La festa dell’insignificanza” is the latest long-awaited book by Milan Kundera, the Czech writer, essayist, poet and playwright who became a French national, considered among the best writers in the world. In 2011 his literary works were collected and published in two volumes in the “Bibliothèque de la Pléiade”, a prestigious series by the publishing house Gallimard, where few are the living writers to have been admitted. “To cast a light on the most serious problems and at the same time without uttering a single serious word and fall under the spell of reality of our contemporary world, avoiding at the same time any form of realism – this is “La festa dell’insignificanza”. This literary work by Kundera may be regarded as a synthesis of all his works: “The insignificance, my friend – we read in the book – is the essence of life. It is with us everywhere and ever present. It is also where no-one wishes to see it...”. A strange synthesis. A strange epilogue. A strange laughter, inspired by our time, that is comical because it has lost every sense of humour.
Milan Kundera, La festa dell’insignificanza, Adelphi: Milano 2013, pp. 128
Milan Kundera, La festa dell’insignificanza, Adelphi: Milan 2013, 128 pp.
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škorpion, raffiche e misteri
La storica pistola mitragliatrice nata nella Cecoslovacchia comunista è ancora oggi un’arma conosciuta in tutto il mondo per la sua micidiale efficacia di Edoardo Malvenuti
Letale, come l’animale di cui por‑ ta il nome, la mitragliatrice Vz. 61 Škorpion è stata e resta, assieme al Kalashnikov, l’arma emblema del mondo che un tempo era trincerato dietro la Cortina di ferro. È nella Cecoslovacchia della fine de‑ gli anni Cinquanta, dove l’economia
by Edoardo Malvenuti
The historic submachine pistol, born in communist Czechoslovakia, is still a well known weapon all over the world for its deadly effectiveness
L’ingegnere Miroslav Rybář, padre della Škorpion / Engineer Miroslav Rybář, father of the Škorpion
As lethal as the insect, whose name it bears, the Škorpion Vz. 61 submachine pistol has been and remains, along with the Kalashnikov, the emblem weapon of the world that was once entrenched behind the Iron Curtain.
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è centralizzata e statale, che alla Československá zbrojovka, una delle aziende di produzione d’armi più im‑ portanti del Paese, viene sviluppato dall’ingegnere Miroslav Rybář il cosid‑ detto modello 59. Questo prototipo due anni più tardi, nel 1961, diventa la pistola mitragliatrice adottata uf‑
ficialmente dalle forze di sicurezza e dall’esercito cecoslovacco, con il nome di Samopal Vz.61. La denominazione Škorpion – con riferimento alla bestia velenosa di cui ricalca il profilo – fu utilizzata succes‑ sivamente, diventando il nome com‑ merciale, col quale l’arma fu espor‑
It was, in fact, in Czechoslovakia in the late fifties – when the economy of the country was centralized and under state-controlled – that in Československá Zbrojovka, one of the country’s most important companies for the production of weapons, engineer Miroslav Rybář began to develop the so-called model 59. Two years later, in 1961, this prototype became the submachine pistol officially adopted by the security forces and the army of Czechoslovakia, with the name of Samopal Vz. 61. The name Škorpion – which refers to the poisonous beasts and from which it gets its profile – was used later as a brand name, with which the weapon was exported. The submachine pistol proved to be so effective from the very beginning that it was sold in many markets around the world. Its easy single-handed grip, or the possibility to hold it as a musket by using its folding butt – which, seen in profile,
reminds us of the sting of a scorpion – makes it an extremely versatile weapon and explains why it became widespread in different areas of conflict. The model, which is a mix between a semi-automatic pistol and a machine gun, has left its mark, which is often a bloody one, in the history of various countries. It was used in Yugoslavia by the Serbs, Croats and Bosnians, and in different ways was employed in many regional wars in Central Africa. It is used today by the Indonesian special forces, as well as by the Afghanistan and Mongolian army. With regard to its worldwide diffusion, we should note that a Škorpion model had also been produced under license in Yugoslavia and adopted by the local armed forces. The Škorpion that was produced in the Balkans differs from the original Czechoslovakian one for its black synthetic resin grip instead of beech wood.
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Škorpion, bullets and mysteries tata. La pistola mitragliatrice si rivelò sin da subito così efficace da essere venduta sui mercati di mezzo mondo. La facilità di impugnatura, possibile con una sola mano, o la possibilità di imbracciarla come un moschetto uti‑ lizzandone il calcio ribaltabile – che visto di profilo ricorda il pungiglione di uno scorpione – ne fanno un’arma estremamente versatile e ne spie‑ gano la diffusione in diverse aree di conflitto. Il modello, una via di mezzo tra una pistola semiautomatica e una mi‑ tragliatrice, ha lasciato un marchio, spesso insanguinato, nella storia di diversi Paesi. È stata utilizzata in Jugoslavia, da serbi, croati e bosniaci, e variamen‑ te diffusa in molte guerre regionali dell’Africa centrale. La impugnano le forze speciali indonesiane, e anche le milizie di Afghanistan e Mongolia. A proposito della sua diffusione in campo mondiale, va ricordato che un The weapon of terrorism Furthermore, the Škorpion was the most commonly used weapon of the national armed groups: from the IRA in Ireland to the Italian Red Brigades. With this particular model Aldo Moro’s police escort was killed in Fani street, on March 16, 1978, by a commando of Red Brigades, during the kidnapping of the Christian Democrat leader. And it was with the same type of Czechoslovakian submachine pistol that Moro was killed on May 9th of the same year, with ten shots, before being abandoned in the boot of a red Renault 4 car in Rome, in Caetani street. The story is still in many ways shrouded in mystery and many aspects of this intriguing story still have to be cleared up and constitute the main “episode” of the Italian years of lead. But it is the presence of the Škorpion that gave rise to the suspicion of a communist Czechoslovakian involvement during the Moro case period.
modello di Škorpion fu anche prodot‑ to su licenza in Jugoslavia e adottato dalle forze armate locali. Le Škorpion prodotte nei Balcani si differenziano dalle originali cecoslovacche per l’im‑ pugnatura in resina sintetica nera, anziché in legno di faggio. L’arma del terrorismo In più la Škorpion è stata l’arma di di‑ versi gruppi di lotta armata nazionali: dall’Ira in Irlanda alle Brigate Rosse italiane. Con questo modello in parti‑ colare fu massacrata la scorta di Aldo Moro in via Fani, il 16 marzo 1978, da un commando delle Br, quando il lea‑ der della Democrazia Crisitana venne sequestrato. E fu sempre con la mitra‑ gliatrice cecoslovacca che fu freddato
To such an extent that in 2010, the police of the Czech Republic officially opened an investigation into the socalled “Czechoslovak track”, with the hypothesis that behind the kidnapping and death of the Italian statesman there was probably the hand of the StB, the notorious secret police of the regime. The case also involved the Úřad dokumentace a vyšetřování zločinů komunismu (The documentation and
lo stesso Moro, il 9 maggio dello stes‑ so anno, con dieci cartucce, prima di essere abbandonato nel portabagagli di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani. La vicenda rimane ancora oggi per molti aspetti avvolta nel mistero e tutti da chiarire sono molti dei retroscena di quella storia, il prin‑ cipale “episodio“ degli anni di piombo italiani. Ma è stata proprio la presen‑ za della Skorpion a alimentare persi‑ no il sospetto di un coinvolgimento dell’allora Cecoslovacchia comunista nel caso Moro. A tal punto che la polizia della Repub‑ blica Ceca nel 2010 ha aperto ufficial‑ mente una inchiesta sulla cosiddetta “pista cecoslovacca”, con l’ipotesi che dietro il rapimento e la morte dello
investigation office on communist crimes). Its task is precisely to deal with criminal offenses committed during the period of the regime – from 1948 until 1989, the year of the so-called Velvet Revolution – which are not pursued for political reasons. To date, as we know, this Italian intrigue, which is worthy of a spy film, remains an unresolved case. The name of the Škorpion is also linked to the memory of Gang de Roubaix –
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statista italiano potesse esserci stato lo zampino della StB, la famigerata polizia segreta del regime. Del caso si è occupato anche l’Úřad dokumentace a vyšetřování zločinů komunismu (Ufficio per la documen‑ tazione e le indagini dei crimini del comunismo), un organo il cui com‑ pito è proprio quello di occuparsi di reati penali commessi nel periodo del regime – dal 1948 sino al 1989, anno della cosiddetta Rivoluzione di Velluto – e non perseguiti per ragioni di carattere politico. Ad oggi, come sappiamo, questo intrigo italiano degno d’un film di spionaggio resta ancora senza una conclusione certa. Il nome della Škorpion è legato an‑ che al ricordo della Gang de Rou‑ baix – una banda criminale francese legata al gruppo terroristico di AlQaeda – che mise a ferro e a fuoco la Francia negli anni Novanta. Anche in questo caso furono le raffiche a French criminal gang linked to the terrorist group Al-Qaeda – which put France to fire and the sword in the nineties. Also in this case it was the bursts of fire from the Czech sub-machine pistol that were used for the soundtrack and for the criminal actions, with armoured assaults, murders, and close proximity to radical Islamism. Despite the blood, the armed struggle and murderous gun-fire, the Škorpion is still famous in popular culture for another reason. In recent years it has been taken up as the arsenal of some of the most popular and best-selling video games in the world, from Call of Duty to Grand Theft Auto. The Čzub today The continued success of the weapon – which is infallible with its semi-automatic short interval firing – is due to the continuous reliability and innovation of its Manufacturer: Česká Zbrojovka Uherský Brod, or Čzub, one of the
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della mitraglietta ceca a produrre la colonna sonora di quelle azioni criminali, con assalti a furgoni blin‑ dati, omicidi e stretta contiguità con l’islamismo radicale.
biggest small calibre arms factories in the world. The origins of this weapons manufacturer date back to the First Czechoslovak Republic. The plants started producing at full capacity in January
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Sangue, lotta armata e raffiche omi‑ cide a parte, la Škorpion è celebre nella cultura popolare anche per un altro motivo. In anni recenti è stata infatti ripresa nell’armamentario di alcuni tra i videogiochi più venduti e conosciuti al mondo, da Call of Duty a Grand Theft Auto. La Čzub oggi Il successo ancora attuale di quest’ar‑ ma – infallibile nel tiro semiautoma‑ tico a brevi raffiche intervallate – si deve oggi all’affidabilità e all’innova‑ zione continua dell’azienda produttri‑ ce: la Česká Zbrojovka Uherský Brod, o Čzub, una delle fabbriche d’armi di piccolo calibro più importanti al mondo. Le origini di questa azienda produttri‑ ce di armamenti risalgono alla Prima repubblica cecoslovacca. La sua attivi‑ tà inizia a pieno regime nel mese di gennaio del 1937. Ad uscire per primi dalle catene di montaggio furono mi‑ tragliatrici, pistole e fucili di piccolo calibro. Durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia la produzione viene riorganizzata in senso militare per ri‑ fornire d’artiglieria le truppe. Solo nel 1945, a guerra finita, l’azienda ripren‑
de a differenziare la produzione. Nel 1961, come detto, nello stabili‑ mento moravo entra in produzione la Škorpion, “l’arma avvelenata”, ancora oggi alfiere del catalogo, di cui sono stati prodotti in totale più di 200mila esemplari. La Česká Zbrojovka Uherský Brod non vive solo nell’”aura” della Škorpion. Da quando l’azienda è stata privatizzata, nel 1992, lo sviluppo di modelli sem‑ pre tecnologicamente all’avanguardia ha permesso alla casa di produzione di esportare in più di cento paesi nel mondo. I modelli storici sono stati rinnovati per essere affiancati da armi ad uso sportivo e per la caccia. In più, nel 1997 l’azienda si è installata permanentemente oltreoceano con la fondazione, negli Stati Uniti, della società Cz-Usa. Anche in casa però il successo com‑ merciale non si sgonfia: solo di qual‑ che mese fa è la notizia della firma di un contratto da 1,2 miliardi di corone tra il ministero della Difesa e l’azien‑ da ceca produttrice di armi. La com‑ messa è in previsione di un piano di fornitura di nuove armi all’esercito, da realizzare entro il 2020. Cinquecento di queste saranno le mitiche, letali, Škorpion.
1937. The first to be produced were machine guns, pistols and small calibre rifles. During the Nazi occupation of Czechoslovakia, production was reorganized on a military basis to supply the artillery troops. It was only in 1945, after the war, that the company started to differentiate production. As mentioned previously, the Škorpion, called “the poisoned weapon”, started to be produced in the Moravian factory in 1961 and it is still the standard-bearer of the catalogue with a total production of more than 200 thousand copies. The Česká Zbrojovka Uherský Brod does not only live on the “aura” of the Škorpion. Since the company was privatized in 1992, the development of
more technologically advanced models has allowed the company to export to more than one hundred countries worldwide. The historical models have been renovated and accompanied by hunting and sport weapons. In 1997 the company also settled permanently overseas by founding the Cz-Usa company in the United States. But even here at home its commercial success has not decreased: just a few months ago, the Czech weapon company signed a 1.2 billion crown contract with the Ministry of Defence. The contract is part of a plan to supply new weapons to the army, to be achieved by 2020. Five hundred of these, in fact, will consist of the legendary, lethal Škorpion.
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Nohavica, il poeta della Rivoluzione di Velluto
Una nuova tournĂŠe ripropone in Europa e America le canzoni simbolo del cantautore di Ostrava di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti
A new tour across Europe and America reproposes the symbolic songs of the Ostrava song-writer
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Nohavica, the Velvet Revolution poet Chissà se lo immaginava, dove sareb‑ be arrivato, quando faceva il carpen‑ tiere nei piccoli paesini moravi. Chissà cosa pensava, quando schedava libri di storia nella biblioteca municipale di Ostrava. Chissà se da ragazzo ri‑ belle e “irregolare”, amante del buon vino e dell’ottima birra, ascoltava anche lui “Chiudi la porta, fratelli‑ no!”, (“Bratříčku, zavírej vrátka”), vero inno della primavera del ‘68 cantato dall’immortale Karel Kryl. No, non poteva saperlo Jaromír Nohavica, che il destino beffardo lo aspettava sulle piazze di Praga, Brno, Ostrava e Olomouc. Non poteva intuire che sa‑ rebbe diventato proprio lui il cantante simbolo di un’altra rivoluzione, quella dell’89, quella che bruciava bandiere rosse e manifesti del partito comuni‑ sta. Ma lo faceva morbidamente, nel velluto, appunto. Se le canzoni dell’espatriato Karel Kryl furono l’icona un po’ rabbiosa e
Josef Streichl, Karel Kryl e Jaromír Nohavica, Vienna 1989 / Josef Streichl, Karel Kryl and Jaromír Nohavica, Vienna 1989
I wonder if he ever imagined – as a carpenter in the small Moravian villages – what he was to achieve later on in life? Who knows what was on his mind when he used to work at the municipal library in Ostrava indexing the history books. God knows if – as an “irregular” young rebel and keen drinker of good wine and beer – he ever listened to “Close the door, little brother” (“Bratříčku, zavírej vrátka”), the true anthem of the 1968 Spring revolution, sung by the immortal Karel Kryl? No, Jaromír Nohavica couldn’t have known then about his fate in the streets of Prague, Brno, Ostrava and Olomouc. He could not have imagined that one day he would actually become the symbol of another revolution, that of 1989, when the red flags and posters of the
Communist Party were burnt down. But he did it softly, like velvet, in fact. If the songs of the expatriate Karel Kryl were the slightly angry and surely sad icon of an oppressed Czechoslovakia during the last twenty years (1968 – 1988) of the regime, the songs of Nohavica rose to become the symbol of the “sametová revoluce”. Poemsongs gushed from the heart, songs without limits, both fresh and slightly melancholic – half Leonard Cohen and half Jacques Brel style, and why not, a touch of Fabrizio De André. Success, we could say, came rather late to the moustachioed Jarek. In Husák’s Czechoslovakia there is no room for his creativity, nor for his somewhat uncomfortable humour and sharp irony, which does not clash openly with the
Fonte: Jaromír Nohavica
regime, but destroys it with derision and a bitter laugh among friends. Thus, between one song and another, Jarek makes a living by doing a few odd jobs in his beloved Ostrava, together with his wife and two children. He surely composes and writes, but nothing special. His music, with its rather intimate tone, remains confined within the underground music world, even if Nohavica is really good, he is skilled in using the pen and even more so with his guitar, he is a classic “musical poet”. His debut is called “Cesty”, Roads, an album recorded almost clandestinely in 1985, but already gives us an indication of what his themes were going to be: love, friendship, pacifism, brotherhood, along with an underlying mel-
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ancholy of living that accompanied him throughout his artistic career. Perhaps, the real turning point came unexpectedly in 1988: censorship had eased by then and also Prague was experiencing the odour of Gorbachev’s perestroika and his album “Darmoděj” (Aimless) gains a certain resonance and all the available copies are sold. His original lyrics, with frequent references to folklore and literature, his music that combine Slavic traditions and French melodies, his soft and captivating tone of voice make him similar to a chansonnier. Not for nothing he translated and interpreted “The Deserter” in Czech, a song that is a symbol of pacifism, written by Boris Vian himself and made famous among others by Joan Baez.
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sicuramente triste della Cecoslovac‑ chia oppressa dell’ultimo ventennio (‘68-‘88) di regime, le sue, quelle di Nohavica, sarebbero invece assurte a simbolo della “sametová revoluce”. Canzoni-poesie sgorgate dal cuore,
Fonte: Jaromír Nohavica
Jaromír Nohavica riceve il premio Tenco / Jaromír Nohavica is awarded the Tenco Prize
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But now everything is different: people listen to Nohavica in wine bars and pubs among college students who follow the revolution. A good moment for the Moravian singer: he even collaborates with Kryl, the expatriate and anarchic, though still maintaining more moderate political positions. To Kryl, in fact, the “cursed” song-writer dedicates the song “Přítel”, Friend, and
canzoni senza limiti, insieme fresche e un po’ malinconiche, metà Jacques Brel e metà Leonard Cohen e, perché no, con un pizzico del nostro Fabrizio De André. Il successo, possiamo dirlo, è arrivato tardi per il baffuto Jarek. Nella Ceco‑ slovacchia di Husák non c’è posto per la sua creatività, per il suo umorismo un po’ scomodo, per la sua ironia tagliente che non confligge aperta‑ mente con il regime, ma lo uccide con il ridicolo, con un’amara risata fra amici. Così, fra una canzone e l’altra, Jarek vivacchia fra un lavoretto e l’altro, campa nell’amatissima Ostrava in‑ sieme alla moglie e due figli. Certo compone, scrive, ma niente di par‑ ticolare. Le sue musiche dal timbro intimista restano limitate all’ambito underground, anche se Nohavica è bravo, ci sa fare con la penna e ancor più con la chitarra, è un classico “poe‑ ta in musica”. Il debutto si chiama “Cesty”, Stra‑ de, album inciso quasi alla macchia
nell’85, ma fa già capire quali saran‑ no i temi del nostro: amore, amici‑ zia, pacifismo, fratellanza, insieme a una malinconia del vivere sottesa che lo accompagnerà in tutto il suo percorso di artista. Forse, la svolta autentica arriva inattesa nell’88: le maglie della censura si sono allenta‑ te, anche a Praga arriva l’odore di pe‑ restrojka gorbacioviana, il suo album “Darmoděj” (Senza scopo) guadagna una certa risonanza e vende tutte le copie disponibili. I suoi testi originali, con frequenti richiami al folklore e alla letteratura, le sue musiche che uniscono tradi‑ zione slava e melodie francesi, il suo timbro morbido e avvolgente lo avvicinano subito agli chansonniers. Non per niente, traduce e interpreta in ceco “Il disertore”, canzone simbo‑ lo del pacifismo, scritta proprio da Boris Vian e resa celebre tra gli altri da Joan Baez. Adesso, è tutto diverso : si ascolta Nohavica nelle vinárny, ha successo nelle birrerie, fra gli studenti universi‑
speaks about him in the album “Osmá barva duhy”, (The eighth colour of the rainbow), released during the magic year of 1989. It is the first really successful record, that further increased the popularity of Nohavica beyond national borders. Not only politics: there is also a lot of feeling in his lyrics, there is the dayto-day Czechoslovakia, the lost loved ones and the “streets” of hope, in fact, that history seemed to have denied to the Czech people. If the three years between 1989 and 1992 seem as the most exciting ones for Eastern Europe that had regained its freedom, for Nohavica, paradoxically, they are also the most controversial. Surely, he has become quite famous and is no longer “the boy from Ostrava” who strummed the guitar in small clubs with 50 or so clients, he has become, in his own way, an icon and symbol of the historical moment that the country was going through.
He starts writing also for the theatre and translates Russian authors into Czech, as well as the Mozart booklets produced by Da Ponte. In short, he is a new wave intellectual, who rapidly changes the landscape of Central Europe. However, together with his success there is also personal suffering: his struggle against alcoholism, family disagreements and loneliness. Themes that we may also find in “Mikymauzoleum” the album released in 1993. The Country goes through deep changes with many exiles returning to Prague. By now, his concerts attract large crowds to the town squares and contemporaneously, during the surge of freedom and transparency, the archives of the old communist party and Stb police are opened to the public. It is, in fact, in the Stb archives that the name Nohavica crops up: from the records, it appears that Jarek had cooperated with the secret police. The sing-
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tari che seguono la revoluce. Un buon momento, per il cantante moravo: collabora persino con Kryl l’espatria‑ to, l’anarchico, seppur mantenendo posizioni politiche più moderate. Proprio a Kryl il “maledetto” dedica la canzone “Přítel”, Amico, e di lui si parla nell’album “Osmá barva duhy”, (Gli otto colori dell’arcobaleno) uscito nell’anno magico 1989. È il primo di‑ sco di vero successo, e allarga ancor di più la fama di Nohavica oltre i confini nazionali. Non solo politica: c’è anche molto sentimento nei suoi testi, c’è la Ceco‑ slovacchia di tutti i giorni, gli amori perduti e le “strade”, appunto, della speranza che la storia sembrava aver negato al popolo ceco. Se i tre anni fra l’89 e il ‘92 sembrano quelli più entusiasmanti per l’Est Europa che riconquista la libertà, per Nohavica paradossalmente sono anche i più controversi. Certo, una discreta fama è arrivata, non è più “il ragazzo di Ostrava” che strimpellava nei locali da 50 persone, è diventato a modo suo
simbolo e icona del momento storico che il paese sta vivendo. Inizia a scrivere testi anche per il te‑ atro, traduce autori russi, traduce in ceco pure i libretti di Mozart realizzati da Da Ponte, è insomma un intellet‑ tuale della nuova onda che cambia velocemente il panorama della Mit‑ teleuropa. Insieme ai successi pubblici, arrivano però anche i dolori privati: la dura lotta contro l’alcolismo, i dissapori familiari, la solitudine. Tutti temi che vengono fuori in “Mikymauzoleum”, disco che vede la luce nel ‘93. Il paese cambia pelle, molti esuli ri‑ entrano a Praga, i suoi concerti ormai riempiono le piazze , ma intanto in un empito di libertà e trasparenza si aprono anche gli archivi del vecchio partito comunista e della polizia Stb. E proprio dagli archivi Stb spunta fuori il nome di Nohavica: negli anni Settanta, Jarek avrebbe collaborato con la polizia segreta. Il cantante non smentisce, si limita a precisare di non aver mai fatto il delatore, né di aver
fatto condannare nessuno. Ricorda, ancora, che la pratica di “informatore” era allora piuttosto diffusa fra artisti e intellettuali. Le accuse rivoltegli appannano un po’ il mito, ma non per questo interrompono l’attività: anzi, nel 2002 è proprio lui il protagonista di “Rok ďábla”, L’anno del diavolo, film-documentario sulla caduta del comunismo a Praga, film che fa molto parlare anche in Occidente. Il cantante è un’icona, controversa, contestata, ma pur sempre un’ico‑ na. A differenza di Kryl, che per le sue canzoni era dovuto emigrare in Germania, Nohavica rimane legato alla sua città natale, rifiuta le offer‑ te di trasferirsi a Praga, ritrova nelle origini e nei “favolosi anni da cani” il repertorio per canzoni sempre più accurate e limate anche a livello acustico. Dopo “Il mio cuore triste” (Moje smutné srdce), vengono fuori due album per bambini, ispirati alle favole dei fratelli Grimm, ma an‑ che componimenti più impegnati.
Non si nega, Jaromír, non nasconde debolezze umane e fragilità che lo hanno accompagnato, riesce grazie all’umorismo e al tono sempre lirico a farsi perdonare errori e cadute di stile. “Babylon”, “Ikarus”, “Tak mě tu máš” (quest’ultimo uscito nel 2012) sono gli ultimi album che il cantante di Ostrava ha prodotto, senza conta‑ re i dischi live. Adesso ha ammiratori in tutta Europa e in America. Non solo emigrati cechi. Nel 2011, onore tutto italiano, riceve a Sanremo il “Premio Tenco” come migliore artista straniero. Un ricono‑ scimento prestigioso quanto inatteso, che si unisce al premio “Anděl” ritirato lo stesso anno a Praga. Le sue canzo‑ ni e ballate folk si ascoltano un po’ dappertutto, la bandiera del mito e dell’ironia lo rende internazionale. Il carpentiere un po’ ubriacone, il bi‑ bliotecario strambo ha vinto in fondo la sua battaglia, ha trovato alla fine la sua strada. La tournée italiana di questa primavera toccherà sei città per otto date complessive.
er does not deny the fact, but declares that he had never acted as an informer, or accused anyone. He remembers that being a police “informer” at the time was quite common among artists and intellectuals. The charges against him tarnished a little bit his myth, but did not bring a stop to his activity: on the contrary, in 2002, he actually became the protagonist of “Rok ďábla”, The year of the devil, a documentary film on the fall of Communism in Prague, that caused great attention in the West. The singer
is a controversial and disputable icon, but still remains an icon. Unlike Kryl – who had to emigrate to Germany because of his songs – Nohavica remained tied to his hometown and refused a number of offers to move to Prague, and found in the “fabulous dog’s life years” the repertoire for creating increasingly accurate and polished songs even from an acoustic point of view. After “My sad heart” (Moje smutné srdce ), two albums were released, inspired by the tales of the Grimm Brothers, but he also wrote
other more committed compositions. Jaromír does not deny himself, he does not hide human weaknesses and frailties, which affected his whole life, but thanks to his innate humour and simple lyrical tone, he was able to make up for his mistakes and the drop in style. “Babylon”, “Ikarus” and “Tak mě tu máš” (the latter released in 2012), are the last albums created by the Ostrava singer, as well as his live records. Now he has fans all over Europe and America and they are not only Czech emigrants.
In 2011, he was awarded the Italian “Tenco Prize” in Sanremo, as best foreign artist. A prestigious and unexpected award to add to his “Anděl” prize, which he received in Prague of the same year. His songs and folk ballads may be heard almost everywhere: the flag of myth and irony make him an international personality. The slight drunkard, ex carpenter and weird librarian, has won his battle after all and has found his way. The Italian spring tour will stop in six cities for a total of eight performances.
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Alena šeredová: la praghese d’Italia
di Maurizio Marcellino by Maurizio Marcellino
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La bella Alena è nel bel mezzo da qual‑ che tempo di un tam tam mediatico per via delle indiscrezioni riguardanti la sua vita matrimoniale con Gianluigi Buffon, il numero uno della Nazionale italiana. Voci che impazzano, giornali scandalistici scatenati, sul web si leg‑ ge di tutto. Noi però non vogliamo en‑ trare nel merito di questa situazione. Ci preme piuttosto evidenziare la di‑ gnità con la quale Alena ha reagito a questa bufera; una reazione di grande compostezza, probabilmente anche inaspettata visto quello che ci riserva‑ no spesso, in questi frangenti, le star dello spettacolo, per le quali tutte le occasioni sembrano buone per finire sui giornali e far parlare di sé. Da parte di Alena una vera e propria
trincea a difesa della famiglia. Nessu‑ na stizzita dichiarazione rilasciata ai giornalisti, solo una semplice smen‑ tita di un imminente divorzio da Su‑ per Gigi. Anzi, il 19 gennaio scorso, in occasione del trentaseiesimo comple‑ anno del marito, ha scritto su Twitter augurando a Buffon “tanta serenità”. Forse è anche per questo suo mai essere fuori dalle righe, per la sua dignità e il suo attaccamento ai valori familiari, che gli italiani parteggiano per Alena, soprattutto le donne. Nei vari sondaggi che invitano a scegliere tra lei e la presunta rivale, risulta così alle stelle il tifo per la Šeredová. Per capire meglio questo personag‑ gio e lo speciale rapporto con l’Ita‑ lia, abbiamo – come si suol dire
We witnessed Alena guarding a trench in defence of her family. No bitter, annoyed remarks left for reporters, just a simple denial of an impending divorce with Super Gigi. Indeed, on the 19th of January, on the occasion of the thirtysixth birthday of her husband, she wrote on Twitter, wishing Buffon “very much serenity”. Perhaps it is also the fact she never steps out of line, and for her dignity and attachment to family values that Italians side with Alena, particularly women. In various surveys that ask readers to choose between her and her alleged rival, the numbers of those cheering on Šeredová reach the stars. To better understand her character and the special relationship she has with Italy, we have “dug up,” as they say, an unpublished interview which Alena gave us a few years ago. A conversation which was never published, since we perhaps mistakenly, gave priority to other topics, which seemed more important at the time.
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– tirato fuori dal cassetto una inter‑ vista inedita che Alena ci ha concesso qualche anno fa. Una conversazione mai pubblicata, rispetto alla quale forse sbagliando abbiamo dato la precedenza ad altri argomenti, che ci
intervista interview
Alena šeredová: The Bohemian of Italy sembravano allora più importanti. Dopo tutti questi anni in Italia, più di dieci ormai, inevitabile parlare del rapporto con la mentalità italiana, così diversa da quella dei cechi. Un ar‑ gomento davanti al quale Alena non
si era fatta pregare: “Devo dire che io sento di avere un carattere un po’ all’italiana, mi trovo molto bene nel vostro paese. A dire la verità all’inizio mi piaceva tantissimo il modo così caloroso di comportarsi della gente in Italia. Alla lunga mi rendo conto che ogni tanto la freddezza del mio popolo mi manca un po’, anche per‑ ché essere calorosi ogni tanto slitta nell’essere invadenti... come baci sulla guancia per tutti. A casa mia a certi conoscenti non si dà neanche la mano. Diciamo che ci sono modi diversi di comportarsi, ma niente è
comunque insopportabile. In defini‑ tiva, non penso proprio sia difficile convivere con gli italiani” frase che accompagna con un sorriso. Ma senza bruciare le tappe, ricordia‑ mo anche chi è Alena e dove inizia la sua storia? È nata e ha trascorso l’infanzia nel quartiere praghese di Vinohrady con i genitori e la sorelle‑ aminore Eliška. Entra nel mondo della moda molto presto; a quattordici anni inizia a fare la modella. A quindici anni aveva già posato per il decano dei fo‑ tografi di moda cechi, Jadran Šetlík. Dopo una adolescenza fatta soprat‑ tutto di sfilate e sacrifici, diciasetten‑ ne, Alena arriva per la prima volta a Milano, capitale italiana della moda. Qualche anno dopo, la sua carriera
come modella decolla e decide di sta‑ bilirsi in Italia, dove nasce la relazione con Gigi Buffon, col quale arriveranno due figli, Louis Thomas e David Lee, e, nel giugno 2011, le nozze nella catte‑ drale di Vyšehrad, a Praga. Nonostante il feeling con il Bel Pa‑ ese, Alena non ci ha nascosto che in alcuni momenti la nostalgia per la sua amata Praga si fa sentire: “quan‑ do sono lontana mi manca la cucina della mamma. Ma è anche vero che quando sto a lungo a Praga, comincia a mancarmi l’Italia, la sua cucina, ma‑ gari un buon bicchiere di vino”. Si dice che Praga e Torino siano città magiche per eccellenza. Come avver‑ te la Šeredová queste strane energie, che secondo gli esperti di esoterismo
After all these years in Italy, more than ten now, it is inevitable to talk about her relationship with the Italian mentality, which is so different from that of the Czechs. It was indeed a subject on which Alena did not need any coaxing or pushing: “I must say that I feel I have quite an Italian character, I fit in
very well in your country. To be honest, at first I really liked the warm way in which people behaved in Italy. In the end, I realized that I occasionally miss the coldness of my people, because being warm sometimes slides into being intrusive... like kisses on the cheek for everyone. In my homeland to some people, we do not even offer our hand. Let’s say that there are two different ways of behaving, but neither one is unbearable however. Ultimately, I do not think it is difficult to live with Italians”, a phrase that comes with a smile. However, without jumping to the present, do we also remember who Alena is and where her story began? She was born in the Prague district of Vinohrady, where she spent her childhood with her parents and younger sister Eliška. She entered the world of fashion very soon, and at the age of fourteen she began modelling. By fifteen she had already posed for the top Czech fashion photographer, Jadran Šetlík. After an adolescence consisting
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intervista interview
Vinohrady, il quartiere di Alena Šeredová / Vinohrady, district of Alena Šeredová
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sono comuni nelle due città? “Dico solo che Praga mi sembra che abbia molto in comune con Torino, così mi sembra. Ma tutto finisce lì, non credo nella magia” è il suo modo di chiudere il discorso.
Il vai e vieni fra il suo paese d’origine e quello d’adozione, per una persona come lei risulta comunque inevita‑ bile. Alena ne parla in questo modo: “Mi piacerebbe trascorrere una parte del anno a Praga con la mia famiglia, vorrei persino che i bambini frequen‑ tassero la scuola ceca. Ma mi rendo, conto che è un sogno quasi impossi‑ bile, per una serie di ragioni fra cui il lavoro di Gianluigi e le sue difficoltà con la nostra lingua”. Con il matrimonio e la nascita dei bambini, Alena ha probabilmente sacrificato molto della sua carriera professionale. In una vecchia dichia‑ razione ad un giornale parlò di “una scelta di valori“, per condividere con la famiglia ogni momento libero. La nostalgia di Praga stimola però la curiosità. Che legame ha Alena con la sua città, dopo tanti anni all’estero? “Mi piace moltissimo tornare nei luoghi della mia infan‑ zia, le vie e i parchi del quartiere di Vinohrady, ma non nascondo che
anche i posti turistici fanno parte del mio cuore. Vado sempre sul Pon‑ te Carlo, al Castello e al ristorante di mio papa che si trova proprio sulla Hradčanské náměstí”. E non facciamo fatica a crederle, visto che sarà capitato più di una volta a tanti turisti di incontrarla a passeg‑ gio sul Ponte Carlo e per le strette vie del centro storico praghese, magari con in mano un bicchiere di svařák, il vino caldo tipico dell’inverno ceco. Senza mai negarsi per un autografo, una foto, un semplice sorriso. La stes‑ sa semplicità e simpatia con la quale l’abbiamo spesso vista mischiarsi ai tifosi italiani, ogni volta che gioca‑ no gli Azzurri. Semplicità, eleganza, educazione; qualità che non sono venute a man‑ care nemmeno nel momento della crisi del suo matrimonio. Qualità gra‑ zie alle quali si è guadagnata la stima e la simpatia degli italiani che tifano per lei, per una volta dimenticandosi del pallone.
mainly of catwalks and sacrifices, at seventeen, Alena arrived, for the first time in Milan, the Italian fashion capital. A few years later, her modelling career took off and she decided to settle in Italy, where her relationship with Gigi Buffon started, with whom she would have two sons, Louis Thomas and David Lee, and in June 2011, the wedding in the cathedral of Vyšehrad, in Prague. Despite the intense feelings with the Bel Paese, Alena did not hide that in certain moments the nostalgia for her beloved Prague is felt. “When I’m away I miss my mother’s cooking. However, it is also true that when I’m in Prague for long, I begin to miss Italy, its food, and maybe a good glass of wine”. It is said that Prague and Turin are the magical cities par excellence. How does Šeredová perceive these strange forces, which according to experts of esotericism are common in the two cities? “I’m only saying that it seems to me that Prague has much in common with Turin, it seems so at least. It ends there
however, I do not believe in magic”, is her way of ending the discussion. The back and forth movement between her country of origin and the country of adoption, for a person like her, is in any case inevitable. Alena talks about it in this way: “I would like to spend part of the year in Prague with my family, I would even like my children to attend the Czech school, but I know that it is an almost impossible dream, for a number of reasons including the profession of Gianluigi and his difficulties with our language”. With the marriage and the birth of her children, Alena has probably sacrificed much of her professional career. In an old statement made to a newspaper she spoke of “a choice of values”, in order to share every free moment with her family. The nostalgia of Prague, however, stimulates her curiosity. What a bond Alena has with her hometown after many years abroad? “I love returning to the places of my childhood, the streets
and parks of the district of Vinohrady, but cannot deny that even the tourist places are part of my heart. I always go on Charles Bridge, to the castle and the restaurant of my dad which is found right on Hradčanské náměstí”. We don’t find it hard to believe either, given that more than once will tourists have bumped into her walking on Charles Bridge and on the narrow streets of the historical centre of Prague, maybe holding a glass of svařák, the hot wine typical of Czech winter. Without ever denying an autograph, a picture, or a simple smile. The same simplicity and sympathy with which we have often seen her mingling with the Italian fans, every time that the Azzurri play. Simplicity, elegance, manners: qualities that have not been lacking even in the moment of crisis in her marriage. Qualities for which she has earned the respect and sympathy of the Italians who are rooting for her, for once forgetting football.
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