Maggio – Giugno / May – June 2011
Praga e Berlino, amici per la pelle Prague and Berlin, very close friends 1
Intervista all’Ambasciatore IBC a EIRE 2011 Pasquale D’Avino IBC at EIRE 2011 Interview with the Ambassador Pasquale D’Avino
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sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica / politics
pag. 07
Praga e Berlino, amici per la pelle nonostante le questioni del passato Prague and Berlin, very close friends despite the issues of the past
pag. 10
Sudeti: intervista al professor Francesco Leoncini Sudeten: interview with Professor Francesco Leoncini Germania in Rep. Ceca, quando il carro trainante comincia a spazientirsi Germany in the Czech Republic, when the driving force starts to lose patience
Gruppo
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pag. 16
Ue o Nato? Un falso problema EU or Nato? A non-issue
pag. 14
Editore/Publishing House: EBS consulting, s.r.o. Celakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel.: +420 246 030 900 Fax: +420 246 030 901 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
focus Europa / focus Europe
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Giorgio Cannizzaro, Paolo Colombo, Roberto Franzoni,
pag. 20
Intervista al nuovo ambasciatore d’Italia, Pasquale D’Avino Interview with the new ambassador of Italy, Pasquale D’Avino economia e mercato / markets and data
pag. 24
Il codice delle società e la riforma del diritto privato The Corporations Act and new Czech private law
pag. 26
Fondi Ue: scenari e prospettive al convegno Ice Praga EU Funds: scenarios and perspectives at the ICE conference in Prague
Paolo Massariolo, Luca Pandolfi, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Kateřina Veselá, Iveta Kasalická, Cristina Franzoni, Gianluca Zago, Ernesto Massimetti,
Magg io – Giugno / May – June 2011
Macroeconomia Economics
attualità / curent affairs
pag. 30
pag. 46
La prostituzione in Repubblica Ceca Prostitution in the Czech Republic
pag. 50
Il mese de La Pagina
Progetto RC suggests
cultura e storia / culture and history
pag. 34
pag. 54
pag. 36
pag. 56
La nuova vita del Vicolo d’Oro The New Life of the Golden Alley Anniversari cechi Czech anniversaries
pag. 38
Novità editoriali New publications
Appuntamenti futuri Future events
pag. 58
IBC a EIRE 2011 IBC at EIRE 2011
Lidice, settant’anni dopo Lidice, seventy years on
pag. 42
pag. 60
Mauro Ruggiero, Alessio Marchetti, Massimiliano Pastore, Alessio Di Giulio, Marco Moles, Lawrence Formisano
Progetto grafico Grafic Design Angelo Colella Associati
Inserzioni pubblicitarie Advertisements EBS consulting, s.r.o. redakce@progetto.cz
DTP / DTP Osaro
Iva sui libri, esplode la polemica VAT on books, explosion of controversy
summary
pag. 28
Kisch: la penna infuocata di un reporter “furioso” Kisch: the fiery pen of a "furious" reporter
Stampa / Print Vandruck, s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2010 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 25. 6. 2011 Foto di copertina Cover Photograph Vicolo d'Oro Golden Lane 5
editoriale
Cari lettori,
L’aquila tedesca sembra aver posato negli ultimi anni la classica ala protet‑ trice sul leone ceco e, dopo le traversie del secolo scorso, fra i due paesi è or‑ mai scoppiato il sereno, grazie anche alle strette relazioni commerciali ed economiche. Sui giornali non faccia‑ mo che leggere della Germania carro trainante dell’economia ceca e di Ber‑ lino garante della fedeltà di Praga alla Ue. Solo ogni tanto alcune vaghe nu‑ vole all’orizzonte: i malumori mai del tutto sopiti dei tedeschi dei Sudeti; gli investitori germanici che - davanti ad alcune consuetudini non encomiabili dell’ambiente imprenditoriale ceco - cominciano a sollevare la voce; le possibili conseguenze per il mercato energetico centro europeo del recen‑ te no tedesco al nucleare. È proprio a questi argomenti che dedichiamo le pagine di apertura di questo numero della rivista. Di particolare attualità anche la re‑ cente bocciatura, da parte del go‑ verno di Praga, del documento sulla politica estera nei prossimi due anni. Al materiale presentato dal ministro Karel Schwarzenberg la maggioranza
Dear readers,
In the last few years, the German eagle seems to have placed its classic, protective wing over the Czech lion, and following the ordeals of the last century, a feeling of serenity seems to have been created between the two countries, thanks in great part also to the close economic and commercial relations. In newspapers we cannot stop reading about how Germany is the driving force behind the Czech econmy and while Berlin remains a guarantor of Pragues loyalty to the EU. Only occassionally a few distant clouds appear on the horizon: the never completely appeased discontent of the Germans of the Sudetes; the germanic investors, who when facing unadmirable customs of the Czech business environment, begin to raise their voice; the possible consequences for the European energy exchange after the German no to nuclear
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dell’esecutivo ha attribuito “un ca‑ rattere eccessivamente filo europeo e un’attenzione non adeguata verso l’Alleanza atlantica”. Nel nostro con‑ sueto Focus Ue sottolineiamo come, a nostro parere, l’alternativa fra l’opzio‑ ne europea e quella atlantica sia un concetto privo di alcun fondamento nel quadro istituzionale e geopolitico attuale. Il nuovo ambasciatore d’Italia a Praga, Pasquale D’Avino, appena insediatosi, ci ha concesso l’intervista che abbiamo il piacere di presentarvi. L’Ambascia‑ tore esprime massima soddisfazione di poter svolgere questo incarico in un Paese amico dell’Italia, ma sottolinea anche la necessità di intensificare le
relazioni bilaterali a tutti i livelli, in particolare su quello economico e cul‑ turale. Alla comunità italiana rivolge un appello: muoviamoci uniti verso questo obiettivo. Fra gli altri argomenti, vi segnaliamo un servizio sul prossimo incremento dell’Iva su libri e prodotti editoriali (decisione che sta facendo infuriare il mondo della cultura nel suo comples‑ so) e a un ampio focus sul fenomeno della prostituzione in Repubblica Ceca Raccomandandovi, come sempre, i nostri consueti approfondimenti di carattere economico e culturale, vi ringraziamo per l’attenzione con la quale ci seguite. Buona lettura
energy. These are the exact themes we have dedicated the opening pages of this edition of our magazine to. Also of particular topical interest is the recent rejection of the foreign policy in the next two years, by the Prague government. The majority of the executive committee branded the material presented by Karel Schwarzenberg as being marked by an “excessively proeuropean train of thought and an inappropriate attention towards the Atlantic Alliance”. In our usual EU analysis we will underline how, in our opinion, the alternative to the European option and the Atlantic one is a concept which lacks grounds in the current institutional and geopolitical climate. The new Italian Ambassador in Prague, Pasquale D’Avino, who having only just taken office, granted us the possibility to give an interview which we have the pleasure to present you.
The Ambassador expresses maximum satisfaction for having been able to perform the role in a country which is a friend of Italy, but also underlines the need to strengthen the bilateral relations from all perspectives, especially from an economic and cultural one. He launches an appeal to the Italian community: Let us move together towards this new objective. Among the other subjects, we would like to highlight a study on the future increase in VAT on books and editorial products (a decision which is infuriating the cultural world on the whole) and an in-depth focus on the phenomenon of prostitution in the Czech Republic. Leaving you, as always, to enjoy our typical in-depth cultural and economic analyses, we thank you for your interest. Enjoy your reading
progetto repubblica ceca
politica politics
Praga e Berlino, amici per la pelle nonostante le questioni del passato Prague and Berlin, very close friends despite the issues of the past La Germania e la Repubblica Ceca hanno costruito e stretto relazioni eccellenti soprattutto dopo la caduta del patto di Varsavia, sedando i timori di rivendicazioni tedesche per i Sudeti
La Germania e la Repubblica Ceca devono “guardare al futuro”. È questo l’imperativo della diplomazia dei due Paesi, rafforzato e ripetuto nell’ultimo incontro tra il primo ministro ceco Petr Nečas e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Una convinzione che nasce dalla necessità di non girare la testa troppo a lungo su un passato che con‑
serva per Praga e Berlino dissapori, mai sopiti del tutto, riguardanti la co‑ siddetta questione dei Sudeti. Un tas‑ sello della storia del secolo scorso che è ed è stato al centro della dialettica ceco-tedesca in più modi: da una parte i due Paesi, ottimi vicini e strettamente dipendenti nelle relazioni commer‑ ciali, hanno deciso di accantonare il
problema relegandolo nel novero delle questioni belliche, dall’altra i conserva‑ tori bavaresi non hanno mai smesso di chiedere il risarcimento per i tre milio‑ ni di tedeschi dei Sudeti cacciati con i decreti Beneš dopo la Seconda guerra mondiale. Nel mezzo, nell’ultimo de‑ cennio, si sono inseriti l’adesione della Repubblica Ceca all’Unione europea
Germany and the Czech Republic must “look to the future”. This is the diplomatic imperative of both countries, that was underlined and stressed during the last meeting between Czech Prime Minister Petr Nečas and German Chancellor Angela Merkel. A conviction, resulting from the need to avoid always
looking over one’s sholders to the past - that has led to widespread disputes between Prague and Berlin on the socalled Sudeten issue, that has never actually been solved. A piece of history from the last century that has been at the center of Czech-German dialectics in several ways: on the one hand, the
two countries - who are good neighbors and strictly depend on continuing business relations - have decided to put aside the problem, relegating it to the war issues, on the other hand, the Bavarian conservatives who have never ceased to seek compensation for the three million Sudeten Germans driven
di Daniela Mogavero By Daniela Mogavero
The Czech Republic and Germany have built up excellent relations, especially after the fall of the Warsaw Pact, reducing fears of German claims on the Sudeten issue
progetto repubblica ceca
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Storica visita del premier bavarese a Praga: “È arrivato il tempo di aprire un nuovo capitolo” Historical visit to Prague by the Bavarian Prime Minister: “It is time to start a new era”
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prima e la firma del Trattato di Lisbona poi, che hanno fatto riemergere timori di “centralizzazione” e “tedeschizzazio‑ ne” di Praga. Nonostante ciò i rapporti tra i governi centrali hanno un segno assoluta‑ mente positivo. Ne sono esempio gli accordi diplomatici ed economici, il sostegno di Berlino all’adesione della Repubblica Ceca nel club europeo e gli scambi commerciali che non hanno subito ripercussioni neanche dalla cri‑ si. Angela Merkel, nell’ultimo incontro bilaterale con Nečas, ha ribadito che i colloqui sono stati incentrati “più che altro su problematiche economiche e rapporti bilaterali” sottintendendo che proprio in questo momento non sarebbe il caso riprendere in mano dossier che fanno parte delle pagine più dolorose della storia del secolo passato. Nečas la pensa allo stesso modo: “Sono d’accordo con il cancel‑ liere e continueremo a cooperare”. out by the Beneš decrees after the Second World War. In the last decade, at the centre of all this, there was first the integration of the Czech Republic into the European Union, the the signature of the Lisbon Treaty, that have led once again to fears of “centralization” and “Germanisation” of Prague. Despite all that, relations between the central governments have shown a positive sign. Examples of this are the diplomatic and economic agreements, the support given by Berlin in favour of Czech Republic membership to the European club and trade exchanges that have not been affected - not even by the economic crisis. Angela Merkel, during the last bilateral meeting with Nečas, reiterated that the talks focused “mostly on economic issues and bilateral relations,” implying that at it would not be the case right now, to raise issues that belong to a painful
Un messaggio chiaro alle organizza‑ zioni bavaresi dei sudeti, che chiedono da decenni i risarcimenti e che hanno ricevuto, forse, un duro colpo, dalla re‑ cente storica visita del primo ministro bavarese Horst Seehofer a Praga. Alla vigilia della missione, infatti, i toni erano stati tutt’altro che distesi, con il leader della Baviera che aveva rin‑ novato le richieste relative ai decreti Beneš e Nečas che invece aveva am‑ monito che quello non sarebbe potuto essere l’unico argomento altrimenti “la visita stessa non avrebbe avuto senso”. Al centro Merkel, che laconica‑ mente aveva dichiarato da Berlino di
essere soddisfatta dell’incontro. Ma la storia riserva sempre delle sorprese e nonostante gli attriti la visita ha avuto risvolti positivi: Seehofer e il premier ceco hanno messo un primo tassel‑ lo sulla strada della riconciliazione. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha definito la giornata “storica”, il governatore della Baviera, il primo a recarsi in visita ufficiale a Praga, “ha portato con sé un’intera delegazione con l’obiettivo di mettersi alle spalle le polemiche del passato e avviare un rapporto culturale, politico, economico e anche umano con i suoi vicini”. Seehofer ha detto: “Abbiamo
chapter of the past century - and that Nečas felt the same way: “I agree with the chancellor and we will continue to cooperate”. A clear message to Sudeten Bavarian organizations, who for decades have been asking for compensation and who probably received a very hard blow following the recent historic visit to Prague by the Bavarian Minister Horst Seehofer. On the eve of the mission, the tone was anything but relaxed, with the Bavarian leader, who had renewed the request
linked to the Beneš Decrees - and with Nečas, instead, who had warned that the issue could not have been the only argument, otherwise: “the visit itself would not make sense”. At the center was Merkel, who had laconically stated from Berlin that she was satisfied with the meeting. But history always holds surprises and despite the amount of friction, the visit had positive consequences: Seehofer and the Czech Premier have laid a first stone on the road towards reconciliation. According to the
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politica politics
In alto la prima storica visita del premier bavarese, Horst Seehofer, a Praga Above the first historical visit of the governor of Bavaria, Horst Seehofer, in Prague
Il cancelliere tedesco Angela Merkel durante le sue visite a Praga German councellor Angela Merkel during her visit to Prague
atteso a lungo questo incontro e seb‑ bene permangano questioni e giudizi differenti, è arrivato il tempo di aprire un nuovo capitolo”. Una svolta epo‑ cale se si pensa che fino ad allora gli incontri tra gli esponenti di Monaco e i cechi a proposito dei Sudeti erano stati decisamente sterili, con i governi centrali assenti. Bisogna ricordare, però, che i de‑ creti Beneš non sono stati utilizzati in passato e in anni recenti come arma di scambio solo dalla Baviera. L’argomento è stato uno dei punti
di attrito tra conservatori euroscet‑ tici cechi, presidente Václav Klaus in testa, e promotori dell’integrazione prima e del Trattato Ue dopo, come il ministro degli Esteri Karel Schwar‑ zenberg. Proprio il capo di stato portò gli odiati decreti come giustificazio‑ ne alla profonda antipatia nutrita nei confronti del Trattato di Lisbona. E anche al momento dell’integrazio‑ ne della Repubblica Ceca nell’Ue fu al centro di polemiche a Praga e a Bruxelles. Nonostante Berlino abbia preso sempre le distanze dalle ri‑ vendicazioni dei tedeschi dei Sudeti, Praga ha più volte avuto il sospetto che si volessero legare le trattative di adesione alla risoluzione della que‑ stione dei risarcimenti con la conse‑ guenza di far gridare al complotto i più conservatori: “Siamo circondati dalla Germania e dall’Austria su tre lati. Una volta in Europa, saremo in‑ ghiottiti dalla Germania?”, si diceva
dall’entourage di Hradčany alla vigi‑ lia del 2004. Allerta riproposta pun‑ tualmente da Klaus pochi anni dopo, nonostante la firma da parte di Berli‑ no di un accordo in cui si escludevano reclami per le proprietà perdute: “Il Trattato di Lisbona porta con sé una minaccia per la sicurezza giuridica e la stabilità delle relazioni di proprietà nel nostro Paese”. Ma allora perché i due Paesi restano alleati e grandi partner commerciali? Basti dire Volkswagen, Škoda, Sprin‑ ger, Siemens e Bosch. E se questo non bastasse, a un occhio più esper‑ to i dati della bilancia commerciale potranno dire di più: la Germania, infatti, è al primo posto sia nella gra‑ duatoria dei Paesi fornitori (il 26,6% del totale) che in quella dei Paesi clienti (il 32,3% del totale). Quando le relazioni diplomatiche hanno una base con questi numeri, un’intesa si trova sempre.
Frankfurter Allgemeine Zeitung, who defined the day as “historic”, the governor of Bavaria, the first to make an official visit to Prague, “has brought with him a whole delegation with the aim of doing away with the past controversies and start cultural, political, economic as well as human relations with its neighbors. “Seehofer stated: “We had waited a long time for this meeting and despite the fact that there are still various unresolved issues and judgments, it’s now time to open a new chapter”. An epochal turning point if you consider that, until then, meetings between the Munich and Czech representatives on the Sudeten issue had been decisively sterile, with the absence of the central governments. However, we have to remembered that the Beneš decrees, in the past and in recent years, have not been used as a weapon of trade exchange only by
Bavaria. The issue had been a point of conflict between the Czech eurosceptic conservatives - President Václav Klaus in first place - and by promoters of EU integration first and later of the EU Treaty, such as Foreign Minister Karel Schwarzenberg. It was the head of state himself who brought forward the hated decrees as justification for the deep rooted antipathy towards the Treaty of Lisbon. And even during the Czech Republic EU integration process, it had been at the center of controversy both in Prague and Brussels. Although Berlin has always distanced itself from the claims of the Sudeten Germans, Prague has often had the suspicion that there had been an attempt to link the accession negotiations to resolve the compensation issue with the aim of getting the most conservative part to speak of conspiracy: “We are surrounded by Germany and on three si-
des by Austria. Once in Europe, will we be swallowed up by Germany? “, they used to say among the Hradčany 2004 entourage. An alert that was promptly revived by Klaus a few years later, despite the signature of an agreement on the part of Berlin, which excluded claims for lost property: “The Lisbon Treaty holds a threat to legal security and property stability relations in our country”. So why do the two countries remain allies and major trading partners? It is sufficient to mention the names of Volkswagen, Škoda, Springer, Siemens and Bosch. And if this were not enough, to a skilful eye the trade balance data will give a more precise picture: Germany, in fact, ranks first, both as a supplier (26.6% of total) as well as a customer (32.3% of total). When diplomatic relations are based on these figures, an agreement is always feasible.
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I tedeschi dei Sudeti e la loro “questione” The Sudeten Germans and their “issue” Intervista al professor Francesco Leoncini - storico di fama internazionale e docente di Storia dei Paesi Slavi e Storia dell’Europa Centrale presso l’Università di Venezia di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggieroo
Interview with Professor Francesco Leoncini – an internationally renowned historian and professor of Slavic and Central European history at the University of Venice
Con il termine „sudeti“ viene indicata a partire dal 1918, anno della costitu‑ zione dello stato cecoslovacco, la mi‑ noranza di lingua tedesca in Boemia presente sul territorio fin dal Medioe‑ vo e prima di questa data conosciuta come “tedeschi-boemi“ e “tedescoslesiani“. “Il termine deriva dall‘omonima ca‑ tena montuosa situata a Nord della Boemia e indica un gruppo inserito in un nuovo stato che doveva avere una sua identità unitaria“ ci spiega il prof. Francesco Leoncini - storico di fama internazionale e docente di Storia dei Paesi Slavi e Storia dell’Europa Centra‑ le presso l’Università di Venezia – un
vero esperto di questo argomento al quale ha dedicato il volume “La que‑ stione dei Sudeti 1918-1938“ edito da Liviana Editrice, Padova 1976. Lo abbiamo incontrato lo scorso aprile a Praga, in occasione di un convegno sul Risorgimento italiano organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura. Ab‑ biamo colto l’occasione per sentire le sue opinioni su questo tema, che sono spesso in controtendenza rispetto a quelle della storiografia, sia di par‑ te ceca che tedesca. Secondo il prof. Leoncini, alla fine del primo conflitto mondiale, gli esponenti politici sudeti rifiutarono lo stato cecoslovacco so‑ stenendo di appartenere all’Austria
tedesca, Deutschösterreich. “I cechi li invitarono a prendere parte alla co‑ stituente in quanto l’idea di Edvard Beneš, l’allora ministro degli esteri della Cecoslovacchia, era di fare del nuovo stato un sistema simile alla Svizzera, che funzionasse in modo cantonale viste le diverse etnie pre‑ senti sul territorio. Della stessa idea era anche il rappresentante di Berlino a Praga che invitò gli esponenti politi‑ ci sudeti a partecipare alla costituente dichiarando che una cosa del genere avrebbe fatto aver loro peso nei desti‑ ni futuri del nuovo stato. Ma i sudeti rifiutarono in modo compatto” sotto‑ linea Leoncini.
The term “Sudeten” came into use in 1918, the year of the foundation of the Czechoslovakian state, the German language minority in Bohemia that had been present on that territory since the Middle Ages and before that
date, known as “Bohemian-Germans” and “Silesian-Germans”. “The term derives from the homonymous mountain range located in northern Bohemia and refers to a group within a new state that was to have
a unified identity,” explains Professor Francesco Leoncini – the internationally renowned historian and professor of Slavic and Central European history at the University of Venice - a real expert on the subject, to which he has dedica-
Il professor Francesco Leoncini Professor Francesco Leoncini
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progetto repubblica ceca
intervista interview
Un’antica mappa dei Sudeti / Old map of Sudeten
Una serie di storici affermano che Beneš, in occasione della Conferenza di Pace di Parigi del 1919, mentì sul numero effettivo dei sudeti presenti nel nuovo stato, per favorire le conces‑ sioni di territorio alla Cecoslovacchia e portò avanti una politica di assi‑ milazione forzata nei confronti delle minoranze etniche presenti sul terri‑
torio. Quest’ultima è però una tesi che Leoncini confuta con un argomento su tutti: “Fra gli stati successori della mo‑ narchia asburgica, la Cecoslovacchia fu quella che più di tutti rispettò e garantì lo sviluppo delle minoranze. Durante le due guerre, infatti, fu l’unico paese a Est della Svizzera a mantenere una struttura democratica con una rappre‑
ted a book entitled “The Sudeten issue 1918-1938”, published by Liviana, Padua 1976. We met him in Prague last April at a conference on the Italian Risorgimento, organized by the Italian Institute of Culture. We took the opportunity to get to know his views on this subject, opinions that are often in contrast with those of both Czech and German historians. According to prof. Leoncini, at the end of the First World War, the Sudeten political leaders rejected the Czechoslovakian state, claiming they belonged to German Austria, Deutschösterreich. “The Czechs invited them to take part in a Constituent Assembly in so far as the idea of Edvard Beneš, the then foreign minister of Czechoslovakia, was to create a system similar to that of Switzerland, based on the Swiss cantonal system, due to the different ethnic groups on
the territory. The Berlin representative in Prague was also of the same idea and invited the Sudeten politicians to take part in the Constituent, declaring that such action would have a strong impact on the future destiny of the new state. But the Sudeten were all strongly against it”, Leoncini points out. A number of historians claim that Beneš, at the Paris Peace Conference of 1919, had lied about the actual number of Sudeten present in the new state, to support territory concessions to Czechoslovakia, and pursued a policy of forced assimilation against the ethnic minorities present on the territory. The latter is, however, a thesis that Leoncini refutes by putting forward the argument that: “Among the successor states of the Habsburg Monarchy, Czechoslovakia was the one that most of all respected and guarantees the development of the
sentanza totale del‑ le forze politiche. Ricordiamo che il partito Comunista era legale e che le minoranze avevano ministri all’interno del governo”. Lo storico italiano si mostra molto critico anche verso quegli studiosi che vedono nella questione su‑ deta una mancata applicazione dei famosi Quattordici Punti, esposti nel 1918 dal presidente americano Woo‑ drow Wilson al Se‑ nato degli Stati Uniti d’America, relativi al nuovo ordine mondiale post-bellico e al famoso principio di autodetermi‑ nazione dei popoli. “Quando si decise sulle frontiere cecoslovacche – sostie‑ ne Leoncini- intervenne direttamente Wilson al quale fu chiesto se le appro‑ vava, e visto che i Sudeti non avevano mai fatto parte della Germania, non avrebbe avuto senso escluderli dalle
frontiere cecoslovacche. Il diritto all’au‑ todeterminazione doveva comunque essere contestualizzato e non si poteva definirlo assoluto come ad esempio il diritto alla libertà o alla proprietà. Se si fosse applicato in maniera meccani‑ ca, i primi ad averne tratto vantaggio sarebbero stati i Tedeschi che si sareb‑ bero ingranditi, quindi era impensa‑ bile un’applicazione del genere che avrebbe in questo modo favorito la Germania. C’è anche da dire che Wilson all’inizio non parlò di „autodetermina‑ zione“ ma di uno „sviluppo autonomo dei popoli dell’Austria-Ungheria“. Wil‑ son vedeva questa situazione collocata in un nuovo ordine mondiale di cui la Società delle Nazione sarebbe stata la garante”. Leoncini è altrettanto critico nei confronti della tesi secondo la qua‑ le all’indomani del primo conflitto mondiale esistesse la volontà, da parte degli Stati vincitori, di punire la Germania. “Questo accadde piuttosto alla fine della Seconda Guerra Mon‑ diale. Dopo la Grande Guerra, la Ger‑ mania ebbe invece perdite territoriali molto limitate e le stesse riparazioni di guerra non vennero decise a Parigi,
minorities. During the two wars, in fact, it was the only country, East of Switzerland, that held a democratic structure with full political representation. Let us not forget that the Communist Party was legal and that the minority groups had ministers within the government. “The Italian historian is also very critical towards those scholars who see in the Sudeten issue a failure to apply the famous Fourteen Points, exposed in 1918 by U.S. President Woodrow Wilson at United States Senate, for a new post-war world order with the popular principle of people’s right to self-determination. “When we took a decision on the on the Czechoslovakian border – Leoncini points out – Wilson intervened first hand, who was asked if he approved them, and since the Sudetens had never been part of Germany, it would not make sense to exclude them
from the Czechoslovakian border. Anyway, the right to self-determination had to be contextualized and could not be defined as absolute, as for example with the right to liberty or property. If it had been applied mechanically, the first to benefit from it would have been the Germans, who would have then expanded. Therefore, such a solution in favour of Germany was considered unacceptable. We should also add that Wilson, at the beginning, did not speak of “self-determination” but of an “autonomous development of the people of Austria-Hungary.” Wilson envisaged this situation placed in a new world order of which the League of Nation were to be the guarantors”. Leoncini is equally critical of the argument according to which, in the aftermath of World War I there was a certain determination by the victorious
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intervista interview
ma successivamente. Quindi anche questo è un mito”. Bisogna anche dire che i Sudeti erano essi stessi divisi sulla partecipazione politica al governo cecoslovacco an‑ che se nel 1926 riuscirono ad otte‑ nere addirittura un paio di ministri. I partiti sudeti erano legali all’interno del nuovo stato e uno di essi, il Sude‑ tendeutsche Partei, diventò il primo partito in Cecoslovacchia per numero di voti e per poco non prese la ma‑ gioranza relativa. All’inizio con una politica di stampo conservatore, verso il 1935 si orientò verso una forma di cantonalizzazione della Cecoslovac‑
Il New York Times dà notizia del Patto di Monaco The New York Times provides news on the Monaco Pact
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States to punish Germany. “This took place towards the end of the Second World War. Instead, after the Great War, Germany was subject to very limited territorial losses and even war reparation was not decided in Paris, but later on. So, even that is a myth”. We also have to add that the Sudetens were themselves divided in their political participation within the Czechoslovakian government, even if in 1926 they were also able to gain a number of ministers. The Sudeten parties were legal within the new state and one of them, the Sudetendeutsche Partei, became the first party in Czechoslovakia
chia. La svolta avvenne tra il 1936 e il 1937 quando iniziarono i contatti stretti tra il Partito e il Reich, finchè nel 1938, questo divenne lo strumen‑ to di cui si servì Hitler per annientare la Cecoslovacchia. “Dopo la guerra – commenta Leonci‑ ni - ci fu l’espulsione dei sudeti (che coinvolse 3 milioni circa di persone ndr.). Una operazione spinta anche da una desiderio di vendetta degli Stati vincitori contro la Germania, cosa che, come abbiamo visto, non era accaduta alla fine della Prima Guerra Mondiale”. Lo storico italiano non manca di ri‑ cordare che “Dopo l’espulsione, i rap‑ porti tra Germania e Cecoslovacchia furono di netta ostilità e indifferenza e si sono poi diversificati solo con l’av‑ vento della Ostpolitik, quando Brandt andò a chiedere scusa a Varsavia per quello che i tedeschi avevano fatto e nel ‘73 si sviluppò un nuovo rapporto tra Cecoslovacchia e Repubblica Fe‑
derale Tedesca”. In Germania ancora oggi gioca un ruolo forte l‘associa‑ zione Sudetendeutsche Landsmann‑ schaft che risiede a Monaco di Baviera e che è presente con una sede anche a Praga. “Dopo l’espulsione, - continua Leoncini- molti sudeti si trasferirono in Baviera e Monaco si trasformò da città agricola quale era, in una città industriale dove i Sudeti costituirono una lobby forte che condizionò il go‑ verno di Bonn. Per quanto riguarda i rapporti attuali tra i due paesi, dopo la caduta del muro di Berlino e la ri‑ unificazione della Germania, bisogna dire che i cechi si sentono in qualche modo circondati dal mondo tedesco e quindi c’è un problema prettamen‑ te psicologico. La Boemia è come un cuneo tra Austria e Germania, e c’è ancora un senso di timore, un com‑ plesso di subalternità nei confronti di questo vicino che incombe, il cui potere economico oggi è forte in Re‑ pubblica Ceca”.
for number of votes and almost gained the relative majority. At the beginning with a somewhat conservative political policy and around 1935 it moved towards a form of cantonalization of Czechoslovakia. The turning point came between 1936 and 1937 when close contacts took place between the Party and the Reich until 1938, when this became the instrument that Hitler used to destroy Czechoslovakia. “After the war – Leoncini explains - there was the expulsion of the Sudeten (that involved about 3 million people en. An operation that was also driven by a desire for vengeance against Germany on the part of the victorious States that, as we have seen, had not occurred at the end of the First World War. “ The Italian historian does not fail to remind us that “After the expulsions, relations between Germany and Czechoslovakia were clearly hostile and full of indifference, and were to change only with on advent of Ostpolitik, when Brandt went to Warsaw to apologize for
what the Germans had done. And in 1973, a new kind of relationship developed between Czechoslovakia and the German Federal Republic”. Still today in Germany, a strong role is played by the Landsmannschaft Sudetendeutsche Association that is located in Munich, with an office also in Prague. “After the expulsion – Leoncini maintains - many Sudetens moved to Bavaria, and Munich changed from a farming town to an industrial city, where the Sudetens became a strong lobby that influenced the Bonn government. As for current relations between the two countries after the fall of the Berlin Wall and the reunification of Germany, we have to say that the Czechs feel somewhat surrounded by the German-speaking world, so it’s purely a psychological problem. Bohemia is like a wedge between Austria and Germany; there is still a sense of fear, a sort of subordination complex towards this looming neighbouring country, whose economic power in the Czech Republic today is quite strong”.
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Germania in Rep. Ceca, quando il carro trainante comincia a spazientirsi Germany in the Czech Republic, when the driving force starts to lose patience
E Praga non vede di buon occhio lo stop tedesco al nucleare Prague does not take German nuclear energy rejection lightly
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La Repubblica ceca continua a essere la migliore location per fare impresa fra i paesi ex comunisti dell’Europa centro est, ma sul piano della tra‑ sparenza degli appalti pubblici, della corruzione e della criminalità merita una pagella da ultima della classe o quasi. E’ quanto emerge da un sondaggio effettuato fra quasi mille aziende investitrici nella Nuova Europa, la maggior parte delle quali tedesche, i cui risultati sono stati presentati di recente dalla Cesko-nemecká obchodní komora (la Camera di commercio ceco tedesca, fondata nel 1993, 570 membri, la più gran‑ de camera mista operante in questo Paese).
La Repubblica ceca si è piazzata da‑ vanti alla Polonia, la Slovenia e la Slovacchia. Per Boemia e Moravia una valutazione a prima vista lusinghiera – in linea con quelle ottenute nelle cinque edizioni precedenti del sondaggio - ma dove ri‑ salta in maniera sempre più lampante l’insofferenza degli operatori economi‑ ci stranieri, in particolare quei tedeschi, sistematici e disciplinati, verso una moralità a dir poco scadente. Per quanto riguarda la correttezza delle gare pubbliche d’appalto la Repubblica ceca è finita addirittura all’ultimo posto, dietro paesi come Kosovo a Albania. Molto scarse le referenze degli investi‑ tori tedeschi anche quando c’è da va‑
The Czech Republic continues to be the best location to do business out of the ex-communist nations in Central and Eastern Europe. However, with regards to transparency on public building contracts, corruption and crime, if it doesn’t deserve to be bottom of the list, it comes close. This emerges from a recent survey carried out on almost a million companies in the New Europe, most of which were german. The results were recently presented by the Cesko-nemecká obchodní komora (the Czech-German Chamber of Commerce founded in 1993, consisting of 570 members, which boasts being the largest mixed Chamber operating in this country). The Czech Republic was placed above Poland, Slovenia and Slovakia. For Bohemia and Moravia it is a position
which at first seems quite flattering, and differing little from the results from the previous five editions of the survey. However, what stands out more and more is the restlessness of the foreign economic workers, in particular the systematic and disciplined Germans who are descending to a more and more questionable moral level. Regarding competition in Public building contracts, the Czech Republic actually finished in last place, even behind countries such as Kosovo and Albania. The references of the German investors are scarce to say the least, also taking into account crime and corruption. In both cases the situation has got even worse than it was last year. Ultimately it points to the need for Prague to take the strong economic bonds which exist with Germany very seriously, since it is
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the country which has revealed itself to be the true driving force behind the Czech Economy. The economic relationship between the two countries have traditionally been extremely strong. Germany is the biggest direct investor in the Czech Republic, consisting of 25% of the total amount since 1993. A third of Czech foreign commerce depends on Germany. In 2010 the bilateral trade between the two countries involved no less than 1413 billion Crowns (56,5 billion Euros). In the Czech market around 4500 German companies work actively, with investors of the calibre
focus focus
lutare la diffusione della criminalità e della corruzione. In entrambi i casi la situazione sarebbe persino peggiora‑ ta rispetto allo scorso anno. Si tratta di segnali che Praga farebbe bene a prendere sul serio, in considerazione in primo luogo dei forti legami eco‑ nomici che esistono con la Germania,
of Volkswagen (Skoda Auto), Robert Bosch (Bosch Diesel) and Siemens. Another alarm bell rang on the German side a few months ago after a previous survey from the Cesko-nemecká obchodní komora. Then 30% of the investors questioned (primarily from the services and trade sectors and the transformation industry), stated that if they had the chance to turn back, they would choose a different country as a destination for their investments. Prague does not take German nuclear energy rejection lightly Another fact which has characterized the not entirely positive recent
vero e proprio carro trainante della economia ceca. I rapporti economici tra i due paesi sono tradizionalmente molto intensi. La Germania è il maggiore investitore diretto in Repubblica ceca, con una quota sul totale dal 1993 del 25%. Un terzo del commercio estero ceco di‑ pende dalla Germania. Il giro d’affari bilaterale nel 2010 ha raggiunto la ci‑ fra non indifferente di 1.413 miliardi di corone (56,5 miliardi di euro). Sul mercato ceco operano attivamente circa 4 500 compagnie tedesche con investitori diretti del calibro di Volk‑ swagen (Skoda Auto), Robert Bosch (Bosch Diesel) e Siemens. Un altro campanello d’allarme da par‑ te tedesca era suonato appena pochi mesi prima, in occasione di un prece‑ dente sondaggio della Cesko-nemecká obchodní komora. Allora il 30% degli investitori interpellati (prevalente‑ mente del settore servizi, commercio e industria di trasformazione), aveva detto che, se potesse tornare indietro, opterebbe per altri paesi come meta dei propri investimenti.
Praga non vede di buon occhio lo stop tedesco al nucleare Un altro fatto che ultimamente sta caratterizzando in termini non del tutto positivi i rapporti fra la Germa‑ nia e la Repubblica ceca è la decisione tedesca di rinunciare all’atomo come fonte di energia. Il primo ministro ceco Petr Necas, nel corso di una visita a Dresda, ha azzar‑ dato una previsione shock: “per noi tutto questo comporterà un rincaro del 30% del prezzo della energia. Questo dicono le nostre stime. Con tutto ciò che ne consegue, in primo luogo per quanto riguarda capacità concorrenziale del nostro settore in‑ dustriale”. Una dichiarazione in linea con quanto affermato appena pochi giorni prima da Martin Roman, amministratore delegato del colosso energetico ceco Cez: “La Germania, puntando sulle fonti alternative, ha deciso in pratica di far aumentare il prezzo della ener‑ gia elettrica nell’Europa centrale”. Lo stesso Roman non ha comunque mancato di aggiungere: “Si tratta di
una brutta notizia per il settore indu‑ striale ceco, ma non certo per la no‑ stra compagnia. Se infatti la Cez avrà la possibilità di esportare più energia in Germania è chiaro che lo faremo, perché questo rientra nella logica della nostra attività”. Sul no tedesco al nucleare non ha mancato di dire la sua anche il pre‑ sidente ceco Vaclav Klaus, il quale non ha usato mezze parole, come gli è solito: “si tratta di una decisione ri‑ dicola”. A suo parere quello di Berlino è un passo dettato semplicemente dalla isteria collettiva seguita all’incidente di Fukusima in Giappone. “Mi viene da ridere sentendo che lo fanno per motivi riguardanti la sicurezza. Ren‑ diamoci conto che dalle radiazioni Fu‑ kusima non è morto ancora nessuno in tutto il Giappone, mentre proprio in Germania hanno già perso la vita 22 persone per la cosiddetta febbre dei cetrioli. Mi piacerebbe che nel giudicare questi fatti si utilizzasse un po’ di ragionevolezza” ha detto Klaus provocatoriamente. (yk-gu)
relationship between Germany and the Czech Republic is the German decision to renounce nuclear energy sources. The Czech Prime Minister Petr Necas, during a visit to Dresden, made a shock prediction, “for us this will cause a 30% rise in the price energy. This is what our trusted sources say. This will have a domino effect on the entire competitive potential of our industrial sector”. A statement very much in accordance with the one made just a few days earlier by Martin Roman the chief administrator of the Czech energy giants Cez: “Germany, who relying on alternative sources, have effectively decided to increase the price of electric energy in Central Europe.” Roman himself however could not help to add that “It is bad news for the Czech industrial sector, but certainly not
for our company. If Cez indeed will have the possibility to export more energy in Germany we will, because this forms part of the logic of our activity”. With regards to the rejection of nuclear energy also the Czech president Vaclav Klaus did not miss the opportunity to speak his thoughts on the issue. “It is a ridiculous decision,” he said refusing to hold back as he is known not to do. In his opinion, the decision from Berlin was a move influenced solely
by collective hysteria caused by the Fukusima incident in Japan. “I felt like laughing after hearing that they made the decision for security reasons. We should take into account that in the whole of Japan nobody has died yet from the radiation from Fukusima, whereas 22 people have already died in Germany from the outbreak of the recent flu. I would like it if more common sense was used when judging these facts” said Klaus provocatively. (yk-gu)
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Ue o Nato? Un falso problema EU or Nato? A non-issue
La politica estera ceca nel quadro di difesa continentale di Luca Pandolfi by Luca Pandolfi
Czech foreign policy set within the context of continental defense
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La recente bocciatura da parte del go‑ verno ceco e le critiche del presidente Klaus al documento per la politica estera presentato dal ministro degli esteri Karel Schwarzenberg riportano e l’attenzione sul ruolo della Repubblica Ceca all’interno dell’Unione Europea e del sistema geopolitico continentale. Il documento, che contiene le linee guida della politica estera di Praga per i prossimi due anni, è stato giu‑ dicato troppo filo europeo e troppo poco attento all’alleanza atlantica. Le critiche, giunte in particolare dal Primo Ministro Petr Nečas e dal ministro della Difesa Alexandr Vondra, si fondano sull’assunto che il piano non sarebbe abbastanza efficace, con alcune lacune – la crisi dell’eurozona, la posizione dei politici cechi a Bruxelles – che ne con‑ fermerebbero la generale debolezza. Ma il difetto peggiore sarebbe quello di uno sbilanciamento – anche per il presidente Klaus – fra l’impegno del
governo nei confronti dell’UE e quello verso l’alleanza atlantica. Cogliamo l’occasione per fare il punto sulla evoluzione della integrazione europea, nella parte riguardante la politica estera e di difesa. Per tornare a Praga, ci limitiamo a dire che il piano di Schwarzenberg può avere dei limiti, ma le critiche sulla supposta preferenza fra UE e Nato sono quantomeno mal poste, perché si ba‑ sano su un concetto di alternativa fra le due opzioni – europea o atlantica, appunto – che non ha fondamento nella realtà e nel quadro istituzionale e geopolitico attuale. La politica estera dell’UE, già dal suo primo inserimento nei trattati a partire (Maastricht e poi Amsterdam) è basata su un sistema di interdipendenze e sovrapposizioni con l’alleanza atlantica e non già su una scelta alternativa da parte degli Stati. Anzitutto sulla situazione attua‑ le: dei 28 stati attualmente membri
The recent rejection by the Czech government and criticism by President Klaus regarding the foreign policy document, presented by Foreign Minister Karel Schwarzenberg, have drawn attention to the role of the Czech Republic within the European Union and the continental geopolitical system. The document, which contains the guidelines for Prague’s foreign policy for the next two years, was considered too pro-European, with very little attention to the Atlantic alliance. The criticism, particularly from Prime Minister Petr Necas and Defense Minister Alexandr Vondra, is based on the assumption that the plan would not be effective enough, and contains a number of gaps - the crisis in the eurozone, the position of Czech politicians in Brussels – that tend to confirm its failings. However, its worst defect
seems to be a sort of imbalance – also according to Klaus – between the government’s commitment towards the EU and the Atlantic alliance. We take this opportunity to weigh up the evolution of European integration, as far as foreign policy and defense is concerned. As for Prague, we will simply add that Schwarzenberg’s plan may have its limits, but the criticism of the alleged preference between the EU and Nato is - to say the least - misplaced, because they are based upon a concept of choice between two options, in fact - European or Atlantic - that has no basis in real terms, nor within the current geopolitical and institutional framework. The EU’s foreign policy, ever since its first inclusion in the treaties (Maastricht first then Amsterdam), is
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della Nato, 21 di questi sono anche membri dell’Unione Europea, mentre 24 di questi sono membri dell’Unione dell’Europa Occidentale (UEO) che con il Trattato di Lisbona è passata sotto il controllo UE. Per questo negli ultimi anni il peso dell’UE è andato sempre
based on a system of interdependencies and overlapping conditions with the Atlantic alliance and is not based on an alternative choice on the part of the States. First of all, according to the current situation, of the present 28 Nato member states, 21 of them are also members of the European Union, whilst 24 of them are members of the Western European Union (WEU) - that with the Treaty of Lisbon has passed under EU control. For this reason, in the last few years, the weight of the EU has grown steadily on Nato decisions.
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più in crescendo nelle decisioni Nato. Ma non solo: la stessa alleanza atlanti‑ ca, anche nella nuova visione geopoli‑ tica dell’amministrazione Obama, con‑ ta sulla presenza e sull’apporto dell’UE come soggetto politico, dotato di una sua politica estera e di difesa comune e ora anche di una sua struttura – presto anche militare – per esplicare l’azione esterna. Ora il Trattato di Lisbona ha in‑ stituito anche una politica di sicurezza e di difesa comune: “La politica di si‑ curezza e di difesa comune costituisce
parte integrante della politica estera e di sicurezza comune. Essa assicura che l’Unione disponga di una capacità operativa ricorrendo a mezzi civili e militari. L’Unione può avvalersi di tali mezzi in missioni al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il raffor‑ zamento della sicurezza internazio‑ nale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite. L’esecuzione di tali compiti si basa sulle capacità fornite dagli Stati membri.” Articolo
Da sinistra: il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, e il presidente el Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, Left to right NATO Secretary General, Anders Fogh Rasmussen, and President of the EU Council, Herman van Rompuy
But not only: the Atlantic Alliance itself, according to the new geopolitical vision of the Obama administration, relies on the presence and support of the EU as a political entity, with its own foreign and common defense policy - now also with its own structure (soon also military) - in order to deal with external missions. The Lisbon Treaty has now set up a policy for common security
and defense: “The common security and defence policy shall be an integral part of the common foreign and security policy. It shall provide the Union with an operational capacity drawing on civilian and military assets. The Union may use them on missions outside the Union for peace-keeping, conflict prevention and strengthening international security in accordan-
42 TUE. Non solo, ma è previsto che alcuni stati che rispondono a criteri più elevati ho hanno sottoscritto accordi più vincolanti possano adottare una cooperazione strutturata permanente ai fini di missioni più impegnative. Una nuova serie di competenze nella politi‑ ca di sicurezza e di difesa, ma anche di una nuova struttura dedicata all’azione esterna dell’UE: il nuovo servizio ester‑ no dell’UE, affidato all’alto rappresen‑ tante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, è di fatto un servizio diploma‑ tico dell’Unione con personale e sedi di rappresentanza. Un enorme passo avanti nel processo di integrazione europea. Si pensi alla strada percorsa dalla terribile spacca‑ tura politica provocata dalla “lettera dei sette”, nella quale sette Stati eu‑ ropei - fra i quali Italia e Repubblica Ceca - annunciarono il loro intervento nel conflitto in Iraq, all’interno della coalizione guidata da Stati Uniti e Re‑ gno Unito. La decisione dei sette, presa totalmente al di fuori del contesto UE, provocò una frattura quasi insanabile e una momentanea paralisi dell’attività politica dell’Unione.
Ora molto è cambiato, se si pensa alla recente crisi araba, dall’Egitto alla Li‑ bia, l’azione europea è stata concerta‑ ta, efficace e anche concreta. Nel caso della Libia fu proprio la Ashton a recarsi a Bengasi per avviare le relazioni con il governo degli insorti e per fondare la nuova sede diplomatica dell’UE. Per tornare alla questione Ceca, la par‑ tecipazione alla politica estera UE non è un’opzione ma un obbligo previsto dai trattati, come ricordato recentemente da Schwarzenberg. Ma non solo: gli stessi trattati prevedono che le azioni politiche in seno alla Nato e all’UE non sono alternative: “La politica dell’Unio‑ ne...non pregiudica il carattere specifi‑ co della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri, rispetta gli obblighi di alcuni Stati membri, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la Nato, nell’ambito del trattato dell’Atlantico del Nord, ed è compatibile con la politica di sicurez‑ za e di difesa comune adottata in tale contesto.” C’è di più: come si legge nel dossier dell’Istituto affari internazionali del Senato Italiano del 2007, “La coopera‑ zione tra l’Unione europea e la Nato” :
ce with the principles of the United Nations Charter. The performance of these tasks shall be undertaken using capabilities provided by the Member States.” Article 42 TEU. Not only, it is foreseen that those States - that meet a higher criteria or that have signed more stringent agreements - may adopt a permanent structured cooperation for more demanding missions. A new set of responsibilities in security and defense policies, but also a new structure devoted to EU external interventions: the new EU external service, entrusted to the EU High Representative for Foreign Affairs and security policy, Catherine Ashton, is in fact, a EU diplomatic service with its own staff and representative offices. A huge step forward in the process towards European integration if we
consider the amount of progress since the terrible political split caused by the “letter of the seven”, in which seven European countries - including Italy and the Czech Republic - announced their intervention in the Iraq conflict, within the coalition led by the United States and the United Kingdom. The decision of the seven countries, completely outside a EU context, resulted in an almost incurable fracture and momentary paralysis of EU political activity. A lot has changed since then and, if we take into consideration the recent Arab crisis, from Egypt to Libya, we may say that European involvement has been concerted, effective and even concrete. On the Libya case, it was Ashton herself who went to Benghazi to start relations with the insurgents’ government and to establish a new EU diplomatic office.
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“A partire dalla fine della Guerra fred‑ da, l’Unione europea e la Nato hanno iniziato a convergere progressivamen‑ te in termini di membership, funzioni e raggio d’azione.” Questa convergenza ha determinato la necessità di procedere a forme di cooperazione istituzionale ed operati‑ va. Nel marzo 2003 le due organizza‑ zioni hanno formalizzato i c.d. accordi Berlin Plus - attuati con successo in
Macedonia e in Bosnia - che consen‑ tono all’Unione europea di accedere ai mezzi e alle capacità di pianificazione e di comando della Nato per realizzare missioni di gestione delle crisi. A dispetto delle posizioni critiche di Praga, la strada è quella di riconoscere e utilizzare la Nato, ma con una politica dell’UE più forte e concreta, come in‑ dicato dal Parlamento UE nel 2009: Il Parlamento rileva l’importante ruolo
A dispetto delle posizioni critiche di Praga, la strada è quella di riconoscere e utilizzare la Nato, ma con una politica dell’UE più forte e concreta, come indicato dal Parlamento UE nel 2009 Despite the critical positions of Prague, the way ahead is to recognize and use NATO, but with a stronger and more concrete EU policy, as outlined by the EU Parliament in 2009
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As regards the Czech question, participation to EU foreign policy is not an option, but rather an obligation foreseen by the Treaties, as Schwarzenberg has recently called to our attention. But not only: the same Treaties foresee that political actions within Nato and the EU are not alternative: “The policy of the Union… shall not prejudice the specific character of the security and defence policy of certain Member States and shall respect the obligations of certain Member States, which see their common defence realised in the North Atlantic Treaty Organisation (NATO), under the North Atlantic Treaty and be compatible with the common security and defence policy established within that framework” What’s more, as you may read in the files of the Institute for International Affairs
of the Italian Senate in 2007, “Cooperation between the EU and Nato”: “Since the end of the Cold War, the European Union and Nato have started progressively to converge in terms of membership, functions and scope.” This convergence has resulted in the need for institutional and operational cooperation. In March 2003, the two organizations formalized the so-called Berlin Plus agreements - successfully implemented in Macedonia and Bosnia - that allow EU access to Nato military equipment, planning and command capabilities, in order to carry out crisis management missions. Despite the critical positions of Prague, the way ahead is to recognize and use NATO, but with a stronger and more concrete EU policy, as outlined by the EU Parliament in 2009:
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della NATO per la sicurezza dell’Euro‑ pa e l’esigenza di un partenariato più stretto tra l’UE e l’Alleanza contro le mi‑ nacce globali, creando anche strutture di cooperazione permanenti. Ma l’UE deve sviluppare capacità di sicurezza e difesa proprie e istituire un quartier generale permanente. Sollecita poi lo sviluppo congiunto di capacità militari e un migliore coordinamento degli in‑ vestimenti nella difesa, nonché un dia‑ logo franco con la Russia. Simile anche la posizione della Polonia, membro Nato e prossimo presidente dell’UE, che fissa come priorità del semestre – la seconda, dopo l’aumento del budget – la sicurezza europea, con un’agenda dedicata ai rapporti con la Russia, ad una conferenza di “vicinato meridio‑ nale” con i paesi arabi, e all’adozione di un’area di libero scambio con i vicini orientali (Ucraina, Bielorussia e Moldo‑ va). Per gli Stati europei quindi posizio‑ ni diverse, ma un’azione unica, anche all’interno della Nato. Parliament is aware of the important role played by Nato for European security and the need for a closer partnership between the EU and the Alliance against global threats, also by creating a permanent structure for cooperation. But the EU must develop security and defense capabilities and establish permanent headquarters. It then calls for a joint development of military capabilities and better coordination for defense investments, as well as an open dialogue with Russia. Also similar is the position of Poland, a member of Nato and next president of the EU, that has placed as a priority for the next semester (the second one after the increase of the budget), European security with an agenda devoted to relations with Russia, a “South neighborhood” conference with Arab countries and the adoption of a free trade area with its eastern neighbors (Ukraine, Belarus and Moldova. So, different positions for European states, but joint action, even within Nato.
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“Repubblica Ceca e Italia paesi di limes. Ci capiamo” “Czech Republic and Italy, frontier countries. We understand each other.” Pasquale D’Avino, nuovo Ambasciatore d’Italia in Repubblica Ceca, rifiuta il binomio “cechi = euroscettici”: questo è un Paese che sta dando un contributo importante all’Europa. Sull’allargamento ai Balcani e sulla crisi del Nord Africa la leadership ceca dimostra intelligenza e lungimiranza politica
All’indomani della cerimonia di con‑ segna delle lettere credenziali siamo andati a far visita al nuovo capo della rappresentanza diplomatica italiana in
Repubblica Ceca. Abbiamo colto l’occa‑ sione per rivolgergli alcune domande, con l’intento di presentarlo ai nostri lettori e sapere come intende sviluppare
Una carriera diplomatica iniziata nel 1982 e costellata da una serie di incarichi di rilievo, l’ultimo dei quali a Ginevra in qualità di Ministro consigliere alla Rappresentanza permanente presso le Organizzazioni Internazionali. Cosa la spinse trent’anni fa a intraprendere la carriera diplomatica? Gli studi classici, l’amore per la let‑ teratura e in particolare la lettura di
di Giovanni Usai By Giovanni Usai
Pasquale D’Avino, the new Italian ambassador in the Czech Republic, rejects the binomial of Czechs = eurosceptics”. This is a country which is making a huge contribution to Europe. Regarding the EU opening to the Balkans and the crisis in North Africa the Czech leadership has shown intelligence and excellent foresight The day after the presentation ceremony of the letters of credence, we went to visit the new head of the Italian diplomatic representation in the Czech Republic. We seized the opportunity to ask him a few questions, with the intention of presenting it to our readers and finding out how he intends to develop his duties
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il suo operato di Ambasciatore. L’impres‑ sione immediata è stata quella di una persona di grande vitalità e calore uma‑ no. Come tutti noi Italiani che viviamo all’estero, uno sradicato con le radici in tasca, al quale manca la sua città e per il quale la partita del suo Napoli, la dome‑ nica, “è un fatto quasi religioso”.
as an Ambassador. The first impression of him was that he was a man of great energy and human warmth. Like all Italians who live abroad, he is an expat who keeps his roots in his pocket, deeply misses his home city of Napoli, whom he follows “almost religiously” when they play on Sunday.
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A diplomatic career dating back to 1982 and studded with a range of prominent positions, the last of which was in Geneva as the Minister councellor at the Diplomatic Representation of the International Organizations. What pushed you into choosing this path? Studiying Classics, love of litterature. The love of one literary work in particular; The Odyssey, which gifted me with my passion for travellling and desire to discover the world. Another key source of motivation was the pride in representing Italy, a great Country which has given mankind figures such as Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei and Guglielmo Marconi and is still the origin of highly distinguished people as the recent appointment of Mario Draghi as President of the European Central Bank. I think this awareness of being among those who represent this great country,
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quello di fare l’architetto. Poi le cose, come capita talvolta nella vita, sono andate diversamente. Le succede di avere dei rimpianti? No, questo è davvero un lavoro ric‑ co di fascino, che consente di vivere esperienze memorabili. Io quando sono stato a capo del cerimoniale di Palazzo Chigi, ho avuto la possibilità di seguire in giro per il mondo due capi di governo italiani, Silvio Berlu‑ sconi e Romano Prodi, di partecipare a colloqui ristretti con leader mon‑ diali come Tony Blair, George Bush, Lula, l’attuale premier cinese Wen Jiabaoe e altri. Momenti questi nei quali si vede non solo quanto siano fondamentali i rapporti personali fra i potenti della terra, ma anche quanto sia ancora importante il ruo‑ lo di “consigliere del principe” di noi diplomatici. Tocca infatti a noi creare le condizioni – offrendo un quadro e delle indicazioni - perché i leader possano prendere le decisioni di loro competenza. Ci sarà stata però qualche occasione in cui si è chiesto: “ma chi
should be shared by all Italians who live abroad. If you had not become a diplomat, what do you think you would have done in life? I would most probably have become a lawyer. It is the profession I had already started practising in my father’s law firm. Before embarking on a diplomatic career, I was successful in many other selection processes including one for Senate Officer position. If I think back however, to the period in which I was a boy, my true dream was to become an architect. Then life as often occurs, went in a different direction. Do you ever have any regrets? No, this job really is rich in charm and it allows you to live memorable experiences. When I headed the ceremonial at Palazzo Chighi, I had the opportunity to follow two Italian government leaders around the world, Silvio Berlusconi and Romano Prodi as
they participated in private interviews with World leaders such as Tony Blair, George Bush, Lula, the current Chinese Prime Minister Wen Jiabao and others. It is in moments like this where you see not only how important relationships are between people in power in the world, but also how important the role of the “Prince’s advisor” of diplomats such as ourselves. It is up to us to create the conditions , with use of a boead and indications, which enable the leaders to make decisions that fall under their responsability. However, there must have been a time when you asked yourself, “who made me do this?” Anyway, what are the least intriguing aspects of the job? Apart from the fact that our job is often characterized by excessive formalism, the most demnading aspect of our profession does not concern us ourselves as diplomats, but more those
me lo ha fatto fare”? E comunque quali sono gli aspetti meno accattivanti di questo lavoro? Al di là dal fatto che il nostro è un lavoro caratterizzato spesso da gran‑ di formalismi, l’aspetto più pesante di questa professione non riguarda direttamente noi diplomatici, ma i nostri cari, i nostri affetti. Il fatto di dover ogni quattro/cinque anni sradicare le nostre famiglie e subito dopo stabilirle in altre città, in altri ambienti, in altre culture. Figli che fanno amicizie, che frequentano
una scuola e che poi all’improvviso si trovano costretti a spostarsi. In re‑ altà tutto il fascino di questo lavoro lo viviamo noi diplomatici. I nostri familiari molto meno. Tanti anni della sua vita all’estero. Qual è la sede di servizio che ricorda più volentieri? Chicago e quindi gli Stati Uniti. Di questo Paese mi ha sempre affasci‑ nato il fatto di essere nato e di aver raggiunto un tale sviluppo grazie all’apporto di tante nazionalità, di tanti popoli, anche di noi italiani. Una
Foto: Robert Janas, MZV
un’opera, l’Odissea, che mi ha dona‑ to la passione di viaggiare e di cono‑ scere il mondo. Un’altra motivazione fondamentale è stato l’orgoglio di rappresentare l’Italia, un grande Pa‑ ese che ha dato all’umanità protago‑ nisti come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Guglielmo Marconi e capace ancora oggi di esprimere uomini di altissimo livello, come dimostra la recente nomina di Mario Draghi alla carica di capo della Banca centrale europea. Penso che questa consa‑ pevolezza, di essere i rappresentanti di un grande Paese, dovrebbe coin‑ volgere tutti noi italiani che viviamo all’estero. Se non avesse fatto il diplomatico, cosa pensa che avrebbe fatto nella vita? Molto probabilmente l’avvocato, professione che avevo già iniziato ad esercitare, nello studio legale di mio padre. Prima di accedere alla carriera diplomatica, vinsi alcuni altri con‑ corsi, fra cui quello di funzionario al Senato. Se ripenso però al periodo in cui ero ragazzo, il mio vero sogno era
L’Ambasciatore Pasquale D’Avino con il Presidente Václav Klaus durante la cerimonia di consegna delle Lettere Credenziali The Ambassador Pasquale D’Avino with the President Václav Klaus during the cerimony of the presentation of the Credence Letters
closest to us. The fact we have to move our families from our home every fourfive years and settle immediately in other cities, other environments and other cultures. They are children who make friends, go to school and then find themselves forced to get married. In reality we diplomats experience all of the fascinating side of the job. Our family experience it much less. You have spent many years abroad. Which working environment do you rememember more happily? Chicago and therefore the USA. The thing which has always amazed me about this country is the fact that it was born and developed due to the support
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of people of many different nationalities and peoples, even we Italians. A nation which is a symbol of freedom in the world where each citizen can find the necessary conditions to be fully valued. Chicago, with its modern architecture on Lake Michigan, is many ways comparable to the Athens of Pericles or an ideal Renaissance city due to the excellent relations between political, economic and cultural exponents which have all exploited the beauty and dynamism of the city. It is a very advanced city from an economic and industrial point of view, which manages to be in the vanguard also from a cultural point of view.
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Quali sono le sue impressioni a pochi giorni dal suo arrivo a Praga? Conosceva già questa città? C’ero già stato nel 1993, quando por‑ tava ancora addosso i segni pesanti del comunismo sovietico. L’ho trovata molto più restaurata d’allora, anche più affollata di turisti. Certamente rimane una delle capitali più affa‑ scinanti del mondo. Più in generale, la Repubblica Ceca è un Paese che dimostra di avere una sua solidità economica, con prospettive di cresci‑ ta importanti, nonostante l’attuale fragilità dell’economia in Europa. Pochi giorni fa la cerimonia di presentazione delle Lettere credenziali davanti al presidente Václav Klaus. Com’è andata, cosa vi siete detti? Il presidente Klaus ha una persona‑ lità forte, carismatica ed è un amico dell’Italia su cui poter contare. Ad aprile ha ricevuto a Praga la visita del presidente Giorgio Napolitano e subito dopo, il 2 Giugno, si è recato a Roma per le celebrazioni del 150° anniver‑ sario. Per un Ambasciatore avere a che fare con un presidente ceco che parla l’Italiano, conosce l’Italia e ha addirit‑ tura studiato a Napoli, è un privilegio, una fortuna. Durante l’incontro al Ca‑ stello, proprio per l’interesse che ha verso l’Italia, ha voluto capire meglio gli ultimi sviluppi del nostro Paese.
You are from Naples. What kind of relationship do you have with your hometown? My city is genuinely a special one, in the good sense of the term and sometimes also in the bad one. I have to say I miss it a lot, but I am lucky enough to be able to return every summer for the holidays, which I usually spend in Capri. It is there where I find that atmosphere, that friendliness, that warmth which is not easily found when travelling in the rest of the world. For us , it is true, People hold you, hug you, and want to know things about you but they are all things which inspire you on a human level and give you that extra drive. We Italians are saturated
with art, culture, civilisation and creativity. These are all fundamental aspects. They also are for diplomats, because this is a way we know how to live which enables us to establish ourselves in the family of nations. Regarding the fact of being Italian, some have claimed that in the rest of the world we enjoy a kind of “plenary absolution”. It is true. I must say that I am always impressed by the legacy and popularity Italy has in the world. It was confirmed even in my last experience in Gineva with the international Organizations, where I saw how many times Italy in the various Negotiation competitions
manages to get the better ofother major European states. Despite these favourable circumstances, which don’t allow us to project ourselves in the world with same public resources we used to have, we are still among the G8 members. It is the soft power of Italy, made up of culture, values, and that great likeabilty which sets us apart. What are yout impressions just a few days after your your arrival in Prague? Did you already know this city? I had already been here in 1993, when it was still heavily marked by Soviet communism. It now looks much more renovated than it was then, also more
Foto: Robert Janas, MZV
nazione che nel mondo è un simbolo di libertà e dove ciascun cittadino tro‑ va le condizioni per essere valorizzato pienamente. Chicago, con quella sua architettura moderna sul lago Michigan, per cer‑ ti aspetti è paragonabile all’Atene di Pericle o a una città ideale del Rina‑ scimento per il rapporto eccellente tra esponenti politici, economici e culturali, a profitto della bellezza e di‑ namicità della città. È una città molto avanzata dal punto di vista economi‑ co e industriale, che riesce ad essere all’avanguardia anche dal punto di vista culturale. Lei è di Napoli. Che rapporto ha con la sua città? La mia è davvero una città speciale, nel bene e talvolta anche nel male. Devo dire che mi manca molto, ma ho però la fortuna di tornarvi ogni estate per le vacanze, che di consueto tra‑ scorro a Capri. È lì che ritrovo quell’at‑
mosfera, quella cordialità, quel calore che in giro per il mondo spesso non è facile trovare. Da noi – è vero - ti stringono, ti abbracciano, vogliono sapere i fatti tuoi, ma sono modi di fare capaci anche di trasmettere, sul piano umano, una carica in più. Per noi italiani, che siamo imbevuti di arte, cultura, civiltà e creatività, que‑ ste sono cose fondamentali. Lo sono anche per noi diplomatici, perché è questo nostro saper vivere che ci con‑ sente di porci in un certo modo nella famiglia delle nazioni. A proposito del modo di essere di noi italiani, qualcuno sostiene che nel mondo godiamo di una sorta di “assoluzione plenaria”. È vero. Devo dire che mi impressiona sempre il patrimonio di simpatia che ha l’Italia nel mondo. Ne ho avuto una conferma anche nella mia ultima esperienza a Ginevra, alle Organizza‑ zioni internazionali, vedendo quante volte l’Italia nelle varie competizio‑ ni negoziali sia riuscita ad avere la meglio rispetto ad altri grandi stati europei. Nonostante quest’ultima congiuntura favorevole, che non ci consente di proiettarci nel mondo con le stesse risorse pubbliche di una vol‑ ta, siamo sempre fra i membri del G8. È il soft power dell’Italia, fatto di cul‑ tura, valori e quella grande amabilità che ci contraddistingue.
“Fra Italia e Repubblica ceca un panorama veramente senza alcuna turbolenza, ma è ora di accendere tutti i motori per intensificare le relazioni bilaterali a tutti i livelli. Un invito caloroso alla comunità italiana: stiamo uniti e sfoderiamo tutta quella energia di cui siamo capaci” “There are no bumps in the relationship between the Czech Republic and Italy, but it is time to step on the gas in order to strengthen bilateral relationships on all levels. A warm invitation to the Italian community: we must be united and display all the energy we possibly can”
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A proposito di Klaus, la Repubblica Ceca è un Paese noto per i suoi frequenti atteggiamenti di euroscetticismo. Che idea si è fatto di questa situazione? Questo è un paese che ha una storia e una posizione geografica che fan‑ no comprendere certi atteggiamenti di insofferenza verso decisioni prese all’esterno, ieri a Mosca e oggi magari a Bruxelles. D’altra parte mi sembra che questo discorso dell’euroscettici‑ smo ceco vada anche ridimensionato, altrimenti rischiamo di farne un cli‑ ché. Credo che il tutto vada inserito nel contesto di un Paese che - come succede nel caso della Repubblica Ceca - dà un contributo importante all’Europa. Pensiamo al tema dell’al‑ largamento: il governo di Praga, come il nostro, è impegnato nel favorire l’ingresso dei paesi dei Balcani in Eu‑ ropa. È una scelta strategica giusta. La
leadership ceca capisce che nel mon‑ do globale la regione Europa deve essere quanto più possibile stabile. Non si possono lasciare fuori dei pez‑ zi, tanto più sapendo che nel mondo globale noi dobbiamo competere con aree come la Cina, gli Stati Uniti, i Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Altro elemento importante è la sen‑ sibilità che la Repubblica Ceca - pur essendo un paese che guarda a Est – dimostra rispetto a quanto accade ora nel Mediterraneo. Ci fa quindi molto piacere vedere che - in una Europa molto divisa sul tema dell’impegno Ue nel Nord Africa - i leader cechi ab‑ biano capito, con grande intelligenza politica, che questo è un problema che interessa tutto il continente. E non solo in termini di rischio, ma anche in termini di opportunità, perché quando l’area nord africana si sarà stabilizzata, potranno sorgere anche occasioni di
crescita economia. È successo così anche coi paesi dell’Europa orientale dopo la caduta del comunismo e il loro progressivo ingresso in Ue. Ci può raccontare un suggerimento, una impressione su questa sede che le ha lasciato il suo predecessore? All’Ambasciatore Fabio Pigliapoco negli ambienti diplomatici tutti riconoscono il dono di essere un finissimo analista politico. È stato proprio lui a farmi notare - nel periodo del passaggio di consegne - come la Repubblica Ceca sia, come d’altronde l’Italia, un paese di limes, un’area di osmosi con altri mondi particolarmente interessante da osservare. Guardando al passato di Praga, si può capire tanto anche del passato dell’Europa. E provando a immaginare il futuro di questo Paese, possiamo cercare di capire quale sarà il futuro di tutti noi europei. Lo sviluppo augurabile è che l’Europa, compren‑ dendo cosa succede nel suo limes, ca‑ pisca la necessità di aggregarsi di più, di essere una squadra unita, di avere delle politiche realmente comuni e di superare il momento di crescite esitan‑ ti che stiamo vedendo. I rapporti bilaterali fra Repubblica Ceca e Italia vengono normalmente definiti “ottimali”. Ci sarà pure qualche problema, qualcosa di particolarmente impegnativo
per un diplomatico, qualche “patata” non dico bollente, ma da prendere con cautela? Su questo piano siamo veramente fortunati perché non a tutti capita di trovarsi davanti a un panorama veramente senza alcuna turbolenza. La vera sfida è piuttosto quella di accendere tutti i motori perché sono convinto che, nell’ambito dei reciproci rapporti, possiamo dare molto di più. Mi sembra infatti evidente, da queste prime impressioni, che fra Repubbli‑ ca Ceca e Italia ci sia da intensificare molto le relazioni bilaterali. Le visite ufficiale che ci scambiamo vanno be‑ nissimo, ma credo che si possa fare molto di più sul piano delle relazioni economiche e commerciali, dei rap‑ porti culturali, della diffusione della lingua italiana in questo Paese. Vedo la necessità di agire con operazioni di immagine e creare sinergie. In particolare noi italiani dobbiamo su‑ perare qualche piccola divisione ed esprimere meglio in Repubblica Ceca tutto il nostro potenziale, sfoderan‑ do quella energia espressa ora solo in parte. Come Ambasciatore rivolgo un appello caloroso a tutti gli Italiani qui operanti perché questo avvenga. E sono molto compiaciuto che tanto gli Italiani quanto i Cechi che amano l’Italia possano contare su una bella rivista come la vostra!
Foto: Robert Janas, MZV
intervista interview
April he welcomed the president Giorgio Napolitano in Prague and immediately afterwards he went to Rome to celebrate the 150th anniversary. For an Ambassador to be involved with a Czech president who speaks italian, knows Italy and has even studied in Naples is a privilege, really lucky. During the meeting at the Castle,due to his interest in Italy he really wanted to fully understand all the recent developments that had taken place in our country. To go back to Klaus, the Czech Republic is a country renowned for it’s frequent eurosceptical behaviour. What impression did you get of this situation?
This is a country which has a history and a geographical position that enable you to understand certain attitudes of impatience towards decisions made abroad, before in Moscow and now in Brussels. On the other hand, I believe that this subject has to be put back in it’s right perspective otherwise it really risks becoming a cliché. I believe that it has to be discussed in the right context,which in the case of the Czech Republic, is a country which gives a very important contribution to Europe. Let’s take the example of the EU opening to the Balkans: the Prague
L’Ambasciatore D’Avino con la sua signora, Maria Teresa, al Castello di Praga ospiti del Presidente Klaus The Ambassador D’Avino with his wife, Maria Teresa at Prague castle where he was guest of President Klaus
crowded with tourists. It certainly remains one of the most fascinating capitals in the world. In general, the Czech Republic is a country which has demonstrated it has a strong economic base, with an great potential for economic growth, in spite of the fragility of the European economy.
Just a few days ago was the presentation ceremony of the letters of credence in front of Václav Klaus. How did it go? What did you tell each other? President Klaus has a very strong, charismatic personality and he is a friend of Italy who we can count on. In
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Il codice delle società e la riforma del diritto privato The Corporations Act and new Czech private law Una legge dedicata alle società ed alle cooperative segna la fine dell’annoso dualismo fra codice civile e codice di commercio. Novità in tema di corporate governance e s.r.l.
Il codice delle società - uno dei pi‑ lastri della riforma del diritto pri‑ vato promossa dal governo - è in fase avanzata di discussione alla Camera dei Deputati. La sua appro‑ vazione apporterebbe alcuni grandi cambiamenti al diritto societario e commerciale della Repubblica Ceca - un ramo dell’ordinamento rimes‑ so frettolosamente in piedi dopo la Rivoluzione di Velluto, e cresciuta un
po’ in disordine fra venti di Germania e Bruxelles. Nel nuovo codice il governo promette anzituto una più attenta e moderna disciplina della c.d. corporate gover‑ nance - dagli accordi che regolano rapporti e compensi degli ammini‑ stratori, sino alla responsabilità per cattiva gestione societaria. Si arric‑ chiscono e si precisano i principi ai quali deve uniformarsi la gestione
A comprehensive act on companies and cooperatives could bring the long-dated dualism between the Civil and Commercial code to an end. New rules for corporate governance and limited liability companies.
The debate at the Chamber of Deputies on the draft Act on Commercial Corporations (“Corporations Code”) - one of the pillars of the private law overhaul promoted by the government - has progressed significantly. Passing the Corporations Code would set Czech commercial and company law to a major change. Both these areas of law have been rushily re-built after the Velvet Revolution, only to be then left to grow in disorder under German and Bruxelles influences. Under the Corporations Code, the law on corporate governance is expected
to improve and modernize, including the rules concerning directors’ remuneration and liability. The broad legal guidelines to which governance should adhere will be more detailed and precise; disqualification rules will be introduced and the provisions on conflict of interest will become harsher. In certain bankrupcty situations, it is contemplated that negligent directors can be made liable for the debts of the company. This shows the lawmakers’ effort to improve and deepen the legal rules of the corporate game, as well as to
provide answers to the difficulties which have been arising in the past twenty years of market economy. Major changes will concern also
from page 23 government, like ours is strongly in favour of aiding the entrance of the Balkan countries in Europe. It is the correct strategic choice. The Czech leadership understands that in the world, the European region must be as stable as possible. You can can not exclude large areas knowing that we have to compete with areas such as China, the USA, the BRIC countries (Brazil, Russia, India and China)
Another important element is the sensitivity, despite being a country which looks towards the East, they show towards what happens in the Meditterranean. It gives us great pleasure that in a continent that is very divided on the issue of EU involvement in orth Africa, the Czech leaders have understood with great political intelligence, that this is a problem that concerns the whole of Europe. Not only in terms of risk, but
also in terms of opportunity, because when that area in North Africa is stabilized, great opportunities for economic growth will arise. This also happened in the with the Eastern european countries after the fall of communism and their subsequent entrance into the EU. Could you tell us about a suggestion, or an impression on this environment that your predecessor made?
In the diplomatic environment, everyone recognises the value of the ambassador Fabio Pigliapoco as a fine political analyst. He was the person who, during the handover period, made me understand, how the Czech Republic, like Italy is a Limes barries country. It is an area of osmosis with other worlds which is particularly interesting to observe. Looking at the past of Prague, you can understand a lot about the past of Europe. Likewise,
Massimiliano Pastore studio legale Smed Jorgensen Massimiliano Pastore Smed Jorgensen attorneys-at-law
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panorama legislativo laws and rules
societaria, inasprendo le norme sul conflitto degli interessi e i divieti di rivestire cariche ad amministratori che si sono resi responsabili di gravi violazioni del codice. Nelle ipotesi più gravi è previsto che gli ammini‑ stratori rispondano, in garanzia, dei debiti delle società fallite. È evidente lo sforzo del legislatore di migliorare e approfondire le regole del gioco so‑ cietario, fornendo soluzioni ai proble‑ mi emersi nell’esperienza ventennale di economia di mercato. Il disegno di legge prevede novità di ri‑ lievo anche a proposito delle s.r.l., una delle forme societarie più sfruttata da piccole e medie imprese. Qui il gover‑ no sembra voler trasformare il diritto societario rendendolo più attraente e competitivo per gli investitori. Oltre alla drastica liberalizzazione in tema di capitale iniziale - basterà una coro‑
na per costituire una s.r.l. - il codice dà ai soci la possibilità di emettere par‑ tecipazioni sotto forma di certificati azionari, eventualmente differenziati in base ai diritti che conferiscono; i soci potranno detenere più partecipa‑ zioni. Le regole per le variazioni del capitale sociale e dell’atto costitutivo sono semplificate e razionalizzate. La nuova legge comporta, infine, l’eliminazione dei tanti “doppioni” di istituti e principi di diritto civile con‑ tenuti anche nel codice di commercio, che complicano ed allungano il lavoro di giuristi e consulenti. Lo spirito del‑ la riforma è infatti, secondo i suoi pro‑ motori, razionalizzare il sistema del diritto privato conferendo al nuovo codice civile un ruolo fondamentale, e lasciando ad un dimagrito ex codice di commercio la sola disciplina delle società e delle cooperative. Obiettivo
senz’altro condivisibile, sopratutto alla luce della tendenza del diritto societario a diventare sempre più “pubblico” e meno “privato”. Le altre novità riguardano sopratutto la disciplina dei gruppi e delle società per azioni. La relazione di accompa‑ gnamento fa sfoggio di riferimenti a più modelli, da quello svizzero allo scandinavo, e soprattutto ai concet‑ ti del diritto societario inglese ed americano. Emerge il profilo di una riforma ambiziosa e modernizzatrice, di spirito liberale ed aperta alle espe‑ rienze di altri ordinamenti giuridici. Se la riforma andrà in porto, la nuova legge potrebbe applicarsi alle società costituite a partire dal 2013. Quelle nate sotto l’attuale codice di commer‑ cio avranno, salvo eccezioni, la possibi‑ lità di optare per la nuova normativa.
(private) limited liability companies, one of the most popular investment vehicles for small and medium enterprises. Here the purpose of the
reform seems to make Czech corporate law more attractive and competitive in the eyes of investors. Besides liberalizing start-ups (the minimum required initial capital will be lowered to 1 CZK), the Corporations Code will make it possible for the s.r.o. to issue shares certificates, and each shareholder will be enable to hold more than one share. The rules on variations of share capital and articles of association will be semplified and rationalized. Further, enacting the Corporations Code would entail the elimination of
many Commercial Code rules mirroring similar provisions contained in the Civil Code - compliance with such “duplicated” rules is tedious and slows down lawyers in everyday practice. According to its supporters, the purpose of the reformation is to rationalize private law; in such reformed system the Civil Code will re-occupy a central role, whereas the former Commercial Code will be thinned out and left to regulate companies and co-operatives. A desirable aim, we may say, especially if we consider the long-term “publicization” of corporate law.
Rules on groups of companies and joint-stock corporations will change, too. The draft is accompanied by a memorandum rich in references to Swiss and Scandinavian law, but especially to anglo-american concepts of company law. The project looks persuasively ambitious and modern, liberal in its core and prepared to draw and learn from other legal systems. If the Corporations Code will be enacted, it will apply to companies incorporated from 2013 on. But also most of those which have been incorporated before will be able to opt for the new law.
by trying to imagine the future of this country, you can try to understand the future of all Europeans. The development we hope for is that Europe, after realising what is happening on its frontiers, will understand the need to join up more and be united, have really common policies and overcome the moment of faltering growth that we are exeperiencing now. The bilateral relations between Italy and the Czech Republic are
usually defined as “optimum”. Are there any problems or something particularly demanding for a diplomat? I don’t mean a delicate situation but maybe something to approach with caution. In this respect we are genuinely very lucky because not everybody finds themself in a situation running so smoothly with no bumps at all. The real challenge is actually starting all engines because i am convinced that
we can give much more in mutual relationships. Indeed to me it seems, based on first impressions, that the bilateral relations between Italy and the Czech Republic can be strengthened a lot. The official visits we exchange go extremely well, but I believe we can do a lot more to improve our economic and commercial relationships, as well as our cultural ones and boost the spread of Italian language in this country. I feel a need to react with work based on
image and create synergy. We Italians in particular should overcome our division and express our potential in the Czech Republic as well as we can displaying all our energy which up to now has only partially been expressed. As Ambassador I address all Italians working here with a warm appeal so this occurs and I am very pleased that both Italians and Czechs that love Italy can count on as wonderful a magazine as yours!}
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Fondi Ue: scenari e prospettive al convegno Ice Praga EU Funds: scenarios and perspectives at the ICE conference in Prague
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Il 26 maggio scorso si è tenuto a Pra‑ ga il convegno dal titolo “Investire in Repubblica Ceca con l’aiuto europeo”, L’iniziativa ha visto l’ufficio ICE di Pra‑ ga, insieme a CzechInvest, l’agenzia del governo ceco per la gestione dei sostegni agli investimenti industriali. Nell’intervento introduttivo Marghe‑ rita Lo Greco, direttrice dell’ICE di Praga, ha sottolineato l’importanza delle opportunità di investimento in Repubblica Ceca, paese che nono‑ stante la crisi ha mantenuto aspetti di grande interesse e convenienza per le imprese italiane. La relazione di Lucie Votavová, responsabile Infor‑ mazioni e marketing di CzechInvest, è una conferma di quanto anticipato nell’intervento introduttivo: la Re‑ pubblica Ceca ha e mantiene nel tem‑
po una serie di affinità con l’ambiente imprenditoriale italiano e anche di vantaggi competitivi, dal punto di vista del mercato e della produzione industriale. Nell’intervento una serie di informazioni molto generali, per chi è nuovo del paese, su popolazio‑ ne, occupazione, costo dei fattori di produzione – lavoro, energia, sistema fiscale – istruzione e specializzazione dei lavoratori, ma anche i dati sugli investimenti esteri diretti, la spesa per le attività di ricerca e sviluppo e i sostegni all’innovazione. Nel suo intervento Luca Pandolfi, esperto di fondi UE del gruppo IBC, ha fatto una panoramica di tutte le oppor‑ tunità di sostegno in Repubblica Ceca per le imprese, partendo da un’elen‑ cazione dei tipi di strumenti. Questi
sono diversi, dai contributi a fondo perduto (grants), ai prestiti agevolati e agli incentivi fiscali. Il sistema, anche in Repubblica Ceca, ha le sue falle: in‑ centivi e contributi sono legati a fattori di incertezza come gli stanziamenti, le date di apertura dei bandi – che devo‑ no coincidere con i tempi degli investi‑ menti –, i criteri di valutazione, i tem‑ pi. Come gestito attualmente, finisce per essere selettivo, incerto e spesso complicato per i richiedenti, perdendo quel carattere incentivante per cui è stato concepito. Ma nonostante le sue debolezze il sistema presenta oppor‑ tunità che vanno colte: misure per la formazione professionale, inventivi fi‑ scali per gli investimenti, abbinati nelle zone svantaggiate a grant per posto di lavoro creato e formazione. Interessanti
On 26 May of this year, a conference was held in Prague entitled “Investing in the Czech Republic with European aid”. The initiative saw the participation of the ICE office in Prague, together with ChzechInvest, the Czech go-
vernment agency for the management of industrial investment support. In her introductory speech, Margherita Lo Greco, Director of ICE in Prague, highlighted the importance of investment opportunities in the Czech
Republic, a country that, despite the crisis, it still offers very interesting aspects and opportunities to Italian companies. The report made by Lucie Votavová, responsible for information and marketing for CzechInvest, confirms what had been anticipated in the introductory speech: The Czech Republic has and has maintained, over time, and a number of affinities with the Italian business environment as well as competitive advantages, from a market and industrial production point of view. During the speech, general information was given for newcomers, including data on population, employment, production costs factors – labour, energy, fiscal system – education and specialization of workers, but also, information on direct foreign investments, expenditure for research
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pianeta IBC IBC planet
in poi si prevede che i fondi per la Repubblica Ceca saranno inferiori agli attuali. La grande sfida è quella dei pros‑ simi 3 anni: per beneficiare al massimo dei sol‑ di messi a dispo‑ sizione dall’UE, il governo ceco dovrà stanziare la parte di cofi‑ nanziamento na‑ zionale, e gestire la valutazione e l’erogazione dei progetti in modo efficiente. Margherita Lo Greco, direttrice Ufficio Ice di Praga, con Luca Pandolfi, esperto fondi Ue del Nel suo interven‑ Gruppo Ibc, durante il convegno / Margherita Lo Greco, director of Ice Office of Prague, with to Jana Bašeová, Luca Pandolfi, Eu funds experts from IBC group during the meeting Direttrice della Sezione di so‑ anche i contributi per ricerca e sviluppo, Uno sguardo al futuro: la Repubblica stegno ai progetti d’investimento, ha acquisto di tecnologie e costruzione o Ceca ha avuto per il periodo attuale illustrato le Zone industriali strategi‑ ristrutturazione di immobili industriali uno stanziamento record, il più alto che. Partendo dai servizi di CzechIn‑ (programma Nemovitosti) purtroppo importo pro capite dei 27 UE, a causa vest nel settore dei beni immobili, la attualmente non rifinanziato. della sua recente adesione. Dal 2014 relazione ha illustrato le opportunità
rappresentate dalle zone industria‑ li strategiche. Queste ultime sono 5 in tutta la Repubblica Ceca, con vantaggi e infrastrutture favorevoli alle industrie. Con un caso concreto: l’investimento dell’impresa italiana Cromodora Wheels assistito da Cze‑ chInvest. Ultimo interessante intervento quello di Renata Kořínková, Capo Diparti‑ mento di Coordinamento dei fondi strutturali, sul Programma operativo Attività imprenditoriale ed innova‑ zioni, con 6 assi prioritari: Nascita del‑ le imprese, Sviluppo delle imprese, Energia efficiente, Innovazione, Am‑ biente per attività imprenditoriale, Servizi per lo sviluppo dell’impresa, si finanzia la creazione e lo sviluppo di attività industriali, oltre che per inno‑ vazione tecnologica, ricerca, centri di formazione, efficienza energetica. La sala piena e le numerose doman‑ de del pubblico hanno dato la misu‑ ra del successo dell’iniziativa, nella quale non sono mancati spunti pole‑ mici da parte di operatori italiani in Repubblica Ceca, confermando luci e ombre di un sistema senza dubbio migliorabile.
and development and support for innovation. In his speech, Luca Pandolfi, an expert on EU funds from the IBC group, made an overview of all the sustainment opportunities available in the Czech Republic for enterprises, starting with a list of the types of instruments available. These vary from grants, to subsidized credit and tax incentives. However, even in the Czech Republic, the system has its flaws: incentives and contributions are related to uncertainty factors, as with allocations, bidding dates - that must coincide with the timing of the investment - evaluation criteria and proper timing. The way it is currently managed, turns out to be rather selective, uncertain and often complex for applicants - and loses that incentive aspect for which it was con-
Department for the Coordination of Structural Funds, on the operational programme for Entrepreneurial Activity and innovation, with 6 priorities: the creation of new companies, Development of enterprises, efficient Energy, Innovation, the Environment for entrepreneurial activity, Services for enterprise development, financing for the creation and development of industrial activities, as well as for technological innovation, research, training and energy efficiency. The crowded hall and number of questions asked by the audience, give an idea of the success of this initiative, even if stirred by controversial remarks made by Italian operators in the Czech Republic, confirming the lights and shades of a system that, undoubtedly, needs to be improved.
ceived. But despite its weaknesses, the system does afford opportunities that must be seized: measures for professional training, fiscal incentives for investments, linked to grants, in disadvantaged areas, for jobs created and training. Quite interesting is also the amount of contributions for research and development, purchase of technologies and construction or renovation of industrial buildings (Nemovitosti plan) which, unfortunately, has currently not been refinanced. A glance towards the future: for the current period, the Czech Republic has had record allocations, the highest per capita of the 27 EU countries, due to its recent accession. From 2014 onwards, it is foreseen that funds for the Czech Republic will be lower than at current levels. The big challenge is that of the
next 3 years: to make the most of the money provided by the EU, the Czech government will have to allocate part of its national co-financing, and manage the assessment and delivery of projects efficiently. In her speech, Jana Bašeová, Director of the Support Division for investment projects, outlined the strategic industrial areas. Starting from the services offered by CzechInvest in the field of real estate, the report outlined the opportunities available in strategic industrial areas. There are 5 across the Czech Republic, with favourable advantages and infrastructure for industries, with an actual case: the investment of the Italian company Cromodora Wheels, assisted by ChzechInvest. The last interesting speech was made by Renata Kořínková, Head of the
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MACROECONOMIA
di Gianluca Zago
Produzione industriale Inflazione Industrial Output Inflation
La crescita sostenuta dell’economia ceca continua, in modo solido. La produzio‑ ne industriale in aprile è cresciuta del 4,7% su base annua, e con una salita an‑ cora maggiore degli ordinativi all’industria, saliti del 8,8% su base annua. Dati preliminari per maggio indicano un incremento della produzione del 15,2%. Le aspettative per i mesi estivi, solitamente testimoni di una decelerazione della produzione industriale, sono molto promettenti. Come d’abitudine, la crescita è trainata dal settore automobilistico, parallelamente alla forte performance della economia tedesca. Buone notizie anche sul versante della occupazione nel settore industriale. In aprile, il numero di posti di lavoro nel settore è cresciuto del 3,9% su base annua.
The strong growth of the Czech economy continues steadily. The industrial output in April increased by 4.7% on a y-on-y basis, with an even larger growth of new orders, by 8.8%. Preliminary data for may indicate an extraordinary 15.2% increase. The outlook for the coming summer months, traditionally a slowdown for the industrial production, is very promising. As usual, the engine of whole industrial sector is the vehicle manufacturing, together of course with the strong performance of the german economy. Good news on the employment front too, since in April there was an increase by 3.9% y-on-y of the number of employees in the industrial sector.
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Negli ultimi mesi le tendenze inflazionistiche sono piuttosto incisive. In par‑ ticolare dovute alla crescita dei prezzi dei beni alimentari, e dell’energia. L’ef‑ fetto calmiere della corona è stato meno pronunciato che in passato, e dunque l’inflazione annua si è stabilizzata al 2,0%. Ciò è piuttosto preoccupante, se si considera la pressione che porterà nel lungo periodo, particolarmente sugli esportatori. La buona notizia però è che, in ogni caso, il livello inflativo è minore nella Rep. Ceca che nell’eurozona, un notevole aiuto nel mantenere i beni di produzione locale ad un buon livello di competitività sui mercati europei.
The inflation rate is experiencing some upward pressure and tensions, mostly imported, due to the sharp rise of energy, oil and agricoltural products. The calming effect of the Crown is not as strong as in the previous months, therefore in may and june the level of inflation has reached 2.0% which is quite worrying, considering the pressure it puts on the long run, especially on exporters. The good news is that the inflation level in the Czech republic is lower than the eurozone, helping significantly the level of competitivness of the czech goods on the european markets.
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economia e mercato markets and data
Economics
by Gianluca Zago
Disoccupazione Commercio estero Unemployment Foreign Trade
Il livello di occupazione sta finalmente crescendo. Certamente non abbastanza, e piuttosto lentamente, ma l’inversione di tendenza è evidente. Sembra dun‑ que che la temuta jobless recovery non sia cosi pronunciata come sembrava po‑ chi mesi fa. In giugno, il livello di disoccupazione è stato del 8,0%, registrando un declino per il terzo mese consecutivo. Come tradizionalmente, la regione di Praga gode di una sostanziale piena occupazione, ma anche le aree industriali vedono un declino della disoccupazione, e il mercato del lavoro sta finalmente risvegliandosi, specialmetne per il personale qualificato.
It eventually seems that the employment is growing. Very slowly and certainly not a lot, but it looks like the feared jobless recovery is not as bad as it seemed a few months ago. In june the level of unemplyoment was 8.0% , declining for the third month. As usual, the Prague region experiences basically a full employment. Also the industial areas see a declining unemployment, and the job market is finally picking up, especially for the educated workforce.
Ancora una crescita notevolissima nelle esportazioni in maggio, che hanno re‑ gistrato un +18,2% su base annua. Questa ottima performance ha contribuito ad una bilancia commerciale fortemente in attivo a +14,4 miliardi di corone, in crescita di un quarto rispetto all’anno scorso. Anche le importazioni sono molto cresciute, come consuetudine nel 2011, registrando un + 17,5% su base an‑ nua. Si conferma l’attivo commerciale coi paesi europei, a 56 miliardi di corone, mentre il passivo con i paesi extra-UE, in particolare Cina, si è allargato a 42 mi‑ liardi di corone. Anche a conseguenza del forte attivo commerciale, la corona si mantiene molto forte, ma questo non sembra incidere in maniera significativa sulla competitivita’ di beni e servizi di produzione domestica.
Another strong performance exportwise, in May, with an increase by 18.2% y-on-y. The trade balance was therefore quite helped to a positive balance by 14.4bl Crowns, about a fourth more than last year. Imports too rose significantly, although less, by 17.5% y-on-y. The trade balance with EU countries continues to be positive, by 56 bn Crowns, but the trade gap with non-EU countries, especially China, widened to 42 bn CZK. The strong balance helps keeping the Crown very strong, although this doesn’t seem to significantly reduce the competitivness of the domestic goods and services.
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La nuova vita del Vicolo d’Oro The New Life of the Golden Alley
A Praga è stata appena riaperta ai visitatori - dopo un anno e poco più di lavori di restauro – la viuzza degli alchimisti, o vicolo d’oro (Zlatá ulička u Daliborky), uno dei luoghi più ma‑ gici del Castello, meta quotidiana di
migliaia di turisti. L’opera di ristruttu‑ razione, costata 39 milioni di corone (circa 1,6 milioni di euro), oltre a ripa‑ rare il sistema fognario, che rischiava di mettere a rischio la stabilità del complesso, ha dato nuova intensità
di Kateřina Veselá by Kateřina Veselá
In Prague we have just witnessed the re- opening, after just over a year of restoration work, of the street of the alchemists, or the golden alley to tourists. Averaging a thousand tourists per day, it is one of the Castles most magical places. The reconstruction
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work of 39 million Crowns (about 1.6million Euros), apart from repairing the sewage system which put the stability of the complex at risk, has given new vitality to the pastel colour of these picturesque miniature houses situated at the bottom of the fortified
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ai color pastello di queste pittoresche casette in miniatura situate a ridosso delle mura fortificate. La loro costru‑ zione risale alla seconda metà del XVI secolo. Inizialmente sembra fossero adibite a dimora degli arcieri dell’im‑ peratore. Le casette originariamente erano 24, tanti quanti erano gli arcieri che, con le loro famiglie, vi abitavano a quel tempo. Dopo devastante incen‑ dio che scoppio in questa parte del Ca‑ stello nel 1657, ne sono rimaste solo 12, tutte non più ampie di 20 mq. Del tutto priva di fondamento storico appare invece la leggenda secondo la quale qui vivevano e operavano gli al‑
walls. Their construction dates back to the second half of the sixteenth century. Initially they seemed to be made to serve the Emperors archers. There were originally 24 houses, many of which were of the archers who lived there with their famiglie at the time. After the devastating fire that broke out in this part of the Castle in 1657, only 12 of them are left with not one being larger than 20 square metres. What actually lacks any historical backing is the legend, which states that the alchemists employed by Rudolf II (1552-1612), who was the King of Bohemia and the Emperor of the Holy Roman empire, lived and worked here in order to find the magic formula to transform the iron into gold. Adding to the mysterious atmosphere experienced there is also the fact that the alleyway is marked on both ends by two striking towers – on the eastern side by the Daliborka and on the west side by the Bílá věž – both once used as prisons. The work carried out in the last 13 months has in some ways changed
cultura e storia culture and history
chimisti incaricati da Rodolfo II (15521612), re di Boemia e imperatore del Sacro romano impero, di trovare la formula magica per trasformare il ferro in oro. Ad aumentare l’alone di mistero che vi si respira è anche il fatto che la stra‑ dina è delimitata alle sue estremità da due torri - sul lato orientale la Da‑ liborka e su quello occidentale la Bílá věž – entrambe utilizzate in passato come prigione. I lavori eseguiti in questi ultimi 13 mesi hanno in qualche modo cambiato la destinazione di que‑ sto luogo, che negli ultimi anni era diventato un insieme di negozietti kitsch per turisti. I visitatori ora vi possono così trovare più storia e meno attività commerciali. Una se‑ rie di casette sono state così rivolte
a raccontare la storia degli antichi abitanti della Zlatá ulička: una sarti‑ na, un erborista, un orafo. Vi abitava persino una veggente che, nella Pra‑ ga degli anni Trenta del secolo scor‑ so, era diventata una vera celebrità. Il suo nome era Magdalena Prusova, ma la chiamavano “Madame de Tebe”. Fu uccisa dalla gestapo du‑ rante l’occupazione tedesca, perché predisse la fine del nazismo. Ogni casa ha in realtà una sua storia e una sua leggenda. E’ per esempio in questa strada, al numero numero 22, che lo scrittore Franz Kafka era solito recarsi ogni giorno, fra il 1916 e il 1917, alla ricerca di ispirazione per le sue opere. “L’obiettivo dell’opera di restauro è stata quella di mostrare ai visitato‑ ri le case delle persone comuni che
hanno vissuto e lavorato qui negli ul‑ timi quattrocento anni, sino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Abbiamo cercato di ricostruire anche gli arredi come se gli antichi abitanti se ne fos‑ sero appena andati” ha detto Pavel Jiras, lo storico ideatore di questo nuovo allestimento scenico. Non è un caso che Jiras sia anche un collabora‑ tore dei rinomati studi cinematografi‑ ci di Praga Barrandov. Un curioso episodio lo ha raccontato Ivo Velisek, direttore dell’Amministrazione del Castello di Praga: “Cinque anni fa la Zlatá ulička era stata abbandonata da due suoi residenti fissi, una coppia di allocchi. Con grande sorpresa abbiamo constatato la scorsa primavera che i due tipici rapaci notturni sono tornati. E’ un po’ come se ci avessero detto: il Vicolo d’Oro è rinato”.
the destiny of the place, which in the last few years had become home to a variety of kitsch little tourist shops. The visitors can now find more history there and less commercial activity. A group of small houses have been chosen to tell the story of the old inhabitants of Zlatá ulička: a tailor, a herbalist, a goldsmith. There was even a witch who became a true celebrity in 1930s Prague. Her name was Magdalena Prusova, but they called her “Madame de Tebe”. She was killed by the gestapo during
the German occupation for having predicted the end of Nazism. In reality every house has its history and legends. It is in this street for example, where the writer Franz Kafka would spend time everyday between 1916 and 1917, to find inspiration for his works. “The objective of the restoration work was to show visitors, the houses of common people who lived and worked here in the last four hundred years, until the 1950s. We have even tried to reconstruct the walls as if the former inhabitants had just left,” said
Pavel Jiras whose ideas are behind this new scenographical renovation. It is no coincidence that Jiras is also a collaborator of the recently renamed Barrandov film studios of Prague. Ivo Velisek, the director of the castle administration also tells of a strange occurrence: “Five years ago Zlatá ulička was abandoned by its two permanent residents, a pair of night owls. To our great surprise we found evidence that last spring, the two night birds returned. It is almost as if they told us: “the Golden Alley has been reborn ”.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
A Praga viene ufficialmente sciolto il Patto di Varsavia The Warsaw Pact is officially dissolved in Prague 20 anni fa 20 years ago
Uno degli ultimi summit del Patto di Varsavia (da sinistra) / One of the final summits of the Warsaw pact (from left): Gustáv Husák, Todor Živkov, Erich Honecker, Michail Sergejevič Gorbačov, Nicolae Ceauşescu, Wojciech Jaruzelski a János Kádár.
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Il 1° luglio 1991 viene ufficialmente sciolto il famoso Trattato di Varsavia, o Patto di Varsavia, l’alleanza militare tra i paesi dell’ex Blocco Sovietico sancita all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale come contrappeso alla NATO, l’organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, creata a Washington il 4 aprile 1949. Il Trattato nacque nel 1955 sotto l’impulso di Nikita Khruščёv e fu sottoscritto a Varsavia il 14 maggio dello stesso anno, proprio una settimana dopo l’ingresso della Germania dell’Ovest nella NATO. Con questo Trattato, i paesi membri si impegnavano a sostenersi militarmente l’un l’altro in caso di aggressione da parte di un paese ostile. I membri dell’alleanza erano, oltre all’Unione Sovietica: l’Albania (fino al 1961), la Bulgaria, la Cecoslovacchia, la Germania dell’Est, la Polonia, la Romania e l’Ungheria.
On 1st July 1991, the famous Warsaw Treaty or Warsaw Pact, is officially dissolved. This military alliance between the ex-Soviet Bloc countries, ratified soon after the Second World War, in order to counterbalance NATO – the international organization for defence collaboration, created in Washington on 4th April 1949. The Pact was established in 1955 under the leadership of Nikita Khrushchev and was signed in Warsaw on 14th May of the same year, exactly a week after West Germany joined NATO. With this treaty, member countries agree to support each other militarily in case of aggression by a hostile nation. Besides the Soviet Union, the other members of the alliance were,: Albania (until 1961), Bulgaria, Czechoslovakia, East Germany, Poland, Romania and Hungary.
Il chimico ceco Otto Wichterle inventa le lenti a contatto morbide Otto Wichterle, the Czech chemist, invented contact lenses 50 anni fa 50 years ago
prof. Otto Wichterle
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Nato a Prostějov nel 1913, Otto Wichterle è stato un geniale chimico e inventore cecoslovacco. Dopo la laurea conseguita nel 1936 presso l'Università chimico-tecnologica di Praga, lavora presso questa istituzione come assistente fino alla chiusura di questa da parte dei nazisti nel 1939. Wichterle lavora in seguito presso l’Istituto di Ricerca dell’industria Baťa, a Zlín, dove nel 1941, insieme al suo gruppo di ricerca, inventa una speciale fibra artificiale, il silon. Dopo la guerra, e qualche problema con la Gestapo, Wichterle fa ritorno all’università e si specializza in chimica organica. Nel 1961 con uno strumento costruito con pezzi delle costruzioni per bambini merkur, riesce a produrre 4 lenti a contatto morbide hidrogel, ma l’Accademia delle Scienze cecoslovacca, inspiegabilmente, e senza avvertire lo scienziato, vende il brevetto della rivoluzionaria invenzione.
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Born in Prostějov in 1913, Otto Wichterle was a brilliant Czechoslovakian chemist and inventor. After graduating in 1936 at Vysoká škola chemickotechnologická in Prague, he worked there as assistant until it was closed by the Nazis in 1939. Wichterle then worked at the Research Institute of the Baťa company at Zlín, where in 1941, alongside his research group, he invented a special artificial fiber called Silon. After the war, and troubles with the Gestapo, Wichterle returned to college and specialized in organic chemistry. In 1961 with an instrument, that he built by using pieces from the merkur construction game for children, he was able to produce 4 soft hydro-gel contact lenses. However, the Czechoslovakian Academy of Sciences, inexplicably and without informing the scientist, decided to sell the patent of this revolutionary invention.
storia history
La Prima della “Libuše” di Smetana inaugura il Národní Divadlo The first performance of “Libuše” by Smetana inaugurates the Národní Divadlo 130 anni fa 130 years ago
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L’11 giugno 1881, in occasione dell’apertura del Národní Divadlo di Praga, viene rappresentata per la prima volta l’opera Libuše di Bedřich Smetana, amato compositore ceco che con la sua arte si è impegnato a dar voce alle aspirazioni indipendentiste del suo paese. Il Národní Divadlo, oltre ad essere il simbolo dell’indipendenza ceca, è considerato l’alma mater dell’opera in questo Paese ed è sicuramente una delle istituzioni culturali ceche più importanti grazie ad una grande tradizione artistica creata e mantenuta da personalità di spicco del panorama culturale della Nazione. L’opera Libuše si sviluppa in tre atti e il libretto, scritto originariamente in tedesco da Josef Wenzig, è stato tradotto in ceco da Ervin Špindler. Libuše è la leggendaria fondatrice della dinastia Přemyslide e principessa del Popolo Boemo figlia del mitico condottiero Krok.
On 11 June 1881, the opening night of the Prague Národní Divadlo, sees the first presentation of the opera Libuše by Bedřich Smetana, the highly loved Czech composer who, through his art, has pledged to give voice to the aspirations for independence of his country. Besides being the symbol of Czech independence, the Národní Divadlo is considered the alma mater of opera in this Country and is certainly one of the most important Czech cultural institutions, thanks to a great artistic tradition, that was created and supported by leading personalities of the cultural landscape of the nation. The Libuše opera is divided into three acts and the libretto, originally written in German by Josef Wenzig, has been translated into Czech by Ervin Špindler. Libuše is the legendary founder of the Přemyslid dynasty and princess of the Czech People, daughter of the legendary Czech leader, Krok.
Giovanni di Lussemburgo viene incoronato Re di Boemia John of Luxembourg was crowned king of Bohemia 700 anni fa 700 years ago
Il 7 febbraio del 1311, poco meno che quindicenne, Jang de Blannen, figlio dell'Imperatore Arrigo VII e di Margherita di Brabante, in seguito al matrimonio con Elisabetta di Boemia, sorella dell'ultimo re della discendenza dei Přemyslidi, Venceslao III, viene incoronato re con il nome di Giovanni I di Boemia. Giovanni, conosciuto anche come Jan Lucemburský, regnerà fino al 1346 lasciando in seguito la corona al figlio Carlo, incoronato nel 1355 Imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo IV. Giovanni non ebbe gli appoggi necessari per succedere al padre sul trono imperiale e si limitò alla cura del suo stato rinunciando alla politica di espansione verso Est perseguita negli anni precedenti dai Přemyslidi. Ciò nonostante si assicurò la sovranità sul principato di Slesia che insieme al ducato di Cheb e parte dell’Alta Lusazia, diedero un nuovo contorno alla corona di Boemia.
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On 7th February 1311, when he was barely fifteen years of age, Jang de Blannen, son of the Emperor Henry VII and Margaret of Brabant, following the marriage to Elizabeth of Bohemia, sister of the last king of the Přemyslid descendants, Wenceslaus III, is crowned king with the name John I of Bohemia. Also known as Jan Lucemburský, John was to reign until 1346 when he was succeeded by his son Charles, who was crowned Emperor of the Holy Roman Empire in 1355 as Charles IV . John did not have the necessary support to succeed his father to the imperial throne and limited himself to taking care of his state and giving up policies of expansion towards the East, that had been pursued by the Přemyslids in previous years. Nevertheless, he secured his sovereignty over the principality of Silesia, which together with the Dukedom of Cheb and part of Upper Lusatia, gave a new edge to the crown of Bohemia.
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Tre giorni di lavoro nel principale salone italiano del settore immobiliare al quale abbiamo partecipato anche quest’anno con uno stand - l’unico della manifestazione dedicato in forma esclusiva ai mercati di Repubblica Ceca e Slovacchia, con il patrocinio della Municipalità di Praga e di Bratislava
IBC a EIRE 2011 IBC at EIRE 2011 Questa seconda nostra partecipazio‑ ne all’Eire - Expo Italia Real Estate, svoltosi a FieraMilano dal 7 al 9 giu‑ gno, non ha fatto altro che confer‑ maci le positive impressioni dello scorso anno. Non poteva che essere così vista la massiccia presenza dei principali attori del mercato: dai fondi immobiliari alle compagnie di sviluppo immobiliare, dalle imprese di costruzione e alle maggiori società specializzate nel retail. Giusto per ci‑
tare qualche cifra: 35.000 mq di area espositiva, 473 imprese e istituzioni presenti, 13.000 operatori professio‑ nali provenienti da circa 50 Paesi e 326 giornalisti accreditati. Volendo citare alcune assenze, non è sfuggita, come d’altronde l’anno scorso, quella delle Banche e di alcuni investito‑ ri istituzionali. L’impressione è stata che i veri player siano stati gli investitori pri‑ vati, venuti a EIRE per giocarsi le proprie carte negli incontri b2b.
Indiscutibile anche il forte respiro in‑ ternazionale ormai assunto da que‑ sta manifestazione, con una spiccata rappresentanza di realtà nuove del mercato immobiliare: Brasile, Mace‑ donia e altri Paesi dell’ex Jugoslavia giusto per citarne qualcuno). Molti
di Paolo Massariolo Managing Director Ponte Carlo Group By Paolo Massariolo Managing Director of Ponte Carlo Group
Three days of intense work at the main Italian event, dedicated to the real estate sector - where we participated again this year with a stand – the only one dedicated exclusively to the Czech Republic and Slovakia markets, sponsored by the Municipality of Prague and Bratislava
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Giovanni Piazzini Albani, a sinistra, con Giordano Graff (head development Industry di Pirelli Real Estate) / Giovanni Piazzini Albani, left with Giordano Graff (head development Industry at Pirelli Real Estate)
This - our second participation at EIRE – Expo Italia Real Estate - held at Fiera Milano from 7th to 9th June, has definitively confirmed the positive impressions we had received last year. It could not be otherwise, in view of the massive participation from the main players of the sector: from real estate funds to real estate development companies, construction firms and major retail companies. Just to cite a few figures: 35,000 square meters of exhibition space, 473 companies and
institutionspresent,13,000professionals from approximately 50 countries and 326 accredited journalists. However, a few absences were noticed, as was the case last year - that of banks and a few institutional investors. The impression was that the real players consisted of private investors, who had come to EIRE to play their cards during the b2b meetings. Unquestionable, also the highly international connotation of the event, with a significant representation of
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new realities in the housing market: Brazil, Macedonia and other countries of former Yugoslavia, just to mention a few. There were also many ministerial stands, such as that of the ministries for the development of emerging Countries, except for the Russian Federation, which did not participate. Another significant attribute of the event is the fact that it was organized not only to be restricted to a three-day exposition,
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anche gli stand dei ministeri dello sviluppo dei Paesi emergenti, anche se si è notato la mancanza della Fe‑ derazione russa. Altro carattere di spicco è il fatto che la manifestazione sia organizzata in maniera tale da non ridursi a mero evento espositivo, ma sia capace di creare un network che vive ben oltre i tre giorni della Fiera, ma per tutto il resto dell’anno. Di alto profilo anche l’attività conve‑ gnistica, indirizzata alle tematiche più attuali: dalla finanza al social housing e alla logistica, senza trascu‑ rare le fonti rinnovabili, il comparto
but thanks to its network, also to continue its activity throughout the year. Of high profile were also the number of conferences on the most current topics, ranging from finance, to social housing and logistics, including renewable sources, hotel-tourism, facility management, professions and construction systems, universities and public administrations, surrounded by an atmosphere of liveliness and optimism.
turistico-alberghiero, il facility ma‑ nagement, le professioni e il sistema delle costruzioni, dell’università e della pubblica amministrazione. Il tutto in un clima di vivacità e di otti‑ mismo. In definitiva, una tre giorni di lavoro realmente intensa. Perché siamo tornati Uno dei primi motivi che ci ha spinto a essere presenti anche a Eire 2011 è stata la volontà di sapere se l’otti‑ mismo dello scorso anno preludesse effettivamente ad una ripresa del mercato immobiliare in Italia ed in Europa.
All things considered, three very intense days of work. The reasons why we went back One of the main reasons for participating at Eire 2011 was our desire to know whether last year’s optimism would actually prelude to a recovery of the real estate sector in Italy and Europe. The results of other Real Estate Fairs in Europe in recent months have actually been subject to highs and lows.
I risultati dei saloni del Real Estate in Europa negli ultimi mesi sono stati d’altronde altalenanti. Luccicante il MIPIM di Cannes, ma con scarsi risul‑ tati dal punto di vista della qualità dei players e dei progetti esposti. Segni di ripresa dall’Expo Real di Monaco di Baviera, con numeri importanti in termini di visitatori ed espositori. Da dimenticare il Real Vienna, specializ‑ zato sui mercati della nuova Europa. Da parte nostra anche la volontà, come d’altronde lo scorso anno, di dare un segnale chiaro agli investitori, un invi‑ to a guardare con fiducia al futuro per cogliere le opportunità che paesi come la Repubblica Ceca e la Slovacchia pos‑ sono ancora offrire, in un mercato im‑ mobiliare fortemente evoluto. Lo Stand IBC - che quest’anno ha rappresentato a Eire non solo la Re‑
pubblica Ceca ma anche la Slovacchia – si è distinto per le professionalità messe in campo. IBC è un gruppo di servizi integrati che nel settore del real estate può mettere in campo le competenze di Ponte Carlo, società che opera sin dal 1993 nel mercato immobiliare dell’est Europa, in parti‑ colare in Repubblica ceca e in Slovac‑ chia. A Eire siamo riusciti a unire sotto uno stesso tetto partner del calibro di Crestyl, Ctp, Deloitte e Tecnocasa. Si tratta di operatori internazionali at‑ tivi in diversi settori, ma accomunati dal fatto di aver tutti sviluppato una propria struttura operativa in Repub‑ blica Ceca e Slovacchia. Obiettivi raggiunti Per quanto riguarda gli obiettivi raggiunti lasciamo la parola a Gio‑ vanni Piazzini Albani, il fondatore
Exceptional was the MIPIM in Cannes, but with poor results in terms of quality of players and projects on display. Signs of recovery from Expo Real in Munich, with significant numbers in terms of visitors and exhibitors. However, to be forgotten is the Real Vienna event that focused on the “New Europe” markets. As last year, there was also our determination to send a clear signal to investors, an invitation to look to the future with confidence, to be able to grasp the opportunities that countries like the Czech Republic and Slovakia
can still offer, in a highly developed real estate market. The IBC Stand at this year’s edition of Eire, that represented not only the Czech Republic but also Slovakia, distinguished itself for its high professionalism. IBC is a group of integrated services that, in the real estate sector, can put in place the expertise of Ponte Carlo, a company that has been operating since 1993 in the real estate market in Eastern Europe, particularly, in the Czech Republic and Slovakia. At Eire, we were able to
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l’Eire è un’occasione importante per consolidare relazioni, attivare rapporti, presentare professionalità e progetti, conoscere nuove opportunità, confrontarsi con le nuove tendenze del mercato e attrarre investitori. Spunti, riflessioni e opportunità condivisi coi nostri partner Crestyl, Ctp, Deloitte e Tecnocasa Eire is an important occasion to consolidate relationships, to start up new business relations, present one’s own professionalism and projects, learn about new opportunities, face new market trends and attract investors. A number of Ideas, reflections and opportunities shared with our partners Crestyl, CTP, Deloitte and Tecnocasa.
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dell’Italian Business Center: “Anche questa edizione ci ha confermato che partecipare a Eire è in primo luogo un investimento in conoscenza, un valore aggiunto indispensabile per un’impresa, soprattutto in un perio‑ do come questo in cui l’atteggiamen‑ to degli investimenti è caratterizzato da attenzione e prudenza”. Piazzini Albani durante la serata ha ritirato un premio speciale assegnato alla città di Bratislava per l’attenzione al risparmio energetico ed alle green building technologies di alcuni pro‑ getti immobiliari.
“Durante gli incontri che si sono svolti nel nostro spazio ci siamo resi conto di quanto sia ancora apprezzata dagli investitori la stabilità economica di paesi come la Repubblica Ceca e la Slovacchia, nonostante il momento difficile del “mattone” a livello inter‑ nazionale” è l’opinione di Vincenzo De Blasio, Ceo di Tecnocasa Czech Republic. In realtà gli operatori del settore han‑ no tutti unanimemente riconosciuto le grandi opportunità dei mercati Centro Europei, che in questa fase si rivelano molto più stabili e redditizi
Il premio speciale assegnato alla città di Bratislava e consegnato da Antonio Intiglietta (Presidente di Eire) a Giovanni Piazzini Albani The special prize awarded to the city of Bratislava and handed by Antonio Intiglietta (EIRE’s Chairman) to Giovanni Piazzini Albani
bring together under the same roof, partners such as Crestyl, Ctp, Deloitte and Tecnocasa: international players, active in various sectors, but united by the fact that they have all developed their own operational structure in the Czech Republic and Slovakia. Achievements The achievements were summarized by Giovanni Piazzini Albani, the founder of the Italian Business Center: “Even this edition has confirmed that participating at Eire is primarily an investment in knowledge, a vital added value for a company, especially
at a time like this, when investments are made with great care and caution”. In the course of the evening, Piazzini Albani received a special award, assigned to the city of Bratislava for the concern shown towards energy saving and green building technologies for a number of real estate projects. “During the meetings that took place in our exhibition area, we realized how much investors still appreciate the economic stability of countries such as the Czech Republic and Slovakia, despite the difficult moment that the “construction” industry is undergoing
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rispetto a molti mercati della “Vecchia Europa”, spesso in stand-by ed impac‑ ciati nell’affrontare la ripresa. La stessa soddisfazione che abbiamo avuto modo di riscontrare nei partner che ci hanno seguito in questa missio‑ ne milanese. “EIRE 2011 è stato un evento ispi‑ ratore che ci ha aperto le porte in un mercato promettente, offrendoci nuove opportunità fra investitori interessati alla regione del Centro Europea” è la testimonianza di Filip Endal, specialista del settore immo‑ biliare della Deloitte. “Una grande
at international level”, declared Vincenzo De Blasio, CEO of Czech Republic Tecnocasa. In actual fact, the operators of the sector have all unanimously become aware of the great opportunities offered by Central European markets, which in this particular phase, are much more stable and profitable than many of those from the “Old Europe”, which are often in stand-by and hampered in their attempt at dealing with financial recovery. The same satisfaction that we noticed from our partners who came with us on this Milan mission. “EIRE 2011 was an inspirational event that opened us the doors to the market,
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occasione per presentare Repub‑ blica Ceca e Slovacchia. Grazie ad team formato da rappresentanti di aziende e settori diversi, siamo ri‑
promising us new opportunities, mainly in the field of real estate investors interested to invest in the Central European region” said Filip Endal, real estate specialist for Deloitte. “It was a great chance to make a presentation of the Czech & Slovak Republic through joint
usciti insieme a fornire una visione completa del mercato immobiliare di entrambi i paesi”. Sulla stessa lunghezza d’onda Brent Watkins, direttore Deloitte’s Real Estate Advisory team: “Questa mia prima partecipazione a EIRE mi ha colpito per l’organizzazione e il livello professionale, nonché per l’ottimismo dei partecipanti italiani. Sono sicuro che siamo riusciti a stringere ottimi contatti per il futuro”. Significativa anche l’opinione di Paul Deverell, business director di CTP In‑ vest, società regina nello sviluppo di
aree commerciali e di destinazione industriale, come testimoniano anche i recenti investimenti in Repubblica Ceca di aziende italiane come Brembo e Itt: “L’Eire è una manifestazione alla quale vale senz’altro la pena parteci‑ pare. Noi d’altronde siamo certi che in Europa centro est ci sono ulteriori opportunità per gli investitori italiani del settore industriale e della logisti‑ ca e questa è stata la prima ragione che ci ha spinto a partecipare. La no‑ stra volontà è di partecipare ancora all’Eire e contiamo su un’ulteriore cooperazione futura”.
teams of representatives from different companies and sectors, which together provide a comprehensive view of the real estate market in both countries”. On the same wavelength is Brent Watkins, director of Deloitte’s Real Estate Advisory Team: “This was my first participation at EIRE and I was impressed at the organization and professional exposition, as well as for the interesting themes and optimism amongst Italian participants. I am sure that we managed to make good relations and will follow up on the interest that Italian groups have for activity in Central Europe”. Significant was also the opinion expressed by Paul Deverell, business
director of CTP Invest, a first class company involved in the development of commercial and industrial sectors, as shown by the recent investments in the Czech Republic on the part of Italian Companies such as Brembo and ITT: “For CTP I believe the EIRE event was worthwhile. As a large industrial property developer we have quite recently developed modern manufacturing plants in the Czech Republic for companies from Italy. We see further opportunities for Italian manufacturers in the Czech Republic and therefore we attended EIRE. We would like to participate in future EIRE events and look forward to further cooperation“.
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Editori, scrittori e semplici lettori infuriati contro la decisione del governo di aumentare l’Iva sui prodotti editoriali. Anche Václav Havel fra i 150 mila firmatari della petizione di protesta. Malcontento anche fra politici della maggioranza: “Che paradosso: durante il comunismo eravamo un popolo di lettori. Ora in democrazia ci vogliono trasformare in un popolo di primitivi” di Iveta Kasalická By Iveta Kasalická
Publishers, writers and ordinary readers are all angry at the government’s decision to increase VAT on publications. Even Václav Havel is among the 150,000 signers of the petition “god protests”. But there is also discontent among the politicians of the majority: “What a paradox: during communism we were a nation of readers. Now in democracy, they want to turn us into primitive people”
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Iva sui libri, esplode la polemica Vat on books, the controversy explodes Il progressivo aumento dell’Iva sui libri, appena avviato in Repubblica ceca, ha tutte le sembianze di una mortificazione della lettura e della cultura. Eppure, nonostante le pole‑ miche e le proteste, il governo di cen‑ trodestra, guidato dal conservatore Petr Nečas (Ods), non vuole sentire ragioni. L’intenzione dell’esecutivo, da realizzare entro il 2013, è di ap‑ plicare ai prodotti editoriali un’Iva del 17,5% al posto dell’attuale 10% (con una tappa intermedia del 14,5% nel The progressive increase of VAT on books, that is being applied in the Czech Republic, appears as the mortification of reading and culture. Yet, despite the amount of controversy and protests, the center-right government, headed by the conservative Petr Nečas (ODS), does not want to listen to reason. The intention of the executive, to be achieved by 2013, is to apply 17.5% VAT on editorial products in place of the present 10% tax, (with an intermediate stage of 14.5% in 2012). All this within the framework of a broader reform on VAT legislation. “The consequence to our sector is a slow industrial death”, the editors say, pointing out that the Czech Republic, in view of this decision, is embarking on a path that is diametrically opposed to that of most European countries, where books are subject to a considerably lower Vat rate. And so, in Luxembourg we have (3%), in Italy and Spain (4%), in Hungary, Cyprus,
Malta and Poland (5%). This is not to mention Great Britain, Ireland, Norway and even Croatia, (that has yet to enter EU), where no added value tax is foreseen on books. Instead, the Czech Republic is following other schemes,
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such as in Bulgaria, Albania, Ukraine and Belarus, all countries that have a 20% Vat rate. Why is all this happening? How much does it actually benefit the state budget? The book market in the Czech Republic
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È così in Lussemburgo (3%), in Italia e Spagna (4%), in Ungheria, Cipro Mal‑ ta, Polonia (5%). Non parliamo poi di Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia e persino Croazia, che in Ue ci deve ancora entrare, dove sui libri non è prevista alcuna imposta sul valore aggiunto. La Repubblica Ceca segue invece altri modelli: la Bulgaria, l’Al‑ bania, l’Ucraina e la Bielorussia, tutti paesi nei quali l’aliquota è del 20%. Tutto questo perché? Quanto ci gua‑ Foto: www.sckn.cz
2012). Il tutto nel quadro di una più ampia riforma nell’ambito della legge sull’Iva. “Questo significa destinare a una morte lenta il nostro settore” dicono gli editori, i quali sottolineano come la Repubblica Ceca, con questa deci‑ sione, sta intraprendendo una strada diametralmente opposta a quella della maggior parte dei paesi europei, dove sui libri è prevista un’aliquota Iva compresa decisamente meno elevata.
has an annual turnover of eight billion crowns, so this rise will mean for the public coffers a gain of, more or less, 720 million. However, there will also be a concomitant decrease in the profits of publishers, who will then pay
lower income taxes and consequently, a number of employees are bound to lose their jobs. Authors and translators will see a reduction in their fees, just as the printing industry will lose a substantial part of their orders. Finally,
dagna effettivamente il bilancio dello Stato? Il mercato dei libri in Repub‑ blica Ceca rappresenta un fatturato annuale di otto miliardi di corone, quindi da questo rincaro le casse pub‑ bliche giungeranno a ricavare più o meno 720 milioni. Ci sarà però anche un concomitante calo degli utili delle case editrici, che quindi pagheranno imposte sui redditi meno elevate. Una parte dei dipendenti perderanno prevedibilmente il lavoro. Ad autori e traduttori verranno ridotti gli onorari, così come l’industria tipografica per‑ derà una parte consistente degli ordi‑ ni. In definitiva, l’effetto sul bilancio sarà probabilmente pari a zero. Per ironia del destino, il governo ha de‑ ciso di procedere incurante delle prote‑ ste lo scorso marzo. Nell’ex Cecoslovac‑ chia proprio marzo era celebrato come il Mese del libro. Allora, nonostante l’inevitabile connotazione ideologica del potere comunista, la tradizione della festa del libro si era ben radicata tra i cechi, da sempre considerati letto‑
ri appassionati. Chi l’avrebbe detto che, poco più di venti anni dopo la fine del regime, proprio marzo sarebbe diven‑ tato un mese sciagurato non solo per editori e librai, ma soprattutto per i tanti cechi che da sempre considerano il libro l’amico migliore. Chiunque abbia degli amici di questo Paese sa bene qual è l’importanza nelle case della biblioteca, anche ne‑ gli appartamenti della gente comune e soprattutto fra la generazione di chi ha superato i cinquant’anni di età. E non certo come oggetto di arreda‑ mento. Spesso spiccano negli scaffali domestici i libri degli anni Sessanta, un periodo di minore rigidità del re‑ gime durante il quale, sino all’apice della Primavera di Praga, vennero pubblicati una miriade di nuovi tito‑ li. Libri quelli che acquisirono valore soprattutto nel periodo successivo - quello della normalizzazione negli anni Settanta e Ottanta - quando in‑ vece la censura tornò a diventare mol‑ to rigida. È un fatto però che durante
the effect on the budget will probably amount to zero. The irony of fate is that the government has decided to proceed regardless of protests that have been taking place since last March. It was also March, in fact, that in former Czechoslovakia, they celebrated the month dedicated to the book. So, despite the inevitable ideological connotation of Communist power, the tradition of celebrating the feast of the book had become well established among Czech people, who have always been considered passionate readers. Who would ever have thought then, that just over twenty years since the end of the regime, March would have become a disastrous month, not only for publishers and booksellers, but above all for many Czechs who have always considered books as their best friends. Whoever has friends in this country, knows the importance of a “library” in the home, also that of ordinary
people, above all among the over fifties – and certainly, not just as a piece of furniture. In homes, you may often find bookcases with books from the 1960s, a less rigid period of the regime, during which, until the apex of the Prague Spring, a host of new titles had been published. Books that have now acquired greater value, especially in the normalization period that followed - around the seventies and eighties – when, instead, censorship became once more very strict. It is a fact, though, that during the regime, people queued up not only for bananas. Every Thursday, in fact, a day when new publications were made available, incredible queues of people formed outside bookshops. Reading was considered an escape from communist reality, a way to discover an ideal world. Then, there were the works of writers considered hostile to the regime, that were published through “samizdat” (the secret distribution of
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il regime non era solo per le banane che si faceva coda. Ogni giovedì, gior‑ nata nella quale uscivano le novità editoriali, davanti ad ogni libreria si formavano file incredibili. La lettura era considerata una scappatoia dalla realtà comunista, un modo di evade‑ re, di andare alla scoperta di un mon‑ do ideale. Poi c’erano le opere degli scrittori considerati ostili al regime, che venivano pubblicati tramite „sa‑ mizdat“ (la diffusione clandestina di scritti illegali perché censurati dalle autorità). “Sono stati anche questi sviluppi storici a radicare il valore dei libri fra i cechi, soprattutto fra le generazio‑ ni meno giovani. A non considerarli semplice merce di consumo” è il com‑
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mento di Jiří Trávníček, studioso ed esperto di letteratura dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. Le statistiche dicono che oggi il 46% dei cechi compra almeno 1 libro all’anno, che ciascun cittadino legge mediamente 17 libri all’anno, che il 38% si reca almeno una volta all´anno in una biblioteca pubblica, che il 67% dei cechi non riesce a immaginare di dover leggere i libri solo su internet o in formato elettronico. Per cercare di far cambiare idea al go‑ verno le proteste sono state sinora no‑ tevoli. È stata organizzata anche una petizione, che da marzo, in poco più di due mesi, è stata firmata da circa 150 mila persone. Fra gli aderenti editori, giornalisti, scrittori, insegnanti, ma anche semplici lettori. L’ex presiden‑ te, dissidente e drammaturgo Václav Havel, il quale ha sottolineato come il problema non è solo quello del rin‑ caro dei libri, ma anche del sempre minor numero di opere letterarie di qualità sul mercato ceco. Alcuni sostengono che questa diven‑ terà la terza maggiore catastrofe nella storia della editoria ceca moderna. La
prima fu l’introduzione della censura dopo l’avvento della dittatura comu‑ nista. Poi, durante la normalizzazione degli anni Settanta, giunse la pro‑ gressiva eliminazione di tanti scrittori vietati e perseguitati. Ora, poco più di venti anni dopo la fine della dittatura, questa nuova sciagura. Con la differenza però che questa volta a perpetrarla è un gover‑ no di estrazione democratica. Gli os‑ servatori concordano nel ritenere che dagli scaffali delle librerie andranno diradandosi i titoli a basso costo, le traduzioni di qualità, i volumi mono‑ grafici e la saggistica sull’arte e quella scientifica, insomma tutto ciò che non porterà l’utile ritenuto necessario. L’editore ed economista Alexander Tomsky prevede che saranno esposte al rischio del fallimento la metà delle case editrici e dei librai. Da questo punto di vista, un primo campanello di allarme lo si è avuto con il caso de “La Casa del libro Kan‑ zelsberger”, in Piazza San Venceslao, che nei mesi scorsi ha chiuso bottega, con la prospettiva, per risparmiare, di riprendere l’attività ancora nel centro
illegal writings because they were censored by the authorities). “It was also these deep-rooted historical developments that contributed to the value afforded to books by Czech people, especially among the older generation and not just as a means of consumption”, is the comment made by Jiří Trávníček, scholar and expert on literature at the Academy of Sciences in the Czech Republic. Today, statistics show that 46% of Czechs buy at least 1 book a year, that every citizen reads 17 books a year on average and 38% go - at least once a year - to a public library, with 67% of Czechs who can’t imagine having to read books only on the Internet or in electronic format. In order to try and change the government’s mind, the number of protests so far have been numerous.
A petition was also submitted and since March, in just over two months, has been signed by about 150,000 people. Among them are: publishers, journalists, writers, teachers, but also ordinary readers. The former president, dissident and playwright Václav Havel, who has stressed that the problem is not only that of increasing the price of books, but also of an ever decreasing number of quality literary works available on the Czech market. Some argue that this will turn out to be the third largest disaster in the history of modern Czech publishing. The first was the introduction of censorship after the advent of communist dictatorship. Then, during the normalization period of the Seventies, came the gradual elimination of many banned and persecuted writers.
attualità current affairs
di questo passo sarà sempre peggio. Rischiamo di fare instupidire l’intera nazione” è il grido d’allarme lanciato da Vladimír Pistorius, presidente dello Svaz českých knihkupců a nakladatelů (Sckn, l’Associazione ceca dei librai e delle case editrici).
And now, just over twenty years since the end of that dictatorship, we have a new calamity, with a difference this time in that it has been perpetrated by a democratic government. Observers agree that library shelves will witness a reduction of low price books, highquality translations, monographs and essays on art and science – in a few words - everything that is considered unnecessary and that does not represent a profit. The publisher and economist Alexander Tomsky expects that half of publishers and bookshops will be at risk of going bankrupt. From this point of view, a first warning signal was given with the “Kanzelsberger book house “ in Wenceslas Square, that closed its shop a few months ago, in order to save some money, to open up again, this
time in the centre of Prague, but on a smaller scale. Quite disturbing is also the indirect effect on younger generations, who have already shown signs of scarce familiarity with books. “Young Czechs are losing the habit of reading and continuing along these lines, will make the situation even worse. We risk making the whole nation become more stupid”, is the warning raised by Vladimír Pistorius, President of Svaz českých knihkupců a nakladatelů (Sckn, the Czech Association of booksellers and publishers). This is also echoed by Jiří Fraus, owner of a publishing company specialized in the production of school textbooks, who points out that in recent years, state subsidies towards textbooks and school manuals have fallen by over
50%. The result is that high school students are using outdated manuals (on average around 14 years) that are no longer suitable for their needs. A signal also acknowledged by the Education Minister, Josef Dobeš, one of the few within the executive who has expressed his perplexities, just as the Culture Minister Jiří Besser. Significant are also the words of MP Petr Gazdík, another member of the majority, who has adopted a dissident view on this issue: “The ability of our young people to express themselves properly is in sharp decline. They use an average of 160 text characters, the standard length of a text message - and their vocabulary is increasingly limited. A rise of VAT on books is the best way of helping our country to become - in Europe - a plain and simple assembly line”.
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di Praga, ma in spazi più modesti. A preoccupare è anche l’effetto indi‑ retto nei confronti delle giovani gene‑ razioni, che già ora mostrano segnali di scarsa dimestichezza con i libri. “I ragazzi cechi stanno perdendo l’abi‑ tudine alla lettura e andando avanti
Gli fa eco Jiří Fraus, proprietario di una compagnia editrice specializzata nella produzione di testi destinati alle scuo‑ le, il quale sottolinea che negli ultimi anni i sussidi statali ai libri di testo e ai manuali scolastici sono calati di oltre il 50%. Il risultato è che gli studenti delle scuole medie superiori usano manuali ormai datati (mediamente di 14 anni) e non più adeguati ai loro bisogni. Un se‑ gnale quest’ultimo recepito anche dal ministro dell’Educazione, Josef Dobeš, uno dei pochi all’interno dell’esecutivo a manifestare perplessità, come il mi‑ nistro della Cultura Jiří Besser. Significative anche le parole del de‑ putato Petr Gazdík, altro esponente della maggioranza, che in questo ambito ha preferito assumere la parte del dissidente: “La capacità di esprimersi dei nostri giovani è in calo vertiginoso. Sono abituati ad espri‑ mersi con testi mediamente di 160 caratteri, la lunghezza standard di un sms, e il loro lessico diventa sempre più ridotto. Aumentare l’Iva sui libri è il modo migliore per far diventare il nostro Paese una semplice catena di montaggio in Europa”.
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Esseri umani in vendita Humans for sale Il mercato del sesso in Repubblica Ceca: tra case di piacere e sfruttamento, turismo a luci rosse e criminalità. Quanto deve all’industria del sesso il boom turistico ceco? di Alessio Marchetti
By Alessio Marchetti
Sex trade in the Czech Republic: among houses of pleasure and exploitation, seedy tourism and crime. How much does the Czech tourist boom rely on sex tourism?
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La prostituzione in Repubblica Ceca non è illegale ma la prostituzione or‑ ganizzata (come bordelli o comunque locali dove si vende sesso a pagamen‑ to) è proibita. L’atteggiamento delle autorità nei confronti dell’argomento è comunque, da sempre, di distratta tolleranza. Fin dalla caduta del regi‑ me comunista, il fenomeno del sesso a pagamento è notevolmente cresciu‑ to nel paese, fino a diventare uno dei fattori del boom economico connesso al turismo. La prostituzione legata all’afflusso di turisti stranieri è molto diffusa non solo a Praga ma anche nelle zone di confine con Germania e Austria, i ric‑
chi vicini occidentali, con una miriade di case di appuntamenti dove la lin‑ gua ufficiale è il tedesco. Per esempio Znojmo, in Moravia, una vera e propria cittadina a luci rosse. Quei pochi chilometri di strada che la separano dalla frontiera austriaca, sulla E59, sono ormai diventanti in fatto di prostituzione una delle più famose arterie d’Europa. Lo sviluppo del turismo sessuale è le‑ gato anche all’esplosione di siti Inter‑ net specializzati e alla maggiore fru‑ izione di voli low cost, che collegano tutta Europa a Praga e a Brno in un’ora o poco più di aereo. In Repubblica Ceca ci sono oltre 200
Prostitution in the Czech Republic is not illegal, but organized prostitution (such as brothels or other places where paid sex takes place) is prohibited. However, the attitude of the authorities towards this issue has always been somewhat tolerant. Since the fall of the communist regime, the paid sex phenomenon has grown considerably in the country and has become one of the factors of the economic tourist boom. Prostitution, linked to the influx of foreign tourists, is widespread not only in Prague, but also on the border between Germany and Austria, the rich Westen neighbors, with a multitude of brothels, where the official language is German. For example, Znojmo, in Moravia, a real red-light town. Those few miles of road that separates it from the Austrian border, on the E59 route, have
now become, as far as prostitution is concerned, one of the most famous routes in Europe. The development of sex tourism is also linked to the sudden increase of specialized Internet sites and use of low cost flights, which connect Europe to Prague and Brno in an hour or so. In the Czech Republic there are over 200 websites that offer, not only paid sex services, but also “all inclusive” packages for the weekend, that include the flight, hotel and the enjoyment of someone’s company for the evening. All of that, reserved with a simple click of the mouse comfortably sitting in your home before departing. Among the clubs in Prague that are most popular among Italian tourists - also thanks to appearances in such television programs as “Le Iene” - there is surely the Big Sister, the first brothel where very often customers may “consume” free of charge, as long as
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siti web che offrono non solo servizi sessuali a pagamento ma anche pac‑ chetti “all inclusive” per il weekend, comprensivi di volo, hotel e serata in compagnia. Il tutto prenotabile con un click comodamente da casa prima di partire.
Tra i locali praghesi più conosciuti dagli italiani, complici anche alcune apparizioni televisive in programmi come “Le Iene” su Italia Uno, vi è sicu‑ ramente il Big Sister, il primo bordel‑ lo, dove molto spesso i clienti possono “consumare” gratis se accettano di
avere la loro prestazione visibile pub‑ blicamente su Internet. Un’altra “raf‑ finatezza” di questo locale è quella di poter ottenere il dvd personalizzato con il video della propria prestazione: anche per questo motivo il Big Sister è diventato uno dei locali favoriti dai tanti brufolosi neo maggiorenni delle numerose gite scolastiche che giungono a Praga. Ormai, in tempi di bunga bunga, evidentemente tutto fa brodo per rendere più esauriente il viaggio di istruzione. Secondo il Ministro dell’Interno ceco, in tutto il Paese ci sono quasi 900 at‑ tività di questo tipo – fra bordelli veri e propri, nightclub, pensioncine a ore - e almeno 200 di questi sono a Praga. Un business complessivo che genera un giro d’affari annuo di almeno nove miliardi di corone, cifra che rappre‑ senta una fetta non trascurabile del Pil nazionale. Molto più difficile fare una stima precisa delle donne “impiegate” da
questa industria. Si parla di cifre che possono variare dalle 10.000 alle 30.000 operatrici, ma il con‑ teggio non è semplice. Molte di queste ragazze esercitano nei bor‑ delli e di solito vendono prestazioni come “ballerine” o “massaggiatrici” e retribuite, spesso piuttosto bene, come tali. Oltre alle piu’ “fortunate” ballerine dei night clubs, il mercato del sesso è alimentato anche da una silenziosa minoranza di signore che svolgono questa attività più discre‑ tamente, spesso in appartamenti privati, magari come un secondo lavoro. Navigando nei vari siti in‑ ternet si possono trovare facilmente annunci di donne, più o meno gio‑ vani, che offrono occasionalmente prestazioni sessuali a pagamento per arrotondare lo stipendio o ma‑ gari per pagarsi l’università. Non sono sfruttate e non lavorano come professioniste nei locali di Praga, ma sono persone “normali” che, per
they agree to allow their performance to be viewed publicly on the Internet. Another “refinement” of this place is that you can get a customized DVD with the video of your performance: for this reason, the Big Sister is becoming one the favorite places of many pimpled (come of age) young people, who visit Prague on numerous school trips to the city. In times of “bunga bunga”, it’s all grist to the mill to make the trip educationally more exhaustive. According to the Czech Interior Minister, all over the country there are nearly 900 such activities going on including real brothels, night-clubs, hourly guesthouses - and at least 200 of them located in Prague. A business that generates a total annual turnover of at least nine billion crowns, which represents a significant slice of the national GDP. It is much more difficult to make a precise estimate of the number of
women “employed” by this industry. There are estimates varying from 10,000 to 30,000 women involved, but the count is not easy. Many of these girls operate in brothels as “dancers” or “massage girls”, often well paid, as such. In addition to these more “fortunate” night club dancers, the sex trade feeds on a silent minority of women who perform their activity in a more discrete manner, often in private homes, perhaps as a second job. Browsing various websites, you may easily find a wide number of women, more or less young, occasionally offering paid sexual services to supplement their income or perhaps pay for college. They are not exploited and do not work as professionals in the clubs of Prague, but are just “ordinary” people who, to make ends meet, decide to sell their own bodies. Even if their decision is free and independent, we could certainly debate at length,
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Il mercato del sesso è alimentato anche da una silenziosa minoranza di signore che svolgono questa attività più discretamente, spesso in appartamenti privati, magari come un secondo lavoro
sbarcare il lunario, decidono di ven‑ dere il proprio corpo. Anche se la loro è una decisione libera ed autonoma, potremmo certamente disquisire a lungo, da un punto di vista socioeconomico, se la condizione di molte a vendere il proprio corpo part-time sia dettata da una reale volontà o piuttosto dalla necessità reale di un salario che non permette di arrivare a fine mese. Da non sottovalutare, inoltre, la questione legata all’aspetto sani‑ tario: queste ragazze, conclusa la prestazione a pagamento privata, conducono poi una vita normale, spesso con un fidanzato, un marito o una famiglia (di solito all’oscuro di questa seconda vita). La loro vita sessuale spesso non è controllata da un punto di vista igienico-sanitario
e questo inevitabilmente causa pro‑ blemi anche ai propri partner. Secon‑ do il Ministero della Sanità, infatti, le malattie legate al sesso sono in costante crescita in Repubblica Ceca, non solo per quanto concerne il virus dell’Hiv (su livelli preocupantemen‑ te alti rispetto agli altri paesi Ue) ma anche per la sifilide, la cui diffusione è aumentata di tredici volte negli ul‑ timi dieci anni. Il fatto che ci sia una categoria di don‑ ne che esercita questo mestiere per scelta più o meno libera, non esclude l’altro aspetto vero e tragico dell’inte‑ ra vicenda: il traffico di persone e lo sfruttamento delle ragazze indotte alla prostituzione. Il mercato del ses‑ so nasconde, infatti, un altro aspetto, spesso sottovalutato e non approfon‑ dito come si dovrebbe, che è quello
legato alle tante donne vittime delle organizzazioni criminali. Sappiamo da fonti del Ministero dell’Interno e della Commissione Eu‑ ropea, che la Repubblica Ceca è paese di transito e destinazione per donne e bambini trafficati principalmente dall’Ucraina, Russia, Bielorussia, Mol‑ dova, Lituania, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Cina e Vietnam. La mag‑ gior parte di questi esseri umani non rimangono comunque in territorio ceco: qui vengono portati e poi smi‑ stati nei ricchi mercati occidentali eu‑ ropei o americano. Gli spostamenti in‑ terni riguardano invece più le ragazze ceche, soprattutto di etnia Rom, che vengono trasferite a forza dalle zone più disagiate del paese, dall’est, verso Praga o i confini con Germania e Au‑ stria. Proprio le ragazze Rom sono le
The sex trade feeds on a silent minority of women who perform their activity in a more discrete manner, often in private homes, perhaps as a second job
from a social-economic point of view, whether their occasional condition in selling their body is dictated by genuine desire, or rather, by the effective need of a salary that will allow them to make ends meet. We must also not underestimate the health implications: these girls, once they have completed their private, paid performance, then go on to lead
a normal life, often with a boyfriend, a husband or a family (usually unaware of this secondary activity). Their sex life is often not checked from a hygienic and health point of view - and this inevitably causes problems, even for their partners. According to the Ministry of Health, in fact, sex-related diseases are rising in the Czech Republic, not only with
regard to HIV (worryingly high levels compared to other EU countries), but also for syphilis, which has spread considerably and increased by thirteen times in the last ten years. The fact that there is a category of women engaged in this trade, whether by free choice or not, does not exclude the true and tragic aspect of the whole affair: the trafficking of persons and exploitation of women who are driven into prostitution. The sex market, in fact, hides another aspect, which is often underestimated and not sufficiently analyzed, which is that affecting a large number of women, who have become victims of criminal organizations. We know from Interior Ministry sources and the European Commission, that the Czech Republic is a transit and destination country for trafficked women and children primarily from Ukraine, Russia, Belarus, Moldova, Lithuania, Romania, Bulgaria,
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più ad alto rischio in quanto sono vit‑ time di familiari, o di persone vicine alla famiglia, che conoscono e di cui, quindi, si fidano.
Slovakia, China and Vietnam. However, most of these human beings do not remain in the Czech Republic: they are brought here, sorted and then sent to the various rich western European or American markets. Instead, internal movements mostly concern Czech girls, especially from the Roma ethnic group, who are forcibly relocated from the
La polizia ceca in questi anni ha ot‑ tenuto buoni successi nell’arrestare i trafficanti di persone cosi come la legi‑ slazione ha compiuto dei notevoli passi avanti, adeguandosi al resto del paesi occidentali e aumentando le pene per i colpevoli. Molte associazioni di Ong sono state fondate e sovvenzionate da soldi statali nel corso degli anni e asi‑ lo viene offerto alle vittime per tutto il periodo in cui la loro posizione non viene stabilizzata. Una delle ONG più attive in questo senso in Repubblica Ceca è certamente La Strada (www. lastrada.cz): La Strada è stata sovven‑ zionata, negli ultimi anni, dai ministeri della Giustizia e degli Esteri olandese in cooperazione con la Fondazione Olandese contro il Traffico delle Donne. L’organizzazione ha uffici in Repubblica Ceca, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina,
Bulgaria, Macedonia, Moldavia, Olan‑ da, Polonia e Ucraina. La Strada cerca di porre l’attenzione della società sul problema del traffico delle donne, sul‑ la prevenzione del traffico di persone, sull’assistenza individuale così come sulle lobbies politiche. Da tempo in Repubblica Ceca si cerca di attuare una legislazione a favore della regolarizzazione legale della prostituzione che viene però pun‑ tualmente rimandata. Non sappiamo se la strada giusta sia quella della le‑ galizzazione o quella della lotta alla prostituzione a favore della dignità della donna; di certo però l’attuale condizione di tolleranza o di vigilanza con un occhio aperto e l’altro chiuso, lascia molte ombre nella quali gli uni‑ ci a guadagnarci sembrano proprio la criminalità e il turismo sessuale.
poorer eastern regions of the country to Prague or to German-Austrian borders. It is mainly the Roma girls who are mostly at high-risk because they are victims of family members, or people close to the family, whom they know and consequently trust. In recent years, the Czech police have been successful in arresting human traffickers and legislation has made significant progress, by adapting to western standards and increasing the amount of punishment for culprits. Many NGO associations have been founded and over the years, have been subsidized by state money – and have offered asylum to victims until their situation was stabilized. One of the most active NGOs operating in the Czech Republic is undoubtedly La Strada (www.lastrada.cz): It has received funding in recent years from the Dutch Ministry of Justice and Foreign Affairs in cooperation with the Dutch Foundation acting against
Women Trafficking. The organization has offices in the Czech Republic, Belarus, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Macedonia, Moldova, Netherlands, Poland and Ukraine. La Strada tries to draw the attention of society to the problem of women trafficking, the prevention of trafficking of people, individual assistance, as well as involving political lobbying. For some time now, in the Czech Republic, there has been an attempt to introduce new legislation on the legalization of prostitution but, it has always been postponed. We do not know exactly whether the best solution is the legalization of prostitution or just simply to fight for the dignity of women: it is clear, though, that the current state of tolerance or vigilance - with one eye open and the other closed, does cast many shadows on the issue - and the only ones who seem to profit from it are organized crime and sex tourism.
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il mese de La Pagina
Aprile – Maggio 2011
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(7 aprile) Benjamin Netanjahu a Praga. E’ la prima storica visita di un capo di governo israeliano dalla nascita dello Stato di Israele. Rapporti bilaterali, collaborazione nel campo della ricerca e dello sviluppo, cooperazione nel settore dell’industria bellica sono i temi principali dell’incontro con il primo ministro ceco Petr Necas. Netanjahu è ricevuto al Castello anche dal presidente Vaclav Klaus. -------------------------------------------------------------------(10 aprile) Sfiducia verso Ue da record in Rep. ceca. Molto elevata anche la l’avversione nei confronti della moneta unica europea. Se in questo paese si svolgesse oggi il referendum che otto anni fa diede il via libera, con il 77% dei sì, all’ingresso nell’Unione, i consensi non supererebbero il 42%. A rivelarlo è un sondaggio effettuato dalla Sanep, secondo il quale il 57,95 dei cechi considera troppo burocratiche le istituzioni europee. La quota dei cechi che rifiuta categoricamente l’ingresso in Eurozona è pari addirittura al 72,7% -------------------------------------------------------------------(16 maggio) Tensione fra Kiev e Praga. Dopo la decisione delle autorità ucraine di espellere due diplomatici cechi con l’accusa di spionaggio, il ministero degli Esteri ceco annunciato il medesimo passo nei confronti di alcuni diplomatici ucraini in servizio a Praga. Kiev reagisce dicendo che si tratterebbe di una misura “assolutamente non adeguata”, sostenendo di avere “prove inconfutabili sulle attività spionistiche, dietro lo scudo della immunità diplomatica, dei due cechi espulsi”. -------------------------------------------------------------------(22 maggio) La Repubblica ceca nel consiglio Diritti umani dell’Onu. Sin dalla prima votazione ha ottenuto 148 voti su 191, sufficienti per la elezione. L’Assemblea dell’Onu elegge complessivamente Paesi al Consiglio di Ginevra, fra cui l’Italia. Il mandato sarà di tre anni. --------------------------------------------------------------------
Cronaca
(12 aprile) Klaus in visita di Stato ruba stilografica. Impazza sul web e finisce al Tg il colpo da maestro in Cile del presidente ceco il quale sale alla ribalta internazionale per aver sgraffignato, con molta nonchalance, una penna del cerimoniale durante una visita di stato in Cile. Il video dell’imbarazzante situazione fa il giro del mondo. -------------------------------------------------------------------(28 aprile) Stop agli Amsterdam shop. La polizia di Olomouc arresta un imprenditore polacco, amministratore e proprietario della Poland Corporation, organizzatore in Repubblica ceca di una rete la rete di negozi specializzati nella vendita di droghe sintetiche. Sfruttava le lacune legislative ceche in tema di stupefacenti. -------------------------------------------------------------------(4 maggio) Sgominata base di estremismo musulmano. La polizia ceca mette sotto accusa otto stranieri (sei dei quali già in carcere a Praga) sospettati di essere fiancheggiatori di movimenti terroristici del Caucaso del nord. Farebbero parte del gruppo Džamaat Šariat. Avrebbero dato un contributo per fornire documenti falsi, armi ed esplosivi. Mista la nazionalità degli arrestati: Bulgaria, Moldavia, Dagestan e anche uno della Cecenia. --------------------------------------------------------------------
Economia, affari e finanza
(5 aprile) Metrostav programma sbarco Germania e Austria. Il colosso ceco dell’edilizia vuole agire attraverso la controllata Metrostav Deutschland, con l’intenzione di partecipare nei due paesi ad alcune gare di appalto, sulla scia anche delle nuove condizioni del mercato che stanno per entrare in vigore. In Germania e Austria il primo maggio
finiscono infatti i cosiddetti periodi di deroga di sette anni che hanno sinora vietato la libera circolazione dei lavoratori comunitari. -------------------------------------------------------------------(7 aprile) Varate linee guida sistema pensionistico. I cittadini, nel caso di approvazione definitiva del Parlamento, avranno la possibilità di destinare a fondi pensione privati una parte di quanto pagano a titolo di assicurazione sociale. Nell’ambito della progettata riforma delle pensioni, il governo approva anche un incremento il prossimo anno dell’aliquota ribassata Iva dal 10% al 14%. A partire dal 2013 sarà poi attuata una unificazione delle aliquote Iva che saranno portate entrambe al 17,5%. Fortemente contraria l’opposizione di sinistra che considera il progetto di riforma delle pensioni formulato in modo tale da danneggiare la maggior parte dei cittadini. -------------------------------------------------------------------(7 aprile) Accordo fra Škoda Electric e Hyundai Rotem. La compagnia ceca, una delle principali aziende in campo mondiale specializzate nella produzione di filobus, venderà alla società sud coreana meccanismi elettrici e meccanici, compresi i dispositivi elettronici, per la produzione di 80 locomotive elettriche destinate alle ferrovie turche. Un contratto da circa due miliardi di corone. -------------------------------------------------------------------(8 aprile) Alta velocità futura fra Repubblica ceca e Polonia. I due paesi progettano corridoi alta velocità ferroviaria sui tracciati Varsavia Katowice Ostrava e su quello Varsavia, Praga, Monaco. Una dichiarazione di sostegno congiunto a questi progetti è sottoscritta a Praga dal viceministro dei Trasporti ceco Jana Kalvodová e dal ministro polacco delle Infrastrutture Cezary Grabarczykem. -------------------------------------------------------------------(12 aprile) Tv privata affonda per debiti. Si tratta Public TV insolvente a quanto pare per una cifra pari a 130 milioni di corone. La stessa compagnia proprietaria Totalpress presentato una richiesta di avvio di una procedura di insolvenza. Stesso destino nei mesi precedenti per la tv Z1 del gruppo J&T. -------------------------------------------------------------------(14 aprile) Accordo fra Aero Vodochody ed Embraer. Il produttore ceco di aeroplani e tecnica aeronautica Aero Vodochody stipula un contratto di valore record con la brasiliana Embraer per la fornitura di componenti destinati al nuovo aereo militare KC 390. Un accordo grazie al quale Aero dovrebbe incassare un miliardo di corone l’anno per un periodo di alcuni anni. Per la compagnia ceca si tratta del contratto di maggior valore degli ultimi venti anni. -------------------------------------------------------------------(15 aprile) Una donna il manager dell’anno. Ad aggiudicarsi la 18° edizione del prestigioso concorso è Senta Čermáková, Worldwide Media and Analyst TS and Industries Director di Hewlett-Packard. Ha prevalso su 72 finalisti. “Il fatto che abbia vinto finalmente una donna contribuisce ad avvicinare la Repubblica ceca all’Europa e al mondo” sottolinea Pavel Kafka, presidente della commissione nazionale che promuove il concorso. -------------------------------------------------------------------(21 aprile) Sì della Commissione Ue al super laser Eli. L’Extreme light infrastructure sorgerà a Dolní Brezany (in Boemia centrale, a sud di Praga). Eli è il primo dei grandi progetti approvati nell’ambito del programma Ricerca e sviluppo per la innovazione. La Rep. Ceca è paese capofila insieme a Ungheria e Romania. E’ prevista la realizzazione di una piattaforma multidisciplinare con canali di ricerca specializzati dedicati a laser, con applicazione in campi scientifici che spaziano dal nucleare alla biologia molecolare.
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-------------------------------------------------------------------(29 aprile) In pensione gli Antonov An-26. La Forza aerea ceca ferma definitivamente gli storici aerei da trasporto di produzione sovietica, in servizio per quasi trenta anni nell’aeronautica prima cecoslovacca, poi ceca. La cerimonia di congedo si svolge nell’aeroporto di Kbely davanti a piloti, meccanici e tecnici, molti dei quali non più in servizio, che durante la loro carriera hanno avuto a che fare con questo velivolo. Un Antonov sorvola l’aeroporto, ultima passerella d’addio, scortato da un Casa C-295M, l’aereo che ha preso il suo posto. -------------------------------------------------------------------(2 maggio) Il Ppf investe in Grecia. Il gruppo del miliardario ceco Petr Kellner compra il 5,72% della Piraeus Bank (una quota che consente a Ppf di diventare uno degli azionisti di maggior rilevanza dell’istituto greco). L’operazione rientra nella strategia del Ppf Group di procedere a una espansione nel settore bancario dell’Europa centrale e sud orientale. La Piraeus Bank è la quarta banca della Grecia. Opera anche in Albania, Romania, Serbia, Bulgaria, Ucraina, New York e Londra. -------------------------------------------------------------------(20 maggio) Informatici i più richiesti nel mercato dei neolaureati. Fra tutte le offerte di lavoro destinate a coloro che hanno appena concluso l’università, quelle rivolte agli specialisti del settore informatico sono state circa un terzo del totale. Al secondo posto le offerte riguardanti il settore amministrativo (25%). E’ quanto emerge dai dati del portale specialistico Profesia.cz, secondo il quale però i neolaureati che cercano posto nel settore informatico sono solo il 10% del totale, mentre quelli che lo cercano nel settore amministrativo sono il 45%. -------------------------------------------------------------------(26 maggio) Quest’anno il anticipo il Tax Freedom Day. Il giorno della cosiddetta “libertà dalle tasse” arriva per i cittadini della Rep. ceca il 15 giugno, quindi tre giorni prima rispetto al 2010. Ad annunciarlo è il Liberalni istitut, che realizza annualmente questo tipo di conteggio in Repubblica ceca. In altre parole, i cechi quest’anno per pagare le tasse dovranno destinare i redditi derivanti da 165 giornate di lavoro. In Europa quelli che celebreranno più tardi saranno i danesi (2 agosto). -------------------------------------------------------------------(30 maggio) Dichiarato fallimento Sazka. La decisione del tribunale di Praga a carico dell’operatore del lotto è in accordo con quanto stabilito durante l’ultima assemblea dei creditori. Il potere di gestire il patrimonio della compagnia è passato nelle mani dell’amministratore fallimentare, il quale si rivolge a tutti i debitori affinché presentino delle offerte finanziarie che assicurino il funzionamento della società. --------------------------------------------------------------------
Varie
(3 aprile) Da record la Mezza maratona. Per la prima volta la distanza viene percorsa a Praga in meno di un’ora. Il vincitore è il keniano Philemon Kimeli Limo, con il tempo di 59 minuti e 30 secondi. Record anche per la vincitrice della gara femminile, la keniana Lydia Cheromeiová (1:07:33). Il primato riguarda anche il numero dei corridori, in tutto 9.500. -------------------------------------------------------------------(16 maggio) Nominato nuovo direttore della NG. A capo della Galleria nazionale di Peraga è chiamato Vladimir Rosel, per decisione del ministro della Cultura Jiri Besser (Top 09), che ha seguito l’indicazione della commissione esaminatrice del concorso. Alcune riserve desta il fatto che Rosel sia un esperto di contabilità e amministrazione piuttosto che un competente del settore dell’arte. Subentrerà, probabilmente a fine agosto, a Milan Knizak.
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novità editoriali new publications Inventato da Jaroslav Hašek negli anni della Prima Guerra Mondiale, il personaggio del Bravo soldato Švejk è entrato presto nell’immaginario collettivo tanto da diventare il simbolo di un vero e proprio modo d’essere, i cui tratti peculiari lo sciolgono da un tempo e da un luogo precisi e lo rendono, come accade per ogni “classico” che si rispetti, sempre attuale. In questo romanzo divertente, ironico e intelligente, Luigi Lunari, scrittore e drammaturgo poliedrico e brillante, immagina uno Švejk profugo dall’Europa comunista che trova rifugio negli Stati Uniti, cuore pulsante del moderno mondo capitalista e consumista. In questa nuova dimensione, dove tutto è acquistabile, con l’ innocenza che lo contraddistingue e la sua astuta semplicità, Švejk svela i paradossi economici della moderna società americana basata sul debito. Luigi Lunari, Scveik a New York, La Vita Felice: Milano 2010, pp: 207
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di Mauro Ruggiero Invented by Jaroslav Hasek during the years of the First World War, the character of the good soldier Švejk, soon entered the collective imagination to become the symbol of a real way of being, whose peculiar features detach him from a precise time or place and makes the character, as with any respectable “classic”, always topical. In this enjoyable, ironic and intelligent novel, Louis Moon, a versatile, brilliant writer and playwright, imagines Švejk as a refugee from Communist Europe, who finds refuge in the United States, the heart of modern capitalism and consumerism. In this new dimension, where everything is affordable, with his distinguishing innocence and shrewd simplicity, Švejk reveals the economic paradoxes of modern American society, based on debt.
Luigi Lunari, Scveik in New York, La Vita Felice: Milan 2010, pp: 207
Alle relazioni tra la Cecoslovacchia e l’Italia dall’ascesa del fascismo alla fine degli Anni ’20, la riflessione storiografica aveva fino ad oggi dedicato un’attenzione marginale, sebbene tale periodo sia ricco di particolari interessanti per meglio comprendere la storia di questi due Paesi che, pur firmando un trattato d’intesa nel 1924, non riuscirono mai a gettare le basi per una vera collaborazione. In questo saggio di Ondřej Houska, il giovane ricercatore e giornalista, con un’analisi approfondita di materiali d’archivo, tenta di colmare questa lacuna e ci offre la visione di due paesi diretti concorrenti nella lotta per il primato politico ed economico nell’Europa centrale e sud-orientale, il cui assetto era stato completamente stravolto dal grande conflitto mondiale da poco conclusosi.
Until today, only a marginal historiographical reflection had been devoted to the relations between Czechoslovakia and Italy, from the rise of fascism in the late 1920s, although that period is full of interesting details that afford a better understanding of the history of these two Countries which, even if they had signed a treaty in 1924, were never able to lay the foundations for true collaboration. In this essay by Ondřej Houska, the young researcher and journalist, through the analysis of archival material, attempts to fill this gap and portrays a vision of the two countries that are direct competitors in the struggle for political and economic leadership in central and southeastern Europe, whose structure had been completely overwhelmed by the great World War that ended a short time ago.
Ondřej Houska, Praha proti Římu, Fontes: Praha 2011, pp: 212
Ondřej Houska, Praha proti Římu, Fontes: Praha 2011 pp: 212
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In questo importante saggio storico curato da Jaroslav Pánek e Oldřich Tůma, i due studiosi, insieme a diversi altri dell'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca e l'Università Carlo IV di Praga, analizzano con rigore scientifico e profonda competenza la storia dell’area geografica dell’attuale Repubblica Ceca e dei suoi confini, teatro di importanti eventi storici fin dai tempi antichi. Partendo dal Neolitico, il saggio segue lo sviluppo della regione che dal IX sec. diventa Regno di Bohemia, successivamente Cecoslovacchia, dopo la Prima Guerra Mondiale, fino all’attuale Repubblica Ceca. Il saggio analizza anche un argomento sempre di grande attualità: le varie etnie e minoranze presenti nel Paese e come questi gruppi hanno contribuito alla formazione dell’attuale Repubblica Ceca.
In this important historical essay, edited by Jaroslav Pánek and Oldřich Tůma, the two scholars, with several others from the Academy of Sciences in the Czech Republic and Charles IV University in Prague, analyze, with scientific rigor and deep expertise, the history of the Czech Republic geographical area, together with its borders, the scene of important historical events from ancient times. Starting from the Neolithic Age, the essay follows the development of the region that, from the ninth century onwards, became the Kingdom of Bohemia, then Czechoslovakia after the First World War, up to the present Czech Republic. The essay also examines a very topical subject: the various ethnic groups and minorities in the country and how these groups have contributed to the formation of present-day Czech Republic.
Jaroslav Pánek e Oldřich Tůma, A History of the Czech Lands (tit. or.: Dějiny českých zemí), Karolinum Press: Prague 2009, pp:750
Jaroslav Pánek and Oldřich Tůma, A History of the Czech Lands (tit. or.: Dějiny českých zemí), Karolinum Press: Prague 2009, pp:750
Giovanni Denti, professore ordinario di Composizione Architettonica e Urbana presso il Politecnico di Milano, che ha svolto ricerche sulla struttura urbana di molte città europee tra cui Praga, analizza in questo lavoro la vicenda della nota compagnia ceca Baťa. Fondata a Zlín nel 1894 da Tomáš Baťa, da piccola azienda familiare quale era, Baťa divenne presto una grande e moderna industria, tra le prime a produrre scarpe su vasta scala. Dagli inizi del Novecento agli Anni Trenta, la famiglia Baťa ha fatto di Zlín il campo di applicazione della cultura industriale che ha segnato lo sviluppo dell'architettura moderna. Sperimentando tipologie industriali, residenziali e terziarie, Zlín è diventata uno dei casi più interessanti di architettura e urbanistica del Movimento Moderno nel centro Europa, coinvolgendo anche l'interesse di Le Corbusier.
Giovanni Denti, Professor of Urban and Architectural Composition at the Polytechnic of Milan, who has done research on the urban structure of many European cities, including Prague, analyzes the story of the well known Czech Baťa company. Founded in Zlín in 1894 by Tomáš Baťa, from a small family business, Baťa soon became a large and modern concern, among the first to produce shoes on a large scale. Since the beginning of the twentieth century to the thirties, the Baťa family has made Zlín the scope for industrial culture that has marked the development of modern architecture. By experimenting various industrial, residential and tertiary solutions, Zlín has become one of the most interesting architectural and urbanistic experiences of the Modern Movement in central Europe, also involving Le Corbusier.
Giovanni Denti, Baťa architettura e industria, Alinea: Firenze 2010 pp.76
Giovanni Denti, Baťa architecture and industry Alinea: Firenze 2010 pp.76
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Appuntamenti futuri
di Kateřina Veselá
In corso fino al 20.8.2011 I Rožmberk, casa dei principi boemi e il loro percorso nella storia - mostra
Quest’anno si celebra l’anniversario della morte dell’ultimo discendente della casa Rožmberk, Petr Vok, morto nel 1611. Le origini di questa famiglia della nobiltà boema risalgono al Primo Medioevo e, sin dal Duecento, i rappresentanti dei Rožmberk coprirono le più importanti cariche nel Regno Boemo. La casata ottenne un ruolo così importante che Re Venceslao II fu quasi costretto a far decapitare uno di loro. Come sede la famiglia scelse la città di Český Krumlov e da lì governò la maggior parte della Boemia meridionale. La mostra a Praga, ospitata nella Valdštejnská jízdárna a Malá Strana, ripercorre la storia della famiglia e mostra oltre quattrocento opere d’arte e documenti, alcuni dei quali inediti. I visitatori potranno ammirare da un manoscritto miniato del XV sec. alle lettere della nobildonna Perchta z Rožmberka, la famosa dama bianca. Per rendere la mostra ancora più interessante, i curatori sostituiranno gli oggetti in corso d’esibizione aggiungendone di nuovi. www.rozmberskyrok.cz
Through 20.8.2011 The Rožmberk, the house of Bohemian princes and their way through history
This year the death of the last descendant of the Rožmberk house is celebrated. His name was Petr Vok and died in 1611. The origins of this family of Bohemian origins date back to the early Middle Ages and, ever since 13th century, Rožmberk representatives have covered the major positions in the Bohemian Kingdom. This family got so an important role that King Venceslao II was nearly forced to behead one of them. The family chose Český Krumlov as their living town and from there they ruled over the major part of southern Bohemia. The exhibition in Prague, hosted in Valdštejnská jízdárna in Malá Strana, illustrates the story of the family by showing more than 400 art works and documents, some of them unpublished. Visitors can admire such works ranging from an illuminated manuscript from 15th century to the letters of the noblewoman Perchta z Rožmberka, the famous white lady. To make the exhibition even more interesting, the curators are going to replace the objects which are being showcased with new ones. www.rozmberskyrok.cz
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26.8.2011 - 28.8.2011 La festa di Wallenstein a Cheb
Il personaggio Albrecht di Wallenstein è indissolubilmente legato alla cittadina di Cheb, nell’Ovest della Boemia. Wallenstein fu il famoso generalissimo delle truppe asburgiche, eroe della Guerra dei Trent’anni e una delle persone più influenti nell’Europa dell’epoca. Veniva spesso a Cheb per arruolare i soldati, ma la sua ultima visita nel 1634 gli fu fatale. Venne ucciso in seguito ad un complotto ordito dai propri ufficiali in combutta con l’imperatore, in una delle case nel centro della città. La festa di Wallenstein ha una lunga tradizione, la prima si svolse nel 1908, ma il nuovo ciclo dei festeggiamenti è iniziato nel 2005. I visitatori potranno ammirare la classica sfilata in costume del duca con la sua corte, i mercati con esposto l’artigianato d’epoca, e la ricostruzione delle temibili stanze della tortura. L’evento sarà accompagnato da concerti e fuochi d’artificio e si concluderà con una grande festa sulla piazza centrale della città. www.valdstejnske-slavnosti.eu
26.8.2011 - 28.8.2011 Wallenstein’s Day in Cheb
The character Albrecht of Wallenstein is indissolubly linked to the city of Cheb, to the west of Bohemia. Wallenstein was the famous super general of the Habsburg troops, the hero of the 30 Year War as well as one of the most influential man of past Europe. He used to come to Cheb to recruit soldiers, but his last visit in 1634 was fatal to him. In fact, he was killed in one of the houses in the city centre through a plot hatched by his own officials who were hand in glove with the emperor. Wallenstein’d Day has a long tradition, the first one was celebrated in 1908, but the new cycle of celebrations actually started in 2005. The visitors will be able to admire the traditional costume parade of the duke and his court, the markets showing handicraft of the time and the dreadful torture rooms. The event will be accompanied by concerts and fireworks and will end with a big party on the city central square. www.valdstejnske-slavnosti.eu
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appuntamenti events
Future events
by Kateřina Veselá
In corso fino al 01/08/2011 XV. Festival nel cuore dell’Europa – Mitte Europa
Il festival Mitte Europa, giunto quest’anno alla 20a edizione, presenta la collaborazione sul piano culturale tra due regioni ceche (Karlovary Vary e Ústí nad Labem) e due tedesche (Sassonia e Baviera). Iniziato poco dopo la caduta del muro con l’idea di unire le due nazioni, è diventato uno dei 20 Top festival in Europa. Nel periodo di quasi due mesi si potrà partecipare ad eventi musicali (concerti jazz, musica classica e tradizionale), letterari e teatrali. Il festival gode di fama internazionale ed è frequentato da grandi musicisti di entrambi i paesi. Quest’anno, gli appassionati di musica classica, potranno ascoltare concerti del famoso violinista ceco, Pavel Šporcl e del violinista tedesco Nils Mönkemeyer. Uno dei concerti sarà diretto dall’ormai leggendario Jiří Bělohlávek, Direttore della BBC Symphony Orchestra e futuro direttore della Filarmonica Ceca. Il festival viene patrocinato dal Cancelliere Tedesco, Angela Merkel, e dal Premier ceco, Petr Nečas. www.festival-mitte-europa.com
Through 01/08/2011 XV. Festival in the heart of Europe – Mitte Europa
The festival Mitte Europa, today at its 20th edition, presents the cultural cooperation between two Czech regions (Karlovary Vary and Ústí nad Labem) and two German ones (Saxony and Bayern). Started soon after the fall of the wall with the idea of unite the two nations, it has become one of the 20 top festivals in Europe. Over the course of almost two months there will be musical events (jazz concerts, classical and traditional music), literary and drama shows. The festival is well-known internationally and is joined by big musicians from both countries. This year the classic music lovers will have the chance to listen to the concerts of the famous Czech violin player Pavel Šporcl and of the German violinist Nils Mönkemeyer. One of the concerts will be directed by the now legendary Jiří Bělohlávek, director of the BBC Symphony Orchestra as well as future director of the Czech Philharmonic. This festival is sponsored by the German Chancellor Angela Merkel and by the Czech premier Petr Nečas. www.festival-mitte-europa.com
In corso fino al 04/09/2011 Estate con Shakespeare (Summer Shakespeare Festival)
Anche quest’estate avrà luogo l’ormai leggendario festival delle opere del grande drammaturgo inglese W. Shakespeare. Ideato originariamente per il suggestivo ambiente del Burgraviato Superiore del Castello di Praga, si è diffuso negli anni successivi anche in altre città della Repubblica Ceca e in Slovacchia. Oltre che a Brno e Ostrava, si tiene anche a Bratislava, Košice e Zvolen. Il programma praghese di questa edizione presenterà, in prima visione, una delle commedie più conosciute di Shakespeare, “La Bisbetica domata”. Da vedere ci saranno anche altre commedie come “Le allegre comari di Windsor” e “Misura per Misura”. Per le tragedie, invece, i visitatori potranno partecipare agli spettacoli dell’ “Enrico IV” o di “Romeo e Giulietta”. Tutte le manifestazioni godono di un eccezionale staff composto dai migliori attori cechi e slovacchi. Gli spettacoli iniziano sempre alle 20.30 e si tengono sotto tutte le condizioni meteorologiche. www.shakespeare.cz
Through 04/09/2011 Summer with Shakespeare (Summer Shakespeare festival)
Even this year the now legendary festival of the famous English dramatist W. Shakespeare will take place. Originally conceived for the gorgeous environment of the Superior Burgraviate of the Prague castle, it has also extended to other cities of Czech Republic and in Slovakia. Besides Brno and Ostrava, it is also held in Bratislava, Košice and Zvolen. This Prague program edition offers the première of one of the most popular Shakespeare’s play “The Taming of the Shrew”. Then other plays are to be performed such as “The Merry Wives of Windsor” and “Measure for Measure”, while regarding Shakespeare’s tragedies, “Henry IV” and “Romeo and Juliet” are scheduled. All the performances are played by an amazing staff comprising the best Czech and Slovak actors. Shows always start at 20.30 and are held under any weather conditions. www.shakespeare.cz
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Lidice, settant’anni dopo Lidice, seventy years on
di Lawrence Formisano By Lawrence Formisano
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Trascorsi quasi settant’anni dalla stra‑ ge di Lidice era ora di rievocare con un film quel tragico evento, uno degli episodi più raccapriccianti della storia di questo Paese. La rappresaglia nazista venne scate‑ nata nel 1942, dopo l’uccisione, ad opera delle forze partigiane cecoslo‑ vacche, del reichprotector Reinhard Heydrich. Fu Adolf Hitler in persona a dare l’ordine di cancellare dalla map‑ pa quel villaggio, situato pochi km a nord ovest di Praga. La vendetta dei tedeschi causò la morte di 192 uomi‑ ni, fucilati sul posto. Le 184 donne di Lidice furono deportate nel campo di concentramento di Ravensbrück. Gli 88 bambini finirono nel campo di sterminio di Chelmno (Polonia) e la maggior parte di loro furono gasati
il giorno stesso dell’arrivo. Solo in 17 fecero ritorno a casa alla fine della guerra. In realtà stupisce che sia passato tan‑ to per l’uscita di un primo film ceco dedicato a quella strage. Stranamente, per quanto riguarda l’episodio chiave della storia - l’at‑ tentato ad Heydrich - il regista Petr Nikolaev ha scelto di dedicare solo una scena breve, inserita nel film senza molto contesto e lasciata sempre in secondo piano. Al centro dell’interesse del regista c’è invece la caratterizzazione dei vari personaggi del villaggio. Fra i punti forza ci sono sicuramente le interpretazioni degli attori, a partire dal grande Karel Ro‑ den. Va però anche detto che è film di guerra con molto di già visto.
La pellicola è incentrata sulle dram‑ matiche vicende di František Šíma, il personaggio interpretato da Roden, che pur sparendo dalla storia duran‑ te gran parte del film, costituisce il filo conduttore del film. La prima scena – che si svolge poco prima dell’invasione tedesca - mostra la lite fra il protagonista e un suo figlio, un litigio durante il quale Šíma ucci‑ de accidentalmente il ragazzo. Quel giorno gli cambia inevitabilmente la vita. Malgrado il supporto della famiglia, trascorre gli anni di carce‑ re nella disperazione più profonda, per poi scoprire, quando negli ulti‑ mi mesi di guerra viene liberato, di essere uno di pochi a Lidice a essere sopravissuto al massacro. Vedere Roden nelle scene finali, ripensare
Nearly seventy years on from the Lidice massacre it was about time that a film was made to commemorate the tragedy which remains one of the most chilling episodes in this country’s history. The Nazi reprisal took place in 1942, after the assassination of Reinhard Heydrich the Deputy Reich -Protector of Bohemia and Moravia, by Czech partisans. It was Adolf Hitler himself, who gave the order to delete the village
situated just a few kilometres northwest of Prague, from maps. The fierce German revenge caused the death of 192 men who were shot on site. The 184 women of the village were taken to Ravensbruck concentration camp, The 88 children were taken to Chelmno extermination camp where most of them were gassed on the day of arrival. Only 17 of the inhabitants managed to return home alive at the end of the war. It is actually rather amazing that
it has taken so long for the first Czech film dedicated to the massacre to be produced. Curiously, the key event in the story, i.e. the attack on Heydrich, is given very little screen time by the director Petr Nikolaev and is thrown into the film with very little context and the episode itself is never really the centre of the directors attention. What is in fact the main focus of the film, is the portrayal of all of the people of the
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con aria afflitta alla propria sorte - di dovere la vita, per tragica ironia del destino, a quel delitto involontario compiuto pochi anni prima - è fra le cose che più rimangono impresse dopo la visione. Nel complesso come detto, è un film che può vantare interpretazioni eccel‑ lenti: Zuzana Bydžovská, nel ruolo del‑ la moglie indulgente di Šíma, e Ondřej Novák che interpreta l’altro figlio.
Spicca anche il personaggio di Václav, interpretato da Marek Adamczyk. Per quanto riguarda la rappresentazio‑ ne della strage, le scene di sicuro non mancano della forza emotiva necessa‑ ria, in particolare quando le donne del villaggio vengono separate dai bambini, mentre gridano e graffiano disperata‑ mente su una finestra sporca di fango. D’altra parte, anche se nell’insieme il film funziona, il ritmo risulta un
po’ discontinuo con una prima parte troppo lenta. Visto che si tratta dell’ennesimo film su una rappresaglia della Seconda guerra mondiale non c’è da mera‑ vigliarsi che il film manchi, come elemento fondamentale, di origi‑ nalità. La regia è efficace ma coloro che hanno una buona cultura cine‑ matografica troveranno forse alcuni luoghi comuni, tra cui il personaggio del ceco che collabora coi tedeschi e che poi, pentito, finisce col suicidarsi. Inoltre, gli spettatori stranieri, che non conoscono la storia della rappre‑ saglia, potrebbero rimanere delusi per il fatto che il film si concentra più sulla gente di Lidice che sull’attentato e sulla caccia ai partigiani responsa‑ bili. Forse è anche per questo che dal film lo spettatore non riesce a capire quanto sia stato devastante l’impatto di quella strage per il popolo ceco. Tutto ciò non vuol dire che il film non sia riuscito. Giusto per prendere un punto di riferimento, se facciamo
village. One of the strengths of the film is exactly this, since all of the cast, led by the great Karel Roden give excellent performances, in spite of the fact that they are all given in what is essentially a war film many may feel they have seen before. The film is focussed on the dramatic journey of František Šima played by Roden, who despite disappearing through long parts of the film, forms the thread which holds the film together. The opening scene, which takes places shortly before the German invasion, involves a heated exchange followed by a fight between the protagonist and his son in which Šima accidentally stabs and consequently kills his son. The day inevitably marks a turning point in his life. Although his family maintain their support, he lives the following years in prison touching the depths of desperation, only to ultimately discover after his release in the final months of the war that he has become one of the few inhabitants
of the war to have survived the Lidice massacre. The sight of Roden in the closing scenes, trying to battle his internal conflict and come to terms with the tragic irony of his fate triggered by the unintentional murder committed years before is one of the high points of the film which remains ingrained in your mind after the final reel. As mentioned before, overall the film boasts a range of impressive performances: Zuzana Bydzovská in the role of the forgiving wife of Šima and Ondřej Novák as the second son being two examples. The figure of Václav, played by Marek Adamczyk is another one which stands out. Regarding the depiction of the massacre itself, the scenes pack the necessary emotional punch, particularly in the scene in which the children of the village are separated from their mothers who watch in despair while screaming and scratching at whitewashed windows to catch a final glimpse of them. On the other hand, while the film gels as a
whole, the pacing is uneven with a first third which takes too long to take off. Since the film is the umpteenth cinematic representation of a Second World War reprisal it unsurprising that the main ingredient the film lacks is originality. The direction is efficient but anybody with a vast cinematic knowledge will find war film clichės, among which include the Czech who collaborate with the Germans only to end up killing himself in shame. In addtion to this, foreign viewers who unfamiliar with the story of the reprisal, could find themselves disappointed by the fact that the film concentrates more on the Lidice villagers than on the historical event and the subsequent manhunt for the partisans responsible. It is perhaps for this reason that the viewer will not get a sense of the scale of the episode and just how devastating the impact was nationwide. All the above is not to say that the film misses the mark. To pick an
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un paragone con Katyn di Andrzej Wajda, una pellicola che esplora più o meno lo stesso terreno, possiamo dire che Lidice regge il confronto con il film del grande regista polacco, ma non aggiunge niente di nuovo al ge‑ nere. Per fare un altro paragone, De‑ fiance il film americano del 2008 ci ha proposto un punto di vista com‑ pletamente diverso abbattendo lo stereotipo dell’ebreo impaurito che diventa un martire. Chi invece non aspetta né una lettura diversa del genocidio nazista, né un capolavoro del genere, ma solo un buon film, drammatico in grado di onorare la memoria delle vittime di Lidice, sarà soddisfatto da quest’opera. Forse sarebbe anche ingiusto aspettarsi di più, visto che si tratta del primo film ceco che racconta questa vicenda e anche questo lo rende un film da vedere nonostante i difetti. Il futuro ci dirà se ha le carte in regola per diventare un’opera definitiva sulla tragedia di Lidice. appropriate point of reference, if we try to draw parallels with Andrzej Wajda’s Katyn, a film which explores fairly similar territory, we can say the film withstands the comparisons with the film of the great Pole. That said, it does not really add anything new to the genre either. To make another comparison, Defiance, the 2008 American film while flawed, offered us a completely different perspective by destroying the stereotype of the frightened Jew who end up as a martyr. Those however, who expect neither a fresh interpretation of Nazi genocide nor a genre benchmark, but a decent dramatic film which pays homage to those who died in Lidice, will be satisfied. Perhaps it is even unfair to expect more, since it is the first ever Czech film on the subject and this fact alone makes it a film worth watching despite its flaws. Only time will tell if it has what it takes to become the definitive work on the Lidice tragedy.
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Kisch: la penna infuocata di un reporter “furioso” Kisch: the fiery pen of a “furious” reporter In tutto il mondo, anche in Italia, si assiste alla riscoperta del grande giornalista praghese di Ernesto Massimetti By Ernesto Massimetti
Throughout the world, including in Italy, we are witnessing the rediscovery of the great Prague journalist
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Come si dice: una vita avventurosa. Affascinante, per molti tratti, quella del praghese Egon Erwin Kisch (1885 – 1948). Il giornalista che portava lo stesso nome di Rommel, Erwin, ma si batté per una causa contraria e oppo‑ sta a quella del generale di Hitler. Forse, fra le tante, l’avventura più famosa di una esistenza comunque mirabolante fu lo “sbarco in Australia” del comunista Kisch. Sbarco, si può immaginare, osteggiato dalle auto‑ rità dell’isola-continente, timorose del “pericoloso rosso”. Correva l’anno As they say: an adventurous life. Fascinating, in many ways, is the life of Egon Erwin Kisch Prague (1885 1948). The journalist who bore the same name as Rommel Erwin but who, on the contrary, fought for an opposite cause to that of Hitler’s general. Perhaps the most famous adventure of the extraordinary life, of Kisch the communist, was his amazing “landing in Australia”. As you may imagine, his landing was opposed by the continental island authorities, who were afraid of the “communist danger”. It was the year 1934. After his epic landing - he had dived from the “Strathaird”, the ship on which he was a prisoner in the port of Fremantle and had broken both of his legs. He was then tried and convicted for illegal immigration and released after ten days in jail – he held a series of conferences and meetings and then was hailed as a “proletariat hero” by the Australian workers. To the story
1934. Dopo l’epico approdo - si but‑ tò dallo “Strathaird”, nave in cui era prigioniero nel porto di Fremantle, rompendosi entrambe le gambe, fu processato e condannato per immi‑ grazione clandestina, liberato dopo dieci giorni di carcere - tenne una
serie di conferenze e comizi, osanna‑ to come “eroe del proletariato” dagli operai australiani. Alla storia della sua perigliosa tournèe fra Sidney e Melbourne, il giornalista Egon Erwin Kisch dedicò uno dei suoi tanti libri: Landung in Australien.
of his perilous tours between Sydney and Melbourne, the journalist Egon Erwin Kisch has dedicated one of his many books: Landung in Australien. However, the “furious reporter”, born in 1885, (called “der Rasende reporter,” by his German friends), had always liked pulse-pounding adventures. Ever since his childhood as the young son of a Prague Jewish family, he had chosen to devote himself to reporting crime news, writing about drunkards, petty criminals and prostitutes who lived in the Prague of his time, which was still Habsburgic. The young Kisch soon manifested his journalistic
vocation: first with his debut on small magazines, then his collaboration with “Prager Tagblatt” and other German and Czech language newspapers. On the outbreak of World War I, at age of 30, he fought against the Serbs, but was already considering moving to Vienna. Perhaps Prague, the beloved Golem of Prague and the Jewish quarter, was beginning to seem a little bit narrow. The “furious reporter” sought glory and fame, at any cost. A militant of the Red Guard between Vienna and Berlin, in that communist and internationalist milieu that praised the Soviet Union as
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Eppure, al “reporter furioso” nato nel 1885 (“der rasende reporter”, lo chiamavano gli amici tedeschi), le avventure al cardiopalmo erano sem‑ pre piaciute. Sin da quando, giovane rampollo di una famiglia di ebrei pra‑ ghesi, scelse di dedicarsi alla cronaca nera, di scrivere di ubriachi, piccoli criminali e prostitute che popolavano la Praga di allora, ancora asburgica. Il giovane Kisch non tardò a manife‑ stare la sua vocazione giornalistica: prima il debutto su piccole riviste, poi la collaborazione con il “Prager Tag‑ blatt”, e altri quotidiani in lingua ceca e tedesca. Allo scoppio della prima guerra mondiale, a 30 anni, combatte contro i serbi, ma pensa già di trasfe‑ rirsi a Vienna. Forse Praga, la pur amata Praga del Golem e del quartiere ebraico, inizia a stargli un po’ stretta. Il “ reporter fu‑ rioso” cerca gloria e fama, costi quel che costi. Militante della Guardia Rossa, fra Vienna e Berlino, in quel milieu comunista e internazionalista che celebra l’Unione Sovietica come
“faro dell’umanità”. Giornalista e anche conferenziere, è nella Berlino di Weimar che Kisch consacra infine il ruolo di cronista famoso. Senza mai tagliare, però, i rapporti con la sua città natale: è corrispondente del praghese “Lidove Noviny”, scrive articoli sulla politica ceca, e insieme gira il mondo. A quel periodo risale una sua miriade di reportage e libri su Francia, Cina, Russia, Stati Uniti e Balcani. Ormai entrato nel mito, è una specie di John Reed boemo, è sempre nei luoghi dove frigge la storia: eccolo, nel 1936, al seguito delle Brigate Internazionali nella guerra civile spa‑ gnola. Punto di riferimento della propagan‑ da filosovietica e operaista. Tanto che, quando il Parlamento di Berlino è vit‑ tima di un incendio doloso, e i nazisti ne accusano i comunisti, Kisch è fra i “compagni” arrestati dalle autorità tedesche. Sarà liberato solo grazie all’intervento del governo cecoslo‑ vacco. Estradato dalla Germania, vie‑
ne persino eletto una prima volta al consiglio comunale di Praga. Troppo rischioso tornare in patria: Egon ac‑ cetta la vita dolorosa ma stimolante degli intellettuali espatriati. Certo, ci sarebbe la nostalgia, il Golem, le camminate lungo la Vltava, l’eredità letteraria di Rainer Maria Rilke e Franz
Kafka, il panorama da Hradčany, ma le minacce naziste verso la piccola Cecoslovacchia ormai non fanno pre‑ sagire nulla di buono. Allora, come se nulla fosse, il “repor‑ ter furioso” e la moglie Gisela pensano a un porto sicuro: perché no, proprio agli Stati Uniti, talvolta vituperati nei
a “beacon of humanity”. A journalist and lecturer, in fact, it was in Weimar’s Berlin that Kisch eventually became a popular crime reporter, but never cutting off relations with his town of birth: he was the correspondent of “Lidové Noviny” from Prague, writing articles on Czech politics and together they travelled around the world. It was, in fact, in that period that he did a lot of reportage and wrote books on France, China, Russia, United States and the Balkans. Having become a myth, he is a sort of Bohemian John Reed. He is always to be found in places where history is in the making: there he is in 1936, for example, following the International Brigades in the Spanish Civil War. He was a point of reference for proSoviet and labourism propaganda, so much so that, when the Berlin Parliament was hit by an arson attack and the Nazis accused the Communists, Kisch is among his “comrades”, who
had been arrested by the German authorities. He will later released thanks to the intervention of the Czechoslovakian government. After being extradited from Germany, he was even first time elected to the city council of Prague. It was too risky to return home: Egon accepted the painful but exciting life of expatriate intellectuals.
Undoubtedly, there would be a certain amount of nostalgia, the Golem, the walks along the Vltava, the literary heritage of Rainer Maria Rilke and Franz Kafka, the view from Hradčany, but the Nazi threats to towards the small Czechoslovakia did not presage anything good. Then, as if nothing had happened,
the “furious reporter “and his wife Gisela start thinking about a safe haven: why not in the United States, at times vituperated in his books. But his reputation as an “international communist” must have been unknown even across the Atlantic. On his arrival in New York, he was confined to Ellis Island for nine months - the island
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suoi libri. Ma la sua immagine di “co‑ munista internazionale “ non poteva non essere nota anche oltre Atlantico. Arrivato a New York, è confinato dal‑ le autorità americane ad Ellis Island, l’isola degli emigranti, per nove mesi. Poi, gli concedono magnanimi un vi‑ sto per il Messico. In quegli anni che preparano la Se‑ conda guerra mondiale, però, Città del Messico è diventata il rifugio de‑ gli intellettuali antifascisti di mezzo mondo. È un esilio, ma può essere un esilio proficuo ed operoso. E Kisch lavora talmente bene che, insieme ad alcuni amici, fonda una casa editrice, “El libro libre”. Qui, fra le altre cose, ri‑ pubblica gli articoli del suo volume di debutto: “Alla fiera del sensazionale”, una decina di quadretti della Praga fin de siecle. Proprio il lavoro che lo aveva avvicinato alla professione giornalistica. A rileggerli oggi, questi racconti d’ambiente - oggi che Kisch è ogget‑
to di una riscoperta attenta sia negli Usa che nei paesi europei - si è colpiti dalla freschezza del suo “occhio pren‑ sile”, dalla semplicità e insieme gra‑ devolezza della prosa. Anche, (poteva mancare?) dall’umorismo di pura marca ebraica. La vita, però, riservava al focoso Egon un’ultima sorpresa. Dopo il lungo esi‑ lio messicano, rientra finalmente a Praga nel 1946, a guerra finita. E’ un eroe cosmopolita, viene persino no‑ minato una seconda volta consigliere comunale, pensa e aspira a nuovi in‑ carichi prestigiosi nel nuovo governo di Edvard Benes. Due anni intensi, insomma, nella nuova Cecoslovacchia socialista. Fino alla misteriosa morte, avvenuta nel 1948. Il “mito Kisch” è invitato a un ri‑ cevimento all’ambasciata russa. Brin‑ disi e auguri all’eroe del proletariato: il simbolo vivente del più puro intel‑ lettuale comunista. Rientrato a casa, però, Egon accusa improvvisi malori,
e muore nella notte. Un intellettua‑ le diventato forse troppo famoso e dunque troppo scomodo per i nuovi padroni? La fama del reporter furioso e fumoso (sempre stato un accanito fumatore) non si consuma però con la sua mor‑ te. Anzi: la Repubblica Democratica tedesca decide di pubblicarne l’opera omnia, Kisch è studiato ed esaltato come eroe della propaganda sociali‑ sta in tutti i paesi del blocco sovietico. Nel contempo, i suoi libri compaiono anche in alcune mirate collane di editori occidentali. La Germania riu‑ nificata gli dedica ancora oggi il più prestigioso dei suoi premi giornalisti‑ ci. Adesso, ed era tempo, la riscoperta arriva anche in Italia: si stanno per ripubblicare i migliori casi criminali descritti da Kisch nella Praga di fine secolo. Un segno che forse, alla fine, il Kisch prodigioso giornalista, viaggia‑ tore e narratore ha avuto la meglio sul propagandista politico?
of the immigrants – by the American authorities. Then, he is afforded the magnanimous grant of a visa to Mexico. However, in those years preceding the Second World War, Mexico City
had become the refuge of anti-fascist intellectuals from across the world. It was an exile, but proved to the fruitful and active. And Kisch works so well that, together with some friends, he was able to found a publishing house, “El libre book.” Here, among other things, he re-published the articles of his debut book “At the fair of the sensational”, a dozen small pictures of Prague at the end of the century. Just the type of work that had introduced him to the journalistic profession. Reading these environment tales today - now that Kisch is the subject of a close re-discovery in both the U.S. and in European countries - one is struck by the freshness of his “prehensile eye”, by the simplicity and pleasant prose. And also (could it have been be left out) the humour of a decidedly Jewish nature. However, life had reserved a final surprise for the fiery Egon. After his long exile in Mexico, he came back to Prague in 1946, after the war. He was considered a cosmopolitan hero and was even nominated town councilor for the second time. He considers and is determined to reach new positions in the prestigious new government of Edvard Benes. In short, they were two intense years, in the new socialist Czechoslovakia,
until his mysterious death in 1948. The “mythical Kisch” is invited to a reception at the Russian Embassy. Toasts and good wishes to the proletariat hero: the living symbol of the purest intellectual communist. But when he gets back home, Egon suddenly becomes ill and dies during the night. Was he an intellectual who had become too popular and therefore too inconvenient for the new masters? But the reputation of the furious and smoky reporter (he had always been a heavy smoker), is not wasted by his death. On the contrary: the German Democratic Republic decides to publish his complete works and Kisch is studied and praised as a hero of Socialist propaganda in all the countries of the Soviet bloc. At the same time, his books also appear in some specific collections of Western publishers. Reunited Germany once more, dedicates the most prestigious journalist award to his name. And now, finally, he has also been rediscovered in Italy: they are going to republish the best criminal cases described by Kisch in Prague at the end of the century. Is it a sign, perhaps, that Kisch, the prodigious journalist, traveler and writer has finally had the better over the political propagandist?
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