Settembre – Ottobre / September – October 2013
Rebus a Praga dopo il voto Rebus in Prague following votes
Dubček, una memoria indigesta Dubček, a rather stodgy memory
I nuovi tesori italiani di Strahov The new Italian treasures of Strahov
Engineering Gas industriali e medicinali
Servizi
Healthcare
Saldatura e beni industriali
Il Gruppo SIAD Il Gruppo SIAD è uno dei principali operatori nel settore dei gas industriali e medicinali. Fondato a Bergamo nel 1927, vanta una solida tradizione ed esperienza e, nel tempo, ha saputo diversicarsi geogracamente e settorialmente. SIAD è presente con unità produttive e commerciali in Italia, su tutto il territorio, e nel Centro-Est Europa in dodici diversi Paesi, tra cui la Repubblica Ceca. L’attività del Gruppo SIAD è, inoltre, notevolmente variegata, estendendosi a settori in sinergia con quello dei gas: engineering, saldatura e beni industriali, healthcare e servizi. Per maggiori informazioni sul Gruppo SIAD: www.siad.com/gruppo_siad.asp
SIAD S.p.A. Gas, tecnologie e servizi per l’industria.
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sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
zpolitica politics
pag. 8
Zeman e la strana amicizia con l’Ue Zeman and his strange EU friendship attualità / curent affairs
pag. 12
Rebus governo a Praga dopo il voto Rebus in government in Prague following elections
pag. 16
Babiš, il Berlusconi alla ceca Babiš, the Czech style Berlusconi
pag. 20
Dubček, una memoria indigesta Dubček, a rather stodgy memory
pag. 24
Appuntamenti futuri Future Events
pag. 26
Il mese de La Pagina
pag. 27 Calendario Fiscale Tax Deadlines
economia e mercato / markets and data
pag. 28 Macroeconomica Economics
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Ottaviano Maria Razetto, Yveta Kasalická, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Filippo Falcinelli, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Jan Kolb, Soňa Jarošová
Settembre – Ottobre / September – October 2013
Progetto RC Suggests
pag. 34
Amministrazione società, cosa cambia nel 2014 Company administration, the new rules for 2014 cultura / culture
pag. 36
L’Università Carlo e la bocciatura di Umberto Eco Charles University and Umberto Eco’s rejection
pag. 40
Hořící keř, ritratto di un popolo Hořící keř, portrait of a nation
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
pag. 44
Smíchov, incontro di armonici contrasti Smíchov, encounter of harmonious contrasts
pag. 48
I nuovi tesori italiani di Strahov The new Italian treasures of Strahov
pag. 52
Anniversari cechi Czech Anniversaries
summary
pag. 30
pag. 54 Novità editoriali New Publications
pag. 56
Il tempio del vinile in Repubblica Ceca The Vinyl Temple in Czech Republic
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2013 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 31.10. 2013 Foto di copertina / Cover Photograph Punto di domanda su politica ceca Question mark over Czech politics
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editoriale
Cari lettori,
qualora ce ne fosse bisogno, anche l’ultima campagna elettorale ha reso evidente quanto sia poco sentito in Repubblica Ceca il tema della Ue, trascurato da tutti i partiti e poco considerato dai cittadini. Sin da ora è chiaro che le politiche europee non costituiranno la questione principale in vista dei negoziati per il prossimo governo. Anche in questo contesto va forse letto l’atteggiamento del pre‑ sidente Miloš Zeman, presentatosi come grande europeista fin dall’in‑ sediamento, ma che poi si è adattato al clima, non perdendo occasione in diverse circostanze di criticare la Ue. Proprio questo è l’argomento al quale dedichiamo il nostro artico‑ lo di apertura. Dopo gli entusiasmi suscitati dalla decisione di issare sul Castello il vessillo con le dodici stelle dorate su campo blu, a Bruxelles ini‑ ziano a emergere i primi dubbi sull’ “alleato” Zeman. A proposito delle scorse elezioni del 25 e 26 ottobre, non sembra essersi diradata la confusione politica che ha provocato questa chiamata anticipata alle urne. Gli interrogativi in realtà
Dear Readers,
If further proof were needed, the last election campaign made it clear how little the issue of the EU is heard in the Czech Republic, being neglected by all parties and considered little by the citizens. It is already clear that European policies do not constitute the main issue in the negotiations for the next government. In this context, one should perhaps read the attitude of the President Miloš Zeman, appearing to be a fan of Europeanism since his assignment, but then adapting to the climate, by not missing the chance in various situations to criticize the EU. This is precisely the topic to which we devote our opening article. After the enthusiasm aroused by his decision to hoist the banner with the twelve
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Foto: Alessia Santirocco
sono ancora tanti e noi li riassumiamo – già in copertina – con un unico pun‑ to di domanda, parafrasando l’ultima opera presentata a Praga dall’artista ceco David Černý. Fra le poche cose emerse con chiarez‑ za – oltre alla crisi dei partiti tradi‑ zionali e all’exploit del voto di prote‑ sta – anche la comparsa di un nuovo protagonista sulla scena politica, il miliardario Andrej Babiš, subito ribattezzato Babišconi, per qualche indubbia analogia con il precurso‑ re italiano. È invece sul fronte dell’economia che la Repubblica Ceca manifesta finalmen‑
te qualche concreto segnale di ripresa, come evidenziano alcuni dei dati che pubblichiamo sul consueto contributo dedicato alla macroeconomia. Oltre alle rubriche sulle novità fiscali e di approfondimento legislativo, non manchiamo di segnalarvi tutti gli in‑ teressanti argomenti – dalla memo‑ ria calpestata di Alexander Dubček, che il presidente Zeman ha di recente definito un traditore della patria, alla singolare “bocciatura di Umberto Eco” da parte della Università Carlo di Pra‑ ga – che scoprirete sfogliando questo numero della rivista. Buona lettura
golden stars on a blue background, over the Castle, in Brussels the first doubts have begun to emerge over their ’”ally” Zeman. Regarding the past elections of the 25th and 26th of October, the political confusion that caused the early elections, does not seem to have died down. The questions are in fact still many, and we summarize them, already on the cover, with a single question mark, sum up the latest work presented in Prague, of the Czech artist David Černý. Among the few things which have emerged in a clear way, besides the crisis of the traditional parties and the exploits of the protest vote, there is also the emergence of a new protagonist on the political scene, the billionaire Andrej Babiš, immediately renamed
Babišconi, for some undeniable similarities with his Italian precursor. It is on the economic front on the other hand, where the Czech Republic is finally manifesting some concrete signs of recovery, as evidenced by some of the data that we publish in our usual contribution devoted to macroeconomics. In addition to the columns on in- depth legislative and tax- related news, we are obliged to highlight all the interesting topics, ranging from the crushed memory of Alexander Dubček, who President Zeman recently described as a traitor to the nation,to the unique ”rejection of Umberto Eco” by the Charles University in Prague, which you will discover browsing this issue of the magazine. Enjoy the read
progetto repubblica ceca
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Zeman e la strana amicizia con l’Ue Si è proclamato europeista fin dall’insediamento, ma ha anche criticato Bruxelles in diverse occasioni di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
He proclaimed himself pro-European ever since he took office, but has also criticized Brussels on several occasions
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Ha fatto issare la bandiera dell’Unio‑ ne europea sul Castello di Praga, ha invitato alla cerimonia del suo inse‑ diamento al Hradčany il presidente della Commissione Ue Manuel José Barroso e con lui ha firmato il Mecca‑ nismo economico di stabilità, meglio noto come Fondo Salva-Stati. Tutte cose che il suo predecessore, l’euro‑ scettico per eccellenza, Václav Klaus, si era rifiutato per anni di fare. Miloš Zeman si è presentato come un filo‑ europeista doc, un amico di Bruxelles su cui contare, pronto a fare sue le battaglie europee, anche quelle più invise all’ex inquilino del Castello da cui ha preso le distanze ogni volta che ha potuto. Gesti e parole a parte, He ordered the flag of the European Union to be hoisted on the Prague Castle, and invited, to his inauguration ceremony at Hradčany, the President of the EU Commission, José Manuel Barroso, and together, they signed the economic stability, better known as EFSF. Measures that his predecessor – the Euro-sceptic par excellence – Václav Klaus had refused to do for many years. Miloš Zeman has shown to be an authentic pro-European and a reliable friend of Brussels, one you can count on take on and support European issues – even those that the former tenant of the Castle loathed, and from which he distanced himself whenever he could. Leaving aside his “gestures and words”, however, the new president of the Czech Republic is gradually throwing off the mask and the Europeanism of the past – perhaps more apparent than based on a solid conviction – and now seems to have given way to a sort of opportunism, peppered with authoritarian ways. His judgements on
però, il nuovo presidente della Repub‑ blica Ceca sta a poco a poco gettando la maschera e quell’europeismo della prim’ora, forse più di facciata che di solida convinzione, sembra lasciare il posto a un opportunismo condito in salsa autoritaria. I giudizi sui colleghi che siedono sugli scranni europei, espressi dalle pagine del Financial Times, non lasciano spazio a dubbi su
cosa Zeman pensi: a Bruxelles ci sono tante “persone” ma non abbastanza “personalità”, ha detto il capo dello Stato ceco. “In Ue oggi ci sono troppi funziona‑ ri di partito, ma pochi leader. Tante persone, ma poche personalità. E io sono uno che ammira le personalità”, ha spiegato durante l’intervista in un misto di disprezzo ed elogio.
Cerimonia di innalzamento della bandiera Ue/The Eu flag raising ceremony
colleagues, who sit back on their European chairs – reported in an article on the Financial Times – leaves no room for doubt on what Zeman thinks: in Brussels there are many “people” but not enough “personalities”, the Czech head of the state declared. “In the EU today there are too many party officials, but few leaders. A lot of people, but few personalities. And I am the sort of person who respects personalities”, he explained during
progetto repubblica ceca
the interview with a mix of scorn and praise. There are some, however, who see this type of declaration as a sort of compliment to those who are seriously involved in European politics, but also as tough and harsh criticism towards those who idle and do very little to make the EU grow. The truth, perhaps, lies somewhere in-between and in Zeman’s well-known inclination to joke heavily and to run with the hare and hunt with
politica politics
Zeman and his strange EU friendship C’è, infatti, chi, in dichiarazioni di questo tipo, potrà vedere un com‑ plimento per coloro che veramente fanno politica in Europa e invece una dura e aspra critica per coloro che poco fanno per far crescere l’Ue riscaldando la sedia. La verità proba‑ bilmente sta nel mezzo e nell’ormai nota abitudine di Zeman di scherzare pesantemente e di dare un colpo alla
botte e uno al cerchio. E così da una parte si è discostato in maniera netta da Klaus e anche dal conservatore bri‑ tannico David Cameron che ha parlato di collaborazione tra Londra e Bruxel‑ les: “Questa è la differenza tra me e Klaus e tra me e Cameron. Noi non cooperiamo con l’Ue, noi siamo l’Ue”. Dall’altra il capo di Stato ceco ha riba‑ dito che Praga non dovrebbe firmare
Miloš Zeman e José Manuel Barroso/ Miloš Zeman and José Manuel Barroso
the hounds. Thus, on the one hand, he has clearly moved away from Klaus and from the British Conservative, David Cameron who spoke of collaboration between London and Brussels: “This is the difference between me and Klaus and between me and Cameron. We do not cooperate with the EU, we are the EU”. On the other hand, the Czech head of state has reiterated that Prague should not sign the “Fiscal compact”, which in fact does not carry the signa-
tures of Great Britain and the Czech Republic. Furthermore, Zeman has made it quite clear that he does not agree with the new EU directive on tobacco, which puts thousands of jobs at risk, as well as the rules on energy-efficient light bulbs: “Even I have a high energy-efficient light bulb in my cottage, but it is like being in a graveyard”, he complained. Zeman had already shown this twofacet style on previous occasions, as well as during his visit to Germany,
il “Fiscal compact”, su cui mancano appunto le firme di Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Inoltre Zeman ha fatto capire senza mezzi termini che non è d’accordo con la nuova diretti‑ va Ue sul tabacco, che mette a rischio migliaia di posti di lavoro, e sulle nor‑ me sull’efficienza delle lampadine: “Anche io ne ho una ad alta efficienza nel mio cottage e sembra di essere in un cimitero”, si è lamentato. E questa doppia faccia Zeman l’aveva mostrata già in precedenza, in occa‑ sione della visita in Germania quando aveva criticato l’Ue per “l’approccio morbido” al terrorismo e lo aveva paragonato all’atteggiamento acco‑ modante delle potenze occidentali
alle dittature nazi-fasciste degli anni Trenta, puntando nello stesso tempo a una politica comune di difesa Ue, con un esercito europeo e polizie na‑ zionali. Come al solito: un colpo alla botte e uno al cerchio. Zeman, invece, non ha usato giochi di parole o battute per schierarsi contro la direttiva Ue sul tabacco. Nel cor‑ so della prima visita a Bruxelles da presidente, ben sei mesi dopo il suo insediamento, ha sottolineato che nel Parlamento europeo dovrebbe prevalere il buon senso: salvare posti di lavoro e, ma questo non lo ha detto, l’investimento di Philip Morris in Re‑ pubblica Ceca. La multinazionale del tabacco dispone infatti di un grande
when he criticized the EU for its “soft approach” towards terrorism and compared it to the accommodating attitude of Western powers during the Nazi-fascist dictatorships of the thirties, indicating at the same time a common EU defence policy, with a European army and national police forces. As usual: running with the hare and hunting with the hounds. However, Zeman did not use any puns or jokes in his stand against the EU directive on tobacco. During his first visit to Brussels as president, six months after his inauguration, he pointed out that common sense should prevail in the European Parliament: to save jobs and – but he did not mention this – the investment in the Czech Republic by Philip Morris. The multinational tobacco company has, in fact, a large plant in Kutná Hora in central Bohemia. An almost lobbyist type of operation, disguised as a trade union President. “I firmly believe that common sense should prevail, and we should
protect the interests of approximately 1,500 employees at the Philip Morris factory in the Czech Republic, as well as that of almost 10,000 workers who depend on the prosperity of the company”, declared Zeman – an inveterate smoker himself – who went on to say that he had discussed the issue with the President of the European Parliament, Martin Schulz, and added that it was his intention to express the same concept to the other EU leaders. Thus, after the initial enthusiasm for turning a new leaf, following the Klaus era, the first signs of doubt are beginning to take place in Brussels on the Zeman “ally”. The main concern is the president’s authoritarianism and his interference in the country’s politics. In European circles, though, they stress that: the old fox has not overstepped the mark yet and knows well how to manoeuvre. “The president can only express his own personal opinion – Zeman stated regrettably – but I always say things openly, because the Head of
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politica politics
Miloš Zeman con Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo/ Miloš Zeman and Herman Van Rompuy, President of the European Council
Il presidente ceco ha detto: in Europa “troppi funzionari e pochi leader”. Ma anche: “Noi non collaboriamo con l’Ue, noi siamo l’Ue” The president has declared: in Europe, “there are too many officials and few leaders”. But also: “We do not cooperate with the EU, we are the EU”
stabilimento a Kutná Hora, in Boe‑ mia centrale. Un’operazione quasi da lobbista, ma‑ scherato da presidente-sindacalista. “Credo fermamente che dovrebbe prevalere il buon senso, insieme agli interessi dei circa 1.500 dipen‑ denti della fabbrica Philip Morris in Repubblica Ceca e dei circa 10.000 lavoratori che dipendono dalla pro‑ sperità della stessa azienda”, ha detto Zeman, lui stesso accanito fumatore, aggiungendo di averne discusso con il presidente del Parla‑
mento europeo Martin Schulz e di voler esprimere lo stesso concetto anche agli altri leader Ue. A Bruxelles, quindi, dopo i primi entu‑ siasmi per aver drasticamente voltato pagina dopo l’era Klaus, iniziano a profilarsi i primi dubbi sull’ “alleato” Zeman. A preoccupare sono prima di tutto l’autoritarismo del presidente e la sua ingerenza nella politica del Paese: la vecchia volpe, però, non ha ancora passato il segno e sa come de‑ streggiarsi, si sottolinea in ambiente europeo. “Il presidente può esprimere
State also has the right to appoint the prime minister – he explained while referring to the government crisis, during
which he asserted his influence. – Must the President not be a politician? So, what is his real purpose?”. As regards the
Miloš Zeman e Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo/ Miloš Zeman and Martin Schulz, President of the European Parliament
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soltanto la sua opinione personale – si è rammaricato Zeman – ma io dico le cose apertamente, perché il capo dello Stato ha anche il diritto di nominare il primo ministro – ha spiegato a pro‑ posito della crisi di governo in cui ha fatto sentire il suo peso. – Il presiden‑ te non deve essere un politico? Allora a cosa serve?”. E sulle possibili viola‑ zioni alla Costituzione o le ingerenze troppo nette Zeman ha commentato: “Mi accusano di essere un dittatore perché ho indetto elezioni anticipate nominando un governo ad interim. Se lo immagina un dittatore che indice elezioni libere nel suo Paese?” E a chi lo paragona all’ungherese Or‑ bán, spesso tacciato di voler attentare alla Costituzione con le sue posizioni estremiste, risponde difendendo il primo ministro magiaro che si è confrontato con elezioni libere e forti partiti d’opposizione, due ingredien‑ ti essenziali della democrazia. Una difesa che non sorprende, visto che nel corso di una recente intervista al Financial Times Zeman ha più volte citato Winston Churchill e Charles de Gaulle definendoli degli eroi che han‑ no contribuito ad unire i loro Paesi. possible violations to the Constitution or his too outright interferences, Zeman commented: “They accuse me of being a dictator, because I called early elections and appointed an interim government. Can you imagine a dictator calling free elections in his own country?” And to those who compare him to the Hungarian Orbán, often accused of plotting against the Constitution because of his extreme positions, he replies by defending the Magyar prime minister, who dealt with free elections and strong opposition parties, two essential ingredients of democracy. A defence, which is not surprising, given that during a recent interview with the Financial Times, Zeman quoted several times Winston Churchill and Charles de Gaulle, calling them heroes, who helped to unite their countries.
Rebus governo a Praga dopo il voto Mille interrogativi dopo il responso delle urne. Notevole ridimensionamento dei partiti tradizionali ed exploit del voto di protesta e di impronta populista. Il tycoon Andrej Babiš nuovo protagonista della politica ceca di Giovanni Usai by Giovanni Usai
Thousands of questions remain following the response from the ballot boxes, with a notable reshaping of the traditional parties and exploits of the protest and populist votes. The tycoon Andrej Babiš is a new protagonist of Czech politics
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Le elezioni anticipate di rinnovo dalla Camera dei deputati, svoltesi il 25 e il 26 ottobre, come era prevedibile, hanno lasciato più dubbi che certezze su quale potrà essere il futuro gover‑ no di Praga e soprattutto su quale programma potrà realizzare. Fra tante incognite, una cosa però è chiara: per la formazione del prossi‑ mo esecutivo, non si potrà prescin‑ dere dal miliardario Andrej Babiš, il quale, alla guida del suo movimento Ano 2011 (la parola in ceco significa Sì, e in questo caso risulta l’acronimo di Akce nespokojených občanů, Inizia‑ tiva dei cittadini scontenti), è riuscito a conquistare il 19% dei voti e 47 de‑ putati, su 200 complessivi. Il “Berlusconi della Repubblica Ceca”, o più sinteticamente “Babišconi”, come qualcuno comincia a chiamarlo,
The early elections for the Chamber of deputies, which took place on the 25th and 26th of October, quite predictably left more doubts than guarantees as to what Prague’s future government will be, and especially regarding which program they will follow. Among the various unknown factors, one thing however remains clear: for the formation of the next executive branch, we won’t be able to overlook the billionaire Andrej Babiš, who whilst leading his Ano 2011 movement (the name of which means Yes in Czech, and in this case the acronym of Akce nespokojených občanů,Action of Dissatisfied Citizens), managed to gain 19% of the votes and 47 deputies, out of a total of 200. The “Berlusconi” of the Czech Republic,” or rather “Babišconi,” as some have begun to call him, 59 years of age and of Slovak origin, is one of Central Europe’s richest men, and now leads an agroindustrial and chemical em-
59 anni, slovacco di origine, uno degli uomini più ricchi dell’Europa centrale, è a capo di un impero agroalimenta‑ re e chimico, composto 200 aziende, valutato quasi 100 miliardi di corone (circa quattro milioni di euro) e con quasi trentamila dipendenti. Babiš promette di riformare lo Stato appli‑ cando - ha detto - gli stessi principi coi quali gestisce le sue aziende, di far valere i principi di solidarietà sociale, di migliorare le pensioni degli anziani
e allo stesso tempo di non aumen‑ tare le tasse, ma solo di migliorare il sistema di riscossione. Sul fronte della occupazione, la ricetta di Babiš è ancora più diretta: “fidatevi di me che posti di lavoro ne ho creato così tanti”. Promesse che hanno convinto tanti elettori, tanto che, durante lo spoglio dei voti, è sembrato persino che Ano 2011 potesse insidiare ai Socialde‑ mocratici della Čssd la posizione di primo partito.
pire, consisting of 200 companies and valued at almost 100 billion crowns (around 4 million euros) and almost three million employees. Babiš promises to reform the state by applying, as he states, the same principles with which he manages his companies, and making his principles of social unity count, improving the pensions of the elderly while at the same time not increasing taxes, but just improving the system of collecting money due. Regarding employment, Babiš iis even more direct when explaining his remedy: “trust in me, since I have already created so many new jobs.” They are
indeed promises which have convinced many voters, to the extent that during the counting of the votes at some point it even seemed they could threaten the ČSSD Social-democrats’ first position among the parties. The most disappointed party with the results are actually the Social Democrats, who were incapable of reaching more than a measly 20.5% of the votes, a result which was well away from the 30% they were aiming for, and it means a goodbye to the planned ČSSD one-party government, with external support from the non-reformed communists of the KSČM.
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politica politics
Rebus in government in Prague following elections I grandi delusi di queste elezioni sono proprio i Socialdemocratici, incapaci di andare oltre uno striminzito 20,5% dei voti (pari a 50 deputati), un risul‑ tato ben lontano dal 30% al quale puntavano e che significa l’addio al progettato governo monocolore Čssd, con il sostegno esterno dei Comunisti non riformati del Ksčm. Questi ultimi - apertamente nostal‑ gici del regime pre ’89 - sono peral‑ tro riusciti a rafforzare il tradizionale
This latter party on the other hand, openly nostalgic about the pre-1989 regime, managed to reinforce their traditional strong core, by gaining 15% of votes and 33 deputies (seven more than in 2010). The acceptance of the communists was particularly apparent in the areas most affected by unemployment and social unease, especially in the coal crisis areas and the steel industry of northern
zoccolo duro, raggiungendo il 15% dei voti e 33 deputati (sette in più del 2010). Il consenso ai Comunisti è giunto soprattutto nelle zone del Paese più afflitte dalla disoccupazione e dal malessere sociale, come in primo luogo i distretti in crisi del carbone e della siderurgia della Moravia del nord, dove il tasso dei senza lavoro sfiora il 15%. La distribuzione geografica del voto ha indicato ancora una volta il divario che intercorre in Repubblica Ceca fra la capitale Praga e il resto del paese. La Capitale costituisce quasi uno stato nello stato, una isola di benessere, con disoccupazione molto lieve (poco più del 4%, mentre la media nazionale è vicina all’8%), stipendi medi di quasi 33 mila corone al mese (circa 1300
euro, rispetto una media nazionale che non raggiunge le 25 mila corone) e un tenore di vita complessivo ben al di sopra della media Ue. Nella zona di Praga, dove risiede poco più di un milione dei dieci milioni di abitanti della Repubblica Ceca, si calcola che il Pil pro capite medio sia superiore del 70% alla media Ue (fonte Euro‑ stat). A livello nazionale ceco non si raggiunge invece l’80% della media Ue. Un divario che, andando a spul‑ ciare le statistiche, si riflette persino sulle speranze di vita degli abitanti, che nella capitale sfiorano gli 80 anni, quasi cinque in più rispetto alle regio‑ ni più povere e alle prese con proble‑ mi ambientali. Non è un caso che a Praga il primo partito sia stato quello conservatore dei Top 09, lo schieramento guidato
dal principe Karel Schwarzenberg, che nella capitale ha raccolto il 23% dei voti, rispetto a un ben più magro 12% in campo nazionale. L’anziano e carismatico aristocratico - presenta‑ tosi nei manifesti elettorali nelle vesti di agente 007 in smoking, intento a fronteggiare il rischio della avanzata comunista - è stato evidentemente molto convincente nella ricca e occi‑ dentale Praga, molto meno a Ostrava e dintorni, in Moravia del nord, dove migliaia di minatori e operai rischia‑ no di perdere il lavoro e dove pesano i tagli al welfare voluti dal precedente governo di centrodestra. In piena debacle i Democratici civici dell’Ods, forza storica della destra ceca, i quali sono riusciti ad eleggere appena 16 deputati (37 in meno della precedente legislatura), travolti dagli
Moravia, where the unemployment figures are almost reaching 15%. The geographical distribution of the votes once again shows the discrepancy that exists in the Czech Republic, between the capital and the rest of the country. Prague almosts consists of a state within a state, an island of wellbeing, with much less unemployment (a little more than 4%, whereas the national average is close to 8%), average salaries of almost 33,000 crowns a month (around 1300 euros, compared to a national average which does not even reach 25,000 crowns) and an overall standard of living which is considerably higher than the EU average. In the area of Prague, where a little more than a million of the ten million inhabitants of the Czech republic reside, it is calculated that the GDP per capita is 70% higher than the EU average (according to Eurostat). At a Czech national level, it only reaches 80% of the EU average. A discrepancy, which
when scrutinising the statistics, you even reflect on the life expectancy of inhabitants which in the capital reaches almost 80 years, nearly five more than in the poorer regions, which have to deal with environmental problems. It is no coincidence that in Prague, the top party is the conservative Top 09, the alliance guided by the prince Karel Scwarzenberg, who gained 23% of the votes in the capital, compared to a meagre 12% nationally. The old, charismatic aristocrat, who was seen dressed in a tuxedo as agent 007 in manifestos, dedicated to facing the risk of modern communism, was clearly very convincing in the rich,western Prague, though a lot less so in Ostrava and its surroundings, in north Moravia, where thousands of miners and workers risked losing their job and where the cuts on welfare benefits wanted by the previous centre-right government played a strong role. A huge debacle however, faces the Civic Democratic Party, the historical pow-
erhouse of the Czech right, who managed to elect just 16 deputies (37 less than the previous legislature), having been devastated by scandals and the rigid politics of austerity backed by the government in recent years. Two other parties managed to exceed the 5% barrier. The Usvit (Dawn), another clearly populist political party, led by Tomio Okamura, a Czech of Japanese origin, and enlivened by a rhetoric based on pleas to direct democracy, to the wide use of the referendum and the fight against corruption. Finally, also the Christian and Democratic Union, the KDU-ČSL, who return to the chamber after having skipped a legislature. Given the figures displayed and the mosaic/stew consisting of seven parties now represented in the chamber, the most feasible solution for the government from the beginning, has seemed to be a centre-left majority of three parties. It should be the Socialdemocrats, the Ano 2011 of Babiš, and
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ODVÁŽNĚ KE ZMĚNĚ! ODV Prosazujeme zákon o obecném referendu. Prosazujeme přímou volbu a odvolatelnost politiků. Prosaz Prosazujeme jasnou osobní, hmotnou a trestní Pr odpovědnost politiků, soudců a exekutivy. Konec zvyšování daní!
Tomio Okamura
Předseda Hnutí Úsvit přímé demokracie
www.hnutiusvit.cz
Visti i numeri in campo e lo spezzatino di sette partiti rappresentati alla Camera, la soluzione più praticabile per il governo sembra essere una maggioranza a tre di centrosinistra, formata da Socialdemocratici, Cristiano democratici e Ano 2011. Ma la palla è nelle mani del presidente Zeman Given the figures displayed and the seven party stew represented in the Chamber, the most feasible solution for the government seems to be a three party Centre-left majority, formed by the Social Democrats, the Christian Democrats and the Ano party. The next move however, lies in President Zeman’s hands
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scandali e dalla rigida politica di au‑ sterity sostenuta negli ultimi anni di governo. Altri due partiti sono riusciti a supe‑ rare lo sbarramento del 5%. L’Úsvit (Aurora) altra forza marcatamente populista, guidata da Tomio Okamu‑ ra, un ceco di origine giapponese, animato da una retorica a base di ap‑ pelli alla democrazia diretta, all’uso massiccio del referendum e alla lotta contro la corruzione. Infine i Cristiano democratici del Kdu-Čsl, che tornano alla Camera dopo avere saltato una legislatura. Visti i numeri in campo e il mosaico/ spezzatino di sette partiti ora rappre‑ sentati alla Camera, la soluzione più praticabile per il governo è sembrata sin da subito una maggioranza a tre di centrosinistra. A formarla dovrebbero essere i Socialdemocratici, l’Ano 2011 di Babiš e i Cristiano democratici del Kdu-Čsl. Si tratterebbe comunque di una coali‑ zione dall’agenda ancora indefinita e con un grande punto interrogativo su chi potrà esserne il premier.
Per quanto riguarda il programma lo scoglio maggiore è sul fronte fisca‑ le, visto che Babiš ha promesso di non aumentare le imposte, mentre i Socialdemocratici vogliono fare il contrario sia nel caso dei cittadini più abbienti che delle società commer‑ ciali (in primo luogo le aziende del settore energetico, finanziario e delle telecomunicazioni). Delicato anche il tema delle resti‑ tuzioni alle chiese dei beni nazio‑ nalizzati durante il regime pre ’89. I Socialdemocratici chiedono infatti una revisione della legge appena ap‑ provata e una diminuzione dei risar‑ cimenti finanziari programmati, che considerano troppo generosi a favore delle chiese. Freddo nei confronti di questa legge è anche il movimento di Babiš, che sembra già orientato a schierarsi a favore di un riesame della normativa. Di parere opposto i Cristiano demo‑ cratici, vicini ovviamente alla Chiesa cattolica, tant’è che alcuni dirigenti Kdu-Čsl hanno dichiarato, anche dopo le elezioni: “Per noi è un capitolo chiu‑
so. Riaprire la questione sarebbe da Repubblica delle banane”. La sintonia dei tre partiti non appare stabile neanche sul fronte delle politi‑ che europee, con la premessa tuttavia che questo tema è rimasto in secon‑ do piano durante tutta la campagna elettorale, trascurato dai leader politici e visibilmente poco sentito dall’elettorato. Vicini a Bruxelles appaiono i Socialde‑ mocratici, che da tempo sostengono
the Christian Democrats of KDU-ČSL who form it. It would however, be a coalition with a yet undefined political agenda, and one with a big question mark over who will be the Prime Minister. Regarding his political program the greatest stumbling block concerns taxes, given that Babiš has promised not to increase them, while the Socialdemocrats want to do the opposite with both the more well-off citizens and the big businesses (starting off with the energy, financial and telecommunication companies). Another delicate topic is the return of goods and property, which were nationalized during the pre-1989 regime, to the church. The Social Democrats are asking for a revision of the recently approved law, and a decrease in the financial compensation planned, which they consider to be too generous in favour of the church. Babiš and his movement, also do not appear to have warmed to
this law, and already seem ready to back a revision of the legislation. The Christian Democrats, obviously closer to the Catholic Church, are of the opposite opinion, even to the extent that some KDU-ČSL members declared “for us the case is closed. Bringing the matter up again would make us a banana republic.” The fusion of the three parties does not appear to be stable even when discussing European policies, with the presupposition however, that the topic has remained in the background during most of the electoral campaign, having been disregarded by the political leaders, and visibly heard very little by the constituency. The Social Democrats on the other hand, appear to be closer to Brussels, having supported the need to sign the accession to the Fiscal Compact. So far only Prague and London have refused to do so. In the times of the Eurozone crisis, the ČSSD have been more cautious towards a fu-
ture acceptance of the single european currency, which in their opinion cannot take place before 2020. Their position is shared with the Christian Democrats. The stance of Babiš regarding the Union on the other hand, is yet to be determined. In the electoral program, the need of the Czech Repuplic to become a “serious and trustworthy partner to Brussels,” was underlined, as was his intention to consolidate the Czech participation in the EU. Babiš himself, does not hide the fact he considers any more intense form of integration into the EU states to be unacceptable. “The fiscal compact damages our national sovereignty,” he said, without also failing to show his opposition towards the system of bank surveillance, “which are not necessary as the lending instituions of the Czech Republic operate in a correct manner”. His aversion towards plans to enter the Eurozone are rather clearer, “I know what I am saying, as I, with my group of companies, am the fourth exporter of my coun-
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la necessità di firmare l’adesione al Fiscal compact. Sinora in Ue solo Pra‑ ga e Londra si sono rifiutati di farlo. In tempi di crisi della eurozona, i Čssd sono invece più cauti sulla futura ade‑ sione alla moneta unica europea, che secondo loro non potrà avvenire pri‑ ma del 2020. Posizione quest’ultima condivisa dai Cristiano democratici. Tutta da interpretare è invece la po‑ sizione rispetto all’Unione del parti‑ to di Babiš. Nel programma elettora‑ le è sottolineata la necessità che la Repubblica ceca diventi “un partner serio e affidabile di Bruxelles” e che si consolidi la partecipazione ceca alla Ue. Lo stesso Babiš però non na‑ sconde di considerare inaccettabile ogni forma di più intensa integra‑ zione degli stati Ue. “Il Fiscal com‑ pact danneggia la nostra sovranità nazionale” ha detto, senza mancare di manifestare la propria contrarie‑ tà anche rispetto al Sistema unico di sorveglianza bancaria, “che a noi non serve perché gli istituti di credi‑ to in Repubblica Ceca funzionano in maniera corretta”.
try and I have been doing business with foreigners for a lifetime. The Czech crown is an indispensable instrument to stimulate our economy and defend our exports. So we will not even talk about the Czech Republic entering the Eurozone.” The uncertainty regarding who will lead the three-party coalition, as Prime Minister of this hypothesized government remains high. The responsibility, should no surprises occur, will go to Bohuslav Sobotka, the Social Democrat leader, despite being notoriously unpopular with the Head of the State Miloš Zeman. It must be
Netta inoltre la sua avversione verso i programmi di ingresso in eurozona: “So quello che dico, perché io, con il mio gruppo di aziende, sono il quarto esportatore del Paese e mi occupo di commercio con l’estero da una vita. La corona ceca è uno strumento in‑ dispensabile per stimolare la nostra economia e difendere il nostro ex‑ port. Di Repubblica Ceca in eurozona, quindi, non se ne parla nemmeno”. Grande è infine l’incertezza sul leader che potrà porsi alla guida, come pre‑ mier, di questo ipotizzato governo di coalizione a tre. L’incarico, salvo sorprese, andrà a Bo‑ huslav Sobotka, il leader socialdemo‑ cratico, nonostante sia notoriamente malvisto dal capo dello stato Miloš Zeman. Va detto che le sue quotazio‑ ni, immediatamente dopo il deluden‑ te risultato elettorale, erano apparse in caduta libera. Sobotka ha però avuto la forza di resistere agli attacchi rivoltigli da una parte dei suoi compa‑ gni di partito, in modo particolare dai “golpisti” guidati dal rampante Michal Hašek (governatore della Moravia del
sud e vicepresidente Čssd) e istigati dallo stesso capo dello stato Zeman. Sobotka, con ogni probabilità, è de‑ stinato a uscire vincitore dalla resa dei conti interna al partito socialdemo‑ cratico. Tuttavia rimane questo inter‑ rogativo: che stabilità potrà assicurare al governo un partito così malconcio come quello socialdemocratico? Babiš, dal canto suo, si è già detto d’accordo, in linea di massima, rispet‑ to a un progetto di alleanza con Čssd e Kdu-Čsl e a un governo guidato da Sobotka, ma ha anche prenotato un posto in prima fila nel futuro esecu‑ tivo: “mi dedicherò al ministero delle Finanze, per correggere tutti gli errori commessi dal precedente governo”. In ogni caso Babiš ha escluso in modo categorico collaborazioni di governo coi Comunisti così come con l’Ods e il Top 09, due partiti che ha definito “il simbolo della corruzione nel paese”. Intanto, a consolidare la propria im‑ magine di emulo di Berlusconi, Babiš appena pochi giorni prima del voto ha realizzato un clamoroso sbarco nel mercato dei media comprando due
delle testate più lette del paese, il Mladá Fronta Dnes e il Lidové Noviny, e annunciando l’intenzione di costituire il principale gruppo editoriale del pae‑ se entro i prossimi quattro anni. “Per‑ ché lo ritengo conveniente dal punto di vista imprenditoriale e perché conto di trarne un profitto, non certo perché mi sia di aiuto in politica” ha detto. La palla per il futuro governo è ora nelle mani del capo dello stato Miloš Zeman - veterano della sinistra e vecchia volpe della politica - al qua‑ le compete il potere di nominare il prossimo premier. La creatività deci‑ sionista con la quale Zeman esercita i poteri presidenziali è ben nota e non è da escludere, in una situazione di così poca chiarezza, che dal cilindro presidenziale possano giugere solu‑ zioni a sorpresa. Alcuni osservatori considerano persi‑ no probabile che possa rimare in ca‑ rica ancora a lungo l’attuale governo tecnico guidato dall’economista Jiří Rusnok e voluto da Zeman la scorsa estate, “il governo degli amici del Pre‑ sidente” come lo chiamano i critici.
said that his quotations, after the disappointing electoral result, seemed to be be falling drastically. Sobotka however, had the force to resist the attacks directed at him by his party members, in particular by the “coups” led by the ambitious Michal Hašek (the governor of southern Moravia and the vice-president of ČSSD), instigated by the head of state Zeman, himself. Sobotka, is most likely to be destined to come out as the winner when the scores are settled within the Social-democratic party. However, one question mark remains: what stability could such a
battered party as the Social Democrats offer to the government? Babiš, from his point of view, has already declared to be in agreement, by and large, with a planned alliance between the Čssd and the KDU-ČSL, and a government led by Sobotka, but he has also booked a place in the front row in the future executive. “I’ll dedicate myself to the Ministry of Finance, in order to correct all the mistakes made by the previous government,” he states. Anyway, Babiš has categorically excluded a government collaboration with the communists, as with the ODS and the Top 09, two parties which he defined as the “symbol of the corruption in the country.” Meanwhile, to consolidate his image as a clone of Berlusconi, Babiš just a few days before the voting, made a big splash in the media market by buying two of the most read newspapers of the country, Mlada Fronta Dnes and Lidove Noviny, while announcing his
intention to form the country’s main publishing group within the next four years. “It’s because I consider it convenient from a business point of view, and because I am counting on getting profits from it, but certainly not because it will help me in politics.” he said. The next move regarding the government is in Miloš Zeman’s hands, being a veteran of the left and an old fox in politics, who has the responsability of naming the next Prime Minister. The policy making creativity with which Zeman employs his presidential powers is well known and one cannot exclude, in such an unclear situation, that further surprises or solutions may arise in the presidential arena. Other observers even consider it possible that the current government led by economist Jiří Rusnok and wanted by Zeman last summer could continue, despite being dubbed “the government of the friends of the President,” as the critics call it.
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Babiš, il Berlusconi alla ceca Babiš, the Czech style Berlusconi Venticinque anni dopo la Rivoluzione di velluto, è un miliardario, ex comunista, il leader a Praga della nuova ribellione Twenty-five years after the Velvet Revolution, he is an ex-Communist billionaire the leader in Prague of the new rebellion
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Andrej Babiš, almeno come persona, con Silvio Berlusconi non ha proprio niente a che fare. Il primo – quan‑ do era sulla cresta dell’onda – era il piacione per eccellenza, l’istrione che faceva di tutto per riuscire simpatico lasciandosi andare alle battute e alle barzellette più o meno spiritose, che si metteva in mostra e si compiace‑ va del successo. Babiš - anche visto da vicino - è un tipo completamente diverso. Sempre serio, quasi ombroso, con una evidente propensione alla ri‑ servatezza. Gira con alcuni gorilla, ma per quanto può cerca di condurre una At least as a person, Andrej Babiš really has nothing to do with Silvio Berlusconi. The latter, when he was on the crest of his wave, was a crowd-pleaser par excellence, the kind of person who wanted to impress and do his best to appear likeable telling jokes, some of which were wittier than others, and liked to show off and be complacent with his success. On the other hand, Babiš, even close up, is a completely different person. He always tends to be serious and almost shady, with a distinct propensity towards privacy. He goes around with a few bodyguards, but whenever possible, he prefers to lead a normal life. Even quite recently he was spotted at a well-known fitness centre in the centre of Prague - a place that is not exactly affordable by most people, but certainly not the most expensive – calmly doing his exercises among dozens of other sportsmen.
Curiously enough, during the election campaign, Babiš did actually dedicate one of his quips to his Italian precursor: “Me like Berlusconi? Not on your life! I am not interested in minors”, he said trying to joke in front of the TV cameras. A rather obvious pun, but uttered clumsily and unnaturally,
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most probably suggested to him by one of the spin doctors he is surrounds himself with. Nevertheless, despite not exactly being spellbinding, Babiš, with his political party Ano 2011, has managed to establish himself as the real novelty of the recent Czech Republic elections.
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vita all’insegna della normalità. Anche di recente è stato avvistato in un noto centro fitness del centro di Praga – un posto non per tutte le tasche, ma non certo il più caro della città - mentre, confuso fra decine di altri sportivi, si cimentava tranquillamente nei propri esercizi. Curiosamente, durante la campagna elettorale, una delle battute più ad effetto Babiš l’ha riservata proprio al suo precursore italiano: “Io come Berlusconi? Neanche per idea. A me le minorenni non interessano”
Even he has decided to join the political race with a brand new political force that is organized according to business company methods, based exactly on those of Forza Italia in 1993. Like Berlusconi when he first entered politics, even Babiš cites motivations that have an almost redeeming na-
ha cercato di scherzare davanti alle telecamere. Una freddura sin troppo scontata, pronunciata in modo im‑ pacciato, del tutto innaturale, che probabilmente gli aveva suggerito poco prima uno degli spin doctor dei quali si circonda. Eppure, pur così poco trascinatore di folle, Babiš - con il suo partito Ano 2011 - è riuscito a imporsi come la vera novità delle ultime elezioni in Repubblica ceca. Anche lui è sceso in campo con una forza politica nuova di zecca, organizzata come un partito
ture: “I’m not a politician and I never wanted to be one, but our Country is taking a very negative turn and it is my duty to commit myself to avoid the ensuing chaos”. All of this comes from the top of his business empire, which often allows him to remind us that he is one of the first taxpayers of this country.
azienda, esattamente sul modello di Forza Italia nel 1993. Come Berlusconi al tempo del suo esordio in politica, anche Babiš cita delle motivazioni di carattere quasi salvifico : “Non sono un politico e non ho mai desiderato esserlo, ma il no‑ stro paese sta prendendo una piega così negativa, che è mio dovere im‑ pegnarmi personalmente per evitare il caos”. Il tutto dall’alto del suo impe‑ ro imprenditoriale, che gli consente spesso di ricordare di essere uno dei primi contribuenti del paese. Gli elettori li ha convinti con una cam‑ pagna elettorale lautamente finan‑ ziata e tutta a base di slogan di facile presa, di cui uno su tutti: “facciamo in modo che i nostri bambini non si ver‑ gognino di vivere nel nostro Paese”. Così come capita a Berlusconi, gli av‑ versari politici non perdono occasione di ricordare a Babiš le presunte ombre del suo passato e alle origini del suo impero imprenditoriale. Gli rinfaccia‑ no soprattutto di essere fra coloro che si sono compromessi col regime pre ’89, durante il quale Babiš era iscritto al Ksc, il partito Comunista dell’allora
Cecoslovacchia, e lavorava come diret‑ tore commerciale, all’estero, di azien‑ de statali. Di aver saputo sfruttare, in maniera anche spregiudicata, subito dopo la Rivoluzione di velluto, tutte le occasioni del neonato e selvaggio capitalismo degli anni Novanta. Alcuni documenti, affiorati dagli ar‑ chivi pre ’89, attesterebbero anche una sua passata appartenenza - come collaboratore, forse addirittura come agente - all’allora polizia segreta co‑ munista, la famigerata StB, nome in codice “Bureš”. Gli ultimi documenti che lo testimonierebbero sono spun‑ tati a Bratislava, la città dove Babiš è nato nel 1954, come ricordano le frequenti parole slovacche del suo vocabolario. Nonostante il successo elettorale, proprio il supposto coinvolgimento con la StB potrebbe costare a Babiš la carica di ministro. Il capo dello stato Miloš Zeman ha infatti fatto sapere – subito dopo il voto - che nel futuro governo non accetterà la nomina di ministri non in regola con la cosiddet‑ ta “legge sulla lustrazione”. Si tratta della normativa che vieta una serie
He has convinced voters with a lavishly funded political campaign, all based on easily taken in slogans, one of which says it all: “We must find a way to make sure our children are not ashamed to live in our country”. Therefore, as with Berlusconi, his opponents never miss a chance to remind Babiš of the alleged shadows of his past and the origins of his business empire. They reproach him above all for of being among those who were compromised with the pre-1989 regime, while Babiš was a member of the KSC Communist Party of the then Czechoslovakia and when he worked as a commercial director abroad, for state-owned companies. For his ability in also unscrupulously exploiting, just after the Velvet Revolution, all the opportunities offered by the newborn, wild capitalism of the nineties.
A few documents, from pre-1989 archives, seem to attest to this membership, as a collaborator and perhaps even as an agent, to the then communist secret police, the ill-famed StB, code-named “Bureš”. The most recent documents that seem to confirm this appeared in Bratislava, the city where Babiš was born in 1954, as the frequent Slovak words of his vocabulary tend to show. Despite the electoral success, the alleged involvement with StB could cost Babiš the post of minister. The head of state Milos Zeman has in fact said, immediately after the vote, that in the future government he will not accept the appointment of ministers who do not comply with the so-called “lustration law”. This is the law that prohibits a number of public functions to former members and collaborators of the old security services, as well as to anyone
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di funzioni pubbliche agli ex membri e ai collaboratori dei vecchi servizi di sicurezza, nonché a chiunque abbia svolto determinati ruoli nel prece‑ dente regime comunista. Anche se il Castello non ne ha fat‑ to esplicita menzione, la questione riguarda in primo luogo Babiš, il quale a questo proposito ha sempre risposto: “Con i servizi segreti non ho mai avuto a che fare. Se negli archivi della StB ci sono dei fascicoli che mi riguardano, è stato fatto a mia insa‑ puta e io non ne sono mai stato al corrente”. Per liberarsi dai sospetti ha anche avviato un procedimento giu‑
diziario in Slovacchia, ma il giudice non si pronuncerà prima di gennaio. Ad ogni buon conto Babiš, dopo aver più volte manifestato interesse per il ministero delle Finanze, ultimamente ha fatto un passo indietro, dicendo di non considerare necessaria una pro‑ pria partecipazione in prima persona al governo. Quanto al resto, Babiš risponde in questo modo: “E’ vero, sono stato iscritto al partito comunista, ma fu il classico errore di gioventù. Lo feci perché me lo chiese mia madre, la quale diceva che sarebbe stato l’uni‑ co modo per poter studiare ed essere tranquillo nel lavoro e nella vita. Nel‑ la mia carriera imprenditoriale, ho solo sfruttato le mie competenze e i risultati dimostrano che ho saputo farlo nel migliore dei modi. Gli elet‑ tori sappiano che non ho mai fatto fallire alcuna azienda non ho mai corrotto nessuno”. Per rivendicare la propia integrità Babiš - è ne‑ cessario dargliene atto - negli ultimi anni ha partecipato in prima persona ad una cam‑
pagna diretta a denunciare e fronteg‑ giare la corruzione nel business e nella politica. In questa battaglia Babiš non ha avuto peli sulla lingua nel mani‑ festare il proprio sdegno verso i piani alti della politica ceca. A tal punto da indicare nel 2010 l’allora capo dello Stato Václav Klaus come il punto di riferimento storico di tutti i corrotti del paese. Un’accusa non generica, visto che Babiš, in quella occasione, è giunto persino a ricordare di quando un fedelissimo di Klaus gli chiese una tangente per evitare che il capo dello Stato ponesse il veto su una legge sui biocarburanti. “Nel nostro paese la vera rivoluzione l’ha fatta Václav Havel nel 1989 - ha detto Babiš, ricordando l’ex presiden‑ te - ma poi ad aver abusato e appro‑ fittato dei cambiamenti sono stati altri. Ora la degenerazione è fuori da ogni controllo, la corruzione è diven‑ tata la regola. E’ giunto il momento di fare qualcosa”. Quando sono trascorsi quasi 25 anni dalla Rivoluzione di velluto, oggi a Pra‑ ga - a quanto pare - è proprio lui, il Ber‑ lusconi alla ceca, il leader riconosciuto di questa nuova ribellione. (Gus)
who has carried out a particular role in the previous communist regime. Although the castle has not explicitly mentioned it, the issue primarily involves Babiš, who in this respect has always replied: “I have never been involved with the intelligence services. If there are any files in the StB archives that involve me, it was done without my knowing about it and I have not been informed”. To get rid of any allegations, I have also initiated legal proceedings in Slovakia, but the judge will not rule before January. However, after having repeatedly expressed his interest for the Finance Ministry, Babiš has recently taken a step back, saying that he does not consider his direct personal involvement in the government as essential. As for the rest, Babiš replied by saying: “It is true, I joined the Communist Party,
but it was a typical youthful mistake. I did it because my mother had asked me to, and because she said that it was the only way to be able to study, get a job and have a normal life. However, during my business career, I have totally relied on my own skills and the results show that I was able to do it in the best way possible. Voters should know that I have never caused any of my companies to fail, nor have I ever bribed anybody”. In order to claim his own integrity - and we have to give him credit for it - Babiš has participated in person in recent years in a campaign to denounce and tackle corruption in business and politics. In this battle, Babiš has been quite outspoken in expressing his outrage towards the Czech political establishment, to such an extent as to indicate in 2010, the then head of state Vaclav Klaus as the historical point of refer-
ence of all the corrupt people of the Country. An accusation that is not so generic, also in view of the fact that on that same occasion, Babiš, went on to tell us that a faithful supporter of Klaus had asked him for a bribe in order to prevent the head of state from vetoing a law on biofuels. “In our country the only real revolution was made by Vaclav Havel in 1989, Babiš said, referring to the former president, but then others came along to abuse and take advantage of the changes. By now the degeneration is out of control and corruption is the rule, therefore, it is time to do something about it”. Now after almost 25 years since the Velvet Revolution, it looks as if it is going to be him, the Czech style Berlusconi, to be acknowledged as the leader of this new rebellion (Gus).
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Nel 45° anniversario della invasione sovietica, il presidente Miloš Zeman accusa il leader della Primavera di Praga di aver tradito la nazione. Ultimo esempio di un Paese che ancora non riesce a fare i conti con il passato di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
On the 45th anniversary of the Soviet invasion, President Miloš Zeman accuses the leader of the Prague Spring of betraying the nation. It is the latest example of a country unable to come to terms with the past
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Dubček, una memoria indigesta Dubček, a rather stodgy memory Sembra proprio che Miloš Zeman que‑ sta volta non avrebbe potuto dirla più grossa. Al 45esimo anniversario dell’in‑ vasione sovietica della Cecoslovacchia, il Presidente ha sminuito i leader della Primavera di Praga a ruolo di “traditori della patria”: la figura di Alexander Dubček scivola nella storia da eroe tri‑ ste a semplice codardo. Precisamente, Zeman ha dichiarato che “non si può rimproverare alla gente di essersi sot‑ tomessa, perché fu tradita dall’élite politica della propria nazione”. Una dichiarazione così, proprio in que‑ sta data, non può che far rumore. Ma
It seems that this time Miloš Zeman could not have stretched the truth more. At the 45th anniversary of the Soviet invasion of Czechoslovakia, with the President playing down the roles of the leaders of the Prague Spring, labelling them as ”traitors”: the figure of Alexander Dubček diminuished from a sad hero to being a simple coward. Precisely, Zeman said that ”you can not blame the people for being submissive, because they had been betrayed by the political élite of their own nation”. A statement like that, made on this exact date, cannot fail to cause a stir. The cunning President, however, is a shrewd politician, even when he seems to exaggerate and even when hitting the bottle. He always appears to be a good entrepreneur of politics, following the maximization of profits, or consensus. Why cause a rupture with the past then? For what purpose? What if,
lo smaliziato presidente è un politico astuto, anche quando sembra esage‑ rare e persino quando alza il gomito. Sembra sempre un bravo imprendi‑ tore della politica, che segue la mas‑
simizzazione dei profitti, ovvero dei consensi. Perché allora provocare una rottura con il passato? A quale scopo? E se, in fin dei conti, avesse detto la semplice verità, nuda e cruda?
in the end, he just told the simple truth, and hard facts? With his very transparent intent, during the same speech, he added: “the facts of the ‘68 show that citizens should vote for politicians who do not betray them”. A somewhat specious sentence, taking into account the restricted possibilties to vote in the sixties. First of all, then, a bit of history. On that sad
night between the 20th and the 21st of August 1968, 165,000 men and 4600 tanks of the Warsaw Pact invaded the country, and there would be 650,000 of them, by the end of the week. Under the leadership of the Soviet Politburo, the invasion was intended to crush the reform policies of the famous “socialism with a human face” imposed by Alexander Dubček, the party secretary.
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Con trasparenza d’intenti, durante lo stesso discorso ha aggiunto: “i fatti del ‘68 dimostrano che i cittadini devono votare per i politici che non li tradisco‑ no”. Una frase alquanto capziosa, te‑ nendo conto della ristretta possibilità di voto negli anni Sessanta. Prima di tutto quindi, un po’ di storia. In quel‑ la triste notte tra il 20 ed il 21 agosto 1968, 165mila uomini e 4600 carri ar‑ mati del Patto di Varsavia invadevano il Paese – sarebbero diventati 650mila in capo a una settimana. Sotto la direzio‑ ne del Politburo sovietico, l’invasione era volta a stroncare le politiche di ri‑ forme del famoso “socialismo dal volto umano” dettato da Alexander Dubček, il segretario del Partito. Il 21 agosto il congresso del Partito avrebbe approva‑ to la linea riformista: c’era da impedir‑ lo. La tattica sovietica era la seguente: prendere il controllo dell’aeroporto di Praga Ruzyně con un commando di pa‑ racadutisti la sera del 20 ed aspettare la formale “richiesta d’aiuto” da parte del Presidium del Partito cecoslovacco (il gruppo ristretto dei dirigenti, riunitosi quella sera). I collaborazionisti Indra e Bil’ak (questi sì, traditori) avrebbero
dovuto costringere Dubček e i suoi (tra cui i nomi di Josef Smrkovský, Oldřich Černík, František Kriegel) a chiedere l’intervento sovietico per bloccare la controrivoluzione, o nel caso questi avessero rifiutato, inviare tale richiesta a titolo di un “governo provvisorio”. Ma le cose non andarono come previsto, il gruppo dirigente scoprì le intenzioni dei collaborazionisti, Smrkovský riuscì ad avvertire la radio nazionale invian‑ do loro un messaggio trafelato. Non trasmettete nessuna notizia ufficiale, nessuna richiesta d’aiuto, non fidatevi di nessuno: un golpe è in atto.
Da questo punto in poi gli eventi pre‑ cipitarono, i sovietici portarono avanti lo stesso l’invasione, rapirono il segre‑ tario e altri sei dirigenti e li portarono prima in un campo di detenzione in Ucraina e poi a Mosca. Al Cremlino i sovietici, dopo un trattamento ben poco gentile (Dubček fece ritorno in patria con una cicatrice sul sopracci‑ glio), minacciando un bagno di san‑ gue a Praga, costrinsero il gruppo di riformisti a firmare un protocollo che accettava l’invasione come difesa da una possibile controrivoluzione. Fir‑ marono tutti tranne uno, František
Kriegel, che Zeman ha difeso come l’unico vero eroe del gruppo. In questo groviglio di eventi, il giudi‑ zio storico sulla figura di Dubček la‑ scia delle sfumature, ma il tradimento sembra molto lontano. I sovietici sco‑ prirono ben presto che l’enorme so‑ stegno popolare al leader non avreb‑ be permesso un “governo fantoccio”, se non al costo di assurde forzature – e questa può essere già una vittoria del “socialismo dal volto umano”: il sostegno popolare. Secondo, Dubček sapeva che avendo uno spiraglio di tornare al proprio posto, avrebbe ten‑ tato di minimizzare gli effetti della “normalizzazione”. Altrimenti, fatto fuori lui (letteralmente), avrebbero piazzato un Ludvík Svoboda, il presi‑ dente della Repubblica, o un Gustáv Husák, che già si dimostravano più concilianti verso Mosca. E così fece, in effetti, per altri sette mesi, in un difficile equilibrio, finché Husák non fu capace di metterlo da parte, e far piombare, questa volta sì, il Paese nella più buia normalizzazione. Naso lungo e affilato, sguardo triste e vuoto, l’Alexander Dubček pochi anni
On August the 21st, the Party Congress was ready to approve the reformist line: somebody had to prevent it. The Soviet tactics were as follows: to take control of the Praha Ruzyně airport with a commando of paratroopers on the evening of the 20th and wait for the formal “request for help” by the Presidium of the Czechoslovakian Party (the small group of leaders, who met that evening). The collaborators Indra and Bil’ak (these two, indeed were traitors) were to force Dubček and his followers (including the figures of Josef Smrkovský, Oldřich Černík, František Kriegel) to ask for the Soviet intervention to stop the counter-revolution, or if they had refused, they’d have sent such a request as a “provisional government”. Things however, did not go as planned, the lead team discovered the intentions of the collaborators, Smrkovský managed to warn the national radio
by sending a message to them breathlessly. Do not send any official news, no request for help, do not trust anyone: a coup is taking place. From this point on, the events escalated, the Soviets carried out the invasion anyway, kidnapping the secretary and six other executives and bringing them first to a detention camp in the Ukraine, and then to Moscow. In the Kremlin, the Soviets, after some not particularly gentle treatment (Dubček returned home with a scar on his eyebrow), threatening a bloodbath in Prague, forced the group of reformists to sign a protocol accepting the invasion as defense against a possible counter-revolution. They all signed except for František Kriegel, who Zeman has defended as the only true hero of the group. In this labyrinth of events, the historical judgment on the figure of Dubček
puts many aspects in question, but the thought of betrayal seems quite far fetched. The Soviets soon discovered that the huge popular support for the leader would not allow a “puppet government”, if not at the cost of forcing the absurd – and this too could be a victory of “socialism with a human face” – popular support. Second, Dubček knew that having a glimmer of hope to return to his seat, he would try to minimize the effects of “normalization”. Otherwise, by taking him out (literally), they would have replaced him with a Ludvík Svoboda, President of the Republic, or a Gustáv Husák, who already were openly more conciliatory towards Moscow. He therefore did exactly this, in fact, for another seven months, in a difficult arrangement, until Husák was able to keep him at bay, before plunging the country, this time for real, into the darkest normalization.
Distinguished by his long, sharp nose, and sad and empty gaze, the Alexander Dubček a few years later, forced to pick weeds as a forest ranger, clearly would have earned very little from his alleged betrayal. On balance, it seems an exaggeration to call him a coward. Hoping for a new Jan Hus to burn at the stake at Constance for pride, is the simple demagogy of those who scribble about a distant past. This is also because the communist past, in the Czech Republic, is a shapeless mass, a never digested or rationalized memory. Now faithful to the new guideline, in the “glorious path towards capitalism” the positive image of the communist reformism is a discordant note. The demolition of the myth of the Prague Spring does not have great obstacles, on the contrary. A few days before the speech of Miloš Zeman, on the website of the Mladá fronta Dnes (one of the most popular
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Se in Italia il fascismo arriva ad essere considerato alla stregua di un villaggio vacanze, se in Francia il periodo coloniale viene rivisto come esportazione della civiltà, non si vede perché in Repubblica Ceca si debba essere troppo puntigliosi. La storia va tirata un po’ per la giacca If in Italy fascism can end up being considered something along the lines of a tourist resort, if in France the colonial period can be seen as an export of civilization, one can’t see why in the Czech Republic people should be meticulous about it. The story needs to be forced out of people
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dopo costretto a raccogliere le erbac‑ ce, da guardia forestale, ben poco avrebbe guadagnato dal suo presun‑ to tradimento. A conti fatti, chiamarlo codardo è e rimane un’esagerazione. Volere un nuovo Jan Hus bruciare sul rogo di Costanza per orgoglio, è la facile demagogia di chi scarabocchia su un passato lontano. Già, perché il passato comunista è, in Repubblica Ceca, una massa informe, una memo‑ ria mai digerita e mai razionalizzata. Fedeli alla nuova linea guida, nel “glorioso cammino verso il capitali‑ smo” l’immagine positiva del riformi‑ smo comunista è una nota stonata. La demolizione del mito della Primavera non trova grandi ostacoli, anzi.
Pochi giorni prima del discorso di Miloš Zeman, sul sito internet del Mladá Fronta Dnes (uno tra i più popolari quotidiani cechi) il blogger Michal Mašata intitolava il suo pezzo “Brežnev ha fatto la cosa giusta”, arri‑ vando a leggere l’invasione dal punto di vista della realpolitik sovietica, e confermando: eravamo una minaccia. Ancora un altro esempio, Daniel Her‑ man, per tre anni direttore dell’Istitu‑ to per lo studio sui totalitarismi (che ha perso il posto proprio per contrasti con Zeman lo scorso aprile), l’ente che in prima linea dovrebbe avere un approccio scientifico, maturo e profondo su cosa sono stati i quattro decenni di stampo socialista, diceva
Manifestazione ad Helsinki contro l’invasione della Cecoslovacchia nell’agosto del 1968/Demonstration in Helsinki against the invasion of Czechoslovakia in August 1968
Czech daily papers) the blogger Michal Mašata entitled his piece “Brezhnev did the right thing” while interpreting the invasion from the point of view of the Soviet realpolitik and confirming: we were a threat. Yet another example, Daniel Herman, for three years the director of the Institute for the study of totalitarianism (but lost his job because of disagreements with Zeman last April), the body that should be at the forefront of a mature and deep scientific approach, on what were the four socialist decades, dryly stated “any government that has something to do with the communist ideology is criminal” (a final Dnes interview in the same
tone appeared again three days after the anniversary, on the 24th). Regarding the Institute the fact that the choice of leadership is a political appointment and not a scientific one causes one to reflect; Herman, for example, had trained as a theologian, a former priest, exbishop’s spokesman, and was pinned at the head of the institution directly by the government. Perhaps, not the most objective approach for a research institute. However, if some journalists or careerists may be interested in creating controversy, in the shade of the evergreen adage of Oscar Wilde “for better or for worse, as long as we speak”, the politics may have an ulterior motive.
progetto repubblica ceca
secco: “qualsiasi governo che ha a che fare con l’ideologia comunista è cri‑ minale” (un’ultima intervista al Dnes sullo stesso tono è apparsa ancora una volta tre giorni dopo l’anniversa‑ rio, il 24). A proposito dell’Istituto, fa riflettere pensare che la sua direzione sia una nomina politica e non scien‑ tifica; Herman, ad esempio, aveva una formazione da teologo, ex prete, ex portavoce vescovile, appuntato a capo dell’istituzione direttamente dal governo. Un approccio forse poco oggettivo, per un istituto di ricerca. Ma se qualche giornalista o carrierista può essere interessato a far polemica, all’ombra del sempreverde adagio di Oscar Wilde “nel bene o nel male, pur‑ ché se ne parli”, la politica può avere un secondo fine. Il campo della memoria è da sempre un campo di battaglia, a Praga come ovunque. Se in Italia il fascismo arriva ad essere considerato alla stregua di un villaggio vacanze, se in Francia il periodo coloniale viene rivisto all’in‑ The field of memory has always been a battleground, in Prague as it is elsewhere. If in Italy fascism can be considered something along the lines of a tourist resort, if in France the colonial period is now seen as an export of civilization, one can’t see why in the Czech Republic people should be meticulous about it. The history really has to be dragged out of people. But what reason? Some answers can be found, for example, in a statement of a few months ago by Regional communist Councillor Václav Sloup. Some journalists of the famous Reuters agency, after the success of the Communists in the last election, found the story of Sloup again, the trainer of the soldiers who patrolled the borders with West Germany, where thousands of Czechs were looking for, bypassing, a better future, if they were not caught by the guns of the countrymen. Sloup simply states, “I have only done my duty, which was by the Cold War, according to the law. I have nothing to be ashamed of”. Demolishing the collective memory also
storia history
segna dell’esportazione della civiltà, non si vede perché in Repubblica Ceca ci si debba far troppi problemi ad es‑ sere puntigliosi. La storia va tirata un po’ per la giacca. Ma a che pro? Una risposta si può trovare, ad esempio, in una dichiarazione vecchia qual‑ che mese di Václav Sloup, consigliere regionale comunista. Dei giornalisti della celebre agenzia Reuters, dopo i successi dei comunisti alle ultime elezioni, hanno ritrovato la storia di Sloup, addestratore dei militari che pattugliavano i confini con la Germa‑ nia Federale, lì dove migliaia di cechi cercavano, scavalcando, un futuro migliore, se non venivano colti dai fucili dei connazionali. Sloup dichiara semplicemente, “ho solo fatto il mio dovere, nel soglio della Guerra Fred‑ da, secondo la legge. Non ho nulla di cui vergognarmi”. Allora demolire la memoria collettiva vuol dire anche appiattire il passato: Dubček era come tutti gli altri, tutti hanno sbagliato, non c’è da pensarci troppo.
Per la politica, soprattutto nell’area socialdemocratica, collaborare con chi effettivamente lavorava per il re‑ gime non diventa più un problema morale. Così come organizzare un go‑ verno con il nuovo partito comunista, che probabilmente prenderà un buon pacchetto di voti. A destra, invece, lo spauracchio co‑ munista è ancora usato, al contrario, nel tentativo di demolire gli avversari. Da ultime le parole di Miroslav Kalou‑ sek, numero due di Top 09, che tenta di ridimensionare la (dispendiosa) campagna politica del miliardario Dubček al lavoro come guardia forestale in una foto della sua Andrej Babiš e della sua nuova forma‑ autobiografia Hope dies last/Dubček works as forest ranger in a picture zione Ano 2011, accusando lo stesso from his autobiography Hope dies last Babiš di essere nientemeno che un ex agente StB, la polizia segreta comuni‑ (con riferimento all’odierno partito facile parlar male del comunismo con sta. Accuse rigettate e querela pronta. comunista). la pancia piena. La crisi, in effetti, non Sempre in area Top 09, facendo un Il passato, insomma, non trova pace. si paga nella capitale, ma fuori. salto al Meetfactory, il centro d’arte Né una sua definizione. Di certo il Pa‑ Tra revisionisti, opportunisti, orto‑ di David Černý (l’artista che ha curato ese nell’attesa di capire cos’è stato ieri dossi del mercato e fedeli alla linea, le la campagna presidenziale di Karel si trova ad affrontare un oggi di diffi‑ nuove elezioni coloreranno ancora un Schwarzenberg) si possono ancora coltà e divisioni. Negli ultimi anni la Paese che, semplicemente, vuole di acquistare le magliette “Fuck Ksčm” provincia sembra dire a Praga: troppo più dalla democrazia di mercato. Communist Party, who will probably receive a high number of votes. Between the right-wings, however, the communist bogeyman is still used, on
the other hand, in an attempt to demolish opponents. Latest example, the words of Miroslav Kalousek, number two of Top 09, who attempts to
I leader della Primavera di Praga/ The leaders of the Prague Spring
means soming to terms with the past: Dubček was like all the others, they all made mistakes, there is not a great deal left to think about. In the world of politics, in this case for the social-democrats, collaborating with those who have worked for the regime does not pose a moral problem. As it isn’t to organize a government with the new
Volantino della trasmittente libera dell’Úv Ksč (Comitato centrale del Partito comunista cecoslovacco)/Handout of the free transmitter of Úv Ksč (Communist Party of Czechoslovakia)
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redimension the (expensive) political campaign of billionaire Andrej Babiš and his new team Ano 2011, accusing Babiš himself to be none other than a former agent of the StB, the Communist secret police. The allegations were rejected and a lawsuit prepared. Going back to Top 09, with a trip to MeetFactory, the art centre of David Černý (the artist who worked on the presidential campaign of Karel Schwarzenberg) you can still buy “Fuck KSCM” T-shirts (referring to today’s Communist Party). The past, in short, finds no peace. Nor a definition. The country, while waiting to figure out what was yesterday, is certainly facing difficulty and division today. In recent years, the province seems to be saying to Prague: too easy to speak badly of communism with a full belly. The crisis, in fact, is not suffered so much in the capital, but outside. Among revisionists, opportunists, the orthodox of the market and the faithful to the line, the new elections will once again color a country that simply wants more out of market democracy.
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Appuntamenti futuri dal 4 al 28 novembre Boemia Mia a Hradec Králové
il 24 novembre Il Bazar delle ambasciatrici
dall’11 al 15 dicembre MittelCinemaFest
Farà tappa a Hradec Králové, cento chilometri ad est di Praga, la mostra fotografica “Boemia mia”. I lettori di Progetto RC ricorderanno la storia che ac‑ comuna la valle trentina di Ledro e la Boemia. Nel dramma della Grande Guerra, quando Trentino e Boemia facevano parte dello stesso Stato, centinaia di profughi ledrensi trovarono rifugio nella provin‑ cia boema al disgregarsi dell’Impero Asburgico. Queste fotografie, portate in Italia dagli esuli ed esposte per la prima volta, raccontano la forte ami‑ cizia tra stranieri in tempi di necessità. La mostra è organizzata dall’Associazione degli amici di Ledro, dal Comune di Ledro e dall’Associazione degli Amici dell’Italia, presso la Sala delle Mostre della bibliote‑ ca municipale della città. www.ledro.cz
Si rinnova anche quest’anno, l’ultima domenica di novembre all’Hotel Hilton di Praga, il tradizionale charity bazaar organizzato dalle donne della diplo‑ mazia in Repubblica Ceca, riunite nella Diplomatic Spouses Association. Immancabile la presenza ita‑ liana, organizzata da Maria Teresa D’Avino, moglie dell’Ambasciatore d’Italia. Ad inaugurare ufficial‑ mente il bazar natalizio Ivana Zemanová, consorte del presidente della Repubblica. I visitatori potran‑ no acquistare doni natalizi e specialità tradizionali di oltre quaranta Paesi, il cui ricavato andrà in be‑ neficenza, soprattutto a organizzazioni umanitarie rivolte all’infanzia. L’anno passato l’associazione ha raccolto quasi 4 milioni di corone, donate a 26 diver‑ se organizzazioni caritatevoli. www.dsaprague.org
Nella ricca offerta cinematografica in Repubblica Ceca si sentiva da tempo una forte lacuna: un evento dedicato esclusivamente al cinema italiano. A por‑ vi rimedio l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà – società che promuove il cinema italiano contemporaneo nel mondo – e lo storico cinema Lucerna, la più antica sala di proiezioni funzionante in Europa situata a due passi da Piazza Venceslao. A dicembre la rasse‑ gna MittelCinemaFest, Festival Centro-Europeo del Cinema Italiano, giunta alla sua 11esima edizione, approda a Praga, dopo le tappe a Budapest, Craco‑ via e Bratislava, proponendo una decina di pellicole fra novità e successi della più recente stagione cine‑ matografica della penisola. www.iicpraga.esteri.it
From the 4th to the 28th November Boemia Mia in Hradec Králové
The 24th of November The Bazaar of ambassadors
From the 11th to the 15th December MittelCinemaFest
Once again this year, on the last Sunday of November at the Hilton Hotel in Prague, there is the traditional charity bazaar organized by the women of diplomacy in the Czech Republic, who gather for the Diplomatic Spouses Association. The Italian presence is inevitable, coordinated by Maria Teresa D’Avino, wife of the Italian Ambassador. Ivana Zemanová, the wife of the President of the Republic, has the task of officially inaugurating the Christmas bazaar. Visitors will be able to buy Christmas gifts and traditional specialties from over forty countries, with proceeds going to charity, especially humanitarian organizations aimed at children. In the past year, the association has collected nearly 4 million crowns, donated to 26 different charities. www.dsaprague.org
In the rich film selection in the Czech Republic there has been a void to be filled in for some time: an event dedicated exclusively to Italian cinema. The Italian Institute of Culture of Prague, has decided to remedy the situation, in collaboration with the Istituto Luce Cinecittà, a company promoting contemporary Italian cinema in the world, and the historical cinema Lucerna, with the oldest functioning projection room in Europe, located in walking distance from Wenceslas Square. In December, the MittelCinemaFest, the Central European Festival of Italian Cinema, now in its 11th year, arrives in Prague, after stops in Budapest, Krakow and Bratislava, and will offer a dozen films varying from the latest releases to the biggest successes of the recent years in the peninsula. www.iicpraga.esteri.it
In the town of Hradec Králové, a hundred kilometres east of Prague, the photo exhibition “Boemia mia,” is about to arrive. Readers of Progetto RC may remember the story that linked the Ledro valley of Trentino with Bohemia. During the drama of the Great War, when Trentino and Bohemia were part of the same State, hundreds of refugees sought their refuge in the Bohemian province due to the disintegration of the Habsburg Empire. These photographs, taken to Italy by the exiles and exhibited for the first time, tell the story of the strong friendship between foreigners in times of need. The exhibition is organized by the Association of Friends of Ledro, the City of Ledro and the Association of Friends of Italy, at the Trade Hall of the city’s municipal library. www.ledro.cz
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di Giuseppe Picheca
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appuntamenti events
Future events
by Giuseppe Picheca
dal 30 novembre al 12 gennaio I mercatini di Natale a Praga
18 dicembre Elton John in concerto
3 dicembre Il Principe oggi
Come ogni anno, decine di migliaia di turisti torne‑ ranno a sfidare il pungente gelo dell’inverno boe‑ mo per visitare gli immancabili mercatini natalizi. Dall’ultimo giorno di novembre, data in cui si terrà l’accensione dell’albero di Natale, sino a metà gen‑ naio, da tradizione, le bancarelle natalizie riprende‑ ranno ad offrire i loro souvenir, ninnoli e manufatti, accompagnati da una fetta di prosciutto di Praga cotto alla brace, dai tipici dolci trdelník o, per scal‑ darsi, da un bicchierino di svařené víno, il vin brulé alla ceca. I maggiori mercatini, per quanto riguarda la capitale, saranno situati nella Piazza della Città Vecchia e alla base di Piazza Venceslao, ma altri minori si troveranno a Náměstí Republiky, Anděl e Havelské náměstí. www.trhypraha.cz
Una leggenda al pianoforte, sir Elton Hercules John, nome d’arte di Reginald Dwight. Il celebre cantante pop rock inglese (che detiene il record per il singolo più venduto della storia, con i 37 milioni di copie di “Candle in the wind”), cavaliere della Corona bri‑ tannica dal 1998 e più semplicemente tra i più noti ambasciatori della musica di Sua Maestà la Regina, farà tappa a Praga il prossimo 18 dicembre, nel cor‑ so del suo The Diving Board Tour. 35 tappe tra Ame‑ rica settentrionale ed Europa, dopo la pubblicazione dell’omonimo album, il 31esimo della lunga carriera del musicista e compositore. L’imperdibile concerto arriva a chiusura di una prolifica annata per l’am‑ biente musicale praghese. Venue dell’evento, la O2 Arena, nel quartiere di Libeň. www.02arena.cz
In occasione dei 500 anni de Il Principe, trattato di dottrina politica composto da Niccolò Machiavel‑ li nel 1513, l’Associazione Amici dell’Italia, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Praga, orga‑ nizza presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga la conferenza “Il principe oggi: tra utopia e realpolitik”. Durante l’incontro ci si interroghe‑ rà dapprima su quali siano l’odierna posizione di storiografi e politologi sulla figura di Machiavelli e il contributo principale dell’opera a tanti anni dalla pubblicazione. Si cercherà poi di individuare i “principi” nell’Europa centrale di oggi e, differen‑ ziandoli da quelli di Machiavelli, trarre una lezione per l’attuale pericolo che interessa la democrazia dei paesi occidentali. www.prateleitalie.eu
From the 30th November to the 12th January Christmas markets in Prague
The 18th December Elton John in concert
The 3rd of December The Prince today
A legend on the piano, Sir Elton Hercules John, aka Reginald Dwight. The famous English pop rock singer (who holds the record for the best selling single in history, with 37 million copies of “Candle in the Wind” sold), a knight of the British Empire since 1998 and simply one of the most famous ambassadors of music to her Majesty the Queen, will stop over in Prague on December the 18th, for his The Diving Board tour. It will consist of 35 Tour stages through North America and Europe, following the release of the eponymous album, the 31st of the long career of the musician and composer. The unmissable concert comes at the end of a prolific year for the musical environment of Prague. The Venue of the event, is the O2 Arena, in the district of Libeň. www.02arena.cz
On the occasion of the 500th anniversary of The Prince, based on the political doctrine composed by Niccolò Machiavelli in 1513, the Association of Friends of Italy, under the patronage of the Italian Embassy in Prague, has organized the conference “The Prince today: between utopia and realpolitik,” at the headquarters of the Italian Institute of Culture Prague. During the meeting, we will firstly question what are the stances of today’s historians and political analysts on the figure of Machiavelli, and the main contribution of his work many years after publication. We will attempt to identify the “Princes” in Central Europe today, while differentiating them from those of Machiavelli, a lesson for the present danger that affects democracy in Western countries. www.prateleitalie.eu
Like every year, tens of thousands of tourists are returning to challenge the biting chill of the Bohemian winter for the inevitable visit of the Christmas markets. From the last day of November, by which time the Christmas tree will be lit up, until mid-January, traditionally the Christmas stalls resume, offering their souvenirs, trinkets and artifacts, accompanied by a slice of Prague ham cooked on the grill, the typical sweet pastry trdelník or to warm yourself up, a glass of svařené wine, Czech mulled wine. The major markets, regarding the capital, will be located in Old Town Square and at the end of Wenceslas Square, but other smaller ones will find themselves in Náměstí Republiky, Anděl and Havelské náměstí. www.trhypraha.cz
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il mese de La Pagina
Agosto – Settembre 2013
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(7 agosto) Sfiduciato governo Rusnok. Dopo una animata e lunga seduta della Camera, l’esecutivo tecnico non ottiene la fiducia (93 i voti favorevoli, 100 i contrari). Si apre la strada per le elezioni anticipate, le prime della storia della Repubblica ceca, il cui svolgimento è programmato per il 25 e 26 ottobre. Crollata la variante della coalizione di centrodestra, in quanto i tre partiti che avrebbero dovuto comporla non dimostrano la capacità di mettere insieme una maggioranza stabile di almeno 101 voti.
Cronaca
(17 settembre) Militare italiano muore in Repubblica Ceca. Si tratta di maresciallo del 152° Reggimento Fanteria “Sassari” - Roberto Selloni, 36 anni di Nuoro – rimasto vittima di un incidente stradale mentre si recavano presso il poligono di Bechyně. Insieme a due commilitoni, rimasti feriti, era impegnato nell’esercitazione della Nato “Ramstain Rover 2013”. ---------------------------------------------------------------(18 settembre) Inchiesta su tunnel Blanka. La mega opera, in corso di realizzazione a Praga, è già costata 27 miliardi di corone. Il sospetto è che le spese siano state gonfiate, tanto più che il conto finale potrebbe arrivare a quasi 40 miliardi. L’apertura della galleria è in programma il prossimo anno in primavera.
Economia, affari e finanza
(1 agosto) Peggiora tenore di vita in Repubblica Ceca. A rilevarlo è l’organizzazione Social Watch, con riferimento ai dati riguardanti il 2012. Alla base di tale flessione ci sarebbero state in primo luogo le misure di austerity del governo. A pagarne le conseguenze sono state le fasce di reddito meno elevato, soprattutto le donne. ---------------------------------------------------------------(1 agosto) Shopping ceco della Molinari. Il marchio italiano del settore liquori compra la quota di maggioranza del produttore di acqua minerale Hanácká Kyselka. Una operazione, in un ambito di business accessorio, che la Molinari compie soprattutto per assicurarsi una posizione più vantaggiosa per la vendita dei propri liquori nel mercato ceco, contando sulla rete di distribuzione della Hanácká Kyselka. ---------------------------------------------------------------(14 agosto) Repubblica ceca esce da recessione. Dopo sei semestri consecutivi di calo, l’economia ceca nel periodo aprile/giugno segnala un incremento dello 0,7% del Pil rispetto al trimestre precedente, secondo i dati resi noti dall’Ufficio nazionale di statistica. Nel confronto con il medesimo trimestre del 2012 si verifica però un calo dell’1,2%. Confermate le previsioni degli analisti, che avevano predetto una ripresa, in concomitanza con quanto sta avvenendo nei principali paesi partner dell’Europa occidentale. E’ in particolare la Germania a confermarsi carro trainante della economia ceca. Un contributo fondamentale per la ripresa giunge infatti dall’export. La debolezza dei consumi continua a essere il principale problema della economia ceca. ---------------------------------------------------------------(15 agosto) Possibile resurrezione della Galleria Moda. La struttura che, su iniziativa di una società italiana, doveva diventare il più grande centro outlet dell’Europa centrale, poi mai inaugurato e deserto
da ben cinque anni - sta per essere comprato dalla società Dreitonel. Questo l’esito che si prospetta, dopo tutto questo tempo di procedura fallimentare e controversie legali. L’operazione dovrebbe concludersi entro un mese e la Dreitonel metterà sul piatto della bilancia una cifra pari a 370 milioni di corone. ---------------------------------------------------------------(9 settembre) Progetti di banca di stato. A lanciare l’idea è il presidente socialdemocratico Bohuslav Sobotka, probabile futuro premier. Dichiara che il futuro governo potrebbe utilizzare a questo scopo la già esistente Českomoravská záruční a rozvojová banka, da strutturare in futuro in modo da erogare i consueti servizi di una banca universale. Sobotka precisa che un istituto di questo tipo dovrebbe operare in base a una normale licenza bancaria, sotto la sorveglianza della Česká národní banka. ---------------------------------------------------------------(10 settembre) Meglio la Polonia per competitività. Il paese confinante per la prima volta supera la Repubblica Ceca. A metterlo in evidenza è la graduatoria globale sulla competitività, stilata come ogni anno in Svizzera dall’International Institute for Management Development (Imd), che posiziona la Polonia al 33° posto mondiale, rispetto al 35° della Repubblica ceca. ---------------------------------------------------------------(12 settembre) Lo Stato compra Kcp di Praga. L’accordo è per la acquisizione del 70% del Kongresové centrum (Kcp), di cui è ora proprietario il Comune di Praga. Una operazione che viene effettuata per risolvere la situazione di forte indebitamento in cui versa il Kcp, la cui esposizione finanziaria è pari a 1,85 miliardi di corone. A darne notizia è il ministro delle Finanze Jan Fischer. ---------------------------------------------------------------(13 settembre) Meno contributi a rinnovabili. Il Senato approva un disegno di legge che ferma i finanziamenti alle fonti rinnovabili per gli impianti che entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2014. I titolari di misure di sostegno saranno tenuti a rendere trasparente la struttura proprietaria degli impianti. Verrà inoltre ridotta la quota delle bollette che gli utenti pagano per il sostegno delle rinnovabili. ---------------------------------------------------------------(13 settembre) I Bata chiedono danni alla Slovacchia. Gli eredi del fondatore dell’omonimo impero calzaturiero, avanzano ufficialmente una richiesta di mega risarcimento per i patrimoni sottratti alla famiglia sulla base di decreti Beneš nel dopoguerra. In gioco beni di valore complessivo pari a un miliardo di euro. ---------------------------------------------------------------(13 settembre) Aumentano i milionari in dollari. Il loro numero lo scorso anno in Repubblica ceca è salito alla cifra record di 18 mila persone, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalle ultime statistiche della Capgemini e della Rbc Wealth Management. Complessivamente questi milionari alla fine del 2012 detenevano un patrimonio di 42 miliardi di dollari (+5,4% rispetto all’anno precedente). ---------------------------------------------------------------(25 settembre) Fine della crisi per l’aeroporto di Praga. Lo scalo della capitale nel corso della scorsa estate ha registrato il maggior numero di velivoli dal 2008, anno di inizio della flessione. Da inizio giugno sino a fine agosto gli arrivi e le partenze sono stati quasi 38 mila, in aumento del 3,5% rispetto allo
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stesso periodo dello scorso anno. Il traffico aereo complessivo è cresciuto dell’1,1%. ---------------------------------------------------------------(25 settembre) Record export per Škoda Transportation. L’azienda di Plzeň ha stipulato contratti per la vendita all’estero di 121 mezzi tranviari sino alla fine del 2013. In Slovacchia, Turchia e Ungheria alcune delle maggiori commesse. C’è anche un accordo con una azienda cinese che prevede la concessione della licenza per la produzione in Estremo Oriente di 400 tram. ---------------------------------------------------------------(26 settembre) Ottima estate per tour operator cechi. La stagione appena conclusasi è stata una delle migliori degli ultimi anni, nonostante il contraccolpo negativo derivante dalla crisi in Egitto. Il prezzo medio dei viaggi venduti ha superato la cifra di 12 mila corone, quindi almeno 200 corone in più rispetto all’estate 2012. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto fra le agenzie e dai dati diffusi dalla associazione degli operatori turistici Accka. Incremento del 30% dell’interesse dei cechi per le isole greche. Molto bene anche Spagna e Turchia. ---------------------------------------------------------------(30 settembre) Novità nella politica dei visti. Il ministro degli Esteri Jan Kohout si accinge a presentare un piano che intende facilitare il business con i paesi orientali, in modo particolare la Cina e la Russia. Ottenere il permesso di ingresso in Rep. ceca diventerà più facile non solo per i turisti, ma anche per gli uomini d’affari provenienti da quei paesi. “In mancanza di questo la diplomazia economica non ha possibilità di decollare” sottolinea Kohout. ---------------------------------------------------------------(30 settembre) Export militare in crescita. Lo scorso anno la vendita all’estero di armi e materiale di uso militare da parte dei produttori cechi è aumentato in misura superiore al 50% rispetto al 2011, raggiungendo valore complessivo record di sette miliardi di corone. ---------------------------------------------------------------(30 settembre) Asta frequenze Lte. Sono cinque le società che partecipano alla vendita organizzata dall’Authority delle comunicazioni della Repubblica Ceca (Ctu). Oltre ai tre attuali operatori, Telefonica, T-Mobile e Vodafone, ci sono la Revolution Mobile e la Tasciane. Non si registra la presenza fra gli interessati del gruppo Ppf. Indiscrezioni di stampa fanno sapere che quest’ultima compagnia sarebbe interessata direttamente alla acquisizione della Telefonica in Repubblica ceca.
Varie
(30 agosto) Finale Supercoppa a Praga. La 38° edizione della competizione Uefa si gioca allo Stadion Eden di Praga, dove si affrontano il Bayern Monaco e il Chelsea, vincitrici rispettivamente nel 2013 di Champions League e Europa League. È la prima edizione della Supercoppa decisa ai calci di rigore, nonché la prima vinta dal Bayern Monaco. ---------------------------------------------------------------(10 settembre) Sconfitta contro Italia fatale a CT Bílek. Conclusa dopo quattro anni l’avventura del commissario tecnico alla guida della nazionale ceca. Nelle prossime due partite del girone, ormai senza alcuna speranza di qualificazione ai mondiali di Brasile 2014, sarà uno dei due assistenti a svolgere l’incarico di selezionatore. I dirigenti della Federazione hanno detto che la scelta del successore di Bílek sarà presa con calma.
NOVEMBRE
NOVEMBER
Pagamento dell’accisa per il mese di settembre 2013
Payment of excise duty for the month of September 2013
Lunedì 25
Monday 25
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di ottobre 2013 (mensile) Presentazione dichiarazione accisa del mese di ottobre 2013
Declaration and payment of VAT for the month of October 2013 (monthly) Excise declaration for the month of October 2013
DICEMBRE
DECEMBER
Acconto dell’imposta sul reddito, (ottobre 2013)
Income tax advance payment, quarterly (third quarter 2013)
Imposta sugli immobili – seconda rata (tutti i contribuenti con la tassa superiore a CZK 5.000)
Property tax – first installment (only for taxpayers engaged in agricultural production or fish farming)
Lunedì 11
Lunedì 2
Martedì 10
Monday 11
Monday 2
Tuesday 10
Pagamento dell’accisa per il mese di ottobre 2013
Payment of excise duty for the month of October 2013
Lunedì 16
Monday 16
Pagamento acconto tassa stradale (ottobre/novembre 2013)
Advanced payment of road tax (October/November 2013)
Acconto dell’imposta sul reddito, trimestrale (quarto trimestre del 2013) Acconto dell’imposta sul reddito, semestrale (secondo semestre del 2013)
Income tax advance payment, quarterly (fourth quarter of 2013) Income tax advance payment, biannual (second half year 2013)
Venerdì 27
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di novembre 2013 (mensile) Presentazione dichiarazione accisa del mese di novembre 2013
Friday 27
Declaration and payment of VAT for the month of November 2013 (monthly) Excise declaration for the month of November 2013
Čelakovského sady 4/1580 - 110 00 Praga 1- Repubblica Ceca - tel. +420 224 921 014 - diego@bianchi.cz
MACROECONOMIA
di Gianluca Zago
Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output
La disoccupazione rimane stabile attorno al 7.0%, livello minimo degli ultimi anni. Diversi fattori hanno contribuito, non tutti strutturali, quali la stagionalità estiva. La crescita della produzione industrale e l’outlook positivo per i mesi in‑ vernali fanno ben sperare. Purtroppo però i segnali di una jobless recovery, cioè ripresa senza creazione di nuovi posti di lavoro, sono piuttosto incisivi. Alcune aree del paese, ad esempio la regione di Ostrava, sono in serissima crisi occupa‑ zionale, con prospettive purtroppo molto negative. In quell’area in particolare, si teme che subito dopo le elezioni, ci sarà una fortissima ondata di licenzia‑ menti in settori ad alto tasso di occupazione quali il carbonifero e la produzione di acciaio. Praga come ormai usuale, è vicina alla piena occupazione. Mentre le regioni tradizionalmente deboli si confermano tali e continueranno ad esserlo sempre di più, considerando i troppo generosi contributi alla disoccupazione nelle aree depresse e la scarsa attitudine alla mobilità della forza lavoro. Unemployment level keeps steady at around 7.0%, which is the lowest level of the last few years. Some factors helped reaching this figure, not all of them of structural nature, such as seasonal jobs. Good hope comes from pick up in industrial production and the general positive outlook for the winter months. Unfortunately, there are strong signals for a jobless recovery, though. Some areas are experiencing an even deeper than usual occupational crisis, especially the Ostrava region, where after the elections it is expected a strong wave of layoffs, in the coal and steel industries. As usual the situation is very different in Prague, where there is basically zero unemployment. But then again, the weakest regions keep being that. And they shall continue being weak, considering the all too generous subsidies to the unemployed and the negative attitude to relocation among the job-seekers.
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Buoni segnali di ripresa sul versante della produzione industriale. Non solo agosto ha registrato un aumento dell’1.6% su base annua, ma soprattutto confortanti sono i portafogli di ordinativi acquisiti, in crescita del 12.3%. Pur essendo vero che l’inizio dell’autunno è tradizionalmente forte, per diversi motivi indipendenti dallo stato generale dell’economia, nondimeno le aspet‑ tative sono finalmente positive per i mesi invernali. Inoltre, la leggera ripresa in atto nell’area Ue, principale mercato all’esportazione per l’industria ceca, fa ben sperare per i mesi autunnali ed invernali. Oltre a ciò, sembra agevolarsi l’accesso al credito al consumo per le famiglie, che si traduce solitamente in una spinta alla produzione industriale, particolarmente nei settori automotive e elettrodomestici.
Nice recovery signals from the Czech industrial sector. In August there was an increase in production of about 1.6%, on a y-on-y basis. Most of all, the orders portfolio grew by 12.3%. It is true that late summer is always strong, for several reasons often independent on the general health of the economy, nevertheless the expectations for the coming months are eventually positive. Furthermore the EU area ongoing recovery, albeit mild, gives a positive outlook for the Czech industry, being EU its main export area. Also, access to purchase financing is quite cheap, with mortgage rates almost at record low: usually this translates into stronger demand for industrial products, such as cars and household appliances.
progetto repubblica ceca
economia e mercato markets and data
Economics
by Gianluca Zago
Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade
Continua la discesa dell’indice di inflazione dei prezzi. A settembre ha raggiunto addirittura 1.0%, il livello più basso da tre anni e mezzo. È altamente probabile che dopo le vicine elezioni, le politiche di spesa pubblica saranno più flessibili, e verranno praticate alcune misure di stimolo alla domanda interna, attualmente così debole da essere fattore determinante per la bassa inflazione. L’inflazione bassa, da sola, non è necessariamente positiva, se non è accompagnata da so‑ lida domanda di beni da parte delle famiglie, e da investimenti produttivi delle imprese. Si è ben visto negli utimi anni come l’erosione del potere d’acquisto e della domanda interna non sia dovuta al livello dei prezzi, ma principalmente al deterioramento del mercato del lavoro e alla stagnazione dei redditi. Certamente però, un livello così basso di inflazione aiuta significativamente la Banca Centrale nel mantenere i tassi di interesse molto bassi e nel cercare di deprezzare il valore della Corona, favorendo così le esportazioni. The CPI index of price inflation keeps dropping. In September it reached the lowest level in three and a half years, at 1.0%. After the coming elections, it is reasonable to expect a loosening of public spending, and measures shall probably be taken to foster the domestic demand, its weakness being the key factor for the low inflation. It is not necessarily a positive sign, to only have a low inflation, if there is a weak domestic demand and no investments into industrial production. We saw in the last few years, that the drop in domestic demand wasn’t due to inflation, but to erosion of income and to deterioration of the job market. Nevertheless, a very low level of inflation helps the Central Bank in keeping very low interest rates, and in trying to lower the Crown value to exports.
Bilancia commerciale sempre in attivo, come d’abitudine, anche in agosto, con surplus di 20 miliardi di corone, ed in crescita su base annua di ben 4 miliardi. Le esportazioni dopo una battuta di arresto, sono in forte risalita dell’ 1.9% e con outlook positivo, stante la crescita della produzione industriale e i segna‑ li di ripresa della domanda nell’area Ue, mentre le importazioni sono rimaste stabili. La costante posizione di attivo della bilancia commerciale è la spiega‑ zione per lo stato generale dell’economia ceca, relativamente molto migliore dell’eurozona. E costituisce l’argomento definitivo per gli oppositori all’entrata nell’Euro. Cosa che al momento è data come lontana. Molto significativo il rin‑ novato miglioramento del passivo commerciale con la Cina, sceso di 3.3 miliar‑ di, indicatore chiave di una ripresa della manifattura locale. Come al solito un solido attivo con la Ue, 51 miliardi, anch’esso un ottimo segnale per il futuro della produzione industriale.
As usual, the trade balance was in positive territory also in August, by a nice 20bn Crowns, growing from last year by about 4bn. Exports are strongly growing again, after a temporary step back, by 1.9% with a nice outlook, considering the pick up in industrial production orders and the ongoing recovery of the EU area. Imports kept their level steady. We must note that the constantly positive trade balance is the key for the healthier state of the Czech economy, when compared to the Eurozone. That actually is the definitive argument against the Euro currency adoption. That moment seems quite far ahead in time. A very significant figure is the improvement of the trade deficit with China, lowered by 3.3bn Crowns. It is a key indicator in identifying positive signals for a revamp of local manufacturing. As usual, the balance with EU zone is positive by 51bn, that too a positive signal for the local manufacturing.
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Rome Fiumicino - Prague Flight n.
Departure
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AZ 512
13:40
15:30
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Prague - Venice Marco Polo * Flight n.
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18:00
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AZ 7948
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13:20
15:00
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Catania - Prague * Flight n.
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SUMMER SCHEDULE 2014 SUBJECT TO CHANGE WITHOUT NOTICE PRINTED IN NOVEMBER 2013
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Amministrazione delle società, cosa cambia nel 2014
Avv. Martin Holub Lucie Miškovská Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mr. Martin Holub (lawyer) Lucie Miškovská Law Firm Safra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz
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All’inizio del prossimo anno, nell’am‑ bito della ricodificazione del diritto privato cambierà anche la disciplina delle società commerciali. La nuova Legge sulle corporazioni commerciali cerca di riflettere lo sviluppo a livello europeo, si ispira alle esperienze este‑ re e introduce nuove regole sul con‑ trollo dell’amministrazione interna delle società commerciali. I rapporti tra la società commerciale e i membri degli organi statutari sono disciplinati dalle disposizioni del nuo‑ vo codice civile relative al mandato, dalle disposizioni della Legge sulle corporazioni commerciali ed even‑ tualmente dal contratto sull’esercizio della funzione. Per le società di capi‑ tali la legge richiede che il contratto abbia forma scritta e che sia approvato dall’organo deliberativo della società. Questo vale anche per le modifiche di tale contratto. Qualora nel contratto non venga concordata la modalità di remunerazione per l’esercizio della funzione, allora vale che questa sia As part of the re-codification of private law, early next year, there will also be changes to the discipline of commercial enterprises. The new Law on commercial corporations seeks to reflect the developments at European level, based on the experience gained in foreign countries and introduces new rules on the internal administrative controls of trade companies. Relations between trading companies and the members of the statutory bodies are governed by the provisions of the new Civil Code relative to the mandate, the provisions of Law on business corporations and possibly, also by a contract on the exercise of the function. Jointstock companies will be required by law to make out a written contract, to be approved by the executive committee of the company and this also applies to any changes to the contract. If no re-
gratuita. È necessario modificare que‑ sti contratti entro 6 mesi dall’entrata in vigore della Legge sulle corporazio‑ ni commerciali. Secondo il nuovo codice civile il mem‑ bro di un qualsiasi organo elettivo della persona giuridica ha l’obbligo di operare con la diligenza del buon padre di famiglia, quindi con la lealtà, la cura e le conoscenze necessarie. La Legge sulle corporazioni commercia‑
li, inoltre, sottolinea che il membro dell’organo della società commerciale debba operare con professionalità, in modo informato e nell’interesse della società commerciale. Davanti al tribu‑ nale l’onere della prova è a carico del membro dell’organo della società. Nel procedimento si tiene conto della di‑ ligenza che, in una situazione simile, un’altra persona ragionevolmente di‑ ligente avrebbe impiegato.
Il tribunale cittadino di Praga / City Court of Prague
muneration has been established in the contract for the exercise of this function, then it is to be done on a free basis. The same contracts have to be modified within 6 months from the enforcement of the law on trade companies. Under the new Civil Code, a member of any elected corporate body is expected to operate with normal due diligence, loyalty and care, as well as with the necessary knowledge and awareness. The trade company law also stresses the fact that the members of the trade company’s governing board shall
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conduct their work in a professional and knowledgeable manner – in the general interest of the trade company. In case of a legal judgement before the Court, the burden of proof shall be borne by the member of the board of the company. During proceedings, due diligence will be taken into account and a comparison made with a similar situation, by taking into account how another reasonably diligent person would have acted. If a member of the statutory board violates his obligations to operate in ac-
panorama legislativo laws and rules
Company administration, the new rules for 2014 Qualora il membro dell’organo sta‑ tutario violi l’obbligo di operare se‑ condo la diligenza del buon padre di famiglia, è tenuto a consegnare alla società il vantaggio che ha acquisito e a risarcirle il danno cagionato. Per quanto riguarda la modalità di risarcimento del danno cagionato può essere stipulato un contratto re‑ lativo alla liquidazione dei danni. Tale contratto deve essere approvato dalla
cordance with due diligence, he will be required to return to the company any advantages that he has acquired and compensate it for any damage caused. With regard to the provision of compensation for damages caused, a relative contract may be made out for the settlement of the claim. This contract will have to be approved by a two-thirds majority vote on the part of all members. If the member does not compensate the company for any damage caused, he will answer for it to the creditors of the company, according to the amount of damages
maggioranza di due terzi dei voti di tutti i soci. Qualora il membro non ri‑ sarcisca alla società il danno cagiona‑ tole, risponde ai creditori di questa so‑ cietà nella misura dell’ammontare del danno causato. La limitazione della responsabilità per il danno cagionato previo accordo non è possibile. Regole similari valgono per tutti coloro che esercitando la loro influenza influi‑ scono sull’azione della società commer‑
caused. Limitations of liability for any damage caused, by means of an agreement, is not possible. Similar rules apply to all those who, exerting their influence, have an affect on the running of the company, that is, in the case of groups, situations of factual control and so on. If a person causes any damage to the company, he is required to compensate it. If the damage is not compensated by the end of the financial accounting period in which it was caused, the person responsible is also obliged to pay compensation to the partners of the company affected.
ciale, ovvero nel caso dei gruppi, degli stati fattuali di controllo etc. Qualora una persona causi alla società un dan‑ no, è tenuta a risarcirla. Se non risarci‑ sce il danno entro la fine dell’esercizio contabile nel quale è stato causato, è tenuta a risarcire il danno anche ai soci della società influenzata. La persona influente, inoltre, risponde ai creditori della società influenzata degli obbli‑ ghi che quest’ultima non è in grado di onorare. Ciò non vale nel caso in cui il danno cagionato venga liquidato in al‑ tro modo nell’ambito del gruppo. Una disciplina molto più severa della responsabilità dei membri dell’organo statutario viene applicata in relazione ai procedimenti di insolvenza. Qualora la società entri in fallimento e i mem‑ bri dell’organo statutario sapessero oppure avrebbero potuto, o dovuto, sapere del pericolo di fallimento, e nonostante questo non abbiano fatto quanto necessario per evitarlo, il tribu‑ nale può decidere che questi membri rispondano dell’adempimento agli
obblighi della società. Questa dispo‑ sizione non viene applicata nel caso del cd. crisis management. I membri dell’organo statutario possono, inoltre, essere invitati dal curatore fallimentare a restituire le remunerazioni che la so‑ cietà ha pagato loro durante i due anni precedenti. Durante il procedimento di insolvenza il tribunale può deliberare di espellere un membro dell’organo statutario dall’esercizio di tale funzione in qualsiasi corporazione commerciale per un periodo di tre anni. La responsabilità si applica sia ai membri attuali dell’organo statutario che ai membri passati. Rispetto alla disciplina giuridica attuale quella nuo‑ va è molto più severa. Per ora rimane aperta la questione di come essa funzionerà nella prassi. Comunque sarebbe da raccomandare ai membri degli organi statutari delle società commerciali di operare con la dovuta diligenza e di provvedere a stipulare un’assicurazione per la responsabilità dell’esercizio della funzione.
The person involved will also have to answer to the creditors of the company affected for the obligations the latter is not in a position to honour. This does not apply if the damage caused has been otherwise liquidated within the group. A more severe discipline, compared to that of the liability of the members of the statutory body, is applied in relation to insolvency proceedings. If the company enters into bankruptcy and the members of the statutory body were aware of the risks, or could have known, or should have known of a possible risk of failure – and despite this they did not take the necessary steps to avoid it, the court may decide to hold these members responsible for the non-fulfilment of company obligations. This provision does not apply in cases of the so-called crisis manage-
ment. Members of the statutory body may also be invited by the bankruptcy trustee to refund the remuneration they received from the company during the previous two years. During insolvency proceedings, the court may decide to disqualify a member from the statutory board in any trade company, for up to three years. The responsibility applies to existing members of the statutory board as well as to past members. Compared to the current legal framework, the new legislation is much more rigorous. For the moment, the question remains as to how it will work in practice. However, it would be advisable to recommend the members of the statutory bodies of trade companies to operate with due diligence and to make out an insurance policy to cover the responsibilities involved in carrying out this role.
progetto repubblica ceca
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L’Università Carlo e la bocciatura di Umberto Eco Charles University and Umberto Eco’s rejection A Praga niente laurea honoris causa per l’intellettuale italiano. Una decisione molto commentata e criticata che lascia parecchie perplessità
La sorpresa degli iniziatori è stata grande: in tutto otto istituzioni acca‑ demiche, tra cui diversi dipartimenti della Facoltà di Lettere o l’Istituto per la filosofia dell’Accademia delle Scienze, a nominare Umberto Eco. Su 46 membri del Consiglio Accademico solo 16 hanno votato a favore della consegna del titolo. Il Rettore – al
quale spetta la decisione finale – ha rigettato la proposta due volte, mal‑ grado il ricorso del decano della Fa‑ coltà di Lettere Michal Stehlík. Secondo il regolamento sul conse‑ guimento della laurea honoris cau‑ sa, la Univerzita Karlova consegna il prestigioso titolo a delle “personalità che, a livello internazionale, hanno
significativamente contribuito allo sviluppo delle scienze o della cultura, o che hanno, in un altro modo, porta‑ to beneficio all’umanità”. Molto vaga, questa direttiva, eppure l’unica codificata e quindi vincolante. Esisterebbe però una serie di regole non scritte. Una di queste presume un legame del laureato con la Karlova
The initiators’ surprise was enormous: in total, eight academic institutions have been involved, including several departments of the Faculty of Arts and even the Institute of Philosophy of the Academy of Sciences. Out of 46 members of the Academic Council, only 16 voted in favour of conferring the title.
The Chancellor – who has the final word – rejected the proposal twice, despite the appeal made by the Dean of the Faculty of Letters, Michal Stehlík. According to the regulations, the attainment of an honorary degree is awarded by the Univerzita Karlova to prestigious “personalities who, at
international level, have significantly contributed to the progress of science or culture or that have achieved something that has brought benefit to mankind”. A very vague directive, but the only one that has been codified and is therefore binding. However, there
di Soňa Jarošová by Soňa Jarošová
No honorary degree in Prague for the Italian intellectual. A very debated and criticized decision that has created a great deal of bewilderment
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attualità current affairs
Univerzita – criterio che il professore italiano non soddisfa. Si distinguono dunque tradizional‑ mente personalità che hanno media‑ to scambi internazionali, dato vita a programmi di ricerca comuni oppure focalizzato la loro ricerca sulla realtà ceca, spiega Jiří Pelán, professore di letteratura italiana all’Universi‑ tà Carlo. Direttore della cattedra di italianistica, grande conoscitore e traduttore di Eco, era lui ad avere l’in‑ carico di formulare la nomina: “Avevo ovviamente letto il regolamento. Ma il legame con l’Università Carlo non vi è menzionato in nessun modo. Ognu‑ no deve valutare se la decisione del Consiglio accademico è ragionevole o se i principi difesi dai suoi membri sono forse un po’ pietrificati. Perso‑ nalmente sono deluso dal fatto che gli argomenti fossero centrati attorno alla domanda “Che cosa ha dato Eco alla cultura ceca? Che cosa ha dato all’Università Carlo?”. Secondo me la domanda che si sarebbero dovuti porre era invece “in che modo l’attri‑ buzione del dottorato honoris causa a una tale personalità può giovare all’Università Carlo?”
Il voto del Consiglio accademico è segreto e le motivazioni dei membri non sono ufficiali o da loro spiegate. Dal comunicato stampa del rettorato, nonché dalle ricerche giornalistiche, nel dibattito svoltosi fra gli accademi‑ ci si sentirebbe dire soprattutto che “Umberto Eco è senza dubbio una personalità importante, ma (a parte il fatto che egli non abbia niente di
particolare in comune con l’Univer‑ zita Karlova), la sua attività (di ro‑ manziere e drammaturgo (sic!)) non è sufficientemente accademica né interdisciplinaria”. Il Consiglio acca‑ demico ha infine deciso di onorare il celebre scrittore italiano con una me‑ daglia d’oro commemorativa. Il gesto è tuttavia stato interpretato come una necessità travestita da virtù.
Tutti i media cechi hanno subito rea‑ gito alla notizia, pubblicata per pri‑ mo sul profilo facebook del decano Stehlík. Le reazioni sono oscillate tra l’incomprensione e l’indignazione. Se l’argomento dell’assenza di un le‑ game di Eco con la Karlova Univerzita poteva essere considerato come valido – benché fondato su una dubbia tradi‑ zione invece che su di un codice ufficia‑
also seems to be a set of unwritten rules. One of these presupposes the existence of a bond between the graduate and the Univerzita Karlova – a requirement the Italian professor does not comply with. Traditionally, those who comply with these standards are those who have mediated international exchanges or set up common research projects, or who have focused their research on Czech realities, says Jiří Pelán, a professor of Italian literature at the Charles University. As director of Italian studies and great expert and translator of Eco’s works, he was in charge of formulating the nomination: “I had obviously read the rules. However, this aspect regarding the bond with the Charles University is not mentioned at all. Everyone will have to assess if the decision of the Academic Council is reasonable and
whether the principles advocated by its members are too rigid. Personally, I am disappointed because the argument cantered around a single issue “What has Eco contributed to Czech culture? What benefits has he brought to the Charles University?”. In my opinion, the question should have been “in what way will the conferring of an honorary doctorate to such a high personality be beneficial to the Charles University?”. The vote of the Academic Council is secret and the motivations of its members are neither official nor have to be justified. From the chancellor’s office press release and from journalistic sources, the dominating factor during the debate among the academics was that they all seemed to agree on the fact that “Umberto Eco is undoubtedly an important personality, but (apart from the fact that he does
not have anything particular in common with the Univerzita Karlova), his activity (as a novelist and playwright (sic!)), is neither sufficiently academic nor interdisciplinary”. However, the Academic Council finally decided to honour the famous Italian writer with a commemorative gold medal. The gesture, though, was interpreted as an obligation disguised as a virtuous act. Czech media, as a whole, reacted promptly to the news, which was first published on the facebook profile of Dean Stehlík. Reactions ranged from perplexity to indignation. However, if the issue on the absence of a bond between Eco and the Univerzita Karlova is to be considered valid – even if based on a dubious tradition rather than on official rules – the scientific and interdisciplinary insufficiency in Eco's work, has quite rightly aroused
anger and resentment. Eco is now one of the most cited authors of humanistic disciplines, as Professor Alberto Borghi pointed out, a lecturer of Italian at the Faculty of letters: “Eco's great merit lies in his method of approach to literary text, in the so called semiotic methodology. Eco, perhaps, does not have a bond with the Charles University of Prague, but his works have considerably influenced the approach to linguistics and literature in the Western academic world”. Thus, designating Eco as a playwright (he has never written any dramas), bears witness to the fact that the learned scholars and members of the Academic Council of the University of Prague, the oldest in Central Europe, simply ignore Eco's standing as an eminent semiotician and expert of medieval studies, as well as a philosopher
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“Una vicenda da romanzo di Umberto Eco, dove figurano docenti sciocchi e scienziati pretenziosi che non vedono oltre la punta del proprio naso” “A story that closely resembles that of Umberto Eco’s novels, consisting of foolish teachers and pretentious scientists who can’t see further than the tip of their nose”
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le – quello dell’insufficienza scientifica e interdisciplinaria dell’opera di Eco ha suscitato a giusta ragione sdegno e ri‑ sentimento. Eco è oggi uno degli autori più citati nelle discipline umanistiche, come ricorda il professore Alberto Bor‑ ghi, lettore di italiano alla Facoltà di Lettere: “Il grandissimo merito di Eco consiste nel suo metodo di approccio al testo letterario, nella metodologia semiotica. Eco non ha forse un legame particolare con l’Università Carlo di Praga, ma la sua opera ha influenzato in un modo considerevole l’approccio alla linguistica e alla letteratura nel mondo accademico occidentale”. Designare poi Eco come autore tea‑ trale (Eco non ha mai scritto drammi) testimonia il triste fatto che gli eruditi studiosi membri del consiglio acca‑ demico dell’ateneo praghese, il più antico dell’Europa centrale, semplice‑ mente ignorano l’illustre semiologo, esperto di studi medievali, filosofo, teorico dell’estetica quale è Eco, oltre ad essere un letterato. Ecco cosa ha scritto con amara ironia il giornalista Jiří Peňás sul quotidiano and theorist of aesthetics and not only a man of letters. Here is what the journalist Jiří Peňás wrote with bitter irony in the newspaper Lidové noviny: “The debate by the Czech professors on the relevance of Eco and his works, could easily be drawn from one of his novels – where foolish teachers and pretentious scientists emerge – who are not able to see further than the tip of their nose”. However, an event was evoked that dates back to the beginning of the year 2000, when Eco was awarded the Charles IV medal, a recognition that was conferred to him by the city of Prague and the Charles University. Eco did not respond at the time to this honour and his discourtesy, according to a number of sources, might be the underlying factor responsible for the resentment of a few academics. Moreover, several articles, blogs and discussions on the web have also indicated
Lidové Noviny: “Il dibattito dei profes‑ sori cechi sulla rilevanza di Eco e della sua opera potrebbe facilmente essere tratto da qualche suo romanzo dove appaiono docenti sciocchi e scienziati pretenziosi che non vedono oltre la punta del loro naso”. Si è però evocato un evento che risale ai primi anni del 2000, quando Eco è stato insignito della medaglia Carlo IV, un riconoscimento che conferisco‑ no insieme la città di Praga e l’Uni‑
versità Carlo. Eco non aveva reagito a questo onore, e la scortesia sarebbe, secondo alcune fonti, all’origine del rancore di certi accademici. Diversi articoli, blog e discussioni sulla rete hanno ipotizzato anche motivazioni politiche. Eco “comu‑ nista” avrebbe infatti approvato o almeno minimizzato l’invasione sovietica in Cecoslovacchia nel 68 – come venne inoltre menzionato anche sulla stampa italiana – senza
political reasons as being the cause. Eco, in fact, as a «communist» is believed to have approved or at least minimized the Soviet invasion of Czechoslovakia in 68 – as was also reported in the Italian press – this is without justifying the speculation on the web. By now, the sensational reactions of the media have died away. The incident,
after all, is not so extraordinary, but from a symbolic point of view, it constitutes a small aspect of the University's reputation. It tells us a lot about its nature, says Josef Fulka, professor of philosophy at the Faculty of human sciences: “The existence of «unwritten rules», according to which a candidate for the honorary degree must have a
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attualità current affairs
che questo giustifichi le speculazioni sulla rete. Ormai le reazioni clamorose dei media si sono ovviamente smorzate. L’acca‑ duto non ha, in fondo, niente di spet‑ tacolare. Sul piano simbolico però, costituisce un pezzettino del mosaico della reputazione dell’Università. Dice molto sul suo carattere, riflette Josef Fulka, professore di filosofia alla Facoltà di scienze umane: “Il fatto che esistano “regole non scritte”, secondo
bond with the Charles University, does not diminish the irrationality of the decision. On the contrary, a university that is based on the existence of mysterious «unwritten rules» does not present itself in the best way”. Therefore, what considerations can we draw from the summer event? Václav Bělohradský, a philosopher
le quali il candidato alla laurea deve avere un legame con l’Università Car‑ lo non diminuisce l’irrazionalità della decisione. Al contrario: un’università retta da misteriose “regole non scrit‑ te” non presenta se stessa sotto il mi‑ gliore aspetto”. Ma allora a quali considerazioni fa risaltare l’evento estivo? Václav Bělohradský, filosofo e professore di sociologia politica all‘Università di Trie‑ ste, vede l’accaduto nel contesto sociale e culturale della concezione prevalente delle scienze umane in Repubblica Ceca. Secondo lui, le singole discipline vi si sviluppano separatamente l’una dall’altra, ciascuna con i propri criteri di valutazione strettamente specializzati, i propri codici e capi di riferimento. L’in‑ terdisciplinarietà è minima, la ragione è sottomessa ad un uso privato, invece di essere esercitata come argomenta‑ zione di fronte ad un pubblico indipen‑ dente. Continua il professore: “L’opera di Umberto Eco si situa all’opposto di questa concezione: i suoi scritti trasgre‑ discono la differenza tra la cultura alta e quella popolare, la differenza tra una
pubblicazione scientifica e un articolo di giornale, mescola i generi e vocabo‑ lari nello stile postmoderno, analizza le diverse forme di quotidianità come “Storia”, mostra il politico implicito in ogni discorso culturale o “spirituale”. È normale che l’ambiente accademico ceco nella versione 2010 e in quelle successive non abbia alcun senso per questo tipo di intellettuale”. Umberto Eco non è divenuto dottore honoris causa dell’Università Carlo. Lui stesso probabilmente non se ne lamenta, di lauree honoris causa ne ha già più di una trentina – citiamo ad esempio quelle della Sorbonne di Parigi, della State University of New York, della Freie Universität di Berli‑ no, dell’Università Lomonosov di Mo‑ sca oppure la Royal College of Arts di Londra. Sembra piuttosto che il pre‑ stigio più grande ne poteva risultare per l’ateneo praghese e sono fatti suoi che se ne sia privato. Sorprendente non è la decisione di non conferire la laurea a Eco, quanto invece il modo ai più apparso ottuso con cui questa decisione sia stata presa.
and professor of political sociology at the University of Trieste, sees this incident in a social and cultural context of the prevailing conception of human sciences in the Czech Republic. According to him, the individual disciplines develop separately one from the other, each with its own specialized assessment criteria and specialists. The interdisciplinary aspect is minimal and reason is subject to private use, instead of being available for public use. The professor adds that: “Umberto Eco's work stands on the reverse side of this conception: his writings transgress the difference between high culture and popular culture, the difference between a scientific publication and a newspaper article, he mixes the genres and vocabularies into a postmodern style and analyzes the different forms of everyday life as «History» and shows the political aspect that is implicit in
any cultural or «spiritual discourse». It is quite obvious that the 2010 Czech academic environment, and the later versions, do not make sense to this kind of intellectual”. Umberto Eco has not become an honorary doctor of the Charles University and most probably is not complaining about it. He has already received more than thirty honorary degrees - for example, those from the Sorbonne in Paris, State University of New York, Free University of Berlin, and the Lomonosov University in Moscow and the Royal College of Arts in London. However, it appears that the greatest prestige would have been in favour of the Prague university – and it is strictly its own business if it has been deprived of it. The surprising aspect is not so much the decision of not conferring the honorary degree to Eco, but rather, what most people felt had been a very obtuse way to reach this decision.
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Hořící keř, ritratto di un popolo Hořící keř, portrait of a nation La miniserie televisiva diretta da Agnieszka Holland sul dramma del gennaio 1969 è senza dubbio il migliore film ceco dell’anno. Ma essendo nato per la tv, resta escluso dalla corsa agli Oscar
“Volevo raccontare la storia dietro la storia. Tutti i cechi sanno chi era Jan Palach, ma conoscono solo il simbo‑ lo”. Ecco, secondo lo sceneggiatore Štěpán Hulík, la motivazione dietro Hořící keř, una delle produzioni cine‑ matografiche ceche più importanti ed ambiziose degli ultimi anni. Diretto da una regista di grande spes‑ sore e dedicato alla storia vera che ha segnato profondamente la coscienza civile dell’Europa degli anni 60, il film è nato come una fiction per la Tv che racconta gli eventi seguiti al sacrificio
del giovane studente della facoltà di Filosofia di Praga, immolatosi per protesta contro l’occupazione russa. L’opera della regista polacca Agnie‑ szka Holland, descritta come la mag‑ giore produzione della storia della rete HBO Europe, ha praticamente dominato l’attenzione della stampa cinematografica della Repubblica Ceca nel 2013. Inizialmente, per le lodi della critica nei festival di Kar‑ lovy Vary e Toronto, poi, nelle ultime settimane, per le polemiche sulla sua mancata scelta per rappresentare
la Repubblica Ceca agli Oscar, nella categoria di miglior film straniero, in favore del nuovo film di Jiří Menzel, Donšajni. Ma merita veramente l’acclamazione? Abbiamo provato ad analizzare que‑ sto grande evento cinematografico e televisivo ceco dell’anno, e cercato di capire com’è nato l’intero progetto. Ad idearlo è stato proprio Hulík, sce‑ neggiatore e storico cinematografico classe ‘84, il quale sentì parlare di Palach la prima volta da bambino, nel 1990, quando le spoglie dello studen‑ Foto: HBO, Dušan Martinček
di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
The television miniseries directed by Agnieszka Holland on the tragedy of January 1969, is arguably the best Czech film of the year. Since it was originally made for television, it has been excluded from the Oscar race
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Scene tratte dal film Hořící keř /Scenes from the movie Burning Bush
“I wanted to tell the story behind the story. All the Czechs know who Jan Palach was, but they only know the symbol”. Here, according to screenwriter Štěpán Hulík, lies the motivation behind Hořící keř, one of the most important and ambitious Czech film productions in recent years. Directed by a figure of great depth and dedicated to the true story that deeply
influenced the social awareness of Europe in the 60s, the film originated as a miniseries for television which told the events that followed the sacrifice of the young student of the Faculty of Philosophy in Prague, who sacrificed himself in protest against the Russian occupation. The work of Polish director Agnieszka Holland, described as the biggest production in the history of the HBO
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Europe network, has virtually dominated the attention of the film press in the Czech Republic in 2013. Initially, it was as a result of the critical acclaim at the festivals of Karlovy Vary and Toronto, then, in recent weeks, due to the controversial nature in which it was snubbed, as the film to represent the Czech Republic at the Oscars in the category of best foreign film, in favour of
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te furono restituite a Praga. Stupito del fatto che nessuno avesse mai de‑ dicato un film o una miniserie al pa‑ triota cecoslovacco, Hulík decise che era l’ora di omaggiare il ragazzo che si sacrificò per “svegliare” il suo popolo dandosi fuoco nel gennaio del 1969 in piazza San Venceslao. Visto che molti aspetti della vita del giovane studen‑ te universitario rimangono ancora oggi un mistero, il primo ostacolo da superare era decidere come affronta‑ re il progetto. Così, focalizzandosi sul periodo successivo, quando i postumi dell’invasione e il sacrificio di Palach erano ben visibili, ha deciso di rac‑ contare come il regime avesse cercato di sminuire l’importanza del gesto, Locandina del film/Film poster Foto: HBO, Dušan Martinček
the new film by Jiří Menzel, Donšajni. Does it really deserve all the praise however? We have explored the major Czech cinematic and televisual event of the year, and how it was born. It was indeed Hulík, the twenty-nine year old screenwriter and film historian, who devised the project, having first heard of Palach as a child in 1990 when the remains of the student were returned to Prague. Amazed that no one had ever dedicated a film or miniseries to the Czechoslovak patriot, Hulík decided it was time to pay homage to the man who sacrificed himself to “wake up” his people by setting himself on fire in January 1969 in Wenceslas Square. Since many aspects of the young university student’s life still remain a mystery, the first obstacle to overcome was to decide how to approach the project. The hurdle was overcome by focusing on the after-
math of his death, when the effects of the invasion and Palach’s sacrifice were clearly visible, while deciding to show how the regime had tried to diminish the importance of the gesture, describing it as an error or as a reckless act from an insane mind. However, Palach himself, is not in the spotlight, but instead the story of the young lawyer Dagmar Burešová, who was contacted by Jan’s mother to defend the honor of the deceased son, and eventually became the first Minister of Justice after the Velvet Revolution. In addition to the gifted, beautiful Slovak actress Tatiana Pauhofová, who plays the heroine Burešová, the production also boasts the involvement of Jaroslava Pokorná who masterfully plays the mother of Palach, not to mention names of the calibre of Jan Budař, Ivan Trojan and Martin Huba in the role of Vilém Nový, the politician
descrivendolo come un errore o come un’azione inconsulta di una mente insana. Al centro dell’attenzione non c’è Palach, ma la storia della giovane avvocato Dagmar Burešová, contat‑ tata dalla madre di Jan per difendere
l’onore del figlio deceduto, che finì per diventare il primo Ministro di Giustizia dopo la Rivoluzione di Velluto. Oltre alla brava, bellissima attrice slovacca Tatiana Pauhofová, che ve‑ ste i panni dell’eroina Burešová, la
accused of slander by Burešová. The famous speech from Nový regarding Palach in which he tries to tarnish his memory, forms an important part of the plot. Despite an excellent cast, the key member of the crew and the entire production, the real ace in the hole was the choice behind the camera. In addition to being an internationally respected director, Agnieszka Holland experienced many of the events told in the plot first hand, having been a student of Famu (the Prague film academy) during the Prague Spring, even spending six weeks in prison for her support of government reforms and distributing illicit materials. Curiously, despite being Polish, Holland has always claimed to have been more influenced by the Czech cinema, in particular by Miloš Forman, Ivan Passer, and Věra Chytilová. Furthermore, having a Slo-
vak husband, she maintains a close bond with the former Czechoslovakia. Her most famous film work remains “Europa Europa” (1991), a film set in Nazi Germany, which won the Golden Globe for best foreign film. In addition to her personal history in the Czech Republic, and her long filmography her work on “The Wire”, frequently voted the best American television series of all time, played a decisive role in convincing the producers of Hořící keř that she was the right person to command the project and capture the atmosphere of Czechoslovakia in the period. “It was a very sad country, there was not even the hope that changes could occur”, says the director regarding the years, which were painstakingly reconstructed by the filmmaker, also thanks to the wonderful photography. From the early screenings in Prague already in January, to those in various
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bene gli eventi raccontati nella tra‑ ma, essendo stata una studentessa della Famu (l’accademia praghese del cinema) durante la Primavera di Praga, passando addirittura sei set‑ timane in carcere per il suo sostegno alle riforme del governo e per aver distribuito materiali illeciti. Curiosa‑ mente, pur essendo polacca, la Hol‑ land ha sempre sostenuto di esser stata influenzata dal cinema ceco, in particolare da Miloš Forman, Ivan Passer, e Věra Chytilová. Avendo poi un marito slovacco, è molto stretto il suo legame con la ex Cecoslovacchia. La sua opera cinematografica più fa‑ mosa resta “Europa Europa” (1991), pellicola ambientata nella Germania
nazista, che vinse il Golden Globe per miglior film straniero. Oltre alla sua storia personale in Repubblica Ceca, e la sua lunga filmografia, è stato anche il suo lavoro televisivo “The Wire”, frequentemente votato la migliore serie televisiva americana di sempre, a convincere i produttori di Hořící keř che era la persona giusta per comandare e catturare l’atmosfe‑ ra della Cecoslovacchia del periodo. “È stato un Paese molto triste, non c’era nemmeno la speranza che sarebbero potuti arrivare dei cambiamenti” dice la regista in riferimento a quegli anni, ricostruiti minuziosamente grazie an‑ che alla splendida fotografia. Dalle prime proiezioni a Praga già a gennaio fino a quelle in vari festival di alto livello, come Karlovy Vary, Toronto e Roma Fiction Fest, l’opera è stata un successo travolgente, con un premio per Ivan Trojan al Festival della Televisione di Monte Carlo, dove ha vinto come miglior attore. Pur essendo sostanzialmente una produ‑ zione televisiva, era ben evidente che nessun altro film ceco avrebbe potuto
high level festivals, such as Karlovy Vary, Toronto and Rome Fiction Fest, the work has been an overwhelming success, even garnering a prize for Ivan Trojan at the Monte Carlo Television Festival, where he won the best actor award. Despite being essentially a television production, it was evident that no other Czech film would rival the work of Holland, and therefore it is unsurprising that Hořící keř was initially chosen by the National Film Academy to represent the Czech Republic at the Oscars. It seemed almost a certainty until the first week of October when the American Academy disqualified the film on the grounds that it had been broadcast on the European channels of HBO before arriving at the cinema. The disappointment among critics of the country soon became barely concealed anger, as to replace it, the Czech academy chose Donšajni, the new film by Jiří Menzel , despite mainly negative
reviews. “Disgrace” and “ridiculous“ were among the most frequently used words in the newspapers regarding the decision. It has even been claimed that a significant number of members of the academy has not even seen Menzel’s film, which was probably chosen only because they believed it was impossible that the Prague born director could make a bad movie. Other journalists, instead of complaining about the choice, argued that the fact the best Czech film of the year is a television production, reflects the poor state of Czech cinema today. However, those who believe that a production made for television is automatically of inferior quality are mistaken. Holland and Hulík only chose the format to devote the necessary time to the episodes, in order to create a context, without omitting the small details that enable them to recreate the social environment of the time. It
Foto: HBO, Dušan Martinček
L’avvocato Burešová (Tatiana Pauhofová) e il marito (Jan Budař) alla commemorazione di Jan Palach/ The lawyer Burešová (Tatiana Pauhofová) and her husband (Jan Budař) at the remembrance ceremony of Jan Palach
Fotogramma del film/ A shot from the film
produzione può anche vantare la par‑ tecipazione di Jaroslava Pokorná che interpreta magistralmente la madre di Palach, Libuše Palachová. A seguire altri nomi noti come Jan Budař, Ivan Trojan e Martin Huba nel ruolo di Vilém Nový, il politico accusato di diffamazio‑ ne da parte della Burešová. Il famoso discorso di Nový su Palach in cui cerca di infangare la sua memoria, costitui‑ sce una parte importante della trama. Nonostante un cast eccellente, l’ele‑ mento fondamentale della troupe e dell’intera produzione, il vero asso nella manica è stata la scelta die‑ tro la cinepresa. Oltre ad essere una regista rispettata a livello interna‑ zionale, Agnieszka Holland conosce
Foto: HBO, Dušan Martinček
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competere con l’opera della Holland, e quindi non stupisce il fatto che Hořící keř fosse stato scelto inizialmente dal‑ la Accademia cinematografica nazio‑ nale per rappresentare la Repubblica Ceca agli Oscar. Sembrava quasi una certezza fino alla prima settimana di ottobre quando l’Academy americana ha squalificato il film sulla base del fatto che era stato trasmesso sui ca‑ nali europei di HBO prima di arrivare al cinema. La delusione tra i critici del Paese presto è diventata aperta ostili‑ tà, visto che per sostituirlo, l’accade‑ mia ceca ha scelto Donšajni, la nuova pellicola di Jiří Menzel, nonostante le recensioni negative. “Vergogna” e “ri‑ dicolo” sono state fra le parole più uti‑ lizzate dai giornali in riferimento alla decisione. Si è scritto che un numero significativo dei membri dell’accade‑ mia non ha nemmeno visto il film di Menzel, scelto solo perché ritenevano fosse impossibile che il regista pra‑ ghese dirigesse un film brutto. Altri giornalisti, invece di lamentarsi della scelta, hanno sottolineato che se il miglior film ceco dell’anno è un’ope‑
ra televisiva, questo riflette il povero stato del cinema ceco di oggi. Comunque, chi crede che una pro‑ duzione realizzata per la televisione debba essere di qualità inferiore si sbaglia. Holland e Hulík hanno scelto il formato solo per dedicare il tempo necessario agli episodi, raccontando‑ ne meglio il contesto, senza tralasciare i piccoli dettagli che contribuiscono a ricreare l’ambiente sociale dell’epoca. È proprio questo che rende Hořící keř una produzione di alto livello, in cui la regista usa tutta la sua esperienza personale per creare un’opera pro‑ fonda ed importante, con momenti
anche di grande intensità emotiva, riuscendo al tempo stesso a non ba‑ nalizzare la storia. Invece di realizzare l’ennesimo film storico che raffigura l’atto di un eroe nazionale, la Holland preferisce concentrarsi sul riflesso dei cittadini dell’epoca, sulle loro reazio‑ ni. Palach è presente solo nella prima scena della miniserie, ed il suo volto non appare mai per intero. Scopriamo chi è solo attraverso gli altri perso‑ naggi, anche tramite i suoi detrat‑ tori, come un genitore di un ragazzo della stessa età di Jan che dice “E se mio figlio s’ispirasse a lui e seguisse il suo esempio?”. La regista polacca ci fa
vedere come l’atto provocò emozioni fortissime nella società ceca, non solo positive e di ammirazione ma anche dubbi e angoscia sul futuro. “Dobbia‑ mo credere che quel gesto sia stato significativo”, dice la madre di Palach all’avvocato Burešová. Con le ultime scene della commemorazione nel gennaio 1989, al ventesimo anniver‑ sario, e l’inizio di importanti manife‑ stazioni che portarono al crollo del regime, la regista sottolinea che quel sacrificio non fu vano. Il film è anche dedicato a Jan Zajíc, Evžen Plocek e al polacco Ryszard Siwiec, che si immo‑ larono per la stessa causa.
Il cast del film/The film cast Agnieszka Holland e Štěpán Hulík alla conferenza stampa/ Agnieszka Holland and Štěpán Hulík at the press conference
© Film Servis Festival Karlovy Vary Foto: HBO, Dušan Martinček
Foto: HBO, Dušan Martinček
is precisely this that makes Hořící keř such a top drawer production, in which the director uses all of her personal experience to create a profound and important work, also with wonderful emotionally intense moments, while at the same time, never trivialising the story. Instead of producing yet another historical film depicting the acts of a national hero, Holland prefers to focus on the thoughts of the citizens of the time and their reactions. Palach is present only in the first scene of the series and his face never fully revealed. We find out who he is only through the other characters, even from his detractors, as a parent of a boy the same age
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as Jan says: “What if my child was inspired by him to follow his example?”. The Polish director shows us how the act provoked strong emotions in Czech society, not just positive ones and admiration, but also doubts and anxiety about their future. “We have to believe that his act was meaningful”, says the mother of Palach to lawyer Burešová. With the last scenes of the commemoration in January 1989, the twentieth anniversary, and the beginning of important events that led to the collapse of the regime, the director highlights that his sacrifice was not in vain. The film is also dedicated to Jan Zajíc, Evžen Plocek and Polish Ryszard Siwiec
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Smíchov, incontro di armonici contrasti Smíchov, an encounter of harmonious contrasts Dal medioevo alle multinazionali, dalla birreria cittadina allo shopping: il mix del quartiere sulla riva sinistra della Vltava
Se c’è un quartiere di Praga in cui, più che in altri, la modernità e il passato convivono più o meno armonica‑ mente tra loro, questo è sicuramente Smíchov.
Situato sulla riva occidentale della Vltava, il quartiere fa parte del di‑ stretto di Praga 5 ed è oggi al centro di un processo di trasformazione che, seppur meno rapidamente rispetto
ad altre zone della città, è destinato a ridefinirne completamente la fisio‑ nomia. Smíchov si trova tra Malá Stra‑ na, che ne delimita il confine Nord, e Hlubočepy, mentre a Sud-Ovest con‑
di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
From the Middle Ages to the multinational companies, from the town brewery to shopping: the mix of the district on the left bank of the Vltava river
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La stazione Nádraží Praha-Smíchov/The Nádraží Praha-Smíchov station
If there is a district in Prague where, more than anywhere else, modernity and the past coexist more or less harmoniously, this is surely Smíchov. Located on the west bank of the Vltava river, the district forms part of the Prague 5 district and is now at the centre of a process of transformation which, although less rapid than in other areas of the city, is surely destined to com-
pletely redefine the aspect of the place. Smíchov lies between Malá Strana, which delimits the northern border and Hlubočepy, whilst in the South-West, it borders with Radlice. It is bounded by Plzeňská street, a vital artery for the city traffic, and by the Motol area, the premises of one of the city’s main hospitals. Smíchov is also part of the artificial island of Císařská louka where,
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according to tradition, the coronation of the Czech king Wenceslas II took place in 1297. The area, which used to be rural, goes back to the Middle Ages, but began its growth and full development only after the Industrial Revolution. Particularly important for Smíchov was the construction of the railway that connects Prague with the western part of Bohemia, and in 1862 the construction
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fina con Radlice. È delimitato dalla grande via Plzeňská, arteria vitale del traffico cittadino, e dall’area di Motol, sede di uno dei principali ospedali della città. Di Smíchov fa parte an‑ che l’isola artificiale di Císařská louka dove, secondo la tradizione, avvenne l’incoronazione del Re ceco Venceslao II nel 1297. Il quartiere, un tempo ru‑ rale, affonda le sue radici nel medioe‑ vo, ma cresce e si sviluppa completa‑ mente solo in seguito alla Rivoluzione Industriale. Particolarmente impor‑ tante per Smíchov è stata la costru‑ zione della ferrovia che collega Praga con la parte ovest della Boemia e, nel 1862, la realizzazione della stazione Nádraží Praha-Smíchov (Smíchov‑ ské Nádraží). La stazione fu costruita come capolinea del collegamento Praga-Plzeň per facilitare il traspor‑ to crescente di merci e passeggeri. Secondo le statistiche, usufruiscono mediamente ogni anno dello scalo circa 4 milioni di viaggiatori e ciò ha fatto sì che nei dintorni della stazione sorgessero presto attività commercia‑ li e uffici. L’edificio della stazione, ri‑ costruito nel 1953, è stato progettato dagli architetti Jan Zázvorka e Ladi‑ of the Nádraží Praha-Smíchov station (Smíchovské Nádraží). The station was built as a terminus for the Prague-Plzeň connection, to facilitate the transport of growing numbers of goods and passengers. According to statistics, an average of around 4 million passengers benefit from the railway station, and this soon led to the development of shops and offices all around. The station itself was rebuilt in 1953 and was designed by the architects Jan Zázvorka and Ladislav Žák. Smíchov has long been the centre of heavy industry factories, which include plants for the construction of railway carriages, located close to the banks of the Vltava river. The district retained its industrial appearance until the first half of the twentieth century and partly during communism. Between 1903 and 1921, Smíchov was actually a real town
Il centro commerciale “Nový Smíchov” ad Anděl/The shopping centre “Nový Smíchov” in Anděl
slav Žák. Smíchov è stato a lungo sede di stabilimenti dell’industria pesante tra cui complessi per la costruzione di vagoni ferroviari, ubicati in prossimità della riva della Vltava. Il quartiere conservò la sua fisionomia industriale fino alla prima metà del
XX secolo e in parte durante il comu‑ nismo. Tra il 1903 e il 1921, Smíchov era già una vera e propria città indi‑ pendente ed entrò a far parte della Municipalità di Praga nel 1922. Nonostante la sua posizione cen‑ trale, per molto tempo è stato
considerato un quartiere di serie B, come lo sono stati Karlín, Žižkov e Holešovice: sia a causa di un certo degrado urbano di cui il quartiere è stato vittima in passato, e in parte, seppur minimamente, lo è ancora oggi; sia per la presenza di industrie
and became part of the Municipality of Prague in 1922. Despite its central location, it has long been considered a second class neighbourhood, just as Karlín, Žižkov and Holešovice were: because of a certain urban decay which the neighbourhood was subject to in the past, and partly, but to a small extent, also today; both for the presence of heavy industries which, for a long time have compromised the quality of life and have had a negative impact on urban landscape. Smíchov is well known to the people of Prague, also for the large presence of its citizens of Roma origin, who during the communist period were allocated in this area, as well as in other districts of the city, following the prohibition of nomadism. Whilst in Prague the Roma population has been integrated with minor problems compared to other cit-
ies in the Czech Republic, the district has long been exaggeratedly considered a kind of ghetto: an aspect that has surely slowed down its modernization. However, this belongs to the past and Smíchov is preparing itself for the future, which foresees innovation and regeneration of its urban areas in a multicultural context and, hopefully, with greater tolerance for diversity. The origin of the name of this suburb of Prague is not very clear. According to legend, it derives from the Czech term “Smích”, “laughter”, the same word that the legendary and popular Horymír, a character of Slavic mythology, is supposed to have said when he jumped into the river from the fortress of Vyšehrad with his faithful steed Šemík and managed to get to the other side of the Vltava, saving himself from a death sentence. However, accord-
ing to another theory, the name of the district derives from the landowner, Jan Smíchovský, who in 1430 purchased the land, where subsequently, he developed the city centre. However, the most likely theory is that the name became widespread after 1386, when Charles IV turned this territory into a place where to accommodate people coming from various regions, who “mingled” and is named “Smíchání” in Czech. Although destroyed during the Thirty Years War, Smíchov was entirely rebuilt starting from the seventeenth century, when a few nobles began to buy the land on which to build their summer residences in view of its favourable position close to the then city of Prague. Today, the area is also well known for its large brewery close to the river where there used to be factories for the construction of trains. The Pivovar
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Carlo IV fece di questo territorio un luogo adibito ad ospitare genti provenienti da posti diversi le quali “si mischiarono” tra loro, in ceco “smíchání” Charles IV turned this territory into a place where to accommodate people coming from different places who “mingled” and is named “Smíchání” in Czech
Villa Bertramka/Bertramka Villa
pesanti che ne hanno compromesso a lungo la qualità della vita e hanno inciso negativamente sul paesaggio urbano. Smíchov è noto ai praghesi anche per la consistente presenza di
popolazione di origine rom che nel periodo comunista fu stanziata in questa zona (oltre che in altri quar‑ tieri della città, in seguito alla proi‑ bizione del nomadismo). Sebbene a
Staropramen brewery was founded in 1871 and began producing beer on May 1st of that year. It is one of the largest breweries in the Czech Republic and offers visitors tours and tastings of “liquid bread” of the Czechs, famous throughout the world. Among the special sights and attractions in the neighbourhood, there
is Bertramka Villa, where Wolfgang Amadeus Mozart lived in the late eighteenth century. It was here, in 1787, that the great Austrian genius completed his masterpiece “Don Giovanni”, whose first performance took place in Prague, at the Estates Theatre, on October 29 of the same year. There is a permanent exhibition inside
Smíchovská Sinagoga/Smíchov Synagogue
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Praga la popolazione rom si sia inte‑ grata con minori problemi rispetto ad altre città della Repubblica Ceca, il quartiere per molto tempo è stato considerato, sicuramente in modo esagerato, una specie di ghetto; cosa che, sicuramente, ne ha ritardato la modernizzazione. Oggi però tutto ciò appartiene al passato e Smíchov si prepara ad un futuro che promette innovazione e riqualificazione degli spazi urbani in un contesto multiculturale e, si spera, di sempre maggiore tolleranza verso le diversità. L’origine del nome del sobborgo pra‑ ghese non è molto chiara. Secondo una leggenda, esso deriverebbe dal termine ceco “Smích”, “risata”, la stessa che il leggendario e popolare Horymír, personaggio della mitologia slava, avrebbe fatto quando, saltando nel fiume dalla rocca di Vyšehrad con il suo fedele destriero Šemík, riuscì ad arrivare dall’altra parte della Vltava dedicated to Mozart, which includes objects, musical instruments, and the first Don Giovanni playbill. There is a beautiful garden around the Villa, which is particularly pleasant during the spring and autumn seasons. Another monument of particular historical and architectural interest is the Smíchovská Synagogue that was built in 1863 in neo-Romanesque style and rebuilt in 1931 according to the monumentality criteria based on a project by Leopold Ehrmann. In 1941, the synagogue was used by the Nazis as a warehouse for the personal belongings taken from the Jews in Prague. On the facades of the Synagogue there are two writings in Czech and Jewish which cite two passages from the Bible (Isaiah 57:19 and Zechariah 4:16). The Hebrew inscription, according to the method of combining numbers and letters of the alphabet known as Gematria, gives as a result number 5691, the Jewish year of the reconstruction of the Synagogue. The heart of Smíchov is now in the “Anděl” area, near the homonymous
Praga Prague
salvandosi così da una condanna a morte. Secondo un’altra teoria, inve‑ ce, il nome del quartiere deriverebbe dal proprietario terriero Jan Smíchov‑ ský che nel 1430 acquistò il territorio dove in seguito si sviluppò il centro urbano. La teoria più probabile è però che il nome si sia diffuso a partire dal 1386, quando Carlo IV fece di questo territorio un luogo adibito ad ospitare genti provenienti da posti diversi le quali “si mischiarono” tra loro, in ceco “smíchání”. Distrutto completamente nel corso della Guerra dei Trent’Anni, Smíchov fu ricostruito interamente a partire dal XVII secolo quando alcuni nobili iniziarono a comprare i terreni per costruirvi le proprie residenze estive in virtù della posizione favore‑ vole vicina all’allora città di Praga. La zona è oggi molto conosciuta an‑ che per la sua grande fabbrica di bir‑ ra, nei pressi del fiume, vicina a dove un tempo sorgevano gli stabilimenti nei quali venivano costruiti i treni. Il
Pivovar Staropramen è stato fondato nel 1871 e iniziò a produrre birra il giorno 1 maggio dello stesso anno. È uno dei birrifici più grandi in Repub‑ blica Ceca e offre ai turisti escursioni con degustazioni del “pane liquido” dei cechi, famoso in tutto il mondo. Tra i monumenti e le attrazioni pre‑ senti nel quartiere va menzionata Vil‑ la Bertramka nella quale alla fine del XVIII secolo abitò Wolfgang Amadeus Mozart. Proprio qui, nel 1787, il genio austriaco completava il suo capola‑ voro “Don Giovanni” la cui prima rap‑ presentazione avrebbe avuto luogo proprio a Praga, nel Teatro degli Stati, il 29 ottobre dello stesso anno. Al suo interno si trova oggi una esposizione permanente dedicata a Mozart con oggetti, strumenti musicali e la prima locandina del Don Giovanni. Attorno alla Villa si estende un bellissimo giardino particolarmente gradevole nei mesi primaverili e autunnali. Altro monumento di particolare in‑
metro station, which used to be called “Moskevská” and also known for being one of the settings where in 1995 the Czech award-winning movie “Kolya” was filmed, directed by Jan Svěrák and Oscar winner in 1996 for the best foreign film. Anděl is the most vital part and the economic centre of the district, with its modern architecture buildings and the premises of multination corporation companies and offices. A few meters from the metro station, and on one of the main hubs of the city’s tram traffic, there is the modern shopping centre “Nový Smíchov”, one of the largest malls in the city that is visited daily by thousands of people. Smíchov is often the scene of cultural events, especially in summer, and in recent years, thanks to the two multiplex cinemas within easy walking distance of each other, it has become a point of reference for Prague cinephiles. One of the most important annual cultural events of the district is definitely the Febio Fest International Film Festival in Prague, which in 2013 is now in its twentieth edition.
Il birrificio Pivovar Staropramen/The Pivovar Staropramen brewery
teresse storico e architettonico è la Smíchovská Synagoga, costruita nel 1863 in stile neoromanico, e rico‑ struita nel 1931 secondo i criteri del monumentalismo con un progetto di Leopoldo Ehrmann. Nel 1941 la Si‑ nagoga fu utilizzata dai nazisti come magazzino degli effetti personali sottratti agli ebrei praghesi. Sulle facciate della Sinagoga compaiono due scritte in ceco e in ebraico che citano due passi della Bibbia (Isa‑ ia 57,19 e Zaccaria 4,16). Le scritte in ebraico, secondo il metodo di combinazione tra numeri e lettere dell’alfabeto noto come Gematria, dà il numero 5691, anno ebraico della ricostruzione della Sinagoga. Il cuore di Smíchov si trova oggi nella zona di “Anděl”, nei pressi dell’omo‑ nima stazione della metropolitana un tempo chiamata “Moskevská“, nota anche per essere stato uno dei luoghi dove nel 1995 è stato girato il pluripremiato film ceco “Kolja” diret‑
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to da Jan Svěrák e vincitore nel 1996 dell’Oscar come miglior film straniero. Anděl costituisce la parte più vitale ed il centro economico del quartiere, con i suoi palazzi dall’architettura moder‑ na sedi di multinazionali e uffici. A pochi metri dalla fermata della metro e su uno degli snodi principali del traffico tramviario cittadino, si trova il grande e moderno centro commer‑ ciale “Nový Smíchov”, uno dei primi grandi centri commerciali della città frequentato quotidianamente da mi‑ gliaia di persone. Smíchov è spesso teatro di manifestazioni culturali, so‑ prattutto in estate, e negli ultimi anni grazie ai due cinema multisala a poca distanza l’uno dall’altro è diventato un punto di riferimento per i cinefili praghesi. Evento culturale annuale, tra i più importanti del quartiere, è sicuramente il Febio Fest, Festival Cinematografico Internazionale di Praga che nel 2013 è arrivato alla sua ventesima edizione.
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I nuovi tesori italiani di Strahov The new Italian treasures of Strahov La pinacoteca del monastero premostratense di Praga espone una serie di inediti, di cui è stata appena attribuita la paternità a maestri italiani, fra cui Luca Cambiaso
Su un’altura fra il quartiere di Hradčany e la collina di Petřín sorge il monastero di Strahov. Qui risiedono i Premostratensi, sacerdoti che unisco‑ no alla vita contemplativa l’educa‑ zione e la promozione della cultura. Accompagnati dal direttore della bi‑ blioteca, Evermod Gejza Šidlovský, vi‑
sitiamo le sale della pinacoteca e del‑ la biblioteca, veri gioielli di Strahov in cui si respira l’atmosfera di saggezza e cultura del luogo. La pinacoteca, frequentata ogni anno da circa 30mila visitatori, vanta una delle collezioni monasteriali più im‑ portanti dell’Europa centrale, e pro‑
prio da qui inizia la nostra visita. La galleria possiede circa 1500 opere, perlopiù quadri e alcune sculture, ma l’esposizione permanente riesce a proporne solo un decimo per insuffi‑ cienza di spazi, le altre giacciono nei depositi in attesa di un ampliamento. La mostra accoglie una selezione di
di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
The gallery of the Premonstratensian monastery in Prague exhibits a series of unseen treasures, the authors of which have been revealed to be Italian masters, including Luca Cambiaso
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Il monastero di Strahov/Strahov monastery
On the high ground between the district of Hradčany and Petřín hill, lies the monastery of Strahov. Here the Premonstratensians reside, priests who add education and the promotion of culture to their contemplative life. The library’s director, Evermod Gejza Šidlovský, accompanies us as we visit the rooms of the art gallery and library, true jewels of Strahov where you breathe an atmosphere of wisdom and culture. The gallery, which is visited by about 30,000 people every year, boasts one of the most important monastic col-
lections in Central Europe, and our visit begins right here. The gallery has approximately 1,500 works, mostly paintings and some sculptures, but the permanent exhibition can offer only one-tenth due to lack of space, the others lie in warehouses as we await the expansion. The exhibition includes a selection of Bohemian and European works ranging from the fourteenth to the nineteenth century: paintings varying from the Gothic to Baroque and Romance via Rococo, the art of the time of Rudolf II as well as some examples of Italian painting. It is the Italian
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art which is where the focus is, due to the recent discovery of a dozen new paintings attributed to painters of the Italian mannerist and baroque periods. They are on display in the gallery, in a temporary exhibition (until the end of December), after which some of them will become part of the permanent exhibition. The presence of paintings of Italian origin in the Czech Republic is considered rare because only the very rich could afford them. Adam Pokorný of the National Gallery, was given the task of restoring the paintings, and Zdeněk Kazlepka of the Moravian Gal-
cultura culture
opere boeme ed europee che spazia‑ no dal XIV al XIX secolo: pitture dal gotico al romanticismo passando per barocco e rococò, l’arte dell’epoca di Rodolfo II nonché alcuni esempi di pittura italiana. Proprio l’arte italiana è al centro dell’attenzione per la re‑ cente scoperta di una decina di nuovi quadri attribuiti a pittori italiani del periodo manierista e barocco. Sono esposti all’interno della pinacoteca, in una mostra temporanea (aperta fino a fine dicembre), dopodiché alcuni di essi entreranno a far parte dell’esposi‑ zione permanente. La presenza di tele di provenienza italiana in Repubblica Ceca è considerata rara poiché solo i più ricchi potevano permettersele. A restaurare le pitture Adam Pokorný della Galleria Nazionale e a indicarle come opere d’autore lo storico d’arte Zdeněk Kazlepka della Galleria Mora‑ va di Brno. È stato quest’ultimo ad annunciare la scoperta de Il giudizio di Paride del pittore genovese Luca Cambiaso e ad accertare che la tela faceva parte del‑ la collezione dell’imperatore Rodolfo II al Castello di Praga, come confer‑ mano gli inventari di corte. Il quadro
era scomparso dopo il 1950 ma, a dif‑ ferenza di altre tele perdute, Kazlepka ritiene che non abbia mai abbando‑ nato il territorio boemo, sebbene sul suo arrivo a Strahov si possano solo azzardare delle supposizioni. Oggi è considerato la “scoperta dell’anno”. “I quadri pendenti di questo artista sono pochi, si è dedicato principal‑ mente alle pitture a muro, dunque il Giudizio di Paride di Strahov arric‑ chisce significativamente il catalogo della sua opera personale” commenta Kazlepka. Lo storico giudica d’ingente valore anche La Strage degli Innocen‑ ti a Betlemme del veneziano Andrea Celesti, altra opera identificata di recente e prima inserita nel catalogo del monastero come una copia di Pie‑ ter Paul Rubens attribuita al pittore boemo Petr Brandl. È stato possibile recuperare i qua‑ dri perché a Strahov sono in corso un’analisi scientifica del fondo e il restauro delle opere restituite dopo la caduta del regime comunista, quadri riemersi negli ultimi anni dai depo‑ siti delle istituzioni statali. Bisogna infatti sapere che nel 1950 il regime comunista chiuse il monastero cau‑
lery in Brno, the role of identifying and selecting the masterpieces. It was the latter who announced the discovery of The Judgement of Paris by the Genoese painter Luca Cambiaso and ascertained that the canvas was part of the collection of Emperor Rudolf II of Prague Castle, as confirmed by the inventories of the court. The picture disappeared after 1950, but unlike other canvases lost, Kazlepka believes that it never left the territory of Bohemia, although regarding when it arrived at Strahov one can only hazard a guess. Now it is considered the “discovery of the year”. “The paintings hanging by this artist are few, he was dedicated mainly to the mural paintings, and therefore the Judgement of Paris of Strahov significantly enriches the catalogue of his personal work”, said Kazlepka. The historian also judges The Massacre of the Innocents in Bethle-
hem by the Venetian Andrea Celesti, to be of considerable value, another work recently identified and included in the monastery’s first catalogue as well as a copy of Pieter Paul Rubens attributed to the Bohemian painter Petr Brandl. It was possible to retrieve the pictures because in Strahov there is an ongoing detailed scientific analysis and restoration of the works returned after the fall of the communist regime, and pictures which have emerged in recent years from the deposits of state institutions. We must therefore know that in 1950 the communist regime closed the monastery causing the looting of collections, the most significant part of which was taken over by the National Gallery and the rest by various agencies protecting cultural heritage. Only with the Velvet Revolution in 1989, was the monastery returned to the Premonstratensians who in
Foto: Adam Pokorný
Il giudizio di Paride di Luca Cambiaso/ The Judgement of Paris by Luca Cambiaso
sando il saccheggio delle raccolte, la cui parte più considerevole fu rilevata dalla Galleria Nazionale e il resto da vari enti a tutela dei beni culturali. Solo con la Rivoluzione di Velluto del 1989 il convento fu restituito ai Pre‑ mostratensi che nei primi anni No‑ vanta procedettero alla ricostruzione dei locali e rinnovarono in gran parte
il fondo della pinacoteca. Ma padre Šidlovský riferisce che qualche pezzo manca ancora, “è la Galleria Naziona‑ le a dover restituire altre delle opere acquisite dopo la chiusura del con‑ vento nel 1950”. Molte sono le opere ancora da catalo‑ gare e restaurare, alcune richiederan‑ no un delicato lavoro per la tragicità
the early nineties proceeded with the reconstruction of the premises and renovated most of the base of the gallery. However, Father Šidlovský reports that some pieces are still missing, “It is the National Gallery who has to return other works acquired after the closure of the monastery in 1950”. Many works still need to be cataloged and restored, some will require a delicate job due to the extent of the damage. Further unexpected masterpieces could arise, “because there are at least 300 other works of which there are doubts regarding the author”, Šidlovský reveals. The idea of making the paintings accessible in the art gallery once built, came to Abbot Jeroným Zeidler in 1835, motivated by the growing interest for the Feast of the Rose Garlands, the masterpiece by Albrecht Dürer which curiously, is now the only copy displayed and the
original of which can be seen at the National Gallery in Prague. Already in the eighteenth century, a collection of valuable paintings existed in Strahov, which arrived at the monastery from purchases and gifts, among them also the pieces that belonged to Rudolf II, who once his court moved to Vienna, he moved only part of his work by selling other pieces. At the time of its founding, the gallery had 400 pictures, but in the 1870s the catalog already exceeded a thousand items. The hall was immediately attended by dozens of art lovers from all over Europe, who soon became hundreds. “The highlight of the gallery is the Strahov Madonna, the work of a Bohemian master of the fourteenth century” says Šidlovský. Also worthy of note are the Rudolphine period painters Bartholomaeus Spranger and Hans von Aachen or the representatives of the Czech Ba-
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Manifesto della mostra "Gli artisti italiani a Strahov"/ Poster of the exhibition "Italian artists at Strahov"
dei danni. Potrebbero emergere altri capolavori impensati, “poiché ci sono almeno 300 altre opere su cui esi‑ stono dubbi in merito alla paternità”, rivela Šidlovský. L’idea di rendere accessibili i quadri nella pinacoteca appena edificata era venuta all’abate Jeroným Zeidler nel 1835, incentivato dal crescente interesse per la Festa del Rosario, ca‑ polavoro di Albrecht Dürer che curio‑ samente oggi è l’unica copia esposta e il cui originale si può ammirare alla Galleria Nazionale di Praga. Già nel Settecento esisteva a Strahov una raccolta di pregio di quadri giunti al monastero grazie ad acquisti e regali; tra essi anche i pezzi appartenuti a Rodolfo II che quando spostò la corte
a Vienna, vi trasferì solo parte delle proprie opere mettendo in vendita gli altri pezzi. All’epoca della fondazione la pinacoteca contava 400 quadri ma negli anni settanta dell’Ottocento il catalogo superava già le mille voci. La sala fu subito frequentata da decine di amanti dell’arte di tutta Europa che in breve divennero centinaia. “Il pezzo forte della pinacoteca è la Madonna di Strahov, opera di un maestro boemo del XIV secolo” dice Šidlovský. Degni di nota sono i pitto‑ ri d’epoca rudolfina Bartholomaeus Spranger e Hans von Aachen e i rap‑ presentanti del barocco ceco Karel Škréta e Petr Brandl. Si possono anco‑ ra ammirare i paesaggi dell’affreschi‑ sta Václav Vavřinec Reiner, le opere
del praghese esponente del rococò Norbert Grund e il bozzetto di Franz Anton Maulbertsch che ripropone la versione ridotta dell’enorme dipinto che riveste il soffitto della Sala Filo‑ sofica della Biblioteca di Strahov. Ac‑ canto a temi religiosi, scene storiche e paesaggi ci sono molte nature morte esposte o nei depositi della pinacote‑ ca. Una cinquantina di esse si potrà ammirare da dicembre in un’esposi‑ zione preparata in collaborazione con la galleria Gate di Husová ulice nel centro storico di Praga. L’arte è protagonista anche nella chie‑ sa gotico-rinascimentale di S. Rocco, interna al monastero e costruita per volere dell’imperatore Rodolfo II dopo l’epidemia di peste del 1599, che
Sala Teologica della Biblioteca di Strahov/Theological Hall of the Strahov library
roque Karel Škréta and Petr Brandl. You can still see the landscapes of the fresco painter Václav Vavřinec Reiner, the works of the Prague Rococo exponent Norbert Grund and the sketch of Franz Anton Maulbertsch which represents a smaller version of the huge painting that covers the ceiling of the Philosophical Hall of Strahov Library. In addition to religious themes, historical scenes and landscapes there are many still-life paintings on display
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or in storage at the art gallery. About fifty of them can be admired from December in an exhibition prepared in collaboration with the Gate gallery on Husová ulice in the historical centre of Prague. Art is also the protagonist in the Gothic-Renaissance church of St. Roch, inside the monastery, built by Emperor Rudolph II after the plague epidemic of 1599, which now houses modern art of the Miro gallery.
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The second gem Strahov boasts, is the library with its two rooms. Open to the public at the end of the eighteenth century, it is the largest private collection of books in the Czech Republic. It houses about 260,000 volumes, a large amount of historical cartography, 1,600 incunabula with some truly unique samples and 3,000 manuscripts, literary testimonies from the 9th to the 18th century. The Theological Hall, designed by Giovanni Domenico Orsi, is mostly home to vol-
cultura culture
ospita oggi le opere d’arte moderna della galleria Miro. Il secondo vanto di Strahov è la bi‑ blioteca con le sue due sale. Aperta al pubblico già alla fine del Settecento, è la più grande collezione privata di li‑ bri della Repubblica Ceca. Custodisce circa 260.000 volumi, una gran quan‑ tità di cartografie storiche, 1.600 in‑ cunaboli con alcuni esemplari unici al mondo e 3.000 manoscritti, testimo‑ nianze letterarie dei secoli IX-XVIII. La Sala Teologica, progettata dall’archi‑ tetto Giovanni Domenico Orsi, ospita soprattutto volumi di carattere teolo‑
gico e storici globi terrestri e celesti. La volta è ornata da stucchi e affreschi settecenteschi del canonico Siard No‑ secký, con scene ispirate a saggezza e letteratura. La Sala Filosofica, sorta per iniziativa dell’abate Václav Mayer, fu allestita dall’architetto Ignác Jan Nepomuk Palliardi. La libreria espone 45.000 volumi di argomento filosofi‑ co, storico e scientifico e raggiunge il soffitto, interamente ricoperto dal già citato affresco di Maulbertsch che illu‑ stra “Il progresso spirituale dell’uma‑ nità”. Questa sala ha conquistato una tale fama che nel primo registro delle visite appaiono nomi quali l’ammira‑ glio Orazio Nelson e la principessa au‑ striaca Maria Luisa, moglie di Napole‑ one Bonaparte. La biblioteca è anche location di grandi film hollywoodiani come “La vera storia di Jack lo squar‑ tatore” e “Casino Royale”. Nel corridoio che collega le due sale il settecente‑ sco Gabinetto delle curiosità, un mu‑ seo che espone stranezze del mondo animale e vegetale. Le sale necessitano di restauri per ri‑ muovere i danni di mezzo secolo d’in‑ curia mentre i depositi di manoscritti e incunaboli vanno dotati di moderni impianti di climatizzazione. Per fi‑ nanziare i lavori si è escogitata un’ini‑ ziativa singolare: a febbraio 2012 i
umes of theological topics and historical terrestrial and celestial globes. The vault is decorated with stucco and frescoes of the eighteenth-century canon Siard Nosecký, with scenes inspired by philosophy and literature. The Philosophical Hall, built on the initiative of the Abbot Václav Mayer, was set up by the architect Jan Nepomuk Ignác Palliardi. The library displays 45,000 volumes on philosophical, historical and scientific topics and reaches the ceiling, which is entirely covered by the aforementioned Maulbertsch fresco spelling out “Spiritual progress of humanity”. This room has gained such a reputation that in the first record of visits, names such as Admiral Horatio Nelson and the Austrian princess Marie-Louise, wife of Napoleon Bonaparte appear. The library is also lo-
cation of major Hollywood films such as “From Hell” and “Casino Royale”. In the hallway that connects the two rooms, is the eighteenth-century cabinet of curiosities, a museum exhibiting oddities of the animal and plant world. The rooms need renovation to repair the damage of more than half a century of neglect, while deposits of manuscripts and incunabula must be equipped with modern air conditioning systems. To finance the work a unique initiative has been devised: in February 2012 the citizens found letters of postal orders, in the drawers, with which they could make a donation. The collection, authorized by the Prague City Council, intends to raise the sum over three years in order to save these treasures, part of the national cultural heritage.
Foto: Adam Pokorný
La Strage degli Innocenti a Betlemme di Andrea Celesti/ The Massacre of the Innocents in Bethlehem by Andrea Celesti
cittadini hanno trovato nella cassetta delle lettere dei vaglia postali con cui poter fare una donazione. La raccolta, autorizzata dal comune di Praga, si propone di raccogliere in tre anni la somma per salvare questi tesori, par‑ te dell’eredità culturale nazionale. La visita volge al termine. Ripercor‑ riamo il cortile dominato dalla ba‑ silica dell’Assunzione della Vergine Maria, edificio in origine romanico, danneggiato durante la guerra di successione austriaca e barocchizzato a metà del ‘700 dall’italiano Anselmo Martino Lurago. L’intero monastero subì vari cambiamenti stilistici nel corso di un’esistenza burrascosa fin dalla sua fondazione: resistette a in‑ cendi, guerre, rivoluzioni e ai soprusi
dei regimi. L’attuale aspetto barocco cela uno dei più antichi complessi romanici d’Europa, fatto erigere dal re boemo Vladislao Il e dal vescovo di Olomouc Jindřich Zdík nel 1143. Dopo un incendio nel 1258 fu rico‑ struito in stile gotico e nel 1360 Car‑ lo IV lo fece incorporare nelle mura cittadine. Ampliato e abbellito in epoca rinascimentale, fu distrutto alla fine della Guerra dei Trent’Anni, dopodiché l’architetto Jean Baptiste Mathey ne attuò la riconversione ba‑ rocca. Fin dalla nascita è gestito dai Premostratensi, ordine fondato nel 1120 da San Norberto, la cui statua sormonta l’arco del 1742 che costi‑ tuisce l’entrata principale al conven‑ to e da cui usciamo.
The visit comes to an end. We go back through the courtyard dominated by the Basilica of the Assumption of the Virgin Mary, an originally Romanesque building, damaged during the War of the Austrian Succession, then converted to Baroque in the mid-Eighteenth Century from the Italian Anselmo Martino Lurago. The entire monastery underwent several stylistic changes over the course of its stormy history since its foundation: it resisted fires, wars, revolutions, and the abuse of regimes. The current Baroque appearance conceals one of the oldest Romanesque complexes in Europe, having been erected
by Bohemian King Vladislav II and by the Bishop of Olomouc Jindřich Zdík in 1143. After a fire in 1258, it was rebuilt in Gothic style and in 1360, Charles IV had it incorporated in the city walls. After being enlarged and embellished during the Renaissance, it was destroyed at the end of the Thirty Years War, after which the architect Jean Baptiste Mathey realized the Baroque conversion of it. Since its birth, it has been run by the Premonstratensians, an order founded in 1120 by St Norbert, whose statue lies on the 1742 arch, which is the main entrance to the convent, and from where we exit.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Nasce la ČSA ČSA was founded 90 anni fa 90 years ago
Muore Mikoláš Aleš Mikoláš Aleš died 100 anni fa 100 years ago
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Il 17 luglio del 1923, il Governo cecoslovacco appro‑ vava la proposta del Ministro dei Lavori Pubblici per istituire la compagnia aerea ČSA. Una tra le prime in Europa, la compagnia di bandiera cecoslovacca fu fondata il 23 ottobre del 1923 e il volo inaugurale coprì la tratta Praga-Bratislava il 29 ottobre dello stesso anno. A guidare quell’aereo fu il pilota Karel Brabenec che percorse la distanza di 321 km con un biplano Aero A-14 Brandenburg. Nel 1924 la Com‑ pagnia collegava Praga con Košice e Brno e da allora in poi le tratte sono aumentate costantemente anno dopo anno. Nel 1929 divenne membro dell’Associa‑ zione Internazionale per il Trasporto Aereo (IATA). La Compagnia interruppe le sue attività a causa della guerra tra il 1939 e il 1945 per riprenderle nell’im‑ mediato dopoguerra come unico vettore cecoslovac‑ co operativo. Oggi la ČSA offre ai suoi clienti voli su 92 destinazioni in 48 paesi del mondo e opera anche come vettore cargo. La Compagnia aderisce al pro‑ gramma SkyTeam ed opera in collaborazione con altri vettori europei tra i quali Alitalia.
On July 17, 1923, the Czechoslovak Government approved the proposal of the Minister of Public Works to establish the ČSA airline. One of the first in Europe, the national Czechoslovakian carrier was founded on October 23, 1923 and the inaugural flight from Prague to Bratislava took place on October 29 of that year. Piloting the plane was Karel Brabenec, who travelled the distance of 321 km with a Brandenburg biplane Aero A-14. In 1924, the Company connected Prague with Košice and Brno and from then on the routes increased steadily year after year. In 1929, it became a member of the International Air Transport Association (IATA). The company stopped its activities due to the war between 1939 and 1945 to resume the service immediately after the war as the only Czechoslovak carrier in operation. Today, ČSA offers its customers 92 flight destinations in 48 countries worldwide and also operates as a cargo carrier. The Company adheres to the SkyTeam program and works in collaboration with other European carriers such as Alitalia.
Nato a Mirotice, cittadina facente parte del di‑ stretto di Písek nella Boemia del Sud, il 18 no‑ vembre del 1852, Mikoláš Aleš è stato un pittore e illustratore ceco, tra i più noti. Giovane talento, Mikoláš già all’età di quattro anni dimostrò inte‑ resse per il disegno e, ancora bambino, iniziò a dedicarsi alla pittura e alle arti. Dal 1875 studiò presso l’Accademia d’Arte di Praga e nel 1878 par‑ tecipò alla decorazione del Teatro Nazionale con una serie di dipinti ispirati al tema della “patria”. Grazie al suo talento acquistò presto notevole fama tra i suoi compatrioti. Nel 1879, in seguito al matrimonio con Marina Kailová, si spostò per un periodo in Italia dove continuò la sua attività di artista. Realizzò affreschi su molte facciate di edi‑ fici praghesi tra i quali l’Hotel Rott e il Municipio di Praga. Successivamente, a causa di problemi fi‑ nanziari, si dedicò maggiormente all’illustrazione e al disegno. Compose più di cinquemila opere tra illustrazioni per riviste, libri, calendari e cartoline. Morì a Praga nel 1913.
Born in Mirotice, part of the district town of Písek in South Bohemia, on November 18, 1852, Mikoláš Aleš was among the best-known Czech painters and illustrators. As a young talented boy, at the age of four, Mikoláš showed a keen interest in drawing and began to devote himself to painting and the arts. From 1875, he studied at the Academy of Art in Prague and in 1878 took part in the decoration of the National Theatre with a series of paintings inspired by the theme “homeland”. Thanks to his talent, he soon acquired a considerable reputation among his compatriots. In 1879, following his marriage to Marina Kailová, he moved for a certain period to Italy, where he continued his work as an artist. He produced many paintings on the facades of buildings, including the Prague Hotel Rott and the Prague City Hall. Subsequently, due to financial problems, he devoted himself more to illustrations and drawings. He composed more than five thousand works, including illustrations for magazines, books, calendars and postcards. He died in Prague in 1913.
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storia history
La consacrazione della Cappella di San Venceslao The consecration of St. Wenceslas Chapel 100 anni fa 100 years ago
Ricorre quest’anno il centesimo anniversario della consacrazione della Cappella di San Venceslao pres‑ so la Cattedrale di San Vito. In occasione dell’anni‑ versario il Cardinale Dominik Duka vi ha celebrato una messa lo scorso 27 settembre in presenza delle più alte autorità ceche. La nuova Cappella è stata consacrata il 27 settembre del 1913, il giorno prima della festa di San Venceslao, dopo una ricostruzione iniziata nel 1910. Questo luogo è certamente il più sacro della Repubblica Ceca in quanto sede della tomba del Re Santo, ucciso nel 935, il cui corpo vi fu portato proprio dal suo assassino, suo fratello Bole‑ slav I. Il culto di San Venceslao raggiunse il suo punto massimo durante il regno di Carlo IV il quale utilizzò le tasse reali sulle miniere d’oro e d’argento per la decorazione della Cappella. Questa fu consacrata per la prima volta nel 1367 in presenza dell’Imperatore. La Cappella è il luogo nel quale veniva conservata la Corona d’Oro dei re cechi, oggetto simbolo del potere imperiale. Alla costruzione della Cappella partecipò anche il famoso architetto Petr Parléř.
This year marks the hundredth anniversary of the consecration of St. Wenceslas Chapel at the Cathedral of St. Vitus. On his anniversary, Cardinal Dominik Duka celebrated a Mass on September 27 in the presence of high-ranking Czech authorities. The new Chapel was consecrated on September 27, 1913, the day before the feast of St. Wenceslaus, after a reconstruction that had started in 1910. This is certainly the most sacred place in the Czech Republic and is the burial place of the Holy King, killed in 935, whose body was actually brought here by his murderer, his brother Boleslav I. The cult of St. Wenceslas reached its peak during the reign of Charles IV, who used royal taxes to obtain gold and silver from the mines, to decorate the Chapel, which was consecrated for the first time in 1367 in the presence of the Emperor. The Chapel is the place where the Golden Crown of the Czech kings was kept, a symbol of imperial power. Also the famous architect, Petr Parléř, took part in the construction of the Chapel.
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Iniziano i lavori del palazzo Clam-Gallas Construction work began on the Clam-Gallas Palace 300 anni fa 300 years ago
L’architetto austriaco Johann Bernhard Fischer von Erlach – passato alla storia per aver realizzato a Vienna il Castello di Schönbrunn (1693), la chie‑ sa di San Carlo (1715) – nel 1713 diede il via ai lavori di uno dei palazzi più belli di Praga: il ClamGallas. Situato nel cuore della capitale boema, a pochi metri dalla Piazza della Città Vecchia, il pa‑ lazzo prende il nome dal suo antico proprietario Jan Václav conte di Gallas e viceré di Napoli. È un gioiello dell’architettura barocca situato al nume‑ ro 20 dell’attuale Via Husová. La costruzione del Clam-Gallas iniziò ufficialmente nel 1714 per ter‑ minare quattro anni dopo. Nel 1757 passò sotto la proprietà di Kristián Filip Clam-Gallas, figlio della sorella di Jan, nobile ceco e mecenate che rese il Palazzo uno dei centri più in vista della vita socia‑ le e culturale della Praga del tempo. Nel 1787 vi soggiornò Mozart e nel 1796 Beethoven. L’antica residenza nobiliare è oggi sede ogni anno di even‑ ti culturali di particolare rilevanza, esposizioni d’arte e conferenze.
The Austrian architect Johann Bernhard Fischer von Erlach – recorded in history for constructing the Schönbrunn Palace in Vienna (1693), the church of St Charles (1715) – in 1713, started the construction on one of the most beautiful buildings in Prague: the Clam-Gallas. Situated in the heart of the Bohemian capital, just a few meters from the Old Town Square, the palace takes its name from its former owner, Jan Václav Count of Gallas and viceroy of Naples. It is a jewel of baroque architecture and is located today at number 20 Husová street. The construction of the Clam-Gallas officially began in 1714 and was completed four years later. In 1757, it came under the ownership of Kristián Filip Clam-Gallas, the son of Jan’s sister, a Czech nobleman and patron of the arts, who turned the palace into one of the most prestigious centres in the social and cultural life of Prague of that period. Mozart sojourned there in 1787 and Beethoven in 1796. The ancient palace is now a centre for important cultural events, art exhibitions and conferences that take place there every year.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
L’ultimo romanzo di Giuseppe Aloe, scrittore nato a Cosen‑ za nel 1962, finalista del Premio Strega 2012, con il suo: “La logica del desiderio”. Si parte dal senso del buio. La cit‑ tà di Kafka è come pervasa da una tenebra intermittente. Le sue strade, i viali, quelle minuscole viuzze che si inter‑ secano con slarghi improvvisi e continuano in budelli sen‑ za uscita, ricordano qualcosa che vive nelle storie e nello stile di Kafka. La mente dello scrittore coincide, almeno in parte, con la città? Forse sì, specie nelle forme labirintiche della Praga vecchia ma è proprio attraverso i racconti, le lettere, i diari, gli appunti che si può tentare di costruire una carta topografica sulla quale i desideri, i sogni e le ca‑ tastrofi coincidono con alcuni spiazzi, con un determinato ponte sulla Moldava, con i negozi di chincaglierie. La Praga di Kafka è un libro che indaga l’immaginazione e cerca di riunire città e scrittore. Per scoprire quanto di Praga c’è in Kafka e quanto invece di Kafka nella città. (cit. da: Alibri.it)
The latest novel by Giuseppe Aloe, the writer born in Cosenza in 1962, and finalist of the Premio Strega in 2012, with: “The logic of desire”. The basis of the story is a sense of the dark. The City of Kafka as pervaded by an intermittent darkness. Its streets, avenues, and narrow alleys that intersect with sudden widening and continue into backstreets with a dead-end, are reminiscent of something seen in the stories and in the style of Kafka. Does the mind of the writer coincide, at least in part, with the city? Maybe, especially in the labyrinthine forms of Prague’s old town, but it is through the stories, letters, diaries, notes that you can attempt to form a topographic map on which the desires, dreams and disasters coincide with open spaces, with a fixed bridge on the Vltava, with the jumble shops. La Praga di Kafka is a book that explores the imagination and seeks to bring the city and writer together. It serves to find out how much of Prague there is in Kafka and how much of Kafka in the city.
Giuseppe Aloe, Il sogno di un giorno qualsiasi. La Praga di Kafka, Giulio Perrone Editore: Roma 2013, pp.160
Giuseppe Aloe, Il sogno di un giorno qualsiasi. La Praga di Kafka, Giulio Perrone Editore: Rome 2013, 160 pages
“Amo leggere, amo i miei altrove, Praga soprattutto”. È que‑ sto il biglietto da visita di Filadelfo Giuliano: poeta, traduttore e scrittore appassionato di letteratura ceca. Nel suo ultimo romanzo “Il ricatto del tempo” Jan, un ex agente dei servizi segreti della Cecoslovacchia comunista, cerca di prendere le distanze, non senza grandi difficoltà, dal suo scomodo passa‑ to. Accanto a lui c’è Hanka, hostess delle linee aeree ceche di cui il protagonista è innamorato. Anche Hanka forse ama Jan, ma i due non riescono a far decollare la loro storia... Il roman‑ zo copre un arco cronologico che va dal 1989 al 2004, gli anni che vedono la fine del comunismo e l’inizio di una nuova era piena di speranze, spesso rimaste tali. La storia di Hanka e Jan si intreccia con gli avvenimenti politici che hanno cambiato il paese e da questi è influenzata. Sullo sfondo:Praga, protago‑ nista assoluta delle opere di migliaia di scrittori di ogni tempo e parte del mondo. La città descritta da Giuliano non è però vista come un luogo magico, ma come un organismo vivo in cui i due protagonisti vivono e si amano.
“I love reading, I love being elsewhere, especially Prague”. This is the business card of Filadelfo Giuliano: a poet, translator and writer, passionate about Czech literature. In his latest novel “Il ricatto del tempo”, Jan, a former intelligence agent of communist Czechoslovakia, tries to distance himself, not without great difficulty, from his uncomfortable past. Beside him is Hanka, a Czech Airlines hostess with whom the protagonist is in love. Hanka perhaps also loves Jan, but the two fail to get their relationship to take off... The novel covers a time span ranging from 1989 to 2004, the years, which saw the end of communism and the beginning of a new era full of hope, which often remained only that. The story of Jan and Hanka is intertwined with the political events that changed the country and was affected by them. In the background is Prague, protagonist of the works of thousands of writers of all eras and parts of the world. The city described by Giuliano however, is not seen as a magical place, but as a living organism in which the two protagonists live and love.
Filadelfo Giuliano, Il ricatto del tempo, La riflessione: Cagliari 2013, pp.148
Filadelfo Giuliano, Il ricatto del tempo La riflessione: Cagliari 2013, 148 pages
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cultura culture
“Incontri con Praga” è il catalogo della mostra del pittore Germano Paolini, nato a Brescia nel 1950, ma toscano d’adozione, che ha esposto le sue opere pres‑ so la Cappella Barocca dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga dal 14 al 29 ottobre 2013. Sul catalogo sono illustrati lavori dell’artista realizzati secondo diverse tecniche e ispirati a scorci cittadini della capitale bo‑ ema, che da sempre affascina scrittori e artisti di ogni dove. Oli su tela, utilizzo di led, legno e metallo, ac‑ querelli, chine e cliché verre mostrano l’anima di Praga così come viene percepita da Paolini che con occhio di pittore attento ed esperto coglie e trasmette, median‑ te le immagini impresse sulle proprie tele, particolari e visioni d’insieme attraverso il filtro della propria sen‑ sibilità. Nel libro, oltre ad un’introduzione del Diretto‑ re dell’IIC di Praga: Giovanni Sciola, è presente anche un’introduzione del critico d’arte e curatore dell’espo‑ sizione Davide Sarchioni.
“Incontri con Praga” is the catalogue of the exhibition of the painter Germano Paolini, born in Brescia in 1950, but Tuscan by adoption, who has exhibited his work at the Baroque chapel of the Italian Institute of Culture in Prague from October the 14th to the 29th, 2013. The catalogue displays the artist’s works made according to different techniques, inspired by different glimses of the Bohemian capital, that has always fascinated writers and artists everywhere. Oils on canvas, the use of LEDs, wood and metal, watercolors, ink and block prints show the soul of Prague as it is perceived by Paolini, who with the attentive and expert eye of a painter captures and transmits through the images imprinted on his canvases, details and overviews through the filter of his own sensibility. In the book, as well as an introduction by the Director of the IIC Prague, Giovanni Sciola, there is also an introduction by art critic and curator Davide Sarchioni.
Germano Paolini, Incontri con Praga, Edizioni Effigi: Grosseto 2013, pp. 77
Germano Paolini, Incontri con Praga, Edizioni Effigi: Grosseto 2013, 77 pages
Esce in lingua ceca, a cura e in traduzione dell’italianista Alice Flemrová: “Krátká sentimentální cesta a jiné povídky” (Corto viaggio sentimentale e altri racconti) di Aron Hector Schmitz, alias Italo Svevo. Gli scritti qui presentati in lingua ceca del drammaturgo e scrittore italiano sono stati in parte pubblica‑ ti su periodici, in parte invece ritrovati dopo la morte dell’au‑ tore, molti dei quali rimasti incompiuti. Il racconto principale, che dà il titolo alla raccolta, è stato scritto da Svevo nel 1928 ma è rimasto incompiuto a causa della morte dell’autore avvenuta il 13 settembre dello stesso anno. Verrà pubblicato per la prima volta solo nel 1949. Protagonista del racconto è il signor Aghios che intraprende un viaggio d’affari in treno da Milano a Trieste, durante il quale incontra diversi personaggi con cui si intrattiene in conversazioni dalle sottilissime sfu‑ mature psicologiche, nello stile tipico del grande Svevo. Tra gli scritti, oltre a “Corto viaggio sentimentale”, ci sono: “Argo e il suo padrone”, “Una lotta”, “Lo specifico del Dottor Menghi”, “Il malocchio”, “Vino generoso”, “Un contratto” e altri.
Coming out in Czech, edited and translated by the Italianist Alice Flemrová is: “Krátká sentimentální cesta a jiné povídky” (The Short sentimental journey and other stories) by Aron Hector Schmitz, alias of Italo Svevo. The writings presented here in Czech by the Italian playwright and writer were partlz published in periodicals, while others were found after the author’s death, many of which remain unfinished. The main story, which gives the title to the collection, was written by Svevo in 1928 but remained unfinished due to the death of the author on the 13th of September of the same year. It was to be published for the first time only in 1949. The protagonist of the story is Mr. Aghios who goes on a business trip by train from Milan to Trieste, during which he meets several characters with whom he is engaged in conversations with subtle psychological nuances, in the typical style of the great Svevo. Among the stories, besides “Short sentimental journey”, there is: “Argo and his master”, “A fight”, “The peculiarity of Dr. Menghi”, “The Evil Eye”, “Generous wine”, “A contract” and others.
Italo Svevo (a cura di Alice Flemrová), Krátká sentimentální cesta a jiné povídky, Paseka: Praga 2012, pp. 349
Italo Svevo (by Alice Flemrová), Krátká sentimentální cesta a jiné povídky, Paseka: Prague 2012, 349 pages
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Il tempio del vinile in Repubblica Ceca C’è la banana dei Velvet Underground e la linguaccia dei Rolling Stones, Lady Gaga svestita e la mela dei Beatles. A venticinque chilometri da Praga, nell’isolamento di una stanza dove si testa la qualità del suono, c’è un muro tappezzato di dischi, una traccia musicale lunga più di mezzo secolo. Quella della Gramofonové závody di Loděnice – oggi GZ Digital Media – l’azienda numero uno al mondo nella stampa di vinili. Fondata nel 1948 all’indomani del secondo conflitto mondiale, produce
il suo primo trentatré giri nel 1951. Da allora, con la Cecoslovacchia sotto lo stivale comunista e nell’orbita di Mosca fino al 1989, s’afferma come la prima produttrice di supporti musica‑ li per il blocco sovietico. Del 1972 è la prima musicassetta, mentre si dovrà aspettare fino al 1988 per l’incisione del primo compact disc. Anni decisivi, quelli alla soglia del decennio Novan‑ ta, anni di rivolgimenti storici, nelle piazze e nelle case: alle rivoluzioni politiche s’accompagna la rivoluzione digitale. I cd, prima, i dvd, poi – il pri‑
mo dell’Europa centrale viene prodot‑ to a Loděnice nel 2001 – stravolgono il mondo della musica e della cine‑ matografia. Niente più nastri, niente più dischi. Chi produce si ripensa, si reinventa. Anche la GZ Digital Media. Ma sarà una mossa reazionaria per l’epoca, contro il suo tempo, quella che per‑ mette ancora oggi alla GZ di rimanere un punto di riferimento per le aziende di settore. Forse il presentimento che qualcosa sarebbe cambiato ancora, che il gusto del passato sarebbe tor‑
There is the iconic banana image of the Velvet Underground, the tongue of the Rolling Stones, Lady Gaga naked and the apple of the Beatles. Twenty-five kilometres away from Prague, inside a sound-proof room for testing the quality of sound, there is a wall covered with records, a music track that spans over half a century. It is that of Gramofonové závody in Loděnice – known today as GZ Digital Media – the world’s number one manufacturer of vinyl records.
Founded in 1948 in the aftermath of World War II, it produced its first long-playing records in 1951. Since then, with Czechoslovakia under communist dominance, and the sphere of Moscow until 1989, it became the first manufacturer of music media for the Soviet bloc. The first music cassette was produced in 1972, while it was only many years later, in 1988, that the first recording of the first compact disc took place. The last decade of the nineties proved to be a decisive period
and one of historical upheaval, both in the streets and in homes: with the political revolution came the digital one, brought about first by the CD then the DVD – the first in Central Europe is produced in Loděnice in 2001 – and this created a great deal of concern in the music and film world. No more tapes or discs. The producers had to think of new ideas and reinvent themselves. The same was true for GZ Digital Media. However, it turned out to be a reactionary move for those years, but one that
La storia della GZ Digital Media di Loděnice di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
The history of GZ Digital Media in Loděnice
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The Vinyl Temple in Czech Republic
Zdeněk Pelc, presidente dell’azienda/Zdeněk Pelc, president of the company
ti, storiche macchine sovietiche per la stampa dei vinili. Vengono messe da parte, smesse, spente, il tempo che l’ubriacatura digitale faccia piazza pulita per due decenni. Il passato tor‑ na a bussare alla porta. Ed è così che dopo la sbornia, il vinile torna di gran moda. Con la sua patina vintage, il suono sporco della puntina che corre sul disco, il gusto della col‑ lezione. Le vecchie macchine ricomin‑ ciano a girare, a incidere trentatré giri a migliaia, a milioni, e sotto la spinta modernizzatrice di Pelc la GZ si rilan‑
cia con forza in campo internazionale. Il risultato è un’azienda che nel 2011 ha festeggiato il 60° anniversario della stampa del primo disco, e che oggi esporta solo in California do‑ dici tonnellate di dischi in vinile alla settimana. È nella campagna vicina a Praga che giganti come Universal, Warner, EMI e Sony fanno stampa‑ re i grandi classici di Madonna, U2, Rolling Stones, o gli ultimi successi di Lady Gaga. Ma il grosso della produzione, che raggiunge i circa sei milioni di dischi
l’anno, è fatta di gruppi da “garage”, band di nicchia, metal o hard rock, che fanno piccoli ordini da 250 co‑ pie circa, per una cifra compresa tra le 50mila e 75mila corone ceche – due, tremila euro. È con questi LP da regalare a fan e famigliari che GZ Digital Media raccoglie circa l’80% del fatturato. Il mercato principale restano gli Stati Uniti con 1,5 milioni di dischi all’anno, segue la Gran Bre‑ tagna con un milione. Ed è proprio nell’isola del rock e della regina che il mercato del vinile ha fatto regi‑
nato a bussare alla porta di questa fabbrica nella periferia boema. Parole di Zdeněk Pelc, 62 anni, figura storica dell’imprenditoria ceca e per trent’an‑ ni al timone dell’azienda. È lui a deci‑ dere che l’avvento di nuovi sistemi di incisione musicale non è una buona ragione per rottamare le ingombran‑ has allowed GZ to remain a point of reference for companies in the sector. Perhaps, it was a premonition that other changes were about to take place and that the tastes of the past would come knocking back at the door of this factory located in the Bohemian outskirts. These are the words of 62 year old Zdeněk Pelc, a historical figure of Czech entrepreneurship and for thirty years at the helm of GZ. It is he, in fact, who decided that the advent of the new musical recording systems was not a good reason for scrapping the bulky, historical soviet machines used for manufacturing vinyl records. They were thus switchedoff and put away until the digital infatuation had soothed its effects after two decades of predominance. However, the
La sede aziendale di Loděnice/The corporate headquarters in Loděnice
past is now once more knocking at his door. And so it is, after the hangover, the vinyl is now backing in fashion. With its vintage patina, the dirty sound of the needle running on the disk and a taste for collection. The old machines are back and running, producing long-playing records by the thousands and millions, and with the modern standards and stimulus set by Pelc, GZ is relaunching itself with vigour into the international arena. The result is a company that in
2011 celebrated the 60th anniversary of the release of the first album and that, in California alone, now exports twelve tons of vinyl records a week. It is in the surrounding countryside near Prague that the giants, such as Universal, Warner, EMI and Sony, have the great classics printed: Madonna, the U2, Rolling Stones, or the latest hits by Lady Gaga. But the bulk of production, of around six million records a year, comes from “backyard” niche metal or hard rock
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bands that make small orders of 250 copies or so, for a sum between 50 thousand and 75 thousand Czech crowns – two or three thousand euro. It is from these LPs, made for fans and family members, that GZ Digital Media achieves about 80% of its turnover. Its main market is still the United States with 1.5 million records a year, followed by Great Britain with a million records, and it is precisely on the island of rock and the Queen that the vinyl market has recorded its largest
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Fasi di produzione dei dischi in vinile/ Phases of production of vinyl albums
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strare l’incremento più eccezionale: più 40% di vendite nel 2012. In particolare la GZ lo scorso hanno ha prodotto 150mila copie dell’LP King of Limbs dei Radiohead, la principale commessa dell’anno. Ma non la più im‑ portante di sempre. Per questa l’azien‑ da di Loděnice, che oggi impiega circa 1400 dipendenti, ha nel suo libro dei guinness l’ordine per un astuccio da collezione contenente trentotto dischi dei Rolling Stones: 16mila box stam‑
pati per un totale di 250mila dischi. Capace dal 2009 di fornire ai propri clienti un prodotto completo, compre‑ so dei lavori tipografici e di copertina, la GZ ha nel periodo prenatalizio e del Record Store Day – ogni terzo sabato del mese di aprile – il culmine della sua attività produttiva. È in concomitanza con questa festa che celebra i negozi di dischi indi‑ pendenti che le maggiori band bri‑ tanniche decidono di fare uscire il proprio nuovo album. Ora, e sempre di più, anche in versione trentatré giri. Alla GZ arrivano in più richieste straordinarie di ristampe in occasio‑ ne della morte di grandi artisti: di recente quelle di Michael Jackson o Amy Winehouse.
C’è insomma una evidente frenesia che è tornata a correre sui piatti di dj ed appassionati di mezzo mondo, e questa fabbrica ceca lavora a pieno regime per soddisfarla. Ormai guidata da Michal Štěrba, a cui Zdeněk Pelc oggi amministratore delegato e azio‑ nista di maggioranza, ha lasciato il posto di direttore generale solo qual‑ che settimana fa, la GZ Digital Media non è più quella «piccola fabbrichetta di campagna» come la ricorda Pelc du‑ rante gli anni del comunismo. «Anni durissimi. Quando mi capitava di dor‑ mire in ufficio, perché non avevo auto per andare e venire», sempre Pelc. Anni passati. Oggi la musica è cam‑ biata, corre sui vinili di Loděnice, sui piatti di mezzo mondo.
extraordinary increase: plus 40% of sales in 2012. Last year, in particular, GZ produced 150 thousand copies of the King of Limbs LP by the Radiohead, its main order of the year. However, not the top most important order, because the Loděnice company, which employs about 1,400 employees, has in its Guinness book of records an order for a collector’s box containing thirty-eight discs of the Rolling Stones: 16 thousand boxes printed for a total of 250 thousand records. Being able to provide its customers with a complete product, since 2009, including the typographical work and cover, GZ reaches its peak production during the pre-Christmas period and Record Store Day – every third Saturday of the month of April. It is in conjunction with this festival, celebrated by independent record stores that the major British bands decide to release their new albums and
now more than ever in LP version. GZ also receives the most extraordinary requests of re-prints on the occasion of the death of a great artist: recently those for Michael Jackson or Amy Winehouse. There is a clear frenzy coming back onto the turntables of DJs and fans all over the world and this Czech factory is working at full capacity to meet this demand. It is now run by Michal Štěrba, to whom Zdeněk Pelc, who is now CEO and majority shareholder, left the post of director general only a few weeks ago, GZ Digital Media is no longer “the little countryside factory”, as Pelc recalls, during the communist years. “Tough years, when I had to sleep at times in the office, because I didn’t have a car to back and forth to the office”, Pelc explains. Years gone by. Music has changed nowadays and runs on Loděnice vinyl on half of the world’s turntables,
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