Progetto Repubblica Ceca (Novembre, Dicembre / November, December) 2013

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Novembre – Dicembre / November – December 2013

Nasce il governo dei nodi irrisolti The government of unresolved issues is born

La Nová vlna: quando il cinema sfida il potere The Nová vlna: when cinema challenges the authorities

Malá Strana conosciuta e sconosciuta Malá Strana, the known and unknown


Engineering Gas industriali e medicinali

Servizi

Healthcare

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sommario

pag. 6 Editoriale Editorial

pag. 8

Competitività: RC da motore dell’Europa a Cenerentola? Competitiveness: CR from a driving force for Europe to Cinderella?

pag. 20

Il mese de La Pagina

pag. 21 Calendario Fiscale TaxDeadlines

pag. 22

Appuntamenti futuri Future Events

zpolitica politics

pag. 12

Nasce il governo dei nodi irrisolti The government of unresolved issues is born

pag. 16

Monaco 1938, cosa rimane del grande tradimento Munich 1938, what remains after the great betrayal

economia e mercato / markets and data

pag. 28 Macroeconomia Economics

pag. 30

Progetto RC Suggests

Gruppo

@ProgettoRC

Progetto Repubblica Ceca

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Ottaviano Maria Razetto, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Filippo Falcinelli, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Andrea Pancotti, Jan Kolb, Maurizio Marcellino


Novembre – Dicembre / November – December 2013

pag. 34

Cambia il diritto privato della Repubblica Ceca Changes to private law in the Czech Republic

pag. 48 Anniversari cechi Czech Anniversaries

pag. 50 Novità editoriali New Publications

pag. 36

La Nová vlna: quando il cinema sfida il potere The Nová vlna: when cinema challenges the authorities

pag. 40

Malá Strana conosciuta e sconosciuta Malá Strana, the known and unknown

pag. 52

Jawa, una leggenda a due ruote Jawa, a legend on two wheels

summary

cultura / culture

sport / sport

pag. 56

Pavel Vrba: tradimento oppure no? Pavel Vrba: is it a betrayal or not?

pag. 44

A Praga come in terra di missione In Prague as on a mission

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2013 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 15.12. 2013 Foto di copertina / Cover Photograph Il Natale della politica ceca The Christmas of Czech Politics

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editoriale

Cari lettori, apriamo questo numero della rivista, l’ultimo del 2013, con l’attenzione ri‑ volta al tema della competitività della Repubblica Ceca, che le pagelle inter‑ nazionali danno nuovamente in calo. L’ultima valutazione non lusinghiera è giunta in autunno, quando la consue‑ ta classifica del World Economic Forum ha sancito che Praga ha compiuto ul‑ timamente il peggiore passo indietro da quando questo strumento di misu‑ razione esiste. Una situazione che ha quasi dell’incredibile per chi è abitua‑ to a considerare questo Paese come il cuore pulsante della Nuova Europa. C’è quasi da pensare che negli ultimi anni la Repubblica Ceca si sia addormenta‑ ta sugli allori, perdendo terreno persi‑ no rispetto a stati dell’area circostante ritenuti sino a poco tempo fa alla stre‑ gua di parenti poveri. La scarsa reputazione della classe politica ceca – evidenziata anche nel corso di quest’anno da un susseguirsi di crisi di governo, elezioni anticipa‑ te e scandali legati alla corruzione – costituisce uno dei principali ele‑

Dear Readers, We open this issue of our magazine, the last of 2013, with a focus on the issue of the competitiveness of the Czech Republic, which the international report cards show is dropping. The final results, which appeared in the autumn, are not flattering, since the usual ranking of the World Economic Forum has stated that Prague has recently found itself in its worst circumstances since this measurement tool has existed. A situation that is almost unbelievable for those who are used to considering the country as the pulsating heart of the New Europe. One would almost think that in recent years the Czech Republic has fallen asleep on their laurels, even losing ground to nations in the surrounding area, which were

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Foto: Filippo Falcinelli

menti che fiaccano la competitività del Paese anche sul piano economico. I prossimi mesi diranno se il nuovo governo che sta per insediarsi – una maggioranza di centrosinistra in salsa populista guidata dal socialdemocra‑ tico Bohuslav Sobotka – sarà in grado di ridare credibilità alla politica loca‑ le. I primi segnali, al di là dei buoni propositi e degli entusiasmi iniziali, fanno pensare piuttosto a una coa‑ lizione di fragile coesione, il che non mancherà probabilmente di riflettersi sulla capacità operativa del futuro esecutivo. Ad arricchire questo numero anche una rievocazione, a 75 anni di distan‑

za, della Conferenza di Monaco. Inevi‑ tabile una riflessione di quanto rima‑ ne nella coscienza collettiva dei cechi di quell’evento, ancora oggi ricordato come il grande tradimento delle de‑ mocrazie occidentali. Questi appena citati sono solo alcuni degli argomenti coi quali speriamo di attirare il vostro interesse nelle pagi‑ ne che seguono. In vista delle Feste di fine Anno, vor‑ remmo infine ringraziare i lettori e gli amici per l’interesse con il quale seguono questa rivista, rivolgendo calorosi auguri a tutti.

even considered to be something along the lines of poor cousins until quite recently . The poor reputation of the Czech political class, also highlighted this year by a series of government crises, early elections and corruption scandals, is one of the main reasons that weaken the country’s competitiveness also in economic terms. The coming months will tell us if the new government which is going to take office, a populist centre-left majority led by the Social Democratic Bohuslav Sobotka, will be able to restore credibility to Czech politics. The first signs, in spite of the good intentions and the initial enthusiasm, suggest a rather fragile coalition cohesion, which could well be reflected in the operational capacities of the future executive branch.

We also enrich this issue with a commemoration, 75 years on from the Munich Conference. An inevitable reflection of what remains in the collective consciousness of the Czechs people from this event, still remembered as the great betrayal by the Western democracies. The above-mentioned topics are just some of those with which we hope to attract your interest in the following pages. With the holidays at the end of year now approaching, we would like to thank our readers and friends for the interest with which they follow this magazine, and send the warmest wishes to everyone.

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Buon Natale e Felice 2014

Merry Christmas and a happy 2014


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Da motore dell’Europa a Cenerentola?

Le pagelle internazionali sulla competitività danno la Repubblica Ceca in calo su molti fattori

Mesi di incertezza politica, governi dimissionari, governi tecnici, elezio‑ ni anticipate, la recessione più lun‑ ga mai affrontata dalla Repubblica Ceca, scandali legati alla corruzione e la mancanza di una politica attuale sull’immigrazione. Tutti questi fattori hanno contribuito e continuano a contribuire a un lento ma evidente declino della competitività della Re‑

pubblica Ceca. Non è una strada senza uscita, ma il tempo e il terreno persi saranno difficili da recuperare. A dirlo non sono catastrofisti e pessi‑ misti, ma semplici numeri che ana‑ lizzati danno un quadro negativo. Le flessioni per l’economia ceca sono arrivate in questi anni di trimestre in trimestre. L’ultima tegola, proprio quando sembrava che la luce in fondo

al tunnel si stesse avvicinando, è giun‑ ta con i dati del terzo trimestre 2013 in cui è stato registrato un calo del Pil dello 0,1% (su base annua la flessione è stata dell’1,3%), uno dei peggiori risultati dei Paesi dell’Europa centrale. Percentuali negative che unite agli in‑ dici internazionali sulla competitività non fanno dormire sogni tranquilli a investitori internazionali e industriali

Pil in Repubblica Ceca Czech Republic GDP 2006 - 2013 8 6 4

di Daniela Mogavero

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by Daniela Mogavero

The international competitiveness ratings show that the Czech Republic is lagging behind on many aspects

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0 -2

2006

2007

2008

2009

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2011

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2013

-4 -6 1Q

2Q

3Q

4Q Fonte dati: český statistický úřad

Months of political uncertainty, outgoing governments, technical governments, the anticipated elections, the longest recession ever faced by the Czech Republic, the corruption scandals and lack of a current policy on immigration. These are the main factors that have led to and are still causing the evident decline in competitiveness of the Czech Republic. It is not actually a dead end situation, nevertheless, lost time and ground will be difficult to recover. Describing this gloomy situation are not

the doomsayers or pessimists, but the actual figures available that, once they have been examined properly, afford a completely negative picture. The declining Czech economy in recent years has been reported on a quarterly basis. The last blow, in fact, came just as we were beginning to see the light at the end of the tunnel, when the data for the third quarter of 2013 saw an 0,1% decline in GDP (on an annual basis the decline was 1,3%), one of the worst results among the Central European Countries.

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Depressing percentage figures that, if added to the Country’s international competitiveness, are not very reassuring for international investors and local entrepreneurs. In actual fact, according to the “World Competitiveness Report” set up by the World Economic Forum, the Czech Republic has suffered the worst collapse in the index since this assessment tool came into existence. During the past year, it lost seven positions, ending up in 46th place. According to the World Bank’s “Doing


economia e mercato markets and data

From a driving force for Europe to Cinderella? locali. Secondo il “Report mondiale sulla competitività” stilato dal World Economic Forum, infatti, la Repubblica Ceca ha subito il peggior crollo nell’indice da quando questo strumento di misurazione esiste. Nell’ultimo anno ha perso sette posizioni, piazzandosi al 46esimo posto. Per la classifica “Doing business” della Banca Mondiale Praga è addirittura

business” ranking, Prague actually ranks in 75th position, against Poland in 45th place and its Slovakian neighbouring cousin in 49th position. Very negative figures which show that the need for an immediate and clear strategy and political stability are still more ineluctable. The master-father Miloš Zeman will not be suffice in maintaining the helm straight and the new government – if stable – will have to roll up its sleeves and build on the ideas laid down in the 2012-2020 “Strategy

75esima, contro il 45esimo posto della Polonia e il 49esimo della vicina cugina Slovacchia. Dati che fanno male e che rendono la necessità di una strategia chiara e di stabilità politica ancora più ineludibili. Non basterà il padre-padrone Miloš Zeman a tenere dritta la barra, il nuovo governo, se sarà stabile, dovrà rimboccarsi le maniche e mettere a frutto le idee inserite nella “Strategia per la competitività internazionale” 2012-2020 stilata dal precedente esecutivo e che ha l’obiettivo dichiarato di far entrare la Repubblica Ceca nella top twenty della competitività mondiale. Ma cosa danneggia Praga? Secondo diversi economisti i principali problemi che inchiodano al palo il Paese sono l’instabilità e la poca credibilità della politica ceca, coniugata con le

difficoltà di fare impresa. Pavel Mertlík, ex ministro delle Finanze e rettore della università privata Bankovní institut, ha spiegato così il crollo nell’indice del Wef: “La classifica si basa su 12 indicatori separati. Siamo all’86esimo posto per quanto riguarda la competitività in generale, ma sul piano della credibilità politica siamo addirittura 146esimi, fanno peggio solo Libano e Argentina. La credibilità è qualcosa che puoi perdere in una sola notte ma che è difficile recuperare”. A parte le difficoltà legate alla politica e alla sua credibilità, la Repubblica Ceca, però, potrebbe subire un danno diretto dall’andamento degli indicatori che molte delle classifiche internazionali monitorano: prima di tutto la perdita di investimenti esteri diretti. A preoccupare gli investitori, infatti,

sono le procedure per la costituzione di un’impresa in Repubblica Ceca, considerate ancora troppo farraginose, e la mancanza di una politica sull’immigrazione che faciliti l’ingresso della manodopera estera. Su questi punti il presidente della Confindustria ceca, Jaroslav Hanák, anche di recente non ha lesinato bacchettate agli ultimi governi: “Come è possibile che nell’era di Internet, della automatizzazione della pubblica amministrazione, per costituire una società commerciale, per avviare un business, qui si debbano attendere settimane persino mesi”. Gli ha fatto eco il suo vicepresidente Radek Špicar: “Far lavorare nel nostro paese un manager straniero, per esempio indiano, significa per una azienda ceca avviare una procedura che può durare anche mesi, persino anni, mentre in un

for International Competitiveness”, set up by the previous government, which had defined the objectives to bring the Czech Republic into the top twenty in global competitiveness. But what is damaging Prague? According to many economists, the main issues that are blocking the Country are the instability and lack of credibility of Czech politics, combined with the complications of doing business. Pavel Mertlík, the former finance minister and rector of the private Banking Institute has thus explained the drop in the WEF index: “The ranking is based on 12 separate indicators. We are in 86th place as far as competitiveness is concerned, but in terms of political credibility we are in 146th position with only Lebanon and Argentina in a worse position. Credibility is something that can be lost over night, but is difficult to recover”.

However, apart from problems related to policy and credibility, the Czech Republic could also suffer directly from the indicator results that monitor many international rankings: first of all the loss of direct foreign investment. Troubling investors, in fact, are the complex procedures for setting up a business in the Czech Republic, which are still considered burdensome and also the lack of an immigration policy to facilitate entry of foreign workers. On this particular topic, the president of the Czech Manufacturers Association, Jaroslav Hanák, has recently expressed harsh criticism towards the last governments: “How is it that, in the Internet age and the automation of the public administration, one has to wait weeks or even months to start a trading company or business here”. This was echoed by vice-president Radek Špicar: “Getting permission to allow a foreign manager to work in this

Country – an Indian national for example – means that a Czech company has to initiate a lengthy procedure that may go on for months, even years, while in a country like Germany, it can be resolved within a few weeks”. Positions also shared by economists, who have also indicated the weakness of internal demand and decreasing investments and lack of stability. According to the business daily Hospodářské noviny, unlike Poland and Germany, “the Czech Republic is not able to prove to be an area of stability, but rather, one of great frustration – and this is not normal if you consider the economic traditions and potentiality that this Country could have”. Besides the well known and long-lasting recession affecting the Czech Republic, there is also the “negative” aspect, common to all Western economies: the aging of the population and therefore of its

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economia e mercato markets and data

paese come la Germania tutto si risolve nel giro di qualche settimana”. Posizioni condivise anche dagli economisti che hanno rilevato debolezza della domanda interna, flessione degli investimenti e mancanza di stabilità. Secondo il quotidiano economico Hospodářské noviny a differenza di Polonia e Germania, “la Repubblica Ceca non riesce a dimostrarsi un’isola di stabilità, ma di frustrazione, e questo non è normale se si pensa alle tradizioni economiche e al potenziale che questo Paese può avere”. La Repubblica Ceca, oltre alla prolungata recessione, soffre anche di un “male” comune alle economie occidentali: l’invecchiamento della popolazione e quindi della forza lavoro. Intanto si riduce l’impulso dei cosiddetti “figli di Husák”, le generazioni nate durante gli anni Settanta e

Ottanta. Secondo Tomáš Fiala, esperto di demografia della Scuola superiore di economia di Praga, nei prossimi 15 anni si ridurrà del 10% il numero dei cittadini di mezza età che lavorano. E si torna al nodo dell’immigrazione: una politica più elastica potrebbe aiutare il mercato del lavoro ceco. Ma cosa può fare veramente Praga per uscire da questo circolo vizioso? Forse basterà mettere in pratica gli strumenti a disposizione. Una buona base di partenza l’ha lasciata in eredità proprio il precedente governo con la “Strategia sulla competitività” che detta semplici regole e avverte sui pericoli di deviare da questa strada obbligata. “I potenziali rischi di una mancata ricostruzione della competitività nel campo delle istituzioni – recita il documento – potrebbero

essere l’aumento di fenomeni come la corruzione e la riduzione della produttività. Questo si rifletterebbe in un peggioramento dei servizi e della spesa pubblica. Per quanto riguarda le infrastrutture, un approccio passivo annienterebbe i vantaggi competitivi di cui gode la Repubblica Ceca grazie alla sua posizione geografica al centro dell’Europa: se il Paese non sarà collegato con infrastrutture adatte all’Europa, commercio e investimenti ci passeranno accanto”. La Strategia mette i puntini sulle “I” anche sull’istruzione e sui possibili danni a lungo termine se non saranno fatti gli investimenti necessari. “L’obiettivo – prosegue il testo – è di preparare le nuove generazioni al lavoro in un mondo globalizzato e dinamico. L’Istruzione dovrà concentrarsi sull’educazione alla flessibilità”.

workforce. Meanwhile, there is a reduction in the impetus of the so-called “Husák children”, the generations born in the seventies and eighties. According to Tomáš Fiala, an expert on demographics at the Higher School of Economics in Prague, in the next 15 years the number of middle-aged people at work will drop by 10%. And this takes us back to the immigration issue: a more flexible policy could help the Czech labour market. But what can Prague actually do to get out of this vicious circle? Perhaps it will

be enough to implement the tools that are already at hand. A good starting point was afforded by the previous government with its “Strategy on competitiveness”, which contains simple rules and warns of the dangers of deviating from this path. “The potential risks of a lack in the competitiveness of its institutions – says the document – could bring about a rise in corruption and reduce productivity. This would bring about a worsening in services and public spending. As regards infrastructures, any passive approach would destroy

the competitive advantages enjoyed by the Czech Republic thanks to its geographical position in central Europe: if the Country is not linked to Europe by means of suitable infrastructures, trade and investment will just go the other way”. The Strategy dots the “i’s” also on education and on the possible longterm damage if the necessary investments are not put in place. “The goal – the text continues – is to prepare the younger generation to face a dynamic and globalized world. Education will have to focus on teaching flexibility”.

Pesano instabilità politica, burocrazia e poca flessibilità del mercato del lavoro The main causes are political instability, bureaucracy and the lack of flexibility of its labour market

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Nasce il governo dei nodi irrisolti

La Repubblica Ceca avrà presto un nuovo governo, ma sin da ora sono più i dubbi che le certezze sulla tenuta e sugli obiettivi del futuro esecutivo. Questa la sensazione dopo l’accordo di coalizione raggiunto a metà dicembre fra i tre partiti che si apprestano a dar luogo a una maggioranza di centrosinistra in salsa populista, guidata dai Trovato accordo Socialdemocratici del Čssd e formata di coalizione della inoltre dai Cristianodemocratici del e dal movimento Ano (Akce futura maggioranza Kdu-Čsl nespokojených občanů, Iniziativa dei di centrosinistra, cittadini scontenti) Quest’ultima è la formazione guidata dal tycoma le questioni di neonata on Andrej Babiš, impostasi nelle ulticontrasto appaiono me elezioni come secondo partito. governo insomma si farà, e a guirimandate o solo Ildarlo sarà con tutta certezza Bohuslav minimizzate Sobotka, 41 anni, leader Čssd. Tutta da verificare è però la capacità operativa di Giovanni Usai del futuro esecutivo, con l’ipotesi non

by Giovanni Usai The Czech Republic will soon have a new government, but for now, there more doubts than certainties on A coalition agreement are the solidity and on the objectives of has been reached for the future executive. This is the gena future center-left eral feeling after the coalition agreewas reached in mid-December majority, but the ment between the three parties, that are contrasting issues at preparing to give rise to a sort of popucenter-left majority, led by the Čssd stake seem only to list Social Democrats and formed also by have been postponed the Christian Democrats of the Kdu-Čsl Ano (Akce nespokojených občanů or minimized and movement, the initiative of discontented citizens). The latter is the newly formed political group, led by tycoon Andrej Babiš, that came second in the last elections. To put it briefly, the government will definitively be formed, and its leader will undoubtedly be the 41 year old Čssd leader, Bohuslav Sobotka. To be fully verified, however, is the operational ability of the future executive,

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infondata che la Repubblica Ceca possa presto trovarsi di nuovo davanti alla necessità delle elezioni anticipate. Sfogliando la formulazione dell’accordo, è già chiaro - in modo particolare sul nevralgico tema delle imposte che si tratta del risultato di grandi compromessi. Dopo un mese e mezzo di discussioni e negoziati, le questioni di maggiore contrasto non sono state risolte, ma solo rimandate, oppure minimizzate.

È il caso appunto del capitolo tasse, dove si è imposta la volontà di Babiš - il Berlusconi della Repubblica Ceca - il quale ha respinto l’ipotesi di incrementare le aliquote fiscali, almeno per i prossimi due anni, a maggior ragione nei confronti delle imprese e non ha accettato neanche l’introduzione del registratore di cassa. Tutti questi propositi sono stati invece fra i principali cavalli di battaglia elettorale dei socialdemocratici, i quali

with the not so remote possibility that the Czech Republic will soon have to face early elections again. By going through the text of the agreement, it is already clear - particularly on the crucial issue of taxes – that it is the result of a great compromise. After a month and a half of discussions and negotiations, the major conflicting issues have not been resolved, but only delayed or minimized. It is the case, for example, of the chapter on taxation, where Babiš - the

Berlusconi of the Czech Republic – has imposed his will and rejected the idea of increasing tax rates - at least for the next two years, and more so in favour of companies, and he has not even accepted the introduction of the cash till. All these propositions, however, had been the main electoral set pieces of the Social Democrats who, including the Christian Democrats, had promised a return to a progressive income tax rate and particularly, an increase in the amount of tax levied on commercial

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politica politics

The government of unresolved issues is born - come anche i cristiano democratici- avevano promesso un ritorno alla progressività delle aliquote nel caso delle persone fisiche e soprattutto un incremento del prelievo nei confronti delle società commerciali, con la possibilità di introdurre una imposta di carattere straordinario per le grandi aziende del settore energetico, delle telecomunicazioni e per le banche. “Anziché aumentare le tasse, pensiamo a rendere più efficiente il modo

companies, with the possibility of introducing an extraordinary tax on the big energy and telecommunications companies, as well as on banks. “Instead of raising taxes, let us try and find a more efficient way to handle the public administration. Once we have solved the problem of waste, corruption and theft, we could start considering the possibility of increasing taxes, if social solidarity needs call for it “, is the point of view of Babiš – the agrochemical industry and publishing industry tycoon,

con il quale è gestita l’amministrazione pubblica. Solo dopo aver risolto il problema degli sprechi, della corruzione e delle ruberie, potremmo eventualmente prendere in considerazione l’ipotesi di aumentare le entrate fiscali, nel caso le esigenze di solidarietà sociale lo renderanno necessario” è l’argomento che Babiš - magnate del settore agrochimico e della editoria, uno degli uomini più ricchi dell’Europa Centro Est - non si è stancato di ripetere nelle ultime settimane. Senza mancare di aggiungere che “i Socialdemocratici potranno insegnarci tutti i segreti dell’arte della politica, come ci si comporta in un’aula parlamentare, quali siano le regole procedurali. Saremo invece noi a dare lezione a loro su come si fa a fare un bilancio, a rispettare i conti, a non sprecare i soldi, perché queste sono

cose che noi imprenditori in azienda facciamo tutti i giorni, abituati come siamo a contare ogni corona dei nostri budget”. Il risultato è che le imposte rimarranno per il momento inalterate e che i tre partiti decideranno strada facendo il da farsi. Molti dubbi persistono anche sulla sintonia sul fronte europeo. Čssd, Ano e Kdu-Čsl hanno promesso che l’atteggiamento della Repubblica Ceca nei confronti della Ue è destinato a un radicale cambiamento, ma sugli aspetti concreti di questa nuova linea il testo del programma di governo è a dir poco nebuloso. “In realtà non credo proprio che la nostra politica Ue sia destinata nei prossimi anni a cambiare” ha infatti dichiarato Michal Kořan, direttore dell’Istituto dei rapporti internazionali.

Nel programma di governo è scritto che la futura coalizione “preparerà la Repubblica Ceca al futuro ingresso in Eurozona”, ma nessun termine concreto è indicato. Il dirigente socialdemocratico Lubomír Zaorálek ha parlato indicativamente del periodo 2019/2020. È però chiaro che, a proposito dell’euro, peserà come un macigno la avversione del miliardario Babiš, padre padrone di Ano, il quale durante la campagna elettorale ha più volte ribadito: “Sono un esperto di commercio estero e il mio gruppo di aziende è il quarto esportatore del Paese. Per noi l’ingresso in Eurozona sarebbe solo un danno. La corona è uno strumento indispensabile per stimolare e difendere la nostra economia”. Babiš inoltre non ha mai nascosto di essere contrario a ogni forma più profonda di integrazione Ue. Riferendosi

one of the richest men in Central-East Europe – who has been repeating this concept for the last few weeks, without forgetting to add that “the Social Democrats may be able to teach us all the secrets of the art of politics and how to behave in the house of parliament and what the procedural rules are. However, it is we who can teach them how to make a budget, how to pay bills and not waste public money, because these are the things that we entrepreneurs do every day in our companies, as we are accustomed to counting every penny of the budget”. The result is that for the time being, taxes will remain unchanged and the three parties will decide what to do as they go along. Many doubts also persist on the relations with the European front. Čssd, Ano and Kdu-Čsl have promised that the attitude of the Czech Republic towards the EU is destined to change

radically, but on the practical aspects of this new line, the text of the government program is, to say the least, rather obscure. “Actually I do not believe at all that our EU policy is destined to change in the coming years”, declared Michal Kořan, director of the Institute for International Relations. In the government program there is written that the future coalition “will prepare the Czech Republic for a future entry into the Eurozone”, but no concrete terms are indicated. The Social Democratic leader Lubomir Zaorálek spoke approximately of the years 2019/2020. It is clear, however, that the aversion towards the euro on the part of billionaire Babiš - father-owner of Ano - will have a great influence. During the campaign, he repeatedly said: “I’m an expert on foreign trade and my group of companies is the fourth largest exporter in the country. For us, entry into the Eurozone would

only be damaging. The crown is an indispensable tool in order to promote and defend our economy”. Babiš has also never hidden the fact that he opposes any form of deeper EU integration. Referring to the Fiscal Compact, he has said: “It would serve only to harm our national sovereignty” and as far as the single banking supervision system is concerned, he has dismissed it in this way: “We do not need it because our institutions are already operating properly”. The other complicated subject - which is not mentioned in the government program - is that which involves the restitution of church property that was confiscated during the communist regime. In this case, we will have to assess the way in which the Christian Democrats will be able to work together with the partners of the future majority who, instead - especially the Social Democrats - consider the law on refunds to be

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politica politics

Sul futuro esecutivo incombe il Castello di Praga, perché il presidente Zeman non gradisce Sobotka come futuro premier The Prague Castle looms over the future executive, because the president does not like Sobotka as future prime minister

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al Fiscal compact, ha detto: “Servirebbe solo a danneggiare la nostra sovranità nazionale” e per quanto riguarda il Sistema unico di sorveglianza bancaria, lo ha liquidato così: “Non ne abbiamo bisogno perché i nostri istituti funzionano già correttamente”. Altro tema complicato - del quale non si fa alcuna menzione nel programma di governo - è quello delle restituzioni alle chiese dei beni confiscati durante il regime comunista. In questo caso è da valutare il modo con il quale i Cristiano democratici riusciranno a convivere con i partner della futura maggioranza, i quali invece, soprattutto i Socialdemocratici, considerano la legge sulle restituzioni eccessivamente generosa e si sono impegnati

a promuoverne una revisione. Nel mirino della Čssd è in primo luogo la misura degli indennizzi finanziari previsti, 59 miliardi di corone (circa due miliardi di euro), da consegnare ripartiti in trent’anni, con rivalutazioni periodiche legate all’aumento della inflazione. “Secondo noi è una cifra esagerata. Le chiese devono rendersi conto della delicata situazione finanziaria del paese e limitare le proprie richieste, allo stesso modo con il quale negli ultimi anni i cittadini hanno dovuto fare dei sacrifici per ridurre il deficit della finanza pubblica” ha ribadito anche di recente il futuro premier Sobotka. Ad incombere sul futuro esecutivo è infine il Castello di Praga. Il capo dello

stato Miloš Zeman non ha mai nascosto di non gradire il poco carismatico Sobotka come futuro premier. I due sono divisi da vecchie ruggini, che risalgono al 2003, quando Zeman, tradito dal proprio partito, fallì il primo tentativo di candidarsi alla carica di capo dello Stato. La sensazione è che il vulcanico Presidente, vecchia volpe della politica ceca, non mancherà di approfittare delle fragilità della coalizione per affermare il proprio potere. Ha già detto, in questi giorni in cui si discute della futura squadra di governo, di non essere disposto a nominare qualsiasi lista di ministri e di non voler accettare “candidati ministri privi di adeguate competenze”. “La Costituzione mi attribuisce la responsabilità di nominare non solo il premier - ha detto Zeman - ma anche tutti i componenti del governo. Stando così le cose è evidente che io, presidente in pieno possesso delle mie facoltà mentali, debba interessarmi di chi saranno i futuri ministri. E se ci saranno motivi di ostacolo, io non li andrò a riferire ai media, ma sarò costretto a parlarne privatamente con il premier”. Sarà tutto da vedere sino a che punto il futuro primo ministro Sobotka sarà disposto ad accettare i suggerimenti non richiesti del Castello.

overly generous and are committed to promoting an overhaul. The Cssd is primarily concerned with the extent of the foreseen financial compensation, 59 billion crown, (approximately two billion euro), to be split and reimbursed over a period of three decades, with periodical revaluations linked to the increases in inflation. “ In our opinion, we consider it to be an exaggerated amount. The Churches need to be aware of the delicate financial situation of the Country and should limit their requests, in the same way in which - in recent years - citizens have made sacrifices to reduce the public finance deficit”, the future prime minister Sobotka has recently reiterated.

Finally, looming over the future executive is the Prague Castle. The head of state Miloš Zeman has never hidden his dislike towards the not so charismatic Sobotka as future prime minister. The two are divided by old grievances that date back to 2003, when Zeman, betrayed by his own party, failed the first attempt as candidate for the position of head of state. The feeling is that the volcanic President, an old fox of Czech politics, will not fail to take advantage of the fragility of the coalition to assert his power. He has already stated recently, while discussing about the future government team, that he was not willing just to appoint any list of ministers and also not available

to accept “candidate ministers without adequate competence”. “The Constitution entitles me to have the right to appoint not only the prime minister - said Zeman - but also all the members of the government. Things being as they are, it is clear that I, the President, in full possession of my mental faculties, must be concerned about who the future ministers are going to be. And if there are any obstacles, I will certainly not report them to the media, but I will be obliged to discuss them privately with the Prime Minister”. We will just have to wait and see to what extent the future Prime Minister Sobotka will be willing to accept the unsolicited suggestions from the Castle.

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La beffa delle democrazie occidentali, la rabbia verso i propri leader, lo scontro tra nazionalismi, la diffidenza verso l’Europa: la Conferenza di Monaco, nell’anniversario numero 75

Monaco 1938, cosa rimane del grande tradimento Munich 1938, what remains after the great betrayal Racconta Jean-Paul Sartre che Édouard Daladier, primo ministro francese nel settembre 1938, tornando in patria dopo i Patti di Monaco fosse certo di trovare delle dure contestazioni per quelle concessioni ai nazisti. Invece trovò una folla esultante. Stupito, dis‑ se al suo consigliere Alexis Léger “Ah, les cons!”, “Ah, che stupidi!”. Daladier sapeva di aver tradito un popolo: ma non era il suo. Il 29 e il 30 settembre di

quell’anno il capo del governo francese ed il suo omologo britannico Neville Chamberlain, per scongiurare la guer‑ ra nell’aria, permettevano a Hitler di risolvere a modo suo la “questione dei Sudeti”. Il termine rappresentava una regione al nord della Cecoslovacchia, una grande striscia di terra che più o meno omogeneamente seguiva il confine con il Reich tedesco. Al suo interno, tre milioni e mezzo di abitanti,

in maggioranza di lingua tedesca; ma anche fortificazioni militari, industrie energetiche e dell’acciaio. Hitler, dopo l’annessione dell’Austria, voleva quei territori. E così fu deciso con il consenso di Francia, Inghilterra, e ovviamente dell’Italia fascista – Mussolini, conscio dell’impreparazione italiana a qual‑ siasi conflitto, era tra i promotori della conferenza. La Cecoslovacchia, diretta interessata, non fu invitata ai lavori.

di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

The cruel joke of the Western democracies, anger towards their leaders, the clash between nationalists, the distrust in Europe: the Munich Conference reaches its 75th anniversary

zdroj: Vojenský historický ústav

La mostra “European forgotten sacrifice” ricorda il 75° anniversario dei Patti di Monaco al Parlamento Europeo [ The exhibition “European Forgotten Sacrifice” marks the 75th anniversary of the Munich Agreement in the European Parliament

Jean-Paul Sartre said that in September 1938, Édouard Daladier, the French Prime Minister, when returning to his homeland after the Munich pact, was sure to encounter some fierce protests to the concessions to the Nazis. Instead he was welcomed by a cheering crowd. Astonished, he told his counselor Alexis

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Léger, “Ah, les cons”, “Oh, those fools”. Daladier knew he had betrayed a nation: only it was not his. On the 29th and the 30th of September of that year, the head of the French government and his British counterpart Neville Chamberlain, to prevent war, allowed Hitler to solve “Sudetenland issue”, in his own way. The term

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refers to a region in the north of Czechoslovakia, a large strip of land which more or less homogeneously followed the border with the German Reich. Within its borders were three and a half million inhabitants, mostly German-speaking, but also military fortifications, and energy and steel industries. Hitler, after


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Va sottolineato che Parigi aveva stipu‑ lato un trattato di difesa reciproca con Praga: era dunque un vero e proprio tradimento. Ma in maniera più ampia era un tradimento delle “democrazie occidentali”, dato che la Cecoslovac‑ chia era l’unica realtà democratica del centro-est europeo. Lasciato solo con‑ tro la Wehrmacht, il presidente Edvard Beneš decise di evitare il bagno di san‑ gue, e capitolare. I tedeschi passarono il confine senza trovare resistenza, anzi salutati con gioia da molti abi‑ tanti locali che avevano abbracciato l’ideologia nazista (dal 1935 il partito tedesco filo-nazista dei Sudeti – SdP – era il secondo partito del Paese). Non tutti, va detto: solo nell’ottobre 1938 circa 30 mila profughi di etnia tedesca si aggiungevano ai 120 mila boemi che lasciavano le zone occupate per rifugiarsi in quel che restava dello stato cecoslovacco. A completare lo sfascio della Prima Repubblica, la Polonia invadeva il di‑ stretto di Český Těšín mentre l’Unghe‑

ria annetteva la Rutenia (l’estremo lembo orientale del Paese) e buona parte della Slovacchia meridionale; infine nel marzo del ‘39 i tedeschi oc‑ cupavano Boemia e Moravia. Quello che restava agli slovacchi divenne uno stato fantoccio capeggiato dal prete cattolico Jozef Tiso. Minimizzando: con questo preceden‑ te, chiunque serberebbe un po’ di ran‑ core verso amici traditori e vicini ap‑ profittatori. E certo non fu irrilevante per le forti simpatie verso i sovietici nate alla fine della guerra: a parte l’aver liberato la nazione dai nazisti, erano tra i pochi ad avere le mani pulite (anche se pulite lo sarebbero rimaste poco, ma questo i cecoslovac‑ chi lo dovevano ancora scoprire). A 75 anni dall’evento, la Conferenza di Monaco suscita ancora forte inte‑ resse, rancore e polemiche, riflessioni e cambi di prospettiva. Per i quattro decenni socialisti, mentre altrove la Conferenza portava questo nome, nelle scuole cecoslovacche si studiava

the annexation of Austria, wanted those territories. Consequently, it was decided, with the consent of France, England, and obviously fascist Italy. Mussolini, well aware of Italy’s lack of preparation for any conflict, was one of the organizers of the conference. Czechoslovakia, though directly concerned, was not invited to the conference. It should be noted that Paris had signed a treaty of mutual defense with Prague, so it was a genuine betrayal, but broadly speaking, it was a betrayal of the “Western democracies”, since Czechoslovakia was the only democratic country of central-eastern Europe. Having been left alone against the Wehrmacht, the president Edvard Beneš decided to avoid bloodshed, and capitulate. The Germans crossed the border without finding any resistance, and were even greeted with joy by many locals who had embraced the Nazi ideology (since 1935 the German pro-Nazi Sudeten party – SdP – was the second largest party in the coun-

diktat of Munich, or even Mnichovská Zrada, betrayal. The point of view was clear, and in favour of the good will of socialism: the bourgeois democracies had worked to their interest, washing their hands as much of the legality as of the international brotherhood. The fault, in short, was theirs. Over the past two decades, various historians and journalists, as well as many politicians, in the search for truth and for less noble purposes, have often revised the perspectives of the old system. It is also the case with the Munich diktat, which in the contemporary Czech Republic has once again returned to be called the more neutral “Munich agreement” (Mnichovská dohoda). This is because it was recently decided to point the finger at the Czechoslovak elite, who were guilty of not having launched the defensive action, thus changing the ranking of the accused. The fault, in short, was ours. In this anniversary year there has been no lack of comments of a certain inter-

L’annuncio dei Patti di Monaco sui giornali internazionali dell’epoca The announcement of the Munich agreement in international newspapers of the time

try). Not everyone, it must be said: in October 1938 alone about 30,000 ethnic German refugees joined the 120,000 Bohemians who left the occupied areas to take refuge in what was left of the Czechoslovak state. To complete the collapse of the First Republic, Poland invaded the district of Český Těšín while Hungary annexed Ruthenia (the extreme eastern tip of the country) and a great part of southern Slovakia, and finally in March 1939 the Germans occupied Bohemia and Moravia. What remained to the Slovaks, became a puppet state headed by a Catholic priest Jozef Tiso. To play it down, with these prior events, anyone would hold a slight grudge

against treacherous friends and profiteering neighbors. It certainly wasn’t irrelevant due to the strong sympathies toward the Soviets which arose at the end of the war. Apart from having liberated the country from the Nazis, they were among the few to have clean hands (although they would remain clean for a short time, but the Czechs had yet to discover). 75 years from the event, Munich Conference still arouses great interest, resentment and controversy, as well as reflections and changes in perspective. For the four socialist decades, while elsewhere the Conference bore this name, in the Czechoslovakian schools one studied the Mnichovský diktat, the

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zdroj: Deutsches Historisches Museum

Patto di Monaco: copertina e firme Munich Agreement: cover page and signatures

“L’Unione Europea è vista spesso come un nuovo estraneo pronto a lavorare per il proprio tornaconto all’ombra del cavallo di Venceslao” “The European Union is often seen as new foreigners ready to work for their own benefit in the shadow of the horse of Wenceslas”

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il Mnichovský diktát, il diktat di Mo‑ naco, o anche la Mnichovská zrada, il tradimento. Il punto di vista era chia‑ ro – e a favore della bontà del sociali‑ smo: le democrazie borghesi avevano fatto il loro interesse, lavandosi le mani tanto della legalità quanto della fratellanza internazionale. La colpa, insomma, era loro. Negli ultimi due decenni diversi stori‑ ci e giornalisti, così come molti politi‑ ci, tra la ricerca della verità e finalità meno nobili, hanno spesso rimescola‑ to le prospettive del vecchio sistema. È accaduto anche al diktat di Monaco, che nella Repubblica Ceca contempo‑ ranea torna volentieri a chiamarsi in maniera più neutra: “Accordi di Mona‑ co” (Mnichovská dohoda). Questo per‑ ché di recente si è deciso di puntare il dito verso le élite cecoslovacche, ree di non aver lanciato l’azione difensiva, cambiando l’ordine degli accusati. La colpa, insomma, era nostra. est, and they often belong in this second category. For example, the comments from the director Pavel Ries on the website of the popular magazine Respekt (a headline that revolves around the Top09, while Ries even claims he is nostalgic for the Austro-Hungarian crown), who directly accused the generals of the army of the ignominy of not having fought and reminds us of the weakness of the republic (18 governments in 19 years of history), or a piece from Česká Televize, by the journalist Hana Brádková, that reexamines the negative role of France and the United Kingdom while agreeing on the correctness of their action to prevent war. Recently far more radical reactions have shifted attention to the ethnic issue of the affair. By mid-September the decision was announced, to dedicate a memorial in the city of Pilsen to 250,000 Czechs who, in the early months of the occupation of the Sudetenland, decided to seek refuge in the hinterland or to

Commenti di un certo interesse, in questo anniversario, non sono man‑ cati, e spesso si sono inseriti in questo secondo filone. Ad esempio un inter‑ vento del regista Pavel Ries sul sito del popolare magazine Respekt (testata che ruota in area Top09, mentre Ries si definisce addirittura nostalgico del‑ la corona austroungarica), che accusa direttamente i generali dell’esercito per l’ignominia di non aver combattu‑ to e ricorda la debolezza della repub‑ blica (18 governi in 19 anni di storia), o un pezzo di Česká Televize – a cura della giornalista Hana Brádková – che ridimensiona il ruolo negativo di Francia e Regno Unito concordando sulla giustezza della loro azione per prevenire la guerra. Reazioni ben più radicali hanno ultimamente spostato

l’attenzione verso la questione etnica della vicenda. Verso metà settem‑ bre è stata resa nota la decisione di dedicare un memoriale nella città di Plzeň ai 250 mila cecoslovacchi che, nei primi mesi di occupazione dei Sudeti, decisero di rifugiarsi nell’en‑ troterra o fuggire all’estero. L’agenzia di stampa ceca Čtk ha pubblicato la reazione dell’associazione austriaca di rifugiati tedeschi dei Sudeti (SLÖ) – tra gli espulsi dal Paese a fine della guerra dai famigerati decreti Beneš. La dichiarazione al vetriolo dell’as‑ sociazione indica come inutile il me‑ moriale, perché a loro avviso quei cecoslovacchi erano intrusi nella terra dei tedeschi. Da sinistro contraltare alla vicenda, alcuni storici sulle pagi‑ ne del Lidové Noviny hanno espresso,

Neville Chamberlain annuncia la firma dell’accordo all’aerodromo di Heston (30 settembre 1938) / Neville Chamberlain announces the signature of the Agreement at Heston Aerodrome (30 September 1938)

flee abroad. The Czech news agency Čtk published the reaction from the Austrian association of Sudeten German refugees (SLÖ), among those expelled from the country at the end of the war by the infamous Beneš Decrees. The vitriolic statement from the association highlights how useless the memorial is, because in their opinion, those Czechs were intruders in the territory of the Germans. From the left to counterbalance the argument, some historians on the pages of Lidové Noviny, reflecting on all of relevant events from Munich to the decrees of expulsion, have expressed a by and large positive

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opinion, since they had dismissed the hostile elements (the Germans) and consolidated national borders. To curb this tendency in nationalist discourse, the historian Matěj Spurný (Czech Academy of Sciences) provided us with a calmer and objectively more comprehensive argument on the frequencies of Český Rozhlas. The academic admits that the Czech majority often took advantage of its minorities (above all Germans, and in a different way Slovaks, Poles, Ruthenians) at the time of the First Republic, and points out that the inability of the Czechs to keep the rich heterogeneity in the State


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ragionando sul totale degli eventi tra Monaco e decreti d’espulsione, un giudizio sostanzialmente positivo, poiché aveva espulso la componente ostile (i tedeschi) e consolidato i con‑ fini nazionali. A porre freno a questa deriva nazionalista, un discorso più pacato e oggettivamente più comple‑ to l’ha fornito lo storico Matěj Spurný (dell’Accademia ceca delle Scienze) sulle frequenze di Český Rozhlas. L’accademico ammette che la mag‑ gioranza ceca ha spesso approfittato del proprio vantaggio sulle minoran‑ ze (su tutti i tedeschi, e in maniera diversa slovacchi, polacchi, ruteni) ai tempi della Prima Repubblica, e sottolinea come l’incapacità dei cechi di mantenere la ricca eterogeneità sul territorio dello Stato porti i suoi

strascichi ancora oggi – pensiamo ai diversi atti di razzismo verso l’ulti‑ ma comunità esogena rimasta sotto Praga, la minoranza Rom. Sul diktat di Monaco in sé, non va minimizza‑ to il dietro-front degli alleati: meno che tradimento, proprio non si può chiamare. Riprendendo il discorso di Spurný, più che leader da prima linea e boria di combattimenti per la patria, se c’è una mancanza da recriminare alla Repubblica di Masaryk e Beneš è proprio quella di non aver saputo mantenere insieme un Paese splendi‑ damente multiculturale. Sulla riconciliazione tra i popoli si è pronunciato anche il cardinale Rein‑ hard Marx, porporato tedesco che ha partecipato quest’anno al pellegri‑ naggio a Stará Boleslav in onore di

San Venceslao. Nella città dove il resanto fu ucciso per mano fraterna più di mille anni fa, Marx ha ricordato la sofferenza scaturita da quel terribile settembre 1938, abbracciando l’arci‑ vescovo di Praga, il cardinale Dominik Duka, e guadagnandosi approvazione e applausi dai fedeli boemi. Ulteriore passaggio verso dialogo e distensione, la Germania ha prestato quest’anno a Praga il documento originale degli accordi di Monaco: dal 28 ottobre è in esposizione al Museo Nazionale. Per i cechi di oggi, indipendentemen‑ te dal racconto storico, tra congiura internazionale e pochezza della le‑ adership, il ‘38 è stato un anno fon‑ damentale per, chiamiamola così, la psicologia della nazione. Se ag‑ giungiamo l’oppressione sovietica, in

zdroj: Deutsches Bundesarchiv

particolar modo l’episodio cruciale del ‘68, con il Paese ancora una volta in‑ vaso e defraudato da vicini e alleati, si può ben comprendere l’atteggiamen‑ to di diffidenza del cittadino comune verso qualsiasi struttura verticale. Se la politica nazionale non naviga in buone acque in quanto a consensi, l’Unione Europea è vista spesso come un nuovo estraneo pronto a lavorare per il proprio tornaconto all’ombra del cavallo di Venceslao. Senza dimenticare che a capo del Pae‑ se è stato per molti anni l’euroscettico per eccellenza, Václav Klaus, la poca fiducia verso Bruxelles è cosa nota: un sondaggio di un anno fa tra tutti i membri dell’Unione segnava la Repub‑ blica Ceca come il membro più deluso di tutti. Come dire: nessuna sorpresa.

zdroj: Deutsches Bundesarchiv

Chamberlain, Daladier, Mussolini e Hitler prima della firma dei Patti di Monaco / Chamberlain, Daladier, Hitler and Mussolini before signing the Munich Agreement

I tedeschi dei Sudeti salutano l’arrivo dell’esercito tedesco ad Aussig Sudeten Germans cheering the arrival of the German Army in Aussig

led to its aftermath, and still – we think of the various acts of racism towards the last of these communities remaining in Prague, the Roma minority. Regarding the diktat of Munich itself, one should not minimize the U-turn of the allies: you cannot call it anything less than a betrayal. To resume the points of Spurný, rather than the lack of a leader fighting on the front line for his country’s pride, if there is a failure to complain about from the Republic of Masaryk and Beneš, it is precisely the fact that they didn’t know how to keep a wonderfully multicultural country together.

detente, with Germany lending Prague the original document of the Munich agreement, which from October 28, is on display at the National Museum. For the Czechs today, regardless of the actual history, consisting of international conspiracy and insufficient leadership, 1938 was a pivotal year, let’s say, for the psychology of the nation. If we add the Soviet oppression, especially the crucial episodes of 1968, with the country invaded once again and deceived by neighbors and allies, you can certainly understand the attitude of distrust of the common citizen towards any vertical

Regarding the reconciliation between the two nations the Cardinal Reinhard Marx, the German cardinal who participated in this year’s pilgrimage to Stará Boleslav in honour of St. Wenceslas, has also spoken out. In the city where the king and saint was killed by his brother’s hands over a thousand years ago, Marx recalled the terrible suffering that resulted from September 1938, while embracing the Archbishop of Prague, Cardinal Dominik Duka, and gaining approval and applause from the devoted Bohemians. This year we witnessed a further step towards dialogue and

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structure. If the national politics do not sail in good waters in terms of consensus, the European Union is often seen as new foreigners ready to work for their own benefit in the shadow of the horse of Wenceslas. This is of course not to mention that leading the country was for many years the ultimate Eurosceptic, Václav Klaus, whose lack of trust towards Brussels is well known. A survey from a year ago of all members of the Union identified the Czech Republic as the most disappointed member of all. In other words: no surprise.

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il mese de La Pagina

Ottobre – Novembre 2013

di GIOVANNI USAI

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

Politica

(6 ottobre) Zeman fa arrabbiare i palestinesi. Il presidente ceco, alla vigilia della visita di stato in Israele, propone di trasferire l’ambasciata ceca da Tel Aviv a Gerusalemme. Infuriata la reazione dell’Olp, che parla di “una idea che potrebbe minacciare in maniera distruttiva il processo di pace”. Pochi giorni dopo lo stesso Zeman afferma che “la risoluzione del conflitto fra Israele e Palestina non dovrà passare attraverso un nuovo patto di Monaco, da stipulare questa volta ai danni dello Stato di Israele”. ---------------------------------------------------------------(16 ottobre) Le restituzioni non riguardano il Castello. Il ministero dell’Interno di Praga segnala al governo la necessità di un provvedimento legislativo che escluda dall’ambito delle restituzioni ecclesiastiche tutta l’area del Castello di Praga. L’iniziativa giunge dopo che l’Arcivescovado ha chiesto di tornare proprietario di alcuni edifici e terreni che si trovano all’interno della sede presidenziale. Secondo il ministero tale eventualità metterebbe a rischio la sicurezza della sede presidenziale. ---------------------------------------------------------------(26 ottobre) Risultato delle elezioni anticipate. Il primo partito è quello Socialdemocratico, ma con una percentuale di voti, 20,45% (pari a 50 deputati eletti), ben al di sotto del 28-30% pronosticato alla vigilia. Notevole l’affermazione come secondo partito di Ano 2011 del tycoon Andrej Babiš (18,65%, con 47 deputati), che si candida come futura forza di governo. Impossibile la variante di monocolore socialdemocratico con il sostegno dei Comunisti. Questi ultimi confermano però uno zoccolo duro del 15% e 33 deputati. A seguire i conservatori del Top 09 (12%), l’Ods (7,72%), la sorpresa Úsvít guidata da Tomio Okamura (6,88%) e i Cristiano democratici del Kdu Čsl (6,78%), che tornano alla Camera dopo una legislatura. Sin dai primi giorni del dopo voto, la coalizione fra Čssd, Ano e Kdu-Csl si prospetta come la maggioranza più probabile. ---------------------------------------------------------------(28 novembre) Jan Hamáček presidente Camera deputati. Il 35enne, esponente socialdemocratico, è eletto a capo della assemblea con 195 su 200. Nominati anche tre vicepresidenti: Jaroslava Jermanová (Ano), Pavel Bělobrádek (Kdu-Csl) e Vojtěch Filip (Kscm). Per il quarto vicepresidente si dovrà attendere qualche settimana, quando verrà eletto Petr Gazdík.

Cronaca

(10 ottobre) La mappa della droga in Rc. Dall’esame delle acque reflue, che scorrono nelle fognature delle principali città della Repubblica ceca, emergono i dettagli sul consumo delle sostanze stupefacenti in questo paese. A Praga si fa un uso maggiore di cocaina, mentre a Plzeň il primo posto del consumo spetta alla eroina. A Brno la preferita è l’extasy. A Ústí nad Labem e a Ostrava il primato è della cosiddetta pervitina. È quanto emerge dai primi risultati dei controlli effettuati in dieci città. ---------------------------------------------------------------(11 ottobre) Tribunale svizzero risolve caso Mus. La Corte di Bellinzona riconosce la colpevolezza dei cinque imprenditori cechi Jiři Diviš, Antonín Kolácek, Marek Čmejla, Petr Kraus e Oldřich Klimecky accusati di truffa e riciclaggio nel processo riguardante la privatizzazione della azienda carbonifera Mostecká uhelná Mus e li condanna, con sentenza non ancora esecutiva, a pene che variano da un anno a quattro mesi sino a quattro anni e quattro mesi di carcere, senza condizionale.

Economia, affari e finanza

(9 ottobre) Progetto quarta linea metro a Praga. La prima parte del nuovo percorso, la linea D, andrà da Pankrác a Písnice, periferia sud della città, con un percorso di circa dieci chilometri. Costerà quasi 25 miliardi di corone. La realizzazione è approvata dalla giunta comunale, ma il tutto è subordinato ai finanziamenti della Unione Europea. Nel caso di esito positivo del negoziato con Bruxelles, la nuova linea potrebbe essere pronta nel 2022. ---------------------------------------------------------------(9 ottobre) Si stringono i rapporti fra Rep. Ceca e Russia. Ad impressionare è in primo luogo il numero di turisti russi che giungono a Praga e dintorni. Nel 2012 l’ambasciata ceca in Russia ha rilasciato 320 mila visti, riducendo a due, massimo tre giorni, il tempo di attesa per la consegna. Il fatturato dell’interscambio commerciale ha raggiunto lo scorso anno una cifra record (273 miliardi di corone, 40 in più del 2011), valore mai così elevato dal 1993, anno di nascita della Rep. ceca. ---------------------------------------------------------------(17 ottobre) Investimenti miliardari per ambiente. Le compagnie energetiche ceche e le altre aziende industriali programmano di spendere miliardi di corone per soddisfare entro il 2016 gli obiettivi di rispetto ambientale posti dalla Ue. In fase di definizione i mega appalti da affidare. Imminente la firma di un grosso contratto di questo tipo fra la sussidiaria ceca della Alstom e il gruppo Čez. ---------------------------------------------------------------(22 ottobre) Amazon sbarca in Repubblica Ceca. Il colosso mondiale del commercio elettronico intende realizzare due megacentri di distribuzione, uno a Praga e l’altro a Brno, con l’assunzione di migliaia di lavoratori (4mila stabili, altri 6mila con possibilità di impiego stagionale). Entrambi i centri dovrebbero entrare in funzione nel 2014. Quello di Praga avrà sede a Dobrovíz, vicino all’aeroporto Václav Havel, il secondo non lontano dal centro cittadino e vicino alla autostrada D1. ---------------------------------------------------------------(29 ottobre) Record di mutui ipotecari in Repubblica Ceca. Quest’anno, da gennaio sino a fine settembre, le banche ne hanno concesso un valore complessivo di 109,9 miliardi di corone, 3,2 miliardi in più rispetto al precedente primato del 2007, secondo i dati resi noti dal ministero per lo Sviluppo regionale. Rispetto allo stesso periodo del 2012 si è verificato un incremento del 25,5%. ---------------------------------------------------------------(6 novembre) Ppf compra Telefonica Czech Republic. Ufficializzata ieri l’acquisizione da parte del gruppo di Petr Kellner della quota di maggioranza (66%) nella controllata in Rep. Ceca della compagnia telefonica spagnola. Fissato un corrispettivo pari a 63,6 miliardi di corone. Il contratto è stato già firmato. L’operazione comprende anche il 100 per cento della Telefónica Slovakia. Il Ppf si servirà di 35,5 miliardi di corone di proprie risorse, mentre per il resto utilizzerà il prestito sindacato di un pool di banche guidato dalla Société Générale. ---------------------------------------------------------------(6 novembre) Rivergate si aggiudica il Best of Realty. Il lussuoso complesso residenziale realizzato dalla Torino-Praga Invest, situato sul lungofiume Janáčkovo nábřeží di Praga 5, vince il primo premio nella categoria progetti residenziali del prestigioso concorso “Nejlepší z realit – Best of Realty”. Ad essere apprezzato è stato in primo luogo il restauro di carattere unico al quale sono stati sottoposti due palazzi stile liberty. Il progetto è stato diretto dall’architetto Richard Zachar. ----------------------------------------------------------------

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(8 novembre) La Čnb svaluta la corona. La Banca nazionale ceca annuncia l’intervento diretto ad indebolire la corona con l’obiettivo di sostenere l’export e far risalire l’inflazione vicino all’obiettivo del due per cento. Dopo l’annuncio la corona scende immediatamente a 26,69 per euro, rispetto al 25,80 della mattina. Con un’inflazione bassa, attorno all’uno per cento, la Banca centrale aveva già preannunciato che sarebbe ricorsa agli interventi sui cambi, per evitare di azzerare i tassi. Se l’intervento non dovesse dare il risultato sperato, la Cnb potrebbe decidere nei prossimi 18 mesi di effettuare un nuovo intervento. A dichiararlo è il governatore della Cnb Miroslav Singer. ---------------------------------------------------------------(14 novembre) Scende potere di acquisto di cechi. Nel 2013 è calato al 56,8% della media dei paesi europei. Nel 2010 era pari al 57,7%. E’ quanto emerge da uno studio dalla Incoma GfK che ha preso in esame 42 paesi europei. La Repubblica ceca è stata superata dalla Slovacchia (58%). Fra i paesi europei il più ricco risulta Liechtenstein (456,5% del potere d’acquisto della media europea), mentre la Moldavia quello più povero (10%). ---------------------------------------------------------------(19 novembre) Imminente restauro Museo Nazionale. A farsi avanti per la realizzazione di questi lavori, valore stimato pari a tre miliardi di corone, sono sette società. Le offerte saranno esaminate da una commissione che incaricata dal governo di Praga. Si prevede che il restauro sarà realizzato entro il 2018, quando il Narodni muzeum celebrerà i 200 anni di esistenza. ---------------------------------------------------------------(20 novembre) A Praga la casa del cristallo. Il prestigioso palazzo del centro di Praga, ex sede della Živnostenská banka, sulla Na příkopě, diventerà il centro del cristallo di Boemia. In programma la realizzazione di spazi da esposizione (per complessivi 12 mila mq), negozi (1100 mq) e uffici delle principali aziende attive nel settore della cristalleria (2.400 mq). Previsto un investimento di mezzo miliardo di corone. L’iniziativa è del Cpi Group, del magnate immobiliare Radovan Vítek. Il centro verrà inaugurato fra due anni. Previsto anche un ristorante e una caffetteria. ---------------------------------------------------------------(28 novembre) Praga ideale per turismo invernale. A sostenerlo è la stazione televisiva americana Cnn che ha inserito la capitale della Repubblica Ceca nella classifica delle dieci città mondiali destinazione al top per vacanza invernale e natalizia, in un gruppo che comprende anche Salisburgo, Amsterdam, Nagano, Reykjavík, Berlino, Ottawa, Washington e Edimburgo.

Varie

(24 ottobre) Ad Amos Oz il premio Kafka. Lo scrittore israeliano si aggiudica il prestigioso riconoscimento che gli viene consegnato a Praga nel corso di una cerimonia presso il Municipio della Città vecchia. Il Premio, arrivato alla XIII edizione - è stato fondato dalla Franz Kafka Society nel 2001 e intende premiare un autore contemporaneo le cui opere si avvicinano ai lettori, indipendentemente dalla loro origine, nazionalità e cultura. ---------------------------------------------------------------(17 novembre) Bis ceco in Davis. I tennisti della Repubblica Ceca riescono nella impresa di conquistare per la seconda volta di fila la prestigiosa Insalatiera, sconfiggendo per 3 a 2, nella finale di Belgrado, la Serbia di Novak Djokovic. Gli eroi della sfida sono Tomáš Berdych e Radek Štěpánek, i quali insieme giocano anche il doppio. Il punto decisivo, quello del 3 a 2 finale, è ottenuto, come lo scorso anno da Štěpánek.


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Appuntamenti futuri

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Sabrina Salomoni

1 gennaio Spettacolo pirotecnico a Letná

24 gennaio Michael Bublé in tour

sino all’8 febbraio La personale di Jana Sterbak

Alle ore 18 del primo gennaio Praga darà il benvenuto al 2014 con il tradizionale show pirotecnico, molto atteso da turisti e praghesi. I fuochi non saranno lanciati dal barcone sulla Vltava come nelle edizioni passate ma dal parco di Letná che offre una buona visuale a migliaia di spettatori. Fra i punti migliori per seguire lo spettacolo di luci i ponti sulla Vltava, i lungofiume Smetanovo e Dvořákovo Nábřeží, la collina di Petřín o lo stesso parco di Letná. Fuori dal centro sono molto gettonati i giardini Riegrovy Sady e la collina di Vítkov. Il Comune ha deciso di spostare l’evento per limitare le chiusure al traffico e per rispettare l’ncolumità dei cigni, spaventati a morte dai botti. Si è anche tenuto conto di un sondaggio fra i cittadini che preferiscono alla mezzanotte l’orario serale, più adatto per bambini e anziani. www.praha.eu

Per la prima volta si esibirà a Praga Michael Bublé, crooner canadese di origini italiane che il 24 gennaio presenterà alla O2 Arena il nuovo album To be loved. Pubblicato lo scorso aprile, a quattro anni dal precedente album in studio, contiene dieci cover e quattro inediti, inclusi tre duetti. Nella scaletta del live alcuni dei suoi maggiori successi, brani che intrecciano pop, rock, swing e soul, e molti pezzi di To be loved, che in una sola settimana ha raggiunto i primi posti nella prestigiosa BillBoard 200 e nelle hit-parade di tutto il mondo. Il tour del cantante, che vanta 45 milioni di dischi venduti in soli dieci anni di carriera, è stato inaugurato da dieci sold out a Londra e cinque a Dublino e dopo decine di tappe americane tornerà nel Vecchio Continente l’11 gennaio. www.michaelbuble.com

La galleria Raffaella Cortese ospita la terza personale di Jana Sterbak dal titolo Human condition: the limits of our freedom. L’artista, nata a Praga ed emigrata in Canada dopo la Primavera del 1968, è nota dalla fine degli anni ‘70 per la sua produzione che, ispirata alle tematiche del potere e della sessualità, spazia dalla performance a installazioni, scultura, video e fotografia. A Milano è esposta una selezione di opere che va dai disegni degli anni ‘80 alle sculture dell’ultimo decennio e comprende lavori celebri come Uniform o Chair Apollinaire, poltrona realizzata con carne cruda, così come il precedente abito Vanitas con cui l’artista fece parlare di sé. La Sterbak ha ricevuto prestigiosi premi ed esposto i suoi lavori nei più importanti musei del mondo. www.galleriaraffaellacortese.com

1st January Fireworks display at Letná

January 24 Michael Bublé tour

until 8 February Jana Sterbak’s solo exhibition

At six o’ clock pm on January 1, Prague will welcome the year 2014 with a traditional fireworks display, eagerly awaited by tourists and Prague people alike. However, the fireworks will not be fired from a boat on the Vltava river – as they used to do in the past years – but from Letná park, that offers a good view to thousands of spectators. Among the best places to see the fireworks: the bridges on the Vltava river, Smetanovo and Dvořákovo nábřeží riversides, Petřín hill and the Letná park itself. Away from the centre, the most popular places are the Riegrovy sady gardens and Vítkov hill. The municipality decided to move the event to another area so as to limit road closures and guarantee the safety of the swans, which are scared to death by the bursting fireworks. They have also taken into account a survey carried out among citizens, who voted in favour of 6pm rather than midnight as being the most suitable time for children and elderly people. www.praha.eu

Michael Bublé, the Canadian crooner of Italian descent, will perform for the first time in Prague on January 24th at the O2 Arena, where he will present his new album “To be loved”. Published in April, four years after the previous album, it contains ten cover songs and four unpublished ones, including three duets. The list of live songs includes some of his biggest hits, that combine pop, rock, swing and soul music and many pieces from the album “To be loved” which, in just one week, reached top positions in the prestigious BillBoard 200 and in the world-wide hit parades. The tour of the singer, who has sold over 45 million records in just over ten years of career, was inaugurated by ten sold-outs in London, five in Dublin and after dozens of American stops will be back in the Old Continent on 11th January. www.michaelbuble.com

The Raffaella Cortese gallery hosts the third onewoman exhibition by Jana Sterbak, entitled Human condition: the limits of our freedom. The artist, who was born in Prague and emigrated to Canada after the 1968 Prague Spring, has been known since the end of the 1970s for her works which, inspired by the themes of power and sexuality, range from installations, sculptures, videos and photography. A selection of her works is being exhibited in Milan and includes drawings from the late 1980s, sculptures of the last decade, as well as famous works, such as Uniform or the Apollinaire Chair, an armchair made of raw meat, just as the previous Vanitas flesh dress, which brought fame to the artist. Sterbak has received prestigious awards and has exhibited her works in some of the most important museums around the world. www.galleriaraffaellacortese.com

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appuntamenti events

Future events

Sabrina Salomoni

9 febbraio Morricone in concerto a Praga

dal 13 al 16 marzo Mondiali di volo con gli sci

dal 20 febbraio al 4 marzo Carnevale Praha

Dopo varie tappe in Europa e America, Ennio Morricone giunge a Praga per un concerto alla O2 Arena. Nella sua carriera ha musicato oltre 500 film, si è dedicato alla musica sinfonica e da camera, ha collaborato con i migliori registi al mondo e ricevuto decine di premi, tra cui l’Oscar alla carriera. Alla O2 Arena dirigerà di persona l’orchestra in una carrellata dei suoi successi, dagli spaghetti western agli arrangiamenti più recenti. Morricone ha un rapporto speciale con Praga. Nel luglio 2011 ha condotto l’Orchestra sinfonica nazionale ceca e il Coro filarmonico ceco di Brno al festival Prague Proms mentre nel 2012 ha registrato agli studi di Hostivař la colonna sonora del film La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, che gli è valsa l’European Film Award. www.jvsgroup.cz

La ventitreesima edizione dei Campionati mondiali di volo con gli sci si svolgerà ad Harrachov, stazione sciistica nei Monti dei Giganti. Dopo le edizioni del 1983, 1992 e 2002, i migliori atleti della disciplina affronteranno i trampolini del Čerťák dal 13 al 16 marzo. Il trampolino K-185, detto Mammut, fu inaugurato nel 1980 e restaurato nel 2000. Parte della manifestazione è la gara a squadre, introdotta nel 2004. L’evento è biennale e coinvolge le uniche cinque città al mondo a disporre di trampolini per il volo HS185 o superiori: Vikersund in Norvegia, Planica in Slovenia, Oberstdorf in Germania, Tauplitz in Austria e Harrachov in Repubblica Ceca. Si prepara un ampio programma d’iniziative collaterali tra cui i concerti di Michal David e del gruppo Omd. www.harrachov2014.cz

Per l’ottavo anno il festival Carnevale Praha prepara due settimane ricche di concerti, sfilate e banchetti. Scenario principale della manifestazione è Piazza della Città Vecchia dove il Raduno delle maschere apre i festeggiamenti e dove sarà allestito un teatro per le vie. Altra sede dell’evento è il Palazzo Clam-Gallas che festeggia i trecento anni e ospita un’esposizione di costumi e maschere dell’atelier Franzis Wussin. Ad accompagnare le serate il programma di Opera Barocca con danze e canti d’epoca che, uniti alla scenografia e ai costumi storici e alle sale del palazzo, creeranno un’atmosfera suggestiva. Per gli amanti del barocco il ballo in maschera Crystal Ball offre una serata esclusiva. I più piccoli potranno invece eleggere la maschera più bella al concorso Amoretti. www.carnevale.cz

9th February Morricone concert in Prague

from March 13 to 16 World Ski Flying

from 20 February to 4 March Praha Carnival

After several tours in Europe and America, Ennio Morricone is now coming to Prague for a concert at the O2 Arena. In his professional career he has composed over 500 film sound tracks and devoted himself to symphonic and chamber music, collaborating with the most prestigious directors around the world and has received dozens of awards, including an Oscar to his career. At the O2 Arena, he will conduct the orchestra in a rundown of creations, from Spaghetti Western to his more recent arrangements. Morricone has a special relationship with Prague. In July 2011 he conducted the Czech National Symphony Orchestra and the Brno Czech Philharmonic Choir at the Prague Proms festival, whilst in 2012, in the Hostivař recording studios, he recorded the soundtrack of the movie “The best offer” by Giuseppe Tornatore, which earned him the European film Award. www.jvsgroup.cz

The twenty-third edition of the World ski flying Championships will take place in Harrachov, ski resort in the Giant Mountains. After the 1983, 1992 and 2002 editions, the best athletes of this disciplines will face the Čerťák ski flying hill on March 13 to 16. The K-185 ski jump, called Mammoth, was opened in 1980 and restored in 2000. Part of the event will consist of the team competition introduced in 2004. The biennial event involves only five cities in the world that are equipped with ski flying hills for the HS185 flight or even higher: Vikersund in Norway, Planica in Slovenia, Oberstdorf in Germany, Tauplitz in Austria and Harrachov in the Czech Republic. An extensive program of events is also being organized, including concerts with Michal David and the OMD group. www.harrachov2014.cz

For the eighth consecutive year, the Praha Carnival festival is getting ready for two weeks full of concerts, parades and banquets. The main scenario of the event is the Old Town Square where the masks parade will open the festivities and where a street theatre will be set up. Another venue is the Clam-Gallas Palace that will celebrate its three hundred years, and will host an exhibition of costumes and masks by the atelier Franzis Wussin. The evening celebrations will be accompanied by the program of Baroque Opera, with dances and songs of that period, and together with the scenography, historical costumes and palace halls, will create an evocative atmosphere. For baroque lovers, the Crystal Ball (masked ball) will offer an exclusive evening. The children will have the opportunity to elect the best mask during the Amoretti competition. www.carnevale.cz

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Slovenské elektrárne offre soluzioni di efficienza energetica Slovenské elektrárne provides energy efficiency solutions

Andrea Pancotti Manager Retail Slovenské elektrárne Andrea Pancotti Manager Retail Slovenské elektrárne

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articolo pr


economia e mercato markets and data

Slovenské elektrárne in Repubbli‑ ca Ceca rappresenta oggi una delle realtà più importanti nel mercato della fornitura di energia elettrica, e con un volume di vendite nel 2014 di circa 3 TWh costituisce un punto di riferimento in termini di qualità del servizio e valore aggiunto per il cliente finale. Tali caratteristiche sono rappresentate in maniera esemplare dalla particolare stabilità del porta‑ foglio clienti, con i quali si è instau‑ rato un forte rapporto che supera il tradizionale rapporto consumatore/ fornitore. Il gruppo Enel, di cui Slovenské elektrárne è membro, da qualche anno ha deciso di investire in modo

importante nella costruzione di un’of‑ ferta di servizi a valore aggiunto, a complemento dell’offerta di energia, nell’ottica di porre al centro delle pro‑ prie strategie commerciali il raffor‑ zamento del rapporto di partnership con i propri clienti. Proprio in una delle aree apparente‑ mente piu controverse per una utility, Enel ha deciso di assumere un ruolo proattivo, riconoscendo alle iniziative di efficienza energetica un ruolo chia‑ ve nella transizione verso un sistema energetico migliore, più funzionale e sostenibile. Slovenské elektrárne, facendo proprie le decisioni prese dalla capogruppo, ha iniziato a definire una serie di so‑

luzioni di efficienza energetica facen‑ do leva sia sul know how tecnologico presente in azienda sia su una serie di accordi di partnership siglati con technology providers internazionali. Questo è il motivo per il quale Slo‑ venské elektrárne oggi è in grado di porsi come una grande società di servizi energetici (Esco, Energy Service Company) con l’ambizioso obiettivo di cambiare la prospettiva dei clienti – in primo luogo le amministrazioni comu‑ nali e le imprese industriali – nel set‑ tore nevralgico della misura, del con‑ trollo e della utilizzazione dell’energia. Un esempio tangibile di questa nuova linea sono i progetti di efficienza rea‑ lizzati con la formula del contratto di

prestazione energetica (Epc, Energy Performance Contracting). Un Epc è un contratto tra una Esco e il cliente finale dove la prima si fa cari‑ co non solo della progettazione di un nuovo sistema tecnologico, della rela‑ tiva installazione ed eventualmente della gestione, ma anche dell’inve‑ stimento iniziale e del relativo fi‑ nanziamento. Slovenské elektrárne, ponendosi come una Esco, garantisce contrattualmente i risparmi energeti‑ ci promessi in fase di progettazione.

agreements signed with international technology providers. This is why Slovenské elektrárne is now in a position to act as a major energy services company (ESCO, Energy Service Company), with the ambitious goal of changing customer perspectives – in first place, municipality administrations and industrial enterprises – in the important field of energy measurement, control and utilization. A tangible example of this new line is the efficiency projects made on the basis of the EPC model (Energy Performance Contracting). An EPC is a contract between an ESCO and the end user, where the former

is responsible not only for the design of a new technological system, its relative installation, and possibly its management, but also for the initial investment and financing. Slovenské elektrárne, acting as an ESCO, contractually guarantees the energy savings promised during the design phase.

I tanti vantaggi di un contratto Epc con una Esco Il vantaggio principale per il cliente, oltre al non dover realizzare l’investi‑

Andrea Pancotti – Manager Retail Slovenské elektrárne

Slovenské elektrárne, in the Czech Republic, has become one of the most important companies for the supply of electricity, and with a sales volume of about 3 TWh in 2014, is a landmark in terms of quality of service and added value to the end customer. These features are represented in an exemplary manner by the particular stability of their customer portfolio, with which it has established a strong relationship that goes beyond the traditional consumer/supplier relationship. The Enel Group, of which Slovenské elektrárne is a member, has made significant investments in the last few years in building up a range of added value

services, in addition to the traditional supply of energy, so as to focus their business efforts on strengthening their relationship with its customers. In one of the, apparently, most controversial areas for a utility, Enel has decided to take on a proactive role, recognizing in its energy efficiency initiatives a fundamental role in the transition towards a better, more functional and sustainable energy system. By endorsing the decisions taken by the parent company, Slovenské elektrárne, has begun to define a series of energy efficiency solutions leveraging both on the technological know-how of the company and a series of partnership

The many advantages of an EPC contract with an ESCO The main advantage for the customer, in addition to not having to make the investment, is the fact that he can carry out such a project without having to tap into new financial resources, because the generated savings obtained, 25

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mento, consiste nel poter realizzare tale progetto senza attingere a nuove risorse finanziarie, in quanto i risparmi generati dalla nuova soluzione con‑ sentiranno di ripagare l’investimento sostenuto dalla Esco, lungo il numero di anni fissato nel contratto Epc. Non sempre infatti le risorse finanzia‑ rie dei soggetti che vogliono attuare interventi di risparmio energetico sono sufficienti per intraprendere azioni di efficientamento e di ridu‑

zione dei propri consumi energetici. Normalmente può anche succedere che il soggetto non abbia know how tecnico o le conoscenze procedurali necessarie per realizzare e gestire tali interventi. In casi come questi attivare un contratto Epc con una so‑ cietà come Slovenské elektrárne può risultare effettivamente di enorme convenienza. Un ulteriore vantaggio è il fatto che la Slovenské elektrárne – che si assume

i rischi connessi alla realizzazione, gestione e manutenzione delle tec‑ nologie a risparmio energetico e di altre misure – è l’unico interlocutore con il quale il cliente si trova ad avere a che fare quando decide di attuare interventi di risparmio energetico.

due to the new solution, will enable them to repay the investment made by ESCO during the number of years specified in the EPC contract. In fact, not always are the financial resources – of those who want to implement energy saving measures – sufficient to undertake actions to improve efficiency and reduce their energy consumption. It may also happen that the subject does not have the technical

know-how or the procedural knowledge required to establish and manage such operations. In cases such as these, activating an EPC contract with a company, such as Slovenské elektrárne, may actually be of great convenience. A further advantage is the fact that Slovenské elektrárne – that will assumes the risks associated with the implementation, management and maintenance of the energy-saving

technologies and other measures – is the only interlocutor with whom the customers can deal with when they decide to implement energy saving measures.

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articolo pr

I primi esempi di EPC – l’illuminazione a LED I primi interventi di questo tipo pres‑ so i clienti di Slovenské elektrárne

The first examples of EPC – LED lighting The first interventions of this type at the Slovenské elektrárne customers, involved the lighting of industrial


economia e mercato markets and data

hanno riguardato l’illuminazione di capannoni industriali, siti produttivi, magazzini e aree industriali esterne. Proprio in questi ambiti, grazie alla tecnologia di illuminazione a Led, oggi è possibile la realizzazione di progetti Epc particolarmente interessanti, dove oltre al rispar‑ mio energetico si può ottenere un aumento importante della qualità dell’illuminazione, il che in un sito industriale significa maggiore com‑ fort e spesso anche maggiore sicu‑ rezza sul lavoro. È infatti risaputo che ancora oggi, no‑ nostante la sicurezza dei dipendenti dovrebbe essere la priorità di ogni im‑ presa, le condizioni di illuminazione in molti ambienti lavorativi non sono conformi ai requisiti necessari e fissati dalle leggi. Perché la luce insufficien‑ te peggiora le condizioni di lavoro, ha un impatto negativo sul benessere psicologico generale delle persone e crea i presupposti per il verificarsi di buildings, manufacturing facilities, warehouses and external industrial areas. It is in these areas, in fact, that thanks to LED technology lighting, it is possible nowadays to implement particularly interesting EPC projects that, in addition to energy savings, you can obtain a significant increase in the quality of lighting, which in an industrial site means greater comfort, as well as greater safety in the work place. It is a well known fact that, even today, though workers’ safety should be the priority of any enterprise, lighting conditions in many workplaces still do not meet the requirements set by the law. Insufficient light worsens the conditions of work, has a negative impact on the overall psychological well-being of workers and may creates the right conditions for accidents and injuries

infortuni e il rischio di multe da parte delle autorità competenti. Ottocento nuove lampade Archilede per la centrale di Mochovce in Slovacchia Credendo fermamente nella bontà di queste iniziative di efficienza energe‑ tica, Slovenské elektrárne ha deciso di effettuare ad ottobre 2013 un gran‑ de intervento di modernizzazione dell’impianto di illuminazione esterno

and the risk of being fined by the competent authorities. Eight hundred new Archilede lamps for the Mochovce nuclear power plant in Slovakia Confident of the effectiveness of these energy efficiency initiatives, in October 2013, Slovenské elektrárne decided to carry out a major lighting modernization project within the Mochovce nu-

della centrale nucleare di Mochovce in Slovacchia. Sono state sostituite circa 800 lampade stradali tradizionali con altrettante lampade a led, modello Archilede HP (High Performance), una lampada progettata da Enel Sole e prodotta da iGuzzini. Va detto a questo proposito che Ar‑ chilede rappresenta un significativo passo in avanti nel superamento delle tecnologie tradizionali in termini di efficienza energetica e prestazioni

clear power plant in Slovakia. They replaced about 800 traditional street lamps with LED lamps, model Archilede HP (High Performance), a lamp designed by Enel Sole and produced by iGuzzini. We should add that Archilede is a significant step forward in overcoming traditional technologies in terms of energy efficiency and lighting performance. It suffices to say that it ensures

illuminotecniche. Basti dire che assi‑ cura una riduzione dei consumi fra il 40% e il 70% rispetto alle tecnologie tradizionali. Studiato per ottenere il massimo ri‑ sparmio energetico ed economico, Archilede consente un eccellente comfort visivo e migliori performan‑ ce illuminotecniche. Inoltre, rispet‑ ta l’ambiente garantendo una luce uniforme, senza alcuna dispersione del flusso verso l’alto, con una conse‑ guente riduzione dell’inquinamento luminoso. Grazie alle sue performance uniche, dal marzo 2009 Archilede è stato scel‑ to in Italia da circa 1600 comuni per un totale di circa 116.000 apparecchi com‑ mercializzati realizzando un risparmio energetico di circa 30,1 GWh/ anno (pari al consumo di 11.170 famiglie) e una riduzione delle emissioni di Co2 di circa 20.000 ton/anno, stessa riduzio‑ ne che si otterrebbe piantando circa due milioni di alberi. a reduction in electricity consumption between 40% and 70% compared to traditional technologies. Designed to obtain maximum energy and cost savings, Archilede affords excellent visual comfort and improved lighting performance. In addition, it respects the environment by ensuring a uniform light without any upward flow dispersion, thus resulting in a reduction of light pollution. Thanks to its unique performance, since March 2009, Archilede was chosen in Italy by 1,600 municipalities for a total of about 116,000 units sold, achieving an energy saving of about 30.1 GWh/ year (equivalent to the consumption of 11,170 households) and a reduction CO2 emissions of approximately 20,000 tons/year, the same reduction you would achieve by planting two million trees. 27

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MACROECONOMIA

di Gianluca Zago

Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output

La disoccupazione rimane stabile, leggermente in crescita, al 7.6%. Passato l’ef‑ fetto stagionale estivo, le speranze ora risiedono nella generale ripresa della Ue e quindi della produzione industriale rivolta all’esportazione. Purtroppo però i segnali di una jobless recovery, cioè ripresa senza creazione di nuovi posti di lavoro, sono piuttosto incisivi. Anzi, si è registrato in settembre un aumento degli stipendi medi nell’industria, senza un miglioramento nella creazione di nuovi posti di lavoro, cosa piuttosto preoccupante. La situazione occupazionale a Praga è, come d’abitudine, estremamente positiva, registran‑ dosi la consueta quasi piena occupazione. Non è il caso invece delle regioni più deboli del paese, sia a nord che a sud est, che continuano a non dare alcun se‑ gno di crescita occupazionale. Cause principali sono la scarsissima propensione alla mobilità e sussidi di disoccupazione così elevati da dissuadere dalla ricerca di lavori a bassa remunerazione. The unemployment level keeps steady, slightly growing at 7.6%. Once the seasonal positive effect subsided, now the hopes lay on the EU recovery which determines an increase in industrial production destined to export. Unfortunately, there are strong signals for a jobless recovery, though. Furthermore, in September there was an increase in the average wage for the industrial sector, without an improvement in the employment numbers, which is quite worrisome. Prague region enjoys, as usual, the much envied almost-zero unemployment. That is not the case of the country’s weakest regions, in the north and south-east, where there are no signs of jobs growth. The reasons are the general unwillingness of the population to relocate, and too generous subsidies for the unemployed workforce.

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Continua la buona performance del settore industriale ceco. Anche in settem‑ bre l’output è cresciuto su base annua, rispettivamente del 7.1% assoluto, e del 2.0% a parità di giorni lavorati. Per ottobre dati non ufficiali parlano di un man‑ tenimento del trend, con ottime aspettative per la fine dell’anno. In particola‑ re, si registra un forte incremento degli ordinativi per i mesi futuri, addirittura +16% in settembre. Inoltre, la leggera ripresa in atto nell’area Ue, principale mercato all’esportazione per l’industria ceca, fa ben sperare per i mesi invernali. Rimane da verificare l’impatto della di fatto svalutazione della Corona compiuta dalla Banca Centrale. Presumibilmente cresceranno gli ordinativi per l’esporta‑ zione ma calerà la domanda interna: vedremo nei prossimi mesi quale effetto sarà il più marcato. The industrial sector keeps showing a good performance. The industrial output in September grew by a 7.1% y-on-y, or 2.0% adjusted by actual working days. Unofficial data for October indicate that the trend is progressing, and expectations for the year’s end are very good. Especially interesting is the strong growth of forward orders, by a stunning 16% in September. Furthermore the EU area ongoing recovery albeit mild, gives a positive outlook for the Czech industry, being EU its main export area. It rests to be seen the actual effect of the de facto devaluation of the Crown, determined by the Central Bank. Most probably we shall see an increase of the industrial orders from abroad, whereas the domestic demand is already taking a hit: during the next months shall be apparent which factor will be stronger.

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economia e mercato markets and data

Economics

by Gianluca Zago

Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade

Avremo inflazione finalmente in aumento in Rep. Ceca, attualmente al 1.6%. Sembra certamente scongiurato il pericolo di stagflazione, uno dei fenomeni più dannosi per l’economia. Infatti l’inflazione bassa, da sola, non è necessa‑ riamente positiva, se non è accompagnata da solida domanda di beni da parte delle famiglie, e da investimenti produttivi delle imprese. Si è ben visto negli utimi anni come l’erosione del potere d’acquisto e della domanda interna non sia dovuta al livello dei prezzi, ma principalmente al deterioramento del merca‑ to del lavoro e alla stagnazione dei redditi. Il forzoso indebolimento della Corona messo in atto dalla Banca Centrale, avrà tra i vari effetti, anche quello di far salire l’inflazione. Ciò certamente deperi‑ rà la domanda interna già di per sé piuttosto asfittica, ma dovrebbe portare ottimi benefici a livello di produzione industriale e quindi, sperabilmente, di occupazione.

Bilancia commerciale sempre in attivo, come d’abitudine, anche in settembre, con surplus di 35 miliardi di corone, ed in crescita su base annua di ben 5 miliar‑ di. Le esportazioni dopo una battuta di arresto, sono in forte risalita dell’8.2% e con outlook molto positivo, stante la crescita della produzione industriale e i segnali di ripresa della domanda nell’area UE, mentre le importazioni sono cre‑ sciute del 7.2%. La costante posizione di attivo della bilancia commerciale è la spiegazione per lo stato relativamente buono dell’economia ceca, e costituisce l’argomento definitivo per gli oppositori all’entrata nell’Euro. Cosa che per for‑ tuna al momento è data come lontana, e speriamo mai realizzata. Il campo di gioco è inoltre stato recentemente rivoluzionato dalla svalutazione a sorpresa della Corona rispetto all’Euro. Prime stime danno un effetto netto positivo per la bilancia dei pagamenti, grazie al previsto incremento delle esportazioni e della inevitabile compressione della domanda interna.

The CPI index of price inflation seems to be eventually growing a bit, and is now at 1.6%. The dreaded stagflation danger seems to be behind us. As we all know, it is one of the worst danger to the economy. In fact, a low inflation is not necessarily a positive sign, when the domestic demand is very weak and there are almost no investments into industrial production. We saw in the last few years, that the drop in domestic demand wasn’t due to inflation, but to erosion of income and to deterioration of the job market. The Crown devaluation forced by the Central Bank shall determine among the various effects, also a pick up in price inflation. That would most probably weaken even more the domestic demand, but help industrial production therefore hopefully generating new job opportunities.

As usual, the trade balance was in positive territory also in September, by a nice 35bn Crowns, growing from last year by about 5bn. Exports are back in spades again, after a temporary step back, by 8.2% with a nice outlook, considering the pick up in industrial production orders and the ongoing recovery of the EU area. Imports grew by 7.2%. We must note that the constantly positive trade balance is the key for the relatively healthy state of the Czech economy. That actually is the definite argument against the Euro currency adoption. Luckily, that moment seems quite far ahead in time, and hopefully it will never be reached. Recently the playing field has been shaken by the Crown devaluation towards the Euro. The first projections are for a positive net effect for the trade balance, thanks to the increase of exports and the inevitable compression of the domestic demand.

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Cambia il diritto privato della Repubblica Ceca

Si è già scritto tanto sul nuovo codice civile, ma quali saranno le ricadute reali del nuovo ordinamento sulla vita di tutti i giorni? Avv. Martin Holub Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mr. Martin Holub (lawyer) Law Firm Safra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz

Much has already been written on the new Civil Code, but what impact will the new regulation have on every day life?

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Ogni giorno stipuliamo vari rapporti contrattuali. Di alcuni non ce ne accorgiamo nemmeno, eppure li rispettiamo perché ci comportiamo come ci è stato insegnato. Un esempio può essere appendere il cappotto all’attaccapanni in un ristorante o comprare il biglietto per l’autobus la mattina. Anche situazioni così banali danno adito a diritti e doveri. Di solito, prima di entrare in un rapporto giuridico di questo tipo, non leggiamo il codice civile e non ci informiamo sulle disposizioni che disciplinano tale rapporto, ma seguiamo le regole imparate dai genitori, dalla scuola, insomma l’esperienza di molti anni, e ci comportiamo così come ci si aspetta da noi nel rapporto giuridico in questione. Queste abitudini consolidate, in relazione al nuovo codice civile, possono dar luogo a grossi problemi. Ci proponiamo, attraverso pochi esempi che certamente non coprono l’intero nuovo ordinamento, di mostrare come il nuovo codice civile e le modifiche del diritto civile riguardano la vita di tutti noi.

Every day, we enter into various contractual relationships. We are not even aware of a number of them, but we comply with them because we tend to act as we have been taught to do. We might take, as an example, the fact of hanging our coats on the clothes hook in a restaurant or when we buy a ticket for the bus in the morning. Even such trivial things entail rights and duties. When entering into a legal relationship of this kind, we normally do not read the Civil Code and are not concerned about the provisions that govern such relations, but we tend to follow the rules that we learnt from our parents, school, i.e. the experiences of many years, and we behave just as we are expected to, according to the laws in question. These established habits in relation to the new Civil Code, may give rise to greater problems. We will

L’abitazione Dal gennaio 2014 gli edifici diventano parte integrante del terreno, per questo si potrà disporre dell’edificio e del terreno solo come di un unico insieme. Ciò significa che l’eventuale vendita, acquisto oppure ipoteca del terreno riguarderà automaticamente tutte le cose sopra di esso. Inoltre, se la vostra

casa giace su un terreno altrui, ecco insorgere il diritto di prelazione nei confronti del proprietario del terreno e viceversa. Qualora vorrete vendere la casa, dovrete prima offrirla in vendita al proprietario del terreno. A partire dal primo gennaio 2014 l’alloggio in un appartamento in locazione e il rapporto tra locatore e locatario

try with a few examples that obviously do not cover the entire new system of rules, to show how the new Civil Code and its various amendments will affect the lives of all of us. Our dwelling From January 2014, buildings will become an integral part of the land, so we will have to consider the building and the land as a single unit. This means that if one decides to sell, purchase or mortgage the land, it will automatically include all things on it. Furthermore, if your house is located on a plot of land that belongs to others,

there is the pre-emption right against the owner of the land and vice versa. Should you decide to sell the house, you will first be required to offer it for sale to the owner of the land. As of January 1st 2014, accommodation in a rented flat and the relationship between landlord and tenant will be directly disciplined by the new code system. A novelty is the cancellation of the housing allowance when a house tenancy notice to quit has been given and the determination of the maximum amount of the deposit to six times the price of the rent. The couple will thus

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panorama legislativo laws and rules

Changes to private law in the Czech Republic

saranno direttamente disciplinati dal nuovo ordinamento. Una novità è la cancellazione delle indennità di allog‑ gio in sede di disdetta della locazione e la determinazione dell’ammontare massimo della cauzione in sei volte il prezzo della locazione. I coniugi avran‑ no poi un diritto comune di locazione sull’appartamento nel quale vivono insieme ai propri figli. Un coniuge non potrà disdire la locazione di un tale appartamento senza il consenso scritto dell’altro. Il patrimonio familiare L’ordinamento giuridico italiano ha adottato la cosiddetta impresa fa‑ miliare. Può essere intesa come un ristorante o una fattoria alla cui ge‑ stione prendono parte i membri del‑ la famiglia, laddove non tutti sono proprietari dell’impresa. Anche quelli che aiutano l’impresa senza un salario avranno diritto alla loro parte dell’uti‑ le e potranno manifestare la propria volontà nelle decisioni relative al de‑ stino dell’impresa.

Le cose comuni dei coniugi saranno molto più protette rispetto ad ora, ces‑ seranno di essere cosiddetta proprietà comune dei coniugi per trasformarsi nel normale arredamento della casa. I beni di proprietà comune dei coniugi di valore non irrilevante, come per esem‑ pio la lavatrice o il frigorifero, non po‑ tranno essere vendute senza informare prima l’altro coniuge. La stipula dei contratti La mancata stipula di un contratto poco prima della firma definitiva potrebbe rivelarsi tutt’altro che van‑ taggiosa. Nel caso questo avvenga in maniera ingiustificata, nella fase in cui la stipula del contratto appariva come molto probabile, sorge un di‑ ritto al risarcimento delle spese e del lucro mancato. Questo può verificarsi ad esempio alla conclusione di un contratto di compravendita quando state valutando se acquistare una casa e all’ultimo momento, senza un motivo fondato, cambiate opinione. Potreste dover pagare il risarcimento

dei costi sostenuti dal venditore du‑ rante le trattative, il danno derivante dal non aver cercato un altro compra‑ tore, oltre al risarcimento delle altre perdite e costi connessi. Lo stesso principio viene applicato anche quan‑ do avviate una trattativa simulata di un contratto, ad esempio per motivi strategici. A seconda del contenuto dell’offerta oppure della prassi condivisa un con‑ tratto può essere stipulato anche solo attraverso l’offerta di una parte sen‑ za il consenso esplicito dell’altra. Per l’accettazione è sufficiente compor‑ tarsi come se si accettasse l’offerta. Ad esempio possiamo ricorrere alla si‑ tuazione in cui un cliente ogni giorno va nel suo bar preferito per prendere il caffè, il cameriere lo conosce e gli por‑ ta automaticamente il solito, anche se il cliente non ha ordinato niente di concreto. Il silenzio o l’inattività di per sé non rappresentano l’accettazione dell’offerta, vi deve essere comunque una prassi condivisa.

Come accettazione dell’offerta si considera anche la sua accettazio‑ ne con gli annessi o le variazioni che non ne modificano la sostanza qualora il soggetto proponente non respinga senza inutile indugio tale accettazione. Si tratta della situazio‑ ne in cui il fornitore dichiara di “offri‑ re 100 pezzi a 2000 CZK” e il cliente risponde “accetto, ma la confezione sarà da 10 pezzi” oppure “accetto, pagamento in contanti”. Quindi adesso in alcuni casi il silenzio signi‑ ficherà assenso. Un’altra novità importante è l’infor‑ malità dei contratti. Qualora nella legge non sia prevista espressamente una forma diversa, è possibile stipu‑ lare un contratto anche verbalmen‑ te. Una forma specifica, ad esempio quella scritta, deve essere concorda‑ ta. Possiamo dunque attenderci mag‑ giore libertà nei rapporti giuridici, ma anche una maggiore attenzione alla responsabilità per ciò che facciamo e in che modo.

have both the same rights to the house or flat they live in, together with the children. Either of the partners will not be able to terminate the tenancy of the flat they are living in without the written consent of the other partner. Family property The Italian legal system foresees the family concern that may be considered as a restaurant or farm in which all the family members take part, where not all of them are owners of the firm. Even those who help the enterprise without a salary will have the right to their share of the profits and may also express their opinions when decisions have to be made on the fate of the firm. The common belongings of the spouses will be much more protected compared to now and will cease to be common property of the spouses and will become part of the normal furnishings of

the house. The spouses’ common property that has not a little value, such as the washing machine or refrigerator, cannot be sold without first informing the other spouse. Drawing up a contract Failure to sign a contract shortly before the final signature could prove to be anything but beneficial. If it happens in an unjustified way, during the phase in which the drawing up of the contract seemed quite probable, this will give the right to ask for compensation for costs and lost profit. This may occur, for example, on the conclusion of a contract of sale when you’re considering whether to buy a house, and at the last moment, without a real motivation, you should change opinion. You may have to pay compensation for the costs incurred by the seller during the negotiations, the damage resulting

from not searching for another buyer, as well as compensation for other losses and associated costs. The same principle is applied also when you run a simulated negotiation of a contract, for example, for strategic reasons. Depending on the content of the offer or shared practices, a contract may also be concluded only by the provision of one of the parties without the express consent of the other. For acceptance, it is sufficient to act as if one had accepted the offer. For example, we may consider the situation where a customer every day goes to his favourite coffee bar to have a coffee. The waiter knows him and, as usual, even if the customer has not ordered anything, brings him his usual coffee. Silence or inactivity in itself do not represent acceptance of the offer and there must be in any case, a common accepted procedure.

Acceptance of the offer implies also taking its appendages or variations if they do not alter its essence and when the proposer does not reject, without an unnecessary delay, such acceptance. It is the case in which the supplier declares to “offer 100 units at 2.000 CZK” and the client replies “I accept, but the package will have to contain 10 units” or “I accept a cash payment basis”. So now, in a few cases, silence would mean consent. Another important change is the informality of the contract. If the law does not expressly foresee a different proceeding, it will be possible to enter into a verbal contract. A specific form, such as the written contract must be agreed upon. Therefore, we may expect greater freedom in legal relations, but also a closer attention to responsibility for what we do and how we do it.

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La Nová vlna: quando il cinema sfida il potere The Nová vlna: when cinema challenges the authorities Arte e politica del geniale movimento cinematografico degli anni Sessanta nell’allora Cecoslovacchia

In genere, quando si usa il termine «nuova onda» in un contesto cinema‑ tografico, è probabile che la maggior parte della gente pensi alla Nouvelle vague, il movimento cinematografico francese che nacque alla fine degli anni Cinquanta e rivoluzionò il mon‑ do dell’arte mondiale. Tuttavia va ricordato e sottolineato che durante lo stesso periodo la Cecoslovacchia, un paese notevolmente più piccolo, ebbe una “nuova onda” parallela, e molti esperti ritengono che essa

abbia avuto la stessa importanza ed influenza sulla forma d’arte del più celebre omologo francese. Nonostan‑ te sia stato un movimento che non poté continuare ad evolversi a causa dell’invasione sovietica, i messaggi, i temi e le tecniche dei film non smet‑ tono di stupirci nemmeno oggi. È giunta l’ora di rivedere i classici della Československá nová vlna, analizzare la loro importanza, e anche le fortu‑ ne dei protagonisti, tra i quali c’erano Miloš Forman, Věra Chytilová, Ivan

Passer, Jiří Menzel, Jan Němec, Jaro‑ mil Jireš e Juraj Herz. Le origini della Nová vlna non po‑ tevano essere più diverse da quelle della Nouvelle vague. La seconda nacque grazie all’iniziativa dei critici della rivista “Les Cahiers du cinéma”, mentre per la prima il vivaio per i futuri talenti fu la leggendaria scuo‑ la cinematografica di Praga, la Famu (Filmová a televizní fakulta Akademie múzických umění v Praze). La mag‑ gior parte degli studenti della facoltà

experts believe has had the same importance and influence on the art form as the more famous French counterpart. Although it was a movement that could not continue to evolve as a result of the Soviet invasion, the messages, themes and techniques of the film do not cease to amaze us even today. The time has come to review the classics of Československá nová vlna, analyze their significance, and even the fortunes of

the protagonists, among whom were Miloš Forman, Věra Chytilová, Ivan Passer, Jiří Menzel, Jan Němec, Jaromil Jireš and Juraj Herz. The origins of the Nová vlna could not have been more different from those of the Nouvelle Vague. The latter was born thanks to the initiative of the critics of the magazine “Les Cahiers du cinéma”, while for the former, the breeding ground for future talent was the legendary film school in Prague, the Famu (Filmová a televizní fakulta

di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

The art and politics of the brilliant film movement of the sixties in the former Czechoslovakia Typically, when we use the term “new wave” in a cinematic context, it is most likely that the majority of people will think of the Nouvelle Vague, the French film movement that emerged in the late fifties and revolutionized the world of art. However it should be pointed out and remembered that during the same period Czechoslovakia, a considerably smaller country, had a parallel “new wave”, which many

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cinema cinema

di cinema e televisione di allora era formata da voci critiche verso il re‑ gime comunista che era al potere in Cecoslovacchia dal 1948. Se la Famu preparava i futuri registi da un punto di vista tecnico e creativo, era il con‑ testo politico dell’epoca a fornire ai cineasti la giusta motivazione, quella di rendere il popolo cecoslovacco con‑ sapevole della propria partecipazione ad un sistema di oppressione, che brutalizzava tutti. A confronto con la Nouvelle vague, la quale cercava di creare soprattutto un nuovo linguaggio cinematografico, la Nová vlna si proponeva di trovare modi originali per raccontare delle storie e lo faceva da una prospettiva ancora più politica, dovuta al conte‑ sto in cui i registi vivevano. Quello che condivideva invece con il movimento guidato da maestri come François Truffaut, Jean-Luc Godard e Jacques Rivette, era il modo in cui i protagoni‑ sti rigettavano completamente quel‑ lo che ci si aspettava dal loro cinema nazionale. In questo caso, il genio di Miloš Forman, la “ribelle”Věra Chytilo‑ vá, e “L’enfant terrible” Jan Němec ap‑

profittarono del nuovo, ma purtroppo breve periodo di libertà all’inizio degli anni Sessanta, quando fu possibile trascurare i tratti del cinema del re‑ alismo socialista (spesso propaganda sovietica) del decennio precedente.

Sorprendentemente anche i vecchi registi dell’epoca precedente come Karel Kachyňa e Ján Kadár rispettava‑ no gli stessi valori di registi esordienti come Forman e Menzel. Kadár, con il suo capolavoro sull’arianizzazione

della Repubblica Slovacca durante la seconda guerra mondiale, “il Ne‑ gozio al corso”, è riuscito ad attirare l’attenzione del resto del mondo sul movimento quando vinse l’Oscar per miglior film straniero. Se questo non bastava, l’Oscar (sempre per miglior film straniero) a “Treni strettamente sorvegliati” (Ostře sledované vlaky, 1966) di Jiří Menzel, tratto dall’ononi‑ mo romanzo dello scrittore Bohumil Hrabal, cementò la reputazione del cinema cecoslovacco come uno dei

Akademie múzických umění v Praze). Most of the students of cinema and television at that time consisted of dissidents and people who opposed the communist regime that was in power in Czechoslovakia from 1948. If the Famu was preparing future directors from a technical and creative point of view, it was the political climate which provided the filmmakers with the right motivation, to make the Czechoslovak people aware of their participation in a system of oppression, which brutalized everyone. In comparison with the Nouvelle Vague, which mainly sought to create a new cinematic language, the Nová vlna set out to find original ways to tell stories, and did so from an even more political perspective, due to the context in which the filmmakers lived. What it shared, on the hand, with the movement led by such masters as François

Truffaut, Jean-Luc Godard and Jacques Rivette, was the way in which the protagonists completely rejected what was expected from their national cinema. In this case, the genius of Miloš Forman, the “rebel” Věra Chytilová, and the “Enfant terrible” Jan Němec took advantage of the new, yet ultimately brief period of freedom in the early sixties, when it was possible to ignore the traits of Cinema of socialist realism (often Soviet propaganda) of the previous decade. Surprisingly, even the older directors of the previous era such as Karel Kachyňa and Ján Kadár respected the same values ​​as the first-time directors as Forman and Menzel. Kadár, with his masterpiece on the aryanization of the Slovak Republic during the Second World War, “The Shop on Main Street”, managed to attract the attention of the rest of the world to the movement when he won the Oscar for best foreign

film. If this was not enough, the Oscar (also for best foreign language film) for “Closely Watched Trains” (Ostré sledované vlaky, 1966) by Jiří Menzel, based novel of the same name by Bohumil Hrabal, cemented Czechoslovak cinema’s reputation as one of the best in the world, at least until the Soviet invasion. While it is still the subject of debate, many experts believe that it was the Slovak Štefan Uher who anticipated the Prague based directors with the first real work of the movement, “The Sun in a Net” (Slnko v sieti) in 1962. It was the beginning of a brief period of relaxation in the country’s communist regime, and Uher did not waste the opportunity to explore social and political issues and situations, which until then had been taboo, such as promiscuity among teenagers, parents indifferent to their children, the licentiousness

of a husband and suicide. The Bratislava based director pushed beyond the boundaries, while challenging the taboos of the time with scenes, such as one in which young people carry out agricultural work in their underwear. Uher cleverly showed the sweaty halfnaked bodies while doing voluntary work for communism to avoid the cuts of the censors. In addition to being a critical and commercial success, “The Sun in a Net” was the film that broke the barriers imposed by communism, and the positive reception allowed Miloš Forman to explore the same issues of youth going astray in the film “Black Peter” (Černý Petr, 1963) and in the work “The Loves of a Blonde “(Lasky jedné plavovlásky, 1965). With the release of Věra Chytilová’s classic “Daisies” (Sedmikrásky, 1966), a film depicting a rather surreal world where two mischievous young girls engage in

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La Nová vlna dimostrò l’importanza della libertà individuale in un regime autoritario The Nová vlna demonstrated the importance of individual freedom in an authoritarian regime

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migliori al mondo, almeno fino all’in‑ vasione sovietica. Nonostante sia ancora tema di di‑ scussione, molti esperti credono che sia stato lo slovacco Štefan Uher a precedere la scuola praghese con la prima vera opera del movimento, ov‑ vero “Il sole nella rete” (Slnko v sieti) nel 1962. Fu l’inizio di un rilassamen‑ to nel regime comunista del Paese, e Uher non perse l’occasione per esplo‑ rare temi sociali e politici e situazioni che fino a quel momento erano stati tabù, tra i quali la promiscuità fra gli

adolescenti, genitori indifferenti ai figli, il libertinaggio di un marito e un tentativo di suicidio. Il regista di Brati‑ slava si spingeva oltre ai limiti sfidan‑ do i tabù dell’epoca – citiamo, su tut‑ te, una scena in cui i giovani svolgono il lavoro agricolo in biancheria intima. Uher mostrava astutamente i corpi seminudi sudati, mentre facevano il lavoro volontario del comunismo per evitare tagli della censura. Oltre ad essere un successo critico e commer‑ ciale, “Il sole nella rete” era il film che sfondò le barriere imposte dal comu‑

nismo e l’accoglienza positiva permi‑ se a Miloš Forman di toccare lo stesso tema della gioventù traviata nei film “L’asso di picche” (Černý Petr, 1963) e nell’opera “Gli amori di una bionda” (Lásky jedné plavovlásky, 1965). Con la distribuzione del classico “Le mar‑ gheritine” (Sedmikrásky, 1966), di Věra Chytilová, un film che raffigura un mondo piuttosto surreale in cui due giovani ragazze birichine si met‑ tono a fare scherzi ovunque, la Nová vlna era in pieno svolgimento. Le por‑ te erano aperte per gli altri surrealisti

constant pranks, the Nová vlna was in full swing. By then the doors were open for other surrealists of the movement, many of whom were Slovaks such as Juraj Jakisbisko “the Slovak Fellini” and especially Juraj Herz, director of the masterpiece “The Cremator” (Spalovač mrtvol, 1969), which analyzes Nazism in a completely original way, in a film permeated with sharp, subtle humour. The films of the Nová vlna gradually became more and more daring, but it was a film by Prague born filmmaker Jan Němec, who is often seen as the enfant terrible of the movement, which crossed the line for the authorities at the time. The plot of his work, “A Report on the Party and the Guests” (O slavnosti a hostech, 1966), focuses on a group of friends who after going for a picnic in the woods, are intimidated by thuggish looking characters who they meet on the way and are forced to attend an outdoor party and lunch at

a villa. The film, a transparent allegory about a totalitarian regime that only generates conformism and intolerance, sparked the rage of President Antonín Novotný, who even considered the possibility of having the director arrested for subversion. There are those who believe that the resemblance of the bully in the film with Lenin, also contributed to triggering the anger of the authorities. It should also be mentioned that the cast consisted of various Czechoslovak dissidents and intellectuals of the period like the writer Josef Škvorecký and Evald Schorm, another key director of the Nová vlna. It was the veteran Karel Kachyňa, however, who managed to genuinely capture the sense of paranoia of the regime with “The Ear” (Ucho, 1970), which focuses on a night in the life of a married couple in crisis, but the two, however, are aware of the fact that their phone is probably bugged by the authorities who are lis-

tening to every word. It is no wonder that the film was banned until 1989. The Russian occupation of Czechoslovakia made the continuation of the movement impossible, and its major players were to lead very different destinies. Miloš Forman was able to bring his talent to Hollywood where he achieved great success with films such as One Flew Over the Cuckoo’s Nest and Amadeus (for which he won the Academy Award for Best Director). To a certain extent also Ivan Passer, the director of the Nová vlna classic ”Intimní osvětlení” (Intimate Lighting), and then movies like “Cutter’s way,” which was also successful in the United States. Jan Nemec also decided to flee abroad (in Germany and then in the United States) while others, like Herz, Menzel and Chytilová, were forced to remain in their homeland where they continued to direct films, though with restrictions which often

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del movimento, molti dei quali erano slovacchi come Juraj Jakisbisko “il Fel‑ lini slovacco” e soprattutto Juraj Herz, il regista del capolavoro “L’uomo che bruciava i cadaveri” (Spalovač mrtvol, 1969), il quale analizza il nazismo in un modo completamente origina‑ le, in un film impregnato di sottile umorismo. I film della Nová vlna progressiva‑ mente diventavano sempre più auda‑ ci, ma fu un film del cineasta praghese Jan Němec, il quale viene spesso visto come l’enfant terrible del movimento, che suscitò più polemiche all’epoca. La storia della sua opera, “La festa degli ospiti” (O slavnosti a hostech,1966), è incentrata su un gruppo di amici che dopo essere andati in un bosco per un picnic, vengono intimiditi e costretti a partecipare a una festa in villa con pranzo all’aperto. L’opera, un traspa‑ rente apologo sul regime totalitario che genera solo conformismo ed in‑ tolleranza, scatenò l’ira del presidente Antonín Novotný, il quale considerava perfino la possibilità di far arrestare il regista per il suo sovvertimento. C’è

prevented them from making the films they wanted. Herz often reiterates that “Spalovač mrtvol” was the only film that he was able to direct exactly the way he wanted. Despite this, he is one of the few directors of

chi crede che la somiglianza del bul‑ lo del film a Lenin abbia contribuito ad accendere la rabbia delle autorità. Va anche menzionato che nel cast c’erano vari dissidenti e intellettuali cecoslovacchi del periodo come lo scrittore Josef Škvorecký ed Evald Schorm, un altro regista della Nová vlna. Fu il veterano Karel Kachyňa comunque che riuscì a cogliere vera‑ mente il senso di paranoia del regime con L’orecchio (Ucho, 1970), il quale si concentra su una notte nella vita di una coppia sposata in crisi, dove i due sono però consapevoli del fatto che il loro telefono è probabilmente stato intercettato dalle autorità. Stu‑ pisce poco che il film sia stato proibito fino al 1989. L’occupazione russa della Cecoslovac‑ chia rese impossibile la continuazione del movimento, e i suoi grandi pro‑ tagonisti hanno avuto destini molto diversi. Miloš Forman è riuscito a por‑ tare il suo talento con sé a Hollywood dove ha ottenuto grande successo con film come Qualcuno volò sul nido del cuculo ed Amadeus (per i quali ha

the new wave that continues to work today, having returned to the dark themes of “Spalovač mrtvol” with “Habermann” in 2010. The Nová vlna was a period of a short duration, but one of an extraordinary

vinto l’Oscar come miglior regista). Fino a un certo punto anche Ivan Pas‑ ser, il regista del classico della Nová vlna “Intimní osvětlení” (Illuminazio‑ ne intima), e poi film come “Alla ma‑ niera” di Cutter, ebbe successo negli Stati Uniti. Anche Jan Němec decise di fuggire e lavorare all’estero (in Ger‑ mania e poi negli Stati Uniti) mentre altri, come Herz, Menzel e Chytilová, furono costretti a restare nella loro patria dove continuarono a dirigere pellicole, anche se con restrizioni che spesso non permisero loro di realiz‑ zare i film che volevano. Herz ripete che “Spalovač mrtvol” è stato l’unico film che poté realizzare proprio come voleva. Nonostante questo è uno dei pochi registi della nuova onda che oggi continua a lavorare, essendo tor‑ nato ai temi di “Spalovač mrtvol” con “Habermann” nel 2010. La Nová vlna è stata un periodo di breve durata, ma di un impatto stra‑ ordinario nel mondo delle arti che sfi‑ darono il potere della Cecoslovacchia degli anni ‘60, e dimostrarono l’im‑ portanza della libertà individuale, un

tema ricorrente non solo nel cinema di Forman, ma in quello di tutti i re‑ gisti del movimento. Se ci sono poche tracce della Nová vlna nel cinema ceco attuale, non mancano i para‑ goni con il cinema nazionale di altri Paesi dove ci sono regimi autoritari. Forse potremmo confrontarlo con il cinema iraniano attuale in cui Abbas Kiarostami, Mohsen Makhmalbaf, e Jafar Panahi criticano il regime della loro patria malgrado le restrizioni, proprio come Chytilová, Forman e Němec durante la Primavera di Pra‑ ga. Curiosamente Pannahi, essendo agli arresti domiliari, ha dovuto fare uscire il suo film dal suo paese clan‑ destinamente, mettendolo in una memoria flash nascosta in una torta di Natale, mentre Jan Němec ha do‑ vuto fare uscire il suo cortometraggio “Oratorio per Praga” in un modo mol‑ to simile (il regista rifiuta di svelare i particolari) per mostrare il suo filma‑ to dell’occupazione russa al resto del mondo. Chissà se il regista persiano abbia avuto un lampo di genio dopo aver letto di Němec...

impact in the world of arts, challenging those in power in the Czechoslovakia of the 60s, and demonstrating the importance of individual freedom. This in fact, was a recurring theme not only in the cinema of Forman, but in the works of all the directors of the movement. If there are few traces of the Nová vlna in

contemporary Czech cinema, there are numerous parallels with the national cinema of other countries where there are authoritarian regimes. We could perhaps compare it with the present © Film Servis Festival Karlovy Vary day Iranian cinema in which Abbas Foto: HBO, Dušan Martinček Kiarostami, Mohsen Makhmalbaf, and Jafar Panahi criticize the regime of their homeland despite the restrictions, in a similar manner to Chytilová, Forman and Němec during the Prague Spring. Curiously Pannahi, being in house arrest , had to smuggle his recent movie “This is not a film”, from his country illegally, putting it in a flash memory hidden in a Christmas cake. Jan Němec had to get his short film “Oratorio for Prague” out of his country in a very similar way (the director refuses to reveal the details ) to show his video of the Russian occupation to the rest of the world. Who knows if the Persian director had a brainwave after reading about Němec ...

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Malá Strana conosciuta e sconosciuta Malá Strana, the known and unknown

Una passeggiata per il quartiere più magico della città di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

A walk through the most magical zone of the city

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Alle 7 di mattina il Ponte Carlo è ancora deserto, sia avvolto nella nebbia delle fredde mattine autunnali e invernali, sia nei colori seducenti e nell’aria tie‑ pida di quelle primaverili ed estive. È proprio vero che nonostante Praga sia una delle città più turistiche d’Europa, i turisti vanno tutti nello stesso posto alla stessa ora. È questo il momento migliore per godersi in solitudine tutto l’incanto di quest’opera archi‑ tettonica senza eguali la cui costru‑ zione, voluta dall’Imperatore Carlo IV, è avvolta nella leggenda. Il Ponte di Pietra, così chiamato fino al 1870, anno in cui prese il nome attuale, fu costruito sulle rovine del più antico

At seven in the morning Charles Bridge is still deserted, whether shrouded in the cold autumn and winter morning mist, or in the alluring colours and the warm air of the spring and summer. It is true that in spite of Prague being one of the most touristic cities of Europe, the tourists all go to the same places at the same time. This is indeed the best time to enjoy all the charm of the unrivaled architectural wonder in solitude, the construction of which, was wanted by the Emperor Charles IV, and is shrouded in legend. The Stone Bridge as it was named until 1870, the year in which it took its present name, was built on the ruins of the older Judith Bridge, from the twelfth century, which was destroyed by the Vltava river flooding in 1342. The ancient ruins of the bridge are still preserved in the lobby of the Residence Lundborg, number 3 on the

foto: Filippo Falcinelli

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Praga Prague

Ponte di Giuditta, del XII sec., che venne distrutto in seguito ad una piena della Vltava nel 1342. Le an‑ tiche rovine del Ponte sono ancora conservate nella hall del Residence Lundborg, al numero 3 della via U lužického semináře. Una caratteristica interessante che svela la passione per l’esoterismo dell’Imperatore Carlo IV è rintracciabile nei numeri legati alla data della sua costruzione. Si narra che l’Imperatore stesso volle simboli‑ camente deporre la prima pietra il 9 luglio del 1357 alle ore 5 e 31 minuti, a causa di una favorevole congiunzio‑ ne astrale. Non sorprenderà, quindi, che il numero 135797531 che rias‑ sume la data e l’ora esatta dell’inizio di questa costruzione è un numero palindromo, e quindi, magico. Il Ponte, lungo 516 metri e progettato dall’architetto tedesco Peter Parléř, unisce il quartiere di Staré Město con quello di Malá Strana, letteralmente “Lato piccolo”, dall’altra parte della Vltava e ne costituisce la più imme‑ diata via d’accesso. Una delle mag‑ giori attrazioni del ponte gotico sono certamente le sue 30 statue in stile barocco erette a partire dal XVII sec.

sui pilastri di entrambi i lati per vo‑ lere dei Gesuiti. I soggetti raffigurati appartengono tutti alla tradizione cattolica e furono un’efficace propa‑ ganda nel periodo della Controrifor‑ ma, ma questo accostamento di stili

diversi non piacque al grande scultore Auguste Rodin quando visitò Praga per la prima volta. Le statue visibili oggi, sono tutte copie delle originali. Quasi alla fine del Ponte, dal lato di Malá Strana, alcune scale in pietra

permettono l’accesso all’elegante piazza dell’isola di Kampa, con i suoi nobili palazzi per ognuno dei quali aneddoti, misteri e leggende si spre‑ cano. Ci troviamo in uno dei luoghi più romantici e affascinanti della

street U lužického semináře. An interesting feature that reveals Emperor Charles IV’s passion for the esoteric, is found in the numbers related to the date of its construction. It is said that the Emperor himself wished to symbolically lay the foundation stone on July 9, 1357 at 5:31 minutes, due to a favorable astral conjunction. It is therefore unsurprising, that the number 135797531 which summarizes the exact date and time of the start of this construction is a palindromic number, and is therefore magical. The 516 metres long Bridge, designed by the German architect Peter Parléř, links the district of Staré Město with Malá Strana, literally „small side“, on the other side of the Vltava river and constitutes the most immediate access route. One of the major attractions of the Gothic bridge, are certainly its 30

Baroque statues which were erected in the seventeenth century on the pillars of both sides at the behest of the Jesuits. The subjects depicted, all belong to the Catholic tradition and served as effective propaganda in the period of the Counter-Reformation, but this juxtaposition of different styles was not appreciated by the great sculptor Auguste Rodin when he visited Prague for the first time. The statues visible today, are all copies of the originals. Approaching the end of the bridge, on the Malá Strana side, stone stairs allow access to the elegant square of Kampa Island, with its noble looking buildings, each of which boasts numerous anecdotes, legends and mysteries. We are in one of the most romantic and fascinating parts of the city. The park of this island offers a spectacular view of the river and the Old Town on the

other side, where the majestic dome of the National Theatre stands. Kampa Island is separated from the rest of Malá Strana by an artificial canal built in the twelfth century by the Knights of Malta, whose commandry, among the most beautiful in the world, is located on this island. The channel is called “Čertovka”, the “channel of the Devil”, a name that speaks volumes about the air of mystery that surrounds this part of Prague, and helped create the reputation of a magical city which the Bohemian capital boasts. However, not all the strange stories of this place are legendary. On Kampa island, the first Masonic lodge in Prague came to light, called “Les trois cannons,” an itinerant lodge founded by officers of the French army in the eighteenth century. It is certainly no coincidence that the Knights of Malta too, a long

time before, had already chosen this place as their residence. Regarding the alleged esoteric tradition of this city however, too much has been said and written. One must let the reader judge in what proportion are truth and fantasy mixed, maybe while watching the sun from the Charles Bridge on the day of the Summer Solstice, the only day of the year when the star sets exactly (must it not be a coincidence) behind the Castle. The Tower located at the end of the bridge, on the side of Malá Strana, dates back to the Judith Bridge era, and is the gateway to the neighborhood itself. Malá Strana was created by the Přemyslid king Ottokar II in 1257. Following the Hussite wars and the numerous fires that the neighborhood has suffered over the course of its long

foto: Filippo Falcinelli

Veduta dell’Isola di Kampa/View of Kampa Island

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foto: Filippo Falcinelli

La particolare architettura, le innumerevoli stradine, i passaggi stretti e i giardini nascosti fanno di questa zona uno dei luoghi più belli d’Europa Its unique architecture, countless streets, narrow passages and hidden gardens make this area one of the most beautiful places in Europe

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Città. Il parco di quest’isoletta offre una visione spettacolare del fiume e della Città Vecchia dall’altro lato, dove svetta maestosa la cupola del Teatro Nazionale. L’isola di Kampa è separata dal resto di Malá Strana da un cana‑ le artificiale costruito nel XII sec. dai Cavalieri di Malta, la cui commenda, tra le più belle al Mondo, si trova pro‑ prio su quest’isoletta. Il canale pren‑ de il nome di “Čertovka”, il “canale del Diavolo”, nome che la dice lunga sull’alone di mistero che avvolge que‑ sta parte di Praga e che ha contribuito a creare la fama di città magica di cui

la capitale boema gode. Ma non tutte le strane storie di questo luogo sono leggenda. Proprio sull’isola di Kam‑ pa vide la luce la prima Loggia Mas‑ sonica di Praga chiamata “Les trois cannons”, loggia itinerante fondata da ufficiali dell’esercito francese nel XVIII sec., e non è certo un caso che anche i Cavalieri di Malta, molto tem‑ po prima, avessero già scelto questo luogo come loro residenza. Ma sulla presunta tradizione esoterica di que‑ sta città, troppo è stato detto e scritto. Che il lettore giudichi da solo in che proporzione fantasia e verità sono

tra loro mescolate, magari guardan‑ do il sole dal Ponte Carlo nel giorno del Solstizio d’estate, l’unico giorno dell’anno in cui l’astro tramonta esat‑ tamente (sarà un caso?) alle spalle del Castello. La Torre posta alla fine del Ponte, sul lato di Malá Strana, che risale all’epo‑ ca del Ponte di Giuditta, è la porta d’ingresso al quartiere vero e proprio. Malá Strana fu creata dal re Přemyslide Otakar II nel 1257. In seguito alle guerre Hussite e ai numerosi incendi che il quartiere ha subito nel corso della sua lunga storia, le case in legno

history, the wooden houses were gradually replaced by beautiful Renaissance buildings built by Italians, who from the second half of the sixteenth century, were coming to Prague to work in the construction sites of the Castle and the villas of the nobility. From the Italians who settled in this district, which was first inhabited mainly by Germans, important traces still remain: the building of the Italian Institute of Culture in Prague, which dates back to the seventeenth century, once the hospital of the Italian Congregation founded in 1573. Later, in the eighteenth century, Baroque style prevailed in the district, giving birth to architectural works such as the prestigious Lobkowicz Palace at no. 19 Vlašská Street, the reverse side of which is a true masterpiece. The area, once independent, was united with the other municipalities of the city of Prague by the Emperor Joseph II on February 12, 1784. Malá Strana today includes parts of the Municipalities of Prague 1 and 5, has

about 7,000 inhabitants and covers an area of just 1.37 square kilometers, but few other places in the world can boast such an abundant number of works of art and architecture in such a limited space. Its unique architecture, countless streets, narrow passages and hidden gardens in the courtyards of its palaces make this area one of the most beautiful places in Europe. To enumerate all the architectural beauty of Malá Strana and the stories related to it would require an entire monograph, and there are in fact, many books written on the neighborhood. It is interesting to mention some places in Malá Strana here that are not normally referred to in the guidebooks, but are by no means to be considered less interesting. Not far from the Commandry of the Knights of Malta, at no. 8 in the square named after them, is an old building, once a hotel, where Rainer Maria Rilke stayed, and then the brothel frequented by the writer Franz Kafka.

Adjacent to the square of Malostranské náměstí in the heart of the neighborhood, once called “the Square of the Italians”, at number 2 on Tomášská street there is still the favorite inn of the Austrian, Prague-based writer Gustav Meyrink, mentioned in his famous novel “Walpurgis Night”, where even the Tsar Peter the Great stayed, who particularly loved the beer produced there. Not far away, on Letenská street, there is the little-known Church of St. Thomas, a gothic church remodeled in Baroque style, full of decorations despite its small size. A place to see after visiting the more famous churches of St. Nicholas and Our Lady of Victory, which houses the miraculous wax statue of the Child Jesus, visited by thousands of pilgrims every year. Going down Neruda Street and ignoring the many souvenir shops of questionable taste to tourists, each building has its own story, with its own picturesque insignia, the spectacular facades and the story of those who once inhabited them. One

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Praga Prague

furono sostituite poco alla volta da meravigliosi palazzi rinascimentali costruiti dagli italiani che, fin dalla seconda metà del XVI sec., giunsero a Praga per lavorare presso i cantieri del Castello e delle ville della nobil‑ tà. Degli italiani stabilitisi in questo quartiere, prima abitato soprattutto da tedeschi, rimane ancora oggi una traccia importante: l’edificio dell’Isti‑ tuto Italiano di Cultura di Praga, del XVII sec., un tempo ospedale della Congregazione Italiana fondata nel 1573. Successivamente, nel XVIII sec., nel quartiere si impose lo stile barocco che diede vita a opere architettoniche come il prestigioso Palazzo Lobkowi‑ cz, al n. 19 della via Vlašská, la cui facciata posteriore è un autentico capolavoro. Il quartiere, un tempo in‑ dipendente, fu unito agli altri comuni della città di Praga dall’Imperatore Giuseppe II il 12 febbraio del 1784. Malá Strana oggi comprende parti delle Municipalità di Praga 1 e 5, con‑ ta circa 7.000 abitanti e occupa una superficie di appena 1,37 Kmq. Ma

pochi altri luoghi al mondo possono vantare in un’estensione così conte‑ nuta, un numero tale di capolavori artistici e architettonici. La sua particolare architettura, le in‑ numerevoli stradine, i passaggi stretti e i giardini nascosti nei cortili dei suoi palazzi fanno di questa zona uno dei luoghi più belli d’Europa. Enumerare tutte le bellezze architettoniche di Malá Strana e le storie ad essa legate richiederebbe una intera monografia e, in effetti, molti sono i libri scritti su questo quartiere. È interessan‑ te menzionare qui alcuni luoghi di Malá Strana che normalmente non sono contenuti nelle guide turistiche, ma non per questo sono da ritenersi meno interessanti. Poco distante dal‑ la Commenda dei Cavalieri di Malta, al n. 8 della piazza che da essi prende il nome, si trova un antico edificio, un tempo albergo, dove alloggiò Rainer Maria Rilke, e poi postribolo frequen‑ tato dallo scrittore Franz Kafka. Adiacente alla piazza di Malostranské náměstí, cuore del quartiere, un tem‑

po chiamata “Piazza degli Italiani”, al numero 2 della via Tomášská esiste ancora la locanda preferita dello scrittore austriaco-praghese Gustav Meyrink, citata nel suo famoso ro‑ manzo “La notte di Valpurga”, dove alloggiò anche lo Zar Pietro il Grande che pare amasse particolarmente la birra quivi prodotta. Poco lontano, in via Letenská, si trova invece la poco conosciuta Chiesa di San Tommaso, gotica rimaneggiata in stile barocco, ricchissima di decorazioni nonostan‑ te le sue dimensioni contenute. Un posto da vedere dopo la visita alle più famose chiese di San Nicola e di Nostra Signora della Vittoria che ospita la miracolosa statua di cera di Gesù Bambino, meta di migliaia di pellegrini ogni anno. Salendo per la via Nerudova e ignorando i molti negozi di souvenir di dubbio gusto per turisti, ogni edificio ha una storia a sé, con le proprie insegne pittore‑ sche, le spettacolari facciate e la sto‑ ria di chi un tempo li ha abitati. Ma uno in particolare, meno conosciuto

foto: Filippo Falcinelli

Particolare di un Cavaliere di Malta sul portale della Chiesa di Santa Maria sotto la catena Detail of a Knights of Malta on the gate to Church of Our Lady under the chain

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rispetto ad altri come “Ai tre violini” al n. 12, o come il Palazzo ThunHohenstein, sede dell’Ambasciata d’Italia al n. 20, merita particolare attenzione. Si tratta di un edificio poco appariscente, situato al n. 19. La sua storia risale al 1253, epoca della costruzione delle vecchie mura del quartiere. Esattamente in questo luogo si trovava la Porta di Strahov, conosciuta anche come Hansturkov‑ ská, un accesso fortificato voluto da Otakar II. La porta esisteva ancora nel 1711 e separava Malá Strana da Strahov e Hradčany. Nel 1611 i mer‑ cenari di Mattia d’Asburgo entrarono a Malá Strana attraverso questo pas‑ saggio e saccheggiarono il quartiere. Sempre attraverso questa, nel 1620, i soldati di Ferdinando II invasero la città. Le rovine di questa antica fortificazio‑ ne sono ancora visibili nella cantina di questo storico edificio dove è stato anche girato il videoclip “Žiletky” del gruppo musicale underground ceco Psí vojáci. in particular however, less well-known than others such as “At three violins” at no. 12, or like the Thun-Hohenstein Palace, headquarters of the Italian Embassy at n. 20, deserves special attention. It is an inconspicuous building, located at no. 19. Its history dates back to 1253, the era of the constructions of the old walls of the neighborhood. This place was exactly where the Strahov Gate was found, also known as Hansturkovská, a fortified access point wanted by Ottokar II. The door still existed in 1711 and it separated Malá Strana from Hradčany and Strahov. In 1611 the mercenaries of Matthias von Habsburg passed through this passage to enter Malá Strana and sacked the neighborhood. The soldiers of Ferdinand II invaded the city too, in 1620, also through this passage. The ruins of this ancient fortification are still visible in the basement of this historic building where the music video of “Žiletky,” from the Czech underground band Psí vojáci was filmed.

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A Praga come in terra di missione In Prague as on a mission

“I primi tempi tanta diffidenza, lascito pesante del vecchio regime. Oggi la soddisfazione di aver intorno a me una famiglia di fedeli”. L’esperienza di Edward Walczyk, polacco, prete da 15 anni in Repubblica Ceca

Da quasi vent’anni ormai la Repubblica Ceca è interessata da un fenomeno comune all’Europa e non solo: sempre più spesso sono i sacerdoti polacchi a celebrare la messa in ceco per i parrocchiani locali. Le parrocchie vacanti che sono metà del totale, i preti che abbandonano il sacerdozio e i pochi

candidati ai seminari sono i sintomi della crisi delle vocazioni che caratterizza il Paese. Pare che solo a Praga i preti polacchi siano una quarantina, si riscontrano praticamente in ogni diocesi. Per discutere del fenomeno andiamo a conoscere il polacco padre Edward Walczyk che dal 2007 guida

di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

“At the beginning there was a lot of distrust, owing to the hard legacy left by the old regime. Today, great satisfaction for having created around me a family congregation”. The experience of the Polish Edward Walczyk, who has been a priest in Czech Republic for 15 years 44

Cattedrale di San Vito / St. Vitus Cathedral

For almost twenty years now the Czech Republic has been affected by a phenomenon that concerns Europe, but not only: more and more it is the Polish priests who celebrate Mass in Czech for the local parishioners. The vacant parishes, which are half of the

total, the number of priests who leave the priesthood and the few candidates who attend seminars are the symptom of a vocational crisis which is affecting the Country. It appears that in Prague alone, the Polish priests are about forty and may are found practically in every

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le parrocchie di Kyje e Černý Most a Praga 14. A due passi dal laghetto di Kyje, in una zona a pochi minuti dal centro ma circondata dalla natura, sorge un gioiello romanico, la chiesa di San Bartolomeo. Costruita all’epoca del vescovo Jan II (1226-36) come fusione di luogo sacro e centro fortificato, conserva affreschi medievali originali ed è inserita fra i monumenti culturali della Repubblica Ceca. Padre Walczyk mi riceve nell’accogliente canonica e spiega subito che la sua situazione è particolare in quanto non è stato ordinato sacerdote in Polonia ma è un prete ceco a tutti gli effetti. Tuttavia conferma che “i preti polacchi ormai sono mandati ovunque, in tutto il mondo o quasi”. Fin dal primo incontro con la realtà locale a padre diocese. To discuss the phenomenon, we went to see Polish Father Edward Walczyk who, since 2007, has been responsible for the parishes of Kyje and Černý Most in Prague 14. Just a stone’s throw away from the small Kyje lake and in an area surrounded by nature, a few minutes from the center, stands the church of Saint Bartholomew, a Romanesque jewel. Built at the time of Bishop Jan II (12261236), a blend between a sacred and a fortified center, it houses original medieval frescoes and is among the cultural monuments of the Czech Republic. Father Walczyk greets me in the cozy rectory and explains that his position is somewhat unusual in that he was not ordained a priest in Poland, but is a Czech priest in every respect. However, he confirms that “Polish priests are now sent to all parts of the world or almost”. Ever since his first meeting with local


cultura culture

Walczyk fu evidente che “dal punto di vista religioso fra Polonia e Repub‑ blica Ceca non c’è paragone, sono due mondi agli antipodi”. Ma prima di un confronto vediamo com’è giunto lui in questo Paese caratterizzato dalla for‑ te presenza di atei e da tanta “povertà spirituale”. Nato a Jasło, iniziò il seminario a Cracovia per poi prendersi un anno sabbatico, vivere da laico e cercare un impiego. Gli studi di giornalismo lo portarono a Praga dove incontrò, in quanto reporter, il cardinale Miloslav Vlk. L’episodio fu decisivo, Vlk gli fece una tale impressione da decidere: “se devo essere un prete, sarò un prete

ceco”. Abbandonare famiglia e patria fu sicuramente un passo importante ma prevalse il desiderio di aiutare in una “terra di missione”. Così Edward Walczyk riprese gli studi seminariali a Praga e, non ancora sacerdote, fu in‑ viato per l’ufficio pastorale a Kralupy nad Vltavou. Incerto se accettare per timore di non farcela, disse al cardi‑ nale Vlk “c’è un enorme bisogno, io ci provo”. All’inizio non fu accolto con entusiasmo, si trattava comunque di uno straniero, non ancora prete e che non capiva il ceco. “Sono sopravissu‑ to ai primi mesi soltanto perché non capivo la gente. Sorridevo e dicevo sì sì...” confessa. “All’inizio potevo dedi‑

carmi solo alle questioni materiali e ai lavori di riparazione ma non alla mis‑ sione spirituale, ovvero servire messa e confessare, per cui la gente non mi chiamava pater ma con il diminutivo paterko. La cosa peggiore è stata co‑ struirsi un’autorità”. Con il tempo le cose migliorarono, anche grazie alla sua buona volontà. Doveva occupar‑ si di otto parrocchie, molte in cattive condizioni: “Ho riparato sette chiese e cinque case parrocchiali”. Ordinato nel frattempo sacerdote, cinque anni più tardi padre Walczyk abbandonò Kra‑ lupy. Andò a Roma per studiare cate‑ chetica e tornato a Praga, si stabilì a Kyje. “Sono molto soddisfatto, lo con‑

sidero il posto ideale per me” afferma. Anche qui non è rimasto con le mani in mano. “La canonica era inabitata da dieci anni prima del mio arrivo”, dun‑ que ha unito alle questioni spirituali le faccende organizzative e manuali, facendo da muratore, falegname e giardiniere. Il lavoro svolto è ammi‑ revole: la canonica, situata dietro la scuola elementare Šimanovská e accanto al bowling club, è stata total‑ mente ricostruita e attira l’attenzione dei passanti. “Le persone hanno la sensazione che questa sia la loro casa parrocchiale e non quella del parroco” dice con una punta d’orgoglio per aver creato una “comunità familiare”. Le parrocchie di Praga 14 contano 40.000 abitanti ma in chiesa la do‑ menica ce ne sono normalmente 250-300, stima padre Walczyk che fa notare di doverle gestire da solo mentre in Polonia ci sarebbero alme‑ no dieci sacerdoti per un tale numero di cittadini. Torniamo dunque al tema della crisi della Chiesa con qualche

La Chiesa di S. Bartolomeo a Kyje e padre Edward Walczyk / St. Bartholomew’s Church in Kyje and Father Edward Walczyk

reality, it was evident to Father Walczyk that “from a religious point of view, between Poland and Czech Republic there is no comparison and they are two worlds apart”. But before making a comparison, let’s see what brought him to this Country, which has a strong presence of atheists and a great deal of “spiritual poverty”. Born in Jasło, he began his seminary in Krakow and then took a year off to live as a layman and look for a job. His journalistic studies led him to Prague where,

as a reporter, he met Cardinal Miloslav Vlk. The episode was quite decisive. Vlk impressed him to such an extent as to make him decide: “If I have to be a priest, I will be a Czech priest”. Leaving his family and homeland was certainly an important step, but his desire to help out in a “mission country” was to prevail. So, Edward Walczyk resumed his studies and seminars in Prague and, not yet ordained a priest, he was sent to the pastoral office in Kralupy nad Vltavou. Uncertain as to whether he should

accept – for fear of not making it – he told Cardinal Vlk, “there is such a great need for it, so I’ll make an attempt”. At the beginning he was not greeted with great enthusiasm as he was a foreigner and not yet a priest and he did not understand the Czech language yet. “I just survived the first few months because I did not understand what they were saying. I used to smile and say yes, yes...”, he admits. “At first I could dedicate myself only to material issues and manual repair work, but not to my spir-

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itual mission, that is to serve Mass and confess, so people did not call me pater but with the diminutive paterko. The worst aspect was to build up a certain authority”. However, things improved over time also thanks to his goodwill. He had to take care of eight parishes and many of them were in very poor condition: “I repaired seven churches and five parish houses”. In the meantime, he was ordained priest and five years later Father Walczyk abandoned Kralupy to go to Rome to study catechetic and on

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Accoglienza dei candidati al diaconato e al sacerdozio Welcome of candidates for deacon’s office and priesthood

In Polonia o in Italia avere qualcuno in famiglia che intraprende la via del sacerdozio è quasi sempre gradito. In Repubblica Ceca non è così, la famiglia spesso cerca di ostacolare la scelta In Poland or Italy having a person in the family with a priesthood vocation is nearly always appreciated. In the Czech Republic however, it is not so and families often try to hinder this choice

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cifra. La Polonia, per numero di voca‑ zioni e sacerdoti, rappresenta un caso anomalo: la Chiesa e i preti godono di enorme prestigio, rispetto e auto‑ rità, i fedeli sono il 99% e i due terzi si raccolgono a messa ogni domenica. In Repubblica Ceca, secondo i dati del censimento del 2011, i cattolici sono il 10,37% della popolazione ma solo un decimo frequenta le funzioni. La cifra si è notevolmente ridotta rispetto al 26,8% del 2001 o al 39% del 1991. Il calo, costante dai primi anni novanta, si spiega con la perdita di popolarità delle religioni tradizionali e la scarsa fiducia nella Chiesa come istituzione, che contende il primato ai partiti po‑ litici. Il numero è sconcertante se si pensa che il calo totale era stato del 40% nei quarant’anni del comuni‑ smo, che avversò la Chiesa cattolica in modo mirato e sistematico. Il prete

è tuttora inteso come una delle pro‑ fessioni più strettamente legate al regime totalitario e sebbene oggi si cerchi di recuperare la fiducia persa, nella lista delle professioni più presti‑ giose sta in basso, nella categoria di poliziotti e segretarie. Per stabilizzare la situazione, nel 1995 l’arcivescovo di Praga Vlk chiese l’assistenza di una quarantina di preti polacchi. Un altro modo per far rivivere le comunità è la collaborazione sia con gli ordini monastici che con i laici che si occu‑ pano di vari servizi e spesso vantano studi di teologia. Va infatti detto che le cinque facoltà teologiche presenti in Repubblica Ceca contano circa cin‑ quemila iscritti, numero sorprenden‑ te. In realtà è un campo di studi che attira chi vuole dedicarsi a materie sociali, filosofia o storia dell’arte ma non sono necessariamente credenti

e solo una decina all’anno sceglie il sacerdozio. Ma padre Walczyk appare speranzoso, “sembra che la situazione migliori, in questo momento ho un candidato al sacerdozio a Olomouc”. Se non ci sono differenze di teologia, è vero che il presente affonda le radici nel passato. “Si può rintracciare una delle cause dell’attuale stato di crisi della Chiesa nell’influenza negativa del regime comunista” afferma padre Walczyk. All’epoca infatti il regime diresse la sua forza repressiva contro le personalità che potevano essere modelli per gli altri, i preti migliori furono imprigionati o rimossi dal ruolo di insegnanti e s’impediva ai candidati di studiare in seminario. “Da allora si diffuse una mancanza di fiducia verso la figura del parroco, la gente era restia a confessarsi con persone compromesse con il regime e dunque si allontanò dalla Chiesa”. Ancora oggi i preti non godono di particolare stima. “Mentre in Polonia o in Italia avere qualcuno in famiglia che intraprende la via del sacerdozio è

his return to Prague, he settled in Kyje. “I’m very satisfied and consider this the perfect place for me”, he says. Here, too, he did not remain idle. “The rectory had been uninhabited for ten years before my arrival”, therefore he combined his spiritual affairs with his organizational and manual tasks, working as a mason, carpenter and gardener. The work is admirable: the rectory, located behind the Šimanovská primary school, next to the Bowling Club, has been totally rebuilt and attracts the attention of passersby. “People feel that this is their home and not the home of a parish priest”, he states with a touch of pride for creating a “family community”. The parishes of Prague 14 have around 40,000 inhabitants, but attending church services on Sundays are usually 250-300 members, Father Walczyk estimates, and points out that he has to manage things on his own, while in Poland there would be at least ten priests for such a number of members. Let’s go back to the issue of the crisis

of the Church, by considering a few figures. Poland, with its number of vocations and priests is something of an anomaly: the Church and its priests enjoy enormous prestige, respect and authority, the faithful are 99% and two-thirds come to Mass every Sunday. In the Czech Republic, according to the 2011 census, the Catholics are 10,37 % of the population but only one-tenth of them attends religious functions. This figure has dropped compared to 26,8% in 2001 and 39% in 1991. The steady decline since the early nineties is explained by the loss of popularity and lack of trust in the Church as an institution that contends first position with the political parties. The number is staggering if you consider that the total decrease had been 40% during the forty years of communism, which contrasted the Catholic Church in a focused and systematic way. The profession of priest is still seen as being closely linked to the totalitarian regime and even if today there is an attempt

to recover the loss of confidence, in the list of the most prestigious professions it has a low rating and is in the category of police officers and secretaries. To stabilize the situation, in 1995, the Archbishop of Prague Vlk asked for the assistance of forty Polish priests. Another way to revive the community is cooperation with both the monastic orders and the laity who deal with various services and who have often done theological studies. It should be said that the five faculties of theology in the Czech Republic have about five thousand subscribers, which is a surprising number. It is actually a field of study that attracts those who want to engage in social matters, philosophy or history of art, but who are not necessarily believers and only about ten of them per year choose to join the priesthood. But Father Walczyk seems to be quite hopeful, “it seems that the situation is improving and right now I have a candidate for the priesthood in Olomouc”.

zdroj: AKS Olomouc

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cultura culture

qualcosa di nobilitante, in Repubbli‑ ca Ceca non è così, la famiglia spesso non è d’accordo e cerca di ostacolare la scelta”. Infine influiscono i motivi sociologi‑ ci: dove c’è una minor percentuale di materialismo le vocazioni aumenta‑ no, concetto valido a livello univer‑ sale, non solo per i cechi. “La stessa Polonia è divisa in due, nelle zone più povere ci sono più vocazioni”. In campagna la gente è più religiosa, “in Moravia ci sono più credenti, più vocazioni e un maggior appoggio da

parte dei familiari”. Mentre i fedeli di Praga sono perlopiù persone con una certa istruzione, in campagna è il contrario, “a Kralupy venivano in Chiesa solo due vecchiette e se non c’erano, non si celebrava” racconta padre Walczyk che ricorda anche una ragazza che pur non essendo battez‑ zata frequentava la sua parrocchia per suonare l’organo. A tutto ciò bisogna aggiungere che i sacerdoti sono lasciati in autonomia ad affrontare un grande compito, ognuno deve organizzare la vita parrocchia‑

le senza ausili. Il problema è che “la gente ha paura di fare qualcosa al di fuori delle mura della chiesa, si sente meglio quando il gruppo è chiuso”. Basti pensare alla Pražská pěší pouť, pellegrinaggio nazionale organizzato per la festa di San Venceslao. Si tratta di un percorso di 15 km che porta a Stará Boleslav, luogo in cui Boleslao uccise il fratello Venceslao. Nacque come inizia‑ tiva per coinvolgere tutta la città ma la gente non si mescola, ogni parrocchia segue un percorso individuale. Si pre‑ feriscono le iniziative più “piccole” e

Kyje offre varie attività di incontro, una fiera annuale e, dal momento che ci in‑ contriamo a poche settimane dal Nata‑ le, non mancheranno i festeggiamenti per S. Nicola. Inoltre, l’occasione per unire la comunità durante il periodo d’avvento si presenta il sabato, quando alla messa del mattino segue una co‑ lazione assieme. Alla Vigilia di Natale, dopo la tradizionale Messa pastorale boema del compositore Jan Jakub Ryba, ci si ritroverà per le koledy, i tipici canti natalizi che risuoneranno anche nel giorno di S. Stefano.

Seminario arcidiocesano di Olomouc / Archidiocesan Seminary in Olomouc

Il seminario arcivescovile e la facoltà teologica dell’Università Carlo Archbishop’s seminary and theological faculty of Charles University

If there are no theological differences, it is true that the present has its roots in the past. “You may trace one of the causes of the present state of the Church in the negative influence of the communist regime”, Father Walczyk goes on to say. At the time, in fact, the regime had turned its repressive force against those personalities that could have become models for others, thus the best priests were imprisoned or removed from the role of teachers and candidates were prevented from studying at the seminary. “Since then a lack of trust of priests has become widespread and people were reluctant to confess with those who were compromised with the regime and therefore turned away

from the Church”. Even today, priests do not enjoy special esteem. “While in Poland or Italy having a family member embarking on the path towards priesthood is something ennobling, in the Czech Republic it is totally different and families are very often not keen and try to hinder this choice”. Finally, there are sociological reasons: where there is a lower percentage of materialism, vocations tend to increase, which is a universally valid concept not only for the Czechs. “Poland, as well, is divided into two, in the poorer areas there are more vocations”. In the countryside people are more religious, “in Moravia there are more believers, more vocations and

greater support from families”. While the faithful in Prague are mostly made up of people who have a certain level of education, in the countryside it is the opposite, “at Kralupy only two old women used to come to Church and if they were absent, the Mass was not celebrated”, says Father Walczyk, who also recalls a girl who, although she had not been baptized, attended his parish to play the organ. We must add to all this that priests are expected to deal with important issues on their own and they all have to organize parish life without any external assistance. The problem is that “people are afraid to do anything outside the walls of the church, they feel more reassured in a closed group”. It is sufficient to think of the Pražská pěší pouť, the national pilgrimage organized for the feast of St. Wenceslas.

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It is a 15 km route that leads to Stará Boleslav, the place where Boleslav killed his brother Wenceslas. It was born like an initiative to involve the entire city, but people do not mix, each parish follows its own path. People prefer “smaller” initiatives and Kyje offers various meeting activities and an annual fair and as our meeting is a few weeks before Christmas, there will also be the celebrations for St. Nicholas. In addition, the opportunity to unite the community during the period of Advent comes on Saturday, when the morning Mass will be followed by breakfast with everybody together. On Christmas Eve, after the traditional Bohemian pastoral Mass by the composer Jan Jakub Ryba, everybody will meet again for the koledy, the typical Christmas songs that will also resonate on the day of St. Stephen.

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Anniversari cechi Czech Anniversaries

di Mauro Ruggiero

I Santi Cirillo e Metodio arrivano nella Grande Moravia The saints Cyril and Methodius arrived in Great Moravia 1150 anni fa 1150 years ago

Costantino, nato a Tessalonica (l’attuale Salonicco) nel 826, meglio noto con il nome di Cirillo, e suo fratello Metodio, anch’egli nato nella stessa città nel 815, sono ricordati dalla storia per essere stati gli evangelizzatori dei popoli slavi. La loro missione non era soltanto quella di diffondere il cristianesi‑ mo tra i pagani, ma anche quella di migliorare la cultura e lo stile di vita di questo popolo. Costanti‑ no, per eliminare la barriera linguistica tra il latino della chiesa e il popolo slavo, creò il primo alfabeto slavo, il cosiddetto glagolitico, per tradurre la Bib‑ bia e altri testi sacri in slavo ecclesiastico. Questo alfabeto ha circa 40 caratteri e deriva da grafemi del corsivo medievale greco. I due Santi sono considera‑ ti i patroni dei popoli slavi e, dal 1980, compatroni d’Europa assieme a San Benedetto da Norcia. Sono venerati particolarmente in Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Nel 2013, in occasione dell’an‑ niversario dell’arrivo dei due Santi nella Grande Moravia, la zecca slovacca ha coniato una moneta commemorativa da 2 euro.

Constantine, born in Thessalonica (modern Salonika) in 826, better known by the name of Cyril, and his brother Methodius also born in the same city in 815, are remembered in history for being the first evangelizers of the Slavic peoples. Their mission was not only to spread Christianity among the pagans, but also to improve the culture and way of life of these people. In order to eliminate the language barrier between the Latin Church and the Slavic people, Constantine created the first Slavic alphabet, the so-called Glagolitic, to translate the Bible and other sacred texts into Church Slavonic. This alphabet has 40 characters and derives from graphemes of medieval cursive Greek. The two saints are considered patrons of the Slavic peoples and since 1980, the patrons of Europe, together with Saint Benedict of Nursia. Are revered especially in Slovenia, Slovakia and the Czech Republic. In 2013, on the anniversary of the arrival of the two saints in Great Moravia, the Slovak Mint struck a commemorative 2 euro coin.

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Viene fondata la città di Uničov The city of Uničov was founded 800 anni fa 800 years ago

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Uničov è una piccola cittadina della Repubblica Ceca in provincia di Olomouc, in Moravia. Ha una superficie di 48 km² e conta circa 11.600 abitanti. La città fu fondata nel 1213 dal nobile Vladislav Jindřich, conte di Boemia e margravio di Moravia, ultimo figlio di Vladislao II di Boemia. La città sor‑ ge sui resti di un precedente insediamento slavo che faceva parte, probabilmente, del confine for‑ tificato della Grande Moravia. Il nome della città deriva con molta probabilità dal latino “unicus”. Sul sigillo della città, infatti, si trova la scritta: “Unitas vita civitas” la cui abbreviazione è “uniciv”. Verso la metà del XIV secolo, Uničov siglò un’alleanza mili‑ tare con le città vicine di Litovel e Olomouc e, nel periodo delle guerre hussite, partecipò alle ostilità con un esercito di oltre 4000 soldati. Oggi Uničov è una città molto viva culturalmente. È gemellata con la città italiana di Roccagorga, in provincia di Latina, e dal 1975 ospita il concorso internaziona‑ le di cinema amatoriale: “Mladá kamera“, riserva‑ to ai giovani registi sotto i trent’anni.

Uničov is a small town in the Czech Republic in the province of Olomouc in Moravia. It has an area of 48 km² and has a population of approximately 11,600 inhabitants. The city was founded in 1213 by nobleman, Vladislav Jindřich, Count of Bohemia and a Margrave from Moravia, the last son of Vladislav II of Bohemia. The city stands on the ruins of an earlier Slavic settlement that was, probably, a part of the Great Moravian fortified border. The city’s name probably derives from the Latin “unicus”. On the seal of the city, in fact, there is the inscription: “Unitas vita civitas”, whose abbreviation is “uniciv”. Towards the middle of the fourteenth century, Uničov signed a military alliance with its neighbouring cities Litovel and Olomouc and, in the period of the Hussite Wars, participated in the hostilities with an army of over 4,000 soldiers. Today Uničov is a very lively city from the cultural point of view. It is twinned with the Italian city of Roccagorga, in the province of Latina, and since 1975, it hosts the international amateur film competition “Mladá kamera”, reserved for young filmmakers under the age of thirty.

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storia history

Jedlička fonda a Praga il primo istituto per disabili Jedlička founded in Prague the first institute for disabled people 100 anni fa 100 years ago

Rudolf Jedlička, mecenate e medico ceco nato a Lysá nad Labem nel 1869, fondava a Praga, nel 1913, l’Istituto che ancora oggi si occupa dell’educazione, riabilitazione, integrazione sociale, sviluppo del po‑ tenziale e miglioramento della qualità della vita di persone portatrici di handicap e, in particolare, di giovani con discapacità motorie (è il più grande Isti‑ tuto ceco del settore). La sede principale dell’Istitu‑ to che porta il suo nome, “Jedličkův ústav”, si trova a Praga nel quartiere di Vyšehrad, mentre altre suc‑ cursali di questo si trovano a Pankrac. Fin dall’inizio l’Istituto ha mirato ad essere una struttura educati‑ va basata su solidi principi scientifici e di pedago‑ gia d’avanguardia. Scopo di Rudolf Jedlička e degli altri fondatori era quello di unire tra loro, nella cura dei pazienti, varie discipline come la psicologia, la medicina e la pedagogia. Oggi il Jedličkův ústav è una struttura parzialmente accessibile al pubblico, dotata di un Caffè, una piscina e un negozio, e offre anche, nel corso dell’anno, una ricca serie di eventi culturali e sportivi.

Rudolf Jedlička, a patron and a Czech physician, born in Lysá nad Labem in 1869, founded in Prague in 1913, the Institute which still deals with the education, rehabilitation and social integration, potential development and improvement of the quality of life of people with disabilities and, in particular, young people with motor disabilities (it is the largest Czech Institute of the sector). The headquarters of the Institute that bears his name, “Jedličkův ústav”, is located in the Prague district of Vyšehrad, while other branches are located in Pankrác. From the beginning, the aim of the Institute is to act as an educational institution based on sound scientific principles and cutting-edge pedagogy. The purpose of Rudolf Jedlička and the other founders was to combine care of patients and various disciplines, such as psychology, medicine and pedagogy. Today, Jedličkův ústav is partially accessible to the public and has a Café, a swimming pool and during the year also offers a wide range of cultural and sporting events.

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Viene fondata la Gran Loggia della Cecoslovacchia The Grand Lodge of Czechoslovakia was founded 90 anni fa 90 years ago

La Gran Loggia della Repubblica Ceca, la più grande istituzione massonica regolare del paese, celebra quest’anno il novantesimo anniversario della sua fondazione. Nel corso della sua storia la Massone‑ ria ceca ha vissuto momenti di grande gloria e ha contribuito alla nascita della Prima Repubblica, ma è stata anche perseguitata e proibita prima dai na‑ zisti e poi dai comunisti. Nelle logge cecoslovacche hanno indossato il grembiule massonico importanti personalità della storia di questo Paese, come l’ar‑ tista Alfons Mucha – che ha addirittura ricoperto la carica di Gran Maestro dell’Ordine – e altri intellet‑ tuali come: Ladislav Silabak, Karel Wagner, il poeta Viktor Dyk, i fratelli Čapek... fino ad importanti per‑ sonaggi politici della storia recente. Dalla vecchia Gran Loggia della Cecoslovacchia sono derivate in seguito la Gran Loggia della Repubblica Ceca, che conta oggi circa 600 membri, e la Gran Loggia della Slovacchia, fondata nel 2009, entrambe riconosciu‑ te a livello internazionale dalla maggiori Gran Log‑ ge del pianeta.

The Grand Lodge of the Czech Republic, the largest regular Masonic institution in the country, celebrates its ninetieth anniversary of its foundation. Throughout its history the Czech Masonry has experienced moments of glory and contributed to the birth of the First Republic, but was also persecuted and forbidden first by the Nazis and then the Communists. In the Czechoslovak lodges the apron has been worn by important personalities in the history of this country, such as the artist Alfons Mucha – who actually held the office of Grand Master of the Order – and other intellectuals such as: Ladislav Silabak, Karel Wagner, the poet Viktor Dyk and the Čapek brothers... up to important political figures of recent history. From the old Grand Lodge of Czechoslovakia came the Grand Lodge of the Czech Republic that now has about 600 members and the Grand Lodge of Slovakia, founded in 2009 that are both recognized internationally by most of the Grand Lodges around the world.

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novità editoriali new publications A ritroso, galoppando sul cavallo della memoria le visioni tutte, magnifiche o umiliate, dentro ogni tempesta d’ani‑ ma, Serricchio libera la sua lirica e approda al libro più bello, stupefatto e puro. Si confida col vento della Storia, adornata di simboli, analogie, metafore. Praga, Piazza Venceslao, la Moldava, o i nobili interpreti (Mozart o Dubček, Kafka…): sono la meraviglia d’ogni singola vita, dei gesti eroici, af‑ fratellati nell’amore da un unico Vangelo. Dall’alto della sua età senatoria e di versi quale struggente archivio d’esisten‑ za, Serricchio dimostra che la lirica esiste, guida e punge, conforta e abbacina, come un irripetibile respiro plasmato di libertà, cesellato d’amore, come atto di fede che il Futuro eredita e addita al passato, come dono consolatorio. Cinque sezioni racchiudono poesie molto unitarie e compatte. In esse “la gioiosa fatica del vivere” si estende a narrare luo‑ ghi, suoni, sensazioni... Questi versi contemplano la vita, la giudicano, la sentono viva e operante e non dicono di rasse‑ gnazione (Cit. da: mannieditori.it).

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di Mauro Ruggiero

Cristanziano Serricchio, Il vento di Praga, Manni: Cesario di Lecce 2011, pp. 112

Going back in time, on the horse of memories, to the magnificent or humiliated visions, within every storm of the soul, Serricchio liberates his poetry and produces his finest book, astonished and pure. He confides with the wind of History, adorned with symbols, analogies and metaphors. Prague, Wenceslas Square, the Vltava, or the noble interpreters (Mozart, Dubček or Kafka ...) are the wonders of every single life and heroic gestures, united in their love for a single Gospel. From the height of his senatorial age and verses as a poignant archive of existence, Serricchio demonstrates that lyric poetry does exist, it guides, stings, comforts and dazzles as a unique moulded breath of freedom, chiselled with love, as an act of faith that the Future inherits from the past and that points to the past as a consolatory gift. The book is made up of five sections, which contain very coherent and dense poems. In them, “the joyous struggle of life” broadens, to narrate the sights, sounds and feelings... These verses contemplate life, they judge it and feel it as being alive and active, and do not speak of resignation. (cited from: mannieditori.it). Cristanziano Serricchio , Il vento di Praga, Manni: Cesario di Lecce 2011, 112 pp.

Uno degli aspetti quasi ignoti della Grande Guerra è la partecipazione ad essa della Legione ceco-slovacca. La Legione nacque in Russia, si affermò in Francia e vide in‑ fine la luce nell’ultimo anno del conflitto anche in Italia, grazie agli sforzi e alla rete diplomatica realizzata da Milan Rastislav Štefánik, scienziato slovacco naturalizzato fran‑ cese, collaboratore diretto di T.G. Masaryk, la “mente” della nascita della moderna Cecoslovacchia. Questo nuovo libro del giornalista Sergio Tazzer racconta la storia di questo intellettuale cosmopolita, Štefánik, che iniziò la guerra da soldato semplice e la terminò da generale realizzan‑ do il disegno di Masaryk di organizzare un esercito cecoslovacco, prima ancora dell’esistenza della Cecoslovacchia. In Italia trovò ascolto, amicizie e la donna della sua vita. Italiano era anche l’aereo che lo trasportò nel suo ultimo volo, lasciando rimpianto fra chi lo amava e fra coloro che lo avevano seguito, in armi, nella legione ceco-slovacca.

One of the least known aspects of the Great War is the participation of the Czech-Slovak Legion. The Legion was born in Russia, emerged in France and finally saw the light of day during the last year of the war also in Italy, thanks to the efforts and diplomatic network created by Milan Rastislav Štefánik – a Slovak scientist naturalized in France, who was direct collaborator of T.G. Masaryk, the “mind” of the birth of modern Czechoslovakia. This new book by the journalist Sergio Tazzer tells the story of this cosmopolitan intellectual, Štefánik, who began the war as an ordinary soldier and ended as a general, achieving Masaryk’s plan to organize a Czech-Slovak army, even before the existence of Czechoslovakia. In Italy, he found support and friends and the love of his lifetime. Italian was also the plane that carried him on his last flight that caused great sorrow and regrets among those who loved him and his followers, in arms, in the CzechSlovak Legion.

Sergio Tazzer, Banditi o eroi? Milan Rastislav Štefánik e la legione ceco-slovacca, Kellermann Editore: Treviso 2013, pp. 272

Sergio Tazzer, Banditi o eroi? Milan Rastislav Štefánik e la legione ceco-slovacca, Kellerman Editore: Treviso 2013 272 pp.

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cultura culture

Karou ha 17 anni, è una studentessa d’arte e per le strade di Praga non passa inosservata: i suoi capelli sono di un na‑ turale blu elettrico, la sua pelle è ricoperta da un’intricata filigrana di tatuaggi, parla più di venti lingue e riempie il suo album da disegno di assurde storie di mostri... “La Chimera di Praga” di Laini Taylor è il primo volume della sua trilogia fantasy acclamata da pubblico e critica i cui diritti cinemato‑ grafici sono stati acquistati dalla Universal Pictures. Karou vive una doppia vita, quella di normale studentessa e quella che la vede invece depositaria di un oscuro se‑ greto. Figlia adottiva di Sulphurus, il demone chimera, la ragazza attraversa porte magiche disseminate per il mon‑ do per scovare i macabri ingredienti dei riti di Sulphurus. Ma quando Karou scorge il nero marchio di una mano impresso su una di quelle porte, comprende che qualcosa di enorme e pericoloso sta accadendo e che tutto il suo universo, scisso tra l’esistenza umana e quella tra le chi‑ mere, è minacciato.

Karou is 17 years old student of art who, in the streets of Prague, does not go unnoticed: she has natural blue electric hair and her skin is covered with an intricate filigree of tattoos. She speaks more than twenty languages and fills her sketchbook with absurd monster stories... “La Chimera di Praga” by Laini Taylor is the first volume of her fantasy trilogy acclaimed by critics and the public, whose film rights have been bought by Universal Pictures. Karou lives a double life: that of a normal student and a life that sees her as a trustee of a dark secret. The adopted daughter of Sulphurus, the demon chimaera, the girl goes through magical doors scattered around the world to search for the macabre ingredients of Sulphurus rites. But when Karou sees the black mark of a hand imprinted on one of those doors, she realizes that something huge and dangerous is taking place and that her entire universe, divided between human existence and that of the chimaeras, is being threatened.

Laini Taylor, La chimera di Praga (tit. or.: Daughter of Smoke and Bone), Fazi, Roma 2012, pp. 394

Laini Taylor, La chimera di Praga (or. tit.: Daughter of Smoke and Bone), Fazi, Rome 2012, 394 pp.

Derek Sayer è professore di Storia della Cultura presso l’Uni‑ versità di Lancaster e autore del libro The Coasts of Bohemia: A Czech History. In questa nuova opera, sequel atteso del suo precedente lavoro, Sayer sostiene che Praga potrebbe essere considerata la capitale dell’oscuro XX secolo. Spaziando attra‑ verso il vivace e sorprendente paesaggio umano della città attraverso il Novecento, quest’opera ne descrive i suoi molte‑ plici modi di essere. Testimone di invasioni e rivoluzioni e dei contrasti tra democrazia, comunismo e fascismo che hanno caratterizzato il ventesimo secolo, Praga ha vissuto prima il sogno della Prima Repubblica e poi quello infranto del “socia‑ lismo dal volto umano”, ma è stata anche fucina di nuove ten‑ denze architettoniche e artistiche, seconda solo a Parigi come centro del Surrealismo. Sayer, nelle sue riflessioni, descrive l’architettura della città, i suoi monumenti, le opere d’arte, le personalità della cultura... Scopo di quest’opera è illustrarci perché Praga ha molto da insegnarci sul XX secolo.

Derek Sayer is Professor of Cultural History at Lancaster University and author of The Coasts of Bohemia: A Czech History. In this awaited new sequel to his previous work, Sayer argues that Prague may be considered the capital of the dark XX century. Spanning across the vibrant and amazing human landscape of the city through the twentieth century, this book describes its many aspects. A testimony of invasions and revolutions and contrasts between democracy, communism and fascism, that have affected the twentieth century; Prague first experienced the dream of the First Republic, followed by the break up of “socialism with a human face”, but this also allowed it to forge new architectural and artistic trends, second only to Paris as the centre of Surrealism. In his reflections, Sayer describes the architecture of the city, its monuments, works of art and cultural personalities... The aim of this literary work is to illustrate why Prague has a lot to teach us on the XX century.

Derek Sayer, Prague, Capital of the Twentieth Century: A Surrealist History Princeton University Press, Princeton 2013, pp. 620

Derek Sayer , Prague, Capital of the Twentieth Century: A Surrealist History Princeton University Press, Princeton , 2013, 620 pp.

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Una leggenda a due ruote A legend on two wheels È la Ducati dell’est, una due ruote epi‑ ca, quella dei campioni di una volta. Dietro il marchio Jawa, la più antica casa motociclistica ceca ancora in at‑ tività, c’è più di una moto, più di un motore. Ci sono la nostalgia e l’estro, l’eleganza e la resistenza. C’è una

Immagine-mito dell’industria cecoslovacca, le motociclette Jawa riprendono ad attirare gli appassionati di Edoardo Malvenuti

storia di dedizione e di genio comin‑ ciata nel 1878, anno di nascita del suo fondatore František Janeček. Nato a Klášter nad Dědinou, un piccolo villag‑ gio della Boemia, il futuro self made man cecoslovacco (cresciuto durante gli ultimi decenni dell’Impero austro

Jawa 500cc, la prima motocicletta prodotta dall’azienda nel 1929 Jawa 500cc OHV, the first motorcycle produced by the firm in 1929

by Edoardo Malvenuti

A myth-image of Czechoslovakian industry, Jawa motorcycles are starting to attract fans again

Jawa 175cc Villiers (1932)

It is the Ducati of the East, an epic motorcycle of the great champions of the past. Behind the Jawa trademark, the oldest Czech motorcycle manufacturer that is still in business, there is more than just an engine or a motorbike: there is nostalgia and flair, elegance and durability. A story of dedication and genius that began in 1878, the year of the birth of its founder, František Janeček. Born in Klášter nad Dědinou,

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a small village in Bohemia, the future Czechoslovakian self-made man – who grew up during the last decades of the Austro-Hungarian Empire – studied the basis of mechanics at the Technical School in Prague. A brilliant student, he soon moved to Berlin to continue his studies at the College of Engineering in the German capital. After graduating, he returned to Prague and immediately started working for the indus-

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Il fondatore dell’azienda, l’ingegnere František Janeček Jawa company founder, Eng. František Janeček

trialist Emil Kolben, general manager of the homonymous civil engineering company. Thanks to his initiative, at the age of 23 he was put in charge of a new Kolben company branch that was opened in Holland. It is in that country, following a daring bicycle accident, that he met his wife. In 1909, at the age of thirty-one, he returned to the Bohemian capital, where he began his entrepreneurial adventure as a self-employed man in a mechanical workshop. At the outbreak of World War I he left for a short period to fight on the Italian front, but soon returned to his homeland, where he developed several patents, including one of a hand grenade that still bears his name. The breakthrough came in 1927, when Janeček decided to transform an abandoned weapons factory into one for the production of motorcycles. Taking advantage of his expertise in engineering and his long experience in mass


marchio brand

ungarico) studia le basi della meccani‑ ca alla Scuola Tecnica di Praga. Allievo brillante, si trasferisce presto a Berlino per continuare gli studi al Collegio di Ingegneria della capitale tedesca. Una volta laureato ritorna a Praga e inizia subito a lavorare per l’industriale Emil Kolben, direttore dell’omonima azien‑ da d’ingegneria civile. Grazie alla sua intraprendenza ottiene a soli 23 anni l’incarico di dirigere una nuova filiale della Kolben aperta in Olanda. È in questo Paese che, a seguito di un in‑ cidente rocambolesco in bicicletta, incontra sua moglie. A trentuno anni, nel 1909, fa ritorno nella capitale boema dove comincia l’avventura im‑ prenditoriale: lavora in proprio in un laboratorio di meccanica. Allo scoppio della prima guerra mondiale parte per un breve periodo a combattere sul fronte italiano, ma fa presto ritorno in Patria dove mette a punto diversi brevetti, tra cui quello di una bomba a mano che ha preso il suo nome. La

svolta è del 1927 quando Janeček de‑ cide di trasformare una fabbrica d’ar‑ mi smessa in una casa di produzione di motociclette. Facendo tesoro della sua competenza nel settore dell’inge‑ gneria e dell’ormai lunga esperienza nell’industria di produzione in serie, nel 1929 decide di rilevare il comparto motociclistico della tedesca Wande‑ rer – che aveva deciso di fermare la produzione – per sviluppare un pro‑ prio modello di moto a partire da un esistente motore 498cc dell’azienda tedesca. La nuova casa di produzione si sarebbe chiamata Jawa, una sigla che prende le prime due lettere dal cognome del fondatore e le altre due dal marchio che fornisce il motore al primo modello. Questo, disponibile sul mercato dal 23 ottobre 1929, è la Jawa 500 OHV. Una moto che ha carat‑ teristiche innovative per l’epoca, che saranno riprodotte nei modelli suc‑ cessivi dell’azienda ceca: dalla forcel‑ la in acciaio al serbatoio sagomato e

metallizzato. Il successo commerciale dei primi anni spinge i meccanici della Jawa ad apportare ulteriori migliora‑ menti alla 500 OHV: cuscinetti di biel‑ la, testata, sistema di lubrificazione e di aerazione sono rivisti e riperfezio‑ nati. Il primo modello era una moto d’eccezionale qualità e robustezza, ma ancora costosa. All’inizio degli anni trenta, a causa della recessione economica, ci si rende contro che è ne‑ cessario mettere a punto una moto più pratica ed economica. Così, grazie alla collaborazione con il designer inglese

George William Patchett, nel 1932 viene lanciata la Jawa 175. Moto da settanta chili che può raggiungere la velocità massima di 80 km/h. Il primo anno è un successo: vengono vendu‑ ti 3000 modelli, tre volte di più della 500cc nei primi tre anni di produzione. Il nuovo modello costa solo 4250 co‑ rone, un prezzo accessibile se si pensa che la maggior parte delle moto allora in circolazione si vendeva a 7000 o più. Nel 1933 questo modello è il più popolare di tutta le Cecoslovacchia e la Jawa decide di mettere definiti‑

Jawa 500 OHC (1952)

František Šťastný e Giacomo Agostini al circuito di Brno nel 1968 František Šťastný and Giacomo Agostini at Brno Circuit in 1968

production, in 1929 he decided to take over the motorcycle division of the German company Wanderer – which had decided to stop production – so as to develop his own motorbike, based on an existing 498cc engine of the German company. The new company was called Jawa, an acronym that takes the

first two letters from the surname of the founder and the other two from the brand name that provided the engine for the first model. The latter, available on the market since October 23, 1929, was the Jawa 500 OHV. A bike that had innovative features for its time, which was reproduced in later models by the

Czech company: with its steel fork up to its moulded metalized tank. The commercial success of the first few years, drives the Jawa mechanics to make further improvements to the 500 OHV model: rod bearings, cylinder head, ventilation and lubrication system are redesigned and improved. The first motorbike model was outstanding for its quality and durability, but was still expensive. At the beginning of the thirties, due to the economic recession, they realized that it was necessary to develop a more practical and economical motorbike. So, in 1932, thanks to the collaboration of the British designer George William Patchett, the Jawa 175 was launched. A seventy kilo motorbike that could reach a maximum speed of 80 km/h. The first year was a success: 3,000 models were sold, three times more than the 500cc during the first three years of production. The new model only costs 4,250 crowns,

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which was an affordable price when you consider that most of the bikes in circulation then were sold at 7,000 or more. In 1933, this model was the most popular in Czechoslovakia and Jawa decided to stop production of the large 500 OHV model for good. These glorious early years saw the company active on all fronts, including the automotive sector. Always in 1933, Jawa began, with a licence from Dkw, the production of the model Meisterklasse F2, called Jawa 700. In 1937, the model 700 gave rise to the Java Minor l, a two cylinder, two-stroke engine with three gears. Until the outbreak of the war, almost 2,000 different versions were built. From the Minor II – the successive model – various sports versions were produced, one of which was the Aero Minor III, which took part in the 24 Hour Race of Le Mans in 1949. The smashing success of the early years, however, led to an abrupt stop during

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vamente fuori produzione le grandi 500 OHV. Questi primi anni gloriosi vedono l’azienda attiva su tutti i fronti, anche quello automobilistico. Sempre a partire dal 1933 la Jawa comincia la produzione su licenza Dkw del modello Meisterklasse F2, chiamata Jawa 700. Nel 1937 dal modello 700 deriva la Jawa Minor I, una bicilindrica a due tempi e tre marce. Fino allo scoppio della guerra ne vengono costruite quasi 2000 in diverse versioni. Dalla

Tanta è la passione per i modelli d’antan che la Jawa ha in programma per il 2014 di tornare a produrre la leggendaria 350, la cui popolarità è indiscussa The great passion for the yesteryear models is so great that Jawa has planned to start producing again, for 2014, the legendary 350, whose popularity is undisputed

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Minor II, modello successivo, derivano diverse versioni sportive, una delle quali, la Aero Minor III, partecipa alla 24 ore di Le Mans del 1949. Il successo folgorante dei primi anni s’arresta repentinamente durante il secondo conflitto mondiale. La fabbrica è costretta a produrre motori e generatori per gli aerei del Terzo Reich. Janeček tuttavia non smette mai di lavorare a nuovi modelli già in vista del dopoguerra. Non li vedrà. Muore nel 1941 e lascia

Jawa 350 Californian (1966)

the Second World War. The factory was obliged to produce aircraft engines and generators for the Third Reich. Janeček, however, never stopped working on new models, in sight of the post-war period. He was never able to see them because he died in 1941 and left the company into the hands of his brother Karel. It is thanks to his vision if, at the end of the war, Jawa was the first company to launch a new model on the market: a two-stroke 250cc. Soon, however, the factory became nationalized by the communists – the new owners – and Karel Janeček decided to leave the country. The production continued to be important also during the years of the regime. At that time, the company had about 2,500 employees and produced about 100 thousand motorcycles a year. Legendary models, in fact, belong to that period and were then exported all over the world, such as the Jawa 350

l’azienda nelle mani del fratello Karel. È grazie alla lungimiranza del padrone scomparso che alla fine della guerra la Jawa è la prima azienda a lanciare un nuovo modello sul mercato: una 250cc a due tempi. Presto però la fabbrica viene nazionalizzata dai comunisti, i nuovi padroni, e Karel Janeček lascia il Paese. La produzione continua importante anche durante gli anni del regime. In quel periodo l’azienda aveva circa 2.500 dipendenti e produceva circa 100 mila motociclette all’anno. Proprio di quest’epoca sono modelli mitici, poi esportati in tutto il mondo, come la Jawa 350 Californian (19671974) che raggiunge persino le strade degli Stati Uniti d’America. Lo stesso modello era diffuso anche in Europa, soprattutto nella versione dotata di sidecar. E come non ricordare le vittorie in motomondiale, sulla mitica Jawa Z15 Racing, di František Šťastný, il più grande campione del motociclismo ceco. Gli anni passano, ma le carene di Jawa continuano ad attirare. Della

Jawa 350 Bizon (1970)

Californian (1967-1974), that even reached the roads of the United States of America. The same model was also popular in Europe, especially with the sidecar version. And how can we forget the victories in the World Championship, achieved by the legendary Jawa Z15 Racing, of František Šťastný, the greatest champion of Czech motorcycling.

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The years passed, but Jawa fairings continued to attract people. In the late nineties, the company was divided into two: the Jawa Moto spol. s.r.o. for the road sector and the Jawa Divišov for racing. Among its bestselling and most popular models are the Jawa 125 Dakar (which took part in the Paris-Dakar Rally in 2005),


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Nel 2012 il mercato della Jawa – che oggi dà lavoro un centinaio di perso‑ ne e produce circa 2500 moto – è cre‑ sciuto per il terzo anno consecutivo, con esportazioni principalmente ver‑ so America Latina e Cuba, dove si tro‑ va uno stabilimento di assemblaggio. In questi Paesi l’interesse per i motori a due tempi ha un importante effet‑ to traino per l’azienda ceca. Parlano le cifre: l’anno scorso la Jawa Motor – con sede a Týnec nad Sázavou e di proprietà del gruppo della meccanica Jihostroj Velešín – ha avuto un fat‑ turato complessivo di 162 milioni di corone, di cui 40 in Repubblica Ceca, cinque in Russia, cinque negli altri pa‑

Jawa 125 Dandy (1998)

fine degli anni novanta l’azienda è divisa in due: la Jawa Moto spol. s.r.o. per il settore da strada e la Jawa Divišov per le due ruote da gara. Tra i suoi modelli più venduti e popolari ci sono la Jawa 125 Dakar (che ha partecipato alla Parigi-Dakar nel 2005), la Jawa 650 Style e la Jawa 350 (utilizzata dalla polizia in vari paesi asiatici). the Jawa 650 Style and Jawa 350 (used by the police in various Asiatic countries). In 2012 the Jawa market – which today employs hundreds of people and produces about 2,500 motorcycles – grew for the third consecutive year, with exports mainly to Latin America and Cuba, where there is an assembly plant. In these countries, interest in the two-stroke engine has an important driving force for the Czech company. The figures show that: last year, Jawa Motor – based in Týnec nad Sázavou and owned by the mechanical group Jihostroj Velešín – had a total turnover of 162 million Crowns, 40 of which in the Czech Republic, five in Russia, five in other European countries and up to 112 in South America. The stated goal is to reach a turnover of 300 million within the next five years. The great passion for the yesteryear models is so great that Jawa has

from their parents a passion for Jawa motorbikes. In short, it is no exaggeration to say that, eighty-four years after that first Jawa 500 OHV, Jawa is still going strong. As strong as the wind.

Jawa 650 Classic (2004)

planned to start producing again, for 2014, the legendary 350, whose popularity is undisputed. Currently, this model is not registered in the European Union for matters related to emissions levels, and for this reason, it will be produced in particular for the Latin America markets, Eastern Europe and Asia. Great prospects for market growth is taking place mainly in Russia, where the passion for this brand has deep roots, that go back to the times of the Soviet Union. In the countries of the former USSR, the Czech company has exported about two million motorbikes and there are many young bikers who have inherited

esi europei e ben 112 in Sud America. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 300 milioni di fatturato entro il pros‑ simo quinquennio. Tanta è la passione per i modelli d’an‑ tan che la Jawa ha in programma per il 2014 di tornare a produrre la leggen‑ daria 350, la cui popolarità è indiscus‑ sa. Attualmente questo modello non è immatricolabile nell’Unione Europea per questioni relative al superamento di emissioni, per questo sarà destinato in particolare ai mercati dell’America Latina, dell’Europa dell’est e dell’Asia. Grandi prospettive di crescita manife‑ sta soprattutto il mercato della Russia, dove la passione per questa marca ha radici profonde che risalgono ai tempi della Unione Sovietica. Nei paesi della ex Urss la casa ceca esportò circa due milioni di moto e sono in tanti i giovani centauri che hanno ereditato dai loro genitori l’amore per la Jawa. Insomma, non si esagera dicendo che, ottantaquattro anni dopo quella prima 500 OHV, su Jawa si corre anco‑ ra forte. Forte come il vento.

Jawa 650 Dakar (2006)

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Pavel Vrba: tradimento oppure no? Pavel Vrba: is it a betrayal or not? L’allenatore, artefice negli ultimi anni della favola Viktoria Plzeň, cede ai corteggiamenti della Nazionale per diventare CT della Repubblica Ceca di Maurizio Marcellino by Maurizio Marcellino

The coach, and architect behind the Viktoria Plzeň fairytale of recent years, finally gives in to the pressure of the national team to become head coach of the Czech Republic

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È la notizia del momento nel mondo del calcio ceco: la Nazionale ha un nuovo allenatore. L’annuncio è arrivato il 3 dicembre scorso dalla Federcalcio, la Fotbalová asociace České Republiky, che ha assegnato l’incarico di commissario tecnico a Pavel Vrba, “rubandolo” non senza polemiche al Viktoria Plzeň, la Cenerentola del calcio ceco che negli ultimi anni lo stesso Vrba ha portato ai vertici nazionali e al prestigioso palcoscenico della Champions League. Per lui un contratto di quattro anni con la possibilità di prolungare per altri due. Insomma, nel caso di qualificazione ceca ai Mondiali di Russia 2018, Vrba avrà la possibilità di giocarsi la qualificazione a Euro 2020. It is the headline of the moment in the world of Czech football: the National team has a new coach. The announcement came on the 3rd of December by the Football Association, the Fotbalová asociace České Republiky, which assigned the post of coach to Pavel Vrba, while „stealing“ him in a manner not lacking in controversy from Viktoria Plzeň, the Cinderella of the Czech football in recent years, who Vrba has led to the top of the national league and the prestigious place in the Champions League. A four-year contract has been offered to him with the option to extend for a further two. In short, should the Czech team qualify for the 2018 World Cup in Russia, Vrba will have the chance to compete for Euro 2020 qualification.

Dopo il breve interregno di Josef Pešice, in carica negli ultimi tre mesi, la scelta di Vrba si è resa necessaria dopo l’addio di Michal Bilek, che ha rassegnato le dimissioni lo scorso

settembre per non aver raggiunto l’obiettivo della qualificazione ai Mondiali brasiliani. Vrba lascia Plzeň a metà dicembre, con la squadra in piena corsa per il

Pavel Vrba

After the brief interregnum of Josef Pešice in the last three months, the choice of Vrba was a necessity after the departure of Michal Bilek, who resigned last September for failing to reach the goal of qualification for the World Cup in Brazil 2014.

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Vrba left Plzen in mid-December, with the team in the running for the title, and just five points from the top spot in the league held by Sparta Prague. His last game as coach of the team was played on December 10 in the Champions League match against CSKA


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titolo e a sole cinque lunghezze dai primi della classe dello Sparta Praga. La sua ultima partita da allenatore della squadra si è giocata il 10 dicembre, nel match di Champions League contro il Cska di Mosca. I rossoblu del Viktoria sono riusciti nell’impresa di qualificarsi terzi nel girone, accedendo così all’Europa League. Il match è stato durissimo: dopo essere passati in svantaggio per 1 a 0, gli undici di Plzeň ribaltano il risultato con due gol negli ultimissimi minuti. Vrba lascia quindi da trionfatore, regalando l’Europa ai tifosi del Viktoria, un traguardo che sembrava irraggiungibile contro i più quotati avversari del Cska. Insomma, un meritato premio per questo brillante tecnico, vincitore per ben due volte della Gambrinus Liga al comando del Viktoria. Tuttavia, se la scelta di lasciare il club non ha sorpreso, la maniera con la quale la “faccenda” è stata gestita ha stupito e sta facendo discutere. Vrba infatti, per approdare al timone della Nazionale, ha rescisso il contratto che lo legava al club fino al 2015 facendo pagare alla Federcalcio gli 8 milioni di corone previste dal contratto, sfruttando una clausola che gli consentiva un addio anticipato. Parte dei tifosi parla di tradimento, vista la rescissio-

ne del contratto a metà del campionato; ai giocatori è stato detto di non parlare alla stampa. Amareggiata la reazione del direttore generale del Viktoria, Adolf Sadek, che si è detto tradito dal suo ormai ex amico Pavel Vrba. Quest’ultimo, nonostante gli stretti rapporti con Sadek – i due con le rispettive famiglie erano persino soliti trascorrere le vacanze insieme – pare abbia comunicato anche a lui per vie ufficiali il proprio addio. Ad essere criticato non è tanto l’addio, quanto le modalità e in particolare la fretta mostrata dal tecnico nel lasciare il Plzeň. Proprio in questo club Vrba ha infatti conquistato la grande notorietà: negli ultimi cinque anni ha conquistato due titoli, una coppa ed una supercoppa Nazionale, ed ha partecipato due volte alla fase a gironi della Champions League, riuscendo a superare i due turni preliminari. Ma da dove è “sbucato” fuori questo quarantanovenne allenatore slovacco (è nato a Přerov, nell’allora Cecoslovacchia), ex calciatore, che, col suo gioco rapido e concreto, ha stupito anche in campo europeo col team di Plzeň? La sua carriera da trainer inizia al Banik Ostrava nella stagione 2002/2003 dove già faceva da assistente al tecnico Erich Cviertna (subentrando a

fine stagione). Nel 2006/2007 vince il campionato slovacco al comando del MSK Zilina. Nel 2010, alla sua seconda stagione al Viktoria, guida i ragazzi di Plzeň alla vittoria della Coppa Ceca per la prima volta nella storia del club. Non a

caso viene nominato allenatore ceco dell’anno. L’anno successivo arriva anche il primo campionato nella storia del Plzeň, trionfo bissato poi nel campionato 2012/2013. È chiaro che alla base del successo del club di Plzeň ci sia tanto del talento

Moscow. The Red-blues of Viktoria were able to finish third in their group following the endeavour, therefore entering the Europa League. The match was tough to say the least: after falling a goal behind, the Plzeň’s eleven overturned the result with two goals in the last few minutes. Vrba therefore departed in triumph, gifting the fans of Viktoria the Europa league, a goal that seemed unattainable against the more illustrious opponents of CSKA. In short, a well-deserved award for a brilliant manager, twice winner of the Gambrinus Liga while leading Viktoria. However, if the choice to leave the club did not come as a surprise, the manner in which the “affair” was handled,

caused a notable degree of shock and discussion. Vrba in fact, moving to the helm of the national team, terminated the contract that bound him to the club until 2015, causing him to pay the 8 million crowns to the Football Association, that were agreed in his contract, though taking advantage of a clause that allowed him an early farewell. The fans talk of a betrayal, given that the termination of the contract was in the middle of the league, the players were instructed not to talk to the press. The reaction from the General Director of Viktoria, Adolf Sadek, is rather bitter since he claims he was “betrayed” by his now ex-friend Pavel Vrba. All this, in spite of the close relationship with Sadek, since Vrba would

even spend his family holidays with Sadeks family. He now seems to have officially communicated his farewell even to him. It is not so much his farewell which is being criticized, but rather the way and in particular the haste shown by the coach to leave Plzeň. It was in this club where Vrba indeed gained his great reputation. In the last five years he has won two titles, one cup and a National Super Cup, in addition to participating twice in the group stage of the Champions League, after managing to overcome the two preliminary rounds. However, where did the forty-nine year old Slovak coach (he was born in Přerov in ex-Czechoslovakia), and former football player, emerge from

and develop his quick, well-defined play? One which has amazed even in Europe with his Plzeň team. His career as a coach started at Banik Ostrava in the 2002/2003 season where he had already acted as assistant coach to Erich Cviertna (taking over at the end of the season). In 2006/2007 he won the Slovak championship while leading MSK Zilina. In 2010, his second season with Viktoria Plzen he led his men to winning the Czech Cup for the first time in the club’s history. It was no coincidence that he was appointed Czech coach of the year. The next year the first championship in the history of Plzeň arrived too, a triumph he repeated in the league in 2012/2013.

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e dell’idea di calcio di Vrba: un gioco votato all’attacco, un centrocampo tecnico che fa del palleggio un’arma decisiva. Tuttavia non si può negare il contrario: l’opportunità che il club ha dato al suo ormai ex allenatore, ha permesso a quest’ultimo di affermare il suo gioco in casa e in Europa, fino ad arrivare alla chiamata della Nazionale. Ormai alle spalle l’impresa dei suoi contro il Cska Mosca, ora Vrba festeggerà i suoi 50 anni con un breve periodo di riposo, per poi immergersi

nella nuova ed affascinante avventura. Polemiche del caso a parte, l’interrogativo che sta togliendo il sonno ai tifosi del Viktoria, abituati fin troppo bene al gioco offensivo e spettacolare dell’ex tecnico è, chi sarà il nuovo allenatore del club? Tanti i nomi che stanno spuntando sui giornali negli ultimi tempi: Luboš Kozel, attuale allenatore del Dukla Praha e sostenitore anch’egli di un gioco rapido e offensivo; Karel Jarolim, il quale prima dell’ascesa di Vrba, era riconosciuto come l’allenatore più di successo nella Gambrinus Liga, specialmente alla guida dello Slavia; Stanislav Levy, ex giocatore dei Bohemians e attualmente allenatore dei polacchi dello Slask Wroclaw; infine Karel Krejčí, il secondo di Vrba al Plzeň, che ha il vantaggio di conoscere alla perfezione ambiente e giocatori (lavora per il team dal 2007). Questi i nomi più chiacchierati, i papabili che ambiscono a ricevere la pesante eredità lasciata dal tecnico slovacco. Eppure c’è un altro nome che è stato buttato nella mischia dai giornali

negli ultimi giorni: quello di Zdeněk Zeman. Una provocazione? Solo pubblicità? Marketing? Nessuno lo sa. Eppure il boemo è attualmente senza squadra, dopo essersi chiusa l’ultima parentesi romana in Italia. Inoltre viene da pensare, chi meglio di lui, col suo 4-3-3 tutto velocità e spettacolo, potrebbe riprendere le redini della macchina da gol targata 4-3-2-1 di Vrba? Molti indizi portano a lui, anche se l’ingaggio di Zeman appare obiettivamente troppo elevato per il Viktoria. Staremo a vedere. Nel frattempo, Pavel Vrba si prepara già al suo nuovo incarico nazionale. Esordio previsto a Praga il 5 marzo 2014, quando la Repubblica Ceca affronterà la Norvegia in amichevole. Ciò che rimane di lui a Plzeň è, si spera, il ricordo dell’inizio di una nuova era per il club, piuttosto che il risentimento per una travagliata separazione. D’altronde, clausole rescissorie a parte, il calcio insegna: quando la Nazionale chiama, in pochi riescono a resistere.

It is clear that the behind of the success of the club from Plzeň was the talent and the footballing ideas of Vrba: a game favouring attack, a technical midfield which make their dribbling a decisive weapon. However there is also no denying the opposite: the opportunity that the club gave their now former coach, allowed him to assert his game in his homeland and in Europe, right until receiving the call from the National team. Now with his ex-club’s endeavour against CSKA Moscow behind him, Vrba will be celebrating his 50th birthday with a short rest period, before diving into a fascinating new adventure. The controversy of the case aside, the question that is making the Viktoria fans lose sleep, since they are so used to the spectacular offensive game of the former coach, is who will be the new coach of the club?

There are so many names that have been popping up in the newspapers recently: Luboš Kozel, current coach of Dukla Praha and also a believer in fast and offensive play; Karel Jarolim, who before the rise of Vrba, was recognized as the most successful coach in the Gambrinus Liga, especially when guiding Slavia; Stanislav Levy, a former Bohemians player and current coach of the Poles of Slask Wroclaw, and finally Karel Krejčí, the assistant of Vrba at Plzeň, which has the advantage of perfectly knowing and environment and players (having worked for the team since 2007). These are the most talked-about names, the eligible candidates who aspire to inherit the legacy left by the Slovak manager. Yet there is another name that has been thrown into the fray by newspapers recently, that of Zdeněk Zeman. A provocation? Only advertisment? Mar-

keting? No one knows for sure. Yet the Bohemian is currently without a club, having ended his last phase with Roma in Italy. Besides, one would think, who better than him, with his 4-3-3 all all based on speed and show, to take over the reins of the 4-3-2-1 goal machine associated with Vrba? Many signs point to him, even if Zeman’s wages would objectively be too high for Viktoria. Only time will tell. In the meantime, Pavel Vrba is already preparing his new national role. His debut is expected to be in Prague on March the 5th, 2014, when the Czech Republic face Norway in a friendly. What remains of him in Plzeň is, hopefully, the memory of the beginning of a new era for the club, rather than resentment due to a troubled separation. On the other hand, release clauses aside, football teaches us that when the National team calls, few can resist.

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