Progetto Repubblica Ceca (Gennaio, Febbraio / January, February) 2016

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Gennaio – Febbraio / January – February 2016

Cinquant’anni di Umberto Eco e Praga Fifty years of Umberto Eco and Prague

Intervista all’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati Interview with the Ambassador of Italy, Aldo Amati

Lída Baarová: ultimo capitolo? Lída Baarová: the final chapter?



Services

Industrial goods

Industrial gases

Healthcare

Engineering

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sommario

pag. 6

economia e mercato / markets and data

Editoriale Editorial

pag. 25 Calendario Fiscale Tax Deadlines

politica politics

pag. 8

cultura / culture

Praga e l’obiettivo trasparenza Prague and its transparency objective

pag. 26

pag. 14 Intervista all’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati Interview with the Ambassador of Italy, Aldo Amati

pag. 20

Patočka, il sacrificio del filosofo Patočka, the sacrifice of the philosopher

pag. 32 Appuntamenti Events

pag. 34

Cinquant’anni di Umberto Eco e Praga Fifty years of Umberto Eco and Prague

Petřín, la sorella minore della Eiffel Petřín, the Eiffel’s younger sister

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Jan Kolb, Mario Carta, Alessandro De Felice, Ernesto Massimetti

Gruppo

@ProgettoRC

Progetto Repubblica Ceca

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz

Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai


Gennaio – Febbraio / January – February 2016

pag. 42

pag. 58

Cucina italiana in salsa ceca Czech-style Italian food

Anniversari cechi Czech Anniversaires

pag. 46

pag. 60

Lída Baarová: ultimo capitolo? Lída Baarová: the final chapter?

Novità editoriali New Publications

Il mese de La Pagina

sport / sport

pag. 52

pag. 63

Ben Pastor, la signora del giallo storico Ben Pastor, the lady of the historical mystery thriller

Jágr, il goleador del ghiaccio Jágr, the marksman of the ice

summary

pag. 51

pag. 55 Correre oltre le sbarre Running beyond the bars

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2016 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 15.2.2016 Foto di copertina / Cover Photograph L’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati The Ambassador of Italy, Aldo Amati 5


editoriale

Cari lettori,

le aziende italiane che operano in Repubblica Ceca. Ce ne parla, nel corso di una intervista che ci ha concesso, l’ambasciatore d’Italia, Aldo Amati, il quale sottolinea l’attuale momento di forte crescita delle relazioni bilaterali ceco-italiane e la necessità che i due paesi hanno di lavorare insieme per una Europa più coesa. Da parte dell’Ambasciatore anche l’auspicio di poter vedere più italiani – turisti e operatori economici – in tutto il territorio nazionale, non solo a Praga. All’indomani della scomparsa di Umberto Eco, ci è sembrato opportuno onorare il grande scrittore e intellettuale italiano con un articolo che ricorda i suoi forti legami con Praga, sin da quando nell’agosto del 1968 fu fortuito testimone, in città, dell’arrivo dei carri armati sovietici e della fine

della Primavera. Siamo convinti che sfogliando la rivista troverete una serie di altri argomenti di vostro interesse, dalla storia della torre di Petřín al modo bizzarro con il quale talvolta la cucina italiana viene interpretata in Repubblica Ceca. Oltre alle consuete rubriche sugli eventi in programma e sulle novità editoriali vi segnaliamo anche il contributo che abbiamo rivolto a Jan Patočka, il più grande filosofo della Cecoslovacchia, strenuo oppositore dei totalitarismi del Novecento, così come le pagine che dedichiamo a Lída Baarová, e ai film, usciti di recente, che ripercorrono la vita della grande stella del cinema cecoslovacco. Non ci rimane che augurarvi, buona lettura.

Dear readers,

“more fresh air” in the system of public procurement. The subject was discussed, during an interview granted us, by the ambassador of Italy, Aldo Amati, who stresses that we are currently in a period of strong growth of bilateral Czech-Italian relations, and that the two countries need to work together for a more cohesive Europe. What was also expressed by the Ambassador, was the desire to see more Italians, tourists and traders, all over the country, not only in Prague. The day after the death of Umberto Eco, it seemed appropriate to honour the great Italian writer and intellectual with an article that recalls his strong bond with Prague, ever since when in August 1968 he was a witness by chance, to the arrival in the city, of Soviet tanks and the end of Spring.

We are convinced that browsing through the magazine you will find a number of other topics of interest, from the history of the Petřín Tower to the bizarre way in which Italian cuisine is sometimes interpreted in the Czech Republic. Besides the usual columns on the events scheduled, and the new publications we highlight the contribution that we dedicated to Jan Patočka, the greatest philosopher of Czechoslovakia, a staunch opponent of the totalitarian regimes of the twentieth century, as well as pages that are dedicated to Lída Baarová, and the released recently films, that trace the life of the great star of the Czechoslovak cinema. There is nothing left for us but to wish you, a good read.

in Repubblica Ceca qualcosa sembra muoversi sul piano della lotta al malaffare. A indicarlo è l’ultima classifica mondiale sull’indice della corruzione percepita, redatta da Transparency International, che evidenzia un netto miglioramento del Paese. Praga quest’anno si piazza al 37esimo posto, ben 16 posizioni in più rispetto a 12 mesi fa. Proprio questo è il tema al quale dedichiamo il nostro articolo di apertura, con l’avvertenza – quanto mai necessaria – che ancora tanto c’è da fare. Non casualmente il Consiglio d’Europa, lo scorso gennaio, ha sancito che le misure adottate dalle autorità ceche non sono ancora sufficienti. A chiedere “più aria fresca” nel sistema degli appalti pubblici sono anche

There seems to be some progress in the Czech Republic in terms of the fight against illegal activity. It was indeed the last world ranking on the index of perceived corruption, which indicated this, which was prepared by Transparency International, showing a clear improvement in the country. Prague this year came in 37th place, 16 higher than 12 months ago. This is precisely the theme to which we devote our opening article, while giving a warning, more necessary than ever, that there is still much to do. It is no coincidence that last January, the Council of Europe, declared that the measures adopted by the Czech authorities are still insufficient. Meanwhile, the Italian companies operating in the Czech Republic are asking for

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Praga e l’obiettivo trasparenza La Repubblica Ceca migliora di ben 16 gradini nella classifica sulla corruzione di Transparency International, ma resta ancora molto da fare

La Repubblica Ceca è il paradiso degli investitori. Sebbene alcuni dei prin‑ cipali partner stranieri, soprattutto tedeschi, siano soliti storcere aperta‑ mente il naso per la diffusa corruzione e le procedure di aggiudicazione degli appalti non proprio lineari, la situa‑ zione negli ultimi tempi sembrereb‑ be migliorata. A indicarlo è l’ultima classifica mondiale sull’indice della corruzione percepita, redatta da Tran‑ sparency International, che evidenzia un netto miglioramento del Paese. Praga, infatti, si piazza quest’anno

al 37esimo posto, ben 16 posizioni in più rispetto allo scorso anno, quando era nella stessa fascia di Paesi come le Seychelles, la Giordania e la Namibia, in una classifica che vede l’Italia al 61° posto (al 69° nel 2014). “Quello della Repubblica Ceca è uno dei miglioramenti più marcati in cam‑ po internazionale, frutto sicuramente del lavoro realizzato negli ultimi anni”, secondo Radim Bureš, dirigente della filiale praghese di Transparency International. A suo parere i primi veri cambiamenti in senso positivo

di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

The Czech Republic has improved in the International Transparency Index on corruption by 16 places, but a lot remains to be done

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sono paradossalmente iniziati con le riforme legislative avviate dall’ex go‑ verno Nečas, proprio quell’esecutivo che all’inizio dell’estate del 2013 finì con l’essere travolto da una clamorosa vicenda di corruzione. Anche il governo attuale ha posto la moralità pubblica al primo posto del suo programma. Le intenzioni sono buone e qualche passo è stato com‑ piuto, ha fatto notare Bureš, senza mancare però di sottolineare la len‑ tezza del Parlamento ceco nell’appro‑ vare le misure legislative che servono.


politica politics

Prague and its transparency objective Lo stesso rappresentante di Amnesty ha anche indicato l’anomala posizio‑ ne del vicepremier e ministro delle Fi‑ nanze Andrej Babiš, “il cui conflitto di interessi è a tutti evidente, anche agli elettori che gli hanno dato il voto”. Insomma, troppo presto per cantare vittoria. D’altronde, se si guarda la classifica di Transparency a livello eu‑ ropeo e non mondiale, la Repubblica Ceca si colloca ancora al 22esimo posto (tre in più dell’anno scorso), nella fascia quindi degli stati in as‑ soluto più problematici. E in realtà il

© vlada.cz

A sinistra, alcuni disegni del concorso “I bambini disegnano la corruzione” rivolto agli alunni delle scuole primarie; in alto, l’acquario del vincitore Václav Soukup (10 anni) / On the left, some works of the contest “Children paint corruption”, open to students of primary schools; above, the fish bowl painted by the winner Václav Soukup (10 years old)

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The Czech Republic is the investors’ paradise. Although a few of the major foreign partners, especially the Germans, tend to openly turn up their nose at the widespread corruption and irregular adjudication of public tenders, the situation seems to have improved in the last period. Reporting on this trend is the latest world ranking index on perceived corruption, prepared by Transparency International, which shows a marked improvement of the Country. Prague ranks in 37th position this year, 16 positions higher than last year, when it stood alongside such countries as the Seychelles, Jordan and Namibia, with Italy in 61st position (69th in 2014). “For the Czech Republic, this is one of the most significant improvements

at international level and is surely the result of the hard work of the last few years”, according to Radim Bureš, director of the Prague Transparency International branch. In his opinion, the first real positive changes, paradoxically, came about with the legislative reforms initiated by the former Nečas government, that was also involved in a sensational corruption story in the early summer of 2013. Even the current government has set public morality at the forefront of its program. The intentions are good and a certain amount of progress has actually been made, Bureš pointed out, but without failing to highlight the slowness of the Czech Parliament in taking legislative measures to cope with the

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issue. The representative of Amnesty has also underlined the anomalous position of Vice Premier and Finance Minister Andrej Babiš, “whose conflict of interest is evident to everyone, even to his own voters”. In short, it is still too soon to say whether the battle has been won. Besides, if you analyze the Transparency index at European level (and not global), the Czech Republic still ranks in 22nd position (three more than last year), therefore, in the same category as the most problematic states. Actually, the improvement achieved in the last 12 months is rather faint if we compare it to the rating of other Western countries, where the average is 67 points (compared to the 100

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Il disegno di Dorota Spurná (9), uno dei sette premiati / The drawing by Dorota Spurná (9), one of the seven winners

Il Consiglio d’Europa quest’anno ha stabilito che misure adottate dalle autorità ceche per lottare contro la corruzione non sono ancora sufficienti The Council of Europe this year has ruled that the measures taken by the Czech authorities in their fight against corruption are still not adequate

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available), and Czech Republic gained 56 points. Prague has surely made a significant step forward in just over a year, but in hindsight, the amount of progress has not been impressive enough to overshadow the years of the big scandals, such as the Blanka tunnel scandal (whose construction was subject to long delays and unprecedented increases in costs), the European funds muddle and the unresolved mysteries

regarding large scale state privatizations events date back just a short time ago. “The uncompromising fight against all forms of corruption and serious financial crimes are fundamental priorities of our government policy”, Prime Minister Bohuslav Sobotka has stated on a number of occasions and who, since Amnesty’s last assessment, has asked observers to wait a while before giving credit just to the index figures, and obviously

aware that further measures still have to be taken. As we have already stated, even the Nečas government has placed the fight against corruption among its priorities. However, its credibility ended with the dramatic downfall in June 2013, when Jana Nagyová, head of the prime minister’s cabinet and his mistress, was arrested. As well as Nagyová, who has now become Mrs Nečasová, also other prominent personalities of the Czech political

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La rappresentazione di Karin Kalousková (14) / The picture by Karin Kalousková (14)

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politica politics

miglioramento degli ultimi 12 mesi si appanna al cospetto del ranking dei Paesi occidentali dove la media è di 67 punti (rispetto ai 100 disponibili), contro i 56 della Repubblica Ceca. Praga in un anno ha sì fatto un impor‑ tante passo avanti, ma a ben vedere non così imponente da far dimentica‑ re gli anni dei grandi scandali, come il tunnel Blanka (che ha subito ritardi e aumenti di costi senza precedenti), le paludi dei fondi europei e i misteri ancora irrisolti delle grandi privatiz‑ zazioni di stato, tutte vicende che così lontane in effetti non sono. “La lotta senza compromessi contro qualsiasi forma di corruzione e i gravi crimini a sfondo economico sono punti cardine della nostra politica di governo” ha detto più volte il primo ministro Bo‑ huslav Sobotka, il quale comunque, a proposito dell’ultima valutazione di

Amnesty, ha chiesto di aspettare pri‑ ma di dare credito soltanto ai numeri, conscio evidentemente dei passi an‑ cora da compiere. Come detto, anche il governo Nečas aveva posto tra i suoi obiettivi la lotta alla corruzione, ma la sua credibilità finì con lo sgretolarsi drammatica‑ mente nel giugno del 2013, quando venne arrestata Jana Nagyová, capo di gabinetto del premier e contem‑ poraneamente sua amante. Insieme alla Nagyová, oggi signora Nečasová, in quelle tesissime giornate del 2013, vennero arrestati anche altri personaggi di spicco della politica e dell’economia ceca. Ma soprattutto l’indagine era incentrata sui cosiddet‑ ti “padrini di Praga”, Roman Janoušek e Ivo Rittig, businessman e lobbisti, sospettati di essere legati a doppio filo con il malaffare che ha carat‑

terizzato per anni la gestione della cosa pubblica nella capitale ceca. Uno scandalo senza precedenti e una ondata di arresti che fecero tremare i polsi e le coscienze, non solo di coloro che erano rimasti coinvolti, ma anche della società civile. Eppure, già sotto Nečas, qualcosa si era mosso. Risale per esempio al periodo del suo governo, la nomina a capo della Procura di Praga di Len‑ ka Bradáčová, un magistrato tutto d’un pezzo, subito ribattezzata “il commissario Cattani in gonnella”. La Bradáčová in realtà è sempre stata una che non accetta compromessi e che non guarda in faccia a nessu‑ no, come dimostrò proprio nel 2012 quando dispose l’arresto di David Rath, governatore della Boemia centrale, ex ministro della Sanità e deputato Socialdemocratico (Čssd), il

classico intoccabile, colto in flagrante, con una bustarella di 7,5 milioni di corone, circa 300 mila euro, appena intascata per una truffa alla Unione Europea. La Bradáčová – “lady testosterone”, come la chiamano i suoi detrattori – in questi anni sembra avere dato l’iniezione di energia giusta, o quan‑ tomeno aver ingranato la marcia per continuare la scalata contro la corru‑ zione. Un altro personaggio simbolo a Pra‑ ga della lotta contro il malaffare può essere considerato Ondřej Závodský, giurista, dal 2014 viceministro delle Finanze, responsabile per la gestione del patrimonio statale. La sua è una storia del tutto particolare. Non ve‑ dente dalla nascita, Závodský nel 2011 ha ricevuto un premio dalla fondazio‑ ne Nadační fond proti korupci per il

and financial world were arrested during those very tense days back in 2013. But above all, the investigation focused on the so-called “godfathers of Prague”, the businessmen and lobbyists Roman Janoušek and Ivo Rittig, suspected of being involved with the criminal world that for many years had characterized the management of public affairs in the Czech capital. An unprecedented scandal and a wave of arrests that not only shook the conscience of those who were

involved, but also had a strong impact on public opinion. However, even under Nečas, certain measures had been taken. For example, during his government term, Lenka Bradáčová was appointed Director of the Prague Public prosecutor’s office, a magistrate of sterling character, nicknamed “lady Commissioner Cattani”. Ms Bradáčová proved to be quite uncompromising and unwavering, as in 2012 when she ordered the

arrest of David Rath, governor of Central Bohemia, former health minister and member of the Social Democratic party (ČSSD), the classic untouchable, who was caught red-handed with a bribe of 7.5 million crowns, around 300 thousand Euro, which he had just pocketed from a scam against the European Union. Bradáčová, “lady testosterone”, as her detractors call her, seems to have brought a boost of energy in

recent years, or at least, she seems to have taken the right steps against corruption. Another symbolic character in Prague in the battle against malpractice is, perhaps, Ondřej Závodský, a jurist and since 2014, Deputy Minister of Finance, responsible for the management of state assets. His is a story of its own. Blind since birth, Závodský received an award in 2011 from the Nadační fond proti korupci foundation, for his com-

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Il disegno di Anna Dušková (16), che riprende l’Ultima cena, vince un sondaggio tra gli impiegati dell’Ufficio del governo / The picture by Anna Dušková (16) recalls the Last Supper and is the favourite among employees of the Office of the Government

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politica politics

suo impegno contro la corruzione. Da semplice impiegato presso il ministero dell’Interno, aveva deciso infatti di de‑ nunciare una serie di vizi, chiari segna‑ li di corruttela, nella concessione degli appalti da parte della amministrazio‑ ne pubblica. Una battaglia portata avanti con molte difficoltà e tentativi di mobbing. Per il suo lavoro ricevette telefonate di minacce, lettere anoni‑ me. Ma non si arrese e, dopo essere stato degradato, la sua storia è andata a finire sui giornali, finendo con l’atti‑ rare l’attenzione della fondazione del giovane tycoon Karel Janeček, altro protagonista della lotta al malaffare. Il suo Nadační fond proti korupci in que‑ sti anni ha sostenuto varie campagne di moralizzazione ma anche attività di inchiesta raccogliendo prove e do‑ cumenti su gare pubbliche truccate.

La mappa dell’indice di percezione della corruzione 2015 di Transparency International / A world map of the 2015 Corruption Perceptions Index by Transparency International

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mitment against corruption. When he was just an ordinary clerk at the Interior Ministry, he decided to report a series of wrongdoings and clear acts of corruption on granting tenders by the public administration. A hard battle that was pursued with great difficulty and that led to mobbing attempts. While carrying out his task, he received threatening phone calls and anonymous letters. However, he remained steadfast in his pursuit, and after being degraded, his story ended up in the newspapers and eventually drew the attention of the foundation

Ancora molto rimane comunque da fare, come per esempio un registro per le attività di lobbying che farebbe emergere molto del grigio sottostante a questo settore, come ha sottolineato la stessa Transparency. Sono d’altron‑ de le stesse aziende ceche che spesso cercano più trasparenza. Secondo un sondaggio realizzato da Deloitte fra un centinaio di società, le imprese cominciano a essere molto più at‑ tente alla normativa anti corruzione: se due anni fa solo un quinto di esse intendeva introdurre un codice etico, tale quota nel 2015 è passata a quasi il 75%. Risultato legato anche al fatto che ormai da quattro anni è in vigore la responsabilità penale delle persone giuridiche. Fra le altre novità legislative di cui si attende l’approvazione c’è quella sul

conflitto di interessi e sulla trasparen‑ za del finanziamento dei partiti po‑ litici, così come una maggiore tutela della figura del whistleblower, vale a dire quell’individuo che denuncia – per il bene pubblico – comportamen‑ ti illeciti che avvengono nella orga‑ nizzazione in cui lavora (sia pubblica che privata). A rammentarci che in Repubblica Ceca, nonostante i recenti progressi, non è tutto oro ciò che luccica è an‑ che il giudizio espresso quest’anno dal Greco, l’organismo di monito‑ raggio anti-corruzione del Consiglio d’Europa, secondo il quale le misure adottate dalle autorità ceche per lot‑ tare contro la corruzione e assicurare la trasparenza del finanziamento dei partiti sono “globalmente non suffi‑ cienti”.

of the young tycoon Karel Janeček, another protagonist in the fight against malpractice. His Nadační fond proti korupci has organized a number of moralization campaigns in recent years but has also conducted inquiries, collecting evidence and documents on rigged public tenders. Much still remains to be done, such as a register for lobbying activities, which would help to bring to light the shady affairs of this sector, as Transparency has pointed out. Besides, it is often the Czech companies themselves that are calling for greater transparency. According to a

survey carried out by Deloitte involving a hundred companies, businesses are starting to pay greater attention to anti-corruption legislation: if two years ago, only a fifth of them were in favour of introducing a code of ethics, in 2015 that number had risen to nearly 75%. A result that is also linked to the fact that four years have passed since the penal liability of legal persons came into force. The new legislation, which is about to be approved, also includes the conflict of interest and transparency of political party financing, as well as greater protection for the whistleblowers, namely those individuals who, in the interest of the public good, report illicit behaviour occurring in the organization in which they are employed, whether public or private. Despite the recent progress made by the Czech Republic, to remind us that “all that glitters is not gold” is also the opinion expressed this year by GRECO (the anti corruption monitoring body of the Council of Europe), which stated that the measures taken by the Czech authorities to fight corruption and assure transparency of party funding are “overall insufficient”.

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Praga è splendida, ma vorrei più Italia in tutta la Repubblica Ceca “Stiamo vivendo una forte crescita delle relazioni bilaterali e dobbiamo lavorare insieme ai cechi per un’Europa più coesa”. Intervista all’Ambasciatore d’Italia, Aldo Amati di Giovanni Piazzini Albani e Giovanni Usai by Giovanni Piazzini Albani and Giovanni Usai

“We are experiencing strong growth of bilateral relations and we have to work alongside the Czechs towards a more cohesive Europe”. Interview with the Ambassador of Italy, Aldo Amati

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In un’altra vita l’ambasciatore Amati vorrebbe fare il regista cinematogra‑ fico o magari il direttore di orchestra. A rivelarcelo è egli stesso, ricevendoci al Palazzo Thun-Hohenstein, la presti‑ giosa sede della Missione diplomatica italiana a Praga. “Sì, perché ho una am‑ mirazione sconfinata per chi ha talento artistico. Ma penso – per come sono fatto – che se non avessi intrapreso la carriera diplomatica oggi sarei un gior‑ nalista o forse un avvocato”. Trascorso più di un anno dal suo ar‑ rivo a Praga, siamo andati a trovarlo per conoscerlo meglio, per chiedergli un bilancio di questo primo periodo in Repubblica Ceca e delle prossime sfide che lo attendono. Ma questa vita da Ambasciatore, sogno di tanti giovani, è davvero così tutta onori e prestigio?

Cambiare Paese e casa ogni quattro anni può sembrare affascinante, ma compor‑ ta una serie di disagi anche psicologici per la famiglia che si pagano. La percen‑ tuale di divorziati tra diplomatici è più alta del normale e io non faccio eccezio‑ ne… è sempre più difficile che una mo‑

In another life, Ambassador Amati would like to be a film director or maybe a conductor. It is he himself who reveals it, welcoming us at the Thun-Hohenstein Palace, the prestigious headquarters of the Italian diplomatic mission in Prague. “Yes, because I have immense admiration for those who have artistic talent. But I think, based on my character, that if I had not embarked on a diplomatic career, today I would be a journalist or maybe a lawyer”. With more than a year having passed since his arrival in Prague, we paid him a visit to get to know him better, to ask for his evaluation of this first period in the Czech Republic and the upcoming challenges awaiting him. But this life as Ambassador, the dream of many young people, is it really all honour and prestige?

progetto repubblica ceca

glie segua serenamente un marito nelle sue peregrinazioni per il mondo. Sappiamo che ha praticato sport a livelli agonistici e continua a esserne un grande appassionato. È una parte importante della mia vita, anche in termini di disciplina e


intervista / interview

Prague is splendid, but I would like to see more of Italy in the Czech Republic

responsabilità. Lo sport a certi livelli significa allenamento e sacrificio. Si impara che certi risultati sono il pro‑ dotto di programmazione, lavoro in team e concentrazione. Tutti ingre‑ dienti che servono anche nella vita professionale.

Un film o un libro che le sono rimasti impressi di recente? Amo il cinema e ultimamente mi è piaciuto il film Joy con Jennifer Law‑ rence, perché mette l’accento sull’im‑ portanza di sapersi rialzare dopo una grande delusione. Poi ho letto Praga

Magica di Ripellino, molto affascinan‑ te insieme ad un libro su Putin. Il jazz, altra sua passione. Sì è vero. Ho un amore particolare per Miles Davis, un uomo che ha saputo far evolvere la sua musica con il cambiare dei tempi. E comunque una serata jazz è una ventata di vita, una carica di energia. Le sensazioni pensando all’Italia e alla sua Bergamo? Sento l’orgoglio di rappresentare un Paese che ha saputo rialzarsi con dignità dopo il 1945 e divenire la sesta potenza mondiale e che offre un’incomparabile varietà di opere ar‑ tistiche. Bergamo è dove sono le mie radici, la mia giovane età spensierata in una città di provincia, la mia con‑ cretezza e caparbietà. E se parliamo di città estere dove ha lavorato in passato?

Per ognuna ho emozioni e immagini fantastiche nella mia mente, ma la prima sede – come un amore – non si scorda mai. Per me è stata Mosca nei primi anni ‘90 del secolo scorso, ho “demolito il Comunismo e me ne sono andato…”. A parte gli scherzi, un’esperienza di vita e di lavoro dav‑ vero unica. È qui in Repubblica Ceca da quasi un anno e mezzo. Gli aspetti che l’hanno più sorpresa e quelli per i quali si sente un po’ deluso? È indubbio che la qualità di vita a Pra‑ ga è straordinaria, la città è magica e affascinante. Sono stato anche molto sorpreso dalla qualità dei servizi di trasporto e sanitari di questa città. Ho scoperto la convivenza curiosa dell’elemento tedesco e slavo nei cechi che li rende interessanti soprat‑

Changing country and home every four years may seem appealing, but it also involves a series of inconveniences for the family, even psychological, which you pay for. The percentage of divorces among diplomats is higher than normal, and I am no exception... it is increasingly difficult for a wife to serenely follow a husband on his travels around the world. We know that you have practiced sports at competitive levels, and continue to be a great enthusiast. It is an important part of my life, even in terms of discipline, and responsibility. Sport at certain levels means training and sacrifice. You learn that certain results are the fruit of planning, teamwork and concentration. All ingredients that are also useful in professional life.

A film or book that has impressed you recently? I love cinema, and recently I liked the film Joy with Jennifer Lawrence, because it emphasizes the importance of knowing how to pick yourself up after a huge disappointment. Then I read Praga Magica by Ripellino, very fascinating, as well as a book on Putin. And Jazz, another passion of yours. Yes, it's true. I have a special love for Miles Davis, a man who knew how to make his music evolve with the changing times. Anyway, a jazz evening is a breath of life, a charge of energy. What are your feelings thinking about Italy and your Bergamo? I feel proud to represent a country that was able to pick itself up with dignity after 1945, become the sixth world

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L’ambasciatore Aldo Amati al Castello, con il presidente Miloš Zeman, durante la cerimonia di presentazione delle credenziali / The Ambassador Aldo Amati at the Castle, with President Miloš Zeman, during the ceremony of the presentation of his credentials

“Aziende italiane snobbate nelle grandi gare pubbliche? Non direi, ma certamente chiediamo più aria fresca nel sistema degli appalti” “Italian companies snubbed in the big public tenders? I wouldn’t say so, but we certainly will ask for more fresh air in the tender system”

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tutto quando bevono più di un paio di birre…. Sono deluso dal fatto di non sentire molto risuonare i dialetti ita‑ liani fuori Praga e di non vedere più nostri ristoranti nella provincia ceca. Il motivo di maggiore soddisfazione e quello più difficile durante questa prima parte del suo incarico di Ambasciatore a Praga? Mi fa molto piacere aver instaurato un ottimo rapporto con la comunità italiana dalla quale ho avuto riscontri che a volte mi hanno commosso. Il

momento più difficile quando ancora non riesco a parlare in ceco con i miei interlocutori come vorrei. Parliamo di relazioni bilaterali? Generalmente si dice che i rapporti ceco/italiani siano ottimali. Eppure, qualche aspetto di non totale sintonia sembra esserci. Penso che nei rapporti bilaterali sia‑ mo di fronte ad un cambio di passo anche facilitato da una forte crescita degli scambi economici. Politicamente dobbiamo parlare più spesso ad ogni

livello per coordinarci di fronte alle crisi maggiori che l’Europa sta affrontando. Mi riferisco ovviamente alla crisi mi‑ gratoria ma non solo, senza un salto di qualità a Bruxelles rischiamo di “rinta‑ narci” nuovamente in nazionalismi ste‑ rili e divenire un mercato dove cinesi, americani ed altri vengono a fare shop‑ ping dei “gioielli di famiglia”. Il presidente Miloš Zeman e le sue esternazioni. È presumibile che ad un ambasciatore occorra una dose supplementare di diplomazia. Ricordo che alla presentazione delle mie credenziali il Presidente Zeman bonariamente, ma non troppo, mi ha fatto notare che l’interscambio com‑

power, and offer an incomparable variety of artistic works. Bergamo is where my roots are, my carefree young age in a provincial town, where my pragmatism and stubbornness come from. And if we talk about foreign cities where you worked in the past? For each one I have emotions and fantastic images in my mind, but the first seat, like first love, you never forget. For me it was Moscow in the early 90s of last century, I "demolished Communism, and left..." Jokes aside, it was life experience, and a genuinely unique job. You have been here in the Czech Republic for almost a year and a half. Which aspects have surprised you the most, and which do you feel a bit disappointed about? There is no doubt that the quality of life in Prague is extraordinary, the city is magical and charming. I was also very surprised by the quality of the transport and health services of this city. I discovered the curious co-existence

of the German and Slavic elements in Czechs that makes them fascinating especially when they drink more than a couple of beers.... I am disappointed not to hear Italian dialects echoing a lot outside Prague, and not to see more of our restaurants in the Czech province. What has brought you greatest satisfaction, and what has been most difficult during the first part of your assignment as Ambassador in Prague? I am very pleased to have established an excellent relationship with the Italian community from whom I have received feedback that at times I found moving. The most difficult moments are the times when I am unable to speak Czech with my interlocutors as I would like. Shall we talk about bilateral relations? Generally it is said that the Czech/Italian relations are optimum. Yet, in some aspects the

two don't seem to be on the same wavelength I think that in bilateral relations there is a political and economic growth margin, and I would like to bring them back to the levels of the 1990s. Politically, we need to talk more often at every level to coordinate ourselves for the major crises that Europe is facing. I am referring of course to the migration crisis, but not just this, without a quantum leap in Brussels we risk "holing ourselves up," once again with sterile nationalism, and becoming a market where the Chinese, Americans, and others come over to shop for "family jewels." President Miloš Zeman and his statements. It is presumable that an ambassador should require an extra dose of diplomacy. I remember that when presenting my credentials, President Zeman, in good nature, though not that much, pointed out that the commercial exchange be-

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intervista / interview

merciale tra i due Paesi era troppo basso. Ebbene spero di averlo soddi‑ sfatto con la crescita del 10% in un anno, anche se certamente tale mi‑ glioramento non può essere ascritto soltanto a me. Ognuno di noi ha le sue priorità e, ovviamente, la sua ri‑ elezione gioca un ruolo importante nelle dichiarazioni del Presidente. La Repubblica Ceca continua a manifestarsi come roccaforte di euroscetticismo. Sono davvero così anti Ue? Il governo ceco non è per nulla eu‑ roscettico, il premier Sobotka, ma anche il presidente del Parlamento Hamáček, il ministro degli Esteri Za‑ orálek, il responsabile per gli Affari Europei Prouza, lo stesso presidente Zeman e il vicepremier Babiš, vedono tutti la Repubblica Ceca assolutamen‑ te incardinata nell’Unione Europea che deve procedere verso una pro‑ gressiva integrazione. Allora cos’è che non va? Penso che l’esecutivo ceco dovrebbe impegnarsi di più a comunicare i tween the two countries was too low. So I hope I have satisfied him with the 10% growth in the last year, although of course this improvement can not only be attributed to me. Each one of us has his own priorities of course, reelection plays an important role in the statements of the President. The Czech Republic continues to present itself as a stronghold of Euro-skepticism. Are they really so anti-EU? The Czech government is by no means Eurosceptic, the Prime Minister Sobotka, but also the President of Parliament Hamáček, Foreign Minister Zaorálek, the State secretary for European Affairs Prouza, the President himself Zeman, and Deputy Prime Minister Babiš, all see the Czech Republic firmly established in the European Union, which needs to move towards a progressive integration. So what is it that is not working? I think that the Czech Executive should

vantaggi che si hanno nello stare in Europa: fondi strutturali, di coesione e per l’agricoltura, libertà di movi‑ mento per persone, servizi e merci, peso nei negoziati commerciali nei Paesi Terzi ecc. È evidente che l’euro‑ scetticismo in questo Paese si nutre di paura ingiustificata nei confronti di coloro che scappano dalle guerre medio-orientali, di immagini dei media che mostrano gli orrori di car‑ nefici quali sono i seguaci dell’IS, di ignoranza rispetto al lavoro che si fa a Bruxelles. A proposito di emergenza migranti, Praga non perde occasio-

ne per criticare la gestione italiana degli hotspot. Che sviluppi prevede? Chi segue quotidianamente la que‑ stione degli immigrati nel governo ceco ci conosce bene e stima molto quanto abbiamo fatto anche in termini di hotspot e soprattutto riconosce che sono anni che ci troviamo ad affron‑ tare un’emergenza, spesso inascoltati. Esiste peraltro un problema che con‑ diziona l’attuale incoerenza a livello europeo. Tutti i leader dei Paesi parte dell’Ue sostengono la necessità che l’emergenza migrazione venga gestita a livello europeo. Poi però quando ci si

siede al tavolo per parlarne ci sono al‑ cuni Paesi che sono decisamente con‑ trari a cambiare le regole di Dublino II che impongono allo Stato che accoglie per primo gli immigrati di registrarli e sostanzialmente tenerli sul proprio territorio. Proprio per questo dobbia‑ mo fare ogni sforzo per la tenuta del sistema di Schengen che già evidenzia crepe sempre più profonde. Il premier Matteo Renzi vorrebbe una riduzione dei fondi Ue ai paesi del V4 che non vogliono accogliere migranti. Che reazioni ha colto? È evidente che da parte ceca sono dispiaciuti soprattutto perché esi‑

Con il ministro della Difesa, Martin Stropnický / With the Minister of Defense, Martin Stropnický

try harder to communicate the benefits that you have in being in Europe: structural funds, funds for cohesion and agriculture, freedom of movement for people, services and goods, power in trade negotiations in third countries etc. It is clear that Euro-skepticism in this country feeds on unwarranted fear against those who escape from the wars in the Middle East, media images showing the horrors of executioners following ISIS, and on ignorance with regards to the work that is done in Brussels. Regarding the migrant emergency, Prague never misses the chance to

criticize the Italian management of hotspots. Which developments do you expect? Those who follows the immigrant issue on a daily basis in the Czech Government knows us well, and respect what we have done in terms of hotspots, and particularly recognize that for years now we have been facing an often unheeded emergency. Moreover, there is a problem that affects the current inconsistency in all of Europe. All the leaders of the EU countries support the need for the emergency migration to be managed at a European level, but

then when we sit at the table to discuss it, there are some countries that are strongly opposed to changing Dublin II rules that impose the state which first welcomes them to register immigrants, and basically keep them on their territory. It is precisely why we must make every effort to maintain the Schengen system, which already shows deeper and deeper cracks. Prime Minister Matteo Renzi wants a reduction of EU funds to the V4 countries who do not want to accommodate migrants. What reactions have there been to this?


L’ambasciatore Aldo Amati con Gianfranco Pinciroli, presidente della Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca / The Ambassador Aldo Amati with Gianfranco Pinciroli, President of the Italian-Czech Chamber of Commerce and Industry

Con Giovanni Sciola, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura / With Giovanni Sciola, Director of the Italian Institute of Culture

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stono situazioni diverse all’interno del gruppo V4. La prossima visita del Ministro degli esteri Gentiloni a Praga il 16-17 marzo servirà proprio a noi per spiegare la portata del fenomeno e le sfide che esso presenta ai nostri confini ogni giorno e ai cechi per sot‑ tolineare la loro esigenza di rimanere nel “mainstream” europeo e di non confinarsi esclusivamente in gruppi regionali ristretti. L’Italia quinto partner commerciale della Repubblica Ceca. L’interscambio cresce, eppure lo stesso presidente Zeman parla di

It is clear that on the Czech side they are sorry, especially because different situations exist within the V4 group. The next visit in Prague of the Foreign Minister Gentiloni on March the 16th

insufficiente sviluppo delle relazioni economiche. Come ho detto l’interscambio com‑ merciale nell’ultimo anno è cresciuto del 10% e si tratta di un dato davvero importante. I gruppi italiani più im‑ portanti nel settore infrastrutturale si affacciano in Repubblica Ceca per co‑ gliere le opportunità che si presentano di fronte all’ambizioso programma di sviluppo lanciato dal governo ceco. Le industrie della Difesa dei due Paesi si aprono a nuove importanti cooperazio‑ ni a tutto campo, lo scambio di tecnolo‑ gie abbraccia il settore manifatturiero e

della meccanica di precisione, il turismo ceco verso l’Italia cresce e prende strade nuove anche perché altri mercati come quello nord africano o turco tendono a chiudersi. Insomma viviamo un periodo molto vibrante di interesse economico reciproco che accompagna l’evidente crescita di questo Paese. Da anni nelle grandi commesse pubbliche ci snobbano. Nel 2006 Autostrade bocciata per il pedaggio sui mezzi pesanti. Nel 2009 stop ad Alenia e ai suoi aerei. L’anno scorso Serenissima Costruzioni esclusa dalla gara per i lavori autostradali. Ora i malumori di Grandi Stazioni a Praga. Ambasciata e Camera di Commercio italo-ceca stanno sensibilizzando con forza gli ambienti politici ed econo‑ mici che contano in questo Paese per ottenere quegli spazi che l’Italia me‑ rita. Non c’è incontro con esponenti economici del governo ceco in cui non

and 17th, will be of use to us to explain the extent of the phenomenon, and the challenges it presents to our borders every day, as well as to the Czechs in order to emphasize their need to stay

in the European "mainstream," and not confine themselves exclusively in small regional groups. Italy is the fifth trading partner of the Czech Republic. The trade is growing, but the President himself, Zeman, speaks about insufficient development of economic relations. As I said the trade exchange grew by 10% last year, and it is a very important figure. The most important Italian groups in the infrastructure sector in the Czech Republic are trying to seize the opportunities presented by the ambitious development program launched by the Czech government. The defense industries of the two countries will open important new wide-ranging types of cooperation, the exchange of technology encompasses the manufacturing sector, and precision mechanics, the Czech tourism to Italy grows, and takes new roads because other markets such as the North African or Turkish one tend to close. In short, we live in a very vibrant period of mutual economic interest that accompanies the evident growth of this country.

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intervista / interview

sottolineo l’importanza di far entrare un po’ di “aria fresca” nel sistema degli appalti e consentire alle nostre imprese di operare senza essere discriminate. Ci sono forti lobbies che vanno contrasta‑ te, ma non dimentichiamo che i nostri imprenditori che sbarcano per la prima volta in questo Paese devono capire quanto sia importante avere un part‑ ner ceco che almeno all’inizio possa spianare la strada rispetto agli ostacoli presenti. Mi piace ricordare che a fron‑ te di casi negativi come quelli ricordati, ci sono molte commesse che vengono vinte da nostre imprese e di cui non si parla molto. Quello del Sistema Italia all’estero è un tema ricorrente. Che idea se ne è fatto qui in Repubblica Ceca? Come ho detto esiste una grande sin‑ tonia tra Ambasciata e Camic e tale coincidenza di interessi ha già portato a risultati importanti con gli interlo‑ For years in major public works, they have snubbed us. In 2006 Autostrade were rejected for the toll on heavy vehicles. In 2009 the rejection to Alenia and its aircrafts. Serenissima Costruzioni last year were excluded from the race for the highway sector. Now the discontent of Grandi Stazioni in Prague. The Embassy and the Italian-Czech Chamber of Commerce are strongly sensitizing the political and economic environments that count in this country, in order to obtain the spaces that Italy deserves. There is no meeting with business leaders of the Czech government in which I do not emphasize the importance of letting some "fresh air" in the procurement system and allowing our companies to operate without being discriminated against. There are strong lobbies that must be opposed, but do not forget that our entrepreneurs, who land in this country for the first time, have to understand how important it is to have a Czech partner, who at least initially may pave the way against the obstacles present. I like to remember that in the

cutori cechi. Certamente i mezzi a disposizione in termini di personale e capacità di promuovere il nostro sistema imprenditoriale su tutto il territorio ceco, non sono rilevanti e in qualche misura ne paghiamo le conseguenze rispetto a concorrenti a noi paragonabili che possono contare su numeri molto più alti in termini di personale e mezzi finanziari. Il Siste‑ ma Italia è molto più rilevante rispet‑ to ad un passato recente e soprattutto manda un segnale importante di pre‑

senza a tutti gli imprenditori italiani che operano in questo Paese. Un obiettivo raggiunto e il principale ancora da raggiungere durante il suo mandato a Praga? Sono contento di essere riuscito in qualche modo a riportare maggiore attenzione da parte delle istituzioni italiane verso questo Paese e le op‑ portunità che esso presenta. Da qui a fine anno avremo diverse visite go‑ vernative e parlamentari nei due sen‑ si e tutto ciò non può che favorire il

fiorire di nuove attività tra i due Paesi. Sono anche molto lieto delle nume‑ rose attività culturali che l’Ambascia‑ ta e l’Istituto di Cultura – guidato da una persona straordinaria come il dr. Giovanni Sciola – mettono sul piatto ogni anno. L’obiettivo da raggiungere è di consolidare un trend positivo che caratterizza gli scambi economici, dare maggiore visibilità all’Italia su tutto il territorio ceco e l’auspicio che gli imprenditori italiani si sentano sempre meno soli.

Durante una serata nei saloni dell’Ambasciata / During an evening in the lounges of the Embassy

face of adverse circumstances such as those mentioned, there are many contracts which are won by our companies, and this is not talked about much. The Sistema Italia topic is a recurring theme abroad. What idea is being made of it here in the Czech Republic? As I said there is a great understanding between the Embassy and the CAMIC (Italian-Czech Chamber of Commerce), and the common interests have led to important results with Czech partners. Certainly the resources available in terms of personnel and capabilities in promoting our business system on the

Czech territory, are not significant and to a certain extent we are paying the consequences more than comparable competitors who can rely on much higher numbers in terms of personnel and financial means. Sistema Italia is much more relevant than in the recent past, and above all sends an important sign of its presence to all Italian entrepreneurs operating in this country. A goal achieved and the main objective still to be reached during your tenure in Prague? I'm happy I somehow managed to bring greater attention from the Italian institutions toward this country, and the

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opportunities it presents. From here to the end of the year we will have various governmental and parliamentary visits in both directions, and this can only encourage the flourishing of new activities between the two countries. I am also very pleased with the many cultural activities that the Embassy and the Cultural Institute, led by an extraordinary person like Dr. Giovanni Sciola, has offered every year. The goal is to consolidate a positive trend that characterizes economic exchanges, giving more visibility to Italy on Czech territory, and the hope that Italian entrepreneurs will always feel less and less alone.

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In memoria dell’autore recentemente scomparso: testimone per caso dell’invasione del 1968, premiato da Havel nel 2000, snobbato dall’Università Carolina nel 2013

Cinquant’anni di Umberto Eco e Praga Fifty years of Umberto Eco and Prague Sì, è vero, “Il cimitero di Praga” è un indizio decisamente trascura‑ bile per raccontare gli intrecci tra Umberto Eco e la capitale boema. Il titolo per il libro del 2010 fu da lui scelto come avrebbero potuto fare in tanti: per via di quell’aura gotica di mistero ed esoterismo che a Praga è divenuta ormai un brand

riconosciuto. Bisogna invece partire da molti anni prima, quasi mezzo secolo, quando la Cecoslovacchia divenne, per sua sfortuna, nodo cruciale della storia. “Ero a Praga di passaggio, puntavo in macchina verso Varsavia per un congresso, un viaggio culturale, io, mia moglie e due amici” scriveva lo

scrittore sulle pagine dell’Espresso il 1 settembre 1968, nella quiete dopo la tempesta dell’intervento arma‑ to da parte delle truppe del Patto di Varsavia. “Sosta a Marienbad e a Karlovy Vary, per ritrovare il sapore dei fasti asburgici conditi con la salsa del turismo popolare, e poi Praga, a incontrare gli amici dell’Associazione

Yes, it is true, “The Prague Cemetery” is a very significant clue in indicating how Umberto Eco and the Bohemian capital intertwined. The title for the 2010 book was chosen by him, as many others could have, due to the gothic aura of mystery and esotericism

that has, by now, become a recognized brand in Prague. Yet one must go back many years, to almost half a century ago, when Czechoslovakia became, unfortunately, the crux of history. “I was passing through Prague, while heading by car to Warsaw for a confer-

ence, a cultural trip, me, my wife and two friends”, wrote the writer on the pages of Espresso on September 1, 1968, in the calm after the storm of the armed intervention by the Warsaw Pact troops. “A stop at Marienbad and Karlovy Vary, to rediscover the taste of

di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

In memory of the recently deceased author: by chance a witness of the 1968 invasion, awarded by Havel in 2000, then snubbed by Charles University in 2013

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Scrittori”. Giunti il 19 agosto, i quattro soggiornarono nel quartiere operaio di Libeň e da lì videro sfilare gli inva‑ sori la mattina del 21, sorpresi, loro come il resto del paese. Eco, filosofo e letterato, per quanto giornalista non aveva la minima vo‑ glia di diventare reporter di guerra – soprattutto con moglie al seguito – sicché la prima idea fu quella di saltare in macchina e fuggire in Au‑ stria: il serbatoio, però, era scarico. Si incamminò dunque verso la città alla ricerca di carburante, per una passeggiata di qualche chilometro in cui divenne testimone oculare delle prime ore dell’occupazione. Vi trovò le lunghe file di carri armati, le discus‑

sioni in russo tra occupanti e occupati, la rabbia dei praghesi, la confusione dei soldati invasori. Nel pomeriggio, sotto il castello di Hradčany, un caffè con l’amico “K”. (quale nome fittizio se non K., sotto il castello di Praga?), “tre ore di una tristezza infinita” in cui l’amico non trattiene le lacrime. Tornato al suo alloggio, Eco si trovò di fronte l’ostessa con in mano una tanica di benzina da 20 litri: il giorno dopo era in fila verso sud, con altre macchine italiane. Pochi anni fa, al quarantennale dell’in‑ vasione, il suo collega Enzo Bettiza, giornalista e scrittore, ha aperto una querelle proprio su quel resoconto, e su una discussione che i due ebbero

all’hotel Sacher di Vienna in quei gior‑ ni. “A lui non importava niente degli studenti, dei lavoratori di Praga; a lui importava solo che il blocco sovietico rimanesse compatto”, l’accusa è sta‑ ta ripresa da alcune testate italiane, soprattutto dalla stampa di destra, rilanciando i servizi fotografici di Jo‑ sef Koudelka sulle violenze che Eco, si dice, non aveva voluto vedere per cieca ideologia comunista. Rileggen‑ do l’articolo dell’Espresso risulta però chiaro – per chi ha una certa espe‑ rienza con gli eventi del ‘68 – come la testimonianza sia attendibile e non cerchi di sminuire l’irrimediabile errore sovietico. Per le violenze na‑ scoste, basta una mappa della città:

il filosofo a passeggio tra i cingolati non avrebbe potuto vedere gli scontri a fuoco, dato che l’assalto alla sede della radio nazionale, anticipato dalla mitraglia e quindici cadaveri davanti alla sua porta, avveniva nel quartiere opposto, Vinohrady, a quello da cui lui arrivava. Gli stravaganti racconti di danze e discussioni sui cingolati furo‑ no poi confermati dagli altri testimoni oculari. Quanto alla confusione degli occupanti, venne raccontata nel det‑ taglio per i lettori di Le Monde dalla giornalista francese Isabelle Vichniac. La resistenza nonviolenta praghese è stato anche quanto raccontato su quelle pagine; una storia incompleta, ma non scorretta.

Vice97

Umberto Eco a Praga nel 2000, per ricevere il premio Vision 97 da Dagmar e Václav Havel / Umberto Eco in Prague in 2000, to receive the award Vision97 from Dagmar e Václav Havel

the Hapsburg splendor seasoned with the popular tourism sauce, and then Prague, to meet friends of the Writers Association”. Having arrived on August 19, the four stayed in the working class district of Libeň, and from there they saw the invaders march on the morning of the 21st, leaving them surprised, like the rest of the country. Eco, philosopher and writer, as a journalist had no desire to become a war reporter, especially with his wife following him, so the first idea was to jump in the car and flee to Austria: the tank, however, was empty. So he walked

towards the city to search for fuel, and in what was merely a walk for a few kilometers, he became an eyewitness to the first hours of the occupation. There he observed the long lines of tanks, discussions in Russian between the occupiers and occupied, the anger of the Prague citizens, the confusion of the invading soldiers. In the afternoon, under the Hradčany castle, a cafe with his friend “K”. (which fictitious name other than K, under Prague Castle?), “three hours of an infinite sadness”, in which his friend could not hold in his tears. Once he returned to his accom-

modation, Eco faced the hostess with a 20 litre petrol can in his hands: the next day they were heading south, along with other Italian cars. A few years ago, on the 40th anniversary of the invasion, his colleague Enzo Bettiza, a journalist and writer, raised controversy on that particular report, and on a discussion that the two had at the Hotel Sacher in Vienna in those days. “He did not care at all about the students, or the Prague workers. He only cared about the Soviet bloc remaining intact”, the accusation was picked up by some Italian newspapers,

progetto repubblica ceca

especially from the right-wing press, while reusing the photographic services of Josef Koudelka on the violence, that Eco, they say, did not want to see due to his blind communist ideology. When rereading Espresso’s article, it appears to be clear, however, for those who have some experience with the events of ‘68, just how reliable the witness is, and how no attempt is made to diminish the Soviet’s irremediable error. For the hidden violence, a map of the city would be sufficient: the philosopher wandering through the tank treads could not have been able

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Il professore con il suo traduttore ceco, Zdeněk Frýbort / The professor with his Czech translator, Zdeněk Frýbort

Il dubbio è che Eco sia finito nella trappola della Praga strattonata, nel‑ la storia artefatta per partito preso da destra a sinistra, incompresa e no‑ nostante questo sulla bocca di tutti. Quasi ad annusare polemiche future, l’articolo terminava con queste parole: “Siamo in Austria. Cessato pericolo. In un certo senso siamo a casa. Che devo

fare? Suonare la marcia dei marines? Ma i socialisti traditi che ho lasciato a Praga, questo non lo vorrebbero”. Il racconto personale tra il professo‑ re di semiotica e la Primavera ha un epilogo particolare. Vent’anni dopo gli eventi di cui sopra, il leader di quei socialisti traditi arrivava nella sua casa accademica, l’Università di Bologna.

Era il 1988, il 13 di novembre, quan‑ do Alexander Dubček veniva insignito della laurea honoris causa in Scienze Politiche – per lo slovacco, quasi una resurrezione. “Tornerò, dovessi saltare il filo spinato” scrisse Dubček a un ami‑ co prima di quel suo viaggio storico, prima di trovarsi una marea di giorna‑ listi da mezzo mondo a chiamare il suo nome. L’entusiasmo per l’ex segretario del Partito Comunista Cecoslovacco sorprese anche l’allora preside della Facoltà di Scienze Politiche, il professor Guido Gambetta, che lo aveva voluto a Bologna. Lo ha raccontato egli stesso all’agenzia di stampa ceca, Čtk, che tre anni fa (ovvero 25 anni dopo) ha pub‑ blicato un articolo con questo incipit: “Si sono mai incontrati Umberto Eco e Alexander Dubček?”. L’agenzia ne darà

to see the gunfire, since the assault on the headquarters of the national radio, anticipated by machine gun fire and fifteen corpses in front of the door, took place in the opposite neighborhood, Vinohrady, to the one he came from. The extravagant tales of dances and discussions on the tracks were later confirmed by other eyewitnesses. As to

the confusion of the occupants, it was later described in detail for readers of Le Monde by French journalist Isabelle Vichniac. The nonviolent resistance in Prague was also, as told of on those pages, an incomplete story, but not incorrect. The doubt is that Eco ended up in the trap of torn Prague, in the story altered

on principle from right to left, misunderstood and yet on everyone’s lips. Almost sensing future controversy, the article ended with the words: “We are in Austria. The danger is over. In a sense we are at home. What should I do? Play the marines hymn? But the betrayed socialists who I left at Prague, would not want this”.

Italian Institute of Culture in Prague

“Non chiedetemi come mai Praga mi piaccia così tanto; quando un uomo si innamora, non sa dare spiegazioni” “Do not ask me why I like Prague so much; when a man falls in love, he is unable to explain”

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poi risposta positiva, dato che con Eco, star dell’ateneo, ci fu il primo di una serie di incontri bolognesi (tra gli altri lo slovacco incontrò il futuro premier italiano e commissario europeo Roma‑ no Prodi e l’esule Jiři Pelikán, direttore della televisione cecoslovacca durante la Primavera). Al tempo il semiologo era conosciuto in Cecoslovacchia, più che i suoi scritti

accademici, per il suo primo romanzo, Il nome della rosa. Ancora una volta, nell’introduzione, un accenno al ‘68: il fantomatico manoscritto del XIV secolo, su cui si basa il romanzo, gli fu messo tra le mani “mentre mi trovavo a Praga in attesa di una persona cara. Sei giorni dopo le truppe sovietiche invadevano la sventurata città”. Scritto nel 1980, fu tradotto da Zdeněk Frýbort e pubblica‑ to a Praga nel 1985 dalla casa editrice

Odeon. Con “Jméno růže”Frýbort inizia‑ va un rapporto a distanza con l’italiano, sodalizio autore-traduttore durato più di vent’anni, sul quale torneremo tra poco. Nel frattempo gli anni Novanta e gli anni “Zero” condussero il professor Eco verso la fama di luminare mondia‑ le. Non è una facile generalizzazione, basti prendere ad esempio la pagina wikipedia a lui dedicata, presente in 88 lingue: globalizzato, alla lettera. Nel mezzo un nuovo passaggio pra‑ ghese, nel 2000, a ricevere il premio Vision 97 della fondazione di Dagmar e Václav Havel (all’epoca Presidente della Repubblica Ceca) – un riconosci‑ mento indirizzato agli uomini di scien‑ za capaci di influire “sulle domande fondamentali dell’esistenza umana”. Eco ne approfittò per dichiarare la sua passione verso la città, che vedeva fi‑ nalmente rifiorire (passione parimenti indirizzata, da ghiottone qual era, per i knedlíky, cardine della cucina boema). Aggiunse: “non chiedetemi come mai Praga mi piaccia così tanto; quando un uomo si innamora, non sa dare

spiegazioni”. Havel, dal canto suo, si di‑ chiarò affascinato dall’erudizione dello scrittore, descrivendolo senza mezzi termini “uno straordinario fenomeno letterario e un semiologo il cui lavoro ispirerà molte generazioni”. È questo personaggio, ormai enorme, che nel 2010 l’ottantenne Frýbort, dopo averne tradotto i primi quattro romanzi (al primo seguono “Il pendo‑ lo di Foucault” nel 1991, “L’isola del giorno prima” nel 1995 e “Baudolino” nel 2001), ha descritto con la somma schiettezza di chi non si fa impressio‑ nare dagli allori: “Umberto Eco sa scri‑ vere, ma niente di geniale”. Si tratta di un’intervista per Progetto Repubblica Ceca, in vista dell’arrivo del nuovo romanzo “Il cimitero di Praga” (per l’appunto) e Frýbort, da amante del‑ la lingua italiana, sottolinea come la narrativa del semiologo sia efficace, ma la poetica non raggiunga le vette dei maestri dello stile nostrano (cita il suo amico Edoardo Sanguineti, come i classici Pasolini, Gadda, Morante). La notizia fu ripresa da varie testate

The personal story between the professor of semiotics and the Prague Spring has a special conclusion. Twenty years after the afore-mentioned events, the leader of those betrayed Socialists came to his academic home, the University of Bologna. It was 1988, on November 13, when Alexander Dubček was awarded an honorary degree in Political Science, almost a resurrection for the Slovak. “I’ll come back, even if I have to jump over the barbed wire”, he wrote to a friend before that historic trip of his, before finding a flood of journalists from all across the world calling his name. The enthusiasm for the former secretary of the Czechoslovak Communist Party surprised the then dean of the Faculty of Political Sciences, Professor Guido Gambetta, who had wanted him in Bologna. He said it himself to the Czech News Agency, ČTK, which three years ago (i.e. 25 years later) published an article with the opening words: “have Umberto Eco and Alexander Dubček ever met?” The

agency then gave an affirmative answer, since with Eco, star of the University, was the first in a series of Bolognese visits (among others the Slovak met the future Italian Prime Minister and European Commissioner Romano Prodi and the exiled Jiři Pelikán, director of Czechoslovak television during the Spring). At the time the semiotician was known in Czechoslovakia, for his first novel, The Name of the Rose, rather than for his academic writings. Once again, in the introduction, a hint on ‘68: the imaginary XIV century manuscript, upon which the roman is based, was handed to him “while I was in Prague, waiting for a dear friend. Six days later Soviet troops were invading the hapless city”. Written in 1980, it was translated by Zdeněk Frýbort and published in Prague in 1985 by the Odeon publishing house. With “Jméno růže”, Frýbort began a long-distance relationship with the Italian, an author-translator partnership lasting more than twenty

years, to which we will return shortly. Meanwhile the nineties and the “2000s” led Professor Eco to worldwide luminary status. It is not a simple generalization, just take for example the wikipedia page dedicated to him, presented in 88 languages: quite liter-

ally globalized. Among his accolades was also a new Prague passage, in 2000, in which he received the Vision 97 Award of the Foundation of Dagmar and Václav Havel (then President of the Czech Republic), an acknowledgment addressed to men of science capable

Selezione di opere di Eco in una libreria praghese / Selection of Eco’s works in a bookshop in Prague

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focus

Umberto Eco nel 1987 / Umberto Eco in 1987

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of influencing “the fundamental questions of human life”. Eco took the opportunity to declare his passion for the city, which he finally saw flourish (a passion equally directed, as the glutton he was, to knedlíky, a cornerstone of Bohemian cuisine). He added, “do not ask me why I like Prague so much; when a man falls in love, he is unable to explain it”. Havel, for his part, declared to be fascinated by the erudition of the writer, describing him bluntly as “a remarkable literary phenomenon and a semiotician whose work will inspire many generations”. It is this character, by now gigantic, who in 2010, after having translated the first four novels (after the first “Foucault’s Pendulum” in 1991, “The Island of the day before” in 1995 and “Baudolino” in 2001, would follow), the 80-yearold Frýbort described the man with the utmost frankness of those who are not

italiane in odore di stroncatura, ma in effetti Frýbort, con cui Eco aveva un rapporto cordiale, nulla tolse alla ca‑ pacità dello scrittore di orientarsi nel “labirinto dell’umana conoscenza”, come scritto dall’accademica italostatunitense Cinzia Donatelli Noble. L’ultima connessione praghese è nuo‑ vamente su un tono polemico: siamo ormai a fine 2013, quando il Consiglio Accademico dell’Università Carolina di Praga mette ai voti la nomina per una laurea honoris causa per il celeberrimo – che ormai di questi titoli, ne conta più di una trentina. La notizia non è nella nomina, che non sorprende più nessuno, bensì nell’esito negativo della votazione: i professori dell’Università fondata da Carlo IV non ritengono lo scrittore un candidato ideale. Certo la pratica di lauree ad honorem è ormai un’operazione di marketing per le uni‑

versità, che facendo leva sull’inesauribile vanità degli accademici, usano le lauree come banner pubblicitari. Purtroppo per il prestigioso ateneo in questione, la decisione non è stata presa per inte‑ grità morale ma a quanto pare, per un proverbiale granchio, dato che il comu‑ nicato del consiglio dichiarava la sua attività di romanziere e drammaturgo come non sufficientemente accademica né interdisciplinare; ma Umberto Eco, drammaturgo, non lo è mai stato... Alle polemiche di Bettiza, alla schiet‑ tezza di Frýbort, allo smacco della laurea honoris causa – Eco è passato oltre col minimo danno: in parte per‑ ché sulle polemiche non era nel torto, in parte per una boria da barone uni‑ versitario a cui certo non era immune: spocchia sì, ma d’altra parte, come si sarebbe potuto evitare d’esser super‑ bi, quando si era Umberto Eco?

overawed by laurels. “Umberto Eco can write, but is nothing brilliant”. It was in an interview for Progetto Repubblica Ceca, in anticipation of the arrival of the new novel “The Prague Cemetery”, (indeed) and Frýbort, an Italian language lover, emphasizes that the narrative of the semiotician is effective, but that the poetry does not reach the heights of the real masters of the local style (he mentions his friend Edoardo Sanguineti, as he does the classics by Pasolini, Gadda, Morante). The news was picked up by several Italian newspapers, considered to be harsh criticism, but actually Frýbort, with whom Eco had a cordial relationship, took nothing away from the writer’s ability to navigate the “labyrinth of human knowledge”, as written by the Italian-American academic Cinzia Donatelli Noble. The last connection with Prague is once again on a slightly controversial note. By now we are at the end of 2013, when the Academic Council of the Prague’s Charles University cast their votes for his nomination for an honorary degree for the famous scholar, who by now boasts more than thirty of these titles. The news is not the nomi-

nation, which would not surprise anyone, but in the negative outcome of the vote: the professors of the University founded by Charles IV did not consider the writer to be an ideal candidate. Of course, the practice of honorary degrees is now a marketing operation for the universities, who by leveraging the inexhaustible vanity of academics, use degrees as banner ads. Unfortunately for the prestigious university in question, the decision was not made by moral integrity, but apparently, by a proverbial blunder, since the communication from the council declared his activity as a novelist and playwright to be neither sufficiently academic nor cross-curricular, but Umberto Eco, has never been a playwright... The controversy of Bettiza, the frankness of Frýbort, to the failure of the honorary degree, Eco got through it all pretty much unscathed, partly because amidst the controversy he was not in the wrong, but partly due to the arrogance of a university baron to whom he certainly was not immune: arrogance yes, but on the other hand, how could he have avoided being proud, when he was Umberto Eco?

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Patočka, il sacrificio del filosofo Patočka, the sacrifice of the philosopher Storia del più grande filosofo della Cecoslovacchia che combatté, con il suo pensiero, i totalitarismi del Novecento

“È perché non ha avuto paura che Jan Patočka, il filosofo fenomenologo, è stato sfinito dalla polizia, sottomes‑ so a degli interrogatori estenuanti, perseguitato dalla polizia fino al suo letto d’ospedale e letteralmente mes‑ so a morte dal potere”. È con parole

lapidarie, da requisitoria, che Paul Ri‑ cœur, uno dei maggiori filosofi france‑ si ed europei del secondo Novecento, si esprime sulle colonne del quotidia‑ no Le Monde, a una settimana dalla morte dell’amico e collega cecoslo‑ vacco Jan Patočka, morto a Praga il

13 marzo 1977. E pensare che i lettori di Rudé Právo, il giornale ufficiale del Partito Comunista di Cecoslovacchia, della morte del più grande pensatore ceco del ventesimo secolo non trove‑ ranno nemmeno una riga. Sempre inviso al potere, Jan Patočka muore a

di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti

The story of the greatest philosopher of Czechoslovakia, who through his thinking, fought the totalitarianism of the twentieth century © Institute for Human Sciences, Vienna

“It is due to his lack of fear that Jan Patočka, the phenomenologist philosopher, was exhausted by the police, subjected to the grueling interrogations, persecuted by them up to when he was on his hospital bed, and literally

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put to death by the power”. With these lapidary words, as if in a court speech, Paul Ricœur, one of the most significant French and European philosophers of the late twentieth century, expressed his thoughts in the columns of the

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newspaper Le Monde, a week after the death of his friend and fellow Czech Jan Patočka, who died in Prague on 13th March, 1977. And to think that readers of Rudé Právo, the official newspaper of the Communist Party of Czechoslova-


cultura culture

settant’anni senza essere mai sceso a compromessi col regime. Restato quasi tutta la sua vita lontano dalle aule di filosofia dell’università di Praga, quelle che aveva immaginato come un vivaio, un crocevia del pen‑ siero europeo, per i pochi anni d’in‑ segnamento che gli furono concessi, dovette spesso coprire ruoli non suoi, costretto persino a lavorare come tra‑ duttore per venti corone la pagina – come racconta la figlia Jana in un’in‑ tervista alla Nouvelle Revue Française di Praga. Jan Patočka ha incarnato una vita d’opposizione, impegnato per il suo Paese e armato di parole, idee e amicizie. Di quelle capaci di cambiare il mondo. Ma riavvolgiamo il nastro. E lasciamo la parola al filosofo, che si presenta

così in un testo ripubblicato in Fran‑ cia, come gran parte della sua opera, all’indomani della sua morte: “Figlio di un filologo classico, che in gioventù aveva viaggiato in Grecia con Dörpfeld (…), sono nato a Turnov, in Boemia, il primo giugno 1907. Ho fatto i miei studi al ginnasio di Praga-Vinohrady – mentre imparavo il greco con mio padre – poi ho continuato i miei studi all’università Carolina di Praga, in ro‑ manistica, slavistica e filosofia”. Ma il “kairos” – il momento oppor‑ tuno – nella sua carriera di giovane studente è senza dubbio la borsa di studio che a ventun anni gli permette di trasferirsi a Parigi per proseguire gli studi di filosofia: qui segue corsi e seminari alla Sorbona, all’École des Hautes Études e al Collegio di Fran‑

Sede dell’Università della Sorbona, a Parigi. Una delle tante università visitate da Jan Patočka / Sorbonne University building, in Paris. One of the many universities visited by Jan Patočka

cia. Nei cortili monumentali e nelle aule di questi templi della filosofia, nel fermento intellettuale degli anni trenta, assiste alle lezioni dei filosofi

© Husserl Archives Leuven

Tre filosofi nel 1934: Jan Patočka (a sinistra) con Edmund Husserl (al centro) ed Eugen Fink (a destra) a Lovanio, in Belgio / Three philosophers in 1934: Jan Patočka (on the left) with Edmund Husserl (in the middle) and Eugen Fink (on the right) in Leuven, Belgium

kia, would not even find one line dedicated to the death of the greatest Czech thinker of the twentieth century. Always unpopular with the powers, Jan Patočka died aged seventy without ever having compromised with the regime.

Most of his life, he remained away from the university’s philosophy classrooms in Prague, those he had imagined as a nursery, a crossroads of European way of thinking, since in the few years of teaching that he was allowed, he often

had to cover roles that were not his, being forced even to work as a translator for twenty crowns a page, as stated in an interview with his daughter Jana in Prague’s Nouvelle Revue Française. Jan Patočka has embodied a life of op-

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più importanti dell’epoca: Léon Brun‑ schvicg, Édouard Le Roy e Pierre Janet. È durante questo soggiorno parigino che fa la conoscenza di Alexandre Koyré, altro grande studioso contem‑ poraneo, che rimarrà un amico di lun‑ ga data del filosofo ceco. Ma l’anno di Parigi è anche, e soprattutto, l’anno dell’incontro con l’uomo che più di tutti marcherà il pensiero di Patočka: il professore, germanofono ma mora‑ vo di nascita, Edmund Husserl. “Conoscevo già Husserl per i suoi scrit‑ ti ma quelle conferenze mi impressio‑ narono particolarmente”. Quelle con‑ position, committed to his country and armed with words, ideas and friendships. The kinds capable of changing the world. But let’s rewind the tape. Let’s leave the word to the philosopher, who presents himself like this in a text republished in France, like much of his work after his death: “The son of a classical philologist, who in his youth had traveled to Greece with Dörpfeld (...), I was born in Turnov, Bohemia, 1st June, 1907. I completed my studies at the grammar school in Prague-Vinohrady, while learning Greek with my father, then I continued my studies at Charles University in Prague, in Roman and Slavic studies and philosophy”. However, the “kairos”, i.e. the opportune moment, in the young student’s career was undoubtedly the scholar-

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L’impegno di Patočka è totale: riunioni, scritti, contatti con intellettuali all’estero, il tutto intervallato da estenuanti interrogatori della polizia segreta Patočka’s commitment was limitless: meetings, writings, contact with intellectuals abroad, all interspersed with grueling interrogation from the secret police

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ferenze a cui Patočka ha la fortuna di assistere sui banchi della Sorbona non sono altro che le decisive Meditazioni cartesiane pronunciate dal padre della fenomenologia. Fra gli uditori di quelle lezioni ci sono altri futuri grandi nomi della scuola filosofica francese: Gabriel Marcel, Emmanuel Lévinas e Lev Šestov. Patočka ricorda così il primo semi‑ nario husserliano: “Un giorno, al corso di logica, il professore disse ship that at twenty-one allowed him to move to Paris to continue his studies in philosophy. It was here where he attended courses and seminars at the Sorbonne, at the École des Hautes Études and at the College of France. In monumental courtyards and classrooms of these temples of philosophy, in the intellectual ferment of the thirties, he attended the lessons of the most important philosophers of the time: Léon Brunschvicg, Édouard Le Roy and Pierre Janet. It was during this stay in Paris that he met Alexandre Koyré, another great contemporary scholar, who would remain a long-time friend of the Czech philosopher. Yet the year of Paris was also, and above all, the year he met the man who more than anyone else, would shape the thinking of Patočka: the Moravian-born German-speaking professor, Edmund Husserl. “I already knew Husserl from his writings but those lectures particularly

che dovevamo finire prima poiché nella nostra aula vi sarebbe stata una lezione del Professor Husserl di Friburgo; io naturalmente rimasi a sedere ed attesi la riunione della So‑ cietà francese di filosofia, dove per la prima volta vidi l’uomo di cui non molto tempo dopo l’amico Vladimír Tardy scrisse che era il più grande filosofo vivente”. L’immagine di quell’uomo dal porta‑ mento solenne, dal pensiero podero‑ so, non lascia indifferente il giovane studente ceco: “di quella meditazione mi affascinava il fatto che fosse del tutto ignara che si svolgeva di fronte agli occhi del pubblico, come se il fi‑ losofo sedesse nella stanza di Cartesio

e sviluppasse il suo tema più avanti, molto più avanti”. L’esperienza francese è un momento decisivo della formazione di Patočka: qui comincia a profilarsi la sua pro‑ pria voce filosofica, i primi abbozzi di un pensiero personale che troverà compimento nella fenomenologia. Risultato degli studi parigini, è un primo lavoro di una certa impor‑ tanza: la dissertazione del 1931 sul concetto di evidenza e il suo signi‑ ficato per la noetica, in cui rifiuta la nozione tradizionale di verità e di evidenza per sostenere una tesi già tutta fenomenologica: la verità va cercata nella mostrazione, nella manifestazione dell’essente.

impressed me”. Those conferences in which Patočka had the good fortune to attend behind the Sorbonne desks were nothing but the decisive Cartesian Meditations spoken by the father of phenomenology. Among the auditors of those lessons were other future big names of the French philosophical school: Gabriel Marcel, Emmanuel Lévinas and Lev Šestov. Patočka remembered the impact of the first seminar of Husserl. “One day, in the course on Logic, the professor said that we had to finish earlier, since there would be a lecture by Professor Husserl of Freiburg in our classroom. I sat there and naturally waited for the meet-

ing of the French Philosophy Society, where for the first time I saw the man who not long after, was described by his friend Vladimír Tardy as the greatest living philosopher”. The image of the man of imposing bearing, of awe-inspiring thinking, did not leave the young Czech student indifferent. “What fascinated me about those musings was the fact that he was completely unaware of what took place in front of him in the eyes of the public, as if the philosopher had sat in the room of Descartes and developed his theme further, much further”. The French experience was a decisive moment in the formation of Patočka.

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cultura culture

Più tardi, grazie ad un’altra borsa di studio Patočka proseguirà le sue ricerche in Germania, dove seguirà i seminari di Martin Heidegger e farà personalmente la conoscenza del suo maestro Husserl, con cui resterà in contatto per molti anni, anche dopo che questi, d’origine ebrea, è escluso dal mondo accademico con la presa di potere dei nazisti in Germania. Finito il periodo di formazione tedesco Patočka rientra in patria, per restare. Qui diventa segretario del Circolo filo‑ sofico di Praga e insegna all’università Carolina per due anni, prima che i nazi‑ sti invadano il paese e chiudano l’uni‑ versità nel settembre 1939. Riprenderà l’insegnamento solo a guerra termina‑

ta, nel 1945: allora è in contatto con tanti, importanti filosofi europei, in particolare in Francia, dove l’esisten‑ zialismo è una delle correnti più vivaci. Questa fitta e feconda attività accade‑ mica è interrotta bruscamente dopo la presa di potere dei comunisti nel 1948. È allora che Patočka, per restare fedele alla propria linea, continuerà i propri studi e ricerche nella penombra, spes‑ so sostenendosi con altri lavori, altre ricerche storiche più “accettabili”: le sue pubblicazioni filosofiche sono vie‑ tate e circolano unicamente in forma di samizdat, sottobanco, come di na‑ scosto sono organizzati a casa sua cicli di seminari filosofici impronunciabili pubblicamente.

Solo nel 1968 può riprendere l’inse‑ gnamento all’università, ma anche stavolta per un periodo troppo breve, giusto il tempo della Primavera di Praga di Dubček. Nemmeno due anni dopo Patočka sarà costretto a lasciare di nuovo l’insegnamento e ricomin‑ ciare a lavorare in clandestinità. È in questi anni che si profila l’ultimo capitolo della vita di Patočka, quello della resistenza e dell’impegno poli‑ tico: quando decide di essere il volto, la voce e il pensiero, assieme a Václav Havel e altri, di quella Charta 77 che coraggiosamente criticava il governo della Cecoslovacchia per la mancata attuazione degli impegni sottoscritti in materia di diritti umani alla Confe‑

renza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Quel sogno d’Europa democratica, libera e etica, che per Patočka ha le sue radici lon‑ tane e decisive nel pensiero greco antico. L’impegno politico e intellettuale di Patočka è totale: riunioni, scritti, contatti con intellettuali all’estero, il tutto intervallato da estenuanti in‑ terrogatori della polizia segreta che lo sorveglia costantemente: un’atti‑ vità frenetica e sfiancante che finisce per minargli la salute. Così, dopo un ultimo interrogatorio estenuante in ospedale, dove Patočka è già ricove‑ rato per un malore, il filosofo è colpito da una grave emorragia cerebrale.

© Ústav pro soudobé dějiny AV ČR

Charta77: a sinistra la notizia del Corriere della Sera sulla sua diffusione, a destra la firma originale di Jan Patočka al documento / Charta77: on the left the news of its diffusion by the newspaper Corriere della Sera, on the right the original signature of the document by Jan Patočka

It was here when he started to develop his own philosophical voice, the first elements of a personal way of thinking that would find completion in phenomenology. One result of the studies in Paris, is an early work of considerable importance: the dissertation from 1931 on the concept of evidence and its significance for noetics, which rejects the traditional notion of truth and evidence to support an already completely phenomenological thesis: the truth needs to be sought in monstration, in the manifestation of beings. Later, thanks to another scholarship Patočka would continue his research in

Germany, where he followed the seminars of Martin Heidegger and personally got to know his teacher Husserl, with whom he would remain in contact for many years, even after the latter, of Jewish origin, would be excluded from the academic world following the rise to power of the Nazis in Germany. After the German training period Patočka returned home, where he remained. Here he became secretary of the Prague Philosophical Circle and taught at Charles University for two years, before the Nazis invaded the country and closed the university in September 1939. He would resume

teaching only after the war, in 1945. Back then he was in contact with many important European philosophers, particularly in France, where existentialism was one of the most vibrant currents. This dense and fruitful academic activity was stopped abruptly following the rise to power of Communism in 1948. It was then when Patočka, to remain faithful to his line of work, would continue his studies and research in the shadows, often supporting himself with other jobs, other more “acceptable” historical research. His philosophical publications were prohibited, and

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circulated only in the form of a samizdat, under-the-counter, and likewise, publicly unpronounceable philosophical seminars were secretly organized in his house. Only in 1968 he was able to resume teaching at the university, but once again, for too short a time, precisely during the time of the Prague Spring of Dubček. Not even two years later, Patočka again would be forced to abandon teaching and go back to working underground. It was in these years that the last chapter in the life of Patočka started, one characterized by resistance and political engage-

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cultura culture

In alto, una targa commemorativa sulla casa natale del filosofo, a Turnov. In basso, la sua scarna lapide nel cimitero di Břevnov, a Praga / Above, a commemorative plaque on the philosopher’s birth place, in Turnov. Below, his gaunt tombstone in Břevnov cemetery, Prague

Morirà tre giorni dopo. Ma al regime non basta nemmeno l’averlo messo a morte, per riprendere le parole di Ricœur. Arresti, espulsione di intel‑ lettuali stranieri, sgherri del regime a fotografare tra la folla: il funerale di Jan Patočka è trasformato in una caccia alle streghe. Si racconta che persino ai fioristi furono imposte le saracinesche abbassate. Ma ar‑ rivarono in più di mille all’abbazia di Břevnov, nonostante tutto, per dire addio al “Socrate di Praga” che, come tutti i più grandi filosofi, ha parlato fino alla fine con estrema lungimiranza. Così, in una delle sue riflessioni più tarde, aveva detto: “nel sacrificio c’è l’essere”.

La notizia della morte di Jan Patočka sul Corriere della Sera / The news of Jan Patočka’s death on the newspaper Corriere della Sera

ment: when he decided to be the face, the voice and thought, along with Václav Havel and others, of the Charter 77 that courageously criticized the Czechoslovakian government for failing to fulfill the commitments promised in the field of human rights to the Helsinki Conference on security and cooperation in Europe. That dream of a democratic, free and ethical Europe, which for Patočka has its distant, determining roots in the ancient Greek way of thinking. The political and intellectual commitment of Patočka could not have been more complete: meetings, writings, contact with intellectuals abroad, all interspersed with grueling interrogation from the secret police who monitored him continuously: hectic and exhausting activity that ended up weakening his health. In fact, after a

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final grueling interrogation in hospital, where Patočka had already been admitted due to a sudden illness, the philosopher was struck by a severe brain hemorrhage. He died three days later. Yet for the regime not even putting him to death was sufficient, to quote the words of Ricœur. Arrests, the expulsion of foreign intellectuals, thugs of the regime taking photos among the crowd: the funeral of Jan Patočka turned into a witch hunt. It is even said that the florists were forced to lower their shutters. Nevertheless, more than a thousand people arrived at the Abbey of Břevnov, despite everything, to say goodbye to the “Socrates of Prague” who, like all the great philosophers, spoke out to the very end with great foresight. Thus, in one of his later reflections, said, “in sacrifice there is being”.


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Appuntamenti futuri Dal 10 febbraio al 30 giugno

Dal 12 febbraio al 30 marzo

Dal 17 al 25 marzo

Al polo fieristico PVA Expo di Praga-Letňany è in corso una mostra unica sul Titanic con oltre duecento ma‑ nufatti ripescati dal fondo dell’Atlantico. È parte di un tour mondiale curato dalla società RMS Titanic. All’ingresso il visitatore ottiene il biglietto con il nome di uno dei passeggeri del 1912 e a fine visita scopre se è sopravvissuto. All’interno conosce i racconti dei passeggeri, segue le vicende politiche e socio-cultu‑ rali d’inizio Novecento e i progressi tecnici nella navi‑ gazione, può toccare un iceberg simile a quello che fu fatale al transatlantico e aggirarsi fra le perfette ricostruzioni degli interni: i corridoi e le cabine, la sala macchine e quella da pranzo, la caffetteria. I cechi a bordo erano pochi ma tracce boeme sono presenti nelle porcellane che imbandivano i tavoli. www.vystavatitanic.cz

L’Istituto Italiano di Cultura di Praga ospita la mostra “I mosaici antichi di Ravenna” che presenta il raro patrimonio musivo ravennate attraverso copie, fedeli agli originali, tratte dal Mausoleo di Galla Placidia, dalle Basiliche di San Vitale, Sant’Apollinare Nuovo e Sant’Apollinare in Classe e una sezione dedicata alle opere di ventisei artisti contemporanei. Tra gli organizzatori, il Comune di Ravenna, l’Istituto e l’as‑ sociazione Art&Craft Mozaika. A questi ultimi si deve anche il convegno internazionale “MosaiCONtempo, dai mosaici di Ravenna ai nostri giorni”, focalizzato su storia del mosaico e tecniche di restauro. Si è svolto per l’inaugurazione del 12 febbraio, con il patrocinio delle Ambasciate d’Italia e di Germania a Praga e dell’Accademia di Belle Arti della capitale ceca. www.iicpraga.esteri.it

Per nove giorni il multisala Cinestar Anděl di PragaSmíchov ospita il 23° Festival internazionale del cine‑ ma Febiofest. Oltre 400 proiezioni attirano pubblico e critica con i migliori film del momento, tra cui quattro nominati agli Oscar. Carol apre la cerimonia inaugurale del 17 marzo che per la prima volta si tiene all’Obecní dům. Riceveranno il premio Kristián per l’apporto alla cinematografia l’attrice slovacca Emília Vášáryová e il regista italiano Marco Bellocchio. Della sua filmografia, frutto di cinquant’anni di carriera, il Febiofest ha pro‑ posto in passato Vincere e Bella addormentata. Altro ospite italiano è Simone Gattoni, produttore di Sangue del mio sangue, ultima opera di Bellocchio. Parte della kermesse sono le sezioni musicale e cine-gastronomica Febiofest Music Fest e Culinary Cinema. www.febiofest.cz

From 10 February to 30 June

From 12 February to March 30

From March 17 to 25

Titanic: the Exhibition

The ancient mosaics of Ravenna

Febiofest

At the PVA Expo Prague-Letňany fairground, a exhibition is being held on the Titanic, with over two hundred artifacts salvaged from the Atlantic. It is part of a world tour. At the entrance, each visitor gets a ticket bearing the name of a passenger that had been involved in the shipwreck; at the end, they can find out whether the passenger had actually survived or not. Inside, visitors have the opportunity to get to know about the stories of the passengers and follow the political and cultural events of the early twentieth century, as well as the technical navigational advances made at the time. They will also be able to touch an iceberg, that is similar to the one that was fatal to the transatlantic ship and will have the opportunity to walk around the perfect interior reconstructions: corridors and cabins. The number of Czechs on board the ship was small, but Bohemian traces may be found in the chinaware that was used for the dining room tables. www.vystavatitanic.cz

The Italian Cultural Institute in Prague is hosting the exhibition “The ancient mosaics of Ravenna” that displays the rare mosaic heritage of Ravenna with faithful copies of the originals, derived from the Mausoleum of Galla Placida and the Basilica of San Vitale, Sant’Apollinare Nuovo and Sant’Apollinare in Classe and a section dedicated to the works of twenty-six contemporary artists. Among the organizers also the City of Ravenna, the Italian Institute and the Art&Craft Mozaika association, which were involved in the “MosaiCONtempo international conference, from the mosaics of Ravenna to the present day”, that focuses on mosaic history and restoration techniques. It took place for the 12 February inauguration, with the support of the Italian and German Embassies in Prague and the Academy of Fine Arts of the Czech capital. www.iicpraga.esteri.it

For nine days, the multiplex Cinestar Anděl in PragueSmíchov will house the 23rd Febiofest International Film Festival. There will be more than 400 showings to attract audiences and critics, with the best films of the moment, including four Oscar nominees. Carol will open the inauguration ceremony of 17 March, that will take place for the first time at the Obecní dům. The Kristián Award will be given to the Slovak actress, Emília Vásáryová, and Italian director, Marco Bellocchio, for their cinematographic achievements. From Bellocchio’s filmography, which is the result of a fifty year commitment, in recent years Febiofest showed Vincere and Sleeping Beauty. Another Italian guest is Simone Gattoni, director of Blood of my blood, the last film by Bellocchio. The event also includes a musical and film-gastronomy section – Febiofest Music Fest and Culinary Cinema. www.febiofest.cz

Titanic: the exhibition

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Sabrina Salomoni

I mosaici antichi di Ravenna

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Febiofest


appuntamenti events

Future events

Sabrina Salomoni

Il 21 marzo

Dal 13 al 15 aprile

Il 15 aprile

Il Maestro Walter Attanasi ripropone il concerto even‑ to Classic & Jazz. Cornice dell’appuntamento è la Sala Suk del Rudolfinum di Praga, dove il Maestro dirige l’orchestra da camera Czech Virtuosi e il violinista e compositore Alessandro Quarta. Le musiche in sca‑ letta – il concerto per violino e orchestra n. 5 K219 di Mozart, Blues di Paganini, Temptation di Quarta, Spain di Corea e Oblivion, Jean y Paul e il noto Liber‑ tango di Piazzolla – combinano armonie classiche a sonorità jazz. Una fusione che Quarta conosce bene; da violinista classico, è noto oggi come musicista non convenzionale grazie alle sue incursioni in ambito blues, soul e pop. L’evento, applaudito negli ultimi due anni sia a Praga che al Teatro Morlacchi di Perugia, è organizzato da UmbriaMusicFest e Italia Arte Fest. italiaartefest.com www.walterattanasi.it

L’Istituto di studi romanzi della Facoltà di Lettere dell’Università Carlo di Praga e l’Istituto Italiano di Cultura organizzano il convegno internazionale “Eso‑ terismo, occultismo e fantastico nella letteratura ita‑ liana tra fin de siècle e avanguardia”. Studiosi di vari paesi indagano il legame tra esoterismo e letteratura e la crisi della razionalità che tra fine Ottocento e ini‑ zio Novecento colpisce il pensiero occidentale ponen‑ do fine a positivismo e verismo. Sedotti dal fascino dell’occulto, gli scrittori introducono nella letteratura italiana il filone fantastico. Il convegno, aperto dai professori Marco Pasi, Simona Cigliana e Antonio Sac‑ cone delle Università di Amsterdam, Roma e Napoli, si svolge in due sessioni parallele presso l’Istituto Ita‑ liano e l’Università Carlo. www.iicpraga.esteri.it

La Filarmonica della Scala lascia Milano per esibirsi in varie città italiane ed estere. In aprile, diretta dal Maestro Myung-Whun Chung, fa tappa a Budapest, Oviedo e nella Sala Smetana della Casa municipale di Praga dove propone la Sinfonia n. 40 di Mozart e la Quinta di Mahler. L’evento è patrocinato dall’am‑ basciata italiana, dal ministero ceco della cultura e dal sindaco di Praga. Il coreano Chung ha un forte legame con l’Italia: è stato direttore del Teatro Co‑ munale di Firenze e dell’Accademia di Santa Cecilia e ospite regolare alla Fenice di Venezia e alla stessa Scala. Sia il Maestro che l’orchestra scaligera si sono già esibiti in passato a Praga, al Rudolfinum: il pri‑ mo per dirigere la Filarmonica di Seul e quella ceca, la seconda al festival Dvořákova Praha del 2011. www.obecnidum.cz

21 March

From April 13 to 15

April 15

Classic&Jazz

Conference on esotericism

La Scala Concert

The Maestro, Walter Attanasi, is going to present the Classic & Jazz concert event again, that will take place in the Suk Hall of the Rudolfinum in Prague, where the Director conducts the Czech Virtuosi chamber orchestra and the violinist and composer Alessandro Quarta. The music lineup includes the Concerto for Violin and Orchestra No. 5 K219 by Mozart, Paganini Blues, Temptation by Quarta, Spain by Corea and Oblivion, Jean Y Paul and the famous Libertango by Piazzolla – combining classical harmonies with jazz sonorities. A mix that Quarta knows very well; from a classical violinist he is now known as a non-conventional musician, thanks to his incursions into the field of blues, soul and pop. The event, which has been well received by the public in the past two years, both in Prague and at the Morlacchi theatre in Perugia, is organized by UmbriaMusicFest and Italia Arte Fest. italiaartefest.com www.walterattanasi.it

The Institute of Roman studies of the Charles University faculty of letters in Prague and the Italian Cultural Institute are holding the international conference on “esotericism, occultism and fantasy in Italian literature from the fin de siècle to avant-garde”. Scholars from various countries investigate the link between esotericism and literature and the crisis of rationality that from the late nineteenth and early twentieth century affected Western thought, leading up to the end of positivism and realism. Seduced by the magic attraction of the occult, writers began to introduce fantasy into Italian literature. The conference, which will be opened by Professors Marco Pasi, Simona Cigliana and Antonio Saccone from the Universities of Amsterdam, Rome and Naples, will take place during two parallel sessions at the Italian Institute and the Charles University. www.iicpraga.esteri.it

La Scala Philharmonic is leaving Milan to perform in various Italian and foreign cities. In April, under the direction of Maestro Myung-Whun Chung, it will make a stop at Budapest, Oviedo and in the Smetana Hall of the Prague Municipal House, where it will perform Mozart’s Symphony no. 40 and Mahler’s Fifth symphony. The event is sponsored by the Italian Embassy, the Czech Ministry of Culture and the Mayor of Prague. The Korean Chung has a strong bond with Italy: he was director at the Council Theatre in Florence and the Academy of Santa Cecilia and a regular guest at La Fenice in Venice, including La Scala. The Maestro and La Scala orchestra have both already performed at the Rudolfinum in Prague in the past: the former to conduct the Seoul and Czech Philharmonic and the latter at the Dvořákova Praha 2011 festival. www.obecnidum.cz

Classic&Jazz

Convegno sull’esoterismo

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Concerto della Scala

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La sorella minore della Eiffel The Eiffel’s younger sister Cinque volte più piccola di quella parigina, la torre di Petřín fu realizzata in soli quattro mesi di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

Five times smaller than the Eiffel in Paris, the Petřín Tower was built in just four months

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Praga Prague

Dal tocco esotico e d’indubbio impat‑ to visivo, sulla collina di Petřín svetta imponente una miniatura della Tour Eiffel. Il monumento più imitato al mondo vanta repliche da Tokio a Las Vegas, dalla Cina alla Russia ma quel‑ la praghese fu una delle prime. Nel 1889 Vilém Kurz e Vratislav Pa‑ sovský, fondatori del Club dei Turi‑ sti Cechi, visitarono l’Esposizione universale di Parigi e trovarono così

eccezionale l’opera architettonica di Eiffel che già durante il viag‑ gio di ritorno si ripromisero di far provare a Praga la stessa vertigine con un’imitazione che dominasse la città. Se nei tempi antichi dalle torri più alte si controllavano i ne‑ mici o le mandrie, a fine Ottocento i romantici scoprirono l’incanto del paesaggio. La collina di Petřín, la più alta cima della capitale a 318

metri sul livello del mare, era il sito ideale; da lassù si apriva una vedu‑ ta su gran parte del regno ceco. Il sogno era nato. Entro la fine di quello stesso anno fu creata l’Associazione della torre pano‑ ramica di Petřín, si approvò il progetto e si stilò un preventivo di 32mila fiori‑ ni. Il Club ne versò i primi 1.031. Nel 1891 si sarebbe tenuta l’Esposi‑ zione giubilare di Praga, evento che

© David Lewis, Flickr

Il panorama di Praga dalla torre di Petřín / Panorama of Prague from the Petřín Lookout Tower

With an exotic touch and an unquestionable visual impact, the miniature reproduction of the Eiffel Tower stands imposingly on top of the Petřín hill. The most imitated monument in the world boasts replicas from Tokyo to Las Vegas, from China to Russia, but the Prague tower was actually one of the first. In 1889 Vilém Kurz and Vratislav Pasovský, founders of the Czech Tourist Club, went to visit the World’s Universal Exhibition in Paris to discover the great architectural work of Eiffel,

and on their trip home, they resolved to try and recreate the same dazzling atmosphere even in Prague – with an imitation tower that would dominate the city. If in ancient times they used to keep their enemies and herds under surveillance from their high towers, at the end of the nineteenth century, the Romantics began to discover the charm and beauty of the landscape. The Petřín hill, the highest peak in the capital at 318 meters above sea level, was the ideal site; an open viewpoint

over a large part of the Czech kingdom. Their dream was set. By the end of that year, the Petřín observation tower Association was established and the project approved with an estimated budget of 32 thousand Fiorin. The Club anticipated the first 1,031. In 1891, the Jubilee Exhibition would soon be held in Prague and that led them to accelerate the construction of the monument. However, the search for financial resources required great effort.

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spinse ad accelerare la costruzione del monumento ma la ricerca di mezzi finanziari richiese un gran‑ de sforzo. Al dottor Kurz, redattore della rivista del Club, fu affidato il compito di entusiasmare all’idea il popolo ancora ignaro. L’8 gennaio 1890 nel quotidiano tedesco Poli‑ tik uscì un suo articolo ambientato nell’agosto 1891, un’immagine del futuro che ritraeva con tono visiona‑ rio una Praga moderna. Lo scrittore accompagna un ospite immaginario a Újezd dove la prima novità è la fu‑ nicolare con cui salgono ai giardini Nebozízek e da lì alla Torre Eiffel di Praga, “la cui cima era ornata da una gigantesca corona che scintilla‑ va di luci colorate” scrisse Kurz. Per trasformare il sogno in realtà sareb‑ be bastato un solo anno di lavori, un tempo inverosimile. Alcuni scettici pensarono a uno scherzo ma i più si appassionarono al progetto e con‑ tribuirono con delle donazioni. Era una lotta contro il tempo. Il 16 marzo 1891 iniziarono i lavori, secon‑ It was then that the editor of the club magazine, Dr. Kurz, was given the task of inspiring the public to this new idea, because most people were still unaware of the idea. On January 8, 1890 one of his articles was then published in the German newspaper Politik, which portrayed an image set in August 1891 depicting a visionary image of a modern Prague, in which the writer accompanies an imaginary guest to Újezd, where the first innovation was the funicular. It takes you up to the Nebozízek gardens, and from there, to the Prague Eiffel Tower, “whose peak was adorned with a giant crown that glittered with coloured lights”, Kurz wrote. To turn the dream into a reality, only a years’ work would be required, a rather unlikely forecast. A few sceptics, in fact, believed it was probably a joke, however, most people accepted the idea with enthusiasm and actually helped with donations. However, it turned out to be a race against time. On 16 March 1891, work

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© Miroslav Petrasko, Flickr

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Oggi attrazione puramente panoramica, in passato la torre servì da radiostazione ed emittente televisiva

do i disegni dell’architetto Vratislav Pasovský e degli ingegneri František Prášil e Julius Souček dello stabilimen‑ to meccanico Českomoravské strojírny. Due mesi per trasportare sulla collina 175 tonnellate di ferro di Kladno e poi si assemblò il corpo. Il 2 luglio la torre era finita, in nemmeno quattro mesi, e il 20 agosto si tenne l’inaugurazio‑

ne. Il colle di Petřín fu velato dai colori nazionali e sulla punta della struttura sventolava la bandiera rossa e bianca della Boemia. Il sogno dei turisti cechi si era avverato. La torre panoramica è alta 63,5 me‑ tri, un quinto dell’originale francese anche se, vista l’altezza dell’altura praghese, le sommità delle due tor‑

ri si trovano alla stessa altitudine. I cechi l’hanno presto ribattezzata “Eiffelovka”, la “piccola Eiffel” ma non è una semplice versione ridotta, le differenze ci sono. Contrariamen‑ te al simbolo parigino, non poggia su quattro colonne d’acciaio ma ha una base ottagonale in muratura da cui si diramano otto braccia. Una

Even if today it is purely a scenic attraction, the tower was used as a radio and television station in the past

began on the basis of architect Vratislav Pasovský’s drawings, with the collaboration of engineers František Prášil and Julius Souček from the iron-works at Českomoravské strojírny. It took two months to transport the 175 tons of Kladno iron up to the top of the hill before the assembly work of the main structure. On July 2, in less than four months, the tower was finally completed and its inauguration was held on August 20. The Petřín hill was veiled with the national colours, with the red and white colours of the Bohemian flag on the peak of the structure. The dream of the Czech Tourist Club had come true. The panoramic tower is 63.5 meters high, a fifth of the original French one, even if, because of the high ground of

the hill, the height of the tips of the towers are at the same altitude. The Czechs soon renamed it “Eiffelovka”, the “little Eiffel”, and it is not simply a smaller version, but it has a number of differences. Contrary to the Parisian symbol, the tower is not supported by four steel columns, but by an octagonal brick base, from which eight arms branch out. A concept that is more reminiscent of the Götzinger Höhe observation tower, in Saxony. There is no open space on the ground floor, but an entrance hall that used to house a restaurant, and which is now a café. The basement hosts an exhibition dedicated to the Czech know-it-all Jára Cimrman, with photographs and drawings depicting the activities of the Czech Tourist Club and the various changes

that were made on the Petřín hill from the period of the mines to the erection of the tower. There are two observation platforms, one at 20 and the other at 55 meters, where visitors used to go up with a lift that was powered by a gas engine. It was later replaced with an electric one, but at the time, there was no comparison with the less modern hydraulic lift of the French giant tower. However, modernity does not prevent accidents. On July 5, 1938, during a rally of the Sokol gymnastic association, a short electrical circuit caused a fire in the cabin that, fortunately, was empty at the time. The approximate one hundred tourists on the flight of steps were evacuated in time. Around the lift, there are two spiral staircases consisting of 299 steps each,

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concezione che ricorda più la torre d’osservazione di Götzinger Höhe, in Sassonia. Al pianterreno non c’è uno spazio vuoto ma una hall d’entrata che allora ospitava un ristorante, oggi una caffetteria. Il seminterrato accoglie una mostra dedicata al tut‑ tologo ceco Jára Cimrman, fotografie e disegni che ripercorrono l’attività del Club dei Turisti cechi e i cambia‑ menti del colle di Petřín dall’età delle miniere all’erezione della torre. Ci sono due piattaforme d’osserva‑ zione, una a 20 e l’altra a 55 metri. I visitatori salivano con un ascensore alimentato da motore a gas. In se‑ guito fu sostituito da uno elettrico ma all’epoca non c’era paragone con il meno moderno ascensore idraulico del colosso francese. La modernità non impedì tuttavia l’incidente. Il 5 luglio 1938, durante un raduno dell’associazione ginnica Sokol, un corto circuito causò un incendio nella cabina, fortunatamente vuota. I circa cento turisti sulle gradinate furono evacuati in tempo. Attorno all’ascensore serpeggiano due scale a chiocciola da 299 gradini ognuna, per salire e scendere senza incrociarsi. Dalla galleria panorami‑ ca superiore si aprono visuali moz‑

zafiato sul Castello e sulle cento torri della capitale ma nelle giornate più limpide si vedono anche il monte Říp e i Monti dei Giganti. “Personalmen‑ te non smette di affascinarmi la vista invernale su Malá Strana alla sera” dice il custode Jiří Čejka. “Oserei dire che il celebre modello di Parigi non offre neanche un frammento di ciò che si può ammirare da noi. In quale altro posto, dal centro dello stato, spazi con lo sguardo da un confine all’altro?”. Parere comprensibilmen‑ te opposto a quello di Jean-Bernard Brose, presidente della società che gestisce la Eiffel: “Le repliche in‑ vogliano i turisti a visitare quella vera. La nostra torre ha qualcosa che nessun’altra può avere: Parigi”. Tornando a Petřín, l’opera di ferro non piace a tutti. Rischiò anzi di essere abbattuta. Il 15 marzo 1939 giunse a Praga Adolf Hitler, al se‑ guito delle truppe tedesche occu‑ panti. Ammirando il paesaggio dal castello, fu infastidito dalla torre che rovinava la vista e si propose di farla rimuovere. Oggi usata solo come punto panora‑ mico, in passato ebbe altre funzioni. Nel novembre 1918 vi fu installata un’antenna e la radiostazione Prg di

© Muzeum Prahy

Praga Prague

Il progetto della Torre di Petřín e un momento della realizzazione / The design of Petřín Tower and a photo taken during its construction

Petřín fu la prima emittente ceco‑ slovacca. Ben presto stabilì regolari contatti con gli stati confinanti, l’In‑ ghilterra e la stazione parigina della Eiffel. Allora la radiotelegrafia era una prerogativa dell’esercito e garantiva

© Maria Antonietta, Flickr

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soprattutto la corrispondenza diplo‑ matica fra il ministero degli esteri e i suoi uffici di rappresentanza. Nel 1953 fu la volta del trasmetti‑ tore televisivo. L’ascensore cedette il posto al passaggio dei cavi e ai to reach the top and come down, that do not intersect. The upper panoramic gallery offers a breathtaking view of the Castle and to the hundred towers around the capital, but on a clear day you will also be able to see the Říp and the Giants mountains. “Personally, I am always enchanted by the winter night-time view of Malá Strana”. says Jiří Čejka, the keeper. “I would go so far as to say that the famous model of Paris does not even offer a fragment of what you can actually admire over here. Which other place gives you the opportunity – from the centre of the State – to sweep your gaze from one frontier to the other?”. An understandable opposite view is that of Jean-Bernard Brose, chairman of the company that operates the Eiffel tower: “The

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visitatori rimasero solo le scale e la piattaforma superiore. Negli anni si batterono molti primati in ambito televisivo ma nel 1979 la costruzio‑ ne fu chiusa al pubblico per lo stato decadente, in primis delle scale. Fu riaperta solo nel 1991, nel centena‑ rio dell’Esposizione giubilare. L’an‑ no seguente le trasmissioni furono trasferite nella nuova emittente di Žižkov.

Oggi la torre di Petřín è gestita dal Mu‑ seo della città di Praga e la manuten‑ zione è costante. Nel marzo scorso c’è stata la totale sostituzione dei gradini e una nuova illuminazione a led ha ar‑ ricchito le varianti di luci colorate, che hanno consentito di vestirla dei colori della bandiera francese, in seguito all’attentato dello scorso novembre a Parigi. D’altronde nel 2014 si è piazzata tra le prime dieci attrazioni ceche con

557.394 visitatori (per il 70% stranieri, come precisa Czechtourism). A Petřín non c’è solo la torre pano‑ ramica. Nel 1891 fu aperta anche la funicolare. All’epoca era un successo della tecnica per la trazione idraulica e al contempo la più antica funicolare terrestre ceca e la più lunga dell’im‑ pero austro-ungarico. La tratta non prevedeva fermate e terminava a Ne‑ bozízek dopo 396,5 metri e sei minuti

© Terezie Vidimska, Flickr

replicas are actually an encouragement for tourists to visit the real tower. Ours has something that no other tower can have, and that is Paris”. As for Petřín, the iron structural work does not please everyone. It actually risked being demolished. On March 15, 1939 Adolf Hitler came to Prague, in the wake of the German occupying forces. While he was admiring the scenery from the castle, he became annoyed by the tower that was ruining

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the landscape and wanted to have it removed. Today, it is only a scenic point, but in the past, it had other functions. In November 1918, an antenna was installed on it and radio station Prg Petřín became the first Czechoslovak broadcasting station. Quite soon, it established regular contacts with its neighbouring states, England and the Paris Eiffel tower station. At the time, telegraphy was a prerogative of the military and was used above all to guarantee the

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diplomatic correspondence between the Ministry of Foreign Affairs and its representative offices. In 1953 it was the turn of the television transmitter. The lift gave way to the installation of cables, and visitors were allowed access only to the stairs and upper platform. Over the years, a number of records were achieved in the field of television, but in 1979, the construction was closed to the public due to its decadent state, in first place,


Praga Prague

di viaggio. Nel 1932 fu introdotta la versione elettrica, con capolinea ai piedi della torre. In una villetta dalle sembianze di ca‑ stello, il labirinto di specchi è un diver‑ timento per bambini e adulti. Trovata la via d’uscita ci s’imbatte in un diorama dello scontro con gli svedesi sul Ponte Carlo durante la guerra dei Trent’anni e in specchi deformanti. Il labirinto occu‑ pa gli spazi del padiglione del Club dei

turisti cechi che dopo l’esposizione del 1891 fu spostato dal quartiere fieristico di Výstaviště a Petřín. Dominata dal rosa dei ciliegi in fiore in primavera o dai caldi colori autunnali, Petřín è un luogo dove passeggiare indisturbati o fare un picnic. Nel Me‑ dioevo il fitto bosco che la ricopriva lasciò spazio ai vigneti di re Carlo IV e in seguito a tutta una serie di giardi‑ ni, incluso il parco sotto la torre. Qui

si leggevano già in passato i versi dei poeti romantici Karel Hynek Mácha, Jan Neruda e Jaroslav Vrchlický tanto da diventare la collina degli innamo‑ rati. Il primo maggio decine di coppie si baciano sotto la statua di Mácha, autore di “Maggio”. Tra gli altri punti d’interesse, l’os‑ servatorio astronomico Štefánik, la cappella di San Lorenzo che un tempo dava il nome al colle, il monumento

© Aktron, Wikimedia Commons

alle vittime del comunismo e il Muro della Fame con cui re Carlo IV diede una nuova fortificazione al Quartiere Piccolo e un lavoro al popolo che pa‑ tiva la fame. Tuttavia la torre, con il suo fascino indiscutibile, è l’attrazione principa‑ le. Particolarmente suggestiva con le proiezioni di luci ed effetti speciali che durante il festival Signal la illuminano come un faro sulla città. © Aktron, Wikimedia Commons

Le due stazioni della funicolare a Petřín e Nebozízek / Petřín and Nebozízek stations of Petřín funicular

the stairs. It was opened again only in 1991 for the centennial Jubilee Exposition, and the following year, transmissions were transferred to the new broadcasting station of Žižkov. Today, the Petřín Tower is run by the City of Prague Museum and maintenance is carried out regularly. Last March they replaced all the steps and new LED lighting was installed to enrich the variant coloured lights, that enabled it to be adorned with the colours of the French flag, after the attack of last November in Paris. In 2014, it had actually ranked among the top ten Czech attractions with 557,394 visitors (70% of them foreigners, as reported by Czechtourism). Petřín does not only pride itself for its panoramic tower. In 1891 even a funic-

ular was opened, which for that period was a great technical achievement for its hydraulic traction and was at the same time, the oldest Czech funicular and the longest in the Austro-Hungarian Empire. The line did not include any stops and ended its run at Nebozízek after 396.5 meters and a six minutes trip. In 1932 an electric version was installed, which had its terminus at the base of the tower. Inside a small villa that looks somewhat like a castle, there is a mirror labyrinth that provides entertainment for children and adults. When you find the exit, you come across a diorama of the battle against the Swedes, which took place on the Charles Bridge during the Thirty Years’ War, including various distorting mirrors. The labyrinth oc-

cupies the space of the pavilion of the Czech Tourist Club, which after the exhibition of 1891, was moved from the Výstaviště Fair ground to Petřín. Whether it be spring, with the dominant pink colour of the blossoming cherry trees or autumn with its warm colours, Petřín is a place where you can walk undisturbed or stop for a picnic. In the Middle Ages it used to be covered with dense forests, that eventually gave way to the vineyards of King Charles IV, and then was transformed into a series of gardens, including the park under the tower. This is where the poetic verses of the romantic poets Karel Hynek Mácha, Jan Neruda and Jaroslav Vrchlický, used to be read and are still read – to the extent that it is now known as lovers’ hill. On the

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first of May, dozens of couples embrace and kiss each other under the statue of Mácha, the author of “May”. Among the other places of interest, there is the Štefánik observatory, the Church of Saint Lawrence, which once gave its name to the hill, the monument dedicated to the victims of communism and the Wall of Hunger, with which King Charles IV gave a new fortification to the Little Quarter and employment to the population that was starving. However, the tower with its undeniable charm, is still the main attraction and is particularly charming with the projection of lights and special effects that are put in place during the Signal festival, that shine like a beacon over the city.

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Cucina italiana in salsa ceca Czech-style Italian food Quella italiana è indubbiamente una delle cucine più conosciute e apprezzate in Repubblica Ceca, ed è facilissimo trovare in tutto il Paese ristoranti che offrono i piatti più noti della nostra gastronomia: non solo

pizza e spaghetti, ma anche ricercate specialità regionali tra le più varie. Accanto ai ristoranti autentici, però, ve ne sono molti, di solito gestiti da non italiani, che alla cucina italiana semplicemente “si ispirano”, spesso

con risultati abbastanza discutibili e a volte veramente tragicomici. L’amo‑ re dei cechi per la nostra cucina non è certo un fenomeno recente, ma è cresciuto molto nel corso degli ultimi dieci anni, sia grazie alla maggiore af‑

Italian cuisine is undoubtedly one of the best known and appreciated in the Czech Republic, it may be easily found in restaurants all over the country and that offers some of the most famous dishes of our gastronomy: not only pizza and spaghetti, but also a few of the most varied regional specialties. How-

ever, besides the authentic restaurants, there are also many of them – run by non-Italians – who simply “draw inspiration” from Italian cuisine, often achieving rather questionable, and at times, even tragicomic results. The love for Italian cuisine by the Czechs is not a recent phenomenon, but it has grown

considerably over the last ten years, both for the increased amount of food products entering into the country from Italy, that was unobtainable a few years ago, and the greater number of new companies entering the sector dedicated to Italian food in general. But despite this fact, in the Czech Re-

Dalla Špagetová pizza alla Babovka cappuccino, fra variazioni locali e autentici strafalcioni di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

From Špagetová pizza to Babovka cappuccino, among local variations and authentic blunders

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fluenza nel paese di prodotti alimen‑ tari provenienti dall’Italia una volta introvabili, sia grazie all’apertura di nuove attività commerciali dedicate alla ristorazione e al cibo italiano in generale. Ma nonostante tutto an‑ che in Repubblica Ceca qualche falso mito duro a morire sulla cucina no‑ strana rimane ancora, come d’altra parte in tutti gli altri paesi del mondo (emblematici i casi americani della “Pizza pepperoni” e degli “spaghetti meatballs”). Che le cose in tal senso non siano proprio chiare non solo al ceco medio, ma anche a molti “addet‑ ti ai lavori”, lo si capisce una volta al

ristorante esaminando i piatti “italia‑ ni” che di italiano hanno quasi sem‑ pre soltanto il nome, e spesso anche scritto male. Impossibile non citare casi emblematici come le “Pene al Salmone”, gli “Gnocci al gorgonzolla”, i “Pezzi di polo al sugo” o la “Pizza al prosciutto di oliva”. In molti pizzaioli cechi è fortemente radicato il mito, chiaramente falso, che in Italia vada per la maggiore la pizza con il pollo. Per chi volesse as‑ saggiare questa specialità “italica” in terra boema possiamo consiglia‑ re qualcuna delle seguenti varianti fedelmente riportate dai menù e raccolte, insieme a molti altri errori/ orrori sulla cucina italiana, su una divertente pagina Facebook dal ti‑ tolo “Marco Pollo: Trash Italian Food in Prague”. “Pizza pollo e broccoli”; “pollo e miele”; “pollo, panna e pan‑ cetta”; “pollo e panna acida”… Ma oltre al pollo sulla pizza “italo-ceca” si trova veramente di tutto, come riporta sempre la pagina Facebook sopra menzionata. Dalla “Pizza con eidam e prosciutto” a quella ai “for‑ maggi con mirtilli, panna e mozza‑

public – as in other countries around the world – there are a few fake myths regarding our local cuisine that are hard to die out, (a typical example is the American case of “pepperoni pizza” and “spaghetti meatballs”). It is, thus, easy to understand how all this becomes rather confusing to the average

Czech, but also to many “professionals”, and this is apparent when you go to a restaurant and start looking for an “Italian” dish in the menu. You soon realize that, apart from the name, there is little in common with Italian food and that the Italian writing is often so full of mistakes. It is impossible not to

mention a few emblematic cases such as “Pene al Salmone”, “gorgonzolla Gnocci”, “Pezzi di polo al sugo” or “Pizza al prosciutto di oliva”. Many Czech pizza chefs are strongly convinced that the most popular pizza in Italy is pizza with chicken. For those who wish to taste this “Italic” spe-

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cialty on Bohemian soil, we recommend some of the following variants we found in various menus – along with many errors and horrors involving Italian cuisine – which was posted on a very amusing Facebook page entitled “Marco Pollo: Trash Italian Food in Prague”. “Chicken and broccoli pizza”; “Chicken and honey”; “Chicken, cream and bacon”; “Chicken and sour cream”... But, as well as the addition of chicken to “Italian-Czech” pizza, you will actually find almost anything being added, as shown on the above mentioned Facebook page. “Pizza with edam and ham” up to the ones with “cheese and blueberries, cream and mozzarella” and “Pizza Parma”, and as a topping, an imitation of the famous Italian cold meats and salami, the choice is really enormous. After all, “de gustibus non est disputandum”.

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tavola, vengono spesso fraintesi dai cechi. Il mito che si debba mettere il ketchup sulla pasta (e, va da sé, anche sulla pizza) incredibilmente permane ancora in varie sacche di resistenza sparse a macchia di leopardo un po’ su tutto il territorio ceco e soprattutto sul web (si vedano siti internet come: toprecepty.cz, recept-online.cz, re‑ ceptynakazdyden.cz…), così come la convinzione che la pasta non sia un vero e proprio piatto principale, bensì un contorno – al pari delle patate, e magari con qualche salsina sopra, tan‑ to per insaporirla – da affiancare alla carne. Sempre rimanendo in tema di

pasta, pare che uno dei piatti “italiani” più noti e apprezzati anche nella Re‑ pubblica Ceca, oltre che in molti altri paesi, siano gli “Spaghetti bolognese”. A un italiano la contraddizione appa‑ re evidente, non tanto perché il ragù bolognese tradizionale ha una precisa ed elaborata tecnica di preparazione, ma soprattutto perché gli spaghetti, per quanto ci si sforzi, non fanno pro‑ prio parte della tradizione emiliana che preferisce la sfoglia all’uovo fresca rispetto alle paste di semola di grano duro secche tipiche, invece, della cu‑ cina dell’Italia Meridionale. Ma nei ristoranti simil-italiani ci sono anche

elaborate preparation technique, but mostly because spaghetti, however hard you may try, are not exactly part of the Emilian tradition, which prefers fresh eggs pastry, rather than the typical durum wheat dried semolina pasta which, instead, is typical of the Southern Italian cuisine. But in Italian-like restaurants you will also find “spaghetti with carpaccio”, “chicken and blueberries”, and “chicken and pesto”, not to mention the most unlikely sauces that you can find ready-

prepared in a number of supermarkets, that just need to be heated up in their practical and convenient food pack. On the Czech web you may also find “typical” Italian recipes, such as “Sardinian celery soup with Parmesan”, “potato gnocchi with chicken and spinach”, “Bolognese sauce” and “spaghetti with cream, rosemary and mushroom sauce” and many other unknown “specialties” that are not found in Italian gastronomic literature, including really absurd food – it is not a

rella”, passando per la “Pizza Parma”, con sopra un’imitazione del rinomato salume italiano, la scelta è veramen‑ te vasta. Dopotutto “De gustibus non est disputandum”. Accanto alla pizza troviamo anche la nostra amatissima pasta il cui modo di preparazione, ma soprattutto il ruolo ricoperto a Apart from pizza, there is also our beloved pasta, whose preparation and the particular role it plays at the table is often misinterpreted by the Czechs. The myth, according to which you have to use ketchup as a topping on pasta (and, of course, on pizza), is surprisingly quite common even today in a number of areas around the Czech Republic, but particularly on the web (there are internet sites such as: toprecepty.cz, recept-online.cz, receptynakazdyden.cz...), and the conviction that pasta is not really a main dish, but rather a side dish – just like potatoes and even better if it topped with sauce, just to add a bit of flavour to it – to go with the meat. Speaking about pasta, it seems that one of the most famous “Italian” dishes that is also appreciated in the Czech Republic – as in many other countries – is “Spaghetti Bolognese”. To an Italian the contradiction is quite evident, not so much because traditional Bolognese sauce is subject to a precise,

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gli “spaghetti con il carpaccio”, quelli “pollo e mirtilli”, quelli “pollo e pesto”, senza parlare delle salse più impro‑ babili che è possibile trovare anche in alcuni supermercati, già pronte e solo da riscaldare in pratiche e como‑ de confezioni. Sempre sul web ceco si possono trovare “tipiche” ricette ita‑ liane come la “zuppa di sedano sarda al parmigiano”, gli “gnocchi di patate con pollo e spinaci”, la “salsa bologne‑ se”, gli “spaghetti con panna, rosma‑ rino e salsa di funghi” e molte altre “specialità” sconosciute alla bibliogra‑ fia gastronomica italiana, comprese assurde preparazioni come la – non

è uno scherzo! – “Špagetová pizza”! (trovata su: www.recept-online.cz). Ma il falso mito più diffuso, anche in terra ceca, riguardante la pasta è sicu‑ ramente quello della “Carbonara”. Secondo l’Accademia italiana della cu‑ cina la ricetta originale della pasta alla carbonara è la più “falsificata” tra tutte quelle italiane all’estero, e quindi anche da queste parti. Ma bisogna parlare di falsificazione o più semplicemente di un frainteso? Agli studiosi l’ardua sentenza. Fatto sta che nei ristoranti praghesi il pecorino della ricetta ori‑ ginale viene sostituito con qualsiasi altro tipo di formaggio grattugiato (e

difficilmente si tratterà di Parmigiano), ma soprattutto viene aggiunto, anche da chef cechi molto noti in televisione, come Zdeňek Pohlreich (si veda il suo libro “Bravo, šéfe!” a pag. 48) un ingre‑ diente che nella ricetta tradizionale non c’è: la panna da cucina! Anche sui dolci, poi, i malintesi sono parecchi: si va dal “classico tiramisù italiano” con i tipici “piškoti” cechi al posto dei nostrani savoiardi, alla “Babovka cappuccino”. È anche vero che in questo caso la causa potrebbe essere ricercata nella poca diffusione della tradizione pasticcera e dolciaria italiana in Boemia, ancora poco nota,

divulgata e apprezzata, a vantaggio di quella francese. Fortunatamente il “cappuccino ai funghi porcini” non rientra nel menù delle caffetterie, ma fra zuppe e antipasti. Evidentemente anche nella RC il lavoro da fare per sfatare una volta per tutte i falsi miti e chiarire i molti fraintesi sulla cucina italiana è ancora tanto, miti e fraintesi che, sebbene a volte molto divertenti, rimangono però un’insidia non trascurabile alla diffusione della vera cultura gastronomica italiana, e alla promozione del “made in Italy” alimentare, con possibili conseguenze negative anche sul piano economico.

joke! – such as “Špagetová pizza”! (on www.recept-online.cz). But the most widespread fake myth, even in the Czech Republic, that involves pasta is surely that of “La Carbonara.” According to the Italian cuisine Academy, the original recipe for pasta carbonara is one of the most “faked” Italian dishes around the world, therefore also in this Country. But should we actually consider it a fake or just simply misunderstanding? Let’s leave the

final judgement to the scholars. The real issue is that in Prague restaurants, original pecorino cheese is substituted with other types of grated cheese (and it is thus unlikely to be Parmesan), but above all, it is added also by wellknown Czech chefs, such as Zdeňek Pohlreich (see his book “Bravo, šéfe!” on page 48), an ingredient that is not found in the traditional recipe is: cooking cream! Another cause for misunderstanding is dessert: from the “classic Italian ti-

ramisù”, with the typical Czech “piškoti” in place of savoiardi sponge fingers, to “Babovka cappuccino”, though it is also true that in this case the cause may be due to the limited diffusion of the Italian pastry and confectionery tradition in the Czech Republic, that is not so well known, or sufficiently widespread and appreciated – to the advantage of the French one. Fortunately, “cappuccino with porcini mushrooms” is not listed in the coffee-bar menus, but found among the soups and appetizers.

Apparently, there is still a large amount of work to be done in the Czech Republic to dispel – once and for all – the number of fake myths in order to shed light on the great number of misconceptions about Italian cuisine that, though they may be quite amusing at times, are surely quite insidious and an obstacle to the spread of a real Italian food culture and the promotion of “made in Italy” food, with potentially negative consequences also from an economic point of view.

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Lída Baarová: ultimo capitolo? Polemiche infinite attorno al recente film sulla mitica stella cecoslovacca. Negli stessi giorni un bel documentario cerca di fare nuova luce sulla sua vita

Il fatto che un film sulla vita tumul‑ tuosa di Lída Baarová susciti forti reazioni nel pubblico ceco non coglie nessuno di sorpresa. Si tratta dell’at‑ trice che sarebbe dovuta essere la “Marlene Dietrich cecoslovacca”, ne‑ gli anni Trenta, ma si lasciò sfuggire l’opportunità di andare a Hollywood e seguire le orme della leggendaria star berlinese. Lída preferì restare in Germania e diventare l’amante del

ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels. La relazione ha macchiato il suo nome in patria, e difficilmente troveremo un rovescio di fortuna simile nella vita di un altro at‑ tore. Con un’ascesa e caduta così spet‑ tacolare, e una vita drammatica piena di svolte tragiche, una trasposizione cinematografica sulla storia della pre‑ sunta “collaboratrice” era inevitabile. Eppure nessuno si sarebbe aspettato

una reazione così feroce al nuovo film di Filip Renč, universalmente stron‑ cato dai critici cechi. Si meritava ve‑ ramente un simile trattamento? O si tratta semplicemente di un soggetto spinoso e di un personaggio difficile da digerire e da perdonare per il po‑ polo ceco? Il film – intitolato in patria semplice‑ mente “Lída Baarová”, ma “The Devil’s Mistress” (L’amante del diavolo) nella

The fact that a film about the turbulent life of Lída Baarová has aroused strong reactions among the Czech public surely comes as no surprise. This is, after all, the actress who should have become the “Czechoslovakian Marlene Dietrich”, in the thirties, but missed the opportunity to go to Hollywood and follow in the footsteps of the legendary Berliner star. Lída chose to stay in Germany and become the lover of the Third Reich’s Propaganda Minister, Joseph Goebbels. The relationship left a stain on her name in her homeland,

and it would certainly be difficult to find a similar reversal of fortune in the life of another actor. With such a spectacular rise and fall, and a dramatic life full of tragic twists, a film adaptation of the story of the presumed “collaborator” was inevitable. Yet, no one would expect such a fierce reaction to the new film by Filip Renč, universally panned by Czech critics. But does it deserve such treatment? Or is it simply a thorny subject, on a difficult character to digest and to forgive for the Czech people?

The film, simply titled “Lída Baarová”, in its homeland, but “The Devil’s Mistress”, in the international version, begins in the thirties. The Prague actress, born as Ludmila Babková (in 1914), is already among the most promising and popular actresses at home when she receives the offer to go to work for UFA studios in Nazi Germany. Despite language difficulties in her new country, and the fact that the German crew are not always confident in her acting abilities, Baarová manages to overcome the many obstacles on the

di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

While endless controversy surrounds the new film on the legendary Czechoslovak film star, a documentary tries to shed new light on her life

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cinema

Lída Baarová: the final chapter? versione internazionale – inizia negli anni Trenta. L’attrice praghese, Ludmi‑ la Babková di nascita (classe 1914), è già fra le attrici più promettenti e po‑ polari in patria quando riceve l’offerta di andare a lavorare per gli studi Ufa nella Germania Nazista. Nonostante le difficoltà linguistiche nel suo nuovo paese, e delle troupe tedesche non sempre fiduciose nella sua capacità recitativa, la Baarová riesce a supe‑

rare i numerosi ostacoli sulla via della carriera internazionale, grazie anche al supporto dell’attore tedesco Gustav Fröhlich, con il quale recita in vari film. L’attore diventa presto il suo pri‑ mo amante in terra tedesca. Le cose si complicano con le visite di Adolf Hitler e Joseph Goebbels agli studi cinematografici, soprattutto quando il secondo, pur essendo sposato, co‑ mincia a corteggiare la boema.

Purtroppo già dalle primissime scene del film si nota una messa in sce‑ na piuttosto impacciata per un film storico, con tocchi di umorismo, so‑ prattutto nelle scene con la madre di Lída, interpretata da Simona Stašová, spesso fuori luogo. Ma anche le scel‑ te degli attori finiscono con l’essere difficili da capire. La bellissima slo‑ vacca Táňa Pauhofová, ottima nella miniserie Burning Bush – Il fuoco di

© CinemArt

Praga (“Hořící keř”, nel 2013) sugli eventi che ruotano attorno la morte dello studente Jan Palach, somiglia poco alla vera Baarová: in primo luo‑ go le manca il portamento solenne. La scelta dell’attore ceco Pavel Kříž nel ruolo di Hitler ha inoltre ricevuto molte critiche, mentre altre esigenze commerciali hanno condizionato il verismo dell’opera, si pensi alla scel‑ ta di doppiare gli attori tedeschi Karl

© CinemArt

Lída Baarová con l’attore Gustav Fröhlich e il ministro Joseph Goebbels / Lída Baarová with the actor Gustav Fröhlich and the minister Joseph Goebbels

Táňa Pauhofová e Karl Markovics nei panni di Lída Baarová e Goebbels / Táňa Pauhofová and Karl Markovics starring Lída Baarová and Goebbels

path to international success, thanks also to the support from German actor Gustav Fröhlich, with whom she takes part in various films. The actor quickly becomes her first lover on German soil. However, things get complicated when Adolf Hitler and Joseph Goebbels visit the film studios, especially when the latter, despite being married, begins to woo the Bohemian. Unfortunately, right from the earliest scenes of the film we notice a rather

Palach, bears little resemblance to the true Baarová, while lacking her screen presence. The choice of Czech actor Pavel Kříž in the role of Hitler has also gathered a fair share of criticism, while commercial requirements have also had a negative impact on the realism, such as the decision to dub German actors Karl Markovics (Goebbels) and Gedeon Burkhard (Fröhlich ), in Czech. However it is also film’s centrepiece, the relationship between the actress

awkward approach to what is, among many things, a historical film, with touches of humour, particularly in the scenes involving Lída’s mother, played by Simona Stašová, which seem out of place. However, also the choices of the leading actors seem to be quite puzzling. The beautiful Slovak actress Táňa Pauhofová, who was very impressive in the miniseries Burning Bush (“Hořící ker”, in 2013) on the events surrounding the death of student Jan

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and Goebbels, with historical events in the background, which falls flat. Many viewers will be disappointed by the fact that Renč appears to have little interest in the historical elements, and preferred to attempt an almost “Hollywood” style melodrama, only without possessing the necessary means at his disposal, and also avoiding to put due emphasis on what the allure was of the legendary actress about which legendary Czech director Otakar Vávra

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della donna del quale il leggendario regista ceco Otakar Vávra affermò: “la sua bellezza faceva innamorare tutti gli uomini che incontrava”. La Baaro‑ vá viene invece raffigurata come una bambina ingenua, del tutto ignara di quello che succedeva in Europa: lo spettatore non può che far fatica a sentirsi coinvolto nella vicenda. La pellicola procede dunque con il racconto del dopoguerra, quando i comunisti si impadroniscono del potere in Cecoslovacchia e la stella, ormai in declino, viene condannata ad una pena detentiva per la sua pre‑ sunta collaborazione con i tedeschi.

“Avrei potuto diventare famosa come Marlene Dietrich” disse un giorno, pochi anni prima di morire, mentre fumava l’ennesima sigaretta “I could have become famous as Marlene Dietrich”, she once said, a few years before her death, while smoking yet another cigarette

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Markovics (Goebbels), e Gedeon Bur‑ khard (Fröhlich), in ceco. Tuttavia è proprio la colonna por‑ tante del film, la storia d’amore fra l’attrice e Goebbels – con gli episodi storici nello sfondo – a steccare. Mol‑ ti spettatori rimangono delusi dal fatto che Renč evidentemente si è poco interessato agli elementi storici e ha preferito fare un melodramma quasi “hollywoodiano”, senza però disporre dei mezzi; evitando, inoltre, di mettere in dovuto risalto il fascino once said, “her beauty made every man she met fall in love with her”. Baarová instead, is portrayed as a naive child, almost completely unaware of what was happening in Europe, while the viewer struggles to feel emotionally involved in the story. The film then proceeds to post-war story, when the Communists seize power in Czechoslovakia and the star, now in decline, is sentenced to imprisonment for her alleged collaboration with the Germans. At the same time, the violent interrogations from the new regime result in the death of her mother, and the tragic suicide of her younger sister Zorka Janů. Zorka, born Zora Babková, followed the footsteps of Lída, and was also in the past one of the promising Czechoslovak film actresses, appearing in films such as Baron Prášil (1940) by Martin Frič. However after the war she

Nello stesso periodo, gli interrogatori violenti del nuovo regime provocano la morte della madre e il tragico sui‑ cidio della sorella minore Zorka Janů. Zorka, nata Zora Babková, sulle orme di Lída, era anche lei in passato una delle attrici promettenti del cinema cecoslovacco, comparendo in film come Baron Prášil (1940) di Martin Frič. Tuttavia nel dopoguerra viene ostracizzata ed espulsa dal mondo del cinema proprio per l’infamia di esser sorella di una “collaboratrice”. Le scene del dopoguerra danno fi‑ nalmente una certa forza emotiva al film, grazie alle interpretazioni di

© CinemArt

In alto, la Pauhofová con Pavel Kříž (Hitler) e sotto con Anna Fialová (Zorka Janů) / Above, Pauhofová with Pavel Kříž (Hitler) and below, with Anna Fialová (Zorka Janů)

© Lída Baarová film - Julie Vrabelová

was ostracized and banished from the world of cinema due to the infamy of being the sister of a “collaborator”. The post-war scenes give a certain emo-

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tional kick to the film, thanks also to the performances of Anna Fialová (who perhaps would have been better suited to playing Lída than Pauhofová) in the


cinema

Anna Fialová (la quale forse sarebbe stata più adatta ad interpretare Lída rispetto alla Pauhofová) nel ruolo della sorella, e Martin Huba nel ruolo del padre. Lo sviluppo degli eventi prende però piede in un modo piut‑ tosto frettoloso, ed il ritmo del film ne soffre di conseguenza. D’altro canto c’è chi ha messo in discussione direttamente i motivi alla base della realizzazione di “Lída Baarová”, e soprattutto il ruolo del cantante Daniel Landa come pro‑ duttore. Landa è ben noto nella sua patria per le sue vedute politiche di estrema destra, e c’è di conseguen‑

In alto, Lída Baarová e Franco Fabrizi in “I vitelloni”; a sinistra e sotto, la Baarová in due immagini del documentario Zkáza krásou; / Above, Lída Baarová and Franco Fabrizi in “I vitelloni”; on the left and below, Baarová in the documentary Zkáza krásou

© Aerofilms

role of her sister, and Martin Huba as her father. The development of these events however, is rather rushed, and the pacing of the film suffers accordingly. On the other hand, there have even been those who have directly questioned the motives behind the making of “Lída Baarová”, and particularly the role of singer Daniel Landa as producer. Landa is well known in his homeland for his extreme right-wing political views, and consequently some have even accused the film of watering down the horrors of Nazism, especially in comparison to the violence (also psychological), suffered by Baarová’s family from the communist regime, which as mentioned earlier, led to the death of both her mother and sister. Fortunately early January, in addition to the disastrous film from Renč, also saw the release in Czech cinemas of the

za chi ha accusato il film di mitigare gli orrori del nazismo, soprattutto con l’uso del paragone alla violen‑ za (anche psicologica) subita dalla famiglia di Baarová da parte del regime comunista che, come detto, documentary “Zkáza krásou” (Doomed beauty) from Helena Třeštíková, undoubtedly one of the best documentary directors of the Czech Republic. Třeštíková had conducted an interview with the former actress in 1995, after nearly three decades of inactivity, at her home in Salzburg, where Lída Baarová would pass away five years later after suffering for some time from Parkinson’s disease. The documentary makes good use of the interview, and capably intersperses it with footage from various film clips from the archives of all the countries where the Baarová worked. This film retraces the life of the star too, from heyday, with the aforementioned legendary filmmakers Otakar Vávra and Martin Frič, as well as with actors Hugo Haas and Vlasta Burian, up until the Germans years, the relationship with Goebbels,

portò alla morte sia della madre che della sorella. Fortunatamente all’inizio di genna‑ io, oltre al disastroso film di Renč, è uscito nei cinema cechi anche il do‑ cumentario “Zkáza krásou” di Helena

Třeštíková, di certo una delle migliori registe di documentari della Repub‑ blica Ceca. Třeštíková aveva condotto un’intervista con la ex-attrice nel 1995, dopo circa tre decenni di inat‑ tività, nella sua casa di Salisburgo –

© Aerofilms

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cinema dove Lída Baarová morì cinque anni dopo, da tempo affetta dalla malattia di Parkinson. La documentarista ne fa buon uso ed è capace nel mix tra parti della intervista e filmati di varie opere provenienti dagli archivi di tutti i pae‑ si in cui la Baarová ha lavorato. Anche questa pellicola ripercorre la vita della star, dai lavori con le vecchie glorie del cinema cecoslovacco – con i già citati cineasti Otakar Vávra e Martin Frič, così come con gli attori Hugo Haas e Vlasta Burian – fino agli anni tede‑ schi, il suo rapporto con Goebbels e l’incontro con Hitler, e gli anni difficili del dopoguerra. Non manca nemmeno una parte de‑ dicata agli anni passati in Italia (dal © Aerofilms

1942 fino al 1945, e poi dal 1950 fino al 1955). Fu proprio nel Bel Paese che la diva riuscì a mettere in mostra le sue doti da attrice, e l’intervista con Třeštíková svela quanto fosse grata di aver potuto lavorare con nomi illustri come Vittorio De Sica, Eduardo e Pep‑ pino de Filippo, Amedeo Nazzari e so‑ prattutto Federico Fellini nel classico “I Vitelloni”. È difficile annoiarsi guardan‑ do un documentario che descrive una vita così drammatica, piena di svolte, che sarebbe finita diversamente se la praghese non avesse rifiutato l’offerta di lasciare la Germania per andare a Hollywood. “Avrei potuto diventare fa‑ mosa come Marlene Dietrich”, disse la vecchia stella boema riflettendo sulla

sua vita mentre fumava l’ennesima sigaretta. Certo qualcuno potrebbe ancora rimanere deluso dalle affer‑ mazioni indifferenti della Baarová sul suo rapporto con Goebbels, e pur ammettendo la sua ingenuità dice che il suo unico rimpianto è stato quello di aver voltato le spalle a Hollywood. Forse è anche per questo che l’attrice, la più grande diva della storia del ci‑ nema boemo, non poté mai liberarsi dalle ombre del passato, e non sia stata mai amata dai suoi compatrioti quanto le colleghe Adina Mandlová o Nataša Gollová. Malgrado una vita e una carriera affascinante, la sua reste‑ rà sempre una storia poco accettabile per il popolo ceco.

© Aerofilms

A sinistra, Lída Baarová con la regista Helena Třeštíková nel 1995 / On the left, Lída Baarová and the director Helena Třeštíková in 1995

the encounter with Hitler, and the difficult postwar years. There is even a section devoted to the years she spent in Italy (from 1942 until 1945, and then from 1950 until 1955). It was in the Bel Paese where the diva was best able to showcase her acting ability, and the interview with Třeštíková reveals how grateful she was to have been able to work with illustrious names such as Vittorio De Sica, Eduardo and Peppino De Filippo, Amedeo Nazzari and especially Federico Fellini in his classic

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“I Vitelloni”. It is hard to get bored watching a documentary describing such a dramatic life, full of twists and turns, which could have ended differently had the Prague-born star not declined the offer to leave Germany to go to Hollywood. “I could have become famous as Marlene Dietrich”, said the elderly Bohemian star reflecting on her life while smoking yet another cigarette. Of course someone might still be disappointed by certain statements from Baarová, in which she seems indifferent about her rela-

tionship with Goebbels, and despite admitting her naivety, says her only major regret was that she turned her back on Hollywood. Perhaps it is for this reason that the actress, the greatest diva of the history of the Czech cinema, could never break free from the shadows of her past, and has never been loved by her compatriots like her contemporaries Adina Mandlová or Nataša Gollová. Despite a fascinating life and career, her story will always remain a difficult one to accept for the Czech people.


di GIOVANNI USAI

Politica

(19 gennaio) No del V4 a quote Ue di accoglienza migranti. Il Gruppo di Visegrad, riunitosi a Praga per un vertice dei ministri dell’Interno, dice non per l’ennesima volta al sistema ideato dalla Commissione Ue di distribuire fra tutti gli stati membri gli immigrati sbarcati in Italia e Grecia. Il V4 pone l’accento sulla necessità di difendere le frontiere esterne della Ue, di far funzionare hotspot e di attuare i rimpatri. -----------------------------------------------------------------(27 febbraio) La popolarità in Rc di papa Francesco. Il Pontefice è il leader politico mondiale più amato dai cechi. Un dato che sorprende, vista la diffusione dell’ateismo in questo Paese. Al secondo posto il premier slovacco Robert Fico e al terzo quello britannico David Cameron. E’ quanto emerge da sondaggio Stem. Intanto crolla fra i cechi la popolarità del cancelliere tedesco Angela Merkel, per la quale esprime un giudizio positivo il 19% della popolazione, contro il 55% del maggio 2014.

Cronaca

(8 dicembre) Aumento tossicodipendenti in Rc. Secondo il rapporto annuale sui consumi delle droghe presentato dall’Osservatorio nazionale stupefacenti, gli utilizzatori definiti “problematici” lo scorso anno erano 47.700 (2.500 in più rispetto al 2013). Più di 34mila persone risultavano dipendenti da pervitin, la metanfetamina ceca, la cui diffusione è raddoppiata negli ultimi 10 anni. -----------------------------------------------------------------(2 gennaio) Cresce speranza di vita dei cechi. In un anno è aumentata di circa sette mesi, arrivando a quasi 76 anni per gli uomini e a 82 anni per le donne. E’ quanto emerge dagli ultimi dati relativi al 2015, sulle tendenze demografiche della popolazione, pubblicati dall’Ufficio statistico. Negli ultimi 15 anni la speranza di vita è cresciuta di 4,2 anni per gli uomini e di 3,4 anni per le donne. -----------------------------------------------------------------(13 gennaio) Caldo da primato nel 2014 e nel 2015. Gli ultimi due anni condividono il record delle temperature più elevate da quando la stazione meteorologica del Klementinum di Praga, nel Settecento, ha iniziato a funzionare. La media è stata lo scorso anno (come nel 2014) di 12,5 gradi, quindi 2,9° in più rispetto a quella di lungo periodo. -----------------------------------------------------------------(20 gennaio) Criminalità in calo nel 2015 in Rc. Il paese ha registrato un numero di episodi di rilevanza pensale inferiore del 14,2% rispetto al 2014. Una diminuzione era stata avvertita anche l’anno precedente.

Economia, affari e finanza

(4 dicembre) Aumento degli stipendi in Rc. Il livello medio delle retribuzioni è salito in Rc, alla fine del terzo trimestre 2015, a 26.072 corone, quindi 944 in più rispetto a un anno prima (+3,8%). Al netto dell’inflazione, l’incremento è stato del 3,4%. Questo aumento, giudicato dagli analisti particolarmente elevato, è anche il risultato della carenza di manodopera qualificata. -----------------------------------------------------------------(10 dicembre) Approvata legge bilancio 2016. Il disavanzo previsto è di 70 miliardi di corone, inferiore di 30 miliardi di corone rispetto al 2015. Previste spese per 1.251 miliardi di corone e introiti per 1.181 miliardi. Il disegno di legge di bilancio ha

Dicembre 2015 – Gennaio 2016

il mese de La Pagina

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

la caratteristica di dover essere approvato solo dalla Camera e pasa direttamente alla firma presidenziale di promulgazione. -----------------------------------------------------------------(14 dicembre) La norvegese Orkla compra la Hame. Il corrispettivo fissato per l’azienda alimentare ceca è di 4,7 miliardi di corone. L’accordo, già firmato, attende solo il via libera dell’Antitrust. Orkla in Rc è già proprietaria di Vitana. La Hame ha un fatturato annuo di circa 5 miliardi di corone. -----------------------------------------------------------------(15 dicembre) L’avanzata di Home Credit in Cina. Il mercato del credito al consumo del paese asiatico dovrebbe presto superare, per volume di prestiti, la Russia, che sinora è stato il principale mercato della compagnia di Petr Kellner e di Jiri Šmejc. In Cina, nei primi nove mesi del 2015 raggiunta la cifra di 540 milioni di euro di crediti, rispetto ai 315 milioni registrati nello stesso periodo del 2014. -----------------------------------------------------------------(16 dicembre) Accordo fra Enel e Eph per SE. Il corrispettivo fissato per cedere i due terzi della compagnia elettrica slovacca Slovenské elektrárne al gruppo ceco Energetický a průmyslový holding è di 750 milioni di euro, circa 20 miliardi di corone. L’operazione verrà realizzata in due fasi e - secondo gli accordi stabiliti - il valore definitivo potrebbe ancora cambiare, in relazione alla licenza finale di gestione commerciale del secondo e terzo blocco della centrale nucleare di Mochovce. -----------------------------------------------------------------(21 dicembre) Shopping natalizio da record in Rc. Fatturati in costante crescita man mano che ci si avvicina ai giorni delle feste di fine anno. L’economia, in forte crescita, fa vivere quest’anno ai cechi il Natale più ricco di sempre. I negozianti nell’ultimo fine settimana d’Avvento aumentano persino di decine di punti percentuali rispetto al 2014. -----------------------------------------------------------------(6 gennaio) Produzione record per Temelín. La centrale nucleare della Boemia del sud, dopo lavori di ammodernamento, nel 2015 ha prodotto 14 TWh di elettricità, il quarto più elevato rendimento annuale della sua storia. Da primato assoluto quello del primo blocco, 7,99 TWh. Al contrario, la centrale di Dukovany, alle prese con problemi di carattere tecnico, ha prodotto 12,6 TWh, la quantità meno elevata di elettricità degli ultimi 17 anni, con un calo del 18% rispetto al 2014. -----------------------------------------------------------------(7 gennaio) Il progetto Central Business District. Via libera al Gruppo Penta di Marek Dospiva che può comprare i terreni attigui alla Stazione Masaryk di Praga. Il supervisory board di České dráhy approva l’operazione con la quale la compagnia ferroviaria cederà 10 mila metri di terreno per un corrispettivo di 235 milioni di corone. Penta vuole realizzarvi, accanto al Florentinum, un nuovo complesso di uffici e attività commerciali. -----------------------------------------------------------------(12 gennaio) Rc investe in progetti ecologici. Altri 20 miliardi di corone dai fondi Ue sono destinati quest’anno a opere di rilevanza ambientale in Rc. Lo annuncia il ministro Richard Brabec. Le risorse andranno a progetti destinati a migliorare la gestione delle risorse idriche, a collegare migliaia di case ai depuratori, così come alla gestione dei rifiuti, alla qualità dell’aria, a opere di bonifica ambientale e a sovvenzionare nuovi impianti di riscaldamento. -----------------------------------------------------------------(14 gennaio) Record mercato abitazioni a Praga. Le principali società di sviluppo immobiliare hanno

venduto nel 2015 quasi 7 mila appartamenti di nuova costruzione, il 18% in più rispetto al 2014. E’ quanto emerge dai dati di Ekospol, Skanska Reality e Trigema, che collaborano nel formulare insieme queste statistiche. L’interesse maggiore degli acquirenti lo scorso anno è stato per gli appartamenti 2+kk, le cui vendite sono aumentate del 36%. -----------------------------------------------------------------(18 gennaio) Iran compra trattori cechi. La Zetor di Brno fornirà 250 mezzi agricoli alla società iraniana Tondak Tiz per 135 milioni di corone. L’accordo viene firmato nell’ambito della visita nel paese asiatico del ministro dell’Industria e del Commercio Jan Mládek, giunto alla guida di una delegazione di 60 rappresentanti di aziende ceche. Mládek inaugura nuova sede di CzechTrade a Teheran. -----------------------------------------------------------------(19 gennaio) Mega investimento di GE Aviation. La divisione del colosso americano General Electric, realizzerà con ogni probabilità a Praga, un nuovo centro per sviluppo, sperimentazione e produzione di motori turboelica. In programma l’assunzione di 500 persone e un investimento che sino al 2020 dovrebbe raggiungere la cifra di 400 milioni di dollari, circa dieci miliardi di corone. -----------------------------------------------------------------(19 gennaio) Cresce Aeroporto di Praga. Il Václav Havel Airport registra nel 2015 12,03 milioni di passeggeri, +7,9% rispetto al 2014. Si tratta del tasso di incremento annuo più elevato dell’ultimo decennio. Il +5%, previsto per il 2015 dal Český Aeroholding, dovrebbe consentire allo scalo praghese di superare il record di passeggeri del 2008. -----------------------------------------------------------------(22 gennaio) I cechi stanno meglio ma si sentono peggio. E’ quanto emerge dallo studio “Češi 19902015”, di Kpmg, secondo il quale gli abitanti di questo paese godono di un reddito reale superiore rispetto a 25 anni fa, dispongono di un patrimonio maggiore, vivono in abitazioni più grandi ed è aumentata la quota dei lavoratori che riescono a risparmiare. Eppure il 71% degli abitanti manifesta la convinzione che la società non stia andando verso la giusta direzione. Nel 1993 a manifestare ottimismo erano stati due cittadini su tre. -----------------------------------------------------------------(29 gennaio) Cresce quota export ceco verso Ue. Lo scorso anno ha rappresentato una quota dell’84,4% del totale delle esportazioni, rispetto all’82% del 2014. Lo sottolinea il ministro dell’Industria e del Commercio Jan Mládek, durante un incontro coi rappresentanti delle maggiori aziende nazionali. La tendenza del governo ceco sarebbe invece quella di diversificare la destinazione delle vendite all’estero, aprendo nuovi mercati.

Varie

(26 dicembre) Nuovo record di Petr Čech. Il portiere ceco dell’Arsenal, con la vittoria del suo club per 2 a 0 contro il Bournemouth, stabilisce il primato di 170 partite di Premier League senza subire gol. -----------------------------------------------------------------(16 gennaio) Inaugurato monumento a Jan Palach. L’opera, progettata dall’architetto americano di origine ceca John Hejduk, si compone di due installazioni, alte circa sei metri (House of the Suicide e House of the Mother). E’ stata sistemata davanti alla facoltà di Filosofia di Praga. Il monumento si ispira ai versi dedicati a Palach di David Schapiro.

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“Sogno un nuovo thriller ambientato in Boemia o Moravia” “I dream of a new thriller set in Bohemia and Moravia” Intervista alla scrittrice italo statunitense Ben Pastor, la signora del giallo storico, che dopo Praga pensa ad altri luoghi di ispirazione in Repubblica Ceca

“Lumen”, “Il signore delle cento ossa”, “I misteri di Praga”: non sono solo ti‑ toli. Piuttosto, viaggi temporali, am‑ bientazioni inedite che neanche un Meyrink avrebbe saputo inventare. Si parte dalla Praga asburgica del 1914

per arrivare alla Roma “città aperta” occupata dai nazisti nel 1944, pas‑ sando per le avventure del centurione Elio Sparziano, nel 15 dopo Cristo. I protagonisti di questi viaggi nel tem‑ po si chiamano Karel Heida (ufficiale

austriaco con un debole per la capitale ceca), Martin Bora (maggiore della Wehrmacht) e appunto Elio Sparziano, centurione romano. Soldati-detective che annodano le trame di un genere inedito: si chiama “giallo storico” ed

“Lumen”, “Master of One Hundred Bones, “Brink tales” are not just titles. Instead, time travels, new environments that not even a Meyrink would have been able to invent. Starting from the Habsburg Prague of 1914, and skipping ahead to arrive in the Rome “open city” occupied by the Nazis in

1944, via the adventures of the centurion Aelius Spartianus, in 15 AD. The protagonists of these time travels are called Karel Heida (an Austrian Official with a penchant for the Czech capital), Martin Bora (a Wehrmacht major) and indeed Aelius Spartianus, a Roman centurion. Soldiers/detectives who tie

up the threads of a fresh new genre: it has been called the “historical mystery” and is the result of the fruitful pen of Ben Pastor. Heroes who seek the truth in the turning points in history, perhaps chasing it around Wenceslas Square or in the narrow streets that lead to the Castle, between dances in the halls of the hotel

di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti

Interview with Italian-American writer Ben Pastor, the lady of the historical mystery thriller, who after Prague is thinking of other places of inspiration in the Czech Republic

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cultura culture

è frutto della penna feconda di Ben Pastor. Eroi che cercano la verità nelle pieghe della storia, magari inseguen‑ dola fra piazza San Venceslao o sulle stradine che portano al Castello, fra un ballo nei saloni dell’hotel Pupp di Kar‑ lovy Vary, oppure una passeggiata alle terme di Mariánské Lázně. Storie di soldati, e insieme di colpe‑ voli nascosti nell’ombra. Per l’ufficiale di cavalleria Karel Heida c’è, natural‑ mente, il senso della “finis Austriae”, tanto caro a Stefan Zweig, ma che Pastor sa magistralmente evocare. C’entra, probabilmente, anche il mito di Praga città alchemica, del triangolo Torino-Lione-Praga. Le vie, le piazze, i ponti che scorrono sulla Vltava, l’isola di Kampa, persino nomi di vecchi ristoranti che oggi non esistono più. Ecco venir fuori ancora una volta la città incantata, teatro di delitti che il buon Karel scopre lenta‑ mente. Leggendo le pagine di Ben Pa‑ stor si rimane colpiti da un’accuratezza nei dettagli non comune. Dove avrà mai trovato tanto materiale inedito? “Ho soggiornato a Praga per diversi periodi, abitavo nella zona storica e di antico prestigio, nei pressi della Cattedrale. Anche oggi ho amici cechi che mi aiutano nelle mie ricerche. Per quel che riguarda Martin Bora, l’altro personaggio che ho creato, ho tro‑

vato molti documenti sull’attentato Heydrich. E questo mi ha permesso di ambientare una storia nella Praga della primavera del 1942, in pieno Protettorato nazista. È stato un epi‑ sodio importante, direi decisivo della storia ceca. Dimostra come in realtà i tedeschi non avessero mai dominato completamente l’animo dei boemi”. - Va bene l’attentato Heydrich, ma, insomma, Ben Pastor si definirebbe una archivista con la passione per la Mitteleuropa? “Il mio vero nome, a esser puntuali, è Verbena Volpi. Il cognome “de plume”, Pastor, l’ho preso da mio marito, che è di origine basca” puntualizza la signo‑ ra, nata a Roma e laureata alla Sapien‑

za in Lettere con indirizzo archeologico, prima di trasferirsi negli Stati Uniti. E allora cosa c’entrano Praga e la Mitte‑ leuropa? Scavando sempre per caso, si intuisce che l’animus militare, la ferrea Verbena ce l’ha nel sangue: “Ascenden‑ ze guerresche le ho avute, un nonno ufficiale medico nella prima guerra mondiale conservava orgoglioso nella sua villa una bandiera asburgica preda di guerra. E poi altri parenti sempre in divisa – spiega adesso Pastor/Volpi. – Ho insegnato in istituti dell’eserci‑ to statunitense, e questo in qualche modo mi ha formato – aggiunge. – Sicuramente, poi, nel costruire i per‑ sonaggi hanno pesato gli ambienti che frequentavo…”.

Sta di fatto che un bel giorno di una ventina d’anni fa, per i tipi della “Hob‑ by & Work”, casa specializzata (poteva essere altrimenti?) in pubblicistica bellica, ecco uscire il primo romanzo firmato Ben Pastor. Chi avrebbe pen‑ sato all’opera di un’accademica? “L’incontro con la Hobby è stato un caso – prosegue Pastor. – Che poi, devo dire, mi ha portato bene. Da allora, sono usciti una ventina di libri e numerosi racconti. In Italia, pubblico per Mon‑ dadori e Sellerio.Non sono velocissima, nello scrivere: per un libro, ho bisogno di uno-due anni. E forse, più delle pa‑ gine da riempire, ripeto, conta la docu‑ mentazione, l’affidabilità nel ricostrui‑ re gli ambienti. Per la Boemia è stata

Pupp in Karlovy Vary, or a walk to the spa of Mariánské Lázně. Stories of soldiers, and guilty parties hidden in the shadows. For the cavalry official Karel Heida there is, of course, the sense of “finis Austriae”, so dear to Stefan Zweig, but which Pastor masterfully knows how to evoke. What also probably plays a role, is the myth of alchemist Prague, from the TurinLyon-Prague triangle. The streets, squares, bridges which cross the Vltava, Kampa island, even names of old restaurants that no longer exist today. The enchanted city is therefore revealed again in the theatre of crimes that the good Karel slowly discovers. Reading the pages of Ben Pastor, one is

struck by an uncommon accuracy in the details. Where would she have found so much original material? “I stayed in Prague in several periods, I lived in the historical area of old prestige, near the Cathedral. Even today I have Czech friends who help me with my research. As for Martin Bora, the other character that I created, I found many documents on the Heydrich assassination. That allowed me to set a story in Prague in the Spring of 1942, during the Nazi Protectorate period. It was an important episode, I would say decisive in Czech history. It demonstrates, in fact, that the Germans had never completely dominated the spirits of the Bohemians”.

- The Heydrich assassination is fine, but, in short, would Ben Pastor call herself an archivist with a passion for Central Europe? “My real name, to be precise, is Verbena Volpi. The surname “nom de plume”, Pastor, I got from my husband, who is of Basque origin”, explains the woman, born in Rome and graduated in Literature (specializing in archeology) at the Sapienza University, before moving to the United States. So what is the connection with Prague and Central Europe? When more happens to be revealed, you start to imagine that the military animus, the robust Verbena has in her blood: “I have had warlike bloodlines, a grandfather who

was a medical officer in World War I, who proudly retained a Habsburg flag in his villa as spoils of war. And then there are other relatives still in uniform”, Pastor/Volpi now explains. “I taught in US military institutions, and this somehow formed me”, she adds. “Surely, then, the environments in which I hung out influenced how I construct characters...”. The fact is that one day a couple of decades ago, for the “Hobby & Work” types, a publishing house specialized (could it be otherwise?) in war journalism, the first novel by Ben Pastor came out. Who would have considered the work of an academic? “The meeting with Hobby was a coincidence”, says Pastor, “which then how-

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cultura culture

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necessaria un’attenzione particolare: la storia asburgica è affascinante ma spesso complicata, e dopo l’89 quasi tutti i nomi di strade, vie e piazze sono stati cambiati. Un lavoro da archivista, è vero, oltre che da narratrice”. - Proprio leggendo le avventure dell’ufficiale-detective Karel Heida si rimane affascinati dall’accuratezza nell’indicare vie, piazze, edifici… “Sì, cerco di essere il più precisa possibi‑ le. Questo ha determinato anche episo‑ di, come dire, umoristici: mi è capitato di girare nella Cecoslovacchia comuni‑ sta con cartine topografiche risalenti al periodo asburgico… È successo anche a Dresda, quando c’era ancora la Ddr... Quando chiedevo di ritrovare le antiche vie, la gente mi guardava fra l’allibito e il preoccupato! Praga, del resto, è una delle città europee che prediligo. Una mia allieva universitaria, Tracy Burnso‑ va, è diventata giornalista proprio in Boemia… Chi non ama, poi, l’atmo‑ sfera da fine Impero, la figura dell’ul‑

timo imperatore, Francesco Giuseppe di cui quest’anno ricorre il centenario della morte?” - Come nasce un “giallo storico” firma‑ to Ben Pastor? “Dicevamo dell’ambientazione. Di una città, di un luogo, si deve sapere quasi tutto prima di iniziare a scrivere. E allora, per Praga ho frequentato Ri‑ pellino, Roth, Meyrink, naturalmente Kafka e Musil, insomma tutto l’arma‑ mentario mitteleuropeo. Un po’ tutti gli autori del primo Novecento ceco. Dopo questo primo passaggio, sono nate le trame del mio Karel Heida e, voglio ricordare, dell’aiutante Solo‑ mon Meisl, che è un medico ebreo. Non si capirebbe Praga senza l’animus ebraico. Heida e Meisl si muovono fra la Moravia, Karlovy Vary e Mariánské Lázně, respirano gli ultimi sussulti della Belle Epoque mentre sta per scoppiare il grande macello…”. - Anche “Kaputt Mundi” sta riscuoten‑ do discreto successo. Qualcuno, però,

ha storto il naso perché il protagoni‑ sta indossa una divisa nazista… “Mi sembra un’osservazione pro‑ vinciale. Bisogna guardare il valore dell’opera, non l’uniforme del prota‑ gonista. I miei, inoltre, sono “eroi giu‑ sti nella divisa sbagliata”. E Martin è piuttosto un eroe nibelungico che un vero nazista, mentre Karel è innanzi‑ tutto un ufficiale fedele a Francesco Giuseppe”. - Il prossimo lavoro? “Amo le situazioni desuete, magari anche esoteriche. Per le storie di Karel Heida, cerco uno scenario diverso dai “Misteri di Praga”. Stavolta, potrebbe essere la Moravia, o, perché no, for‑ se Český Krumlov. Un omicidio fra le stradine e le colline innevate di Český Krumlov d’inverno… Ma non dimen‑ tichiamo che solo in apparenza Praga non fu la capitale dell’Impero. In real‑ tà, gli Asburgo hanno sempre attinto al valore, all’intelligenza e, sottolineo, al senso dell’umorismo dei cechi”.

ever, I must say, turned out well for me. Since then, around twenty books have come out and numerous short stories. In Italy, I publish for Mondadori and Sellerio. I am not terribly fast, in writing. For a book, I need one or two years. And perhaps, rather than the pages to fill, I repeat, it is the documentation that counts, reliability in reconstructing the environments. For Bohemia special attention was needed: the Habsburg history is fascinating but often complicated, and after 1989 almost all the names of streets and squares have been changed. A job as an archivist, it is true, in addition to a storyteller”. - Just by reading the adventures of the officer-detective Karel Heida, you are amazed by the accuracy in indicating streets, squares, buildings... “Yes, I try to be as accurate as possible. This has also led to certain episodes, you could call, humorous ones. I happened to travel round Communist Czechoslovakia with topographic maps dating back to the Habsburg Empire... It also happened in Dresden, when there was still the GDR... When I asked around to locate

the ancient streets, people looked at me half stunned and half worried! Prague, moreover, is one of the European cities that I prefer. My university student, Tracy Burnsova, became a journalist right here in Bohemia... Who, after all, does not love, the atmosphere of the end of Empire, the figure of the last emperor, Franz Joseph, whose death we are celebrating the centenary of this year?” - How is a “historical mystery” written by Ben Pastor born? “We spoke of the setting. Of a city, of a place, you should know almost everything before you start writing. And then, thanks to Prague I became familiar with Ripellino, Roth, Meyrink, of course Kafka and Musil, in short the background to Central Europe. To a certain extent all the authors of the early Czech twentieth century. After this first step, the plots of my Karel Heida were born, and I want to remind you, of his assistant Solomon Meisl, who is a Jewish doctor. One would not understand Prague without the Jewish animus. Heida and Meisl move between Moravia, Karlovy Vary and Mariánské Lázně, breathing the last

tremors of the Belle Epoque while the chaos is about to erupt...”. - “Kaputt Mundi” too, is earning a certain degree of success. Some, though, have turned their noses up at it because the protagonist wears a Nazi uniform... “It seems like a provincial observation to me. We have to look at the value of the work, not the uniform of the protagonist. Besides, my heroes are “righteous heroes in the wrong uniform”. And Martin is more a Nibelung hero that a real Nazi, while Karel is first and foremost a loyal officer to Franz Joseph”. - The next work? “I love archaic, perhaps even esoteric situations. For stories of Karel Heida, I am looking for a different setting to “Brink tales”. This time, it could be Moravia, or why not, maybe Český Krumlov. A murder between the small streetsand the snowy hills of Český Krumlov in winter ... But do not forget that Prague was not the capital of the Empire only in appearance. In fact, the Habsburgs always drew from the value, intelligence and, I must underline, the sense of humour of the Czechs”.


sport

Yellow Ribbon Run, l’iniziativa di RunCzech per attirare l’attenzione sul problema del reinserimento nel mondo lavoro degli ex carcerati

Correre oltre le sbarre Running beyond the bars “Mi alleno tre volte alla settimana, correndo attorno a un edificio. È un circuito di 250 metri e per fare i miei 10 km di training lo devo percorrere una quarantina di volte”. A raccontarlo con

precisione matematica e con evidente soddisfazione è Vladimir, trentenne, di Brno, ma detenuto nel carcere di Kuřim, dove sta scontando una condanna di alcuni anni per un tentativo di truffa.

Lo abbiamo incontrato a Praga, nel‑ la sede del RunCzech, dove è stato accompagnato per partecipare alla presentazione alla stampa di Yellow Ribbon Run, il nuovo progetto che

“I train three times a week, running around a building. It is a 250-metre circuit, and to complete my 10 km of my training I have to go round it forty times”. The account, provided with mathematical precision, and evident satisfaction, is given by Vladimir, thirty years old, from Brno, but incarcerated in Kuřim Prison, where he is serving a sentence of several years for an attempted scam.

We met him in Prague, at the headquarters of RunCzech, where he was accompanied to attend the press presentation of the Yellow Ribbon Run, the new project that will be realized this year as part of the RunCzech Prague Marathon, on 8 May. Next to him, are also Lenka, Sandra and Pamela who came to Prague for the occasion from the prison in Světlá nad Sázavou, where they trained for

di Giovanni Usai by Giovanni Usai

Yellow Ribbon Run, the RunCzech initiative to draw attention to the problem of the reintegration of ex- cons into the world of work

progetto repubblica ceca

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sarà realizzato quest’anno nell’am‑ bito della Prague Marathon di RunC‑ zech, l’8 maggio. Accanto a lui ci sono anche Lenka, Sandra e Pamela che per l’occasione sono arrivate a Praga dalla prigione di Světlá nad Sázavou, dove si allena‑ no da qualche settimana sfruttando un percorso interno di 350 metri, fra muro di cinta e reti metalliche. Lenka, 35 anni, lo sport lo ha pra‑ ticato da ragazza, prima di infilarsi nel tunnel della tossicodipendenza, dello spaccio e infine della prigio‑ ne. Ha già scontato un quarto della pena e uscirà fra un anno e mezzo, ma intanto la corsa ha già cambiato la sua vita. “È la mia nuova droga” Gabriela Slováková, direttrice della prigione femminile di Světlá nad Sázavou / director of the women's prison in Světlá nad Sázavou.

I corridori di Yellow Ribbon Run / Runners of Yellow Ribbon Run

a few weeks using an internal route of 350 metres, between the boundary wall and wire mesh. Lenka, aged 35, practiced sport as a girl, before slipping into the tunnel of addiction, drug dealing, and finally prison. She has already served a quar-

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ter of the sentence and will be released in a year and a half, but in the meantime the race has already changed her life. “It is my new drug”, she smiles. Much the same situation, and the same feelings experienced by her two training companions: Sandra, who

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ended up in jail for scams, and Pamela, a twenty-year-old, who was convicted for a robbery. All three thank their governess, Mrs. Zuzana Matlachová, who dragged them on this adventure. Then there are Milan and Petr, who left the prison experience behind themselves


sport

sorride. Più o meno la medesima situazione e le stesse sensazioni delle sue due compagne di allena‑ mento: Sandra, che in cella c’è fini‑ ta per delle truffe, e Pamela, venti anni, che è stata condannata per una rapina. Tutte e tre ringraziano la loro istitutrice, la signora Zuzana Matlachová, che le ha trascinate in questa avventura. Poi ci sono Milan e Petr, che l’esperien‑ za carceraria se la sono lasciata alle spalle da qualche tempo e che si sono rifatti una vita, in primo luogo trovan‑ do un lavoro e riuscendo nel tempo libero a praticare attività sportiva e a prepararsi per l’appuntamento con la Maratona di Praga.

a while ago, and they managed to get a new life, first by finding a job, then succeeding in their spare time to practice sport and to prepare for the appointment with the Prague Marathon. All of them, on May 8, will participate in the marathon by running in

Tutti loro, l’8 maggio, parteciperan‑ no alla Maratona correndo in staf‑ fetta. Le squadre del “nastro giallo”, secondo quanto annunciato, saran‑ no formate da detenuti, ex detenuti, personale della polizia penitenziaria e proprietari o manager di grandi aziende disposti ad accogliere fra i propri dipendenti persone che esco‑ no dal carcere. Lo scopo del progetto Yellow Ribbon Run – che vede fra gli organizzatori il Penitenziario di Světlá nad Sázavou, il Business Leaders Forum e il RunC‑ zech – è diretto proprio a sensibiliz‑ zare l’opinione pubblica sul tema del reinserimento nel mondo del lavoro degli ex carcerati. Il problema non

the relay. The “yellow ribbon” teams, as announced, will be formed by prisoners, former prisoners, police and prison staff, owners, or managers of large companies willing to welcome people leaving prison among its employees.

è chiaramente solo di questo Paese, ma si calcola che in Repubblica Ceca il 70% delle persone uscite dalla prigione sia destinato a non trovare occupazione e che questo sia uno dei principali fattori della elevata recidiva. L’iniziativa è diretta anche a rompere il muro di pregiudizi, spesso così difficile da superare, che si crea attorno a chi tenta di rimettersi in gioco, dopo aver pagato il proprio debito con la società. Yellow Ribbon Run – realizzato quest’anno per la prima volta in Re‑ pubblica Ceca e in Europa – arriva da Singapore, dove dopo 11 edizioni sono state create migliaia di oppor‑ tunità di lavoro per gli ex detenuti.

Nella città asiatica il governo ha an‑ che avviato una campagna annuale di nastri gialli per promuovere l’esigenza di offrire agli ex detenuti una seconda possibilità. È consueto che in questa occasione i cittadini si appuntino il nastrino simbolico sulla camicia per manifestare la propria solidarietà a chi cerca di rifarsi una vita. “RunCzech vuole valorizzare deter‑ minati valori e Yellow Ribbon Run è proprio uno di questi. È molto importante che chi ha commesso degli errori e ha pagato il suo debito, abbia la possibilità di reinserirsi nel‑ la società in maniera dignitosa” ha sottolineato Carlo Capalbo, patron del RunCzech.

The purpose of the Yellow Ribbon Run project, which sees the Světlá nad Sázavou Prison, the Business Leaders Forum and the RunCzech among its organizers, is aimed precisely at raising public awareness on the issue of the reintegration of former prison-

ers into employment. The problem is clearly not only one concerning this country, but it is estimated that in the Czech Republic, 70% of the people who come out of prison are destined not to find employment, and this is one of the main factors of the high recidivism. The initiative is also designed to break the wall of prejudice, often so difficult to overcome, which is created around those who try to restart their lives after paying their debt to society. Yellow Ribbon Run, organized this year for the first time in the Czech Republic and Europe, comes from Singapore, where after 11 years thousands of job opportunities were created for ex-convicts. In Asian cities, the government has also launched an annual campaign of yellow ribbons to promote the need to offer former prisoners a second chance. It is normal for the citizens to pin the symbolic ribbon onto their shirt for the occasion, to show their solidarity for those who seek to rebuild their lives. “RunCzech wants to promote certain values, and Yellow Ribbon Run is one of these. It is very important that those who have made mistakes and have paid their debt, have a chance to reintegrate into society in a dignified manner”, stressed Carlo Capalbo, the president of RunCzech.

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Anniversari cechi Czech Anniversaries

di Mauro Ruggiero

Viene fondata la Galleria Nazionale di Praga The Prague National Gallery was founded 220 anni fa 220 years ago

La Národní Galerie di Praga, il polo museale più famoso della Repubblica Ceca, festeggia quest’an‑ no i 220 anni dalla fondazione. L’Istituzione vide la luce il 5 febbraio del 1796 grazie alla volontà di un sodalizio di aristocratici, patrioti e intellettuali sensibili alla causa dell’indipendenza nazionale, ma soprattutto decisi ad elevare il “gusto estetico” della popolazione. L’unione, che prese il nome di “Società dei patrioti amici dell’arte”, fondò l’Accademia d’Ar‑ te e la Pinacoteca che nel 1918 divenne la collezione d’arte principale della neonata Cecoslovacchia. Oggi la Galleria Nazionale, che ospita la raccolta artistica più grande della Repubblica Ceca, si divide in varie sezioni custodite in edifici storici della città, il più grande dei quali è il Veletržní Palác che dal 1995 accoglie la collezione d’arte moderna. La Galleria espone opere di pittori cechi come Alfons Mucha, Otto Gutfreund, František Kupka, Rudolf Fila e di stranieri del calibro di Picasso, Monet, Van Gogh, Rodin, Gauguin, Cézanne, Renoir, Schiele, Munch, Miró e altri ancora.

The Prague Národní Galerie, the most famous museum centre of the Czech Republic, celebrates its 220th anniversary this year. The Institution opened on 5 February, 1796, thanks to the association and determination of a group of aristocrats, patriots and intellectuals – sensitive to the cause of national independence, but above all determined to raise the “aesthetic taste” of the population. The group, which took on the name “Society of Patriotic Friends of the Arts”, founded the Academy of fine arts and Gallery in 1918, which became the main art collection of the newly formed Czechoslovakia. Today, the National Gallery, that houses the largest art collection in the Czech Republic is divided into sections and is kept in a number of historic buildings in the city, the largest of which is Veletržní Palác, that since 1995, has housed the collection of modern art. The Gallery displays the works of Czech painters, such as Alfons Mucha, Otto Gutfreund, František Kupka, Rudolf Fila, including great foreign artists: Picasso, Monet, Van Gogh, Rodin, Gauguin, Cézanne, Renoir, Schiele, Munch, Miró and several others.

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Nasce la Česká Filharmonie The Česká Filharmonie was established 120 anni fa 120 years ago

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L’Orchestra Filarmonica ceca, la più prestigiosa orchestra sinfonica del paese e una delle sue istituzioni culturali più importanti ancora oggi, venne fondata nel 1896, e già negli anni imme‑ diatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale figurava tra le più rinomate filarmoniche euro‑ pee. Il suo primo concerto data 4 gennaio 1896. In tale occasione Antonín Dvořák diresse alcune sue composizioni. Il primo nucleo dell’ensemble sinfonico era costituito da musicisti dell’orche‑ stra già attiva presso il Teatro Nazionale di Praga che, a partire dal 1894, aveva preso il nome di “Česká filharmonie”. Divenuta di fatto comple‑ tamente indipendente solo nel 1901, inaugurò la sua nuova vita con un concerto tenuto il 15 ottobre dello stesso anno. Primo direttore della neonata orchestra fu Ludvík Čelanský a cui ne sono seguiti altri di chiara fama e talento. La Filarmonica ha sede a Praga, nell’edificio del Ru‑ dolfinum, meraviglioso esempio di architettura neorinascimentale ceca.

The Czech Philharmonic Orchestra, the most prestigious symphony orchestra in the country and one of the most important cultural institutions today, was founded in 1896, but already in the years before the First World War it ranked among the most famous European philharmonic orchestras. Its first concert dates back to January 4, 1896. For that event, Antonín Dvořák directed a few of his own compositions. The first group of the symphonic ensemble consisted of musicians from the orchestra that was already performing at the National Theatre in Prague and that since 1894, has been known as “Česká filharmonie”. Becoming fully independent only in 1901, it inaugurated its new activity with a concert on October 15 of the same year. The first director of the newly formed orchestra was Ludvík Čelanský, who was later followed by other famous and talented musical directors. The Philharmonic is based in Prague, inside the Rudolfinum building, which is a wonderful example of Czech Neo-Renaissance architecture.

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storia history

Si tiene a Praga il XIII Congresso del KSČ The XIII KSČ Congress was held in Prague 50 anni fa 50 years ago

Muore Olga Havlová Olga Havlová died

20 anni fa 20 years ago

Dal 31 maggio al 4 giugno 1966 si tenne a Praga il XIII Congresso del Partito Comunista Cecoslo‑ vacco, fondato nel 1921 e attivo fino al 1993, quando il governo della Repubblica Ceca, con un atto formale, lo dichiarò fuorilegge. L’impor‑ tante congresso del ‘66, nonostante l’influenza della vecchia struttura del partito sotto la lea‑ dership di Antonín Novotný (presidente della Cecoslovacchia dal 1957 al 1968), registrò un aumento di potere della frangia dei comunisti riformisti che avrebbe portato di lì a poco alla “Primavera di Praga”. Negli ultimi giorni del Con‑ gresso influente fu la voce di Ota Šik, politico ed economista ceco, autore di interessanti saggi di economia politica e teorico delle riforme eco‑ nomiche introdotte nel 1968 sotto la guida di Alexander Dubček. In quell’occasione Šik tenne un discorso sulla necessità, per il Partito, negli anni immediatamente a venire, di trovare nuove forme di controllo politico per garantirne mag‑ giore stabilità.

From May 31 to June 4, 1966, the XIII Congress of the Czechoslovak Communist Party was held in Prague. Founded in 1921, the party remained active until 1993 when it was outlawed by a formal act of the Czech Republic government. The important congress of 1966 – despite the influence of the old party structure under the leadership of Antonín Novotný (President of Czechoslovakia from 1957 to 1968) – saw the increase in power of the reformist communists that, a short time later was to lead to the “Prague Spring”. An influential voice during the last days of the Congress was Ota Šik, the Czech politician and economist, author of a number of interesting essays on political economy and a theorist of the economic reforms that were introduced in 1968, under the direction of Alexander Dubček. On that occasion, Šik gave a speech in which he expressed the importance for the Party – in the immediate years to come – to find new forms of political control, in order to ensure greater stability.

Nata a Praga, da una famiglia operaia residente nel quartiere di Žižkov l’11 luglio del 1933, Olga Šplíchalová è stata la prima moglie del primo pre‑ sidente della Repubblica Ceca, Václav Havel. Fin da molto giovane Olga si interessò di letteratura e fu assidua frequentatrice delle biblioteche della città. Lavorò come operaia nella fabbrica di Tomáš Baťa portando però sempre avanti la sua passione per il teatro e per i libri. Il primo incontro con Havel av‑ venne presso il Café Slavia agli inizi degli anni ‘50 e i due decisero di sposarsi nel 1964. Olga, che entrò presto in contatto con gli ambienti intellettuali del tempo, lavorò presso il Teatro Na zábradlí dove Havel fu impegnato fino al 1968. Fu molto vicina al marito nei difficili anni di “Charta 77” quando, nel periodo della dissidenza, a questi fu impedito di mettere in scena le sue opere teatrali e fu gradualmente escluso dalle attività culturali pubbliche. Olga fu assidua collaboratrice di riviste e attiva promotrice di iniziative culturali legate alla dissidenza. Morì il 27 gennaio del 1996.

Born in Prague on July 11, 1933, into a working class family from the Žižkov district, Olga Šplíchalová was the first wife of the first president of the Czech Republic, Václav Havel. From a very young age, Olga became interested in literature and was a frequent visitor to the city’s libraries. She worked as a factory worker in Tomáš Baťa’s factory, nourishing her passion for books and the theatre. Her first encounter with Havel took place at the Slavia Café in the early 1950s and the couple decided to get married in 1964. Olga, who soon came into contact with the intellectual circles of that period, also worked at the Na zábradlí theatre where Havel was involved until 1968. She remained very close to her husband in the difficult years of “Charter 77” when, during the dissident period, he was forbidden from putting his plays on stage and was gradually banned from taking part in all public cultural activities. Olga was an assiduous collaborator of various magazines and an active promoter of cultural initiatives related to the dissidence. She died on January 27, 1996.

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novità editoriali new publications

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di Mauro Ruggiero

È disponibile in libreria una nuova traduzione in lingua ita‑ liana (dall’originale tedesco), arricchita dalle illustrazioni originali di Hugo Steiner-Prag, del capolavoro di Gustav Meyrink “Il Golem” (Der Golem), pubblicato per la prima volta a puntate nel 1913-14 sul periodico “Die weissen Blätter”, e successivamente nel 1915 presso l’editore Kurt Wolff di Lipsia. “Il Golem” è stato il primo romanzo dello scrittore esoterista austriaco-praghese, e divenne presto il suo libro più noto e apprezzato. Questa nuova edizione del romanzo è corredata di un ricco apparato critico di note attente ai significati occulti dell’opera di Meyrink, autore, successivamente, di molti altri romanzi divenuti tutti dei classici della narrativa “esoterica”. In questa opera il Golem, l’antico essere artificiale creato dalla magia di un rabbino, nella Praga leggendaria di un magico passato, riprende vita grazie allo scambio di un cappello nel Duomo della cit‑ tà, squarciando il velo che separa il mondo reale da quello oscuro e segreto dei sogni.

Now available in bookstores, in a new translation into Italian (from German), enriched by the original illustrations by Hugo Steiner-Prag, is Gustav Meyrink’s masterpiece “The Golem” (Der Golem), which was published for the first time in serial form in 1913-14 in the periodical “Die weissen Blätter”, and then in 1915 from the publisher Kurt Wolff in Leipzig. “The Golem” was the first novel by the Prague-based Austrian writer and esotericist, and it soon became his best-known and most appreciated book. This new edition of the novel is accompanied by a rich critical selection of notes, attentive to the occult meanings of the work of Meyrink, subsequently the author of many other novels which have become classics of “esoteric” fiction. In this work the Golem, the old artificial being, created by the magic of a rabbi in legendary Prague of a magical past, comes back to life thanks to the exchange of a hat in the Cathedral of the city, tearing the veil that separates the real world from the dark and secret one of dreams.

Gustav Meyrink, Il Golem, Tre Editori: 2015, pp. 364

Gustav Meyrink, Il Golem, Tre Editori: 2015, 364 pp.

Quello della Legione Cecoslovacca è un tema che da molti anni affascina storici professionisti e amatoriali che cer‑ cano, nelle loro opere, di raccontare e spiegare le molte e complesse vicende di questo corpo militare attivo durante la Grande Guerra e che contribuì a suo modo alla nascita della Repubblica Cecoslovacca. La Legione era formata da circa 100.000 combattenti cechi sparsi all’interno degli eserciti di Francia, Italia e della Russia zarista, spinti dalla volontà di autodeterminazione nazionale. Nel 1918, dopo il collasso delle forze armate di Nicola II, essi provarono a ricostituire un fronte alleato sul Volga e negli Urali. Coin‑ volti nella guerra civile russa, stupirono il mondo apren‑ dosi a fatica la via lungo quasi 10.000 chilometri di strada ferrata attraverso la Siberia fino al Pacifico. Il libro ripercor‑ re questa affascinante storia e la illustra con rare fotografie e tavole a colori che descrivono le uniformi e le insegne di questi patrioti cecoslovacchi.

The topic of the Czechoslovak Legion is an issue that for many years, has captivated professional and amateur historians, who in their works, describe and explain the many complex events of this military body active during the Great War, which contributed in its own way to the birth of the Czechoslovak Republic. The Legion was made up of about 100,000 Czechs fighters scattered in the armies of France, Italy and Czarist Russia, driven by desire for national self-determination. In 1918, after the collapse of the armed forces of Nicholas II, they tried to rebuild an Allied front on the Volga and the Urals. Involved in the Russian Civil War, they amazed the world with the way they toiled across nearly 10,000 kilometers of railway through Siberia to the Pacific. The book traces this fascinating history and illustrates it with rare photographs and colour tables that describe the uniforms and insignia of these Czechoslovak patriots.

David Bullock, La Legione ceca nella prima guerra mondiale, Editrice Goriziana (Dehoniana): 2015, pp. 96

David Bullock, La Legione ceca nella prima guerra mondiale, Editrice Goriziana (Dehoniana): 2015, 96 pp.

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cultura culture

Ex diplomatico di lungo corso, ma anche artista e scritto‑ re, Giorgio Radicati è l’autore di questo interessante saggio sull’euroscetticismo dell’ex presidente della Repubblica Ceca Václav Klaus, e sulla sua azione precorritrice e critica diretta a far prendere le distanze al proprio Paese dai propositi accen‑ tratori di Bruxelles in merito a questioni riguardanti la Ue. Il libro racconta la nascita, a Praga, di questa contestazione e le idee di Klaus, in controtendenza rispetto ad altri stati della Ue su argomenti quali la progettata Costituzione o la mone‑ ta unica, che non tardarono ad incontrare, presso la maggior parte degli altri paesi membri dell’Unione, aspre critiche e un netto rifiuto. L’allora presidente ceco trovò molti oppositori anche in patria dove il governo nazionale era a guida social‑ democratica. Radicati, in quegli anni Ambasciatore d’Italia a Praga, mette in rilievo nel suo libro l’azione anticipatrice di Klaus nella disapprovazione alla politica della Ue che per certi aspetti, vista anche la crisi economica che di lì a poco avrebbe colpito l’Europa, si potrebbe definire quasi profetica. Giorgio Radicati, Europa sì, Europa no. L’euroscetticismo è nato a Praga (Cronache dalla Repubblica Ceca, 2003-2006), Eurilink: 2015, pp. 305

A long-time former diplomat, but also an artist and writer, Giorgio Radicati is the author of this interesting essay on the Euroscepticism of the former President of the Czech Republic Václav Klaus, and his precursory action and criticism aimed to create distance between his country and the centralization intentions of Brussels on issues concerning the EU. The book tells the story of Klaus’s objection and ideas, which strongly contrast those of other states of the EU on issues such as the proposed Constitution or the single currency, which did not take long to receive, in most of the other EU member countries, harsh criticism and a flat-out refusal. The then Czech President found many opponents even in his homeland, where the national government was a social democratic leadership. Radicati, who back in those years was the Italian Ambassador in Prague, uses the book to emphasize the anticipatory action of Klaus in disapproval of the EU policy. In some respects, given the economic crisis that would soon hit Europe, it could be called almost prophetic. Giorgio Radicati, Europa sì, Europa no. L’euroscetticismo è nato a Praga (Cronache dalla Repubblica Ceca, 2003-2006), Eurilink: 2015, 305 pp.

Milena Jesenská (1896-1944) è stata una giornalista, scrittrice e traduttrice ceca, ma è conosciuta soprattutto a causa della relazione, quasi esclusivamente epistolare, che ebbe con Franz Kafka, iniziata nel 1919 quando la giovane letterata si imbatté in un breve racconto dello scrittore e gli scrisse per ottenere l’autorizzazione alla traduzione dal te‑ desco al ceco. In effetti etichettare Milena semplicemente come “l’amica di Kafka” è estremamente riduttivo: molto attiva sia nel campo intellettuale che politico, la Jesenská è stata una figura di intellettuale a tutto tondo nella Boe‑ mia degli anni Venti e Trenta del Novecento, fino alla sua tragica morte avvenuta nel campo di concentramento di Ravensbrück, nel 1944. Gli scritti raccolti in questo libro – alcuni dei quali pubblicati per la prima volta in Italia – raccontano il periodo tra l’Anschluss e l’invasione della Ce‑ coslovacchia da parte dei nazisti. Sono testi lucidi e appas‑ sionati in cui emerge la forte personalità della Jesenská, come donna e come autrice: acuta, ironica, combattiva, ma anche riflessiva e profonda.

Milena Jesenská (1896-1944) was a Czech journalist, writer and translator, but is best known because of the almost exclusively epistolary relationship she had with Franz Kafka beginning in 1919, when the young scholar came upon a short story from the writer and wrote to him in order to get permission to translate it from German into Czech. Yet labelling Milena merely as “the friend of Kafka” is extremely simplistic. She was very active both in the intellectual and the political field, and Jesenská was a key all-round intellectual figure in the Czech Republic of the twenties and thirties of the twentieth century, until her tragic death in the concentration camp of Ravensbrück in 1944. The writings collected in this book – some of which are published for the first time in Italian – describe the period between the Anschluss and the Nazi invasion of Czechoslovakia. They are lucid and passionate texts in which the strong personality of Jesenská emerges, both as a woman and as a writer: sharp, ironic, combative, but also meditative and deep.

Milena Jesenská, In cerca della terra di nessuno, Castelvecchi Editore: 2014, pp. 89

Milena Jesenská, In cerca della terra di nessuno, Castelvecchi Editore: 2014, 89 pp.

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Compagnia aerea Airline company

Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) è la principale compagnia aerea Italiana e ha avviato le operazioni il 1° gennaio 2015. Alitalia vola verso 102 destinazioni, per un totale di 164 rotte e circa 4.500 voli settimanali. Alita‑ lia vanta una delle flotte più moderne ed efficienti al mon‑ do con un’età media di 8 anni. Alitalia è membro dell’alleanza SkyTeam e fa parte, insieme ad Air France-KLM e a Delta Air Lines, della Joint Venture Transatlantica Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) is Italy's largest airline and commenced operations on January 1, 2015. Alitalia flies to 102 destinations, with a total of 164 routes and about 4,500 weekly flights. Alitalia boasts one of the most modern and efficient fleets in the world, with an average age of eight years. It is a member of the SkyTeam alliance and is part of the Transatlantic Joint Venture alongside Air France-KLM and Delta Air Lines.

Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic

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Italia Arte Fest

Trattoria Rugantino 2 Trattoria pizzeria italiana

Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.

La Trattoria Rugantino II nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastro‑ nomica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare direttamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali ac‑ compagnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The Trattoria Rugantino II was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.

Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it

Klimentská 40 110 00 Praha 1 tel. +420 224815 192 klimentska@rugantino.cz www.rugantino.cz

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Industry and Trade

Alitalia

Restaurants and Food

Tourism

culture

Progetto RC suggests

Assis Associazione Onlus

ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha av‑ viato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.

Sládkovičova 3 811 06 Bratislava Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 327 822 assis@assis.sk www.assis.sk


sport

Il goleador del ghiaccio The marksman of the ice Il numero 68 sulle spalle e una vo‑ glia matta di continuare a lottare sul ghiaccio. Lo scorso 20 febbraio, cin‑ que giorni dopo il suo 44° complean‑ no, Jaromír Jágr si è reso protagonista di una nuova pagina di storia dell’ho‑ ckey. L’ala destra ha infatti superato nella classifica marcatori ‘All-Time’

della National Hockey League un mo‑ stro sacro come Brett Hull, portandosi a quota 742 reti realizzate in virtù della doppietta rifilata ai Winnipeg Jets. Un evento storico se si considera che proprio questo risultato proietta il giocatore ceco sul podio degli ho‑ ckeisti più prolifici della NHL, salendo

momentaneamente al terzo posto. Grinta, carattere e la tenacia di un ra‑ gazzino. A 44 anni suonati Jágr sem‑ bra avere ancora la fame agonistica di un ventenne. La prima pagina di questa favola viene scritta il 15 febbraio 1972 a Kladno, Boemia Centrale, quando viene alla

The number 68 on his back and a burning desire to keep fighting on the ice. On February 20, five days after his 44th birthday, Jaromír Jágr became the protagonist of a new page in the history of hockey. The right winger, overtook the hockey legend of Brett Hull in the All-Time scoring tables of

the National Hockey League, having reached a total of 742 goals, thanks to the two goals scored against the Winnipeg Jets. A historical event when you consider that this achievement projects the Czech player onto the podium of the most prolific hockey players in the NHL, climbing temporarily to third

place. Grit, character, and the tenacity of a kid. Having reached the age of 44, Jágr still seems to have the competitive hunger of a twenty-year-old. The first page of this fairytale was written on February 15, 1972 in Kladno, Central Bohemia, when little Jaromír came into existence. The city, in addi-

Jaromír Jágr, monumento dell’hockey, a 44 anni suonati diventa il terzo marcatore di sempre in NHL, la celebre lega nordamericana di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice

At the age of 44, Jaromír Jágr, a monument of hockey, has become the third highest scorer in the history of the NHL, the famous North American hockey league

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luce il piccolo Jaromír. La città, oltre ad essere nota per le acciaierie, è cono‑ sciuta per i suoi “cavalieri”, i giocatori della squadra di hockey Rytíři Kladno. Tra i cavalieri si fa notare il piccolo guerriero Jaromír Jágr che, dopo aver brillato nelle giovanili, esordisce in Extraliga (la massima serie dell’allora Cecoslovacchia), 16 anni appena com‑ piuti. Il ragazzino dimostra fin da su‑ bito di poter tenere la categoria grazie a due doti fondamentali, il talento e il carattere, che gli consentono di en‑ trare stabilmente nel giro della prima squadra. Fisico possente e personalità da vendere: corre l’anno 1990 quando nonostante i soli 18 anni Jágr sbarca in NHL alla corte dei Pittsburgh Pen‑ guins. Il giovane hockeista entra nella

storia del suo paese per essere il primo ceco a giocare nel massimo campiona‑ to americano, considerato “la lega per eccellenza”nella quale tutti sognano di giocare nel corso della propria carriera. Dopo un po’ di gavetta a causa di una concorrenza spietata, Jágr entra pian piano nelle grazie di tecnico e tifosi, prima di tornare nella stagione ‘lockout’ 1994/1995 a vestire la maglia del suo HC Kladno, squadra alla quale re‑ sta perennemente legato e di cui oggi è proprietario: un anno di transizione, nella quale Jágr è costretto a rientrare in Europa a causa della disputa con‑ trattuale tra giocatori e società che blocca il campionato americano. Ma non si ferma in Repubblica Ceca: il suo carattere esuberante lo porta a vivere

nuove esperienze in giro per l’Europa. Siamo nel 1994 quando arriva in Italia per giocare con l’Hockey Club Bolza‑ no, squadra plurititolata con la quale conquista il Torneo 6 Nazioni, prima di volare in Germania all’EHC Schalke, in cui colleziona una sola apparizione. Ovunque vada, sulle spalle sempre quel 68: una delle note più curiose della carriera di Jágr è rappresentata proprio dal numero di maglia che egli indossa in ogni sua esperienza pro‑ fessionistica. Il 68 rappresenta infatti l’anno della ‘Primavera di Praga’ e Jágr ha scelto di indossarlo per omaggiare suo nonno, scomparso prematura‑ mente proprio nell’anno di quell’even‑ to così significativo per la storia del suo Paese. Il periodo di peregrinaggio

Una carriera da leggenda e tanti record, ma per dire basta c’è ancora tempo A legendary career, and countless records, but there is still time before he calls it a day © rytirikladno.cz

Il Čez Stadion, casa della Rytíři Kladno / The Čez Stadion, home of Rytíři Kladno

tion to being known for steel mills, is also known for its “knights”, the players of the Rytíři hockey team of Kladno. Among the knights, the little warrior Jaromír Jágr, was the stand-out, and after having shone in the youth team, made his debut in the Extraliga (the top league in the former Czechoslovakia), having barely reached the age of 16. The youngster immediately proved he was able to stay in the league thanks to two fundamental qualities, talent and character, enabling him to permanently enter the first team. With a pow-

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erful physique and a larger than life personality, it was the year 1990 when despite being only 18, Jágr landed in the NHL to represent the Pittsburgh Penguins. The young hockey player entered the history of his country as the first Czech to play in the top American league, considered “the league of excellence” in which everyone dreamed of playing in the course of their career. After a period of working his way up in the ranks of the club hierarchy due to fierce competition, Jágr slowly found himself in the good graces of his

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coach and fans, before returning in the 1994/1995 ‘lock-out’ season to wear the shirt of his beloved HC Kladno, the team which to whom he remains perpetually bound, and which today he owns. A transition year, in which Jágr was forced to return to Europe because of the contract dispute between players and clubs that froze the American championship. In the Czech Republic however, his good form would not cease for a moment. His exuberance led him to live new experiences around Europe and it was in 1994 when he ar-


sport

in Europa termina in terra teutonica, prima di tornare a vestire la maglia dei Penguins, dove fa coppia con un altro giocatore sopra le righe, il canadese Mario Lemieux. Tra i due c’è molta ri‑ valità, con entrambi che pretendono di primeggiare. Il dualismo dura poco, solo sino al 2001, quando i Penguins sono costretti a cedere Jágr a causa dei problemi finanziari che travolgono la società. Con all’attivo 806 presenze e più di 1000 punti conquistati, si con‑ clude l’avventura in Pennsylvania del ceco, che si trasferisce a Washington tra le fila dei Capitals firmando il con‑ tratto più ricco della storia fino a quel momento: 77 milioni di dollari in 7 anni. La sua avventura nella capitale statunitense non è fortunata, con due

stagioni avare di successi. Successi‑ vamente si sposta molto, vestendo le maglie di una lunga serie di squadre statunitensi: New York Rangers, Phi‑ ladelphia Flyers, Dallas Stars, Boston Bruins e New Jersey Devils prima di approdare nell’attuale squadra, i Flo‑ rida Panthers. Nel frattempo, durante una nuova stagione ‘lock-out’, Jaromír Jágr non perde occasione di una nuova parentesi in patria, coi colori dell’HC Kladno. Giramondo e con tanta voglia di fare nuove esperienze, Jágr non si è nega‑ to neanche la maglia dell’Avangard Omsk, squadra siberiana del campio‑ nato russo. Qui disputa tre stagioni di alto livello, dove vince la Continental Cup prima di fare ritorno oltreoceano.

Jaromír Jágr con la maglia della nazionale durante le Olimpiadi invernali del 2010, a Vancouver / Jaromír Jágr with the national team jersey during 2010 Winter Olympics, in Vancouver

Insomma, Jaromír ne ha fatta di strada dal lontano 7 ottobre 1990, data del‑ la prima rete in NHL! È in un normale weekend della stagione 2015/2016 che arrivano le ultime storiche reti. Il ragazzone, dal carattere esuberante e dal sinistro preciso, entra negli annali con la doppietta che permette ai suoi compagni di battere i Winnipeg Jets e

La nazionale ceca posa con l’oro olimpico conquistato a Nagano, nel 1998 / The Czech national team showing the Olympic gold medals won in Nagano, in 1998

rived in Italy to play with Hockey Club Bolzano, a team boasting many titles, with whom he won the 6 Nations Tournament, before flying to Germany to play for EHC Schalke, where he only collected one appearance. Wherever he has been, the number 68 has always been displayed on his back, and one of the most curious notes of Jágr’s career is indeed the shirt number that

he wears in all professional experiences. The 68 represents the year of the ‘Prague Spring’ and Jágr chose to wear it as a tribute to his grandfather, who died in the very year of that event, one so significant for the history of his country. The period of peregrination in Europe ended in Teutonic land, before he returned to play for the Penguins, where he was paired with another

excessively good player, the Canadian Mario Lemieux. Between the two was also a lot of rivalry, with each one aspiring to outshine the other. The shortlived antagonism, lasted only until 2001, when the Penguins were forced to sacrifice Jágr because of financial problems that devastated the club. With 806 games played and over 1000 points scored, the Czech’s adventure in

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Pennsylvania came to an end, when he moved to Washington to join the ranks of the Capitals signing the most lucrative contract in history at that point: 77 million dollars for 7 years. His adventure in the US capital was not a fortunate one, with two seasons with © Stefan Brending little success. Then the transfer became frequent, with Jágr wearing the jerseys of a long series of US teams: New York Rangers, Philadelphia Flyers, Dallas Stars, Boston Bruins and New Jersey Devils before joining his current team, the Florida Panthers. Meanwhile, during new ‘lock-outs’, Jaromír Jágr never misses an opportunity to return home, to play in the colours of HC Kladno. A globetrotter and with a huge desire for new experiences, Jágr also did not turn down the opportunity to wear the shirt of Avangard Omsk, a Siberian team in the Russian league. Here he competed in three high-level seasons,

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sport

Jaromír Jágr durante l’All-Star Game 2016 della NHL, lo scorso 31 gennaio a Nashville / Jaromír Jágr during 2016 NHL All-Star Game, last 31st of January in Nashville

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a lui di superare Brett Hull a quota 741, portandosi avanti di un gol. Ma non è tutto: le due marcature gli consentono di eguagliare il picco massimo delle carriere di Brendan Shanahan e Dave Andreychuk raggiungendo per la di‑ ciannovesima stagione in NHL quota 20 gol; un altro record di un giocatore che non finisce mai di stupire. Il suo palmarès parla chiaro: sono ben 10 i titoli a livello individuale vinti in

carriera, rappresentando nel contem‑ po un giocatore fondamentale per la nazionale ceca con la quale ha vinto l’oro alle Olimpiadi del 1998 di Na‑ gano, in Giappone, e ai Mondiali di Hockey del 2005 a Vienna e del 2010 a Colonia, e di cui è stato portabandiera ai XXI Giochi Olimpici invernali di Van‑ couver, in Canada. Dal 2005 Jágr è en‑ trato nel Triple Gold Club, vale a dire il circolo di giocatori o allenatori capaci

di vincere nel corso della loro carriera una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici, una medaglia d’oro ai Mondiali e la Stanley Cup, il trofeo destinato ai vin‑ citori della NHL che Jágr ha portato a casa con i Penguins. Uno stile di vita basato sul prendere tutto alla leggera; da buon esempio basti ricordare l’episodio di qualche tempo fa, quando rimedia una basto‑ nata che gli fa perdere quattro denti. Jagr non si scompone, né si fa sopraf‑ fare dal dolore. Giunto al termine della gara, non smette di sorridere e scher‑ za: “quest’anno devo chiedere a Babbo Natale che mi porti dei denti nuovi”. Nonostante cotanta carriera, nean‑ che quest’ultimo record ha convinto Jaromír Jágr a dire basta. Il suo spirito di ragazzino ribelle gli regala ancora lo stesso entusiasmo degli esordi. L’obiet‑ tivo è quello di raggiungere la seconda posizione in classifica, anche se il tra‑ guardo appare un miraggio: la classifi‑ ca marcatori “All-Time” di NHL vede in testa Wayne Gretzky a quota 894, con Gordie Howe al secondo posto distante 59 lunghezze. Sono dei distacchi obiet‑ tivamente proibitivi, anche se Jágr ci ha abituato a grandi imprese e forse vorrebbe continuare a stupire.

where he won the Continental Cup before heading back overseas. In short, Jaromír has come a long way since October 7, 1990, the date of his first goal in the NHL! It was in a normal weekend of the 2015/2016 season when the historic goals arrived. The large kid, exuberant in nature, with a precise lefthanded shot, entered the annals with a brace that allowed his teammates to beat the Winnipeg Jets, and him to overtake Brett Hull’s total of 741 NHL goals, moving ahead of him by a goal. Yet that is not all: the two goals allowed him to equal career bests of Brendan Shanahan and Dave Andreychuk when he reached his nineteenth season in NHL with 20 goals, yet another record from a player who never ceases to amaze. His awards and honours speak for themselves, he has won 10 individual

awards in his career, while at the same time he has been a key player for the Czech national team with whom he won a gold medal at the 1998 Winter Olympics in Nagano, Japan, and the World Hockey Championships in 2005 in Vienna, and again in 2010 in Cologne, besides also being the XXI Olympic Winter Games flag-bearer for them in Vancouver, Canada. Since 2005 Jágr has joined the Triple Gold Club, which is the circle of players or coaches who over the course of their career, have won a gold medal at the Olympic Games, and World Cup, as well as the Stanley Cup, the trophy awarded to the winners of the NHL that Jágr brought home with the Penguins. A lifestyle based on taking everything lightly; for a good example it is enough to remember an episode a while back,

when he recovered from a forceful blow that made him lose four teeth. Jagr did not lose his calm, nor did he allow the pain to get the better of him. Once the game finished, he didn’t stop smiling and joked “this year I’ll have to ask Santa to bring me new teeth”. Despite such great career, not even this new record has convinced Jaromír Jágr to call it a day. His rebellious, youthful spirit still blesses him with the same enthusiasm he had in his early days. The goal is now to reach second place in the table, even if the target appears as a mirage: the “All-Time” NHL top scorer table is headed by Wayne Gretzky with 894, with Gordie Howe in second place 59 goals ahead. Objectively, the figures seem out of reach, although Jágr is used to huge challenges, and perhaps would like to continue to amaze us.

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