Luglio – Agosto / July – August 2016
La Ue vista da Praga The EU as viewed by Prague
“Ostalgia” cecoslovacca Czechoslovak “Ostalgia”
Carlo IV, Imperatore ed esoterista Charles IV, Emperor and esoterist
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag. 08
L’Ue vista da Praga, così lontana ma così importante The EU as viewed by Prague, so far away but so important
pag. 14
pag. 18
“Ostalgia” cecoslovacca, tra design d’autore e ricordi di gioventù Czechoslovak “Ostalgia”, from design to memories of youth
pag. 24
Il mese de La Pagina
pag. 26 Appuntamenti Events
Intervista all’Ambasciatrice della Repubblica Ceca in Italia, Hana Hubáčková Interview with the Ambassador of the Czech Republic in Italy, Hana Hubáčková
cultura / culture
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Alessandro Canevari, Jan Kolb, Alessandro De Felice
pag. 28
Jan Němec, leggendario pioniere della “Nová vlna” Jan Němec, the legendary pioneer of the “Nová vlna”
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Luglio – Agosto / July – August 2016
Guerra tra fratelli, in casa boema War between brothers, in the land of Bohemia
pag. 40
Calendario Fiscale Tax Deadlines
pag. 42
Carlo IV, Imperatore ed esoterista Charles IV, Emperor and esoterist
pag. 47
Architettura di regime, quale destino? Regime architecture; what fate?
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
pag. 54
Anniversari cechi Czech Anniversaires
pag. 56 Novità editoriali New Publications sport / sport
summary
pag. 34
pag. 58
Europa League: tripla sfida Italia Repubblica Ceca Europa League: Italy - Czech Republic, a triple clash
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2016 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 30.8.2016 Foto di copertina / Cover Photograph Angela Merkel in visita a Praga / Angela Merkel on a Prague visit (vlada.cz) 5
editoriale
Cari lettori,
il recente tour della cancelliera tedesca Angela Merkel – prima in visita a Praga, poi a Varsavia per l’incontro coi leader del Gruppo di Visegrad, il tutto in vista del vertice Ue di Bratislava di metà settembre – è indicativo della crescente importanza, per gli equilibri dell’Unione, delle istanze provenienti dall’Europa centro est. A questo tema dedichiamo il nostro articolo iniziale, evidenziando come anche in questo frangente Praga e gli altri membri del V4 abbiano confermato il loro no alle quote sui migranti e alla eccessiva centralizzazione di Bruxelles, ribadendo di non voler essere più considerati membri di serie B della Ue. In tema di rapporti bilaterali italocechi, pubblichiamo una intervista alla Ambasciatrice della Repubblica Ceca in Italia, Hana Hubáčková. La diplomatica indica come suo obiettivo principale quello di intensificare le relazioni politiche, economiche e culturali fra i due Paesi, sottolineando l’attuale momento di notevole crescita di tali rapporti. Un riferimento anche alla crisi dei migranti, una situazione che vede l’Italia impegnata
Dear readers,
the recent tour of German Chancellor Angela Merkel, first the visit in Prague, then in Warsaw for a meeting with the leaders of the Visegrad Group, all in view of Bratislava’s EU summit in midSeptember, is indicative of the growing importance of Union balances, of the requests coming from Central-eastern Europe. We dedicate our opening article to this very topic, pointing out that even in this instance, Prague and other members of the V4 have confirmed their rejection of quotas on migrants, and the excessive centralization of Brussels, reiterating that they do not want to be regarded as “B” members of the EU. On the subject of the Italian-Czech bilateral relations, we publish an inter-
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nel Mediterraneo in prima linea, con la Hubáčková che dice: “La Repubblica Ceca è pronta a dare un contributo per una gestione davvero realistica di questa situazione”. Voltando pagina, vi parliamo della variante ceca della “Ostalgia”, visto che in questo Paese da qualche anno si assiste a un successo commerciale di prodotti e marchi tipici del periodo pre ‘89. Un ritorno al passato che non sembra avere un significato politico, ma che appare piuttosto sospinto da ricordi di gioventù e incoraggiato da marketing sapiente.
A proposito di quel che rimane dell’epoca socialista, in questo numero parliamo anche di architettura di regime. Lo facciamo con un articolo sulla Biennale di Venezia, padiglione ‘Cecoslovacchia’, che quest’anno ha proposto un nuovo sguardo sugli edifici eredità del periodo comunista. Fra gli altri argomenti, in occasione quest’anno del 700° anniversario della nascita di Carlo IV, torniamo a occuparci del grande imperatore con alcune interessanti pagine dedicate ai suoi rapporti con la cultura esoterica. Buona lettura
view with the Ambassador of the Czech Republic in Italy, Hana Hubáčková. The diplomat highlights intensifying political, economic and cultural relations between the two countries as her main objective, emphasizing how there is currently considerable growth in such relations. A reference is also made to the migrant crisis, a situation in which Italy is engaged in the Mediterranean at the forefront, with Hubáčková stating that “the Czech Republic is ready to contribute to a truly realistic management of this situation”. Turning the page, we discuss the Czech version of “Ostalgia”, since in this country for several years there has been a commercial success of products and brands typical of the pre-1989 period. A
return to the past that seems to be devoid of any political meaning, but which is driven more by memories of youth and encouraged by skilful marketing. Regarding what remains from the socialist era, in this issue we also explore the regime architecture. We do this with an article about the ‘Czechoslovakian’ pavilion at the Venice architecture Biennale, which this year has proposed a new way of looking at the buildings inherited from the communist era. Among the other topics, on the occasion of the 700th anniversary of the birth of Charles IV this year, we look back at the great Emperor again with some interesting pages dedicated to his relationship with esoteric culture. Enjoy the read
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L’Ue vista da Praga, così lontana ma così importante
Dopo la Brexit e la crisi dei migranti, il futuro dell’Unione dipende anche dall’Europa centrale di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
After Brexit and the migrants crisis, the EU’s future also depends on central Europe
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Nell’ultimo anno l’Unione europea è diventata una realtà manichea, in cui tutto è o bianco o nero, pro o contro, dentro o fuori. Dopo la Brexit questa opposizione tra le parti si è acuita e i fronti populisti, anti-Ue e nazionalisti in vari Paesi hanno alzato la voce chiedendo più indipendenza e meno vincoli, sia nell’ambito del bilancio che nelle politiche dell’accoglienza, da parte di Bruxelles. Su alcune di queste dicotomie si incastonano i punti di forza delle critiche del gruppo di Visegrád, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia: no alle quote sui migranti, no alla troppa centralizzazione delle decisioni a Bruxelles e no a membri di serie A e di serie B. Per scardinare quest’alleanza centreuropea e anche per rinsaldare l’asse tra Praga e Berlino e tra Berlino e Varsavia, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dedicato particolare attenzione al tour che l’ha portata nella capitale ceca prima e a Varsavia poi, per incontrare i V4. Una visita In this last year, the European Union has become a Manichean reality, in which everything is either black or white, pro or con and either in or out. After Brexit, this opposition between the parties has intensified and the populist fronts, anti-Europeans and nationalists, in the various countries, have raised their voices demanding more independence and fewer constraints, both on budget issues and the reception policies of Brussels. Embedded in a few of these dichotomies are the strong critical points of the Visegrád Group, the Czech Republic, Slovakia, Hungary and Poland: no to migrant quotas and the excessive centralization of decisions in Brussels and no to first-class and second-class members. In order to
che in Repubblica Ceca ha avuto echi contrastanti: da una parte le proteste in strada, il presunto tentato omicida che ha inseguito il corteo tedesco e il poster con la cancelliera con jihab e baffi da Hitler, dall’altra i sorrisi e le strette di mano con le autorità ceche. Quella di fine agosto è stata la prima visita della Merkel negli ultimi quat-
tro anni a Praga e per i critici della cancelliera, che per molti rappresenta la “faccia dell’Ue”, è stata anche una “provocazione”. Nonostante i presupposti bellicosi, le critiche mai celate da parte del presidente Miloš Zeman, che ha paragonato la Merkel al “Buon soldato Švejk”, la visita ha evidenziato molti punti di coesione e di accordo
Angela Merkel ed i rappresentanti del Visegrád 4, a Varsavia ad Agosto 2016 /
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The EU as viewed by Prague, so far away but so important tra i due Paesi. Molti, ma non tutti, come ha sottolineato il premier Bohuslav Sobotka: “Non credo sia stata una sorpresa per la cancelliera e non credo che ci sia nulla di nuovo. Ci sono grandi divergenze su come Repubblica Ceca e Germania vedono la situazione”, ha dichiarato Sobotka a proposito delle quote sui rifugiati,
politica voluta fortemente dalla leader tedesca, ma osteggiata dai V4. “Non vogliamo lasciare la politica migratoria in mano all’Unione europea e non siamo d’accordo con qualsiasi quota obbligatoria e permanente di redistribuzione dei migranti”. Ma, come detto, molti sono anche i punti su cui Berlino e Praga sono
sulla stessa lunghezza d’onda: il rafforzamento della sicurezza interna e esterna dell’Europa, l’antiterrorismo, l’aiuto ai Paesi terzi da cui provengono i flussi migratori. “Ci sono molti temi su cui siamo d’accordo, anche rispetto alle politiche migratorie – ha sottolineato la Merkel. – Accogliamo il sostegno ceco a proposito
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Angela Merkel with the Visegrád 4 representatives, in Warsaw last August 2016
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dell’accordo Ue-Turchia e il sostegno alle forze navali nell’Egeo”. Anche se il tour post-Brexit della cancelliera aveva l’obiettivo di discutere il futuro dell’Ue e cercare di placare gli animi dei V4, inevitabilmente anche nell’incontro con Zeman il discorso si è concentrato sui migranti. “A differenza di altri politici che evitano il tema dei migranti in maniera cauta girandoci intorno, io ho detto nella prima frase che se inviti qualcuno a casa tua non lo mandi a pranzo dal tuo vicino. Era un’allusione al fatto che la Germania ha prima invitato i migranti e dopo ha cercato di trovargli un posto fuori dalla Germania con le quote” ha detto il capo dello stato. Merkel e Zeman hanno discusso anche di quanto fanno i Paesi di frontiera per limitare i flussi migratori, in particolare Italia e Grecia. E proprio contro i due Paesi si è scagliato a fine agosto il Ministro dell’Interno Milan Chovanec, che ha accusato Roma e Atene di non fare abbastanza, prospettando anche break up this central-European alliance and strengthen the axis between Prague and Berlin and between Berlin and Warsaw, the German Chancellor Angela Merkel dedicated special attention to the tour that brought her first to the Czech capital and then to Warsaw, to meet the V4. A visit that stirred mixed reactions in the Czech Republic: on the one hand, street protests, the alleged potential killer, who supposedly followed the German parade and the poster depicting the Chancellor wearing a jihab and Hitler-type moustache, and on the other, the smiles and handshakes with the Czech authorities. The visit, that took place at the end of August, was Merkel’s first to Prague in over four years and, to her critics, many
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la possibilità di escluderli. L’Italia e la Grecia devono “necessariamente essere costrette a prendere sul serio questa situazione, perché il vero problema è l’estrema facilità con la quale si riesce a superare i confini di ingresso in Unione europea. In caso contrario, Italia e Grecia in Schengen non ci stanno a far niente” ha aggiunto il ministro. Importante come la tappa di Praga, ma forse più simbolica per i cugini
slovacchi e per le voci più critiche dalla Polonia e dall’Ungheria, quella di Varsavia, in cui la Merkel ha voluto tendere la mano e omaggiare i Paesi dell’Europa centrale, cercando di cancellare quell’idea di “membri di serie B”, che spesso viene rinfacciata a Bruxelles dalle capitali della Nuova Europa. “Sono lieta che Bratislava ospiterà il summit europeo, il primo senza Londra”, ha dichiarato parlando al fianco dei primi ministri di Polonia,
Ungheria, Slovacchia e Cechia. “La tradizione di incontrarci a Bruxelles è una mancata opportunità di vedere la vera Europa. In un momento in cui non possiamo perdere di vista cosa l’Europa sia veramente”. Musica per le orecchie dei leader di Visegrád, come ha scritto anche il Financial Times in un commento alle parole della cancelliera. E nello stesso tempo un gesto di rispetto nei confronti della presidenza di turno dell’Ue affidata all’euroscet-
Il tour di Angela Merkel per rassicurare i partner dell’Est e i 4 di Visegrád – e contrastare la spinta anti-europea Angela Merkel’s tour to reassure Eastern partners and the Visegrád four – and contrast the antiEuropean stance
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Angela Merkel con Bohuslav Sobotka a Praga / Angela Merkel and Bohuslav Sobotka in Prague
of whom feel she is the “face of the EU” it was also a “provocation”. Despite the bellicose assumptions, the open criticism of President Miloš Zeman, who has likened Merkel to the “Good Soldier Švejk”, the visit highlighted many points of cohesion and agreement between the two countries. Many, but not all, as Prime Minister Bohuslav Sobotka pointed out: “I do not think it was a surprise to the Chancellor nor do I think there was anything new. There are major differences as to how the Czech Republic and Germany see the situation”, remarked Sobotka, referring
to the refugee quotas, the political decision that the German leader wanted strongly, but that was opposed by the V4. “We do not want to leave the migration policy into the hands of the European Union and we do not agree with any mandatory and permanent redistribution of migrant quotas”. But, as we have said, Berlin and Prague are on the same wavelength on various points: the reinforcement of European internal and external security, counter-terrorism, aid to third countries from where the migratory flows originate. “There are many as-
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pects we agree on, also with regard to migration policies – Merkel has stated. – We appreciate Czech support on the EU-Turkey agreement as well as to naval forces in the Aegean”. Although the post-Brexit tour of the Chancellor was focused on discussing the future of the EU and to attempt to appease the spirits of the V4 group, inevitably, even during the meeting with Zeman, the discussion centred on the migrant issue. “Unlike other politicians, who avoid the migrant argument by cautiously dancing around the subject, I have stated from the very beginning
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tico slovacco Robert Fico. “Dobbiamo concentrarci su cosa ci tiene insieme, – ha insistito la Merkel ricordando gli ottimi rapporti tra Praga e Berlino e tra quest’ultima e Varsavia, che sono stati la colla che ha tenuto insieme est e ovest per molti anni – l’Ue deve essere più forte in futuro”. Un concetto che i V4 vorrebbero sfruttare a loro vantaggio, cercando di fare asse con Paesi come Danimarca, Svezia e Olanda sulla necessità di “un’unione di capitali” con meno centralizzazione e meno decisioni prese a Bruxelles. Un’idea lanciata all’indomani della Brexit e che ha conquistato consensi. I quattro di Visegrád sono diventati in questi mesi una spina nel fianco
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that, if you invite someone to your home, you will surely not send him off to your neighbour’s for lunch. It was an allusion to the fact that Germany had initially invited the migrants and then, with the quotas, had tried to find a place for them outside Germany”, remarked the head of state. Merkel and Zeman also discussed about how much the border Countries are doing to limit the flow of migrants, particularly Italy and Greece. And it was these two Countries that the Interior Minister, Milan Chovanec strongly criticised at the end of August, accusing Rome and Athens of not doing enough and expressing the possibility of excluding them. Italy and Greece must “necessarily be obliged to take up this situation seriously, because the real problem is how easy it is for migrants to get through their borders and into the European Union. Otherwise, it makes no sense for Italy and
Greece to belong to Schengen”, the minister went on to say. Just as important as the Prague meeting, but perhaps more symbolic for the Slovak cousins and for the most critical voices in Poland and Hungary, was the Warsaw one – during which Merkel reached out and paid tribute to the Countries of Central Europe in an attempt to erase the idea of “secondclass members”, a claim that has often been made against Brussels by the capitals of the New Europe. “I am glad that Bratislava will host the European summit, the first without London”, she declared, while speaking beside the prime ministers of Poland, Hungary, Slovakia and the Czech Republic. “The tradition of meeting in Brussels is a missed opportunity to see the true Europe. At a time when we cannot lose sight of what Europe really is”. Music to the ears of the Visegrád leaders, as also the Financial Times reported,
while commenting the words of the Chancellor. And at the same time, a gesture of respect towards the EU presidency, entrusted to the Slovak euro-sceptic, Robert Fico. “We need
Premier slovacco Robert Fico. La Slovacchia ha la presidenza di turno del Consiglio della Ue, sino al 31 Dicembre 2016 / The Slovak premier, Robert Fico. Slovakia holds the rotating presidency of the Council of EU, until 31 December 2016
to focus on the things that hold us together – Merkel remarked, recalling the excellent relations between Prague and Berlin and between the latter and Warsaw, which have been
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Bohuslav Sobotka arriva a Varsavia per il vertice del V4 / Bohuslav Sobotka arriving to the V4 meeting in Warsaw
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dell’Ue e soprattutto di Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, aspramente criticato anche in una lettera scritta. Lontani dal chiedere un referendum stile Brexit per uscire dall’Unione, che negli anni gli ha consentito di approfittare a
mani basse dei fondi per l’espansione e lo sviluppo, i Paesi del centroeuropa vogliono più che altro iniziare a far pesare la loro importanza nelle decisioni e preferiscono definirsi “eurorealisti” piuttosto che “euroscettici”. “Date la colpa al nostro passato comunista
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the glue that has held the East and West together for many years – the EU has to be stronger in the future”. A concept that the V4 would like to exploit to their advantage, by trying to ally with Countries such as Denmark, Sweden and Holland on the need for “a union of capitals” with less centralization and less decisions being made in Brussels. An idea that was launched in the aftermath of Brexit and that has won consensus. In recent months, the four Visegrád members have become a thorn in the side of the EU and especially on that of Jean Claude Juncker, President of the European Commission, who was harshly criticized also in a letter. Far from seeking a Brexit style referendum to leave the Union that, over the years, has allowed him easily
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to take advantage of the funds for expansion and development, the CentralEuropean countries wish to have, more than anything else, a greater say in decision-making and prefer to define themselves as “euro realists” rather than “euro sceptics”. “Blame it on our Communist past, but we do not like it when policies are decided elsewhere and we are just asked to put them into practice”, declared the minister of one of these Countries. There are still many divergences and the Slovaks, who hold the presidency, though they had promised to manage responsibly the migrant crisis and the Brexit, have guaranteed that they will maintain their critical attitude, especially on the migrant quotas and reception policy. There are, however, a
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ma non ci piace quando le politiche vengono decise altrove e ci si chiede di metterle in pratica”, ha dichiarato un ministro di uno dei Paesi. Le divergenze restano molte e gli slovacchi, presidenti di turno, pur avendo promesso di gestire la crisi dei migranti e la Brexit in modo responsabile, hanno garantito che si atterranno al loro atteggiamento critico, soprattutto sulle quote e sulla politica di accoglienza. C’è tuttavia un tema sul quale Praga e Bratislava sono d’accordo con la Germania e diversi altri Paesi: la necessità di un esercito unificato europeo. Un’ipotesi che è stata rivitalizzata nel marzo del 2015 da Juncker e che affonda le sue radici negli anni Cinquanta. I governi di Repubblica Ceca e Slovacchia si sono detti d’accordo a discutere le prospettive future di un tale esercito per affrontare “le minacce interne ed esterne”, ha dichiarato Sobotka, aggiungendo di averne discusso con Angela Merkel che “ha le mani legate da alcuni limiti imposti dalla costituzione tedesca”, ma che come altri Paesi membri, ritiene ormai questo passo quasi inevitabile e cardine di una futura Unione, che sarà, senza dubbio, molto diversa da quella di oggi. few issues on which Prague and Bratislava are in agreement with Germany and several other countries: the need for a unified European army. A hypothesis that was revitalized in March 2015 by Juncker and that goes back to the nineteen-fifties. The governments of the Czech Republic and Slovakia have agreed to discuss the future prospect for such an army, in order to deal with “internal and external threats”, declared Sobotka, adding that he had discussed the issue with Angela Merkel, who has “her hands tied due to certain limits imposed by the German constitution”, but, just as the other member Countries, she now believes it is an almost inevitable step and the cornerstone of a future Union, that will undoubtedly be very different from that of today.
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“Il nostro obiettivo principale è quello di intensificare i rapporti economici e politici tra i nostri due Paesi”. Intervista all’ambasciatrice della Repubblica Ceca in Italia, Hana Hubáčková di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
“Our main goal is to strengthen economic and political relations between our two countries”. An interview with the Ambassador of the Czech Republic in Italy, Hana Hubáčková
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L’Italia nostro ponte verso il Mediterraneo Italy, our bridge to the Mediterranean Diplomatica di carriera, una laurea presso l’Università Carolina di Praga, esperta di questioni internazionali, per anni vice capo missione alla Nato, ambasciatrice di Praga presso il Belgio, l’Ungheria, la Serbia e il Montenegro, prima di arrivare in Italia. A quasi un anno dal suo insediamento, l’ambasciatrice Hana Hubáčková traccia la direzione del suo mandato, le sue aspettative, dà la sua opinione sulla crisi migratoria e l’Ue e parla del suo personale rapporto con il Bel Paese.
A diplomatic career, a bachelor’s degree from Charles University in Prague, expert on international issues, for years Deputy Head of Mission to NATO, Prague’s Ambassador in Belgium, Hungary, Serbia and Montenegro, before arriving in Italy. Almost a year after her assignment, Ambassador Hana Hubáčková traces the direction of her mandate, her expectations, she gives opinion on the migration crisis and the EU and talks about her personal relationship with the Bel Paese. The priority of the mandate “is certainly the intensification of bilateral contacts in all their diversity after a period of slowing down, since the elections in 2013 in Italy, and in the autumn of 2013 in the Czech Republic. In this way I was very pleased with the success of the visit of Italian Foreign Minister Paolo Gentiloni, in Prague last March, during which he met with his Czech counterpart, the Minister Zaorálek, and was also received by Prime Minis-
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intervista interview
La priorità del mandato “è certamente l’intensificazione dei contatti bilaterali in tutta la loro diversità dopo un periodo di rallentamento, dato dalle elezioni nel 2013 in Italia e nell’autunno del 2013 nella Repubblica Ceca. In questo senso sono stata molto soddisfatta del successo della visita del Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, a Praga lo scorso marzo, nel corso della quale ha incontrato il suo omologo ceco, il Ministro Zaorálek,
ed è stato ricevuto anche dal premier Bohuslav Sobotka”, ha spiegato l’ambasciatrice. “Solo pochi giorni dopo la sua visita a Praga è arrivato in Italia il nostro Ministro della Difesa, Martin Stropnický per incontrare il ministro Pinotti. Stiamo assistendo anche ad una certa ripresa dei contatti parlamentari, che fanno parte di relazioni bilaterali più intense. Tale tendenza corrisponde al fatto che la Repubblica Ceca e l’Italia si rendono molto bene
conto di quanto sia importante una comunicazione intensa e una buona comprensione nell’attuale spazio internazionale, caratterizzato da una grande complessità e da celeri cambiamenti”. E oltre ai contatti politici “tra le mie priorità vi è senza alcun dubbio anche il lavoro sull’ulteriore sviluppo della nostra collaborazione economica. Lo scambio commerciale tra i due Paesi negli ultimi tempi sta registrando una
costante crescita. Con un fatturato pari a 10,5 miliardi di euro nel 2015 l’Italia occupa il sesto posto tra i nostri partner commerciali più importanti. L’Italia ha importanti investimenti nel settore finanziario e nel settore produttivo ceco. E in Italia operano tutta una serie di imprese ceche e molte altre hanno ottimi rapporti commerciali. Noi abbiamo l’interesse – che poi è reciproco – che tale tendenza continui anche in futuro. Abbiamo intenzione di sostenere i settori con un grande potenziale tecnologico e siamo convinti che anche nel campo della cooperazione scientifica vi siano grandi opportunità, sia sul piano bilaterale che nei progetti europei”. In particolare secondo la Hubáčková “dobbiamo motivare le imprese ceche e italiane alla collaborazione, aiutare a creare nuove occasioni, più spazio per opportunità B-to-B, utilizzare tutti gli strumenti disponibili”. In questo senso, proseguendo il discorso sul fronte delle prospettive economiche, ter Bohuslav Sobotka”, the ambassador explained. “Just a few days after his visit to Prague, our Defense Minister, Martin Stropnický, arrived in Italy to meet the minister Pinotti. We are also seeing some recovery of parliamentary contacts, which are part of the most intense bilateral relationships. This trend corresponds to the fact that the Czech Republic and Italy realize very well just how important strong communication and good understanding are in the curL'Ambasciatore della Repubblica Ceca, Hana Hubáčková, incontra il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Roma, Palazzo del Quirinale / The Ambassador of Czech Republic, Hana Hubáčková, meets the President of the Italian Republic, Sergio Mattarella, at the presentation of her Diplomatic Credentials. Rome, Palazzo del Quirinale
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“Crisi migranti? La Repubblica Ceca è pronta a dare un proprio contributo per una gestione davvero realistica di questa situazione” “Migrant crisis? The Czech Republic is ready to contribute to a genuinely realistic management of this situation”
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secondo l’ambasciatrice si sta registrando un interesse più profondo per la collaborazione nell’ambito dell’industria della sicurezza e della difesa, dove entrambi i Paesi hanno una lunga tradizione fondata su conoscenze tecniche e capacità produttive. Per questo motivo “ci piacerebbe poter approfittare del potenziale dato dai nostri specifici know-how – ad esempio nel campo dello smaltimento dei materiali nucleari, delle tecnologie mirate alla salvaguardia dell’ambiente, quelle spaziali e le nanotecnologie”. Infine l’ambasciatrice spera che “si arriverà anche ad uno sviluppo maggiore della collaborazione nel campo della cultura, dell’istruzione, delle scienze e delle tecnologie dopo la ratifica dell’Accordo bilaterale sulla collaborazione in questi settori”. Per l’ambasciatrice, Roma e Praga hanno molto in comune. “Sia se andiamo a vedere la storia sia nella contemporaneità e nell’ambito dell’Ue dove possono completarsi a vicenda molto bene. L’Italia rappresenta per rent international environment, which is characterized by great complexity and rapid changes”. And in addition to political contacts “among my priorities there is undoubtedly also working on the further development of our economic cooperation. The trade exchange between the two countries in recent times has been recording a steady growth. With a turnover of 10.5 billion Euros in 2015, Italy ranks sixth among our most important trading partners. Italy has major investments in the financial sector and in the Czech manufacturing industry. In Italy there are a number of Czech firms and many others have excellent business relationships. We have the interest, which is mutual, for this trend to continue into the future. We intend to support sectors with great technological potential and we believe that also in the field of scientific cooperation there are great opportunities, both bilaterally and in European projects”.
noi una specie di ponte verso il Mediterraneo, mentre la Repubblica Ceca può avere lo stesso ruolo per l’Italia nei confronti di altri Paesi dell’Europa centrale e orientale”. Ma per la donna oltre che per l’ambasciatrice, l’Italia cosa rappresenta? “L’Italia per me è una delle culle della civilizzazione e della cultura europea.
Osservo con grande rispetto l’enorme ricchezza culturale che è stata lasciata da generazioni di vostri avi e che l’Italia contemporanea continua a sviluppare. La mia missione mi offre la possibilità di conoscere tanti meravigliosi monumenti storici e percepirli anche nel contesto dell’evoluzione storica del mio Paese”. Per
In particular, according to Hubáčková “we must motivate Czech and Italian companies into collaborating, by helping to create new opportunities, more room for B-to-B opportunities, using all available tools”. In this sense, continuing the discussion regarding the economic outlook, according to the ambassador is registering a deeper interest in cooperation in security and defense industries, where both countries have a long tradition based on technical knowledge, and production capabilities. For this reason, “we would like to take advantage of the potential
given by our specific know-how – for example in the field of disposal of nuclear materials, and technologies aimed at protecting the environment, the space and nanotechnologies”. Finally the ambassador hopes that “it will lead to even greater development of cooperation in the field of culture, education, science and technology after the ratification of the bilateral cooperation in these sectors”. For the Ambassador, Rome and Prague have much in common. “Whether we look at it in history or in the present, and within the EU where they can com-
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intervista interview
la Hubáčková esiste “una comunicazione naturale tra i nostri popoli. È evidente non solo in molti edifici e palazzi storici, a Praga come in altre città ceche. Ci sentiamo vicini nella musica, nella letteratura, nell’arte decorativa. Quest’anno ricordiamo il 700esimo anniversario della nascita del Re boemo e Imperatore romano
plement each other very well. Italy is for us a kind of bridge to the Mediterranean, while the Czech Republic can have the same role for Italy towards other countries of Central and Eastern Europe”. But for the woman as well as for the Ambassador, what does Italy represent? “Italy for me is one of the cradles of civilization and European culture. I note with great respect the enormous cultural wealth that has been left by generations of your ancestors and that contemporary Italy continues to develop. My diplomatic mission gives me the opportunity to
Carlo IV. Anche in quest’occasione possiamo renderci conto di quanto profonde siano le radici della nostra appartenenza europea, che oggi percepiamo anche attraverso la comune partecipazione nell’Unione Europea e l’alleanza nella Nato”. E si torna al tema europeo e internazionale per l’ambasciatrice che per
know many wonderful historical monuments and perceive them even in the context of historical development of my country”. For Hubáčková there is “a natural communication between our peoples. It is evident not only in the many historic buildings and palaces, in Prague and in other Czech cities. We feel close in music, in literature, decorative art. This year we commemorate the 700th anniversary of the birth of the King of Bohemia and Roman Emperor Charles IV. Also on this occasion we realize how deep are the roots of our European identity, which we now also perceive through the common
diversi anni ha lavorato direttamente con le istituzioni dell’Alleanza atlantica. E parlando di crisi mondiali, di certo ha fatto discutere la posizione di Praga rispetto al sistema di quote decisa dalla Commissione europea per la ricollocazione dei rifugiati. Su questo punto l’ambasciatrice Hubáčková ha voluto sottolineare che “la Repubblica Ceca sostiene i rifugiati in modo costante. Non vi è alcun bisogno di ricordare le migliaia di persone che abbiamo accolto nel periodo delle guerre nei Balcani e che hanno trovato da noi sistemazione temporanea o anche permanente. La Repubblica Ceca si impegna nei meccanismi di ricollocamento e di trasferimento, che permettono di fornire la protezione internazionale sul nostro territorio a tutti quanti ne hanno diritto ai sensi delle leggi internazionali vigenti. Allo stesso temL'Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma / The Embassy of Czech Republic in Rome
po organizza un ampio programma di aiuti umanitari nei paesi in via di sviluppo e in quelli colpiti dalle crisi e partecipa ai programmi europei come Sophia. Gli stessi migranti però non sono interessati al ricollocamento e per questo motivo la sua attuazione è molto lenta. Lo scetticismo di Praga, se volete, si fonda dunque ed innanzitutto sulla valutazione effettiva della situazione reale e sulle previsioni del suo sviluppo. È nostro interesse migliorare considerevolmente la situazione attuale mettendo in atto una stretta collaborazione nell’ambito della Ue, garantendo una migliore difesa della frontiera europea esterna e introducendo una intensa comunicazione e collaborazione con i paesi terzi dai quali arrivano i migranti. La Repubblica Ceca è pronta a partecipare a tutte le fasi di questo processo altamente complesso, che dovrebbe contribuire e condurre – forse in medio/lungo termine – ad una gestione davvero realistica della migrazione”.
participation in the European Union and the NATO alliance”. And we go back to the European and international theme which the ambassador has been working on, directly with the Atlantic alliance institutions, for several years. Speaking of world crises, she certainly did discuss the Prague position regarding the quota system decided by the European Commission for the relocation of refugees. On this point the ambassador Hubáčková wanted to emphasize that “the Czech Republic constantly supports refugees. There is no need to remember the thousands of people who were received during the war period in the Balkans, and that found temporary or even permanent accommodation in our country. The Czech Republic is committed to the relocation and transfer mechanisms, which allow international protection to be provided in our country to all those entitled to it under applicable international law. At
the same time it organizes an extensive program of humanitarian aid in developing countries, and those affected by the crisis, and participates in European programs such as Sophia. However, the migrants themselves are not interested in resettlement, and therefore its implementation is very slow. The Prague skepticism, if you want, is therefore primarily based on an effective evaluation of the real situation, and prediction of its development. It is our interest to significantly improve the current situation by implementing close cooperation in the EU, ensuring better protection of the external European borders and introducing an intensive communication and cooperation with the third countries which the migrants come from. The Czech Republic is ready to participate in all stages of this highly complex process, which should help and lead, perhaps in the medium/long term, to genuinely realistic migration management”.
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Abiti e giochi, arredi e prodotti alimentari, in Cechia si assiste al ritorno di un passato mai dimenticato. Un successo commerciale fra nostalgia e marketing
“Ostalgia” cecoslovacca, tra design d’autore e ricordi di gioventù Czechoslovak “Ostalgia”, from design to memories of youth
di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
Clothes and games, furniture and food products, in the Czech Republic we are witnessing a return to a never forgotten past. A commercial success combining nostalgia and marketing
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Alcuni dei prodotti d’epoca socialista esposti alla mostra Retro del Museo Nazionale di Praga / Some products of the Soviet period shown at the Retro exhibition of the National Museum in Prague
The past sometimes returns. From clothing to food, from games to house items, in the last years in the Czech Republic the retro fad has spread, as evidenced by the opening of two exhibitions in Prague. The Retro exhibition in the New Building of the National Museum, offers an overview of art, interior design, and fashion of the twentieth century. It
wants to stir emotions and memories, and show how the retro continues to influence the present. An influence evident in the section dedicated to fashion, where it is difficult to distinguish the historical dresses from contemporary designers inspired by them. The part devoted to games presents the leisure activities, from DIY to sewing, in addition to display-
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ing Igráček dolls and Merkur construction sets, which have returned to the spotlight recently, or the inflatable Fatra games. It ends with televisions, typewriters, gramophones, Remoska electric ovens, seltzer siphons and hundreds of other everyday objects. A similar exhibition can be found at the Retromuseum of Cheb, focussing on the decades 1960-1980.
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Il passato a volte ritorna. Dall’abbigliamento ai prodotti alimentari, dai giochi alle cose di casa, negli ultimi anni in Repubblica Ceca si diffonde la moda per il retrò, testimoniata a Praga dall’apertura di due mostre. L’esposizione Retro, nel Nuovo edificio del Museo Nazionale, offre una panoramica di tecnica, design d’interni e moda del Novecento. Vuole suscitare emozioni e ricordi e mostrare come il retrò continua a influenzare il presente. Un’influenza evidente nella sezione dedicata alla moda, dove è difficile distinguere gli abiti storici dai modelli di stilisti contemporanei ispirati ai primi. La parte dedicata ai giochi presenta le attività del tempo libero, dal fai da te al cucito, oltre a esporre pupazzetti Igráček e costruzioni Merkur, tornati alla ribalta di recente, o i giochi gonfiabili Fatra. Si conclude con televisioni, macchine da scrivere, grammofoni, fornetti elettrici Remoska, sifoni di seltz e centinaia d’altri oggetti d’uso
comune. Un’esposizione analoga si trova al Retromuseum di Cheb, focalizzato sui decenni ‘60-‘80. Abiti e giochi non sono solo reperti da museo. Chi cerca capi originali della Cecoslovacchia pre-89 deve visitare il colorato negozio Bohemian Retro nel quartiere di Žižkov, gestito dall’inglese Rebecca Eastwood. Cinture, cappelli, vestiti, vi si scovano veri tesori. “I clienti sono perlopiù giovani, magari fan delle subculture swing o electroswing” dice la proprietaria. “Chi ha una certa età teme l’effetto déjà-vu, il rischio d’apparire demodé riproponendo un’epoca già vissuta”. A convincere che i vestiti vintage si combinano bene con le tendenze contemporanee c’è anche la Prague Vintage Fair, festival che si svolge in settembre nel Municipio della Città Nuova. Riguardo ai giochi, mentre la Pokemonmania fa impazzire il mondo, a Praga si prepara l’apertura della Retro Herna, un museo interattivo del gioco con console e pc, dove i più giovani possono scoprire
Clothes and games are not just museum artifacts. Whoever finds original items of clothing from pre-89 Czechoslovakia should visit the colourful shop Bohemian Retro in the district of Žižkov, managed by the Englishwoman Rebecca Eastwood. Belts, hats, clothes, you will discover hidden treasures. “The customers are mostly young, maybe fans of subculture swing or electroswing”, says the owner. “Those of a certain age fear the déjà-vu effect, the risk of appearing old-fashioned by reliving an era already lived”. To convince you that vintage clothes combine well with contemporary trends there is also the Prague Vintage Fair, a festival that takes place in September in the New Town Hall. Regarding the games, while Pokemonmania crazes the world, in Prague the opening of a Retro Herna is being prepared, an interactive museum of game consoles and PCs, where young people can find out with what parents and older siblings enjoyed in their youth.
weekly offers: the Diplomat or Pitralon aftershaves, the Jelen and Šeřík soaps, the Odol toothpaste, the Hermelín and Apetito cheeses, the Granko cocoa, Metro dessert, Bon Pari or Hašlerky candies and milk bag which on the second day was already sold out. The numbers have not been revealed but there has been talk of a sensational success. The initiative was a business decision on the one hand, yet on the other a gamble on those who recall childhood flavours that also touched the strings of local patriotism. In addition to freedom and democracy, the Velvet Revolution in fact marked the influx of Western products in the domestic market and the consequent disappearance of the Czech ones from the shelves of supermarkets. If before 1989 you dreamed about Western goods, today we try to savour the assets of the past. Maybe even for a silent protest against an increasingly globalized market. In the retro wave there is a link with the phenomenon known as Ostalgia, born
The second exhibition in Prague, Retro 70s and 80s, takes place at the Dancing House. It immerses you in the aesthetics and way of life of ordinary people, and the communist elite in the two aforementioned decades. The faithful reconstruction of the typical apartments in Soviet apartment blocks dominates the space, the panelák, with its wallpaper, cupboards with furniture and porcelain dinner sets, historical tools like the ETA blender. Given the uniform production
of the era, everyone lived in similar houses, surrounded by almost identical things, maybe only different in colour. They were driving the same car, and even drank the same fruit syrup and the coffee itself. People remember that period through the food industry too, where the retro has the most success. 2015 is undoubtedly the year of Lidl, who for some months have been introducing products of the Soviet period in the original packaging into their
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con cosa si divertivano genitori e fratelli maggiori. La seconda mostra praghese, Retro anni ‘70 e ‘80, si svolge alla Casa Danzante. Immerge nell’estetica e nel modo di vivere della gente comune e dell’élite comunista nei due decenni citati dal nome. Domina lo spazio la fedele ricostruzione dei tipici appartamenti nei palazzoni sovietici – i panelák – con la carta da parati, le credenze con suppellettili e servizi di porcellana, utensili storici come il frullatore ETA. Vista la produzione
uniforme dell’epoca, tutti vivevano in case simili, circondati da cose quasi identiche, forse diverse solo nel colore, guidavano le stesse auto, bevevano addirittura lo stesso sciroppo alla frutta e lo stesso caffè. La gente ricorda quel periodo proprio attraverso i generi alimentari, settore in cui il retrò ha maggior successo. ll 2015 è senza dubbio l’anno di Lidl che per alcuni mesi introduce nelle sue offerte settimanali prodotti del periodo sovietico nelle confezioni originali: i dopobarba Diplomat o Pitralon, i sa-
Se la Rivoluzione di Velluto portò sul mercato i prodotti occidentali, oggi industrie e commercianti scommettono su vecchi marchi d’epoca socialista If the Velvet Revolution brought Western products to the market, today industries and traders are betting on old socialist era brands
© Galerie Tančící dům
Il negozio della serie tv Žena za pultem e la sua ricostruzione alla mostra della Casa Danzante / The shop from the TV series Žena za pultem and its installation at the Dancing House Gallery
in Germany in 1992, or the nostalgia of the old DDR which is manifested at political, social, cultural and especially commercial levels. It translates into the mania for collecting old East German marks, once snubbed for being “lower” than the Western equivalent, leading many German companies to bring them back into production. The same occurs in the Czech Republic. Industries and traders try to latch on to the fame of sometimes disappeared
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products, while others have only been lost sight of, from Míša ice cream or Eskymo to Pedro chewing gum. Yet nostalgia is not enough, good quality is needed, and an effective retro-marketing campaign. A case in point is that of the Kofola soft drink, born in 1959 to replace Coca Cola. The peak of success was recorded in 1970 with a production of almost 180 million litres. Twenty years after he recorded a decline of 86%, with 26 million litres. Kofola was knocked
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from its leading role by its American competitor. The second era began in 1998. Despite a reputation for cheap drinks and poor quality, Kofola was acquired by Greek entrepreneur Kostas Samaras who bet on the marketing and retro wave. Today the company boasts billionaires revenue, production facilities even outside the country, and entry on the stock exchange. Coming out of a dark period is also Botas, the shoe manufacturer. In the
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poni Jelen e Šeřík, il dentifricio Odol, i formaggi Hermelín e Apetito, il cacao Granko, il dessert Metro, le caramelle Bon Pari o Hašlerky e il latte in sacchetto che al secondo giorno era già esaurito. Non sono stati svelati i numeri ma si è parlato di un successo sensazionale. L’iniziativa è stata da un lato una decisione economica, dall’altro una scommessa su chi ricorda i sapori dell’infanzia che ha anche toccato le corde del patriottismo locale. Oltre a libertà e democrazia, la Rivoluzione di Velluto segnò infatti l’afflusso dei pro-
dotti occidentali sul mercato nazionale e la conseguente scomparsa di quelli cechi dagli scaffali dei supermercati. Se prima del 1989 si sognavano le merci occidentali, oggi si cerca di riassaporare i beni del passato. Forse anche per una silenziosa protesta contro un mercato sempre più globalizzato. Nell’onda retrò c’è un legame con il fenomeno detto ostalgia, nato in Germania nel 1992, ovvero la nostalgia della vecchia Ddr che si manifesta a livello politico, sociale, culturale e soprattutto commerciale. Si traduce
nella mania per il collezionismo di vecchi marchi della Germania Est, un tempo snobbati perché “inferiori” rispetto agli equivalenti occidentali, che porta molte imprese tedesche a rimetterli in produzione. Lo stesso avviene in Cechia. Industrie e commercianti provano a riallacciarsi alla fama di prodotti a volte scomparsi, altre solo persi di vista, dai gelati Míša o Eskymo alle gomme da masticare Pedro. Ma la nostalgia non basta, servono buona qualità e un’efficace campagna di retro-marketing. Un
caso esemplare è quello della bibita Kofola, nata nel 1959 per sostituire la Coca Cola. Il picco del successo si registrò nel 1970 con una produzione di quasi 180 milioni di litri. Vent’anni dopo si segnalò un calo dell’86%, con 26 milioni di litri. Kofola fu scalfita dal suo ruolo di primo piano proprio dalla concorrente americana. La seconda era inizia nel 1998. Nonostante la reputazione di bevanda di basso costo e qualità scadente, Kofola fu acquisita dall’imprenditore greco Kostas Samaras che ha scommesso sul marketing e sull’onda retrò. Oggi l’azienda vanta introiti miliardari, stabilimenti produttivi anche fuori dal Paese e l’ingresso in Borsa. Da un periodo buio è uscito anche il produttore di scarpe Botas. Negli anni ‘70 quasi tutti ne calzavano un paio. Dopo la privatizzazione lavorò solo per colossi come Puma, Adidas o Salomon e nel 2006 annunciò l’edizione retrò delle Botas66. Merito di due studenti che proposero a uno scettico František Nestával, il proprietario, di lanciare un nuovo modello delle Botas Classic del 1966. “È bastato cambiare il colore dei
© Galerie Tančící dům
70s almost everyone wore a pair. After privatization they worked only for giants like Puma, Adidas or Salomon, in 2006 they announced the retro edition of Botas66. This was thanks to two students who proposed to the skeptical František Nestával, the owner, to launch a new model of the 1966 Botas Classic. “It was enough to change the colour of the laces, thread studs and the sales flew as high as 30% more”, he says . A shoe included among the
100 icons of Czech design, as well as the 21616 table lamp, created in the 60s by the artist Josef Hůrka, who was inspired by the Brussels style, and returned to production in 2014. Among other cases, in 2015 Snaha, who had not produced a new shoe for twenty years, introduced twelve new samples while Favorit presents the F1 racing bike collection, inspired by the 50s and 80s. Bicycles that are not for all budgets, as Čezeta electric scooter.
Prim watches specialize solely in the luxury segment. The company, which in the mid-twentieth century had a monopoly of watches in Czechoslovakia, updates the original models, but only with custom made pieces. You can see them on the wrists of Václav Klaus, Robert Fico or Alain Delon. There is much talk of these brands and many others in the book “Retro ČS, What was there (and what was not) during the real socialism”, by
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campioni mentre Favorit presenta la collezione di bici da corsa F1, ispirate agli anni ‘50-‘80. Biciclette che non sono per tutte le tasche, così come lo scooter elettrico Čezeta. Si specializzano unicamente nel segmento del lusso gli orologi Prim. L’azienda, che a metà del Novecento deteneva il monopolio degli orologi da polso in Cecoslovacchia, rinnova i modelli originali ma solo con pezzi su ordinazione. Li si può vedere ai polsi di Václav Klaus, Robert Fico o Alain Delon. lacci, infilare delle borchie e la vendita è volata in alto del 30%” dice. Una scarpa inserita tra le 100 icone del design ceco, così come la lampada da tavolo 21616, creata negli anni ‘60 dall’artista Josef Hůrka, che si ispirò allo stile di Bruxelles, e rientrata in produzione nel 2014. Tra gli altri casi, nel 2015 Snaha, che non produceva una nuova scarpa da vent’anni, introduce dodici nuovi
© kofola.cz
Michal Petrov. The author does not limit himself to merely listing products but tells a story, spiced up with personal memories and numerous photographs. Nominated “Czech Bestseller” of 2013, it resumes the Retro television cycle, aired from 2008 and devised also by Petrov. In the Czech Republic, as in Germany, Ostalgia is indeed linked to TV, as well as consumer goods. A symbol par excellence is the German film Good Bye, Lenin! (2003) from director Wolfgang Becker, which made the phenomenon known to the whole world. Among
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Di questi marchi e molti ancora si parla nel libro “Retro ČS, Cosa c’era (e non c’era) durante il socialismo reale” di Michal Petrov. L’autore non si limita a un elenco dei prodotti ma ne racconta la storia, condita con ricordi personali e numerose fotografie. Nominato “Bestseller ceco” del 2013, riprende il ciclo televisivo Retro, in onda dal 2008 e firmato dallo stesso Petrov. In Cechia, come in Germania, l’ostalgia riguarda infatti la tv, oltre ai beni di consumo. Simbolo per ec-
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cellenza è il film tedesco Good Bye, Lenin! (2003) del regista Wolfgang Becker, che fa conoscere il fenomeno al mondo intero. Tra gli effetti dell’ostalgia c’è soprattutto la ripresa di serie tv ambientate nell’epoca della normalizzazione come Žena za pultem (1977), Třicet případů majora Zemana (1999) o la più recente Vyprávěj (2009), e i film cult Pelíšky (1999) e Pupendo (2003) di Jan Hřebejk o i più recenti Anglické jahody (2008) o Občanský průkaz (2010). In letteratura, lo scrittore più rappresentativo è Michal Viewegh, autore di Quei favolosi anni da cane, che narra le vicissitudini di una famiglia negli anni del comunismo. In genere il regime non è rappresentato in modo roseo, anzi, i protagonisti si arrabattano per superare i tempi bui, il governo di un unico partito, la scarsità delle merci e il dover affrontare lunghe file per ogni genere di prodotto. the effects of Ostalgia, what stands out particularly is the recovery of TV series set in the era of normalization such as Žena za pultem (1977), Třicet případů majora Zemana (1999) or the more recent Vyprávěj (2009), and the cult film Pelíšky (1999), and Pupendo
(2003) by Jan Hřebejk or the newer Anglické jahody (2008) or Občanský průkaz (2010). In literature, the most representative writer Michal Viewegh, author of The Blissful Years of Lousy Living, that narrates the vicissitudes of a family during the years of com-
Se in Germania la reazione alla perdita d’identità seguita all’unificazione porta al proverbiale “si stava meglio quando si stava peggio”, per la società ceca ricordare il regime passato non era piacevole. In questo senso l’ostalgia ceca ha un carattere controverso e prevalentemente negativo. Eppure da qualche anno i ricordi positivi del periodo tornano ad essere popolari, merito di quella moderna onda retrò che non è prerogativa dei paesi ex comunisti ma la nuova moda internazionale.
munism. Typically the system is not represented in such a rosy manner, in fact, the protagonists do all they can to overcome the dark times, the rule of a single party, the lack of goods and having to deal with long queues for every kind of product.
If Germany’s reaction to the loss of identity following the unification leads to the proverbial “things were better when they were worse”, for Czech society remembering the past regime was not pleasant. In this sense, the Czech Ostalgia has a controversial and predominantly negative character. Yet for a few years the positive memories of the period are again becoming popular, thanks to the modern retro wave that is not a trait of the former communist countries but a new international fashion.
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Giugno - Luglio 2016
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(10 giugno) Polemiche per riforma polizia. Il ministro dell’Interno Milan Chovanec, socialdemocratico, promuove nascita di una Centrale nazionale per la lotta al crimine, con la fusione delle due unità dell’Anticorruzione e dell’Antimafia. Proteste da parte degli alleati di governo di Ano. Il vicepremier Andrej Babiš denuncia tentativo di destabilizzare polizia e insabbiare indagini in corso. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (20 giugno) La Rep. Ceca fra paesi più pacifici. È al 6° posto in campo mondiale – dopo Islanda, Danimarca, Austria, Nuova Zelanda e Portogallo – nella classifica dei Paesi più tranquilli, secondo il Global Peace Index 2016 stilato dall’Institute for Economics & Peace. La graduatoria è redatta annualmente, tenendo conto di una serie di fattori, fra cui conflitti esterni e interni del Paese, numero di decessi dovuti a conflitti, rapporti con gli Stati vicini, livello di criminalità e numero dei rifugiati in percentuale alla popolazione. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (24 giugno) Reazioni alla Brexit. “L’uscita del Regno Unito dall’Ue non significa la fine del mondo, e non è la fine della Ue” afferma il primo ministro della Repubblica Ceca, Bohuslav Sobotka, che chiede “una Ue più flessibile e meno burocratica”. Deluso il presidente Miloš Zeman il quale sottolinea i prevedibili riflessi negativi sulle economie dei singoli paesi Ue e l’inevitabile rafforzamento del tandem franco-tedesco, non più bilanciato dalla influenza britannica.
Cronaca
(15 giugno) Boom dei porto d’armi. Negli ultimi tempi in Repubblica Ceca si è registrato un netto incremento dei richiedenti, con una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. La svolta è avvenuta circa alla metà del 2015, quando le licenze di questo tipo erano circa 290 mila, mentre oggi sono più di 313 mila. Dietro questo trend ci sarebbe il bisogno percepito, da parte dei cittadini, di maggior sicurezza. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (16 giugno) Diminuzione dei reati. La Repubblica Ceca nel primo semestre 2016 ha registrato un calo dell’11,3% dei reati, che sono stati complessivamente 115.314. I casi risolti con la individuazione dei responsabili sono stati il 42,5%, una quota simile a quella dello scorso anno nello stesso periodo. Gli omicidi sono stati 65, 24 in meno rispetto al primo semestre 2015. Anche nel corso dello scorso anno il numero dei reati era calato del 14,2%.
Economia, affari e finanza
(1 giugno) Record in Ue meno disoccupati. Alla Repubblica Ceca il primato del paese Ue con il minor tasso di disoccupazione con il 4,1%, davanti alla Germania al 4,2%, secondo ultimi dati pubblicati da Eurostat. La media Ue è dell’8,7%. In eurozona è del 10,2%. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (3 giugno) Produzione automobilistica da primato. Le aziende ceche di questo settore nel 2015 hanno per la prima volta superato il fatturato complessivo di mille miliardi di corone, di cui l’85% destinato all’export. Nel rapporto fra automobili prodotte e numero di abitanti, la Repubblica Ceca è al secondo posto nel mondo, mentre è al primo posto per quanto riguarda gli autobus. È quanto
emerge durante l’assemblea della Associazione produttori Sap. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (7 giugno) Stipendi ancora in crescita. Il livello medio delle retribuzioni raggiunge in Repubblica Ceca, alla fine del primo trimestre, la cifra di 26.480 corone, il 4,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2015 (il tasso di incremento annuo più elevato degli ultimi sei anni e mezzo). Al netto della inflazione, la crescita reale è stata del 3,9%. A darne notizia è l’Ufficio ceco di statistica. Nella città di Praga la media è di 32.934 corone. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (15 giugno) Stress test positivi per banche ceche. La solidità del settore finanziario della Repubblica Ceca rispetto a eventuali shock economici è ancora più forte di quella dello scorso anno, secondo gli ultimi stress test ai quali sono stati sottoposti gli istituti di credito. Lo comunica la Banca nazionale ceca nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria 2015/2016. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (16 giugno) Cinesi investono nel settore termale ceco. Investitori della provincia di Hebei firmano un accordo coi rappresentanti della Thermal Pasohlávky per la realizzazione in questa zona della Moravia meridionale, 30 km a sud di Brno, di un complesso termale da due miliardi di corone. I lavori dovrebbero iniziare nel 2018, per concludersi l’anno successivo, con la prevista assunzione di 500 dipendenti. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (28 giugno) Legge su chiusura festiva negozi. Le rivendite di superficie superiore a 200 mq dovranno rimanere chiuse in sette giorni di festa durante l’anno: il 25 e il 26 Dicembre, il 1° Gennaio, il Lunedì di Pasqua, l’8 Maggio, il 28 Settembre e il 28 Ottobre. Il 24 Dicembre l’orario di apertura non potrà andare al di là delle ore 14. Il sì definitivo della Camera, che approva la estensione richiesta del Senato. Proteste della Camera di Commercio ceca, che considera discriminatoria la legge. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (28 giugno) Record export ceco armamenti. Le esportazioni di armi, materiale e servizi del settore difesa nel 2015 superano il valore complessivo di 15 miliardi di corone (il 90% della produzione nazionale), rispetto agli 11,8 miliardi del 2014. In crescita soprattutto l’export verso gli Stati Uniti, principale partner commerciale in questo settore (nel 2014 era stata l’Arabia Saudita). Lo anticipa l’Associazione industrie difesa e sicurezza. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (4 luglio) Crescita valore reale dei redditi. Negli ultimi venti anni i cittadini della Repubblica Ceca hanno beneficiato di un aumento del 60% del valore reale degli stipendi, secondo i dati dell’Ufficio statistico nazionale. Quanto al valore nominale, il reddito medio di un lavoratore dipendente è passato da 8.845 corone del 1995, a 23.320 corone del 2015. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (12 luglio) Rep. Ceca al top in Cee per caro mattone. Gli appartamenti nuovi costano mediamente 52 mila corone al metro quadro, cifra più elevata fra tutti i paesi dell’Europa centro est, il 75% in più rispetto alla Polonia e il doppio rispetto all’Ungheria. È quanto emerge da recente studio di Deloitte. Con 200 mila euro, circa 5,4 milioni di corone, in Repubblica Ceca si compra mediamente una abitazione di 100 mq, quindi 80 mq in meno che in Polonia e 96 in meno dell’Ungheria. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
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di GIOVANNI USAI (13 luglio) Arbitrato internazionale Čez in Bulgaria. La compagnia energetica ceca accusa le istituzioni locali di aver danneggiato con una serie di interventi i suoi investimenti nel paese balcanico e chiede risarcimento nell’ordine di centinaia di milioni di euro. Attribuisce inoltre al governo di Sofia la responsabilità di non aver compiuto gli interventi necessari per migliorare il mercato domestico della energia. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 luglio) Aumento lavoratori provenienti da paesi Ue. Il loro numero in Repubblica Ceca è triplicato dal 2008, anno in cui è scoppiata la crisi. Attualmente sono 245.300, circa la metà dei quali slovacchi, poi soprattutto polacchi, rumeni e bulgari. In totale i lavoratori stranieri in Repubblica Ceca sono 323 mila, 38.700 in più rispetto al 2008 e circa il triplo rispetto al 2001. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (22 luglio) Boom presenze in località turistiche ceche. Stagione estiva in grande stile soprattutto per i centri di villeggiatura di montagna, dopo i risultati molto positivi ottenuti anche lo scorso anno dagli operatori del settore. Nella zona di Špindlerův Mlýn quest’anno il numero dei visitatori è stato superiore del 12% rispetto al 2015. È il risultato della maggior tendenza dei cechi a trascorrere le ferie entro confini nazionali. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (26 luglio) Aumento gettito fiscale. Il primo semestre 2016 ha registrato introiti decisamente superiori a quelli dello stesso periodo del 2015 in Repubblica Ceca. Sul fronte dell’imposta sul valore aggiunto sono stati incassati 157,5 miliardi di corone, quasi nove miliardi in più. Dalle imposte sui redditi delle persone giuridiche sono arrivati 86,7 miliardi, circa il 10% in più. Lo comunica il ministero delle Finanze, il quale sottolinea, nel caso dell’Iva, “il fondamentale effetto” del nuovo strumento dei kontrolní hlášení Dph, i rapporti di controllo mensili sull’Iva. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (28 luglio) Investment agreement con General Electric. Via libera a Praga dal consiglio dei ministri. Il colosso americano ha in programma la realizzazione in Repubblica Ceca di uno stabilimento per lo sviluppo, il collaudo e la produzione di motori aeronautici turboelica, con una spesa di 350 milioni di euro, quasi dieci miliardi di corone. Lo annuncia alla stampa il ministro di Industria e Commercio, Jan Mládek. Lo stabilimento dovrebbe avviare l’attività entro la fine del 2022. Previsto un sostegno in forma di incentivi da parte dello Stato di valore pari a quasi due miliardi di corone. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (29 luglio) Nuovo nome per la Liga. Il campionato di calcio ceco di massima divisione, che parte a fine luglio, stipula un accordo di sponsorizzazione con il motore di ricerca on line di polizze assicurative ePojisteni.cz. Quella che sino alla scorsa stagione era Synot liga, si chiama ora ePojisteni.cz liga. L’accordo col nuovo sponsor è per i prossimi due anni (con un corrispettivo di 50 milioni di corone l’anno).
Varie
(16 giugno) Annunciato Premio Franz Kafka a Claudio Magris. Lo scrittore e germanista italiano sarà presente personalmente a fine ottobre a Praga per la cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento. Fra i grandi nomi che in passato si sono aggiudicati il Premio Kafka si ricordano Philip Roth, Václav Havel e John Banville, Amos Oz.
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Appuntamenti futuri Dal 6 settembre al 16 ottobre
Dal 14 settembre al 12 ottobre
Dal 16 settembre al 15 gennaio
La Galleria d’arte Portheimka di Praga 5 ospita “Onore a Bořek”, mostra incentrata sugli ultimi vent’anni d’attività di Bořek Šípek, artista, designer e architetto recentemente scomparso. Presenta opere in vetro, mobili e oggetti di design creati per la società italiana Driade, disegni, abbozzi e progetti architettonici nonché fotografie, videoregistrazioni e materiali tratti dagli archivi della famiglia Šípek. I visitatori possono seguire workshop e conferenze o cimentarsi nella realizzazione di manufatti sotto la guida dello Šípek Team. L’evento, organizzato dallo Studio Pět assieme ai figli dell’artista, la società Driade, il Fond Bořka Šípka e la Scuola d’arte vetraria di Nový Bor, è patrocinato, tra gli altri, dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Giovanni Sciola. www.pocta-borkovi.cz
Il 14 settembre la fondazione Eleutheria inaugura presso la Galleria 1 di Praga la mostra Et Cetera, progetto nato nel 2013 e dedicato, in questa seconda edizione, al mondo della fotografia, arte che da Koudelka a Saudek, da Drtikol a Tichý riveste un ruolo eminente nel panorama culturale ceco. Curata da Francesco Augusto Razetto e da Ottaviano Maria Razetto e dalla critica d’arte Genny di Bert, la rassegna offre a 18 fotografi cechi contemporanei la possibilità di presentare la propria creazione a un vasto pubblico. Alcuni si sono già distinti con premi a livello internazionale. La mostra gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Praga, della Città di Praga, dell’Istituto Italiano di Cultura, dell’Accademia cinematografica Famu e della Camera di Commercio Italo-Ceca. www.eleutheria.cz
Henri Rousseau, soprannominato il doganiere, è uno dei più notevoli artisti vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo. La mostra “Rousseau il doganiere: il paradiso perduto del pittore”, aperta fino al 15 gennaio al palazzo Kinský di Praga, espone una serie di suoi capolavori giunti dal Musée d’Orsay di Parigi, che ha collaborato con la Galleria Nazionale di Praga alla realizzazione, e altre opere prestate da prestigiose istituzioni estere e collezioni private. Gli autori Gabriella Belli e Guy Cogeval, direttori rispettivamente della Fondazione Musei Civici di Venezia e del Musée d’Orsay, hanno voluto affiancare alle tele di Rousseau quelle di artisti che a lui si sono ispirati come Otto Gutfreund, Jan Zrzavý, Toyen o Josef Čapek nel contesto ceco ma anche Picasso, Frida Kahlo o Paul Cézanne. www.ngprague.cz
From the 16th September to the 15th January
Tribute to Bořek
From the 14th of September to the 12th of October
The Portheimka Art Gallery of Prague 5 will host the “Tribute to Bořek” exhibition focussing on the last two decades of activity from Bořek Šípek, the artist, designer and architect who recently passed away. It presents works in glass, furniture and design objects created for the Italian company Driade, drawings, sketches and architectural designs, besides photographs, video recordings and materials drawn from the archives of the Šípek family. Visitors can follow workshops and conferences, or engage in the production of items under the guidance of Šípek Team. The event, organized by Studio Pět together with the artist’s children, the company Driade, the Fond Bořka Šípka and art glass school Nový Bor, is sponsored, among others, by the director of the Italian Institute of Culture, Giovanni Sciola. www.pocta-borkovi.cz
Et Cetera: Photography On 14 September, the Eleutheria Foundation will inaugurate the exhibition Et Cetera at the Prague Gallery 1, a project born in 2013 and dedicated, in this second edition, to the world of photography, art which from Koudelka to Saudek, or Drtikol to Tichý, plays a prominent role in the Czech cultural scene. Organized by Francesco Augusto Razetto and Ottaviano Maria Razetto and art critic Genny di Bert, the exhibition offers the opportunity to 18 contemporary Czech photographers, to present their creations to a wide audience. Some have already distinguished themselves with international awards. The exhibition benefits from the patronage of the Italian Embassy in Prague, the City of Prague, the Italian Cultural Institute, the FAMU film Academy, and the Italo-Czech Chamber of Commerce. www.eleutheria.cz
Henri Rousseau, nicknamed the Customs officer, is one of the most remarkable artists who lived at the turn of the nineteenth and twentieth centuries. The exhibition “Douanier Rousseau: painter’s paradise lost”, open until 15 January at the Kinský Palace in Prague, exhibits a series of his masterpieces which have arrived from the Musée d’Orsay in Paris, which has partnered with the National Gallery in Prague to organize it, while other works arrive on loan from prestigious foreign institutions and private collections. The authors Gabriella Belli and Guy Cogeval, directors respectively of the Venice Civic Museums Foundation, and the Musée d’Orsay, have chosen to place paintings by Rousseau alongside those from artists who were inspired by him as Otto Gutfreund, Jan Zrzavý, Toyen and Josef Čapek in the Czech context, but also Picasso, Frida Kahlo and Paul Cézanne. www.ngprague.cz
Onore a Bořek
From the 6th September to the 16th of October
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Sabrina Salomoni
Et Cetera: Photography
progetto repubblica ceca
Rousseau il doganiere
Douanier Rousseau
appuntamenti events
Future events
Sabrina Salomoni
Il 17 settembre
Il 17 e 18 settembre
Dal 27 al 31 ottobre
La mezza maratona di Ústí nad Labem, come le altre gare del circuito Run Czech, è targata Mattoni e premiata con lo IAAF Gold Road Race Label. La sua originalità consiste nel percorso che parte dal centro cittadino e si snoda lungo le piste ciclabili che costeggiano le rive dell’Elba per poi attraversare la fabbrica chimica Spolchemie, imponente impianto con l’architettura industriale della Prima Repubblica. L’evento è inserito nel programma Rodinné stříbro e tutelato dalla regione di Ústí nad Labem. Alla linea di partenza di questa sesta edizione si riuniranno 3600 corridori pronti a misurare le proprie forze singolarmente o in staffetta a due o quattro. Non mancano la Family Run, corsa di 3 km per le famiglie con bambini o i meno allenati, il Running Expo e il Marathon Music Festival. www.runczech.com
A quasi dieci anni dal loro ultimo volo nei cieli cechi, le Frecce Tricolori si esibiranno ai giorni della Nato e Giorni delle forze aeree dell’Aeronautica ceca di Ostrava, uno fra i maggiori airshow e la più importante esibizione di mezzi militari e sulla sicurezza in Europa. Oltre alla famosa pattuglia acrobatica, a rappresentare l’Aeronautica Militare Italiana anche l’Eurofighter F-2000 Typhoon. Due giorni, il 17 e 18 settembre, di esibizioni e dimostrazioni in aria e a terra da parte di squadre di 18 paesi, presentazioni delle più moderne attrezzature e tecniche militari dell’esercito e di altre unità d’intervento, ma anche workshop, seminari e incontri. Si attendono circa 250 mila spettatori per questa 16° edizione che si svolge presso l’aeroporto Leoš Janáček di Mošnov. www.natodays.cz
Designblok, la Settimana del Design e della Moda, è il principale evento di design contemporaneo dell’Europa centrale. Nato nel 1999, il festival si divide in due sezioni principali, Superstudio e Openstudio, che nel Palazzo dell’Industria di Výstaviště presentano progetti innovativi di artisti e designer cechi e stranieri e le novità in ambito di arredamento, design industriale, accessori per la casa e lampade, moda e gioielli. Una vetrina per oltre 200 espositori, un palcoscenico per singoli creativi ma anche per gli studi di design, le scuole d’arte e i marchi mondiali mentre i 50mila visitatori possono partecipare a mostre, lezioni e laboratori, cocktail party e sfilate di moda non solo al quartiere fieristico ma in molti showroom, gallerie e negozi della capitale ceca. www.designblok.cz
The 17th of September
The 17th and 18th of September
From the 27th to the 31st of October
The Ústí nad Labem half-marathon
NATO days of Ostrava
Designblok
The half-marathon in Ústí nad Labem, like the other races of the Run Czech circuit, is sponsored by Mattoni, and awarded by the IAAF Gold Road Race Label. Its originality lies in the route from the city centre, running along the cycle lanes along the banks of the Elbe, and then crosses the Spolchemie chemical plant, an impressive facility with the industrial architecture of the First Republic. The event is included in the Rodinné Stříbro program, and is protected by the region of Ústí nad Labem. At the starting line of this sixth edition, 3600 runners will gather, ready to measure their strengths individually, or in the relays with two or four participants. The Family Run has not been neglected either a 3 km race for families with children or the less trained people, nor has the Running Expo and the Marathon Music Festival. www.runczech.com
Almost ten years after their last flight in Czech skies, the Frecce Tricolori will perform at the “NATO days” and “Days of the Czech Air Force” in Ostrava, one of the largest airshows and most important exhibitions of military and security vehicles in Europe. Besides the famous flying circus team, the Italian Air Force team will also be represented by the Eurofighter F-2000 Typhoon. Two days, on the 17th and 18th of September, of exhibitions and shows in the air and on the ground from teams of 18 countries, in addition to presentations of the latest equipment and techniques of the Army, other military intervention units, but also workshops, seminars and meetings. They expect about 250,000 spectators for this 16th edition of the festival, which takes place at the Leoš Janáček airport of Mošnov. www.natodays.cz
Designblok, the week of Design and Fashion, is the leading contemporary design event in Central Europe. Born in 1999, the festival is divided into two main sections, Superstudio and Openstudio, which in the Industrial Building of Výstaviště, will present Czech and foreign artists and designers with their innovative projects and innovations in the field of furniture, industrial design, home accessories and lamps, fashion and jewelry. Showcasing more than 200 exhibitors, a stage for the creative individual, but also for the design studios, art schools and world brands, while fifty thousand visitors can participate in exhibitions, lectures and workshops, cocktail parties and fashion shows not only at the fairgrounds, but in many showrooms, galleries and shops in the Czech capital. www.designblok.cz
Mezza maratona di Ústí nad Labem
Nato days di Ostrava
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Un’epoca del cinema ceco si è chiusa An era ends in Czech cinema Nei cinema l’ultimo film di Jan Němec, leggendario pioniere della “Nová vlna”, scomparso a maggio di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
The last film by Jan Němec hits the cinema screens, the legendary pioneer of the “Nová vlna”, who passed away in May
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“Sai Němec, non possiamo permetterti di fare film. Sei troppo furbo, e sei un maiale”. Le parole di Kamil Pixa, il direttore generale di Krátky Film Praha, rivolte al regista praghese della Nová vlna, riassumono bene come il cineasta fosse considerato il più polemico e pericoloso degli anni ‘60. Il suo capolavoro O slavnosti a hostech (1966), fu uno dei quattro film cecoslovacchi ad essere banditi dal regime “per sempre”, un film che fece scalpore per la scelta di un cast “You know Němec, we cannot allow you to make films. You’re too smart, and you’re a pig”. The words of Kamil Pixa, the general manager of Krátky Film Praha, addressed towards the director of the Prague Nová vlna, summarize rather well how the Czech filmmaker was perceived to be the most controversial and dangerous of the 60s. His masterpiece O slavnosti a hostech (1966), was one of four Czechoslovak films to be banned by the regime “forever”, a film that caused a stir also due to a cast made up only of dissidents. A pure artist, unable to compromise, as some of his colleagues, such as Jiří Menzel had to. The film arguably marked the end of his career at home. Fortunately, we can now at least enjoy his final work, Vlk z Královských Vinohrad, shot last year, but having just arrived in theatres, a few months after his death, which shook the film world last May. The film tries to recapitulate the filmmaker’s biography retracing his artistic life and recreating the most
Credit photo: kviff.com
Il regista Jan Němec / The director Jan Němec
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cinema
fatto solo di dissidenti. Un artista puro, incapace di compromettersi, come dovettero fare alcuni suoi colleghi, come Jiří Menzel. Il film segnò la fine della sua carriera in patria. Per fortuna, possiamo oggi godere di un’ultima opera, Vlk z Královských Vinohrad, girato l’anno scorso e appena arrivato nei cinema, a pochi mesi dalla sua morte – che ha sconvolto l’universo cinematografico lo scorso maggio. Il film cerca di ricapitolare la
biografia del cineasta ripercorrendo la sua vita artistica e gli aneddoti più divertenti. Ma riesce veramente a essere il canto del cigno che il maestro meritava? La straordinaria vita di Němec, “l’enfant terrible” del cinema ceco, cominciò il 12 luglio 1936, nella capitale boema. Inizialmente il giovane Jan sognava di dedicarsi alla sua prima passione, il jazz; fu il padre a convincerlo a perseguire una carriera nel
mondo del cinema. Si arruolò quindi alla FAMU, la leggendaria scuola cinematografica di Praga. Oltre a scoprire le opere di Robert Bresson, Luis Buñuel, Federico Fellini ed Alain Resnais, registi che ebbero una profonda influenza su di lui, Němec fece anche amicizia con i futuri registi Jiří Menzel, Věra Chytilová e Evald Schorm. Per Němec l’esperienza alla Famu significò essere nel posto giusto al momento giusto, non solo per co-
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Una scena del film O slavnosti a hostech / A scene from the movie The party and the guests
amusing anecdotes. But does it really manage be the swan song the master deserved? The extraordinary life of Němec, the “enfant terrible” of Czech cinema, began on July 12, 1936, in the Bohemian capital. Initially the young Jan dreamed of devoting himself to his first love, jazz, and it was his father who convinced him to pursue a career in film. He consequently enrolled in the FAMU, the legendary Prague film
school. In addition to discovering the works of Robert Bresson, Luis Buñuel, Federico Fellini and Alain Resnais, directors who had a profound influence on him, Němec also made friends with the future directors Jiří Menzel, Věra Chytilová and Evald Schorm. For Němec the FAMU experience meant being in the right place at the right time, not just die to the knowledge acquired and artistic influences, but also because he entered the film industry in
Czechoslovakia during a brief period of freedom in the ‘60s, partly due to the failure of propaganda films of the previous years. The seventh art had now become an obsession, while the intention of creating a form of “pure cinema”, was born in him, one in which the film did not only revolve around the plot, but instead, relies on a rather unique cinematic language. The director claimed, and did so until the last years of his life, that his profes-
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sion was in decline because too many films were produced that would work in the form of a novel or radio story, but there was a lack of directors like Buñuel or Resnais, who knew how to treat the cinema as a unique medium to tell stories and convey emotion. Already in his first short film, Sousto (1960, The bite), adapted from an Arnošt Lustig story, there is evidence of an attempt to find a “new narrative” which was mainly inaugurated by
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noscenze ed influenze artistiche, ma anche perché entrò nell’industria cinematografica cecoslovacca in quel suo breve periodo di libertà degli anni ‘60 – grazie anche al fallimento dello stile propagandistico degli anni precedenti. La settima arte era ormai divenuta una sua ossessione, mentre nasceva in lui l’intenzione di creare una forma di “cinema puro” in cui il perno della pellicola non fosse solo la trama, ma, complessivamente, un linguaggio cinematografico speciale. Il regista sosteneva, e lo ha fatto fino agli ultimi anni della sua vita, che la professione è in declino proprio perché si producono troppi film che funzionerebbero anche nella forma di un romanzo o di racconto radiofonico, mentre scarseggiano registi come Buñuel o Resnais, che sanno trattare il cinema come un mezzo unico per raccontare storie e trasmettere emozioni. Già dal suo primo cortometraggio, Sousto (1960, Il boccone), tratto da
Mancherà quel surrealismo tipico delle sue creazioni, quella sua capacità di giocare con l’assurdo That surrealism typical of his creations, and his ability to play with the absurd will be severely missed
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the French “New Wave”. The short film, made at the FAMU, also became the basis of his first feature film, Démanty noci (Diamonds of the Night: 1964), again based on Lustig (who collaborated on the screenplay). The writer drew on his own tragic experience in the Holocaust to tell the story of two young Jewish men, fleeing from an armoured train through the woods of Bohemia. Němec, on this occasion however, tried to create more abstract work, making a film with no dialogue, in which the soundtrack consists only of noises. What is important is the sound of the feet that beat on the bottom of the forest, the panting in the fields getting louder and louder, or the echo of gunfire, yet at the same time the filmmaker never underestimates the power of silence. In 1965, he took part in the first Czech film “anthology”, based on short sto-
ries by Bohumil Hrabal, Perličky na dně (Pearls of the deep), with the short Podvodníci (The impostors). It is another key film of the Nová Vlna, with other episodes directed by Menzel, Chytilová, Schorm and Jaromil Jireš. “The impostors” tells the story of two elderly men at the end of their life who lie to each other about their past. The filmmaker’s magnum opus came the following year with O slavnosti a hostech (The Party and the guests: 1965), in which the director further explored and perfected the theme of the absurd. His masterpiece begins with four middle-class couples, in a forest for a picnic. They are found and obstructed by some men, A destra, una scena del film Mučedníci lásky / On the right, a scene from the movie Mučedníci lásky
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cinema
un racconto di Arnošt Lustig, si intuisce la ricerca sulla “nuova narrazione” inaugurata principalmente dalla “Nouvelle vague” francese. Il corto, realizzato alla Famu, diventò anche la base del suo primo lungometraggio, Démanty noci (1964, I diamanti della notte), tratto ancora da Lustig (che collaborò alla sceneggiatura). Lo scrittore attinse alla propria tragica esperienza nell’olocausto per narrare la vicenda di due ragazzi ebrei, in fuga da un treno blindato attraverso i boschi della Boemia. Němec d’altra parte tentò di creare un’opera più astratta, producendo un film privo di dialoghi, nel quale il sonoro è composto solo da rumori. Contano i piedi che battono sul fondo del bosco e il crescente ansimare in campo, o l’eco degli spari – ma allo stesso tempo il cineasta non sottovalutò la potenza dei silenzi. Nel 1965 prese parte al primo film “antologico” ceco, tratto dai racconti
di Bohumil Hrabal, Perličky na dně (Perline sul fondo), con il corto Podvodníci (Gli impostori). Si tratta di un altro film chiave della Nová vlna, con episodi diretti da Menzel, Chytilová, Schorm e Jaromil Jireš. “Gli impostori” racconta di due anziani in fin di vita che mentono reciprocamente sul proprio passato. Il magnum opus arrivò l’anno successivo con O slavnosti a hostech (1966, Sulla festa e gli invitati), con cui il regista approfondì e perfezionò il tema dell’assurdo. Il capolavoro inizia con quattro coppie, di estrazione piccolo-borghese, in un bosco per un picnic. Queste vengono raggiunte e bloccate da alcuni uomini, e poi invitate, ma in realtà praticamente costrette, a partecipare ad una festa, davanti a lunghi tavoli di centinaia di persone. Il capo festeggiato (interpretato dal drammaturgo, attore e regista Ivan Vyskočil, l’inventore del ne-divadlo, “non-teatro”) invita ognuno a man-
and then invited, but in reality almost forced, to attend a party, with long tables of hundreds of people. The party host (played by playwright, actor and director Ivan Vyskočil, the inventor of ne-divadlo, “non-theatre”) invites everyone to eat (but they are all hostage guests really). The film, also clearly influenced by the works of Kafka, Beckett and Harold Pinter, unleashed the fury of the then President Antonín Novotný, a rigid Stalinist, who after watching it apparently even wanted to demand the arrest of Němec. The film was blocked and banned immediately, but the director managed to get funds to make another film, the incomprehensibly surrealist: Mučedníci lásky (The Martyrs of Love: 1966). Needless to say, the invasion of Soviet tanks of 21 August 1968 effectively put an end to his career, at least for
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many years, despite the filmmaker having casually filmed the invasion, and managing to cross the border and to get the film to the West. If less is known of the Prague born director’s life from 1968 onwards, movie lovers can now rejoice in the release of the new and final film of the late filmmaker, Vlk z Královských Vinohrad. The film, in which the actor Karel Roden plays the part of the narrator, revisits the most enjoyable episodes and memories of the life of Němec, who is represented by his alter ego John Jan (played by Jiří Mádl). One must highlight the peculiar (and incomprehensible) choice of assigning the lead role to Mádl, a popular actor among the younger Czech audiences, but one barely suited to conveying the intelligence and rebellious nature of the artist. The result nevertheless, is a
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giare (ma in realtà tutti sono ospitiostaggio). Il film, chiaramente influenzato anche dalle opere di Kafka, Beckett e Harold Pinter, scatenò le furie dell’allora Presidente Antonín
Novotný, un rigido stalinista, il quale dopo la visione pare volesse persino chiedere l’arresto di Němec. Il film fu bloccato e bandito subito, ma il regista riuscì a farsi finanziare ancora un altro film, incomprensibilmente surrealista: Mučedníci lásky (1966, I martiri dell’amore). Inutile dire che l’invasione dei carri armati sovietici del 21 agosto 1968 mise fine alla sua carriera, almeno per tanti anni – nonostante il regista avesse casualmente ripreso l’invasione, riuscendo a superare la frontiera e a portare la pellicola in Occidente. Se si sa meno dell’attività del praghese dal ‘68 in poi, gli amanti del cinema possono oggi gioire per la distribuzione del nuovo e ultimo film del defunto cineasta, Vlk z Královských Vinohrad. Il film, nel quale l’attore Karel Roden ha assunto la parte del narratore, rivisita gli episodi e i ricordi più divertenti della vita di Němec, il quale viene rappresentato dal suo alter ego John Jan (interpretato da Jiří Mádl). Da sottolineare la scelta bizzarra (e poco comprensibile) di assegnare il ruolo principale a Mádl, un attore popolare presso i più giovani, ma poco adatto a trasmettere l’intelligenza e la natura ribelle dell’artista praghese. Il risultato è una pellicola di un certo interesse, informativa e divertente. Fra gli episodi migliori, spicca anche un incontro con Ivana Trump negli Stati Uniti alla ricerca di fondi per
finanziare un film. L’incontro però va storto e Němec riceve solo una copia firmata dell’autobiografia di Trump, che butta immediatamente nel cestino. Alla fine del suo esilio la pellicola diverte anche con una scena all’Ufficio per il controllo dell’immigrazione del Dipartimento di Giustizia statunitense. Siamo nel 1989 e Němec ha bisogno di un documento per tornare in patria. Quando sente che può ricevere il documento solo nel caso di un funerale, Němec suggerisce la possibilità di tornare per “il funerale del comunismo”. L’idea piace al funzionario americano, che così gli concede il permesso. Un tocco di assurdo che calza come un guanto in un film sulla vita di Němec. È precisamente quel surrealismo tipico delle sue creazioni, quella sua capacità di giocare con l’assurdo che mancherà al cinema ceco con la sua scomparsa. Un capitolo del cinema si è così concluso, non solo perché potrebbe essere l’ultimo film diretto da un regista della Nová vlna, ma anche perché il sogno di Němec di creare un “cinema puro”, privo delle urgenze dell’industria dell’intrattenimento, è quanto mai trascurato nel cinema moderno. I nostalgici potranno consolarsi con Vlk z Královských Vinohrad che, pur non essendo un capolavoro, fa divertire e sottolinea ciò che rese Jan Němec una figura unica dell’arte cinematografica ceca.
film of a certain interest, informative and entertaining. Among the best episodes, a meeting with Ivana Trump in the United States stands out, with the director in search of funds to finance a movie. The meeting, however, does not go according to plan, and Němec only receives a signed copy of Donald Trump’s autobiography, which Němec does not hesitate to throw in the bin immediately. At the end of his exile period the film also entertains with a scene at the Office of Immigration Control of the US Department of Jus-
tice. We are in 1989, and Němec needs a document to return to his homeland. Once told he can receive the document only in the case of a funeral, Němec suggests the possibility of returning for “the funeral of communism”. The American official likes the idea, and therefore grants him permission. A touch of absurdity that fits like a glove in a film on the life of Němec. It is precisely the surrealism typical of his creations, and that ability to play with the absurd which Czech cinema will be missing with his death. A chap-
ter of cinema history has therefore ended, not only because it could be the last film directed by a Nová Vlna director, but also because the dream of Němec to create a “pure cinema”, devoid of the entertainment industry’s urgent needs, is becoming increasingly neglected in modern cinema. The nostalgic will be able to console themselves with the fact that although no masterpiece, Vlk z Královských Vinohrad, is enjoyable, and emphasizes what made Jan Němec a unique figure of Czech cinematic art.
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Guerra tra fratelli, in casa boema War between brothers, in the land of Bohemia La cittadina ceca di Hradec Králové si raggiunge da Praga in un’ora e mezza di treno, viaggiando verso est e cambiando convoglio a Pardubice. Appena usciti dalla stazione ferroviaria si è accolti da un enorme hotel d’architet-
tura socialista, il cui recente restauro poco toglie al senso di disagio di quel ruvido pannello grigio piazzato in bella vista. Due passi e poi voltandosi, si scopre che anche la stazione è un geometrico pezzo di modernariato so-
cialista, per quanto più ricercato, quasi interessante. Il centro cittadino è invece adagiato su un colle, circondato dal verde, e affascinante come molte cittadine ceche di origine medievale; se la lunga piazza principale non
The Czech town of Hradec Králové can be reached from Prague in an hour and a half by train, traveling east and with a connection in Pardubice. As you leave the train station you are greeted by a huge hotel of socialist architecture,
the recent restoration of which barely alters the sense of discomfort of the rough grey panel, placed in plain sight. Two steps and then turning around, one discovers that also the station is a geometric piece of socialist modern-
ism, although more sophisticated, almost interesting. The city centre on the other hand, lies on a hill, surrounded by greenery, charming like many Czech towns of medieval origin; if the long main square was not used for parking,
150 anni fa il conflitto tra Austria e Prussia, combattuto non lontano da Praga, che sancì la nascita della Germania moderna (e aiutò l’Italia) di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
150 years have passed since the conflict between Austria and Prussia, fought not far from Prague, which marked the birth of modern Germany (and helped Italy)
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fosse adibita a parcheggio, si pensa, la vista sarebbe ancora più piacevole. Sulla piazza c’è un museo cittadino a tre piani, custodito da anziane signore dagli occhi malinconici. Sotto la collina si incontrano i fiumi Elba ed Orlice. Qui sono nati e si producono i celebri pianoforti Petrof, qui nei mesi estivi le strade si riempiono di attori e artisti per un noto festival teatrale, e di giovani al seguito di un festival rock. Ma lo scorso luglio, nella piazza di Hradec Králové, al posto delle auto parcheggiate, hanno sfilato i soldati prussiani; al brusìo del traffico si è sostituito il tamburo dei fanti sassoni; nel silenzio meridiano è detonata roboante l’artiglieria asburgica. Le anziane signore
you would think that the view would be even more pleasant. On the square there is a city museum with three floors, guarded by old ladies with melancholy eyes. Under the hill Elbe and Orlice rivers meet. Here they were born and they
del museo hanno spiato di soppiatto i riflessi delle sciabole, i grandi baffi impomatati, gli stendardi nobiliari. Sono stati giorni in cui Hradec Králové ha abbandonato il proprio nome per recuperarne uno antico, dall’ambiguo gusto straniero: Königgrätz. Un viaggio nel tempo di 150 anni, una storia che intreccia luoghi lontani; e da lontano parte il racconto. Al principio dell’anno 1866 l’unità d’Italia, potremmo dire, era sulla buona strada. Il neonato Regno aveva sotto di sé gran parte della penisola, rimaneva solo la spigolosa “questione romana” e il nord-est occupato dagli austriaci. Gli indigesti, ingombranti austriaci.
produce the famous Petrof pianos, here in the summer months the streets are full of actors and artists for a popular theatre festival, and young people in the wake of a rock festival. But last July, in the square of Hradec Králové,
Tale “ingombrante” presenza era percepita anche molto più a nord, nella Prussia del vulcanico Otto von Bismarck, da poco divenuto cancelliere di Re Guglielmo I. L’Austria dominava politicamente sul mosaico degli stati tedeschi, stati che Bismarck si proponeva di unificare, proprio sull’esempio di quanto fatto da Torino. Già da qualche mese (per l’esattezza dal luglio 1865), Bismarck aveva chiesto all’ambasciatore a Firenze (all’epoca capitale del Regno d’Italia), di valutare la possibile reazione italiana ad un attacco prussiano all’Austria. La Marmora, a capo del governo, si dichiarò in un primo momento neutrale, salvo poi farsi più deciso quando ricevette il sostegno di Napoleone III. In breve, l’8 aprile 1866 veniva firmata l’alleanza italo-prussiana. Il pretesto per muovere guerra all’Austria arrivò poco dopo, con la crisi politica dello Schleswig-Holstein, territorio alla base della penisola danese. Lo scontro sulla sua amministrazione fu talmente ben orchestrato da portare la Prussia ad invadere la Sassonia, puntando a sud verso i territori austriaci. In poche parole, la guerra era pronta, il 15 giugno 1866. Il 20 arrivò anche la dichiarazione di guerra all’Austria da parte dell’Italia – ma di questo conflitto sul fronte
meridionale parleremo un’altra volta. Basti dire che l’Italia dal punto di vista militare lo perse, lo perse tanto via mare (a Lissa, l’attuale isola croata di Vis) quanto via terra (a Custoza), con il solo (ed il solito) Giuseppe Garibaldi a riportare modeste vittorie sulla via di Trento. Al contrario è il fronte settentrionale che diventa protagonista di questa storia, quei territori slavi stretti tra le popolazioni di lingua tedesca e che non poterono far altro che ospitare lo scontro. I prussiani seguirono l’Elba e dopo aver sbaragliato il piccolo esercito della Sassonia entrarono nelle terre boeme, riportando le prime vittorie militari ed arrivando a Jičín a fine giugno, spingendo gli austriaci verso sud. Il 2 luglio, venne riportato al comando prussiano di Helmuth von Moltke, la presenza dell’armata nemica a Sadowa (oggi in ceco Sadová), un villaggio una dozzina di chilometri a nord di Königgrätz (oggi Hradec Králové). Von Moltke decise di fiondarsi sui nemici il giorno successivo, prima che questi potessero attraversare l’Elba. Fu una scelta decisiva, e vincente. Il comandante austriaco Ludwig von Benedek sapeva di essere in trappola, ma l’imperatore Francesco Giuseppe rifiutò la sua proposta di ritirata strategica. Tra i meriti prussiani, anche un’astuzia tecnica: la
La battaglia di Königgrätz in un dipinto del 1868. Al centro l'imperatore Guglielmo I, seguito da Otto von Bismarck e Helmuth von Moltke, osserva la fine della battaglia / The battle of Königgrätz in a painting of 1868. At the center the Emperor William I, followed by Otto von Bismarck and Helmuth von Moltke, observing the end of the battle
the museum were furtively spying on the reflections of sabres, long waxed mustaches, the banners of the nobility. They were days when Hradec Králové abandoned its name to regain an old one, of ambiguous foreign flavour: Königgrätz. A journey 150 years back in time, a story that weaved together distant places; and from a distant place the story begins. At the beginning of the year 1866, the unification of Italy, we could say, was on the right track. The newborn Kingdom had most of the peninsula under its rule, leaving only the thorny “Roman issue” and the north-east occupied by the Austrians. The indigestible, cumbersome Austrians.
instead of parked cars, there was a parade of Prussian soldiers. The buzzing traffic noise was replaced with the drum of the Saxon infantry; in the midday silence the bombastic Habsburg artillery was fired. The elderly ladies of
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Hradec Králové fu testimone della battaglia più importante della guerra, del battesimo del mito di Otto von Bismarck e della nascita della potenza tedesca così come la conosciamo Hradec Králové was witness to the most important battle of the war, of the baptism of the myth of Otto von Bismarck and the birth of the German power as we know it
Such a “cumbersome” presence was felt even much further north, in the Prussia of the volcanic Otto von Bismarck, who had recently become chancellor of King William I. Austria politically dominated the mosaic of the German states, states which Bismarck sought to unify, precisely following the example created by Turin. For several months (from July
1865 to be exact), Bismarck had asked the ambassador in Florence (then capital of the Kingdom of Italy), to evaluate the possible Italian reaction to a Prussian attack on Austria. La Marmora, the head of the government, declared himself neutral at first, only to be more resolute when he received the support of Napoleon III. In short, on
Immagini della rappresentazione della battaglia a Hradec Králové, lo scorso luglio / Pictures of the battle representation in Hradec Králové, last July
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scommessa di utilizzare i nuovi fucili detti “a retrocarica”, che i soldati usavano chinati o sul terreno, contro gli antichi fucili austriaci “ad avancarica”, che richiedevano al soldato di star in piedi per preparare il nuovo colpo. Nonostante gli enormi numeri in campo, con 220 mila prussiani contro 185 mila austriaci, il conto delle vittime fu abbastanza contenuto: 5.800 morti da parte austriaca contro 1.900 tedeschi; questi, e 22mila prigionieri strappati alla casata asburgica, sancirono la decisiva vittoria di von Moltke e di Bismarck. La guerra austroprussiana, la guerra germanica, la guerra delle sette settimane o infine, Bruderkrieg, la guerra dei fratelli – i tanti nomi di questo conflitto – coprì di sangue le terre boeme e qui trovò la propria fine. Così lo spazio tra il villaggio di Sadová e Hradec Králové fu testimone della battaglia più importante della the April 8, 1866 the Italian-Prussian alliance was signed. The pretext for war on Austria came soon after, with the political crisis of Schleswig-Holstein, an area at the base of the Danish peninsula. The clash on its administration was so well orchestrated it lead Prussia to invading Saxony, heading south to the Austrian territories.
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guerra, del battesimo del mito di Otto von Bismarck e della nascita della potenza tedesca così come la conosciamo. Il “miracolo di Königgrätz” riecheggiò sulla stampa tedesca, tanto che gli storici successivi, come Benedetto Croce, segnarono l’evento come il momento in cui i liberali persero, in Germania, a favore della volontà di potenza. Per commentatori più catastrofisti, il successo di Königgrätz sarebbe alla base delle grandi disfatte tedesche delle grandi guerre a venire. Certo è
Umberto di Savoia alla battaglia di Custoza del 1866, in una stampa del tempo / Umberto of Savoy at the battle of Custoza in 1866, in a print of those times
che la Königgrätzer Marsch, marcia composta da Johann Gottfried Piefke all’indomani della vittoria, divenne uno degli inni militari più celebri della Germania – si dice, la preferita di Adolf Hitler. Tanto che Steven Spielberg la scelse come sottofondo alla celebre scena del rogo dei libri
La Prussia e gli stati tedeschi a seguito della vittoria contro l'Austria, in una mappa del 1866 / Prussia and German states after the victory against Austria, in a map made in 1866
Simply put, the war was ready, on 15 June 1866. On the 20th the declaration of war on Austria by Italy also arrived, but we will talk about this conflict on the southern front another time. Suffice
to say that Italy from a military standpoint lost, losing both by sea (in Lissa, the current Croatian island of Vis) and by land (in Custoza), with the sole (and typical) Giuseppe Garibaldi bringing
sotto gli occhi del Führer, nel cult “Indiana Jones e l’ultima crociata”. Torniamo all’estate 1866, all’euforia del popolo tedesco e alla vergogna dell’Impero sconfitto. La placida campagna ceca, scossa dall’improvviso conflitto, non poté che fare da sfondo, oltre che alla guerra, anche alla pace.
Così Otto von Bismarck ed i plenipotenziari inviati dagli Asburgo Adolph von Brenner Felsach ed Alois Károlyi, si incontrarono nel castello di Mikulov, tra i vigneti moravi, per decidere le condizioni della tregua: l’armistizio di Nikolsburg (Mikulov in tedesco) fu firmato il 26 luglio. L’Austria ricono-
small victories on the way to Trento. This is in contrast with the northern front who became protagonists of this story, with those Slavic territories squeezed between the German-speaking population, and could not do anything other than host the clashes. The Prussians followed the Elbe, and after routing the small army of Saxony they entered the Czech lands, earning the first military victories and arriving in Jičín in late June, pushing the Austrians towards the south. On July 2, the presence of the enemy army at Sadowa (now in Czech Sadová), a village about a dozen kilometres north of Königgrätz (now Hradec Králové) was brought back to the Prussian command of Helmuth von Moltke. Von Moltke decided to dash towards his enemies on the next day, before they could cross the Elbe. It was a decisive and winning strategy. The Austrian commander Ludwig von Benedek knew he was trapped, but Emperor Franz Joseph refused his proposal of strategic retreat. Among the Prussians merits, was also cunning technique – the gamble of using new “breech-loading” rifles that the soldiers used while kneeling or lying on
the ground, against the old Austrian “muzzle-loading” rifles, which required the soldier to remain on their feet to prepare for the new shot. Despite the huge numbers on the battlefield, with 220,000 Prussians against 185,000 Austrians, the death toll was quite limited: 5,800 deaths from the Austrians against 1,900 Germans. These figures, together with 22,000 prisoners taken from the Habsburg dynasty, sanctioned the decisive victory of Von Moltke and Bismarck. The Austro-Prussian War, the German war, the Seven Weeks’ War or finally Bruderkrieg, the Brothers’ war, the many names of this conflict, covered the Czech lands with blood, and here came to an end. As a result, the space between the village of Sadová and Hradec Králové was witness to the most important battle of the war, of the baptism of the myth of Otto von Bismarck and the Birth of German power as we know it. The “miracle of Königgrätz” echoed in the German press, so that later historians, such as Benedetto Croce, highlighted the event as the moment when the Liberals lost, in Germany, to the will of power. For the
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Il castello di Mikulov (in tedesco: Nikolsburg) in una litografia del 1866 / The castle of Mikulov (in German: Nikolsburg) in a litography of 1866
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sceva l’influenza prussiana sugli stati tedeschi settentrionali e concedeva il Veneto all’Italia, in quanto alleata della Prussia. Il governo italiano tentò di strappare anche Trento e Bolzano agli accordi, ma Bismarck oppose un netto rifiuto: non esageriamo. A Garibaldi non restò altro che il cele-
bre, laconico commento all’ordine di ritirata: “obbedisco”. Il 23 agosto, nella più regale cornice praghese, veniva firmata definitivamente la pace, mentre le truppe prussiane lasciavano la Boemia e tornavano a nord da vincitori. Curiosamente, se Bismarck avesse acconsentito alle volontà del
suo sovrano, Guglielmo I, che dopo il successo di Königgrätz sognava di marciare su Vienna, le stesse terre ceche sarebbero potute passare sotto il dominio prussiano. Ma Bismarck non volle umiliare l’Impero; era un fine stratega, la storia lo conferma. Avrà avuto i suoi buoni motivi. I 150 anni dalla Bruderkrieg sono stati accolti da celebrazioni, mostre ed eventi vari. Momento principe, la grande reinterpretazione della battaglia di Sadowa, il 3 luglio. Diverse esibizioni sull’anniversario, nel museo della Boemia Orientale di Hradec Králové, rimarranno aperte sino alla fine del 2016, mentre più a sud anche Mikulov ricorda la sua partecipazione – con una esibizione nella piccola sala del suo castello, lì dove i potenti di turno firmarono l’armistizio. Tre sedie disposte intorno al tavolo che riporta, come fossero invitati a cena, i nomi di Bismarck, von Brenner Felsach e Károlyi su cartoncini ripiegati. Ricordi cechi, da testimoni oculari più che protagonisti, di una storia che ha cambiato l’Europa, e a cui l’Italia guarda con affetto.
rather more “catastrophist” commentators, the success of Königgrätz would be the basis of the major German defeats in the great wars to come. What is certain is that the Königgrätzer Marsch, a march composed by Johann Gottfried Piefke after the victory, became one of the most famous military anthems of Germany, it is said, a favorite of Adolf Hitler. So much so that Steven Spielberg chose it as the background of the famous scene of the burning of books under the eyes of the Führer in the cult film “Indiana Jones and the Last Crusade”. Let’s go back to summer 1866, to the euphoria of the German people and the shame of the defeated Empire. The placid Czech countryside, shaken by the sudden conflict, could only remain in the background, in war, as well as in peace. Consequently, Otto von Bismarck and the plenipotentiaries sent by the Habsburgs Adolph von Brenner Felsach and Alois Károlyi, met in the
castle of Mikulov, among the Moravian vineyards, to decide the conditions of the truce: the armistice of Nikolsburg (Mikulov in German) was signed on July 26. Austria recognized the Prussian influence over northern German states and granted the Veneto to Italy, as an ally of Prussia. The Italian government also tried to snatch Trento and Bolzano in the agreements, but Bismarck refused to grant them: in order not to overdo it. Garibaldi was left with no choice but the famous, laconic comment on the order of retreat “I obey”. On August 23, in more royal setting of Prague, the peace was definitively signed, while the Prussian troops left Bohemia and returned to the north as victors. Curiously, if Bismarck had agreed on the will of his sovereign, William I, who after the success of Königgrätz dreamed of marching on to Vienna, the same Czech lands could have been passed under the Prussian rule. However, Bismarck did not want to
humiliate the Empire. He was a master strategist, history confirms this. He must have had his reasons. The 150 years from Bruderkrieg were greeted by celebrations, exhibitions and various events. The crowning moment, was the great reinterpretation of the Battle of Sadowa, on the 3rd of July. A variety of exhibitions on the anniversary, in the Eastern Bohemian Museum in Hradec Králové, will remain open until the end of 2016, while further south also Mikulov remembers its participation, with an exhibition in the small hall of its castle, where the powers of the time signed the armistice. Three chairs arranged around the table that display, as if they were invited to dinner, the names of Bismarck, Von Brenner Felsach and Károlyi on folded cards. Czech memories, by eyewitnesses rather than protagonists, of a story that changed Europe, and which Italy looks at with much affection.
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In occasione della mostra “Echi italiani”
l’Ambasciata d’Italia a Praga, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, la Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca e l’Associazione Amici dell’Italia, invita all’evento di beneficenza “PRAGA PER IL CENTRO-ITALIA 2016”
Raccolta di fondi a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto nelle Regioni Lazio, Marche e Umbria 20 SETTEMBRE 2016, ORE 19.00
Istituto Italiano di Cultura, Vlašská 34, 118 00 Praga 1 - Malá Strana Per l’occasione saranno offerti spaghetti all’amatriciana, il ricavato sarà devoluto interamente alla Protezione Civile Italiana CONTO CORRENTE DEDICATO
Istituito presso Unicredit Bank Czech Republic and Slovakia IBAN:CZ46 2700 0000 0021 1348 3079
SWIFT: BACXCZPP
È possibile sin d’ora effettuare donazioni sul conto a sostegno delle aree terremotate. Il totale del ricavato in Repubblica Ceca sarà reso pubblico attraverso gli organi di Ambasciata, IIC, Camic e Amici dell’Italia, e devoluto interamente alla Protezione Civile Italiana.
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Carlo IV, Imperatore ed esoterista Charles IV, Emperor and esoterist
Quando si parla di Praga e dei suoi rapporti con la cultura esoterica viene subito in mente la figura dell’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo, sovrano che diede alla capitale boema la fama di “città magica” per eccellenza. Se è vero che Rodolfo II contribuì enormemente alla creazione del mito della
Praga esoterica, è altrettanto vero che prima di lui un altro grande sovrano aveva già, con la sua opera, legato indissolubilmente Praga alla storia dell’esoterismo occidentale: l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo. Come ha scritto Milan Špůrek, “Nel regno di Rodolfo II si proclamava ad alta
voce ciò che durante il regno di Carlo IV era meditato invece in segreto”. Carlo fu un sovrano illuminato che si circondò di artisti e sapienti e scelse Praga come sua residenza facendone il centro più importante del regno. Sotto l’Imperatore la città visse un periodo di forte sviluppo sia sul piano
A settecento anni dalla sua nascita, tra storia e leggenda, la sua figura non smette di affascinare di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
Seven hundred years since his birth, from history to the legend, his figure still fascinates us Credit photo: Mauro Ruggiero
Tramonto al solstizio d'estate, precisamente sulla Cattedrale di San Vito / Sunset at summer solstice, precisely on the Cathedral of San Vitus
When it comes to Prague and its relations with esoteric culture, our mind immediately goes to the figure of Rudolf II Emperor of Hapsburg, the king who gave the Bohemian capital its fame as a “magic city” par excellence.
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If it’s true that Rudolf II actually contributed enormously to the creation of the myth of an esoteric Prague, it is equally true that before him, another great ruler had already – through his figure – linked Prague inextricably to the history
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of Western esotericism: Emperor Charles IV of Luxembourg. However, as Milan Špůrek wrote, “In the reign of Rudolf II they proclaimed loudly what in the reign of Charles IV was meditated on secretly”.
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artistico e architettonico, sia su quello sociale e culturale. L’imperatore si avvicinò alla cultura esoterica nel corso del suo periodo di formazione in Francia e da lì la portò in Boemia. Proprio in Francia, ancora tredicenne, sperimentò lo stato di estasi religiosa ascoltando un sermone dello scolastico Pierre Roger, il futuro Papa Clemente VI e suo futuro amico e alleato. Pare che quando i due si incontrarono per la prima volta, il religioso gli profetizzò che un giorno sarebbe diventato un grande imperatore. Carlo, dal canto suo, gli rispose che però egli sarebbe diventato Papa prima. Il sovrano considerava l’astrologia parte integrante della sua vita. Non intraprendeva nessuna cosa importante senza aver prima consultato gli oroscopi, e le date con l’ora esatta per l’inizio della costruzione di opere pubbliche erano altrettanto ricavate da calcoli di tipo astrologico. Presso l’Università di Praga, da egli fondata, insegnavano importanti astronomi tra cui il Maestro Havel di Strahov (Gallus de Monte Sion), medico e astrologo di corte, che avrebbe fatto delle importanti profezie relative a varie alluvioni in città, indicandone l’anno preciso, e quella relativa all’inCharles was an enlightened ruler, who surrounded himself with learned artists and scholars and who chose Prague as his residence, thus making it the most important centre of the kingdom. Under the Emperor, the city experienced a period of strong growth, both from an artistic and architectural point of view and a social and cultural one. The emperor approached Esoteric culture during his formative years in France, and from there brought it to Bohemia. It was in France, however, when he was still only thirteen years old, that he experienced a state of religious ecstasy while listening to a sermon of the scholar and monk Pierre Roger, the future Pope Clement VI, his future friend and ally. It is believed that when the two met for the first time, the monk had prophesied
cendio di Malá Strana, motivo per cui Carlo IV, che in un primo momento aveva proposto la fondazione della Città Nuova sulla riva sinistra della Moldava, cambiò idea orientando il piano sull’altro lato del fiume. Un altro professore venuto ad insegnare presso la nuova università fu il domenicano Giovanni di Dambach, teologo vicino al misticismo cristiano, al confine tra ortodossia ed eresia. Dambach riconosceva l’insegnamento di Eckhart von Hochheim,che fu scomunicato dal papa Giovanni XXII nel 1329. L’Imperatore fece costruire molte opere pubbliche come il ponte che prende il suo nome, la cattedrale di San Vito e varie chiese, e proprio dalla costruzione di queste opere si evince la profonda attenzione che l’Imperatore dedicava alla materia esoterica e all’astrologia in particolare. All’interno della cattedrale sorge l’importante cappella di San Venceslao, che Carlo volle a pianta quadrata e che fece decorare con incrostazioni di pietre semipreziose lungo le pareti e sulle volte. Il motivo di questa singolare scelta decorativa, che non ha precedenti in Boemia, va ricercata nella simbologia della Gerusalemme Celeste che, secondo quanto scritto nell’Apocalisse, that one day Charles would become a great emperor. On his part, Charles replied that he, Clement, would become Pope before then. The sovereign regarded astrology as an integral part of his life. He had never undertaken any important task without first consulting the horoscope, the date and exact time when the construction would actually start being built, that was also based on astrological methods of calculation. At the University of Prague, also founded by him, there were a number of important astronomers who taught there, including Master Havel of Strahov (Gallus de Monte Sion). Physician and astrologer to the court, he was to make a few important prophecies regarding various floods that would hit the city and indi-
cating the exact year, including the Malá Strana fire, which was the reason why Charles IV – who had previously proposed the construction of the New Town on the left bank of the Vltava – changed his mind and decided in favour of the other side of the river. Another professor who came to teach at the new university was the Dominican John of Dambach, a theologian, keen on Christian mysticism, on the borderline between orthodoxy and heresy. Dambach recognized the teaching of Eckhart von Hochheim, who was excommunicated by Pope John XXII in 1329. The emperor ordered the construction of many public buildings, such as the bridge that took his name and the cathedral of St. Vitus and various other churches. It is from these construction
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works that we can deduce the Emperor’s deep interest and attention towards esotericism and particularly astrology. Inside the cathedral stands the important St. Wenceslas Chapel, with the square-plan design that Charles requested with its walls and vaults decorated with semi-precious stones. The reason for this unique decorative choice, which is unprecedented in Bohemia, can be traced to the symbolism of Celestial Jerusalem that, according to what is written in the Revelation, had a square shape and its walls adorned with all kinds of precious stones. On the day of the summer solstice, St. Vitus Cathedral becomes a protagonist of the Prague skyline. To an observer standing on Charles Bridge at around 8.30pm, the sun sets exactly on the
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Dotato di immenso carisma e grande cultura, si servì del sapere rivelato, ma non esitò a percorrere anche le vie meno note di quello esoterico
Papa Clemente VI in un affresco della cappella di Saint-Martial, nel Palazzo dei Papi di Avignone / Pope Clement VI in a fresco of the SaintMartial Chapel, at the Palais des Papes in Avignon
Endowed with an immense charisma and deep culture, he made use of this acquired knowledge, but also followed the ideas of esotericism
La cappella di San Venceslao nella Cattedrale di San Vito, costruita su base quadrata, ispirata alla Gerusalemme Celeste / Saint Wenceslas Chapel in the Cathedral of Saint Vitus, built on a square base, inspired by the Celestial Jerusalem
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avrebbe forma quadrata e le sue mura sarebbero adorne di ogni specie di pietre preziose. Nel giorno del solstizio d’estate la cattedrale di San Vito diventa la protagonista dello skyline praghese. All’osservatore che si trova sul Ponte Carlo, il sole intorno alle ore 20:30 tramonta esattamente sul presbiterio della cattedrale dove sono sepolti i re cechi e conservate le reliquie dei santi, offrendo uno spettacolo affascinante. Ma l’importanza che l’Imperatore attribuì alle scienze esoteriche è visibile anche altrove. Nel 1348 al fine di ingrandire Praga Carlo fondò, come detto, la Città Nuova. Le mura gotiche della città si estendevano per quasi 3 chilometri e mezzo e il progetto includeva ventiquattro torri difensive, nonché quattro porte di ingresso. Anche qui l’Imperatore si ispirò al libro dell’Apocalisse, e le 24 torri rappresentano i 24 anziani seduti intorno al trono di Dio (Ap. 4,4), mentre le quattro porte i quattro Esseri Viventi (Ap. 5,8). Anche la Città Nuova era stata disegnata, così come in piccolo la Cappel-
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la di San Venceslao, sul modello della pianta di Gerusalemme. L’imperatore voleva con la sua opera urbanistica rappresentare l’immagine in terra della Gerusalemme Celeste biblica, ma si ispirò anche alla Gerusalemme storica. Fece costruire la città in seguito ad accurati studi e nel rispetto della norma ermetica che vuole la compenetrazione di macrocosmo e microcosmo in tutte le cose. A mo’ di protezione magica della città ordinò la costruzione di cinque chiese a distanza regolare in modo da formare una croce visibile dall’alto. Queste chiese sono: quella della Vergine Maria Na Slovanech; quella dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Carlo Magno; Santa Caterina d’Alessandria; Sant’Apollinare e la Chiesa dell’Annunciazione della Vergine Maria Na trávníčku. Ma l’opera che più delle altre testimonia l’interesse per l’astrologia e l’esoterismo di Carlo IV è certamente il Ponte Carlo. Il 9 luglio 1357 con una solenne cerimonia di consacrazione, la prima pietra fu posta appena dopo l’alba, alle 5:31 in corrispondenze astrolopresbytery of the cathedral, the burial place of Czech kings and where the relics of the saints are preserved, affording a fascinating spectacle. But the importance given to esoteric sciences by the Emperor may also be found elsewhere. In 1348, in order to enlarge city of Prague, Charles founded, as we said, the New Town. The Gothic walls of the city stretched out for almost three kilometres and a half, and the project included twenty-four defensive towers, as well as four main gates. Here as well, the Emperor was inspired by the book of Revelation and the 24 towers represent 24 elders seated around the throne of God (Rev. 4:4), while the four gates the four Living Beings (Rev. 5:8). Even the New Town had been designed, just as, on a smaller-scale, the Chapel of St. Wenceslas, on the basis of the Jerusalem plan. With this urban construction, the emperor wanted to represent the image on earth of the Biblical Ce-
giche molto precise sia per quanto riguarda il giorno sia per quanto riguarda l’ora. Dando uno sguardo alla data e all’ora di fondazione viene fuori un particolare interessante. I numeri in successione danno origine a una
serie numerica considerata magica: 135797531, un numero palindromo. Una specie di protezione magica perché il ponte possa durare in eterno. Poco prima, sul lato della Città Vecchia, era stata costruita una Torre che facesse
Ponte Carlo, torre dalla parte della Città Vecchia / Charles Bridge, tower on the side of the Old Town
lestial Jerusalem, but was also inspired by the historical Jerusalem. He had the city built as a result of careful studies and according to the hermetic rule that requires the interpenetration of the macrocosm and microcosm in all things. As a sort of magical protection for the city, he ordered the construction of five remote churches at regular distances, in order to form a cross that would be vis-
ible from above. The churches are those of the Virgin Mary Na Slovanech; the Assumption of the Virgin Mary and St. Charles the Great; Saint Catherine of Alexandria; St. Apollinaire and the Church of the Annunciation of the Virgin Mary Na trávníčku. But the construction work that, above all else, demonstrates the great interest in astrology and esotericism of Charles
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da porta alla città. Questa torre ha una funzione simbolica importante perché tappa obbligata per i re che percorrevano a piedi la “Via Regia”, percorso estremamente esoterico e ricco di simboli che questi dovevano percorrere per essere incoronati. Durante alcuni lavori di restauro dell’edificio, effettuati tra gli anni ‘50 e ‘70 del secolo scorso, sotto il tetto vennero scoperte due scritte misteriose senza alcuno spazio tra le parole e palindrome. Queste recitano: “Signate, signate, mere me tangis et angis” (Tieni a mente che se mi macchi con il tuo tocco verrai strangolato); “Roma, tibi subito motibus ibit amor” (Roma, a te verrà sacrificato l’amore con degli sconvolgimenti). Queste frasi, che apparentemente non hanno molto senso, erano delle vere e proprie formule magiche di protezione simili a quelle frequenti sugli edifici medioevali in Italia come, ad esempio il noto: “Sator arepo tenet opera rotas”. La torre è alta circa 47 metri, e venne costruita per essere un edificio “magico” di protezione, ricco di simboli cifrati. Sul lato sinistro troviamo un leoIV is, undoubtedly, Charles Bridge. On July 9, 1357 with a solemn consecration ceremony, the first stone was laid at 5:31am, just after sunrise, according to very precise astrological correspondences, in terms of day and time. By taking a closer look at the date and time of the foundation, a curious detail comes to the fore. The numbers in sequence give rise to a series of numbers that are considered magical: 135797531, a palindrome number. A sort of magical protection, so that the bridge may last forever. Shortly before, on the side of the Old Town, a tower had been built to act as the main door to the city. This tower has an important symbolic function, because it acted as an obligatory stop for the kings, who went along the “Royal Road”, an extremely esoteric route full of symbols, on their way to the coronation. During a few restructuring projects on the building, carried out in the 50s and 70s of the last century,
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Credit photo (Karluv most): Roman Boed @ Flickr
ne con in bocca una zampa di agnello, mentre, a destra, c’è un’aquila che ha catturato una lepre. Nel mezzo c’è una corona. Tutti significati astronomici e astrologici decifrabili solo da chi possedeva le chiavi del codice.
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Altra passione dell’Imperatore, vicino al misticismo cristiano, erano le reliquie. Carlo ne possedeva una ingente collezione, ma soprattutto una che nel corso della storia futura d’Europa farà molto parlare di sé: la lancia di Longino o “Lancia Sacra”. Questa importante reliquia, che secondo la tradizione era stata la lancia che aveva trafitto il costato di Cristo, arrivò nelle mani dell’Imperatore nel corso del XIV secolo e rimase a Praga fino al 1424. Carlo se ne appropriò nel corso di un suo viaggio in Italia e per conservarla,
insieme alle altre, fece costruire il castello di Karlštejn. A 700 anni dalla nascita, la figura di Carlo IV di Lussemburgo non smette di stupire. Uomo dotato di immenso carisma e grande cultura, si servì del sapere rivelato, ma non esitò a percorrere anche le vie meno note di quello esoterico, perché la sua città e il suo regno divenissero la realizzazione di quel modello di Stato ideale teorizzato da filosofi e da sapienti di ogni tempo e luogo. Un sovrano illuminato le cui opere ne celebrano le gesta ancora oggi.
two mysterious writings were brought to light, that had no spacing between the words or palindromes. The wording reads as follows: “Signate, signate, mere me tangis et angis” (beware, if you stain me with your touch, you will be hanged); “Roma, tibi subito motibus ibit amor” (Rome, love will come to you suddenly with turmoil). Even if these phrases do not have any apparent meaning, they were intended to be real magic formulas of protection, similar to those frequently found on Italian medieval buildings, such as the well-known: “Sator arepo tenet opera rotas”. The tower is about 47 meters high, and was built to be a protective “magic” building full of encrypted symbols. On the left side is a lion holding a lamb’s leg in its mouth, while on the right side, there is an eagle that has caught
a hare. In the middle there is a crown. Each of them has an astronomical and astrological meaning that may be deciphered only by those who own the relative code keys. Another of the Emperor’s passions, that was close to Christian mysticism, was collecting relics. Charles possessed a large collection, but there was one in particular that would be much talked about in the course of Europe’s future history: the spear of Longinus or “Holy Lance”. This important relic, which according to tradition was the spear that pierced Christ’s side, came into the hands of the Emperor during the fourteenth century and remained in Prague until 1424. Charles took possession of it during his trip to Italy, and to preserve it together with the others, he built Karlštejn castle.
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Architettura di regime, quale destino? Regime architecture, what fate? Dalla Biennale di Venezia, padiglione ‘Cecoslovacchia’, un nuovo sguardo sugli edifici eredità del periodo comunista
Varcato il portale di marmo rosso sul quale tuttora campeggia la grande scritta ‘Cecoslovacchia’ un misterioso oggetto metallico scarlatto accoglie il visitatore al centro della stanza quasi completamente spoglia. Solo alcuni video scorrono su schermi fissati alle
pareti sui quali si intravede l’alternarsi di mezzi busti e piani americani intervallati da immagini d’architettura. Null’altro. Al centro del padiglione progettato dal cèco Otakar Novotny nel 1926 - che le due repubbliche continuano ad utilizzare unitamente,
una lattiginosa luce zenitale bagna ed avvolge tanto i visitatori incuriositi quanto l’ermetica installazione metallica, oggetto della loro curiosità. Complici il suo colore rosso sgargiante e l’astrazione delle sue forme - rese con griglie e scatolari metallici, l’in-
di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari
From the Biennale of Venice, at the pavilion ‘Cecoslovacchia’, a reflection on the buildings seen as the legacy of the communist era
Credit photo: careforarchitecture.eu
Il padiglione ceco e slovacco alla Biennale di Venezia 2016 / The Czech and Slovak pavillion at the Biennale di Venezia 2016
Having crossed the red marble portal on which the large ‘Cecoslovacchia’ sign still stands out, a mysterious scarlet metal object welcomes the visitor at the center of an almost completely bare room. Only a few videos are running on screens attached to the walls on which we can see the variety of medium close-up and
medium full shots interspersed with architectural images. Nothing else. At the center of the pavilion designed by the Czech Otakar Novotny in 1926, which the two republics continue to use jointly, a milky overhead light floods and surrounds both curious visitors and the hermetic metal installation, the object of
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their curiosity. This is indeed enhanced by its bright red colour, and the abstraction of its forms, made with metal grills and box shapes, the installation leaves room for the imagination before being identified for what it really is. A building of the future, a game for children and even an apparatus for acrobats as
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Immagini dell'esposizione "Care for Architecture: Asking the Arché of Architecture to Dance" / Pictures from the exhibition "Care for Architecture: Asking the Arché of Architecture to Dance"
stallazione lascia spazio alla fantasia prima di essere identificata per ciò che realmente è. Un edificio del futuro, un gioco per bambini e persino un attrezzo per acrobati si sente suggerire da alcuni visitatori che bisbigliano camminando attorno all’installazione, fintanto che un moto di stupore sui loro volti non indica che tra quelle linee affascinanti e leggere hanno riconosciuto la gigantesca maquette della Slovenská národná galéria. Il protagonista del padiglione Cecoslovacchia alla quindicesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia è un esempio solo in apparenza esclusivamente slovacco. Il complesso che ospita la Slovenská národná galéria (SNG) di
Credit photo: careforarchitecture.eu
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Bratislava si offre come caso paradigmatico per introdurre un tema che riguarda tutti i paesi del blocco orientale. La scelta di questo complesso dal destino travagliato e am-
piamente dibattuto permette infatti alla curatela congiunta delle due repubbliche di affrontare la delicata e scivolosa questione riguardante il futuro del patrimonio architettonico,
you hear some visitors suggesting, who whisper while walking around the installation, until a surge of astonishment on their faces indicates that among those fascinating, faint lines they have recognized the giant maquette of the Slovenská národná galéria. The protagonist of the Czechoslovakian pavilion at the fifteenth International Architectural Exhibition of the Biennale of Venice is an exclusively Slovak example only in appearance. The complex containing the Slovenská národná galéria (SNG) of Bratislava, is offered as a paradigmatic case in order to introduce a topic concerning all countries of the Eastern bloc. The choice of this widely debated complex with its turbulent fate in fact allows the joint guardianship of the two republics to address the delicate and slippery question concerning the future of the architectural heritage, the legacy of the years of Communist domination.
The boldness, gigantism and solemnity that adorn this vast legacy – in the eyes of many – appear as an incessant celebration of the old regime, while transforming the very buildings into nastily mocking symbols of a recent past that dot the territory. The political nuance of this heritage is so deep-rooted, and visceral in their minds to contaminate and wiping out any other character – configuring those architectures as objects to be demolished without any form of compromise. This view of things probably reminds readers of the sudden events preceding the epilogue of the story of the memorable Hotel Praha, the lone giant concrete five star hotel that has towered over the city from Hanspaulka hill for a little over three decades. Remarkable for this speech was the debate generated by the resolute will to 'erase' the hotel, relegating it without appeal to the pages of a few volumes of the history of architecture.
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eredità degli anni della dominazione comunista. L’ardimento, il gigantismo e la solennità che vestono questo vasto lascito appaiono agli occhi di molti quale
incessante celebrazione del vecchio regime, trasformando per costoro tali edifici in sbeffeggianti simboli di un recente passato che punteggiano il territorio. La connotazione politica
di tale patrimonio risulta a quegli occhi talmente radicata e viscerale da contaminarne qualsiasi altro carattere, obliterandolo e configurando quelle architetture come oggetti destinati ad una demolizione senza compromessi. Questo modo d’intendere la questione ricorderà ai lettori i rapidi eventi precedenti l’epilogo della vicenda dello storico hotel Praha - il solitario gigante di calcestruzzo a cinque stelle che per poco più di trent’anni ha dominato la città dalla collina di Hanspaulka. Di particolare interesse per questo discorso fu il dibattito generato dalla risoluta volontà di ‘cancellare’ l’hotel, relegandolo senza appello alle pagine di qualche volume di storia dell’architettura. Certo per una decina d’anni l’albergo costituì una vera fortezza dorata per illustri delegati dei partiti Comunisti dei paesi del blocco. Tuttavia, superata quella fase rimaneva senza ombra di dubbio un’interessante opera d’architettura armonizzata nella collina - realizzata per esibire conseguimenti
Surely for ten years the hotel represented a true golden fortress for illustrious delegates of the Communist bloc parties. However, once that stage
was over, an interesting piece of architecture undoubtedly has remained harmonized in the hill – designed to produce technical and stylistic achieve-
ments, investing huge resource – and in culture – thanks to stratified nebula fueled by discourses that keep on surrounding the building.
Credit photo: Slovenská Narodná Galeria
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tecnici e stilistici, mettendo in campo ingenti risorse - e nella cultura, grazie a tutto ciò che nel tempo ha alimentato la nebulosa di discorsi che circondano l’edificio, stratificandosi. In questo ‘tutto’ - obietterà legittimamente il lettore - vi è innegabilmente anche la pagina politica, il volto di propaganda e di controllo, ma è solo una delle tante possibili sfaccettature di quanto può essere detto di quell’architettura - sebbene per qualcuno questa sfaccettatura surclassi ogni altro possibile aspetto. Sulla scorta di questo atteggiamento si legittima - non senza una certa urgenza - l’interrogarsi sul destino di questa eredità, ma soprattutto sulla possibilità di poter godere ancora di questi oggetti architettonici prescindendo in qualche modo dal greve fardello identitario che li contraddistingue. In altre parole, il quesito non è solo se le architetture dell’era sovietica debbano necessariamente essere demolite o salvate, ma se queste possano avere un’altra vita oltre il In this 'everything', the reader will fittingly oppose, there is undeniably also the political page, the face of propaganda and control, but it is only one of many possible facets than can be spoken of regarding that architecture, although for some this aspect outclasses every other possible one. On the basis of this attitude you can justify, though not without a certain urgency, the questioning of the fate of this heritage, but above all the possibility to go on enjoying these architectural objects, excluding in some way the heavy burden of identity that distinguishes them. In other words, the question is not only whether the architecture of the Soviet era must be necessarily demolished
Il palazzo della Slovenská Narodná Galeria di Bratislava / The building of the Slovenská Narodná Galeria in Bratislava
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simbolo di regime ed essere guardate con occhi nuovi, seppur non ingenui. Intorno a questo interrogativo si anima il dibattito sul quale è incentrato l’allestimento del padiglione Cecoslovacchia, che si inserisce nel più vasto tema ‘Reporting from the front’, titolo di questa quindicesima edizione della Mostra curata e diretta dal cileno Alejandro Aravena. Una sottile ed eterea frontiera culturale e temporale tutt’altro che effime-
ra è dunque quella indagata e narrata dalle exhibition commisioners Monika Mitášová e Monika Palčová e da Benjamin Bradňanský, Petr Hájek, Vít Halada, Ján Studený e Marián Zervan - autori e curatori di questo allestimento - attraverso le vicende per il mantenimento, la ricostruzione, il rinnovo del complesso della SNG. Nata dopo la seconda guerra mondiale, l’idea di una grande galleria nazionale per Bratislava giunge con grande
fatica ed alterne fasi alla configurazione progettata da Vladimír Dedeček tra gli anni Sessanta e Settanta. Mai interamente né accettata né realizzata, la galleria è al centro di un’ampia discussione pubblica la cui scintilla scatenante risale alle proposte post-1989 di radere al suolo l’intera area per fare spazio ad una galleria completamente nuova. Ad oggi, questo dibattito ha dato origine a due concorsi finalizzati a raccogliere
Credit photo: Suchosh @ Flickr
L'Hotel Praha nel distrettodi Praga 6, demolito tra gennaio e giugno 2014 / Hotel Praha, in the district of Prague 6, demolished from January to June 2014
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or saved, but whether they can have another life beyond the symbol of the regime and be looked at with new eyes, even if not naïve. The lively debate on which the construction of the Czechoslovakian pavilion is focused revolves around this question, and fits into the broader theme of 'Reporting from the front', the title of this fifteenth edition of the exhibition edited and directed by Chilean Alejandro Aravena. A subtle and ethereal cultural and temporal border, anything but ephemeral, is therefore the one investigated and narrated by the exhibition commision-
ers Monika Mitášová, Monika Palčová and by Benjamin Bradňanský, Petr Hájek, Vít Halada, Ján Studený, and Marián Zervan – the authors and curators of this production – through the events for the maintenance, the reconstruction, and renovation of the complex of the SNG. Born after the Second World War, the idea of a great national gallery for Bratislava came with great effort and alternate phases of configuration planned by Vladimír Dědeček between the Sixties and Seventies. Having never been entirely accepted or implemented, the gallery has been at
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the centre of a broad public discussion triggered by the post-1989 proposals to raze the entire area to make way for a completely new gallery. To date, this debate has given rise to two contests organized to gather proposals for a renewal and expansion of these spaces. The big red metal three-dimensional model raised on stilts abstract from the forms of the Slovenská národná galéria, almost in a dance – offering a new up-view perspective that allows visitors to get an unusual cutting-edge view on the object. The new view with its high metaphorical value seems to suggest the need to focus on the com-
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proposte per un rinnovo ed un ampliamento di questi spazi. Il grande modello tridimensionale di metallo rosso sollevato su palafitte astrae quasi in una danza le forme della Slovenská národná galéria, offrendone una nuova prospettiva dal sotto in su che permette ai visitatori di ottenere uno sguardo nuovo ed inconsueto sull’oggetto. Il nuovo sguardo dall’alto valore metaforico sembra suggerire la necessità di concentrarsi sulla complessità tout court dell’oggetto architettonico e di tutto l’intangibile universo culturale che vi gravita attorno e non solo su quella meramente spaziale articolata in anfiteatri, cortili e gallerie ponte. I frammenti video riprodotti sui monitor che si fronteggiano disposti lungo i muri perimetrali raccolgono interviste riportanti variegate idee e pareri su quale debba essere il destino del
plexity tout court of the architectural object, and all the intangible cultural universe that revolves around it, and not only on the purely spatial one articulated in amphitheatres, courtyards and bridge-galleries. The video snippets reproduced on monitors facing each other along the perimeter walls collect interviews reporting varied ideas, and opinions on what the fate of the SNG project should be, showing different forms of concern for the complex. On the one side, known as the 'fight wall,' you can watch the video clips to follow the positions linked to the fight for the meticulous preservation of the project in its original form, accompanied by a repertoire of historical materials on the complex. On the opposite side however, called the 'dance
wall,' you can listen to the arguments and proposals of those, who extricating themselves in a sort of dance, aware of the environmental and cultural details, look towards a renovation of the buildings housing the gallery.
L'Hotel International, ora Crowne Plaza, nel distretto di Praga 6 / Hotel International, now Crowne Plaza, in the district of Prague 6
progetto SNG, mostrando differenti forme di premura nei confronti del complesso. Da un lato - denominato ‘fight wall’ - si possono seguire negli spezzoni video le posizioni legate alla lotta per la meticolosa conservazione del progetto nelle sue forme originali corredate da un repertorio di materiali storici sul complesso. Sul lato opposto - detto ‘dance wall’ - si possono invece ascoltare le ragioni e le proposte di chi, districandosi in una sorta di danza consapevole dei particolari ambientali e culturali, punta ad un rinnovamento degli edifici ospitanti la galleria. Il padiglione ravviva sotto una nuova luce l’annosa questione del potenziale sopito dell’Architettura. Un potenziale che deve potersi librare liberamente grazie al coraggio di progetti culturali intrepidi incentrati su cura ed attenzione a scapito di mediocri soluzioni di compromesso, che fingendo attenzione ignorano e rifiutano di lanciarsi nella danza dell’universo culturale che ogni oggetto architettonico è capace di attrarre a sé.
Under a new light the pavillion revives the long-standing issue of the dormant potential of the Architecture. A potential that must be able to soar freely thanks to the courage of intrepid cultural projects focusing
on care and attention without poor compromise, which while faking attention, ignore and refuse to embark on the cultural dance of the universe that every architectural object is able to attract to itself.
Un edificio socialista a Poruba, Ostrava / PA socialist building in Poruba, Ostrava
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È il primo hotel della catena Alchymist Group di Giorgio Bonelli. Situato nel centro di Praga, ai piedi del Castello e a pochi minuti dal Ponte Carlo, sorge in un palazzo cinquecentesco. Arredo barocco, camere spaziose e lussuose, confort all’avanguardia, personale attento a ogni esigenza. L’hotel ospita il ristorante Aquarius per viziare gli ospiti con pasta fatta in casa e pregiati vini italiani, e l’Ecsotica Spa, che garantisce un totale relax con le sue strutture per la sauna, il fitness e le piscine. It is the first hotel in the chain of Giorgio Bonelli's Alchymist Group. Located in the centre of Prague, at the foot of the Castle, a few minutes from Charles Bridge, it appears in a sixteenth century palace. Baroque furnishings, spacious rooms and avantgarde luxurious comfort, attentive to all needs. The hotel houses the restaurant Aquarius to pamper guests with homemade pasta and fine Italian wines, and the Ecsotica Spa, which guarantees total relaxation with its sauna facilities, gym and swimming pools.
La Ballerina è l’ultimo hotel dell’Alchymist Group. A pochi passi dalla casa danzante e dalla Moldava, l’albergo è situato in un palazzo neoclassico, con trenta camere all’insegna del gusto italiano. Raffinato ma sobrio, con una politica dei prezzi moderata, la Ballerina è un urban concept: un hotel elegante con il servizio e l’ospitalità garantiti dal gruppo Alchymist. Gli ospiti possono usufruire di servizi aggiuntivi, come spa o ristorante, negli altri alberghi praghesi della catena Alchymist. La Ballerina is the last hotel of the Alchymist Group. A few steps from the Dancing house and from the Vltava River, the hotel is situated in a neoclassical building, with thirty rooms with an Italian flavour. Refined yet understated, with a moderate pricing policy, la Ballerina is an urban concept: a stylish hotel with the service and hospitality guaranteed by the Alchymist group. Guests can take advantage of additional services such as spa or restaurant, in the other hotels in Prague of the Alchymist chain.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 220 570 696 info@mylift.cz www.mylift.cz
Slovenská 1 120 00 Praha 2 tel. +420 222 320 120, www.sardinie.cz info@sardinie.cz
Tržiště 19 11800 Praha 1 tel. +420 257 286 011 info@alchymisthotel.com www.alchymisthotel.com
Dittrichova 20 12000 Praha tel. +420 221 511 100 www.ballerinahotel.com
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Compagnia aerea Airline company
Italia Arte Fest
Vincanto Ristorante Pizzeria
Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) è la principale compagnia aerea Italiana e ha avviato le operazioni il 1° gennaio 2015. Alitalia vola verso 102 destinazioni, per un totale di 164 rotte e circa 4.500 voli settimanali. Alitalia vanta una delle flotte più moderne ed efficienti al mondo con un’età media di 8 anni. Alitalia è membro dell’alleanza SkyTeam e fa parte, insieme ad Air France-KLM e a Delta Air Lines, della Joint Venture Transatlantica Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) is Italy's largest airline and commenced operations on January 1, 2015. Alitalia flies to 102 destinations, with a total of 164 routes and about 4,500 weekly flights. Alitalia boasts one of the most modern and efficient fleets in the world, with an average age of eight years. It is a member of the SkyTeam alliance and is part of the Transatlantic Joint Venture alongside Air France-KLM and Delta Air Lines.
Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazionale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festival si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un importante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con UmbriaMusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.
Il ristorante Vincanto nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastronomica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare direttamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali accompagnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The restaurant Vincanto was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it
Klimentská 40 110 00 Praha 1 Tel.:+420 224 815 192 www.vincanto.cz Info@vincanto.cz
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Tourism
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Moriva il poeta Jan Neruda The poet Jan Neruda died 125 anni fa 125 years ago
Jan Nepomuk Neruda è stato uno scrittore e giornalista ceco famoso soprattutto per due cose: l’aver ispirato il nome al suo collega e più noto poeta Pablo Neruda, e aver scritto uno dei libri cechi più famosi all’estero: “I racconti di Malá Strana”, che continua ad affascinare generazioni innamorate della capitale boema. Nato a Újezd il 9 luglio del 1834 da una famiglia praghese di modeste origini, studiò filosofia e fino all’età di 35 anni, a causa delle scarse possibilità economiche, visse con la madre nel quartiere di Malá Strana. Nel 1857 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, “Hřbitovní kvítí”, seguita nel 1864 dalla raccolta di racconti, “Arabesky”. Entrambe queste opere furono il preludio de “I racconti di Malá Strana”, pubblicati nel 1878. Se in vita fu amato dai suoi lettori, soprattutto per la sua attività di giornalista, non sempre, però, la critica ebbe per lui un trattamento di riguardo, forse perché la sua attenzione fu sempre rivolta ai più umili e deboli della società, cosa che i critici del tempo non apprezzarono. Morì a Praga il 22 agosto del 1891.
Jan Nepomuk Neruda was a Czech writer and journalist, particularly famous for two things: having inspired the name of his colleague, the more known poet Pablo Neruda, and having written one of the most famous Czech books abroad: “Tales of Malá Strana”, which continues to fascinate generations in love with the Bohemian Capital. Born in Újezd on July 9, 1834 into a Prague family of modest origins, he studied philosophy and, due to limited resources, he lived with his mother in the neighborhood of Malá Strana until the age of 35. In 1857 he published his first collection of poems, “Hřbitovní kvítí”, followed in 1864 by the short stories, “Arabesky”. Both of these works were the prelude of “Tales of Malá Strana” (or Tales of the Lesser Quarter), published in 1878. If in life he was loved by his readers, especially as a journalist, the critics however, did not always reserve special treatment for him, perhaps because his attention was always focused on the humblest and weakest in society, something that critics of the time did not appreciate. He died in Prague on August 22, 1891.
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Veniva fondata la Městská knihovna di Praga Prague’s Městská knihovna was founded 125 anni fa 125 years ago
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Il primo giorno di luglio del 1891 venne fondata la “Ústřední knihovna” di Praga, oggi “Městská knihovna”, biblioteca pubblica operante nella capitale ceca, che ha come compito la preservazione e la diffusione del patrimonio culturale universale tra i cittadini di ogni ceto sociale e fascia di età. Il primo nucleo del patrimonio librario ammontava a 3370 volumi e la sede era ubicata sulla via Na Zderaze, a Praga 2. Dopo vari cambi di sede, nel 1903 fu trasferita all’angolo tra la via Platnéřská e Mariánské Náměstí, a pochi passi dalla piazza della Città Vecchia, dove si trova ancora oggi. Attraverso i vari e complessi momenti della storia ceca, questa importante istituzione attraversò fasi alterne, soffrendo molto nel corso dell’occupazione nazista. Oggi la biblioteca, oltre alla sua sede centrale, possiede altre 41 succursali in vari luoghi della città, più 3 librerie “mobili”. Oltre a offrire in prestito libri, dvd e altri supporti per le informazioni, questa organizza vari eventi culturali tra cui seminari, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e molto altro.
On the first day of July, 1891 Prague’s “Ústřední knihovna”, today the “Městská knihovna”, was founded. It is the public library of the Czech capital, which has the task of preserving and spreading the universal cultural heritage among citizens of all walks of life and age range. The first nucleus of the library stored 3370 volumes, and the headquarters were located on Na Zderaze street, in Prague 2. After several relocations, in 1903 it was transferred to the corner of the street, between Platnéřská and Mariánské Náměstí, a short walk from Old Town square, where it remains today. Through the various and complex moments of Czech history, this important institution went through ups and downs, and suffered much during the Nazi occupation. Today the library, in addition to its headquarters, has 41 other branches in various places in the city, plus 3 “mobile” libraries. In addition to lending books, DVDs and other media, it organizes various cultural events including seminars, concerts, film screenings, theatre performances and more.
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storia history
Nasceva lo scrittore Ludvík Vaculík The writer Ludvík Vaculík was born 90 anni fa 90 years ago
Nato il 23 luglio del 1926 a Brumov, comune del distretto di Brno, nella Moravia meridionale, Ludvík Vaculík è stato un giornalista e scrittore ceco, autore di samizdat e ideatore del “Manifesto delle Duemila parole”, redatto nel periodo della Primavera di Praga del 1968, che gli causò, in seguito, l’espulsione dal Partito Comunista, per le critiche rivolte alla restrittiva politica nei confronti degli intellettuali. Vaculík esordì con il romanzo “La scure”, nel 1967, ma altri suoi scritti furono proibiti dalla censura del regime, come ad esempio “Cavie” del 1970, pubblicato solo nel 1973. Ufficialmente il veto ai suoi scritti decadde nel 1989. Altre sue opere sono “Il libro dei sogni boemi” del 1981, “Come si fa un ragazzo” del 1993 e la sua autobiografia dal titolo “Con i cavalli in Moravia”, pubblicata nel 2001. Dopo l’89 scrisse anche, per il quotidiano Lidové noviny, diversi “feuilletons” critici. Morì a Praga il 6 giugno del 2015.
Moriva il calciatore ceco František Plánička The Czech footballer František Plánička died
20 anni fa 20 years ago
Born on July 23, 1926 in Brumov, a town in the district of Brno in southern Moravia, Ludvík Vaculík was a Czech journalist and writer, the author of samizdats and creator of the “Two Thousand Words Manifesto”, written in the period of the Prague Spring in 1968 – which subsequently caused him to be expelled from the Communist Party, for the criticism of the restrictive policies towards intellectuals. Vaculík debutted with the novel “The Axe”, in 1967, but his other writings were banned by the censorship of the regime, such as the text “Guinea Pigs” in 1970, published only in 1973. Officially the veto to his writings declined in 1989. Other works of his include “The Czech Dreambook”, in 1981, “How to make a boy”, from 1993, and his autobiography entitled “With Horses in Moravia”, published in 2001. After 1989, he also wrote several critical “feuilletons” for the newspaper Lidové noviny. He died in Prague on June the 6th of 2015.
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Nato a Praga il 2 giugno del 1904, František Plánička è stato uno dei portieri più famosi della storia del calcio cecoslovacco e, a detta di molti, tra i calciatori più tecnicamente dotati della sua epoca. Alcuni considerano il boemo addirittura il secondo miglior portiere del mondo, dopo Rudolf Hiden. Soprannominato “la rondine boema”, Plánička, che di professione faceva anche l’impiegato, nel 1940 deteneva il record assoluto di presenze in una Nazionale assieme all’uruguaiano Ángel Romano, entrambi con 77. Simbolo dello Slavia Praga, con questa squadra si aggiudicò per ben 8 volte il campionato cecoslovacco e una coppa “Mitropa”. Il suo esordio nella Nazionale Cecoslovacca avvenne il 17 gennaio del 1926 e nel 1932 ne divenne capitano. Famosa la sua partita contro l’Italia nella finale del Campionato del mondo del 1934 che vide la vittoria degli Azzurri nonostante la sua indimenticabile prestazione. Morì a Praga il 20 luglio del 1996.
Born in Prague on the 2nd of June 1904, František Plánička was one of the most famous goalkeepers of Czechoslovak football history, and according to many, one of the most technically gifted footballers of his era. Some even considered the Bohemian to be the second best goalkeeper in the world, after Rudolf Hiden. Nicknamed “the Bohemian swallow”, Plánička, who by profession was also an office worker, in 1940 he held the record number of presences in a national alongside the Uruguayan Ángel Romano, both with 77. A Slavia Prague symbol, he won the Czechoslovakian league 8 times, and a Mitropa cup with the club. His debut in the Czechoslovak National team occurred on January the 17th, 1926, and in 1932 he became the captain. His match against Italy in the final of the 1934 World Championship, was particularly famous, one which saw the victory of the Azzurri despite his unforgettable performance. He died in Prague on July 20, 1996.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
Il libro, ricco di documenti e fotografie inedite, è il frutto di anni di ricerca degli autori su una pagina poco conosciuta della Grande Guerra: l’esodo dei profughi trentini nella Moravia del Sud negli anni 1915-1919. Con l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale contro l’Impero austriaco e in seguito all’apertura del Fronte Meridionale, gran parte della popolazione del Tirolo italiano, oggi Trentino, si ritrovò sulla linea degli scontri e, per tale ragione, venne fatta sfollare verso il Brennero e da lì separata negli attuali territori della Repubblica Ceca all’epoca parte dell’Impero. A causa di ciò migliaia di persone furono costrette a cambiare la loro vita e ambientarsi in una terra lontana dalla propria stringendo rapporti e legami con la gente del luogo. “Profughi italiani in Moravia del Sud negli anni 19151919” vuole restituire una pagina di memoria importante in ricordo di quella vicenda umana individuando il nesso profondo esistente tra la “piccola” e la “grande” storia.
The book, which is full of documents and unpublished photographs, is the result of years of research by the authors on a not so well-known chapter of the Great War: the exodus of the refugees from the region of Trent to South Moravia during the years 1915-1919. After Italy’s entry into World War I against the Austrian Empire, and following the opening of the Southern Front, a great part of the population of the Italian Tyrol, today’s Trentino, found itself on the front line and had to be displaced towards the Brenner, and from there, was sent to the current territory of the Czech Republic, part of the Empire at the time. Because of this, thousands of people were forced to change their lives and settle down in a far away land, but were able eventually to establish new relationships with the local population. “Italian Refugees in South Moravia in the years 1915-1919” is an attempt by the writer to bring back the history and memories of that important period, in order to identify the deep connection between the “small” and “big” history.
AA.VV., Profughi italiani in Moravia del sud negli anni 1915-1919, Centro Studi Judicaria, Riva del Garda: 2015, pp. 279
AA.VV., Profughi italiani in Moravia del sud negli anni 1915-1919, Centro Studi Judicaria, Riva del Garda: 2015, 279 pp.
Francesco Jappelli è fisico e fotografo di paesaggi urbani. Inizia a fotografare negli anni ‘80 e ha all’attivo varie pubblicazioni che fanno convivere il linguaggio letterario con quello della fotografia. Questo suo ultimo lavoro, dedicato a Praga, come altri nel corso della sua carriera, celebra il “cantore di Praga” e poeta nazionale, Jaroslav Seifert, letterato Premio Nobel che ha ricoperto un ruolo di primissimo piano nel panorama letterario ceco ed europeo del Novecento. I suoi versi, qui accompagnati dagli scatti di Jappelli, fanno rivivere una Praga di altri tempi fatta di strade e piazze, palazzi e scuole, chiese e cimiteri perlopiù lontani dai circuiti del turismo e pressoché sconosciuti al normale visitatore. Gli scatti in bianco e nero di Jappelli sono il giusto contrappunto alle parole di Seifert e così come il poeta trasforma la materia reale del ricordo in una invenzione artistica, così lo sguardo del fotografo trasforma un angolo reale di una città in un’astrazione che ci riporta indietro di decenni.
Francesco Jappelli is a physicist and a photographer of urban landscapes. He started taking photos in the 1980s and has published various books that combine literary language with photography. His latest work, dedicated to Prague, as his other works in the course of his career, celebrates the “bard of Prague” and national poet, Jaroslav Seifert, the Nobel Prize writer, who played a major role in the twentieth century Czech and European literary landscape. His verses, that are accompanied here by Jappelli’s photographs, bring to life the city of Prague of the past, made up of streets and squares, buildings and schools, churches and cemeteries, most of which, are far from tourist routes and virtually unknown to the ordinary visitor. Jappelli’s black and white photos are a perfect counterpoint to the words of Seifert and, just as the poet can transform the real essence of remembering into an artistic creation, so the eye of the photographer can transform the corner of a city into an abstraction that takes us decades into the past.
Francesco Jappelli, Visioni di Praga nel mondo di Jaroslav Seifert, Edizioni Polistampa, Firenze: 2016, pp. 288
Francesco Jappelli, Visioni di Praga nel mondo di Jaroslav Seifert, Edizioni Polistampa, Florence: 2016, 288 pp.
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cultura culture
La misteriosa Karou è una chimera unica nel suo genere: al contrario dei suoi simili, l’eroina della trilogia “La chimera di Praga” ha sembianze umane impreziosite da meravigliosi capelli blu. È innamorata di Akiva, un angelo dalla bellezza eterea. Angeli e chimere sono però nemici naturali, in lotta da secoli. C’è solo un modo per ristabilire la pace: tentare un’alleanza fra le chimere e quegli angeli che, come Akiva, hanno deciso di ribellarsi al loro imperatore. Questo terzo e conclusivo capitolo della saga è caratterizzato da una tensione costante e una serie di personaggi che lasceranno il segno nei lettori amanti del genere fantasy. Laini Taylor, scrittrice californiana, già autrice della trilogia “Daughter of Smoke and Bone”, conferma il suo grande talento. Un finale stupefacente per una trilogia fantasy davvero epica, una suggestiva rivisitazione moderna della mitologia classica e cristiana che ha appassionato milioni di lettori in tutto il mondo.
The mysterious Karou is a chimera that is unique in its kind: unlike other similar characters, the heroine of the trilogy “The chimera of Prague” has human forms, embellished with wonderful blue hair. She is in love with Akiva, an angel of ethereal beauty. Angels and chimeras, however, are natural enemies that have been fighting for centuries. There’s only one way to restore peace: to create an alliance between the chimeras and those angels that, like Akiva, have decided to rebel against their emperor. This third and final chapter of the saga is characterized by constant tensions and a series of characters that will surely enthuse readers of fantasy stories. Laini Taylor, a Californian, the writer and author of the trilogy “Daughter of Smoke and Bone”, thus confirms her great talent. An outstanding end for a fantasy trilogy that is really epical and a striking modern revisitation of classical and Christian mythology that has enthralled millions of readers around the world.
Laini Taylor, Sogni di mostri e divinità, Fazi Editore, Roma: 2016, pp. 570
Laini Taylor, Sogni di mostri e divinità, Fazi Editore, Rome: 2016, 570 pp.
Una serie di percorsi che si trasformano in brevi pellegrinaggi per le vie della capitale ceca attraverso le leggende della tradizione locale, ciascuna correlata ad una virtù cristica, tracceranno un itinerario che vi condurrà ad una profonda conoscenza della città. A fare da guida in questo viaggio ci sarà la piccola talpa Krteček, amata dai bambini cechi e non solo, che mostrerà, di capitolo in capitolo, il volto di una fra le più spirituali capitali europee, quella che è stata definita “La madre di tutte le città”. Ogni percorso parte dal portale di una chiesa e termina in un giardino. Non sfuggirà, al viaggiatore attento, che angeli e spiriti della natura siedono fra le decorazioni dei capitelli e le fronde degli alberi, come a suggerire di tenere sempre alti i nostri sguardi. L’appassionante lettura restituisce una città viva, ricca di luoghi che donano consapevolezza di sé e del tempo che scorre, del passato e del futuro che si incontrano per dar luogo ad un radioso presente.
A series of routes, that become short pilgrimages along the streets of the Czech capital, through legends derived from local traditions, (each correlated to a Christic virtue), will trace an itinerary and lead us to discover and gain a deep knowledge of the city. Guiding us along this journey will be the small mole, Krteček, that is so loved by Czech children and not only, that will introduce us, chapter after chapter, to one of the most spiritual capitals in Europe, that has been defined as “the mother of all cities”. Each route starts from the portal of a church and ends in a garden. The attentive traveller will not fail to realize that angels and spirits of nature sit among the decorations of the capitals and the foliage of the trees, as if to suggest that we should always look up. The enthralling reading describes a lively city, full of places that convey self-awareness and the passing of time, where past and future come together to create a radiant present.
Silvia Cecchini; Ezio Sposato, Praga, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2015, pp. 80
Silvia Cecchini; Ezio Sposato, Praga, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2015, 80 pp.
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Competizione nella competizione, due campionati e tante storie si incontreranno, quest’autunno, nel torneo continentale
Europa League: tripla sfida Italia Repubblica Ceca Europa League: Italy - Czech Republic, a triple clash L’urna di Montecarlo ha stabilito che quest’anno, in Europa League, le tre squadre ceche in competizione incroceranno Inter, Roma e Fiorentina nel lungo percorso del girone eliminatorio. Un inedito triplo confronto
tra i due paesi che probabilmente sorride più alle italiane che a Sparta Praga, Slovan Liberec e Viktoria Plzeň. Queste ultime avranno dunque l’opportunità di confrontarsi con uno dei migliori campionati d’Europa e
potranno constatare il reale livello di competitività del calcio ceco in campo internazionale. L’Europa League, la seconda competizione continentale in termini di prestigio (e soprattutto ricavi) alle spalle
The Monte Carlo draw has determined that this year, in the Europa League, the three Czech teams competing will face Inter, Roma and Fiorentina in the long path of the group stage. An unprecedented triple clash between the two countries which seems more likely
to make the Italians smile than Sparta Prague, Slovan Liberec and Viktoria Plzeň. The latter teams will therefore have the opportunity to measure themselves against one of the best leagues in Europe, and will be able to evaluate the real level of competitive-
ness of Czech football internationally The Europa League, the second continental competition in terms of prestige (and especially revenue) behind the Champions League, has taken on a different meanings for the two football associations in recent years. In fact, the
di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice
A competition within the competition, two championships and different histories will meet this autumn in the continental tournament
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sport
della Champions League, ha assunto negli ultimi anni un valore differente per le due federazioni calcistiche. In effetti, le formazioni italiane tendono a snobbare l’impegno, schierando le riserve o giovani esordienti, incappando in alcune occasioni in risultati negativi contro avversari sulla carta di livello inferiore, davanti a qualche migliaio di tifosi. Discorso completamente diverso per quanto riguarda le squadre ceche, che considerano il torneo – e a buon motivo – una vetrina a livello continentale. Il cammino dello Sparta Praga della scorsa stagione fino ai quarti di finale dimostra quanto essa sia importante nel Paese, con le formazioni che scendono in campo con i migliori undici fin dai primi turni preliminari e che riescono costantemente a riempire gli stadi. La tripla sfida all’Italia rappresenta sicuramente uno stimolo ancor maggiore
Edin Džeko contro il Viktoria Plzeň / Edin Džeko against Viktoria Plzeň
Italian formations tend to snub the occasion, fielding reserves or youngsters in their debuts, on several occasions tripping up in negative results against seemingly inferior opponents on paper, in front of several thousand fans. A completely different matter with re-
gard to Czech teams, who consider the tournament, and with good reason, an international showcase. The path of Sparta Prague last season, to the quarter-finals, shows how important it is in the country, with the best eleven in the formations entering the pitches
per il calcio ceco, pronto a riscattare un Campionato Europeo negativo; molti calciatori come Krejčí, Schick e Brabec sono sbarcati in campionati maggiori, segnale anche questo, si
spera, di una fase di crescita. La competizione tra i due paesi partirà il 15 settembre, quando il Viktoria Plzeň ospiterà alla ‘Doosan Arena’ la Roma di Luciano Spalletti ed Edin
from the earliest qualifying rounds, and who constantly manage to fill stadiums. The triple challenge with Italy is certainly an even greater incentive for Czech football, ready to redeem itself after a negative European Championship. Many players such as Krejčí, Schick and Brabec have arrived in major leagues, another sign, hopefully, of a phase of growth and development. The competition between the two countries will start on September the 15th, when Viktoria Plzeň’s ‘Doosan Arena’ will host the A.S Roma of Luciano Spalletti, and Edin Džeko, an old acquaintance of Czech football. It was in 1.Liga in the colours of FK Teplice where the Bosnian striker of the Giallorossi exploded, before being courted by Felix Magath and moving to Wolfsburg, and later (in a deal of millions of euros) to the ranks of Manchester City and Roma. While there is a Roma
player who came over from the Czech Republic, there is also one in Viktoria Plzeň who has already experienced Italian football. We are talking of the left-back David Limberský, who was signed by Genoa in 2003, but his Italian adventure, which included a transfer to Modena the following year, was a failure. Limberský therefore decided to return home again reaching an agreement with Viktoria Plzeň, the team that launched him in professional football. On 15 September, the ‘Doosan Arena’ will not have an atmosphere worthy of big events: UEFA has decided to close some stands as punishment for the racist behavior of some supporters during the match against the Bulgarian team Ludogorets. Between Viktoria Plzeň and Roma there have been no previous encounters, only a friendly match in 2009, which finished 1-1.
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Džeko, vecchia conoscenza del calcio ceco. Il calciatore bosniaco dei giallorossi è esploso proprio nella 1.Liga con la maglia dell’FK Teplice, prima di passare alla corte di Magath al Wolfsburg, e più tardi (a suon di milioni di euro) tra le fila di Manchester City e Roma. Per un calciatore della Roma che è passato dalla Repubblica Ceca, ce n’è uno del Viktoria Plzeň che si è già confrontato con il calcio italiano. Stiamo parlando del terzino sinistro
David Limberský, acquistato nel 2003 dal Genoa, ma la sua avventura italiana, che include un passaggio al Modena l’anno successivo, è stata fallimentare. Limberský ha deciso così di tornare in patria accordandosi nuovamente con il Viktoria Plzeň, squadra che lo ha lanciato nel professionismo. Il 15 settembre, la ‘Doosan Arena’ non sarà quella delle grandi occasioni: la UEFA ha infatti deciso di chiudere alcuni settori come sanzione per i com-
portamenti razzisti di alcuni sostenitori durante il match contro i bulgari del Ludogorets. Tra Viktoria Plzeň e Roma non c’è nessun precedente ufficiale, solo un incontro amichevole nel 2009, finito 1-1. “Non sono venuto soltanto per giocare, ma per vincere”. Parola di Tomáš Rosický, che dopo 15 anni veste nuovamente la maglia granata dello Sparta Praga, la squadra in cui arrivò ad appena 8 anni. Il “Piccolo
Una grande festa per i cechi innamorati del Belpaese e soprattutto per gli italiani emigrati in Repubblica Ceca A reason to celebrate for the Czechs in love with the Belpaese and especially for the Italians who emigrated to the Czech Republic I componenti dell’Inter Club „Cechia Nerazzurra“ / The members of the Inter Club “Cechia Nerazzurra.“
“I didn’t come here only to play, but to win”. The promise of Tomáš Rosický, who after 15 years returns in the maroon colours of Sparta Prague, the team he arrived in at the age of just eight. “Little Mozart” came back home after a long rewarding career with Borussia Dortmund and Arsenal. An opponent more for the Inter of Frank De Boer, who will have to contain the creativity
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of the 36-year-old if he wants to defeat the formation of coach Zdeněk Ščasný. Rosický’s goal is to bring Sparta Prague back to the peak of Czech football, by winning the 1.Liga, and to play in the Champions League. His performance, therefore, could be a “swan song” of a great career in which he has managed to win two Czech championships, a Bundesliga title in Germany, two FA
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Cups and a Charity Shield in England, as well as being nominated three times as Czech footballer of the year. His charisma and international experience will be a very important weapon for the ‘maroons’, with Ščasný who at the same time, will have to be good at managing his “glass physique” which has always been the weak point of the attacking midfielder.
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Mozart” è tornato a casa dopo una lunga carriera ricca di soddisfazioni tra Borussia Dortmund e Arsenal. Un avversario in più per l’Inter di De Boer, che dovrà arginare la fantasia del classe 1980 se vorrà superare la formazione del tecnico Ščasný. L’obiettivo di Rosický è di riportare lo Sparta Praga sul tetto del calcio ceco, tornando a vincere la 1.Liga e a disputare la Champions League. Il suo potrebbe dunque essere il “canto del cigno” di una grande carriera in cui è riuscito a conquistare due campionati cechi, un titolo di Bundesliga in Germania, due FA Cup ed una Supercoppa d’Inghilterra, oltre a essere nominato per tre volte calciatore ceco dell’anno. Il suo carisma e l’esperienza in campo internazionale potranno rappresentare un’arma davvero importante per i ‘granata’, con Ščasný che dovrà nel contempo essere bravo a gestire un “fisico di cristallo”, da sempre il punto debole del fantasista.
Inter e Sparta Praga: una sfida già vista e rivista in passato. Sono, infatti, ben otto i precedenti tra le due squadre, con tre vittorie per parte e due pareggi. L’ultimo incrocio è però datato 1 ottobre 1969: nella capitale ceca si giocava la gara di ritorno dei trentaduesimi di finale di Coppa delle Fiere. Dopo il 3 a 0 dell’andata, fu una rete di Boninsegna a decidere l’incontro, con i nerazzurri che conquistarono il passaggio del turno. A distanza di 47 anni le due squadre tornano a fronteggiarsi: una grande gioia per l’Inter Club in Repubblica Ceca, denominato “Cechia Nerazzurra”, che potrà per la prima volta sostenere i colori del club meneghino nel proprio paese. Il gruppo, nato nel 2003 e con sede
Inter and Sparta Prague: a clash already seen and reseen in the past. There have been, in fact, eight previous encounters between the two teams, with three wins each and
two draws. The last match-up, however, took place on October the 1st, 1969, when the second leg of the first round of the Fairs Cup was played in the Czech capital. After a 3-0 win in
Stadio Artemio Franchi di Firenze, scala d’accesso alla curva Fiesole / Stadio Artemio Franchi in Florence, stairs leading to the Curva Fiesole stand
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the first game, it was a goal of Boninsegna that decided the meeting, with Inter getting through to the next round. 47 years later the two teams face off once again, a great joy for the Inter Club in the Czech Republic, called “Cechia Nerazzurra”, who will support the colours of the Milanese club in their own country for the first time. The group, formed in 2003 and based in Kutná Hora, has more than 100 members between Czechs, Slovaks and Italians, and about sixty of these will be in Prague on September 29, at the “Generali Arena”. An event for which the “Cechia Nerazzurra” club was waiting for 13 years, as the Credit: Wikipedia
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Lo stadio di Liberec / The Liberec stadium
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a Kutná Hora, conta più di 100 membri tra cechi, slovacchi e italiani – e circa una sessantina di questi saranno presenti a Praga il 29 settembre, alla ‘Generali Arena’. Un evento che il club “Cechia Nerazzurra” aspettava da ben 13 anni, come ricorda lo storico presidente, Massimo Recchioni. Stesso discorso per i Viola club. Ce ne sono addirittura due. Uno, a Praga, presieduto da Matteo Scardicci, i cui associati saranno sicuramente tutti allo stadio. Poi c’è un altro club, nato nel 2009, che fa capo al sito “Fio-
historical president Massimo Recchioni remembers. The same goes for the Viola club. There are even two of them. One, is in Prague, chaired by Matteo Scardicci, whose members will surely all be in the stadium. Then there is another
rentina.cz”, che conta fra i suoi dieci membri anche Tomáš Ujfaluši, ex difensore ceco che ha vestito la maglia della Fiorentina tra il 2004 e il 2008 collezionando 149 presenze e 2 reti. Ujfaluši è uno dei cinque cechi che hanno giocato nel club toscano, insieme a Kubík, Řepka, Hable e Mazuch. La particolarità della colonia ceca in maglia viola è rappresentata dal fatto che la grande maggioranza dei calciatori citati in precedenza sono stati difensori centrali, eccezion fatta per Jan Hable, centrocampista centrale. Il piccolo ‘Viola Club’ non potrà mancare al doppio appuntamento contro lo Slovan Liberec, che nella sua storia non ha mai incontrato la Fiorentina.
Come già anticipato, il calendario prevede il 15 settembre il match tra Viktoria Plzeň e Roma, e due settimane più tardi l’Inter sarà ospite dello Sparta a Praga. Gli incontri in Repubblica Ceca si concluderanno il 20 ottobre con il match tra Slovan Liberec e Fiorentina, sfida che si rigiocherà a Firenze due settimane dopo, il 3 novembre. Il programma di questa particolare “competizione nella competizione” termina con Roma-Viktoria il 24 novembre e Inter-Sparta l’8 dicembre. In ogni caso, sarà una grande festa per i cechi innamorati del Belpaese e soprattutto per i tanti italiani emigrati in Repubblica Ceca – ma con il cuore sempre nella Penisola.
club, founded in 2009, which belongs to the site “Fiorentina.cz”, which among its ten members includes also Tomáš Ujfaluši, former Czech defender who wore the purple colour of Fiorentina between 2004 and 2008 getting 149 appearances and 2 goals. Ujfaluši is one of five Czechs who played in the Tuscan club, along with Kubík, Řepka, Hable and Mazuch. The peculiarity of the Czech colony in the purple kits is the fact that the vast majority of the previously mentioned players were central defenders, except for Jan Hable, a central midfielder. The small ‘Viola Club’ will not be able to miss the double-header against Slovan Liberec, who in their history have never met Fiorentina.
As anticipated, on September 15, the match between Viktoria Plzeň and Roma is scheduled, and two weeks later Inter will host Sparta Prague. The encounters in the Czech Republic will conclude on October 20 with the match between Slovan Liberec and Fiorentina, a challenge that will be replayed in Florence two weeks later, on November 3. The schedule of this particular “competition within the competition”, ends with Roma-Viktoria on November 24 and Inter-Sparta on 8 December. In any case, it will be reason for celebration for Czech lovers of the Belpaese and especially for the many Italian immigrants in the Czech Republic, but with the heart always in the Peninsula.