Settembre – Ottobre / September – October 2016
Difesa: Praga attizza la fucina di Efesto Defense: Prague stirs the forge of Hephaestus
Trifot, la nuova provocazione di David Černý Trifot, the new provocation from David Černý
L’Architetto ed il Presidente, una favola del Novecento The Architect and the President, a twentieth century tale
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
pag. 26
Il mese de La Pagina cultura / culture
politica politics
pag. 08
Difesa: Praga attizza la fucina di Efesto Defence: Prague stirs the forge of Hephaestus
pag. 14
Giornalismo 2.0 in Repubblica Ceca Journalism 2.0 in the Czech Republic
pag. 20
I re Mida cechi del bricolage The Czech King Midas of DIY crafts
pag. 28 Appuntamenti Events
pag. 30
Operazione Anthropoid, le tante volte sul grande schermo Operation Anthropoid, the many portrayals on the big screen
pag. 35
Calendario Fiscale Tax Deadlines
Gruppo
@PROGETTORC
PROGETTO REPUBBLICA CECA
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Jan Kolb, Alessandro Canevari, Sergio Tazzer
Settembre – Ottobre / September – October 2016
pag. 38
pag. 58
pag. 46
pag. 62
1916 Un colpo di tosse, e addio imperatore 1916 A sudden cough, and goodbye to the Emperor
pag. 52
L’Architetto ed il Presidente, una favola del Novecento The Architect and the President, a twentieth century tale
Trifot, l’ultima provocazione di David Černý Trifot, the latest provocation from David Černý
Anniversari cechi Czech Anniversaires
summary
L’avanzata del popolo veg in Repubblica Ceca The giant steps of the veg people in the Czech Republic
pag. 64 Novità editoriali New Publications
intervista / interview
pag. 66
Il lavoro in posa. La collezione Ferrarini-Nicoli Labour in pose. The Ferrarini-Nicoli collection
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2016 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 30.10.2016 Foto di copertina / Cover Photograph Trifot, di David Černý / Trifot, by David Černý
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editoriale
Cari lettori,
in avvio di questo numero vi parliamo dei programmi miliardari di spesa del settore difesa in Repubblica Ceca. Lo facciamo anche riportandovi le parole del ministro competente, Martin Stropnický, il quale in questa occasione ci ha concesso una breve intervista. Un piano di riarmo giustificato da varie ragioni, fra cui il deterioramento della sicurezza internazionale, così come la necessità di rinnovare dotazioni risalenti al periodo sovietico. Giocano poi le sollecitazioni dell’industria della difesa, fra cui ovviamente quelle dei produttori cechi, che hanno l’ambizione di tornare ai fasti del secolo scorso. Voltando pagina, ci è sembrato interessante proporvi un articolo dedicato alla informazione digitale in Repubblica Ceca. Il cosiddetto Giornalismo 2.0 è in rapida ascesa anche da queste parti, come messo in luce da un recente studio della Scuola di Scienze Sociali dell‘Università Carlo di Praga che ha contribuito alla realizzazione del Digital News Report 2016, il consueto rapporto sull’industria dell‘informazione digitale nel mondo.
Dear readers,
at the start of this issue we speak of the multi-million spending projects of the defense sector in the Czech Republic. We do so also providing you with the words of the minister in charge, Martin Stropnický, who on this occasion gave us a short interview. A rearmament plan has been justified for various reasons, including the deterioration of international security, as well as the need to renew equipment dating back to the Soviet period. In addition, also the demands of the defense industry play a strong role, obviously including those of the Czech producers, who have the ambition to go back to the splendour of the last century. Turning the page, we thought it be interesting to provide an article dedi-
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A proposito di nuove tendenze, siamo andati a dare uno sguardo a come cambiano le abitudini alimentari dei cechi, con svíčková, guláš e vepřové koleno che perdono terreno sulle tavole di questo paese, a favore di una crescente diffusione della cucina verde. I cechi non diventano di colpo tutti vegetariani o vegani, ma è innegabile l’avanzata a passi da gigante del popolo “veg”. Ad arricchire questo numero una serie di altri argomenti, fra cui l’articolo per il 100° anniversario della morte di Francesco Giuseppe, nel quale ricordiamo i rapporti, particolari e spesso
non facili dell’Imperatore austro-ungarico col suo Regno di Boemia. Bello anche il contributo dedicato a Jože Plečnik, l’architetto sloveno al quale Tomáš G. Masaryk nel 1920, all’indomani della indipendenza nazionale, affidò la rinascita architettonica del Castello di Praga. Chiudiamo con le pagine sulla Collezione Ferrarini-Nicoli, una preziosa raccolta di opere del Realismo Socialista, presto in mostra al Castello di Bardi, in provincia di Parma, e della quale la società Progetto RC ha appena pubblicato un catalogo. Buona lettura.
cated to digital information in the Czech Republic. The so-called Journalism 2.0 is also growing rapidly in these parts, as highlighted by a recent study by the School of Social Sciences, of Charles University, Prague that contributed to the creation of the Digital News report 2016, the usual report on the industry of digital information in the world. Speaking of new trends, we also took a look at how the eating habits of the Czechs are changing, with svíčková, guláš and vepřové koleno losing ground on the tables of this country, in favour of an increasing spread of green food. The Czechs have not all suddenly become vegetarian or vegan, but the giant steps made by the “veggie“ people are undeniable.
A number of other topics enrich the issue, including an article on the 100th anniversary of Franz Joseph‘s death, in which we remember the relationships, particular and often not so easy of the Emperor of the Austro-Hungarian Empire with his Kingdom of Bohemia. Also the pages dedicated to Jože Plečnik, the Slovenian architect who Tomáš G. Masaryk in 1920, after the national independence, entrusted with the architectural renaissance of the Prague Castle. We conclude with pages on the Ferrarini-Nicoli Collection, a valuable gathering of works of Socialist Realism, soon to be on display at the Castle of Bardi, in the province of Parma, and on which our company Progetto RC has just published a catalogue. Enjoy the read..
progetto repubblica ceca
PRAGA ATTIZZA LA FUCINA DI EFESTO PRAGUE STIRS THE FORGE OF HEPHAESTUS Boom di spesa per la Difesa e un programma a nove zeri per gli armamenti. Ce ne parla in una intervista il ministro Martin Stropnický
Da una parte le richieste della Nato ai suoi alleati per eserciti efficienti e moderni, dall’altra l’aumento delle minacce terroristiche internazionali, dall’altra ancora la pressione dei produttori di armi e mezzi di difesa per
un aumento della spesa, e infine, la necessità di un ammodernamento delle dotazioni dell’esercito ceco, quasi ferme alla produzione sovietica. Questi i lati di un quadrato perfetto in cui si inserisce la strategia di riarmo
annunciata dal ministro della Difesa Martin Stropnický, la più imponente della storia della Repubblica Ceca e che prevede nei prossimi 10 anni una spesa di 460 miliardi di corone (circa 17 miliardi di euro).
di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
A boom in spending on Defence and a budget for armaments with nine zeroes. Minister Martin Stropnický talks about it in an interview
Il ministro della Difesa, Martin Stropnický / The Minister of the Defense Martin Stropnický
On one hand, there are the demands of NATO to its allies for efficient and modern armies, and on the other the increase in international terrorist threats, in addition to the pressure from manufacturers of weapons and means of defence to
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increase military spending, and finally, the need for modernization of Czech military equipment, almost limited to Soviet manufacture. These are the sides of a perfect square in which the rearmament strategy an-
progetto repubblica ceca
nounced by Defence Minister Martin Stropnický has been inserted, the most impressive in the history of the Czech Republic, which foresees an expenditure of 460 billion crowns (about 17 billion euros) in the next 10 years.
attualità current affairs
“In Repubblica Ceca, siamo ben consapevoli del fatto che la situazione della sicurezza globale si sia nettamente deteriorata negli ultimi anni e che la sicurezza del paese è indivisibile da quella dell’area Euro-Atlantica – ha spiegato il ministro in una intervista rilasciata a Progetto Repubblica Ceca. – Questi sviluppi non hanno trovato un riscontro nella spesa per il settore della Difesa ceco: la percentuale di Pil investita in questo settore è calata in maniera costante dal 2009 al 2014. L’esecutivo di cui faccio parte
come ministro è il primo che ha avviato un aumento progressivo della spesa per la Difesa per raggiungere l’1,4% del Pil nel 2020 – ha sottolineato Stropnický. – Dal 2015 abbiamo registrato una ripresa della crescita degli stanziamenti con un notevole aumento del 10% soltanto quest’anno. La percentuale dovrebbe essere mantenuta negli anni a venire”. L’obiettivo dell’ambizioso programma è in primo luogo quello di cancellare le tracce e la dipendenza dalle armi obsolete risalenti ancora alla produSistema missilistico 2K12 Kub, mezzo corazzato BVP-2 e carro armato T-72 / Missile system 2K12 Kub, fighting vehicle BVP-2 and tank T-72
“In the Czech Republic, we are well aware of the fact that the global security situation has sharply deteriorated in recent years, and that the country’s security is inseparable from that of the Euro-Atlantic zone”, explained the Minister in an interview given to Progetto Repubblica Ceca. “These developments have not resulted in any corresponding reaction from the sector of the Czech Defense: the percentage of GDP invested in this sector declined steadily from 2009 to 2014. The government of which I am a member as a minister, is the first that has started a gradual increase in spending for the Defence to reach 1.4% of GDP in 2020”, stressed Svtropnický. “Since 2015, we have recorded a recommencement of growth in funds allocated, with a significant increase of 10% this year alone. The percentage should be maintained in the years to come”.
The goal of the ambitious program is primarily to erase the traces and the reliance on outdated weapons dating even back to the Soviet production. To achieve the goal, “besides increased spending, we will have to significantly raise levels of staff, both in the Czech Armed Forces and among the active reservists. The goal is to increase the staff from the 22,000 who are active today to 27,000 and the reservists from 1,500 to 5,000”. In addition, according to the minister they are more than realistic numbers because the interest in enrollment among young people is very high: “We have reached 100% of the recruitment targets and for example, we recorded 2,000 new recruits” in 2016, the maximum threshold for this year. “Our main objective in the near future is to recruit and stabilize the military personnel, and ensure that key modernization projects in support of the
zione sovietica. Per ottenere lo scopo “oltre all’aumento della spesa, dovremo elevare in maniera significativa i livelli del personale, sia nelle Forze Armate ceche sia tra i riservisti attivi. L’obiettivo è di aumentare il personale dai 22mila in servizio attivo oggi a 27mila e i riservisti da 1.500 a 5.000”. E secondo il ministro sono numeri più
che realistici perché l’interesse per l’arruolamento tra i giovani è molto alto: “Abbiamo raggiunto il 100% degli obiettivi di reclutamento e per esempio, abbiamo registrato 2.000 nuove reclute” nel 2016, soglia massima per quest’anno. “Il nostro principale obiettivo nel prossimo futuro è di reclutare e sta-
ground forces and the Air Force are completed, while making the necessary investments in defence infrastructures. In recent years, a debt of enormous postponed investments has accumulated, which we seek to progressively manage”, explained the minister. If the area of the increase in military person-
nel and the actual forces is crucial, the biggest game is that of spending on weaponry. According to the program of the Ministry, the spending for this sector was 43.8 billion crowns in 2015 (EUR 1.6 billion), it will be 47.8 in 2016 (1.76 billion euros), 52.5 billion crowns in 2017 (1.9 billion euros), eventually
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Un velivolo Aero_L-159 della Forza aerea ceca / A L-159 plane of the Czech air force
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bilizzare il personale militare e assicurarci che i progetti chiave di modernizzazione in supporto delle Forze di terra e di quelle dell’Aeronautica siano completati, e realizzare gli investimenti necessari nelle infrastrutture di difesa. Negli ultimi anni si è accumulato un debito di investimenti rimandati enorme, che cerchiamo di gestire progressivamente”, ha spiegato il ministro. E se l’area dell’aumento del personale militare e degli effettivi è fondamentale, la partita più grossa
è quella della spesa per armamenti. Secondo il programma del ministero la spesa per questo settore è stata di 43,8 miliardi di corone nel 2015 (1,6 miliardi di euro), sarà di 47,8 nel 2016 (1,76 miliardi di euro), 52,5 miliardi di corone nel 2017 (1,9 miliardi di euro), fino a raggiungere 63 miliardi nel 2019 (2,3 miliardi di euro). Cifre di assoluto rispetto per un Paese che – dopo la flessione delle sue industrie militari seguita alla caduta del Muro di Berlino – nel 2015 ha registrato
una crescita dell’export di armi e di materiale di uso militare pari a 15,13 miliardi di corone (566 milioni di euro), rispetto agli 11,77 miliardi del 2014 (435 milioni di euro). E proprio a queste, le rampanti aziende ceche, il ministero guarda con particolare interesse. “La cooperazione e le relazioni con l’industria locale della difesa sono ai livelli più alti di sempre. C’è una comunicazione reale e la condivisione di informazioni tra il ministero e i rappresentanti dell’industria
reaching 63 billion in 2019 (2.3 billion euros). Completely respectable figures for a country, which after the decline of its military industries following the fall of the Berlin Wall, recorded a growth in exports of weapons and material of military use in 2015, amounting to 15.13 billion crowns (566 million euro), compared to 11.77 billion in 2014 (435 million euros).
It is indeed the rampant Czech companies, which the ministry looks at with particular interest. “The cooperation and relations with the local defence industry are at the highest levels ever. There is a real communication and sharing of information between the Ministry and representatives of the defense and security”, confirmed Stropnický. “We recently presented our main acquisition
objectives to our partners of the specialized Czech industries in the defence sector” and in this perspective “we are interested in a strong involvement of Czech suppliers, for whom it is essential to create a manufacturing capacity for rapid delivery if necessary for times of crisis or national emergencies”. So these are the specific areas, where the ministry will have to spend, and
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attualità current affairs
della difesa e della sicurezza – ha confermato Stropnický. – Recentemente abbiamo presentato i nostri principali obiettivi di acquisizioni ai nostri partner delle industrie ceche specializzate nel segmento della Difesa” e in questa prospettiva “siamo interessati a un coinvolgimento forte dei fornitori cechi, per i quali è essenziale generare capacità di produzione per una rapida consegna in caso di necessità per crisi o emergenze nazionali”.
Ecco allora nel dettaglio dove dovrà spendere il ministero e quali sono i partner nazionali ed esteri con cui concluderà affari Praga nei prossimi anni. Per quanto riguarda le forze di terra, troppo a lungo trascurate secondo Stropnický, gli investimenti dovranno essere fatti sui mezzi corazzati, mezzi per trasporto fuoristrada ed elicotteri. Sul primo fronte sembra accreditata la Zetor Engineering di Brno che sta sviluppando moderni mezzi militari blindati cingolati IFV Wolfdog. Questi
potrebbero nei prossimi anni sostituire gli attuali e ormai antiquati anfibi Bvp2, inserendosi nella gara d’appalto per 200 nuovi blindati da 50 miliardi di corone (1,8 miliardi di euro). Il ministero della Difesa potrebbe anche acquistare entro il 2025 un lotto di carri armati per sostituire i T-72 di produzione sovietica. In questo caso, però, la scelta dovrebbe cadere sui Leopard tedeschi. Inoltre il ministero ha in programma una commessa da venti miliardi di corone (720 milioni di euro) per com-
© MILAN NYKODYM
what the domestic and foreign partners to conclude Prague business in the coming years will be. Regarding the ground forces, too long neglected according to Stropnický, investments have to be made on armoured vehicles, off-road transport and helicopters. On the first front, Zetor Engineering of Brno appears to have the credentials, and they are developing modern
military armored IFV Wolfdog vehicles. These could replace the existing and by now outdated BVP-2 amphibian models in the coming years, having been inserted into the tender for 200 new armored vehicles worth 50 billion crowns (1.8 billion euros) each. The Ministry of Defence may also buy a set of tanks to replace the Soviet manufactured T-72s in 2025. In this
case, however, the choice should fall on the German Leopards. In addition, the ministry is planning an order of twenty billion crowns (720 million euros) to buy 300 armored Titus 6X6 vehicles, produced by the Tatra of Jaroslav Strnad alongside the French Nexter. The supplies should be provided in the five year period 2019-2023, in several installments.
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prare 300 veicoli corazzati Titus 6X6, prodotti dalla Tatra di Jaroslav Strnad insieme alla francese Nexter. La fornitura dovrebbe essere realizzata nel quinquennio 2019-2023, in diverse tranche. Numeri enormi a cui si affiancano altre spese per gli elicotteri. In questa partita entra anche un po’ di Italia con gli elicotteri AW139 di Agusta Westland, che recentemente sembrano essere tornati favoriti nella gara miliardaria. Secondo indiscrezioni, gli elicotteri italiani avrebbero riguadagnato posizioni perché gli UH-1Y Venom dell’americana Bell Helicopter non sarebbero del tutto in linea coi parametri richiesti. I settori di spesa sono veramente innumerevoli, dalla necessità di nuovi giubbotti anti-proiettile per i soldati in Afghanistan, all’acquisizione di fucili di precisione per i tiratori scelti. Intanto i governi di Francia, Israele e Svezia hanno presentato al ministero ceco le offerte per la fornitura di Huge numbers to which we can add further expenses for helicopters. In this case, Italy also enters the game with the Agusta Westland AW139 helicopters, which recently seem to be favourites again in the billion dollar race. According to rumours, the Italian helicopters would have regained their place because the UH-1Y Venoms from the American company Bell Helicopters would not be fully in line with the required parameters. The sectors of expenditure are truly countless, from the need for bulletproof vests for soldiers in Afghanistan, to the acquisition of sniper rifles. Meanwhile, the governments of France, Israel and Sweden have submitted tenders for the supply of eight new 3D radar MADRs (Mobile Air Defence Radar) to the Czech Ministry, an operation of 3.6 billion crowns (133 million euros). The Czech Defence wants to make a final choice by the end of year. Last but not least, the project for a new missile system, which replaces the now obsolete anti-aircraft
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attualità current affairs
Militari cechi della forza militare internazionale KFOR nel Kosovo / Czech soldiers from the international military force KFOR in Kosovo
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otto nuovi radar 3D Madr (Mobile Air Defence Radar), una operazione da 3,6 miliardi di corone (133 milioni di euro). La Difesa ceca vuole effettuare la scelta finale entro fine anno. Infine, ma non da meno, il progetto per un nuovo sistema missilistico, che sostituisca l’ormai obsoleto antiaereo 2K12 Ku. Un’operazione che potrebbe richiedere secondo gli esperti una spesa di decine di miliardi di corone. Già interpellati cinque produttori, fra cui Mbds, Eads e Raytheon. Uno degli argomenti a sostegno di questa operazione è la
necessità di difendere, in caso di attacchi, i siti nucleari. Questi i numeri che dovrebbero far avvicinare Praga alle richieste di spese per la Difesa che la Nato fa ai suoi membri, il 2% del Pil. Un altro fronte che potrebbe dare slancio al settore è quello della difesa comune europea. La Ue, secondo il premier Bohuslav Sobotka, non può fare a meno di un esercito comune e l’attuale evolversi della situazione in Europa dimostra quanto sia importante l’appartenenza alla Nato e alla Ue. Posizione confermata dal ministro della Difesa: “Se l’area europea deve
rimanere stabile ed economicamente prospera, le forze armate ceche devono contribuire il più possibile per costruire una difesa comune nell’ambito della Nato e dell’Ue. Gli stati membri Ue dovrebbero investire di più nella Difesa e cercare di rafforzare la loro capacità militare. E questo sforzo dovrebbe rimanere comunque complementare alle attività della Nato per evitare duplicazioni. Per la Repubblica Ceca – ha concluso il ministro – la partecipazione attiva nel sistema di difesa collettivo Nato che poggia su relazioni transatlantiche forti resta centrale”.
2K12 Ku. An operation that according to experts, could require the spending of tens of billions of crowns. Five producers have already been surveyed, including MBDS, EADS and Raytheon. One of the arguments in support of this operation is the need to defend nuclear sites, in case of attack. These are the numbers that should enable Prague to meet requests for spending on Defence that NATO has made to its members, amounting to 2% of GDP.
Another front that could give the industry more momentum is that of the common European defence. The EU, according to Prime Minister Bohuslav Sobotka, cannot do without a common army, and the current development of the situation in Europe shows how important membership in NATO and the EU is. A stance confirmed by the Minister of Defence: “If the European area should be stable and economically prosperous, the Czech armed forces should contrib-
ute as much as possible to build a common defence in NATO and the EU. The EU member states should invest more in Defence and try to strengthen their military capabilities. This effort should remain nevertheless complementary to the activities of NATO to avoid duplication. For the Czech Republic”, concluded the Minister, “the active participation in the NATO collective defense system that rests on strong transatlantic relationship remains central”.
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Nelle sterminate possibilità dell'era digitale, come cambia il mestiere del reporter e come cambiano i lettori anche in questo paese di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
In the endless possibilities of the digital age, we explore how the reporter's job and the readers are changing even in this country
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GIORNALISMO 2.0 IN REPUBBLICA CECA JOURNALISM 2.0 IN THE CZECH REPUBLIC Dimenticatevi i reporter dal taccuino facile e la matita sempre appoggiata sull'orecchio; dimenticatevi i gilet a otto tasche colmi di note, fotografie, rullini e registratori; dimenticatevi, una volta per tutte, i giornalisti investigativi eleganza ed avventura à la Dustin Hoffman e Robert Redford in "Tutti gli uomini del presidente". Gli squali della redazione, oggi, hanno il viso nascosto da uno smartphone. È il giornalismo 2.0, l'aggiornamento della professione nell'era digitale. Forget the reporters with the simple notebook, and a pencil always resting on their ear; forget the waistcoats with eight pockets full of notes, photographs, rolls of film and recorders; forget, once and for all, investigative journalists of elegance and adventure like Dustin Hoffman and Robert Redford in "All the President's Men". The sharks of the editorial offices today, have their faces hidden by a smartphone. It is journalism 2.0, the update of the profession in the digital era. We are not here to talk of surprises, for several years the technological revolution has deeply changed many professions. However, this sector, in particular, has certainly grown in a rather drastic way recently. But what is happening in the Czech Republic? The School of Social Sciences of Charles University in Prague has recently contributed to the realization of the Digital News Report 2016, the annual report from the Reuters Institute at Oxford which records the state of the
industry of digital information in the world. The study, as expected, confirmed the rapid rise of digital information even in the Czech Republic. The first clue is commercial, as in this country, in recent months, the "online" industry has reached the print media in terms of advertising market, about 20% of the
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total, while TV advertising still has the greatest share, with Česká Televize and TV Nova ruling the roost. As expected, if the web is growing, the press is in crisis. Advertising has decreased, as has the percentage of people who read daily newspapers or weekly publications (an already critical percentage, from 38% to 34%), while
attualità current affairs
Non siamo qui a parlar di sorprese, ormai da diversi anni la rivoluzione tecnologica ha cambiato nel profondo molte professioni; tuttavia, questo settore, nello specifico, è cresciuto ultimamente in maniera decisiva. Ma cosa succede in Repubblica Ceca? La Scuola di Scienze Sociali dell'Università Carlo di Praga ha contribuito di recente alla realizzazione del Digital News Report 2016, il rapporto annuale stilato dal Reuters Institute di
the number of those using social media to inform themselves has risen by ten points, to 51%, passing the mark towards the majority of the population. In total, 91% of Czechs use the Internet to inform themselves (against, for example, 83% of Italians). The only data demonstrating that the Czech Republic is a bit "behind" com-
Oxford che fotografa lo stato dell'industria dell'informazione digitale nel mondo. Lo studio, come prevedibile, ha confermato la rapida ascesa dell'informazione digitale anche in Cechia. Il primo indizio è commerciale: in questo paese, negli ultimi mesi, il settore "online" ha raggiunto la carta stampata in quanto a mercato pubblicitario, circa il 20% del totale – mentre le pubblicità televisive hanno ancora lo
pared to other countries, is in the use of smart phones to read the news, at 40% (for their Polish neighbours it is 58%), and with those who trust in digital information at 34%. It should be highlighted that only 13 in 100 Czechs say they agree with the statement "the media are free from pressures from the business world". This is very clearly af-
share maggiore, con Česká Televize e TV Nova a farla da padrone. Come da previsioni, se il web è in crescita, la stampa è in crisi. Si riduce la pubblicità e si riduce la percentuale di persone che leggono giornali o settimanali (percentuale già critica, dal 38% al 34%), mentre sale di dieci punti in un anno quella di chi usa i social media per informarsi: al 51%, il passaggio di boa verso la maggioranza della popolazione. In totale il 91%
fected by the well-known concentration of national media in the hands of a few billionaires, most notably the vice premier Andrej Babiš, since 2013 the owner of two major daily newspapers and the main commercial radio station. The advance of the "data journalism" Research of this type is focused on the consumption of information, and
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dei cechi usa internet per informarsi (contro, ad esempio, l'83% degli italiani). Gli unici dati in cui la Cechia è più "indietro" rispetto ad altri paesi è nell'uso dello smartphone per leggere le notizie, al 40% (i vicini polacchi al 58%), e nella fiducia verso l'informazione digitale al 34%. Da sottolineare che solo 13 cechi su 100 si dichiarano d'accordo con l'affermazione "I media sono liberi da pressioni dal mondo del business". Incide con ogni evidenza il noto accentramento dei media nazionali nelle mani di pochi miliardari, primo fra tutti il vicepremier Andrej Babiš, proprietario dal 2013 di due dei principali giornali quotidiani e della principale radio commerciale. L’avanzata del "data journalism" Ricerche del genere sono focalizzate sul consumo di informazioni, e a monte la produzione si deve ottimizzare ai nuovi costumi. Ridurre il giornalismo digitale ai social network, comunque, sarebbe un prior to production the new customs must be optimized. Reducing digital journalism to social networks, however, would be a mistake. The technological revolution has in fact provided a new base for the creation of the news, as well as distribution. The field of "data journalism" is the result of the union between traditional journalism and cybernetics, statistics and web engineering. In short, when the analysis of complex data can lead to a story to tell. It was actually discussed in Prague last October 14, when the capital hosted an international conference on the subject, entitled News Impact Summit – Digital journalism practices: social media, data and best way to tell stories. Having been organized by the European Journalism Centre and Google News, it attracted journeymen to the city and those curious to hear information from all over Europe and beyond, with several speakers having come specially from the United States. There was some
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dati complessi può portare ad una storia da raccontare. Se ne è parlato proprio a Praga lo scorso 14 ottobre, quando la capitale ha ospitato una conferenza internazionale sul tema, dal titolo News Impact Summit – Digital journalism practice: social media, data and best way to tell stories (ovvero, Pratiche di giornalismo digitale: social media, informazioni e miglior modo di raccontare storie). Organizzata dallo European Journa-
lism Centre e da Google News, ha attirato in città mestieranti e curiosi dell'informazione da mezza Europa e oltre, con diversi speaker atterrati appositamente dagli States. Si è discusso di storytelling e nuovi media, sicurezza e privacy, accuratezza e visualizzazioni. Al susseguirsi dei relatori, la platea prendeva silenziosamente appunti. Dimenticate carta e penna, un centinaio di persone con le dita su piccoli touchscreen, e solo alcuni, demodé, ricorrevano al tambureggiante ritmo della tastiera di un computer portatile. La Repubblica Ceca è stato un ospite sicuramente interessato al tema. Il paese ha dimostrato, negli ultimi anni, di sapere il fatto suo in questo settore, con un certo pragmatismo, ancora lontano dai giri di capitale dei colossi della Silicon Valley. Forse anche per lo scetticismo dei cechi nei riguardi di un'informazione al soldo dei magnati di turno, l'affidabilità dei numeri e della scienza ha un'aura
discussion of storytelling and new media, security and privacy, accuracy and views. The succession of speakers, the audience took notes quietly. Forget pen and paper, a hundred people with their fingers on small touchscreens, and only a few, out of fashion, resorted to the drumming rhythm of the keyboard of their laptop. The Czech Republic was certainly a host highly interested in the subject. The country has proven in recent years, that it knows what's what in the sector, and with a certain pragmatism, even if far away from the flow of capital of the Silicon Valley giants. Perhaps due to the skepticism of the Czechs regarding information on the payroll of duty magnates, the reliability of the numbers and science has a comfortable aura. There are more amusing or light examples, like riding in a car with GPS, and recording the disconnections of the land, or other more complicated ones, like how to manage archives with ten million files.
Two young journalists, Jan Cibulka and Marcel Šulek, for example have experienced how the passion for electronics can create the basis for the "sensor journalism", based precisely on the electronic collection of information. An idea told through the megaphones of Český Rozhlas came from a daily annoyance: the terrible conditions of the D1 motorway between Prague and Brno. With a 15 euro kit consisting of a GPS sensor purchased online, duct tape and a smartphone, they managed to build a small accelerator that could "feel" the vibrations of the road. A Sunday return trip was enough to collect the necessary data and create a very detailed map (ten per second) of the motorway. Results? On the one hand, it is interesting to know that at kilometre 127 in the direction of Brno, between Velký Beranov and Měřín, there is a heavier vibration, a disconnection on the ground and at 100km/h, 0.2 seconds, loading a pressure of 16G (six-
© REUTERS INSTITUTE
Statistiche sulla fiducia dei lettori cechi nei confronti dei media secondo il Reuters Institute Digital News Report 2016 / Statistics on Czech readers trust towards media, according to the Reuters Institute Digital News Report 2016
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errore; la rivoluzione tecnologica ha infatti fornito una nuova base alla creazione delle notizie, oltre che alla distribuzione. Il settore del "data journalism" è frutto dell'unione tra giornalismo tradizionale e cibernetica, statistica e ingegneria web. In poche parole, quando l'analisi di
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confortevole. Ci sono esempi più divertenti, o leggeri, come farsi un giro con un Gps su un'auto e registrare le sconnessioni del terreno, o altri più complicati, come gestire archivi da dieci milioni di file. Due giovani giornalisti, Jan Cibulka e Marcel Šulek, hanno provato ad esempio come la passione per l'elettronica possa creare le basi per il "sensor journalism", basato, appunto, sulla raccolta elettronica di informazioni. Un'idea raccontata tramite i megafoni di Český Rozhlas è arrivata da un fastidio quotidiano: le terribili condizioni dell'autostrada D1 tra Praga e Brno. Con un kit da 15 euro costituito da un sensore Gps acquistato online, del nastro isolante e uno smartphone, sono riusciti a costruire un piccolo acceleratore che potesse "sentire" le vibrazioni della strada. Una gita domenicale, andata e ritorno, è bastata per raccogliere dati necessari e creare una mappa dettagliatissima (dieci rilevazioni al secondo)
© ČESKÝ ROZHLAS
Esempio del tratto autostradale studiato minuziosamente dai giornalisti di Český rozhlas / An example of the highway section which was carefully studied by Český rozhlas journalists
del tratto autostradale. Risultati? Da una parte è interessante sapere che al chilometro 127 in direzione Brno, tra Velký Beranov and Měřín, c'è la vibrazione più pesante, una sconnessione sul terreno che a 100km/h, per
0,2 secondi, scarica una pressione di 16G (sedici volte l'atmosfera terrestre) sulle ruote posteriori (insomma, da andarci piano!). Dall'altra la conoscenza così dettagliata delle condizioni di trasporto, resa pubblica,
diventa uno strumento di pressione e valutazione "democratica" sullo stato dei lavori, dei rinvii, delle concessioni e dei ritardi. In poche parole, un argomento semplice e popolare trattato con buon giornalismo – tutt'oggi re-
© OCCRP
Copertina del report su Repubblica Ceca e Panama Papers pubblicato dall'Organized Crime and Corruption Reporting Project / Cover of the report on Czech Republic and Panama Papers published by the Organized Crime and Corruption Reporting Project
teen times the Earth's atmosphere) on the rear wheels (in short, you have to go easy!). On the other, such detailed knowledge of the conditions of transport, made public, become an instrument of "democratic" pressure and measurement on proceedings, referrals, concessions and delays. In short, a simple and popular topic treated with good journalism, still available
by clicking on the article "How bumpy is the Czech Highway D1?" on the radio website. Panama papers and a Czech connection Czech excellence in data journalism has Pavla Holcová as a spokesperson, the Czech Centre for Investigative Journalism (České centrum pro investigativní žurnalistiku), the only
one in the country which is part of the international union to which the cybernetic folders of the "Panama papers", the biggest financial scandal of recent years, have been entrusted. More than eleven million documents of the company Mossack Fonseca, 2.6 terabytes of files related to more than two hundred thousand offshore companies, a
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huge digitized file that keeps journalists from all over the world busy for months. Holcová and her team have taken up the task of searching for information regarding the company and Czech businessmen. A centre of enthusiastic investigators at the service of the truth, which up to now, has identified a little less than 300 Czech clients of the Pana-
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attualità current affairs
peribile cliccando sull'articolo "How bumpy is the Czech D1 Highway?" sul sito della radio. Panama papers e Czech connection Un'eccellenza ceca di data journalism ha come portavoce Pavla Holcová, del Centro ceco per il giornalismo investigativo (České centrum pro investigativní žurnalistiku), l'unico nel paese a far parte del consorzio internazionale a cui sono stati affidati i faldoni cibernetici dei "Panama papers", il più grande scandalo finanziario degli ultimi anni. Più di undici milioni di documenti della società Mossack Fonseca, 2.6 terabyte di fi-
les connessi a più di duecento mila società offshore, un enorme fascicolo digitalizzato che tiene occupati, da mesi, giornalisti di mezzo mondo. La Holcová e il suo team si sono presi il compito di cercare informazioni inerenti società e uomini d'affare cechi. Un centro di appassionati al servizio della verità, che ha individuato ad oggi poco meno di 300 clienti cechi della società panamense, collegati al paese tramite la locale eBanka, oggi chiusa. Una Czech connection di evasori, lobbisti e trafficanti di diamanti, come Radovan Krejčíř, probabilmente il "criminale più famoso del paese", dal 2013 agli arresti in
Sud Africa. Un primo reportage è stato pubblicato dal centro già la scorsa primavera, in inglese sul sito dell'Occrp, Organized crime and corruption reporting project. Nelle sterminate possibilità dell'era digitale, il giornalismo 2.0, tanto ceco quanto internazionale, ha davanti a sé l'equilibrio imposto tra business e qualità; tra marketing e informazione. Se i lettori internazionali sono scettici sui nuovi media, i lettori cechi portano questo scetticismo a livelli spropositati. La soluzione sembra essere questa: giornalismo affidabile e di qualità. Possibilmente, con dati concreti.
© NINA TSUBAKI
I partecipanti al News Impact Summit di Praga dello scorso 14 ottobre / The participants of the Prague's News Impact Summit, last October 14
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manian company, connected to the country via the local eBanka, which is now closed. A Czech connection of tax evaders, lobbyists and diamond traffickers, such as Radovan Krejčíř, probably the "most famous criminal of the country", arrested in South Africa in 2013. A first report was
published by the centre already last spring, in English on the OCCRP website, Organized Crime and Corruption Reporting Project. In the endless possibilities of the digital era, journalism 2.0, both at Czech and international level, has the balance between business and
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quality imposed on it, and between marketing and information. If international readers are skeptical about the new media, the Czechs take this skepticism to an excessive level. The solution seems to be this: reliable and quality journalism. If possible, with concrete data.
REFERENDUM POPOLARE CONFERMATIVO 4 DICEMBRE 2016 Per cosa si vota?
Quesito referendario: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.
Votando SÌ, l’elettore esprime la volontà di APPROVARE la riforma costituzionale votata dal Parlamento. Votando NO, l’elettore esprime la volontà di NON APPROVARE la riforma costituzionale votata dal Parlamento.
VOTO ALL’ESTERO PER CORRISPONDENZA Votano all’estero per corrispondenza: – gli elettori iscritti all’AIRE residenti nei Paesi nei quali le condizioni locali consentono il voto per corrispondenza; – gli elettori temporaneamente all’estero per motivi di lavoro, studio o cure mediche che abbiano presentato l’opzione per il voto all’estero entro il 2 novembre 2016, e i loro familiari conviventi, qualora non iscritti all’AIRE. ISTRUZIONI PER GLI ELETTORI Si vota per corrispondenza, con le modalità indicate dalla Legge 27 dicembre 2001 n. 459 e dal Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003 n. 104. Ogni istruzione per l’esercizio del diritto di voto é disponibile sul sito web dell’Ambasciata d’Italia in Praga (www.ambpraga.esteri.it)
I RE MIDA CECHI DEL BRICOLAGE THE CZECH KING MIDAS OF DIY CRAFTS Manualità e sapere artigianale, creatività e ingegno. Negli ambiti più disparati si può sentir elogiare le “mani d’oro ceche” di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
Manual skills and knowledge, creativity and ingenuity. In diverse fields you can hear praise of the “Czech golden hands”
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Le sculture e i giocattoli in legno, i capolavori di vetro, cristallo e ceramica, le stoffe e i merletti, le marionette e i presepi animati. Tutto questo e molto altro possono confezionare le cosiddette “mani d’oro ceche” (zlaté české ručičky). Un modo di dire che da generazioni caratterizza i cechi come popolo di artigiani e amanti del fai da te e di cui vanno fieri. “Quello che sappiamo fare, preferiamo farcelo da soli” dice Roman. “C’è gente capace di rivolgersi a una ditta specializzata The sculptures and the wooden toys, glass, crystal and ceramic masterworks, fabrics and lacework, puppets and animated nativity scenes. All this, and much more can be crafted by the so-called “golden Czech hands” (zlaté české ručičky). A saying that for generations has been used to refer to the Czechs as a population of artisans and Do-it-yourself (DIY) lovers of which they are proud. “What we do, we prefer to do on our own”, Roman says. “There are people able to turn to a specialized company just to hammer a nail. It is not our case”. Yet the phenomenon has suffered a sharp decline in recent decades. In the past, those who could not fix a broken drain or build a dog kennel, were mocked by their friends. Adults today remember how their parents and grandparents repaired furniture, a broken pipe or a broken down car without any difficulty, in addition to painting the house, wallpapering rooms, building tool sheds and in the case of the
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per piantare un chiodo. Non è il caso nostro”. Il fenomeno ha subito però un forte ridimensionamento negli ultimi decenni. In passato chi non sapeva aggiustare uno scarico rotto o costruire la cuccia del cane, era deriso dagli amici. Gli adulti di oggi ricordano come i loro genitori e nonni riparavano senza problemi i mobili, un tubo rotto o l’auto in panne, così come
dipingevano casa, tappezzavano le pareti, costruivano capanni per gli attrezzi e i più abili la casa stessa. Se eri in difficoltà, ti rivolgevi a un amico o al vicino che ti offriva il suo aiuto in cambio di una piccola ricompensa, uno spuntino e una birra. Il mito delle mani d’oro capaci di modellare qualunque cosa trova conferma nel periodo dello sviluppo industriale, quando i congegni mec-
canici di fabbricazione boema erano piuttosto apprezzati. Come riporta il giornalista e pubblicista Tomáš Krystlík, fu in epoca austro-ungarica che prese piede la locuzione “die böhmischen goldenen Hände”. Nata per lodare la manualità degli artigiani cechi che arrivavano a Vienna, perlopiù di origine tedesca, fu poi estesa in generale a tutti gli abitanti delle Terre Ceche. Dopo il boom del-
la Prima Repubblica, la popolarità delle mani d’oro si diffuse ancor più durante il socialismo, quando il bricolage era dettato anche dalla necessità. I manufatti erano un modo per ovviare all’insufficienza delle merci sul mercato, alla loro uniformità o alla qualità deludente dell’industria cecoslovacca. Per molti il tempo trascorso in officina o in giardino era anche un’abitudine piacevole per passare il tempo libero e colorare una vita altrimenti grigia. Oltre alle riparazioni, con le vecchie cose di casa s’inventavano nuovi aggeggi, talvolta pericolosi. Da una vecchia centrifuga si poteva ricavare un tagliaerba. Oggi basta andare a un hobby market. La generazione più giovane non ha nemmeno gli esempi da cui imparare i fondamenti del lavoro edile o della falegnameria. Tuttavia resta sempre valido il riferimento a un’innata capacità d’improvvisare e risolvere i problemi con ingegnosità e materie secondarie. most skilled, even the houses themselves. If you were in trouble, you approached a friend or neighbour who gave you his help in exchange for a small reward, a snack and a beer. The myth of the golden hands able to shape whatever they found was confirmed in the period of industrial development, when the mechanical devices of Bohemian manufacturing were well appreciated. As reported by the journalist and publicist Tomáš Krystlík, it was in the era of the AustroHungarian Empire when the term “die böhmischen goldenen Hände” started to catch on. Coined to praise the dexterity of the Czech craftsmen who arrived in Vienna, mostly of German origin, it was later extended in general to all inhabitants of the Czech Lands. After the boom of the First Republic, the popularity of the golden hands spread even more during socialism, when DIY jobs were also dictated by necessity. The artifacts were a way to remedy the insufficiency of goods on the market,
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Lo scrittore Arnošt Lustig amava raccontare come distinguere in modo infallibile un messicano da un ceco in America. Se ai due si guastasse l’auto, il messicano aspetterebbe un soccorso steso all’ombra, il ceco cercherebbe sul ciglio della strada un pezzo di filo di ferro e di lamiera e si metterebbe al lavoro. Oggi a pochi verrebbe in mente d’infilarsi sotto un’auto. Da un sondaggio realizzato dall’agenzia Ipsos per la società Hornbach emerge che circa un ceco su due si dedica ad aggiustature e lavoretti vari. Il 46% dei cechi infatti non ha bisogno dell’aiuto di conoscenti o ditte specializzate ma se la cava da solo nelle più comuni riparazioni, se deve rimettere a nuovo qualcosa o ridipingere le pareti. Il 25,5% s’impegna in attività di bricolage almeno una volta alla settheir uniformity or the disappointing quality of Czechoslovak industry. For many, the time spent in offices or in the garden was also a nice way to spend free time and colour an otherwise dull life. In addition to repairs, new contraptions were invented from old objects, sometimes dangerous. From an old centrifuge you could get a mower. Today, it is enough to go to a hobby market. The younger generation does not even have examples from which to learn the fundamentals of construction work or carpentry. However, the reference to an innate ability to improvise and solve problems with ingenuity and secondary materials still remains a valid one. The writer Arnošt Lustig loved to explain how to flawlessly distinguish a Mexican from a Czech in America. If the two should experience a car breakdown, the Mexican would wait for emergency assistance in the shade, the Czech would search the roadside for a piece of wire and metal sheet and would get to work. Today few would think of lying under a car. An opinion poll conducted by the agency Ipsos for the company Hornbach, shows that about one in every two
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timana, magari prendendo spunto da tutti i programmi riservati al tema proposti su molti canali televisivi. Il 28% degli interpellati si rivolge a qualcuno di più abile per la cura della casa o del giardino e solo il 10% non prende mai in mano la cassetta degli attrezzi. Da piccoli lavori di casa a creazioni da record La nuova esposizione del Museo dei record e delle curiosità di Pelhřimov s’intitola proprio Zlaté české ručičky. Presenta oltre ottanta costruzioni realizzate da Tomáš Korda con 571.871 fiammiferi e 63.310 ore di lavoro, tra cui una chitarra che suona davvero. Perfettamente funzionanti sono anche una locomotiva di vetro, un violino di pietra e una bicicletta di legno; ci sono poi una nave e un modellino
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del Castello di Praga interamente fatti con gli spiedini e una Monna Lisa ritratta con 40.000 chicchi di riso colorato. Le mani d’oro non forgiano solo pezzi da museo. František Hadrava ogni mattina va a lavorare pilotando un Minimax, un aereo costruito con le
proprie mani in due anni di lavoro. È partito da un modello americano degli anni ‘70 ma “l’ho realizzato secondo la mia visione. È unico” dice, “ed è un mezzo più economico dell’auto”. In meno di cinque minuti atterra vicino alla ditta in cui lavora che dista circa 15 km da casa sua. Re-
stando in tema aerei, dall’aeroporto di České Budějovice è decollato il primo caccia ultraleggero, costruito dagli studenti della Facoltà meccanica del Čvut di Praga e frutto di un impegno lungo 17 anni. Al palazzo praghese di Výstaviště si è levata invece in aria una bicicletta volante, un
prototipo con sei motori, sei eliche e 85 chili di peso. La manualità è da sempre legata ai “cervelli d’oro” di ricercatori, ingegneri, tecnici e costruttori. La serie tv “Zlaté české ručičky” si concentra sull’operato e le scoperte dei cechi che si dedicano alle tecnologie cosmiche.
© TV BARRANDOV
I conduttori del programma tv dedicato al bricolage “Kutil Adam” / The anchors of the TV show “Kutil Adam”, dedicated to DIY
Czechs dedicates himself to reparation, mending and various chores. In fact, 46% of Czechs do not need help from friends or specialized companies, but can handle the most common repairs on their own if something needs to be refurbished or the walls repainted. Yet 25.5% engage in craft activities at least once a week, perhaps taking a cue from all the programs dedicated to the theme on many television channels. About 28% of respondents will
refer to someone more skilled to take care of the house or garden, and only 10% never make use of the toolbox. From small household jobs to record creations The new exhibition of the Museum of Records and Curiosities of Pelhřimov is indeed entitled Zlaté české ručičky. It presents over eighty constructions by Tomáš Korda with 571,871 matches, and 63,310 hours of work, including a guitar that really can be played. A glass
locomotive, a stone violin and a wooden bicycle are also fully functional; then there is a ship and a Prague Castle model made entirely with skewers and a Mona Lisa pictured with 40,000 coloured rice grains. The golden hands do not only forge museum pieces. František Hadrava goes to work every morning piloting a Minimax, a plane built with his own hands in two years of work. It was based on an American model from the 70s, but
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“I made it in my vision. It’s unique”, he says, “and it is a most economical car”. In less than five minutes it lands near the company where he works which is about 15 km from his home. To remain on the theme of aviation, from České Budějovice the first lightweight fighter plane took off, built by students of the ČVUT Faculty of Mechanics in Prague and the result of a long 17-year effort. At Prague’s Výstaviště palace however, a flying bike took off into the air, a pro-
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Eppure i giornali sono pieni di notizie in cui si lamenta la mancanza di queste “mani d’oro”, la difficoltà nel trovare lavoratori specializzati, che siano fabbri, idraulici, calzolai o sarti. “Mancano tornitori, fornai, at-
totype with six motors, six propellers and 85-kilograms in weight. The manual skill has always been linked to the “golden brains” of researchers, engineers, technicians and builders. The TV series “Zlaté české ručičky” focuses on the work and findings of the Czechs who are dedicated to cosmic technologies. Yet the newspapers are full of news, in which you can find complaints regarding the lack of these “golden hands”, the difficulty in finding skilled workers, who are blacksmiths, plumbers, cobblers or tailors. “There is a lack of
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trezzisti e personale nelle fabbriche. Malgrado ciò, parlando di scuola, ci si preoccupa soltanto della maturità”, è la constatazione piuttosto critica di Vlasta Bohdalová (Čssd). “Abbiamo fatto un errore fondamentale. Nella corsa a una “società istruita” abbiamo dimenticato che questo Paese si basa sull’industria, sugli investimenti nella produzione e sul settore auto, che da più di cento anni sostengono la nostra economia”. Invece di dare peso alla formazione degli apprendisti, la società storce il naso davanti a un operaio perché gli manca un titolo. Non è raro sentir dire i genitori: “Non voglio che passi tutta la vita a sgobbare in fabbrica, prendi almeno la maturità!”. Per dimostrare che l’abilità manuale ha un futuro, combattere il pregiudizio che un mestiere sia un’attività di serie B e incrementare il numero d’iscritti alle scuole professionali, sono utili le collaborazioni tra aziende e istituti tecnici, le borse di studio e
soprattutto eventi come il concorso nazionale “Zlaté české ručičky”, giunto all’ottava edizione e rivolto agli studenti delle scuole secondarie. Ogni anno il comitato organizzativo sceglie una ventina di professioni molto richieste ma minacciate da un interesse calante degli studenti e premia i migliori allievi: cuochi, pasticcieri, parrucchieri, giardinieri, meccanici, elettricisti, carpentieri e molti altri. Qualche risultato si vede. Lo scorso anno agli istituti tecnici si sono iscritti oltre 37mila nuovi studenti; il boom è stato evidente per gli aspiranti spazzacamini. Molti indirizzi di studio, forse anche avventatamente chiusi, vengono ripristinati ma l’interruzione è stata lunga e i maestri più anziani sono ormai pensionati. Ci vorrà del tempo per riportare ai vecchi splendori quelle “mani d’oro” che con la loro attività artigianale hanno fatto conoscere in tutto il mondo i manufatti e i risultati delle ricerche della Repubblica Ceca.
turners, bakers, toolmakers and staff in factories. Nevertheless, speaking of school, we worry only about high school diplomas”, is the rather critical evaluation of Vlasta Bohdalová (ČSSD). “We have made a fundamental error. In the race to form an “educated society” we have forgotten that this country is based on industry, on investment in production and the auto sector, which for more than a hundred years support our economy”. Instead of giving weight to the training of apprentices, the company disregards workers because they are missing titles. It is not uncommon to hear parents say, “I do not want you to pass all your life toiling in a factory, get at least a high school diploma”. To demonstrate that the manual skill has a future, while fighting the prejudice that the trade is an activity of inferior importance, and increasing the number of subscribers to professional schools, the partnerships between businesses and technical colleges, and scholarships are all useful, and par-
ticularly events such as the national competition “Zlaté české ručičky”, which now reaches its eighth edition, and is aimed at students of secondary schools. Each year, the organizing committee chooses twenty highly demanded professions threatened by a waning interest of students, and rewards the best ones: cooks, pastry chefs, hairdressers, gardeners, mechanics, electricians, carpenters and many others. Some results are visible. Last year at technical institutes, over 37,000 new students were registered; the boom was evident for the aspiring chimney sweeps. Many fields of study, perhaps rashly closed, are being brought back, but the interruption was long, the older teachers are now retired. It will take time to bring those “golden hands” back their old splendor, having once made the artifacts and the results of the research of the Czech Republic known all over the world through their craftsmanship.
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il mese de La Pagina
Agosto - Settembre 2016
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
POLITICA
(25 agosto) Angela Merkel in visita a Praga. La cancelliera tedesca torna nella capitale ceca dopo quattro anni di assenza e dopo infuocate polemiche fra Repubblica Ceca e Germania sul tema dell’accoglienza ai migranti. “Fra i nostri paesi c’è intesa su tutti i fronti, ad eccezione della crisi migranti” dichiara il premier Bohuslav Sobotka nella conferenza stampa congiunta. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (15 settembre) La Camera approva la Lex Babiš. Con una maggioranza di 135 deputati su 183 presenti, passa la normativa sul conflitto di interessi che prevede fra l’altro il divieto per una azienda di proprietà di un membro del governo di partecipare a gare pubbliche e di usufruire di incentivi agli investimenti. Programmata anche la futura interdizione, per i componenti dell’esecutivo, di essere proprietari di emittenti televisive, radiofoniche e di organi di stampa. Contrari solo i deputati di Ano. Irritato il vicepremier Andrej Babiš, il quale dichiara di voler aspettare la conclusione dell’iter legislativo al Senato per reagire.
CRONACA
(8 agosto) Richieste asilo in calo. Nel primo semestre sono stati 765 gli stranieri richiedenti, 19 in meno rispetto stesso periodo del 2015, secondo ultime statistiche del ministero dell’Interno. La maggior parte sono stati ucraini: 246, quindi 134 in meno rispetto allo scorso anno. Al secondo posto gli iracheni, 131. Quest’ultima cifra è cresciuta in conseguenza dei circa 80 profughi iracheni, di religione cristiana, accolti dalla Repubblica ceca in gennaio. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (15 agosto) Controlli di sicurezza al Castello di Praga. Sulla Hradčanské náměstí si formano code di centinaia di metri, visitatori in attesa per entrare nella più frequentata meta turistica della Repubblica Ceca. Il portavoce presidenziale fa sapere che non si tratta di misure temporanee e che i controlli saranno resi anche più severi. Numerose le proteste. Il sindaco di Praga 1, Oldřich Lomecký (Top 09), la definisce “l’ennesima pagliacciata” del Castello.
ECONOMIA, AFFARI E FINANZA
(10 agosto) Nuovi proprietari polacchi per Čedok. Il più vecchio tour operator della Repubblica ceca, terza forza del mercato nazionale delle vacanze, viene ceduto dall’americana Odien Group alla polacca Itaka. Il corrispettivo non viene reso noto, ma dovrebbe superare la cifra di mezzo miliardo di corone. L’operazione attende solo il definitivo via libera da parte dell’Authority antitrust. Itaka è una agenzia nata nei primi anni ‘90, coi viaggi dei pellegrini polacchi in trasferta a Roma per le udienze di Giovanni Paolo II. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (12 agosto) Interscambio Rep.ceca/Italia da record. Nel primo semestre cresce del 13,7% rispetto a stesso periodo 2015, per un valore che supera i sei miliardi di euro, dopo che nel 2015 era stata raggiunta per la prima volta la cifra di 10,5 miliardi, con un incremento del 9%, stesso aumento peraltro del 2014. “I numeri del
primo semestre sono a dir poco incoraggianti” dichiara Matteo Mariani, segretario generale della Camera di Commercio Italo-Ceca, nel commentare i dati. La bilancia commerciale pende a favore della Repubblica Ceca per circa mezzo miliardo. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (16 agosto) Utili al top per Škoda Auto. Il produttore ceco è al terzo posto nella classifica delle case automobilistiche che riescono a guadagnare di più per ogni vettura venduta, alle spalle solo di Porsche e di Ferrari. E’ quanto emerge da una indagine, comprendente 15 produttori mondiali, effettuata dalla Università di Duisburg-Essen. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (25 agosto) Cresce dipendenza ceca da economia tedesca. Dal 2010 l’export ceco verso la Germania è aumentato in misura maggiore della metà, mentre le importazioni sono salite addirittura del 60%. I quasi quattromila investitori tedeschi detengono attualmente una quota del 21,9% del capitale straniero in Rep. ceca. La Germania, con una quota del 32%, è il principale paese di destinazione dell’export ceco, con un incremento lo scorso anno dell’8,6%. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (25 agosto) Corsa a investimenti in terreni agricoli. Il risultato è che il prezzo lo scorso anno in Repubblica Ceca è aumentato del 16,5%, portando la valutazione media a 166 mila corone per ettaro, mentre nel 2004 non arrivava a 70 mila. Nel primo semestre di quest’anno si sarebbe verificato un ulteriore rincaro di circa il 20%, sfiorando la cifra di 200 mila corone per ettaro. I terreni migliori si vendono anche a 30 czk/mq. Non manca chi teme effetto bolla. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (6 settembre) Stipendio medio in aumento. Nel secondo trimestre di quest’anno sale a 27.297 corone, quindi il 3,9% in più rispetto a 12 mesi prima. Si tratta dell’incremento annuo più elevato degli ultimi nove anni, come sottolinea l’Ufficio di statistica. L’incremento del valore reale è del 3,7%. Ad aumentare maggiormente sono gli stipendi dei dipendenti delle banche e delle compagnie di assicurazione. La media della città di Praga è pari a quasi 35 mila corone, la più elevata fra tutte le regioni ceche. La meno elevata nella regione di Karlovy Vary, 23 mila corone. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 settembre) Neinver rilancia l’outlet di Praga Ruzyně. L’investitore spagnolo entra nel progetto di centro commerciale realizzato e mai attivato nei pressi dell’aeroporto di Praga, con la previsione di inaugurarlo nell’autunno 2017 con il nuovo nome di Prague The Style Outlets. Neinver si occuperà anche degli affitti degli spazi commerciali. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (21 settembre) Mercato parchi retail. Quest’anno in Repubblica ceca ne saranno aperti sei, pari a una superficie complessiva di 18 mila mq. Si tratta di un cifre ben inferiori rispetto ai 14 centri commerciali aperti lo scorso anno, per complessivi 40 mila mq, come evidenzia la società di consulenza Cushman & Wakefield. Il calo è da riferire in primo luogo
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di GIOVANNI USAI alla difficoltà di ottenere i necessari permessi e alla diminuzione delle località idonee. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (22 settembre) Varata legge di bilancio 2017. Il governo vi inserisce un deficit previsionale di 60 miliardi di corone. La stampa mette in risalto quanto abbia contato l’attuale clima preelettorale nel definire il budget 2017. Il voto delle regionali e delle senatoriali si avvicina e al governo serve mostrarsi generoso. Il risultato è che il prossimo anno il funzionamento dello Stato costerà 86 miliardi di corone in più. Incide il generale incremento degli stipendi statali, con aumenti che vanno dal 5 al 10%. Crescono anche le pensioni. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (22 settembre) Il Tančící dům diventa hotel. Destinazione alberghiera per gli ultimi due piani della celebre Casa danzante, realizzata negli anni Novanta, su progetto degli architetti Frank O. Gehry e Vlado Milunić e considerato uno degli edifici più significativi della Praga post ‘89. Camere quasi tutte con vista verso il Castello. Se il progetto dovesse rivelarsi vincente, è già pronta estensione dell’albergo agli altri piani. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (23 settembre) Repubblica Ceca ideale per expat. Si colloca al 4° posto nella classifica mondiale dei paesi preferiti dai lavoratori rilocati in un paese straniero dalla loro azienda. E’ quanto emerge dalla ultima edizione dell’Expat Explorer Survey, un rapporto sui paesi migliori dove trasferirsi. Vari i criteri, dall’impatto sulla famiglia al contesto di vita ai servizi e all’ambiente sociale. Al primo posto Singapore, seguita da Nuova Zelanda e Canada. La Repubblica Ceca fa un salto di 14 posizioni rispetto alla classifica del 2015. Si fa apprezzare soprattutto per il sistema scolastico educativo e altri parametri legati alla qualità della vita per la famiglia. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (29 settembre) Cresce l’economia ceca. L’Ufficio statistico evidenzia per il secondo trimestre un tasso di aumento di +2,6% del Pil, rispetto allo stesso periodo del 2015, dopo il +3% del trimestre precedente. Si tratta di uno degli incrementi più elevato fra i paesi della Ue. Su base trimestrale l’incremento del Pil è dello 0,9%.
VARIE
(21 agosto) Dieci le medaglie ceche alle Olimpiadi. I Giochi di Rio de Janeiro si concludono con un bilancio considerato positivo per gli atleti della Repubblica ceca un oro, due argenti e sette bronzi – che chiude così al 43° posto nel medagliere complessivo. ––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (30 agosto) Addio a Věra Čáslavská. Repubblica Ceca in lutto per la morte della leggenda della ginnastica, vincitrice di sette medaglie d’oro alle Olimpiadi di Tokio nel 1964 e Città del Messico nel 1968, quattro volte campione del mondo. Aveva 74 anni. Grande risalto il anche nei media internazionali. “Eroe dello sport e non solo” titola in Italia La Repubblica, ricordando il coraggio con la quale la ginnasta, prese posizione nel 1968 contro l’invasione sovietica. Durante gli anni della normalizzazione venne ridotta a fare la donna delle pulizie.
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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 28 ottobre al 13 febbraio
Dall’8 novembre all’11 marzo
Dal 17 novembre al 15 gennaio
Il museo DOX di Praga celebra quelli che sarebbero stati gli ottant’anni di Václav Havel con un’ampia rassegna fotografica. Oltre trecento scatti dei fotografi Tomki Němec e Bohdan Holomíček, che immortalarono momenti storici e privati della vita del drammaturgo, politico e cittadino Havel. Němec, fotografo ufficiale del presidente, durante la mostra presenterà il suo libro “Václav Havel – Tomki Němec – Fotografie”. Holomíček, che ritrasse i protagonisti del dissenso, negli anni ‘70 conobbe Havel e la moglie Olga e fermò su pellicola molti eventi mondani e culturali organizzati dalla coppia. Oltre alle foto, un documentario inedito del regista Petr Jančárek racconta gli ultimi anni di vita del presidente. Non mancano serate di dibattito, di cinema e letterario-musicali. doxprague.org
La Galleria della Casa Danzante ospita la mostra JKOK, dedicata all’architetto Jan Kaplický. Il sottotitolo “L’infinito di Jan Kaplický” allude al suo farsi interprete di un’architettura visionaria, proiettata al futuro, ma la rassegna ce lo propone anche come architetto ecologista e designer di gioielli, stoviglie e moda. La prima delle tre sezioni dell’esposizione presenta sia la vita dell’artista tramite bozzetti, fotografie e suoi pensieri, sia le opere chiave o le proposte come il modello della Biblioteca Nazionale noto come Blob o Polipo. La seconda si concentra su famiglia e fonti d’ispirazione, la terza sul processo creativo. La mostra è realizzata dall’architetto Eva Jiřičná con lo studio Ai-Design e la fondazione Kaplicky Centre che concede in prestito disegni mai esposti. www.galerietancicidum.cz
Il Centro Ceco della Fotografia organizza una mostra per celebrare i 120 anni dalla nascita e i 40 dalla scomparsa del fotografo cecoslovacco Josef Sudek, un artista che in una carriera lunga oltre sei decenni ha lasciato un segno in patria e all’estero. Noto soprattutto per i paesaggi e per l’accurato studio della luce, era soprannominato “il poeta di Praga” per le diapositive scattate nella capitale. Quest’esposizione, oltre alle sue fotografie, raccoglie ritratti di Sudek e scatti che documentano la sua vita e il suo lavoro nell’atelier praghese ad opera di altri artisti cechi, nonché le opere di allievi e successori. Ospitata presso il Monastero di Strahov, sarà dapprima installata nel chiostro, per poi spostarsi dal primo dicembre nel refettorio. www.strahovskyklaster.cz
From October the 28th to February the 13th From November the 8th to March the 11th
Havel
JKOK
From November the 17th to January the 15th
The Prague DOX museum is celebrating what would have been Václav Havel’s eightieth birthday with a large collection of photographs. Over three hundred snapshots from Photographer Tomki Němec, and Bohdan Holomíček, who immortalized historic and private moments in the life of the playwright, politician and citizen Havel. Němec, the official photographer of the President, will present his book during the exhibition: “Václav Havel – Tomki Němec – Photographs.” Holomíček, who photographed the protagonists of the dissent, met Havel and his wife Olga in the 70s, and captured many social and cultural events organized by the couple on film. In addition to photos, a new documentary by director Petr Jančárek recounts the last years of life of the president. There is also no shortage of evenings of film and literary-musical debate. doxprague.org
The Gallery of the Dancing House is hosting the JKOK exhibition, dedicated to architect Jan Kaplický. The subheading “The Infinity of Jan Kaplický” alludes to his interpretation of visionary architecture, projected towards the future, but the festival also suggests him to be an ecological architect and designer of jewelry, tableware and fashion. The first of the three sections of the exhibition presents the artist’s life both through sketches, photographs and his thoughts, both the key works or proposals such as the National Library model known as The Blob or Octopus. The second focuses on his family and sources of inspiration, the third on the creative process. The exhibition has been organized by the architect Eva Jiřičná with the Ai-Design studio and Kaplicky Centre foundation that allows them to borrow previously unexhibited drawings. www.galerietancicidum.cz
The Czech Centre of Photography has organized an exhibition to celebrate 120 years since the birth, and 40 after the death of Czechoslovakian photographer Josef Sudek, an artist who in a career spanning over six decades made a mark both at home and abroad. Best known for his landscapes and for his thorough study of light, he was nicknamed “the Prague poet” for diapositives taken in the capital. The exhibition, besides his photographs, collects portraits of Sudek and photos documenting his life and work atelier in Prague, made by other Czech artists, as well as displaying the works of his students and successors. Hosted at the Strahov Monastery, it will first be installed in the cloister, then from December 1st it will move to the refectory. www.strahovskyklaster.cz
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Sabrina Salomoni
JKOK
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Josef Sudek 1896–1976
Josef Sudek 1896–1976
appuntamenti events
FUTURE EVENTS
Sabrina Salomoni
Dal 26 novembre all’1 gennaio
Dall’1 al 14 dicembre
Il 2 dicembre
Nominati la migliore destinazione natalizia al mondo per il 2015 da un sondaggio del quotidiano americano Today, i mercatini di Praga riaprono il 26 novembre con la solenne accensione dell’albero in Piazza della Città Vecchia. Ai piedi dell’abete rosso, cori e ospiti speciali intonano le melodie natalizie, animali viventi evocano l’atmosfera del presepe mentre decine di bancarelle offrono ai visitatori manufatti e decorazioni, buon cibo e invitanti dolciumi. Camminando fra una casetta e l’altra, ci si può riscaldare con il classico vin brulé, servito in una speciale tazza da potersi portare a casa come souvenir. Tra le iniziative più attese l’arrivo di San Nicola con doni e sorprese per i bambini e la distribuzione della tradizionale zuppa di pesce il giorno della Vigilia. www.trhypraha.cz
Si apre con “La pazza gioia” di Paolo Virzì la quarta edizione praghese del Mittel Cinema Fest, Festival mitteleuropeo del cinema italiano, che attraverso dieci pellicole presenta al pubblico ceco il meglio dell’attuale cinematografia del Belpaese. Dopo la tappa al Cinema Lucerna di Praga (1-5 dicembre), che si conclude con le colonne sonore italiane del concerto Classic & Jazz diretto dal Maestro Walter Attanasi, questa rassegna itinerante torna per la seconda volta al Cinema Art di Brno (12-13 dicembre) e debutta al Cinema Kotva di České Budějovice (13-14). Il festival è organizzato dall’Istituto Luce Cinecittà e dagli Istituti Italiani di Cultura di Budapest, Cracovia, Bratislava e Praga in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e la Camera di Commercio Italo-Ceca. www.mittelcinemafest.cz
La Fondazione Eleutheria propone una serie di iniziative dedicate al direttore della fotografia cinematografica Vittorio Storaro, tre volte vincitore del Premio Oscar. Il primo appuntamento è la conferenza “Vittorio Storaro e la cinematografia digitale”, tenuta dal maestro in persona alla Biblioteca comunale di Praga, evento aperto al pubblico e che si tiene alla presenza di numerose autorità italiane e ceche. Segue la proiezione di Cafè society, l’ultimo film di Woody Allen con la direzione della fotografia affidata a Storaro. Infine a Palazzo Clam-Gallas avrà luogo la cerimonia conclusiva della mostra fotografica “Civiltà romana”, interamente dedicata alle immagini ritraenti i resti d’epoca romana realizzate dal pluripremiato “maestro della luce”. www.eleutheria.cz
Mercatini natalizi a Praga
Mittel Cinema Fest
Vittorio Storaro a Praga
From November the 26th to January the 1st From the 1st to the 14th of December
Prague Christmas markets
Mittel Cinema Fest
December the 2nd
Named the best Christmas destination in the world for 2015 by a survey of American newspaper Today, the Prague Christmas markets reopen on November 26 with the majestic lighting of the tree in Old Town Square. At the feet of the spruce, special guests and choirs sing Christmas carols, living animals evoke the atmosphere of the nativity scene while dozens of stalls offer visitors artifacts and decorations, good food and inviting sweets. While walking between one stall and another, guests can warm themselves up with the classic mulled wine, served in a special cup that they can take home as a souvenir. Among the most anticipated initiatives is the arrival of St. Nicholas with gifts and surprises for children, and the distribution of the traditional fish soup on Christmas Eve. www.trhypraha.cz
Paolo Virzi’s “Like Crazy” will open the fourth edition of the Prague Mittel Cinema Fest, the Central European Festival of Italian cinema, which through ten films will present the best of modern cinema of the Belpaese to the Czech public. After the stage at Lucerna Cinema Prague (Dec. 1-5), which concludes with the Italian soundtracks of the Classic & Jazz concert conducted by Maestro Walter Attanasi, the traveling show will return to the Cinema Art of Brno (December 12th-13th) for the second time, and will debut at Kotva Cinema in České Budějovice (13th-14th). The festival is organized by the Luce Cinecittà institute, and the Italian Institute of Culture in Budapest, Krakow, Bratislava and Prague in collaboration with the Embassy of Italy, and the Italo-Czech Chamber of Commerce. www.mittelcinemafest.cz
The Eleutheria Foundation offers us a series of events dedicated to cinematographer Vittorio Storaro, a three-time Academy Award winner. The first event is the conference “Vittorio Storaro and digital cinematography,” held by the master himself at the Prague Municipal Library, an event open to the public and held in the presence of numerous Italian and Czech authorities. The screening of Café Society follows, the latest Woody Allen film with cinematography entrusted to Storaro. Finally at Clam-Gallas Palace the closing ceremony of the photo exhibition “Roman civilization,” will take place, which entirely dedicated to images depicting the Roman era made by the award-winning “master of light.”
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Vittorio Storaro in Prague
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OPERAZIONE ANTHROPOID, LE TANTE VOLTE SUL GRANDE SCHERMO OPERATION ANTHROPOID, THE MANY PORTRAYALS ON THE BIG SCREEN Il recente film di Sean Ellis torna a celebrare l’eroica missione con la quale i paracadutisti cecoslovacchi uccisero Reinhard Heydrich di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
The recent film by Sean Ellis again celebrates the heroic mission in which Czechoslovak paratroopers killed Reinhard Heydrich
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La mattina del 27 maggio 1943 Reinhard Heydrich, il dittatore de facto del Protettorato di Boemia e Moravia, salì sulla solita cabriolet MercedesBenz W142, di fianco all’autista, per il tragitto quotidiano dal villaggio di Panenské Břežany al Castello di Praga. Questa volta, tuttavia, una sorpresa avrebbe stravolto la routine giornaliera. Nella zona di Libeň, vicino all’ospedale di Bulovka, la strada disegnava una curva molto stretta, in salita, tale che le auto erano obbligate a rallentare. Fu proprio qui dove, al segnale studiato, il caporalmaggiore Jozef Gabčík entrò all’improvviso in strada per sparare, mitra in mano, alla Mercedes in avvicinamento; ma il
mitragliatore si inceppò. Un secondo uomo, il caporalmaggiore Jan Kubiš, che era rimasto ritto sul marciapie-
On the morning of May 27, 1943 Reinhard Heydrich, the de facto dictator of the Protectorate of Bohemia and Moravia, got into his usual MercedesBenz W142 convertible, alongside his driver, for his daily commute from the village of Panenské Břežany to Prague Castle. This time, however, a surprise awaiting him, would upset his daily routine. In the Libeň area, near Bulovka hospital, there was a sharp uphill turn in the road, forcing all cars to slow down. It was here where, once he received the signal, Corporal Jozef Gabčík suddenly leapt onto the street with a submachine gun in his hands, to shoot at the approaching Mercedes;
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de, gettò una bomba a mano sotto l’auto del generale, facendola saltare in aria. I due si diedero alla fuga, con-
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vinti però che l’attentato fosse fallito. Eppure la missione dei partigiani – un’azione concordata tra il governo ceco a Londra, la resistenza nazionale ed il governo inglese – riuscì lo stesso a portare alla morte del “boia di Praga”, che morì in ospedale otto giorni dopo, il 4 giugno 1942, per setticemia. Un episodio che rese Hitler furibondo, sia per la fiducia che aveva in Heydrich, sia per il fatto che l’ultimo si arrischiasse a tal modo a viaggiare per la città senza una scorta o una macchina blindata. L’incredibile storia dei paracadutisti cecoslovacchi, addestrati nel Regno Unito dalla Royal Air Force britannica per uccidere il generale delle SS, è già stata il soggetto di vari film che hanno raccontato la missione e la barbarica rappresaglia che ne seguì.
Il primo, Anche i boia muoiono (1943, Stati Uniti) del maestro dell’espressionismo Fritz Lang, austriaco, emigrato negli Usa, rimane uno dei più importanti, nonostante c’entri poco con la realtà. Il regista austriaco scrisse la sceneggiatura solo dieci giorni dopo l’attentato con il drammaturgo e poeta tedesco Bertolt Brecht, il quale come Lang fuggì dalla Germania a causa dell’ascesa del nazismo. Se le vicende rappresentate nel film corrispondono poco con quelle vere, l’opera antinazista spicca per i tocchi espressionisti nella bella fotografia di James Wong Howe, e l’abilità di Lang e Brecht di porre complesse questioni morali. Nella ex Cecoslovacchia, la rielaborazione più acclamata dell’attentato è sicuramente Atentát (1964), diretto
Jozef Gabčík e Jan Kubiš (in alto) interpretati da Cillian Murphy e Jamie Dornan (in basso)/ Cillian Murphy and Jamie Dornan (below) in the roles of Jozef Gabčík and Jan Kubiš (above)
but the machine gun got jammed. A second man, Corporal Jan Kubiš, who had been standing on the pavement, threw a hand grenade under the car of the general, blowing it slightly off the ground. The two fled, convinced they had failed in their objective. Nevertheless, the mission of the partisans, one planned by the exiled Czech government in London, the Czechoslovak Resistance, and the British government, still managed to cause the death of the “butcher of Prague”, who died in hospital eight days later, on the 4th of June 1942 of septicemia. The episode enraged Hitler, both due to the esteem he held in Heydrich, and the fact that
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the latter took a great risk by travelling around the city without an escort or a bulletproof car. The incredible story of Czechoslovak paratroopers, trained in the United Kingdom by the British Royal Air Force to assassinate the SS general, has already been the subject of various films that have depicted the mission, or the barbaric reprisals that followed. The first, Hangmen Also Die (1943, United States) from the master of expressionism Fritz Lang, an Austrian who emigrated to the US, remains one of the most significant, even if it has little to do with the real history. The Austrian director wrote the screenplay just
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da Jiří Sequens. Il film è considerato il miglior lavoro del cineasta di Brno, il quale viene ricordato come un regista di talento ma che si compromise per fare opere propagandistiche del regime comunista. Sequens creò sicuramente il film più completo sull’attentato, mostrando anche l’addestramento dei paracadutisti nel Regno Unito ed evidenziando le loro preoccupazioni su quale sarebbe stata la reazione tedesca. La pellicola vinse il Premio d’oro al Festival cinematografico internazionale di Mosca del 1965 e purtroppo è stata vista molto poco fuori i confini dell’ex blocco sovietico. L’Operazione Anthropoid fu anche il tema del film americano E l’alba si macchiò di rosso (1975) diretto da un regista di vari film di 007, Lewis Gilbert. Si tratta di un film che interessa per le scene d’azione e lo spazio dedicato al personaggio di Heydrich,
ten days after the attack, with German poet and playwright Bertolt Brecht, who like Lang fled Germany due to the rise of Nazism. If the events shown in the film correspond little with the real ones, this anti-Nazi piece stands out for the expressionistic touches in the stunning black and white photography of James Wong Howe, and Lang and Brecht’s skill in raising complex moral issues. In the former Czechoslovakia, the most acclaimed dramatisation of the assassination is surely Atentát (1964), directed by Jiří Sequens. The film is considered the best work of the Brno-born filmmaker, who today is remembered as a gifted director, albeit one who compromised to make propaganda films for the communist regime. Sequens certainly made the most complete film on the operation, showing
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everything from the paratroop training in Britain, and highlighting their concerns about what the German reaction could be. The film won the Golden Prize at the Moscow International Film Festival in 1965, but unfortunately was seen very little outside the borders of the former Soviet bloc. Operation Anthropoid was also the theme of the American film Operation Daybreak (1975) directed by Lewis Gilbert, who has been at the helm of various Bond films. It is a film notable for the action scenes and the greater space dedicated to the character of Heydrich, but overall it does not bring anything new to the subject. Also Lidice (2011), from Alice Nellis, describes the aftermath of the assassination, and the brutal German reprisals, but despite its promise, the end result was a rather disappointing work with a decent performance
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ma complessivamente non porta niente di nuovo all’argomento. Anche Lidice (2011), di Alice Nellis, parla dei postumi dell’attentato e della brutale rappresaglia tedesca, ma sebbene promettesse molto, alla fine il risultato è stato un’opera deludente, con una buona interpretazione di Karel Roden e diversi momenti commoventi, ma poco più. Anthropoid arriva al cinema cinque anni dopo la delusione di Lidice, un progetto di cui si è parlato molto nel
Paese, già durante le riprese a Praga, l’anno passato. Il film statunitense co-prodotto da Regno Unito, Francia e Repubblica Ceca, può vantare un cast di importanti attori internazionali come gli irlandesi Cillian Murphy e Jamie Dornan nei ruoli di Gabčík e Kubiš, ma compaiono anche volti conosciuti del cinema ceco come Anna Geislerová e Alena Mihulová. I produttori (fra i quali anche il regista ceco David Ondříček) hanno sottolineato gli sforzi per ricostruire il periodo,
mentre il regista inglese Sean Ellis si è a lungo documentato per dare al film la maggiore aderenza storica possibile. L’accoglienza del film al festival di Karlovy Vary a luglio è stata positiva – ma si tratta veramente della trasposizione cinematografica più riuscita sull’Operazione Anthropoid? La pellicola ripercorre gli episodi a partire dall’arrivo dei paracadutisti Gabčík e Kubiš nel Protettorato, il loro viaggio a Praga per mettersi in contatto con quello che rimane della resistenza
cecoslovacca e preparare l’attentato. Se la prima metà della pellicola scorre lentamente, l’azione scatta nella scena dell’agguato, una scena ad alta tensione diretta magistralmente in cui si percepiscono timori e dubbi dei protagonisti. Ellis riesce a mantenere la tensione fino alla lunga ultima sequenza, in cui le truppe naziste assaltano la cattedrale dei Santi Cirillo e Metodio, rifugio dei partigiani che avevano preso parte all’operazione. Finale con un forte senso di claustrofobia che rievoca
from Karel Roden and a few moving moments, but little more. Anthropoid arrives in cinema theatres five years after the disappointment of Lidice, and was already a much discussed project in the country, during the filming in Prague, last year. The US film, co-produced by the UK, France and the Czech Republic, boasts a cast of important international stars such as Irish actors Cillian Murphy and Jamie Dornan in the roles of Gabčík
and Kubiš, but also familiar faces from Czech cinema including those of Anna Geislerová and Alena Mihulová. The producers (among whom also the Czech director David Ondříček) have stressed the efforts made to recreate the period, while the British director Sean Ellis carried out extensive research to give the film the greatest possible historical accuracy. The reception of the film at the Karlovy Vary festival in July was quite positive, but can we
really consider it the most successful film representation of Operation Anthropoid? The film retraces the historical episodes starting from the arrival of paratroopers Gabčík and Kubiš in the Protectorate, and their journey to Prague in order to get in touch with what remains of the Czechoslovak resistance to prepare the attack. If the first half of the film progresses slowly, the action is triggered in the scene of the
assassination, a masterfully directed scene of high tension in which you genuinely sense the fear and doubt of the protagonists. Ellis manages to maintain the tension right up to the long final sequence, in which the Nazi troops besiege the cathedral of Saints Cyril and Methodius, the refuge of the partisans who had taken part in the operation. A finale with a strong sense of claustrophobia reminiscent of similar scenes in other classic war movies
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Targa commemorativa ai paracadutisti cechi sul muro della Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio / Memorial of Czech paratroupers on the wall of Saints Cyril and Methodius church
scene simili in altri classici film di guerra, come I dannati di Varsavia (1957) di Andrzej Wajda, o Das Boot (1981). Detto ciò, è un’opera che si concentra principalmente sulle scene d’azione, e come la maggior parte dei film sull’argomento, manca di un’approfondita analisi degli eventi. Ellis cerca di portare alla luce le incertezze della resistenza e del gruppo Anthropoid, tuttavia sarebbe stato interessante vedere anche la presenza del governo ceco, il quale coordinava le attività del gruppo dal suo esilio a Londra. Sebbene abbia dei momenti di grande forza emotiva, rimane un’opera di toni variabili con una stagnante prima parte, con toni simili a quanto ci si potrebbe aspettare da una serie Tv britannica. Tutto sommato, Anthropoid merita una visione, ma non riesce ad offrire idee o interpretazioni che non siano già presenti nei film precedenti sull’agguato. Fa piacere vedere il racconto della missione sul grande schermo, in
FOTO: © HONZA GROH
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La macchina di Reinhard Heydrich dopo l'attentato del 1942 / Reinhard Heydrich’s car after the 1942 assassination attempt
una produzione di grande portata, ma si distingue troppo poco da film come Atentát. Altre opere sono riuscite inoltre in qualcosa che manca a quest’ultima, ovvero a catturare e ricreare l’atmosfera di terrore che pervase Praga in seguito alla uccisione del Reichsprotektor. Di quest’ultimo aspetto è stato un ottimo esempio Principio Superiore (Vyšší princip), diretto da Jiří Krejčík e uscito nel 1959, il quale racconta la storia di tre studenti in un liceo classico di Praga, che vengono arrestati e
condannati a morte per aver scherzato sulla morte di Heydrich. Tuttavia, chi non si sentisse soddisfatto da Anthropoid dovrà aspettare solo qualche mese per il prossimo film sull’attentato. Il titolo sarà HHhH, una produzione francese, girata a Praga e basata sull’omonimo libro di Laurent Binet. La pellicola uscirà già nel 2017 e promette di concentrarsi sulla figura di Heydrich. Vedremo se sarà questo il film definitivo sull’Operazione Anthropoid.
like Andrzej Wajda’s Kanał (1957), or Das Boot (1981). That said, it is a work that focuses primarily on the action scenes, and like most of the films on the theme, it maybe lacks an in-depth analysis of historical events. Ellis tries to bring to light the uncertainties of the resistance and Anthropoid group, however it would have been interesting to see the presence of the Czech government, who were coordinating the group’s activities from their place of exile in London. Although it has moments of great emotional power, it remains a work of variable tones with a sluggish first half, with feel one might expect from a BBC TV series. All in all, Anthropoid deserves a viewing, but fails to offer ideas or interpretations that are not already present in the previous films on the mission. It is pleasing nevertheless, to see the story told on the big screen, in a large-scale production, but does not do enough to
distinguish itself from films like Atentát. Besides, other works have managed to capture what is missing here, and recreate the atmosphere of terror that pervaded Prague following the killing of Reichsprotektor. An excellent example of the latter aspect would be Higher Principle (Vyšší princip), directed by Jiří Krejčík and released in 1959, which tells the story of three students in a high school in Prague, who are arrested and sentenced to death for having joked about Heydrich’s death. However, those left unsatisfied with Anthropoid will only have to wait a few months for the next film on the assassination. The title will be HHhH, a French production, filmed in Prague and based on the book from Laurent Binet. The film will be already released in 2017 and promises to focus more on the figure of Heydrich. Just a short wait to see if this will be the definitive film on Operation Anthropoid.
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XIV Festival Centro-Europeo del Cinema Italiano
XIV. STŘEDOEVROPSKÝ FESTIVAL ITALSKÉHO FILMU Praha 1. – 5. 12. 2016 CINEMA LUCERNA / KINO LUCERNA
Brno 12. – 13. 12. 2016 CINEMA ART / KINO ART
1. 12. 18:30 L a pazza gioia / Šíleně štastná, r. Paolo Virzi Slavnostní zahájení / Inaugurazione 21:00 Le ultime cose / Zastavárna, r. Irene Dionisio 2. 12. 18:30 Perfetti sconosciuti / Naprostí cizinci, r. Paolo Genovese 20:45 Questi giorni / Tyhle dny, r. Giuseppe Piccioni 3. 12. 15:45 Fai bei sogni / Sladké sny, r. Marco Bellocchio MS 18:00 Le confessioni / Zpovědi, r. Roberto Andò 20:45 Indivisibili / Neoddělitelné, r. Edoardo De Angelis 4. 12. 16:15 Perfetti sconosciuti / Naprostí cizinci, r. Paolo Genovese MS 18:30 Fiore / Kvítek, r. Claudio Giovannesi 20:45 Piuma / Pírko, r. Roan Johnson 5. 12. 18:15 Fai bei sogni / Sladké sny, r. Marco Bellocchio 20:45 Orecchie / Uši, r. Alessandro Aronadio 6. 12. 19:30 Classic & Jazz / Film Music Concerto diretto da Walter Attanasi Alessandro Quarta quintet, Czech Virtuosi Koncert italské filmové hudby / Classic & Jazz dirigent Walter Attanasi Alessandro Quarta quintet, Czech Virtuosi
12. 12. 18:00 Perfetti sconosciuti / Naprostí cizinci, r. Paolo Genovese 20:30 Fai bei sogni / Sladké sny, r. Marco Bellocchio 13. 12. 18:00 Le ultime cose / Zastavárna, r. Irene Dionisio 20:30 Indivisibili / Neoddělitelné, r. Edoardo De Angelis
České Budějovice 13. – 14. 12. 2016 CINEMA KOTVA / KINO KOTVA 13. 12. 17.30 Questi giorni / Tyhle dny, r. Giuseppe Piccioni 20.00 Fiore / Kvítek, r. Claudio Giovannesi 14.12. 17.30 Perfetti sconosciuti / Naprostí cizinci, r. Paolo Genovese 20.00 Fai bei sogni / Sladké sny, r. Marco Bellocchio
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L’AVANZATA DEL POPOLO VEG IN REPUBBLICA CECA
Cambiano le abitudini alimentari degli europei e la Cèchia non è da meno: le cucine locali diventano sempre più verdi di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
European eating habits are changing and Czechia is no exception: local cuisines are becoming greener
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Tra il 1990 e il 2010, la Repubblica Ceca, secondo le statistiche, è stata tra i primi paesi al mondo per consumo annuale pro capite di carni animali. I cechi sono orgogliosi della loro tradizione culinaria che, sia per motivi storici sia geografici e climatici, vede la carne protagonista assoluta a tavola, preparata in molti modi e secondo innumerevoli ricette. Ma se svíčková, guláš e vepřové koleno sono ancora i piatti preferiti in Cèchia, qualcosa, poco alla volta, sta cambiando. Sempre secondo le statistiche, infatti, dal 2011 ad oggi il consumo di carni in generale nel Paese si è sensibilmente ridotto a favore di un maggior utilizzo nell’alimentazione quotidiana di prodotti di origine vegetale. Nel 2014 il consumo di verdura annuo pro capite ha toccato gli 86,4 kg, quasi 10 kg in più rispetto a soli 2 anni prima, mentre quello di carne è sceso a 75,9 kg contro i quasi 80 kg del 2010. I cechi, quindi, stanno diventando vegetariani? Sicuramente no, ma ciò è sufficiente per poter parlare di un Between 1990 and 2010, according to statistical data, the Czech Republic was among the first countries in the world for yearly per capita consumption of animal meat. The Czechs are proud of their culinary tradition, that for historical, geographical and climatic reasons, sees meat as a protagonist at the dinner table, and that is made in many different ways and according to innumerable recipes. But if svíčková, Guláš and vepřové koleno are still the favorite dishes in Czechia, little by little, something is changing. According to statistics, from 2011, to the present day, general consumption of meat in this Country has dropped significantly in favor of a greater use
Rodolfo II dell’Arcimboldo / Rudolph II by Arcimboldo
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THE GIANT STEPS OF THE VEG PEOPLE IN THE CZECH REPUBLIC sensibile cambiamento di abitudini nell’alimentazione di una buona fetta della popolazione che, se non è diventata completamente vegetariana o vegana, ha comunque volutamente ridotto il consumo di carne. Ma quali sono le cause di tale cambiamento nelle abitudini alimentari? A modificare le scelte alimentari negli ultimi anni ha contribuito certamente anche la consapevolezza dei rischi per la salute che un consumo eccesivo di carne comporta, come proprio recentemente ha sottolineato anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, suscitando non poche polemiche da parte dei sostenitori di regime alimentare principalmente carnivoro. Non è poi trascurabile il fattore moda che spesso, nel far prediligere certi alimenti piuttosto che altri, esula da profonde motivazioni ambientali, etiche, religiose o salutistiche. Ma chi sono i vegetariani e i vegani cechi? A meno che non siano incorsi motivi medici che sconsigliano il
consumo di carni animali, l’identikit del ceco “veg“ è abbastanza facile da compilare. Generalmente la categoria è più rappresentata nei giovani tra i 18 e i 35 anni. A fare questa scelta sono più donne che uomini e, normalmente, persone con un livello di istruzione medio alto, soprattutto provenienti dalle grandi città. Alla domanda sul perché abbiano deciso di rinunciare alla carne, rispondono adducendo motivi soprattutto ambientali, come il rispetto per gli animali, e salutistici, ma sono in molti anche quelli che dicono che non ci sono stati motivi particolari a spingerli in questa direzione. Non sempre però è possibile parlare di vegetariani “puri”, o distinguere tra varie abitudini alimentari tendenzialmente vegetariane o vegane. C’è, ad esempio, chi non mangia carne ma il pesce sì, oppure esclude solo certi tipi di carni, e via dicendo, così come ci sono anche quelli che decidono di seguire tale dieta solo in alcuni momenti dell’anno o per periodi di tempo definiti. Secondo l’agenzia “StemMark”,
nel 2013 i vegetariani nel paese erano il 2% della popolazione e negli ultimi due anni la percentuale è sicuramente salita. A prova di ciò c’è l’alto numero di ristoranti a tema aperti, soprattutto a Praga negli ultimi anni. Se fino a 10 anni fa questi ristoranti nella città erano piuttosto rari, e gli unici piatti a disposizione nelle classiche birrerie e trattorie, per gli irriducibili vegetariani guardati dai camerieri con sospetto, erano “Smažený sýr“ e “Šopský salát“, ovvero formaggio fritto e un‘insalata in stile balcanico, adesso la situazione è cambiata e in ogni quartiere praghese la scelta è abbastanza vasta. Ad oggi i ristoranti vegani e vegetariani presenti nella Repubblica Ceca sono oltre 100, di cui 32 solo nella capitale. Il dato è particolarmente interessante se incrociato con una statistica del 2016 che vede la Repubblica Ceca al terzo posto in Europa per numero di queste attività per milione di abitanti, con il sorprendente dato di 13,7 – appena un deci-
of plant-derived products in people’s daily diet. In 2014, the annual per capita vegetable consumption reached 86.4 kg, almost 10 kg more compared to 2 years earlier, while that of meat dropped to 75.9 kg compared to almost 80 kg in 2010. Are Czechs, then, becoming vegetarian? Surely not, but this is indicative of a significant change in eating habits by a considerable portion of the population that, although not completely vegetarian or vegan, has, however, deliberately reduced the consumption of meat. But what are the causes of this change in eating habits? The change, that has taken place over the last few years, is cer-
tainly due to greater awareness of health risks, associated with an eccessive consumption of meat, that was also highlighted recently by the World Health Organization and that provoked quite a lot of controversy on the part of meat-eating supporters. We must also take into consideration traditional and fashionable aspects that, by priviliging certain foods over others, have tended to overlook the deeper environmental, ethical, religious and health motivations. But who are the Czech vegetarians and vegans? Unless affected by health issues, that advise against the consumption of animal meat, the classification of a Czech “veg“ is
quite easy. Generally speaking, most of them belong to the class of young people, between the age of 18 and 35. It is women, more than men, that decide to make this choice, particularly those with medium-high level education and that tend to live in big cities. When asked why they had decided to stop eating meat products, the reply is that they did it especially for environmental reasons, their concern for animals and their own health, but there are many others who simply stated that there were no particular reasons for their choice. But, it is not always proper to speak of „genuine“ vegetarians or to distinguish between the various basic vegetarian or vegan eating
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Il vegetarianismo ceco è più antico di quanto si pensi e nel Medioevo era considerato anche a queste latitudini una forma di ascesi religiosa
mo inferiore all’Austria, che detiene il secondo posto, nella classifica guidata dall’Islanda con 24,8. Altrettanto numerosi sono i negozi specializzati in alimenti raw, vegetariani e vegani presenti su tutto il territorio nazionale. Dietro alcuni ristoranti e bistrò “veg“ cechi vi sono vere e proprie associazioni culturali che hanno fatto di questa cultura alimentare, oltre a uno stile di vita, anche un vero e proprio business. Tra i tanti si segnalano la catena di fastfood vegani “LovingHut” che, nata negli USA, è presente in 35 paesi e detiene il primato per numero di esercizi commerciali di questo tipo al mondo, e l’associazione culturaleristorante “Maitrea” che possiede anche un negozio e organizza corsi di medicina alternativa, seminari “New age” e altro. “LovingHut” è famosa per la sua cucina di ispirazione orientale che prepara i cibi secondo i canoni della tradizione buddhista
Czech vegetarianism is older than you might think, and in the Middle Ages, even at this latitude, it was considered a form of religious asceticism
habits. There are some, for example, who do not eat meat, but still eat fish, or even some who exclude only certain types of meat, and so on, and a few
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of others that follow this kind of diet only at certain times of the year or for a defined period of time. According to the “StemMark“ agency, the number
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of vegetarians in this Country in 2013 was 2% of the population, and that in the last 2 years, that percentage has surely increased.
focus
del Sud-Est asiatico, e che nonostante la rigorosa scelta degli ingredienti, ricordano nella forma e perfino nel sapore i classici alimenti a base di carne e pesce. Eppure, il vegetarianismo nella Repubblica Ceca è più antico di quanto si pensi. Nel medioevo era considerato anche a queste latitudini una
forma di ascesi religiosa e pare che una delle prime illustri sostenitrici di questa dieta sia stata Santa Agnese di Boemia nel XIII secolo. Nel XIX secolo i dottori di Lázně Jeseník consigliavano ai loro pazienti una dieta vegetariana come coadiuvante nella cura di alcune malattie, e negli ultimi anni del ‘800 esistevano già nel Paese
negozi con prodotti vegetariani simili a quelli di oggi. Non era dunque raro per i cechi, anche a quei tempi, di fare propria tale scelta in cucina, e tra i nomi oggi noti si ricordano il pittore František Kupka, Tomáš Garrigue Masaryk o Franz Kafka. Durante la Prima Guerra Mondiale si contavano in Cecoslovacchia circa 30
ristoranti di questo genere, e nello stesso periodo si assiste alla nascita delle prime associazioni che promuovevano i suoi ideali e filosofia di vita, ma le loro attività dovettero cessare con l’avvento del Socialismo reale, che mise fuori legge anche questo tipo di associazioni (considerate potenzialmente sovversive!). Solo alla
As proof, there is the high number of theme restaurants that have opened in recent years, especially in Prague. If until 10 years ago the number of these restaurants in town were quite rare - and the only dishes available for the diehard vegetarians (viewed with suspicion by the waiters) in typical pubs and taverns were the “Smažený sýr“ and “Šopský salát“ (consisting of fried cheese and a Balkan style salad) – now the situ-
ation has changed and there is quite a vast choice in every Prague district. To date, there are more than 100 vegan and vegetarian restaurants in the Czech Republic, of which 32 in the capital alone. This figure is particularly interesting when we compare it to the 2016 figures, where the Czech Republic is in third place in Europe for the number of activities per million of the population, with the surprising figure of 13.7 - just a tenth lower than
Austria, that is in second place in the classification led by Iceland with 24.8. Equally numerous are the number of shops specialized in raw, vegetarian and vegan food that is available throughout the national territory. Behind some of these Czech “veg“ restaurants and bistros, there are real cultural associations that have turned this food culture and lifestyle into a real business. Among them, there is “Loving Hut“, the vegans fast-
food chain, that was founded in the USA and which is now present in 35 countries and that is in first position for the number of shops of this type around the world, and the restaurant-cultural association “Maitrea“, that also owns a shop and organizes alternative medicine courses, “New age“ seminars, and other activities. “Loving Hut“ is famous for its oriental-inspired food that is prepared according to Southeast Asia Buddhist
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fine degli anni ’80 si tornò a parlare in Cecoslovacchia di dieta e cultura vegetariana e cominciarono ad essere ristampati numerosi libri sull’argomento. Oggi le librerie offrono un numero straordinario di pubblicazioni che esaltano i benefici della dieta “veg“, e sono in crescita anche le associazioni e i circoli che considerano questo stile di vita una componente importante della loro filosofia. Se ciò sia il frutto di una tendenza momentanea o l’inizio di un importante cambiamento culturale anche nella Repubblica Ceca, è ancora presto per dirlo, ma gli indizi lasciano pensare che, probabilmente, si tratti di qualcosa di più rispetto a una semplice moda passeggera.
L’Autunno dell’Arcimboldo / Autumn by Arcimboldo
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traditions, and that despite the rigorous selection of ingredients, reminds us, for its shape and taste, of traditional meat and fish dishes. However, vegetarianism in the Czech Republic is older than you might think. In the Middle Ages, even at these latitudes, it was considered a form of religious asceticism, and it seems, that one of the first prominent supporters
of this diet was St. Agnes of Bohemia in the thirteenth century. In the nineteenth century, the Lázně Jeseník doctors used to advise their patients to follow a vegetarian diet as an adjuvant to the treatment of certain diseases, and in the late 19th century, there were already a few of shops in this Country that sold vegetarian products similar to those of today.
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Therefore, it was quite common even in those days for Czechs to be able to make their choice of food, and among the famous names today we have the painter František Kupka, Tomáš Garrigue Masaryk or Franz Kafka. During the First World War, there were about 30 restaurants of this kind in Czechoslovakia, and that period saw the birth of the first associations involved in promoting its ideals and philosophy of life. However, their activities were stopped after the introduction of real socialism and the associations were eventually considered unlawful and potentially subversive! It was only at the end of the 1980s that we hear again of vegetarian diet and culture in Czechoslovakia, when several books on the subject were reprinted. Today, libraries offer a large number of publications highlighting the benefits of a “veg diet“, with a growing number of associations and clubs dedicated to promoting this style of life as an important component of their philosophy. However, whether it is the result of a temporary trend or the beginning of an important cultural change in the Czech Republic, is still early to say, but the evidence shows that it might be more than just a passing fad.
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UN COLPO DI TOSSE, E ADDIO IMPERATORE A cento anni dalla morte dell’imperatore Francesco Giuseppe, ricordiamo il rapporto che egli ebbe con il Regno di Boemia, dall’incoronazione a Olomouc, sino alla morte nel 1916 di Sergio Tazzer by Sergio Tazzer
One hundred years after the death of Emperor Franz Joseph, we remember the relationship he had with the Kingdom of Bohemia, from his coronation in Olomouc, until his death in 1916
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Rigido e rigoroso, prima di tutto verso se stesso, pretendeva analogo comportamento anche dai suoi collaboratori e, se possibile, pure dai suoi sudditi che avrebbe preferito tutti in divisa, quella che lui stesso indossò a tredici anni. Francesco Giuseppe d’Asburgo Lorena, derewige Kaiser, l’imperatore eterno, nacque nel Castello di Schönbrunn il 18 agosto 1830 e vi morì, a pochi passi dalla stanza dov’era venuto alla luce il 21 novembre 1916: aveva 86 anni. Accettò la corona nell’anno delle rivoluzioni, il 2 dicembre 1948. Vienna era in tumulto e l’incoronazione avvenne nella più sicura Olomouc (Olmütz). Lo zio Ferdinando aveva abdicato ed il padre, Francesco Carlo, aveva rinunciato al trono. Congiura di palazzo? Fatto è che Francesco Giuseppe divenne imperatore.
Il 6 aprile precedente, dopo che il principe Metternich era stato costretto alle dimissioni, il giovane Francesco Giuseppe era stato nominato governatore della Boemia, incarico che mai prese in effettivo possesso: un atteggiamento non positivo verso le terre slave nordoccidentali che mantenne nel corso del suo lungo regno.
Rigid and strict, first of all towards himself, he demanded similar behavior also from his staff, and if possible, even from his subjects whom he would prefer all to be in uniform, the one he wore at the age of thirteen. Franz Joseph of Habsburg-Lorraine, der ewige Kaiser, the eternal emperor, was born in Schönbrunn Palace on August the 18th, 1830, and also died there, just a few steps from the room where he had come to light on November 21, 1916: he was 86 years old. He accepted the crown in the year of revolutions, on the 2nd of December 1948. Vienna was in turmoil, and the coronation took place in the safer Olomouc (Olmütz). His uncle Ferdinand had abdicated and his father, Francis Charles, had renounced the throne. Palace coup? The fact is that Francis Joseph became Emperor.
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A Olomouc ebbe subito il sostegno delle armi, garantitogli dal feldmaresciallo stiriano Alfred Candiduszu Windisch-Graez il quale gli giurò immediatamente fedeltà. Windisch-Graetz era un reazionario della più bell’acqua e un duro. La moglie era stata uccisa da una fucilata durante i moti rivoluzionari di Praga, che egli represse con ferocia,
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A SUDDEN COUGH, AND GOODBYE TO THE EMPEROR imponendo la legge marziale e non esitando a bombardare la città. Nei primi passi da monarca, ad aiutarlo fu un principe boemo di Český Krumlov (Bömisch Krumau), Felix zu Schwarzenberg, statista di vaglia. E fu un altro nobile boemo di Sedlčany (Seltschan), reduce delle guerre napoleoniche, Jan Josef Václav Radecký z Radče, il mare-
sciallo Josef Radetzky, il suo mentore militare, che aveva conosciuto alla battaglia di Santa Lucia, presso Verona, il 6 maggio precedente. Nonostante questi rimandi storici e personali che avrebbero dovuto legarlo alla Boemia, con essa tenne un contegno ambiguo e distaccato. Gli aristocratici boemi insistettero invano
affinché i diritti che vantava trovassero formata attuazione; nell’aprile del 1861 egli ricevette una delegazione della Dieta boema cui disse che intendeva incoronarsi a Praga. Francesco Giuseppe in realtà mai si pose in capo la Svatováclavská Koruna, pur vantando nella sua ricca panoplia di titoli anche quello di re di Boemia. L’opinione pubblica ceca non gli perdonò la vicenda della deportazione del letterato, giornalista e patriota Karel Havlíček Borovský, liberale, il quale proponeva l’unione dei cechi e degli slovacchi, in più era anche anticlericale non pentito. Mentre il ministro degli Interni, Alexander von Bach, un Klerikalabsolutist, ne suggeriva la deportazione da Praga a Salisburgo, Francesco Giuseppe ordinò che il luogo di confino doveva essere ben più distante, sicché il patriota e letterato Havlíček Borovský andò a finire
nella lontana Bressanone, senza alcuna sentenza di tribunale: aveva deciso personalmente Francesco Giuseppe. Il caso Havlíčék Borovský (il letterato descrisse la sua triste deportazione nelle Tyrolské elegie, Le elegie del Tirolo, un’autobiografia etica) pesò fortemente sul futuro dei rapporti fra il mondo ceco illuminato e patriottico e Vienna. Le residue speranze boeme furono spazzate via nel 1866, dopo la sconfitta austriaca nella battaglia di Hradec Králové, che gli italiani conoscono come battaglia di Sadowa. Pur religioso fino alla bigotteria, Francesco Giuseppe coltivava le sue superstizioni, annettendo le sue antipatie ai luoghi dove gli era andata, militarmente, male. L’anno dopo, con l’Österreichisch-Ungarischer Ausgleich, il compromesso
The previous April the 6th, after the prince Metternich had been forced to resign, the young emperor was appointed governor of Bohemia, a post however which he never actually took up: a rather negative attitude towards the north-western Slavic lands that he maintained during his long reign. In Olomouc, he immediately had the support of arms, which were guaranteed by Styrian Field Marshal Alfred CandiduszuWindisch-Graez who swore allegiance immediately. Windisch-Graetz was a genuine reactionary and a hard-headed tough character. His wife was killed by a gunshot during the revolutionary upheavals of Prague, which he fiercely repressed by imposing martial law and did not hesitate to bomb the city. In the early stages of his monarchy, he was helped by a Bohemian prince of Český Krumlov (Bömisch Krumau), Felix zu Schwarzenberg, a money order
statesman. Yet it was another Bohemian noble from Sedlčany (Seltschan), a veteran of the Napoleonic wars, Jan Josef Václav Radecký z Radče, Marshal Josef Radetzky, who was his military mentor. They had met at the Battle of Saint Lucia, in Verona, on the previous May 6. Despite these historical and personal references that should have tied him to Bohemia, he held an ambiguous and detached demeanor towards it. Bohemian aristocrats insisted in vain that the rights which he boasted found a fully-formed implementation; in April 1861 he received a delegation of the Bohemian Diet to whom he said he intended to be crowned in Prague. Franz Joseph actually never placed the Svatováclavská Koruna on himself, despite boasting of his rich panoply of titles including that of King of Bohemia. The Czech public never forgave him for the deportation of the writer, journal-
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L'incoronazione di Francesco Giuseppe, a Olomouc nel 1848, in un dipinto di Adolf Rabenalt (sebbene la tela riporti la firma Franz Čermák) / The coronation of Franz Joseph, in Olomouc in 1848, in a painting by Adolf Rabenalt (although the canvas' signature is Franz Čermák)
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austro-ungherese, varò la duplice monarchia, ignorando non solo le richieste, ma la stessa esistenza slava del suo impero: uno schiaffo ai cechi. Così, quando giunse a Praga per l’apertura della Mostra del giubileo del 1891, la sua visita fu contrastata da manifestazioni anti-asburgiche e dalla diffusione di libelli contro Vienna e lo stesso imperatore. La reazione poliziesca non fu tenera e Jan Neruda non esitò a descriverla nei suoi Povídky Malostranské, i racconti di Malá Strana. I poliziotti raggiunsero il paradosso addirittura di rincorrere chi portava i copricapi tradi-
zionali cechi, visti come l’ostentazione della ribellione. Senza parlare della tribolata e gloriosa nascita del Sokol, la società ginnica irredentista che si sviluppò in modo massiccio. Francesco Giuseppe venne soprannominato dai cechi Procházka, che significa letteralmente: camminata, passeggiata. Probabilmente l’epiteto risale al 1901, quando l’Imperatore giunse a Praga per inaugurare un ponte e su un giornale apparve una sua foto con la generica didascalia “Procházka na mostě”, “Passeggiata sul ponte”.
E quindi diventò il Procházka che non faceva molto per superare l’incomprensione di questi sudditi che stavano riscoprendo e consolidando la loro identità storica, giusto il minimo sindacale, come si dice, per evitare sgarbi: non mancò mai alle grandi manovre annuali dell’esercito quando si svolgevano in Boemia o in Moravia. Le sue visite ufficiali, i tagli di nastri, la storica visita alle officine Škoda, a Plzeň il 9 settembre 1905, accompagnato dal direttore generale Georg Günther, avevano il risalto di rito.
ist and patriot Karel Havlíček Borovský, a liberal, who proposed the union of Czechs and Slovaks, and in addition he was also unrepentantly anti-clerical. While the Minister of the Interior, Alexander von Bach, a Klerikalabsolutist, suggested the deportation from Prague to Salzburg, Franz Joseph ordered that the place of confinement had to be much further away, so that the patriot and scholar Havlíček Borovský ended up in distant Bressanone, without any court decision; Franz Joseph had decided personally.
The Havlíčék Borovský case (the writer described his sad deportation in Tyrolské elegie, The elegies of Tyrol, an ethical autobiography) weighed heavily on the future of relations between the enlightened and patriotic Czech world and Vienna. The remaining Bohemian hopes were swept away in 1866, after the Austrian defeat at the Battle of Hradec Králové, that the Italians know as the Battle of Sadowa. Despite being religious to the point of bigotry, Franz Joseph nurtured his su-
perstitions, directing his aversions to the places where militarily, things had gone wrong for him. The following year, with the Österreichisch-Ungarischer Ausgleich, the Austro-Hungarian compromise, he launched the dual monarchy, ignoring not only the demands, but also the very existence of his Slavic empire: a major blow to the Czechs. So when he came to Prague for the opening of the exhibition of the Jubilee of 1891, his visit was opposed by anti-Habsburg protests, and the spread of pamphlets
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L’ostentata fedeltà delle autorità non corrispondeva certo al sentimento anti-austriaco dei cechi. Jaroslav Hašek, l’autore del Dobrý voják Švejk, il buon soldato Švejk, lo stralunato allevatore di cani dalle improbabili quanto fantasiose genealogie, raccontò che il suo eroe venne preso per idiota patentato quando esplose nel grido: “Viva l’imperatore Francesco Giuseppe!”. Sul cui ritratto sotto vetro attaccato alla parete della trattoria U Kalicha frequentata da Švejk le mosche depositavano le loro cacchette. Il mito asburgico fondato sulla retorica della dinastia, della religione e del patriottismo, fra i cechi non attecchiva. Nella incomprensione verso i sudditi della corona boema che mai volle sul capo, Francesco Giuseppe fu protagonista di una storia straordinariamente lunga e varia, ma vissuta con una normalità disarmante e monotona, come il suo Tafelspitz, il manzo bollito che mai doveva mancare in tavola. Successi e sconfitte militari, un tentativo
against Vienna and the emperor himself. The police response was not tender, and Jan Neruda did not hesitate to describe it in his Povídky Malostranské, the tales of Malá Strana. The police even reached the paradox of chasing those who wore traditional Czech headdresses, seen as a display of rebellion. Not to mention the sorrowful and glorious birth of Sokol, the irredentist gymnastic society that developed on a massive scale. Franz Joseph was nicknamed Procházka by the Czechs, which literally means: a walk, a stroll. The epithet probably dates back to 1901, when the Emperor arrived in Prague to inaugurate a bridge, and a picture of him appeared in a newspaper with the generic caption “Procházka na mostě”, “Walk over the bridge”. He therefore became the Procházka who did not do much to overcome the lack of understanding of these subjects who were rediscovering and strengthening their historical identity, just the bare
minimum, as they say, to avoid rudeness: he was never missing from the big annual military operations when they took place in Bohemia or Moravia. His official visits, cutting of ribbons, the historical visit to the Škoda workshops, in Pilsen September 9, 1905, accompanied by the General Manager Georg Günther, prominently seemed like rituals. The ostentatious loyalty of the authorities certainly did not correspond to the anti-Austrian sentiment of the Czechs. Jaroslav Hašek, the author of the Dobrý voják Švejk (The Good Soldier Švejk), the bewildered dog breeder from lineages as improbable as they were imaginative, wrote that his hero was taken as an utter idiot when he exploded into the cry: “Long live the emperor Franz Joseph!” Meanwhile, a portrait of the emperor was displayed under glass attached to the wall of the restaurant U Kalicha frequented by Švejk, on which flies would defecate.
di omicidio (nel 1853, quando una fibbia del colletto dell’uniforme deviò la lama dell’ungherese János Libényi, che voleva vendicare i compatrioti impiccati ad Arad), il matrimonio infelice con la cugina Elisabetta di Baviera, le rivolte popolari, i lutti (la figlia primogenita Sofia morta di polmonite a Budapest, il fratello Massimiliano fucilato in Messico, il figlio Rodolfo suicida a Mayerling, la stessa moglie Elisabetta assassinata a Ginevra dall’anarchico italiano Luigi Lucheni). Arrivarono il telefono, la luce elettrica, il cinematografo, il fonografo, i tempi mutavano velocemente, ma all’imperatore tutto questo mondo in movimento provocava fastidio. Quello grande gli giunse da Sarajevo, con l’assassinio del mal sopportato nipote Francesco Ferdinando e della consorte Žofie Chotková, ancor più malvista: gradi di nobiltà scarsi, ma soprattutto era boema. Ne seguì, com’è noto, il primo conflitto mondiale. L’Imperatore non era convinto di quella guerra ed egli
Francesco Giuseppe a Praga, il 14 giugno 1901, per l'inaugurazione del Ponte delle Legioni (in ceco: Most Legií)/ Franz Joseph in Prague, on 14 June 1901, for the inauguration of the Legion Bridge (in Czech: Most Legií)
The Habsburg myth based on the rhetoric of dynasty, religion and patriotism, never caught on among the Czechs. In his failure to understand the subjects of the Bohemian crown which he never wanted on his head, Franz Joseph was involved in an extraordinarily long and varied history, but lived in disarming
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and monotonous normality, like his Tafelspitz, the boiled beef that could never be missing from the table. Military successes and defeats, an assassination attempt (in 1853, when the buckle collar of his uniform deflected the blade of Hungarian János Libényi, who wanted to avenge his compatriots
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percepiva che il suo impero era vecchio, non più al passo con i tempi. Da Parigi intanto preoccupava l’attività di Tomáš Masaryk. Non era uno sconosciuto a Vienna, dove era stato parlamentare e avvocato di grande spessore in cause che avevano riguardato i diritti civili. Le discussioni vertevano sul suo operato pericoloso per la monarchia: aveva messo in pie-
Francesco Giuseppe rappresentato su una vetrata della Chiesa di Santa Barbara di Kutná Hora / Franz Joseph represented on a window of the Church of St. Barbara in Kutná Hora
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hanged in Arad), the unhappy marriage with cousin Elizabeth of Bavaria, the popular uprisings, the mourning (the eldest daughter Sophia died of pneumonia in Budapest, his brother Maximilian was shot by a firing squad in Mexico, son Rudolf committed suicide at Mayerling, while his wife Elizabeth was murdered in Geneva by the Italian anarchist Luigi Lucheni). Then came the telephone, the electric light, cinema, the phonograph, the times were changing rapidly, but for the emperor this rapidly changing world only caused discomfort.
di a Parigi un organismo, il Consiglio nazionale cecoslovacco, che aveva in mente di creare uno stato indipendente che avrebbe messo insieme Boemia, Moravia, Slesia e Slovacchia: la Cecoslovacchia. Il 23 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, malmessa militarmente, fragile socialmente e politicamente. Tuttavia la dichiarazio-
Yet the major blow for him arrived from Sarajevo, with the assassination of barely tolerated nephew Francis Ferdinand, and his wife Žofie Chotková, who was even more unpopular: her degrees of nobility were scarce, but above all she was Bohemian. This was followed, as we know, by the First World War. The Emperor was not convinced by that war, and he felt that his empire was old, no longer in step with the times. Meanwhile from Paris, the concern was the activities of Tomáš Masaryk. He was no stranger to Vienna, where he had been a Member of Parliament,
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ne di guerra dell’Italia, die treulose Italien, l’Italia sleale, funzionò da sferzata all’orgoglio dell’impero. Ma Francesco Giuseppe era ormai al crepuscolo e forse capì che i giochi sulla scacchiera della guerra erano conclusi, e non a favore degli Imperi Centrali. L’amante Katharina Schratt, la “cara, buona amica”, che dirigeva un convalescenziario per ufficiali feriti, non gli nascose che a Vienna si faceva la fame. Il 21 ottobre del 1916,il primo ministro von Stürgkh venne assassinato a pistolettate da Friedrich Adler al grido: “Vogliamo la pace! Abbasso l’assolutismo!”. L’anziano imperatore rimase profondamente turbato, mentre i problemi di salute stavano impensierendo la sua ormai ristretta cerchia. Il dott. Joseph von Kerzl, suo medico, diagnosticò la polmonite. Francesco Giuseppe spirò con un colpo di tosse: erano le ore 21 e 05 di martedì 21 novembre 1916. Il cappellano erano riuscito appena a dare l’estrema unzione. and a lawyer of great depth in causes related to civil rights. Discussions focused on his dangerous work for the monarchy: he had set up an organization in Paris, the Czechoslovak National Council, which planned to create an independent state that would put together Bohemia, Moravia, Silesia and Slovakia: Czechoslovakia. On 23 May, 1915 Italy declared war on Austria-Hungary, in a difficult situation militarily, while socially and politically fragile. However, the Italian declaration of war, die treulose Italien, disloyal Italy, served to boost the pride of the empire. But Francis Joseph was now in decline, and maybe he realized that the games on the chessboard of war had ended, and not in favour of the Central Powers. His mistress Katharina Schratt, the “dear, good friend”,who ran a convalescent home for wounded officers, did not conceal the fact that in Vienna people were starving. On 21 October 1916, the prime minister Von Stürgkh was shot dead by
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Giornate gelide disturbarono le code dei sudditi che si recavano a rendere omaggio alla salma del vecchio imperatore nella Rittersaal della Hofburg, dove però non venne esposta poiché l’imbalsamazione era riuscita male. Il 30 novembre le campane di Vienna suonarono contemporaneamente a morto accompagnando il corteo funebre nel duomo di Santo Stefano. A trainare l’imponente carro funebre furono otto cavalli neri Kladruby, razza ceca nata per servizi di corte, di cui dovevano esprimere la magnificenza nelle cerimonie ufficiali: fu l’ultimo omaggio di una Boemia che ormai pensava alla sua indipendenza. Nella capitale era disponibile un solo battaglione di fanteria, che rese gli onori militari ed accompagnò il defunto sovrano. Dopo la cerimonia religiosa, il corteo funebre aperto dal nuovo imperatore Carlo e dalla giovane imperatrice Zita prese la direzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli che ospita la Cripta dei Cappuccini. Friedrich Adler, to the cry of: “We want peace! Down with the autocracy”. The old emperor was deeply troubled, and by then, his health problems were worrying his inner circle. Dr. Joseph von Kerzl, his doctor diagnosed him with pneumonia. Franz Joseph died after a heavy cough: it was at the time of 21:05 on Tuesday, 21 November 1916. The chaplain had just managed to give the last rites. Freezing days disturbed queues of those who came to pay homage to the remains of the old emperor in the Rittersaal of the Hofburg, where, however, he was not displayed due to badly handled embalming. On 30 November, the bells of Vienna played simultaneously accompanying the funeral procession in St. Stephen’s Cathedral. The impressive hearse was towed by eight black Kladruby horses, a Czech-born race for court services, which were supposed to express magnificence in official ceremonies: it was the last gift of a Bohemia that by now was thinking about its independence.
Il gran ciambellano, conte Alfred von Montenuovo, bussò ben tre volte, iniziando dapprima a presentare il defunto con tutti i suoi titoli, trovando però l’uscio della cripta sbarrato. Poi si accontentò di specificare che si trattava dell’imperatore, senza risultato e con la stessa risposta di prima: “Noi non lo conosciamo”. Infine, chiedendo di far entrare “Francesco
Giuseppe, un povero peccatore che implora la misericordia di Dio”, trovò la comprensione del frate guardiano che fece spalancare il portone, consentendo che il feretro fosse collocato nella Cripta Imperiale, la Kaisergruft. Il lungo regno di Francesco Giuseppe d’Asburgo-Lorena era proprio terminato.
Il 2 dicembre 1916 nella cappella dell’Hofburg fu recitato alla presenza del nuovo imperatore Carlo l’ultimo Requiem. Fosse stato vivo e presente, si sarebbe congedato come era consueto fare dopo ogni occasione formale cui partecipava: “Es war sehr schön, es hat mir sehrgefreut”, è stato molto bello, mi ha rallegrato molto.
Francesco Giuseppe ritratto da Carl Pietzner nel 1916 / Franz Joseph portrayed by Carl Pietzner in 1916
Il messaggio "alla nazione" da parte dell'Imperatore, il 28 luglio 1914, per l'entrata in guerra contro la Serbia / The message "to the nation" by the Emperor on 28 July 1914, while war broke out against Serbia
In the capital, only one infantry battalion was available, which rendered military honours and accompanied the dead king. After the religious ceremony, the funeral procession opened by the new Emperor Charles and the young em-
press Zita, headed in the direction of the church of Saint Mary of the Angels which houses the Capuchin Crypt. The Grand Chamberlain, Count Alfred von Montenuovo, knocked three times, starting at first to present the deceased with all his titles, while finding the door
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of the crypt barred. Then he settled for specifying that it was about the emperor, without any result and with the same answer as before: “We do not know”. Finally, he asked to allow the entry of “Franz Joseph, a poor sinner who implores the mercy of God”, finally finding the understanding of the guardian friar who threw open the large doors, allowing the coffin to be placed in the Imperial Crypt, the Kaisergruft. The long reign of Franz Joseph of Habsburg-Lorraine had just finished. On December 2, 1916 in the Hofburg chapel in the presence of the new emperor Charles, the last Requiem was recited. Had he been alive and present, he would have bid farewell in the way he used to do after every formal occasion in which participated: “Es war sehr schön, es hat mir sehrgefreut”, it was very nice, and it cheered me up a lot.
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L’ARCHITETTO E IL PRESIDENTE, UNA FAVOLA DEL NOVECENTO La straordinaria vicenda dello sloveno Jože Plečnik, al quale Tomáš G. Masaryk nel 1920 affidò la rinascita architettonica del Castello di Praga
C’era una volta in un passato non troppo lontano, nel cuore dell’Europa, un maestoso castello affacciato su una città dai tetti dorati. Il grande castello sorgeva su un colle, lungo un placido fiume. Dopo un lungo periodo di incuria il castello divenne dimora di un
governante dotto e saggio che aveva a cuore l’identità del proprio popolo e della propria nazione, divenuta indipendente dopo secoli di dominio straniero. Assieme al buon governante amato dal suo popolo viveva la sua coltissima figlia di nome Alice.
di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari
The extraordinary story of the Slovenian Jože Plečnik, with whom Tomáš G. Masaryk entrusted the architectural renaissance of the Prague Castle in 1920
L’architetto Jože Plečnik (in alto) e il presidente Tomáš Garrigue Masaryk (in basso) / The architect Jože Plečnik (above) and President Tomáš Garrigue Masaryk (below)
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In questa città dai tetti dorati abitava da quasi dieci anni un architetto straniero, esule per necessità dal paese nativo e a causa delle proprie origini anche dal paese nel quale aveva fatto fortuna. Un tipo bizzarro e di poche parole, ma di grande talento e
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THE ARCHITECT AND THE PRESIDENT, A TWENTIETH CENTURY TALE maestria che lontano da casa – della quale ebbe sempre grande nostalgia – aveva raggiunto una certa fama lavorando duramente. Nonostante qualche momento di ristrettezze, la città dai tetti dorati stava offrendo un periodo di serenità al taciturno
architetto che qui si dedicava con straordinaria passione all’insegnamento, conquistando l’ammirazione di studenti e molti colleghi. Trasferitosi con qualche titubanza e con il pensiero sempre rivolto alla terra natia egli non si aspettava affatto che questa magica città gli avrebbe permesso di realizzare molti dei suoi sogni giovanili, regalandogli notevoli soddisfazioni. Ricevuta una buona offerta in patria dopo oltre vent’anni di assenza, lo schivo signore dallo sguardo severo stava per lasciare la città dai tetti dorati e fare ritorno a casa allorquando accadde l’imponderabile. Quasi in segno di riconoscenza, sebbene egli fosse straniero, l’operosa città affidò alle sue cure il proprio amato castello. L’incontro con il saggio governante e con la fi-
Once upon a time in a not too distant past, in the heart of Europe, there was a majestic castle overlooking a city with golden roofs. The large castle stood on a hill, along a placid river. After a long period of neglect, the castle became the residence of a learned and wise ruler who cared about the identity of his people and nation, which had become independent after centuries of foreign rule. Alongside this benevolent ruler, loved by his people, lived his highly cultured daughter named Alice. In this city of golden roofs, there was a foreign architect who had lived there for almost ten years, having been exiled from his native country by necessity, and due to his origins also from the country in which he made his fortune. A peculiar type of very few words, but La Sala delle colonne al Castello di Praga / The Hall of Columns at Prague Castle
Giardini meridionali del Castello di Praga - La Piramide di Plečnik / South gardens of Prague Castle - The Pyramid of Plečnik
of great talent and skill that far from home, for which he had always felt a great longing, he had achieved a certain fame through hard work. Despite some moments of hardship, the city with golden roofs was offering a period of serenity to the taciturn architect who here was dedicating himself with extraordinary passion for teaching, earning the admiration of students and many colleagues. Having moved with some hesitation,
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and with his thoughts always turned towards his native land, he did not expect at all that this magical city would allow him to realize many of his youthful dreams, giving him great satisfaction. Once he received a good offer at home after twenty years of absence, the shy gentleman with a stern look, was about to leave the city with golden roofs and return home when the imponderable occurred. It was almost as a sign of gratitude, even though he
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La Scala dei Tori (Býčí schodiště), che collega il III cortile con i giardini meridionali / The Bull Steps (Býčí schodiště), which connects the third courtyard with the southern garden
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was a foreigner, that the industrious city entrusted their beloved castle to his care. The meeting with the wise ruler and his daughter Alice did the rest, by offering him the unexpected opportunity to send his name into history. The diffident, hieratic looking architect found the interlocutors to be something he had never expected. Among the three, a deep intellectual understanding was born that transformed the view as in a solo piece dedicated to the art and identity of the people, materializing in the objective to turn the largest castle into the national symbol of freedom, independence and democracy. Putting aside the fairy tale aspect and looking at history, it is not difficult to assign a name and age to these characters and scenarios. Of course, the
more astute readers here will have already made the necessary character exchanges themselves. The extraordinary early twentieth century story of the fruitful meeting between President Tomáš G. Masaryk, his daughter Alice and the Slovenian architect Jože Plečnik possesses all the credentials to be told like a fairy tale. Nothing is missing: the stunning setting, exceptional characters, not to mention the twists. However, far from wanting this postmodern game to get out of hand, one must pick up again from the facts, while quickly retracing the stages of this curious story. Of humble origins, the talented and shy Jože Plečnik left Ljubljana late twenties to Vienna, entering almost immediately in the studio of the great Otto Wagner, with whom he worked
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for a decade earning a notable degree of fame. Among the many teachings from the master, he was struck by the idea that the architect had to regain what had been taken away from the power of engineers. Hence his consideration of even the smallest constituent of the human environment worthy of the love and attention of the architect, outlining a figure of multiform talent. This was the guiding light that led him through his entire career and enabled the young Plečnik to become among the pioneers of the new approach to industrial design. The growing aversion of the Slavs, but especially the harsh criticism leveled at his project for the Heiliggeistkirche in Vienna led him to leave the city, albeit reluctantly, in 1911.
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glia Alice fece il resto – offrendogli l’inattesa opportunità di consegnare il proprio nome alla storia. Il diffidente architetto dall’aspetto ieratico trovò in loro gli interlocutori che mai si sarebbe atteso. Tra i tre nacque una profonda intesa intellettuale che volgeva lo sguardo come in un assolo all’arte e all’identità di un popolo – concretizzandosi nell’obiettivo di trasformare il grande castello in simbolo nazionale di libertà, indipendenza e democrazia. Mettendo da parte la fiaba e guardando alla storia, non è difficile assegnare un nome ed un’epoca a questi perso-
naggi e questi scenari. Certamente, giunti sin qui i lettori più accorti avranno già fatto da sé le dovute sostituzioni. La straordinaria storia di inizio Novecento del fruttuoso incontro tra il presidente Tomáš G. Masaryk, sua figlia Alice e l’architetto sloveno Jože Plečnik ha tutte le carte in regola per essere narrata come una fiaba. Non manca proprio nulla: lo scenario da favola, gli eccezionali personaggi, senza menzionare i colpi di scena. Tuttavia, lungi dal volersi far sfuggire di mano questo gioco postmoderno si ripartirà dai fatti, ripercorrendo velocemente le tappe di questa curiosa storia.
Di umili origini, il talentuoso e schivo Jože Plečnik lasciò Lubiana poco meno che trentenne alla volta di Vienna, entrando quasi immediatamente nell’atelier del grande Otto Wagner, presso il quale lavorò per un decennio conquistando una certa fama. Tra gli insegnamenti del maestro lo colpì l’idea che la figura dell’architetto avesse dovuto riappropriarsi di quanto le era stato strappato dal potere degli ingegneri. Da qui deriva il suo considerare ogni minimo elemento costituente l’ambiente umano degno dell’amore e dell’attenzione dell’architetto, delineandone una figura di
multiforme ingegno. Questo faro ne guidò l’intera carriera e fece sì che il giovane Plečnik fosse tra i pionieri del nuovo modo di concepire l’industrial design. La crescente avversione nei confronti degli slavi, ma soprattutto le dure critiche mosse nei confronti del suo progetto per la Heiliggeistkirche a Vienna lo indussero a lasciare la città, seppur a malincuore, nel 1911. Sebbene la sua fama lo avesse preceduto a Praga, egli ebbe profonde perplessità in merito ad un trasferimento a seguito dell’invito dell’amico Jan Kotěra presso la Škola pro
Castello di Praga - Giardino Na Baště / Prague Castle - Garden Na Baště
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Although his fame had preceded him in Prague, he had deep misgivings about moving following the call from his friend Jan Kotěra at the Škola pro dekorativní architekturu, being frightened both by his poor knowledge of the language and the conviction of not being a good teacher. Plečnik arrived in
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dekorativní architekturu, spaventato sia dalla sua scarsa conoscenza della lingua che dalla convinzione di non essere un buon insegnante. Plečnik giunse a Praga tentennante, ma prevedendo un suo ripensamento, Kotěra lo “incastrò” avendogli già procurato un frac ed un appuntamento con il ministro dell’istruzione. Plečnik intraprese a Praga la sua carriera di insegnante applicandovisi con meticolosa dedizione, come si evince dai carteggi con gli allievi, senza ricevere alcuna commessa per un decennio. L’anno 1920 fu per Plečnik un anno tormentato, poiché temeva di andare incontro alla propria “morte artistica” per aver accettato un incarico da docente al Politecnico di Lubiana. Tuttavia, nel novembre dello stesso anno, dopo alcuni suoi rifiuti, fu nominato Architetto del Castello dal presidente Masaryk. Dalle biografie Plečnik emerge quale personaggio portato all’isolamento,
pronto ad accogliere come cliente solo chi sapeva dimostrargli di riporre in lui piena fiducia. Scelti quasi per affinità elettiva, costoro erano ripagati dall’avere a completa disposizione il suo talento ed il suo sapere pronti ad applicarsi al progetto con devota passione. Ciò avvenne nella sua forma più perfetta nell’intesa che ebbe con il presidente Masaryk ed Alice, fondata su comuni ideali ed intenti. Gli Asburgo avevano lasciato il castello in una situazione di abbandono e l’incarico di riportarlo al lustro confacente ad un monumento nazionale prospettava a Plečnik una gigantesca mole di lavoro comprendente i temi più disparati: dagli interni ai giardini, dal restauro al progetto di nuovi monumenti, fino alla sistemazione degli scavi archeologici. Si narrano molti aneddoti sulla realizzazione di queste opere, ognuna delle quali era per Plečnik come la singola pennellata di un
Prague hesitant, but having expected him to rethink it over, Kotěra “trapped” him by having already procured a tailcoat and a meeting with the minister of education. Plečnik undertook his teaching career in Prague by applying himself with meticulous dedication, as was evident from the correspondence with students, but without receiving any commission for a decade. The year 1920 was a turbulent year for Plečnik, because he was afraid of heading towards his “artistic death” for having accepted an appointment as professor at the Polytechnical University of Ljubljana. However, in November that year, after several rejections, he was appointed architect of the Castle by President Masaryk. From Plečnik biographies, a character emerges of a man led to isolation, only ready to welcome you as a customer if you were able to display full confidence in him. Chosen almost due to elective affinity, they were rewarded by having his talent and knowledge at their disposal, which he was ready to apply
to the project with devout passion. This happened in its most perfect form on the understanding he had with President Masaryk and Alice, based on shared ideals and intentions. The Habsburgs had left the castle in a situation of abandonment, and the task of bringing it back to the luster worthy of a national monument presented Plečnik with an enormous amount of work which included the most diverse subjects: from the interior to the gardens, from the restoration project of new monuments, to the arrangement of the archaeological excavations. Many anecdotes have been told about the creation of these works, each of which for Plečnik was like the single brush stroke of a large fresco, but also cause for concern. Without scratching the strength of the tradition that the entire complex contains in itself, Hradčany was progressively shaped by Plečnik with skilful personal and recognizable “touches”, without ever sticking to a precise program or theory.
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grande affresco, ma anche fonte di preoccupazione. Senza scalfire la forza della tradizione che l’intero complesso racchiude in sé, Hradčany era progressivamente plasmato da Plečnik con sapienti “tocchi” personali e riconoscibili, senza mai aderire ad un preciso programma né ad una teoria. Sovente si legge che attraverso il lavoro al castello Plečnik intendeva gettare le basi per un nuovo stile, ma ai
suoi occhi ed a quelli di Tomáš e Alice Masaryk il castello stava al contempo acquisendo il valore di primo passo verso un’espressione artistica panslava – al centro quindi di una precisa prospettiva politica. Grazie ai consigli di Alice ed al presidente che lo difendeva dagli attacchi dell’opinione pubblica, Plečnik curava con minuzia ogni particolare. La giustapposizione di elementi nuovi in dialogo con le preesisten-
ze ha il preciso intento di conferire all’insieme quella monumentalità che avrebbe dovuto tendere un filo conduttore tra gli ideali del nuovo stato democratico e l’antica democrazia greca. La lungimiranza di Masaryk aveva spinto Plečnik a sviluppare un imponente piano urbanistico per collegare il castello alla parte settentrionale della città, ma l’opinione pubblica criticò duramente questa proposta.
Plečnik sentitosi sotto attacco decise di lasciare Praga nonostante gli sforzi dell’anziano Masaryk per trattenerlo; era il 1934. Un anno più tardi l’ormai ottantacinquenne Masaryk rassegnò le sue dimissioni. Sinceramente scosso da questa scelta e privato della protezione del suo “mecenate” Plečnik abbandonò l’incarico, lasciando il magnificente Hradčany nelle mani di Pavel Janák.
ideals of the new democratic state, and the ancient Greek democracy. The foresight of Masaryk had pushed Plečnik to develop an impressive city plan which would link the castle to the northern part of the city, but public opinion strongly criticized the proposal. Plečnik, feeling under attack, decided to
leave Prague despite the elder Masaryk’s efforts to keep him; it was 1934. A year later, the now eighty-year-old Masaryk resigned. Genuinely shocked by this choice and deprived of the security of his “patron” Plečnik abandoned his role, leaving the magnificent Hradčany in the hands of Pavel Janák.
Il Giardino del paradiso / Paradise Garden
Often we read that through the work on the castle Plečnik intended to lay the foundations for a new style, but in his eyes and in those of Alice and Tomáš Masaryk, the castle was simultaneously acquiring the value of a first step towards a Pan-Slavic artistic expression – thus to the centre of a clear political perspective.
Thanks to Alice’s advice and the President who defended him from public attacks, Plečnik worked in minute detail. The juxtaposition of new elements with pre-existing structures had the specific intent to give the unit the monumentality that was supposed to tighten a common thread between the
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TRIFOT, L’ULTIMA PROVOCAZIONE DI DAVID ČERNÝ
Un mostro orwelliano, che scruta i passanti, davanti alla nuova galleria “Czech Photo Centre” di Praga An Orwellian monster, peering at passers-by in front of the new Prague gallery, the “Czech Photo Centre”
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TRIFOT, THE LATEST PROVOCATION FROM DAVID ČERNÝ David Černý, il più noto e controverso artista della scena ceca, torna a stupire. Questa volta lo fa con una statua alta dodici metri e le sembianze di un gigantesco automa con molteplici occhi, installata a Praga, nel quartiere periferico di Stodůlky, in una strada pedonale, la Petržílkova. Il nome dell’opera è Trifot e qualcuno l’ha già definita “un mostro orwelliano, un inquietante Big Brother”. Coi suoi tanti occhi – bulbi enormi e in costante movimento che spuntano da obiettivi di vecchie macchine fotografiche – Trifot segue a caso i passanti, la cui immagine viene proiettata in grandi monitor collocati tutt’intorno.
“È vero, il tema è un po’ orwelliano, ma vuole essere anche un mio omaggio all’arte della fotografia, di cui sono un grande appassionato” ha dichiarato Černý, 49 anni, artista non nuovo a questo tipo di provocazioni. Sono trascorsi ormai 25 anni da quando, nella Praga post-Rivoluzione di velluto e appena liberatasi dal regime comunista, il giovanissimo David dipinge di rosa un carro armato sovietico, monumento della Seconda guerra mondiale ma anche simbolo dei tanti anni di dittatura comunista. Alla ribalta internazionale torna nel 2009, quando a Bruxelles – in occasione del semestre ceco di presiden-
David Černý, the most famous and controversial artist of the Czech art scene, has amazed us again. This time he has done so with a twelve metre high statue with the appearance of a giant multi-eyed robot, installed in Prague, in the suburb of Stodůlky, on Petržílkova pedestrian street. The name of the work is Trifot and someone has already defined as “an Orwellian monster, a disturbing Big Brother”. With its many eyes, huge constantly moving bulbs that observe from the lenses of old cameras, Trifot follows random passersby, whose image is projected on large monitors placed all around it.
“It’s true, the theme is a little Orwellian, but I also want it to be my tribute to the art of photography, of which I am a big fan”, said the forty-nine-year old Černý, an artist not new to this kind of provocation. By now 25 years have passed since when during the aftermath of the Velvet Revolution and having been freed from the communist regime, young David painted a Soviet tank pink, which had been a monument of World War II, but also a symbol of the many years of communist dictatorship. He returned to the international spotlight in 2009, when in Brussels – on
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Il dito medio verso il Castello, nel 2013 / The middle finger pointed towards the Castle, in 2013
za della Unione Europea – presenta Entropa, una scultura ironica sugli stereotipi di ciascun paese dell’Unione Europea, oggetto di polemiche e proteste diplomatiche per il suo tono dissacrante. Poi ancora nel 2013, quando Černý, in una chiatta ancorata sulla Moldava, solleva un dito medio alto dieci metri verso il Castello di Praga, segno inequivocabile di protesta contro il degrado della politica nazionale. All’artista contemporaneo ceco più dissacrante la Dsc Gallery di Praga ha dedicato a novembre la mostra Black Hole, con la presentazione delle sue opere più recenti, alcune delle quali esibite per la prima volta. (Gus) Il carro armato sovietico dipinto di rosa nel 1991 (in alto) e la scultura Entropa, del 2009 (a destra) / The Soviet tank painted pink in 1991 (above) and the sculpture Entropa (on the right)
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the occasion of the Czech presidency of the European Union, he presented Entropa, an ironic sculpture on stereotypes of each EU country, the subject of much controversy and diplomatic protests for its irreverent tone. Černý caused a stir again in 2013, when he placed a ten meters high middle finger on a barge anchored on the Vltava, directed to the Prague Castle to which it was facing, an unmistakable sign of protest against the deterioration of national politics. The most sacrilegious contemporary Czech artist has had an exhibition dedicated to his work by the DSC Gallery in Prague called Black Hole, with a presentation of his most recent works, some of which were previously unseen. (Gus)
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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES
di Mauro Ruggiero
A Praga la prima de “La clemenza di Tito” In Prague, “The clemency of Titus” première 225 ANNI FA 225 YEARS AGO
Era la sera del 6 settembre 1791, e a Praga si festeggiava l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia. In tale occasione, presso la sede del Teatro degli Stati (Stavovské divadlo), si tenne la prima rappresentazione de “La clemenza di Tito”, opera in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, classificata come K 621 del Catalogo Köchel. L’opera costituisce l’ultimo lavoro teatrale del genio austriaco e fu musicata su libretto di Caterino Mazzolà, a sua volta basato su un melodramma del 1734 di Pietro Metastasio. La regia della rappresentazione fu affidata a Domenico Guardasoni, impresario del Teatro praghese, ma nonostante l’attesa la risposta del pubblico fu piuttosto fredda. Pare che la stessa moglie di Leopoldo, Maria Luisa di Borbone, criticò fortemente l’opera che, in effetti, si distaccava molto dallo scritto originale del Metastasio che la compose, nel 1734, in occasione dell’onomastico dell‘imperatore Carlo VI e che riscosse un enorme successo. La trama racconta la storia dell’Imperatore romano Tito che, scoprendo i traditori di una congiura, con un atto di clemenza inaspettato li perdona.
It was the evening of September 6, 1791, and in Prague, they were celebrating the coronation of Leopold II as King of Bohemia. On that occasion, at the Estates Theatre (Stavovské divadlo),the first performance of “The clemency of Titus” was staged, an opera in two Acts by Wolfgang Amadeus Mozart, classified as K 621 in the Köchel catalogue. It was the last theatrical work of the Austrian genius and was set to music in a libretto by Caterino Mazzolà, and that in turn, was based on a 1734 opera by Pietro Metastasio. The direction of the performance was entrusted to Domenico Guardasoni, impresario of the Prague theatre, but despite expectations, public response was rather cold. It seems that the even Leopold’s wife, Maria Luisa of Bourbon, also strongly opposed the work, which was in fact, somewhat removed from Metastasio’s original written work, composed in 1734, for the name day anniversary of Emperor Charles VI and which was a great success. The plot tells the story of the Roman Emperor Titus who, after exposing the traitors of a conspiracy, and as an act of clemency, unexpectedly decides to forgive them.
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L’incoronazione di Ferdinando, ultimo re di Boemia The coronation of Ferdinand, the last king of Bohemia 180 ANNI FA 180 YEARS AGO
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Ferdinando Carlo Leopoldo Giuseppe Francesco Marcellino d’Asburgo-Lorena (1793 –1875), fu imperatore d‘Austria e re d’Ungheria dal 1835 al 1848 con il nome di Ferdinando V, e il 7 settembre 1836 ricevette anche la corona di Boemia a Praga. Figlio di Francesco I d’Austria e di Maria Teresa di Borbone, il giovane Ferdinando ebbe presto problemi di salute che non gli permisero di acquisire un’educazione appropriata a quelli che sarebbero stati i suoi incarichi futuri. A causa delle sue condizioni fisiche e del suo carattere, Ferdinando venne escluso dal prendere decisioni importanti nonostante fosse membro del Consiglio di stato fin dal 1829, e anche in occasione della sua incoronazione non mancarono forti polemiche. Nel 1848, l’anno delle rivoluzioni e della insurrezione di Vienna, con le dimissioni di Metternich dalla carica di primo ministro dell’Impero, anche Ferdinando decise di abdicare in favore del nipote Francesco Giuseppe. Trascorse il resto della sua vita nel Castello di Praga, con frequenti soggiorni anche nelle residenze di Ploskovice e Zákupy in Boemia. Morì nel 1875.
Ferdinand Charles Leopold Joseph Francis Marcelin of Habsburg-Lorraine (1793 – 1875), was emperor of Austria and king of Hungary from 1835 to 1848 under the name of Ferdinand V, and in Prague on September 7, 1836 also received the crown of Bohemia. Son of Francis I of Austria and Maria Theresa of Bourbon, the young Ferdinand was soon affected by health issues, that prevented him from acquiring a proper education that would have enabled him to deal with his future assignments. Because of his physical condition and character, however, Ferdinand was excluded from important decisions, even if he was a member of the State Council and had been so since 1829. His coronation also caused much controversy. In 1848, the year of the revolutions, the Vienna insurrection and resignation of Metternich from the post of Prime Minister of the Empire, Ferdinand decided to abdicate in favour of his nephew Franz Joseph. He then spent the rest of his life at the Prague Castle, with frequent stays at the Ploskovice and Zákupy residences in Bohemia. He died in 1875.
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storia history
Veniva aperto lo Zoo di Praga The Prague zoo was opened 85 ANNI FA 85 YEARS AGO
Nasceva Václav Havel Václav Havel was born 80 ANNI FA 80 YEARS AGO
Fondato il 28 settembre del 1931, il Giardino Zoologico di Praga, secondo un’indagine del 2015, è considerato il quarto giardino zoologico migliore del mondo. Lo zoo praghese è la seconda attrazione turistica della Repubblica Ceca per numero annuo di visitatori, seconda soltanto al Castello di Praga ed è attualmente diviso in 12 padiglioni dove è possibile ammirare numerose specie di animali provenienti dai cinque continenti. L’idea di creare un giardino zoologico a Praga risale al 1881, quando il conte Sweerts-Spork pubblicò una lettera aperta su un giornale del tempo promuovendo l’idea. Nel 1891 fu costituito un comitato per la realizzazione del progetto e, nel 1922, l’industriale Alois Svoboda donò un terreno situato nella zona di Troja perché servisse alla costruzione degli edifici necessari. Negli anni successivi cominciarono ad arrivare i primi animali, molti donati da circhi, e i lavori di preparazione seguirono a ritmo sostenuto finché, il 28 settembre del 1931, sebbene ancora non completato, il Giardino zoologico di Praga aprì al pubblico dei visitatori.
Founded on September 28, 1931, the Zoological Garden in Prague, according to a 2015 survey, is considered the fourth best zoo in the world. The Prague zoo is the second most famous tourist attraction in the Czech Republic for the number of visitors per year, second only to the Prague Castle and is currently divided into 12 pavilions, where visitors can see various species of animals from the five continents. The idea of creating a zoological garden in Prague dates to 1881, when Count Sweerts-Spork published an open letter in a newspaper of the time, to promote the idea. In 1891, a committee was set up for the project, and in 1922, the industrialist, Alois Svoboda donated a piece of land in the area of Troja for the construction of the necessary buildings. In the years that followed, the first animals were introduced, many of which, donated by circuses, and the preparation work continued at a fast pace until September 28, 1931 when, although not yet completed, the Prague Zoological garden was opened to the public.
Nato a Praga il 5 ottobre del 1936, Václav Havel è stato, per il popolo ceco, l’uomo simbolo della libertà ritrovata dopo gli anni del regime. Ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica Ceca, Havel è stato anche un artista, scrittore, drammaturgo e poeta le cui opere sono molto apprezzate e rappresentate non solo sul territorio nazionale. Dopo gli avvenimenti del 1968, al giovane Václav fu impedito di fare teatro e questi iniziò la sua attività politica che vide la pubblicazione del famoso manifesto di dissenso e opposizione al socialismo reale: “Charta 77” per il quale venne incriminato e incarcerato per 5 anni. Teorico del “Post-totalitarismo” e sostenitore della non violenza, Havel è stato il leader indiscusso della Rivoluzione di Velluto del 1989, sempre contrario alla divisione della Cecoslovacchia in due nazioni distinte. Nel corso della sua attività politica sostenne sempre posizioni filo occidentali e fu fautore dell’entrata della Repubblica Ceca nella Nato e nella Ue. È morto il 18 dicembre del 2011.
Born in Prague on October 5, 1936, Václav Havel is, for the Czech population, the symbol of a regained freedom after the years of the regime. The last president of Czechoslovakia and first president of the Czech Republic, Havel was also an artist, writer, playwright and poet, whose work is greatly appreciated in this Country as well as abroad. After the events of 1968, the young Václav was banned from doing theatrical work, so he started his political activity, which led to the publication of the famous manifesto of dissent and opposition to Real Socialism: “Charter 77”, for which he was indicted and jailed for five years. A theoretician of “Post-totalitarianism” and advocate of non-violence, Havel was the undisputed leader of the Velvet Revolution of 1989, steadfast in his opposition to the division of Czechoslovakia into two separate nations. Throughout the course of his political activityhe supported Pro-Western positions and actively promoted the Czech Republic’s entry into NATO and the EU. He died on December 18, 2011.
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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS
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di Mauro Ruggiero
Pat Butcher è un giornalista sportivo britannico, produttore televisivo, scrittore e commentatore esperto di atletica e di corsa in particolare, con alle spalle oltre 30 anni di esperienza. La sua ultima fatica letteraria è il libro, composto da 64 brevi saggi, “Quicksilver: The Mercurial Emil Zátopek” che racconta la storia dell’atleta cecoslovacco leggenda del mezzofondo e della maratona. Butcher conobbe personalmente Zátopek e, per scrivere questa nuova biografia sull’atleta, ha passato molto tempo in Cechia incontrando persone che furono vicine al campione in vari momenti della sua vita, soprattutto la moglie Dana. La presentazione del libro si è tenuta presso la sede praghese del RunCzech e, in tale occasione, l’autore e Carlo Capalbo, ideatore della Maratona di Praga, si sono recati insieme dalla vedova novantaquattrenne di Zátopek, ex campionessa olimpica nel lancio del giavellotto, temporaneamente in ospedale a causa di una frattura, per regalarle una copia del libro.
Pat Butcher is a British sports journalist, television producer, writer and an expert athletics commentator, particularly running, with over 30 years of experience. His latest literary work is a book consisting of 64 short essays, „Quicksilver: The Mercurial Emil Zátopek“, which tells the story of the Czechoslovakian athlete, the middle-distance and marathon legend. Butcher knew Zátopek personally, and in order to write this new biography on the athlete, he spent a long time in Czech Republic to meet those who were closest to the champion during his lifetime, in particular, his wife Dana. The presentation of the book took place at the Prague RunCzech centre and, on that occasion, both the author and Carlo Capalbo – creator of the Prague Marathon – took the opportunity to visit the ninety-four year-old widow of Zátopek, the former Olympic champion javelin thrower, who was temporarily in hospital because of a fracture, in order to give her a copy of the book.
Pat Butcher, Quicksilver: The Mercurial Emil Zátopek, Globerunner Productions: 2016, 209 pp.
Pat Butcher, Quicksilver: The Mercurial Emil Zátopek, Globerunner Productions: 2016, 209 pp.
Se si facesse uno studio su quali sono le città predilette dagli scrittori per ambientare i propri romanzi, Praga sarebbe di certo ai primissimi posti. E così anche Maurizio Zarino ha ceduto al fascino e alla magia che questa città esercita sui narratori di tutti i tempi e i luoghi. “Il burattinaio di Praga” racconta la storia di Enrico Innocenti, uno scrittore di origini italo-ceche, misantropo e misogino, che dopo un promettente esordio perde ogni stimolo, lasciandosi andare a un’indolente carriera priva di qualsiasi ambizione e a una dissoluta vita privata. Tutto sembra cambiare quando riceve da un ammiratore un dono, un dipinto, che risveglierà in lui la passione sopita, oltre a primordiali istinti che riverserà su Chiara, l’unica donna in grado di preservare in lui una parvenza d’umanità. Costretto a frequentare una psicologa per evitare la prigione, Enrico tenterà di scavare nel proprio passato e scoprirà un nesso tra il dono ricevuto e il padre, morto trent’anni prima. In cerca di risposte, partirà per Praga dove verrà travolto da un passato cinico e prepotente.
If you were to carryout a survey on a writer’s favourite city, as a setting for their novels, Prague would certainly come out among the first. Maurizio Zarino, too, has succumbed to the charm and magic that this city conveys on the storytellers of all times and places. „Il burattinaio di Praga“ (The Prague puppeteer) tells the story of Enrico Innocenti, a misanthropic and misogynistic writer of Italian-Czech origin who, after a promising debut, loses his enthusiasm and marks the beginning of an indolent career and a dissolute private life, that is void of any form of ambition. However, everything seems to change when he receives a painting – as a present – from an admirer, that will reawaken his dormant passions and reinvigorate his primal instincts, that he will lavish on Chiara, the only woman able to preserve in him a semblance of humanity. Compelled to attend a psychologistto avoid being sent to prison, Henry attemptsto dig into his past and discovers a connection between the present he has received and his own father, who had died thirty years before. In search of an answer, he leaves for Prague, where he will be overwhelmed by a cynical and arrogant past.
Maurizio Zarino, Il burattinaio di Praga, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2015, 232 pp.
Maurizio Zarino, Il burattinaio di Praga, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2015, 232 pp.
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cultura culture
Timm Rautert è un fotografo tedesco, classe 1941, ed ex docente presso l’Accademia di Arti Visive dell’Università di Lipsia, con alle spalle molte mostre internazionali e progetti fotografici. Rautert incontrò il famoso fotografo cecoslovacco, Josef Sudek, nella primavera del 1967, nel corso di un soggiorno di studi nella capitale ceca. Il giovane studente tedesco e il famoso fotografo 71enne, uomo di indole docile e stile di vita modesto, strinsero da subito un rapporto di amicizia che permise a Rautert di fotografare l’artista nel suo studio, in momenti di vita privata e di accompagnarlo spesso nelle sue passeggiate praghesi in cerca di ispirazione e soggetti. Pubblicato per la prima volta nel 2008, e adesso arricchito e riedito, il libro di Rautert vuole essere una cronaca della personalità affascinante del fotografo e dei luoghi nel periodo immediatamente precedente la “Primavera di Praga”. Il libro contiene 42 fotografie in bianco e nero, e un saggio dell’autore.
Timm Rautert is a German photographer, born in 1941, and former professor at the Academy of Visual Arts at the University of Leipzig, with many international exhibitions and photo projects to his credit. Rautert met the famous Czechoslovakian photographer Josef Sudek, in the spring of 1967, during a study period in the Czech capital. The young German student and the famous 71 year-old photographer, a gentle-natured man with a modest lifestyle, soon became friends. This gave Rautert the opportunity to photograph the artist in his studio, during various moments of his private lifeandoften accompanied him during his walks around Prague, in search of inspiration and subjects. Published for the first time in 2008, and now enriched in a new edition, Rautert’s book wishes to be a chronicle on the fascinating personality of the photographer, as well as ofthe places of the period just before the „Prague Spring“. The book contains 42 black and white photographs and an essay by the author.
Timm Rautert, Josef Sudek, Prag 1967, Steidl International Photography: 2016, 96 pp.
Timm Rautert, Josef Sudek, Prag 1967, Steidl International Photography: 2016, 96 pp.
Come sarebbe Praga senza la Vltava? Difficile immaginarlo. Fin dalla sua fondazione come città, il ritmo di Praga è stato scandito, nel bene e nel male, dallo scorrere delle acque di questo fiume celebrato da scrittori e musicisti, e che è da sempre uno dei simboli più importanti di questo luogo. Questo libro squisitamente illustrato racconta la storia della città e del suo Fiume narrandone le trasformazioni avvenute nel corso del tempo, focalizzandosi soprattutto sul XIX secolo, periodo in cui le rive della Vltava divennero protagoniste della vita sociale della città, offrendo eleganti passeggiate sulle strade adornate da veri e propri gioielli di architettura, appositamente costruite per favorire la vita sociale dei suoi abitanti, i trasporti e il commercio. Il libro, oltre alle immagini di diversi periodi storici, raccoglie mappe e altri documenti che testimoniano lo stretto rapporto tra Praga e la Vltava, ieri come oggi un binomio indissolubile che non smette di affascinare chiunque si soffermi, anche solo per un attimo, a cogliere l’incanto di questo luogo straordinario.
What would Prague be like without the Vltava? It is difficult to imagine. Ever since its foundation as a city, the pace of the city has been set, for better or for worse, by the flow of its river, celebrated by writers and musicians and that has always been one of the most important symbols of this place. This exquisitely illustrated book tells the story of the city and its river, narrating the changes that have taken place over the years, focusing in particular on the nineteenth century, a period in which the banks of the Vltava were the real protagonists of the city’s social life, with walks along its elegant streets, adorned with real jewels of architecture, purposely built to stimulate the social life of its inhabitants, its transport and trade. Besides the images on the different historical periods, the book includes maps and other documentation that testify the close relationship between Prague and the Vltava, and of the past and present, as an inseparable combination, that never fails to fascinate anyone who stops by, even if only for a short moment, to grasp the charm of this extraordinary place.
Kateřina Bečková, Prague: A City and its River, University of Chicago Press: 2016, 200 pp.
Kateřina Bečková, Prague: A City and its River, University of Chicago Press: 2016, 200 pp.
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IL LAVORO IN POSA. LA COLLEZIONE FERRARINI-NICOLI LABOUR IN POSE. THE FERRARINI-NICOLI COLLECTION Una grande raccolta di opere del Realismo Socialista presto in mostra al castello di Bardi, in provincia di Parma. Quando l‘arte volle glorificare il lavoratore di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
A large collection of Socialist Realism artistic works will soon be on display at the Bardi castle, in the province of Parma. When art intended to glorify the worker
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Jaromír Schoř, “Cavatori di pietre” 1950-1960, olio su tela / Jaromír Schoř, “Quarrymen”, 1950-1960, oil on canvas
“It was 1995. I had opened my company in Prague a few years before, and for some time, I had taken up buying artistic objects and antiques: I started with postcards and then went on to paintings”. It was in a second-hand dealershop in Prague, oppressed for decades by communism, that the Ferrarini-Nicoli collection story began, in an antik cellar in Korunní street. Vit-
torio Ferrarini recalls: “As I often did then, one day I went out searching for a few art objects to buy. My painstaking research led me straight into the basement of an antiques dealer who, reluctantly and almost with a certain amount of contempt, started dusting a large 1937 canvas right in front of my eyes: a painting signed by the artist Josef Štolovský, that depicted the
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interior of a foundry. I had never seen anything like it before, and it struck me as a revelation”. Štolovský’s painting is a glimpse into the “inflamed bowels” of a Czechoslovak factory: the workers, as moving shadows, are standing around and in front of the machines and furnaces that emerge from the dark background. The painting is as incandescent as the molten
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“Era il 1995. Avevo aperto l’azienda a Praga da un paio d’anni e da qualche tempo mi interessavo all’acquisto di oggetti d’arte e d’antiquariato: ho iniziato con le cartoline e le cornici, poi sono arrivate le tele”. È nei robivecchi di una Praga ancora sfinita da decenni di comunismo che comincia la storia della collezione Ferrarini-Nicoli: nello scantinato di un antik sulla via Korunní. Racconta Vittorio Ferrarini: “Un giorno, come mi succedeva spesso allora, ero a caccia d’oggetti d’arte da acquistare. La mia ricerca attenta mi ha portato dritto nel sottoscala di un antiquario che, malvolentieri, e quasi con disprezzo, mi ha spolverato davanti agli occhi una grande tela del 1937: un’opera firmata del pittore Josef Štolovský che raffigurava l’interno di una fonderia. Non avevo mai visto qualcosa del genere, fu come un’illuminazione”. Il quadro di Štolovský è uno squarcio nel ventre infiammato
di una fabbrica cecoslovacca: gli operai come ombre indaffarate stanno intorno, di fronte alle macchine e ai forni che emergono dal nero di fondo. La pittura è incandescente come i materiali in fusione. È quest’immagine magmatica, di industria pesante, che inaugura la collezione FerrariniNicoli, un insieme unico di opere d’arte che, ventun anni dopo, conta 150 dipinti, 40 sculture e 50 manifesti. Il tema è unico: il lavoro. Dalla fabbrica ai campi, passando per le miniere, tutti gli artisti testimoniano della durezza e della nobiltà di questa attività umana. Diverse opere di questa collezione sono state dipinte durante il cosiddetto “Realismo Socialista”, tra il 1948 e il 1958, ma che artisticamente durò fino alla fine degli anni ‘70. Un periodo doloroso per la Cecoslovacchia: quello del regime comunista al potere. Decenni in cui l’arte è vassalla dell’ideologia di Stato e la cui ispira-
Vittorio Ferrarini e un dipinto di Josef Štolovský (“Interno di fonderia”, 1920-1930, olio su tela), la prima opera del Realismo Socialista da lui trovata in un “antik” praghese / Vittorio Ferrarini and a painting by Josef Štolovský (“Interior of the foundry”, 1920-1930, oil on canvas), the first work of Socialist Realism that he found in a Prague’s “antik”
material. It is this magmatic image of a heavy industry that inaugurates the Ferrarini-Nicoli collection, a unique set of works of art, that twenty years later, consist of 150 paintings, 40 sculptures and 50 posters. The theme is focuses on labour. From the factories to the fields, passing through the mines, the artists bear witness to the hardship and nobility of man’s activity. Several
works in this collection were painted during the so-called “Socialist Realism” period, between 1948 and 1958, that from an artistic point of view, lasted until the late 1970s. A painful period for Czechoslovakia: that of the Communist regime. Decades in which art was subject to State ideology, and whose inspiration for the subjects and their treatment arrived directly from
zione per i soggetti e il loro trattamento viene direttamente dall’Unione Sovietica. E sovietico è il grigiore grave e vaporoso che avvolge certe infrastrutture e fabbriche raffigurate in queste tele: si pensi al Cementificio
di August Bedřich Tkaczyk del 1950 o alla Costruzione dello stadio di Praga di Adolf A. Zahel del 1954. Giovanni Sciola, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, spiega che in questo periodo „secondo i dettami del
the Soviet Union. And Soviet is also the harsh and vaporous greyness that envelopes certain structures and factories depicted in the paintings: consider the Cement Works by August Bedřich Tkaczyk in 1950 or the Construction of the Prague stadium by Adolf A. Zahel of 1954. Giovanni Sciola, director of the Italian Institute of Culture in Prague explains that in that period, „according to the dictates of Marxism, art had to be accessible to the masses and play a real social role. Its main function: to bring artistic expression closer to the culture of the proletarian classes and celebrate socialist progress“. Everything had to appear as a celebration of the worker: the factory worker, the farmer and the miner are
all archetypes, “workers” that are useful in representing a new efficient and Sovietized society. The Ferrarini-Nicoli collection prevented a good number of these works from being lost. Vittorio Ferrarini recalls: „Many of these types of artistic works, paintings, sculptures and posters were destroyed by the population after the fall of the Berlin Wall, and during the subsequent departure of the Russians from Czechoslovak territory. It was a spontaneous reaction, a sort of desire to do away with a long and sad period of their lives. Years spent under a regime and dictatorship. Those who were in Czechoslovakia during that period, between 1989 and 1990, told me it was quite easy to find this type of paintings and sculptures
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marxismo, l’arte doveva essere accessibile alle masse ed avere una concreta utilità sociale. La funzione principale: avvicinare l’espressione artistica alla cultura delle classi proletarie e celebrare il progresso socialista“. Tutto doveva passare per una celebrazione del lavoratore: l’operaio, il con-
tadino, il minatore, sono tutti gli archetipi, “operai” utili a rappresentare una società nuova, sovietizzata e efficiente. La collezione Ferrarini-Nicoli ha permesso che un buon numero di queste opere non andassero disperse. Ricorda Vittorio Ferrarini: „Moltissime opere di questo genere, quadri, scul-
ture, manifesti, furono distrutti dalla popolazione dopo la caduta del muro di Berlino e il conseguente abbandono dei russi dal territorio cecoslovacco. Fu una reazione naturale come a volere cancellare un lungo, triste periodo della loro vita. Anni di regime e dittatura. Chi era in Cecoslovacchia
that had been thrown away by the side of the road“. And it is also for this reason that the collector does not conceal his pride in front of these works from the past that he was able to find. Aware that he has
preserved a fragment of contemporary history, Ferrarini is also conscious of the painful historical reality that produced this kind of art “perhaps it is still too painful and close in time for those who have personally experienced it”,
such as Oldřich Lomecký, the municipal mayor of Prague 1 who – to the word art – prefers the expression “artistic perversion” and remembers how, on the homeland, the art of Socialist Realism was contemptuously referred to
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Josef Štolovský, “Esterno di fonderia”, 1915-1925, olio su tela / Josef Štolovský, “Exterior of the foundry”, 1915-1925, oil on canvas
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in quegli anni, tra il 1989 e il 1990, mi disse che non era difficile trovare, gettati per strada, quadri e sculture distrutte“. Anche per questo motivo il collezionista non nasconde la fierezza di fronte alle opere riportate alla luce nel corso degli anni. Consapevole di avere preservato uno spaccato di storia contemporanea cecoslovacca, Ferrarini resta lucido sulla dolorosa realtà storica che ha prodotto quest’arte, “forse ancora troppo dolorosa e vicina per chi l’ha vissuta personalmente”. Come Oldřich Lomecký, sindaco della municipalità di Praga 1, che alla parola arte preferisce l’espressione “perversione artistica” e ricorda come in patria l’arte del Realismo Socialista veniva apostrofata con disprezzo “sorela” o “socrel”, dalle iniziali delle parole ceche socialistický realismus. Dietro l’utopia di queste opere si cela una realtà ben diversa: fatta di privazioni e mancanza di libertà. Tuttavia lo stesso Lomecký riconosce il merito di questa importante collezione: essere memoria storica, monito piuttosto, perché questo periodo della storia as “sorela” or “socrel”, the initials to the Czech words socialistický realismus. Behind the utopia of these works lies a very different reality: made of deprivation and lack of freedom. However, Lomecký acknowledges the merit of this important collection: a historical memory, or rather a sort of warning to make sure this contemporary period of Czechoslovak history does not repeat itself a second time. Political considerations aside, it should be remembered that not all of these paintings and sculptures belong to the communist era and that they speak primarily of man’s toil in rural and industrialized cities. In the stone quarries by Jaromír Schoř, the characters seem carved in the material they are working on: their bodies are broken lines that identify them to the extraction material, which they move with great effort. There is the outstanding
contemporanea cecoslovacca non si ripeta una seconda volta. Considerazioni politiche a parte, restano quadri e sculture che, è bene ricordarlo, non datano tutte del periodo comunista e parlano in primo luogo del duro lavoro dell’uomo nelle campagne e nelle città industrializzate.
Nelle cave di pietra di Jaromír Schoř i personaggi sembrano intagliati nella materia che lavorano: i loro corpi sono linee spezzate che li identificano al materiale di estrazione che spostano a fatica. C’è l’impressionante Fonditore del 1922 di Jan Václavík, dove il lavoratore è un concentrato di linee
Adolf Mayerl, “Il fabbro”, scultura datata 1910-1920 / Adolf Mayerl, “The blacksmith”, sculpture dated 1910-1920
The Founder by Jan Václavík (1922), where the worker is a concentration of force lines that stretch brightly coloured spots. Josef Štolovský, with his foundries and factory workers involved in the melting process, reveal the “boil-
ing bowels” of heavy industries. However, there is a host of other artists that preferred to explore agricultural work: among them are Václav Trefil, Vojtěch Hynek Popelka or Alena Čermáková, the only woman artist in the collec-
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di forza che tendono macchie di colore vivo. Josef Štolovský, con le sue fonderie e i suoi operai impegnati nelle fusioni, svela le budella bollenti dell’industria pesante. In più, c’è una schiera di altri artisti che hanno preferito esplorare il lavoro agricolo: tra questi Václav Trefil, Vojtěch Hynek Popelka oppure l’unica pittrice donna della collezione, Alena Čermáková. Se il lavoro agreste è già dal XIX secolo un soggetto esplorato da diversi artisti prestigiosi, basti pensare a diverse tavole firmate da Gustave Courbet, questa tematica è legata a filo doppio anche con la biografia di Vittorio Ferrarini, che dall’inizio ha cercato e acquistato „quasi ossessivamente“ opere raffiguranti il lavoro. „Io ho sempre dipinto. E sempre dipinto paesaggi contadini. Dipinto la terra. I miei genitori erano contadini e fino al diploma ho lavorato nei campi. Ho condiviso con loro questo duro lavoro. Questa cosa mi deve essere rimasta attaccata addosso, per questo ho voluto collezionare queste opere“. Certo è che quest’arte, e questa collezione, hanno superato con gli anni tion. If rural work is a subject that has already been explored by various prestigious artists in the nineteenth century, it is sufficient to consider several paintings signed by Gustave Courbet. This theme is also closely bound to the biography of Vittorio Ferrarini, who from the beginning, searched for and bought „almost obsessively“ paintings depicting the subject of labour. „I have always painted it. I have always painted farm landscapes and the land. My parents were farmers, and until my graduation, I used to work on the fields. I shared with them the hard work of the fields and this feeling must have had a strong influence on me – and that is why I went on to collect these works of art“. What is sure is that this art and this collection has, over the years, gone beyond the horizons of a personal quest and have become an established
cultura culture
Il castello di Bardi, nei pressi di Parma / The castle of Bardi, close to Parma, Italy
Josef Schlesinger, “Vetreria”, 19401950, olio su tela / Josef Schlesinger, “Glass factory”, 1940-1950, oil on canvas
gli orizzonti di una ricerca personale per imporsi come riferimento per questo tipo di espressione artistica cecoslovacca. Sempre il collezionista parmigiano spiega: “In questi ultimi anni si è notata una significativa rivalutazione di queste opere e degli
autori sia dal punto pittorico che storico. Infatti dagli inizi del 2000 si sono tenute mostre a Praga e in Italia a conferma del crescente interesse che ha suscitato questo tipo di pittura. La prima nel 2002 al Teatro Rudolfinum di Praga. La mostra
reference for this type of Czechoslovak artistic expression. The Parma collector explains: „In recent years there has been a significant revaluation of these
works and of their authors, both from a pictorial and historical point of view. In fact, since the beginning of the year 2000, various exhibitions have been
era intitolata “Realismo Socialista Cecoslovacco”. Nel 2012 a Udine a Villa Manin nuovamente con il titolo “Realismo Socialista Cecoslovacco”. Nel 2015 a Mantova nella Casa del Mantegna “Il Realismo socialista” di un unico autore, Jaromír Schoř, dove erano presenti cinque opere della nostra collezione date in prestito”. Ma l’ultimo progetto in ordine di tempo è ancora più ambizioso: “Una esposizione permanente al castello di Bardi in provincia di Parma che aprirà a fine marzo, inizio aprile 2017. L’installazione prevede 60 quadri e 16 statue in un luogo che accoglie quasi trentamila visitatori all’anno”. Il luogo, ripensando alle parole di Ferrarini, ha una sintonia profonda con la collezione che vi sarà esposta. I campi tutt’intorno, la terra agricola, sono il luogo simbolo del duro lavoro dell’uomo, il motivo unico e profondo dell’intera collezione Ferrarini-Nicoli. held in Prague, as well as in Italy, thus confirming the growing interest that this type of painting has sparked. The first was in 2002 at the Rudolfinum Theatre in Prague. The exhibition was entitled „Czechoslovak Socialist Realism“. In 2012, in Udine at Villa Manin, again with the title „Czechoslovak Socialist Realism“. In Mantua in 2015, at Mantegna‘s house, „Socialist Realism“ by a single author, Jaromír Schoř, where five works were exhibited from a lent collection“. But the latest project, in order of time, is even more ambitious: „A permanent exhibition at the Bardi castle in the province of Parma, that will open at the end of March, early April 2017. The installation includes 60 paintings and 16 statues in a place that sees almost thirty thousand visitors a year“. The place, thinking back to the words of Ferrarini, has a profound harmony with the collection that will take place there. The fields around, the agricultural land, are the symbolic places of man’s toil, the unique and deep motive of the Ferrarini-Nicoli collection.