Novembre – Dicembre / November – December 2016
Lavoro.cz, Praga chiama Italia Lavoro.cz, Prague calls Italy
Magris: “Trieste e Praga le mie patrie” Magris: “Trieste and Prague my homelands”
Vlašská kaple, una gemma italiana nel cuore di Praga Vlašská kaple, a Italian gem in the heart of Prague
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
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www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag.
8 Il premier Sobotka si lecca le ferite e prova a ripartire Premier Sobotka licks his wounds and tries to start again
pag.
14 Lavoro.cz, Praga chiama Italia Lavoro.cz, Prague calls Italy
economia e mercato / markets and data
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19 Calendario Fiscale Tax Deadlines
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20 Praga e Fidel: c’eravamo tanto amati Praga e Fidel: c’eravamo tanto amati
pag.
26 Il mese de La Pagina
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28 Appuntamenti Events
cultura / culture
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30 Claudio Magris: “Trieste e Praga sono le mie patrie” Claudio Magris: “Trieste and Prague are my homelands”
Gruppo
@PROGETTORC
PROGETTO REPUBBLICA CECA
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Jan Kolb, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček
Novembre – Dicembre / November – December 2016
pag.
36 Vlašská kaple, una gemma italiana nel cuore di Praga Vlašská kaple, a Italian gem in the heart of Prague
pag.
44 Storaro, Praga omaggia il maestro della luce Storaro, Prague pays homage to the master of light
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58 Anniversari cechi Czech Anniversaires
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60 Novità editoriali New Publications
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62 Una corona Made in Czechia per il re della Cambogia A crown, made in Czechia, for the King of Cambodia
summary
storia history
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50 L’obelisco di Plečnik nel Castello di Praga Plečnik obelisk in the Prague Castle
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2016 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 15.12.2016 Foto di copertina / Cover Photograph Illustrazione: Praga chiama Italia Illustration: Prague calls Italy 5
editoriale
Cari lettori,
apriamo questo numero, l’ultimo del 2016, con un articolo dedicato al premier Bohuslav Sobotka e alle prossime sfide di politica interna, in apparenza impossibili, che lo atten‑ dono. Tutti gli indicatori – ad iniziare dalla debacle socialdemocratica in occasione delle recenti regionali e senatoriali – fanno pensare che il pri‑ mo ministro viaggi spedito verso un destino inevitabile, quello di perdere anche le elezioni autunnali di rinno‑ vo della Camera e di dover lasciare spazio a capo del governo ad Andrej Babiš, la cui popolarità appare invece straripante. Il tutto ovviamente salvo sorprese, perché Sobotka vorrà sicu‑ ramente confermare la sua fama di mastino politico dalle sette vite.
Dear readers,
we open this issue, the last of 2016, with an article dedicated to Prime Minister Bohuslav Sobotka, and the upcoming challenges of internal politics, seemingly impossible, which await him. All indicators, starting with the debacle of the Social Democrats during the recent regional and senatorial elections, suggest that the Prime Minister is rapidly travelling towards an inevitable fate, to lose in the autumn elections to renew the Chamber, and having to leave the space at the head of the government to Andrej Babiš, whose popularity seems rather overwhelming. All of course in the case of no surprises, because Sobotka will definitely want to confirm his reputation as a political bulldog with seven lives.
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Voltando pagina, la recente scom‑ parsa di Fidel Castro ci ha offerto lo spunto per ripercorrere le alterne vicende che caratterizzarono il suo rapporto con Praga, un tempo di grande vicinanza, poi – dopo il 1989 – di totale freddezza. Fatto sta che la Repubblica Ceca si è distinta come uno dei paesi meno disposti alle la‑ crime e alle mitizzazioni per la mor‑ te del Líder Máximo. Un altro tema che ha attirato la no‑ stra attenzione in questo numero è stata la recente iniziativa della Camera di Commercio Italo-Ceca di Praga che ha lanciato il portale web Lavoro.cz, con l’obiettivo di attira‑ re lavoratori italiani in Repubblica Ceca. Una trovata che evidenzia fra l’altro il crescente squilibrio su que‑
sto piano tra i due paesi: da una parte l’Italia, dove le opportunità scarseggiano e i giovani emigrano; dall’altra la Repubblica Ceca che è addirittura a corto di lavoratori. In primo piano una serie di altri temi, fra cui l’articolo dedicato alla storia della Vlašská kaple, uno dei simboli più significativi e preziosi della pre‑ senza italiana in Boemia, finalmente sottoposta, dopo anni di attese, a una completa opera di risanamento. Vi segnaliamo, fra gli altri argo‑ menti, le pagine sulla recente visita di Vittorio Storaro, il leggendario cinematografo italiano, tre volte premio Oscar, giunto a Praga per una lectio magistralis e una mostra di sue fotografie.
Turning the page, the recent death of Fidel Castro has offered us a chance to retrace the vicissitudes that characterized his relationship with Prague, once very close, before the total detachment following 1989. The fact is that the Czech Republic has emerged as one of the countries less prone to tears, and the mythicization for the death of the Líder Máximo. Another issue that caught our attention in this issue, was the recent initiative of the Italian-Czech Chamber of Commerce in Prague to launch the web portal Lavoro.cz, with the aim of attracting Italian workers in the Czech Republic. An inspired idea highlighting, among other things, the growing imbalance in this field between the two countries: on one
hand Italy, where opportunities are scarce and young people emigrate; on the other the Czech Republic, which at times is even short of workers. In the foreground is a number of other issues, including the article devoted to the history of Vlašská kaple, one of the most significant and precious symbols of the Italian presence in Bohemia, finally subjected, after years of waiting, to a complete restoration work. We highlight, among other topics, the pages dedicated to the recent Prague visit of Vittorio Storaro, the legendary Italian cinematographer, a three-time Oscar winner, who arrived in Prague for a lecture and an exhibition of his photographs.
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Buona lettura
Enjoy the reading
Un 2017 dalle sfide in apparenza impossibili per il premier, che proverà a evitare la disfatta elettorale socialdemocratica, fronteggiando la straripante popolarità di Babiš
SOBOTKA SI LECCA LE FERITE E PROVA A RIPARTIRE SOBOTKA LICKS HIS WOUNDS AND TRIES TO START AGAIN
di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
A year 2017 consisting of seemingly impossible challenges for the prime minister, who will try to avoid the social democrat election downfall, by facing up to the overwhelming popularity of Babiš Il primo ministro Bohuslav Sobotka / Prime Minister Bohuslav Sobotka
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politica politics
Uscito tramortito in autunno dalle elezioni regionali e per il rinnovo di un terzo del Senato, Bohuslav Sobot‑ ka, primo ministro e leader del partito Socialdemocratico, confermandosi un vero mastino politico, non ha impie‑ gato troppo tempo per leccarsi le feri‑ te e rimboccarsi le maniche. Il primo banco di prova sarà ora quello di marzo, in occasione del congresso socialdemocratico, quando dovrà ri‑
lanciare la Čssd in vista della sfida de‑ cisiva dell’autunno 2017, vale a dire le elezioni di rinnovo della Camera dei deputati. Due i “nemici” da battere: la disaffe‑ zione dell’elettorato socialdemocrati‑ co e Andrej Babiš che con il suo Movi‑ mento dei cittadini scontenti (Ano) è in testa a tutti i sondaggi. Con questi concetti ben chiari, Sobot‑ ka, già all’indomani delle elezioni di
CREDIT: ČSSD
ottobre, ha iniziato un riposiziona‑ mento politico non indifferente: da una parte con un rimpasto di gover‑ no, seppur molto piccolo e riguardan‑ te solo due ministri Čssd; dall’altro con una serie di dichiarazioni di sini‑ stra, chiedendo un aumento dei salari dei dipendenti e maggiori tasse alle grandi compagnie; da un lato ancora, con una ipotesi di riavvicinamento al presidente Miloš Zeman e infine confermandosi come un interlocutore affidabile per l’Ue nell’area centro‑ rientale dell’Europa e soprattutto nel gruppo di Visegrád. Sono queste le carte che Sobotka si sta giocando e si giocherà presumibilmente da qui fino alle elezioni dell’autunno 2017. Ma andiamo con ordine. Il premier – il cui partito secondo alcuni degli ultimi sondaggi rischia il prossimo anno di raccogliere la metà dei voti del lanciatissimo Ano del populista Babiš – ha voluto dimostrare di avere ancora salde in mano le redini del go‑ verno, attuando un mini rimpasto di governo. Dopo aver dato il benservito ai ministri di Čssd, per Sanità e Diritti umani, rispettivamente Svatopluk
Němeček e Jiří Dienstbier, ha dato avvio a un programma di colloqui tête-à-tête con ciascuno degli altri ministri, facendo il punto dei risultati sinora ottenuti e di quelli che riman‑ gono ancora da raggiungere. Non gli è riuscito l’intento di sostituire il mi‑ nistro dei Trasporti, Dan Ťok (Ano), di‑ feso da Babiš, tuttavia con questo at‑ tivismo Sobotka ha inteso dimostrare di non essere un premier dimezzato e di non volersi far mettere all’angolo dallo stesso Babiš. Subito dopo la sconfitta elettorale di ottobre Sobotka ha poi contrattacca‑ to sul piano politico, mostrandosi per esempio più propositivo sul fronte delle imposte. Ha prospettato un possibile ritorno al sistema della pro‑ gressività delle aliquote per quanto riguarda le persone fisiche, mentre sul fronte delle aziende, ha chiesto un incremento delle aliquote per le società più grandi, in primo luogo banche, operatori delle telecomuni‑ cazioni e grandi compagnie energe‑ tiche. Queste società sono spesso di proprietà straniera, quindi l’obiettivo di Sobotka è anche di contenere le
Stunned by the autumn regional elections results and for the renewal of one third of the Senate, Bohuslav Sobotka, the Prime Minister and leader of the Social Democratic Party, who has shown to be a real political “mastiff”, has not taken long to lick his wounds and roll up his sleeves. His first test-bed will be that of March, during the Social Democratic Congress, when he will need to re-launch the ČSSD party in view of the crucial challenge in autumn 2017, namely the elections for the renewal of the Chamber of Deputies. He has two “enemies” to beat: the disaffection of the Social Democratic electorate and Andrej Babiš who, with his Movement of disgruntled citizens (ANO), is ahead in all the opinion polls. With these clear concepts, just after the October elections, Sobotka started
arranging a considerable political repositioning: on the one hand with a government reshuffle, albeit very small and involving only two ČSSD ministers; on the other, with a series of leftist declarations, demanding an increase in employee salaries and higher taxes from large companies and even the possibility of a reconciliation with President Miloš Zeman and finally, confirming his role as a reliable interlocutor for the EU in Central-East Europe, especially in the Visegrád Group. These are the cards being played by Sobotka that, presumably, he will play from now till the 2017 autumn elections. But first things first. The prime minister, whose party – according to some of the latest polls runs the risk next year of gaining half the votes of the successful ANO of the populist Babiš – wanted to prove that he still has a firm hold on the
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Tutti i sondaggi gli sono avversi ma il mastino Sobotka vuole confermarsi politico dalle sette vite. Punta su lavoratori, tasse e crescita economica, cercando di confermarsi interlocutore affidabile per Bruxelles All opinion polls are adverse, but the “mastiff” Sobotka, intends to prove that he is a politician with seven lives. His focus is workers, taxes and economic growth, while trying to confirm himself as a reliable partner for Brussels
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CREDIT: VLADA.CZ
Bohuslav Sobotka incontra il vicepremier e ministro delle Finanze, Andrej Babiš / Bohuslav Sobotka meets the Deputy Prime Minister and Minister of Finance, Andrej Babiš
cifre miliardarie che se ne vanno all’e‑ stero in forma di dividendi, e fare in modo che questi soldi rimangano in Repubblica Ceca. L’obiettivo di Sobotka è evidente: ri‑ guadagnare terreno e consensi tra i tradizionali elettori socialdemocratici, promettendo meno tasse ai cittadini, migliori standard di vita e salari più alti. Su quest’ultimo fronte il premier non ha atteso molto a sferrare un colpo ad effetto: l’obiettivo di spicco e che ha fatto molto rumore è stata la catena commerciale olandese Ahold, la più grande che opera in Repubblica Ceca, con più di 17 mila dipendenti. Sobotka ha chiesto direttamente un aumento
CREDIT: VLADA.CZ
reins of the government, by carrying out a mini cabinet reshuffle. After dismissing the ČSSD ministers for Health and Human Rights, respectively Svatopluk Němeček and Jiří Dienstbier, he started a tête-à-tête programme of talks with each of the other ministers, weighing up the results gained so far and those that still remain unachieved. He has not been able to carry out his proposal to replace the Transport Minister, Dan Ťok (ANO), defended by Babiš, however, through this activism, Sobotka intended to show that he is not a diminished prime minis-
ter and that he has no intention of being cornered by Babiš. Soon after the October electoral defeat, Sobotka counterattacked politically, showing to be, for example, more proactive on the taxation issue. He also hinted at a possible return to progressive tax rates for individuals, whilst for companies, he has demanded an increase in tax rates for large enterprises, primarily banks, telecom operators and large energy companies. These companies are often foreign-owned, so Sobotka’s goal is also to contain the
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amount of billions that are sent out of the country in the form of dividends, and to make sure this money remains in the Czech Republic. Sobotka’s aim is quite clear: to regain ground and support among traditional social democratic voters, by promising lower taxes to citizens, better standards of living and higher salaries. On this last front, however, the prime minister did not wait long before delivering a sensational blow: his main target – that caused quite a stir – was the Dutch retail chain Ahold, the largest
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dei salari, per ridurre il dislivello con gli stipendi che lo stesso gruppo paga nei paesi occidentali. Ovviamente Sobotka non può obbligare Ahold, proprietaria dei supermercati Albert, ad aumentare le retribuzioni, ma la sua presa di po‑ sizione accende nuovamente i riflettori su un tema forte della campagna elet‑ torale nel Paese, dove i salari e il potere di acquisto sono ancora troppo al di sotto della media Ue. “Dobbiamo cercare di aumentare i salari, per non essere soltanto una
linea di assemblaggio a basso costo – ha dichiarato il premier dopo una riunione con i sindacati dei lavoratori e il management Ahold. – Sostengo i dipendenti Ahold, perché mi piace che si facciano sentire”. Secondo i sindacati, il personale che lavora nei supermercati Albert del‑ la Repubblica Ceca – in particolare cassieri e commessi – percepisce cir‑ ca 13.500 corone al mese, circa 500 euro, a fronte di una media nazionale stipendi di circa mille euro.
Nel riposizionamento di Sobotka fon‑ damentale sarà il sostegno che riceve‑ rà all’interno del suo stesso partito, la Čssd. Dopo lo scivolone delle elezioni in cui i Socialdemocratici hanno ottenuto soltanto due dei 27 seggi in palio, l’ap‑ puntamento di marzo per il congresso del partito vede Sobotka come unico candidato, insieme al vice, il ministro degli Interni Milan Chovanec. Quest’ultimo sta soprattutto spin‑ gendo perché Sobotka attenui i suoi contrasti con il presidente Zeman,
CREDIT: HRAD.CZ
Il presidente Miloš Zeman accoglie a Praga il presidente cinese Xi Jinping / President Miloš Zeman welcomes in Prague Chinese President Xi Jinping
operating chain in the Czech Republic, with more than 17 thousand employees. Sobotka has directly asked for an increase in salaries, in order to reduce the difference between the level of salaries that the group pays in Western countries. Obviously, Sobotka cannot oblige Ahold, the owner of the Albert supermarkets, to increase salaries, but his stance has placed the spotlight once more on a strong argument of the election campaign in the Country, where salaries and purchasing power are still far below the EU average.
“We have to try and increase salaries, to avoid just being a low-cost assembly line –the prime minister stated after a meeting with the trade unions and the management of Ahold. – I support the Ahold employees, because I appreciate the fact that they have voiced their discontent”. According to the unions, the staff at the Albert supermarkets in the Czech Republic –particularly cashiers and shop assistants – earn about 13,500 crowns a month, around 500 euro, compared to a national average salary of about one thousand euro.
In Sobotka’s repositioning, fundamentally important is the amount of support he will receive from within his own party, the ČSSD. After the election slip in which the Social Democrats gained only two of the 27 seats at stake, the March congress party meeting sees Sobotka as sole candidate, together with the deputy chairman, Interior Minister Milan Chovanec. The latter is pressing, above all, for Sobotka to attenuate his contrasts with President Zeman, also indicating the possibility that the Social Democratic
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prospettando anche la possibilità che il partito socialdemocratico appoggi l’attuale capo dello stato nel caso dovesse ricandidarsi per il 2018. “Il nostro avversario è Andrej Babiš. Non possiamo permetterci un altro fronte con il Castello” ha dichiarato il titolare degli Interni, cercando di mettere la parola fine alla polemiche di Sobotka con il Pražský hrad. Sforzi che qualche frutto l’hanno ottenuto, visto che So‑ botka ha ammesso la possibilità di appoggiare Zeman, nel caso dovesse arrivare al ballottaggio presidenziale contro un candidato non Čssd. D’altra parte, alcuni commentatori politici vedono nel fatto che Sobotka sia l’unico candidato per la leadership socialdemocratica uno svantaggio, un tallone d’Achille del partito, piuttosto che un elemento di compattezza, una candidatura per mancanza di alterna‑ tive, quindi debole in partenza contro il vulcanico Babiš. Nonostante la reto‑ rica interna di alcuni componenti, che hanno attaccato Sobotka dopo il voto, Party will support the current head of state should he re-present himself as candidate for the 2018 elections. “Our political opponent is Andrej Babiš. We cannot afford to have another front with the Castle”, said the minister for Internal Affairs, seeking to put an end to Sobotka’s controversy with Pražský hrad. An aim that has achieved some results, considering that Sobotka has admitted the possibility of supporting Zeman, should he reach the presidential ballot against a non-ČSSD candidate. However, a few political commentators see the fact that Sobotka is the only candidate for the Social Democratic leadership as a disadvantage, an Achilles’ heel of the party, rather than an element of unity, a candidacy that was chosen because there was a lack of alternatives, and therefore, a weak choice from the start in the fight against the dynamic Babiš. Despite the rhetoric of a number of internal members, who attacked
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L’aereo speciale del premier Bohuslav Sobotka in partenza per Bruxelles / Prime Minister Bohuslav Sobotka’s special jet departing direction Brussels
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nessuna delle correnti Čssd ha però mostrato di avere abbastanza forza e compattezza per presentare un suo credibile candidato anti Sobotka. Il premier in questi ultimi tempi si è trovato a parare anche altri tipi di attacchi, come nel caso dei presunti soldi cinesi che finanzierebbero il suo partito. Secondo uno dei decani del giornalismo ceco, Petr Nováček,
commentatore della radio di stato Český rozhlas, i socialdemocratici, così come il presidente Zeman, ricevono fondi dalla Cina, un paese dal quale potrebbero arrivare nei prossimi anni investimenti miliardari in Repubblica Ceca. Sarebbe questo il motivo per il quale sia il Castello che il premier si stanno mostrando tanto disponibili verso Pechino. E questo spiegherebbe
anche la immediata reazione con la quale lo scorso ottobre sia Zeman che Sobotka hanno censurato l’incontro a Praga fra il ministro della Cultura, il cristiano democratico Daniel Herman e il Dalai Lama. Contro Nováček è sta‑ ta netta la reazione del ministro Cho‑ vanec che ha parlato di “menzogne”. Ultimo fronte da non sottovalutare per le sette vite di Sobotka è quello internazionale. Il premier ceco resta nello scacchiere del Centro-Est Euro‑ pa uno dei leader con cui l’Ue sa di poter continuare a dialogare. Anche all’interno del Gruppo di Visegrád, di cui fanno parte anche Polonia, Un‑ gheria e Slovacchia, le posizioni ce‑ che restano le più moderate e meno nazionaliste ed anti-Ue. Un punto, quest’ultimo, a favore del premier che ha incassato il gradimento di Bruxelles in questo senso. Il cambio alla guardia del Paese, in senso popu‑ lista, potrebbe modificare quest’asse e rendere il blocco dei V4 ancora più sovversivo all’interno dei già fragili equilibri europei, un’eventualità che di certo non andrebbe a genio all’Ue. A votare, saranno però – come sap‑ piamo – i cittadini cechi e la voce di Bruxelles non sempre viene ben udi‑ ta a queste latitudini, neanche dalle parti di Praga.
Sobotka after the vote, none of the ČSSD political factions, however, has proved to have enough power and unity to present a credible anti Sobotka candidate. Lately, the prime minister has also had to ward off other types of attacks, as in the case regarding the Chinese money, that allegedly has been used to finance his party. According to the doyen of Czech journalism, Petr Nováček, commentator of the Český rozhlas state radio, the Social Democrats, as well as President Zeman, have received funds from China, a country from which investments worth billions might arrive here in the Czech Republic in the next few years.
This is supposed to be the reason why both the Castle and the prime minister have been willing to help Beijing. And this would also explain the immediate reaction last October on the part of both Zeman and Sobotka who censored the meeting in Prague between the Minister of Culture, the Christian Democrat Daniel Herman and the Dalai Lama. The reaction by minister Chovanec against Nováček was sharp and clear, he spoke of “lies”. The last front to be reckoned with, for Sobotka’s seven lives, is the international one. On the Central-East Europe chessboard, the Czech prime minister remains one of the leaders that Europe knows it can rely on.
Even within the Visegrád Group, that also includes Poland, Hungary and Slovakia, the Czech position remain the most moderate, less nationalistic and anti-EU. This is a point in favour of the prime minister who has thus earned the approval of Brussels. Changing the guard of the country, in a populist sense, might modify this balance and render the V4 block even more subversive within the already fragile European balance, a circumstance that the EU would certainly not appreciate. However, as we very well know, it is the Czech citizens who have to vote and the voice of Brussels is not always well heard at these latitudes, not even in Prague.
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PRAGA CHIAMA ITALIA PRAGUE CALLS ITALY La Camera di Commercio Italo-Ceca, lo scorso ottobre, ha deciso di lanciare un portale web “con l’obiettivo di fa‑ vorire l’incontro tra domanda e offer‑ ta nel mercato del lavoro italofono in Repubblica Ceca”. Si tratta del portale Lavoro.cz, una bacheca online dedi‑ cata particolarmente agli annunci di lavoro collegati ad aziende italiane
– o aziende che cercano italiani – nel paese, senza dimenticare profili con conoscenza di altre lingue internazio‑ nali. Il motivo principale dietro questa iniziativa è presto detto: lo squilibrio sempre più deciso nel mondo del la‑ voro tra i due paesi. Da una parte in Italia le opportunità sono ridotte ed è ripresa con forza l’emigrazione, so‑
prattutto dei giovani; dall’altro lato la Repubblica Ceca è addirittura a corto di lavoratori. “Le aziende in RC in pratica non rie‑ scono a reperire personale, né in loco né dall’estero. Per questo crediamo che il nuovo portale possa dare qual‑ che arma in più alle aziende italiane o in contatto con l’Italia e il mercato
Last October, the Italo-Czech Chamber of Commerce, decided to launch a web portal “with the objective of facilitating the match between supply and demand in the Italian-speaking labour market in the Czech Republic”. It is the Lavoro.cz portal, an online bulletin board particularly dedicated to jobs linked to Italian companies, or companies seeking Italians, in the country, without forgetting profiles with knowledge of other international languages. The main reason behind this initiative
is obvious: the ever-increasing-imbalance in employment between the two countries. On the one hand, in Italy opportunities are limited and this is echoed by the forced emigration, especially of young people; on the other hand, the Czech Republic is even short of workers. “Companies in the Czech Republic basically cannot find workers, neither locally nor abroad. For this reason, we believe that the new portal will give some extra weapons to Italian companies
or those in contact with Italy, and the Italian market. We are currently still implementing some management tools of the portal and from January we will increase the communication part. The year 2017 will be the true test year”. The words of Matteo Mariani, Secretary General of Camic, who says he is very pleased with Lavoro.cz so far. For the moment it is being used mostly by members of the Chamber itself, while the external adverts are still in the minority. We asked him what the first
Continua a salire l’emigrazione italiana in cerca di lavoro: così la Camera di Commercio ItaloCeca ha lanciato il portale Lavoro.cz di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
Italian emigration for work continues to rise, hence the launch of the Lavoro.cz portal from the Italo-Czech Chamber of Commerce
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attualità current affairs
italiano. In questo momento stiamo ancora implementando alcuni stru‑ menti gestionali del portale e a par‑ tire da gennaio incrementeremo la parte di comunicazione. Il 2017 sarà il vero anno di prova”. Parola di Matteo Mariani, Segretario Generale della Camic, che si dice mol‑ to soddisfatto sinora da Lavoro.cz. In questo momento è utilizzato soprat‑ tutto dagli associati della Camera, mentre le inserzioni esterne sono an‑ cora minoritarie. Gli abbiamo chiesto quali sono stati i primi feedback delle aziende coinvolte. “Le reazioni sono state molto positive, in particolare dai nostri associati. A livello di posizioni,
otteniamo ottimi risultati nel setto‑ re dei servizi, in particolare a Praga, dove la richiesta di profili con l’italia‑ no è consistente. Lo stesso nel settore ho.re.ca. (alberghiero/ristorazione/ catering, N.d.R). Mentre è meno effi‑ cace ad esempio per mansioni come l’operaio, l’autista o il carrellista. Tutti profili in cui le lingue straniere non sono in genere richieste”. Nel variopinto mondo intercultu‑ rale del lavoro europeo, ci si chie‑ de anche se vi sono settori ove sono preferiti i lavoratori italiani. “Volendo essere radicali, potremmo dire che gli italiani preferiscono lavo‑ rare con gli italiani in tutti i settori. Se
CREDIT: CAMIC
feedback of the companies involved was like. “The reactions have been very positive, especially from our associates. In terms of positions, we get good results in the services sector, especially in Prague, where the demand for profiles with the Italian is consistent. The same in the ho.re.ca. field (hotel / restaurant / catering). While it is less effective for trades such as construction workers, drivers or forklift operators. Basically, in all the profiles in which foreign languages are generally not required”.
In the colorful world of European intercultural work, the question is also whether there are areas where Italian workers are preferred. “If we want to be radical, we could say that Italians prefer to work with Italians in all areas. If anything, for language reasons and common mentality. But often in the Italian-owned companies, there are not so many Italians because the work language with suppliers and customers is Czech, so the majority of them are Italian
non altro, per un discorso di lingua e mentalità comune. Però spesso anche nelle aziende a proprietà italiana, gli italiani non sono molti perché la lin‑ gua di lavoro con fornitori e clienti è il ceco; la prevalenza è di cechi parlanti italiano. Per le figure commerciali, ad esempio, l’offerta sul mercato locale è povera mentre la domanda è molto alta: il tipico caso in cui l’approccio italiano sarebbe un elemento distinti‑ vo non secondario, se si riesce a supe‑ rare l’ostacolo linguistico. Per questo, il settore forte in cui gli italiani rie‑ scono ad inserirsi è principalmente la ristorazione, seguito da aziende mul‑ tinazionali italiane, o straniere con dipartimento italiano. Molti neolau‑ reati italiani trovano la propria strada in aziende di questo tipo. Diverso è per il settore manifatturiero e figure base, come gli operai. L’offerta è sen‑ za mezzi termini insufficiente, ma gli stipendi sono ancora troppo bassi per poter alimentare un qualsiasi flusso dall’Italia”. In altre parole, un italiano, anche in difficoltà, difficilmente ver‑ rebbe a fare l’operaio in Repubblica Ceca alle stesse condizioni alle quali vengono presi migranti con aspetta‑
tive molto più a buon mercato, come la forza lavoro proveniente dall’est, in particolare dall’Ucraina. La domanda lavorativa degli “italo‑ foni” specializzati, e la scarsa attrat‑ tiva per gli operai, in un certo modo fanno parte della danza tra il mondo lavorativo italiano e ceco, le proble‑ matiche del primo e le opportunità del secondo; perché l’Italia resta, no‑ nostante tutto, un pezzo importante dell’economia europea. Mariani non ha voluto commentare le cifre del sito – essendo, ha spiegato, il pro‑ getto ancora in fase di lancio – e la scommessa sulla sua utilità per aziende e lavoratori cechi ed italia‑ ni è ancora da scoprire; servirà un impegno costante e un buon mana‑ gement. Ma se il servizio riuscirà ad affermarsi sulla rete non potrà che essere utile ai curriculum che van‑ tano la quarta lingua più studiata al mondo, a spasso nel cuore ceco d’Europa. Poeti, santi, navigatori... e migranti. Anche in Cechia L’Italia è uno dei grandi della Vec‑ chia Europa, tra gli “otto potenti” del mondo, eppure le prospettive per i
La home page del portale Lavoro. cz e il segretario generale della Camera di Commercio ItaloCeca, Matteo Mariani / Lavoro.cz web homepage and the Secretary General of the Italian-Czech Chamber of Commerce, Matteo Mariani
types of company. It is different for the manufacturing sector and basic trades, such as construction workers. The supply is insufficient to put it bluntly, but the salaries are still too low to instigate any flow from Italy”. In other words, it would be unlikely for an Italian, even in difficulty, to become a factory worker in the Czech Republic under the same conditions in which migrants are taken much more cheaply, such as the workforce coming from the East, particularly from Ukraine. The labour demand of the specialized “Italian-speakers”, and low attraction for labourers, in a certain way are part of the dance between the Italian and Czech business world, the problems of the former and the opportunities of the latter; as Italy remains, nevertheless, an important piece of the European economy. Mariani declined
speaking Czechs. For trade figures, for example, the supply to the local market is poor while the demand is very high: the typical case in which an Italian approach would be a distinctive and not secondary element, if you can get past the language barrier. For this, the main sector in which Italians manage to enter and integrate more easily is catering, followed by Italian multinational companies, or foreign companies with Italian departments. Many Italian graduates find their way into these
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suoi cittadini – di questi tempi – non rispecchiano tale grandezza. La Re‑ pubblica Ceca è un paese di limitate dimensioni, tanto geopolitiche quan‑ to economiche, parte di quella Nuova Europa che da 25 anni si è lanciata nel mercato globale, ma le prospettive sono in crescita. L’Italia del 2016 ha il terzo livello di occupazione più basso dei 35 pae‑ si membri dell’Ocse, dopo Grecia e Turchia: il 49,4% della popolazione
tra 15 e 74 anni; salari reali presso‑ ché immobili nell’ultimo decennio e disoccupazione all’11,5%, ben al di sopra della media (circa il 7%) degli altri membri. La Repubblica Ceca ad oggi vanta il 63% di occupati tra 15 e 74 anni, oltre la media Ocse, così come decisamente al di sotto della media vi è il tasso di disoccupazione, spesso il più basso del continente, poco oltre il 4%; e i salari sono in costante crescita (sebbene ancora
limitato rispetto all’Ue, il salario medio a dicembre 2016 è di 27.220 corone, cresciuto del 4,5% nell’ulti‑ mo anno). A ragionare sulle tenden‑ ze economiche si andrebbe avanti ancora a lungo, spesso a scapito del to comment on the figures of the site, due to the fact, as he explained, that the project still being launched, and the gamble made on its usefulness to Czech and Italian businesses and workers, is yet to be discovered. It requires constant commitment and good management. However, if the service will be able to establish itself on the net, it can only be useful to users with CVs that boast the fourth most studied language in the world, in the Czech heart of Europe. Poets, saints, sailors and... migrants. Even in the Czech Republic Italy is one of the great countries of Old Europe, among the “eight powers” of the world, yet the prospects for its citizens, these days, do not reflect such magnitude. The Czech Republic is a
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CREDIT: AMSI
Belpaese. Ciò che resta dinanzi agli occhi oltre cifre ed equazioni, è che gli italiani hanno ripreso a lascia‑ re lo Stivale alla ricerca di lavoro. E non si tratta solo del “brain drain”, la fuga dei cervelli all’estero, studenti,
ricercatori e personale altamente qualificato. Si tratta anche di gente alla ricerca di un lavoro qualunque. Di un futuro sereno. Secondo le stime del rapporto Mi‑ grantes 2016, solo nell’anno passato
più di 75 mila italiani si sono iscritti nelle liste Aire (Anagrafe italiani re‑ sidenti all’estero) europee; 40 mila sono tra i 18 ed i 34 anni. A questi vanno aggiunti tutti quei migranti che decidono di mantenere la pro‑
pria residenza in Italia, grazie anche alla facilità di muoversi nell’Unione. I cittadini cechi che hanno lasciato il proprio paese l’anno passato, invece, sono stati solo quattro mila. Anche tenendo conto delle dovute diffe‑
country of limited size, both geopolitically and economically, part of the New Europe which launched in the global market 25 years ago, but the prospects are growing. In 2016, Italy has had the third lowest level of employment of the 35 OECD member countries, after Greece and Turkey, at 49.4% of the population between the age of 15 and 74, and real wages virtually motionless in the last decade, and unemployment at 11.5%, well above the average (about 7%) of the other members. The Czech Republic today boasts 63% of employment with people between the age of 15 and 74, more than the OECD average, in addition to the impressive unemployment rate, also well below the average, and often the lowest on the continent at
a little over 4%. The wages are also growing (although still limited compared to the EU average, with the average salary in December 2016 being 27,220 crowns, 4.5% higher than last year). Regarding economic trends one could continue to discuss them further, but often to the detriment of Italy. What remains before our eyes besides numbers and equations, is that Italians have started to leave the boot in search of work. It’s not just the “brain drain”, the escape of intelligent minds abroad, such as students, researchers and highly qualified personnel. It is also about people looking for any job, and a serene future. According to estimates from the 2016 Migrantes report, in the past year alone there were more than 75,000 Italians
enrolled in the AIRE (Italian population residing abroad) lists in Europe, 40,000 between the ages of 18 and 34. In addition to these we must consider also all the migrants who decided to keep their residence in Italy, thanks to the ease of moving around within the Union. The number of Czech citizens who have left their country in the past year, however, is only four thousand. Even taking into account the obvious differences (the Italian population is six times larger), there is no comparison. Perhaps it would be enough to say that the Czech Republic is coping well. The last edition of the Expat Explorer Survey, an HSBC report on the best countries to move to, puts the country in fourth place in the world ranking of countries preferred by expats (a term
rather in vogue at the moment, with which we usually refer to emigration of citizens from economic North), leaping 14 positions from the previous year. A prestigious award, based on a set of criteria, the impact on the family life to job prospects, the services and the social environment. The thousands of Italians travelling in Europe have undoubtedly discovered the beautiful Czech life; at least those Italians who manage to leave behind their stereotypical hatred for the continental climate, the peak of that intolerance of being an Italian abroad (colliding with a more than difficult language, or a cuisine lightyears away from the Mediterranean flavours, experiencing the distance and nostalgia, getting familiar with colder
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renze (la popolazione italiana è sei volte più grande), il paragone non regge. Forse basterebbe dire che si sta bene Repubblica Ceca. L’ultima edizione dell’Expat Explorer Survey, un rapporto della Hsbc sui paesi mi‑ gliori dove trasferirsi, pone il paese al quarto posto nella classifica mon‑ diale dei paesi preferiti dagli expat (termine in voga al momento, con cui ci si riferisce solitamente all’emi‑ grazione dei cittadini del Nord eco‑ nomico), con un balzo di 14 posizio‑ ni rispetto all’anno precedente. Un riconoscimento prestigioso, basato su una serie di criteri, dall’impatto sulla famiglia al contesto di vita alle prospettive lavorative, i servizi e l’ambiente sociale. Le migliaia di italiani a spasso per l’Europa si sono senz’altro resi conto
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della bella vita ceca; almeno que‑ gli italiani che riescono a lasciare alle spalle lo stereotipato odio per il clima continentale, apice di quell’insofferenza di essere italiani all’estero (scontrarsi con una lingua più che ostica, o con la cucina lonta‑ na dai sapori mediterranei, vivere la lontananza e la nostalgia, ambien‑ tarsi in rapporti sociali più freddi, e così via). Superati i fastidi e le incertezze, chi si accontenta, o chi si adatta, gode. Nonostante la maggioranza degli emigranti nostrani ancora prediliga i paesi più ricchi e attraenti per il por‑ tafogli (in ordine di preferenza vi sono Germania, Regno Unito e Svizzera),
un buon numero si rifugia ogni anno tra Boemia e Moravia. La Camic è a buon titolo in una posi‑ zione privilegiata per osservare que‑ sto fenomeno, e l’attenzione a questo rivolta è dunque più che giustificata. D’altra parte, l’uso della lingua italia‑ na per il lavoro all’estero rimane parte degli interessi nazionali. Il 14 ottobre scorso, qualche giorno dopo il lancio di Lavoro.cz, il Ministro degli Esteri e futuro Primo Ministro italiano, Paolo Gentiloni, scriveva sul Messaggero che “la diffusione dell’italiano è un pezzo della politica estera del nostro Paese. Perché la lingua è il veicolo attraverso cui passano la nostra cultura, i nostri valori, la nostra visione del mondo”.
social relationships, and so on). Once the hurdles and uncertainty have been overcome, those who make do, or adapt, enjoy themselves. Although the majority of our own emigrants still prefer the richer countries, which are more attractive for the wallet (in order of preference they are Germany, United Kingdom and Switzerland), a good number settle every year in Bohemia and Moravia. The CAMIC is in a privileged position to rightfully observe this phenomenon, and the attention to this revolt
is therefore no less than justified. On the other hand, the use of the Italian language for working abroad is part of the national interests. On October 14 last year, a few days after the launch of Lavoro.cz, the Minister of Foreign Affairs and future Italian Prime Minister, Paolo Gentiloni, wrote in the Messaggero newspaper that “the diffusion of Italian is part of the foreign policy of our country. Because language is the vehicle through which we pass our culture, our values, and our vision of the world”.
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PRAGA E FIDEL: C’ERAVAMO TANTO AMATI PRAGUE AND FIDEL, WE LOVED EACH OTHER SO MUCH Dall’idillio degli anni Sessanta, ai rancori post ’89. Più di mezzo secolo di storia nei rapporti tra il Líder Máximo e le Terre ceche di Giovanni Usai by Giovanni Usai
From the idyllic life of the 1960s, to the post1989 grudges. Over half a century in the relations between El Líder Máximo and the Czech Lands
The history of relations between Havana and Prague, from when Fidel Castro came to power, until his death, possesses the stereotypical aspects of a great romance turned sour. After all, it could not end otherwise, given the changes on the banks of the Vltava following 1989, and the Velvet Revolution.
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It is true that in recent years, partly due to the death of Václav Havel, protecting human rights in the world is no longer a priority of the Czech foreign policy, partly also due to the recent openness of the Cuban regime, the relationship between the two has shown signs of timid improvements. The idyllic situation of the past, however, is now
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a distant memory. A definitive test took place last November, when the Czech Republic stood out for being one of the countries of the world where there were fewer tears shed for the death of the Líder Máximo. The obituary from the Foreign Minister, Lubomír Zaorálek, seemed very cold with the Social Democrat
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La storia dei rapporti fra L’Avana e Praga – da quando Fidel Castro ha assunto il potere, sino alla sua morte – ha l’aspetto stereotipato del grande amore finito male. Non poteva d’al‑ tronde che essere così, visti i cambia‑ menti sulle rive della Moldava dopo il 1989 e la Rivoluzione di velluto. È vero che in questi ultimi anni – un po’ perché, morto Václav Havel, la tutela dei diritti umani nel mondo non è più un elemento prioritario della politica
stating:“Maybe once Castro fought for freedom, but I cannot forget that in 1968 when we fought for our freedom, he was among those who supported the USSR and the invasion of Czechoslovakia”. Along the same lines the Prime Minister Bohuslav Sobotka continued:“The revolutionary of the first hour, able to embody the great
estera ceca, un po’ per le recenti aper‑ ture del regime cubano – i rapporti fra i due stati hanno registrato dei timidi miglioramenti. L’idillio di un tempo è però ormai un ricordo. Se ne è avuta una prova lo scorso novembre, quan‑ do la Repubblica Ceca si è distinta per essere uno dei paesi del mondo dove sono state versate meno lacrime per la morte del Líder Máximo. Molto freddo il necrologio del mini‑ stro degli Esteri, Lubomír Zaorálek,
hopes of his people, gradually turned into a dictator”. Castro’s death was also the cause of yet another dispute between Prague and the EU. The vice premier Andrej Babiš lashed out against the sorrowful message of condolence expressed by the EU Commission President, Jean-Claude Juncker, which he defined as “shame-
socialdemocratico, il quale ha com‑ mentato: “Forse una volta Castro combatté per la libertà, ma non posso dimenticare che quando noi nel 1968 ci battemmo per la nostra libertà, egli fu fra quelli che sostennero l’Urss e l’invasione della Cecoslovacchia”. Sulla stessa linea il premier Bohuslav Sobotka: “Il rivoluzionario della pri‑ ma ora, capace di incarnare le grandi speranze del suo popolo, si trasformò progressivamente in un dittatore”.
ful”. Moreover, a transversal group of Czech MEPs asked for the EU’s official apology, after the spokesman for Juncker had classified the Czech opinions on Castro as “a narrow viewpoint of history”. But let’s jump back almost sixty years, when the love between Cuba and the former Czechoslovakia exploded, one
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La morte di Castro è stata anche la cau‑ sa dell’ennesima lite fra Praga e la Ue: il vicepremier Andrej Babiš si è scagliato contro l’addolorato messaggio di con‑ doglianze espresso dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che ha definito “vergognoso”. Oppure quando un gruppo trasversale di euro‑ deputati cechi ha chiesto alla Ue scuse ufficiali, dopo che il portavoce di Jun‑ cker aveva classificato le opinioni ceche su Castro come “una visione ristretta della storia”. Facciamo però un salto indietro di quasi sessant’anni, a quando scoppiò l’amore fra Cuba e l’allora Cecoslovac‑ chia, uno dei primissimi paesi a rico‑ noscere il nuovo regime dei Barbudos e ad aprire la propria rappresentanza diplomatica a L’Avana. Lo fece nel marzo del 1960, qualche mese dopo la presa di potere da parte di Fidel Castro e sette mesi prima che a Cuba venisse aperta l’ambasciata dell’Urss. A questo proposito, vale la pena ri‑ cordare che nel 1960 – nonostante of the very first countries to recognize the new regime of the "Barbudos", and to open its own consular representation in Havana. They did so in March 1960, a few months after the seizure of power by Fidel Castro, and seven months before the opening of the Embassy of the USSR in Cuba. In this regard, it is worth remembering that in 1960, even though it was just two years away from the historic crisis of the Soviet missiles in Cuba, the attitude of Cuban authorities towards the USSR was still very cautious. Castro at that time did not plan to become a satellite state of Moscow, perhaps also being aware of how its people were permeated with anti-communism. From this point of view, it is quite likely to think that in those early months after the Castro revolution, the Embassy of the smaller and less intrusive Czechoslovakia, was operating in Cuba as a long arm of Moscow. The fact is that the relationship between El Comandante and the Czechs
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mancassero appena due anni alla drammatica crisi dei missili sovietici a Cuba – l’atteggiamento delle autorità cubane nei confronti dell’Urss rima‑ neva ancora di grande cautela. Castro in quel periodo non programmava di diventare uno stato satellite di Mosca, consapevole forse anche di quanto il suo popolo fosse permeato di antico‑ munismo. Da questo punto di vista è del tutto verosimile pensare che in quei primi mesi dopo la rivoluzione castri‑ sta, l’ambasciata della piccola e meno invadente Cecoslovacchia, operasse a Cuba come una longa manus di Mosca.
Fatto sta che i rapporti fra El Coman‑ dante e i cechi si strinsero, complice a quanto pare anche il debole parti‑ colare che Fidel aveva per la birra e le specialità della Boemia. A raccon‑ tare questa curiosità è stato Vladimír Pavlíček, che in quel periodo agì come ambasciatore a L’Avana, conservando tanti ricordi anche di carattere perso‑ nale. “Allora a Cuba c’eravamo prati‑ camente solo noi e con Castro avevo un rapporto di grande consuetudine, ci vedevamo praticamente tutte le settimane, così come con Che Gue‑ vara. Non di rado la sua segretaria chiamava mia moglie chiedendole se El Comandante poteva fermarsi da noi a cena in residenza. Amava in partico‑ lare le nostre salsicce e chiaramente la Pilsner”. Chi l’avrebbe mai detto che i párek, le salsicce ceche, avessero un tale estimatore nei Caraibi, ma a quanto pare è davvero così.
Un’altra passione di Fidel, com’è noto, era quella per il gentil sesso, le bion‑ de in particolare, e le donne ceche non facevano ovviamente eccezione. “Quando arrivava a Cuba una delega‑ zione cinematografica cecoslovacca – ha raccontato ancora l’ambasciatore Pavlíček – l’attenzione di Fidel era tutta rivolta alle nostre attrici e non potevamo far nulla per distoglierlo”. Bionde a parte, i rapporti fra Cuba e la Cecoslovacchia cominciarono allora ad essere veramente strettissimi. Per il nuovo regime caraibico e per la sua sopravvivenza si rivelarono fonda‑ mentali gli aiuti che giungevano da Praga, in particolare le forniture di armi, di macchinari, mezzi agricoli e prestiti finanziari. La Cecoslovacchia, chiaramente su ispirazione sovietica, diede un forte contributo anche in altre forme, collaborando per esem‑ pio alla organizzazione delle forze
Carri armati cecoslovacchi T-34 sfilano a L’Avana negli anni Sessanta / Czech tanks T-34 in a military parade, in Havana during the '60s Ernesto Che Guevara in visita allo stabilimento della Zetor di Brno nel 1960 / Ernesto Che Guevara on a visit to the Zetor factory in Brno, in 1960
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tightened, aided apparently also by the particular weakness that Fidel had for the beer and specialties of Bohemia. This curiosity has been recounted by Vladimír Pavlíček, who at that time acted as ambassador in Havana, while also keeping many memories of a personal nature. “So there we were practically the only ones in Cuba, and Castro had a great customary relationship, we saw each other virtually every week, as
well as Che Guevara. His secretary called my wife quite frequently, and asked her if El Comandante could stop by to have dinner at the residence. He particularly loved our sausages and obviously our Pilsner”. Who would have thought that the tipical párek, the czech sausage, would have had such a fan in the Caribbean, but apparently it did. Another passion of Fidel, of course, was for the fairer sex, blondes in particular,
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and Czech women were no exception of course. “When a Czech film delegation arrived in Cuba”, the ambassador Pavlíček again stated, “Fidel’s full attention was paid to our actresses, and we could not do anything to divert it”. Blondes aside, relations between Cuba and Czechoslovakia then began to become really close. For the new Caribbean regime and its survival, the aid that arrived from Prague was revealed
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armate e dei servizi di sicurezza, con l’invio di centinaia di istruttori militari ed esperti di altro tipo. A Cuba negli anni ‘60 arrivò ad esserci una comu‑ nità di alcune migliaia di cechi e slo‑ vacchi. Contemporaneamente, furono numerosissimi gli studenti cubani che vennero ospitati in Cecoslovacchia, grazie alle borse di studio concesse dal governo di Praga. Quando nell’autunno del 1960 Fidel in‑ viò il luogotenente Ernesto Che Guevara in Europa dell’Est, il primo paese a esse‑ re visitato fu proprio la Cecoslovacchia, dove venne firmato un accordo per la realizzazione a Cuba di una fabbrica di trattori Zetor, con una capacità produt‑ tiva di duemila mezzi all’anno. Gli aiuti in quel periodo erano anche di altro tipo. La Cecoslovacchia rappresen‑ tava Cuba negli Stati Uniti, paese con il quale il regime castrista non aveva al‑ lora rapporti diplomatici. L’ambasciata
Fidel Castro, grande appassionato di automobili, non si fece mancare una splendida Tatra 603, che la casa cecoslovacca gli fornì dotata di un potente impianto per l’aria condizionata / Fidel Castro, who had a great passion for cars, did not miss the chance of having a Tatra 603, an air conditioned model the Czechoslovak firm gave him
cecoslovacca a Washington disponeva di una speciale “sezione cubana”, a capo della quale c’era il diplomatico František Telička, vale a dire il padre di Pavel Telička, il futuro eurocommissario ceco, oggi europarlamentare. Solo la Primavera di Praga e i primi segnali di allontanamento dal dogma
sovietico ebbero l’effetto di minare l’i‑ dillio fra Fidel e Cecoslovacchia. I rap‑ porti si raffreddarono a tutti i livelli e già agli inizi del 1968 Cuba cominciò a far rimpatriare i propri studenti dalle università ceche. Dai 268 del 1966 il loro numero scese due anni dopo ad appena 31.
Il 23 agosto del 1968, all’indomani della invasione da parte delle forze del Patto di Varsavia, Castro seppellì il socialismo dal volto umano di Alexan‑ der Dubček con queste parole: “Praga stava marciando verso una situazione controrivoluzionaria, verso il capitali‑ smo e nelle braccia dell’imperialismo.
1972, Castro in visita a Praga, ricevuto dal presidente Gustáv Husák. A destra riceve la laurea honoris causa della Università Carlo / Castro on a visit to Prague in 1972, welcomed by President Gustáv Husák. On the right, he receives a Laurea honoris causa from Charles University.
to be fundamental, in particular arms supplies, machinery, agricultural vehicles and financial loans. Czechoslovakia, clearly of Soviet inspiration, gave a strong contribution also in other forms, collaborating for example with the organization of the armed forces and security services, by sending hundreds of military instructors and other experts. In Cuba in the ‘60sa community of several thousand Czechs and
Slovaks arrived. At the same time, there were many Cuban students who were guests in Czechoslovakia, thanks to scholarships granted by the government in Prague. When in the autumn of 1960, Fidel sent his lieutenant Ernesto Che Guevara to Eastern Europe, the first country he visited was Czechoslovakia, where an agreement was signed for the creation of a Zetor tractor factory
for Cuba, with a capacity production of 2000 vehicles a year. There were also other forms of aid in the period. Czechoslovakia represented Cuba in the United States, the country with which the Castro regime did not then have diplomatic relations. The Czechoslovak embassy in Washington possessed a special “Cuban section”, at the head of which was the diplomat František Telička, namely the father of
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Pavel Telička, the future Czech European Commissioner, now an MEP. Only the Prague Spring and the early signs of detachment from the Soviet dogma had the effect of undermining the idyllic relations between Fidel and Czechoslovakia. The relationship started to freeze at all levels, and at the beginning of 1968, Cuba began to return its students from Czech universities. From 268 in 1966, the number of them
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Noi accettiamo l’amara soluzione dell’invio di truppe in Cecoslovacchia e non condanniamo i paesi socialisti che hanno preso questa decisione”. Parole per le quali forse la Storia lo assolverà, ma certamente molti citta‑ dini cechi non lo faranno mai. Passarono pochi mesi perché arrivas‑ se per Praga il tempo della normaliz‑
zazione, anche sul piano dei rapporti con la Repubblica socialista del Mar dei Caraibi. Castro, rassicurato, giun‑ se in visita in Cecoslovacchia per ben tre volte, accolto sempre in modo trionfale dalle autorità del tempo. Il viaggio più significativo, che durò ben sei giorni, fu quello del giugno 1972, quando El Comandante fu insignito
dell’Ordine del Leone bianco di I clas‑ se, la più alta onorificenza del paese, e gli venne conferita la laurea honoris causa da parte della Università Caroli‑ na. Più brevi furono le visite che com‑ pì nel 1973 e nel 1986. Tutto questo prima che la Rivoluzione di velluto, nel 1989, decretasse una svolta radicale nei rapporti fra i due
CREDIT: MZV
L’Ambasciata della Repubblica ceca a L’Avana / Embassy of the Czech Republic in Havana
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dropped to just 31 two years later. On 23 August 1968, following the invasion by Warsaw Pact forces, Castro buried the socialism with a human face of Alexander Dubček with these words: “Prague was marching toward a counterrevolutionary situation, toward capitalism and into the arms of imperialism. We accept the bitter solution of sending troops in Czechoslovakia and do not condemn the socialist countries that have made this decision”. Words for which perhaps history will absolve him, but many Czech citizens certainly never will. A few months passed before the normalization period arrived in Prague, even regarding relations with the Socialist Republic of the Caribbean Sea. Castro, now reassured, came on a visit to Czechoslovakia three times, greeted always triumphantly by the authorities of the time. The most significant
trip, which lasted six days, was that of June 1972, when El Comandante was honoured with a First Class Order of the White Lion, the highest honour of the country, and was awarded an honorary degree by Charles University. Shorter visits took place in 1973 and 1986. All this was before the Velvet Revolution, in 1989, which decreed a radical shift in relations between the two countries. It could not be otherwise, following the advent of a dissident arriving at Prague Castle, a genuine anti-communist, such as Václav Havel, a revolutionary figure poles apart from the Líder Máximo. The situations in which Prague and Havana entered a collision course were inevitable. For example in 2000, when a huge crowd of tens of thousands of Cubans launched a menacing protest in front of the Czech embassy. The UN had just approved a resolution condemning the
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violation of human rights by the Castro regime, and the text of the document in fact, had been proposed by the Czech Republic, together with Poland. The most glaring clash, however, was in 2001, due to a classic tale of spies or at least presumed spies. In Cuba two very prominent Czech citizens, both close to Havel, Ivan Pilip, a former finance minister, and Jan Bubeník, a former student, anti-Communist activist, ended up in handcuffs. The charge directed at them was to have met the anti-Castro dissidents, and being of US espionage agents arrived in Cuba to finance subversion and destabilization. The two, whose journey to Havana had been inspired and coordinated by the American Freedom House organization, found themselves risking a sentence of twenty years in prison. For days there was no way to per-
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paesi. Non poteva d’altronde che es‑ sere così, dopo l’avvento al Castello di Praga di un dissidente, anticomunista doc, come Václav Havel, una figura di rivoluzionario agli antipodi rispetto a quella del Líder Máximo.E inevitabili furono le situazioni nelle quali Praga e L’Avana entrarono in rotta di collisione. Per esempio nel 2000, quando una fol‑ la immensa di decine di migliaia di cu‑ bani sfilò minacciosa per protesta da‑ vanti alla ambasciata ceca. L’Onu aveva appena approvato una risoluzione di condanna per la violazione dei diritti umani da parte del regime castrista e il testo del documento era stato pro‑ posto proprio dalla Repubblica Ceca, insieme alla Polonia. La grana più clamorosa scoppiò però nel 2001, per una classica storia di spioni o presunti tali. A Cuba finirono
in manette due cittadini cechi molto in vista ed entrambi vicini ad Havel: Ivan Pilip, un ex ministro delle Finanze, e Jan Bubeník, un ex studente, attivista anti comunista. L’accusa che venne loro rivolta fu di aver incontrato dei dissi‑ denti anti Castro, di essere degli agenti dello spionaggio statunitense giunti a Cuba per finanziare attività sovversive e di destabilizzazione. I due – il viaggio dei quali a L’Avana era stato ispirato e coordinato dalla organizzazione americana Freedom House – si trovarono a rischiare una condanna a venti anni di galera. Per giorni e giorni non ci fu verso di con‑ vincere le autorità cubane a liberarli, mentre Fidel in persona lanciava le proprie infuocate invettive e i giornali cubani parlavano della Repubblica Ceca come di un lacchè degli Usa. Ha‑
vel sulle prime reagì polemicamente, parlando di “arresto in palese viola‑ zione dei diritti umani”. Solo in un secondo tempo, preferì assumere una posizione defilata, per evitare – come egli stesso ebbe a dire – di far fallire la trattativa per la liberazione. Il negoziato andò avanti per alcune settimane e il governo ceco cercò tutti i possibili canali di dialogo. L’allora premier Miloš Zeman chiese la me‑ diazione dei partiti aderenti alla Inter‑ nazionale Socialista. Il ministro della Cultura Pavel Dostál, inviò uno lettera dai toni accorati allo scrittore colom‑ biano Gabriel Garcia Marquez, di cui era noto il rapporto di amicizia con Fidel Castro, perché intercedesse pres‑ so il leader cubano. Per Cuba partirono una delegazione della Camera dei de‑ putati ceca e il presidente del Senato,
Una scritta celebrativa di Fidel Castro a Nebozízek sulla collina di Petřín a Praga / A graffiti celebrating Fidel Castro in Nebozízek, on the Prague Petřín's hill
suade the Cuban authorities to free them, while Fidel personally launched a fiery tirade, and Cuban newspapers spoke of the Czech Republic as a servant of the United States. Havel at first reacted controversially, speaking of “arrest in a blatant violation of human rights”. Only later, he preferred to take a more concealed position, to avoid, as he himself said, to causing the deal for the release to fail.
The negotiations went on for some weeks, and the Czech government tried all possible channels of dialogue. The then Prime Minister Miloš Zeman asked for the mediation of the member parties of the Socialist International. Culture Minister Pavel Dostál, sent a letter with sorrowful tones to the Colombian writer Gabriel Garcia Marquez, whose friendship with Fidel Castro was well known, in order for him to intercede with the
Cuban leader. A delegation from the Czech Chamber of deputies, and President of the Senate, Petr Pithart, left for Cuba. The latter was made to stay in the waiting room for a few days, for a never-ending interview, with a fiery tone, lasting seven hours. Eventually Pilip and Bubeník could return home, but not before apologizing to the Cuban people for their journey, which was not particularly appreciated by Fidel.
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Petr Pithart. Quest’ultimo venne fatto attendere in sala d’attesa per alcuni giorni, prima di essere ricevuto da Ca‑ stro, per un colloquio fiume, dai toni accesi, durato sette ore. Alla fine Pilip e Bubeník poterono rientrare in patria, non prima però di essersi scusati con il popolo cubano per il loro viaggio non gradito da Fidel. L’ultima significativa puntata dello scontro a distanza fra Castro e Havel, risale al 2004, quando l’eroe della Rivoluzione di velluto, ormai non più presidente, organizzò a Praga una riu‑ nione del Comitato internazionale per la democrazia a Cuba. Havel in quel‑ la occasione aprì la conferenza con queste parole: “Cuba è una grande prigione, circondata da un mare me‑ raviglioso. Lo scopo di questo nostro incontro e della nostra azione non è di abbattere con la violenza le mura di questo carcere, ma di bussare con energia a tutti i campanelli dei suoi portoni perché si aprano”. Irriducibile e furibonda anche in quella occasione la reazione del vec‑ chio rivoluzionario: “A Praga il solito show, organizzato dalla Cia, per ma‑ nipolare l’opinione pubblica europea contro Cuba”. The last significant episode of the long distance clash between Castro and Havel, dates back to 2004, when the hero of the Velvet Revolution, no longer President, organized a meeting of the International Committee for Democracy in Cuba in Prague. Havel on the occasion opened the conference with these words: “Cuba is a giant prison, surrounded by a wonderful sea. The purpose of our meeting, and our action is not to break down the walls of this prison with violence, but to energetically ring all of its bells in order to open the doors”. Also on that occasion the reaction of the old revolutionary was irreducible and fiery: “In Prague it is the usual show, organized by the CIA, to manipulate European public opinion against Cuba”.
il mese de La Pagina
Ottobre – Novembre 2016
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
POLITICA (8 ottobre) Elezioni regionali e senatoriali. Affermazione dei populisti di Ano, lo schieramento di Andrej Babiš, primo partito alle regionali con il 21,05% dei consensi. Un’autentica prova di forza in vista delle elezioni di rinnovo della Camera dei deputati dell’autunno 2017. Staccati i socialdemocratici della Čssd, 15,54%, che risultano in principali sconfitti. Alle urne il 34,6% del corpo elettorale, il 2,3% in meno del 2012. Il voto conferma l’attuale posizione marginale dei partiti del centrodestra ceco. Al ballottaggio per il Senato della settimana successiva exploit dei Cristiano democratici del Kdu-Csl, che conquistano nove dei 27 seggi in palio, mentre deludono i candidati di Babis, con solo tre eletti, nonostante fossero in 14 allo scrutinio decisivo. --------------------------------------------------------------(21 ottobre) Nasce unità anti minacce ibride. In vista delle elezioni del prossimo anno il ministero dell’Interno della Repubblica Ceca si mobilita contro le notizie fake, predisponendo una squadra di specialisti addetti a individuare e contrastare il fenomeno della controinformazione online. Il team sarà attivo dal 1° gennaio 2017. A comporlo sarà una squadra di venti specialisti. --------------------------------------------------------------(4 novembre) Michal Horáček punta al Castello. L’imprenditore, 64 anni, molto popolare anche per l’attività artistica di compositore e paroliere, ufficializza l’intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2018 come indipendente. Dovrà ora raccogliere le 50 mila firme di sostegno. Dice di disporre di un patrimonio i 450 milioni di corone e di bilanciarne 50 per la campagna elettorale.
CRONACA (22 novembre) Epidemia di epatite in Moravia sud. Sinora inarrestabile il virus che in pochi mesi colleziona più di 400 contagi, secondo i dati delle autorità di igiene pubblica. Non passa settimana in cui non ne vengano diagnosticati di nuovi. Il focolaio non è unico, così la malattia si diffonde più agevolmente.
ECONOMIA, AFFARI E FINANZA (3 ottobre) La Bosch cresce in Repubblica Ceca. La multinazionale annuncia il piano di ampliare lo stabilimento di České Budějovice, con un rafforzamento soprattutto della unità di ricerca e sviluppo, grazie a un investimento di due miliardi di corone e l’assunzione prevista di altre 500 persone. La compagnia chiede incentivi pari a 12,5% dell’investimento, per un valore quindi 274 milioni di corone. La Robert Bosch è la principale azienda meccanica della Boemia del sud, con 3.270 dipendenti, e un fatturato lo scorso anno di 18,3 miliardi. --------------------------------------------------------------(3 ottobre) Eph compra asset tedeschi di Vattenfall. L’operazione viene condotta in alleanza con il Ppf Investments. Nasce così una nuova compagnia, con sede a Cottbus (Brandeburgo) e con 8 mila dipendenti, che sarà la seconda principale compagnia tedesca nella estrazione del carbone. Il corrispettivo pagato non viene reso noto. --------------------------------------------------------------(3 ottobre) Venduta la City Tower di Praga. Ad aggiudicarsi l’edificio più alto della Capitale – 109 metri, secondo in Repubblica ceca solo all’AZ Tower di Brno – è il fondo immobiliare Reico della
Česká spořitelna che compra dal Ppf di Petr Kellner. Il corrispettivo fissato è di 4,4 miliardi di corone. --------------------------------------------------------------(3 ottobre) Avast compra Avg Technologies. Il colosso ceco degli antivirus rileva la maggioranza della società concorrente grazie a un corrispettivo di 1,3 miliardi di dollari. Le due società cominceranno a essere gestite come una unica compagnia, con un fatturato di più di 700 milioni di dollari, circa 16,8 miliardi di corone e circa 400 milioni di clienti, di cui 58 milioni solo negli Usa. Il direttore generale Vincent Steckler annuncia fra i prossimi obiettivi, quello di fronteggiare la concorrenza cinese e di sviluppare la sicurezza dei telefoni cellulari. --------------------------------------------------------------(6 ottobre) Grandi Stazioni perde Hlavní nádraží. Disdetto l’accordo in base al quale la società italiana gestisce la Stazione centrale di Praga. A darne comunicazione è la Szdc, società di stato proprietaria delle infrastrutture ferroviarie, la quale attribuisce tale decisione al mancato rispetto da parte di Grandi Stazioni dei termini previsti per completare il restauro. Sfuma così per la società italiana la possibilità di prolungare il contratto per i prossimi 30 anni. Si prospetta battaglia legale. --------------------------------------------------------------(12 ottobre) Progetto Prague The Style Outlets. Saranno 190 gli spazi per negozi offerti dal grande centro commerciale situato nelle vicinanze dell’Aeroporto di Praga, di cui viene presentata la fisionomia, in vista della apertura programmata per l’autunno del prossimo anno. Pari a 30 mila mq la superficie commerciale complessiva. --------------------------------------------------------------(20 ottobre) GE Aviation fa rotta su Praga. Firmato l’accordo fra il governo ceco e il colosso americano in base al quale entro il 2022 verrà realizzata nei pressi di Praga una fabbrica per la produzione di motori aeronautici. Prevista l’assunzione di 500 persone e commesse per le imprese fornitrici ceche per un valore di 2,4 miliardi di corone l’anno. La GE si propone, coi motori turboelica prodotti a Praga, di controllare il 60% del mercato mondiale. --------------------------------------------------------------(27 ottobre) Appartamenti a Praga, +19,5%. E’ questo il tasso di rincaro medio registrato nella Capitale per le abitazioni nuove rispetto a un anno prima. Solo nel periodo luglio/settembre l’aumento trimestrale è stato invece del 5,3%. E’ quanto emerge da statistiche realizzate in collaborazione fra le maggiori società di sviluppo immobiliare. --------------------------------------------------------------(2 novembre) Progetti sviluppo nucleare ceco. Sono sei le compagnie che manifestano interesse a prendervi parte, in vista della realizzazione di nuovi blocchi di produzione. Si tratta della russa Rosatom, della francese Edf, della americananipponica Westinghouse Electric Company, della coreana Khnp, della cinese China Generale Nuclear Power e infine del consorzio Areva e Mitsubishi Atmea. Lo annuncia Ján Štuller, plenipotenziario del governo per il settore nucleare. --------------------------------------------------------------(10 novembre) Inflazione in ripresa. Il tasso di aumento dei prezzi registra a ottobre in Repubblica Ceca un incremento annuo dello 0,8%, rispetto al +0,5% di settembre. L’ultima accelerazione di questa portata si era verificata lo scorso anno a giugno. L’aumento su base mensile è stato dello 0,3%, mentre a settembre si era registrata una flessione. Lo comunica l’Ente nazionale di statistica. Gli esperti sono del parere che l’inflazione a fine 2016 supererà l’1% annuo. ---------------------------------------------------------------
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di GIOVANNI USAI (14 novembre) Appalti pubblici: netta flessione nella edilizia. Nel 2016 in Repubblica Ceca, sino a fine ottobre, ne sono stati assegnati 3.965, numero inferiore del 26,9% rispetto a stesso periodo 2015, per un valore di 74,5 miliardi di corone, quindi il 34,2% in meno. Ne dà notizia la Urs Praha. Il principale ente appaltante è l’Rsd, Direzione strade e autostrade (16 miliardi). --------------------------------------------------------------(14 novembre) Inaugurato Forum ceco-cinese. Durante l’evento, che si svolge a Praga, vengono annunciati investimenti per decine di miliardi di corone. La Cina in Repubblica ceca ha già investito circa 23 miliardi di corone, mentre altri 31 miliardi sarebbero in arrivo. Un migliaio gli ospiti stranieri. Il Forum è parte della iniziativa “16+1”, con la quale la Cina cerca di ottenere nuove possibilità di collaborazione commerciale e maggior influenza economia in Europa orientale. --------------------------------------------------------------(16 novembre) Al via il rincaro mutui. Le principali banche ceche li annunciano, reagendo in primo luogo alla prossima entrata in vigore, a dicembre, della nuova legge sui crediti al consumo che estende la facoltà di estinzione anticipata dei mutui e che limita la possibilità degli istituti di applicare sanzioni ai clienti. Incidono poi le istanze della Banca nazionale, che chiede regole più severe per la concessione dei prestiti. --------------------------------------------------------------(16 novembre) Cinesi interessati a Škoda Transportation. La China Railway Rolling Stock Corporation, uno dei più importanti produttori di treni del mondo, annuncia negoziato per l’acquisizione della compagnia ceca, con un interesse anche per il Vuz, Výzkumný Ústav Železniční, (Istituto di ricerca ferroviaria). La società, del gruppo České dráhy, è a sua volta proprietaria del circuito ferroviario di prova e collaudi di Velim, considerato uno dei più importanti in Europa. Si tratta di una operazione dalla quale potrebbe scaturire un corrispettivo di 50 miliardi di corone. --------------------------------------------------------------(22 novembre) Potere di acquisto cechi, 56,8% media europea. E’ quanto emerge da uno studio della GfK Czech che prende in esame 42 paesi. Dopo tre anni di stagnazione, il potere di acquisto dei cechi quest’anno è comunque tornato a crescere, e si trova oggi al livello più elevato degli ultimi dieci anni. La Rep. ceca, fra i paesi considerati, è al 26° posto. Per quanto riguarda i paesi della medesima aerea è preceduta da Slovacchia (59,9%), Slovenia (75,2%) ed Estonia (61,1%).
VARIE (5 ottobre) A Jan Sokol il premio Vize 97. Si tratta del riconoscimento attribuito ogni anno dalla fondazione fondata da Dagmar e Václav Havel. Al filosofo e professore universitario viene conferito nel giorno in cui Havel avrebbe compiuto 80 anni. Sokol pronuncia un discorso nel quale mette in rilievo l’importanza di difendere la libertà e i pericoli connessi al rifiuto dei principi di solidarietà. --------------------------------------------------------------(13 novembre) Tennis femminile ceco sul tetto del mondo. Le giocatrici ceche si aggiudicano la Fed Cup sconfiggendo la Francia per 3 a 2 a Strasburgo. Terza vittoria consecutiva, la quinta in sei anni. Un dominio interrotto solo dall’Italia, nel 2013. Decisivo il doppio, grazie alla affermazione della coppia Barbora Strýcová / Karolína Plíšková.
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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 29 novembre al 5 marzo
Dal 6 dicembre al 12 marzo
Dal 7 dicembre al 30 aprile
Le collezioni della Galleria Nazionale di Praga inclu‑ dono un gran numero di illustrazioni del pittore e grafico ceco Jan Zrzavý, dagli schizzi ai disegni fini‑ ti. La mostra “Jan Zrzavý, illustratore e cultore della bellezza”, allestita nel gabinetto grafico del palazzo Veletržní, si concentra solo sulle illustrazioni, parte fondamentale della sua creazione artistica. Con il suo approccio moderno che si focalizza sul contenuto del testo, Zrzavý eleva l’illustrazione a opera d’arte. Le più note corredano opere come Maggio di Mácha o Kytice di Erben e sono realizzate negli anni venti per la casa editrice Aventinum di Štorch-Marien. Nella seconda fase creativa, che coincide con la seconda metà degli anni cinquanta, crea i disegni per i Sonetti di Shake‑ speare e i libri di Julius Zeyer. www.ngprague.cz
Con l’esposizione “Jan Kupecký e l’arte nera” la Galle‑ ria Nazionale di Praga celebra i 350 anni dalla nascita di Jan Kupecký (1666-1740), uno dei maestri del ri‑ tratto barocco. Dopo gli studi a Vienna, visse a lungo a Roma e Venezia, dove perfezionò l’arte del ritratto. Le sue incisioni sono realizzate con la tecnica della mezzatinta, detta “maniera nera”, molto popolare nel Settecento soprattutto per i ritratti. La risonanza che l’arte di Kupecký ebbe a livello europeo è testi‑ moniata dalle numerose incisioni nate sul finire della sua vita e nel decennio che ne seguì la morte. La mo‑ stra, ospitata a palazzo Schwarzenberg, presenta sia le opere di Kupecký che dei principali maestri della mezzatinta di Norimberga e asburgici: Bernard Vogel, Valentin Daniel Preisler e Johann Jacob Haid. www.ngprague.cz
Il 18 novembre 1966 usciva nelle sale cecoslovacche il film Treni strettamente sorvegliati del regista Jiří Menzel. Presentato fuori concorso al Festival di Can‑ nes del 1967, nel 1968 vinse l’Oscar come Miglior film straniero. Il Museo Nazionale della Tecnica di Praga celebra l’anniversario con una mostra in cui i visitatori possono rivedere alcuni spezzoni della pellicola, ammirare la statuetta dell’Oscar prestata da Menzel, la storica draisine Tatra che si vede nella pellicola ed è parte della collezione del museo, o i modelli di altri veicoli comuni all’epoca del protet‑ torato. In esposizione anche un telegrafo di Morse o i dispositivi di segnalamento ferroviario, i costumi di scena e il timbro della celebre scena in cui il pro‑ tagonista timbra il didietro della telegrafista. www.ntm.cz
From November 29 to March 5
From December 6 to March 12
From December 7 to April 30
The collections at the National Gallery in Prague include a large number of illustrations by the Czech painter and graphic artist Jan Zrzavý, from sketches to finished drawings. The exhibition “Jan Zrzavý, the illustrator and worshipper of beauty”, held in the Cabinet of graphic art at the Veletržní palace, concentrates only on the illustrations, a fundamental part of his artistic creation. With his modern approach, focused on the content of the text, Zrzavý elevates illustrations to works of art. The most well-known include such works as May by Mácha or Kytice by Erben and were made in the twenties for the publishing house Aventinum, run by Štorch-Marien. During his second creative phase, which coincides with the second half of the nineteen-fifties, he created drawings for Shakespeare’s Sonnets and Julius Zeyer’s books. www.ngprague.cz
With the exhibition “Jan Kupecký and the black art”, the Prague National Gallery celebrates the 350th anniversary since the birth of Jan Kupecký (1666-1740), one of the masters of Baroque portrait art. After his studies in Vienna, he lived in Rome and Venice for many years, where he perfected the art of portraiture. His engravings are made with the mezzotint method, called “black art”, that was very popular in the eighteenth century especially for portraits. The popularity, at European level, gained by Kupecký’s art is demonstrated by the numerous engravings made towards the end of his life, and in the decade that followed his death. The exhibition, which is hosted at the Schwarzenberg Palace, features the works of Kupecký as well as those of the leading Nuremberg and Hapsburg masters of the mezzotint: Bernard Vogel, Valentin Daniel Preisler and Johann Jacob Haid. www.ngprague.cz
On November 18, 1966, the film “Closely Observed Trains”, by director Jiří Menzel, was released in Czechoslovak cinemas. Presented out of competition at the 1967 Cannes Film Festival, in 1968 it won the Oscar for Best Foreign Film. The National Technical Museum in Prague celebrates this anniversary with an exhibition, where visitors can review a few clips of the film, admire the Oscar statuette lent by Menzel and the historic draisine Tatra, that can be seen in the film and which is part of the museum collection, as well as models of other common vehicles used at the time of the Protectorate. On display is also the Morse telegraph and railway signaling devices, costumes and the office stamp from the famous scene in which the protagonist stamps the backside of the telegraph operator. www.ntm.cz
Jan Zrzavý in mostra
Jan Zrzavý on display
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Sabrina Salomoni
Jan Kupecký e l’arte nera
Jan Kupecký and the black art
progetto repubblica ceca
Treni strettamente sorvegliati
Closely Observed Trains
appuntamenti events
FUTURE EVENTS
Sabrina Salomoni
Dal 20 gennaio al 6 febbraio
Il 6 febbraio
Il 18 febbraio
La Galleria Nazionale di Praga, in collaborazione con l’Archivio Jan Patočka, la Biblioteca Václav Havel e la libreria Libri Prohibiti, organizza a Palazzo Sal‑ movský le mostre “Charta 77 in fotografie” e “Charta Story” per ricordare i quarant’anni dalla firma del documento Charta 77. La prima, attraverso gli scat‑ ti di Bohdan Holomíček, Ondřej Němec, Jiří Bednář e altri fotografi, coglie l’atmosfera dell’epoca e della cultura non ufficiale. Charta Story parte invece da un racconto del poeta dell’underground ceco Ivan Jirous e con l’aiuto di fotografie, scritti e oggetti personali presenta le vicende di persone di sfere so‑ ciali diverse ma unite dall’adesione allo spirito del testo che, firmato da intellettuali come Václav Havel e Jan Patočka, chiedeva il rispetto dei diritti umani. www.ngprague.cz
Nella Sala Dvořák del Rudolfinum di Praga si svolge il concerto “Scritto per Sočr”, sigla che indica l’Orche‑ stra Sinfonica della Radio Ceca. Si tratta della prima mondiale della Sinfonia vocale n. 6 “Il cantico delle creature” di Pavel Zemek Novák, tra i più originali compositori cechi contemporanei. Scritta su diretta richiesta dei musicisti dell’Orchestra, si basa sul testo di San Francesco d’Assisi. Diretta dal Maestro Tomáš Brauner, sarà eseguita dal coro femminile della Filar‑ monica di Praga, così come la cantata La damoiselle élue di Claude Debussy. Tra gli altri ospiti il soprano Lucie Silkenová, il mezzosoprano Kateřina Jalovcová e il maestro del coro Lukáš Vasilek. L’evento, che si chiude con il balletto Petruška di Igor Stravinskij, sarà trasmesso in diretta da Radio Vltava. www.rudolfinum.cz
Il 18 febbraio Alvaro Soler si esibisce per la prima volta in Repubblica Ceca. L’evento ha destato un tale interesse che a pochi giorni dall’apertura delle prevendite il Club Roxy ha segnato il tutto esaurito, costringendo l’organizzazione a spostare il concerto al Forum Karlín di Praga 10. Non è stato ancora reso noto il programma ma i tremila spettatori potranno certamente intonare assieme al cantante spagnolo El Mismo Sol, hit con cui ha scalato le classifiche eu‑ ropee ed americane e conquistato vari dischi d’oro e di platino. Il successo del singolo, di cui ha inciso anche una versione spanglish in duetto con Jennifer Lopez, è stato bissato dalla canzone Sofia, tormen‑ tone dell’estate 2016 e brano che ha anticipato l’u‑ scita del suo album di debutto, Eterno agosto. www.fource.cz
From January 20 to February 6
On February 6
On February 18
The National Gallery in Prague, in collaboration with the Jan Patočka Archive, the Václav Havel Library and Libri Prohibiti have organized, at Palazzo Salmovský, the exhibitions “Charta 77 in photos” and “Charta Story” to commemorate the fortieth anniversary of the signing of the Charta 77 document. The first, through photographs by Bohdan Holomíček, Ondřej Němec, Jiří Bednář and other photographers, captures the atmosphere of that period and of the unofficial culture. The Charta Story, instead, starts from a short story by the Czech underground poet Ivan Jirous and through photographs, writings and personal objects, it introduces us to the stories of people from different social circles, but united by a common adherence to the spirit of the text that, signed by intellectuals such as Václav Havel and Jan Patočka, demanded respect for human rights. www.ngprague.cz
The concert “Written for Prso”, the abbreviation for the Prague Radio Symphony Orchestra, will be held in the Dvořák Hall of the Prague Rudolfinum. It will be the first world premiere of the Vocal Symphony n° 6 “The canticle of creatures” by Pavel Zemek Novák, one of the most original contemporary Czech composers. Written on the direct request of the Orchestra musicians, it is based on the text of St. Francis of Assisi. Conducted by Tomáš Brauner, it will be performed by the female chorus of the Prague Philharmonic Choir, just as the cantata La damoiselle élue by Claude Debussy. Among the other guests there will be the soprano Lucie Silkenová, the mezzo-soprano Kateřina Jalovcová and the choirmaster Lukáš Vasilek. The event, which ends with the ballet Petrushka by Igor Stravinsky, will be broadcast live on Radio Vltava. www.rudolfinum.cz
On February 18, Alvaro Soler will perform in the Czech Republic for the first time. The event aroused so much interest that the Roxy Club pre-sale tickets were sold out in just a few days, obliging the organizers to move the concert to the Karlín Forum in Prague 10. The program has not been announced yet, but the three thousand spectators will surely have the opportunity to sing along with the Spanish singer El Mismo Sol, the hit that has topped the European and American charts and won several gold and platinum records. The success of the single, of which he has also recorded a Spanglish version, duetting with Jennifer Lopez, was doubled by the song Sofia, which was never off the air in the summer of 2016 and that that has anticipated the release of his debut album, Eterno Agosto. www.fource.cz
Charta Story & Charta 77 in fotografie
Scritto per Sočr
Charta Story & Charter 77 in pictures Written for Prso
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Alvaro Soler a Praga
Alvaro Soler in Prague
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“TRIESTE E PRAGA SONO LE MIE PATRIE” “TRIESTE AND PRAGUE ARE MY HOMELANDS.” Lo scrittore e saggista italiano Claudio Magris a fine ottobre era a Praga per ritirare il Premio Franz Kafka assegnatogli quest’anno da una giuria internazionale di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček
Italian writer and essayist Claudio Magris was in Prague in late October to receive the Franz Kafka Prize assigned to him this year by an international jury
CREDIT: FRANCESCO BENCIVENGA
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cultura culture
Non è la prima volta che Magris sog‑ giorna a Praga ma mai prima la cul‑ tura ceca gli aveva reso un omaggio così importante. Lo scrittore italiano è il sedicesimo detentore del premio fondato nel 2001 dalla Società Franz Kafka di Praga. Prima di lui sono stati insigniti del premio scrittori interna‑ zionali come Philip Roth, Elfriede Jeli‑ nek, Harold Pinter o Haruki Murakami e scrittori cechi di fama internaziona‑ le come Ivan Klíma, Arnošt Lustig o il
drammaturgo ed ex presidente della Repubblica Ceca, Václav Havel. Il premio Franz Kafka si conferma quindi il concorso letterario ceco più aperto agli stimoli della produzione letteraria estera. “In molti si sono complimentati con noi per la scelta del vincitore del premio di quest’an‑ no – ha detto in conferenza stampa la direttrice del centro Franz Kafka, Markéta Mališová – ma tutto il merito va alla nostra giuria internazionale”.
Tuttavia la Società Franz Kafka con‑ divide con Claudio Magris la passione per la cultura del centro Europa”. Sebbene abbia un forte rapporto con la capitale boema, Claudio Ma‑ gris si è detto stupito del premio. “Quando ho saputo di aver vinto il Premio Franz Kafka, pensavo fosse uno scherzo simile a quelli che si tro‑ vano nei romanzi di Hašek o Čapek” ha affermato in conferenza stampa. A rafforzare l’incredulità dello scrit‑ tore triestino è stata la personalità di Kafka. Per ogni germanista l’autore della Metamorfosi rappresenta uno scrittore chiave della seconda metà del Novecento. Ma per Magris non si tratta solo di un oggetto di studi o di uno scrittore apprezzato per le sue opere. “Con lui condivido anche un certo modo di vivere la letteratura. Quest’ultima è considerata da Kafka anche come un impedimento di vi‑ vere una vita piena”. Non meno profondo il rapporto con Praga. Tra gli scrittori e studiosi italiani Magris è infatti quello più attento alla regione della Mitteleu‑ ropa, di cui scopre nei propri scritti accademici e nei romanzi la grande ricchezza culturale, le tensioni, le ossessioni, i lati felici e quelli tragi‑ ci. Sebbene Praga non sia una città
toccata dal Danubio, tema del più importante romanzo di Magris, la città ha lasciato un segno profondo nell’animo e nella riflessione del‑ lo scrittore. «Kennedy diceva che ognuno ha due patrie e per me lo sono Trieste e Praga» dice Magris. In fondo le due città hanno molti tratti comuni. Facevano parte dell’Impero asburgico, erano città, in cui sono sbocciati grandi talenti letterari, e sono luoghi, che sono stati profon‑ damente tramortiti dai fatti tragici del XX secolo. Trent’anni da Danubio L’opera più conosciuta in Italia e nel mondo di Claudio Magris è senza dubbio Danubio, il romanzo e diario di viaggio lungo il famoso fiume. Nel romanzo Magris ripercorre una mol‑ teplicità di luoghi dalle foci fino al delta del fiume che è uno dei simboli della Mitteleuropa facendo numerose digressioni storiche e culturali. Tra le molte considerazioni anche quella sul simbolo del Danubio considerato come il fiume del cosmopolitismo del regno asburgico contrapposto al Reno, che nella narrazione di Magris diventa il simbolo della purezza etni‑ ca tedesca. Questa dialettica tra co‑ smopolitismo e purezza etnica sem‑ bra tornata d’attualità negli ultimi
It is not the first time that Magris has stayed in Prague, but never before had Czech culture made such an important tribute to him. The Italian writer is the sixteenth holder of the award founded in 2001 by the Franz Kafka Society in Prague. Before him international writers like Philip Roth, Elfriede Jelinek, Harold Pinter and Haruki Murakami were awarded the prize, as well as Czech writers of international fame such as Ivan Klíma, Arnošt Lustig and the playwright and
former president of the Czech Republic, Václav Havel. The Franz Kafka prize has been confirmed to be the Czech literary competition most open to the inspiration of foreign literary production. “Many have complimented us for choosing the winner of the award this year,” said the director of the Franz Kafka centre, Markéta Mališová, at a press conference. “But all credit goes to our international jury. However, the Franz Kafka Society shares the passion for the culture of Central Europe with Claudio Magris.” Although he has a strong relationship with the Bohemian capital, Claudio Magris said he was surprised with the prize. “When I learned I had won the Franz Kafka Prize, I thought it was a
Claudio Magris nella biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga / Claudio Magris in the library of the Italian Cultural Institute in Prague
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anni a causa della crescente forza dei nazionalismi delle piccole patrie, che si sentono minacciate da un mondo sempre più globalizzato. Il cosmopo‑ litismo asburgico, di cui Magris parla spesso, sembrava svanito. “Uno dei problemi principali di oggi consiste nel fatto che c’è una forte fissazione sull’identità” avverte l’intellettuale triestino. Non sorprende dunque che egli sia molto critico rispetto alle scelte politi‑ che prese in questi ultimi anni dai go‑ verni del centro Europa. A trenta anni da Danubio la valutazione sullo stato di salute della Mitteleuropa non è positiva. «In Repubblica Ceca c’è stata una regressione politica, che riguarda anche la Polonia, la Slovacchia e l’Un‑ gheria – dice Magris – Forse, dopo molti anni passati in un regime di non libertà, questi Paesi hanno ancora la necessità di leccarsi le ferite e concen‑ trarsi sulla propria identità». Per que‑ sto motivo dopo il crollo del muro di Berlino vengono eretti ai confini degli Alcune delle traduzioni in ceco delle opere di Claudio Magris / Some of Claudio Magris’ works in Czech translation
joke similar to those found in novels of Hašek or Čapek,” he said at a press conference. What reinforced the disbelief of the writer from Trieste was Kafka’s personality. For each germanist the author of Metamorphosis is seen as a key writer of the second half of the twentieth century. Yet for Magris, he is not solely an object of study or a writer
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appreciated for his works. “I also share a certain way of living literature with him. The latter is considered by Kafka also as an obstacle to living a full life.” The relationship with Prague is no less profound. Among the Italian writers and scholars, Magris is in fact the most informed about the region of Central Europe, about which the great
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cultural wealth, tensions, the obsessions, the happy and tragic sides are discovered through his academic writings and novels. Although Prague is not a city touched by the Danube, the topic of the most important novel by Magris, the city has left a deep mark on the soul and on the writer’s reflection. “Kennedy was saying that everyone has two homelands, and for me they are Trieste and Prague,” said Magris. The two cities basically have many common traits. They were both part of the Habsburg Empire, and were cities where great literary talents blossomed, as well as places profoundly affected by the tragic events of the twentieth century. Thirty years on from Danubio The best-known work of Claudio Magris in Italy and in the world is undoubtedly Danubio, the travel novel and diary taking place along the famous river. In the novel Magris traces a variety of locations from the mouth up to the river delta which is one of the symbols of Central Europe, while
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stati mitteleuropei nuovi muri basati sull’identità nazionale e sull’esclusio‑ ne degli stranieri. L’attuale atteggiamento non riguar‑ da solo la posizione dei Paesi del cen‑ tro Europa nei confronti dei singoli problemi, come la crisi dei migranti, ma bensì il loro ruolo nell’integra‑
zione europea. Magris si professa da tempo sostenitore di una federazio‑ ne europea, che dopo il Brexit appare un obbiettivo decisamente lontano. «L’attuale Unione Europea ricorda il Sacro Romano Impero, è un agglo‑ merato, dove i singoli poteri si so‑ vrappongono e bloccano a vicenda»
dice Magris, che si professa critico anche verso l’integrazione degli Stati post-comunisti nell’UE. Secondo lo scrittore italiano infatti era neces‑ sario prima fondare un vero stato europeo intorno ai Paesi fondatori dell’Unione e solo poi passare all’in‑ tegrazione di nuovi stati.
Nell’ombra di Eco «Claudio Magris non è solo uno scien‑ ziato ma anche uno scrittore di narra‑ tiva, la cui opera è ormai massiccia» ha ricordato Jiří Pelán nell’incontro pubblico con l’autore tenutosi all’Isti‑ tuto Italiano di Cultura. Claudio Ma‑ gris viene tradotto in lingua ceca sin
CREDIT: FRANCESCO BENCIVENGA
Claudio Magris con Markéta Mališová, direttrice della Società Franz Kafka, e Giovanni Sciola, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga / Claugio Magris with Markéta Mališová, head of the Franz Kafka Society, and Giovanni Sciola, director of the Italian Cultural Institute in Prague
making many historical and cultural digressions. Among the many considerations is also the one of the Danube’s symbol, being regarded as the river of the cosmopolitanism of the Habsburg realm opposed to the Rhine, which in the Magris narrative becomes the symbol of German ethnic purity. This dialectic between cosmopolitanism and
ethnic purity seems to have returned to the news in recent years because of the growing strength of nationalism of small countries, which feel threatened by an increasingly globalized world. Habsburg Cosmopolitanism, about which Magris often speaks, seemed to have vanished. “A major problem today is that there is a strong fixation
on identity” warns the Trieste-born intellectual. It is therefore unsurprising, that he is very critical of political choices made in recent years by the central European governments. Thirty years after Danubio, judgment on the state of affairs in Central Europe has not been positive. “In the Czech Republic there was a po-
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litical regression, which also concerns Poland, Slovakia and Hungary,” says Magris. “Perhaps, after many years in a regime of non-freedom, these countries still have the need to lick their wounds and focus on their own identity.” For this reason, after the collapse of the Berlin Wall on the border of the states of Central Europe new walls
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cultura culture
dall’inizio degli anni Novanta, quando nel 1992 la casa editrice Odeon decise di pubblicare il suo romanzo Danubio. A lungo questa traduzione rimase l’unico libro disponibile in ceco dello scrittore triestino. Le cose sono cam‑
CREDIT: FRANCESCO BENCIVENGA
were erected based on national identity and the exclusion of foreigners. The current approach is not just about the position of the central European countries towards individual problems, such as the migrant crisis, but rather their role in European integration. Magris professes to be a long
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biate con l’arrivo del nuovo secolo. Nel 2000 viene tradotto e pubblicato il romanzo Microcosmi, a cui seguo‑ no due opere di saggistica Il mito asburgico. Umanità e stile del mon‑ do austroungarico nella letteratura austriaca moderna (2001) e Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (2009). Infine nel 2011 esce la traduzione ceca del ro‑ manzo Alla Cieca. A curare le traduzione degli scritti di Magris è spesso Kateřina Vinšová. An‑ che grazie a lei e alla sua capacità di rendere in ceco lo stile postmoderno di Magris i libri dello scrittore italia‑ no hanno avuto sempre una buona accoglienza presso la critica lettera‑ ria ceca. Sul mercato librario Magris
è invece rimasto spesso all’ombra di un altro grande professore univer‑ sitario e romanziere, Umberto Eco. L’assegnazione del primo Franz Kaf‑ ka quindi potrebbe contribuire a far conoscere maggiormente l’opera di Magris ai lettori cechi, che non se‑ guono specificamente la letteratura italiana. In fondo molti suoi libri par‑ lano dei grandi temi cari alla società ceca come l’identità mitteleuropea o l’esperienza del comunismo. Magris però parte da un punto di vista di margine, come poteva essere Trieste al tempo del grande Impero asbur‑ gico, capace di lanciare nuova luce su temi, che a prima vista potrebbero sembrare ormai esauriti dal punto di vista artistico e intellettuale.
time supporter of a European federation, which after the Brexit seems a very distant goal. “The current European Union recalls the Holy Roman Empire, it is an agglomeration, where individual powers overlap and block each other,” says Magris, who claims to be critical also of the integration of post-communist EU states. According to the Italian writer it was necessary first to establish a true European state around the founding countries of the Union and only then move on to the integration of new states. In the shadow of Eco “Claudio Magris is not only a scientist but also a fiction writer, whose work is now huge,” recalled Jiří Pelán in the public meeting with the author held at the Italian Institute of Culture. Claudio Magris has been translated into Czech language since the beginning of the nineties, when in 1992 the Odeon publishing house decided to publish his novel Danubio. For a long time this translation was the only book available in Czech from the writer from Trieste. That changed with the arrival of the new century. In 2000, was translated and published the novel Microcosmi, followed by two works of non-fiction The Habsburg myth. Humanity and the world
of the Austro-Hungarian style in modern Austrian literature (2001) and Far from where. Joseph Roth and Eastern Jewish tradition (2009). Finally in 2011 the Czech translation of the novel Blindly came out. The translations of the writings of Magris are often taken care of by Kateřina Vinšová. It is also thanks to her and her ability to recreate the postmodern style of Magris in Czech that the books of the Italian writer have always had enjoyed a good reception from the Czech literary critics. On the book market however, Magris was often left in the shadow of another great university professor and novelist, Umberto Eco. The awarding of his first Franz Kafka therefore may help to get the work of Magris better known to Czech readers, that do not specifically follow Italian literature. Many of his books speak mainly of the great themes fundamental to the Czech society such as Central European identity or the experience of communism. Magris however, starts from a point of view from the margins, as Trieste could be at the time of the great Habsburg Empire, able to throw new light on issues, which at first glance might now seem exhausted artistically and intellectually.
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UNA GEMMA ITALIANA NEL CUORE DI PRAGA La Vlašská kaple, uno degli storici simboli della presenza italiana in Boemia, finalmente sottoposta a una completa opera di risanamento di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
The Vlašská kaple, one of the historical symbols of Italian presence in Bohemia, finally undergoing a complete work of restoration
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storia history
A ITALIAN GEM IN THE HEART OF PRAGUE C’è una pietra preziosa incastonata in quel gioiello di architettura e arte che è la Città Vecchia di Praga; un’o‑ pera che attraversa i secoli e che porta impresso in ogni sua pietra il marchio ante litteram del “Made in Italy”, ma che è anche e soprattutto il simbolo di
un legame antico tra culture diverse, oltre che testimonianza di una cono‑ scenza profonda delle più avanzate e raffinate tecniche dell’arte iniziatica del costruire. La Cappella della Be‑ ata Vergine Maria Assunta in Cielo, parte del complesso architettonico
del Clementinum, sulla via Karlova, è più nota con il nome di “Vlašská kaple”, la Cappella degli Italiani, così come viene chiamata ancora oggi da quel 23 luglio del 1590, giorno in cui il nunzio apostolico Alfonso Visconti pose la prima pietra della costruzio‑
ne, nell’angolo Nord-Est, così come si usava fare un tempo per gli edifici di particolare importanza. A volere que‑ sto luogo di culto furono gli esponenti della Congregazione della Beata Ver‑ gine Maria Assunta in Cielo, associa‑ zione di italiani fondata dai Gesuiti
CREDIT: AMBASCIATA D’ITALIA
Una parte delle decorazioni e degli affreschi della cupola /A part of the decorations and the dome frescoes
There is a precious stone embedded in that jewel of architecture and art, which is the Old Town of Prague; a construction that spans centuries and that has, embedded in every stone, the ante litteram “Made in Italy” mark, that is also, and above all, the symbol of an
ancient bond between different cultures and testimony of a deep knowledge in the most advanced and refined initiatory-art techniques of construction. The Chapel of the Assumption of the Blessed Virgin Mary, part of the Clementinum architectural complex on Kar-
lova Street, is better known as “Vlašská kaple”, or the Chapel of the Italians, as it has been called since July 23rd 1590, the day when the papal nuncio, Alfonso Visconti, laid the foundation stone of the building on the North-East side, as was commonly done in those days with
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particularly important buildings. Eager to have this place of worship were the members of the Congregation of the Blessed Virgin Mary of the Assumption, the Italian association founded by the Jesuits between 1573 and 1575, with the motto “Pro Deo et paupere”, which
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tra il 1573 e il 1575, il cui motto “Pro Deo et paupere” ne sintetizzava gli scopi e le finalità: difendere la fede cattolica nella Boemia protestante e assistere poveri e bisognosi. Quanto la Congregazione italiana fosse ap‑ prezzata dalla popolazione locale e
dai sovrani che le concessero diversi privilegi, lo testimonia il fatto che la Cappella, sua espressione sul piano materiale, fu costruita sulla via più importante della città, quella che prendeva il nome dall’imperatore Carlo IV, e che costituiva la parte prin‑
cipale della “Via Regia”, la “Královská cesta” il cammino che gli antichi re cechi dovevano percorrere per essere incoronati sulla collina di Hradčany. La costruzione doveva sostituire la cappella dell’Oratorio italiano, luogo di incontro della comunità, ormai
summed up its aim and purposes: to defend the Catholic faith in Protestant Bohemia and assist the poor and needy. As proof of how much the Italian Congregation was appreciated by the local people and its rulers – who granted them various privileges – is the fact
that the Chapel, its material expression, was built on the most important street of the city that was named after Emperor Charles IV, and that was the main part of the “Via Regia”, the “Královská cesta”, where ancient Czech kings used to go along on their way to their coro-
nation on Hradčany hill. The construction was intended to replace the Italian Oratory chapel, the Community’s meeting place that had become too small due to the arrival of other Italians from their homeland. The new and bigger Chapel, that was intended to replace
La cupola della Cappella con gli affreschi e l’oculo / The dome of the Chapel with the frescoes and the oculus
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troppo piccolo per via dell’arrivo di nuovi italiani dalle terre patrie. La nuova cappella, più grande, pensata per sostituire la precedente, avrebbe al tempo stesso accolto i membri per le funzioni religiose e testimoniato, con un segno tangibile, la presenza
della Congregazione cattolica in terra protestante. Ci vollero dieci anni perché il tempio cristiano fosse portato completamen‑ te a termine. Intorno al 1594, grazie alle donazioni dei membri della Con‑ gregazione, le pareti della Cappella
CREDIT: AMBASCIATA D’ITALIA
the previous one, was also used to host the religious functions of its members and was a tangible sign of the presence of the Catholic congregation on Protestant land. It took ten years to complete the Christian temple. Around 1594, thanks to
donations received from members of the Congregation, the Chapel walls were decorated with frescoes, made by master painters who have remained anonymous, and the nave was enriched with altars. Then the vault was decorated with paintings and stucco
vennero decorate con affreschi da maestri della pittura rimasti anonimi, e la navata arricchita di altari. In se‑ guito la volta fu decorata con pitture e stucchi e fu costruito l’altare mag‑ giore. Nel corso degli anni l’edificio si abbelliva sempre di più, e il 9 agosto del 1600, monsignor Filippo Spinelli, allora nunzio pontificio presso Rodol‑ fo II, lo consacrò alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, con una so‑ lenne cerimonia che coinvolse tutti gli italiani della città e le alte autorità del Paese. La Cappella, costruita in stile italiano, era sormontata da una cupola e progettata a pianta ovale. È interessante rilevare come le chiese a pianta centrale di forma ellittica, si diffusero soprattutto nei secoli XVII e XVIII e ciò fa sì che la Cappella degli italiani nella Città Vecchia, occupi un posto di rilievo nella storia dell’ar‑ chitettura in quanto risulta essere il primo esempio di cappella italiana a pianta ovale nell’Europa d’oltralpe. La chiesetta fu ornata con un maestoso affresco raffigurante l’assunzione
della Vergine, e in seguito, nel 1607, anche le sette volte vennero affresca‑ te con scene dei misteri della vita di Maria. Nella Cappella venivano cele‑ brati gli uffici divini nelle ricorrenze solenni, e sin dal 1621, il 15 agosto di ogni anno, in occasione delle cele‑ brazioni della Vergine, si soleva pub‑ blicamente e con grande solennità proclamare la nuova direzione della Congregazione italiana di Praga. Nel 1647 il tempio si arricchì di una nuova e preziosa opera d’arte: una tela per l’altare principale realizzata dal pitto‑ re barocco ceco Karel Škréta, che cele‑ brava in questa sua opera la Vergine Maria a cui sia la Congregazione sia il luogo di culto erano stati consacrati. La Vlašská kaple era ed è ancora oggi un esempio di quella antica sapienza, di cui parlava Vitruvio, che fondeva insieme arte, scienza e architettura, e cela sotto forma di elementi architet‑ tonici e decorazioni i segreti dell’ar‑ monia noti solo ai più illuminati arti‑ sti e maestri architetti di ogni tempo. Uno di questi, ad esempio, è l’utilizzo
work and the main altar was built. The building was embellished even more over the years and on August 9th 1600, Monsignor Filippo Spinelli, who was then papal nuncio at the court of Rudolf II, consecrated it to the Blessed Virgin Mary of the Assumption, with a solemn ceremony involving all the Italians living in the city, as well as the most important authorities in the Country. The Chapel, which was built according to Italian style, was surmounted by a dome and had an oval-shaped plan. It is interesting to note here that these elliptical-shape central plan churches were to become widespread, above all during the XVII and XVIII centuries and the Chapel of the Italians in the Old Town gained a significant place in the history of architecture, as it is considered the first example of an Italian oval plan chapel in Europe, north of the Alps. The small church was adorned with a majestic fresco of the Assumption of the Virgin, and later, in 1607, even
the seven vaults were frescoed with scenes from the mysteries of the life of Mary. On solemn occasions the Divine Offices were celebrated in the Chapel, and since 1621, every 15th of August – during the celebrations of the Virgin – they would publicly and solemnly proclaim the new leaders of the Italian Congregation. In 1647, the temple was enriched with a new and valuable piece of art work: a painting for the main altar, made by the Czech Baroque painter Karel Škréta who celebrated the Virgin Mary to whom both the congregation as well as the place of worship were consecrated. Vlašská kaple was and still is an example of the ancient wisdom, mentioned by Vitruvius, who fused together art, science and architecture and conceal in the architectural elements and decorations, the secrets of harmony, known only to the enlightened artists and master architects of all times. One of these, for example, is the use of the number 7. Seven, in fact, were
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Documenti della Congregazione recentemente ritrovati / Documents of the Congregation recently discovered
Custodie dei nuovi ritrovamenti documentari / Containers of new documentary findings
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del numero 7. Sette, infatti, erano le volte affrescate della Cappella con le sette gioie e i sette dolori della Ver‑ gine, un numero che, non a caso, è considerato nella tradizione religiosa simbolo di perfezione ed espressione massima della mediazione tra umano e divino. Ma anche il suo orientamen‑ to ad Est – punto dove il Sole sorge
–, la sua collocazione sull’asse EstOvest della città, la disposizione degli ingressi, così come la pianta ovale – simbolo antico dell’uovo cosmico da cui nasce l’intero universo e sacro nell’antico Egitto così come in Alchi‑ mia – sono tutti elementi che da un remoto passato comunicano ancora oggi un messaggio chiaro: il voler
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raggiungere con un’opera materiale la sfera della massima spiritualità. Ma il simbolo degli italiani di Praga ha attraversato periodi difficili. Fu danneggiata nel corso della Guerra dei Trent’anni, nel 1648, e nei due secoli successivi alla sua costruzione subì varie modifiche, costanti lavori di risistemazione e manutenzione degli spazi dovuti a vari fattori tra cui le frequenti alluvioni. Nel 1789 iniziò un periodo di grande decadenza a causa del decreto dell’imperatore Giuseppe II che soppresse l’Ospedale della Con‑ gregazione – sede dell’attuale Istitu‑ to Italiano di Cultura di Praga – e fece incamerare i suoi beni dallo Stato. In questo frangente anche gli arredi della Cappella vennero venduti dalla Congregazione per coprire le spese di restauro, ma già dal 1783, sempre per ordine di Giuseppe II, gli uffici divini in questo luogo di culto erano stati quasi del tutto soppressi. Anche the frescoed vaults of the Chapel with the seven joys and sorrows of the Virgin, a number that, not coincidentally, according to religious tradition is the symbol of perfection and the ultimate expression of mediation between the human and the divine. But, even its position to the East – the place where the Sun rises, and its collocation on the East-West axis of the city, including the position of the entrances and its oval plan – an ancient symbol of the cosmic egg from which the whole universe derives, and sacred in ancient Egypt as well as in Alchemy – are all elements which, from a distant past, still convey a clear message: the desire to achieve, by means of a material creation, the highest level of spirituality. But this symbol of the Prague Italians went through difficult times. It was damaged during the Thirty Years War in 1648 and during the two centuries after its construction, it was subject to several modifications, constant work interventions and maintenance of its spaces, due to various factors such as the frequent floods. In 1789, it went through a period of great decline fol-
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in questo periodo, però, la Cappella continuò ad ospitare le riunioni della Congregazione e ad essere il luogo intorno al quale gli italiani si stringe‑ vano nei momenti di particolare diffi‑ coltà. Nel 1873, in occasione del terzo centenario dalla fondazione della Congregazione, l’edificio, fin dal 1810 ufficialmente dichiarato proprietà della “nazione italiana”, venne restau‑ rato dall’architetto Giuseppe Schulz, grazie alle donazioni della comunità. Il 7 giugno 1942, in piena Seconda
Guerra Mondiale, la Congregazione sancì il passaggio allo Stato italiano sia della sede dell’ex Ospedale di Malá Strana sia della Cappella nella Città Vecchia. Da allora l’edificio entrò in una nuova fase di decadenza dovu‑ ta alla scarsezza di mezzi economici necessari al suo restauro, ma anche agli eventi storici che coinvolsero la Cecoslovacchia. A partire dai primi anni 2000, le istituzioni e la comunità degli italiani in Repubblica Ceca rivol‑ gono nuova attenzione alla Cappella
e si inizia a pensare a progetti per il restauro necessari a riportare l’edifi‑ cio, simbolo dell’Italia, agli splendori di un tempo. Lo scorso 31 ottobre nei saloni dell’Ambasciata d‘Italia, si è svolto un incontro in occasione della conclusio‑ ne della prima fase di restauro della Cappella. L’Ambasciatore Amati ha ricordato che il risanamento è stato reso possibile grazie alla collabora‑ zione tra istituzioni ceche e italiane e soprattutto agli sponsor privati. Du‑
CREDIT: AMBASCIATA D’ITALIA
La conferenza stampa in Ambasciata per annunciare l’ultimazione della prima fase dei lavori / The press conference at the Embassy to announce the completion of the first phase of work
lowing the decree of Emperor Joseph II, who suppressed the Hospital of the Congregation – headquarters of the Italian Cultural Institute in Prague – and had its property expropriated by the State. In this awkward situation, even the chapel’s furnishings had to be sold by the Congregation in order to cover the restoration costs, but already since 1783, following once again the orders of Joseph II, the divine offices in the Italian place of worship were almost totally suppressed. However, the Chapel continued to host meetings of the Congregation and remained a
place where the Italians could come together, especially when in difficulty. In 1873, after three-hundred years since the foundation of the Congregation, the building – which was officially the property of the “Italian nation” since 1810 – was then restored by the architect Joseph Schulz, thanks to donations from the community. On June 7th, 1942, during World War II, the Congregation sanctioned the change of property of both the former Hospital Chapel in Malá Strana, as well as the Chapel of the Old Town in favour of the Italian State. Since then the
building went through a new period of decline due to scarcity of economic resources, necessary for its restoration, but was also because of the historical events that affected Czechoslovakia. Since the beginning of the year 2000, the Italian institutions and community in the Czech Republic have shown greater concern and interest in the chapel, and new plans are being taken into consideration for its possible restoration – to bring back the building, a symbol of Italy, to its former glory. Last October 31st, in view of the conclusion of the first phase of the restoration
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rante la prima fase di restauro è stata già portata a termine la ricostruzione del tetto e della facciata e sono stati restaurati il portale d’ingresso, il can‑ cello barocco e le finestre. La seconda fase che prenderà a breve il via riguar‑ derà invece il restauro degli affreschi. Nel corso dei lavori sono stati ritrovati in due involucri alcuni preziosi docu‑ menti che andranno ad arricchire l’Ar‑ chivio della Congregazione Italiana di Praga conservato presso l’Istituto Italiano di Cultura. La Cappella degli italiani della Città Vecchia è da quattro secoli non solo il simbolo della presenza italiana in Boemia e dell’influsso che l’arte del genio italico ha esercitato in queste terre, ma soprattutto il segno tangi‑ bile di una fratellanza tra due popoli che, indipendentemente dalla loro cultura, origine e differenze, tracciano insieme la loro storia e il loro destino nel cuore antico dell’Europa. of the Chapel, a meeting was held in the halls of the Italian Embassy. Ambassador Amati reminded us that its consolidation had been made possible thanks to the cooperation of Czech and Italian institutions and especially that of private sponsors. During the first phase of the restoration work, the roof and façade were completed and the entrance portal and Baroque gate and windows restored. Instead, the second phase of the restoration, that will take place shortly, will be focused on restoring the frescoes. During the restoration, a few valuable documents were found in a wrapping, that will be added to the Archive collection of the Italian Congregation at the Italian Cultural Institute. The Chapel of the Italians in the Old Town has been, for over four centuries, not only a symbol of the Italian presence in Bohemia and of the influence that Italian artistic genius had in this Country but is, above all, a tangible sign of fraternity between the two populations that, besides their cultural background, origin and differences, they have traced together their history and destiny in the ancient heart of Europe.
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PRAGA OMAGGIA IL MAESTRO DELLA LUCE PRAGUE PAYS HOMAGE TO THE MASTER OF LIGHT Un premio e una mostra, per l’omaggio di Praga a Vittorio Storaro, il leggendario cinematografo, tre volte premio Oscar
“Cinematografia secondo me, vuol dire scrivere con luce, scrittura e mo‑ vimento”. È questa la prima lezione del maestro Vittorio Storaro, il quale ha incantato il pubblico della sala grande della biblioteca della Città di Praga il 2 dicembre 2016, con una lectio magi‑
stralis dal titolo “Vittorio Storaro e la cinematografia digitale”, organizzata dalla Fondazione Eleutheria in colla‑ borazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura. Un’ora e mezza di aneddoti, riferi‑ menti culturali e consigli a beneficio
soprattutto dei giovani che si avviano a fare questa professione, poi la con‑ segna dalla medaglia d’oro da parte del professor Zdeněk Holý, decano dell’Accademia praghese del cinema, la Famu (Filmová a televizní fakulta akademie múzických umění), al diret‑
Storaro and digital cinematography”, organized by the Eleutheria Foundation in collaboration with the Italian Embassy and the Italian Cultural Institute. An hour and a half of anecdotes, cultural references, and tips of particular benefit
for the young people starting out in his profession, followed by the awarding of the golden medal by Professor Zdeněk Holý, dean of the FAMU – the Prague Academy of cinema (Filmová a televizní fakulta akademie múzických umění) – to the director of photography or cin-
di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
An award and an exhibition, for Prague’s tribute to Vittorio Storaro, the legendary cinematographer, a triple Oscar winner CREDIT: MARTINA VALENTE - ELEUTHERIA FOUNDATION
“Cinematography in my opinion, means writing with light, writing and movement”. This is the first lesson of the master Vittorio Storaro, who enthralled the audience of the big hall of the Prague City Library on December 2, 2016, with a lecture entitled “Vittorio
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cinema
CREDIT: MARTINA VALENTE - ELEUTHERIA FOUNDATION
La proiezione di Café Society di Woody Allen, l’ultima pellicola alla quale Storaro ha lavorato / The screening of the film Café Society from Woody Allen, the latest movie on which Storaro worked
tore della fotografia, o cinematografo come Storaro preferisce definirsi. Solo i presenti hanno potuto capire sino a che punto l’artista romano fosse con‑ tento ed entusiasta della sua visita in Boemia, sebbene non abbia mancato
di manifestare delusione per la scarsa presenza di studenti. Apocalypse Now, Reds, Ultimo tango a Parigi, e L’ultimo imperatore sono fra i capolavori cinematografici che si distinguono per l’uso straordina‑
rio di luce e colori nella fotografia di Storaro, cinematografo romano clas‑ se 1940, il cui lavoro sui film L’uccel‑ lo dalle piume di cristallo, di Dario Argento (1970), e poi Il conformista, di Bernardo Bertolucci nello stesso anno, portarono il suo talento alla ribalta. L’ex allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, conside‑ rato uno dei migliori nel suo campo nella storia del cinema mondiale, è sicuramente più conosciuto per aver lavorato in Italia e negli Stati Uniti, e per le sue collaborazioni con Bernar‑ do Bertolucci, Francis Ford Coppola e Carlos Saura. Tuttavia, il suo rapporto con Praga non inizia solo adesso. Nel 2000 venne infatti scelto come cinematographer per Dune – Il de‑ stino dell’universo (Frank Herbert’s Dune), opera tratta da un classico
dei romanzi di fantascienza, Dune, scritto da Frank Herbert nel 1965. La miniserie, una coproduzione in‑ ternazionale con un cast di celebri attori del calibro di William Hurt e Giancarlo Giannini, fu girata quasi interamente a Praga, spesso all’in‑ terno di studi insonorizzati. Possiamo senz’altro dire che Dune, e quindi quella parentesi di lavoro a Pra‑ ga, rappresenta una esperienza parti‑ colarmente significativa nella carriera di Storaro per vari motivi. In primo luo‑ go, perché gli valse il premio Emmy per miglior fotografia ed effetti speciali in una miniserie, con forti colori che sot‑ tolineavano o contrapponevano i vari momenti del film e i diversi personag‑ gi. In più ebbe la possibilità di lavorare con una troupe ceca di altissimo livello, nella quale spiccava la figura illustre di Theodor Pištěk, il leggendario costu‑
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La lectio magistralis, nella Biblioteca della Città di Praga, dal titolo “Vittorio Storaro e la cinematografia digitale” e la consegna al Maestro italiano della medaglia d’oro della Famu / The lecture entitled “Vittorio Storaro and digital cinematography” at the Prague Municipal Library and the awarding of the Famu golden medal to the Italian Maestro
ematographer as Storaro prefers to be defined. Only those present were able to understand the extent to which the Roman artist was happy, and enthusiastic about his visit to the Czech Republic, although he did not hesitate to express disappointment at the low presence of film students. Apocalypse Now, Reds, Last Tango in Paris and The Last Emperor are among
the cinematic masterpieces that stand out due to the extraordinary use of light and colour in photography of Storaro, cinematographer born in Rome in 1940, whose work on the film The Bird with the Crystal Plumage, directed by Dario Argento (1970), and then The Conformist by his regular collaborator Bernardo Bertolucci in the same year, put his talent into the limelight.
The former student of the Centro Sperimentale di Cinematografia (Experimental film centre) in Rome, considered one of the greatest in the history of world cinema in his field, is certainly best known f or his work in Italy and in the United States, specifically for his collaborations with Bernardo Bertolucci, Francis Ford Coppola and Carlos Saura. However,
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his relationship with Prague has not started now. In 2000 he was chosen as the cinematographer for Frank Herbert’s Dune, a work based on a classic of science fiction literature, Dune, written by Frank Herbert in 1965. The miniseries, an international co-production with a cast of famous actors of the caliber of William Hurt and Giancarlo Giannini,
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Ultimo tango a Parigi, L’ultimo imperatore e Apocalypse Now: alcuni dei capolavori di Storaro / Last Tango in Paris, The Last Emperor and Apocalypse Now: some of Storaro’s masterpieces
Il maestro illumina l’uditorio della capitale ceca con una lectio magistralis di grande spessore, ma sorprende l’assenza degli studenti della Famu The maestro enlightens the audience of the Czech capital with a lecture of great depth, but the absence of the FAMU students comes as a surprise
mista premio Oscar per Amadeus con Miloš Forman. L’arrivo a Praga per quel progetto par‑ tì peraltro da lontano. Alla fine degli anni ‘70, quando aveva appena finito le riprese di Novecento con Bernardo Bertolucci, Storaro ricevette una visi‑ ta da Alejandro Jodorowsky, il genio anarchico cileno. Questi gli propose di fare la fotografia del suo adattamen‑ to di Dune, sottolineando che sarebbe diventato il film più grande ed ambi‑ zioso mai realizzato. In quello stesso periodo il cinematografo romano era stato però contattato da Francis Ford Coppola per girare Apocalypse Now. was filmed almost entirely in Prague, often within soundproof studios. We can certainly say that Dune, and his overall working experience in Prague, was a particularly meaningful one in Storaro’s career for various reasons. Firstly, because it earned him the Emmy Award for best photography and special effects in a miniseries, with strong colours that emphasized and contrasted the various moods of the film, and the different characters. In addition, he was able to work with a Czech crew of the highest quality, from which the illustrious figure of Theodor Pištěk stood out – the legendary costume designer who won an Oscar for Miloš Forman’s Amadeus. The arrival in Prague for the project, however, was triggered from quite a distance. In the late ‘70s, when he had just finished filming 1900 with Bernardo Bertolucci, Storaro was visited by Alejandro Jodorowsky, the anarchic Chilean genius. The surreal-
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cinema
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Storaro era un fan del libro, e sape‑ va che non avrebbe potuto trovare di meglio del fantastico mondo di Herbert per mettere a punto le sue sperimentazioni con luce e colori. Tuttavia, decise alla fine di accetta‑ re il secondo incarico, propostogli da Coppola, tra l’altro senza ancora saper parlare l’inglese. La sua scelta, nonostante i dubbi iniziali, si rivelò vincente. Il romano vinse il suo primo Oscar per la foto‑ grafia del film bellico di Coppola, che gli aprì nuove porte, mentre dopo anni di programmazione il proget‑ to di Jodorowsky fu cancellato poco prima dell’inizio delle riprese a causa
CREDIT: VITTORIO STORARO
Le Dune – Il destino dell’universo, girato a Praga nel 2000 / Frank Herbert’s Dune, filmed in Prague in 2000
ist offered him the role of director of photography on his adaptation of Dune, stressing that it would become the biggest and most ambitious film ever made. In the same period however, the Roman cinematographer was contacted by Francis Ford Coppola to film Apocalypse Now. Storaro was a fan of Herbert’s book, and he knew he would not find many better opportunities to develop his experiments with light and colour than
in the author’s fantastic world. However, in the end he decided to accept the second proposal, offered to him by Coppola, despite being unable to speak English at the time. His choice, despite the initial doubts, proved to be the correct one careerwise. The Roman won his first Oscar for photography for Coppola’s Vietnam war masterpiece, and it opened new doors for him, while after years of planning Jodorowsky’s project was
canceled just before filming began due to the excessive costs required. Yet Storaro would get the opportunity to bring his vision of Herbert to the screen, about twenty years later, and of all places, precisely in Prague. Today the Master’s return to the “Golden City” is important for several reasons. In recent years he has become particularly concerned about the future of his profession, especially in the era of digital cameras, since
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according to him, filmmakers today have a tendency to use them just to prove they can work faster, or even to be able to work without adding or modifying the light. Storaro has often repeated that those who work in such a way are merely recording images, which is far from the essence of genuine cinematography. It was understood from the very first minutes of his speech that he had every intention of reaffirming these con-
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dei costi elevatissimi. Per Storaro l’op‑ portunità di portare la sua visione di Herbert sullo schermo sarebbe arri‑ vata circa venti anni dopo; e proprio a Praga. Il ritorno oggi del Maestro nella “Cit‑ tà d’oro” è importante per vari moti‑
vi. Negli ultimi anni egli si è dimo‑ strato particolarmente preoccupato per il futuro della sua professione, soprattutto nell’era delle cinecame‑ re digitali, in quanto secondo lui i cineasti oggigiorno hanno la ten‑ denza ad usarle solo per dimostrare
CREDIT: MARTINA VALENTE - ELEUTHERIA FOUNDATION
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Il finissage al palazzo Clam-Gallas della mostra “Civiltà Romana”. In alto Storaro con l’ambasciatore Aldo Amati, in basso con Ottaviano e Augusto Razetto, vicepresidente e presidente della fondazione Eleutheria / The finissage of the exhibition “Roman Civilization” at the Clam-Gallas Palace. Above, Storaro with the Ambassador Aldo Amati; below, with Ottaviano and Augusto Razetto, vice president and president of Eleutheria Foundation
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di poter lavorare più velocemente, o di poter essere meno condizionati dalla luce. Storaro ha spesso ripe‑ tuto che chi lavora in tal modo sta meramente registrando un’immagi‑ ne, ben lontano dalla vera cinema‑ tografia. Si è compreso sin dai primi minuti della sua lectio magistralis che aveva l’intenzione di ribadire questi concetti al pubblico. “I giova‑ ni di oggi nel mio campo sembrano contenti di usare la luce disponibile sul set ma non pensano nemmeno di modificare l’immagine”, ha preci‑ sato. Parole preziose, che si possono trovare anche nel suo libro “Scrivere con la luce”, che Storaro definisce il progetto di una vita. Il contenuto della sua lectio è par‑ so una sintesi dei temi del libro, ma sfruttando in aggiunta le sue notevoli qualità nell’arte di parlare e di argo‑ mentare davanti a una platea. Per illustrare i suoi concetti ha mo‑ strato anche una sequenza di foto e quadri al pubblico, sottolineando come nella sua professione si debba cepts to the public. “Today’s young people in my field seem happy to use the light already available on the set, but do not even think about changing the image”, he said. Precious words, which can also be found in his book “Writing with Light”, in which Storaro defines the blueprint of his life’s work. The content of his lecture seemed like a summary of the book’s themes, but exploiting his remarkable qualities as a public speaker as well as debating in front of an audience. In order to illustrate his concepts to the public, he also displayed a series of photos and paintings, stressing that in his profession one should not only learn cinematic technique, but should also study everything that preceded the cinema in the world of art and culture, and take an interest in philosophers, scientists and painters from world history. Behind his Prague visit there was also another incentive. In addition to re-
cinema
conoscere non solo la tecnica cine‑ matografica, ma anche studiare tutto ciò che ha preceduto il cinema, inte‑ ressarsi a filosofi, pittori e scienziati di tutto il mondo. La sua visita a Praga ha avuto anche un altro tipo di motivazioni. Oltre a ricevere la già menzionata medaglia, per la quale si è detto commosso nonostante la sua abitudine alle pre‑ miazioni, Storaro è apparso anche bramoso di conoscere la nuova gene‑ razione della scuola ceca, della quale si è dichiarato un grande estimatore da sempre, spesso facendo riferimen‑
to all’alma mater Famu e allo storico cinematografo Miroslav Ondříček. Anche per questo il Maestro italiano non ha esitato a dirsi rammaricato per la poca presenza in sala di studenti della Famu, ragazzi ai quali avrebbe voluto esprimere il proprio pensiero e magari confrontarsi. D’altronde, non è probabilmente un caso che a Praga si parli da tempo di una Famu con meno cinefili ed ap‑ passionati di cinema. Per Storaro si tratta, tuttavia, di un problema ge‑ nerale e ha raccontato di aver visitato scuole cinematografiche di altri paesi
dove “gli studenti dicevano di non aver mai sentito il nome di Bernardo Bertolucci”. Peccato, perché i presenti sono ri‑ masti affascinati dalle parole di un artista di straordinaria erudizione, trattenendosi ad assistere alla proie‑ zione dell’ultima pellicola alla quale Storaro ha lavorato, il Café Society di Woody Allen, primo film del regista newyorchese girato in digitale. Stora‑ ro tra l’altro sta attualmente girando proprio con Allen un secondo film. L’ultima cartolina praghese per il Maestro è arrivata dal palazzo Clam-
Gallas, dove si è svolto il finissage della mostra “Civiltà Romana”, una rassegna interamente dedicata alle fotografie di Vittorio Storaro. Si è trattato del culmine di un progetto che ha avuto inizio alla fine degli anni ‘80, quando Storaro ha viaggiato in Italia, Siria, Turchia, Grecia e in altri paesi che facevano parte dell’Impero romano, per documentarne le rovine e quindi preservarne l’antica magnifi‑ cenza per le generazioni future. Anche queste sono tra le tante e me‑ ravigliose immagini, impresse sulla pellicola da Vittorio Storaro.
ceiving the aforementioned medal, for which he proclaimed he had been deeply moved despite being used to winning awards, Storaro also appeared to be eager to meet the new generation of the Czech school of film, which had always declared to be a big fan, often referring to the FAMU, and the historical cinematographer Miroslav Ondříček. It was also for this reason that the Italian “maestro” did not hesitate to express his disappointment for the lack
of presence of FAMU students in the room, with whom he wished to express and maybe share his ideas. On one hand, it may be no coincidence that for a while one has spoken of a FAMU possessing fewer genuine film lovers and enthusiasts. However for Storaro, it may be a more general issue, as he clarified that he had visited film schools in other countries where “the students said they had never even heard the name of Bernardo Bertolucci”.
A pity indeed, given that those present were fascinated by the words of an artist of extraordinary erudition, many of whom staying to attend the screening of the last film on which Storaro has worked, Café Society from Woody Allen, the first film from the New Yorker shot in digital. Storaro among other things, is currently filming a second film with Allen. The last Prague postcard for the “master of light” would come from the Clam-Gallas Palace, where the closing
day of his “Roman Civilization” exhibition took place, one dedicated to photographs of Vittorio Storaro. It was the culmination of a project that began in the late ‘80s, when Storaro traveled in Italy, Syria, Turkey, Greece and other countries that were part of the Roman Empire, to document the ruins and thus preserve their ancient splendour for future generations. These too are among the many wonderful images, alongside those captured on film, of Vittorio Storaro.
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La storia del monumento, voluto da T. G. Masaryk, per rappresentare l’identità del nuovo stato e onorare i caduti della Grande guerra, tra difficoltà tecniche, stilistiche e diplomatiche
L’OBELISCO DI PLEČNIK NEL CASTELLO DI PRAGA PLEČNIK'S OBELISK IN PRAGUE CASTLE
di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari
The story of the monument, wanted by T. G. Masaryk to represent the identity of the new state and honour the victims of the Great War, amid technical, stylistic and diplomatic difficulties
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architettura architecture
CREDIT: ARCHIVIO CASTELLO DI PRAGA
Il leone ceco nell’atto di sopraffare la doppia croce slovacca / The Czech lion in the act of overpowering the Slovak double cross
Tutta la città ed idealmente tutto il nuovo stato indipendente e democra‑ tico avrebbero dovuto poter guardare alla perpetua fiamma a memoria dei soldati cechi e slovacchi caduti in guerra. Fiero simbolo d’identità ed indipendenza, il monumento che avrebbe dovuto ospitarla o rappre‑ sentarla non poteva essere secondo a nessun altro e necessitava di una location adeguatamente rappresen‑ tativa. Affacciata sul quartiere me‑ dioevale di Malá Strana, la parte del
Castello di Praga, Giardino del Paradiso in disegno prospettico con obelisco realizzato da O. Rothmayer sullo sketch di Plecnik, 1921 / Prague Castle, Garden of Paradise in a perspective drawing with the obelisk built by O. Rothmayer on the sketch of Plečnik, 1921
CREDIT: ARCHIVIO CASTELLO DI PRAGA
Schizzo prospettico della scalinata dei Giardini del Paradiso con una delle prime versioni dell’obelisco, 1920 / Perspective sketch of the steps of the Paradise Gardens with one of the first versions of the obelisk, 1920
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The whole city, and ideally all of the new independent and democratic state should have been able to look at the eternal flame in memory of Czech and Slovak soldiers who died in war. A proud symbol of identity and independence, the monument that was supposed to symbolize or represent it, could not be second to none and needed a suitably representative location. Overlooking the medieval district of Malá Strana, the southern part of the garden of Prague Castle known as the Garden of Paradise (Rajská zahrada), would have guaranteed greater exposure from the city, while providing a noble as well as scenic location. The tall obelisk was supposed to have literally given shape, built and visible, to the principles and ideals that animated the political action of President Tomáš Garrigue Masaryk, allowing him to pursue his aim to strengthen
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giardino meridionale del Castello di Praga chiamata giardino del Paradiso (Rajská zahrada) avrebbe garantito un’ampia visibilità dalla città, offren‑ do al contempo una collocazione tan‑ to nobile quanto scenografica. L’alto obelisco avrebbe dato lette‑ ralmente forma, costruita e visibile, a principî ed ideali che animavano l’azione politica del presidente Tomáš Garrigue Masaryk, permettendogli di perseguire l’intento di rafforzarli at‑ traverso l’Arte della quale egli era un
grande appassionato. Forse per que‑ sta ragione il Presidente - platonico dai gusti raffinati - accolse immedia‑ tamente con entusiasmo la proposta per un tale progetto avanzatagli dallo sloveno Jože Plečnik della quale di‑ scussero sin dai loro primi incontri nel novembre 1920, quando lo nominò Architetto del Castello. La sincera fiducia riposta in Plečnik e le condivise convinzioni sia nell’e‑ sistenza di un valore morale e poli‑ tico dell’Arte che in un solido sogno
panslavo - da perseguire attraverso l’Arte stessa - fecero del colto presi‑ dente Masaryk e di sua figlia Alice gli interlocutori ideali per lo scontroso architetto sloveno. La loro proficua e duratura intesa andò a vantaggio del glorioso Hradčany che lasciato nelle sapienti mani di Plečnik emerse gradualmente quale ritrovato centro artistico del mondo slavo. Animato dall’intento di evidenziare armonie ed affinità tra il governo di Masaryk e l’antica democrazia greca,
them through the Art of which he was a big enthusiast. Perhaps for this reason the President, Platonist with refined tastes, immediately and keenly welcomed the proposal for the project, which was made to him by the Slovenian Jože Plečnik, which they discussed since their first meetings in November 1920, when he was appointed Architect of the Castle. The sincere trust placed in Plečnik and the shared beliefs in the existence of
both a moral and political value in Art, and in a solid Pan-Slav dream - to be pursued through the Art itself - made the well-read President Masaryk and his daughter Alice ideal interlocutors for the grumpy Slovenian architect. Their fruitful and long-lasting harmony hugely benefited the glorious Hradčany, which left in the expert hands of Plečnik gradually re-emerged as an artistic centre of the Slavic world. Animated by a desire to highlight the
harmony and affinity between the Masaryk Government and the ancient Greek democracy, Plečnik strove to give a perceptible artistic form to the philosophical ideals of the President, looking at ancient art following the teaching of Semper. The first version of the Baroque style memorial, was inspired by the evocation of the Roman Baroque which Plečnik had in mind for the garden of Paradise. With imagination turned to-
CREDIT: ARCHIVIO CASTELLO DI PRAGA
L’obelisco attraversa i cortili del Castello, 1926 / The obelisk through the courtyards of the Castle, 1926
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Plečnik si prodigò per dare forma arti‑ stica percepibile all’ideale filosofico del Presidente, guardando all’arte antica alla luce dell’insegnamento di Semper. La prima versione progettata del monumento ai caduti in forme ba‑ rocche si ispirava all’evocazione del barocco romano pensata da Plečnik per il giardino del Paradiso. Con l’im‑ maginazione rivolta a quella romana di Piazza di Spagna, la magnificente scalinata terminante con una fontana avrebbe ospitato una colonna baroc‑ ca coronata dal leone ceco vittorioso scolpito da Jan Štursa e terminante con la fiamma perpetua. Se l’altezza ipotizzata di venti metri funzionale al raggiungimento del cornicione del castello evidenziò dif‑ ficoltà tecniche, la scultura di Štursa non convinse né Plečnik da un punto di vista artistico né l’opinione pubbli‑ ca per questioni ‘diplomatiche’. Non si fecero infatti attendere energiche critiche inizialmente da parte slo‑ vacca al felino in atto di sopraffare il loro stemma, alle quali naturalmente wards the Rome’s Piazza di Spagna, the magnificent staircase ending with a fountain would have hosted a Baroque column with the victorious Czech lion sculpted by Jan Štursa at its head, and ending with the eternal flame. If the presumed height of twenty metres functional to reach the cornice of the castle highlighted the technical difficulties, the Štursa sculpture did not convince Plečnik from an artistic point of view, nor the public opinion for ‘diplomatic issues.’ It was not long before determined criticism arrived, initially from the Slovak side for the feline in the action of overpowering their coat of arms, which of course was followed by the Czech side following the revised version of the sculpture with the Slovak double cross planted on the lion’s back. The project by now was the prisoner of too many hardships, and it was leading the silent Plečnik to a reimagining it, steering it towards the original idea of a monolithic obelisk. The definitive impulse to turn the page came from
seguirono quelle da parte ceca alla versione riveduta della scultura con la doppia croce slovacca collocata sulla schiena del leone. Il progetto ormai prigioniero di trop‑ pe avversità stava conducendo il si‑ lenzioso Plečnik ad un ripensamento, orientandolo verso l’idea originaria di
un obelisco monolitico. Il definitivo impulso a voltare pagina arrivò dalle cave di granito di Mrákotín, non lon‑ tano da Telč, dalle quali giunse notizia dell’estrazione di un ciclopico blocco di trentaquattro metri di lunghezza. L’opportunità di innalzare ai caduti cecoslovacchi un obelisco ricavato
La piramide platonica in metallo dorato alta due metri aggiunta nel 1996; nella tradizione platonica il tetraedro simboleggia il fuoco / The golden-plated metal 2 meters high platonic pyramid added in 1996; in the Platonic tradition the tetrahedron symbolises the fire
the granite quarries of Mrákotín, not far from Telč, from which news arrived of the extraction of a gigantic block, thirty four metres long. The opportunity to erect an obelisk made by one of the largest monoliths ever extracted in memory of fallen Czechs, excited
Masaryk as much as Plečnik who identified it as the focal point of the whole restoration work of the castle. The architect immediately began working by going on a visit to the quarry in May 1922, returning stunned by the size of the block, but visibly worried by tech-
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da uno tra i più grandi monoliti mai estratti entusiasmò tanto Masaryk quanto Plečnik che lo identificò quale punto focale dell’intero lavoro di re‑ stauro del castello. L’architetto si mise subito al lavoro recandosi in visita alla cava nel maggio 1922, tornan‑ done sbalordito dalla dimensione del blocco, ma visibilmente preoccupato dai problemi tecnici che avrebbero potuto minare la buona riuscita del progetto. Nonostante la determinazione inizia‑ le dei due, animata dai nobili ideali, il monumento ebbe un destino piutto‑ sto travagliato, vedendo la luce - assai ridimensionato - solo nel 1928 in oc‑ casione della celebrazione del primo decennale della nuova Repubblica. Sfortunatamente, le preoccupazioni di Plečnik si dimostrarono fondate. Il primo tentativo di estrazione nel 1922 fallì ed un nuovo tentativo ebbe luogo e successo solo nell’esta‑ te 1923. Il Presidente che finanziava il progetto con risorse private affidò il trasporto dell’imponente pietra ad nical problems that could undermine the success of the project. Despite the initial determination of the two, animated by noble ideals, the monument had a rather troubled destiny, coming to light - much scaled down - only in 1928 on the occasion of the tenth anniversary of the celebration of the new Republic. Unfortunately, the concerns of Plečnik proved to be founded. The first extraction attempt in 1922 failed, and a new attempt took place and succeeded only in the summer of 1923. The President, who financed the project with private resources entrusted the imposing stone transportation to a synergy between Škoda and the Army. A late August Saturday, during transport operations, a misunderstanding between the military and civilian teams caused the accidental breakage of a chain and for the stone to slide down a slope. The stone broke disastrously against the rough-hewed granite basin also destined to the garden of Paradise.
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una sinergia tra Škoda ed Esercito. Un sabato di fine agosto, durante le operazioni di trasporto, un’incom‑ prensione tra le squadre militari e quelle civili causò l’accidentale rot‑ tura di una catena e lo scivolamen‑ to della pietra lungo un pendio. La pietra si spezzò rovinosamente con‑ tro l’abbozzo della vasca in granito destinata anch’essa al giardino del Paradiso. Masaryk reagì stoicamente alla noti‑ zia, mentre Plečnik cadde nella dispe‑ razione. Si narra inoltre che l’ufficiale responsabile del trasporto si suicidò per l’incolmabile senso di colpa.
Jože Plečnik
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Masaryk reacted stoically to the news, while Plečnik fell into despair. It is said that the officer in charge of transport committed suicide due to his overwhelming guilt. A new attempt took place after a short time, and at that time the block broke during the extraction. Masaryk would have immediately bought another, but Plečnik opted to use the greater part of the broken block. The new smaller size of the block induced Plečnik towards a further revision of
Un nuovo tentativo ebbe luogo dopo poco tempo e in quell’occasione il blocco si ruppe proprio durante l’e‑ strazione. Masaryk ne avrebbe acqui‑ stato immediatamente un altro, ma Plečnik optò per utilizzare la parte maggiore del blocco spezzato. Le nuove più modeste dimensioni del blocco indussero Plečnik ad un’ulte‑ riore revisione delle forme del monu‑ mento nonché alla modifica della sua collocazione, destinandolo al terzo cortile del castello. Anche questa scelta scatenò polemiche, questa vol‑ ta provenienti dalla Società degli ar‑ chitetti e da alcune prestigiose riviste
the forms of the monument, and how to change its location, assigning it to the third courtyard of the castle. Even this choice sparked controversy, this time coming from the Society of architects, and some prestigious trade journals, nevertheless not invalidating the decision made by Plečnik. So the granite block fifteen and a half metres long, and weighing one hundred and ten tons arrived in Prague in December 1924 thanks to a special railroad car, and because of the in-
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di settore, purtuttavia non inficiando la decisione presa da Plečnik. Così il blocco di granito lungo quindici metri e mezzo e pesante centodieci ton‑ nellate giunse a Praga nel dicembre 1924 grazie ad uno speciale vagone ferroviario e a causa del freddo inten‑ so fu lasciato allo scalo merci per non incorrere in incidenti. L’architetto ed il Presidente rimasero delusi da quelle che apparivano ai loro occhi dimensioni modeste rispet‑ to a ciò che avevano originariamente immaginato per il monumento. La delusione e le critiche dai colleghi - tra le quali spiccano le durissime accuse mosse da Karel Teige - si con‑ cretizzarono per l’obelisco in un oblio lungo quattro anni, durante i quali Plečnik ignorò sia il ragguardevole blocco di granito sia gli incoraggia‑ menti a portare a termine l’opera provenienti dai Masaryk. Il grande masso tornò in gran fretta al centro dell’attenzione nel 1928 in occasione del decennale della Repub‑ blica, trovando sistemazione nel ter‑ zo cortile su una base di calcestruzzo. Lo si può rimirare tutt’oggi nel terzo tense cold the freight was left in order to avoid accidents. The architect and the President were disappointed by the dimensions appearing small to their eyes compared to what they had originally envisioned for the monument. The disappointment and criticism from colleagues, among which the harsh accusations made by Karel Teige stood out, materialized with the obelisk’s four-year long oblivion, during which Plečnik ignored the substantial block of granite as well as the encouragement to bring the work to an end from Masaryk. The large rock came back into the spotlight in great haste in 1928, on the tenth anniversary of the Republic, finding its place in the third courtyard on a concrete base. You can still gaze at it in the third courtyard, on the most sacred part of the Czech soil, crowned by a two-metre high pyramid perfected by the goldplated metal added to it in 1996.
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È il primo hotel della catena Alchymist Group di Giorgio Bo‑ nelli. Situato nel centro di Praga, ai piedi del Castello e a pochi minuti dal Ponte Carlo, sorge in un palazzo cinquecentesco. Arredo barocco, camere spa‑ ziose e lussuose, confort all’a‑ vanguardia, personale attento a ogni esigenza. L’hotel ospita il ristorante Aquarius per viziare gli ospiti con pasta fatta in casa e pregiati vini italiani, e l’Ecsotica Spa, che garantisce un totale relax con le sue strutture per la sauna, il fitness e le piscine. It is the first hotel in the chain of Giorgio Bonelli's Alchymist Group. Located in the centre of Prague, at the foot of the Castle, a few minutes from Charles Bridge, it appears in a sixteenth century palace. Baroque furnishings, spacious rooms and avantgarde luxurious comfort, attentive to all needs. The hotel houses the restaurant Aquarius to pamper guests with homemade pasta and fine Italian wines, and the Ecsotica Spa, which guarantees total relaxation with its sauna facilities, gym and swimming pools.
La Ballerina è l’ultimo hotel dell’Alchymist Group. A pochi passi dalla casa danzante e dal‑ la Moldava, l’albergo è situato in un palazzo neoclassico, con trenta camere all’insegna del gusto italiano. Raffinato ma sobrio, con una politica dei prezzi moderata, la Ballerina è un urban concept: un hotel ele‑ gante con il servizio e l’ospitalità garantiti dal gruppo Alchymist. Gli ospiti possono usufruire di servizi aggiuntivi, come spa o ristorante, negli altri alberghi praghesi della catena Alchymist. La Ballerina is the last hotel of the Alchymist Group. A few steps from the Dancing house and from the Vltava River, the hotel is situated in a neoclassical building, with thirty rooms with an Italian flavour. Refined yet understated, with a moderate pricing policy, la Ballerina is an urban concept: a stylish hotel with the service and hospitality guaranteed by the Alchymist group. Guests can take advantage of additional services such as spa or restaurant, in the other hotels in Prague of the Alchymist chain.
Ovenecká 315/32 170 00 Praha 7 tel. +420 220 570 696 info@mylift.cz www.mylift.cz
Slovenská 1 120 00 Praha 2 tel. +420 222 320 120, www.sardinie.cz info@sardinie.cz
Tržiště 19 11800 Praha 1 tel. +420 257 286 011 info@alchymisthotel.com www.alchymisthotel.com
Dittrichova 20 12000 Praha tel. +420 221 511 100 www.ballerinahotel.com
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COMPAGNIA AEREA AIRLINE COMPANY
Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) è la principale compagnia aerea Italiana e ha avviato le operazioni il 1° gen‑ naio 2015. Alitalia vola verso 102 destinazioni, per un totale di 164 rotte e circa 4.500 vo‑ li settimanali. Alitalia vanta una delle flotte più moderne ed efficienti al mondo con un’età media di 8 anni. Ali‑ talia è membro dell’alleanza SkyTeam e fa parte, insieme ad Air France-KLM e a Delta Air Lines, della Joint Venture Transatlantica Alitalia - Società Aerea Italiana (alitalia.com) is Italy's largest airline and commenced operations on January 1, 2015. Alitalia flies to 102 destinations, with a total of 164 routes and about 4,500 weekly flights. Alitalia boasts one of the most modern and efficient fleets in the world, with an average age of eight years. It is a member of the SkyTeam alliance and is part of the Transatlantic Joint Venture alongside Air France-KLM and Delta Air Lines.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic
ITALIA ARTE FEST
VINCANTO RISTORANTE PIZZERIA
Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.
Il ristorante Vincanto nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastrono‑ mica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare di‑ rettamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali accompa‑ gnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The restaurant Vincanto was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it
Klimentská 40 110 00 Praha 1 Tel.:+420 224 815 192 www.vincanto.cz Info@vincanto.cz
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INFORMATION TECHNOLOGIES
ALITALIA
RESTAURANTS AND FOOD
TOURISM
CULTURE
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GRUPPO
NILOBIT INFORMATION TECHNOLOGIES FOR A CHANGING WORLD Dal 2000 lavoriamo con i nostri clienti in Italia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Le nostre soluzioni web aiutano i nostri clienti a migliorare la gestione di Agenti di Commercio, Flotte auto aziendali, Trasferte e Note spese, il database clienti CRM e Siti Web aziendali. Offriamo inoltre assistenza e consulen‑ za informatica su reti, server e sicurezza ad aziende italiane con sede in Repubblica Ceca. Since 2000, we have been working with clients in Italy, the Czech and Slovak Republic. Our web solutions help our customers to improve the management of Business Agents, company car fleets, Transfers and Expense notes, including CRM customer databases and corporate Web sites. We also offer IT consulting for networks, servers and security to Italian companies based in the Czech Republic.
Čelakovského sady 1580/4 110 00 Praha 1 tel: +420 222 540 723 voip: +39 051 054 83 46 info@nilobit.com www.nilobit.com www.softwareparcoauto.it www.gestione-agenti.com
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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES
di Mauro Ruggiero
Nasceva l’astronomo danese Tycho Brahe The Danish astronomer Tycho Brahe was born 470 ANNI FA 470 YEARS AGO
Nasceva Josef Radetzky Joseph Radetzky was born 250 ANNI FA 250 YEARS AGO
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L’Imperatore Rodolfo II fu un promulgatore delle arti e delle scienze: tra gli interessanti personaggi che invitò alla sua corte praghese ci fu l’astronomo Tycho Brahe, nato in Danimarca nel 1546. I meriti di Brahe in campo scientifico furono numerosi: fon‑ damentale fu il suo lavoro di osservazione svolto soprattutto dall’isola di Hven dove, su invito del sovrano Federico II, fondò un osservatorio astro‑ nomico; inoltre, il suo apporto alla strumentazione astronomica è ritenuto rivoluzionario. Le sue ricer‑ che furono decisive per le successive scoperte di Galileo e Keplero; con quest’ultimo, tuttavia, non intrattenne mai un rapporto idilliaco a causa di una divergenza di opinioni circa la teoria copernicana. Morì due anni dopo essersi trasferito a Praga e ven‑ ne sepolto nella Cattedrale del Týn. Attorno all’ec‑ centrico personaggio di Brahe vennero costruite di‑ verse leggende: l’astronomo si sarebbe rotto il naso in duello a causa di una disputa circa una formula matematica e avrebbe addirittura ispirato l’Amleto di Shakespeare.
The Emperor Rudolf II was a promulgator of the arts and sciences: among the interesting personalities that he invited to his court in Prague was the astronomer Tycho Brahe, born in Denmark in 1546. Brahe’s merits in science were numerous: of fundamental importance was his observation work done mainly from the island of Hven where, on the invitation of king Frederick II, he founded an astronomical observatory. In addition, his contribution to astronomical instrumentation was considered revolutionary. His research work was decisive for the subsequent discoveries of Galileo and Kepler. However, he never actually had an idyllic relationship with the latter, due to differences of opinion related to the Copernican theory. He died two years after moving to Prague and was buried in the Týn Cathedral. Various legends sprang up around this eccentric figure: the astronomer is believed to have broken his nose in a duel in a dispute over a mathematical formula and may have even inspired Shakespeare’s Hamlet.
Jan Josef Václav conte Radecký di Radeč, feldma‑ resciallo dell’esercito imperiale austro-ungarico, nacque il 2 novembre del 1766 a Sedlčany, nel distretto di Příbram. Di famiglia nobile boema prestò servizio nell’esercito imperiale per circa 70 anni. A diciotto anni iniziò la sua lunga e brillan‑ te carriera militare come cadetto nel reggimento dei corazzieri di Gyöngyös, e dal 1787 al 1791 combatté la guerra austro-turca con il grado di ufficiale. Successivamente prese parte alle guer‑ re napoleoniche, ma è ricordato soprattutto per essere stato il nemico più agguerrito dei patrioti italiani durante la Prima Guerra d’Indipendenza in cui sconfisse per superiorità strategica i generali dell’esercito piemontese. Fu governatore del Lom‑ bardo-Veneto dove si rese protagonista di aspre repressioni che a lungo andare indebolirono il do‑ minio austriaco in Italia. Morì ultranovantenne il 5 gennaio 1858 poco prima della sconfitta dell’Au‑ stria da parte della coalizione franco-piemontese che avrebbe preparato il Regno d’Italia.
Jan Joseph Václav, count Radecký of Radetz, field marshal of the imperial Austro-Hungarian Empire, was born on 2 November, 1766 in Sedlčany in the Příbram district. A Bohemian of noble family, he served in the imperial army for about 70 years. At eighteen, he began his long and distinguished military career as a cadet in the cuirassiers regiment in Gyöngyös, and from 1787 to 1791, he fought in the Austro-Turkish war with the rank of officer. He later took part in the Napoleonic wars, but he is best remembered for being the fiercest enemy of the Italian patriots during the First War of Independence, when he defeated the generals of the Piedmont army, owing to his army’s strategic superiority. He was governor of the Lombardy and Veneto regions where he became the protagonist of fierce repressions that, in the long run, weakened Austrian domination in Italy. He died when he was well-over ninety on January 5, 1858, shortly before the defeat of Austria by the Franco-Piedmontese coalition, that eventually led to the Reign of Italy.
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storia history
Si inaugurava la linea tranviaria Praha – Libeň – Vysočany The Praha – Libeň – Vysočany tram line was inaugurated 120 ANNI FA 120 YEARS AGO
Il circuito venne attivato su richiesta dei rappre‑ sentanti di Libeň, allora città indipendente e non quartiere praghese: questi si rivolsero al celebre ingegnere František Křižík (a cui è dedicata la stazione della metropolitana Křižíkova), che era proprietario dell’azienda di trasporti privata Elektrické dráhy Praha. La finalità della richiesta era la costruzione di un collegamento con la cit‑ tà di Praga, di cui Libeň fa oggi parte. La linea venne attivata il 19 marzo 1896: collegava la stazione Státní Dráhy (oggi Masarykovo nádraží) a Libeň e Vysočany, attraversando Karlín. La scorsa primavera la Città di Praga ha indetto delle celebrazioni in occasione di quest’anni‑ versario. Il programma comprendeva un giro sui tram dell’epoca, fra le stazioni Vysočanská e Kobylisy, con figuranti in divise del tempo. Non si tratta, tuttavia, del primo tratto di tram elettrico a Praga, che venne costruito cinque anni prima a Letná.
The tram circuit became operative following the request of the representatives of Libeň, that was then an independent city and not a district of Prague: they turned to the renowned engineer, František Křižík, (to whom the Křižíkova metro station is named after), who was the owner of the Elektrické dráhy Praha private transport company. The scope of the request was to build a connection between Libeň and the city of Prague, of which Libeň is now a part. The line became operational on March 19, 1896: it connected the station of Státní Dráhy (now called Masarykovo nádraží) to Libeň and Vysočany, passing through Karlín. Last spring, celebrations were organized in the City of Prague on its anniversary. The programme included a ride on an old tram of that period, between the stations of Vysočanská and Kobylisy, with amateur actors wearing uniforms of that period. However, it is not the first section of an electric tram line to have been built in Prague. The first was built in Letná five years before.
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Nasceva lo scrittore Arnošt Lustig The writer Arnošt Lustig was born 90 ANNI FA 90 YEARS AGO
Sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, lo scrittore ceco di origini ebraiche Arnošt Lustig ha fatto dell’Olocausto la tematica prevalente del‑ le sue opere. Nato a Praga il 21 dicembre 1926, durante la Seconda Guerra Mondiale fu deportato a Terezín, Buchenwald e Auschwitz; riuscì miraco‑ losamente a scappare da morte certa mentre si trovava sul convoglio per Dachau. A partire dagli anni ‘50 ha raccontato la sua tragica esperienza in numerose opere teatrali e narrative tradotte in più di venti lingue; a spingerlo alla scrittura fu la gra‑ titudine verso gli atti di generosità e di umanità di cui fu testimone diretto in quegli anni bui. Lustig contribuì inoltre allo sviluppo della New Wave ci‑ nematografica ceca: da uno dei suoi racconti nac‑ que il film Diamanti nella notte che portò il regista Jan Němec alla fama. Lasciò la Cecoslovacchia in seguito all’invasione sovietica del 1968 e si stabilì a Washington DC, dove insegnò Letteratura e cine‑ ma all’American University fino al 2003, anno in cui tornò in patria. Morì nel febbraio 2011, all’età di 84 anni.
After surviving the Nazi concentration camps, the Czech writer of Jewish origin, Arnošt Lustig, made the Holocaust the dominant theme of his literary works. Born in Prague on December 21, 1926, he was deported to Terezín, Buchenwald and Auschwitz during the Second World War. He miraculously escaped certain death while he was on a train to Dachau. Since the 1950s, he has recounted his tragic experiences in numerous theatrical performances and narrative works, that have been translated into more than twenty languages. The motivating factor, that led him to become a writer, was his gratitude for the acts of generosity and humanity that he witnessed during those dark years. Lustig also contributed to the development of the Czech New Wave cinematography: from one of his stories, they made the film Diamonds of the Night, that brought fame to film director Jan Němec. He left Czechoslovakia after the Soviet invasion in 1968 and settled in Washington DC, where he taught literature and cinema at the American University until 2003, the year when he returned home. He died in February 2011, at the age of 84.
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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS
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di Mauro Ruggiero
In occasione del VII centenario della nascita di Carlo IV (1316-1378), imperatore boemo del Sacro Romano Im‑ pero, segnaliamo la pubblicazione, in prima edizione italiana, dell’autobiografia “Vita Caroli”, edita da Medusa e inserita nella collana “Le porpore”. Carlo, personalità tuttora molto amata dai cechi, narra le vicende della sua infanzia e gioventù ripercorrendo un arco di tempo che va dal 1316 al 1346, anno della sua elezione a re dei Ro‑ mani (l’elezione a imperatore avverrà il 5 aprile 1355). L’intento di questo libro non è tanto autocelebrativo, quanto pedagogico-morale. Carlo vuole ammonire i suoi successori dai pericoli di una vita dissennata che lui stesso aveva sperimentato, offre loro saggi consigli per regnare con giustizia e dedica alcuni capitoli all’interpretazio‑ ne di pagine evangeliche in cui spiccano le parabole del “Regno”. Di interesse per il lettore italiano, le gesta del futuro Imperatore nel contesto storico-politico italiano contrassegnato dalla perenne lotta fra le casate.
On the occasion of the seventh centenary since the birth of Charles IV (1316-1378), the Bohemian Emperor of the Holy Roman Empire, we bring to your attention the publication of the first Italian edition of the autobiography „Vita Caroli“, published by Medusa, included in the series „Le porpore”. Charles, a personality that is still greatly loved by the Czechs, tells the story of his childhood and youth going back to a period that ranges from 1316 to 1346, the year of his coronation as King of the Romans (his coronation as Emperor took place on April 5, 1355). The intent of the book is not actually to be self-celebratory, but pedagogical and moral. Charles wants to admonish his successors of the dangers of a senseless life that he himself had experienced, by offering them sound advice on how to rule with justice, and dedicates several chapters to the interpretation of the Gospel passages, in which are highlighted the parables of the „Kingdom“. Of particular interest to the Italian reader are the exploits of the future Emperor within the Italian historical-political context, marked by a perennial struggle between the royal families.
Carlo IV, Vita Caroli – Autobiografia, Edizioni Medusa: Milano 2016, pp. 199
Charles IV, Vita Caroli - Autobiography, Edizioni Medusa: Milan 2016, 199 pages
In questa monumentale biografia di Kafka, Reiner Stach ha isolato novantanove momenti ed episodi della sua vita, testimoniati dallo stesso scrittore o da suoi amici e contemporanei. Quanto emerge è un Kafka poco co‑ nosciuto: frequentatore di casinò e bordelli, collezio‑ nista di foto osé, appassionato di nuoto e d’aeroplani, seduto su una giostra tra ragazzine vocianti, in ufficio in preda alla ridarella al cospetto del rigido e altezzoso superiore, ma anche abile falsificatore di firme – tra le varie quella di Thomas Mann. Tra le sorprese, la prima Lettera al padre e la piantina dell’appartamento in cui Gregor Samsa si risveglia trasformato in un insetto. Se la pubblica lettura della “Colonia penale” in una galleria di Monaco, dove i presenti svengono o fuggono, incapaci di reggere quell’«odore di sangue», mentre lui prose‑ gue imperterrito, è esilarante; commovente è invece la storia delle lettere che Kafka attribuisce a una bambola persa in un parco di Berlino, per consolare una bambina in lacrime.
In this monumental biography of Kafka, Reiner Stach has isolated ninety-nine moments and episodes of his life, witnessed by the writer himself or by his friends and contemporaries. What emerges is an obscure aspect of Kafka’s character: he was a casino and brothel goer, a collector of risqué photos and fond of swimming and airplanes, found sitting on a merry-go-round among noisy girls, or in the office in a fit of giggles in front of his strict and haughty boss, but also a skilled forger of signatures – among the various fake signatures there is even that of Thomas Mann. Among the objects, there is the first Letter to his father and the layout of the apartment where Gregor Samsa wakes up and finds himself transformed into an insect. If his public reading of the “Penal colony” in an art-gallery in Munich - where visitors faint or escape because they are unable to withstand that «smell of blood» - whilst he continuous unperturbed, is absolutely hilarious, emotionally involving, instead, is the story of the letters that Kafka ascribes to a lost doll in a park in Berlin, to comfort a little girl in tears.
Reiner Stach, Questo è Kafka? Adelphi Edizioni: Milano 2016, pp. 360
Reiner Stach, Questo è Kafka? (Is this Kafka?) Adelphi Edizioni: Milan 2016, 360 pages
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cultura culture
Esce in lingua ceca, tradotto da Alice Flemrova, l’“Amica geniale” di Elena Ferrante, narrazione-fiume dal sapore di un viaggio, di quelli talmente intensi che la meta più è lontana e meglio è. Il romanzo racconta di un’amicizia al femminile, scavando nella natura complessa del legame tra due bambine, poi ragazzine, infine donne: Lila Cerullo ed Elena Greco. L’autrice ne segue passo passo la crescita individuale, dall’infanzia negli anni Cinquanta in una mise‑ rabile periferia napoletana, fino ad oggi. Non tralasciando i cambiamenti che investono il rione, Napoli, l’Italia, e le storie di una miriade di personaggi minori, svelandone i se‑ greti, rovesciando di continuo situazioni, con una profondità e potenza a cui ci ha ormai abituati. Questo primo romanzo si conclude con l’adolescenza di Lila ed Elena, alla soglia di profondi sconvolgimenti nelle loro vite e nel loro intensis‑ simo rapporto. I volumi successivi si soffermeranno sulla giovinezza, la maturità e la vecchiaia delle due amiche.
Published in Czech and translated by Alice Flemrova, is “My brilliant friend” by Elena Ferrante, a roman-fleuve narrative based on a journey, that is so intense that you would like it go on forever. The novel tells of a female friendship and delves into the complex nature of the relationship between two little girls, who become teens and then women: Lila Cerullo and Elena Greco. The author closely follows their individual development from childhood in the nineteen-fifties, in a poverty-stricken neighbourhood in Naples, until today. The story also includes the transformations that have taken place in their district, in Naples and Italy, as well as the stories of a host of minor characters by revealing their secrets and continually reversing the situations, with a depth and power of expression that her readers expect and have become accustomed to. This first novel ends with Lila and Elena’s adolescence, on the threshold of profound changes in their lives and in their very intense relationship. The subsequent volumes delve into the youth, maturity and old age of the two friends.
Elena Ferrante, Geniální přítelkyně – Díl první (L’amica geniale – Volume I), Prostor nakladatelství: Praha, 2016, pp. 304
Elena Ferrante, Geniální přítelkyně - Díl první (My brilliant friend Volume I), Prostor nakladatelství: Praha, 2016, 304 pages
Esce in ceco “La lucina” dello scrittore italiano Antonio Mo‑ resco, tradotto da Alice Flemrova. Lontano da tutto, in un antico borgo abbandonato e deserto tra i boschi, un uomo vive in totale solitudine. “Sono venuto qui per sparire” è la frase con cui si apre il romanzo. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte alla stessa ora, il buio è spezzato da una lucina sulla montagna di fronte alla sua casa di pietra. Che sarà? Un abitante di un altro paese disabita‑ to? Un lampione che si accende per un contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l‘uomo si spinge fino alla fonte da cui proviene la luce. Vi trova un bambino, che vive anche lui solo nel bosco e sembra uscito da un’altra epoca o da un altro pianeta. Chi è? E che rapporto li lega? Lo scopriremo pian piano, avvicinandoci al cuore di questa storia terribile e lieve, fino all‘inaspettato finale. Con questo suo „piccolo principe“, Moresco inscena una meditazione commossa sul senso dell‘universo e della vita, sulla solitudine e il dolore dell’esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti.
Published in Czech is „Distant light“ by the Italian writer Antonio Moresco, translated by Alice Flemrova. Away into the woods, in an old deserted village, a man lives in complete solitude. The novel opens with the words „I came here to escape“. But his isolation is troubled by a mystery: every night at the same hour, darkness is broken by a small light that appears on the far side of a mountain, opposite his stone house. What can it be? A resident from another uninhabited village? A street lamp that turns on because of an electrical contact? A man from outer space? One day he decides to walk all the way to where the light is. He finds a child there, who also lives alone in the woods, but who seems to belong to another era or planet. Who is this child? And what do they share? We discover it little by little, as we get closer to the heart of this terrible, but light story and to its unexpected end. With this „little prince“ type of story, Moresco stages an emotional reflection on the meaning of the universe and life, on the solitude and pain of our existence, but also on what we share with animals, the living and the dead.
Antonio Moresco, (La lucina) Dybbuk nakladatelství: Praha, 2016 pp. 184
Antonio Moresco, (La Lucina / Distant Light) Dybbuk nakladatelství: Praha, 2016 184 pages
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UNA CORONA MADE IN CZECHIA PER IL RE DELLA CAMBOGIA A CROWN, MADE IN CZECHIA, FOR THE KING OF CAMBODIA Intrecci tra Praga e Phnom Penh, tra guerre e musica e arte, nella vita di Norodom Sihamoni, il sovrano ballerino che parla ceco
È il maggio del 1962 quando l’allora re cambogiano Norodom Sihanouk indirizza al presidente cecoslovacco Antonín Novotný e al primo ministro Viliam Široký una lettera per un affare personale, di famiglia: “Considerate le relazioni d’amicizia e di cooperazione
tra i nostri due Paesi, chiedo gentil‑ mente al governo della Repubblica Socialista Cecoslovacca di occuparsi dell’educazione di mio figlio di nove anni, Norodom Sihamoni”. È un tempo dove, in nome di un’ide‑ ologia comunista a vocazione inter‑
nazionale, Asia tropicale e Europa centrale non sono poi così lontane. Così il “piccolo principe”, primogenito del “re padre” Sihanouk – considerato dai cambogiani come un semidio – e della sesta e ultima regina Norodom Monineath, passa dal sinuoso palazzo
di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
Links between Prague and Phnom Penh, amid wars, music and art, in the life of Norodom Sihamoni, the sovereign dancer who speaks Czech
CREDIT: AMU
Al Teatro nazionale di Praga / At Prague National Theatre
It was May 1962, when Norodom Sihanouk, at the time the Cambodian King, addressed a letter for a personal, family deal to Czechoslovak President Antonín Novotný, and Prime
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Minister Viliam Široký: “Considering the friendly relations and cooperation between our two countries, I kindly ask the government of the Czechoslovak Socialist Republic to take care of
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the education of my nine year old son, Norodom Sihamoni”. It was a time where, in the name of communist ideology with an international vocation, tropical Asia and
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reale di Phnom Penh a una scuola ele‑ mentare di Praga. Per Norodom Siha‑ moni una nuova vita comincia nella capitale cecoslovacca. La scelta di Pra‑ ga risponde a una volontà ben precisa del capo di stato khmer e della moglie Monineath, che nelle vene ha sangue cambogiano e francese: i due capi‑ scono immediatamente che questo figlio ha ereditato da loro non solo la combinazione delle prime due sillabe dei loro nomi, Siha-Moni, ma anche una vocazione particolare per le arti e le lettere. Del resto Sihanouk è a sua volta autore di musiche, prose e regi‑ sta, lo stesso giovane Sihamoni figura
come protagonista in uno dei film del padre, “Il piccolo principe” del 1967. Per questo motivo la Cecoslovacchia ha tanto della terra promessa per coltivare e sviluppare questi talenti: “Io e mia moglie sentiamo che nostro figlio ha un interesse particolare per le arti. Vorrei che la sua educazione fosse centrata sullo studio e la pratica della musica e della danza classica. In questo modo un giorno sarà in grado di integrare queste forme artistiche di stampo occidentale nello sviluppo culturale del suo paese. Sono convin‑ to che la Cecoslovacchia, la cui repu‑ tazione mondiale in campo musicale
è nota a tutti, sia il luogo ideale per iniziarlo a queste discipline”. Per il governo cecoslovacco è un onore poter accogliere il principe cambogiano che integra l’educazio‑ ne nazionale in terza elementare, nel settembre 1962. E di quei giorni, più di mezzo secolo più tardi, restano ancora delle immagini preziose: una pellicola in bianco e nero della tv ce‑ coslovacca, che mostra Sihamoni in un’aula della scuola elementare del quartiere diplomatico di Bubeneč, seduto composto assieme ai compa‑ gni di classe. Quando è interrogato dalla maestra legge un testo in ceco,
sorride, poi si avvicina alla cattedra per ritirare la pagella. Per Sihamoni è l’inizio di un lungo soggiorno e di una ricca formazione artistica: il principe di allora, oggi salito al trono della nuova monarchia cambogiana dopo la morte del padre Sihanouk nel 2004 (e che dal 1993 era tornato ad essere re), trova nelle ricchezze culturali di Praga un terreno fertile per coltivare i propri interessi e sviluppare le proprie capacità. L’uomo di oggi, a un tempo artista, diploma‑ tico – sarà delegato della Cambogia presso l’Unesco negli anni ‘90 – e in‑ fine re, si è costruito nelle accademie,
Nel 1963 nella sua scuola elementare di Praga / In his Prague elementary school, in 1963
Central Europe were not so far apart. Consequently, the “little prince”, the first-born child of the “father prince” Sihanouk, regarded by Cambodians as a demigod, and the sixth and last Queen Norodom Monineath, moved from the sinuous royal palace in Phnom Penh to a Prague elementary school. For Norodom Sihamoni a new life began in the Czechoslovak capital. The choice of Prague responded precisely to the will of the Khmer head of state, and his wife Monineath, who had Cambodian and French blood in her veins. The two immediately realized that their son had inherited not only the combination of the first two syllables of their names, Siha-Moni, but also a particular vocation for the arts and literature.
Moreover, Sihanouk was in turn also an author of music, prose and a film director, the young Sihamoni himself appeared as the protagonist in one of his father’s films, “The Little Prince” in 1967. For this reason Czechoslovakia had so much of the promised land to grow and develop these talents: “My wife and I feel that our child has a special interest in the arts. I would like his education to be centered on the study and practice of music and ballet. This way one day he will be able to integrate these Western-style art forms into the cultural development of his country. I am convinced that Czechoslovakia, whose worldwide reputation in music is known to all, is the ideal place to start it in these disciplines”.
For the Czechoslovak Government it was an honour to welcome the Cambodian Prince who joined the national education in third grade, in September 1962. And from those days, more than half a century later, there are still some precious images remaining: black and white footage from Czechoslovak television, showing Sihamoni in a primary school classroom in the diplomatic district of Bubeneč, sitting amongst his classmates. When asked by his teacher he reads a text in Czech, smiles, then approaches her desk to pick up his report card. For Sihamoni, it was the beginning of a long stay and rich artistic training: the then Prince, who since has ascended to the throne of the new
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Cambodian monarchy following his father Sihanouk’s death in 2004, (and who since 1993 had become King again) found fertile ground in Prague’s cultural riches to cultivate his interests and develop his skills. The man as he is today, once an artist, and once a diplomat, was a delegate of Cambodia at UNESCO in the ‘90s, and finally King, formed himself in the academies, theatres and streets of the Czechoslovak capital of the ‘60s and ‘70s. He would remain in Prague for more than ten years, completing high school and later graduating from the Conservatory where he attended courses in music, theatre, and dance, his greatest passion, eventually being awarded,
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nei teatri e nelle strade della capitale cecoslovacca degli anni ‘60 e ‘70. A Praga resterà più di dieci anni, completando gli studi superiori e di‑ plomandosi più tardi al Conservatorio dove segue corsi di musica, teatro e danza, la sua passione più grande, tanto da essere premiato, nel 1971, come il migliore allievo del corso di danza classica al Conservatorio. L’intuizione che aveva spinto il padre a mandarlo in Cecoslovacchia era giusta: poco incline allo studio della matematica e delle scienze il principe Sihamoni è un vero cultore del palco‑ scenico. Ama la letteratura e l’opera e fa di tutto per potere calcare le scene praghesi, ad esempio per il balletto “Lo schiaccianoci”. Conosce gli attori della capitale, i circoli artistici, partecipa volentieri ai salotti intellettuali e alle serate in musica. Sono anni, questi, che lo le‑ gano a filo doppio con la capitale e la cultura ceca, tuttavia Sihamoni resta un membro della famiglia reale cam‑ Norodom Sihamoni in uno spettacolo di danza / Norodom Sihamoni performing in a dance show
in 1971, as the best student of classical dance class at the Conservatory. The insight that had prompted his father to send him to Czechoslovakia was spot on: while not particularly inclined to the study of mathematics and sciences, Prince Sihamoni was a true lover of the stage. He loved literature and opera, and did everything to follow the
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Prague cultural events, for example for the ballet “The Nutcracker”. He knew the actors of the capital, the artistic circles, and participated willingly in the intellectual salons of the city and in music nights. For years, these would create a strong bond between him, and the capital and Czech culture, however Sihamoni remained a
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member of the Cambodian royal family, and therefore it would be the contemporary history of his country that brought him back. From the Civil War to the throne of Cambodia Following the coup d’etat of Lon Nol in March 1970, an order prohibited the return of all the royal family to Cambodia. The Cambodian ambassador to Prague was forced to ask the prince to abandon his embassy accommodation, so Sihamoni decided to move in with the family of his elementary school teacher with whom he had maintained a friendly relationship. Unable to return home, he would stay in the Czech capital until 1975 when he joined his father in North Korea, where he would continue his studies at the National Academy of Cinematography in Pyongyang. After being called home in the wake of the Khmer Rouge victory in the civil war, he discovered that the new regime that his family had helped to rise to power soon turned against them.
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bogiana, così sarà la storia contempo‑ ranea del suo paese a recuperarlo. Dalla guerra civile al trono di Cambogia A seguito del colpo di Stato di Lon Nol nel marzo 1970, un ordine vietava il ritorno in Cambogia a tutta la fami‑ glia reale. L’ambasciatore cambogia‑ no a Praga è costretto a chiedere al principe di abbandonare i suoi alloggi nell’ambasciata, così Sihamoni decide di trasferirsi presso la famiglia del suo insegnante delle elementari con il quale aveva mantenuto un rapporto di amicizia. Impossibilitato a rientrare in patria, resterà nella capitale ceca fino al 1975 quando raggiunge suo padre in Corea del Nord dove continuerà i suoi studi all’Accademia Nazionale di Cinematografia di Pyongyang. Richiamato in patria sull’onda della vittoria dei Khmer Rossi nella guer‑ ra civile, scopre che il nuovo regime che la sua famiglia ha aiutato ad instaurarsi gli si volge presto contro: dall’estate 1976 è tenuto agli arresti
domiciliari per tre anni, assieme al fratello più giovane e ai genitori nel palazzo reale di Phnom Penh, mentre la Cambogia sprofonda nell’inferno di Pol Pot. Solo nel 1979, con l’avanzata dei vie‑ tnamiti contro la dittatura khmer, può lasciare il paese e raggiungere la Cina, lasciando alle sue spalle un paese di nuovo in guerra. La strada delle arti, tracciata durante gli anni cecoslo‑ vacchi, lo porterà più tardi nell’ine‑ vitabile Mecca degli artisti europei: Parigi. Là, Sihamoni resterà per più di vent’anni a lavorare come insegnan‑ te di danza classica nei conservatori Marius Petipa, Gabriel Faure e W.A. Mozart. Nella capitale francese forma anche un proprio gruppo di danzatori, conosciuto come Ballet Deva, con cui gira anche due film di danza: Dream e Four Elements. Nel 2004 il principe artista, cresciuto tra Praga, Parigi e Phnom Penh, si vede quasi costretto a prendere il posto del padre Norodom Sihanouk sul trono del suo paese na‑
tale, tornato nel frattempo ad essere una monarchia. Ma l’adolescenza ce‑ coslovacca gli è rimasta dentro, tanto
CREDIT: CASTELLO DI PRAGA
Nel 2010 il re Norodom Sihamoni torna in visita a Praga. In alto, al Castello con il presidente Václav Klaus; in basso, ospite della Fondazione Vize 97, con Václav Havel e Dagmar Havlová / In 2010 the king Norodom Sihamoni came back to Prague. Above, at the Castle with the president Václav Klaus; below, with Václav Havel and Dagmar Havlová, as a guest of the Foundation Vize 97
CREDIT: VIZE 97
From the summer of 1976, he was held under house arrest for three years, together with his younger brother, and their parents in the royal palace
in Phnom Penh, while Cambodia was sinking into the hell of Pol Pot. Only in 1979, with the progress of the Vietnamese fighting against the Khmer
che ritornerà più volte, da re stavolta, in quella che è ormai la Repubblica Ceca. Prima nel 2006 per ricevere la
dictatorship, he was able to leave the country and reach China, leaving a country at war behind him again. The road of the arts, outlined during his
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Czech years, would take him later to the inevitable Mecca of European artists: Paris. There, Sihamoni would remain for more than twenty years working as a teacher of classical ballet in the conservatories of Marius Petipa, Gabriel Faure and W.A. Mozart. Also in the French capital, he formed his own group of dancers, known as Ballet Deva, with whom he also directed two dance films: Dream and Four Elements. In 2004 the artist Prince, who had grown up in Prague, Paris and Phnom Penh, appeared to be almost forced to take the place of his father Norodom Sihanouk on the throne of his native country, which in the meantime became a monarchy again. But his Czechoslovak adolescence remained inside, and unsurprisingly he came back several times, this time as King, in what was by then the Czech Republic. First in 2006 to receive honorary citizenship of Prague, then later in 2010 when he was awarded a doctorate ad honoris causa from the Academy of Arts. Even after more than thirty years, when he
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CREDIT: KVALITÁŘ
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La collezione di gioielli della corona cambogiana creata dalla designer ceca Viktorie Beldová (Galleria Kvalitář) / The set of crown jewels for the King of Cambodia created by the Czech designer Viktorie Beldová (Kvalitář Gallery)
cittadinanza onoraria di Praga, poi più tardi nel 2010 quando gli viene assegnato un dottorato ad honoris causa dall’Accademia delle Arti. An‑ cora a più di trent’anni di distanza, quando prende la parola per ringra‑ ziare i decani dell’università il sovrano parla in ceco senza inciampi. La nuova corona per il re Ma un aneddoto ancor più recente ha fatto riparlare di lui nella capitale: quando la designer Viktorie Beldová,
ha disegnato una corona per Sihamo‑ ni, “l’unico sovrano al mondo a parla‑ re ceco correntemente”. La Beldová fra l’altro fa parte della prestigiosa famiglia di gioiellieri Bel‑ da, che da decine di anni si prendono cura della corona di San Venceslao. C’è da dire poi che in conseguenza della guerra civile, in passato in Cam‑ bogia sono andati completamente perduti i gioielli destinati alla incoro‑ nazione del re. CREDIT: KVALITÁŘ
took the floor to thank the University deans, the sovereign spoke Czech without faltering. The new crown for the king However, an even more recent anecdote led to more talk of him in the
capital: when the designer Viktorie Beldová, created a crown for Sihamoni, “the only sovereign in the world to speak Czech fluently”. Beldová among other things is part of the prestigious family of Belda jewel-
È ancora una volta l’arte, quindi, ad avvicinare la Boemia e la Cambogia. Viktorie ha realizzato la sua corona in oro e argento, ispirandosi all’arche‑ ologia cambogiana e al simbolismo buddista come l’albero della Bodhi, sotto il quale Buddha giunse all’illu‑ minazione. La realizzazione di questa corona e della intera collezione di gioielli reali, ha fatto colare molto inchiostro, ri‑ chiamando un numero importante di visitatori presso la galleria Kvalitář di Praga (Senovážné náměstí 17), dove la preziosa raccolta sarà in mostra sino al 6 febbraio. Anche se la designer spiega che a causa dell’etichetta reale cambogia‑ na non è per niente facile proporre una corona ad un monarca straniero, è possibile pensare che un giorno, chissà, quel piccolo principe venuto dall’Oriente porterà sul capo una co‑ rona forgiata per lui, nella sua città d’adozione. ers, who for decades has taken care of the St. Wenceslas crown. It must be said then that as a result of the civil war in Cambodia, the jewelry destined for the coronation of the King has got completely lost. It is once again that art, therefore has brought Bohemia and Cambodia closer together. Viktorie created her crown in gold and silver, inspired by Cambodian archeology, and Buddhist symbolism such as the Bodhi tree, under which Buddha reached enlightenment. The creation of this crown and the entire collection of royal jewels, has led to an outpour of ink, attracting a large number of visitors to the Kvalitář gallery in Prague (Senovážné náměstí 17), where the precious collection will be on display until February 6. Although the designer explains that due to the Cambodian royal protocol is not easy to propose a crown to a foreign monarch, it is possible to think that one day, who knows, the little prince who came from the East will wear a crown forged for him on his head, in his adopted city.