Progetto Repubblica Ceca (Marzo, Aprile / March, April) 2017

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Marzo – Aprile / March – April 2017

Trump e Zeman, amici ma non troppo Trump and Zeman, friends or not quite so

La Pražská kavárna e i suoi nemici Pražská kavárna and its enemies

I due volti di Johannes Kepler The two faces of Johannes Kepler



Services

Industrial goods

Industrial gases

Healthcare

Engineering

SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz

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www.siad.com


sommario

pag. 6

pag. 19

politica politics

focus

pag.

pag. 20

Editoriale Editorial

8 Trump e Zeman, amici ma non troppo Trump and Zeman,friends not quite so

economia e mercato / markets and data

Calendario Fiscale Tax deadlines

La Pražská kavárna e i suoi nemici Pražská kavárna and its enemies

pag. 26

Il mese de La Pagina

pag. 14

pag. 28

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Jan Kolb, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček

Terreni agricoli: un bene rifugio sempre meno disponibile Farmland: a less and less effective safe haven

Appuntamenti Events

Gruppo

@PROGETTORC

PROGETTO REPUBBLICA CECA

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz

Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai


Marzo – Aprile / March – April 2017

pag. 30

Quel fantastico giovedì in libreria That wonderful Thursday at the bookshop

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I due volti di Johannes Kepler The two faces of Johannes Kepler

pag. 44

Masaryk, quando la storia è secondaria al cinema Masaryk, when history is secondary to cinema

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

pag. 50

La chiesa sospesa tra passato e futuro The church suspended between past and future

pag. 58

Anniversari cechi Czech anniversaries

pag. 60 Novità editoriali New publications

summary

cultura / culture

pag. 62

Gli esili di Koudelka Koudelka’s exiles

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2017 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 20.04.2017 Foto di copertina / Cover Photograph Il sogno americano di Zeman / Zeman's American dream 5


editoriale

Cari lettori,

apriamo questo numero parlando del mancato viaggio a fine aprile di Miloš Zeman negli Stati Uniti, dove il Presidente sognava di essere ricevu‑ to da Donald Trump alla Casa Bianca e di affacciarsi, almeno per qualche minuto, ai piani alti della politica in‑ ternazionale. Gli uomini del Castello di Praga per mesi avevano data per certa la trasferta transoceanica, ripetendo più volte: “ci devono solo comunicare il giorno esatto dell’incontro”. Alla fine la realtà si è rivelata differente. “Per i sopraggiunti grattacapi sul versante nordcoreano, tali da non consentire a Trump di ricevere Zeman” è stata la giustificazione ufficiale, ma in realtà le ragioni sembrano essere altre, come vi raccontiamo nel nostro articolo. La “Pražská kavárna”, ovvero la Caffet‑

Dear readers,

We open this issue by discussing Miloš Zeman’s missed opportunity to visit the United States in late April, one in which the President dreamed of being received by Donald Trump at the White House, and to appear, at least for a few minutes, at the higher levels of international politics. The men of Prague Castle for months had considered the transoceanic relocation a certainty, repeating several times: “they just have to communicate the exact day of the meeting to us”. Eventually the reality turned out to be different. “Due to the concerns regarding the North Korea issue, which does not allow Trump to receive Zeman”, was the official justification, but in reality the main reasons seem to be different, as we explain in our article.

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teria di Praga, è un altro argomento al quale rivolgiamo la nostra attenzio‑ ne. Si tratta di una espressione, entra‑ ta ormai nel linguaggio comune ceco e utilizzata soprattutto da Miloš Ze‑ man (in precedenza da Václav Klaus), per indicare gli avversari politici. Il bersaglio – potremmo dire in sintesi – è quella parte di opinione pubblica, soprattutto nella capitale, che non smette di rimpiangere Václav Havel, senza mai riconoscersi negli inquilini successivi del Castello. L’andamento del mercato dei fondi agricoli è oggi uno dei temi di maggio‑ re attualità sul fronte della economia ceca. Negli ultimi dieci anni si è assi‑ stito a un interesse sempre maggiore degli investitori, con prezzi quasi tripli‑ cati e prospettive di nuovi rincari. Nel nostro articolo vi parliamo di questo

mercato, senza mancare di segnalarvi alcuni fattori che potrebbero presto rallentare la corsa dei prezzi. Nelle pagine che seguono una serie di altri argomenti coi quali siamo certi di potervi interessare. Per esempio l’articolo dedicato al “Grande gio‑ vedì del libro”, l’evento di antiche tradizioni che ancora oggi promuove il mercato editoriale in Repubbli‑ ca Ceca. Poi vi parliamo del grande astronomo e astrologo Johannes Ke‑ pler, dell’ultimo film sulla vita di Jan Masaryk, diplomatico e figlio di TGM, nonché della chiesa di San Venceslao a Vršovice, simbolo della Praga anni Trenta, opera dell’architetto Josef Gočár. In conclusione un servizio da Parigi sull’ultima mostra fotografica del grande Joseph Koudelka.

The “Pražská kavárna”, or the Prague Café, is another topic on which we focus our attention. This is an expression, by now introduced into common Czech language and used mainly by Miloš Zeman (previously by Václav Klaus) to refer to political opponents. The target, we could say in short, is that part of public opinion, especially in the capital, which never stops longing for Václav Havel, without ever identifying themselves with subsequent tenants of the Castle. The market trend of agricultural funds is one of the most topical issues regarding the Czech economy. Over the last ten years there has been an increasing interest of investors, with almost tripled prices, and prospects for new price increases. In our article we talk about

this market, noting some factors that could soon slow down the price run. In the pages that follow you can find a number of other topics which we are sure are of great interest. For example, the article dedicated to the “Great Thursday of the book”, the event of ancient traditions that still today promotes the publishing market in the Czech Republic. We then talk about the great astronomer and astrologer Johannes Kepler, and about the recent biopic on Jan Masaryk, the diplomat and son of the more known TGM, as well as about the church of St. Wenceslas in Vršovice, a symbol of Prague in the 1930s, the work of architect Josef Gočár. In conclusion, a service from Paris on the last photographic exhibition of the great Joseph Koudelka.

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Buona lettura

Enjoy the read



TRUMP E ZEMAN, AMICI MA NON TROPPO Al Castello di Praga la visita del pre‑ sidente ceco Miloš Zeman alla Casa Bianca era attesa, sperata e nelle ultime settimane anche auspicata, soprattutto in seguito alla mancata ufficializzazione di data e programma da parte di Washington.

Alla fine, al posto della conferma è arrivato un rinvio. Se ne parlerà nei prossimi mesi di quest’anno, ma senza che ci sia niente di sicuro. Tutto questo a causa delle crisi sullo scacchiere internazionale, in partico‑ lare quella con la Corea del Nord, che

hanno tenuto e tengono impegnato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Certo non una crisi diplomatica tra Praga e Washington, ma di sicuro un piccolo smacco per quello che da mesi si era definito uno dei sostenitori eu‑

The visit of the Czech president Miloš Zeman to the White House was not only expected at the Prague Castle but also hoped for and in the last few

weeks even wished upon, especially after Washington’s failure to offer an official date and schedule of the visit. Eventually, instead of a confirmation,

a postponement was received. The matter will be discussed in the coming months of this year, but nothing is certain. All this is due to the crises on

Visita alla Casa Bianca rinviata, un piccolo smacco o una mancata comprensione? di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

Visit to the White House postponed – a minor setback or a misunderstanding?

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attualità current affairs

TRUMP AND ZEMAN, FRIENDS OR NOT QUITE SO ropei della prima ora del miliardario statunitense nella corsa alla presi‑ denza Usa, Zeman, appunto. In attesa, quindi, di una nuova data, questa volta ufficiale, della visita ne‑ gli Stati Uniti, restano da una parte i retroscena di questo “invito-non invi‑

the international arena, particularly the one in North Korea, which have been keeping the US president Donald Trump engaged.

to” ricevuto dal capo di stato ceco in una telefonata con Trump lo scorso novembre e dall’altro il futuro dei rapporti tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti con la presenza del convi‑ tato di pietra noto come Russia. Sulla genesi della mancata visita

Most surely it is not a diplomatic crisis between Prague and Washington, but it certainly is a small setback for Zeman who has declared himself for

sono fiorite diverse storie negli am‑ bienti diplomatici e non solo a Praga: al centro dell’attenzione la mancanza di un vero e proprio invito, che invece secondo Zeman sarebbe stato diretto ed esplicito. “È stato durante una discussione pri‑ vata – aveva spiegato il capo di stato ceco parlando di una conversazione telefonica avuta con Trump lo scorso dicembre. – Ha detto di conoscere la Repubblica Ceca e di esserci stato per via della ex moglie, Ivana”. Su questo punto si sono scatenate alcune ironie: l’ex ambasciatore Petr Kolář, considerato uno dei rappresen‑ tanti di spicco della diplomazia ceca, ha rivelato che il presidente ceco, nel‑ la breve telefonata fattagli da Trump lo scorso novembre, non avrebbe ricevuto un vero e proprio invito. Si sarebbe trattato di un convenevole,

una nota di cortesia, del tipo: “Senti, se passi da queste parti, fatti vede‑ re, così facciamo una foto insieme”. Da qui sarebbe nato tutto: Zeman, infatti, ad aprile aveva programmato un viaggio a New York per ricevere un riconoscimento dal Congresso ebrai‑ co. Kolář, per rimarcare la situazione non proprio ortodossa e nebulosa, ha aggiunto: “Non vorrei essere al po‑ sto dell’ambasciatore a Washington, Hynek Kmoníček, che si trova ora a dover organizzare una visita alla Casa Bianca sulla base di un invito di que‑ sto tipo”. Dalle note del dipartimento di Stato Usa, sulle prime telefonate di Trump ai leader internazionali, è emerso che il nuovo presidente americano avrebbe detto al suo omologo: “Sei il mio tipo”, invitandolo a Washington, senza troppi convenevoli e cerimonie.

months now as a first hand European supporter of the American billionaire in the US presidential run. Therefore, while waiting for a new date, and this time official, of the visit to the United States, we have in the background on one hand this “invitation-no invitation” received by the Czech head of state during a phone call with Trump last November and on the other hand the future of the relations between the Czech Republic and the United States with the presence of the Feast of Stone, known as Russia. Several stories arose in the diplomatic circles – and not only in Prague – on the origin of the failed visit: the main focus was on the lack of a genuine invitation, which according to Zeman, would have been direct and explicit. “It was during a private conversation – explained the Czech head of state talk-

ing about a phone call with Trump that took place in December. – He said he knew Czech Republic and that he had been here due to his first wife, Ivana”. A few ironies were born on this matter: the former ambassador Petr Kolář, considered as one of the prominent representatives of the Czech diplomacy, revealed that the Czech president, during his short phone call with Trump last November, would not have received in fact a real invitation. It would have been rather a formality, a form of courtesy: “Listen, if you ever come this way, let me know, and we take a picture together”. Everything supposedly started from this point. Indeed, Zeman planned a trip to New York in April to receive a distinction from the Jewish Congress. In order to highlight the not really orthodox and vague situation, Kolář added: “I would not like

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L’addetto che ha monitorato la con‑ versazione ha anche parlato di “una chimica” tra i due interlocutori, ag‑ giungendo che “ci si aspettava che la telefonata con Zeman andasse bene, ma non così tanto bene”. La situazione in realtà non è stata mai chiarissima neanche al Pražský hrad, soprattutto col passare delle settimane e con la mancanza di una data ufficiale

da parte della Casa Bianca. Lo testi‑ monia il fatto che alla fine l’entourage presidenziale ceco si sarebbe rivolto alla agenzia lobbistica Sonoran Policy Group, notoriamente vicina a Trump, perché definisse l’incontro a Washing‑ ton fra i due capi di stato. Il tentativo si è rivelato un buco nell’acqua. Superata, comunque, l’incertezza e rinviata la visita, i temi all’ordine del

giorno del futuro incontro tra Zeman e Trump resteranno comunque gli stessi. La lotta contro l’estremismo islamico, su cui il capo di stato ceco ha più volte detto “di avere posizioni comuni” con l’inquilino della Casa Bianca, la crisi migratoria (con da una parte l’atteggiamento anti-Islam di entrambi, il muslim-ban Usa e il rifiu‑ to della Repubblica Ceca di accogliere

to be in the place of Hynek Kmoníček, the Czech ambassador to Washington, who is now due to organize a visit to the White House based on an invitation of this sort”. Based on the US State Department’s notes on Trump’s first phone calls to the international leaders, it turned out that the new American president would have told his counterpart: “You are my kind”, inviting him to Washington without many formalities. The agent who monitored the conversation

also spoke of a “chemistry” between the two interlocutors, adding that “it was expected that the call with Zeman would go well, but not that well”. The situation has never been clearer even at Pražský hrad, especially while the weeks went by without an official date being set by the White House. This is evidenced by the fact that eventually the Czech presidential circle would have turned for support to the lobbying agency Sonoran Policy Group, famously close to Trump, in order to set

up the Washington meeting between the two heads of state. The attempt turned out to be a waste of time. Even though the uncertainty was surpassed and the visit postponed, the matters on the agenda of the future meeting between Zeman and Trump will remain the same. The fight against Islamic extremism, on which the Czech head of state has repeatedly declared “to have common positions” with the White House resident , the migration crisis (on one

Secondo ambienti diplomatici l’invito ufficiale non c’è mai stato According to the diplomatic circles the official invitation has never been made

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attualità current affairs

i migranti) e il rafforzamento dell’alleanza ceco-americana. Su quest’ultimo punto, però, potrebbero esserci delle difficoltà: da una parte per le perplessità manifestate da Zeman sul recente raid Usa in Siria ordinato da Trump in seguito al presunto attacco chimico, dall’altra per la vicinanza del presidente ceco a Mosca e la sua posizione sulle sanzioni con-

tro la Russia per la crisi ucraina, che ha più volte definito sbagliate, una strategia in perdita. In agenda rischia di essere inserita, con ogni probabilità, anche la questione di un hacker russo, detenuto in Repubblica Ceca, per il quale chiedono la estradizione sia Mosca che Washington. Si tratta del pirata informatico che, secondo l’Fbi, alcuni anni

fa avrebbe violato LinkedIn, rubando i profili di milioni di utenti. Sull’asse Usa-Mosca si giocano gli equilibri mondiali. È così da decenni. In questi ultimi anni, però, oltre ai due player si sono aggiunti la Cina e la Turchia, che sui diversi scacchieri, europeo e internazionale, giocano ruoli importanti e condizionano scelte essenziali. Se poi si pensa

anche alle crisi internazionali, quella siriana, quella nordcoreana e quella migratoria, l’equilibrismo dei leader internazionali è diventato sport quotidiano. L’affermazione di politici populisti e dalla retorica forte, come Donald Trump negli Stati Uniti, Recep Tayyip Erdogan in Turchia, Vladimir Putin in Russia, stanno obbligando i partner

hand, the anti-Islam attitude of both, the US Muslim ban and the refusal of Czech Republic to welcome migrants) and the strengthening of the CzechAmerican alliance. Regarding the latter however, there may be some difficulties: on one side, due to Zeman’s uncertainties related to the US raid in Syria ordered by Trump as a result of an alleged chemical attack and on the other, due to the closeness of the Czech president to Moscow and his position on

the sanctions against Russia for the Ukrainian crisis, that he has several times defined as inappropriate and counterproductive strategy. The agenda is most likely to include the matter of a Russian hacker who is detained in the Czech Republic, for whom both Washington and Moscow are demanding extradition. According to the FBI, it is all about an internet pirate who would have hacked LinkedIn a few years ago, stealing the profiles of millions of users.

The world’s stability is settled by the US-Moscow axis. This has beenthe situation for decades. However, during these past years, China and Turkey have joined the two protagonists, playing important roles and influencing essential choices on both European and international arenas. If we also think about the international crises, the Syrian, the North Korean and the migrant ones, the balancing act of the international leaders has become a daily practice.

The success of populist politicians and their powerful rhetoric, such as Donald Trump in the United States, Recep Tayyip Erdogan in Turkey, Vladimir Putin in Russia, are compelling the more moderate partners, or with a lower influence on the international scene to try to maintain the balance of power without losing the alliances. Recently, Zeman as well had to or wanted to reorient his foreign policy preferences: China remains a strong ally and partner that the Czech head

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attualità current affairs

Il presidente Miloš Zeman a New York, durante la sua visita ufficiale negli Stati Uniti a settembre 2015 / President Miloš Zeman during his official visits to the United States in September 2015

più moderati, o di minore impatto sulla scena internazionale, a cercare di mantenere i rapporti di forza ma senza perdere le alleanze. Anche Zeman recentemente ha dovuto o voluto riorientare le proprie preferenze in fatto di politica estera: la Cina resta un partner e alleato forte che il capo di stato ceco continua a corteggiare e tenere vicino.

Mentre sul fronte Russia-Usa, dopo il sostanziale endorsement per Trump di cui si è detto un “sostenitore della prima ora, l’unico leader europeo ad averlo appoggiato prima della sua elezione”, c’è stato qualche passo indietro, soprattutto dopo il citato raid in Siria, condannato da Damasco e dagli alleati russi. Una crisi, quest’ultima, per la quale si è evi-

FOTO: HRAD.CZ

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dentemente rivelato fondamentale, agli occhi di Zeman, non indispettire Mosca, di cui egli rimane uno dei sostenitori più fedeli in Europa. Cosa accadrà se e quando sarà ufficializzata la visita di Zeman a Washington non è dato saperlo. Resta la passione di Zeman per gli uomini forti e divisivi dello spettro politico mondiale. Tutto ciò in contrasto con le posizioni più europeiste e caute del governo di Bohuslav Sobotka che rimane sostanzialmente vicino agli orientamenti di Bruxelles sia sul fronte russo che su quello americano, sia a proposito delle sanzioni che dell’uscita di scena di Assad. Un esecutivo, quello di Praga, che ha sempre mostrato di voler mantenere la sua autonomia dal Castello. of state continues to court and keep close. On the Russia-US front, after the considerable endorsement for Trump of which he declared himself to be “a first hand supporter, the only European leader to have supported him before his election”, there were a few setbacks, especially after the above mentioned Syrian raid, condemned by Damascus and the Russian allies. According to Zeman, in this crisis it has been obviously proven to be fundamental n ot to ignore Moscow, of which he remains one of the most faithful advocates in Europe. It is not known what will happen when and if Zeman will make his visit to Washington. What remains is Zeman’s passion for strong and divisive people of the world’s political spectrum. All this is in contrast with the more European and cautious positions of Bohuslav Sobotka’s government which is substantially close to the Brussels guidelines either on the Russian and American fronts or on the exit sanctions of Assad. An executive, the one in Prague, that has been always showing the will to maintain its autonomy from the Castle.


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Negli ultimi dieci anni i prezzi dei terreni sono quasi triplicati grazie a un eccesso di domanda sull’offerta. Ma alcuni fattori potrebbero rallentare la corsa dei prezzi di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček

Over the last ten years, prices have almost tripled due to excess demand on the supply. However, some factors may slow down the price race

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TERRENI AGRICOLI: UN BENE RIFUGIO SEMPRE MENO DISPONIBILE FARMLAND: A LESS AND LESS EFFECTIVE SAFE HAVEN Negli ultimi anni i terreni agrico‑ li sono entrati sempre di più tra le preferenze degli investitori. I giornali hanno riportato a cadenze serrate notizie di nuove acquisizioni da parte di gruppi immobiliari e miliardari in cerca di beni di rifugio. Sul mercato sono arrivati anche fondi specializzati in questo settore, che si rivolgono a investitori medi e piccoli. A spingere il mercato è stato l’an‑ damento del valore dei terreni. A

In recent years, farmlands have entered more and more into investors’ preferences. The newspapers have frequently reported news stories of recent acquisitions of real estate agencies and billionaires looking for safe-haven assets. On the market there are also funds specializing in this sector, which are aimed at medium and small investors. What pushed the market was the evolution of land value. Unlike the other sectors in real estate, particularly housing, agricultural lands did not suffer from the crisis in 2009-2013 period, or from any price drop. According to specialist surveys by Farmy.cz, the cost per hectare has grown steadily over the last ten years. In 2006, less than 74,000 crowns were required to buy a hectare of farmland, while in 2016 for the same hectare they had to pay an average of 204,000

crowns. Only between 2015 and 2016 prices dropped by 25 percent, but in previous years growth was in double figures. “For a long time, farmland had

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been given little consideration by investors and prices remained very low,” one of the reasons for the upsurge in recent years, as underlined by Jaroslav


economia e mercato markets and data

differenza degli altri settori nell’im‑ mobiliare, in modo particolare del residenziale, i terreni agricoli non hanno risentito negli anni 2009-2013 della crisi e di alcun calo di prezzo. Secondo le rilevazioni specialistiche effettuate dalla società Farmy.cz, il costo di un ettaro è cresciuto senza soste negli ultimi dieci anni. Nel 2006 erano necessarie meno di 74 mila co‑ rone per comprare un ettaro di terra agricola, mentre nel 2016 per lo stes‑ so ettaro si dovevano sborsare in me‑ dia 204 mila corone. Solo tra il 2015 e il 2016 i prezzi hanno fatto un balzo del 25 percento, ma anche negli anni precedenti la crescita è stata a due

Urban, manager at the Prague centre of Farmy.cz. Despite the sharp rise, land value in the Czech Republic remains far from those in

cifre. «A lungo i terreni agricoli erano stati tenuti in poca considerazione da parte degli investitori e i prezzi erano rimasti molto bassi» sottolinea una delle ragioni dell’impennata degli ul‑ timi anni Jaroslav Urban, manager del centro praghese di Farmy.cz. Nonostante il forte rincaro il valore dei terreni in Repubblica Ceca rimane lontano dai valori in Austria o Bavie‑ ra, dove il costo medio è cinque o sei volte superiore. I due Paesi hanno un’influenza solo sulle regioni confi‑ nanti, dove effettivamente il valore dei terreni agricoli supera la media nazionale. «Ma neanche in Germania la situazione è univoca – dice Jaroslav

Austria or Bavaria, where the average cost is five or six times higher. The two countries have an influence only on the neighboring regions, where the value of

Urban – Nelle regioni dell’ex Germa‑ nia orientale i prezzi dei terreni sono simili a quelli della Repubblica Ceca. Non credo che vivremo abbastanza a lungo per vedere i prezzi dei terreni cechi a livello di quelli della Baviera». A comprare terra non sono tuttavia solo gli investitori finanziari. I tassi bassi d’interesse, la solidità dell’asset e il molto denaro a basso costo hanno incentivato le banche a finanziare gli acquisti fatti dagli stessi agricoltori. Inoltre anche lo stato fornisce sov‑ venzioni agli operatori agricoli per l’acquisto dei fondi. Mentre nel 2014 la maggior parte delle operazioni erano state effettua‑

farmland actually exceeds the national average. “Even in Germany, the situation is univocal,” says Jaroslav Urban. “In the regions of former eastern Germany,

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te da investitori non agricoli, nel 2015 il rapporto si è riequilibrato e nel 2016 ben il 54 percento delle transazioni sono state compiute dagli investitori agricoli. Molti di questi ultimi stanno infatti creando una propria riserva di terreni dato la mancanza di offerte di qualità. Stato affamato di terreni Uno dei cambiamenti notevoli in‑ tervenuti di recente sul mercato ha riguardato la pubblica amministra‑ zione. Lo Stato ha alimentato a lungo il mercato dei terreni con restituzioni dei fondi confiscati dopo il colpo di stato del 1948 e con vendite dirette agli agricoltori. «Nel corso degli anni lo stato ha venduto a questi opera‑ tori più di mezzo milione di ettari a prezzi di favore e spalmando le rate di pagamento su trent’anni. Anche per questo motivo gli agricoltori non si rivolgevano a operatori commerciali, quando dovevano comprare della ter‑ ra» ci spiega Jaroslav Urban. Oggi la situazione è molto diversa. Lo Stato ha fame di terra e in una modi‑ fica di legge entrata in vigore in ago‑ sto del 2016 ha stabilito che il Fondo Demaniale Pubblico deve creare una land prices are similar to those in the Czech Republic. I do not think we will live long enough to see Czech land prices at the level of those of Bavaria.” However, not just financial investors are buying land. Low interest rates, asset strength and low-cost money have encouraged banks to finance purchases made by farmers themselves. In addition, the state also provides subsidies to farmers for the purchase of funds. While in 2014 most of the operations were carried out by non-agricultural investors, in 2015 the ratio was counterbalanced, and it was in 2016 when 54 percent of transactions were carried out by agricultural investors. Many of these are creating their own land reserve due to the lack of quality offers. Starved state of land One of the major changes that has recently occurred in the market has been

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riserva di cinquanta mila ettari di ter‑ reni agricoli. «L’obiettivo della costitu‑ zione di un fondo di riserva di queste dimensioni è principalmente quello di risolvere il problema del compli‑ cato procedimento di espropriazione, che si è protratto per anni – ci dice

Paola Spoladore, avvocato specialista in transazioni fondiarie - L’espropria‑ zione di solito richiedeva parecchio tempo e denaro. Di conseguenza, la costruzione di molte opere di pubbli‑ ca utilità e di comunicazioni stradali non è stata terminata».

Nella modifica di legge entrata in vi‑ gore lo scorso anno è contenuta anche la Restituční tečka, la fine della resti‑ tuzione di terreni da fondi pubblici. A partire da luglio 2018 i risarcimenti ai restituenti, ai quali non è possibile ri‑ dare materialmente i loro terreni, non

with public administrations. The state has long fueled the land market with the restitution of confiscated funds after the 1948 coup d’etat and direct sales to farmers. “Over the years, the state has sold more than half a million hectares at favorable prices to these operators while spreading the

payments over thirty years. For this reason, farmers did not turn to businessmen when they had to buy land,” explains Jaroslav Urban. Today the situation is very different. The state is hungry for land and in a law amendment that came into force in August 2016, has established that

the State-owned Public Fund must create a reserve of fifty thousand hectares of fields. “The objective of setting up a reserve fund of this size is primarily to solve the problem of the complicated expropriation process, which lasted for years,” says Paola Spoladore, a lawyer specializing in land transactions. The

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avverrà più attraverso altri terreni di qualità analoga, ma tramite compen‑ sazione finanziaria. Insomma, il Go‑ verno ha la sensazione di avere pochi terreni e se li tiene ben stretti. Oggi lo stato ha soprattutto un ruolo di regolatore. Lo scorso anno è stato

expropriation usually required a lot of time and money. As a result, the construction of many public works and roadworks has not been completed.” The law amendment, which came into force last year also contains the Restituční tečka, the end of the restitution of land from public funds. As

reintrodotto nel Codice civile il dirit‑ to di prelazioni per i comproprietari degli immobili. Ma sono in molti a volere di più. «Voglio creare un mec‑ canismo, grazie a cui l’agricoltore sia informato, possa presentare un’offer‑ ta al proprietario e possa eventual‑

of July 2018, compensation to the respectable parties, to which their fields cannot be physically returned, will no longer be through other fields of similar quality but through financial compensation. In short, the Government has the feeling of having little ground and holding on to it tightly.

mente comprare il fondo che coltiva» ha dichiarato il ministro dell’agricol‑ tura Marian Jurečka. Da tempo le maggiori associazioni del settore spingono per introdurre un diritto di prelazione per gli affittuari dei terreni agricoli nel caso di vendita. Una proposta di legge che va incontro a questi propositi giace ora in Parla‑ mento a firma dei deputati comunisti. Il governo ha dato un parere negativo sulla legge, ma la proposta avrebbe molti simpatizzanti silenti, tra cui anche il vicepremier Andrej Babiš. Il suo gruppo Agrofert ha in proprietà solo circa un quinto dei centomila et‑ tari che coltiva. E in posizione simile si trovano altri grossi gruppi agro‑ alimentari a causa della frammen‑ tazione della proprietà terriera. Si stima che in Repubblica Ceca ci siano due milioni di proprietari di terreni e le persone fisiche detengono circa la metà del fondo agricolo. I grandi gruppi quindi devono gestire rapporti con centinaia di piccoli proprietari. Il principale pericolo è che una vendita a imprenditori, magari speculativi, possa spezzare l’unitarietà di un fon‑ do rustico e rendere più difficile la vita

al coltivatore. Il diritto di prelazione è quindi un modo di controllare le tran‑ sazioni immobiliari in corso ed even‑ tualmente bloccarle. Un investimento sempre sicuro? In questi anni la crescita dei prezzi è stata trainata dalla dinamica tra la domanda e l’offerta. Sebbene la di‑ sponibilità dei terreni non sia molto cambiata, la domanda è aumentata. Oltre agli investitori finanziari e agli agricoltori sono emersi anche nuovi player. Ad esempio la Chiesa cattolica ha deciso di investire una parte dei risarcimenti per i beni confiscati dopo il 1948 in terreni. Ma non sarà facile mantenere la dinamica di crescita a doppia cifra. Il lato della domanda potrebbe presto riassestarsi. «Già un rialzo di un paio di punti di percen‑ tuale dei tassi di interesse può mette‑ re in affanno alcuni agricoltori - nota Jaroslav Urban – Alcuni investitori si stanno già chiedendo se continuare a investire in terreni. E alcuni coltivatori stanno addirittura valutando di ven‑ dere alcuni terreni e prenderne altri in affitto». Un altro fattore critico è la stessa agri‑ coltura. «Tra i vari fattori che hanno

Today, the state has a regulatory role. Last year, the Civil Code reinstated the right of pre-emption for the co-owners of real estate. However, many of them want more. “I want to create a mechanism thanks to which farmers will be informed, in order to be able to submit an offer to the owner, and eventually buy the fields which he is planting,” declared Agricultural Minister Marian Jurečka. For some time, the largest associations in the industry have been pushing for a pre-emption right for people leasing land in the case of sale. A bill that aims at these goals now lies in Parliament awaiting the signatures of Communist deputies. The government gave a negative opinion of the law, but the proposal would have many silent sympathizers, including Minister of Finance Andrej Babiš. His Agrofert group

owns only about a fifth of the hundred thousand hectares it cultivates. Other large agro-food groups are also to be found in a similar position due to the fragmentation of land ownership. It is estimated that there are two million landowners in the Czech Republic, and natural persons hold about half of the agricultural plots. The large groups therefore have to deal with hundreds of small owners. The main danger is that a sale to entrepreneurs, perhaps speculative, could break the unity of agricultural plots and make life more difficult for the grower. The right of pre-emption is thus a way of controlling ongoing real estate transactions and eventually blocking them. An always safe investment? Over the past few years, price growth has been driven by the dynamics of demand and supply. Although the

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contribuito all’aumento dei prezzi, rientra soprattutto l’ammontare dei sussidi al settore agricolo, che in molti casi vengono concessi in base alla di‑ mensione dei terreni coltivati» spiega l’avvocato Spoladore. Ma non è detto che i sussidi rimangano sempre alti.

Nelle discussioni su come ripianare il buco, che verrà lasciato nelle casse europee dall’addio della Gran Bre‑ tagna all’Unione Europea, vengono spesso menzionati tagli alla Politica Agricola Comunitaria. Anche a livello nazionale i sussidi potrebbero calare,

anche se gli agricoltori sono molto bravi a difendere le proprie dotazioni. I terreni agricoli resteranno proba‑ bilmente una scelta d’investimento sicura, ma gli operatori dovranno abituarsi a dei rialzi dei prezzi meno vertiginosi.

availability of land has not changed much, demand has increased. In addition to financial investors and farmers, new players have emerged. For example, the Catholic Church decided to invest part of the compensation for property confiscated after 1948 in land. But it will not be easy to maintain double-figures in growth dynamics. The demand side could soon be reestablished. “Already a rise by a couple of percent in interest rates may cause some farmers to suffer,” Jaroslav Urban

has noted. “Some investors are already wondering whether to continue investing in land. And some farmers are even considering selling some land and renting other.” Another critical factor is agriculture itself. “Among the various factors that have contributed to the increase in prices, is above all the total of subsidies to the agricultural sector, which in many cases are granted on the basis of the size of the planted fields,” explained lawyer Spoladore. But it

is not a certainty that subsidies will always remain high. In discussions on how to fix the gap, which will be left in European funds from Britain’s exit from European Union, cuts to the Community Agricultural Policy are often mentioned. Even at a national level, subsidies could fall, even though farmers are very good at defending their facilities. Farmland will probably remain a safe investment choice, but traders will have to get used to less dizzying price rises.

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Il presidente Zeman è solito usare il termine in modo denigratorio. Cosa si combutta nelle caffetterie praghesi e perché il Castello ne è ostile? Alla scoperta di un escamotage del marketing politico presidenziale

LA PRAŽSKÁ KAVÁRNA E I SUOI NEMICI PRAŽSKÁ KAVÁRNA AND ITS ENEMIES Negli anni ‘80 del secolo XIX, il gio‑ vane scrittore Alois Jirásek era solito presentarsi in un caffè a due passi dalla Moldava, di fronte al teatro na‑ zionale. Scribacchiava su un tavolino, spiando con ammirazione Bedřich Smetana, frequentatore del loca‑

le (abitava nei piani superiori). Nel 1881 il compositore aveva portato in scena la sua prima opera patriottica, Libuše (sulla leggendaria fondatrice della città di Praga) con cui infiammò i cuori dei concittadini, che andavano colmandosi di un nuovo spirito nazio‑

nalista. Come Jirásek, altri intellettua‑ li si riunivano nell’aura di Smetana e nella nuova politica praghese. Nel 1884 morì il maestro e il locale prese il nome di Café Slavia: al suo interno, l’attività politica ne precedette per‑ sino il nome. Così per decenni: litri

In the 1880s, the young writer Alois Jirásek used to appear in a café just a few steps from the Vltava, in front of the National Theatre. He scribbled on a coffee table, admiringly spying on Bedřich Smetana, a regular client of the room (who lived on one of the upper floors). In 1881, the composer had performed his

first patriotic opera, Libuše (about the legendary founder of the city of Prague) on stage, with which he inflamed the hearts of his fellow countrymen, who were enlightened by a new nationalist spirit. Like Jirásek, other intellectuals gathered in the aura of Smetana and in the new Prague politics. In 1884, the

maestro passed away, and the bar/café took the name of Café Slavia, while political activity even preceded the name. For decades it saw litres of coffee, wooden tables, waxed moustaches, conciliatory waiters, fists pounding the table, doctors, engineers, philosophers and lawmakers. The café politics, a rather

di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

President Zeman is known to frequently use the term denigratory way. What do the Prague cafes represent, and why is the Castle so hostile to them? To the discovery of a stratagem of presidential political marketing

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di caffè, tavoli di legno, baffi impo‑ matati, camerieri concilianti, pugni sbattuti sul tavolo, dottori, ingegneri, filosofi e uomini di legge. La politica nei caffè, un’idea romantica e forse un po’ borghese (Jaroslav Hašek preferiva la politica nelle osterie), che parrebbe adattarsi bene alla bellezza classica di una città come Praga. Eppure le caffetterie capitoline, ul‑ timamente, hanno una pessima nomea. Quanto meno secondo il presidente Miloš Zeman, per il quale la “pražská kavárna” non è altro che il simbolo dei propri avversari – sino ad essere, nella populistica retorica pre‑ sidenziale, “ritrovo dei nemici degli interessi nazionali...”. Spieghiamoci meglio. Più in generale, Zeman è solito così indicare, un grup‑ po vagamente indefinito di politici, in‑ Il Café Slavia in una cartolina degli anni '20, ai tempi della Prima Repubblica / Café Slavia in a postcard from the 20s, at the time of the First Republic

romantic and perhaps a slightly bourgeois idea (Jaroslav Hašek preferred politics in the pub), which would seem to fit the classical beauty of a city like Prague quite well. And yet the Capitals cafés have lately had a bad name. At least according to President Miloš Zeman, for whom the “pražská

kavárna” is no more than the symbol of his opponents, or even, in the populist presidential rhetoric, “a hangout for enemies of national interests...”. Let’s explain better. In more general terms, Zeman is quite used to referring to a vaguely undefined group of politicians, “bobos” and intellectuals

opposed to his positions, especially, and it is no coincidence, those regarding liberal and human rights issues; the protagonists of pražská kavárna would appreciate, for example, to put the spokes between the wheels in Czech trade with China, holding the Tibetan flag well in sight. At the beginning of

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November 2016, during a visit to the Moravia-Silesia region, Zeman tried to explain better in person: “Everyone can express their opinion, but I disdain those people who believe that their opinion is superior to that of others. And that’s what I’m alluding to with the coffee houses in Prague. Often, but not always, it is criticism which comes from failed politicians... Why should they ever be the nation’s consciousness?” Also the spokesperson of the castle, Jiří Ovčáček, often uses it in his statements, and not randomly: in recent months the concept has become a real “tag” of political discourse, a simple, effective label, a container to include critical voices of presidential realpolitik. It is sufficient to mention that “Pražská kavárna” was voted the word of 2016 in a poll of Lidovky.cz, with 36% of the readers’ votes, by far beating “Brexit”, “Czechia” or “Trump”. It is not, anyway, a concept originally devised by the President. The term had already been used mainly by ODS

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tellettuali e “radical chic” contrari alle sue posizioni, specialmente – e non è un caso – sui temi liberali e dei diritti umani: i protagonisti della pražská kavárna vorrebbero ad esempio, ban‑ diera del Tibet ben in vista, mettere i bastoni tra le ruote agli affari cechi con la Cina. Ai primi di novembre 2016, durante una visita nella regio‑ ne della Moravia-Slesia, Zeman tentò di spiegarsi meglio in prima persona: “Tutti possono esprimere la propria opinione. Però io disprezzo quelle per‑ sone che credono che il loro parere sia superiore a quello altrui. Ed è quello a cui alludo con caffetteria praghese. Spesso, ma non sempre, sono critiche che vengono da falliti della politica... Perché mai dovrebbero essere la co‑ scienza della nazione?”. Anche il por‑ tavoce del castello, Jiří Ovčáček, lo usa spesso nelle sue dichiarazioni, e non a caso: negli ultimi mesi il concetto è divenuto un vero e proprio “tag” del

Una copertina del magazine Respekt sulla relazione tra il presidente Zeman e la "Pražská kavárna" / Cover of Respekt magazine on the relation between president Zeman and the "Pražská kavárna"

(Democratic-Civic Party) members to define liberal politicians in the Václav Havel entourage, and turned out to be particularly useful to Miloš Zeman during the last presidential campaign. His opponent, Karel Schwarzenberg, had his (unofficial) headquarters in Kavárna Mlýnská on the island of Kampa, in Malá Strana. On daily basis, the old prince met his faithful followers in the café, which was a mill on the canal that delimits the island of the Vltava. Liberal, bourgeois, a Havel collaborator, and above all, a frequenter of cafés: the epithet was served. The denigratory origin of pražská kavárna, however, is older than the recent political squabbles, and to explore it, we met an expert in the field. Michal Plíva, a young tourist operator who has been organizing the Prague Coffee Tour for some years, illustrating the history, quality and novelties of the capital’s cafés. He tells us that at the time of the First Republic these were actually places of romantic and political charm, the meeting place of the elite and of the intellectual citizens.

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“The negative image was tailored in a precise period, after the Second World War, by the Communist Party, for whom the discussions in the Capital’s cafes were to be regarded as bourgeois activity, aristocrats’ politics. Actually, the workers and the majority of the population could not afford to spend days doing such activities, and the term caught on quickly”. Yet the Party did not stop to the moral condemnation. “Many of the venues were closed, as the regime was distrustful of their clients. The Louvre Café on the Národní Street, is one such example”. The historic hall, frequented by Franz Kafka and Max Brod, was forcibly closed in 1948, and reopened only in 1992. In this story of historical recourses, it is no coincidence that it became one of the favorite venues of Václav Havel. “Certainly the Party was aware of the attraction, an even touristic one, which the cafes had”, Michal continues, “so they decided to leave some

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Michal Plíva


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discorso politico, un’etichetta semplice quanto efficace, un contenitore per includere le voci critiche della realpo‑ litik presidenziale. Basti pensare che “Pražská kavárna” è stata votata la parola dell’anno 2016 in un sondaggio di Lidovky.cz, con il 36% dei voti dei lettori, battendo di gran lunga “Brexit”, “Czechia” o “Trump”. Non è, ad ogni modo, tutta farina del sacco presidenziale. Il termine era stato già utilizzato soprattutto da esponenti Ods (Partito Democraticocivico), per definire i politici liberali in area Václav Havel, ed è tornato particolarmente utile a Miloš Zeman durante l’ultima campagna pre‑ sidenziale. Il suo avversario, Karel Schwarzenberg, aveva il proprio (uffi‑ cioso) quartier generale nella Kavárna Mlýnská sull’isola di Kampa, a Malá Strana. Con cadenza quotidiana il vecchio principe ritrovava i suoi fede‑ lissimi nel locale che fu un mulino sul

canale che delimita l’isola vltavina. Liberale, borghese, collaboratore di Havel e, soprattutto, frequentatore di caffè: l’epiteto era servito. L’origine denigratoria della pražská kavárna però è più antica delle be‑ ghe politiche recenti, e per scovar‑ la abbiamo incontrato un esperto del settore. Michal Plíva, giovane operatore turistico che da qualche anno organizza il Prague Coffee Tour, illustrando la storia, le qualità e le novità dei caffè della capitale. Ci rac‑ conta che questi ai tempi della Prima Repubblica erano effettivamente un luogo dal fascino romantico quanto politico, il ritrovo della élite e degli intellettuali cittadini. “L’immagine negativa è stata confe‑ zionata in un periodo preciso, nel se‑ condo dopoguerra, dal Partito Comu‑ nista, per cui le discussioni nei caffè capitolini erano da considerarsi un’at‑ tività borghese, una politica da salot‑

to. Effettivamente al tempo gli operai e la maggioranza della popolazione non potevano permettersi di passare giornate in tali attività, e il termine prese piede velocemente”. Ma il Parti‑ to non si fermò alla condanna morale. “Molti locali furono chiusi, poiché il

FOTO: PRAGUECOFFEETOUR.COM

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regime diffidava dei loro frequenta‑ tori. Ne è un esempio il Café Louvre, sulla via Národní”. La storica sala, ai tempi frequentata da Franz Kafka e Max Brod, fu chiusa forzatamente nel 1948 e riaperta solo nel 1992; in questo racconto di ricorsi storici, non è of them open, obviously under close control. The tourist guides of the time, with their routes preapproved by the bureaucrats, brought visitors to Café Slavia to show them a “real” pražská kavárna. But it was really nothing more than a theatrical stage...”. It would be expected that following the Velvet Revolution these public places would automatically return to their role as intellectual forums, but Michal shakes his head. “I would not say so, probably due to the 40 years of communism, political discussions today are not so common in bars, even among the Prague intellectuals. But in the end, the Czechs do not seem to be so concerned with politics, the affluences in our elections are always rather low. Even more, among our youth, one must think of hipster culture... I think coffee is more of a passion nowadays, or at most a fashion, than a place of discussion and meetings”. So should we conclude that pražská kavárna is really just a label rather than a political hotbed? Generally speaking we could say yes, but there is

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un caso che divenne poi uno dei locali prediletti da Václav Havel. “Certo il Partito era conscio dell’attratti‑ va, anche turistica, che avevano i caffè cittadini – continua Michal – così de‑ cisero di lasciarne aperti diversi, ovvia‑ mente sotto stretto controllo. Le guide turistiche del tempo, con i loro percorsi programmati a tavolino dai burocrati, portavano i visitatori al Café Slavia per mostrar loro una “vera” pražská kavár‑ na. Ma era piuttosto uno stage teatra‑ le...”. Ci si aspetterebbe che a seguito della Rivoluzione di velluto questi tor‑

nassero automaticamente al loro ruolo di forum intellettuali, ma Michal scuote la testa. “Non direi. Probabilmente a causa dei 40 anni di comunismo, oggi le discussioni politiche non sono così comuni nei locali, anche tra gli intellet‑ tuali praghesi. Ma in fondo i cechi non sembrano più tanto attenti alla politica, le affluenze alle nostre elezioni sono sempre piuttosto basse. Tanto più tra i giovani, si pensi alla cultura hipster... penso che il caffè oggi sia più una pas‑ sione, o tutt’al più una moda, che una ricerca di confronto”.

FOTO: COURTESY OF ONDŘEJ KOBZA

Ondřej Kobza sul tetto della galleria Lucerna / Ondřej Kobza on the rooftop of Lucerna gallery

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no lack of exceptions, though not in the way imagined by Zeman. We met Ondřej Kobza, known among the cafes of the capital, not only for having opened various ones, such as Café v lese in the Vršovice district or the Café Neus-

tadt at the Town Hall of the New Town, but also for being a prominent exponent of civic activism. The examples over the years vary significantly: a jukebox of poems in a square, pianos scattered around the city, a vegetable garden on

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Va concluso dunque che la pražská kavárna sia davvero solo un’etichetta piuttosto che una fucina politica? In generale diremmo di sì, ma le ecce‑ zioni non mancano – anche se non nel senso immaginato da Zeman. Abbiamo incontrato Ondřej Kobza, volto noto dei caffè della capitale; non solo per averne aperti diversi, come il Café v lese nel quartiere di Vršovice o il Café Neustadt al muni‑ cipio della Città Nuova, ma anche per essere esponente di spicco di un certo attivismo cittadino. Gli esempi negli anni sono diversi: un juke-box di po‑ esie in una piazza, pianoforti sparsi per la città, un orto su una terrazza in cima alla galleria Lucerna. Ed è proprio nel suo studio in cima al Lu‑ cerna, tra librerie di legno, cappelli a tesa larga e, in un angolo, delle prove per un concerto di violoncello, che ci accoglie Ondřej. Il tetto del locale, che presto diventerà aperto al pubblico, è stato visitato ad aprile anche dal pre‑ mier Bohuslav Sobotka. “Una persona a terrace on top of the Lucerna gallery. Yet it is actually in his studio, on the top of Lucerna, among wooden bookcases, wide hats and, in a corner, rehearsal a for a cello concert, where Ondřej welcomes us. The roof of the venue, which will soon become open to the public, was also visited in April by Prime Minister Bohuslav Sobotka. “A kind person”, smiles our host, not lacking in a bit of pride in being able to count on illustrious visitors. “I like the idea of involving people, I want to be inspired by the ideas of others, my way of doing activism is that of “soft intervention”, by gradually improving the city”. When prompted at the mention of the bad name of the city cafes due to the president of the republic, he shakes his head. “Zeman is not in my thoughts, my activism is not directed at him, or against him; personally, I ignore him. I am not shocked by his methods, and in fact I’m sorry for those people who lose energy against him. It makes me angry that people are angry”. Speaking of urban activism, it is no coincidence


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that he mentions the “parallel polis”, the city within the city – a reference to the 1970s underground, as defined at the time by Ivan Jirous, the poet and artistic

director of the rock group Plastic People of the Universe. Paralelní Polis is also the name of another local venue. “Well, they ef-

gentile”, sorride il nostro ospite, non senza una punta d’orgoglio per poter contare su visitatori illustri. “A me piace l’idea di coinvolgere la gente, voglio essere ispirato dalle idee altrui, il mio modo di fare attivismo è quello della “soft intervention”, miglio‑ rare la città, piano a piano”. Quando puntellato sulla cattiva nomea dei caffè cittadini per il presidente della re‑ pubblica, scuote la testa. “Zeman non è nei miei pensieri, il mio attivismo non è diretto a lui, o contro di lui; anzi, per‑ sonalmente lo ignoro. Non sono colpito dai suoi modi di fare, e anzi mi dispiace per quella gente che perde energie contro di lui. Ecco, mi fa rabbia che la gente sia arrabbiata”. Parlando dell’at‑ tivismo cittadino cita, non a caso, la “polis parallela”, la città nella città – un rimando all’underground anni ‘70, così definito al tempo da Ivan Jirous, poe‑ ta e direttore artistico del gruppo rock Plastic People of the Universe. Paralelní Polis è tra l’altro il nome di un altro locale cittadino; “loro sì che

fanno politica contro Zeman” appun‑ ta Ondřej. Il centro racchiude diverse attività: coworking space, caffè la cui unica valuta è il bit-coin, istituto sulla cripto-anarchia, il Paralelní Po‑ lis di Holešovice è di certo un centro politico radicale, ma, immaginiamo, minoritario, dal basso: non la poli‑ tica di palazzo che possa indisporre Miloš Zeman. La celebre pražská kavárna sembra sia a tutti gli effetti un utile spaventapasseri. Sia Michal Plíva che Ondřej Kobza hanno fatto riferimento al classico scontro peri‑ feria contro centro, campagna con‑ tro città: in fin dei conti le capitali sono sempre invidiate dai centri più lontani. Proprio come al tempo dei comunisti, schierarsi dalla parte di una generica “gente comune” contro gli intellettuali borghesi può portare facili consensi: è uno strumento re‑ torico poco lusinghiero per la politi‑ ca di un’istituzione così importante, sebbene sicuramente efficace. Ma qui non c’è da stupirsi.

fectively do politics against Zeman”, notes Ondřej. The centre offers a variety of activities: a coworking space, a café whose single currency is the bit-coin,

an institute on crypto-anarchism, Holešovice’s Paralelní Polis is certainly a radical political centre, but doing grassroots activity; we guess, not the palace policy that can irritate Miloš Zeman. The famous pražská kavárna does indeed seem to be a useful scarecrow. Both Michal Plíva and Ondřej Kobza referred to the classic suburban clash against the centre, a campaign against city: after all, capitals are always envied by the farthest centers. Just like at the time of the communists, taking sides with the generic “common people” against bourgeois intellectuals can easily lead to simple consensus: it is a ruthless rhetorical instrument for the policy of such an important institution, though certainly effective. In this case, however, it is not surprising. Il famoso dito medio rivolto al castello dall'artista David Černý, nel 2013 / The famous middle finger to the Castle by artist David Černý, in 2013

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il mese de La Pagina

Febbraio – Marzo 2017

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

POLITICA (5 febbraio) Scatta legge su conflitto di interessi. Il miliardario Andrej Babiš, vicepremier e ministro delle Finanze, in virtù della nuova normativa trasferisce la sua holding Agrofert e altre proprietà a due fondi fiduciari. La legge viene intanto impugnata dal presidente Miloš Zeman, davanti all’Alta Corte, e da un’azienda del gruppo Agrofert presso la Commissione Ue. --------------------------------------------------------------(16 febbraio) Trattato reciproca difesa aerea fra Praga e Bratislava. L’accordo viene firmato a Bruxelles, a margine di un summit Ue sulla Difesa, dal ministro ceco Martin Stropnický e dal suo omologo slovacco Peter Gajdoš. Il trattato, che attende di essere ratificato dai rispettivi parlamenti e firmato dai due capi dello stato, dovrebbe diventare operativo a metà 2017. --------------------------------------------------------------(20 febbraio) Rimosso il ministro dell’Industria e del Commercio. Il socialdemocratico Jan Mládek perde il posto per decisione del premier Bohuslav Sobotka, insoddisfatto per le perduranti difficoltà nel definire la regolamentazione del settore della telefonia mobile. Sobotka assume l’interim sino a metà aprile, per poi affidare l’incarico a Jiří Havlíček, 40 anni, Čssd, sinora sottosegretario. --------------------------------------------------------------(10 marzo) Zeman annuncia ricandidatura. Il presidente in carica coglie l’occasione di un ricevimento al Castello, davanti ai suoi fedelissimi, per rendere pubblica la decisione di puntare al secondo mandato al Castello, in occasione delle elezioni del 2018.

CRONACA (3 febbraio) Studenti in calo in università ceche. Il loro numero dal 2009 al 2016 è sceso di un quarto, da 110 mila a 82 mila. A risentirne sono soprattutto le università private, che hanno perso più della metà dagli studenti (da 18.597 a 8.592). Incide soprattutto il fattore demografico. Lo scorso anno si è tornati in pratica allo stesso livello del 2005, quando gli iscritti furono 83 mila. --------------------------------------------------------------(27 febbraio) Sudan rilascia cittadino ceco. Dopo 14 mesi di prigionia e una condanna a 24 anni di carcere con l’accusa di spionaggio, viene annunciata la liberazione di Petr Jašek, recatosi nel paese africano per svolgere attività missionaria a favore dei cristiani locali. A riportarlo in patria è il ministro degli Esteri ceco, Lubomír Zaorálek, recatosi nel fine settimana a Khartoum per negoziare il rilascio. --------------------------------------------------------------(18 marzo) La morte del cardinale Miloslav Vlk. L’arcivescovo emerito di Praga aveva 84 anni. Noto come il “cardinale lavavetri”, per il lavoro che i comunisti lo ridussero a svolgere durante gli anni del regime, a sconfiggerlo è stato un tumore. I funerali si svolgono presso il Duomo di San Vito, alla presenza di alcune migliaia di fedeli. Alle esequie non partecipa, limitandosi a inviare una corona di fiori, il presidente Miloš Zeman, che più volte aveva polemizzato con Vlk.

ECONOMIA, AFFARI E FINANZA (8 febbraio ) Interscambio Rep. ceca-Italia: 2016 record. Lo indicano i dati appena diffusi dall’Ufficio di Statistica. Raggiunta la cifra di 11,8 miliardi di euro, in aumento dell’11,6%. L’Italia diventa quindi il 4° partner europeo e il 5° mondiale della

Rep. Ceca. Davanti all’Italia solo Germania, Cina, Polonia e Slovacchia. “E’ il risultato del lavoro svolto dalle nostre imprese in questo paese e della crescente attenzione delle aziende ceche per il mercato italiano” dichiara Gianfranco Pinciroli, presidente della Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca. --------------------------------------------------------------(15 febbraio Praga corteggia l’Autorità bancaria europea. La Abe, a causa della Brexit, dovrà infatti trasferirsi dall’attuale sede londinese e la Repubblica ceca si fa avanti per offrire futura location, che dovrà ospitare circa 200 persone. --------------------------------------------------------------(16 febbraio) Škoda Auto e Čez insieme per la mobilità elettrica. Le due più grandi aziende della Repubblica ceca programmano investimenti in parallelo, la prima per avviare produzione in serie di auto elettriche, la seconda per lo sviluppo della rete di distributori per la ricarica di questo tipo di vetture. Nel 2025 potrebbe essere pari a un quarto la quota di vetture Škoda alimentate con la elettricità. --------------------------------------------------------------(17 febbraio) Bilancio 2016 di CzechInvest. L’agenzia governativa lo scorso anno ha mediato cento nuovi progetti di investimento, di cui 21 di provenienza ceca, per un totale di 64 miliardi di corone. Fra le aziende straniere, predominante la provenienza tedesca (20 investimenti, per 9,3 miliardi), austriaca (dieci investimenti, per 8 miliardi) e americana (10, per 4,3 miliardi). Dei 100 citati, solo 16 sono i nuovi progetti, mentre nei casi rimanenti si tratta di investimenti diretti ad espandere aziende già in funzione. Un quarto sono progetti cosiddetti high-tech, ad alto valore aggiunto. --------------------------------------------------------------(23 febbraio) JPMorgan declassa la Rep. Ceca. La banca di investimenti americana esclude questo paese dal gruppo delle economie sviluppate, relegandolo al ruolo di economia emergente. La ragione di questa valutazione è il fatto che i redditi pro capite della Repubblica Ceca, per il terzo anno consecutivo, sono inferiori al livello limite fissato da questa banca per i paesi sviluppati. --------------------------------------------------------------(24 febbraio) Ryanair annuncia linea PardubiceLondra. Il nuovo collegamento verrà attivato in ottobre e collegherà la città ceca con l’aeroporto di Stansted, con frequenza trisettimanale. Per lo scalo ceco significherà la salvezza, dopo la cancellazione della linea da Mosca. Per il vettore irlandese si tratterà del quarto aeroporto ceco dove opera, dopo Praga, Ostrava e Brno. --------------------------------------------------------------(10 marzo) In crescita media stipendi ceca. A fine 2016 raggiunge quota 29.320, il 4,2% in più su base annua, secondo quanto comunicato dall’Ufficio di statistica. Al netto della inflazione, l’incremento è stato del 2,8%. Per quanto riguarda la sola città di Praga, raggiunge il valore di 36.584 corone (+1,5% di incremento reale). --------------------------------------------------------------(10 marzo) Inflazione in aumento. Il tasso di crescita su base annua registra a febbraio un incremento del 2,5% a febbraio, dopo il +2,2% di gennaio. Come durante il mese precedente, il rincaro è soprattutto di carburanti e alimentari. Su base mensile l’incremento è stato dello 0,4%, come annunciato dall’Ufficio di statistica. Un ulteriore segnale, secondo gli analisti, che indurrà la Česká národní banka a interrompere

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di GIOVANNI USAI gli interventi di svalutazione della corona all’inizio del secondo trimestre. --------------------------------------------------------------(16 marzo) Praga contro direttiva armi della Ue. La normativa, votata senza emendamenti dal Parlamento Ue, fissa un controllo più severo nei confronti dei detentori di armi da fuoco, per esempio vietando il futuro acquisto di armi lunghe semiautomatiche. Il ministero della Difesa e quello dell’Interno della Rep. ceca, convinti del fatto che non siano queste iniziative a scoraggiare terroristi e malviventi, chiedono una disciplina Ue meno severa nei confronti dei detentori di armi. --------------------------------------------------------------(17 marzo) Cechi contro il “dual food”. Quasi tre cittadini su quattro in Repubblica Ceca sentono di essere considerati consumatori di seconda categoria, rispetto agli abitanti di altri paesi europei, in modo particolare Austria e Germania. Questi ultimi, secondo il sondaggio, avrebbero a disposizione, a parità di marche, prodotti di qualità più elevata. E’ quanto emerge da una rilevazione Stem/Mark. --------------------------------------------------------------(18 marzo) I più ricchi secondo Forbes. Al primo posto in Rep. ceca, 105° in campo mondiale, si conferma Petr Kellner, proprietario del Ppf Group, al quale l’ultima graduatoria di Forbes riconosce una fortuna di 12,2 miliardi di dollari, quindi l’equivalente di 306 miliardi di corone. Al secondo posto Andrej Babiš, con 85 miliardi di corone (di un soffio meno ricco di Donald Trump), e al terzo il magnate del mattone Radovan Vítek, con un patrimonio di 60 miliardi. Secondo Forbes, i cechi che possiedono un patrimonio di valore superiore a un miliardo di dollari sono in tutto sei. Gli altri tre sono Karel Komárek (Sazka Group), Daniel Křetínský (Eph) e Pavel Tykač (Czech Coal). --------------------------------------------------------------(23 marzo) I primati di Škoda Auto. Nel 2016 la casa automobilistica ceca totalizza utili pari a 25,7 miliardi di corone, +34%, mentre il fatturato arriva a 370 miliardi, rispetto ai 338 miliardi del 2015. L’utile operativo è di 32 miliardi, sette in più dell’anno prima. In aumento anche produzione e vendite. Nel 2016 la casa automobilistica ceca ha consegnato ai clienti 1,13 milioni di vetture, +6,7%, e le sue fabbriche hanno sfornato 1,152 milioni di automobili, +11%. L’andamento a gonfie vele si riflette sugli stipendi dei dipendenti, che quest’anno riceveranno un bonus record di 41 mila corone lorde, il 37% in più dell’anno scorso, con retribuzioni che arrivano a quasi 40 mila corone al mese. --------------------------------------------------------------(31 marzo) Cnb preannuncia fine svalutazione. A parlarne è il governatore, Jiří Rusnok, il quale conferma che ad iniziare del mese di aprile ogni momento potrà essere buono per porre fine al regime di svalutazione della corona. La moneta ceca intanto registra segnali di flessione, in conseguenza dell’operato degli speculatori, che attendono la fine degli interventi. Una serie di esperti sono del parere che a fine anno il cambio sarà di 25,5-26 czk/eur.

VARIE (5 marzo) Record di Leoni cechi per Masaryk. Il film del Julius Sevcik riceve ben 12 Český lev, i premi annuali assegnati alle migliori produzioni cinematografiche e televisive della Repubblica Ceca. La pellicola, dedicata al figlio del primo presidente della Cecoslovacchia, supera il precedente primato di Hořící keř, sulla tragica vicenda di Jan Palach, che due anni ottenne 11 riconoscimenti.


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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 6 aprile al 28 gennaio

Dal 23 aprile al 7 maggio

Dal 3 al 28 maggio

La Galleria Robert Guttmann del Museo Ebraico di Praga ospita la mostra Attraverso il Labirinto della normalizzazione. Dopo l’invasione del 1968 il regi‑ me avviò una lotta per liberare la Cecoslovacchia dal complotto sionista che andava dalle liste di persone con origini ebraiche alla distruzione di cimiteri e si‑ nagoghe. La maggiore opposizione contro la norma‑ lizzazione era Charta 77 che chiedeva il rispetto dei diritti civili e umani. A quarant’anni dalla sua pub‑ blicazione, la mostra presenta con fotografie e docu‑ menti unici, recuperati da diversi archivi e mai esposti al pubblico, la comunità ebraica dell’epoca nella sua specificità ma anche come specchio della società in‑ tera, i concreti modi d’agire dell’StB e le forme della propaganda con il loro impatto sul quotidiano. www.jewishmuseum.cz

L’associazione Archivio Carlo Leidi, in collaborazione con la galleria Quarenghicinquanta, organizza la rassegna Vita parallela da fotografo, omaggio all’ar‑ tista e notaio Carlo Leidi (1930-1998) a vent’anni dalla sua scomparsa. Si tratta di una serie di mostre ed eventi culturali per presentare l’ampia produzio‑ ne fotografica di una personalità che ha lasciato il segno nella storia della città di Bergamo. Incentra‑ ta sul tema del viaggio, segnaliamo l’esposizione Praga-Cina con gli scatti che Leidi fece nella capi‑ tale ceca per documentare l’invasione del Paese del 1968. L’apertura della mostra è stata accompagnata da una conferenza dell’ambasciatore Aldo Amati dal titolo “La Repubblica Ceca tra sviluppo economico, populismo e la possibile disgregazione dell’Europa”. www.archiviocarloleidi.it

Dopo le tappe in Germania, Austria, Slovenia e Croa‑ zia, l’esposizione itinerante “Dolomiti, il cuore di pie‑ tra del mondo” è visitabile alla Galleria del Municipio della Città Nuova di Praga dal 4 al 28 maggio. Cin‑ quanta scatti dell’altoatesino Georg Tappeiner cattu‑ rano la magia di quelle vette che il fotografo esplora dal 2005 con la sua Hasselblad e che dal 2009 sono parte del Patrimonio dell’Umanità. Pubblicate su varie riviste internazionali, le sue fotografie portano il visitatore tra quelle monumentali pareti e riescono a cogliere dettagli impercettibili come il lampo delle meteore riflesso sulle rocce. L’evento è frutto della collaborazione tra National Geographic Cechia, la Fondazione Dolomiti Unesco, l’Ambasciata Italiana a Praga e l’Istituto Italiano di Cultura. www.dolomitiunesco.info

From April 6th to January 28th Through the Labyrinth of Normalization

From April 23th to May 7th Carlo Leidi, “The Journey”

From 3rd to 28th of May The Dolomites, the Stone Heart of the World

The Robert Guttmann Gallery of the Jewish Museum in Prague hosts the exhibition Through the Labyrinth of Normalization. After the 1968 invasion, the regime began a struggle to free Czechoslovakia from the Zionist plot that involved lists of Jewish origin people and the destruction of cemeteries and synagogues. The major opposition to normalization was the Charter 77, which called for the respect of civil and human rights. Forty years after its publication, by using unique photographs and documents retrieved from various archives that have never been exposed to the public, the exhibition reveals not only the Jewish community of the time in its specificity and also as a mirror of the entire society, but also the real ways of action of the StB and the forms of propaganda with their impact on everyday life. www.jewishmuseum.cz

The Archivio Carlo Leidi Association, in collaboration with the Quarenghicinquanta gallery, organizes the exposition the Parallel life as a photographer, tribute to the artist and notary Carlo Leidi (1930-1998), twenty years after his death. It is a series of exhibitions and cultural events aiming to present the wide photographic production of a personality that has left its mark in the history of the city of Bergamo. Centered on the theme of journey, we recommend the exhibition Prague-China containing photographs took by Leidi in the Czech capital to document the country’s 1968 invasion. The opening of the exhibition was accompanied by a conference held by Ambassador Aldo Amati entitled “The Czech Republic between economic development, populism and the possible disintegration of Europe”. www.archiviocarloleidi.it

After the exhibits in Germany, Austria, Slovenia and Croatia, the traveling exhibition “Dolomites, the Stone Heart of the World” can be visited at the New Town Hall Gallery in Prague from the 4th to 28th of May. Fifty photographs belonging to the South Tyrolean Georg Tappeiner capture the magic of those peaks that since 2005 have been explored by the photographer with his Hasselblad, becoming in 2009 part of the World Heritage. Published in various international magazines, his photographs transport the viewer among those monumental sites and manage to capture imperceptible details such as the light of meteors reflected on the rocks. The event is the result of the collaboration between National Geographic Czech Republic, the Unesco Dolomites Foundation, the Italian Embassy in Prague and the Italian Cultural Institute. www.dolomitiunesco.info

Il labirinto della normalizzazione

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Sabrina Salomoni

Carlo Leidi, “Il viaggio”

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Dolomiti, il cuore di pietra del mondo


appuntamenti events

FUTURE EVENTS

Sabrina Salomoni

Dal 4 al 6 maggio

Dal 4 al 26 maggio

Il 24 maggio

Il Comune di Modena intitola alla memoria dell’ar‑ chitetto Jan Kaplický, nell’ottantesimo anniversa‑ rio della nascita (1937-2009), la strada che porta all’Autodromo. Alla cerimonia partecipano, tra gli altri, la vedova Eliška Kaplický Fuchsová e Philippe Daverio. L’artista sarà celebrato da una serie di al‑ tre iniziative. Il convegno L’infinito di Jan Kaplický, promosso dalla società d’ingegneria e architettura Gaja Solutions, propone interventi che eviden‑ ziano lo spirito visionario e le sperimentazioni del progettista nel realizzare edifici innovativi come il Museo Enzo Ferrari. Infine ci sono i workshop e gli allestimenti del progetto HeartH – JK 80 dell’artista Sabrina Bastai, un percorso artistico-espositivo lo‑ calizzato in vari punti della città di Modena. www.comune.modena.it

Immagini Parallele è il titolo di un ciclo fotografico esposto nella Sede del Consiglio Regionale di Trieste che attraverso l’obiettivo del fotografo ceco Pavel Kopp mette a confronto situazioni quasi identiche immortalate in Italia e Repubblica Ceca. In mezzo secolo di attività, svolta in parallelo nei due Paesi con l’inseparabile Leica M5, Kopp ha documentato gli at‑ teggiamenti e i problemi della gente e le interazioni sociali nelle più svariate situazioni, spesso colti nello scenario dei monumenti storici. A Milano per lavoro negli anni 1972-1976 e a Roma nei primi anni ‘90 per incarichi diplomatici, ha trovato l’ambiente ideale nelle strade del Belpaese. Membro dell’Unione dei Fotografi Cechi, dal 2012 collabora anche con il CRAF di Spilimbergo che ha curato la mostra. www.craf-fvg.it

Il Maestro Walter Attanasi organizza e dirige il con‑ certo Classic che si terrà la sera del 24 maggio nella sala Sukova síň del Rudolfinum di Praga. Nella prima parte del programma sarà eseguito il concerto per clarinetto e orchestra in La maggiore KV 622, ultima composizione di W.A. Mozart, interpretato dal clari‑ netto di Giampiero Sobrino e dall’orchestra da camera Czech Virtuosi. La seconda parte consiste nello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi per archi, basso continuo e due voci di soprano e alto che vede tra le interpreti di duetti e arie solistiche la cilena Roxana Herrera Diaz e l’italiana Diletta Scandiuzzi. Il concerto è un progetto di Italia Arte Fest e Umbria Music fest, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Ita‑ lia e l’Istituto Italiano di Cultura. www.umbriamusicfest.it

From 4th to 6th of May Heart JK80

From 4th to 26th of May Parallel images

The 24th of May Classic / Mozart & Pergolesi

The City of Modena renamed the Street leading to the Autodrome in the memory of the architect Jan Kaplický, on the occasion of the eightieth anniversary from his birth (1937-2009). Among others, the ceremony is attended by the widow Eliška Kaplický Fuchsová and Philippe Daverio. The artist will be celebrated by a series of other initiatives. The conference “The Infinity of Jan Kaplický” promoted by the engineering and architecture company Gaja Solutions, proposes actions that highlight the visionary spirit and the designer’s experiments in the creation of innovative buildings such as the Enzo Ferrari Museum. Finally, there are the workshops and the outfitting of the project HeartH - JK 80 by artist Sabrina Bastai, an artistic and exhibition itinerary located in various points of the city of Modena. www.comune.modena.it

Parallel Images is the title of a photographic series displayed in the headquarters of Trieste’s Regional Council. Through the lenses of the Czech photographer Pavel Kopp, the exhibition compares almost identical situations immortalized in Italy and Czech Republic. During half a century of activity, conducted in parallel in the two countries with the inseparable Leica M5, Kopp has documented the behaviors and issues of people and the social interactions in the most varied situations, often captured in the scenery of historical monuments. While working in Milano between the years 1972-1976 and carrying diplomatic missions in Rome in the early 1990s, he found the ideal environment on the streets of Italy. He is a member of the Czech Photography Association and since 2012 he also collaborates with CRAF of Spilimbergo who has been curating the exhibition. www.craf-fvg.it

Master Walter Attanasi organizes and chairs the Classic Concert which will take place on the evening of May 24th, in the Sukova síň Hall of Rudolfinum in Prague. In the first part of the program will be performed the concert for clarinet and orchestra in A Major KV 622, the last composition of W.A. Mozart, played on the clarinet by Giampiero Sobrino and the Czech Virtuosi Chamber Orchestra. The second part consists of Stabat Mater by Giovanni Battista Pergolesi for strings, basso continuo, two voices of sopranos and alto, including the Chilean Roxana Herrera Diaz and the Italian Diletta Scandiuzzi, performers of duets and arias. The concert is a project of Italia Arte Fest and Umbria Music Fest, organized in collaboration with the Italian Embassy and the Italian Cultural Institute. www.umbriamusicfest.it

Heart JK80

Immagini parallele

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Classic / Mozart & Pergolesi

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QUEL FANTASTICO GIOVEDÌ IN LIBRERIA Due volte all’anno, in primavera e in autunno, si svolge in Repubblica Ceca il Velký knižní čtvrtek, o Grande gio‑ vedì del libro, un evento per promuo‑ vere il mercato editoriale e attirare l’attenzione dei lettori sulle principali

novità. Da un secolo a questa parte il quarto giorno della settimana è infatti dedicato ai libri, perché anche in epoca comunista le novità lette‑ rarie venivano annunciate sempre di giovedì.

La tradizione, interrottasi dopo la Rivoluzione di Velluto, è stata rin‑ novata nel 2011 quando il distri‑ butore Kosmas dà vita all’attuale Velký knižní čtvrtek. Coinvolge nove editori che per l’occasione scelgono e

Twice a year, in spring and autumn, the Velký knižní čtvrtek, or Big Book Thursday, is held in the Czech Republic, an event created for the promotion of the publishing market and attraction of the readers’ attention

to the main novelties. For a century now, the fourth day of the week has been dedicated to books, because even in the communistic era the literary novelties were being announced on Thursdays.

The tradition, interrupted after the Velvet Revolution, has been revived in 2011 when the distributor Kosmas created the current Velký knižní čtvrtek. It involves nine publishers which on this occasion choose and publish concurrently the cur-

Ispirato a una tradizione nata ai tempi della Prima Repubblica, il Grande Giovedì intende riportare la gente in libreria e favorire le vendite di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

Inspired by a tradition created at the time of the First Republic, Big Thursday aims to bring people back into the bookshops and promote sales

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cultura culture

THAT WONDERFUL THURSDAY AT THE BOOKSHOP pubblicano contemporaneamente i bestseller del momento, dai romanzi storici a quelli sentimentali, dai rac‑ conti gialli a quelli di spionaggio. “In Repubblica Ceca escono circa 16.000 titoli all’anno” dice Ctirad Fuchs,

rent bestsellers, from historical novels to romantic ones, from detective stories to those of espionage. “In the Czech Republic there are about 16,000 titles published each year”, says Ctirad Fuchs, Kosmas’s business manager. “For this

direttore commerciale di Kosmas. “Per questo cerchiamo di selezio‑ nare libri che valga la pena leggere e offrire un sommario di generi che accontentino tutti i tipi di lettori”. Oltre a lanciare nuove pubblicazioni,

reason we try to select books that are worth reading and offer a summary of genres that satisfy all kinds of readers”. In addition to launching new publications, it is an opportunity for meeting and debating between authors and readers.

If in the past some publishers were reluctant to participate in the project, now are competing to be involved. “From a business point of view, this is a big marketing event, scheduled in two periods when sales are low”, declares, Tomáš Reichel, director of the publishing house Host, frankly. The first edition took place on October 13th, 2011. Among the chosen authors we find Paulo Coelho, Jo Nesbø, the 2010 Nobel Prize winner Mario Vargas Llosa and Umberto Eco. The most successful title is Eco’s Prague Cemetery, which is the third best selling book of the year. In 2012, the major preorders were granted for the latest efforts of Madelaine Albright and Jo Nesbø. The latter was so successful that Czech readers waited for hours in a row for an autograph during his visit to Prague in May that year.

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In 2013, the initiative became twice as strong and the October gathering was anticipated by a spring edition. Kosmas tried another experiment, a Thursday without the magician of the thrillers, Nesbø. The center piece was Khaled Hosseini’s novel “And the mountains echoed”, which however earned 9% less revenue than Nesbø in 2012. Nevertheless, the event focuses on increasing sales. The first ten seasons have offered about 130 literary novelties with over one million volumes purchased. But why was it chosen to be particularly the fourth day of the week? The organizers were inspired as well by the British “Super Thursday”. The first Thursday of October symbolically opens the autumn English book season and publishing houses release the most anticipated novelties of the pre-Christmas market.

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La libreria e casa editrice Academia in Piazza Venceslao / The bookshop and publishing house Academia on Wenceslas Square

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è un’occasione d’incontro e dibattito fra autori e lettori. Se allora alcuni editori erano restii a partecipare al progetto, oggi fan‑ no a gara per essere coinvolti. “Dal punto di vista commerciale si tratta di un grande evento di marketing, pianificato in due periodi in cui le vendite sono basse” non nasconde Tomáš Reichel, direttore della casa editrice Host. La prima edizione si svolge il 13 otto‑ bre 2011. Tra gli autori scelti ci sono

Paulo Coelho, Jo Nesbø, il vincitore del Nobel 2010 Mario Vargas Llosa e Umberto Eco. Il titolo di maggior suc‑ cesso è proprio Il cimitero di Praga di Eco che si rivela il terzo libro più ven‑ duto dell’anno. Nel 2012 i maggiori preordini sono per le ultime fatiche di Madelaine Albright e Jo Nesbø. Quest’ultimo ha riscosso un tale suc‑ cesso che i lettori cechi, in occasione della sua visita a Praga nel maggio di quell’anno, hanno atteso ore in fila per un suo autografo.

Nel 2013 l’iniziativa raddoppia e l’ap‑ puntamento di ottobre è anticipato da un’edizione primaverile. Kosmas tenta un altro esperimento, un Giovedì senza il mago dei gialli, Nesbø. Il pezzo forte è il romanzo “E l’eco rispose” di Khaled Hosseini che però ottiene il 9% di ricavi in meno rispetto a Nesbø nel 2012. Co‑ munque sia l’evento centra l’obiettivo di incrementare le vendite. Le prime dieci stagioni hanno offerto circa 130 novità letterarie con oltre un milione di volumi acquistati.

In 2011, for example, they offered to the public over 200 bestsellers in just one day. The Czech version is for now more modest, the first selection included ten bestsellers. The communistic queues, a source of inspiration Even nostalgia contributed to the success of the event because in the communistic era the novelties were

arriving on the shelves on Thursdays. Those who are now forty years old or more remember the endless queues that were created each week in front of the bookshops and the disappointment of those who no longer found the desired volume. It was a sign that people, who were already forced to queue for meat, fruit or other primary goods, did not give up on the one

chance they had to find better offers at low prices in the midst of a mediocre literature. The major interest was for the thrillers. “I loved Agatha Christie and was devouring her detective stories” says Blanka. “I was queuing for Dick Francis, as a young woman I was completely taken by his enthusiastic thrillers” remembers Zdeňka, “but I was also anxiously waiting

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cultura culture

Ma perché è stato scelto proprio il quarto giorno della settimana? Gli organizzatori si sono ispirati anche al “Super Thursday” britannico. Il primo giovedì di ottobre apre simbolica‑ mente la stagione autunnale del libro inglese e le case editrici fanno uscire le novità più attese del mercato pre‑ natalizio. Nel 2011 hanno presentato ad esempio oltre 200 bestseller in un solo giorno. La versione ceca per ora è più modesta, la prima selezione in‑ cludeva dieci bestseller. Le file comuniste, fonte d’ispirazione Al successo ha senz’altro contribuito anche la nostalgia perché in epoca comunista le novità arrivavano sugli scaffali solo di giovedì. Chi ha qua‑ rant’anni o più ricorda le interminabi‑

li file che ogni settimana si creavano davanti alle librerie e la delusione di chi non trovava più il volume deside‑ rato quando era il suo turno. Segno che la gente, già costretta a fare la coda per la carne, la frutta o altri beni primari, non rinunciava a quell’unica occasione di trovare proposte migliori e a prezzi bassi in mezzo alla lettera‑ tura scadente. L’interesse maggiore era per i gialli. “Adoravo Agatha Chri‑ stie e divoravo i suoi polizieschi” dice Blanka. “Io facevo la fila per Dick Fran‑ cis, da giovane ero completamente presa dai suoi gialli appassionanti” ricorda invece Zdeňka, “ma aspettavo con ansia anche Hemingway o Páral”. “All’epoca della normalizzazione la‑ voravo nelle librerie praghesi e ricor‑ do bene le file del giovedì” ammette

Alois Srdce, l'editore che inventò i knižní čtvrtky / The publisher Alois Srdce, who invented the knižní čtvrtky

for Hemingway or Páral”. “During the normalization I was working in the Prague bookshops and I remember the Thursday queues” admits Fuchs, “especially when the stories of Bohumil Hrabal or Raymond Chandler came out”. The “knižní čtvrtky” were not, however, an invention of a socialist era, but had been reconnected to a previous tradition, dating back to the first republic. The creator was Alois Srdce (1888-1966). In 1918, the thirty-year-old Srdce took the reins of the bookshop and family publishing house, Národní knihkupectví a nakladatelství, which was publishing the works of Czechoslovakian and European authors in Prague, on Spálená Street: Jiří Karásek ze Lvovic, Otokar Březina, Viktor Dyk, translations

by Flaubert, Mallarmé, Nietzsche or Freud. Lover and connoisseur of letters as well as President of the Czechoslovak Association of booksellers and publishers, Srdce exhibited every Thursday in the showcase of his bookshop the works that had been released during the week. This habit of informing the public pleased the regime that resumed it after 1949, when Srdce’s activity was nationalized and he was deported. Only after the Velvet Revolution the state publishing had returned to being privatized and knižní čtvrtek lost its meaning. “I do not want to brag but our shop was the first to abolish this custom imposed by the Communist Party”, remembers Luděk Jičínský, who opened the Artforum private bookshop in the summer of 1989. “We were re-

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lo stesso Fuchs, “soprattutto quando uscivano i racconti di Bohumil Hrabal o di Raymond Chandler”. I “knižní čtvrtky” non erano tuttavia un’invenzione d’epoca socialista ma si erano riallacciati a una tradizione precedente, risalente alla Prima re‑ pubblica. L’ideatore fu l’editore Alois Srdce (1888-1966). Nel 1918, il tren‑ tenne Srdce prese le redini della libre‑ ria ed editoria di famiglia, la Národní knihkupectví a nakladatelství, che nella praghese via Spálená pubbli‑ cava opere di autori cecoslovacchi ed europei: Jiří Karásek ze Lvovic, Oto‑ kar Březina, Viktor Dyk, le traduzioni di Flaubert, Mallarmé, Nietzsche o Freud. Amante e conoscitore delle lettere nonché presidente dell’Unio‑ ne di librai ed editori cecoslovacchi, ogni giovedì Srdce esponeva nella ve‑ trina del suo negozio le opere uscite in settimana. Quest’usanza d’infor‑ mare il pubblico piacque al regime che la riprese dopo il 1949, quando

l’attività di Srdce fu nazionalizzata e lui fu deportato. Solo dopo la Rivoluzione di Velluto l’editoria di stato tornò a essere priva‑ ta e il knižní čtvrtek perse significato. “Non voglio vantarmi ma il nostro ne‑ gozio fu il primo ad abolire quest’u‑ sanza imposta dal partito comunista” ricorda Luděk Jičínský, che nell’estate

del 1989 aprì la libreria privata Artfo‑ rum. “Mettevamo i testi sul mercato subito, appena li avevamo dagli edi‑ tori. Senza aspettare il giovedì”. Cifre di un mercato stabile e al passo con i tempi Oggi la scelta è vastissima ma la lettura non è in cima alla lista degli interessi. Per questo in Cechia varie

leasing the texts on the market right away, as soon as we received them from publishers. Without waiting for Thursday”.

Data on a stable and modern market Today the choice is vast but reading is not in the top of interests. For this rea-

son, there are various initiatives trying to promote it in the Czech Republic, such as the Magnesia Litera competition, the Svět knihy international festival or the Velký knižní čtvrtek. The Czech Statistical Office does not record the volume of this market but, according to data released by the Publishers Union, it has not undergone major changes since 2011. In 2015, Czechs spent about 7.5 billion crowns on books, with a growth of around 5% compared to 2014. The biggest profits were made by the great publishing and distributing companies such as Albatros Media and Euromedia Group, followed by Grada Publishing and Kosmas. They are professional publishers focusing on commercially powerful titles and operating at a national level. Furthermore, the data highlights the crisis of small and medium publishers. In the past years they have closed 170 small bookshops out of about 550 existing ones. This is partly due to the fact that the city center is oc-

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cultura culture

iniziative, come il concorso Magnesia Litera, il festival internazionale Svět knihy o il Velký knižní čtvrtek, cercano di promuoverla. L’Ufficio ceco di statistica non registra il volume di questo mercato ma, secondo i dati resi noti dall’Unione degli editori, non subisce grosse variazioni dal 2011. Nel 2015 i cechi hanno speso per i libri circa 7,5 miliardi di corone, con una crescita di circa il 5% rispetto al 2014. A trarre i maggiori profitti le grandi società editrici e distributrici come Albatros Media ed Euromedia Group, seguite da Grada Publishing e Kosmas. Si

tratta di editori professionisti che puntano su titoli forti dal punto di vista commerciale e operano a livello nazionale. I dati evidenziano poi la crisi di piccoli e medi editori. Negli ultimi anni hanno chiuso 170 piccole librerie delle circa 550 esistenti. Un po’ perché il centro città è occupato da colossi come Neoluxor, con i suoi quattro piani, o Dobrovský di Piazza Venceslao e i negozi tradizionali devono spostarsi come è capitato alla storica Fišer, costretta a traslocare dalla sua posizione strategica a due passi dalla facoltà filosofica dell’Università Carlo. Un

altro grosso problema è l’espansione dei negozi online che in un unico sito riuniscono migliaia di proposte, consegnano la merce in tempi brevissimi e offrono sconti elevati, con cui è difficile competere. Da qualche anno prosegue la crescita degli e-book. Lo stesso Grande giovedì dal 2014 è accompagnato dal Velký knižní e-čtvrtek, dove la maggioranza dei titoli esce anche in versione e-book. Inoltre si assiste a un enorme sviluppo della produzione e dell’interesse per gli audiolibri. Nel 2016 il loro mercato si è aggirato sui 94 milioni di corone, contro i circa 55

del 2014. I generi che vanno per la maggiore sono, come per il cartaceo, la letteratura per ragazzi, i gialli e la narrativa. Un’indagine della società Audiolibrix ha abbattuto il mito che ascoltare testi sonori abbia un effetto negativo sulla lettura cartacea. Oltre il 42% dei rispondenti ha dichiarato al contrario che grazie agli audiolibri ha iniziato a leggere di più. L’interesse per la carta stampata non è quindi in calo e il Giovedì del libro contribuisce a riportare la gente tra gli scaffali e ricordare che la magia delle pagine non può essere sostituita da televisione o computer.

cupied by giants like the four floored Neoluxor or Dobrovský of Wenceslas Square and the traditional bookshops must move. This is what has happened to the historical Fišer, forced to move from its strategic location just a few steps away from the Faculty of Filosofy, at Charles University. Another big problem is the expansion of online stores which on one website

bring together thousands of offers, delivering the goods in a very short delay and offering high discounts, making it difficult to compete with. For some years now the growth of ebooks continues. The same Big Thursday from 2014 is accompanied by Velký knižní e-čtvrtek, where most of the titles are also released in e-book version. There is also a huge growth

in the production and interest in audio books. In 2016, their market grew to about 94 million crowns, compared to around 55 in 2014. The genres that are selling the best are, as in the case of paper print, the children’s literature, thrillers and the narrative. An investigation lead by the Audiolibrix company has busted the myth that listening to audio texts has a negative

effect on paper print literature. Over 42% of the respondents stated that on contrary due to audiobooks they started to read more. The interest in printed books is therefore not decreasing and Book’s Thursday helps to bring people back to the shelves and remember that the magic of the pages cannot be replaced by television or computer.

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I DUE VOLTI DI JOHANNES KEPLER

La vita umile ma prodigiosa del genio delle stelle, che visse a Praga alla corte di Rodolfo II di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

The humble yet prodigious life of the genius of the stars, who lived in Prague at the court of Rudolf II

Un ritratto di Johannes Keplero del 1610 / Portrait of Johannes Kepler from 1610

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storia history

THE TWO FACES OF JOHANNES KEPLER “Un collega nella ricerca della verità”. Così il padre della scienza moderna, Galileo Galilei, aveva definito l’a‑ strologo, astronomo e matematico tedesco Johannes Kepler, un altro di quegli uomini straordinari che vissero presso la corte praghese dell’Impera‑ tore alchimista Rodolfo II d’Asburgo. Nato sotto il segno del capricorno il 27 dicembre 1571, vicino alla Foresta Nera, l’infanzia del giovane Keplero non fu facile a causa di una situazio‑ ne familiare poco serena. Il padre era un soldato di ventura, mentre sua madre, per via delle sue conoscenze nel campo delle erbe medicinali, era ritenuta una strega e per questo ri‑ schiò addirittura di finire sul rogo. No‑ nostante provenisse da una famiglia di umili origini, Keplero ottenne una buona educazione grazie all’aiuto dei suoi zii e si distinse negli studi di ma‑ tematica, greco e latino, ma soprat‑ “A colleague in search of truth”. It was in this way that the father of modern science, Galileo Galilei, defined the German astrologer, astronomer and mathematician Johannes Kepler, another of those extraordinary men who lived at the Prague court of the Alchemist Emperor Rudolf II of Habsburg Born under the sign of Capricorn on December 27, 1571, near the Black Forest, the young Kepler’s childhood was not easy due to a family situation that was not serene. His father was a soldier of fortune, while his mother, to her knowledge of medical herbs, was considered a witch and for this reason even risked ending up on the stake. Although he came from a family of humble origins, Kepler experienced good education thanks to the help of his uncles, and he distinguished himself in mathematics, greek and latin, but above all, from a very young age,

tutto, fin da giovanissimo, si interessò all’astronomia, interesse che divenne più forte dopo aver visto una cometa nel 1577 e assistito a un’eclissi lunare nel 1580, due eventi che lo segnarono profondamente. Nel 1584 Keplero entrò in seminario avviato sulla strada verso il sacerdo‑ zio, e dal 1588 lo troviamo all’Univer‑ sità di Tubinga, ateneo protestante

dove ebbe tra i suoi maestri Michael Maestlin, astronomo e matematico, che lo convinse della fondatezza delle teorie eliocentriche di Niccolò Coper‑ nico. Keplero si formava sulle opere scientifiche e filosofiche di vari auto‑ ri, tra cui Nicola Cusano, filosofo che sosteneva teorie rivoluzionarie come l’infinità dell’universo, il suo non ave‑ re un centro e la sfericità della Terra.

Abbandonata l’idea della vita reli‑ giosa, nel 1594 il giovane Keplero viveva modestamente con la moglie e la figliastra a Graz, in Austria, dove insegnava matematica e operava come astronomo. Ma “arrotondava” lo stipendio operando anche come astrologo, cosa che fece più volte nel corso della sua vita. Previde per il 1595 un inverno freddo, un

Il frontespizio delle Tavole Rudolfine di Keplero / The title page of Kepler’s Rudolphine Tables

he was interested in astronomy, an interest that strengthened after seeing a comet in 1577 and witnessing a lunar eclipse in 1580, two events that influenced him deeply. In 1584 Kepler entered a seminary on the road to the priesthood and from 1588 he could be found at the University of Tübingen, a Protestant university where he had Michael Maestlin among

his teachers, an astronomer and mathematician, who convinced him of the validity of the heliocentric theories of Niccolò Copernico. Kepler developed the scientific and philosophical works of various authors, including Nicola Cusano, a philosopher who supported revolutionary theories like the infinity of the universe, considered as not having a centre, and the sphericity of the Earth.

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Having abandoned the idea of religious life, in 1594 young Kepler lived modestly with his wife and stepdaughter in Graz, Austria, where he taught mathematics and worked as astronomer. However, he “topped up” his salary by operating as an astrologer, which he did many times throughout his life. He predicted a cold winter, a Turkish attack and a peasant revolt all

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Una moderna mappa del mondo disegnata da Philip Eckebrecht sulla base delle Tavole Rudolfine di Keplero / A modern depiction of the world by Philip Eckebrecht, based on the Kepler’s Rudolphine Tables

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attacco dei turchi e una rivolta dei contadini. Tutte e tre le profezie si verificarono con grande stupore dei cittadini di Graz. Nello spirito di Keplero convissero sempre l’anima del matematico impegnato in cal‑ coli complessi sul moto degli astri, e quella dell’astrologo ed ermetista che credeva nell’armonia soggia‑ cente dell’universo e nell’anima del mondo, senza che questi due aspetti della sua personalità entrassero mai in contraddizione.

Keplero, che fondava le sue teorie sulla base del sistema copernicano, credeva esistesse una connessione tra una visione scientifica e una teologica dell’universo, e sebbene incarnò sem‑ pre l’idea del matematico rigoroso, non ripudiò mai i suoi due grandi ma‑ estri: Pitagora e Platone. Proprio in virtù della compenetrazione di questi due aspetti, nel 1595 pubblicò l’opera “Mysterium Cosmographicum” de‑ stinata a cambiare la sua vita perché attirò l’attenzione dell’Imperatore

Rodolfo II e del suo astronomo di cor‑ te Tycho Brahe, che lo vollero a Praga al loro servizio. Nella capitale dell’Impero, Keplero arrivò nel 1600 all’età di 29 anni e fu in questa città che, nel 1609, scrisse il suo “Astronomia Nova” che gettò le fondamenta per la nuova scien‑ za astronomica. La collaborazione con Brahe, 25 anni più anziano di lui, non fu facile, ma i due si compensavano. Keplero era schivo e introverso e, al contrario di

in 1595. All three prophecies proved to be correct to the great astonishment of the citizens of Graz. In the spirit of Kepler, the soul of the mathematician always engaged in complex calculations on the motion of the stars, coexisted with that of the astrologer and ermetist who believed in the underlying harmony of the Universe and soul of the world, without these two aspects of his personality ever contradicting. Kepler, who founded his theories on the basis of the Copernican system, believed there was a connection between a scientific and a theological vision of the universe, and although he always

embodied the idea of a rigorous mathematician, he never repudiated his two great masters: Pythagoras and Plato. By virtue of the interplay of these two aspects, in 1595 he had published the work “Mysterium Cosmographicum” destined to change his life because he attracted the attention of Emperor Rudolf II and his court astronomer Tycho Brahe who wanted him at their service in Prague. Kepler arrived in the capital of the Empire in 1600 at the age of 29 and was in this city where in 1609 wrote his “Astronomia Nova” that laid the foundations for the new astronomical science.

The collaboration with Brahe, 25 years his senior, was not easy, but the two made up for it. Kepler was timid and introverted, and, unlike Brahe, he believed the Earth was orbiting the sun. He also possessed poor sight due to a child-contracted illness and this caused him some problems with observations, but in compensation he had an extraordinary talent for mathematical calculus, which combined with Brahe’s celestial observations, made them a formidable pair of scientists who together revolutionized astronomy by refuting the Aristotelian-Ptolemaic thesis of a world created in perfect

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Brahe, credeva che fosse la Terra ad orbitare intorno al sole. Inoltre era de‑ bole di vista, a causa di una malattia contratta da bambino e ciò gli creava qualche problema con le osservazio‑ ni, ma in compenso aveva uno stra‑ ordinario talento per il calcolo ma‑ tematico che, unito alle osservazioni celesti di Brahe, li resero una coppia di scienziati formidabile che insieme rivoluzionò l’astronomia, confutando la tesi aristotelica-tolemaica di un mondo creato in perfetta armonia e

basato sull’immutabilità delle sfere. Ma Keplero non si accontentava soltanto di descrivere i corpi celesti, voleva indagare le cause del loro moto, cercare cioè le cause fisiche dei fenomeni, e anche questa fu una importante innovazione del suo me‑ todo scientifico. Nella sua concezione dell’universo, lo scienziato tedesco mescolava sapere pagano e cristiano, intuizioni e cal‑ colo matematico e questa combina‑ zione di vari fattori apparentemente

in contrasto tra loro, gli garantirono fama immortale. Dopo la morte di Brahe, l’Imperatore Rodolfo lo nomi‑ nò matematico Imperiale e a Praga visse anni d’oro per la sua vita di stu‑ dioso, potendo lavorare indisturbato avvalendosi del copioso materiale di osservazioni astronomiche lasciato‑ gli in eredità dal suo defunto colle‑ ga danese. Keplero visse in diverse case nel cen‑ tro di Praga dove teorizzò ipotesi e formulò leggi che cambiarono pro‑ Il modello del sistema solare di Keplero / Kepler’s model of the solar system

fondamente il volto dell’astronomia. Conduceva una vita semplice, quasi monacale, consumava pasti frugali, non era incline a vizi ed era solito passeggiare in silenzio per boschi e sentieri, “traendo gioia soltanto dal‑ la scienza”.

FOTO: OLGA SITNIK, WIKIPEDIA

La targa commemorativa sulla casa praghese di via Karlova in cui visse Keplero / The memorial plaque on the house in Prague’s Karlova street where Kepler lived

harmony and based on the immutability of the spheres. However, Kepler was not content with just describing celestial bodies, he wanted to investigate the causes of their motions, and seek the physical causes of phenomena, and this was also an important innovation in his scientific methods. In his conception of the universe, the German scientist mixed pagan and Christian knowledge, insights and mathematical calculus, and this combination of various seemingly conflicting factors, guaranteed him immortal fame. After the death of Brahe, Em-

peror Rudolf nominated him as Imperial Mathematician and in Prague he spent the golden years of his life as a scholar, working undisturbed using the abundant material of astronomical observations left by his deceased Danish colleague. Kepler lived in several houses in the centre of Prague where he theorized hypotheses and formulated laws that deeply changed the face of astronomy. He led a simple life, almost monastic, consumed frugal meals, was not prone to vices and he would usually walk silently in woods and on trails, “drawing joy only from science”.

Kepler’s scientific merits are numerous. In an era in which astronomy was still linked to archaic patterns and of theological matrix, he demonstrated that earthly and celestial physics were governed by the same laws, but above all formulated his famous three laws on the movement of planets, from which Isaac Newton elaborated that of universal gravitation. In October 1604, during an observation of Prague’s skies, he noticed a strange star that appeared to be brighter than Jupiter, and with enormous surprise he understood that it was a supernova which exploded in the Milky Way in the

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direction of the constellation of Ophiuchus. Even today, Kepler’s supernova is the last one to have been observed in our Galaxy. He was the first scientist to talk about the fact that the moon affects tides, inciting irony from other scientists. He invented the monocle for myopia and presbyopia and developed the Keplerian telescope, considered to be the evolution of the one invented by his peer Galileo. After the death of Rudolf II, the new Emperor Matthias moved him to Linz where he married for the second time and served as a territorial mathematician. In 1618 he published the work “Harmonices mundi”, in five volumes, in which he resumed the theory of the music of the Pythagoras spheres, and related it to his laws on planetary motion. In the book, the third law of Kepler is exposed, and at the same time they relate sacred geometry, music, cosmology and astrology to each other. Once again they were the hermetic philosopher and the scientist. In 1627 he published the “Tabulae Rudolphinae”, an astronomical catalog containing the positions of over 1000

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I meriti scientifici di Keplero sono numerosi. In un’epoca in cui l’astro‑ nomia era ancora legata a schemi ar‑ caici e di matrice teologica, dimostrò che la fisica terrestre e quella celeste erano regolate dalle stesse leggi, ma

FOTO: JOHANNING, WIKIMEDIA

Il busto in marmo, parte del Monumento a Keplero di Ratisbona / The marble bust placed within the Kepler memorial in Regensburg

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stars based on the measurements by Tycho Brahe and other astronomers, containing instructions and tables for locating planets in the solar system. His latest work “Somnium” is a strange story of a few pages and many notes narrating an imaginary journey on the moon. The script is considered the first sci-fi work. On November 15, 1630, the sun had just emerged in the constellation of the scorpion, when in the city of Regens-

soprattutto formulò le sue famose tre leggi sul movimento dei pianeti, da cui Isaac Newton elaborò quella di gravitazione universale. Nell’ottobre del 1604, durante un’os‑ servazione del cielo praghese, notò una strana stella che appariva più luminosa di Giove, e con sua enorme sorpresa capì che si trattava di una supernova esplosa nella Via Lattea in direzione della costellazione di Ofiu‑ co. Ancora oggi, quella di Keplero, è l’ultima supernova ad essere stata osservata nella nostra Galassia. Fu il primo scienziato a parlare del fatto che la luna influisce sulle maree, su‑ scitando l’ironia degli altri scienziati. Inventò il monocolo per la miopia e per la presbiopia e mise a punto il telescopio kepleriano, considerato come l’evoluzione di quello inventato dal suo contemporaneo Galileo. Dopo la morte di Rodolfo II, il nuovo Imperatore, Mattia, lo trasferì a Linz dove si sposò per la seconda volta e ricoprì la carica di matematico ter‑ ritoriale. Nel 1618 pubblicò l’opera “Harmonices mundi”, in cinque vo‑ lumi, in cui riprendendo la teoria della musica delle sfere di Pitagora, la mette in relazione con le sue leggi sul moto planetario. Nel libro viene esposta la terza legge di Keplero, e al tempo stesso si mettono in relazione tra loro la geometria sacra, la musica, la cosmologia e l’astrologia. Ancora una volta a scrivere erano il filosofo ermetico e lo scienziato. Nel 1627 pubblicò le “Tabulae Ru‑ dolphinae”, un catalogo astronomico

contenente la posizione di oltre mille stelle in base alle misurazioni di Tycho Brahe e altri astronomi, contenenti istruzioni e tavole per localizzare i pianeti del sistema solare. La sua ultima opera “Somnium” è invece una strana storia di poche pa‑ gine e molte note in cui si racconta di un immaginario viaggio sulla luna. Lo scritto è considerato la prima opera di fantascienza. Il 15 novembre 1630 il sole era da poco sorto nella costellazione del‑ lo scorpione quando, nella città di Ratisbona, Johannes Keplero morì, povero, come nonostante la fama e l’ingegno era sempre vissuto. Le cronache raccontano un fatto in‑ teressante e insolito. La sera della sua morte, per una di quelle che potremmo definire “coincidenze si‑ gnificative” vi fu una straordinaria e insolita pioggia di stelle cadenti, quasi a voler salutare quell’uomo che allo studio dei fenomeni celesti aveva dedicato la vita. Nella storia della scienza Keplero e Brahe furono l’anello di congiunzione tra Copernico e Newton il quale li con‑ siderava: i due giganti sulle cui spalle lui era salito. Nel cimitero di Ratisbona rimane ancora oggi una lapide con l’epitaf‑ fio da lui stesso composto: “Mensus eram coelos, nunc terrae metior um‑ bras. Mens co elestis erat, corporis umbra iacet” (Misuravo i cieli, ora fisso le ombre della terra. La mente era nella volta celeste, ora il corpo giace nell’oscurità).

burg, Johannes Kepler died, poor, as he had always lived despite his fame and genius. Chronicles tell us an interesting and unusual fact. On the evening of his death, due to one of those so-called “significant coincidences” there was an extraordinary and unusual rain of falling stars, almost as if to say goodbye to the man who devoted his life to the study of celestial phenomena. In the history of science, Kepler and Brahe were the conjunction ring be-

tween Copernicus and Newton, who regarded them as the two giants on whose back he had climbed. In the cemetery of Regensburg there is still a tombstone with the epitaph that he himself penned: “Mensus eram coelos, nunc terrae metior umbras. Mens coelestis erat, corporis umbra iacet” (I measured the skies, now I stare at the shadows of the earth. The mind was in the heavenly vault, now the body lies in darkness).

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Karel Roden brilla nel film biografico sul diplomatico, figlio del fondatore della Cecoslovacchia. Ma l’abbondanza di elementi fittizi fa infuriare gli storici di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

Karel Roden shines in the biopic on the diplomat, son of the founder of Czechoslovakia. However, the abundant ficticious elements have infuriated the historians

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MASARYK, QUANDO LA STORIA È SECONDARIA AL CINEMA MASARYK, WHEN HISTORY IS SECONDARY TO CINEMA Per le terre ceche e slovacche – che hanno vissuto un secolo a dir poco ro‑ cambolesco, tra nascita della nazio‑ ne, occupazione nazista, quarant’an‑ ni di comunismo e la rivoluzione di velluto – è abbastanza comprensibi‑ le che le giravolte della storia siano sempre di grande interesse per il cinema nazionale. Uno dei pochi elementi ricorrenti del cinema ceco e slovacco è proprio la popolarità dei film storici. Basta evidenziare quanti film cechi di grande successo nel periodo post-

For the Czech and Slovak lands, who lived through a rather turbulent century including the nation’s birth, Nazi occupation, forty years of communism and the Velvet revolution, it is quite understandable that the twists and turns of history have always been among the main focal points of the national cinema. One of the few recurring elements of Czech and Slovak cinema is indeed the popularity of historical film. It is enough to highlight how many successful Czech films from the postCommunist period have been set during World War II, such as Musíme si pomáhat (2000), Želary (2003) or Pouta (2009). The first two were also the last Czech films nominated for the Oscar for Best Foreign Language film, and one could suggest that the national cinema from the Velvet Revolution onwards has been a vehicle for

comunista siano stati ambientati durante la seconda guerra mon‑ diale, come Musíme si pomáhat (2000), Želary (2003) o Pouta (2009). I primi due sono anche gli ultimi film cechi nominati per l’O‑ scar al miglior film straniero, e si potrebbe a buon diritto affermare che il cinema dalla rivoluzione di

velluto in poi sia stato un veicolo d’espressione dei sentimenti del popolo verso il proprio passato. Tale tendenza non mostra segni di cambiamento ed il film ceco dell’anno, Masaryk, del regista praghese Julius Ševčík, ha avuto un successo senza precedenti in patria, dove ha vinto ben dodici Český lev, cioè dodici “Leoni ce‑

FOTO: INFILM

L’attore Karel Roden nel ruolo di Jan Masaryk / Actor Karel Roden playing the role of Jan Masaryk

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chi”, gli equivalenti nazionali dei premi Oscar, spazzando via la concorrenza. Tuttavia, sebbene al top del gradi‑ mento anche presso il pubblico, la pellicola ha suscitato polemiche per le inesattezze storiche e addirittura una trama secondaria completamen‑ te inventata. In breve, è veramente meritevole dell’acclamazione ricevu‑ ta, o si tratta di un film mediocre in un periodo particolarmente arido per il cinema ceco?

Forse la prima sorpresa per chi sia interessato a sapere di più sul film di Ševčík è proprio il soggetto. Il titolo, un cognome certo illustre, potrebbe indurre molti a pensare che si tratti di un “biopic” sul fondatore e primo presidente della Cecoslovacchia, Tomáš Garrigue Masaryk (18501937), mentre invece ripercorre gli anni più difficili della vita di suo figlio Jan, diplomatico e politico ce‑ coslovacco della prima metà del XX

secolo, ma decisamente meno cono‑ sciuto del padre. Non sono in pochi quelli che hanno posto la domanda: perché Jan? In più, curiosamente, gli eventi che portaro‑ no al Patto di Monaco furono in pas‑ sato già raccontati nel film Dny Zrady (Giorni di tradimento; 1973), opera del Re del film storico ceco, Otakar Vávra, nel quale la figura di Jan Ma‑ saryk appariva ben di rado. Meno di‑ scussa invece è la scelta di Karel Roden

nel ruolo del protagonista. L’attore di České Budějovice (classe ‘62), è in‑ dubbiamente l’attore ceco più cono‑ sciuto a livello internazionale, ormai noto anche al pubblico americano per i suoi ruoli in produzioni hollywoodia‑ ne, spesso nei panni di criminali russi. Il pubblico italiano, invece, potrebbe ricordarsi delle apparizioni frequenti dell’attore nelle miniserie di genere fantastico degli anni ‘90 come Fanta‑ ghirò e Desideria e l’anello del drago,

FOTO: INFILM

Karel Roden ed Eva Herzigová in una scena del film / Karel Roden and Eva Herzigová in a scene from the movie

expressing the feelings of the people towards their own past. This trend does not show any signs of change, and the Czech film of the year, Masaryk, from Prague-born director Julius Ševčík, has had an unprecedented success in its homeland, where it won a record twelve Český lev, that

is, twelve “Czech Lions”, the national equivalent of Oscars, wiping out the competition. However, despite the film getting full approval even among the public, with whom it has had a resounding success, the film has stirred considerable controversy over historical inaccuracies,

and even a completely invented subplot. In short, is it really worthy of all the acclaim, or is it merely a mediocre film made in a particularly arid period for Czech cinema? Perhaps the first major surprise that those interested in Ševčík’s film will encounter, is actually the subject it-

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self. The title, a rather illustrious surname in its homeland, could mislead many into thinking it is a biopic of the founder and first President of Czechoslovakia Tomáš Garrigue Masaryk (1850-1937), while instead it retraces the toughest years in the life of his son Jan, a notable Czechoslovak diplomat

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FOTO: INFILM

In alto, ancora Roden in scena; in basso a destra, con il regista Julius Ševčík / Above, Roden in a scene; below on the right, Roden with director Julius Ševčík

FOTO: INFILM

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and politician in the first half of the 20th century, but undoubtedly far less known than his father. There has been no lack of people posing the question: why Jan? Furthermore, it is curious to think that the events that led to the Munich Pact were previously depicted in the film Dny Zrady (Days of Betrayal, 1973), a work from the King of the Czech historical film, Otakar Vávra, a film however, in which the figure of Jan Masaryk appeared very little. A rather less debatable choice on the other hand,is that of the leading actor – Karel Roden. The actor from České Budějovice (born in 1962), is unquestionably the bestknown Czech actor internationally, by now known even among American audiences for his roles in Hollywood productions, even if often typecast as Russian criminals. The Italian public, on the other hand, may remember the actor’s frequent appearances in several fantasy miniseries of the 1990’s such as Fantaghirò and The Dragon Ring,

both Italo-Czech co-productions shot in the Czech Republic. With this third feature film, Ševčík attempts to create an engaging work from a strictly cinematic point of view, mixing historical facts with fictitious elements, flashing backwards and for-

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wards between 1937, when Masaryk held the post of Czechoslovak ambassador in London, and 1938 in New Jersey, in the aftermath of the Munich Conference, which led to the annexation of vast territories of Czechoslovakia to the German Reich.

FOTO: INFILM


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entrambe coproduzioni italo-ceche girate in Repubblica Ceca. Con questo terzo lungometraggio, Ševčík tenta di creare un’opera coin‑ volgente dal punto di vista stretta‑ mente cinematografico, mischiando fatti storici con elementi fittizi, alter‑ nando tra il 1937, quando Masaryk aveva il posto di ambasciatore ceco‑ slovacco a Londra, e il 1938, nel New Jersey, all’indomani della conferenza di Monaco – che portò all’annessione di vasti territori della Cecoslovacchia al Reich tedesco. Masaryk viene ritratto come un uomo sensibile, che lotta continuamente con i fantasmi personali, che soffre di una vita all’ombra del padre, ma anche come un patriota che, forse, non riesce a ricevere il dovuto rispetto a causa di uno stile di vita piuttosto bohémien. Nonostante la reputazio‑ ne di donnaiolo non sia una novità per la sua figura, faranno comunque discutere le numerose scene d’amore e il ritratto di un dongiovanni pronto

a sedurre donne ovunque andasse. Detto ciò, Roden riesce almeno a catturare l’essenza dell’uomo ed il tormento interno di chi crede di non aver fatto abbastanza per proteggere la sua patria ed i suoi concittadini. La base di tensione nel film si tro‑ va nelle scene che precedono la già citata conferenza di Monaco, in cui Masaryk discute le possibili strategie per cambiare la sorte del suo paese con Edvard Beneš (interpretato da Oldřich Kaiser), e gli scontri con il Pri‑ mo Ministro del Regno Unito, Neville Chamberlain – cui spesso vengono attribuite le responsabilità degli in‑ fausti trattati. Curiosamente, secondo quanto riportato dal sito giornalistico Novinky.cz, il ruolo di Chamberlain è stato rifiutato dal leggendario attore inglese Jeremy Irons proprio perché “non voleva interpretare un vigliacco del genere”. Sebbene il regista meriti di esser loda‑ to per la rielaborazione dei maggiori avvenimenti storici che segnarono il Jan con il padre Tomáš Garrigue Masaryk / Jan with his father Tomáš Garrigue Masaryk

Masaryk is portrayed as a sensitive individual constantly struggling with personal demons, suffering from a life in the shadow of his great father, but also as a patriot who perhaps fails to receive his due respect as a result of a rather bohemian lifestyle. While his portrayal as a playboy is nothing new to the figure, the numerous bed scenes, and portrait of him as a Don Juan, able to seduce women wherever he goes, will still stir up debate. That said, Roden manages at least to capture the essence of the character, and the internal torment of someone who believes he has not done enough to protect his homeland and its citizens. The base of tension in the film is in the scenes preceding the aforementioned Munich conference, where Masaryk discusses possible strategies

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FOTO: MZV

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Il cosiddetto “Appartamento di Masaryk”, gabinetto del Ministro degli esteri / The official apartment of Minister of Foreign Affairs, so-called Masaryk’s Apartment

destino dell’Europa, la trama secon‑ daria del film funziona, invece, deci‑ samente meno. Ad oggi si sa poco o nulla del periodo che Masaryk trascor‑ se negli Stati Uniti. Ševčík ci presenta uno scenario nel quale il politico pra‑

ghese cerca soccorso in un ospedale psichiatrico gestito da un dottore, anch’egli rifugiatosi nel Nuovo mondo, in fuga dalla Germania per scappare dalla persecuzione nazista. Le scene nell’istituto in cui Masaryk lotta con‑

tro i suoi demoni, afflitto e colpito dal destino tragico del suo paese, tendo‑ no a sminuire la forza drammatica del film invece di potenziarla, a volte portandolo ai limiti di un’imitazione di Shutter Island (2010) di Martin Scor‑

Il presidente Edvard Beneš e il ministro degli esteri Jan Masaryk nel 1945 / President Edvard Beneš and the Minister of foreign affaris Jan Masaryk in 1945

to change the fate of his country with President Edvard Beneš (played by Oldřich Kaiser), and clashes with the Prime Minister of the United Kingdom, Neville Chamberlain, to whom the blame of the ill-fated treaty is

often attributed. Curiously, according to the news website Novinky.cz, the role of Chamberlain had been turned down by legendary English actor Jeremy Irons because he did “not want to play such a coward”.

Although the director deserves praise for his reconstruction of the major historical events that marked the fate of Europe, the subplot of the film however, works significantly less. Even now, little or nothing is known about the time

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L’annuncio della morte di Masaryk sul Corriere della Sera / The Italian newspaper Corriere della Sera reports the death of Masaryk

sese – e di una qualità ben inferiore. Il cineasta e i suoi collaboratori hanno deciso di prendersi la pesante libertà di riscrivere la storia e, di conseguen‑ za, il film è stato duramente criticato da storiografi e storici. Tutto sommato, anche con i problemi di narrativa e veridicità, Masaryk vale il prezzo del biglietto e Karel Roden si conferma uno dei pochissimi atto‑ ri cechi con il carisma e la presenza necessaria per capeggiare cast di ambiziose produzioni internazionali.

Faranno discutere le inesattezze sto‑ riche e l’omissione della scena della tanto discussa morte del diplomatico, il 10 marzo 1948 – inizialmente con‑ siderata un suicidio, l’ipotesi è stata abbandonata ultimamente a favore di quella di un omicidio, forse com‑ messo dal nuovo regime dell’epoca. Al di là delle polemiche, Masaryk possiede il senso dell’epico presen‑ te, oggi, in pochi altri lavori dei suoi connazionali; una pellicola disconti‑ nua ma sufficientemente avvincente.

Masaryk spent in the United States. Ševčík presents us with a scenario in which the Prague politician sought shelter in a psychiatric hospital run by a doctor, who like him, is a refugee in the New World, having fled from Germany to escape the Nazi persecution. The institute scenes where Masaryk fights his inner demons, highly distressed and struck by the tragic fate of his country, tend to undermine the dramatic force of the film instead of enhancing it, sometimes to the point that it seems like a second rate imitation of Martin Scorsese’s Shutter Island (2010). The filmmaker and his collaborators have decided to take the heavy liberties of rewriting history, and, consequently, the film has been harshly criticized by historians and historiographers. All in all, even with the narrative problems and overuse of fictional elements, Masaryk is worth the ticket price, and Karel Roden once again confirms himself to be one of the few

Czech actors with the charisma and the presence necessary to lead the cast of ambitious international productions. The historical inaccuracies will indeed raise discussion, as will the omission of a scene of the muchdebated death of the diplomat on March 10, 1948, initially considered a suicide, yet the hypothesis has recently been abandoned in favour of that of homicide, perhaps committed by the new regime of the period. Beyond the controversy, Masaryk possesses that sense of the epic, which today, is present in very few works in its country, an inconsistent, but sufficiently engaging film. It does not have the qualities to compete with the best Czech historical films of the past, yet the result is in no way comparable to last year’s catastrophic biopic on Lída Baarová. The work confirms that at a time when few original ideas are seen in national cinema, history remains, for better or worse, its greatest source of inspiration.

Non ha le doti per rivaleggiare con i migliori film storici cechi del passato, eppure il risultato non ha niente a che vedere con il catastrofico biopic sulla vita di Lída Baarová dell’anno scorso.

L’opera conferma che in un’epoca in cui si vedono poche idee originali nel cinema nazionale, la Storia rimane, nel bene e nel male, la migliore fonte d’ispirazione.

FOTO: MZV

Il busto commemorativo dedicato a Masaryk presso Palazzo Černín, sede del Ministero degli esteri / The commemorative bust dedicated to Masaryk at Černín Palace, seat of the Ministry of Foreign Affairs

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L’edificio dell’architetto Josef Gočár nel distretto praghese di Vršovice: costruito per il millenario della morte di San Venceslao, è in realtà un sogno verso la modernità di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari

The building designed by architect Josef Gočár in the Prague district of Vršovice: built for the thousand-year anniversary of St. Wenceslas death, it is in fact a dream about modernity

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LA CHIESA SOSPESA TRA PASSATO E FUTURO THE CHURCH SUSPENDED BETWEEN PAST AND FUTURE L’abbagliante torre bianca e nuda che si erge con insolente decisione in tut‑ ta la sua imponente silenziosa auste‑ rità rese sin da subito la chiesa di San Venceslao a Vršovice un simbolo della moderna Praga degli anni Trenta. Un tale oggetto candido, levigato e dall’apparenza sincera sapeva infatti dar forma alle tendenze avanguar‑ diste che si affacciavano sulla scena architettonica europea, appagando la volontà della città d’essere il cuore contemporaneo e dinamico dell’Eu‑ ropa. Il progetto di Josef Gočár del 1927 redatto in stretta collaborazione con Alois Wachsman – pittore surrealista,

The dazzling white, naked tower that rises with insolent decision in all its imposing silent austerity, promptly made the church of St. Wenceslas in Vršovice a symbol of modern Prague in the 1930s. Such a candid, honest and sincere object was able to shape the avant-garde tendencies that overlooked the European architectural scene, exposing the city’s desire to be the contemporary, dynamic heart of Europe. Josef Gočár’s 1927 project, drawn up in close collaboration with Alois Wachsman, a surrealist painter, architect and set designer, was as modern as ever, with its forms shaping the latest dictates of the Modern Movement. Suffice it to think that congresses aimed at promoting their ideas, the famous CIAM (International Congresses of Modern Architecture), did not formally begin in Switzerland until June 1928.

FOTO: PETR VILGUS, WIKIPEDIA

La Chiesa di S. Venceslao nel quartiere praghese di Vršovice / Saint Wenceslas church in Prague-Vršovice

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architetto e scenografo – era quanto mai attuale, concretando nelle sue forme i più recenti dettami del Movi‑ mento Moderno. Basti pensare che i congressi finalizzati a promuoverne le idee - i famosi CIAM (Congressi Inter‑ nazionali di Architettura Moderna) ebbero formalmente inizio in Svizzera solo nel giugno 1928. Tramontato il sogno di uno stile na‑ zionale cecoslovacco segnato dall’e‑ sperienza cubista e dall’ancor più breve parentesi rondocubista, intor‑ no alla metà degli anni Venti molti architetti cecoslovacchi iniziano a guardare con rinnovato interesse alla scena internazionale. Tra questi anche lo sfiduciato Gočár riprende nel 1924 la sperimentazione formale, ormai scettico sulle possibilità di un codice figurativo nazionale del quale si era fatto promotore. Questa apertura è testimoniata dal progetto per il Pa‑ diglione Cecoslovacco all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi dello stesso anno, al quale Gočár lavora con lo sguardo rivolto alla scuola wagneriana e ad alcune tendenze olandesi. Once the dream of a Czechoslovakian style marked by the Cubist experience and the even briefer Rondocubist phase, had faded away, around the middle of the 1920s many Czechoslovak architects began to look towards the international scene with renewed interest. Among them, the discouraged Gočár resumed the formal experimentation in 1924, now skeptical about the possibilities of a national figurative code of which he had been a promoter. This trend is reflected in the project for the Czech Pavilion at the International Art Exhibition of Paris of the same year, to which Gočár works taking example from the Wagnerian school and some Dutch trends. In this regard, the celebrations of the thousand-year anniversary of St. Wenceslas death in 1929 represented a must-see opportunity to undertake the assertion of a role for the new Czecho-

In quest’ottica, le celebrazioni del millenario della morte di San Ven‑ ceslao nel 1929 rappresentavano un’occasione imperdibile per intra‑ prendere l’affermazione di un ruolo per la nuova Cecoslovacchia sulla scena dell’avanguardia architetto‑ nica europea per gli anni a venire, specialmente dopo il fallimento dell’avventura rondocubista. Oltre al completamento della Cattedrale di San Vito ed alla costruzione di una chiesa cattolica a Vinohrady - la celeberrima chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Jože Plečnik - in quell’oc‑ casione è stato bandito un concorso per dotare Vršovice, da pochi anni annessa a Praga, di una chiesa cat‑ tolica parrocchiale più grande della settecentesca San Nicola, dando seguito ad un desiderio largamente espresso da oltre sessant’anni. Vincitore su altre cinquantuno pro‑ poste del concorso in due fasi in‑ detto nel 1927, il progetto di Gočár per la chiesa di San Venceslao può essere considerato tanto cruciale per la sua stessa carriera quanto paradigmatico per il Razionalismo La statua in bronzo di San Venceslao realizzata da Jan Roith su disegno originale di Bedřich Stefan / The bronze statue of St Wenceslas created by Jan Roith based on Bedřich Stefan’s design

slovakia in the European architectural avant-garde scene for the years to come, especially after the failure of the rondocubist adventure. In addition to the completion of the Cathedral of Saint Vitius, and the construction of a Catholic church in Vinohrady, the famous church of the Sacred Heart of Jesus of Jože Plečnik, on that occasion a contest was announced to equip Vršovice, which a few years earlier had been annexed to Prague, with a parish Catholic church larger than the eighteenth-century Saint Nicholas, which would be followed by a largely expressed desire for over sixty years. A winner against the other fifty-one proposals of the two-stage competition launched in 1927, the Gočár de-

sign for St. Wenceslas church can be considered as crucial to his career as it was paradigmatic for Czechoslovak rationalism. Having worn the white coat of a functional architect for the limit of fifty years, with this project Gočár marked the definitive passage to a new style, freeing up a constructivist potential already anticipated in the Wenke Warehouse project at Jaroměř nearly ten years earlier. In this work, Czechoslovak rationalism witnesses the realization of one of its best examples, as well as the entry into its ranks as one of its most significant and authentic examples, which has been recently rediscovered. The peculiar style of Gočár, and in particular the one expressed in the

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Vršovice temple not only itself has a constructivist element, that would contrast art as a representation of art as construction and object in space in an annihilation of the distinction between form, function and structure, but it has a much wider look on the trends of the Modern Movement and never completely free of the classical lesson. In fact, in front of the white tower that is engraved with a blunt gesture on the mighty and mute distyle pronaos, the mind can only run into the pure, rigorous and magnificent game of the volumes under the light of Lechorbuserian memory, but without touching, at least for a moment, the elegant and unbeatable balance of the Berlin Schinkel’s Altes Museum. Meanwhile, the presence of only two slightly backward columns emerging from the large staircase accentuates the structural vividness

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La costruzione appena terminata nel 1928 / The church, just after construction in 1928

cecoslovacco. Indossato sulla soglia dei cinquant’anni il camice bianco da architetto funzionalista, Gočár segna infatti con questo progetto il definitivo passaggio ad un nuovo stile, liberando un potenziale co‑

struttivista anticipato sotto voce già nel progetto dei Magazzini Wenke a Jaroměř quasi dieci anni prima. Il Ra‑ zionalismo cecoslovacco vede invece in quest’opera la realizzazione di uno dei suoi esempi migliori, nonché l’in‑

Il prospetto laterale della chiesa / The side view of the Church

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gresso tra le sue fila di uno dei suoi più significativi ed autentici inter‑ preti, recentemente riscoperto. Lo stile peculiare di Gočár ed in par‑ ticolare quello espresso nel tempio a Vršovice non ha solamente in sé una componente costruttivista che contrapporrebbe all’arte come rappresentazione l’arte come co‑ struzione ed oggetto nello spazio in un annichilimento della distinzione tra forma, funzione e struttura, ma ha uno sguardo decisamente più ampio sulle tendenze proprie del Movimento Moderno e mai del tut‑ to scevro dalla lezione del classico. Effettivamente, dinnanzi alla nivea torre che si innesta con un lapidario gesto sul possente e muto pronao distilo la mente non può che correre al puro, rigoroso e magnifico gioco dei volumi sotto la luce di lecorbu‑ seriana memoria, non senza tuttavia lambire - almeno per un istante - l’e‑ legante ed imperturbabile equilibrio dell’Altes Museum di Schinkel a Ber‑ lino. Frattanto, la presenza di sole due colonne leggermente arretrate che emergono dall’ampia scalinata accentua la vividezza strutturale del

FOTO: D. MACKOVÁ

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FOTO: D. MACKOVÁ

Le vetrate dell’abside, decorate con il trionfo di San Venceslao / The stained-glass window of the apsis, depicting St Wenceslaus

vasto pronao gravato in mezzeria dalla torre, rinviando al tipico ardi‑ mento costruttivista. Visibile da lontano tanto di giorno quanto di notte per via del fronte e della grande croce illuminati, la torre campanaria alta 56 metri è stata definitivamente e formalmen‑ te completata solo nel 2010 con il posizionamento della statua di San Venceslao realizzata da Jan Roith su disegno originale del 1929 di Bedřich Stefan sulla mensola al piede della torre stessa. Dotata di vaste spec‑ chiature in vetro mattone e soprat‑ tutto di evidenti aperture lamellari in sommità, la torre campanaria è un’evoluzione di quanto già speri‑ mentato da Gočár a Brandýs nad Labem prima e Hradec Králové poi, ma anche un modello per successive realizzazioni sia dello stesso Gočár che di altri architetti del Movimento Moderno - come la torre della chiesa del Corpus Domini ad Aachen di Ru‑ dolf Schwarz. Similmente, Gočár ap‑ plica qui in modo piuttosto esplicito altre soluzioni e strategie dai suoi studi e dalla sua sperimentazione precedente. In particolare, oltre che

dalle due chiese già menzionate, alcune soluzioni derivano dallo stu‑ dio per il cinema di Baťa a Zlín, di poco precedente, tra le quali spicca la strategia di valorizzazione di un lotto contropendente. Ne sia prova il fatto che il pronao distilo sul quale poggia la torre è il fronte di un mas‑ siccio corpo che come una crepídine si adagia alla collina mitigandone ed evidenziandone al contempo la pendenza, la quale sembra guidare le proporzioni dell’intera composi‑ zione. Ciò che dall’esterno appare quale basamento è il tempio stesso e la sequenza di volumi ascendenti - sviluppata con Wachsman - che ne emerge a nord della torre altro non è che la soprelevazione della navata centrale, accentuando il crescendo degli spazi interni planimetricamen‑ te convergenti verso l’abside. Una te‑ atralità prospettica già sperimentata ad Hradec Králové nell’impianto pla‑ nimetrico della chiesa di Sant’Am‑ brogio che Gočár impiegherà con rin‑ novate geometrie una decina d’anni più tardi nella chiesa progettata per Tomáš Baťa a Zlín, accanto ad altre soluzioni già presenti nel progetto

of the vast pronaos rested on by the tower at its midpoint, referring to the typical constructivist ardor. Visible from afar both day and night due to the face and the great illuminated cross, the 56 metre high tower was definitively and formally completed only in 2010 with the positioning of the statue of St. Wenceslas realized by Jan Roith on the original design of 1929 by Bedřich Stefan on the shelf at the foot of the tower itself. Provided with vast brick glass mirrors and above all noticeable lamellar openings at the top, the bell tower is an evolution of what was already experimented by Gočár at Brandýs nad Labem before and Hradec Králové then, but also a model for subsequent accomplishments of both Gočár himself and other architects of the Modern Movement, such as the tower of the Corpus Christi’s church in Aachen Una vista dell’interno con le sue navate / View of the interior, with its nave and aisles

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FOTO: ARCIBISKUPSTVÍ PRAŽSKÉ

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praghese. Ad enfatizzare questa solenne teatralità spaziale di con‑ vergenze prospettiche e consistenti differenze d’altezza tra le sobrie na‑ vate di piani lisci e bianchi libere da pilastri e punteggiate dalle pondero‑ se stazioni della Via Crucis di Bedřich Stefan è la luce colorata filtrata dalle grandi vetrate absidali opera di Josef Kaplický, i cui soggetti non nascon‑ dono un certo patriottismo. Celebrazione di linee nette, fred‑ di volumi e meticolose luci, con quest’opera la maestria di Gočár porta a compimento un edificio sa‑ cro pressoché spogliato di qualsiasi ornamento che possa dirsi superfluo, mostrando un virtuoso equilibrio tra le necessità liturgiche ed una note‑ vole qualità architettonica e sceno‑ grafica. Mediante la sua peculiare cifra stilistica rivolta tanto ad orien‑ te con il Costruttivismo quanto alle tendenze più occidentali del Movi‑ mento Moderno - senza dimenticare né il classico né i valori nazionali, qui il maturo Gočár offre un riuscito esempio d’architettura sacra, contri‑ buendo in modo sostanziale a fare della Cecoslovacchia degli anni Tren‑ ta uno dei punti focali dell’architet‑ tura d’avanguardia europea.

L’architetto ceco Josef Gočár / The Czech architect Josef Gočár

by Rudolf Schwarz. Likewise, Gočár here quite explicitly applies other solutions and strategies from his studies and from previous experimentation. In particular, as well as the two aforementioned churches, some of the solutions come from the slightly earlier study for the cinema of Baťa in Zlín, among which the strategy for enhancing an inclining batch stands out. The fact that the face of the portico on which the tower stands is the front of a massive body, which like a crepídine, rests on the hill, mitigating it and at the same time highlighting the slope, seeming to guide the proportions of the whole composition. What appears from the outside as a base is the temple itself, and the ascending volume sequence, developed with Wachsman, that emerges to the north of the tower,

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is nothing more than the elevation of the central nave, accentuating the growth of the interior spaces planimetrically converging towards the apse. A perspective theatricality already experienced in Hradec Králové in the design plan of the church of Saint Ambrose that Gočár would employ with renewed geometries a decade later in the church designed for Tomáš Baťa in Zlín, alongside other already present solutions in the Prague project. To emphasize this solemn space theatricality of prospective convergences and considerable differences in height between the simple aisles of smooth and white planes free from pillars and dotted by the ponderous stations of the Via Crucis of Bedřich Stefan is the coloured light filtered by the large glass windows of the apse by

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Josef Kaplický, whose subjects do not conceal a certain patriotism. A celebration of clear lines, cold volumes and meticulous lights, with this work the mastery of Gočár completes a sacred building almost stripped of any ornament that can be said to be superfluous, showing a virtuous balance between liturgical necessities and remarkable architectural and scenic quality. Through its peculiar stylistic figure aimed east with Constructivism as well as with the more western tendencies of the Modern Movement, not forgetting neither the classical nor the national values, here the mature Gočár offers a successful example of sacred architecture, contributing substantially to making the Czechoslovakia of the 1930s, one of the focal points of European vanguard architecture.



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ASSOCIAZIONE ONLUS

ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha av‑ viato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.

Sládkovičova 3 811 06 Bratislava Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 327 822 assis@assis.sk www.assis.sk

ITALIA ARTE FEST

VINCANTO RISTORANTE PIZZERIA

Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.

Il ristorante Vincanto nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastrono‑ mica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare di‑ rettamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali accompa‑ gnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The restaurant Vincanto was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.

Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it

Klimentská 40 110 00 Praha 1 Tel.:+420 224 815 192 www.vincanto.cz Info@vincanto.cz

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ASSIS

RESTAURANTS AND FOOD

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CULTURE

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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES

di Mauro Ruggiero

Firma del trattato di buon vicinato fra Cecoslovacchia e Germania The signing of the Czechoslovakian - German Treaty on Good Neighborly Relations 25 ANNI FA 25 YEARS AGO

Il 3 aprile 2017 la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ricevuto a Berlino il premier della Re‑ pubblica Ceca, Bohuslav Sobotka, e quello della Slovacchia, Robert Fico, in occasione del 25° an‑ niversario della firma del trattato di buon vicinato fra l’allora Cecoslovacchia e la Germania, avvenuta il 27 febbraio del 1992. Un documento che ha dato inizio ad una lunga fase di relazioni vantaggiose e pacifiche, tra i tre paesi in diversi ambiti. A tal proposito il premier di Praga ha dichiarato che la cooperazione con la Germania è ancora una del‑ le priorità chiave per la Repubblica Ceca, espri‑ mendo soddisfazione perché “i nostri due paesi sono riusciti a superare fasi difficili della storia”. Durante l’incontro tra la cancelliera tedesca e i premier della Repubblica Ceca e della Slovacchia molti sono stati i temi di cui si è discusso: oltre ai rapporti economici fra i tre stati, il discorso si è incentrato su questioni europee, in primo luogo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e la crisi dei migranti.

On April 3rd, 2017 the German Chancellor Angela Merkel met with the Prime Ministers of Czech Republic, Bohuslav Sobotka and of Slovakia, Robert Fico in Berlin, on the occasion of the 25th anniversary of the signing of the Treaty of Good Neighborly Relations between former Czechoslovakia and Germany, which took place on February 27th, 1992. It is a document that initiated a long period of beneficial and peaceful relations in different areas between the three countries. In this regard, the Prague Prime Minister declared that the cooperation with Germany is still one of the key priorities of Czech Republic, expressing satisfaction because “our two countries have managed to overcome difficult stages of history”. During the meeting between the German Chancellor and the prime ministers of the Czech Republic and Slovakia, many issues were addressed: in addition to the economic relations between the three states, the talks focused on European issues, the United Kingdom’s exit from the European Union and the migrant crisis.

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L’apertura del primo McDonald’s in Cecoslovacchia The opening of the first McDonald’s in Czechoslovakia 25 ANNI FA 25 YEARS AGO

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Il 20 marzo 1992 la famosissima catena di fast food McDonald’s ha aperto la prima filiale a Pra‑ ga nella centralissima Via Vodičkova. Sebbene il tipico hamburger da fast food non fosse del tutto sconosciuto ai praghesi, si formarono file enormi davanti a quel primo esercizio della catena ame‑ ricana. Tra le varie persone accorse lì per provare il rinomato panino, erano presenti anche tanti manifestanti sostenitori del movimento S.O.S. Animali, poiché il McDonald’s veniva percepito già come rappresentante di un comportamento antianimalista e immorale. A tal proposito Ja‑ kub Polák, una figura importante nel movimen‑ to anarchico ceco, affermò che ogni hamburger conterrebbe la sofferenza e la morte di bestie innocenti, e ogni sacchetto di patatine un pro‑ fitto dell’azienda basato sullo sfruttamento degli animali, della natura e dell’ambiente. Nonostan‑ te queste manifestazioni, McDonald’s ha preso sempre più piede a Praga e nel resto del paese, tant’è vero che oggigiorno si contano circa un centinaio di filiali in Repubblica Ceca.

On March 20th, 1992 the renowned fast food chain McDonald’s opened its first branch on Vodičkova street, downtown Prague. Although the typical fast food hamburger was not completely unknown to Prague locals, enormous queues were formed in front of the first branch of the American chain. Among the various people gathered there to try the well-known sandwich, there were also many supporters of the S.O.S. Animals movement, as McDonald’s was being already perceived like a threat to animal rights and an image of immoral behavior. In this regard, Jakub Polák, an important figure in the Czech anarchist movement, stated that every hamburger would contain the suffering and death of innocent animals and every pack of fries will have some of the company’s profit based on the exploitation of animals, nature and environment. Despite these reactions, McDonald’s established itself more and more in Prague and in the rest of the country, so, nowadays, there are about one hundred branches in Czech Republic.

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storia history

Moriva Jan Kašpar, primo pilota ceco Death of the first Czech pilot, Jan Kašpar 90 ANNI FA 90 YEARS AGO

Il 2 marzo del 1927, moriva a 43 anni, suicida e in totale miseria, Jan Kašpar, il pioniere dell’aviazione ceca, nonché primo pilota ceco. Dopo aver studiato ingegneria diresse il suo interesse verso il settore dell’aviazione. In poco tempo si cimentò nella co‑ struzione di velivoli: per la costruzione del suo pri‑ mo aereo si ispirò al modello “Antoinette” del desi‑ gner francese Hubert Latham, ma per il primo volo non si affidò al modello di velivolo da lui progettato e realizzato, bensì ad un Blériot XI. Il 16 aprile 1910 Jan Kašpar volò per la prima volta coprendo una distanza di due chilometri ad un’altezza di venticin‑ que metri e quel giorno diventò una pietra miliare nella storia dell’aviazione ceca. L’anno successivo costruì un aereo funzionale che chiamò JK: il primo volo di prova ebbe luogo il 30 aprile 1911 da Par‑ dubice a Chrudim e ritorno. Ma la sua impresa più famosa rimane quella del 13 maggio 1911 da Par‑ dubice a Velká Chuchle, 121 chilometri in 92 minuti, il volo più lungo realizzato sino ad allora nell’impero austro-ungarico.

Nasceva l’artista Josef Čapek The artist Josef Čapek was born 130 ANNI FA 130 YEARS AGO

Aged 43, Jan Kašpar, pioneer of Czech aviation as well as the first Czech pilot, died in utter misery, on March 2nd, 1927 by committing suicide. After studying engineering, he directed his interest towards the aviation industry. Shortly thereafter, he was involved in aircraft building: for the construction of his first plane he was inspired by the model “Antoinette” of the French designer Hubert Latham, but for his first flight he did not rely on the aircraft model designed and built by the latest but instead on Blériot XI. On April 16th, 1910, Jan Kašpar flew for the first time covering a distance of two kilometers at a height of twenty five meters and that day became a milestone in the history of Czech aviation. The following year, he built a functional plane called JK: the first test flight took place on April 30th, 1911 from Pardubice to Chrudim and back. But his most famous venture is that of May 13th, 1911 from Pardubice to Velká Chuchle, 121 kilometers in 92 minutes, the longest flight ever made in the Austro-Hungarian Empire.

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Il 23 marzo del 1887, centotrenta anni fa, na‑ sceva a Hronov Josef Čapek, artista e letterato ceco, maggiormente noto come pittore, ma che fu anche scrittore e poeta. Come pittore ini‑ zialmente si avvicinò alla scuola cubista, ma in seguito sviluppò un particolare stile minimali‑ sta. Al mondo della scrittura si accostò, invece, grazie al fratello Karel col quale collaborò alla stesura di vari racconti brevi. Dopo queste prime collaborazioni scrisse e pubblicò diversi roman‑ zi e saggi critici dove spiccava per rilevanza il tema dell’arte dell’inconscio. Fu anche un noto fumettista e lavorò alle illustrazioni per il gior‑ nale praghese Lidové Noviny. Inoltre venne in‑ dicato dal fratello come il reale inventore della parola “robot”. Nel 1939, dopo l’invasione tede‑ sca della Cecoslovacchia, a causa del suo atteg‑ giamento ostile nei confronti della politica di Hitler e del Nazismo, fu arrestato e imprigionato a Bergen-Belsen. Fu qui che scrisse la sua ultima opera “Poesie da un campo di concentramento” e morì nel 1945.

One hundred and thirty years ago, on March 23rd, 1887 the Czech artist and scholar, Josef Čapek was born in Hronov, becoming mostly known as a painter, but also as a writer and poet. As a painter, he initially approached the cubist school, but later developed a particular minimalist style. However, he approached the world of writing due to his brother Karel, with whom he collaborated on writing several short stories. After these early collaborations, he wrote and published several novels and critical essays centered on the theme of the art of the unconscious. He was also a wellknown comic book writer and worked on the illustrations for the Prague newspaper Lidové Noviny. Furthermore, his brother acknowledged him as being the inventor of the word “robot”. In 1939, after the German invasion of Czechoslovakia, he was arrested and imprisoned in BergenBelsen, because of his hostile attitude towards Hitler and Nazism. It was here that he wrote his last work “Poems from a Concentration Camp”. He died in 1945.

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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS

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di Mauro Ruggiero

“Mistero” è la parola d’ordine in “Pioggia su Praga”, un giallo ambientato nel mondo della moda e degli affari della capi‑ tale ceca. Si tratta di un libro intrigante e dalla trama avvin‑ cente che fin dalle prime pagine riesce a catapultarci nell’at‑ mosfera praghese ricca di fascino e mistero. La protagonista è una giovane fotografa di moda, Cassidy Bennet, trasferi‑ tasi nella città ceca dopo la morte dei genitori. Ma proprio questa passione per la fotografia le costerà cara: durante un grande servizio in esterna per una linea di abbigliamento, a sua insaputa, immortala un’immagine compromettente in cui è presente uno degli uomini più ricchi della città. Questo scandalo la mette in serio pericolo poiché quest’uomo è di‑ sposto a tutto pur di metterla a tacere, coinvolgendo anche la sua famiglia e i suoi amici. Senza sapere di chi potersi fi‑ dare, Cassidy porta alla luce la corruzione che si nasconde dietro una società elitaria marcia fino al midollo, scoprendo a sue spese fin dove può spingersi un uomo disposto a tutto pur di salvare ciò che ama.

“Mystery” is the keyword in “Pioggia su Praga”, a mystery thriller set in the world of fashion and business in the Czech capital. It’s an intriguing book with a thrilling plot, which from the very first pages, manages to catapult us into the Prague atmosphere, rich in charm and mystery. The protagonist is a young fashion photographer, Cassidy Bennet, who moved to the Czech town after the death of her parents. However, it is this passion for photography that will cost her dearly: during a major outdoor service for a clothing brand, without knowing it, she immortalizes a compromising image in which one of the richest men in the city is present. The scandal puts her in serious danger because this man is willing to do anything to silence her, involving also her family and friends. Without knowing whom to trust, Cassidy exposes the corruption hiding behind an elite society, rotten to the core, discovering at her own expense just how far a man willing to do anything to save what he loves, is able to go.

Maura Grignolo, Pioggia su Praga, Editore Indipendente: 2017, 163 pp.

Maura Grignolo, Pioggia su Praga, Editore Indipendente: 2017, 163 pp.

Heda Margolius Kovály, autrice di “Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968)”, scampata alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del Novecento, ci regala la storia della sua vita attraverso questo romanzo pubbli‑ cato per la prima volta in Canada nel 1973. Dopo essere fuggita dalla deportazione nazista e dopo aver assistito alla disfatta degli invasori, Heda e il marito Rudolf deci‑ dono di abbracciare l’ideologia comunista iscrivendosi al partito. Attraverso questa esperienza personale, l’autrice riesce ad illustrare tutte le motivazioni che hanno spinto il popolo ceco verso il comunismo, un regime che si pre‑ sentava come l’unico in grado di risollevare il Paese dalle ceneri di una crudele guerra. La semplice narrazione delle tappe fondamentali della vita dell’autrice, della sua fa‑ miglia e dell’intero popolo cecoslovacco, rendono questo romanzo sobrio, lucido e aperto alla comprensione di tutti. La storia, seppur commovente e drammatica, allo stesso tempo è ricca di forza e speranza e non cede mai il passo alla rassegnazione.

Heda Margolius Kovály, the author of “Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968)”, who escaped the persecution of the two great totalitarian regimes of the twentieth century, gives us the story of her life through this novel, published for the first time in Canada in 1973. After having escaped from the Nazi deportation and after having witnessed the defeat of the invaders, Heda and her husband Rudolf decided to embrace communist ideology by enrolling in the party. Through this personal experience, the author managed to illustrate all the motivations that led the Czech people to communism, a regime that presented itself as the only one capable of raising the country from the ashes of a cruel war. The simple narration of the fundamental stages of the life of the author, her family, and the entire Czechoslovak people make this novel sober, glossy and open to everyone’s understanding. The story, though moving and dramatic, is at the same time rich in strength and hope and never gives way to resignation.

Heda Margolius Kovály, Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968), Adelphi Editore: Milano 2017, 214 pp.

Heda Margolius Kovály, Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968), Adelphi Editore: Milan 2017, 214 pp.

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cultura culture

La crudeltà della Prima Guerra Mondiale è perfettamente descritta nel libro “Campi di grano e campi di battaglia” che si presenta, a dispetto della sua brevità, come un enorme affresco del primo devastante conflitto mondiale. L’autore, Vladislav Vančura, nato nel 1891 e condannato a morte dai nazisti nel 1942, è una delle voci più note e sorprendenti della letteratura ceca del Novecento poiché è riuscito a cre‑ are uno stile estremamente originale in cui unisce solenni‑ tà e miseria, stile arcaicizzante e incursioni nel vernacolare. Proprio attraverso questo particolare stile e con occhio critico l’autore descrive il momento in cui un microcosmo di umani‑ tà di diversa appartenenza sociale, nella periferia dell’Impero Asburgico, viene travolto dalla spietatezza della Storia. In re‑ altà questo libro, la cui traduzione è a cura di Tiziano Marasco, oltre a ricordarci la durezza della realtà della Grande Guerra che ha toccato direttamente anche l’Italia, racchiude, al di là dell’irrevocabile condanna del conflitto, una totale fede nel riscatto degli uomini verso una nuova società.

The cruelty of the First World War is perfectly described in the book “Campi di grano e campi di battaglia”, which in spite of its brevity, appears as a huge fresco depicting the first devastating world war. The author, Vladislav Vančura, who was born in 1891, and sentenced to death by the Nazis in 1942, is one of the most famous and surprising voices in Czechoslovakian literature since he managed to create an extremely original style in which he combines solemnity and misery, an archaic style, and incursions into the vernacular. It is precisely through this particular style and with a critical eye, that the author describes the moment in which a microcosm of humanity of different social belonging in the periphery of the Habsburg Empire is overwhelmed by the ruthlessness of history. In fact, this book, translated by Tiziano Marasco, in addition to reminding us of the harshness of the reality of the Great War that directly affected Italy too, encapsulates, beyond the irrevocable condemnation of the conflict, a total faith in the redemption of men towards a new society.

Vladislav Vančura, Campi di grano e campi di battaglia, Poldi Libri: Granze 2016, 192 pp.

Vladislav Vančura, Campi di grano e campi di battaglia, Poldi Libri: Granze 2016, 192 pp.

“Corso di lingua ceca” è un manuale destinato a chi vuole intraprendere anche da autodidatta lo stu‑ dio della lingua ceca. Gli autori sono Lucia Casadei, François Esvan e Petra Macurová. I primi due si erano già cimentati nella pubblicazione di scritti sulla lingua ceca: nello specifico, François Esvan, professore asso‑ ciato di lingua e letteratura ceca presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha pubblicato nume‑ rosi studi e collabora con università e centri di ricerca in Repubblica Ceca; Lucia Casadei, lettrice di lingua ceca presso l’Università di Roma “La Sapienza” ha all’attivo varie pubblicazioni sull’insegnamento del ceco come L2. Il libro, rivolto principalmente agli studenti italiani che si accostano al ceco, propone uno studio attivo e sistematico, incentrato sugli aspetti comunicativi del‑ la lingua e, allo stesso tempo, con riferimenti costanti alla lingua dello studente, mettendo sistematicamente in risalto le differenze con l’italiano e soprattutto le fonti degli errori più comuni.

“Corso di lingua ceca” is a manual aimed at for those who want to undertake self-study of the Czech language, starting from the Italian one. The authors are Lucia Casadei, François Esvan and Petra Macurová. The first two had already been involved in the publication of Czech language writings: François Esvan, an associate professor of Czech language and literature at the University of Naples, “L’Orientale”, has published numerous studies, and collaborates with universities, and research centres in the Czech Republic; Lucia Casadei, a Czech language lecturer at the Rome University of “La Sapienza”, has various publications on teaching Czech as L2. The book, targeting mainly Italian students approaching Czech, proposes an active and systematic study focusing on the communicative aspects of the language, and at the same time, with constant references to the language of the student, by systematically highlighting the differences with the Italian language and above all the sources of the most common mistakes.

Lucia Casadei, François Esvan e Petra Macurová, Corso di lingua ceca, Hoepli editore: in pubblicazione (giugno 2017)

Lucia Casadei, François Esvan and Petra Macurová, Corso di lingua ceca, Hoepli editore: publication in process (June 2017)

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GLI ESILI DI KOUDELKA KOUDELKA’S EXILES Un pugno piantato contro Piazza San Venceslao deserta. Un orologio da polso a indicare una città che si ferma, immobile, per due minuti di resistenza. Joseph Koudelka è là, giovane, solo, a scattare una foto‑ grafia diventata un simbolo di quei

drammatici giorni d’estate. È l’ago‑ sto 1968 quando i carri armati sovie‑ tici entrano a Praga, e quel giorno è stato organizzato uno sciopero generale, ma insolito, istantaneo quasi, l’unico modo per evitare un effetto boomerang contro la popola‑

Il Centro Pompidou di Parigi celebra con una nuova mostra l’iconico maestro ceco della fotografia di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti

The Pompidou Centre in Paris celebrates the iconic Czech master of photography with a new exhibition

1968: durante l’invasione di Praga / 1968: during Prague invasion

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zione stessa. Simbolicamente, quel‑ la piazza, quella fotografia, sono l’eco di un silenzio as‑ sordante. Prima della catastrofe. Questa immagine – tratto della se‑ rie realizzata dal fotografo ceco nei giorni che chiudono tragicamente la


cultura culture

respirazione della Primavera di Pra‑ ga – sarà l’apertura di una delle sue raccolte più note: “Exiles”. Un orologio a suggerire un immagi‑ nario conto alla rovescia cominciato allora e che lo porterà, due anni più tardi, durante un viaggio all’estero, a rinunciare alla patria per cominciare un’erranza da esiliato, da apolide. Ed è ancora questo scatto decisivo ad aprire la nuova esposizione che il Centro Pompidou di Parigi dedica dal 22 febbraio al 22 maggio al più inter‑ nazionalmente famoso dei fotografi

cechi, naturalizzato francese nell’87. “Fabbrica degli Esili” ripercorre un vagare umano e fotografico lungo due decenni, un cammino che ripren‑ de gli scatti di “Exiles” e li completa, aprendo nuove piste, svelando altri momenti fugaci: un coccodrillo e un riflesso di finestra nell’acqua, una donna in nero su un muro bianco in Portogallo, un uomo avvolto da una tempesta di neve in Albania. Scatti di un fotografo dalle “suole di vento”, sempre in cammino, armato di occhi attenti, pellicola e obbiettivo. Sulle

© JOSEF KOUDELKA MAGNUM PHOTOS

Josef Koudelka: in alto in Grecia nell’1983, in basso a Parigi nel 1984 / Josef Koudelka: in Greece in 1983 (above) and in Paris in 1984 (below)

© JOSEF KOUDELKA MAGNUM PHOTOS

A fist directed towards a deserted Wenceslas Square. Wenceslas Square is deserted. A wristwatch indicating a city that comes to a standstill, motionless, for two minutes of resistance. Joseph Koudelka is present, young, alone, to take a photograph that has become a symbol of those dramatic summer days. It was August 1968 when the Soviet tanks entered Prague, and that day was a general strike had been organized, but unusually, almost instantaneously, the only way to avoid a boomerang effect against the population itself. Symbolically, that square, that one photo, are the echo of a deafening silence. Before the catastrophe. This snapshot, part of the series created by the Czech photographer in the days that tragically put an end to the

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life of the Prague Spring, will be the opening of one of his most famous collections: “Exiles”. A clock to suggest an imaginary countdown which began then, and that two years later, would lead him, during a trip abroad, to renounce his homeland in order to start a new life as a stateless, wandering exile. And this is still the decisive image which opens the new exhibition at the Paris Pompidou Centre, from the 22nd of February to the 22nd of May, dedicated to the most internationally renowned of Czech photographers, who became a French citizen in 1987. “The Factory of the exiles”, traces a human and photographic roaming period lasting over two decades, a journey that takes the “Exiles” pho-

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strade d’Europa, a sfinire luoghi e pel‑ licole, e passare oltre. Questa esposizione arriva più di trent’anni dopo la prima mostra sugli “esili” di Koudelka, organizzata a Pa‑ rigi nel 1984. Immagini che saranno poi raccolte in un volume – ormai una referenza fotografica – nel 1988. La carriera del fotografo di Bosko‑ vice era cominciata con scatti sto‑ rici ma anonimi: le fotografie che

documentano l’invasione di Praga, uscite clandestinamente dalla Ce‑ coslovacchia occupata, riescono ad arrivare all’agenzia Magnum Photos e sono pubblicate sul The Sunday Times. Tutte le fotografie sono fir‑ mate semplicemente P.P., o Prague Photographer, fotografo di Praga, nel timore di rappresaglie del regime contro di lui o la sua famiglia. Sarà grazie all’interessamento della Ma‑

gnum presso le autorità britanniche che potrà ottenere il visto di lavoro di tre mesi con cui vola nel 1970 in Inghilterra, dove fa richiesta di asilo politico. L’anno successivo entra a fare parte della squadra di fotografi della Magnum Photos e vi rimane per più di dieci anni. Negli anni Settanta e Ottanta Koudelka prosegue il suo la‑ voro grazie al sostegno di numerosi riconoscimenti e premi, continuando

© JOSEF KOUDELKA MAGNUM PHOTOS

1987, Francia. Hauts-de-Seine, Parc de Sceaux: la foto scelta per la copertina di “Exiles” / 1987, France. Hauts-de-Seine, Parc de Sceaux: the photography chosen for the cover of “Exiles”

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tos and completes them, revealing new routes, and displaying other fleeting moments: a crocodile and a reflection of a window in the water, a woman in black on a white wall in Portugal, a man in the midst of a snowstorm in Albania. Snapshots of a photographer from the “soles of the wind”, always on the go, armed with

watchful eyes, film and a lens. On the streets of Europe, exhausting places and film, and beyond. This exhibition comes more than thirty years after the first exhibition on the Koudelka “exiles”, organized in Paris in 1984. Pictures that would then be gathered in a volume, a photographic reference model by 1988.

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The career of the Boskovice-born photographer began with historical, but anonymous snapshots: the photographs documenting the invasion of Prague, secretly released from occupied Czechoslovakia, were managed to be delivered to the Magnum Photos agency and published in The Sunday Times. All photographs were simply signed


cultura culture

ad esporre e pubblicare importanti progetti come “Gypsies”, nel 1975, il suo primo libro sulle comunità gitane, e più tardi “Exiles”. Koudelka può ritornare nella sua Cecoslovacchia solo dopo vent’anni di esilio, nel 1990, passata la Rivoluzione di Velluto. Allora, le sue foto dell’agosto ‘68, sono infine pubblicate anche in patria. Passano altri due decenni di viaggi e lavoro fotografico in Europa quando,

l’anno scorso, Josef Koudelka, ormai cittadino francese da quasi trent’anni, decide di donare al Centro Pompidou tutte le settantacinque fotografie che compongono la raccolta “Exiles”. Ed è su questa base che il commissario di esposizione Clément Chéroux ha immaginato e plasmato un nuovo percorso fotografico che riprende questi scatti, ne aggiunge di inediti, e li dispone in combinazioni tema-

tiche inconsuete, richiami di senso inusuali: così una strada notturna sotto la neve svizzera risponde allo strascico marino di una nave. Un gallo irlandese sospeso ad un filo, fa eco a dei gabbiani che planano sul mare. La volontà che sottende il percorso espositivo è mostrare come “Exiles” è stato fabbricato, tra gli anni ‘70 e ‘80. Il fulcro di quest’opera fotografica è la vocazione autobiografica di questo

viaggio, spiega Chéroux: “Con la serie sull’invasione sovietica di Praga Koudelka ha immortalato un evento storico, con le foto dei gitani ha lavorato su una comunità di uomini, con “Exiles” Koudelka parla di lui”. E aggiunge “Questi scatti mostrano chiaramente l’impegno fisico del fotografo nelle immagini”. E a testimonianza della presenza centrale di Koudelka uomo, viaggiatore instancabile, ci sono gli

© JOSEF KOUDELKA MAGNUM PHOTOS

1973, in Irlanda / 1973, Ireland

by P.P., or by Prague Photographer, in the fear of a reprisal from the regime against him or his family. It would be thanks to their interest in Magnum that the British authorities would be able to get the three-month work visa for him, with which he flew to England in 1970, where he requested political asylum. The following year he became

a member of the Magnum Photos photography team and remained there for more than ten years. In the 1970s and 1980s Koudelka continued his work thanks to the support provided from much recognition, and numerous awards, continuing to exhibit and publish important projects such as “Gypsies” in 1975, his first book on

gypsy communities, and later “Exiles”. Koudelka could only return to Czechoslovakia after twenty years of exile, in 1990, following the Velvet Revolution. It was then, that his August ‘68 photos were finally published in his homeland. Two more decades of travel and photographic work in Europe passed, when last year, Josef Koudelka, by

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now a French citizen for nearly thirty years, decided to donate all seventyfive of the photographs that make up the “Exiles” collection to the Pompidou Centre. And it was on this basis, that the Exhibition Commissioner Clément Chéroux thought up and formed a new photographic itinerary that took these images, added new ones, and matched

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cultura culture

autoscatti inediti che lo ritraggono dormire per terra un po’ dappertutto, dalla Grecia, agli uffici dell’agenzia Magnum di Parigi o Londra dove era solito fare tappa per sviluppare le fo‑ tografie prese durante le sue lunghe traversate. Scatti, suggerisce Chéroux dove “non c’è traccia né di narcisismo né di introspezione. Koudelka non vuole mettersi in mostra, costruirsi

una immagine, ma piuttosto attesta‑ re la sua presenza in un certo posto a un certo momento”. Essere passato per fotografare, autoritratti come tracce di un viaggio interminabile, che integrano la presenza fisica del fotografo al suo errare di paese in paese. Il suo stesso vagare, la sua bio‑ grafia, ancora e prima di tutto come presenza fotografica, immagine, non

parola, l’unica forma espressiva che lo anima totalmente, che lo spinge sempre più avanti, sempre altrove. “Non mi interessa parlare, se ho qual‑ cosa da dire lo si può trovare forse nei miei scatti, non mi interessa spiegare le cose”, sono parole sue. E ancora, più forte, più profondo: “Vorrei vedere tutto, vorrei essere uno sguardo”. Va‑ gabondo. Profondo. Preciso. © JOSEF KOUDELKA MAGNUM PHOTOS

1973, in Francia / 1973, in Francia

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them in unusual thematic combinations, giving unusual meanings to them: so a nighttime street under the Swiss snow reflected the trail of a ship. An Irish rooster hanging on a thread, echoed gulls flying over the sea. The objective behind the exhibition itinerary is to show how “Exiles” was produced between the ‘70s and ‘80s. The focal point of this photographic work is the autobiographical vocation of this journey, explains Chéroux: “With the series on the Soviet invasion of Prague, Koudelka has immortalized a historic event, with the pictures of gypsies he worked on a community of men, with “Exiles” Koudelka talks about himself”.

And he adds, “These pictures clearly show the physical commitment of the photographer in the images”. And as a testimony to the central presence of Koudelka the man, a tireless traveller, there are unreleased self-timer photos that portray him sleeping on the ground, a little everywhere, from Greece, to the Magnum offices in Paris or London where he used to stop over to develop photographs taken during his long trips. Pictures, Chéroux suggests, where “there is no trace of narcissism or introspection. Koudelka does not want to show off, or build an image of himself, but rather to attest his presence in a certain place at a certain time”. Having

progetto repubblica ceca

travelled to take photos, self-portraits as traces of an endless journey, which integrate the physical presence of the photographer into his roaming from country to country. His own wandering, his biography, still and above all as a photographic presence, an image, not a word, the only expressive form that animates him totally, which drives him further and further elsewhere. “I’m not interested in talking, if I have something to say it can be found in my photos, I’m not interested in explaining things”, are his words. He adds, with stronger, deeper words: “I would like to see everything, I would like to be a gaze”. Nomadic. Deep. Precise.



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