Progetto Repubblica Ceca (Maggio, Giugno / May, June) 2017

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Maggio – Giugno / May – June 2017

UE, Praga aspetta il voto di ottobre EU, Prague waits for the October vote

Baťa, il visionario dell’architettura Baťa, the architectural visionary

Mucha, tra pennello e compasso Mucha, from brush to compass



Services

Industrial goods

Industrial gases

Healthcare

Engineering

SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz

SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.

www.siad.com


sommario

pag. 6 Editoriale Editorial

politica politics

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focus

pag.

20 L’autogol del calcio ceco sulla corruzione Czech football scores an own goal on corruption

08 Ue, Praga aspetta il voto di ottobre Eu, Prague waits for the October vote

economia e mercato / markets and data

pag.

14 Český Těšín vs Cieszyn, confine senza frontiera Český Těšín vs Cieszyn, a borderless border

pag.

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Jan Kolb, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček

25 Calendario Fiscale Tax Deadlines

pag.

26 Il mese de La Pagina

Gruppo

@PROGETTORC

PROGETTO REPUBBLICA CECA

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz

Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai


Maggio – Giugno / May – June 2017

28 Appuntamenti Events

pag.

30 Quei ragazzacci degli anni Novanta Those bad guys of the nineties

cultura / culture

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36 Mucha, tra pennello e compasso Mucha, between brush and compass

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44 Švankmajer, il guru dell’animazione ceca Švankmajer, the guru of Czech animation

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

pag.

50 Baťa, capitano d’industria e visionario dell’architettura Baťa, industry leader and architectural visionary

pag.

58 Anniversari cechi Czech anniversaries

pag.

60 Novità editoriali New Publications

summary

pag.

pag.

62 Čapek, lo scrittore venuto dal futuro Čapek, the writer who came from the future

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2017 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 20.6.2017 Foto di copertina / Cover Photograph Il grattacielo di Baťa / Baťa's Skyscraper

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editoriale

Cari lettori,

i mal di pancia della Repubblica Ceca, nei suoi rapporti con la Ue, saranno una costante dei prossimi mesi, con intensità più elevata man mano che il paese si avvicinerà alle elezioni del 20 e 21 ottobre. I segnali di euro-ottimi‑ smo, suscitati dalla scalata all’Eliseo di Emmanuel Macron e dai progetti di una maggiore integrazione euro‑ pea sull’asse Parigi-Berlino, a costo di lasciare ai margini gli stati più refrat‑ tari, sembrano aver lasciato Praga del tutto indifferente. I protagonisti della politica ceca, da tempo in campagna elettorale, di Ue se ne occupano ben poco, e se lo fanno è solo per sotto‑ linearne limiti e debolezze, cavalcan‑ do l’euroscetticismo imperante. Un esempio per tutti – come evidenzia‑ mo nel nostro articolo di apertura – è

Dear readers,

The current headaches of the Czech Republic, in its relations with the EU, will be a constant over the following months and will become more intense as the country approaches the elections of October 20 and 21. The Euro-optimism signals, fueled by the rise of Emmanuel Macron to the Élysée, and by the plans of greater European integration of the Paris-Berlin axis, at the cost of leaving the most unwilling states marginalized, seem to have left Prague completely indifferent. For a long time, the protagonists of Czech politics have had little to do with the EU in the electoral campaigns, and if they do, it is only to point out its limits and weaknesses by jumping on the bandwagon of dominant Euroscepticism. An example for everyone, as we point out in our opening article, is the

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il miliardario e politico Andrej Babiš, grande favorito al momento per la futura carica di premier ceco. Voltando pagina, vi proponiamo un nostro reportage da Český Těšín, estremo est della Repubblica Ceca, e dalla gemella cittadina polacca Cieszyn. Fra i due centri abitati un fiumiciattolo a far da confine e alcuni ponticelli di collegamento. Località non certo fra le mete suggerite dalle guide turistiche, ma interessanti per capire meglio i rapporti fra Repub‑ blica Ceca e Polonia, tanto più in un luogo come questo, in passato a lun‑ go conteso dai governi dei due paesi e diventato oggi simbolo di incontro. In questo numero facciamo anche un tuffo nel calcio ceco. A offrirci lo spunto non sono le imprese sportive, ma una vicenda di malaffare che di

recente ha investito i vertici della Fe‑ dercalcio e del ministero dello Sport, indebolendo ancora di più la credibi‑ lità del mondo del pallone ceco. Non mancano, come sempre, i temi culturali, come le pagine sulla mostra Kmeny, di scena in questi mesi a Brno, che fa tornare alla ribalta le sottoculture ribelli della Cecoslovacchia anni ‘90; op‑ pure gli articoli su Alfons Mucha, mae‑ stro di Art Nouveau e di Massoneria, Jan Švankmajer, guru riconosciuto dell’a‑ nimazione ceca, e Karel Čapek, artista simbolo della Prima Repubblica. La copertina, che raffigura il grat‑ tacielo Baťa di Zlín, è un tributo a questa famiglia di grandi imprendi‑ tori, capace di lasciare una impronta incancellabile nella storia della archi‑ tettura nazionale.

billionaire and politician Andrej Babiš, currently the strong favorite for the upcoming post of Czech Prime Minister. Turning the page, we offer you a reportage from Český Těšín, the extreme east of the Czech Republic, and from the Polish town of Cieszyn. Between the two inhabited areas is a small river acting as a border, and some connecting bridges. It is certainly not among the destinations suggested by tourist guides, but interesting to better understand the relations between the Czech Republic and Poland, especially in a place like this, which has for long been contended by the governments of the two countries, while now representing a meeting point between the two. In this issue, we also dive into the world of Czech football. Our source of inspiration however, is not sporting

feats, but a corruption issue that has recently hit the top tiers of the Football Federation and the Ministry of Sport, weakening the credibility of the Czech football world even more. As always, the cultural themes, such as the pages on the Kmeny exhibition, are staged in Brno this month, which enables the rebellious subcultures of Czechoslovakia in the 1990s to return to the limelight, or articles on Alfons Mucha, a master of Art Nouveau and Freemasonry, Jan Švankmajer, a recognized Czech animation guru, and Karel Čapek, a symbol of the First Republic. The cover, which depicts the Bat‘a skyscraper in Zlín, is a tribute to this family of great entrepreneurs, capable of leaving an unmistakable imprint on the history of national architecture.

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Buona lettura

Enjoy the read



MACRON RIPORTA L’EURO-OTTIMISMO, MA PRAGA ASPETTA IL VOTO DI OTTOBRE La Repubblica Ceca al bivio fra maggiore integrazione o marginalizzazione Ue, tra euro e corona, tra solidarietà e nazionalismo

Il 2017 è stato e sarà un anno di elezioni fondamentali per il futuro dell’Unione europea. Prima la Fran‑ cia, fra breve la Germania e anche la

Repubblica Ceca. Di certo la vittoria di Emmanuel Macron all’Eliseo ha inver‑ tito la rotta di ascesa dei populismi e dei nazionalismi che sull’onda della

di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

The Czech Republic lies at the crossroads between greater integration in the EU or marginalization, the euro and the crown, and solidarity and nationalism

Il presidente francese Emmanuel Macron ed il premier ceco Bohuslav Sobotka, al loro primo incontro a Bruxelles / French president Emmanuel Macron and Czech premier Bohuslav Sobotka, during their first meeting in Brussels

The year 2017, has been, and will be a year of fundamental elections for the future of the European Union. First in France, shortly in Germany and later

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also in the Czech Republic. Certainly, Emmanuel Macron's victory at the Élysée has reversed the rise of populism and nationalism, which in the wake of

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crisi economica e di quella migratoria si sono fatti strada in tutto il conti‑ nente europeo negli ultimi anni. In autunno alle urne andranno anche gli elettori cechi e di certo uno dei compiti del governo che uscirà dalle urne sarà quello di scegliere in che di‑ rezione far navigare Praga in Europa. Integrazione o allontanamento? Un aspetto fondamentale di questo doppio binario sarà la decisione sull’a‑ dozione o meno della moneta unica. Andrej Babiš, leader dei populisti di Ano, colui che con ogni probabilità sarà il prossimo primo ministro ceco, ha già detto la sua senza mezze misure: “No the economic and migratory crisis, has been spreading across the European continent over the last few years. In autumn, also Czech voters will head for the poll booths, and certainly one of the tasks of the government who comes out the polls will be to choose the direction in which to sail Prague within Europe. Towards integration or departure? A key aspect of this double-edged argument will be the decision whether to adopt or not the single currency. Andrej Babiš, leader of the populist Ano party, who is likely to be the next Czech Prime Minister, has already made his opinions heard, without using halfmeasures: "No to the euro, I don’t want the euro. We don’t want the euro here,” Babiš repeated almost like a mantra in an interview with Bloomberg. “Everyone knows it would mean bankruptcy.


politica politics

MACRON BRINGS BACK EURO-OPTIMISM, BUT PRAGUE WAITS FOR THE OCTOBER VOTE all’euro, non voglio l’euro. Non voglia‑ mo l’euro qui – ha ripetuto Babiš quasi come un mantra in un’intervista a Blo‑ omberg – Tutti sanno che sarebbe la

I want the Czech crown and an independent central bank." According to the Eurobarometer, in 2016, 72% of Czech citizens were in fa-

bancarotta. Voglio la corona ceca e una banca centrale indipendente”. Secondo l’Eurobarometro nel 2016 il 72% dei cittadini cechi era a favore

vour of maintaining the local currency, which has gained more than 20% of its value against the euro from Prague’s entry into the EU in 2004.

di mantenere la moneta locale che ha guadagnato più del 20% del suo valore contro l’euro dall’adesione di Praga all’Ue nel 2004.

The Svaz průmyslu a dopravy ČR (Confederation of Industry of the Czech Republic), on the other hand, continues to list the launch of the euro among its priorities,

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La Svaz průmyslu a dopravy ČR, la Confindustria ceca, invece, continua a inserire l’adozione dell’euro fra le priorità; a favore è il 60% delle grandi aziende, cifra in aumento soprattutto dopo che Praga ha soddisfatto la scor‑ sa estate quattro dei cinque criteri per entrare nell’Eurozona. Un moderato interesse lo ha mostrato anche il candidato premier dei Social‑ democratici (Čssd), Lubomír Zaorálek, il quale però ha messo le mani avanti, chiedendo preliminarmente che si sod‑ disfino due condizioni: un aumento degli stipendi dei lavoratori cechi e un raffor‑ zamento del cambio tra corona e euro. with 60% of the large companies being in favour. Figure that is on the rise, especially after Prague met four of the five criteria to enter the Eurozone last summer. Moderate interest has also been expressed by the Social Democrat candidate (ČSSD) for Prime minister, Lubomír Zaorálek, who, however, has made preparations, requesting that two conditions should be met: an increase in Czech workers' salaries and a strengthening of the exchange between the crown and euros. Even President Miloš Zeman has declared himself to be in favour of adopting the single currency, provided that Greece is excluded from the Eurozone by default. "It would not be right for Czech taxpayers to have to pay Greece's debts," he said. But it is the France of Macron that Prague and the candidates for Prime

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E anche il presidente Miloš Zeman si è detto favorevole alla adozione del‑ la moneta unica, a condizione che la Grecia venga preliminarmente esclu‑ sa dall’Eurozona: “Non sarebbe giusto che i contribuenti cechi si trovassero a dover pagare i debiti della Grecia”, ha detto.

Ma è alla Francia di Macron che Pra‑ ga e i candidati premier in qualche modo guardano. Certo, anche alla Germania di Angela Merkel, che a settembre deciderà la nuova com‑ posizione del Bundestag, ma il rife‑ rimento è ora soprattutto l’Eliseo, sia in positivo che in negativo. Lo stesso

Babiš ha dichiarato che, pur avendo sostenuto la candidatura di Macron (“E’ un candidato migliore di Marine Le Pen. Penso che sarà Presidente”, dichiarò prima del ballottaggio), a differenza del capo dello stato fran‑ cese non sposa la tesi di una mag‑ giore integrazione dell’Ue: “Il valore

Minister somehow look at. Of course, also Angela Merkel’s Germany, which in September will decide on the new composition of the Bundestag, but the benchmark is now mainly the Élysée,

both positive and negative. Babiš himself said that while he supported Macron's candidacy ("He is a better candidate than Marine Le Pen. I think he will be President," he declared before the

ballot), unlike the head of the French state, he does not marry the thesis of a greater integration of the EU. "The biggest added value of the European Union is the national identity of each

Babiš, probabile futuro premier ceco, è pronto a dire no all’Eurozona e ai diktat di Bruxelles Babiš, the probable future Czech prime minister, is ready to say no to the Eurozone and the dictates of Brussels

Andrej Babiš

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politica politics

aggiunto più grande dell’Unione europea è l’identità nazionale di cia‑ scun Paese. Un’Europa forte grazie a degli stati forti, logico no?”. Con Macron hanno avuto, intanto, un incontro “positivo” i leader del Grup‑ po di Visegrad nel corso dell’ultimo vertice a Bruxelles. Il premier ceco

Bohuslav Sobotka – dopo aver chie‑ sto al presidente francese di agire perché le aziende transalpine, ope‑ ranti in Repubblica Ceca aumentino gli stipendi dei loro dipendenti – ha dichiarato che nel corso della riunio‑ ne il clima è stato più rilassato rispet‑ to alle tensioni della vigilia, quando

Macron aveva accusato i paesi del V4 di considerare la Ue “come un super‑ market, dove poter prendere solo ciò che fa comodo, senza rispettare valori e regole comuni”. Ma, punto dolente oggi e che resterà così anche in futuro, restano distanze molto grandi da col‑ mare sulle quote di migranti.

JIŘÍ VÍTEK (WIKIPEDIA)

country. A strong Europe thanks to strong states, logical, right?" Meanwhile, Macron had a "positive" meeting with leaders of the Visegrad Group at the last summit in Brus-

sels. Czech Prime Minister Bohuslav Sobotka, after calling on the French president to act in order that, the transatlantic companies operating in the Czech Republic increase the

salaries of their employees, said that at the meeting the climate was more relaxed in comparison to the prior tensions when Macron had accused V4 countries of considering the EU as "a

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Ecco l’altro tema su cui si giocano da una parte le elezioni in Repubblica Ceca e dall’altra il destino di Praga nell’Ue. La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, per il mancato rispetto del sistema delle quote di ricollocamento dei migranti da Italia e Grecia stabi‑ lito da Bruxelles. Sobotka ha ribadito che Praga lotterà per difendere la sua decisione e il ministro dell’Interno Milan Chovanec (Čssd), ha garantito che la Repubblica Ceca sino alle ele‑ zioni autunnali non accoglierà nessun migrante: “L’Italia ci ha segnalato dieci nomi di persone che avremmo dovuto accogliere. Abbiamo detto di no perché i nostri servizi di sicurezza li hanno valutati come soggetti rischio‑ si”. E Sobotka ha aggiunto: “La Com‑ missione Ue, nonostante le nostre raccomandazioni, ha sottovalutato gli effetti esplosivi insiti in una questione così delicata, come quella di decidere in forma di diktat sul ricollocamento supermarket, where they can only take what is convenient, without respecting common values and rules." Yet, it is a sore point today and it will remain so in the future, very large distances remain to be filled on the shares of migrants to be accepted. This is indeed the other theme on which the elections in the Czech Republic will depend on the one hand, as will the fate of Prague in the EU on the other. The European Commission has initiated an infringement procedure against the Czech Republic, Hungary and Poland for failure to comply with the system of relocation of immigrants in Italy and Greece established by Brussels. Sobotka reaffirmed that Prague will fight to defend its decision, and Interior Minister Milan Chovanec (ČSSD) has guaranteed that the Czech Republic will not receive any migrants until the autumn elections. "Italy has reported ten names of people who we should have welcomed. We said no be-

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politica politics

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dei profughi nei singoli stati mem‑ bri”. Il governo ceco insiste su una soluzione diversa, vale a dire quella di difendere i confini esterni della Ue e aiutare i profughi in luoghi che sia‑ no quanto più possibile vicini ai loro paesi di origine. E su questo aspetto non sembra decisamente più conci‑ liante il miliardario Babiš: “Dobbiamo

combattere per difendere quello che hanno costruito i nostri antenati qui. Se ci saranno a Bruxelles più musul‑ mani che belgi, è un problema loro. Io qui non li voglio. Non ci diranno chi deve vivere da noi, non vogliamo un modello multiculturale”, ha dichiara‑ to proponendo semmai il modello di un’Europa a diverse velocità.

I Paesi di Visegrad, Repubblica Ceca compresa, si trovano adesso a sceglie‑ re: da una parte l’alleanza franco-te‑ desca che intende rilanciare l’integra‑ zione europea, dall’altra la possibile marginalizzazione per difendere gli interessi nazionali e la paura di essere trattati come cittadini europei sì, ma di serie B.

cause our security services have judged them to be risky individuals." And Sobotka added: "The EU Commission, despite our recommendations, has underestimated the explosive effects inherent in such a delicate issue, such as deciding, in the form of a diktat, on the relocation of refugees to individual member states." The Czech government insists on a different solution, namely to defend the EU's external borders and

help refugees in places that are as close as possible to their countries of origin. And on this point the billionaire Babiš, does not seem any more conciliatory. "We have to fight to defend what our ancestors have built here. If there are more Muslims than Belgians in Brussels, it is a problem for them. I do not want them here. They will not tell us who has to live in our country, and we do not want a multicultural model," he

said, proposing the model of a Europe developing at different rates. The Visegrad countries, including the Czech Republic, now have a choice: on one hand, the Franco-German alliance intending to revive European integration, on the other, the possible marginalization to defend national interests and the fear of being treated as European citizens, but second class in importance.

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ČESKÝ TĚŠÍN VS CIESZYN, CONFINE SENZA FRONTIERA ČESKÝ TĚŠÍN VS CIESZYN, A BORDERLESS BORDER La Slesia sudorientale, contesa per anni dai governi di Praga e Varsavia, oggi simbolo di convivenza. Tra bellezze polacche e opportunità ceche

Le frequenze di Radio Katowice rag‑ giungono la radio con un segnale pie‑ no, senza disturbi. L’auto scorre in un panorama verde e piacevole ma piatto, da qualche parte tra il villaggio di Horní Suchá e il fiume Olza, in direzione Český

Těšín. La voce soave della radiofonista polacca è l’unico punto di riferimento in una zona che non porta con sé nul‑ la dell’immaginario di frontiera: eppu‑ re siamo ancora in territorio ceco. È la Slesia sud-orientale, a metà strada tra

Ostrava e Katowice, conosciuta in pas‑ sato come Ducato di Cieszyn: dal 1290 al 1918. Per più di sei secoli questa re‑ gione fu un’entità uniforme, autonoma ma sotto l’onerosa prote­zione del re‑ gno di Boemia prima e degli Asburgo

di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

Southeastern Silesia, for years competed for by the governments of Prague and Warsaw, today serves as a symbol of coexistence. Polish beauty and Czech opportunities

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La stazione ferroviaria di Český Těšín / Český Těšín's railway station

Radio Katowice's frequencies reach the radio with a full signal, without any disturbance. The car cuts through a green and pleasant, though flat, landscape, somewhere between the village of Horní Suchá and the Olza river, in the direction of Český Těšín. The gentle voice of the Polish radio presenter, is the only refer-

ence point in an area that does not carry any of the frontier imagination with it: yet we are still in Czech territory. It is south-eastern Silesia, halfway between Ostrava and Katowice, known in the past as the Duchy of Cieszyn: from 1290 to 1918. For more than six centuries this region was a uniform entity, autono-

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mous but under the burdensome protection of the Kingdom of Bohemia firstly, and subsequently of the Habsburgs. The arrival of national states broke the stability, and with a brand-new border it split in half. Today the car slips along the road like the river at its side, placid and ignorant of the dispute that for


reportage

Targa bilingue sul municipio di Český Těšín, dedicata all'armata rossa e agli antifascisti cechi e polacchi / Bilingual plate on Český Těšín's town hall, in memory of the Red Army and of Czech and Polish antifascists

decades has continued over its bed. The newly born Czechoslovakia claimed the region for historical reasons, being part of the Bohemian kingdom (as well as for coal reserves), Poles for ethnic reasons, representing the majority of the population (as well as coal reserves: coal is always cosmopolitan). Such quarrels were not new for those times, with the 1918-19 biennial seeing a huge number of territorial conflicts: Czechoslovakians against Poles and Hungarians, Hungarians against Romanians, Yugoslavs and Czechoslovakians, Poles against Czechoslovakians and Ukrainians... In the midst of these small wars, pacts, threats, battles, advances and retreats would all follow in the old Duchy. Finally, in 1920, an international arbitration took place, which set boundaries in July of that year, dividing villages, land, and of course, families. Borders that remain

poi. L’arrivo degli stati nazionali ruppe l’equilibrio e con un confine nuovo di zecca la divise a metà. Oggi l’auto sci‑ vola sulla strada come il fiume al suo fianco, placido e ignaro del braccio di ferro che per decenni è continuato so‑ pra il suo letto. La neonata Cecoslovac‑ chia reclamava la regione per motivi storici, avendo fatto parte del regno di Boemia (nonché per le riserve di carbo‑ ne), i polacchi per motivi etnici, essen‑ do la maggioranza della popolazione (nonché per le riserve di carbone: il car‑ bone è sempre cosmopolita). Un bistic‑ cio del genere non era nuovo per quei tempi: il biennio 1918-19 vide un nu‑ mero enorme di conflitti territoriali. Ce‑ coslovacchi contro polacchi e unghere‑ si, ungheresi contro rumeni, jugoslavi e cecoslovacchi, polacchi contro cecoslo‑ vacchi e ucraini… Nel mezzo di que‑ ste piccole guerre, accordi, minacce, battaglie, avanzate e ritirate si avvicen‑ darono nel vecchio Ducato. Nel 1920 si decise infine per un arbitrato interna‑ zionale, che pose i confini nel luglio di quell’anno, dividendo villaggi, terreni e, ovviamente, famiglie. Confine che è poi quello odierno, anche se nel 1938 la Polonia, approfittando (ironia della

sorte!) dell’espansionismo nazista, ri‑ occupò l’intera regione – che tornò ai vecchi confini nel 1945. In epoca comu‑ nista i regimi decisero di metterci una pietra sopra con accordi volti a cemen‑ tificare la frontiera una volta per tutte, anche se negli ultimi vent’anni pretese polacche tornano, di tal in quando, a fare capolino – ma con sempre meno convinzione. Pretese démodé. Un confronto impietoso Il centro di Český Těšín è stretto tra la ferrovia e il fiume, uno spazio di po‑ che centinaia di metri in cui si svilup‑ pa un villaggio anonimo e silenzioso. Tutte le insegne pubbliche sono bilin‑ gui. La piazza cittadina è ordinata e deserta, salvo un piccolo gruppo che fa posa davanti al comune: due spo‑ si novelli, un fotografo e qualche pa‑ rente. Diversi negozi con nome polac‑ co accompagnano le insegne locali e le mesticherie vietnamite. Benché sa‑ bato, il museo cittadino è chiuso; così come è chiuso l’ufficio turistico – se ne riparla lunedì mattina alle 8. Al tu‑ rista che passeggia per le vie di Český Těšín pare solo d’aver sbagliato stra‑ da. Per cambiare musica basta attra‑ versare il breve ponte alla fine della

Un'illustrazione del 1650, in tedesco, della città di "Teschen" / An illustration dated 1650 of the town of "Teschen", in German

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PHOTO: GIUSEPPE PICHECA

Hlavní třída, la via principale del pa‑ ese. Al di là del fiume siamo nella po‑ lacca Cieszyn, cittadina viva, turistica, colorata. Un cerbiatto rosa ci accoglie nel giardino del castello, statua pla‑ stica di un centro d’arte e di design, contrasto perfetto con il grigiore ceco. Una via a pietre larghe risale la colli‑ na fino alla grande piazza del centro storico, circondata da bassi portici ad ampie volte. L’ufficio turistico qui è, ovviamente, aperto e accogliente. Si respira un’aria diversa, nonostante la nota stonata portata da alcuni milita‑ ri al centro della piazza, e di un grup‑ po di bambini che si fanno fotografa‑ re in tenuta d’assalto, con in mano dei kalashnikov più grandi di loro. Il disa‑

gio passeggero scompare però davan‑ ti a un tipico piatto di pierogi affogati nella panna, e si è di nuovo contenti dell’accoglienza cittadina. Il piacere del turista non può che essere super‑ ficiale: ma l’invisibile agli occhi è rive‑ lato dalle notizie sui giornali. La verità è che, difficile a credersi, i polacchi lo‑ cali si spostano sempre di più dall’al‑ tra parte del confine, iscrivono i loro bambini nelle scuole ceche, si curano in ospedali cechi, infine si trasferisco‑ no definitivamente in territorio ceco; la loro nuova terra promessa. Il confine delle opportunità Così vicini, così lontani, l’attualità dei due paesi racconta di due società or‑ mai dalle diverse prospettive e am‑

Il "ponte dell'amicizia" nella direzione di Český Těšín (in alto) e di Cieszyn (in basso) / The "friendship bridge" in direction of Český Těšín (above) and Cieszyn (below)

PHOTO: GIUSEPPE PICHECA

today, though in 1938, Poland, taking advantage (despite the irony of the fate!) of Nazi expansionism, reoccupied the entire region, which would return to the old borders in 1945. In communist times the regimes decided to leave the past behind with agreements aimed at cementing the frontier once and for all, although in the last twenty years the Polish demands have started, at times, to peep out again, but with less and less conviction – if anything out of date demands.

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An impetuous confrontation The centre of Český Těšín is narrowly squeezed between the railway line, and the river, a space of a few hundred metres where an anonymous and silent village is developing. All public signs are bilingual. The town square is orderly and deserted, except for a small group that poses in front of the town: two newlyweds, a photographer and some relatives. Several shops with Polish names accompany the local signs, and Vietnamese paint shops. Despite being a Saturday, the city

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museum is closed, just as the tourist office is closed, only to reopen on Monday morning at 8am. The tourists walking along the streets of Český Těšín only seem to have gone the wrong way. To change tune, it is enough to cross the short bridge at the end of Hlavní třída, the main street in the town. Beyond the river we are in the Polish Cieszyn, a vibrant, tourist, colourful town. A pink fawn welcomes us into the garden of the castle, a plastic statue belonging to a centre of art and design, the perfect contrast to the Czech gray. A wide


reportage

PHOTO: GIUSEPPE PICHECA

La colorata Cieszyn: un'illustrazione sul centro storico ed il cerbiatto rosa sotto il castello / Colourful Cieszyn: an illustration of the historical centre and the pink fawn under the castle

bizioni. La Repubblica Ceca cresce a un ritmo costante da due decenni, la disoccupazione è la più bassa d’Euro‑ pa e il potere d’acquisto dei cittadini aumenta; i think tank internazionali la certificano come luogo ideale per i nuovi mercati europei. Secondo le analisi della Banca Mondiale basta‑ no solo 9 giorni per aprire un business nel paese, contro i 37 della Polonia, mentre l’indice Economic Freedom lo

inserisce al 28esimo posto su 190 (con i vicini al 45esimo). Ma ad essere attraenti sono anche fat‑ tori che non riguardano direttamen‑ te l’economia. La Cechia è infatti stata battezzata “il Paese più libero d’Euro‑ pa” dal Nanny Index 2017, lo studio che elenca gli Stati membri UE secondo la loro propensione al protezionismo e alla regolamentazione di alcuni settori per “fare da balia” (nanny, appunto) ai

propri cittadini. Il progetto, pubblicato dal londinese Institute of Economic Af‑ fairs, si basa sulle normative nazionali solo in riferimento ad alcol, fumo ed ali‑ mentazione, ed è dunque da considera‑ re più una boutade sensazionalista che un’analisi sociologica, ma ciò non toglie che l’etichetta funzioni. D’altra parte il messaggio che Praga vuol mandare è proprio quello di un paese in cui si è li‑ beri di fare ciò che pare e piace. E che

lotta fino all’ultimo per attuare rego‑ lamenti ormai comuni in Europa, com‑ presi quelli ampiamente considerati di buonsenso: la sfiancante maratona per raggiungere, dopo anni di tentativi, lo stop al fumo nei locali pubblici o le ir‑ responsabili politiche di liberalizzazio‑ ne del porto d’armi, ne sono la prova. Libertà che in alcuni campi, ad esempio i diritti riproduttivi (aborto, fecondazio‑ ni assistite e simili temi), non può che

Un panorama di Cieszyn del 17esimo secolo / Panorama of Cieszyn, XVII century

stone path goes back up the hill to the large square in the old town, surrounded by low colonnades and large vaults. The tourist office here, is of course, open and welcoming. It breathes a different air, despite the off-key note brought by

some soldiers in the centre of the square, and a group of children who are being photographed in army uniforms, with Kashashnikovs larger than them in their hands. The temporary discomfort disappears, however, in front of a typical plate

of pierogi drowned in cream, and one is again pleased with the town hospitality. The tourist's pleasure can only be superficial, but what is invisible to the eyes is revealed by the articles in the newspapers. The truth is, it is hard to believe that

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local Poles move more and more from the other side of the border, enrolling their children in Czech schools, getting care in Czech hospitals and eventually moving permanently to Czech territory – their new promised land.

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PHOTO: CIESZYN.PL

Cieszyn

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The border of opportunities So close, so far away, the current news in the two countries tells of two societies by now with different perspectives and ambitions. The Czech Republic has been growing at a steady rate for two decades, unemployment is the lowest in Europe and the purchasing power of citizens is increasing. International think tanks certify it as the ideal place for the new European markets. According to the World Bank's analysis, it takes only 9 days left to open a business in the country, compared to 37 in Poland, while the Economic Freedom index puts it in the 28th place out of 190 (with its neighbours at 45th). However, what appears to be attractive are also factors not directly linked with the economy. As a matter of fact, the Czech Republic has been baptized "the most free country in Europe", by

the Nanny Index 2017, the study that list the EU Member States according to their propensity to protect and regulate certain sectors in order to "babysit" (be a nanny, in fact) its citizens. The project, published by the London Institute of Economic Affairs, is based on national regulations only in relation to alcohol, smoking and nutrition, and is therefore considered to be more sensationalist witticism than a sociological analysis, but this does not mean that the label does not function. On the other hand, the message that Prague wants to send is just that of a country where it is free to do what it wants and likes. And it fights to the very end to implement what are by now common regulations in Europe, including those widely regarded as a common sense: the exhausting marathon, after years of attempts, to finally put a stop to smoking in public places

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or irresponsible liberalization of firearms policies, are the proof. Freedom in some fields, such as reproductive rights (abortion, assisted fertilization, and similar topics), can only act as a magnet for a part of the Polish population suffering from chronic closures in their own country. As a result, out of the Poles who land in Český Těšín: some move for lighter and more transparent bureaucracy for economic activities, others for greater individual freedom, others to move away from Catholic pressures, others for the best school equipment and the quality health care. The Polish daily newspaper Gazeta Wyborcza described the phenomenon in mid-May, with the most emblematic quotation, obviously quoted again by the Czech media, tells of "a country where nobody looks at whether you went to church on Sunday or not".


reportage

fungere da magnete per una parte di popolazione polacca che soffre le chiu‑ sure croniche del proprio paese. E così, i polacchi approdano a Český Těšín: al‑ cuni si trasferiscono per la burocrazia più leggera e trasparente per le attivi‑ tà economiche, altri per le maggiori li‑ bertà individuali, altri ancora per allon‑ tanarsi dalle pressioni cattoliche, altri infine per il migliore apparato scola‑ stico e l’assistenza sanitaria di qualità. Il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza

ha descritto il fenomeno a metà mag‑ gio; il virgolettato più emblematico, ovviamente ripreso dai media cechi, racconta di “un paese dove nessuno os‑ serva se sei andato in chiesa la domeni‑ ca oppure no”. Il tutto quando la cittadinanza euro‑ pea ha reso fluide le divisioni terri‑ toriali: che si cerchi la bellezza o la serenità, basta fare due passi e at‑ traversare un ponte lungo una tren‑ tina di metri. Lo scorso aprile è stato

lanciato uno studio di fattibilità, da parte ceca, per ripristinare il vecchio tram del periodo austroungarico che collegava le due parti del fiume, nato nel 1911 e il cui ultimo viag‑ gio risale al 1921. Dovesse andare in porto il progetto (vi sono ancora delle difficoltà, tra le quali il diver‑ so sistema di binari in uso oggi nel‑ le due regioni), sarebbe l’ennesimo collegamento di questa curiosa ter‑ ra di frontiera.

Il turista, ponderato quanto det‑ to, ha ormai da ricordare che l’abi‑ to non fa il monaco: la bella Cieszin val bene una passeggiata, ma i suoi abitanti hanno bisogno di qualcosa di più. Così l’auto riparte in direzio‑ ne Ostrava, salutando Český Těšín al tramonto e scoprendo, infine, la zona residenziale, le scuole con i giardini, le villette basse, la vita quotidiana che, a quanto pare, non dev’essere poi così male.

PHOTO: GIUSEPPE PICHECA

Český Těšín

All this when European citizenship has made the territorial divisions fluid, whether looking for beauty or serenity, just take two steps and cross a bridge about thirty metres long. Last April, a feasibility study was launched by Czech government

to restore the old tram of the AustroHungarian period connecting the two parts of the river, which was created in 1911, and whose last trip dates back to 1921. Should the project succeed (there are still some difficulties, including the different track system

currently in use in the two regions), it would be the umpteenth link across this curious land border. The tourist, thought to be prudent, must remember that you can’t judge a book by its cover, the beautiful Cieszin is well worth a walk, but its inhabit-

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ants need something more. Therefore, the car starts again in the direction of Ostrava, greeting Český Těšín at sunset and finally discovering the residential area, schools with gardens, small villas, and everyday life, which apparently, does not have to be so bad.

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L'AUTOGOL DEL CALCIO CECO SULLA CORRUZIONE CZECH FOOTBALL SCORES AN OWN GOAL ON CORRUPTION Sommerso da scandali grandi e piccoli, il calcio ceco ha deciso di non voltare pagina rispetto alla gestione degli ultimi quindici anni di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček

Flooded with scandals, both big and small, Czech football has decided not to turn over a new leaf from the management of the last fifteen years

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Zero a zero. Così si potrebbe riassume‑ re l’esito dell’Assembla Generale della Federcalcio ceca (FAČR), che venerdì 2 giugno doveva rinnovare il suo Consi‑ glio esecutivo. Il corso dell’assemblea è stato influenzato dall’arresto a inizio maggio del presidente dell’Associa‑ zione (e unico candidato alla propria successione) Miroslav Pelta. Soldi, sesso e socialdemocratici Non è la prima volta che Miroslav Pelta finisce nell’occhio degli inve‑ stigatori. Negli anni 2004 e 2005, in quanto general manager dello Spar‑ ta Praga, fu coinvolto nel più grosso scandalo del calcio ceco riguardante From zero to zero. It is in this way that one could sum up the outcome of the General Assembly of the Czech Football Federation (FAČR), which on Friday, June 2, had to renew its Executive Board. The course of the meeting was affected by the arrest of the president of the Association (and sole candidate for his succession) Miroslav Pelta, which took place at the beginning of May. Money, sex and Social Democrats This is not the first time Miroslav Pelta has ended up in the sights of the investigators. In 2004, and 2005, as general manager of Sparta Prague, was involved in the biggest scandal of Czech football regarding match-fixing and bribery of referees in the First League. At the time, several club presidents were sentenced, but Pelta escaped unscathed. The scandal which broke out in May is a different state of affairs to

Miroslav Pelta

the previous episodes in Czech football, which usually involve fixed matches and corrupted referees. Pelta has been accused of altering the system of state subsidies for sport. In fact, the police

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suspect that he manipulated the Undersecretary of Sport, Simona Kratochvílová, with whom he appears to have had an affair, in the preselection of projects to be funded.


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compravendite di partite e corruzio‑ ne di arbitri nella massima divisione. All’epoca diversi dirigenti di club furo‑ no condannati ma Pelta ne uscì inden‑ ne. Lo scandalo scoppiato in maggio è diverso dagli altri affaire del calcio ceco, che solitamente riguardano partite truccate e arbitri corrotti. Pelta è accusato di aver alterato il sistema delle sovvenzioni statali a favore dello sport. In concreto, la polizia sospetta che egli manipolasse la sottosegreta‑

The unlikely lady-killer, thanks to another lover placed in a Steering Committee, was therefore able to get 21 projects out of the 50 selected in the first round of grants approved in 2017.

ria allo Sport, Simona Kratochvílová – con la quale pare avesse una relazione sentimentale – nella preselezione dei progetti da finanziare. L’improbabile tombeur des femmes, grazie anche a un’altra sua amante piazzata in una commissione di indi‑ rizzo, sarebbe riuscito in questo modo a far approvare ben 21 progetti sui 50 selezionati nel primo giro di sovven‑ zioni del 2017. Ora il pagamento delle sovvenzioni è stato sospeso e i risulta‑

Now the payment of the subsidies has been suspended and the results will have to undergo revision. Although at first glance the case seems only too clear, it is not certain that

ti dovrebbero essere sottoposti a una revisione. Nonostante il caso sembri a un primo sguardo sin troppo chiaro, non è det‑ to che Pelta finisca condannato. Uno dei principali rebus per l’accusa sarà dimostrare che la condotta dell’ex presidente fosse andata al di là delle attività lobbistiche, che fanno parte del lavoro del presidente di un’asso‑ ciazione sportiva. E, a quanto pare, manca la pistola fumante dei vantag‑ gi percepiti. Né Pelta né i suoi complici avrebbero infatti ottenuto una percentuale sulle sovvenzioni intermediate, ma solo un sostegno o un’influenza da spendere negli organi sportivi. In alcuni Paesi europei, ad esempio in Italia, si con‑ figurerebbe il reato di traffico d’in‑ fluenza, non previsto dal codice ceco e difficile in ogni modo da dimostrare. I rappresentanti delle organizzazioni sulla lista delle sovvenzioni soste‑ nute da Pelta infatti negano ogni intermediazione e d’altronde, vista la tempestività dell’arresto, è mancato il tempo per mostrare la gratitudine. “Ha solo straparlato al telefono” so‑

stiene il noto avvocato socialdemo‑ cratico Miroslav Jansta, e presidente del Čus, Unione ceca dello sport – secondo il quale Pelta sarebbe solo un gradasso e un venditore di fumo. Jansta in realtà sembra parlare pro domo sua e per il suo partito, che ha molta influenza nelle organizzazio‑ ni sportive della Repubblica Ceca. Socialdemocratica è anche Kateřina Valachová, la ministra dello Sport, subito dimissionaria a seguito dello scandalo. Indipendentemente dalla posizione giudiziaria di Pelta e della Kratochvílová, è chiaro che il sistema preparato dalla Valachová – per sud‑ dividere “in maniera giusta ed equa le sovvenzioni” – ha fatto cilecca al primo colpo: la polizia infatti ritiene che tutti i cinquanta progetti non soddisfino i criteri di legge. Inoltre, secondo l’Autorità di Controllo gravi mancanze nella divisione dei fondi sarebbero presenti anche negli anni 2013-2015, quando il ministero era retto dal socialdemocratico Marcel Chládek. Dopo aver lasciato la poli‑ tica, l’ex ministro è diventato un alto manager proprio della Federcalcio.

Pelta will end up with a sentence. One of the main hurdles for the prosecution will be to show that the conduct of the former president had gone beyond the lobbying activities that are actually part of the work of the president of a sports association. And, apparently, the smoking gun proving the perceived benefits is what is missing. Neither Pelta nor his accomplices are assumed to have obtained a percentage of intermediate subsidies, but only a support or influence to be spent on sports bodies. In some European countries, for example in Italy, the crime of “traffic of influence”, has been created, which does not have any equivalent in the Czech code and which in any case is hard to prove. The Representatives of the organizations on the subsidy list supported by Pelta actually deny any brokerage, and moreover, given the timeliness of his

arrest, there has been a lack of time to show gratitude. “He just jabbered on the phone”, said well-known Social Democratic lawyer Miroslav Jansta and president of ČUS, the Czech Sports Union, according to whom Pelta is merely a braggart and a conman. Jansta actually seems to speak on his behalf and on behalf of his party, which has a lot of influence in sports organizations in the Czech Republic. Another Social Democrat is Kateřina Valachová, the Minister of Sport, who immediately resigned as a result of the scandal. Regardless of the judicial positions of Pelta and Kratochvílová, it is clear that the system prepared by Valachová, to subdivide “the subsidies fairly and equitably”, made a mess of the first strike: the police believe that none of the fifty projects meet the legal criteria. In addition, according to the

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La sede della Federazione calcistica della Repubblica Ceca / The headquarters of the Football Association of the Czech Republic

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L’amore tra i socialdemocratici e il calcio ceco sembra proprio sconfinato. Affamare la bestia Il principale perdente di questa si‑ tuazione di stallo all’interno del Fe‑ dercalcio è il settore professionistico

del mondo del pallone. L’associazione dei club di serie A, la Ligová fotba‑ lová asociace – l’unione dei patron promossa soprattutto dal tuttofare degli investitori cinesi in Repubblica Ceca e proprietario dello Slavia Praha,

Jaroslav Tvrdík – aveva deciso a metà maggio di impegnarsi per far uscire di scena anche il vicepresidente Berbr. ma tutto è andato in fumo per la mancata intesa con Daniel Křetinský, patron dello Sparta Praga.

Control Authority, serious shortages in fundraising were evident in the years from 2013 to 2015, when the ministry was run by Social Democrat Marcel Chládek. Since leaving politics,

the former minister has become a high-ranking manager of the Football Federation. The love between the Social Democrats and the Czech football seems quite boundless.

Starving the beast The main loser in this stalemate in the Football Federation, is actually the professional sector of the world of “The beautiful game”. The association First League

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Ma sebbene possa essere parados‑ sale, il calcio di massima serie conta relativamente poco all’interno del FAČR. “Il calcio professionistico espri‑ me in Assemblea solo 32 voti su 202 delegati” nota l’esperto e giornalista

clubs, the Ligová fotbalová asociace – the union of football owners promoted mainly by the do-all Chinese investors in the Czech Republic and owner of Slavia Praha, Jaroslav Tvrdík – decided in mid-

sportivo Luděk Mádl. A dominare sono le associazioni calcistiche locali. “Circa quindici anni fa, quando a livel‑ lo locale hanno cominciato ad andare via i funzionari più vecchi, Berbr ha cominciato a occupare questi posti

May to commit itself to kicking out also the Vice-President Berbr, but everything went up into smoke because of the lack of agreement with Daniel Křetinský, the owner of Sparta Prague.

vacanti (cariche poco prestigiose e non retribuite) con i suoi ex colleghi provenienti dalle fila degli arbitri. In questo modo hanno formato un blocco monolitico difficile da circum‑ navigare nelle assemblee” dipinge i

However, as paradoxical as it may be, First League football is relatively unimportant within the FAČR. “Professional football consists only of 32 votes out of the 202 delegates in the Assembly”,

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rapporti di potere all’interno dell’As‑ sociazione Luděk Mádl. Il calcio ceco infatti non è corrotto solo al vertice. A giugno il Tribunale regionale della Boemia Centrale ha confermato le sentenze di colpevolez‑ za emesse in primo grado per dician‑ nove arbitri, funzionari e manager di club di calcio accusati di aver truccato le partite nei gironi regionali della Boemia Centrale. Agli arbitri venivano dati “tre litri”, ossia tre mila corone, per manipolare le partite. E molti altri casi di arbitraggi sospetti nei gironi locali sono segnalati dall’associazione Cistyfotbal.cz. L’associazione ha stila‑ to addirittura una lista nera di arbitri, le cui performance sono sospette. Non sorprende quindi che ci sia scet‑ ticismo sulle possibilità di rinnova‑ mento dall’interno della Federcalcio. A spingere verso un cambiamento po‑ trebbero essere i nuovi proprietari dei club di serie A, come i cinesi della Cefc, says sports expert and journalist Luděk Mádl. The local football clubs dominate. “About fifteen years ago, when local officials began to leave old officials, Berbr began to occupy these vacancies (generally not very prestigious and unpaid posts) with his former colleagues coming from the ranks of referees. In this way they formed a monolithic block difficult to circumnavigate in the assemblies”, as Luděk Mádl portrays the power relations within the Association. In fact, Czech football is not only corrupt at its peak. In June, the Regional Court of Central Bohemia confirmed the verdict of guilty in the first-degree for nineteen referees, officials and football club managers accused of having fixed the games regional divisions of Central Bohemia. The referees were given “three litres”, or three thousand crowns, to fix the matches. And many other cases of suspicious refereeing in local circles have been reported by the Cistyfotbal.cz association. The association has even drawn up a blacklist of referees whose performances have been suspected.

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che vedono il loro investimento in im‑ magine svalutato da scandali di ogni tipo. Altre pressioni, ma per cambiare il complicato sistema elettorale, arri‑ vano dalla Fifa e dalla Uefa, che non entrano tuttavia nel merito della ge‑ stione presente del calcio ceco. A es‑ sere spazientiti sono però gli sponsor. Tra maggio e giugno hanno annun‑

ciato il loro addio i brokers di ePoji‑ steni.cz, che erano il main sponsor per questa stagione. Dopo vent’anni se ne va quasi completamente dal calcio ceco anche il birrificio Gam‑ brinus. Dalla stagione 2018/2019 dovrebbe partire, sulla base di un contratto sottoscritto ancora da Pelta, un grosso programma di sponsorship

da parte della società di scommesse Fortuna. Anche lo Stato non sembra per ora voler ridimensionare il suo so‑ stegno al calcio e ha mandato i soldi necessari al FAČR con Pelta ancora in prigione. Tuttavia affamare la bestia sembra l’unica via per imprimere una svolta alla principale organizzazione del calcio ceca.

It is no surprise, then, that there is skepticism surrounding the possibilities of change from within the Football Federation. Those who push for renovation could be the new owners of First League clubs, such as the Chinese from CEFC, who see their investment devalued in image by scandals of all kinds. Further pressure, but to change the complicated electoral system, arrives also from FIFA and

UEFA, but do not enter into the matter of the current management of Czech football. On the other hand, the sponsors are what really cause a loss of patience. Between May and June the ePojisteni.cz brokers announced their farewell, having been the main sponsor for this season. After two decades the Gambrinus beer label has almost entirely left Czech football. From the 2018/2019 season, a major sponsor-

ing program by the Fortuna betting company should start, based on a contract signed by Pelta. Even now the state does not seem to want to scale down its support to football and has sent the necessary money to the FAČR with Pelta still in prison. However, starving the beast seems to be the only way to create a turning point in the direction of the main organization of Czech football.

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il mese de La Pagina

Aprile-Maggio 2017

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

POLITICA (7 aprile) Fissate le prossime elezioni. Si svolgeranno il 20 e 21 ottobre, ultima scadenza possibile in vista della fine della legislatura, e si voterà per il rinnovo della Camera dei deputati. A stabilire le date della chiamata alla urne è il presidente Miloš Zeman. I partiti avranno tempo sino a metà agosto per definire le liste dei candidati. --------------------------------------------------------------(5 maggio) Crisi istituzionale in diretta Tv. Scintille davanti alle telecamere fra il presidente Miloš Zeman e il premier Bohuslav Sobotka. Quest’ultimo, recatosi al Castello per chiedere la revoca dell’incarico del vicepremier e ministro delle Finanze, Andrej Babiš, si sente dare il benservito dal Capo dello stato. Il braccio di ferro dura sino a fine maggio, quando Zeman accetta la richiesta del capo del governo di destituire Babiš. A indebolire la posizione del miliardario e politico è anche la pubblicazione, in forma anonima su Internet, della intercettazione di un dialogo mentre dà istruzioni, a un giornalista di una sua testata, su come e quando pubblicare materiale compromettente sul partito socialdemocratico. --------------------------------------------------------------(24 maggio) Praga contro l’Unesco. La Camera dei deputati della Repubblica Ceca prende posizione contro la risoluzione con la quale questa organizzazione delle Nazioni Unite critica il governo israeliano per i suoi progetti di insediamento nella Città Vecchia di Gerusalemme. I deputati cechi approvano contestualmente, su proposta dell’opposizione Ods, la richiesta al governo di bloccare i finanziamenti all’Unesco, che quest’anno dovrebbe ricevere da Praga una somma di 30 milioni di corone.

CRONACA (23 maggio) La grazia all’ergastolano Kajínek. A decidere il provvedimento di clemenza è il presidente Miloš Zeman. Kajínek è in carcere da venti anni, condannato a vita per un duplice omicidio che ha sempre sostenuto di non aver commesso, convincendo della sua innocenza buona parte dell’opinione pubblica ceca. Considerato una celebrità, ad attenderlo fuori dalla prigione una marea di telecamere, fotografi, microfoni e ammiratori, soprattutto donne.

ECONOMIA, AFFARI E FINANZA (3 aprile) Record di dividendi all’estero. Nel 2016 si raggiunge la somma complessiva di 289 miliardi di corone, 62,5 miliardi in più rispetto al 2015. A comunicarlo è l’Ufficio nazionale di statistica. Battuto il precedente primato del 2011, quando era stata raggiunta la somma di 243 miliardi. --------------------------------------------------------------(5 aprile) Rallenta l’energia verde ceca. In primo piano i ritardi dello sviluppo delle fonti rinnovabili. Nel 2016 non si è aggiunta alcun’altra centrale eolica in Repubblica Ceca. L’unica novità sono stati due nuovi impianti a biogas, più una cinquantina di piccole centrali fotovoltaiche. Nel paese si assiste a un trend contrario a quello di tutta Europa, dove il carbone come fonte di energia è in declino e viene sempre più frequentemente sostituito da fonti rinnovabili. --------------------------------------------------------------(6 aprile) Termina la svalutazione della corona. La Česká národní banka prende la decisione

con efficacia immediata, dopo che gli interventi di svalutazione sono durati tre anni e mezzo. Immediato il rafforzamento della moneta ceca rispetto all’euro. Un passo che non sorprende le aziende ceche, che si aspettavano questa novità. --------------------------------------------------------------(11 aprile) Hotel cechi a gonfie vele. Uno splendido inizio d’anno per il settore alberghiero della Repubblica Ceca. Nei primi due mesi del 2017 gli ospiti sono stati complessivamente 1,7 milioni (+10,5%), di cui quasi un milione in arrivo dall’estero, con un incremento del 13,2% di questi ultimi. Molti segnali lasciano pensare che si tratterà nuovamente di un anno record, dopo il primato del 2016. Stanno anche tornando i turisti dalla Russia, in crescita del 75%, e aumenti costanti di quelli che arrivano dall’Asia. --------------------------------------------------------------(24 aprile) In arrivo visto per investitori extra Ue. Lo prevede un disegno di riforma della legge sugli stranieri, già approvato dalla Camera dei deputati e in attesa di passare al vaglio del Senato, che prevede appunto questa forma speciale di permesso di soggiorno. Le condizioni alle quali subordinarlo dovrebbero essere un investimento di 75 milioni di corone e la creazione di almeno 20 posti di lavoro. --------------------------------------------------------------(2 maggio) Rep. Ceca al top per investimenti immobiliari. Nel primo trimestre, quasi due terzi di quelli effettuati in Europa Centro-Est – Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Bulgaria – hanno riguardato questo paese. Su una cifra complessiva equivalente a 62 miliardi di corone, si è trattato di 38,5 miliardi. È quanto emerge da graduatoria stilata da Colliers International e CMS. --------------------------------------------------------------(3 maggio) Inaugurata a Praga nuova sede del Ciirc. Si tratta dell’Istituto ceco di informatica – robotica e cibernetica, presso la Scuola superiore di studi tecnici Čvut – la cui nuova casa viene aperta nel quartiere di Dejvice a Praga. È costato 1,4 miliardi di corone, il principale investimento effettuato nella storia della università ceca. All’evento presenziano il capo dello stato, Miloš Zeman, e il premier, Bohuslav Sobotka. Il centro di ricerca dovrà contribuire al futuro dell’Industria 4.0 in Repubblica Ceca. --------------------------------------------------------------(4 maggio) Aumento record di nuove società commerciali. Nel primo trimestre di quest’anno ne sono state fondate 9.614, cifra più elevata degli ultimi sette anni, come sottolinea la Crif – Czech Credit Bureau, secondo la quale è stato soprattutto il mese di marzo a manifestare il maggiore incremento. Le nuove ditte individuali sono state 17.357, primato degli ultimi cinque anni. --------------------------------------------------------------(9 maggio) Nasce la formula delle ferie libere. A lanciarla è una azienda informatica di Brno, la Artim, 150 dipendenti, dove i lavoratori avranno diritto di scegliersi liberamente i periodi dei giorni di riposo. L’azienda, che opera nel settore della information technology, punta da un lato sul senso di responsabilità per la realizzazione dei progetti in corso, dall’altro sul rispetto verso il lavoro dei colleghi e del team nel suo complesso. --------------------------------------------------------------(10 maggio) Cresce il commercio al dettaglio. Durante il primo trimestre ha manifestato una avanzata, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 4,8%. Nel solo mese di marzo l’incremento è stato del 7,8% (+7%, al netto

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di GIOVANNI USAI degli effetti di calendario). Sul mese precedente l’incremento è stato dello 0,6%. Lo annuncia l’Ufficio ceco di statistica. A manifestare il maggior dinamismo sono le vendite online, +25,8% annuo a marzo. --------------------------------------------------------------(12 maggio) Aumentano pensionati indigenti. Uno su dodici in Repubblica Ceca vive sotto la soglia della povertà. Per quanto riguarda gli anziani che hanno superato la soglia del 65° anno di età e rimasti da soli, la quota dei poveri raggiunge il 20%. Tali percentuali appaiono in costante aumento e sono attualmente le più elevate degli ultimi sei anni, secondo dati Ufficio statistico. --------------------------------------------------------------(26 maggio) Boom di vendite per tour operator. Mercato delle vacanze estive: le agenzie stanno facendo quest’anno il pieno di prenotazioni per Italia, Croazia, Grecia e Spagna, tradizionali destinazioni dei cechi. Da record l’interesse per la formula first minute, che evidenzia un andamento del tutto diverso rispetto a quello dello scorso anno, quando furono in tanti ad aspettare l’ultimo momento per le prenotazioni, spesso senza riuscire a trovar posto nelle località preferite. --------------------------------------------------------------(30 maggio) Produttività del lavoro in calo. Lo rivela la Ocse, organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico. Nonostante i lavoratori dipendenti cechi nel 2016 abbiano lavorato il 2,5% in più di ore rispetto al 2015, l’economia ha rallentato. Le cifre evidenziano che nel 2016 per ogni ora di lavoro sono stati prodotti meno beni e servizi del 2015, una flessione che secondo quanto scrive il quotidiano sarebbe da ricondurre parzialmente a una struttura economica in parte ancora obsoleta, dove permane la prevalenza di produzioni a basso valore aggiunto.

VARIE (2 aprile) Record mondiale di Half marathon a Praga. A stabilirlo è la 23enne Joyciline Jepkosgei (Kenia) con il tempo sensazionale di 1h04:52, prima donna al mondo a scendere sotto la soglia dell’ora e cinque minuti (14 secondi in meno rispetto al precedente primato della connazionale Peres Jepchirchir). La Jepkosgei, atleta del RunCzech Racing Team, batte anche primati dei tempi parziali sui 10, 15 e 20 km. --------------------------------------------------------------(22 maggio) La morte di Božena Fuková. Aveva 82 anni ed è ricordata per aver avuto il coraggio, nell’ottobre del 1968, da deputato cecoslovacco, di votare contro l’occupazione del paese da parte delle forze sovietiche. Come lei si pronunciarono solo altri tre deputati. Lei era la più giovane. Nel 1969 le venne tolto il mandato parlamentare. --------------------------------------------------------------(23 maggio) Andrea Stramaccioni allo Sparta Praga. L’ex allenatore di Inter e Udinese firma un contratto biennale, da 1,5 milioni di euro a stagione, risolvendo il suo attuale impegno con il Panathinaikos. --------------------------------------------------------------(27 maggio) Slavia campione della Rep. Ceca. La festa arriva con la vittoria per 4 a 0 contro il Brno, otto anni dopo l’ultimo titolo nella Liga (18° della sua storia). Una vittoria per la quale si rivelano fondamentali gli investimenti dei nuovi proprietari del Cefc (China Energy Company Limited).


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Uni Gasket s.r.l. Unigasket S.R.L ViaLombardia Lombardia,1616 Via 24060 Villongo (BG) (BG) 24060 Villongo DIČ: IT01804760161 P.IVA 01804760161

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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 7 giugno al 31 agosto

Dall’8 giugno al 30 settembre

Dal 23 giugno al 7 gennaio

“Il volto sconosciuto del noto artista”, questo è il sottotitolo della mostra “Bob Dylan: on the road”, aperta per tutta l’estate al chiostro del Municipio della città vecchia di Praga. Pochi sanno infatti che il cantante, autore di poesie e romanzi e premio Nobel per la letteratura, si è dedicato anche alla pittura dei paesaggi americani visti mentre era in viaggio per concerti. Le tele esposte mostrano l’America di cinquant’anni fa tra grattacieli, ponti sospesi, ferrovie, motel e lunghe strade di periferia. Frutto della collaborazione tra la Galleria GOAP di Praga e la Halcyon Gallery di Londra, la mostra è completata da testi e dischi dell’autore e dalle fotografie di Alan Pajer, tra cui quella con Václav Havel scattata al concerto che Dylan tenne a Praga nel novembre 2005. www.prague.eu

Nella galleria galleggiante allestita in una delle barche ancorate sulla Vltava si tiene una retrospettiva dedicata ai sessant’anni di carriera di Karel Gott, icona della musica popolare ceca, soprannominato “l’usignolo d’oro” dall’omonimo concorso canoro che vinse per 41 volte. Lo show espositivo segue le tappe dello sviluppo artistico del cantante ma anche i cambiamenti socio-culturali con cui si è confrontato in mezzo secolo d’attività attraverso centinaia di oggetti: fotografie, poster, riproduzioni audio, video dei maggiori successi e di varie premiazioni, dischi d’oro e di diamante, costumi di scena, pagine di diario e omaggi dei fan. La mostra è organizzata dalla fondazione Richard Fux in collaborazione con il Museo Nazionale e prodotta dalla società BigMedia. www.gottmylife.cz

Il Castello di Miramare a Trieste ospita una mostra che porta per la prima volta in Italia parte della collezione dedicata al Liberty ceco ed europeo del Museo di arti decorative (UPM) di Praga. Un’accurata selezione di circa 200 opere – vetri e ceramiche, pitture e fotografie, mobili, tessuti e gioielli – per presentare quell’art nouveau che a cavallo tra Ottocento e Novecento rivoluzionò l’arte. Oltre a Gustav Klimt, Henri de Toulouse-Lautrec o Otto Wagner, ci saranno dodici opere di Alphonse Mucha, tra cui un acquerello di oltre sette metri per tre realizzato per il padiglione della Bosnia-Erzegovina all’Expo di Parigi del 1900. La mostra, che si tiene alle Scuderie e al Museo storico del Castello di Miramare, è promossa da quest’ultimo assieme al Polo museale del FVG e all’UPM. www.castello-miramare.it

From June 7th to August 31st

From June 8th to September 30th

From June 23rd to January 7th

“The Unknown Face of the Known Artist” is the subtitle of the exhibition “Bob Dylan: On the road”, open all summer long in the Cross Hall of the old Town Hall in Prague. It is less known that the singer, author of poems and novels and a Nobel Prize holder for literature, has also devoted himself to painting American landscapes seen while traveling for his concerts. The displayed canvases highlight America fifty years ago between skyscrapers, suspended bridges, railways, motels and long countryside roads. The exhibition is the result of the cooperation between the GOAP Gallery in Prague and the Halcyon Gallery in London. A great number of texts and records of the author as well as photographs of Alan Pajer, including the one with Václav Havel taken at the Bob Dylan concert in Prague, in November 2005 are complementing the exhibition. www.prague.eu

One of the boats anchored on Vltava hosts in its floating gallery a retrospective exhibit dedicated to the 60-years carrier anniversary of the Czech popular music icon, Karel Gott, also known as “the golden nightingale”. He won 41 times the homonymous singing contest. The exhibition follows the artistic development stages of the singer, as well as the socio-cultural changes he faced in half of century of activity by displaying hundreds of items: photographs, posters, audio and video reproductions of the greatest hits and various prizes, gold and diamond records, concert outfits, diary pages and fans’ tributes. The exhibition is organized by the Richard Flux foundation in collaboration with the National Museum and produced by BigMedia agency. www.gottmylife.cz

The Miramare Castle in Trieste hosts an exhibition that brings for the first time in Italy one part of the collection dedicated to the Czech and European Liberty belonging to the Museum of Decorative Arts (UPM) in Prague. The accurate selection of about 200 works comprises glass and ceramics, paintings and photographs, furniture, textiles and jewelry. It highlights the art nouveau that revolutionized this domain between the nineteenth and twentieth century. In addition to Gustav Klimt, Henri de Toulouse-Lautrec or Otto Wagner, the exhibit will display twelve works of Alphonse Mucha, including a watercolor of over seven on three meters created for the pavilion of Bosnia-Herzegovina at the Paris Expo in 1900. Showcased at the Stables and the Historical Museum of the Miramare Castle, the exhibition is promoted by the latter together with the FVG and UPM museums. www.castello-miramare.it

Bob Dylan: In viaggio

Bob Dylan: On the road

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Sabrina Salomoni

Gott, my life

Gott, my life

progetto repubblica ceca

Il liberty ceco a Miramare

The Czech Liberty in Miramare


appuntamenti events

FUTURE EVENTS

Sabrina Salomoni

Dal 13 luglio all’1 ottobre

Dal 19 al 22 luglio

Fino al 9 settembre

La Galleria regionale della città di Liberec prepara una grande rassegna sull’arte europea del XX secolo con oltre 150 opere di una sessantina di artisti, alcune mai esposte prima in Repubblica Ceca. Aperta fino al primo ottobre, l’esposizione presenta quadri, illustrazioni e sculture di Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Salvador Dalì, Jean Dubuffet, Francis Bacon e molti altri. Le opere sono parte della raccolta privata del collezionista e gallerista austriaco Helmut Klewan. Liberec è la terza e ultima città europea ad ospitare la mostra, che nei mesi scorsi ha già fatto tappa alla galleria Belvedere di Vienna e al Kunstsammlungen und Museen di Augusta ed è stata resta possibile dalla collaborazione di lunga data con quest’ultima istituzione. www.ogl.cz

Torna in luglio Colours of Ostrava, inserito nel 2016 nella top ten dei festival musicali estivi del quotidiano The Guardian e detentore di alcuni premi come evento musicale dell’anno grazie soprattutto alla spettacolare location tra le rovine industriali delle acciaierie ed ex miniere di Dolní Vítkovice. Dieci palcoscenici su cui si esibiscono oltre 150 gruppi in quattro giorni pieni di musica che spazia dal jazz al pop, dal rock alla world music. Il festival offre inoltre un ricco programma d’accompagnamento: dj, film, incontri e workshop, spettacoli teatrali, una zona design e alcune mostre. Tra le stelle di questa sedicesima edizione sono attesi la band americana Imagine Dragons, Jamiroquai, Norah Jones, LP, i francesi Justice e la band elettronica di Berlino Moderat. www.colours.cz

In occasione della Primavera culturale Ceco-tedesca 2017 che prevede una serie d’iniziative per i vent’anni dalla dichiarazione ceco-tedesca, la Galleria Nazionale di Praga, in collaborazione con l’ambasciata tedesca e il Goethe-Institut, ha allestito una personale sull’artista tedesco Gerhard Richter, tra i nomi più quotati del panorama artistico contemporaneo. Con oltre ottanta opere, ospitate a Palazzo Kinský, è la prima retrospettiva in Europa centrale su Richter e offre un panorama completo dei suoi sessant’anni d’attività: i ritratti delle figlie, composizioni monocromatiche e astratte, quadri fotorealistici, altri che hanno per tema la vita quotidiana, righe geometriche e soprattutto la storia, della Germania ma anche della sua famiglia e dell’arte stessa. www.ngprague.cz

From July 13th to October 1st

From 19th to 22nd of July

Until September 9th

The Liberec Regional Gallery organizes a great exhibition on the 20th century European art with over 150 works of about 60 artists, some never exhibited in Czech Republic. Open until October 1st, the exhibition displays paintings, illustrations and sculptures of Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Dubuffet, Francis Bacon and many more. The works are part of the private collection of the Austrian collector and gallerist Helmut Klewan. Liberec is the third and the last European city to host the exhibition, which in the past months has already made its way to Belvedere Gallery in Vienna and the Kunstsammlungen und Museen in Augsburg. The organization of this event was possible due to its long-standing collaboration with the latter institution. www.ogl.cz

Colors of Ostrava returns in July, after entering in 2016 in The Guardian’s top ten of the summer music festivals and receiving a few awards as the musical event of the year. This was mostly due to the spectacular location of the event situated between the industrial ruins of the steel mills and the former mines of Dolní Vítkovice. Ten stages are featuring over 150 groups in four days full of music ranging from jazz to pop, from rock to world music. The festival offers as well a rich accompaniment program: DJs, film, meetings and workshops, theatrical performances, a design area and a few exhibitions. Among the celebrities of this sixteenth edition, the following stars are expected to perform: the American band Imagine Dragons, Jamiroquai, Norah Jones, LP, the French band Justice and the electronic band Moderat from Berlin. www.colours.cz

The Czech-German Cultural Spring 2017 includes a series of initiatives dedicated to the twentieth anniversary of the Czech-German declaration. On this occasion, the Prague National Gallery in collaboration with the German Embassy and Goethe Institute have chosen to organize a solo exhibition of the German artist Gerhard Richter, one of the most famous names of the contemporary artistic scene. With over eighty works hosted at Kinský Palace this is the first retrospective on Richter organized in Central Europe. It offers a complete panorama of his sixty year activity: portraits of his daughters, monochrome and abstract compositions, photo realistic paintings and others focused on everyday life, geometric lines and most of all the history of Germany but also of his family and of art itself. www.ngprague.cz

Giacometti, Picasso, Chirico a Liberec

Giacometti, Picasso, Chirico in Liberec

Colours of Ostrava

Colours of Ostrava

progetto repubblica ceca

Gerhard Richter

Gerhard Richter

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QUEI RAGAZZACCI DEGLI ANNI NOVANTA THOSE BAD GUYS OF THE NINETIES

Un libro, una mostra, un ritorno di fiamma: i cechi si appassionano alle storie dei ribelli di vent’anni fa

Anarchici e skinhead, squatter e skater, gruppi uniti dalla musica techno, rap, punk, metal, ma anche sprayer e ap‑ passionati di giochi fantasy. Queste sono solo alcune delle comunità, dette in ceco ‘kmeny’, che spopolavano nella Cecoslo‑ vacchia degli anni ‘90. Sottoculture che sono presentate nell’esposizione Kmeny 90, visitabile fino al primo ottobre alla Galleria Morava di Brno.

La mostra prende le mosse dall’o‑ monimo libro scritto dal rapper ceco Vladimir 518, nome d’arte di Vladimír Brož che è anche illustra‑ tore, scenografo, autore di fumetti e graffiti. Non si tratta di un unico volume ma di una trilogia dedica‑ ta a questi gruppi alternativi che hanno fatto dello specifico stile di vita e abbigliamento, dei loro

atteggiamenti e valori una que‑ stione sociale e politica, un segno d’appartenenza a una corrente di pensiero diversa da quella imposta dal loro tempo. Nel 2011 Vladimir 518 decide di de‑ scrivere ventisei di queste comunità in un volume, Kmeny, che include testimonianze e interviste a chi le ha vissute in prima persona e oltre

di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

A book, an exhibition, a backfire: Czechs get passionate about the stories of the rebels of twenty years ago © ARCHIV V. HAVELKY

I membri della comunità techno in adorazione di alcune casse acustiche / Some members of the techno community, whose cult object were huge loudspeakers

Anarchists and skinheads, squatters and skaters, groups united by techno music, rap, punk and metal as well as sprayers and fans of fantasy games. These are just a few of the communities known in Czech as “kmeny”, which had a great success in Czechoslovakia

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in the 1990s. These subcultures are showcased in the exhibition Kmeny 90 that can be visited until October 1st at the Moravian Gallery in Brno. The exhibition originates in the homonymous book written by the Czech rapper Vladimir 518, the stage name

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of Vladimír Brož, illustrator, scenographer, author of comic books and graffiti artist. The book is not a single volume but a trilogy dedicated to these alternative groups that turned their specific life and clothing styles as well as their attitudes and values into a social and


cultura culture

© ARCHIV MORAVSKÉ GALERIE V BRNĚ

Vladimir 518

trecento fotografie. Il successo è ina‑ spettato e tale che nel marzo 2016 Česka televize manda in onda l’o‑ monimo ciclo di sedici documentari. Nel febbraio di quest’anno è invece il Teatro Nazionale di Brno a mettere in

scena un libero adattamento teatrale del testo. Nel 2013 nel frattempo è uscito il secondo volume, Kmeny 0. Se il pri‑ mo fa riferimento a un arco di tem‑ po ampio, questo è focalizzato solo

sul periodo della normalizzazione (1969-1989) quando gran parte delle sottoculture s’inseriva nel cosiddetto underground, opposizione alla cultu‑ ra ufficiale. Al loro sviluppo contribu‑ irono le repressioni del regime comu‑

political matter, a proof of belonging to a different current of thinking than the one imposed by their time. In 2011, Vladimir 518 decides to describe twenty-six of these communities in one volume, Kmeny, including testimonials and interviews of people who lived back then along with other three hundred photographs. The success was unexpected; in March 2016, the Czech Television broadcasted the same cycle of sixteen documentaries. Moreover, in February this year, the National Theatre of Brno put to stage a free theatrical adaptation of the text. The second volume, Kmeny 0 was being published in the meantime, in 2013. If the first one covers a wide period, the second one is focused on the normalization (1969-1989) when a great part of the subcultures was merged in the so called underground,

as an opposition to the official culture. The repression of the communist regime, the rigidity and the prevalent conservatism as well as the closure to all abroad influences contributed to the development of these subcultures. The 90s community The third book, Kmeny 90 was published last December and it highlights the history and the background of the 90s subcultures. This was a decade surrounded by an aura of romance and perceived as period of maximum freedom. It was often referred to as “the new 60s” due to the flourishing of the entire society that was seeking to restore itself after the political relaxation following the Velvet Revolution. “It’s a decade of research, ingenuity and enthusiasm”, says the author, “a key period for many reasons. However, one cannot see everything through

pink glasses”. As a few footages at the exhibition have shown, street racing was highly frequent in some communities, especially among skinheads and anarchists. Nevertheless, the nonconformist youth absorbed the new vibes from abroad and merged them into original forms. While the new communities that emerged in this period were highly inspirational for visual arts and design, some others disappeared. The common feature was indeed the close bond between their development and the social context; the dissidents, for example, were a meaningless group after the 1989 revolution. It was difficult to distinguish other categories because they were interlacing and influencing each other: the rappers were focused on graffiti; the hip-hop was typical for skaters. “I remember

progetto repubblica ceca

nista, la rigidità e il conservatorismo imperante, la chiusura verso ciò che arrivava dall’estero. Le comunità degli anni ‘90 A occuparsi della storia e dell’ambien‑ te delle subculture degli anni ‘90 è il terzo libro, Kmeny 90, uscito lo scorso dicembre. Un decennio avvolto da un’aura di romanticismo, concepito come un periodo di massima libertà e spesso definito come “i nuovi anni 60” per la fioritura dell’intera società che cerca di rimettersi in moto grazie al rilassamento politico che seguì la Ri‑ voluzione di Velluto. “È un decennio di ricerca, ingenuità ed entusiasmo” dice l’autore “un periodo chiave per molti motivi. Tuttavia non si può guardare tutto con lenti rosa”. Le risse in stra‑ da tra alcune comunità, in particolar modo tra skinhead e anarchici, erano all’ordine del giorno, come dimostrano alcuni filmati proiettati alla mostra. Ad ogni modo la gioventù anticon‑ formista assorbì nuovi impulsi dall’e‑ stero e li fuse in forme originali. Nac‑ quero nuove comunità che con la loro estetica furono d’ispirazione per l’arte visiva e il design, altre scomparvero. Il tratto comune a tutte era infatti that the free techno scene attracted many graffiti and punk fans or rappers”, confesses the author, who was an active part of the techno wave, like many others. He succeeded to borrow authentic black books from his sprayer colleagues and friends. “It is dif-

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lo stretto legame tra il loro sviluppo e il contesto sociale; i dissidenti, ad esempio, erano un gruppo che perse senso dopo la rivoluzione del 1989.

Altre categorie erano difficili da di‑ stinguere perché s’intersecavano e influenzavano a vicenda: i rapper si dedicavano ai graffiti, l’hip hop

era tipico degli skater. “Ricordo che la scena free techno risucchiò molti graffitari, punk o rapper” testimonia l’autore che è stato parte attiva della corrente techno, come di varie altre. Dai suoi colleghi e amici sprayer è riuscito ad avere in prestito degli au‑ tentici black book. “È difficile trovarli esposti, sono segreti” spiega Vladimir 518, che ha preso il suo pseudonimo dal numero della legge che colpiva proprio gli sprayer. “Gli album e i dise‑ gni sono la cronaca personale dei wri‑ ter. Un tempo li tenevano sotto chiave in posti segreti, avevano paura che li trovasse la polizia”. I primi writer era‑ no poi metallari. “Proprio i loghi delle band metal hanno paradossalmente permesso la nascita della scena dei graffiti” continua il curatore. Loghi che occupano l’intera parete dedicata alla sezione metal. “Siamo riusciti a mettere assieme materiali che rispecchiano al meglio gli anni ‘90” ha detto Vladimir 518 all’inaugurazione. Quegli anni che fu‑

ficult to find them exposed, they are secret”, explains Vladimir 518, who took his nickname from the law that was directed specifically against the sprayers. “The albums and drawings

are the writers’ personal chronicle. They were keeping them locked up in secret places and were afraid that the police might find them”. The first writers were the Metal fans. “Paradoxi-

cally the metal bands’ logos allowed the graffiti scene to emerge” follows the researcher. Some logos that were taking up the entire wall were dedicated to the metal section.

© ARCHIV MORAVSKÉ GALERIE V BRNĚ

Václav Havel in una fotografia dell’artista Jiří David / Václav Havel in a photo by the artist Jiří David

Le giacche e altri oggetti di vari gruppi musicali degli anni ‘90 / Some jackets and other objects belonging to various musical groups of the 90s

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© ARCHIV MORAVSKÉ GALERIE V BRNĚ

progetto repubblica ceca


cultura culture

© ARCHIV MORAVSKÉ GALERIE V BRNĚ

pareti e dei nomi del proprio gruppo preferito stampati sulle giacche di jeans. Gli spazi dell’esposizione sono pieni di oggetti di culto, a partire dal‑ la gigantesca cassa acustica che riem‑ pie la prima sala. Di fronte sono ap‑ pese ruote decorate con spirali, quelle che gli organizzatori dei techno party facevano girare per ipnotizzare i fan e immergerli ancor più nella trance della musica. Tra le pagine del libro si scopre tra l’altro che il primo techno party ceco si tenne nel 1994 alla Casa municipale di Praga, o meglio nel Klub Repre situato nel suo sotterra‑ neo. Ci sono poi giacche con toppe e borchie, i pattini a rotelle costruiti a mano dai primi skater, il campionato‑ re Akai usato agli esordi da complessi sperimentali come i Tata Bojs, compu‑ ter e console, macchine per la stampa

e fotocopiatrici che allora erano l’e‑ quipaggiamento basilare di ogni clan visto l’incalcolabile numero di riviste e giornaletti stampati. Ci si può anche divertire a provare i giochi di allora sui cabinati a disposizione. Infine vanno citate le opere di due artisti formatisi tra le fila delle subculture: i ritratti fo‑ tografici di Václav Havel e Václav Klaus di Jiří David e la curiosa installazione di Krištof Kintera, un bambolotto che sbatte la testa contro il muro e i cui monotoni colpi fanno da sottofondo alla visita della Galleria. Ma il pezzo forte dell’esposizione, l’in‑ stallazione che non passa inosservata e fin da subito ha fatto discutere, è il carro armato dipinto di rosa dall’ar‑ tista David Černý nel 1991, simbolo per eccellenza della libertà di parola di quel decennio. Giunto dal Museo

Tecnico Militare di Lešany, dove ri‑ corda il primo carro armato sovietico che entrò a Praga nel maggio 1945, occupa lo spazio di fronte alla Chiesa Rossa di Piazza Komenský. “Le azioni che si svolgevano su strade e piaz‑ ze erano una parte integrante della libertà d’espressione degli artisti di quel periodo” ha detto il direttore della Moravská galerie, Jan Press. “Per questo abbiamo deciso di posizionare quest’opera iconica in un luogo pub‑ blico e ricordare quell’atmosfera”. I pa‑ reri della gente sono discordi. “È una cosa insolita, questo sì, ma a me l’idea piace” dice Marek, di Brno. Di tutt’al‑ tra opinione Pavel: “Quell’infamante carro armato è il simbolo di una totale mancanza di rispetto verso i soldati dell’Armata rossa che sono morti per liberare la nostra terra dai nazisti, una

rono l’epoca delle serate danzanti che duravano fino a mattina e degli espe‑ rimenti con le droghe, di musicasset‑ te e walkman, dei poster attaccati alle “We managed to put together materials that best reflect the 90s”, said Vladimir 518 at the inauguration. Those years were the period of dancing soirées that lasted until morning and of experiments with drugs, tape recorders and walkmans, posters attached to the walls and the names of the favourite band printed on jeans jackets. The exhibition areas are full of cult objects, starting with the giant acoustic box that fills up the first room. On the front side, they suspended spiral wheels, just like those used by the techno party organizers to hypnotize fans and immerse them even more in the music trance. Furthermore, the book reveals that the first Czech techno party took place in 1994, at the Prague Municipal House or rather in the underground of Klub Repre. Then we have jackets with patches and studs, hand-made roller skates created by the first skaters, the Akai sampler used in the beginnings of experimental complexes such as Tata Bojs, computers and consoles, printing and photocopying devices which were

© KAMIL TILL

I blackbooks con gli schizzi dei graffitari / Black books with the sketches of the writers

back then the basic equipment of each clan, given the incalculable number of magazines and newspapers that were printed. One could even have fun trying out the games of those times on the arcade cabinets made available for the

public. Finally, the works of two artists who emerged from the subcultures need to be mentioned: Jiří David’s portraits of Václav Havel and Václav Klaus and the curious installation of Krištof Kintera, a doll slamming his head against

progetto repubblica ceca

the wall whose monotonous hitting sounds fill the background while visiting the Gallery. However, the central piece of the exhibition is the pink tank painted by David Černý in 1991; its installation

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profanazione ai monumenti ai caduti”. C’è poi chi non è d’accordo con la col‑ locazione del veicolo; il movimento Žít Brno fa notare ad esempio che rovina la panoramica della centrale via Huso‑ va e non si sposa bene all’urbanismo del XIX secolo. Le proteste non si sono limitate alle parole. Solo una settimana dopo

la sua comparsa in città, il carro armato è stato coperto da un telo blu con la scritta Slušní lidé (Gen‑ te perbene), nome del movimento che ha rivendicato il gesto su Face‑ book con le parole: “Slušní lidé non si lasciano comprare dai tedeschi” e minacciando che si tratta solo dell’inizio delle proteste poiché il

carro armato rosa “è uno scherno a tutti gli eroici liberatori e com‑ battenti della resistenza”. Solo due giorni più tardi gli attivisti del Club militare di Brno ne hanno ridipinto una parte di quel verde che gli era proprio. Comunque sia, ha fatto parlare e sicu‑ ramente ha portato non pochi visita‑

does not go unnoticed and stirred up discussions from the very beginning. It is a symbol of that period’s freedom of speech par excellence. Coming from the Lešany Military Technical Museum where it stands as the first Soviet tank that entered Prague in May 1945, the pink tank occupies the space in front of the Red Church of Komenský Square. “The actions that took place on streets and in squares were an integral part of the artists’ freedom of speech in that period”, said Jan Press, the director of the Moravian Gallery. “This is why we decided to place this

iconic work in a public place and revive that atmosphere”. There are many controversial opinions. “It’s an unusual thing, indeed, but I like it”, says Marek, from Brno. Pavel views things completely different: “That infamous tank is the symbol of an utter lack of respect for the Red Army soldiers who have died to free our land from the Nazis, a desecration to the monuments and the lost ones”. On the other hand, some do not agree with the relocation of the vehicle; the movement Žít Brno highlights, for example, that the pink tank ruins

the panorama of the central Husova Street and does not blend well with the 19th-century architecture. The protests are not only verbal ones. Only a week after its appearance in the city, the tank was covered with a blue cloth bearing the inscription Slušní lidé (Decent people), name of the movement that attributed itself the act on Facebook using the words: “Slušní lidé do not allow themselves to be bought by the Germans”. They are threatening that this is only the beginning of protests, as the pink tank is “a joke for all the heroic liberators and fighters

Il carro armato rosa di David Černý in piazza Komenský a Brno / David Černý’s pink tank in Komenský Square, Brno

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cultura culture

© FRANTIŠEK ORTMANN

Due momenti dell’inaugurazione della mostra / Two photos taken on the day of the opening of the exhibition

of resistance”. Only two days later, the activists of the Military Club of Brno painted one side of the tank in the green colour that characterizes their organization. However, its presence stirred up the spirits and it certainly brought a great number of visitors to the exhibition. The inauguration was declared to have been the most successful event in the history of Moravian Gallery. It attracted so many people that in the afternoon there was already a 50m queue in front of the museum. In the first seven hours of the opening, more than two thousand people have been visited the exhibition. Some added iniquitous comments that the success should be attributed to the party and outdoor concert organized for this event that attracted more than six thousand people who have not been intimidated by the rain. As in the case of other initiatives, several aspects have certainly contributed to the success of this event. Among these, we must highlight the nostalgia

of reviewing objects from a recent past, that almost disappeared, and recreating the free spirit, passion and origi-

nality once shared. These were typical features of those various communities that “are precious islands of diversity

tori alla mostra. L’inaugurazione, de‑ cretata l’evento di maggior successo nella storia della Moravská galerie, ha attirato talmente tanta gente che già nel pomeriggio c’era una coda di 50 metri davanti al museo. Nelle prime sette ore d’apertura è stata visitata da oltre duemila persone. Qualcuno commenta malignamente che il me‑ rito è dovuto al party e al concerto in strada organizzati per l’occasione che hanno attirato oltre seimila persone che non si sono lasciate intimorire nemmeno dalla pioggia. Sicuramente avranno contribuito, come per altre iniziative, la nostalgia nel rivedere oggetti di un passato recente ma ormai quasi scomparsi e riassaporare quello spirito libero, pas‑ sione e originalità che accomunavano ed erano un tratto tipico di quelle va‑ rie comunità che, come le tratteggia il coautore di Kmeny 90, Karel Veselý, “in un mondo che tende all’omologa‑ zione della vita, sono preziose isole di diversità”. in a world that tends to globalize”, just as described by Karel Veselý, the coauthor of Kmeny 90.

© FRANTIŠEK ORTMANN

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TRA PENNELLO E COMPASSO

Quando si parla di Art Nouveau, af‑ fiora subito alla mente il nome di colui il quale ha caratterizzato più di ogni altro questo straordinario stile, con la sua tecnica inconfondibile e le creazioni geniali: Alfons Maria Mucha (1860-1939). Il pittore e decoratore ceco, famoso in tutto il mondo, è stato autore di stu‑ pendi dipinti, illustrazioni, cartoline e disegni, ma anche di gioielli e altre meraviglie dell’arte applicata, frutto di un percorso artistico personale che, ripensando in modo originale elementi del passato, ha dato vita a un linguaggio che ha aperto all’arte prospettive nuove di sviluppo. Le creazioni più famose di Alfons Mucha hanno quasi sempre come elemento principale la figura femmi‑ nile, nella sua doppia inclinazione di

L’adesione alla Massoneria di Alfons Mucha, un aspetto dell’uomo e dell’artista ancora poco conosciuto di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

Alfonso Mucha and his dedication to Freemasonry, an aspect of the man and the artist who is still little known

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When we talk about Art Nouveau, the name of the one who has characterized more than any others have this extraordinary style with his unmistakable technique and genial creations quickly comes to mind: Alfons Maria Mucha (1860-1939). Famous all around the world, the Czech painter and decorator is the author of astonishing paintings, illustrations, postcards and drawings. Alfons Mucha is also a creator of jewelry and other marvels of applied art. All his creations are the outcome of a personal artistic journey that created a language to open new expansion horizons to art by originally rethinking elements of the past. The most famous creations of Alfons Mucha have usually the feminine figure as a main element, in her double role of an angel-women and femme-fatale. Mucha’s woman, full of sensuality and eroticism is represented in extraordinary graphic

compositions through wavy and dynamic lines that combine the human element with floral shapes. She is the archetype of the eternal feminine and becomes the example that synthesizes the aesthetic canons of the beauty concept of an entire era. It is impossible not to be fascinated nowadays by the brilliant bright posters such as those created for the “divine” Sarah Bernhardt. She was the artist’s immortal muse, the very symbol of Art Nouveau and Belle Époque, which made Mucha one of the best known and sought for artists of his time. In addition to the image of a brilliant painter, there is an aspect less famous but much more intimate of Alfons Mucha, a side less known of the man and artist. Like many great artists and writers of that era, Mucha was equally Un’allegoria della massoneria / An allegory of Masonry

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storia history

BETWEEN BRUSH AND COMPASS donna angelo e femme fatale. Rap‑ presentata in composizioni grafiche straordinarie dalle linee ondulate e dinamiche che mettono insieme l’e‑ lemento umano con forme floreali, la donna di Mucha, carica di sensualità ed erotismo, si configura come arche‑ tipo dell’eterno femminino e diventa l’esempio che riassume i canoni este‑ tici dell’idea di bellezza di un’epoca. Impossibile non rimanere affascinati ancora oggi davanti ai manifesti pubblicitari dai colori brillanti, come quelli realizzati per “la divina” Sarah Bernhardt, musa immortale dell’arti‑ sta, simbolo stesso dell’Art Nouveau e della belle époque, che resero Mucha uno degli artisti più noti e ricercati del suo tempo. Ma oltre a quello del pittore genia‑ le esiste un volto meno noto e più

intimo di Alfons Mucha, un aspetto dell’uomo e dell’artista ancora poco conosciuto. Come molti grandi arti‑ sti e letterati di quegli anni, anche Mucha si interessò all’esoterismo che considerò parte importante della propria vita e arte. A Parigi, partecipò spesso a sedute spiritiche, seguì gli incontri e fu in contatto con esponenti della Società Teosofica e di altri circoli occultisti della capitale. Nei caffè pari‑ gini discuteva di scienze occulte e spi‑ ritualità con importanti esoteristi del tempo, ma l’evento che ne influenzerà maggiormente la vita e l’arte sarà la sua adesione alla Libera Muratoria. Mucha si avvicinò alla massoneria nel 1897 e un anno dopo, il 25 gennaio del 1898, fu iniziato all’età di 38 anni nella loggia parigina “Les Insépa‑ rables du Progrès” appartenente al

Grande Oriente di Francia. Da allora l’artista rimase sempre fedele agli ideali massonici fino al giorno della sua morte. Le conoscenze acquisite in loggia e lo studio del simbolismo esoterico esercitarono sulla sua opera artistica un’influenza straordinaria. Ciò è particolarmente evidente in

lavori importanti quali, ad esempio, “Le Pater” e “L’Epopea slava”. “Le Pa‑ ter” è un volume illustrato pubblica‑ to a Parigi il 20 dicembre 1899, circa un anno dopo la sua iniziazione alla massoneria, in cui Mucha unisce l’e‑ lemento artistico e quello letterario con la sua visione religiosa e filosofica

interested in esotericism that he considered an important part of his life and art. In Paris, he often attended spiritual sessions, followed the meetings and was in contact with members of the Theosophical Society and other occult circles of the capital. In Parisian coffee shops, he was discussing occult sciences and spirituality with the most important esotericists of the time. However, the event that greatly

influenced his life and art was his adherence to the Freemasonry. Mucha approached the Masonry in 1897 and one year later, at age 38, on January 25th 1898, he was initiated in the Parisian Lodge “Les Inséparables du Progrès” belonging to the Grand Orient of France. Since then onwards the artist remained faithful to Masonic ideals until the day of his death. The knowledge he gained in the Lodge and

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dell’esistenza. Il risultato è un’inter‑ pretazione in chiave esoterica della più importante preghiera cristiana in cui risalta il simbolismo iniziatico che l’autore concepisce per lanciare alle giovani generazioni un messaggio di

speranza sul futuro dell’Umanità. In‑ teressante è la coesistenza in Mucha della sua profonda e sentita educazio‑ ne cattolica con la scelta di diventare massone, due cose che il pittore non vide mai in contraddizione tra loro.

La interessante coesistenza in Mucha di una profonda e sentita educazione cattolica con la scelta di diventare massone Mucha: the interesting coexistence of a profound and sincere catholic education with the choice of becoming a mason

Autoritratto / Selfportrait, 1899

the study of esoteric symbolism had an extraordinary influence on his artistic work. This is particularly noticeable in important works such as “Le Pater” and “The Slav Epic”. “Le Pater” is an illustrated volume published in Paris on December 20th 1899, approximately

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one year after his initiation in the Masonry. In this volume, Mucha combines the artistic and literary element with his religious and philosophical vision of existence. The result is an esoteric interpretation of the most important Christian prayer in which the initiatory

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Lasciata la Francia, dopo un soggior‑ no negli Stati Uniti, Mucha tornò in Europa per stabilirsi a Praga. Qui si adoperò subito per la rifondazione della massoneria nel nuovo stato ce‑ coslovacco e la diffusione di questa nella regione. Partecipò attivamente alla fondazione di alcune logge mas‑ soniche in Boemia tra cui, nel 1919, la prima loggia di lingua ceca “Jan Amos Komenský”, ancora oggi esistente e operativa con il nome di “Loggia Comenius” all’obbedienza della Gran Loggia della Repubblica Ceca (VLČR). Per la Comenius, Mucha, realizzò anche un gioiello di loggia e altret‑ tanto fece per altre logge di quegli anni. Fu attivo anche nella loggia “Josef Dobrovský” di Plzeň, anch’es‑ sa ancora oggi esistente. In quegli anni il pittore aveva già raggiunto gli alti gradi della massoneria (era stato insignito del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato) ed eletto Gran Maestro della Gran symbolism conceived by the author in order to pass young generations a message of hope on the future of Humanity is highlighted. The coexistence of his profound and sincere catholic education with the choice of becoming a mason, are two things in which the painter never saw contradiction. He left France and after a stay in the United States, Mucha returned to Europe to settle in Prague. Here he started working immediately on the refounding of the new Czechoslovakian state’s Masonry and its dissemination in the region. He actively took part in the founding of some masonic lodges in Bohemia among which, in 1919, the first Czech speaking lodge “Jan Amos Komenský”, still existing today and functioning as “Lodge Comenius” under the obedience of the Grand Lodge of the Czech Republic (VLČR). For the Comenius Lodge, Mucha even created a lodge jewelry and he did the same for many other lodges in that period. He even played an active part in the lodge “Josef Dobrovský” of


storia history

Loggia Cecoslovacca, divenendo di fatto la guida spirituale e morale dell’Ordine. L’8 giugno 1922 si recò, con una delegazione del Supremo Consiglio del Rito Scozzese ceco‑ slovacco, a Losanna per ottenere

il riconoscimento internazionale dell’istituzione massonica nazio‑ nale. Nel 1923 fu nominato anche Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozze‑ se Antico e Accettato cecoslovacco,

raggiungendo così i più alti gradi iniziatici dell’Istituzione. Riottenne questa prestigiosa carica anche nel 1930. Nelle sue opere Mucha te‑ stimonia la convinta adesione alla massoneria, promotrice nella Ceco‑

slovacchia del tempo degli ideali di fratellanza, libertà, uguaglianza e impegnata attivamente nella crea‑ zione delle più importanti istituzio‑ ni culturali e civili del nuovo Stato. Mucha può essere considerato, e di

Alfons Mucha con l’abito e le insegne massoniche / Alfons Mucha in Freemason’s regalia

Plzeň, still active nowadays. In those years the painter had already reached the high degrees of Freemasonry (he was granted the grade 33° of the Ancient and Accepted Scottish Rite) and was elected Grand Master of the Grand Lodge of Czechoslovakia, be-

coming in fact the spiritual and moral guide of the Order. On June 8th 1922, he went to Lausanne to obtain the international recognition of the national Masonic institution, accompanied by a delegation of the Czechoslovakian Supreme Council of the Scottish

Rite. In 1923, he was even named Sovereign Grand Commander of the Supreme Council of the Ancient and Accepted Scottish Rite of Czechoslovakia, thus reaching the highest degrees of the Organization. This prestigious title was even re-awarded to him in

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1930. In his works, Mucha expresses his commitment to his adherence to Freemasonry. In Czechoslovakia, the organization was a promoter of the times of brotherhood ideals, freedom, and equality and actively engaged in the creation of the most important

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fatto lo è, il padre della moderna massoneria cecoslovacca, grazie al suo grande impegno umano e arti‑ stico per essa. Molte sono, infatti, non solo le opere dell’artista ispi‑

rate al suo simbolismo, ma anche quelle che Mucha realizzò per la massoneria. Tra queste vari gioielli di loggia, calici per le agapi rituali, grembiuli e altri paramenti per gli

ufficiali della Gran Loggia cecoslo‑ vacca. Oggi alcune di queste realiz‑ zazioni sono ospitate in vari musei cechi. Altrettanto numerosi sono i documenti massonici siglati con la sua firma e conservati negli archivi della VLCŘ; materiale prezioso per ricostruire sia la sua biografia sia le vicende della massoneria nelle Terre Ceche. Ma c’è anche un’altra opera, come abbiamo detto, in cui è possibile vedere l’influenza concreta che il pensiero esoterico ha esercitato sull’artista. Si tratta del suo più importante capolavoro, frutto del profondo amore che egli sentiva per la sua patria e per tutti i popoli slavi che sognava liberi dal giogo della dominazione straniera. Si trat‑ ta, naturalmente, dell’Epopea Sla‑ va, una serie di 20 dipinti a sfondo storico-mitologico al quale l’artista lavorò dal 1910 al 1928. In questa opera di straordinaria bellezza, le figure umane simboleggiano le forze che ispirano l’esistenza e ogni suo elemento è carico di significati esoterici. L’opera venne ultimata nel 1928 e nello stesso anno donata alla città di Praga per celebrare il decimo anniversario della proclamazione della Repubblica. Mucha realizzò altri dipinti a sfondo esoterico e uno in particolare, poco conosciuto, che raffigura l’appren‑

cultural and civil institutions of the new State. Mucha can be considered, and in fact, he really is, the father of modern Czechoslovakian Masonry, due to his great human and artistic commitment to it. Indeed, many of the artist’s works were inspired by its symbolism but just as well, he created a great number of works for the Masonry. Among these, there are various Lodge jewelry, chalices for the ritual agapes, aprons and other outfits for the officers of the Grand Lodge of Czechoslovakia. Nowadays, some of these accomplishments are hosted in various Czech museums. Likewise,

there are many Masonic documents signed by Mucha and kept in the archives of VLCŘ; it is a valuable material for the reconstruction of both his biography and the events of the Freemasonry in the Czech lands. Nevertheless, as shown before, there is another work where one can see the real influence played by the esoteric thinking on the artist. It is his greatest masterpiece, the fruit of the profound love that he was feeling for his country and for all Slavic people whom he wished free from the foreign domination. This is, by all means, “The Slav Epic”, a series of 20 historical-

mythological paintings. The artist worked on these from 1910 to 1928. In this work of extraordinary beauty, human figures symbolize the forces that inspire the existence and each of its elements is charged with esoteric meanings. The work was completed in 1928 and in the same year, it was donated to the city of Prague to celebrate the tenth anniversary of the proclamation of the Republic. Mucha created other esoteric paintings and one in particular, less known, depicting the Masonic apprentice carrying out his symbolic work on the rough stone, a symbol of his interior-

Il manifesto pubblicitario di Mucha per Bières de la Meuse / Mucha’s poster for Bières de la Meuse, 1897

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storia history

dista massone intento a compiere il suo lavoro simbolico sulla pietra grezza, simbolo della sua interiorità. Questo dipinto è oggi proprietà del‑ la Gran Loggia della Repubblica Ceca insieme ad altre opere d’arte realizza‑ te dall’artista.

Quando il 15 marzo 1939 i tedeschi invasero la Cecoslovacchia, Mucha ri‑ copriva ancora il ruolo di guida della massoneria ceca e anche per questa ragione, insieme alla colpa di essere un patriota, fu una delle prime vit‑ time della Gestapo che lo arrestò e

sottopose a vari interrogatori. A causa dell’età avanzata e per lo stress do‑ vuto agli eventi tragici, le condizioni di salute dell’artista peggiorarono e pochi mesi dopo, il 14 luglio 1939, Mucha morì. Oggi le sue spoglie ri‑ posano nel cimitero Monumentale

di Vyšehrad a Praga. Nel 1999 la Gran Loggia della Repubblica Ceca in onore del suo compianto e amato Gran Ma‑ estro, dedicò alla memoria del grande artista una loggia di lingua francese tutt’oggi attiva: la “Alphonse Mucha” n.7 all’Oriente di Praga.

Alfons Mucha mentre lavora all’Epopea Slava nel 1920 / Alfons Mucha working on the Slav Epic cycle in 1920

ity. Nowadays, the Grand Lodge of the Czech Republic owns this painting along with other works of art created by the artist. When the Germans invaded Czechoslovakia on March 15th 1939, Mucha

still had the leading role of Czech Freemasonry. For this reason, along with the blame of being a patriot he was one of the first victims of the Gestapo. He was arrested and subjected to various interrogations. Because of old age

and stress caused by tragic events, his health conditions worsened and a few months later Mucha died, on July 14th 1939. Today, his remains lie in the Monumental Cemetery of Vyšehrad in Prague. In 1999, the Grand Lodge

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of the Czech Republic in honor of its late and beloved Grand Master dedicated to the memory of the great artist a French language lodge, still active nowadays: “Alphonse Mucha” no.7 under the Orient of Prague.


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ŠVANKMAJER, IL GURU DELL’ANIMAZIONE CECA ŠVANKMAJER, THE GURU OF CZECH ANIMATION Grazie a una fruttuosa campagna di crowdfunding, sono in corso le riprese di Hmyz, il nuovo e ultimo film del genio del surrealismo di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

Thanks to a successful crowdfunding campaign, the filming of Hmyz, the latest and last film of the genius of surrealism, is finally underway

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Jan Švankmajer è tornato. Non po‑ trebbe arrivare una notizia migliore in un momento piuttosto stagnante del cinema ceco. Se nella scena ar‑ tistica ceca contemporanea sono le sculture e le idee provocatorie di Da‑ vid Černý a sconvolgere e turbare il pubblico, non è passato molto tem‑ po da quando anche il cinema faceva la sua parte, con Švankmajer sempre in prima linea. Dal 2010, anno del suo ultimo lungometraggio, Přežít svůj život (Sopravvivere alla propria vita), si è fortemente sentita la mancanza Jan Švankmajer is back. And no better news could arrive in a rather stagnant period in Czech cinema. If in the contemporary Czech art scene, the sculptures and provocative ideas of David Černý play the role of shocking and disturbing the public, it was not a long time ago when cinema also played its part, with Švankmajer always at the forefront. Since 2010, the year of his last feature film, Přežít svůj život (Surviving life), we have severely missed the limitless creativity of the Prague-born director, who has been dubbed “the puppeteer of the subconscious”, and even the “Luis Buñuel of puppets, buttons, paper and clay”. The nickname refers to the common, everyday objects the author used for his stop-motion animation, magic with which he spellbinded the world. However, despite earning the esteem of countless international directors such as Tim Burton, Guillermo Del Toro,

© CZECH CENTRE THE HAGUE

the Quay Brothers and Henry Selick, Švankmajer’s toughest job has always been gathering the funds necessary to produce his work. However, for his latest project, an original solution was found. In May 2016, Athanor Production Co. launched a crowdfunding campaign on the Indiegogo website in order to collect the

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$150,000 needed for the film production. In the end, the figure reached was well above expectations, an impressive sum of $287,000, which will allow the producers to cover all the costs involved in the animation process. It is thanks to this campaign that now, after five years of preparation, the filming of Hmyz (Insects) is underway,


cinema

della creatività infinita del regista praghese, ribattezzato “il burattinaio del nostro inconscio”, o “il Luis Buñuel dei pupazzi, dei bottoni, della carta e della creta”. Soprannome che ci ricorda gli ogget‑ ti comuni che l’autore usava per le animazioni a passo uno (o in inglese “stop-motion”), magie con cui ha me‑ ravigliato il mondo. Ma nonostante si sia guadagnato la stima di tanti re‑ with the movie expected to arrive in Czech theatres in 2018. This is a surreal project, based on the theatrical work From the Life of Insects (Ze života hmyzu, 1921), written by the Čapek brothers (Karel and Josef), but reinterpreted in a decisively Kafkian tone.“The Čapek brothers’ play is very “misanthropic”. I’ve always liked that – bugs behave as human beings, and people behave as insects. My screenplay extends this misanthropy further while also reflecting Franz Kafka and his famous Metamorphosis”, explains the filmmaker. As a matter of fact, the shadow of Kafka is always present in the fantastic universes created by the artist, in which the influences of Edgar Allan Poe, Lewis Carroll, and directors like Federico Fellini and Luis Buñuel are frequently seen, a cinema, therefore, where the seventh art, literature and visual arts converge.

gisti internazionali del calibro di Tim Burton, Guillermo Del Toro, i fratelli Quay e Henry Selick, la componente più difficile del lavoro di Švankmajer è sempre stata la ricerca dei fondi per finanziare i suoi lavori. Per il suo ultimo progetto, però, è stata trovata una soluzione origina‑ le. Nel maggio del 2016 la Athanor Production Co. ha lanciato una cam‑ pagna di crowdfunding (ovvero di finanziamento collettivo) attraverso il sito Indiegogo, allo scopo di racco‑ gliere 150.000 dollari necessari per il film. La somma raggiunta alla fine è stata ben al di sopra delle aspettative, 287.000 dollari, il che permetterà ai produttori di coprire tutti i costi del processo di animazione. Oggi così, dopo cinque anni di pre‑

parazione, sono in corso le riprese di Hmyz (Insetti), film che dovrebbe ar‑ rivare nelle sale ceche nel 2018. Si tratta di un progetto surreale, basato sull’opera teatrale Dalla vita degli insetti (Ze života hmyzu, 1921), scritta dai fratelli Čapek (Karel e Josef), ma riletta in chiave decisiva‑ mente kafkiana. “La pièce dei fratelli Čapek è molto misantropica e mi è sempre piaciuta l’idea degli insetti che si comportano come umani, e degli umani che si comportano come insetti. Il mio copione amplia la mi‑ santropia, rispecchiando anche Franz Kafka, ed il suo famoso racconto “La metamorfosi””, spiega il cineasta. In realtà l’ombra di Kafka è presente in tutti gli universi fantastici creati dall’autore, in cui si rivedono spesso

anche le influenze di Edgar Allan Poe, Lewis Carroll, e di registi come Federi‑ co Fellini e Luis Buñuel – un modo di fare cinema, dunque, in cui convergo‑ no settima arte, letteratura e arti visi‑ ve. I suoi film riflettono le sue radici. Nato il 4 settembre 1934, il regista ha vissuto immerso nella cultura della capitale, dove è cresciuto e ha studia‑ to all’Accademia delle belle Arti, spe‑ cializzandosi in rappresentazioni con i burattini, regia e scenografia. Duran‑ te gli studi, si è interessato particolar‑ mente alla Praga cinquecentesca di Rodolfo II d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, alla sua corte e soprattutto al pittore di corte, Giu‑ seppe Arcimboldo (Milano, 5 aprile 1526 – Milano, 11 luglio 1593). Il fa‑ moso ritratto che quest’ultimo fece di

© LONDON CZECH CENTRE

The Inner Life of Objects: La mostra tenuta a Londra per festeggiare i cinquant’anni dal primo film di Švankmajer / An exhibition held in London to celebrate the 50th anniversary of Jan Švankmajer’s first film

Yet his films above all, reflect his roots. Born on September 4, 1934, the director grew up immersed in the culture of the capital, where he grew up and studied at the Academy of Fine Arts, specializing in performances with pup-

pets, direction and scenography. During his studies, he was particularly interested in the sixteenth century Prague of Rudolf II of Habsburg, Holy Roman Emperor, his court and especially the court painter, Giuseppe Arcimboldo

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(Milan, April 5, 1526 – Milan, July 11, 1593). The famous portrait he made of Rudolf II, a constellation of fruits and vegetables, was one of Švankmajer’s key inspirations. It is sufficient to mention the opening sequence of his short

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Rodolfo II, una costellazione di frutti ed ortaggi, è stata una delle ispira‑ zioni chiave dell’arte di Švankmajer. Basti pensare alla prima sequenza del suo cortometraggio Možnosti dialogu (Le possibilità di dialogo, 1983), con tre teste costituite da oggetti comuni, frutti che somigliano alle “teste com‑ poste” di Arcimboldo, le sue nature morte agglomerate a formare pro‑

fili. Oltre a vincere l’Orso d’oro per il miglior cortometraggio al Festival di Berlino del 1983, è anche considerato dal regista Americano Terry Gilliam come uno dei dieci migliori film d’a‑ nimazione mai realizzati. Eppure, sebbene il Manierismo Ita‑ liano ed Europeo del Cinquecento ed il teatro dei burattini siano due influenze importanti, la corrente più visibile nel suo cinema è decisiva‑ mente quella del surrealismo. Non mancavano i registi cecoslovacchi negli anni ‘60, i cui lavori erano con‑ siderati surrealisti, come Jan Němec, Věra Chytilová, Pavel Juráček, Štefan Uher e Juraj Jakubisko, ma va sot‑ tolineato che nemmeno uno di loro era mai stato membro di un gruppo surrealista, ed in realtà si trattava solo di toni ed influenze presenti nei loro film, una categorizzazione ap‑ prossimativa. Secondo Švankmajer c’è stato un gran malinteso riguardo al surrealismo, che secondo il regista non è un movimento artistico e viene

spesso confuso con l’assurdità. “Il sur‑ realismo è un modo per percepire la vita ed il mondo. Lo descriverei come una visione magica della vita”, spiega il regista praghese in una intervista pubblicata sul sito di Indiegogo. Ag‑ giunge che il surrealismo gli ha anche dato la possibilità di sviluppare la sua immaginazione in modi inaspettati. Naturalmente, è anche giusto non trascurare il ruolo della sua defun‑ ta moglie ed ex-collaboratrice Eva Švankmajerová (1940 – 2005), una pittrice e ceramista, il cui contributo è stato fondamentale, spesso come direttrice artistica. Ironicamente, il suo uso del surreali‑ smo è stato anche uno dei principali motivi per i suoi frequenti scontri con il regime ed i censori nel periodo della Normalizzazione. Ritenuto pericolo‑ so, diversi suoi film sono stati proibiti, spesso senza nemmeno chiarirne il motivo. Dal 1973 al 1980 gli è stato bloccato un progetto in seguito al suo rifiuto di rispettare le osservazioni

© CZECH CENTRE THE HAGUE

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dei censori riguardo al film Otrantský zámek (Il Castello di Otranto). In seguito al suo capolavoro Qualco‑ sa da Alice (Něco z Alenky, 1988), dal 1990 Švankmajer è riuscito a com‑ pletare altri cinque lungometraggi, tutti di qualità molto elevata: Lekce Faust (1994); Spiklenci slasti (Cospi‑ ratori del piacere, 1996), Otesánek (2000), Šílení (Follia, 2005), e il già citato Přežít svůj život (2010). Ma chi crede che il passaggio dal co‑ munismo al capitalismo abbia reso più semplice la vita del cineasta si sbaglia: per sua ammissione, sono invece cresciute le difficoltà per fi‑ nanziare nuovi progetti. “La civiltà in cui viviamo si interessa poco alla creazione artistica autentica. Diven‑ ta sempre più difficile trovare fondi per l’arte indipendente, che vuole analizzare l’essenza della nostra so‑ cietà. Chi sosterrebbe i suoi critici? Facciamo un film solo ogni cinque o sei anni, ma non a causa di mancan‑ za di idee, piuttosto per la carenza film Možnosti dialogu (Dimensions of Dialogue, 1983), with three heads made up of common objects, and fruits that resemble the “composite heads” of Arcimboldo, his still life portraits agglomerated to form profiles. In addition to winning the Golden Bear for the best short film at the 1983 Berlin Film Festival, the work was also listed by American director Terry Gilliam as one of the ten best animated films ever made. That said, although Italian and European Sixteenth Century Mannerism, and Puppetry are two important influences, the most visible current in his cinema is undoubtedly surrealism. It would be fair to say there was no lack of Czechoslovak directors in the 1960s, whose works were considered to be surrealist, with names such as Jan Němec, Věra Chytilová, Pavel Juráček, Štefan Uher and Juraj Jakubisko springing to mind. However, it must be underlined that not one of them was ever a member of a surrealist group, and in fact the label only referred to tones and influences present

in their films –a rather broad categorization. According to Švankmajer, there has been a great misunderstanding about surrealism, which according to the director is not an artistic movement and is often confused with absurdity. “Surrealism is a way to perceive life and the world. I would describe it as a magical vision of life”, explains the Bohemian filmmaker in an interview published on the Indiegogo site. He adds that surrealism has also given him the opportunity to develop his imagination in unexpected ways. Of course, it is also fair not to neglect the role of his deceased wife and former collaborator Eva Švankmajerová (1940 – 2005), a painter and ceramist whose contribution was crucial, often as an artistic director. Ironically, his use of surrealism was also one of the main reasons for his frequent clashes with the regime and censors during the normalization period. Having been labelled as dangerous, several of his films were banned, often without any explanation. From

1973 to 1980 his projectswere blocked as a result of his refusal to comply with the censor’s observations regarding Otrantský zámek (Castle of Otranto). Following his masterpiece Alice (Něco z Alenky, 1988), since 1990 Švankmajer has completed five feature films, all of a very high quality: Lekce Faust (Faust:1994); Spiklenci slasti (Conspirators of Pleasure: 1996), Otesánek (Little Otik: 2000), Šílení (Lunacy: 2005), and the already mentioned Přežít svůj život (2010). Yet, those who believe that the transition from communism to capitalism would have made the animator’s professional life easier are mistaken: by his own admission, difficulties in financing new projects have only increased. “The civilization we live in does not care much about authentic art creation. It is becoming increasingly difficult to find funds for independent art, which wants to analyze the essence of our society. Who would support their critics? We only do a movie every five or six years, but not because of lack of ideas, but

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rather due to a lack of funds to support projects. Crowdfunding could actually be a way to change this”. For those who feel disappointed with the state of contemporary Czech cinema, consisting of many comedies and historical films, but with very little innovation, Švankmajer’s return can only be seen as a blessing. But what can we expect from a film of his in today’s climate?

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di fondi destinati a sostenere i pro‑ getti. Il crowdfunding potrebbe in effetti essere un modo per cambiare registro”. Per chi si sente deluso dallo stato del cinema ceco contemporaneo, carat‑ terizzato da tante commedie e film storici ma con poca innovazione, il ritorno di Švankmajer non può che essere considerato una benedizione. Ma cosa possiamo aspettarci da un suo film nel clima odierno? È certo che il contesto in cui è sta‑ to realizzato il capolavoro Konec stalinismu v Čechách (La fine dello Stalinismo in Boemia) non c’è più. L’azione del film si svolgeva intorno ad un busto di Stalin su un tavolo operatorio, dando origine ad una sequenza animata che raffigura la storia ceca a partire dal 1948 (l’inizio del comunismo) fino al 1989, l’anno It is certain that the historical and political context in which the masterpiece Konec stalinismu v Čechách (The Death of Stalinism in Bohemia) was created,no longer exists. The film’s action took place around a bust of Stalin on an operating table, leading to an animated sequence depicting Czech history from 1948 (the beginning of communism) until 1989, the year of the Velvet revolution. More realistically, we could expect a return to the dark, Kafkaesque tones of his previous films: he is, after all, still an artist believed by many to be the heir to the writer’s intense and disturbed imagination. It is also hoped that his latest film will bring his talent to the attention of a newer audience, younger and less accustomed to seeing such an abstract and noncommercial style of cinema. After all, it was a journalist from The New Yorker magazine who once said: “The world is divided into two unequal camps: those who have never heard of Jan Švankmajer… and those who happen upon his work and know that they have come face to face with genius”. We only hope the second category grows.

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della rivoluzione di velluto. Più reali‑ sticamente, potremmo aspettarci un ritorno ai toni cupi e kafkiani dei suoi film precedenti: si tratta pur sempre di un artista ritenuto da molti l’erede dell’immaginazione intensa e turbata dello scrittore. Ci si augura inoltre che questo suo ultimo film possa portare il suo talento all’attenzione di un nuo‑ vo pubblico, più giovane e meno abi‑ tuato a vedere un cinema cosi astratto e poco commerciale. Dopo tutto è stato un giornalista del periodico “The New Yorker” a senten‑ ziare: “il mondo si divide in due cate‑ gorie di diversa ampiezza… quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio”. Noi speriamo possa crescere la secon‑ da categoria.



L’eclettica personalità del Re delle calzature, il quale seppe lasciare una impronta ben al di là del suo mercato di riferimento. Una visione armonica del futuro, studiata nei minimi dettagli di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari

The eclectic personality of the King of Footwear, who knew how to leave a mark far beyond his target market. A harmonious vision of the future, studied in the slightest details

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BAŤA, CAPITANO D’INDUSTRIA E VISIONARIO DELL’ARCHITETTURA BAŤA, INDUSTRY LEADER AND ARCHITECTURAL VISIONARY Il glorioso negozio multipiano Baťa al numero 6/774 di piazza San Ven‑ ceslao a Praga – davanti al quale passano ogni giorno migliaia di praghesi e turisti – è solo il più noto degli edifici che il marchio di calza‑ ture, originario della Moravia, ha commissionato tra le due guerre, ritagliandosi un ruolo rilevante nel panorama architettonico mondiale. The glorious multi-story Baťa shop at 6/774 Wenceslas Square in Prague, entered everyday by millions of Praguers and tourists, is the most famous of the buildings, which the footwear brand originally from Moravia, commissioned between the two wars, tailoring a major role for itself in the global architectural landscape. The architect Ludvík Kysela had just completed his works in the neighboring area at 4/773, on the Lindt multi-story shop (the first functionalist building overlooking the square), when in 1928, he was commissioned by the famous entrepreneur Tomáš Baťa to build a functionalist point of sale in Prague. He was intended to use a standardized building system developed by Baťa’s technicians. Kysela handled the square concrete portals with round columns in modules of 6.15m with great skill. These

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Tomáš Baťa

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architettura architecture

L’architetto Ludvík Kysela ha appe‑ na terminato nel lotto accanto, al 4/773, il negozio multipiano Lindt (primo edificio funzionalista ad affacciarsi sulla piazza), quando nel 1928 ottiene dal famoso im‑

prenditore Tomáš Baťa l’incarico di costruirgli un punto vendita fun‑ zionalista a Praga impiegando un sistema costruttivo standardizzato sviluppato dai suoi tecnici. Kysela gestisce con maestria le possibilità

dei portali quadrati in calcestruzzo con colonne tonde in moduli da 6,15 m che caratterizzeranno in pochi anni ogni grande edificio realizzato dal marchio Baťa in qualunque par‑ te del mondo – notevole prova di

razionalizzazione nonché di fiducia nei principi funzionalisti. Portata a termine con successo, la commessa ha una immediata grande risonanza sulle riviste di settore, ma non era che un tassello, ancorché strategi‑

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La villa Tomáš Baťa a Zlín (1911 - architetto: Jan Kotěra) / Tomáš Baťa villa in Zlín (1911 - architect: Jan Kotěra)

soon became a characteristic feature of every major building created by the Baťa brand anywhere in the world. It was a remarkable proof of rationalization and confidence in the functionalist principles. Once completed

successfully, the order had an immediate resonance in the magazines of this industry; but this was only a step, even though a strategic one, in a much larger architectural process that Tomáš Baťa, followed subse-

quently by his brother Jan Antonín and his son Tomáš Jan, was leading on a world scale, starting in Zlín, his southern Moravian hometown. Son of a shoemaker, Tomáš Baťa founded his company together with

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his brothers Antonín and Anna in 1894. He quickly achieved success due to a well-advanced business model that turned him into an innovator on both business and social fronts. What inspired Tomáš Baťa on the entrepre-

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WIKIPEDIA

Il Palazzo Baťa in Piazza Venceslao a Praga / The Baťa Palace in Wenceslas Square in Prague

Dopo la morte di Tomáš Baťa, nel 1932, furono il fratello Jan Antonín e il figlio Tomáš Jan a portare avanti il suo impegno anche nel campo dell’architettura After the death of Tomáš Baťa, in 1932, his brother Jan Antonín and his son Tomáš Jan continued to pursue their commitment in the field of architecture

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co, di un’assai più vasta operazione in campo architettonico che Tomáš Baťa – seguito poi dal fratello Jan Antonín e dal figlio Tomáš Jan – con‑ duceva su scala mondiale partendo da Zlín, sua città natale nella Mora‑ via meridionale. Figlio di un calzolaio, Tomáš Baťa fonda la sua azienda assieme ai fratelli Antonín ed Anna nel 1894, raggiungendo presto il successo grazie ad un modello di business all’avanguardia che ne farà un innovatore sia negli affari che in

campo sociale. Sul fronte impren‑ ditoriale ad ispirare Tomáš Baťa è una posizione decisamente sui ge‑ neris che coniuga aspetti del tayo‑ lorismo con gli echi di una comune taborita. Oltre ad ottimizzare si‑ stematicamente il processo pro‑ duttivo, infatti, Baťa demolisce le barriere nelle gerarchie aziendali e responsabilizza i singoli, facendo sentire ciascuno parte essenziale della produzione. Tomáš Baťa muore nel 1932. L’idea dell’imprenditore che lavora fianco a fianco ai propri dipendenti viene però realizzata ugualmente nel 1937 dal fratello Jan Antonín, il suo suc‑ cessore, con la fantascientifica co‑ struzione di un ufficio-ascensore in cristallo – con tanto di servizi ed aria condizionata – capace di attraversa‑ re i diciassette piani del quartier ge‑ nerale della compagnia a Zlín, oggi sede del governo regionale.

neurial front was definitely a sui generis position that combines aspects of tayolorism with echoes of a taborite commune. In addition to the systematic optimization of the production process, Baťa breaks down the barriers of corporate hierarchies and empowers the individuals, turning each one of them in essential parts of the production. Tomáš Baťa died in 1932. The idea of the entrepreneur of working side-byside with his employees was to be fulfilled in 1937 by his brother Jan Antonín, his successor with the futuristic construction of a crystal elevator-office with many functionalities and air

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Preoccupato del welfare della ‘pro‑ pria’ comunità, mentre sogna la sua ‘fabbrica in un giardino’ nel quale i dipendenti possano vivere e lavorare armonicamente, Tomáš sostituisce progressivamente il ruolo di guida patriarcale al proprio ruolo mana‑ geriale, influendo sulla vita delle persone ben oltre le competenze professionali ed i luoghi di lavoro. Se da un lato l’ottimizzazione dei flussi produttivi converge con le pio‑ nieristiche teorie funzionaliste che si affacciano sul panorama architetto‑ nico europeo, dall’altro il modello di sviluppo sul quale si fonda la vision di Baťa mostra un forte radicamento nelle teorie inglesi della garden city, la città giardino. Forte delle proprie convinzioni, unisce le due teorie fa‑ cendone sia elementi irrinunciabili che simbolici del proprio progetto di sviluppo, da perseguire con grande perseveranza.


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Le case per i lavoratori della Bat'a appena costruite a Zlín (a sinistra) e come appaiono oggi / Houses just built for Bat'a workers in Zlín (left), and how they appear today

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La repentina espansione della città di Praga sul volgere del Novecento agevola la diffusione anche sulle sponde della Vltava delle teorie sulle città giardino sviluppate da Ebe‑ nezer Howard, sulla scia delle idee di John Ruskin e William Morris. Il

tentativo di conciliare le possibilità lavorative e le comodità della vita urbana con gli aspetti salutari e ge‑ nuini dell’abitare in campagna trova a Praga un paladino nell’influente Jan Kotěra, docente all’Accademia e uomo chiave del Movimento Moder‑

conditioning. It was able to run across the seventeen floors of the company’s headquarters in Zlín. Today it is the seat of the regional government. Concerned about the welfare of his ‘community’, Baťa was dreaming of his ‘factory in a garden’ where the employees could live and work harmoniously, Tomáš gradually replaced his patriarchal guiding role with a managerial one, influencing people’s lives far beyond professional competences and working places. On one side, we notice the optimization of production flows that converges with the pioneering functionalist theories that appear on

the European architectural industry. On the other side, the development model on which Baťa’s vision is based upon shows a strong origin in the British theories of the garden city. Being a strong believer in his own convictions, he blends the two theories making them indispensable and symbolical elements of his own development project that he followed religiously. The sudden expansion of the city of Prague in the beginning of the twentieth century facilitated the dissemination of the garden city theories even on the shores of Vltava. Developed by Ebenezer Howard, the theories are

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no in Cecoslovacchia. Dopo alcuni contatti con gli esponenti inglesi di quello che si stava configurando come un movimento internazionale ed un paio di esperimenti di proget‑ tazione di quartieri giardino, Kotěra è invitato da Baťa a presentare una proposta per il centro di Zlín a con‑ dizione di fondarla sui principi del‑ la garden city. Corre l’anno 1916 e sebbene solo un’esigua parte della proposta di Kotěra sarà realizzata, questo stabilirà l’atto fondamentale che segnerà il contatto dei Baťa con

based on the ideas of John Ruskin and William Morris. The attempt to reconcile the working opportunities and the comfort of the urban life with the healthy and genuine aspects of countryside living came together in the activity of Jan Kotěra, an influential professor at the Academy and the key representative of the Modern Movement in Czechoslovakia. After a few contacts with British representatives regarding the early configuration of an international movement, and after certain experiments with garden district designs, Kotěra was invited by Baťa to present a proposal for the

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il mondo dell’architettura, primo di una lunga stagione. Oltre a mettere a punto sistemi costruttivi ed in‑ vestire nella realizzazione di infra‑ strutture e persino in una fabbrica di aeroplani, la compagnia realizzerà nuove comunità intorno ai propri impianti nel rispetto dei dettami della garden city. Passato nelle mani del fratello e del figlio nel 1932, il marchio Baťa all’avvento della Seconda Guerra Mondiale conterà infatti oltre mil‑ le negozi monomarca e venticin‑

centre of Zlín under the condition to base the project on the principles of a garden city. During the year 1916, Kotěra achieved only a small part of his proposal. Nevertheless, this was the building stone that marked Bat’a’s contact with the world of architecture, the first one of a long series. In addition to the development of construction systems and investing in the infrastructure building and even in an airplane factory, the company created new communities around its facilities according to the garden city concept. Handed over to his brother and son in 1932, the brand counted

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que ‘colonie’ distribuite sui cinque continenti. Così come Zlín sul fiume Dřevnice, ogni ‘colonia’ fondata dai Baťa è im‑ mersa in un paesaggio bucolico, or‑ ganizzata lungo una via di traspor‑ to fluviale o ferroviaria e circondata da una cintura verdeggiante. Con‑ cepite come cittadine dotate di tutti i servizi necessari pur essendo di dimensioni piuttosto contenute, le colonie sono articolate su precise griglie con distinzione tra percorsi carrabili e pedonali ed organizzate in tre zone: quella centrale dota‑ ta di un parco ed una piazza per le manifestazioni – perfette per accrescere lo spirito corporativo, quella produttiva e quella residen‑ ziale. Se nella prima trovano sede gli edifici per l’amministrazione, l’i‑ struzione e lo svago e nella seconda i padiglioni per le manifatture – la maggior parte dei quali costruiti secondo lo stesso sistema modulare di portali in calcestruzzo imposto a at the beginning of World War II over one thousand single-brand shops and twenty-five ‘colonies’ distributed on five continents. Every colony that Baťa founded was immersed in a bucolic landscape, arranged along a river or railway and surrounded by a green belt assembly, just as the city of Zlín was situated along the river Dřevnice. Even though quite small, the colonies were designed as well-equipped cities with all the necessary amenities. They were built on precise grids making a clear distinction between transport and pedestrian lanes. They were organized in three areas: the central one with a park and a square for events – perfect for lifting the corporate spirit, the productive area and the residential one. If the first area was designed for administration, education and leisure buildings, the second one was dedicated to manufacturing halls. Most of them were built based on the same modular system of the concrete portals im-


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Kysela per lo showroom praghese, facendosi notare per l’aspetto ar‑ chitettonico, è la zona residenziale ad avere invece il maggior impatto paesaggistico. Sebbene Baťa soste‑ nesse una necessaria socialità du‑ rante le ore di lavoro e un’adeguata privacy per l’abitare, in queste zone gli alloggi sono suddivisi sulla base dello stato civile dei dipendenti, riservando una vita in collettività per i single e case indipendenti solo per le famiglie. Affittate sovente al canone simbolico di una corona al mese, le piccole abitazioni sono di‑ stribuite a scacchiera su una vasta area per garantire luce, ventilazio‑ ne e massimizzarne riservatezza ed estensione del giardino. Economiche e salubri, le costruzioni in mattoni a tetto piano sono soven‑ te progettate dagli architetti della compagnia, salvo rari casi, come il concorso indetto nel 1935 al qua‑ le partecipò come giurato anche Le Corbusier. posed by Kysela for the showroom in Prague. However, the residential area had the greatest landscaping impact. Although Baťa maintained a necessary social interaction level during the working hours and an adequate privacy level for the housing area, the living spaces were subdivided by the civil status of the employees. Single people had access to a community life and families benefited of independent housing. The small residences were most often rented for a symbolic fee of a crown per month and were distributed like a chessboard over a wide area to ensure light, ventilation and to enhance privacy and wideness of the garden. The flat roof brick buildings were economical and healthy to live in and were often designed by the company’s architects. Rare were the situations in which Le Corbusier brought its direct contribution, like for example in 1935 contest. Arrived in Zlín probably at the invitation of Vladimir Karfík – one of

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Il grattacielo di di Zlín prima della Seconda guerra mondiale era il secondo palazzo più alto d’Europa, superato solo dal Grattacielo Boerentoren di Anversa. Fu realizzato, per essere sede della Baťa, su progetto dell'architetto Vladimír Karfík e inaugurato nel 1938. Sognato da Tomáš Baťa, a commissionare l’edificio dopo la sua morte fu suo fratello Jan Antonín Nella fotografia in basso, il famoso ufficio ascensore Zlín's skyscraper before the Second World War was the second tallest building in Europe, surpassed only by the Boerentoren Skyscraper in Antwerp. It was created to be the headquarters of Baťa, having been designed by architect Vladimír Karfík and inaugurated in 1938. Having been dreamt up by Tomáš Baťa, the building was commissioned after his death by his brother Jan Antonín In the photo below, the famous elevator office

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Giunto a Zlín probabilmente su invi‑ to di Vladimir Karfík – architetto dei Baťa ed allievo sia suo che di Frank Lloyd Wright – Le Corbusier apprez‑ za la cittadina, la definisce un esem‑ pio del mondo nuovo, notando come sia rilucente di vita. I suoi compli‑ menti saranno inevitabilmente ac‑ compagnati da alcune proposte sia per il marchio che per la stessa Zlín. Tuttavia, se alle proposte per il mar‑ chio seguono almeno alcuni studi e bozzetti, le proposte di Le Corbusier per un’estensione urbana ed una razionalizzazione degli alloggi ot‑ tengono un immediato rifiuto dalla compagnia. Oltre ad infrangere il loro codice architettonico basato su un’ar‑ chitettura del muro per le residenze ed un’architettura della cornice per gli edifici collettivi, infatti, l’idea di alloggiare le persone in grandi edifi‑ ci avrebbe massificato i lavoratori ed alterato la maglia urbana e sociale, ma soprattutto affievolito la filosofia indicata da Tomáš Baťa. Baťa’s students and architects and as well a student of Frank Lloyd Wright – Le Corbusier appreciated the city and defined it as an example of the new world, noting its elevated grade of liveliness. His words of appreciation were inevitably accompanied by some proposals to the brand and to the city of Zlín itself. However, even though the proposals to the brand resulted in at least a few studies and sketches, the company rejected immediately Le Corbusier’s proposals for an urban extension and rationalization of housing. Not only this proposal would have broken their architectural code based on a wall architecture for the living areas and on a cornice architecture for the collective buildings, but the idea of accommodating the people in large buildings would have compressed the space dedicated to workers and altered the urban and social connection. Moreover, it would have weakened Tomáš Baťa’s philosophy.

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È il primo hotel della catena Alchymist Group di Giorgio Bo‑ nelli. Situato nel centro di Praga, ai piedi del Castello e a pochi minuti dal Ponte Carlo, sorge in un palazzo cinquecentesco. Arredo barocco, camere spa‑ ziose e lussuose, confort all’a‑ vanguardia, personale attento a ogni esigenza. L’hotel ospita il ristorante Aquarius per viziare gli ospiti con pasta fatta in casa e pregiati vini italiani, e l’Ecsotica Spa, che garantisce un totale relax con le sue strutture per la sauna, il fitness e le piscine. It is the first hotel in the chain of Giorgio Bonelli's Alchymist Group. Located in the centre of Prague, at the foot of the Castle, a few minutes from Charles Bridge, it appears in a sixteenth century palace. Baroque furnishings, spacious rooms and avantgarde luxurious comfort, attentive to all needs. The hotel houses the restaurant Aquarius to pamper guests with homemade pasta and fine Italian wines, and the Ecsotica Spa, which guarantees total relaxation with its sauna facilities, gym and swimming pools.

La Ballerina è l’ultimo hotel dell’Alchymist Group. A pochi passi dalla casa danzante e dal‑ la Moldava, l’albergo è situato in un palazzo neoclassico, con trenta camere all’insegna del gusto italiano. Raffinato ma sobrio, con una politica dei prezzi moderata, la Ballerina è un urban concept: un hotel ele‑ gante con il servizio e l’ospitalità garantiti dal gruppo Alchymist. Gli ospiti possono usufruire di servizi aggiuntivi, come spa o ristorante, negli altri alberghi praghesi della catena Alchymist. La Ballerina is the last hotel of the Alchymist Group. A few steps from the Dancing house and from the Vltava River, the hotel is situated in a neoclassical building, with thirty rooms with an Italian flavour. Refined yet understated, with a moderate pricing policy, la Ballerina is an urban concept: a stylish hotel with the service and hospitality guaranteed by the Alchymist group. Guests can take advantage of additional services such as spa or restaurant, in the other hotels in Prague of the Alchymist chain.

Ovenecká 315/32 170 00 Praha 7 tel. +420 220 570 696 info@mylift.cz www.mylift.cz

Slovenská 1 120 00 Praha 2 tel. +420 222 320 120, www.sardinie.cz info@sardinie.cz

Tržiště 19 11800 Praha 1 tel. +420 257 286 011 info@alchymisthotel.com www.alchymisthotel.com

Dittrichova 20 12000 Praha tel. +420 221 511 100 www.ballerinahotel.com

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ASSOCIAZIONE ONLUS

ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha av‑ viato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.

Sládkovičova 3 811 06 Bratislava Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 327 822 assis@assis.sk www.assis.sk

ITALIA ARTE FEST

VINCANTO RISTORANTE PIZZERIA

Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.

Il ristorante Vincanto nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastrono‑ mica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare di‑ rettamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali accompa‑ gnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The restaurant Vincanto was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.

Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it

Klimentská 40 110 00 Praha 1 Tel.:+420 224 815 192 www.vincanto.cz Info@vincanto.cz

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ASSIS

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CULTURE

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NILOBIT INFORMATION TECHNOLOGIES FOR A CHANGING WORLD Dal 2000 lavoriamo con i nostri clienti in Italia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Le nostre soluzioni web aiutano i nostri clienti a migliorare la gestione di Agenti di Commercio, Flotte auto aziendali, Trasferte e Note spese, il database clienti CRM e Siti Web aziendali. Offriamo inoltre assistenza e consulen‑ za informatica su reti, server e sicurezza ad aziende italiane con sede in Repubblica Ceca. Since 2000, we have been working with clients in Italy, the Czech and Slovak Republic. Our web solutions help our customers to improve the management of Business Agents, company car fleets, Transfers and Expense notes, including CRM customer databases and corporate Web sites. We also offer IT consulting for networks, servers and security to Italian companies based in the Czech Republic.

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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES

di Mauro Ruggiero

Veniva fondata la Basilica dell’Assunzione di Most The Basilica of the Assumption in Most was founded 500 ANNI FA 500 YEARS AGO

La chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria di Most è un edificio religioso costruito sulle rovine di una Basilica gotica preesistente di tre navate. La costru‑ zione della chiesa iniziò il 20 agosto del 1517 sotto la direzione dell’architetto tedesco Jakob Heilmann e la consacrazione avvenne nel 1597. La chiesa, tutta‑ via, divenne particolarmente famosa negli anni Set‑ tanta del XX secolo quando, a causa della necessità di espansione delle miniere di lignite, il centro della città di Most fu completamente distrutto. Si decise, però, di salvare l’antico luogo di culto con uno stra‑ tagemma davvero incredibile. Fu stabilito, infatti, di trasferire l’edificio in blocco, trascinandolo letteral‑ mente da un’altra parte della città. I lavori di pre‑ parazione durarono sette anni e tra il 30 settembre e il 27 ottobre del 1975, l’edificio venne spostato di ben 841,1 metri attraverso un complesso sistema di trazione su binari, guadagnandosi così un posto nel Guinness dei primati come l’edificio più pesante mai trasportato in questo modo. La chiesa venne ultimata e riconsacrata nel 1993.

The Church of the Assumption of the Virgin Mary in Most is a religious establishment built on the ruins of a preexisting three nave Gothic Basilica. The construction of the church started on August 20th 1517 under the supervision of the German architect Jakob Heilmann. Its consecration took place in 1597. However, the church became particularly famous in the 1970s when the city center was completely destroyed due to the need for expansion of the lignite mines. Nevertheless, it was decided to save the ancient place of worship with a truly amazing stratagem. In fact, it was decided to transfer the establishment as a whole, literally dragging it to another part of the city. The preparation works lasted seven years. Between September 30th and October 27th 1975, the building was moved by 841.1 meters using a complex traction system on rails, thus gaining a place in the Guinness Book of World Records as the heaviest building ever moved this way. The church was completed and re-consecrated in 1993.

500

La consacrazione della Cappella italiana sulla via Vlašská The consecration of the Italian Chapel on Vlašská Street 400 ANNI FA 400 YEARS AGO

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La storia della Cappella italiana sulla via Vlašská è strettamente legata alla presenza della comunità degli italiani a Praga, le cui origini risalgono alla se‑ conda metà del Cinquecento. Anche questo edificio religioso, come l’altra Cappella sulla via Karlova, era patrimonio un tempo della Congregazione italiana di Praga, mentre oggi è di proprietà dello Stato Italia‑ no. La cappella di via Vlašská era parte integrante del complesso dell’Ospedale degli Italiani, poi orfanotro‑ fio, gestito dalla Congregazione e costituisce uno dei primi esempi di cappella barocca in Boemia. L’edificio, oggi compreso nell’Istituto Italiano di Cultura, venne consacrato al culto il 23 luglio 1617 dall’arcivesco‑ vo Jan Lohelious che lo dedicò alla Vergine Maria, patrona della Congregazione italiana, e a San Carlo Borromeo. Il progetto iniziale si deve probabilmente a Domenico de Bossi, Rettore della Congregazione, e si articola in un’unica navata coperta da una vol‑ ta a botte affrescata, ai cui lati sono collocate delle cappelle. Impreziosiscono l’edificio alcuni affreschi monocromi che illustrano momenti della vita di San Carlo Borromeo.

The story of the Italian Chapel on Vlašská Street is closely related to the presence of the Italian community in Prague, whose origins date back to the second half of the sixteenth century. This religious establishment, just like the Chapel on Karlova Street, was once a heritage of the Italian Congregation in Prague. Nowadays it is owned by the Italian State. The chapel on Vlašská Street was first an integral part of the Italian Hospital complex, then of the orphanage managed by the Congregation. It represents one of the first examples of Baroque chapels in Bohemia. On July 23rd 1617, the archbishop Jan Lohelious consecrated the building, which nowadays is part of the Italian Cultural Institute, to religious purposes. He dedicated it to Virgin Mary, protector of the Italian Congregation and to Saint Carlo Borromeo. The initial project can be most likely attributed to Domenico de Bossi, Rector of the Congregation, and it comprises a single central nave covered by a frescoed barrel vault, having shrines on each side of it. A few monochrome frescoes that illustrate moments of San Borromeo’s life are embellishing the building.

400

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storia history

Usciva il primo numero di Literární Noviny The first edition of Literární Noviny was published 90 ANNI FA 90 YEARS AGO

Nel 1927, precisamente 90 anni fa, veniva pub‑ blicato il primo numero della rivista culturale e politica ceca Literární Noviny. Anche se il nome indica una rivista letteraria, l’essenza di questo‑ giornale consisteva piuttosto in una vera e pro‑ pria “discussione culturale” alla quale partecipa‑ vano scrittori e intellettuali, al fine di rendere la letteratura un organismo sociale vivente e, in quanto tale, strettamente legato ad altri ambiti del sapere come l’arte, la scienza e la politica. Negli anni sessanta la pubblicazione ebbe una grande influenza sulla progressiva liberalizza‑ zione della società cecoslovacca e, proprio per questo motivo, nell’autunno del 1967 il gior‑ nale attirò l’attenzione degli organi di controllo del Partito Comunista cecoslovacco che riuscì nell’intento di interromperne le pubblicazioni per ben tre volte. Nonostante la censura politica, il periodico riuscì però a pubblicare nuovi nume‑ ri e oggi è considerato una delle principali e più importanti riviste ceche di cultura.

Moriva il poeta Egon Bondy The poet EgonBondy died 10 ANNI FA 10 YEARS AGO

In 1927, exactly 90 years ago, the first edition of the Czech cultural and political magazine Literární Noviny was being published. Even though the name would suggest a literary magazine, the essence of this newspaper was rather a real “cultural debate” of which writers and intellectuals were being part of; they were struggling to turn literature into a living social organism and, as such, highly related to other fields of knowledge like art, sciences and politics as such.In the 1960s, the publication had a great influence on the progressive liberalization of the Czechoslovakian society and, for this very reason, in the autumn of 1967, the newspapers drew the attention of the Czechoslovakian Communist Party’s control bodies which succeeded three times in suspending its publication. Despite the existing political censorship, the magazine however still succeeded to publish new editions. Nowadays it is considered one of the most important Czech cultural magazines.

90

Il noto filosofo, scrittore e poeta ceco Zbyněk Fišer, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Egon Bondy, nacque a Praga il 20 gennaio del 1930. Ne‑ gli anni Sessanta fu una delle principali figure del movimento culturale “underground” cecoslovacco e scrisse anche testi per i The Plastic People of the Universe, il famoso gruppo rock principale rappre‑ sentante della cultura underground cecoslovacca che contestò fortemente l’operato del regime co‑ munista dell’epoca. L’anticonformismo di Bondy lo portò spesso in conflitto con il regime comunista cecoslovacco e per questo motivo i suoi testi circola‑ rono soltanto clandestinamente. Bondy si interessò allo studio di Karl Marx, alla critica del capitalismo contemporaneo e del socialismo totalitario. L’ambi‑ to delle sue opere è però molto ampio e spazia dai saggi filosofici alla poesia (circa trenta libri) ai ro‑ manzi (circa venti). Nonostante lo sfondo profondo ed esistenziale delle sue opere, in cui il protagonista è sempre in crisi, i testi di Bondy risultano comun‑ que sempre molto gradevoli e non privi di un certo umorismo.

The well-known Czech philosopher, writer and poet Zbyněk Fišer, best known under the pseudonym of Egon Bondy, was born in Prague on January 20th 1930. He was one of the main figures of the “underground” Czechoslovakian movement in the 1960s. He even wrote texts for The Plastic People of the Universe, the famous rock band and the main representative of the Czechoslovakian underground culture who strongly contested the work of the communist regime of the time. Bondy’s non-conformism often brought him in conflict with the Czechoslovakian communist regime. For this reason, his texts were distributed only illegally. Bondy took an interest in the study of Karl Marx, in the criticism of contemporary capitalism and totalitarian socialism. Nevertheless, the thematic area of his works is very wide and ranges from philosophical essays to poetry (about thirty books) and novels (about twenty). Despite the profound and existential background of his works, in which the protagonist always undergoes a crisis, Bondy’s lyrics are however very pleasant and do not lack a certain humor.

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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS

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di Mauro Ruggiero

“La Pietra e il Dolore”, romanzo storico del celebre scrittore ceco Karel Schulz racconta la storia di Michelangelo. La descrizione che ne viene fatta rivela l’”inquietezza” dell’animo di Michelan‑ gelo, sempre alla ricerca di un posto nel mondo, ma soprattutto di una definizione del rapporto che intercorre tra l’arte, la fede e il dolore. Nel romanzo si intrecciano tutti i momenti più signifi‑ cativi della vita dello scultore: l’apprendistato nella bottega del Ghirlandaio, l’ingresso nella corte medicea, le prime sculture, il primo soggiorno romano, la commissione della Pietà e la realiz‑ zazione del David, per citarne alcuni. Ma non solo, nel romanzo si intrecciano anche i più importanti eventi dell’epoca, ad esempio la Congiura dei Pazzi del 1478, la politica dell’equilibrio di Loren‑ zo il Magnifico, la predicazione di Savonarola e la crisi spirituale della Chiesa. Prende vita così, tra realtà e finzione, una trama ric‑ ca di colpi di scena e protagonisti maestosi – Leonardo Da Vinci, i Borgia, Machiavelli – che rendono la storia ancora più interes‑ sante e avvincente.

“Stone and Pain”, the historical novel of the famous Czech writer Karel Schulz, tells the story of Michelangelo. The description presented reveals the “restlessness” of Michelangelo’s spirit, always in search of a place in the world, but above all of a definition of the relationship between art, faith and pain. The novel offers an intertwining of all the most significant moments of the sculptor’s life: the apprenticeship at the Ghirlandaio studio, the entrance to the Medici court, the first sculptures, the first Roman stay, the commission for the Pietà and the realization of David, just to name a few of them. Above all this, the most important events of the time intertwine in the novel, such as the Pazzi Conspiracy in 1478, Lorenzo the Magnificent’s political equilibrium, Savonarola’s preaching and the spiritual crisis of the Church. This is how a plot full of twists and majestic characters like Leonardo da Vinci, the Borgia’s and Machiavelli, placed between reality and fiction arises, which makes the story even more captivating and engaging.

Karel Schulz, La Pietra e il Dolore, Castelvecchi Editore: Roma 2017, traduzione di P. Baiocchi, 572 pp.

Karel Schulz, La Pietra e il Dolore, Castelvecchi Press: Rome 2017, Translation by P. Baiocchi, 572 pp.

La giovane scrittrice Anežka Žáková, dopo aver fatto di Jan Hus e della sua riforma il centro nodale dei suoi studi, ha pubblicato un libro, “Jan Hus fra Tradizione e Rivoluzione”, per provare a rendere meno “oscuro” que‑ sto personaggio storico. In tal modo l’autrice presenta al pubblico italiano la figura piuttosto controversa del predicatore, nonché teologo boemo vissuto alla fine del XIV secolo, noto per essersi scagliato contro la corruzione della chiesa del suo tempo, esortando allo stesso tempo il proprio popolo a riscoprire la verità, ma soprattutto la libertà della fede. Anežka Žáková, nella ricostruzione che ci propone, analizza le fasi che hanno caratterizzato lo sviluppo del movimento hussita, dedicando contem‑ poraneamente una particolare attenzione al contesto storico e culturale. Inoltre l’attenzione che la giovane scrittrice rivolge alla descrizione degli eventi storici sottende un ulteriore scopo, ossia la promulgazione del messaggio focale lasciatoci da Jan Hus: un intramontabi‑ le messaggio di dignità e coerenza umana.

After turning Jan Hus and his reform into the nodal center of her studies, the young writer Anežka Žáková published a book, “Jan Hus between Tradition and Revolution”, trying to make this historical character less “obscure”. This way, the author presents to the Italian public the rather controversial figure of the priest and bohemian theologian who lived in the late 14th century. He was known for having flung himself against the corruption of the church during his times and urging in the same time his people to rediscover the truth, but above all the freedom of faith. In the reconstruction proposed by Anežka Žáková, the author analyses the phases that characterized the development of the Hussite movement and simultaneously devotes a special attention to the historical and cultural context. In addition to the focus brought by the young writer on the description of historical events underlies another purpose, namely the promulgation of the central message transmitted to us by Jan Hus: a timeless message of human dignity and consistency.

Anežka Žáková, Jan Hus fra tradizione e rivoluzione, Aracne Editrice: Roma 2017, 176 pp.

Anežka Žáková, Jan Hus fra tradizione e rivoluzione, Aracne Press: Rome 2017, 176 pp.

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cultura culture

“Prague in 3 Days: The Definitive Tourist Guide Book That Helps You Travel Smart and Save Time” è un’utilissima gui‑ da turistica ricca di pratiche informazioni che aiutano il viaggiatore a fare del suo soggiorno a Praga, seppur breve, un’esperienza indimenticabile. I consigli sono molto vari e di ampio genere. Fornisce una consulenza pratica ed im‑ mediata su dove dormire, dove mangiare e dove cambiare valuta, per fare qualche esempio. È poi ricca di utili con‑ sigli sugli eventi in corso durante i vari periodi dell’anno, oltre ai suggerimenti sulle attrazioni assolutamente da non perdere, ma anche quelle meno note che però sono altrettanto belle e significative. Inoltre “Prague in 3 Days” fornisce delle sezioni in cui sono esposte in pillole le vicen‑ de passate di Praga e in tal modo permette al viaggiato‑ re, in breve tempo, di conoscere la storia essenziale della città così da potersi calare completamente nella magica atmosfera praghese, ricca di scorci suggestivi e stradine da immortalare.

“Prague in 3 Days: The Definitive Tourist Guide Book That Helps You Travel Smart and Save Time” is a very useful tourist guide full of practical information that helps the traveler to make out of his stay in Prague an unforgettable experience, even if it should be a brief one. The advice offered is diverse and of a wide variety. It provides immediate and practical guidance on accommodation, restaurants and currency exchange, to give a few examples. It is also rich in useful advice on the ongoing events taking place during various periods of the year, suggestions on the best attractions, but also on the less-known ones that are equally beautiful and significant. In addition, “Prague in 3 Days” provides sections in which Prague’s history is presented in informative capsules in a matter that allows the traveler to learn quickly the essential story of the city. Thus, he is able to fall completely in the magical atmosphere of Prague, with rich views and narrow streets to be captured by the traveler’s eye.

Finest City Guides, Prague in 3 Days: The Definitive Tourist Guide Book That Helps You Travel Smart and Save Time, 2017, 54 pp.

Finest City Guides, Prague in 3 Days: The Definitive Tourist Guide Book That Helps You Travel Smart and Save Time, 2017, 54 pp.

“Minorities and Law in Czechoslovakia” ripercorre la storia ceca – dal 1918 fino agli anni del secondo do‑ poguerra – con particolare attenzione verso le que‑ stioni etniche e minoritarie poiché la Cecoslovacchia in passato è stata ritenuta un modello nella soluzione di problemi legati, appunto, a tensioni di questo tipo attraverso normative legali che hanno giocato un ruo‑ lo chiave nella delineazione degli status minoritari. Questo libro è destinato principalmente ad un pubbli‑ co internazionale e non ceco e offre una prospettiva a lungo termine sulle questioni legate alle minoranze etniche e linguistiche della Cecoslovacchia. Siccome l’argomento torna spesso in prima linea nei dibattiti politici in Europa e non solo, in questo volume gli au‑ tori Jan Kuklík e René Petráš intendono dimostrare che una conoscenza approfondita delle passate difficoltà e delle soluzioni adottate in Cecoslovacchia potrebbe aiutarci a comprendere e risolvere i problemi contem‑ poranei.

“Minorities and Law in Czechoslovakia” retraces the Czech history – from 1918 to the post-war era – focusing on ethnic and minority issues since Czechoslovakia was considered in the past a model in solving matters related exactly to tensions of this kind by using legal regulations that played a key-role in the delineation of the minority status. This book reaches out mainly to an international public and not a Czech one and offers a long-term perspective on legal matters concerning ethnic and linguistic minorities in Czechoslovakia. Given that the topic is often on the frontline of European political debates and beyond, the authors Jan Kuklík and René Petráš intend to demonstrate in this volume that an in-depth knowledge of the past difficulties and solutions adopted by Czechoslovakia could help us understand and resolve the contemporary problems.

Jan Kuklík e René Petráš, Minorities and Law in Czechoslovakia, Karolinum Press: Prague 2017, 302 pp.

Jan Kuklík and René Petráš, Minorities and Law in Czechoslovakia, Karolinum Press: Prague 2017, 302 pp.

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Un cecoslovacco tra i padri indiscussi della letteratura fantascientifica mondiale: la storia di Karel Čapek, artista poliedrico e simbolo della Prima Repubblica

LO SCRITTORE VENUTO DAL FUTURO

di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti

A Czechoslovak is among the undisputed fathers of the world science fiction literature: this is the story of Karel Čapek, a versatile artist and symbol of the First Republic

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cultura culture

THE WRITER WHO CAME FROM THE FUTURE Emblema della fantascienza, prota‑ gonista d’utopie e distopie letterarie e cinematografiche, poliziotto, assas‑ sino, amante, bambino, il robot è il sogno limite dell’uomo: una forma di vita meccanica ed empatica, fabbrica‑ ta a sua immagine. Ma questo nome – robot – che lega nell’immaginario comune Hollywood e i manga giap‑ ponesi, è scritto per la prima volta nella Cecoslovacchia del 1920. L’autore, Karel Čapek, è un visionario della letteratura nazionale tra le due guerre mondiali, l’opera è un testo per il teatro intitolato R.U.R., Rossum’s Universal Robots. Questo neologismo,

oggi popolarissimo, è ispirato alla pa‑ rola ceca robota – duro lavoro – che a sua volta deriva dall’antico slavo rabota – servitù. La genesi di “robot” è bizzarra e fortuita: è infatti il fratello di Karel Čapek, Josef, di professione scrittore e pittore, a suggerirgli questo nome. Josef glielo indica tra una pennellata e l’altra, facendo scartare all’autore di R.U.R. la meno convincente opzione di labor. Al di là dell’aneddoto, l’opera di Čapek è un capolavoro d’anticipa‑ zione, che intreccia sapientemente drammaturgia romanzesca e rifles‑ sione filosofica: Rossum, saggio e ge‑

niale, si lancia nell’impresa di creare degli esseri artificiali in tutto e per tutto simili agli esseri umani. Ma il suo sforzo di demiurgo tecnologico sarà rimpiazzato da quello del nipote, il giovane Rossum, che razionalizza il sogno del nonno industrializzando la produzione dei robot. Ne fa macchine semplici, efficaci, che ricordano gli umanoidi di oggi, ma rigorosamente «senz’anima». L’intrigo si complica quando queste creature vengono

I fratelli Karel e Josef Čapek in una foto del 1927 / Brothers Karel and Josef Čapek in a photo from 1927

Una scena tratta dalla prima rappresentazione di R.U.R. nel 1921 / A scene from the play R.U.R., first performed in 1921

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An emblem of science fiction, protagonist of literary and cinematic utopias and dystopias, policeman, assassin, lover, child, the robot is the dream of the boundaries of man: a mechanical and empathic form of life, made in his image. But this word – robot – that binds the common Hollywood imagery and Japanese manga, was written for the first time in 1920s Czechoslovakia. The author, Karel Čapek, was a visionary of national literature between the two world wars, while the work itself was a theatre piece called R.U.R., Rossum’s Universal Robots. This neologism, now extremely popular, is inspired by the Czech word robota meaning hard work/drudgery, which in turn comes from the old slavic word rabota – servitude. The genesis of “robots” was bizarre and fortuitous. It was in fact Karel Čapek’s brother Josef, a writer and painter, who suggested the name. Josef indicated it to him between one brushstroke and another, making the author of R.U.R. discard the less convincing option of labor. Beyond the anecdote, Čapek’s work is a masterpiece of anticipation,

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dotate di più sensibilità e finiscono inevitabilmente per ribellarsi contro una umanità diventata ormai oziosa e sterile. L’opera ha un successo immediato: è rappresentata per la prima volta a Praga nel 1920, poi a Varsavia, Bel‑ grado, New York, Berlino, Vienna, Londra, Zurigo, Tokyo e, nel 1924, alla Comédie des Champs-Élysées di Parigi. Čapek, grande spirito visiona‑ rio, oltre al successivo leitmotiv della rivolta delle macchine contro l’uomo che le ha create, espone con intelli‑ genza e sentimento un’interrogazio‑ ne profonda su una società dove l’uo‑ mo è diventato obsoleto a causa della sua volontà smisurata. Discussione attualissima. Lungimiranza di un au‑ tore che è stato definito il Voltaire ce‑ coslovacco, poiché capace di incarna‑ re diversi talenti del grande pensatore e scrittore francese. Anzitutto il suo polimorfismo letterario: Čapek, lau‑ La scenografia proposta da Bedřich Feuerstein per la prima di R.U.R. al Teatro Nazionale di Praga / The set design created by Bedřich Feuerstein for the first stage of R.U.R. at Prague’s National Theater

which cleverly interweaves the drama of novels, and philosophical reflection. Rossum, wise and ingenious, became active in the attempt to create artificial beings similar in all ways to human beings. But its technological demiurge effort is to be replaced by his nephew, young Rossum, who rationalizes his grandfather’s dream by industrializing the production of robots. He makes simple, effective machines that resemble humanoids today, but are strictly “soulless”. The scheme is complicated when these creatures are given more sensitivity and inevitably end up rebelling against a human race which has now become idle and sterile. The work was an immediate success: it was represented for the first time in La scenografia creata dall’architetto Frederick Kiesler per la messa in scena al teatro Kurfürstendamm di Berlino nel 1923 / The stage created by the architect Frederick Kiesler for R.U.R. play at Kurfürstendamm Theater in Berlin in 1923

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cultura culture

Prague in 1920, then in Warsaw, Belgrade, New York, Berlin, Vienna, London, Zurich, Tokyo and in 1924 at the Comédie des Champs-Élysées in Paris. Čapek, a great visionary spirit, in addition to the leitmotif which followed, of the machine revolt against man who created them, displayed great intelligence and sentiment with his deep questioning of a society where man had become obsolete due to his overwhelming will. A highly topical subject matter. The foresight of an author who has been dubbed the Czechoslovak Voltaire, due to an ability to embody the various talents of the great French thinker and writer. First of all, his literary polymorphism: Čapek, a philosophy graduate, was an author of novels, theatrical scripts, stories, travel writings and journalistic articles. In addition, his work, R.U.R., is a masterpiece of socio-philosophical scenarios, fun and disturbing at the same time. In addition to Rossum’s robots, the 1922 novel The Absolute at Large, tells of an invention that freeing the absolute from matter by making all humanity religious, or even

romanzo è interessante perché pre‑ cursore delle discussioni sull’ecologia, anche queste di grande attualità. Autore ironico e caustico, Čapek è capace di criticare lucidamente la feticizzazione delle scienze, la cieca smania di potere politico e lo strapo‑ tere delle macchine. Nato il 9 gennaio 1890 a Malé Svatoňovice, dopo gli studi fatti fra Praga, Berlino e Parigi, sarà riformato dall’esercito per i suoi problemi fisici. Così, non parteciperà al primo conflitto mondiale, anche se

questo evento storico non mancherà di marcarlo profondamente. Oltre alla scrittura che lo accompagnerà per tutta la sua breve vita, Čapek è stato anche un grande appassionato di musica etnica – la sua collezione personale conta più di cinquecento vinili – e un apprezzato fotografo amatore: oltre alle famose immagini sulla vita di un cane, Dášenka, l’au‑ tore è anche conosciuto per diversi ritratti di personalità importanti della Prima Repubblica cecoslovacca, tra

cui l’amico e primo presidente Tomáš Masaryk. Buona parte della sua vita adulta la dividerà con l’amica e attrice Olga Scheinpflugová, incontrata du‑ rante l’estate del 1920, e sposata nel 1935, solo tre anni prima della sua morte precoce. Per lui che aveva sempre rivendi‑ cato l’indipendenza del suo paese minacciato dall’ascesa del fascismo, la firma degli accordi di Monaco del 1938, e l’annessione dei Sudeti da parte delle truppe naziste, furono

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reato in filosofia, è autore di romanzi, sceneggiature teatrali, racconti, scrit‑ ti di viaggio e articoli giornalistici. In più, la sua opera, oltre a R.U.R., è un capolavoro di scenari socio-filosofici, divertenti e inquietanti ad un tempo: oltre ai robot di Rossum, il romanzo La Fabbrica dell’assoluto, del 1922, racconta di un’invenzione che libera l’assoluto dalla materia rendendo tutta l’umanità religiosa, o ancora, nella Guerra delle Salamandre, del 1936, degli animali marini antropo‑ morfi sono indottrinati religiosamen‑ te e politicamente… fino al giorno della loro ribellione contro il genere umano. Ancora una distopia piena di spirito e di preoccupazioni, una satira del contesto politico dell’epoca diret‑ ta contro il nazismo, l’antisemitismo e la fede cieca nel progresso, tutti temi carissimi all’autore, testimone vigile delle trasformazioni sociali e politiche del suo tempo. In più, quest’ultimo

I poster di due rappresentazioni di R.U.R. del Teatro Marionette di New York (1939) e del Teatro dell’Università del Michigan (1966) / The posters of R.U.R. plays performed at the Marionette Theater in New York (1939) and at the University of Michigan (1966)

in the War with the Newts, from 1936, in which anthropomorphic marine animals are religiously and politically indoctrinated... until the day of their rebellion against mankind. Once again a dystopia full of spirit and concern, a satire of the political context of the time directed towards Nazism, anti-Semitism and blind faith in progress, all of them dear to the author, a watchful witness to the social and political transformations of his time. In addition, the latter novel

is interesting because it is the forerunner of the discussions on ecology, even those of great relevance. An ironic and caustic author, Čapek is able to rationally criticize the fetishism of the sciences, the blind admiration of political power and the overwhelming power of machines. Born on January 9, 1890 in Malé Svatoňovice, after his studies conducted in Prague, Berlin and Paris, he was discharged by the army due to physical problems. Consequently,

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he would not take part in the first world conflict, although the historic event would not fail to leave a deep mark on him. In addition to the writing that would accompany him throughout his short life, Čapek was also a great fan of ethnic music, his personal collection included more than five hundred vinyls, and a much loved amateur photographer. In addition to the famous images of the life of dog, Dášenka, the author is also known for several portraits of im-

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cultura culture

Due edizioni di R.U.R. in giapponese / Two Japanese translations of R.U.R.

un colpo durissimo, fatale, «Il mio mondo è morto» dirà l’autore. E proprio quell’anno morirà, di polmo‑ nite, poco prima del suo arresto da parte della Gestapo. Il suo nome era tra i primi della lista. Il fratello Josef sarà invece arrestato per attività an‑

tifasciste e mandato in un campo di concentrazione nel 1939; morirà nel campo di Bergen-Belsen nell’aprile del 1945. Oggi, Il visionario “padre” dei robot, è sepolto assieme alla moglie Olga nel cimitero praghese di Vyšehrad, lì dove riposano tan‑

tissime personalità nazionali. È sot‑ to la sua lapide monumentale che qualche ammiratore è solito lasciare un robottino in latta, a vegliare su questo grande spirito cecoslovacco. Resistente. Curioso. Lucido sognato‑ re di mondi a venire.

portant personalities of the First Czechoslovak Republic, including his friend and very first President Tomáš Masaryk. He would share much of his adult life with girlfriend and actress Olga Scheinpflu-

gová, who he encountered during the summer of 1920, and married in 1935, only three years before her early death. For someone like him who had always laid claim to the independence of his

country, threatened by the rise of fascism, the signing of the Munich agreements of 1938, and the annexation of the Sudetes by the Nazi troops, were a fierce, fatal blow, “My world is dead”, the author said. And it was precisely that year when he died of pneumonia, just before his arrest by the Gestapo. His name was among the top of the list. His brother Josef would be arrested for anti-Fascist activities and sent to a concentration camp in 1939. He eventually died in the Bergen-Belsen camp in April 1945. Today, the visionary “father” of the robots is buried with his wife Olga in the Vyšehrad Cemetery, in Prague, where many national icons lie. It is under its monumental tombstone where some admirers usually leave a tin robot, to watch over this great Czechoslovak spirit. Resistant. Curious. A lucid dreamer of worlds to come.

Le copertine di una traduzione in italiano e della prima edizione ceca del libro / The covers of an Italian translation and of the first Czech edition of the book

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