Marzo Aprile / March April 2018
I fotografi italiani dell’autunno di Praga Italian photographers of the Prague Autumn
Kafka, metamorfosi di un assicuratore Kafka, metamorphosis of an insurer
Forman, addio all’eterno ribelle Forman, goodbye to the eternal rebel
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag. 8
Affari esteri, dissidi interni Foreign Affairs, internal tensions economia economics
pag. 14
pag. 19 Scadenze fiscali Tax deadlines
pag. 20 Appuntamenti Events
pag. 22
Il mese de La Pagina
pag. 24
Praga – Tokyo, andata e ritorno Prague – Tokyo, round trip
Quelle noiose statistiche sugli utili che scappano all’estero Those tedious revenue statistics that slip abroad
pag. 30
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček, Michele Taschini, Ernesto Massimetti
Noi, fotografi italiani dell’Autunno di Praga We, Italian photographers of the Prague Autumn
Gruppo
@PROGETTORC
PROGETTO REPUBBLICA CECA
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz
Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Marzo Aprile / March April 2018
pag. 38
Kafka, metamorfosi di un assicuratore Kafka, metamorphosis of an insurer
pag. 44
La Praga magica di Gustav Meyrink The magical Prague of Gustav Meyrink
pag. 50
Antonín Engel: arte al servizio della nazione Antonín Engel: art serving the nation
pag. 62
Anniversari cechi Czech anniversaires
pag. 64
Novità editoriali New Publications cinema
summary
cultura culture
pag. 66
Forman, addio all’eterno ribelle Forman, goodbye to the eternal rebel
pag. 56
Praga e Venezia, i Navalis e un santo Prague and Venice, the Navalis and a Saint
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2018 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 25.4.2018 Foto di copertina / Cover Photograph Kafka, una scultura cinetica di David Černý Kafka, a kinetic sculpture by David Černý © Tuomas Lehtinen 5
editoriale
Cari lettori,
torniamo a parlare, in apertura di questo numero, dei diversi orienta‑ menti che convivono a Praga in tema di politica estera, con un governo che guarda a Ovest e un capo dello Stato orientato a Est. Dopo la vicenda del presunto hacker russo, estradato ne‑ gli Stati Uniti nonostante le resistenze del Castello, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad altri due episo‑ di: il caso Skripal e il raid in Siria di Usa, Gran Bretagna e Francia, con il presidente Miloš Zeman in entrambe le occasioni in rotta di collisione con l’esecutivo. L’attuale governo è dimis‑ sionario e in prossimità dell’estate si dovrebbero vedere delle novità alla guida del Paese. Non ci sarà da sor‑ prendersi se, in politica estera, si pas‑ serà a una gestione più in linea con i voleri del Castello. Voltando pagina, spazio a un argo‑ mento che riguarda l’economia. In pochi in Repubblica Ceca dubitano delle ricchezze generate dagli in‑ vestimenti stranieri, ma aumenta il fronte - e questo è il tema del nostro articolo - di quanti sostengono che
Dear readers,
Once again, at the beginning of this issue, we discuss the different viewpoints that coexist in Prague regarding foreign policy, with a government that looks towards the West, and an Eastern-oriented head of state. After the affair of the alleged Russian hacker, extradited to the United States despite the resistance of the Castle, in recent weeks we have witnessed two other episodes: the Skripal case and the Syrian raid led by the US, the UK and France, with President Miloš Zeman on a collision course with the government on both occasions. The current government is resigning and as we approach the summer, one should see some developments at the helm of the country. It will be no surprise, if in foreign policy, we will see
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nel Paese rimane troppo poco delle uova d’oro prodotte. In un anno come questo, caratterizza‑ to in Repubblica Ceca da anniversari di grande portata storica, torniamo a parlare del 1968. Lo facciamo con una intervista ad Alfonso Modonesi, un fotografo italiano, testimone coi suoi scatti della Praga post invasione sovietica e dell’inizio della normaliz‑ zazione. Le nostre pagine riservate alla cultu‑ ra sono arricchite in questo numero anche dai contributi dedicati a due grandi scrittori: Franz Kafka, raccon‑ tato nella sua vita di assicuratore e di impiegato modello, e di Gustav
Meyrink, altro immortale esponente della comunità tedescofona della Praga di un secolo fa. Vi segnaliamo poi le pagine sull’ar‑ chitetto Antonín Engel - famoso per i suoi progetti di inizio Novecento, fra cui il monumentale complesso della Podolská vodárna - e quelle su Na‑ valis, la festa sulla Moldava di metà maggio dedicata a San Giovanni Ne‑ pomuceno. In conclusione un ricordo di Miloš For‑ man, il grande regista ceco di recente scomparso, il quale fra l’altro seppe esportare i temi della Nová Vlna ceca nel cinema di Hollywood Buona lettura
matters handled in a manner more in line with the Castle‘s wishes. Turning page, we give space to an economy-related topic. Few people in the Czech Republic doubt the wealth generated by foreign investments, but the front increases, and this is the theme of our article: about those who claim that too little of the gold eggs produced in the country remains. In a year such as the present one, which in the Czech Republic has been distinguished by anniversaries of great historical significance, we return to the year 1968. We do so through an interview with Alfonso Modonesi, a Italian photographer, a witness, through his snapshots, of the post-Soviet invasion Prague and the beginning of normalization. Our pages dedicated to culture are also enriched in this issue by contributions
dedicated to two great writers: Franz Kafka, described in his life as an insurer and model employee, and Gustav Meyrink, another immortal exponent of the German-speaking community of Prague a century ago. We would like to point out the pages on the architect Antonín Engel, famous for his projects of the early Twentieth Century, including the monumental complex of Podolská vodárna, and those on Navalis, the festival on the Vltava in mid-May dedicated to Saint John of Nepomuk. In conclusion, homage to Miloš Forman, the great Czech director who recently passed away, who among many things, managed to export the themes of the Czech Nová Vlna into Hollywood cinema Enjoy the read
progetto repubblica ceca
AFFARI ESTERI, DISSIDI INTERNI Le ultime difficoltà ceche per assumere posizioni univoche nei rapporti internazionali, tra un governo che guarda ad Ovest e un presidente che guarda a Est di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
The latest Czech difficulties in assuming unique positions in international relations, between a government that looks to the West and a president looking out East
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La politica estera negli ultimi mesi non ha lasciato dormire sonni tranquilli in nessun Paese occidentale e molti degli avvenimenti delle recenti setti‑ mane hanno scoperchiato dissapori e divergenze di vedute in buona parte d’Europa, tra cui anche la Repubblica Ceca. L’episodio che ha fatto più rumo‑ re è stato di certo quello dei raid di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia in Siria, in risposta al presunto attacco chimi‑ co da parte del regime di Damasco a Douma. Un evento che ha fatto venire a galla le divisioni della politica estera ceca, già presenti su altri temi (come il caso Skripal o la vicenda dell’hacker russo estradato negli Usa), e che ha messo in luce come il filo diretto tra la presidenza e il governo sia molto meno robusto di quanto possa sembrare. Immediatamente dopo i raid in Siria, infatti, i ministri di Esteri e Difesa, Over the last few months, foreign policy has not been allowing quiet downtimes in any of the Western countries and many of the last few weeks’ events have brought to life disagreements and divergences in most of Europe, including Czech Republic. The incident that stirred up waves was certainly that of the raids of the United States, UK and France in Syria; it was as a response to the alleged chemical attack by the Damascus regime in Douma. An event that brought to light the division of the Czech foreign policy, already noticeable on other topics (such as the Skripal case or the story of the Russian hacker extradited to the US) and underlined that the direct connection between the presidency and the government is less solid than expected. In fact, right after the raids in Syria, the ministers of Foreign Affairs and Defense,
rispettivamente Martin Stropnický e Karla Šlechtová – entrambi espo‑ nenti del Movimento dei cittadini scontenti (Ano), guidato dal tycoon Andrej Babiš – hanno espresso il so‑ stegno di Praga verso gli alleati Nato
e hanno definito l’azione “legittima” anche in assenza di una risoluzione Onu. “Questi bombardamenti sono un chiaro avvertimento. Chiunque intende ricorrere all’uso di armi chi‑ miche contro i civili, deve sapere che
Palazzo Černín, sede del Ministero degli Affari Esteri ceco
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politica politics
FOREIGN AFFAIRS, INTERNAL TENSIONS si tratta di qualcosa di inaccettabi‑ le e che non sarà tollerato. È stato cruciale segnare una linea che non deve essere oltrepassata”, ha dichia‑ rato Stropnický, aggiungendo che gli Usa hanno ringraziato Praga per il
sostegno. Anche il premier Babiš ha reagito inizialmente alla notizia com‑ mentando su Twitter con convinzione e sottolineando che l’obiettivo dell’o‑ perazione era stato raggiunto. Il capo del governo ha inoltre ribadito che la
Czernin Palace, headquarters of the Czech Ministry of Foreign Affairs
Repubblica Ceca è contraria all’uso di armi chimiche. E fino a qui tutto nella norma, almeno così era sembrato a un primo sguardo tra le reazioni internazionali. Poco dopo, però, è giunta la doccia gelata. Il presi‑ dente Miloš Zeman ha invece condan‑ nato i raid di Washington, Parigi e Lon‑ dra, definendoli un’azione da “cowboy”, destinati a minare quasi certamente gli sviluppi positivi per i rifugiati siriani che lentamente stavano rientrando nelle loro aree di provenienza. Zeman non le ha mandate a dire ne‑ anche a Babiš. Il presidente ha dichia‑ rato che le dichiarazioni del premier sono state “miopi” e, senza lasciare nessuno da parte, ha ricordato ai mi‑ nistri degli Esteri e della Difesa che il loro compito è di rappresentare la Re‑ pubblica Ceca, non gli Usa, la Francia o il Regno Unito. Lo stesso Babiš dopo
un meeting al Castello ha rivisto la propria posizione iniziale, dichiaran‑ do che “l’azione armata non è mai una soluzione” soprattutto prima di una risoluzione Onu a riguardo. Il dietrofront del premier, dopo la lavata di capo ricevuta dal Castello, è stato subito criticato, persino con ironia, dalle forze che compongono l’opposizione di centrodestra, vale a dire i Civici-democratici dell’Ods, i Cristiano-democratici del Kdu-Čsl, i liberali del Top 09 e i Sindaci e indi‑ pendenti di Stan. Tutti e quattro que‑ sti partiti, pur con diverse sfumature, hanno invece manifestato sostegno all’azione alleata in Siria. Meno remissivo di Babiš si è mo‑ strato invece il ministro degli Esteri, Stropnický, il quale ha difeso la sua posizione iniziale: “Se la comunità internazionale avesse aspettato i
namely Martin Stropnický and Karla Šlechtová – both members of ANO (Action of Dissatisfied Citizens) let by the tycoon Andrej Babiš – reiterated Prague’s support for NATO’s allies and defined the action as being legitimate even in the absence of a UN resolution. “These bombings are a clear warning. Anyone intending to use chemical weapons against civilians must know that this is something unacceptable and will not be tolerated. It was mandatory to set a limit that cannot be exceeded”, said Stropnický, adding that the US thanked Prague for their support. Even the Prime Minister Babiš has initially reacted to the news by commenting on Twitter with conviction and underling that the objective of the operation has been achieved. The head of the government also stated that Czech Republic is opposing the usage of chemical weapons.
Until this point, everything is within normal boundaries; at least this is what it seemed at a first glance on the international relations. Nevertheless, the cold shower came shortly after. President Miloš Zeman has instead condemned the raids of Washington, Paris and London, calling them “a cowboy” action, certainly designed to destroy the positive developments of the Syrian refugees who were slowly returning to their areas of origin. Zeman did not even send a word to Babiš. The President said that the Prime Minister’s statements were “short-sighted”and, without leaving anyone aside, he reminded the foreign and defense ministers that their task is to represent Czech Republic, not the US, France, and UK. Moreover, after a meeting at the Castle, Babiš revised his initial position, declaring that “armed intervention is never a solu-
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tempi del Consiglio di sicurezza Onu, sarebbe diventata testimone passiva e persino complice dell’attacco chi‑ mico”. Una presa di posizione che con ogni probabilità lo ha reso definitiva‑ mente sgradito al Castello, tant’è che, secondo voci ricorrenti, Stropnický si sarebbe ormai orientato verso la
decisione di lasciare Palazzo Černín e tornare alla sua vecchia professione di ambasciatore, a capo di una sede diplomatica di prestigio. Contro i raid anche i Comunisti di Vojtěch Filip, i quali li hanno definiti “un atto di aggressione”, mentre To‑ mio Okamura, leader dei populisti
dell’Spd (Libertà e democrazia diret‑ ta) ha dichiarato che gli Usa hanno attaccato perché “non riescono a darsi pace del fatto che Russia e Siria abbia‑ no sconfitto gli estremisti islamici”. Scettici nei confronti dell’azione pro‑ mossa da Washington anche i social‑ democratici della Čssd, i quali hanno
tion” especially not before a UN resolution had been issued. Following the earful gotten from the Castle, the turnaround of the premier was immediately criticized, even with irony, by the center-right opposition, namely the ODS democrats, the Christian democrats of KDU-Čsl, the liberals of Top 09 and the Mayors and independents of Stan. All four of these parties, even with all their different nuances, have instead shown support for the allied action in Syria. The Minister of Foreign Affairs, Stropnický, proved himself less submissive than Babiš, defending his initial position: “If the international community would have adhered to the UN Security Councils’ timetable, it would have be-
come a passive witness and even an accomplice of the chemical attack”. A position that most likely has made him unwelcomed to the Castle, to the extent that, according to current allegations, Stropnický would have now decided to leave Černín Palace and return to his former profession as ambassador, leading a prestigious diplomatic office. The communists of Vojtěch Filip have as well declared themselves against the raids, calling them “an act of aggression”. In the same time, Tomio Okamura, leader of the SPD populists (Freedom and direct democracy) declared that the US attacked because “they cannot come to terms with Russia and Syria putting an end to Islamic extremists”.
The Social Democrats of ČSSD are as well skeptical of the action promoted by Washington.They have expressed their fear that this action would only create an escalation of tension in the region. However, the Syrian matter seems nothing but the tip of the iceberg of the lack of alignment, in terms of foreign policy, which can be observed in Czech Republic. The other case was that of the poisoning of the former Russian spy, Sergey Skripal, and of his daughter Yulia in UK, and according to London, by a nerve agent used by Russia. In this case, in addition to the tug of war between UK and Kremlin, with the mirror expulsion of hundreds of Russian and Western UK allied countries diplomats, there have been
Incontro tra il premier Andrej Babiš e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, lo scorso marzo 2018 / Meeting between Prime Minister Andrej Babiš and NATO Secretary General Jens Stoltenberg, last March, 2018
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politica politics
espresso il timore che questa azione possa soltanto creare un’escalation di tensione nella regione. Ma la questione siriana appare solo la punta dell’iceberg del mancato al‑ lineamento, in tema di politica estera, che si nota in Repubblica Ceca. L’altro caso è stato quello dell’avve‑ lenamento dell’ex spia russa Sergey Skripal e della figlia Yulia in Gran Bre‑ tagna ad opera, secondo Londra, di un agente nervino usato dalla Russia. Sul caso, oltre al braccio di ferro tra la Gran Bretagna e il Cremlino, con l’espulsione a specchio di centinaia di diplomatici russi e dei Paesi occidentali alleati dei britannici, si sono susseguite accuse e controaccuse. Dentro alla querelle è entrata anche Praga, dopo che Mosca ha indicato la Repubblica Ceca nella rosa dei paesi probabili produttori del‑ la sostanza chimica Novichok utilizzata per avvelenare Skripal.
Babiš – il quale in precedenza aveva manifestato la solidarietà della Re‑ pubblica Ceca a Londra espellendo tre membri del personale dell’am‑ basciata russa di Praga, tra cui i rap‑ presentanti a Praga dell’Svr e del Gru, rispettivamente il servizio d’intelli‑ gence estero e il servizio segreto mi‑ litare della Russia – ha definito “una assoluta falsità” l’opinione di Mosca, negando nella maniera più assoluta la provenienza ceca del Novichok. Anche in questo caso il presidente Zeman, da sempre noto per le sue posizioni vicine a Mosca, ha reagito con una iniziativa clamorosa, incari‑ cando il capo dei servizi segreti del Bis, Michal Koudelka, di verificare se nel territorio ceco sia stato prodotto o conservato gas nervino. Il capo dello Stato – criticatissimo per questa sua pensata, apparsa a molti osservato‑ ri come un modo per accreditare le
congetture di Mosca – si è limitato a spiegare: “Non credo neanche io che produciamo Novichok, ma meglio to‑ glierci ogni dubbio”. Altro tema, che ha visto da una par‑ te il governo Babiš e dall’altra Ze‑ man, è stato il caso dell’hacker russo Yevgeniy Nikulin arrestato a Praga e reclamato per mesi da Washington e Mosca, che alla fine è stato estradato negli Stati Uniti, su decisione del mi‑ nistro della Giustizia Pelikán. Una de‑ cisione contestata dal Cremlino, ma anche dal presidente Zeman, il quale avrebbe preferito che l’hacker venisse rimandato in Russia. Qui entrano in gioco anche i rapporti fra Washington e il Castello di Praga, da tempo non del tutto distesi. Zeman ap‑ pare offeso perché da un anno e mezzo attende invano di essere invitato alla Casa Bianca, un ritardo che considera uno sgarbo, a maggior ragione dopo il
© ARMY SGT. AMBER I. SMITH
Il segretario della Difesa statunitense Jim Mattis ed il ministro della Difesa ceco Martin Stropnický, a Washington nel maggio 2017 / US Defense Secretary Jim Mattis and Czech Minister of Defence Martin Stropnický, in Washington in May 2017
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sostegno manifestato a Donald Trump durante la campagna elettorale presi‑ denziale di quest’ultimo. L’ipotesi più probabile è che il comandante in capo della superpotenza americana, in consi‑ derazione anche dei sospetti riguardanti i suoi vecchi rapporti con la Russia, ci tenga a tenere le distanze rispetto a un amico del Cremlino come Zeman. Nonostante tutto, c’è però un tema di politica estera sul quale Zeman appa‑ re in perfetta sintonia con una deci‑ sione analoga annunciata da Trump: lo spostamento dell’ambasciata ceca in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, seguendo l’esempio americano. Una intenzione controversa per i delicati equilibri mediorientali, che si fonda sugli storici rapporti di amicizia fra Praga e lo Stato di Israele, sulla quale il premier Babiš si è detto in linea di principio d’accordo – “è assurdo che la nostra Ambasciata non si trovi nel‑ accusations and counter accusations. Prague meddled in the quarrel as well, after Moscow pointed at Czech Republic as one of the most probable countries to produce the chemical substance Novichok used to poison Skripal. Babiš – who had previously expressed the solidarity of Czech Republic in London by expelling three Russian embassy members in Prague, including the representatives of SVR and GRU in Prague, respectively the Russian foreign intelligence service and military secret service – has defined Moscow’s opinion as “an utter falsity”, denying any Czech origin of Novichok. Even in this case, the president Zeman, always known for his close positions to Moscow, reacted with a sensational initiative, delegating the head of secret services of Bis, Michal Koudelka, to check if any nerve gas has been produced or stored on the territory of Czech Republic. Criticized for his initiative, which appeared for many as a way to credit the Russian hypothesis, the head of state explained briefly: “Not even I believe that we produce
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politica politics
Il presidente Miloš Zeman con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a destra, e con il presidente russo Vladimir Putin, in basso / President Miloš Zeman with Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu, on the right, and with Russian President Vladimir Putin, below
© US GPO
la città capitale di Israele, un qualcosa di contrario alla prassi diplomatica” –, ma in pratica frenando la questio‑ ne e annunciando che per adesso a Gerusalemme ci sarà quest’anno, in primavera, solo un consolato onora‑
© US GPO
Novichok, but it is better to eliminate any doubts”. Another matter that concerned on one hand the Babiš government and on the other Zeman, was the case of the Russian hacker YevgeniyNikulin arrested in Prague and claimed for months by Washington and Moscow, which was
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rio ceco e nei prossimi mesi un České centrum, che sarà aperto in occasio‑ ne della visita di Miloš Zeman di fine anno. Per quanto riguarda il passo ulteriore, appare difficile, se davvero il prossimo governo Babiš dovesse
nascere grazie all’appoggio esterno del partito Comunista, che possa veramente realizzarsi il trasferimen‑ to dell’Ambasciata a Gerusalemme, ipotesi rispetto alla quale il Ksčm è assolutamente contrario.
eventually extradited to the US, by the decision of the Minister of Justice, Pelikán. This was a decision contested by Kremlin, but also by President Zeman, who would have preferred the hacker to be sent back to Russia. The quite tensioned relationship between Washington and the Prague Castle comes here as well into the play. Zeman seems offended because he has been waiting for more than a year now to be invited at the White House, a delay that he judges inconsiderate, mainly after his support for Donald Trump during the presidential election campaign. The most probable hypothesis is that the commander in chief of the American superpower, considering as well the suspicions regarding his ancient relationship with Russia, tries to keep its distance from a friend of the Kremlin like Zeman himself. Nevertheless, Zeman and Trump seem to be on the same page on a foreign
policy matter, namelyto move the Czech embassy in Israel from Tel Aviv to Jerusalem, following the American example. This is a controversial intention for the delicate Middle Eastern balance, which is based on the historical friendships between Prague and Israel, on which Babiš mainly agreed upon – “it is absurd for our embassy not to be in the capital city of Israel, something contrary to diplomatic practice”. In fact, though, he blocked the matter and he announced that for now, starting from spring this year there would be onlyan honorary Czech consulate in Jerusalemand in the months to follow a Czech Center that will be open on president Zeman’s visit at the end of the year. As far as the last step is concerned, if in reality the next Babiš government should rise with the external support of the Communist party, it will be difficult to transfer the Embassy to Jerusalem. However, Ksčm declares itself completely contrary to this hypothesis.
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Il mercato ceco è in ottima forma e gli investimenti dall’estero continuano a produrre ricchezza, ma quanta ne resta effettivamente nel Paese? C’è bisogno di fare due conti di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček
The Czech market is in excellent shape and foreign investments keep producing wealth, but how much of it effectively remains in the Country? Doing the math is needed
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QUELLE NOIOSE STATISTICHE SUGLI UTILI CHE SCAPPANO ALL’ESTERO THOSE TEDIOUS REVENUE STATISTICS THAT SLIP ABROAD I dati della bilancia dei pagamenti di un paese di solito non attirano l’at‑ tenzione della grande stampa e non sviluppano un dibattito pubblico. Negli ultimi anni fa eccezione la Re‑ pubblica Ceca con la discussione sul reddito prodotto dagli investimenti esteri diretti. Una questione che for‑ ma un altro tassello nel complicato rapporto con l’Unione Europea. Utili da sogno I numeri, in effetti, sono impressio‑ nanti. Secondo la Banca Centrale Usually, the balance of payments data does not attract the attention of the press nor entangles a public debate. Nevertheless, during the last few years, Czech Republic is the exception due to the debate on the income generated by direct foreign investments. A matter that represents just another piece in the complicated relationship with the European Union. Dream revenues The numbers are, indeed, impressive. According to the Czech Central Bank, foreign investments brought around 393 billion crowns last year, of which 237 billion crowns are distributed in dividends. This is not an exceptional situation linked to the excellent shape in which the Czech economy finds itself for the last two or three years. The foreign investments consistently generate high revenues in Czech Republic for at least ten years now, regardless of the economic cycle. Using another methodology, the Czech Statistical Office esti-
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economia economics
Ceca, solo nel corso dello scorso anno gli investimenti esteri hanno frut‑ tato circa 393 miliardi di corone, di cui 237 miliardi di corone distribuiti in dividendi. E non si tratta di una situazione eccezionale riconducibile all’ottima condizione in cui si trova l’economia ceca negli ultimi due tre anni. Gli investimenti esteri in Re‑ pubblica Ceca producono alti valori di reddito da almeno dieci anni in ma‑ niera costante, indipendentemente dal ciclo economico. Con un’altra me‑ todologia, l’Ufficio di Statistica Ceco stima che ogni anno esca dal paese
una cifra pari circa all’otto percento del reddito prodotto La bilancia dei pagamenti in sé rimane in attivo gra‑ zie al forte surplus realizzato tramite il commercio estero. Il clamore che suscitano queste cifre ogni anno rileva un lato paradossale del ragionamento dei politici e della società ceca. Il Paese ha fatto molto a partire dalla fine degli anni Novanta per attrarre gli investimenti dall’este‑ ro. Il primo governo Zeman varò nel 2000 un ambizioso programma di incentivi agli investimenti esteri sot‑ to la spinta della necessità. Il paese
doveva risollevarsi dalla sbornia del capitalismo senza capitale, o meglio il capitalismo alla ceca, propugnata da Václav Klaus. Quest’ultima espe‑ rienza si concluse nella seconda metà degli anni Novanta con il fallimento delle principali industrie nazionali, con un sistema bancario a un passo dal crack, con una bad bank strapie‑ na di crediti inesigibili e condizioni economiche delle famiglie in rapido deterioramento. A fare da contraltare alla situazione economica generale ci furono invece poche aziende, come la Škoda Auto, vendute a seri investitori
internazionali prima dell’arrivo delle privatizzazioni a coupon. L’attrattivi‑ tà del paese aumentò con l’entrata della Repubblica Ceca nell’Unione Europea e quindi nel mercato comu‑ ne dei capitali. Di per sé, il fatto che gli investimen‑ ti producano utili non è una cattiva notizia per l’economia ceca. Signi‑ fica infatti che gli investimenti fatti erano sostenibili e hanno potuto produrre esternalità positive come i posti di lavoro. Secondo gli analisti dell’Ufficio di Statistica, che pure ha segnalato come il deflusso degli utili è tra i più importanti in tutta l’Unione Europea, l’attuale situazio‑ ne è in sintonia con la fase in cui si trova l’economia ceca. “Mentre gli investimenti esteri sono in una fase matura e pertanto producono molti utili, quelli cechi sono relativamente giovani” sottolinea le sfasature del ciclo Lukáš Kučera del dipartimento di analisi dell’ente di statistica. Altri economisti hanno un approccio molto più critico. “Detto francamen‑ te, i valori creati in Repubblica Ceca mates that approximately eight percent of the income produced leaves the country each year. The balance of payments itself remains active due to the solid surplus generated by foreign trade. The clamor created every year by these figures reveals a paradoxical side of the politicians and of the Czech society’s reasoning. The country has gone a long way to attract foreign investments since the end of the 90s. The first Zeman government launched in 2000 an ambitious incentive program for foreign investments driven by necessity. The country had to recover from the capitalist blur without capital, or rather the Czech capitalism, advocated by Václav Klaus. In the second half of the 90s, this last experience ended with the bankruptcy of the main national industries, a banking system a step away from collapse, a bad bank overflowing with debts and households’ economic conditions rapidly deteriorating. There
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vengono consumati all’estero e qui rimane poca roba” ha scritto Julie Hrstková, editorialista del quotidia‑ no Hospodářské noviny, la quale ha messo in rilievo come il volume dei dividendi pagati all’estero equivale
a due monte salari nazionali mensi‑ li. Sul banco degli imputati, spesso anche tra gli imprenditori locali, fini‑ scono gli incentivi agli investimenti, i sostegni erogati dai fondi europei o la posizione dominante sul mercato
in alcuni settori, quali il bancario, le telecomunicazioni o l’automotive. Trovare la giusta misura Una delle questioni aperte è se gli investimenti esteri producano utili in misura superiore ai tassi soliti in altri
were few companies to counterbalance the general economic situation, such as Škoda Auto, sold to serious international investors before the arrival of voucher privatization. The attractiveness of the country increased once Czech Republic
joined the European Union and then the common capital market. As such, it is not bad news for the Czech economy that the investments generate profits. It means that the investments made were sustainable and were able
to generate positive externalities such as working opportunities. According to the analysts of the Statistics Office, which also reported that the outflow of the revues is among the most significant in the entire European Union, the cur-
La sede centrale della Banca nazionale ceca (Česká národní banka), a Praga / The headquarters of the Czech National Bank (Česká národní banka) in Prague
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Paesi europei. Secondo l’analisi del governo sul fenomeno, pubblicata nel 2016, la risposta è in senso afferma‑ tivo. “Il tasso di deflusso utili è supe‑ riore in Repubblica Ceca due volte e mezzo al valore solito per altri Paesi
rent situation is in tune with the current stage of the Czech economy. “While foreign investments are in a mature phase and therefore generate a lot of earnings, the Czech ones are relatively young”, declares Lukáš Kučera, analyst
(Ue, ndr.) considerando i fattori ma‑ croeconomici compresi il premio per il rischio, le performance dell’econo‑ mia e l’intero stock degli investimenti esteri” sostiene l’analisi. I settori indi‑ viduati come remunerativi in maniera
of the Statistics Office, underlining the misalignment of the cycle. Other economists have a more critical approach. “Quite frankly, the values created in Czech Republic are consumed abroad and there is very little that
sproporzionata sono il bancario e finanziario, la telefonia mobile, la for‑ nitura dei servizi idrici e di altri servizi comunali. In tutti questi settori i divi‑ dendi hanno superato di gran lunga gli investimenti iniziali. Tra i motivi dell’alta redditività, la presenza di monopoli naturali o la scarsa concor‑ renza nei dati mercati. Per equilibrare questa redditività eccezionale l’ex premier socialdemocratico, Bohuslav Sobotka, propose tra il 2016 e il 2017 un’imposta specifica per i settori so‑ praelencati. Non è detto tuttavia che l’aliquota maggiorata sarebbe riusci‑ ta a far rimanere in Repubblica Ceca un significativo volume di risorse. La maggior parte degli utili viene infatti prodotta nel settore manifatturiero. La politica ceca ha d’altronde un atteggiamento piuttosto ondivago sul tema della tassazione degli utili. L’ultimo governo di centrodestra del Paese, quello guidato dal premier
Petr Nečas, aveva preparato un pac‑ chetto fiscale con numerosi sgravi rispetto all’attuale imposta sui divi‑ dendi e il reddito delle persone giu‑ ridiche. Attualmente la Repubblica Ceca si trova, nel confronto europeo, a metà strada tra i paesi con aliquote basse come l’Irlanda, i Paesi Bassi o Cipro e le aliquote scandinave. Come tuttavia viene notato, in alcuni Paesi come l’Estonia la detassazione degli utili reinvestiti in azienda non ha avuto una ricaduta significativa sulle attività di investimento. D’altra par‑ te, l’abbattimento delle aliquote po‑ trebbe far emergere una parte degli investitori cechi, che si parano dietro le società residenti in paradisi fiscali migliorando quindi i numeri sul pia‑ no contabile. Una ricetta semplice Tuttavia la soluzione più convenien‑ te per mantenere il reddito prodot‑ to in Repubblica Ceca sul territorio
remains here”, wrote Julie Hrstková, columnist for the Hospodářské noviny newspaper, which highlighted that the amount of dividends paid abroad equals two monthly national salaries. The incentives for investments, the support granted through European funds or the dominant position on the market in some sectors, such as banking, telecommunications or automotive find themselves in the witness stand, seldom among local entrepreneurs. Finding the balance One of the open questions is whether the foreign investments generate revenues above the usual interest rates in other European countries. According to the government’s analysis of the phenomenon, published in 2016, the answer is on the positive side. “The revenue outflow rate is higher in Czech Republic by two and half times as the usual value for other countries (EU, ed.), taking into account the macroeconomic factors including the risk premium, the economy’s performance and the entire stock of foreign investments”, explains the analysis. The sectors iden-
tified as remuneratively disproportionate are banking, finance, mobile telephony services, water supply and other municipal services. In all of these sectors, the dividends exceeded by far the initial investments. Among the reasons for high profitability, we mention the presence of natural monopolies or the lack of competition in the markets. In order to balance this extraordinary profitability, the former social democrat Prime Minister, Bohuslav Sobotka, proposed a specific tax for the abovementioned sectors, between 2016 and 2017. However, not necessarily the increased rate would have managed to keep a significant amount of resources in Czech Republic. The greatest part of the revenues was in fact generated by the manufacturing sector. On the other hand, Czech Republic has a rather uneven attitude towards the taxation of profits. The last centerright government of the country led by Prime Minister Petr Nečas had prepared a tax package with numerous reductions compared to the current taxation on dividends and the income
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nazionale non sono le modifiche di aliquote e incentivi, che rischiano di trarre poche risorse o, al contra‑ rio, fare enormi regali ai detentori di capitale. La ricetta è molto più semplice, immediata e testata con successo dalla storia. Risponde al nome di contrattazione fra le parti
sociali meno sbilanciata, con una redistribuzione più a favore del la‑ voro e un approccio più progressista. Uno degli incentivi maggiori per gli imprenditori esteri (e non) è stata la politica di moderazione salariale. Da qualche tempo tuttavia la mancanza della manodopera e la mobilitazio‑
ne dei sindacati stanno portando a una progressiva erosione del tasso di profitto delle imprese nell’economia ceca. Il tasso di profitto in Repubbli‑ ca Ceca viaggia intorno al cinquanta percento, mentre nel resto dell’Euro‑ pa è, abitualmente, intorno al qua‑ ranta percento. Certamente, il rialzo dei livelli salariali accompagnato da una seria politica industriale, può far fare il tanto agognato balzo ne‑ cessario verso la convergenza con le principali economie europee. Infine, la questione degli utili entra anche nel dibattito sui rapporti con l’Europa. Il deflusso annuale di cen‑ tinaia di miliardi di corone è l’altra faccia dell’ampiamente propagan‑ dato afflusso dei fondi europei, che nei prossimi anni verrà largamente ridotto. Un meccanismo di do ut des, su cui è stato basato, finora, il “contratto sociale” dell’Europa allar‑ gata. Per molti commentatori, poli‑ tici, sindacalisti e abitanti del Paese oggi quelle condizioni appaiono svantaggiose. Ma è naturale che un contratto rispecchi i rapporti di forza tra i contraenti in un momen‑ to dato. E che, a condizioni mutate, venga aggiornato.
of legal entities. By European comparison, Czech Republic is currently halfway between countries with low rates such as Ireland, Netherlands or Cyprus and the Scandinavian rates. However, as seen in some countries like Estonia, the detaxation of the reinvested earnings in the company did not have a significant impact on the investment activities. On the other hand, the deduction of the tax rates could bring out part of the Czech investors, who are behind the companies residing in fiscal paradises, and, therefore, improving the numbers on the accounting front. An easy solution Nevertheless, the most convenient solution to keep the income produced in Czech Republic on the national territory is not the modification of rates
and incentives, which are more likely to draw small resources or, on the contrary, bring huge benefits to capital holders. The solution is much simpler, immediate and successfully tested in practice. It is known as negotiation between the social partners, with more pro-labor redistribution and a more progressive approach. One of the biggest incentives for foreign (and non) entrepreneurs was the wage moderation policy. However, for some time now, the lack of labor force and the mobilization of trade unions are leading to a progressive erosion of the profit share of the companies in the Czech economy. In Czech Republic, the profit share is around fifty percent, while in the rest of the Europe it is usually around forty percent. Certainly, the rise in wage levels
accompanied by a serious industrial policy can make the necessary desired leap towards the convergence with the main European economies. Finally, the profits matter enters even in the debate on the relations with Europe. The annual outflow of hundreds of billions of crowns is the other side of the widely promoted influx of EU funds, which will largely decrease in the coming years. A do ut des mechanism, on which the “social contract” of the enlarged Europe has been based upon so far. For many analysts, politicians, trade unionists and inhabitants of the country those conditions appear disadvantageous today. However, it is natural that a contract reflects the balance of power between the parties at a given time. And, should the conditions change, this one would be updated.
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MAGGIO
MAY
Giovedì 10
Thursday 10
Pagamento dell’accisa per il mese di marzo 2018 (esclusa l’accisa sugli alcolici)
Payment of excise duty for March 2018 (except for wines and spirits)
Venerdì 25
Friday 25
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di marzo 2018
Payment of excise duty on wines and spirits for March 2018
Dichiarazione accisa per il mese di aprile 2018
Excise declaration for April 2018
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di aprile 2018
Declaration and payment of VAT for April 2018
Giovedì 31
Thursday 31
Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di aprile 2018
Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for April 2018
Pagamento totale dell’imposta sugli immobili (contribuenti con un obbligo fiscale fino a 5.000 CZK incluse)
Payment of full property tax (taxpayers with a tax liability of up to 5,000 CZK included)
Pagamento della prima rata dell’imposta sugli immobili (contribuenti con un obbligo fiscale superiore a 5.000 CZK, ad eccezione dei contribuenti che svolgono attività di produzione agricola e di allevamento di pesci)
Payment of first instalment of Income tax (taxpayers with a tax liability greater than 5,000 CZK, except for taxpayers engaged in agricultural production and fish farming)
GIUGNO
JUNE
Lunedì 11
Monday 11
Pagamento dell’accisa per il mese di aprile 2018 (tranne sugli alcolici)
Payment of excise duty for April 2018 (except for wines and spirits)
Venerdì 15
Friday 15
Acconto dell’imposta sul reddito, trimestrale o semestrale
Income tax advance payment, quarterly or biannual
Lunedì 25
Monday 25
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di aprile 2018
Payment of excise duty on wines and spirits for April 2018
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di maggio 2018
Declaration and payment of VAT for May 2018
Dichiarazione accisa per il mese di maggio 2018
Excise declaration for May 2018
Čelakovského sady 4/1580 - 110 00 Praga 1- Repubblica Ceca - tel. +420 224 921 014 - diego@bianchi.cz Čelakovského sady 4/1580 - 110 00 Praga 1- Repubblica Ceca - tel. +420 224 921 014 - diego@bianchi.cz
APPUNTAMENTI FUTURI Fino al 23 settembre
Dal 17 maggio al 24 giugno
Il 24 maggio
In occasione degli ottant’anni di Josef Koudelka, la retrospettiva Ritorni offre uno spaccato della crea‑ zione artistica dell’unico fotografo ceco membro della Magnum Photos e considerato da decenni tra i migliori nel suo campo. È organizzata dal Museo d’arti decorative di Praga, cui il fotografo ha donato centinaia di scatti. La mostra include 350 fotografie, alcune mai esposte prima, tratte dai suoi cicli più fa‑ mosi: Inizi, Esperimenti, Teatro, Zigani, Invasione 68 – episodio chiave per il suo sviluppo creativo – Esili, Panorama. Aperta fino al 23 settembre, si svolge in contemporanea alla mostra De-Creazione, allestita dalla Galleria Nazionale a Palazzo Veletržní con le 18 fotografie in grande formato che Koudelka pre‑ sentò alla 55° Biennale di Venezia nel 2013. www.upm.cz
Si svolgerà a Praga una mostra dedicata al pittore italiano Parmigianino, nell’ambito del progetto “Parma a Praga” diretto a valorizzare gli storici le‑ gami fra le due città. L’esposizione, presso il Palazzo Belvedere nel Giardino Reale del Castello di Praga, comprenderà una serie di disegni e incisioni, alcu‑ ne delle quali vere rarità, mai esposte al pubblico. L’evento – organizzato dalla Fondazione Eleuthe‑ ria – avrà il patrocinio del Presidente Miloš Zeman, dell’Ambasciata d’Italia, dell’Istituto Italiano di Cul‑ tura, della Regione Emilia Romagna, del Comune di Parma e della Camera di Commercio e Industria Italo-Ceca. Il progetto “Parma a Praga” vedrà il suo apice nella Capitale ceca dal 7 al 9 giugno, con un programma di eventi di alto valore culturale. www.eleutheria.cz
La mattina del 24 maggio, presso l’Associazione Civita di Roma, si terrà il convegno storico “100 anni dalla nascita della Cecoslovacchia. Cechi e Slovacchi nell’Eu‑ ropa che cambia” organizzato dalle ambasciate di Repubblica Ceca e Slovacchia in Italia in occasione del Centenario della nascita della Cecoslovacchia e della consegna della bandiera della Legione cecoslovacca. Interverranno storici dei due Paesi tra cui Ivan Šedivý, direttore dell’Istituto di storia ceca dell’Università Carlo di Praga; Slavomír Michálek, direttore dell’istituto stori‑ co dell’Accademia slovacca delle scienze; il giornalista Sergio Tazzer, storico e presidente del Cedos. Modera Andrea Tarquini de La Repubblica. Una mostra allestita dai Centri cechi mappa inoltre le personalità e gli eventi chiave della nascita dello stato nel 1918. www.mzv.cz
Until the 23rd of September
From 17th of May to 24th of June
The 24th of May
For the eightieth year of Josef Koudelka, the retrospective Returning offers a glimpse of the artistic output of the unique Czech photographer, member of the Magnum Photos and considered for decades among the best in his field. It is organized by the Prague Museum of Decorative Arts, to which the photographer has donated hundreds of snapshots. The exhibition includes 350 photographs, some never exhibited before, taken from his most famous cycles: Beginnings, Experiments, Theatre, Gypsies, Invasion 68, key episode for his creative development, Exiles, Panorama. Open until September 23rd, it takes place at the same time as the De-Creazione exhibition, set up by the National Gallery at Veletržní palác with the 18 largeformat photographs that Koudelka presented at the 55th Venice Biennale in 2013. www.upm.cz
An exhibition dedicated to the Italian painter Parmigianino will take place in Prague, as part of the “Parma in Prague” project aimed at enhancing the historical links between the two cities. The exhibition, at the Belvedere Palace in the Royal Garden of the Prague Castle, will include a series of drawings and engravings, some of which are true rarities, never exhibited to the public. The event, organized by the Eleutheria Foundation, will be under the patronage of President Miloš Zeman, the Italian Embassy, the Italian Cultural Institute, the Emilia-Romagna Region, the Municipality of Parma and the Italo-Czech Chamber of Commerce and Industry. The “Parma in Prague” project will reach its peak in the Czech capital from 7 to 9 June, with a program of events of high cultural value. www.eleutheria.cz
On the morning of May 24th, at the Associazione Civita di Roma, the historical conference “100 years from the birth of Czechoslovakia. Czechs and Slovaks in a changing Europe”, will be held, which has been organized by the embassies of the Czech Republic and Slovakia in Italy, for the centenary of the birth of Czechoslovakia and the delivery of the flag of the Czechoslovak Legion. Historians from the two countries will speak, including Ivan Šedivý, director of the Czech History Institute at Charles University in Prague; Slavomír Michálek, director of the historical institute of the Slovak Academy of Sciences; journalist Sergio Tazzer, historian and president of the CEDOS. Andrea Tarquini of La Repubblica newspaper will be the Moderator. An exhibition set up by the Czech Centers also mapping the personalities and key events of the birth of the state in 1918. www.mzv.cz
Koudelka: Ritorni
Koudelka: Returning
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Sabrina Salomoni
Parmigianino. Grafica e fortuna critica
Parmigianino. Graphics and critical luck
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100 anni della Cecoslovacchia
100 years of Czechoslovakia
appuntamenti events
FUTURE EVENTS
Sabrina Salomoni
Il 9 giugno
Il 16 giugno
Il 21 giugno
Si svolgerà il 9 giugno allo stadio di Letná, a Praga, la partita di addio al calcio di Tomáš Rosický che, dopo aver appeso le scarpe al chiodo lo scorso dicembre, è ora parte del consiglio direttivo dello Sparta. Il calcio d’inizio si batterà alle 17 in uno stadio pieno di tifosi. I 15mila biglietti erano già esauriti nel giorno d’aper‑ tura delle vendite, a più di un mese dall’evento. Le due squadre a fronteggiarsi in campo saranno forma‑ te da un lato dagli ex compagni della nazionale ceca, dall’altro da una serie di stelle del calcio internaziona‑ le con cui il campione ceco ha avuto modo di giocare con la maglia del Borussia Dortmund e dell’Arsenal, tra cui Cesc Fábregas. La selezione ceca sarà guidata dal ct Karel Brückner, per l’altra Rosický ha invitato Arséne Wenger. www.tr10.cz
L’Associazione Amici dell’Italia (Společnost přátel Itálie) organizza la giornata “Tutto Italiano” per presentare l’Italia e le sue prerogative culturali, commerciali e industriali. Il 16 giugno, in piazza Jiřího z Poděbrad a Praga, si potranno acquistare prodotti italiani, scoprire le tipicità gastronomiche regionali, vini e caffè, partecipare a cooking show e incontrare i baristi. Il programma è arricchito da musica, danza, un workshop di pittura, una sfilata di moda, una mostra fotografica e, per il settore in‑ dustriale, dall’esposizione di auto e scooter italiani. L’evento nasce in collaborazione con la municipalità di Praga 3 e la Camera di Commercio Italo-ceca e gode del patrocinio dell’ambasciatore d’Italia Aldo Amati e dell’Istituto Italiano di Cultura. www.prateleitalie.eu
Il cinema Bio Oko di Praga, nel quartiere di Letná, ospiterà per la prima volta il prossimo 21 giugno (la notte più corta dell’anno) il festival di film amatoriali “Some Like It Short”, aperto a chiunque abbia voglia di girare un cortometraggio e deside‑ ri passare, almeno per una volta, da spettatore a cineasta. Unico requisito? Usare uno smartphone. Prevista una competizione per i corti, con tanto di giuria semi-professionale, e una categoria specia‑ le per le “fake news”. Il festival, ideato e organiz‑ zato da Giuseppe Picheca e Bruce Chaboud, mira a raccogliere partecipanti sia cechi che stranieri, confidando nella nota passione per il cinema della capitale ceca. Il termine ultimo per partecipare è il 31 maggio. www.biooko.net
Addio al calcio di Rosický
Tutto italiano
Some Like It Short!
Tutto taliano018 I 2 Společnost přátel Itálie Associazione amici dell’ Italia
The 9th of June
The 16th of June
The 21st of June
Tomáš Rosický’s testimonial football match will take place on 9 June at the Letná stadium in Prague. After hanging up his boots last December, he is now part of Sparta’s board of directors. The kick-off will be at 5 p.m. in a stadium full of fans. The 15,000 tickets were already sold out on the day the sales opened, more than a month before the event. The two teams facing each other on the pitch will be formed in one line-up by former team-mates of the Czech national side, and on the other by a series of international football stars with whom the Czech legend had the opportunity to play for in Borussia Dortmund and Arsenal, including Cesc Fábregas. The Czech selection will be led by coach Karel Brückner, while for the other team Rosický invited Arséne Wenger. www.tr10.cz
The Friends of Italy Association (Společnost přátel Itálie) is organizing the “All Italian” day to present Italy and its cultural, commercial and industrial traits. On June 16th, in the square of Jiřího z Poděbrad in Prague, you can buy Italian products, discover regional gastronomic specialties, wines and coffees, take part in a cooking show and meet the baristas. The program is enriched by music, dance, a painting workshop, a fashion show, a photographic exhibition, and for the industrial sector, by the exhibition of Italian cars and scooters. The event was created in collaboration with the Prague 3 municipality and the Italo-Czech Chamber of Commerce and is sponsored by the Italian Ambassador Aldo Amati and the Italian Cultural Institute. www.prateleitalie.eu
The Bio Oko cinema in Prague, in the Letná district, will host for the first time on June the 21st (the shortest night of the year) the amateur movie festival “Some Like It Short”, open to anyone who wants to shoot a short film and want to move, at least for once, from a spectator to a filmmaker. The sole requirement? Using a smartphone. There will be a competition for the shorts, complete with a semi-professional jury, and a special category for “fake news”. The festival, conceived and organized by Giuseppe Picheca and Bruce Chaboud, aims to bring both Czech and foreign participants together, trusting in the Czech capital’s well-known passion for cinema. The deadline to submit your film is May 31st. www.biooko.net
Rosický says goodbye to football
Tutto Italiano
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Some Like It Short!
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il mese de La Pagina
Febbraio – Marzo 2018
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
POLITICA (8 marzo) Giuramento presidenziale con polemiche. La cerimonia si svolge al Castello di Praga, nella Sala Vladislao. Settecento gli ospiti, fra cui ministri, deputati, senatori e diplomatici. Durante il discorso di Miloš Zeman, una serie di parlamentari di Top 09, Ods e Kdu- Čsl, lasciano la sala per protesta contro le parole pronunciate dal capo dello Stato. Critico con Zeman anche il premier Andrej Babiš: “mi sarei aspettato un discorso di altro tipo. Abbiamo bisogno di unire la società non di dividerla”.
CRONACA (21 marzo) Numero di carcerati da primato. La Repubblica Ceca, con 213 detenuti ogni 100 mila abitanti, è uno dei paesi con il più elevato tasso di reclusi. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto ‘Space’, lo studio sul sistema penitenziario dei 47 paesi membri del Consiglio d’Europa condotto annualmente dall’Università di Losanna. La Repubblica Ceca in vetta a questa classifica è in compagnia di paesi come la Turchia (245 detenuti ogni 100 mila abitanti) e stati dell’ex Urss.
ECONOMIA, AFFARI E FINANZA (1 febbraio) La Repubblica Ceca resta beneficiaria netta di fondi Ue. Nel 2017 ha ricevuto una cifra superiore di 55,4 miliardi rispetto a quanto ha versato come paese membro. Nel 2016 il surplus era stato di 80,6 miliardi. La flessione, secondo il ministero delle Finanze, è dovuta al fatto che nel 2016 (e nel 2015) si erano accumulati i pagamenti di quanto non era stato utilizzato nel periodo di programmazione 2007-2013. --------------------------------------------------------------(1 febbraio) Praga vuole lavoratori ucraini. Il ministero degli Esteri intende predisporre una maggiore capacità degli uffici consolari in Ucraina per il disbrigo delle domande di lavoro in Repubblica Ceca. L’obiettivo è di riuscire a sbrigare sino a 20 mila domande all’anno, il doppio della cifra attuale. Un maggior numero di lavoratori dovrebbero giungere anche da Mongolia e Filippina, paesi per i quali cominceranno a valere le medesime regole di arrivo applicate per la Ucraina. --------------------------------------------------------------(21 febbraio) I cechi non amano l’aereo. Dopo i rumeni, sono i cittadini della Ue che lo utilizzano di meno per i loro viaggi privati e di vacanza all’estero. A utilizzare l’aereo è il 9,9% della popolazione ceca, una percentuale molto bassa anche rispetto a stati vicini, come Polonia (18%), Slovacchia (18%) e Ungheria (16,7%). Il 73,8% dei cechi viaggia per le vacanze in auto, una delle quote più elevate in Ue. E’ quanto emerge dalla pubblicazione “Repubblica Ceca in una comparazione internazionale” appena realizzata dall’Ufficio statistico nazionale. --------------------------------------------------------------(22 febbraio) Record di produzione per Iveco CR. Lo stabilimento di Vysoké Mýto nel 2017 ha fabbricato 4.104 autobus, con un incremento del 5,6% rispetto all’anno prima. Il crescente interesse per i mezzi interurbani modello Crossway è stato il principale fattore di aumento delle vendite. Iveco CR esporta il 92% della sua produzione, principalmente in Francia, Germania, Kazakistan e Italia. --------------------------------------------------------------(27 febbraio) Fiducia in economia ceca al top. Negli ultimi dieci anni – annuncia l’Ufficio nazionale di statistica – non è mai stato così elevata come
oggi. L’indicatore integrato raggiunge a febbraio il livello di 99,9 punti (0,4 in più rispetto a gennaio). Per trovare un punteggio più elevato bisogna risalire al maggio del 2008, quando si arrivò a 100,2. Per quanto riguarda in particolare le imprese l’indicatore di fiducia è salito a 97,5 punti, +0,6. --------------------------------------------------------------(1 marzo) Utili da primato per banche ceche. Secondo le stime degli analisti, nel 2017 hanno raggiunto un ammontare di profitti mai ottenuto in precedenza. I primi tre istituti sul mercato, Česká spořitelna, Čsob e Komercni banka, hanno messo insieme utili pari in totale a 47 miliardi di corone, quasi quattro miliardi in più del 2016. --------------------------------------------------------------(6 marzo) Škoda Auto scommette su auto elettriche. L’amministratore delegato Bernhard Maier annuncia per i prossimi cinque anni due miliardi di euro di investimenti in tecnologie che offrano una alternativa pulita ai motori a combustione e in nuovi sistemi di mobilità. Nel 2025 punta ad avere nella propria gamma di offerta dieci modelli alimentati con l’elettricità, di cui quattro ibridi e sei puramente elettrici. --------------------------------------------------------------(7 marzo) Cala superficie media nuove abitazioni. In progressiva diminuzione la dimensione degli appartamenti di nuova costruzione a Praga e a Brno, le due città che costituiscono le piazze principali del mercato immobiliare in Repubblica Ceca. “Coloro che sino a qualche anno fa volevano un bilocale, ora si possono permettere solo un monolocale” mettono in rilievo i costruttori, ricordando l’impennata dei prezzi. A Praga la superficie media delle abitazioni nuove è oggi 62,70 mq, mentre nel 2014 era 65,85 mq, secondo le statistiche di cenovamapa.org. --------------------------------------------------------------(8 marzo) Nuovo aumento dello stipendio medio. Nell’ultimo trimestre del 2017 ha superato per la prima volta la soglia di 30 mila corone, raggiungendo la cifra di 31.646 czk, l’8% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Il valore reale è cresciuto del 5%. Lo annuncia l’Ufficio di statistica, sottolineando che si tratta di un incremento ben superiore alle previsioni degli analisti. --------------------------------------------------------------(14 marzo) Profitto al top per Škoda Auto. Tra i marchi del Gruppo Volkswagen, la Casa ceca risulta, per capacità di creare utili, al secondo posto, alle spalle solo della Porsche. Un argomento in più per le organizzazioni sindacali. I lavoratori Škoda sono infatti alle prese con il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo, con l’obiettivo di un aumento di stipendio a due cifre. --------------------------------------------------------------(16 marzo) Industria ed edilizia in crescita. La produzione industriale della Repubblica Ceca registra a gennaio un tasso di crescita annuo del 5,5%, rispetto al 3,3% di dicembre. Positivo soprattutto l’effetto della produzione di veicoli, macchine ed elettronica, come annuncia l’Ufficio di statistica. Bene a gennaio anche la produzione edilizia, +33,6% su base annua. A consentire questo risultato sono state in primo luogo le condizioni climatiche, quest’anno a gennaio decisamente meno rigide di quelle del 2017. --------------------------------------------------------------(16 marzo) Cresce il commercio al dettaglio. A gennaio in Repubblica Ceca ha mostrato un aumento annuo dell’8,2%, dopo il +4,6% di
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di GIOVANNI USAI dicembre. Le vendite on-line sono cresciute del 23,8%. L’andamento dei consumi dimostra, secondo gli analisti, lo stato ottimale della economia nazionale. Le previsioni dicono che i consumi continueranno a essere anche nel corso di quest’anno fondamentale fattore di crescita per l’economia ceca. --------------------------------------------------------------(21 marzo) La Repubblica degli e-shop. Questo è il Paese d’Europa dove, in rapporto al numero degli abitanti, ce ne sono di più. Lo scorso anno se ne sono aggiunti altri 3.900, raggiungendo la cifra di 40.100, secondo le statistiche del portale Heureka.cz. Nel 2017 per la prima volta la quota del commercio elettronico ha rappresentato più del 10% del totale del commercio al dettaglio della Repubblica Ceca. --------------------------------------------------------------(22 marzo) Crescono gli investimenti cechi all’estero. Lo scorso anno si è trattato di una cifra complessiva di 55 miliardi di corone, due volte e mezzo in più rispetto al 2016, secondo una analisi realizzata da Ernst & Young. L’interesse maggiore è stato per la Germania, seguita da Slovacchia e Romania. A differenza degli anni precedenti, quando questi investimenti erano rivolti soprattutto verso i paesi della Europa Centro-Est, come Polonia e Slovacchia, negli ultimi tempi cresce l’interesse del businessman cechi per le economie europee più sviluppate, come quelle di Germania, Francia e Gran Bretagna. --------------------------------------------------------------(23 marzo) Shopping militare della Repubblica Ceca. Il ministero della Difesa inizierà in estate a selezionare le aziende in gara per la fornitura dei più di 200 veicoli corazzati, destinati a sostituire gli attuali Bvp, la cui fabbricazione risale al periodo sovietico. Si tratta di un appalto da 53 miliardi di corone, il più grande mai affidato dal ministero della Difesa.
VARIE (6 febbraio) La Berlinale Camera 2018 a Jiří Menzel. Per il regista ceco, attualmente alle prese con seri problemi di salute, il premio onorifico che il Festival di Berlino assegna a personalità e istituzioni cinematografiche che nel corso degli anni hanno dato un importante contributo alla rassegna. In passato lo stesso riconoscimento è stato conferito a personalità come Clint Eastwood, Jodie Foster e Isabella Rossellini. --------------------------------------------------------------(222 febbraio) Ester Ledecká protagonista alle Olimpiadi. La 22enne ceca entra nella storia dei Giochi aggiudicandosi la medaglia d’oro nello slalom Gigante parallelo di snowboard, dopo aver vinto l’oro anche nel Supergigante di sci alpino. Una doppietta che non ha precedenti in due discipline sportive diverse. --------------------------------------------------------------(5 marzo) L’esonero di Andrea Stramaccioni. L’ennesimo risultato deludente - il sofferto 1 a 1 casalingo contro il Brno – costa il posto al tecnico italiano, alla guida dall’estate dello Sparta Praga. A Stramaccioni viene rinfacciato dai giornali di aver “parlato e gesticolato tanto, senza ottenere alcun risultato”. Una esperienza considerata fallimentare, in considerazione anche dell’ingaggio record e degli ingenti investimenti per l’acquisto di nuovi giocatori.
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PRAGA – TOKYO, ANDATA E RITORNO PRAGUE – TOKYO, ROUND TRIP Tracce ceche in Giappone e viceversa, impressioni di un viaggio e note locali di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
Czech traces in Japan and vice versa, impressions from a trip, and local notes
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reportage
Andando a spasso per l’arcipelago giapponese, saltando su treni e tra‑ ghetti da est a ovest, litigando con riso e bacchette, perdendosi sotto grattacieli psichedelici o in sentieri bagnati tra le risaie, l’idea di metter‑ si a cercare tracce della Repubblica Ceca può sembrare, ad esser buoni, alquanto bislacca. È già difficile trovare qualcuno che parli inglese, soprattutto fuori dalle grandi metropoli, figuria‑
moci intrattenere una discussione sull’Europa centrale. E se, con te‑ stardaggine, proviamo l’approccio, può capitare persino di sentirsi chiedere: cosa è Praga? In buona parte la conoscenza del “giapponese della strada” si limita a Praga e Český Krumlov, accoppiata vincente del turismo ceco e della sua promozione internazionale, tanto che è raro trovare chi, avendo visitato la prima, non avesse visto anche la
seconda. Chi però non ha viaggiato in Europa ha un’idea molto vaga del paese, e oltre a posizionarlo vicino alla Germania, o a nominare la fama delle sue birre, fa spallucce. Eppure delle tracce vi sono, alcune anche ab‑ bastanza vistose. Architetti boemi in oriente La più fotografata è di certo l’unica co‑ struzione del centro di Hiroshima che rimase in piedi in quel tragico 1945; l’immagine del palazzo sul fiume, se‑ veramente danneggiato ma orgoglio‑ samente verticale, con l’intelaiatura della cupola scoperchiata, è un famoso simbolo della città e della sua sventu‑ ra. Il tocco ceco è nel suo meno celebre ideatore, Jan Letzel, architetto nato a Náchod (oggi nella regione di Hradec Králové) che per quindici anni visse in Giappone. Nel 1915 terminò il palazzo in stile viennese (d’altra parte era cit‑ tadino dell’Impero Austro-ungarico), destinato ad ospitare la fiera commer‑ ciale della prefettura di Hiroshima.
Trent’anni dopo, la bomba americana esplose circa seicento metri sopra il palazzo, così che la forza d’urto giunse quasi verticalmente; erano le 8.15 del 6 agosto 1945. Oggi è chiamato A-do‑ me, ed un’impalcatura interna lo man‑ tiene così come rimase quella mattina, monito contro la tragedia nucleare. Di fronte, su un’isola nel delta del fiume Ota, una serie di panchine incorniciate da ciliegi in fiore, per contemplare i re‑ sti del palazzo. Caso particolare, Letzel non fu il solo ceco a disegnar palazzi nell’arcipela‑ go dell’imperatore Hirohito. Anzi, gli architetti furono la testa d’ariete delle relazioni tra l’impero del Sol Levante e la nascente Cecoslovacchia, tanto che il primo diplomatico del paese fu An‑ tonín Raymond, nato a Kladno come Antonín Reimann, un architetto cecostatunitense. Era giunto in Giappone nel 1919 come primo assistente della celebre archistar Frank Lloyd Wright e fu nominato console dal Presidente
Wandering around the Japanese archipelago, hopping on trains and ferries from east to west, struggling with rice and chopsticks, getting lost under psychedelic skyscrapers or wet paths between rice fields, the idea of searching for traces of the Czech Republic may seem, at best, somewhat bizarre. It is already difficult to find someone who speaks English, especially outside the big cities, let alone have a discussion on Central Europe. And if, through stubbornness, we attempt this approach, it is possible even to hear the question: what is Prague? Most of the knowledge of the “Japanese of the road” is limited to Prague and Český Krumlov, a winning combination of Czech tourism and its international promotion, so it is rare to find someone who having visited the first, did not also see the second. But those who have not traveled in Europe have a very vague idea of the country, and besides being able to position it close to Germany, or mention the fame of its beers, only shrug. Yet there are some traces, some even quite showy.
Bohemian architects in the east The most photographed is certainly the only construction of the centre of Hiroshima that remained standing following that tragic 1945. The image of the building on the river, severely damaged, but proudly standing vertically, with the frame of the uncovered dome, is a famous symbol of the city and its misfortune. The Czech touch comes from its rather less famous creator, Jan Letzel, an architect born in Náchod (now in the Hradec Králové region) who lived in Japan for fifteen years. In 1915, he finished the Viennese style building (he was after all, a citizen of the Austro-Hungarian Empire), destined to host the Hiroshima prefecture trade fair. Thirty years later, the American bomb exploded about six hundred metres above the building, so that the force of the impact arrived almost vertically; it was 8.15 am on 6 August 1945. Today it is called A-bomb dome, and an internal scaffolding keeps it as it was that morning, a warning against the nuclear tragedy. Opposite, on an is-
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Masaryk. Ricoprì la carica dal 1926 al 1939, quando i nazisti misero fine alla Prima Repubblica. La gloria di Mucha La seconda, fresca, traccia ceca in Giappone risponde al nome di un suo illustre artista: Alfons Mucha. Fresca non tanto per il protagonista – sa‑ remmo un po’ in ritardo – quanto per la passione che è divampata negli
ultimi anni nel paese per l’illustra‑ tore. Diverse mostre sono sbocciate tra 2013 e 2014 in un tour chiamato “Alphonse Mucha: An Insight into the Artist” che ha toccato le città di Tokyo, Kitakyushu, Niigata, Matsuya‑ ma, Sapporo e Sendai, preparando la strada all’arrivo della celebre Epopea Slava al National Art Centre di Tokyo, tra marzo e giugno 2017 (la prima
esibizione dell’Epopea fuori dai con‑ fini nazionali). Qui, l’apoteosi: la per‑ sonale sull’artista moravo diventa la più visitata nella capitale nipponica degli ultimi anni, nonché la secon‑ da mostra più visitata al mondo nel 2017 (dopo un’esposizione a Parigi su Picasso, Matisse e Cezanne). Solo nella prima settimana circa 30mila visitatori, mantenendo una media di
© CZECH CENTRE IN TOKYO
L'esposizione su Alfons Mucha al National Art Centre di Tokyo, nella primavera 2017 / The exhibition on Alfons Mucha at the Tokyo National Art Centre, in Spring 2017
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land in the delta of the river Ota, a series of benches framed by cherry trees in bloom, to contemplate the remains of the building. A rather particular case, Letzel was not the only Czech who designed palaces in the archipelago of Emperor Hirohito. Indeed, the architects were the driving force of relations between the Empire of the Rising Sun and the nascent Czechoslovakia, to the extent that the country’s first diplomat was Antonín
Raymond, born in Kladno as Antonín Reimann, a Czech-American architect. He had arrived in Japan in 1919 as the first assistant of famous starchitect Frank Lloyd Wright and was appointed consul by President Masaryk. He held office from 1926 to 1939, when the Nazis put an end to the First Republic. The glory of Mucha The second, fresh, trace of the Czech Republic in Japan refers to one of its illustrious artists: Alfons Mucha. Fresh
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not so much for the protagonist, we would indeed be a bit late, but for the passion that has ignited in recent years in the country for the illustrator. Several exhibitions have opened between 2013 and 2014 on a tour called “Alphonse Mucha: An Insight into the Artist”, that reached the cities of Tokyo, Kitakyushu, Niigata, Matsuyama, Sapporo and Sendai, paving the way for the arrival of the famous Slavic Epic at the National Art Center in
reportage
Un'esposizione su Mucha al Museo delle Arti di Hiroshima / An exhibition on Mucha at the Hiroshima Museum of Arts
6 mila al giorno durante i weekend per i mesi successivi. Un commento sulla pagina internet del museo la‑ menta, ancora il 16 maggio, un’ora
di fila per entrare. Gli organizzatori giapponesi hanno anche chiesto alla città di Praga di prolungare la mostra – richiesta, tuttavia, non concessa. Al
5 giugno i visitatori a Tokyo sono stati oltre 660mila. Sempre a Hiroshima troviamo la mo‑ stra “Le donne di Alfons Mucha”, in
esposizione tra febbraio e aprile, dove spiccano le famose locandine con l’at‑ trice Sarah Bernhardt. Il negozio di souvenir del museo è preso d’assalto ancor più che la biglietteria. In quanti in città sappiano che l’ar‑ chitetto dell’A-dome e l’illustratore fossero cechi, non è dato sapere, ma non c’è da farsi troppe illusioni. Sono invece ben note le origini delle Pilsner Urquell trovate in alcuni locali di Tokyo, o delle Flexaret in un vecchio negozio di fotografia di Osaka. Gra‑ nelli di Repubblica Ceca spersi tra le sovraffollate città giapponesi. Salutiamo il Giappone con Emi, che
Tokyo, between March and June 2017 (the first exhibition of the Epopee outside the national borders). Here, the apotheosis: the personal exhibition on the Moravian artist became the most visited in the Japanese capital in recent years, as well as the second most visited exhibition in the world in 2017 (after a Paris exhibition on Picasso, Matisse and Cezanne). In the
first week alone, 30,000 visitors came, maintaining an average of 6,000 per day during the weekends for the following months. A comment on the website of the museum complains, still on May 16, about an hour in a queue to enter. The Japanese organizers have also asked the city of Prague to prolong the exhibition, a request, however, not granted. On 5 June, the visitors in To-
kyo were over 660,000. Also in Hiroshima, we find the exhibition “Alfons Mucha’s women”, on display between February and April, where the famous posters with the actress Sarah Bernhardt stand out. The museum’s souvenir shop is invaded even more than the ticket office. How many in the city know that the architect of the A-bomb dome and the illustrator were Czechs, is not known, but there is no reason to have high expectations. On the other hand, the origins of the Pilsner Urquell found in some Tokyo clubs, or the Flexarets in an old photo shop in Osaka, are well known. Grains of the Czech Republic scattered among the overcrowded Japanese cities. We say goodbye to Japan with Emi, who works in a Kobe hostel, and for whom the first words that come to mind regarding the Czech Republic are: art, music and animation (for film lovers, Jan Švankmajer is known almost everywhere). To the necessary question, he answers “no, I’ve never heard of Tomio Okamura”. Apparently, nobody knows the Czech xenopho-
bic right-wing politician of Japanese origin. No need to dwell upon it: xenophobia does not work well for international relations. The Japanese in Czechia On the return flight, curiosity arises spontaneously: having searched for the image of the Czech among the Japanese in their homeland, what will be the image of the country among the Japanese at our home? In Prague, the presence of the Land of the Rising Sun does not go unnoticed, both in terms of the numbers of tourists invading the city every year, and in the form of events such as the Eiga-sai, the festival of Japanese film and culture that takes place every year in February at the Lucerna cinema, in addition to the numerous restaurants, and not just sushi. Recently in the city, in Letná, we also witnessed a takeaway of “onigiri”, rice triangles very common in their homeland but not widespread in Europe. Around two thousand Japanese citizens live in the whole country (compared to 500 Czechs in Japan). Several of these work in the whirlwind of trade
© GIUSEPPE PICHECA
© CZECH CENTRE IN TOKYO
Poster dell'esposizione su Alfons Mucha al National Art Centre di Tokyo/ Poster of the exhibition on Alfons Mucha at the Tokyo National Art Centre
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Jan Letzel, su un pannello dell'Hiroshima Peace Memorial Museum / Jan Letzel, on a poster of the Hiroshima Peace Memorial Museum
lavora in un ostello di Kobe, e che le prime parole a cui pensa collegate alla Repubblica Ceca sono: arte, mu‑ sica e animazioni (per gli amanti del cinema, Jan Švankmajer è conosciu‑ to un po’ ovunque). Alla domanda, necessaria, risponde “no, non ho mai sentito parlare di Tomio Okamura”. A quanto pare nessuno conosce il po‑ litico della destra xenofoba ceca dai natali nipponici. Inutile dilungarsi: la xenofobia non funziona bene per le relazioni internazionali. Giapponesi in Cechia Sul volo di ritorno la curiosità nasce spontanea: cercata l’immagine della Cechia tra i giapponesi a casa loro, quale sarà l’immagine del paese tra i giapponesi a casa nostra? A Praga la presenza del Sol Levante non passa inosservata, sia per la mole di turisti che invadono la città ogni anno, sia per eventi come l’Eiga-sai,
il festival del cinema e della cultura nipponica che ha luogo ogni anno a febbraio presso la galleria Lucerna, sia per i numerosi ristoranti – e non si tratta solo di sushi: da poco in città, a Letná, anche un take-away di “oni‑ giri”, triangoli di riso molto comuni in patria ma poco diffusi in Europa. In tutto il paese vivono, quantomeno tra i registrati presso l’ambasciata, circa due mila cittadini giapponesi (contro i 500 cechi in Giappone). Diversi di que‑ sti lavorano nel turbine degli scambi commerciali tra i due paesi, che non sono pochi: nel 2017 Tokyo ha espor‑ tato nel paese, soprattutto nel campo dell’elettronica, beni per 67 miliardi di corone ceche (un po’ più di due mi‑ liardi e mezzo di euro), mentre Praga ha risposto, nel settore meccanico, per circa 18 miliardi di corone. Quanto all’industria, il più importante degli investimenti nipponici è di certo la
L'A-Bomb Dome di Hiroshima / The A-Bomb Dome of Hiroshima
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joint venture Toyota – Peugeot Citroën Automobile, che, a Kolín, dal 2005 ad oggi ha sfornato milioni di autovetture ed impiega oltre 3200 lavoratori. Namiko, 34 anni, originaria di Osaka, sposata con un ceco e madre di due bambini, è un felice esempio sulla nostra tratta Est-Ovest. Arrivata nel paese per studiare ceco all’università carolina, è diventata poi traduttrice e infine ha aperto nel 2015 una sua società, la Sakahon Group, mettendo a disposizione le proprie capacità per aiutare gli scambi commerciali tra le aziende ceche e giapponesi. Quando è partita considerava il viag‑ gio come un’avventura: “volevo anda‑ re in un posto in cui, oltre l’inglese, avrei parlato una nuova lingua – così decisi per Praga, quando ero ancora al liceo, nel 2001. Ricordo che a quei tempi la mia conoscenza del paese si limitava quasi esclusivamente a Sme‑
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tana, il compositore”. Ci conferma gli scarsi riferimenti in terra natìa, “Qual‑ cuno mi disse di fare molta attenzio‑ ne, era probabile sarebbe scoppiata una guerra. Naturalmente si confon‑ deva con la Cecenia...”. Sulla relazione tra i due popoli, ri‑ sponde, “parlo bene il ceco, conosco i loro stili di vita e la loro cultura, e non esito a discutere con loro in diverse situazioni; conosco pregi e difetti di entrambi i paesi, non saprei giudicare dove si viva meglio. Mi sembra che i cechi siano più onesti con se stessi, mentre i giapponesi sono più attenti alla collettività; è un po’ frutto delle differenze culturali tra i due continen‑ ti”. L’ultima nota è un po’ più amara. Namiko ammette che “essere asiatici non è facile, nemmeno a Praga, che pure è più abituata agli stranieri ri‑ spetto al resto del Paese. Non è stato facile per mia figlia, anche se parla
ceco da madrelingua, trovare amicizie al parco quando era piccola – mentre li trovava con facilità nelle vacanze in Giappone, anche se parla la lingua con un accento diverso. Ma,” conclude,
“probabilmente gli stranieri in Giap‑ pone vivono le stesse difficoltà”. Kohei invece non parla ancora il ceco, e così non segue molto la politica lo‑ cale, “ma certo è che i giovani sono più
aperti rispetto agli anziani”. Originario di Okayama, vive a Brno da un anno e mezzo, è padre di una bimba di 3 anni e parla italiano avendo vissuto anche nel Belpaese; tuttavia il ceco rimane fondamentale per integrarsi in città, e spera di impararlo quanto prima. Lui e sua moglie – anche lei giapponese – hanno trovato amicizie tra i conna‑ zionali. Lavora per una società di inve‑ stimenti sui mercati asiatici. “Prima di trasferirmi sono venuto una settimana con mia moglie a visitare il paese, per‑ ché non lo conoscevo. In Giappone lo si conosce come paese ex-comunista, ma non avrei saputo aggiungere al‑ tro”. Ora apprezza i ritmi di vita locali, a un Giappone “veloce e caotico” si contrappone un paese in cui il tempo “scorre più lentamente, e lo dico in maniera positiva”. Scherzando, ci chie‑ de “Ma perché sono così alti? Cosa do‑ vevo mangiare per essere come loro?”.
between the two countries, which is not low: in 2017 Tokyo exported goods in the country, particularly in the electronics field, adding up to 67 billion (a little over two billion and half euro) Czech crowns, while Prague replied, in the mechanical sector, with around 18 billion crowns. As for industry, the most important of the Japanese investments is certainly the joint Toyota – Peugeot Citroën Automobile venture, in Kolín, which from 2005 to date has churned out millions of cars and employs over 3200 workers. Namiko, 34, originally from Osaka, married to a Czech and mother of two children, is a happy example on our EastWest route. She arrived in the country to study Czech at Charles University, then became a translator and finally opened her own company in 2015, the Sakahon Group, making available her skills to help trade between Czech and Japanese companies. When she left she considered the trip as an adventure: “I wanted to go to a place where, besides English, I would speak a new language, so I chose Prague as high school student in 2001. My knowledge of the country was lim-
ited almost exclusively to Smetana, the composer”. This confirms the lack of references in her native land, “Someone told me to be very careful, it was probable that a war would break out, of course it was being confused with Chechnya...”. On the relationship between the two populations, she replies, “I speak Czech, I know their lifestyles and their culture, and I do not hesitate to discuss things with them in various situations, I know the strengths and weaknesses of both countries, I cannot judge where you live better. It seems to me that the Czechs are more honest with themselves, while the Japanese are more attentive to the community, it is in part the result of cultural differences between the two continents”. The last note is a bit more bitter. Namiko admits that “being Asian is not easy, not even in Prague, which is more used to foreigners than the rest of the country. It was not easy for my daughter, even if she speaks Czech as a native speaker, to make friends at the park when she was little, while she found them easily on holiday in Japan, even if she speaks the language with a
different accent,” she concludes, “yet, foreigners in Japan probably experience the same difficulties”. Kohei, on the other hand, does not speak Czech yet, and therefore does not follow the local politics much, “but it is certain that young people are more open than the elderly”. Originally from Okayama, he has lived in Brno for a year and a half, he is the father of a 3-year-old girl, and also speaks Italian having also lived in the Bel paese. However, Czech remains essential to integrate into the city, and hopes to learn it as soon as possible. He and his wife, also Japanese, have found friendships between their countrymen. He works for an investment company in the Asian markets. “Before I moved, I came a week with my wife to visit the country, because I did not know it, but in Japan it is known as an ex-communist country, but I would not have been able to add anything else”. Now he appreciates the local rhythms of life, a “fast and chaotic” Japan is opposed by a country where time “runs slower, and I say it in a positive way”. Joking, he asks us “Why are they so tall? What should I eat to be like them?”
Turisti cechi lasciano le proprie tracce nei pressi del castello medievale di Himeji / Czech tourists leave their traces near the medieval castle of Himeji
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NOI, FOTOGRAFI ITALIANI DELL’AUTUNNO DI PRAGA “Appena superato il confine ceco‑ slovacco, pensavamo di trovare russi dappertutto, nelle vie, negli uffici, nei palazzi di Praga. Invece niente. Molti controlli alla frontiera con l’Au‑ stria, qualche scritta in cirillico. Ma
dopo, il nulla... Un silenzio a metà fra l’inquietante e il discreto: i russi, in realtà, c’erano eccome. Non si sa se per astuzia o per necessità logisti‑ che, erano acquartierati nei dintorni della capitale”.
Alfonso Modonesi e il racconto del suo viaggio in Cecoslovacchia con Carlo Leidi all’inizio della normalizzazione di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti
Alfonso Modonesi and the tale of a trip to Czechoslovakia with Carlo Leidi at the beginning of Normalization
28 ottobre 1968: una manifestazione degli studenti / October 28, 1968: a student demonstration
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A raccontarlo è Alfonso Modonesi, 77 anni, fotografo italiano della Praga del 1968 – “dell’Autunno, non della Primavera” ci tiene a precisare – ma anche del Maggio francese e di cento altri grandi servizi.
intervista interview
WE, ITALIAN PHOTOGRAPHERS OF THE PRAGUE AUTUMN In quella occasione, giunse nella Ce‑ coslovacchia occupata due mesi prima dai soldati sovietici, e insieme a lui c’era Carlo Leidi, il grande notaio bergama‑ sco, viaggiatore-pensatore-mecenate scomparso qualche anno fa, che con
© ALFONSO MODONESI / CARLO LEIDI
Modonesi divise lo storico reportage fotografico dell’ottobre ‘68. L’Istituto Italiano di Cultura di Praga in questo periodo li celebra entrambi, con una mostra di grande richiamo, orga‑ nizzata in occasione del cinquantesimo anniversario degli storici e drammatici eventi che si svolsero nella Cecoslovac‑ chia del 1968. L’esposizione – allestita nei prestigiosi spazi della Cappella ba‑ rocca e della Sala capitolare – compren‑ de anche gli scatti del fotografo ceco Pa‑ vel Šticha e dello svedese Sune Jonsson. - Come nacque l’idea di quella trasferta praghese? © ALFONSO MODONESI / CARLO LEIDI “Tutto si svolse in modo semplice” 27 ottobre 1968: una scritta in supporto di Alexander Dubček / spiega Modonesi. “Andammo a pro‑ October 27, 1968: writing in support of Alexander Dubček porre l’idea a Tommaso Giglio, direttore dell’Europeo, il settimanale con il quale collaboravo. Giglio era un comunista ati‑ verso il destino della normalizzazione. “Il motivo ufficiale della nostra visi‑ pico, veniva dall’Unità ma era uscito dal Poi però anche Giglio capì l’importanza ta era il cinquantenario della nascita Pci dopo i fatti d’Ungheria del ‘56. Ini‑ di raccontare quello che stava accaden‑ della Repubblica cecoslovacca, il 28 ot‑ zialmente reagì con titubanza, l’invasio‑ do e l’atmosfera che si respirava in città”. tobre del 1968. Formalmente quindi ne sovietica si era svolta in agosto, quin‑ - Come riusciste ad ottenere il vi- arrivammo quasi come semplici turisti. di la Cecoslovacchia era ormai avviata sto di ingresso? Io fotografavo per l’Europeo, mentre il “As soon as we passed the Czechoslovakian border, we thought we would find Russians everywhere, in the streets, in the offices, in the Prague buildings, but nothing. There were many checks at the Austrian border, some Cyrillic writing, silence somewhere between disturbing and discreet: the Russians, in fact, were all there. It is not known, whether due to slyness or logistical necessity, that they were taking up quarters around the capital”. The testimony comes from Alfonso Modonesi, aged 77, the Italian photographer of Prague 1968, “of Autumn, not Spring”, he is keen to point out, but also of the May 68’ in France, and a hundred other great services. On that occasion, he went to Czechoslovakia, occupied two months ear-
lier by Soviet soldiers, and with him was Carlo Leidi, a great notary from Bergamo, a traveler-thinker-patron who passed away a few years ago, with whom Modonesi divided the historical photographic reportage of October ‘68. The Italian Cultural Institute in Prague celebrates them both in this period, with a major event, organized for the fiftieth anniversary of the historical and dramatic events that took place in Czechoslovakia in 1968. The exhibition, set up in the prestigious spaces of the Baroque Chapel and the Chapter House, also includes snapshots from the Czech photographer Pavel Šticha and the Swedish Sune Jonsson. - How was the idea of that Prague trip born?
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“Everything happened so simply”, explains Modonesi. “We proposed the idea to Tommaso Giglio, director of the weekly magazine L’Europeo, with whom I collaborated. Giglio was an atypical communist, he came from the Unità (newspaper of Italian Communist party – the PCI), but had left the PCI after The Hungarian Revolution in 1956. Initially, he reacted with hesitancy, the Soviet invasion took place in August, so Czechoslovakia was heading then towards the destiny of normalization, but then Giglio also understood the importance of recounting what was happening, and the atmosphere that was breathed in the city”. - How did you get an entry visa? “The official reason for our visit was the fiftieth anniversary of the birth of
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mio amico Carlo Leidi collaborava con la rivista Historia. Carlo in quel periodo era iscritto al Partito comunista italia‑ no e devo dire che, nonostante fosse un eccellente fotografo, nel venire a Praga aveva soprattutto un interesse politico, intendeva capire cosa stava succeden‑ do, quali opinioni aveva la gente”. Una strana coppia di “turisti”, insom‑ ma, per un paese ancora in ebollizione: il cattolico di sinistra e il comunista “atipico”, due bergamaschi a recupera‑ re le tracce di un evento che lascerà il segno nella storia d’Europa.
© ALFONSO MODONESI / CARLO LEIDI
Čkd (in alto e a destra), la più grande fabbrica di Praga nel 1968. Qui nei giorni successivi all'invasione si tenne il congresso clandestino del Partito Comunista Cecoslovacco / ČKD (above and on the right), the biggest factory in Prague in 1968. Here, in the days following the invasion, the clandestine congress of the Czechoslovak Communist Party took place
27 ottobre 1968: la graffiante ironia dei graffiti testimonia la passione politica / October 27, 1968: the scathing irony of graffiti testifies to political passion
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the Czechoslovak Republic, on October 28, 1968, and therefore formally we arrived almost as simple tourists. I was shooting photos for L’Europeo, while my friend Carlo Leidi collaborated with the Historia magazine. Carlo, at that time, was enrolled in the Italian Communist Party and I must say, that despite being an excellent photographer, in coming to Prague he had above all a political interest, he wanted to understand what was happening, what opinions people had”. A strange couple of “tourists”, in short, for a country still in a highly agitated state: the left-wing Catholic, and the “atypical” Communist, two natives of Bergamo, recovering the traces of an event that would leave its mark in the history of Europe. In Prague Husák’s “normalization” was yet to arrive, but the signals of return to
alignment and Soviet orthodoxy were multiplying: “The paradox that struck us”, continues Modonesi, “was above all the atmosphere of the magical city. We expected a devastated centre, chipped buildings, burnt houses, barriers and barbed wire everywhere. Yet, apart from a few buildings hit by bullets, such as the main building of the National Museum on Wenceslas Square, there was none of this: the Czechs reacted with a deafening silence to the Soviet invasion and the sister countries, as they called themselves”. The photos of the Leidi-Modonesi duo were diffused around the world, and had a great impact: “Carlo and I were fortunate amateurs” explains the artist, “having grown up with the myth of the “told image”, of the “slow” journalism of “Life”. Beautiful stories of men, and of personalities. And we were
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A Praga la “normalizzazione” di Husák doveva ancora arrivare, ma i segnali di ritorno all’allineamento e all’ortodossia sovietica si moltiplicavano: “Il paradosso che ci colpì – continua Modonesi – era soprattutto l’atmosfera della città magi‑ ca. Ci aspettavamo un centro devastato, palazzi sbrecciati, case messe a fuoco, sbarramenti e filo spinato dappertutto. Ad eccezione di qualche palazzo colpito dai proiettili, come la sede del Museo nazionale sulla Piazza Venceslao, a ben vedere non c’era niente di tutto questo: i cechi avevano reagito con un assordante silenzio all’invasione sovietica e dei pa‑ esi fratelli, come si facevano chiamare”. Le foto del duo Leidi-Modonesi fecero il giro del mondo ed ebbero un grande effetto: “Carlo e io eravamo dilettanti fortunati – spiega l’artista – cresciuti con il mito della “immagine raccon‑ tata”, del giornalismo “lento” di “Life”. Belle storie di uomini, di personaggi. E ci trovavamo accanto mostri della pro‑ fessione come Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, lo stesso Gian‑ franco Moroldo. Per i settimanali come alongside giants of the profession as Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, and even Gianfranco Moroldo. For the weeklies such as L’Europeo it was fine, the newspaper was born precisely for long reports, photographers (I am speaking of half a century ago) in the editorial staff had the same respect, the same consideration of journalists. I could exchange opinions and maybe clash with Enzo Biagi, Guido Gerosa, or Giancarlo Fusco: and this happened on an equal footing, we worked together with great spirit of collaboration, something frankly inconceivable today”. Then, the encounter with the Prague reality: “We wanted to meet Alexander Dubček, the “fallen” leader, at all costs, but there was no way during those ten days of our stay, and it is worth mentioning that our interpreter-guide, Jitka, was a well-known character in that turbulent Prague, having been a national
intervista interview
28 ottobre 1968: gruppi di dimostranti arrivano nella piazza di Hradčany / October 28, 1968: groups of demonstrators reaching the square of Hradčany
l’Europeo andava bene, il giornale era nato proprio per i lunghi reportage, i fotografi (parlo di mezzo secolo fa) in redazione avevano lo stesso rispetto, la stessa considerazione dei giornali‑ sti. Potevo scambiare opinioni e ma‑
gari scontrarmi con Enzo Biagi, con Guido Gerosa, con Giancarlo Fusco: e questo succedeva da pari a pari, si lavorava insieme con grande spirito di collaborazione. Una cosa oggi franca‑ mente inconcepibile”.
Poi, l’incontro con la realtà praghese: “Volevamo a tutti i costi incontrare Alexander Dubček, il leader “decaduto”. ma non ci fu verso in quei dieci giorni del nostro soggiorno. E dire che la no‑ stra interprete-guida, Jitka, era un per‑
basketball player, who understood Russian and German. We did meet Josef Smrkovský however, who seemed to be the most “revolutionary” of all. It was not possible to meet the Czechoslovak president Ludvík Svoboda, whom we had sought to contact through an acquaintance of Carlo, and we could not even trace Dubček, who was totally un-
reachable, as if a barrier separated him from the rest of the world”. - Did not you feel the seriousness of the moment, the tension in your interlocutors? “Yes and no, this was the paradox, something quite surreal. It was possible for the police to stop you, and question you for three hours just for
taking an “unseemly” picture, maybe of a soldier in the centre, in Wenceslas Square. However, you could easily stroll around the countryside, the agricultural cooperatives, and the peasants, and the workers declared themselves to be for Dubček, for the government of Spring: this Czechoslovakian revolution was the last one “in favour of the government”, and not against”. Modonesi recalls. “Perhaps, since we were in October of ‘68, the “normalization” was not fully
© ALFONSO MODONESI / CARLO LEIDI
Josef Smrkovský, presidente del Parlamento e stretto collaboratore di Alexander Dubček, riceve la campionessa olimpica di ginnastica Věra Čáslavská / Josef Smrkovský, President of the Parliament and close collaborator of Alexander Dubček, receives the Olympic Champion of gymnastics, Věra Čáslavská
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sonaggio conosciuto in quella Praga infuocata: era stata nazionale di pal‑ lacanestro, capiva il russo e il tedesco. Incontrammo invece Josef Smrkovský, che sembrava il più “rivoluzionario” di tutti. Non fu possibile incontrare il presidente cecoslovacco Ludvík Svobo‑ da, che avevamo cercato di contattare attraverso una conoscenza di Carlo. E tanto meno riuscimmo a intercettare Dubček, che era assolutamente irrag‑ giungibile, come se una barriera lo separasse dal resto del mondo”. - Non si sentiva la gravità del momento, la tensione nei vostri interlocutori? “Sì e no. Era questo il paradosso, una cosa surreale. Succedeva che la polizia ti fermava e ti interrogava per tre ore solo per aver scattato una foto “sconve‑ realized yet, and the Soviets themselves had to take the exact pulse of the situation. We also went to the ČKD, the factory where in the days of the Soviet invasion the 14th clandestine congress of the Czechoslovak Communist Party was held. We managed to get the photos to Italy thanks to the Alitalia staff, who did not search through them, and we entrusted with our rolls of film”. - Do you meet Josef Koudelka, the Czech photographer who became famous precisely for his photos of Soviet tanks in the streets of Prague? “Not during our visit in October 1968, but Koudelka was no stranger to us, as we got to know him earlier, when our city, Bergamo, organized an exhibition of international photography, “Europa 1968”.It was indeed that young Czechoslovak photographer, who won the first prize for his reportage made about
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“Forse, visto che eravamo ad ot‑ tobre del ‘68, la “normalizzazione” non si era ancora del tutto realiz‑ zata, e gli stessi sovietici dovevano prendere il polso esatto della situa‑ zione. Andammo anche alla Čkd, la fabbrica dove nei giorni della invasione sovietica si svolse il XIV congresso clandestino del Partito comunista cecoslovacco. Le foto riuscimmo a farle arrivare in Italia grazie al personale dell’Alitalia, che non veniva perquisito e al quale affidammo così i nostri rullini”.
- Incontraste Josef Koudelka, il fotografo ceco diventato celebre proprio per le foto dei carri armati sovietici nelle strade di Praga? “Non durante quella nostra visita dell’ottobre del 1968, ma Koudelka non era per noi uno sconosciuto. Avem‑ mo modo di conoscerlo in precedenza, quando la nostra città, Bergamo, orga‑ nizzò una mostra di fotografia inter‑ nazionale, “Europa 1968”. E fu proprio quel giovanissimo fotografo cecoslo‑ vacco, ad aggiudicarsi il primo premio per un suo reportage realizzato presso le comunità rom della Slovacchia. Diciamo la verità: Koudelka nei giorni della invasione aveva fatto il lavoro per tutti. Nell’agosto del ‘68, checchè se ne sia detto dopo, i giornalisti e i fotografi occidentali sul posto erano pochissimi. Fra gli italiani, forse solo Enzo Bettiza, Lino Jannuzzi e il corrispondente de “l’U‑ nità” erano lì al momento dell’arrivo dei carri armati. Quindi tutti, per for‑ za di cose, utilizzarono i suoi scatti, che in quei giorni erano firmati dal solo pseudonimo P.P., “Prague Pho‑ tographer”. Koudelka era un maestro nel raccontare per immagini, aveva il
the Roma communities of Slovakia. Let’s say the truth: Koudelka had already done the job for everyone during the days of the invasion. In August ‘68, as said later, the journalists and western photographers present on the spot were very few. Among the Italians, perhaps only Enzo Bettiza, Lino Jannuzzi and the correspondent of “l’Unità” were there when the tanks arrived. So everyone, inevitably, used his shots, in those days signed only with the pseudonym P.P., “Prague Photographer”. Koudelka was a master in telling stories through images, he had a sense of great reportage. On that occasion he did it suddenly, pushed by sensitivity for an unrepeatable event. Carlo Leidi also looked at him admiringly”. - You were also the witness of another ‘68, that of the French May...
“The two revolutions had nothing in common: those who compared them have made a great falsification”. Modonesi then clarifies “The May of Paris was essentially a “bourgeois” revolution, made up of university students and intellectuals. In fact, the real France, did not understand it, and almost dismissed it after a short time. In Prague and its surroundings, there were also intellectuals, and informative magazines, but soon the Spring became a movement of people, of ordinary people. You could interview any citizen and they all said the same things: “We want a socialism with a human face, we are not against the Russians. We want reforms in the economy, the abolition of censorship, freedom to travel abroad”. But we are and remain communists. Carlo was amazed and indignant: how
© ALFONSO MODONESI / CARLO LEIDI
28 ottobre 1968: giovanissimi manifestanti raggiungono Hradčany / October 28, 1968: very young demonstrators reaching Hradčany
Marzo 1970: la tomba di Jan Palach / March 1970: the tombstone of Jan Palach
© CARLO LEIDI
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niente”, magari di un soldato nel cen‑ tro, in Piazza San Venceslao. Poi però potevi tranquillamente girare per le campagne, per le cooperative agricole, e i contadini, e gli operai ti dicevano di essere tutti per Dubček, per il governo della Primavera: quella cecoslovacca fu l’ultima rivoluzione “a favore del go‑ verno”, non contro” ricorda Modonesi.
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intervista interview
© VERONIKA HODSLAVSKÁ
Alfonso Modenesi a Praga (a sinistra), con l'ambasciatore italiano Aldo Amati (al centro) ed il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura Giovanni Sciola (a destra) / Alfonso Modenesi in Prague (on the left), with the Italian ambassador Aldo Amati (centre) and the director of the Italian institute of culture Giovanni Sciola (on the right)
senso del grande reportage. In quel‑ la occasione lo aveva fatto all’im‑ provviso, spinto dalla sensibilità per un evento irripetibile. Anche Carlo Leidi lo guardava ammirato”. could you crush such an orderly protest? That experience in Prague was decisive for the political choices that led him to leaving the Communist Party, and after a few months founding the newspaper il Manifesto”. - Did you happen to meet collaborators, Czechs siding with the Russians? “Things were quite blurred, there was the possibility of talking to them on the already “normalized” television, but Carlo refused in disgust. The only active collaborators were German DDR officials. We met them in offices, in hotels, we saw them everywhere They seemed to be shocked by the situation, the interpreter Jitka translated their speeches. They seemed more orthodox than the Russian invaders themselves: I could not understand ... Years later I went to the
- Lei fu anche testimone di un altro ‘68, quello del Maggio francese... “Le due rivoluzioni non avevano nien‑ te in comune. Chi le ha paragonate ha compiuto una grande mistificazione
– ci tiene a precisare Modonesi – il Maggio parigino fu sostanzialmente una rivoluzione “borghese”. fatta da studenti universitari e intellettuali. Infatti la Francia profonda, la Francia vera, non la capì, quasi la rimosse dopo breve tempo. A Praga e dintorni, c’erano stati sì anche gli intellettuali, le riviste colte. Ma presto la Primavera divenne un movimento di popolo, di gente comune. Potevi intervistare un cittadino qualsiasi: dicevano tutti le stesse cose: “Vogliamo un socialismo dal volto umano, non siamo contro i russi. Vogliamo le riforme nell’econo‑ mia, l’abolizione della censura, liber‑ tà di viaggiare all’estero. Ma siamo e restiamo comunisti. Carlo era stupito e indignato: come si poteva schiaccia‑ re una protesta così ordinata? Quella esperienza a Praga fu decisiva per le scelte politiche che lo portarono dopo qualche mese a uscire dal Partito Co‑ munista e fondare il Manifesto”. - Vi capitò di incontrare dei collaborazionisti, cechi schierati con i russi? “Le cose erano abbastanza sfumate. C’era la possibilità di parlare con loro nella televisione già “normalizzata”, © VERONIKA HODSLAVSKÁ
Alfonso Modenesi con la figlia di Carlo Leidi, Giovanna / Alfonso Modenesi with the daughter of Carlo Leidi, Giovanna
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ma Carlo rifiutò disgustato. Gli unici collaboranti attivi erano dei funzio‑ nari tedeschi della Ddr. Li incontra‑ vamo negli uffici, negli alberghi, li vedevamo dappertutto. Sembravano scandalizzati dalla situazione, l’inter‑ prete Jitka ci tradusse i loro discorsi. Più ortodossi degli stessi invasori russi: non riuscivo a capire. Anni dopo andai nella Ddr e iniziai a compren‑ dere. C’era ancora un clima marziale, Berlino Est era ancora costellata di ru‑ deri della Seconda guerra mondiale. Un’atmosfera plumbea, pesante per tutti, che spiegava molte cose”. - Tornaste nella Praga magica? “Più volte, soprattutto Carlo. Lui an‑ che pochi mesi dopo. Era il gennaio del ‘69, e c’erano stati i funerali di Jan Palach, quella processione dignitosa e lunghissima nel centro della capi‑ tale, la fuga degli intellettuali, un clima pesantissimo. Poi altre volte, Carlo ne scrisse per Il Manifesto. Io, invece, andai solo dopo la caduta del regime di Husák. Il lungo inverno della repressione aveva preparato i fiori della libertà. Ma i semi di quei fiori, sono certo, erano sempre quelli della Primavera ‘68”. DDR and it started to make sense. There was still a martial climate, and East Berlin was still displaying all the ruins from the Second World War, a gloomy, oppressive atmosphere for everyone that explained many things”. - Did you come back to magical Prague? “Several times, especially Carlo. He also came a few months later, it was January 1969, and there was Jan Palach’s funeral, that long and dignified procession in the centre of the capital, then the flight of intellectuals, a very heavy climate. On other occasions, Carlo wrote for Il Manifesto, but I went only after the fall of the Husák regime. The long winter of repression had prepared the flowers of freedom, but the seeds of those flowers, I am sure, were always those of the Spring of 1968”.
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METAMORFOSI DI UN ASSICURATORE METAMORPHOSIS OF AN INSURER «Sono alle Assicurazioni Generali, nutro però la speranza di sedermi un giorno sulle sedie di paesi molto lontani, di guardare dalle finestre dell’ufficio su campi di canna da zuc‑
chero o cimiteri musulmani, il ramo assicurazioni mi interessa molto, an‑ che se per il momento il mio lavoro è triste». Da una lettera a un’amante di penna di nome Hedwig Weiler,
datata 8 ottobre 1907. A scriverla è un impiegato fresco d’assunzione al posto d’ausiliario nell’agenzia praghese di Generali: Franz Kafka. Allora poco più che ventenne, quello
«I am at Assicurazioni Generali, but I hope to sit down one day in the chairs of very distant countries, to look at the office windows on sugar cane fields or Muslim cemeteries, the insurance business interests me a lot, even if for now
my work is sad». Words from a letter to a pen friend and lover named Hedwig Weiler, dated October 8, 1907. The writer is a freshly recruited employee in the back-up post in the Prague agency of Generali: Franz Kafka. In his
early twenties, the man today considered one of the greatest authors of European twentieth century literature, discovered in these young confidences the trends of a tormented soul, caught between the yearning of the elsewhere
La vita da impiegato modello di Franz Kafka di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
The model employee life of Franz Kafka
Franz Kafka
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cultura culture
grande letteratura capace di esplora‑ re le angosce di un’epoca e che sarà conosciuta solo anni dopo la sua mor‑ te, ed una “diurna”, quella dell’assicu‑ ratore diligente, accorto, abile. Dopo una formazione in giurisprudenza e una breve esperienza nello studio di un avvocato, Kafka comincia la sua carriera nel settore delle assicurazio‑ ni nella prestigiosa sede praghese di una delle colonne finanziarie dell’Im‑ pero austro-ungarico. La sede di Generali, gruppo triestino fondato nel 1831, all’epoca occupava il fastoso palazzo neobarocco di fine Ottocento, che troviamo ancora oggi all’angolo tra via Jindřišská e piazza Venceslao. Un edificio moderno e
prestigioso in quella “nobile dell’Im‑ pero” che è la capitale del Regno di Boemia a cavallo tra Ottocento e Novecento. Una città dove una buona parte degli intellettuali e della bor‑ ghesia parla tedesco, come l’autore, nato in una famiglia di commercianti ebrei. Ma se è certo che l’opera e la persona di Kafka sono legate a filo doppio con la Città d’oro, oggi sap‑ piamo grazie ad alcuni documenti emersi dagli archivi del gruppo d’as‑ sicurazioni che la compagnia aveva intenzione di formare questo giova‑ ne per il lavoro all’estero. E che da parte sua anche Kafka immaginava una carriera lontano dalla sua città natale, in Italia, nella sede centrale di
Generali. In una lettera del novembre 1907 l’autore scrive: «Sto studiando italiano in questo momento perché penso che sarò probabilmente invia‑ to a Trieste». Tuttavia, questo proget‑ to non andrà mai in porto e il giova‑ ne ausiliario lascerà il suo posto il 15 luglio del 1908, una decina di mesi dopo l’assunzione, giustificando le dimissioni con motivi di salute. In realtà, in quel periodo, i gravi pro‑ blemi di salute che poi lo portarono alla morte, non si erano ancora ma‑ nifestati. Da quanto si può appren‑ dere dalla sua corrispondenza di quel 1907, i motivi delle dimissioni erano probabilmente altri. Kafka infatti era particolarmente infelice anche a
© DUCCIO ZENNARO
che oggi è considerato uno dei più grandi autori della letteratura euro‑ pea del Novecento, scopre in queste giovani confidenze le pieghe di un animo tormentato, preso tra l’aneli‑ to dell’altrove e il senso di un dovere che s’identifica con l’occupazione impiegatizia. Un carattere ambivalente quello dell’uomo Kafka, che oscilla tra il me‑ ticoloso e l’animalesco; lui che divide la propria vita tra «le otto, nove in‑ terminabili ore di lavoro» e quelle da divorare fuori dall’ufficio, «come una bestia feroce». L’ambiguità umana di questo autore della colpa e dell’as‑ surdo, sta in questa identità doppia: una “notturna”, che esprimerà in una
A sinistra, la richiesta d’impiego di Franz Kafka e il suo curriculum e a destra una pagina del suo fascicolo personale, conservati nell’Archivio Storico delle Assicurazioni Generali / On the left, Franz Kafka’s job application and his curriculum; on the right a page from his personal file belonging to the Historical Archive of Generali
and the sense of a duty that is identified with the clerical occupation. An ambivalent character that of Kafka, who oscillated between the meticulous and the animalistic; he who divided his life between «the eight, nine endless hours of work» and those to devour outside the office, «like a ferocious beast». The human ambiguity of this author of guilt and of the absurd, lies in this dou-
ble identity: a “nocturnal” one, which will express in a great literature capable of exploring the anxieties of an era and which will be known only years after his death, and a “diurnal” one, that of the diligent insurance broker, both shrewd, and skilled. After training in law and a brief experience in a law firm, Kafka began his career in the insurance sector in the prestigious Prague office of one
of the financial columns of the AustroHungarian Empire. The headquarters of Generali, a group from Trieste founded in 1831, at that time occupied the sumptuous Neobaroque building of the late 19th century, which we still find today in the corner between Jindřišská street and Wenceslas Square. A modern and prestigious building in the “noble
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Empire” which was the capital of the Kingdom of Bohemia between the 19th and 20th centuries. A city where a considerable portion of the intellectuals and the bourgeoisie spoke German, like the author, who was born in a family of Jewish merchants. However, if it is certain that the work and figure of Kafka are closely linked with the Golden City, today, thanks to
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Il Palazzo Generali in Piazza Venceslao, in passato sede del gruppo assicurativo a Praga / The Generali Palace on Wenceslas Square, which was headquarters for the insurance group in Prague
Un particolare dell'ingresso / A detail of the front door
some documents that emerged from the archives of the insurance group, we know that the company was planning to train the young man for work abroad. Kafka, on his part, imagined a career away from his hometown, in Italy, at the headquarters of Generali. In a letter dated November 1907, the author wrote «I am studying Italian right now because I think I will probably be sent to Trieste». However, this
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project would never occur, and the young auxiliary was to leave his post on July 15, 1908, about ten months after being hired, justifying his resignation with health reasons. In reality, at that time, the serious health problems that eventually led to his death had not yet occurred. From what can be learned from his correspondence from that 1907, the reasons for the resignation were probably something else.
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Kafka in fact was particularly unhappy also because of his working hours, from 8 to 18 o’clock, which made it extremely difficult to focus on writing, an activity that was increasingly taking on importance in his life. «I have a post with a tiny salary of 80 crowns and eight-nine endless hours of work», are the words with which he expressed his dissatisfaction in a letter to Hedwig Weiler of 1907. Today we know that precisely during that year, 1907, Kafka wrote Wedding preparations in the country (in German Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande), published posthumously by his friend Max Brod. The first works by Kafka that were published date back to 1908, eight stories which appeared in the first issue of the literary journal Hyperion under the title Betrachtung (Contemplation). In the Generali Historical Archives, there are other precious documents that help shed light on these lesser-known moments in the author’s life. Peeking through the file of this special employee you find his CV, in which Kafka men-
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causa dell’orario di lavoro, dalle 8 alle 18, che gli rendeva estremamente difficile concentrarsi sulla scrittura, attività che sempre maggiormente stava assumendo importanza nella sua vita. «Ho un posto con un minu‑
scolo stipendio di 80 corone e ottonove interminabili ore di lavoro», sono le parole con le quali manife‑ stava la propria insoddisfazione in una lettera a Hedwig Weiler del 1907. Oggi sappiamo che proprio duran‑
© MYRABELLA, WIKIMEDIA COMMONS
Il monumento a Franz Kafka a Praga / Monument to Franz Kafka in Prague
te quell’anno, il 1907, Kafka scrisse Preparativi di nozze in campagna (in tedesco Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande), pubblicato postumo dal suo amico Max Brod. Risalgono invece al 1908 i primi lavori di Kafka che vennero pubblicati, otto storie apparse nel primo numero della ri‑ vista letteraria Hyperion con il titolo Betrachtung (Contemplazione). Negli Archivi Storici di Generali si trovano altri documenti preziosi che aiutano a fare luce su questo momento meno conosciuto della vita dell’autore. Sbirciando nel fa‑ scicolo di questo impiegato specia‑ le si trova il suo curriculum vitae, dove Kafka racconta d’aver studiato all’Altstädter deutsches Staatsgym‑ nasium (il Ginnasio statale tede‑ sco della Città vecchia), d’essersi laureato in legge e di aver lavorato nello studio di un avvocato presso l’Altstädter Ring (Piazza della Città vecchia). In un curioso documento
allegato il candidato afferma inoltre di saper parlare tedesco, ceco, fran‑ cese e inglese ma di essere «fuori d’esercizio» in queste ultime due lingue. Interessante anche il referto medico che lo definisce «delicato ma sano», idoneo, insomma, all’assun‑ zione nel gruppo. Oltre alla curiosità per il dettaglio privato, questi docu‑ menti, come tante delle sue lettere,
tions having studied at the Altstädter deutsches Staatsgymnasium (the German State School of the Old City), of having graduated in Law and having worked in a law firm at the Altstädter Ring (Old Town Square). In a curious attached document, the candidate also claimed to be able to speak German, Czech, French and English, but to be «out of practice» in the last two languages. What is also interesting is the medical report that defines him as «delicate but healthy», suitable, in short, for recruitment in the group. In addition to the curiosity for private detail, these documents, like many of his letters, have a concrete historical importance for trying to understand the complex personality of the author, whose writing has been able to express the ambiguous feelings of loss that cross society and the European man at the beginning of the twentieth century. Giuseppe Stefani, publisher of the Bollettino of the Generali Group, used these documents for the preparation of two important articles published in the com-
pany’s magazine: «Franz Kafka Generali employee», of 1952, and «A letter from Franz Kafka to his head office at Assicurazioni Generali», from 1954. It is important to underline that Stefani writes in direct contact with an exceptional source, Max Brod, a friend and confidant of Kafka. It will be Brod, who fled in 1939 from Prague to Tel Aviv loaded with his friend’s manuscripts to decide, against the last wishes of Kafka, who died at the age of 40 on 3 June 1924, to publish, posthumously, much of the work of Prague writer. Stories such as The Castle or The Trial would have never seen the light had it not been for Brod’s willingness to divulge these fundamental texts. The author of Metamorphosis, in his lifetime, published little and did not experience literary fame: it is no exaggeration to say that Kafka was a good insurer rather than a lauded writer. After the experience with Generali, he entered the Institute of Insurance against workplace accidents for the Kingdom of Bohemia and stayed there for almost fifteen years. A place that he would leave
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hanno una concreta importanza storica per tentare di comprendere la complessa personalità di questo autore, la cui scrittura ha saputo esprimere i sentimenti ambigui, di smarrimento, che attraversano la so‑ cietà e l’uomo europeo all’inizio del ventesimo secolo. Giuseppe Stefani, editore del Bol‑ lettino del Gruppo Generali, si è servito di questi documenti per la redazione di due importanti articoli pubblicati nella rivista della società: «Franz Kafka impiegato delle Ge‑ nerali» del 1952 e «Una lettera di Franz Kafka al suo capufficio presso le assicurazioni Generali» del 1954. È importante sottolineare che Stefa‑ ni scrive in contatto diretto con una fonte d’eccezione, Max Brod, amico e confidente di Kafka. Sarà proprio Brod, fuggito nel 1939 da Praga a Tel Aviv carico dei manoscritti dell’a‑ mico a decidere, contro le ultime vo‑ lontà di Kafka, morto a soli 40 anni il 3 giugno del 1924, di pubblicare, postuma, gran parte dell’opera del‑ Franz Kafka all’età di 27 anni / Franz Kafka at the age of 27
© ARCHIV DOPRAVNÍHO PODNIKU HL. M. PRAHY
Praga attorno al 1907 / Prague around 1907
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lo scrittore praghese. Scritti come Il Castello o il Processo non avrebbero mai visto la luce se non fosse stato per la volontà di Brod di divulgare questi testi capitali. L’autore della Metamorfosi, da vivo, pubblicò poco e non conobbe la fama letteraria: non è esagerato dire che Kafka fu piuttosto un bravo assicuratore che uno scrittore incensato. Dopo l’esperienza alle Generali, entra all’Istituto di Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il Regno di Boemia e ci resta per quasi quindici anni. Un posto che lascerà solo due anni prima della morte pre‑ matura. Sono ancora le tante lettere che Kafka scriverà durante tutta la sua vita a amici, amanti, e in quella celeberrima al Padre, che aiutano a comprendere il suo rapporto con‑ flittuale con il lavoro d’ufficio: se da un lato sembra che questo impiego gli pesi, gli rubi tempo all’attività di scrittore che lo anima profonda‑ mente, dall’altro sappiamo che il suo rigore e la sua capacità lo porte‑
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ranno a fare carriera nel settore as‑ sicurativo. A suo modo Kafka doveva essere fiero del suo mestiere tanto che arriva ad inviare ad amici certi documenti tecnici che redigeva per la compagnia. Impiegato meticoloso e dedito al servizio, scrive manuali d’informazione per le fabbriche per evitare gli infortuni e cerca di fare in modo che la maggior parte degli operai sia garantita contro gli in‑ fortuni in fabbrica, un ambiente di lavoro, all’epoca, ad alto rischio. An‑ che se è difficile dire in che misura il Kafka assicuratore abbia influenzato o ispirato il Kafka scrittore, è certo che la biografia di questo autore, capostipite di una lunga serie di epi‑ goni, ha una trama doppia e sfug‑ gente, a prima vista illogica, un poco assurda. Lui che ha come tema forte della sua scrittura i tentativi frustrati dell’uomo di contrastare il sistema, la burocrazia, ci ha in un certo modo lavorato all’interno da diligente im‑ piegato: doppia vita insolita, un po’ kafkiana in filigrana.
© FRANZ KAFKA MUSEUM
only two years before his premature death. There are still the many letters that Kafka would write throughout his life to friends, lovers, and in that highly well-known Letter to His Father, which helps us understand his conflictual relationship with the office work. If on one hand it seemed that it was a burden on him, stealing his time as a writer which animated him deeply, on the other hand, we know that his rigor and ability would lead him into making a career in the insurance sector. In his own way, Kafka had to be proud of his job, to the extent that he was willing to send certain technical documents he wrote for the company to friends. A meticulous and dedicated employee, he wrote information manuals for factories to avoid accidents, and tried to make sure that most of the workers were ensured against accidents at the factory, a high-risk workplace at the time. Although it is difficult to say to what extent the insurance broker Kafka influenced or inspired the writer Kafka, it is certain that the biography of
the author, progenitor of a long series of epigones, had a double and elusive plot, at first sight illogical, a little absurd. He
who as a strong theme of his writing, had the frustrated attempts of man opposing the system, the bureaucracy, in
which in a certain way the diligent clerk had worked: an unusual double life, a bit Kafkaesque in nature.
© FRANZ KAFKA MUSEUM
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LA PRAGA MAGICA DI GUSTAV MEYRINK THE MAGICAL PRAGUE OF GUSTAV MEYRINK Lo scrittore austriaco nella fervida atmosfera multiculturale della Boemia al crepuscolo dell’Impero
A volte, nelle notti d’inverno, per‑ correndo Národní třída in prossimità del Teatro Nazionale, quando la città tace e sul grande viale si sente solo lo sferragliare dei tram, sembra quasi di vedere ancora una figura slancia‑ ta avvolta in abiti eleganti trascina‑
re leggermente la gamba sinistra mentre cammina di spalle, assorta nei suoi pensieri, verso il civico n.10 dove risiedeva in quegli anni pra‑ ghesi a cavallo tra Ottocento e Nove‑ cento. All’epoca, Praga, contava più di mezzo milione di abitanti, di cui
di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
The Austrian writer in the vibrant multicultural atmosphere of Bohemia at the twilight of the Empire
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circa 33.000 erano di lingua madre tedesca. Gustav Meyer, austriaco, era uno di questi, un esponente di spicco della variegata comunità tedescofona che vantava al suo interno un numero straordinario di scrittori (tra cui molti ebrei), autori di una produzione lette‑
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© MAREK KEDZIERSKI
raria davvero notevole per quantità, ma soprattutto per qualità di scritti che nel corso del tempo si sono gua‑ dagnati una posizione di rilievo nella storia della letteratura mondiale. Di quella minoranza facevano parte intellettuali come Franz Kafka, Paul Adler, Max Brod, Rainer Maria Rilke,
Leo Perutz e molti altri che tra il 1860 e il 1920 si riunivano nei più noti caf‑ fè della città. Dalle loro opere emerge un dato costante: la consapevolezza di vivere in un’epoca di irreversibili cambiamenti; in un mondo prossimo alla disintegrazione che, in effetti, coinciderà con il crepuscolo dell’Im‑
pero asburgico, lo scoppio della Pri‑ ma Guerra Mondiale e la Rivoluzio‑ ne russa. Gustav Meyer era nato a Vienna nel 1868 e approdò nella città boema verso il 1884 per rimanervi quasi un ventennio. Nel 1888 si diplomò all’istituto commerciale e in seguito
At times, on winter nights, while crossing Národní třída near the National Theater, when the city is asleep and only the rattling of trams can be heard on the main avenue, one can almost still see a slender figure wrapped in elegant clothing. He is slightly dragging his left leg while walking moving his shoulders; he is lost in his thoughts, heading to number 10 where he resided in those Praguian years, between the nineteenth and the twentieth centuries. At that time, Prague had more than half a million inhabitants, of whom 33.000 were native German speakers. Gustav Meyer, Austrian of origin, was one of these. He was a leading representative of the multifarious German-speaking community that was boasting an extraordinary number of writers (including many Jews) and authors of a truly remarkable literary production for its quantity, but above
all for the quality of writings that over time have earned a prominent position in the history of world literature. Intellectuals such as Franz Kafka, Paul Adler, Max Brod, Rainer Maria Rilke, Leo Perutz and many others were part of this minority and they were getting together in the most famous cafés of the city between 1860 and 1920. A permanent feature that emerges from their works is the awareness of living in an era of irreversible changes; in a world close to downfall which, in fact, will coincide with the decline of the Habsburg Empire, the outbreak of the First World War and the Russian Revolution. Gustav Meyer was born in Vienna in 1868 and arrived in the Bohemian city around 1884 to remain there for almost twenty years. In 1888, he graduated the commercial institute and later studied at the Prague Acad-
emy of Commerce. After completing his studies, he set up his own business by opening a small bank near the Old Town Square: “Meyer and Morgenstern”. This brought him great wealth and put him in contact with the opulent elite of the city and the young generation of active Czech and German artists and intellectuals. Starting 1891, aged 23, Meyer went through a profound existential crisis rooted in the transience of things, and came to dabble in suicidal ideas. According to his own statement, just as he was pointing a gun at himself, someone ran a piece of paper under his door, a leaflet that was promoting publications on occultism, yoga and other oriental philosophies. Intrigued, Gustav put the revolver back in his drawer and from that moment on his life changed completely. He began to devote himself to the intense study of
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studiò all’Accademia del commercio di Praga. Terminati gli studi si mise in proprio aprendo una piccola ban‑ ca nei pressi di Piazza dell’Orologio: la “Meyer e Morgenstern” che gli procurò ricchezza e lo fece entrare in contatto con l’élite facoltosa della cit‑ tà, ma al tempo stesso con la giovane generazione di artisti e intellettuali cechi e tedeschi attivi a Praga.
A partire dal 1891, all’età di 23 anni, Meyer attraversò una profonda crisi esistenziale dovuta alla consapevo‑ lezza della precarietà delle cose, e ar‑ rivò ad accarezzare l’idea del suicidio. Secondo quanto racconta egli stesso, proprio mentre si puntava contro un’arma da fuoco, qualcuno fece scor‑ rere un foglietto sotto la sua porta, un volantino che promuoveva pubblica‑
Il numero del settimanale Simplicissimus in cui fu pubblicato il primo racconto di Meyrink, Il soldato bollente / The issue of the magazine Simplicissimus in which Meyrink’s first novel, The hot soldier, was published
occultism and became to show interest in telepathy, spiritualism and yoga... Moreover, he founded the underground “Blue Star” theosophical Lodge, which included Czech writers and intellectuals including Karel Weinfurter, Julius Zeyer and Emanuel of Lešehrad. But at this time, Gustav began as well his career as a writer. His first novel was published in 1901, when he first used the pseudonym Gustav Meyrink on the
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satirical weekly “Simplicissimus” in Munich, whose pages were signed by authors such as Kraus, Mann and Rilke. In his satirical and anti-bourgeoisie novels, but above all inspired by the occult, Meyrink evokes the Prague of Rudolph II, of the alchemists and of the ancient Jewish ghetto, rich in arcane and mysterious ambiance. In the meantime, his fame as an occultist was growing, and a large
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zioni sull’occultismo, lo yoga e altre filosofie orientali. Incuriosito, Gustav ripose la rivoltella nel cassetto e da quel momento la sua esistenza cam‑ biò radicalmente. Cominciò a dedicar‑ si allo studio intenso dell’occultismo, si interessò di telepatia, spiritismo, yoga... E fondò in clandestinità la Loggia teosofica “Alla Stella Blu” di cui facevano parte scrittori e intellettuali cechi tra cui Karel Weinfurter, Julius Zeyer ed Emanuel di Lešehrad. Ma in questo periodo, Gustav, diede iniziò anche alla sua carriera di scrittore. La sua prima novella venne pubblicata nel 1901, quando usò per la prima volta lo pseudonimo di Gustav Mey‑ rink sul settimanale satirico “Simpli‑ cissimus” di Monaco di Baviera, le cui pagine erano firmate da autori quali Kraus, Mann e Rilke. Nelle sue novelle mordaci e antiborghesi, ma soprat‑ tutto ispirate all’occulto, Meyrink rievoca la Praga di Rodolfo II, degli al‑ chimisti e dell’antico ghetto ebraico, group of followers was surrounding him in the Continental Café’s chess lounge that he was frequenting. It is Kafka’s biographer, Max Brod, who offered us a testimony of Meyrink’s enigmatic personality, who himself was frequenting “until late at night” the small Continental room, mesmerized by “the quiet and barely noticeable voice of the master” that was revealing his adventures in the world of the ultrasensitive. Meyrink’s literary activity increased when, in 1902, he lost his entire fortune following legal vicissitudes that put him to jail under the charges of having used occult sciences in the banking profession. Naturally, Gustav was later on acquitted, but after this episode, he decided to devote himself entirely to literature, yielding to the charm of the magical city whose fame as an occult capital had been known since the time of Emperor Rudolph II of Habsburg. With his work, Meyrink will further bring to light the myth by describing the city in memorable
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ricca di atmosfere arcane e di mistero. Nel frattempo la sua fama di occul‑ tista andava crescendo, e nella sala a scacchi del Café Continental che frequentava con assiduità, era circon‑ dato da una folta schiera di seguaci. È Max Brod, il biografo di Kafka, ad offrirci una testimonianza della per‑ sonalità enigmatica di Meyrink, che anch’egli frequentava “fino a tarda notte” nella piccola sala del Continen‑ tal, ipnotizzato dalla “voce tranquilla e appena percettibile del maestro” che raccontava delle sue avventure nel mondo dell’ultrasensibile. L’attività letteraria di Meyrink si andò intensificando quando, nel 1902, per‑
se il suo patrimonio in seguito a delle vicissitudini legali che lo videro finire in carcere con l’accusa di aver usato le scienze occulte nella professione ban‑ caria. Naturalmente Gustav venne in seguito prosciolto, ma dopo questo episodio decise di dedicarsi comple‑ tamente alla letteratura cedendo al fascino della città magica la cui fama di capitale dell’occulto era nota fin dai tempi dell’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo. Con la sua opera, Meyrink, ne rinvigorirà ulteriormente il mito descrivendo la città in pagine memo‑ rabili nei suoi toni più cupi e affasci‑ nanti, decadenti e onirici, misteriosi ed estremamente suggestivi.
pages in the most grim and fascinating, decadent and oneiric, mysterious and extremely suggestive tones. In the spring of 1903, in Munich, his first collection entitled “The Hot Soldier and Other Stories” was published and a year later “The Orchid” became available to the public as well. In these stories, we encounter a satire against the bourgeoisie of that time, the absurd and grotesque but also elements of magic and the arcane. The books were highly successful, but the significant awards came a few years later, when Meyrink had already left Prague, which nevertheless continued to exert an extraordinary fascination and was a precious source of creativity and inspiration for his literary production. On
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the other hand, as Kafka liked to say: “Prague does not let go (...) This little mother has claws”. In 1915, when he had already left Prague for eleven years, his masterpiece was published. In “Der Golem”, by quoting Franz Kafka: “The atmosphere of the ancient Jewish neighborhood is wonderfully described”. In this book, which will bring him much fame, Meyrink describes a dark and grim Prague, surrounded in mist and suspended between past and present, in that space-time dimension so typical for the writer’s works. In this work, he reinterprets the ancient legend of Golem, already part of the cultural heritage of the city. The novel is placed in the late nineteenth cen-
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Nella primavera del 1903, a Monaco di Baviera, uscì la sua prima raccolta intitolata “Il soldato bollente e altri racconti”; un anno dopo venne pub‑ blicato invece “Orchidee”. In queste storie si può leggere una satira con‑ tro la borghesia del tempo, e sono presenti l’assurdo e il grottesco, ma vi si trovano soprattutto elementi del magico e dell’arcano. I libri ebbero molto successo, ma i riconoscimenti importanti arrivarono alcuni anni
dopo, quando Meyrink aveva già la‑ sciato Praga che, ciononostante, con‑ tinuava ad esercitare sullo scrittore un fascino straordinario ed era una fonte preziosa di creatività e ispira‑ zione per la sua produzione lettera‑ ria. D’altra parte, come amava dire Kafka: “Praga non molla (...) Questa mammina ha gli artigli”. Nel 1915, quando aveva già abban‑ donato la capitale ceca ormai da 11 anni, uscì quello che sarà considera‑ to il suo romanzo capolavoro: “Der Golem” in cui, citando ancora Franz Kafka: “L’atmosfera dell’antico quar‑ tiere ebraico vi è descritta meravi‑ gliosamente”. In questo libro, che gli procurerà molta fama, Meyrink descrive una Praga oscura e cupa, avvolta nella nebbia e sospesa tra passato e presente, in quella dimen‑ sione spazio-temporale tipica delle opere dello scrittore. In questo lavo‑ ro egli reinterpreta l’antica leggenda del Golem, già parte del patrimonio culturale della città. Il romanzo è ambientato nella città della fine del XIX secolo e si svolge principalmente all’interno del ghetto ebraico. Al grande successo del “Golem” segui‑ rono altre due pubblicazioni: “Il volto verde” (1916) e “La notte di Valpurga” (1917). Sono invece del 1922 “Il do‑ menicano bianco”, e del 1927 “L’ange‑ lo della finestra d’Occidente”. Anche alcuni di questi libri sono ambientati a Praga e presentano da un lato una
critica verso la società del tempo, mentre dall’altro il percorso di evolu‑ zione spirituale dell’uomo attraverso la via dell’esoterismo. Ne “La notte di Valpurga”, ambientato durante la prima guerra mondiale, la storia si sviluppa tra Hradčany e Malá Strana, contrapposti al resto della città; spazi che rappresentano due mondi a confronto: quello aristocra‑ tico e quello dei poveri. La notte di Valpurga, celebrata tra il 30 aprile e il 1° maggio, è la notte del caos, delle streghe, delle forze inconsce e oscure, e nelle pagine di Meyrink diventa la rappresentazione metaforica della guerra e della fine di un mondo: l’Im‑ pero austriaco. Praga ritornerà anche nell’“Angelo della finestra d’Occidente” (1927) in cui si parla dell’alchimista John Dee, matematico e cultore di discipline ermetiche, vissuto per un periodo alla corte di Rodolfo II. Dopo aver lasciato la Città magica nel 1904, Meyrink vi fece ritorno solo in un paio di occasioni. In un’intervi‑ sta del 1922 gli fu chiesto se avesse mai desiderato tornare a vivervi. “Sì – rispose – ma solo nel ricordo, non nella realtà. Sogno spesso Praga e quell’incantesimo che la circonda e che manca alle città tedesche”. Morì in Baviera nel 1932, ma il suo nome e le sue opere rimarranno per sempre legate a questa città dal fascino am‑ biguo e senza tempo.
tury’s Prague and takes place mainly in the Jewish ghetto. The great success of “Golem” was followed by other publications: “The green Face” (1916), and “Walpurgis Night” (1917). We can add “The White Dominican” in 1922 and “The Angel of the West Window” in 1927. Even some of these books are set in Prague and reveal on one side the criticism towards some social classes, and on the other side the spiritual evolution path of the man through esotericism. In “Walpurgis Night”, placed during the First World War, the story takes place
between Hradčany and Malá Strana, opposite to the rest of the city, spaces that represent two worlds in comparison: the aristocrats and the poor. Walpurgis night, celebrated on April 30 and May 1st, is the night of chaos, witches, of the unconscious and dark forces, and in the pages of Meyrink it becomes the metaphorical representation of war and the end of a world: the Austrian Empire. Prague will also return in “The Angel of the West Window” (1927), in which he talks about the alchemist John Dee, mathematician and knowledgeable in
hermetic disciplines, who lived for a while at the court of Rudolph II. After having left Prague in 1904, Meyrink came back only on a couple more occasions. During an interview in 1922, he was asked if he would have wanted to go back living in that city. “Yes – he replied – but only in my memories and not in reality. I am dreaming often of Prague and of the magic that surrounds it and that is missing from the German cities”. He died in Bavaria, in 1932, but his name and his works will forever remain linked to this city through an ambiguous and timeless charm.
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ITALIA ARTE FEST
ASSOCIAZIONE ONLUS
ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha avvi‑ ato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.
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Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica ita‑ liana. L’iniziativa - ideata e di‑ retta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazionale che, a partire dalla musica, promu‑ ova l’arte italiana. Il festival si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.
Il ristorante Vincanto nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastrono‑ mica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare di‑ rettamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali accompa‑ gnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The restaurant Vincanto was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.
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ANTONÍN ENGEL: ARTE AL SERVIZIO DELLA NAZIONE ANTONÍN ENGEL: ART SERVING THE NATION Dinnanzi al nome di Antonín Engel non si può fare a meno di pensare all’acqua. Nonostante una carriera eclettica e brillante da urbanista, teorico ed accademico il suo nome è
infatti indissolubilmente legato a due capolavori ‘infrastrutturali’: il mo‑ numentale complesso del Podolská vodárna – moderno acquedotto del quale si dotò Praga sul finire degli
anni ’20 – e la centrale idroelettrica di Poděbrady, piccolo gioiello di archi‑ tettura industriale. Ironia della sorte, del tutto estranea per funzione al ‘mondo idraulico’ ma
L’architetto di Poděbrady, tra bellezza e funzionalità delle sue opere di inizio Novecento di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari
The architect of Poděbrady, between the beauty and functionality of his early Twentieth century artworks © MICHAL LOUČ
La centrale idroelettrica di Poděbrady / The hydroelectric plant of Poděbrady
Hearing the name of Antonín Engel makes us at once think about water. Despite an eclectic and brilliant career as a city planner, theoretician and academic his name is in fact inextri-
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cably connected to two infrastructural artworks: the monumental complex of Podolská vodárna - a modern Praguian aqueduct built in the late 1920s - and the hydroelectric plant of Poděbrady, a
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small precious stone of the industrial architecture. Ironically, completely unknown to the ‘hydraulic world’ but not to the infrastructure one, another work that made
architettura architecture
non a quello delle infrastrutture, l’altra opera che lo ha reso celebre specchia la sua partitura astratta e severa nelle acque della Vltava, poco lontano dal centro di Praga: l’imponente edificio del Ministero delle Ferrovie, oggi Mi‑ nistero dei Trasporti. Sebbene poche altre sue opere abbiano avuto una certa notorietà per il vasto pubblico e si ritenga usualmente che a consegna‑ re il suo nome alla storia siano proprio le tre poc’anzi menzionate, Engel fu una tra le figure più interessanti della scena architettonica ceca del XX seco‑ lo. Lo testimonia la sua stessa capacità di trasformare in Architetture con la ‘A’ maiuscola costruzioni nate con intenti decisamente pragmatici quali una
him famous mirrors its abstract and severe architectural forms in the waters of Vltava, not far from downtown Prague: the impressive building of the Ministry of Railways, nowadays the Ministry
centrale idroelettrica o l’impianto di filtraggio e pompaggio di un acque‑ dotto, oggi perfino meta di turismo internazionale. Sin dagli esordi della sua carriera il giovane Engel si delinea quale pro‑ messa dell’architettura ceca. Appena laureato aderisce all’Associazione Mánes, punto di contatto tra gli artisti cechi e le avanguardie straniere. Più tardi si iscriverà come molti intellet‑ tuali della sua generazione anche al Klub Za starou Prahu, organizzazio‑ ne volta alla tutela del patrimonio cittadino, attiva ancora oggi. Dopo una breve esperienza professionale praghese si trasferisce a Vienna per approfondire gli studi presso l’Acca‑ demia di Belle Arti, cuore pulsante della vita artistica di tutta l’Europa Centrale. In quel contesto elitario si distingue immediatamente, entran‑ do nello studio del grande Otto Wa‑ gner e vincendo numerosi premi. Uno studio urbanistico su Letná gli vale addirittura la prestigiosa borsa di stu‑ dio a Roma. Al suo rientro dal viaggio in Italia, Engel vince anche il concorso in forma anonima per il progetto del Letenský tunel che lo vedrà suo mal‑ grado coinvolto in una importante of Transport. Even though only a few other of his artworks gained a certain reputation among the public, and his name is mainly connected to the three aforementioned artworks, Engel was one of the most interesting figures of the Czech twentieth century’s architectural scene. His ability to transform highly pragmatically purposed buildings such as a hydroelectric plant or a filtering and pumping plant into Architectures with capital ’A’ is precisely a proof of this, turning them nowadays into international tourism destinations. From the beginning of his career, young Engel had proven himself a promising representative of Czech architecture. Freshly graduated, he joins the Mánes Association, a contact point between Czech artists and foreign avant-gardists. Likewise many intellectuals of his
generation, he would enroll at the Za starou Prahu club, an organization aiming to protect the city’s heritage, and which is nowadays still active. Following a brief Praguian professional experience, he moved to Vienna to study at the Academy of Fine Arts, the beating heart of the Central European artistic life. He distinguished himself immediately in that elitist context, going under the protective wing of the great Otto Wagner and winning numerous awards. An urban planning study on Letná brings him the prestigious scholarship to Rome. On his return from the trip to Italy, Engel won also the anonymous competition for the Letenský tunnel project, which will make him part of a considerable controversy. Revealing the winner as an apprentice of Wagner triggers a strong attack of the Czech nationalists who
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immediately raise doubts about the real author of the project, suspecting that the Viennese maestro was hiding behind Engel. Wagner’s written statement in which he has declared himself a stranger to the project did not have much of an impact, determining the project to fall quickly into oblivion. Precisely in that period, young Engel returned to Prague, began his career as a teacher at the Státní průmyslová škola and at just thirty-four years old, he designed his first masterpiece: the hydroelectric power plant of Poděbrady, his hometown. The idea of regulating the course of the river Elbe in Poděbrady, a historical Central Bohemian thermal water city, goes back to the beginning of the last century. The first works for the slight deviation and arrangement of
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polemica. Il fatto di aver svelato che il vincitore fosse allievo di Wagner inne‑ sca un durissimo attacco da parte dei nazionalisti cechi che sollevano im‑ mediatamente dubbi sul reale autore del progetto con il sospetto che alle spalle di Engel vi sia il suo maestro viennese. A nulla vale un intervento scritto dello stesso Wagner nel quale si dichiara estraneo al progetto che cadrà dopo poco nell’oblio. Proprio in quegli anni il giovane Engel rientra a Praga, inizia la sua carriera di docente presso la Státní průmyslová škola e a soli trentaquattro anni progetta il suo primo capolavoro: la centrale idroe‑ lettrica di Poděbrady, sua città natale. L’idea di regolamentare il corso del fiume Elba a Poděbrady, storica città termale della Boemia Centrale, risale all’inizio del secolo scorso. I primi lavori di leggera deviazione e sistemazione del letto del fiume iniziarono già nel 1903, prevedendo per il futuro l’idea di realizzare una chiusa dotata di un passaggio navigabile. Un decennio più tardi Engel presenta il suo progetto per
© MICHAL LOUČ
La torretta cubista a base ottagonale della centrale di Poděbrady / The cubist tower with octagonal base of the hydroelectric plant in Poděbrady
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the riverbed began as early as 1903, nursing the future idea to create a weir equipped with a navigable passage. A decade later, Engel presented his project for the weir to which he attached a hydroelectric power plant, counting on the technological support of Eduard Schwarzer. The proposal seemed to have a multifaceted and pluralistic
foundation, combining the avantgarde technical efficiency with the weighted formal research, at its turn a synthesis between different cores. Even though the main imprint is characterized by austere and essential stylized classical forms and is highly influenced by the Wagnerian teachings - although abstract and geometrized, the core of
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the project is not exempted from the Cubist influence of those years, which reaches the pinnacle in Engel’s project through the control center of the plant. Alongside the sober monumentality of the large multifaceted concrete pillars of the weir itself, the most interesting buildings are precisely the engine room with its succession of columns, frontons and large stained glass windows with geometric decorations and the maneuvering and control center. Besides comprising an extraordinary control panel made of black granite, the control center is also surmounted by a cubist tower with octagonal base having electrical distribution functions and equally paraphrasing the ancient tower of the Poděbrady Castle. The works for the weir’s construction began in 1914, and those for the plant in the following year, on First World War’s eve. Although the conflict has heavily slowed down the construction of the works - completed only in 1923,
architettura architecture
la chiusa a cui è annessa una centrale idroelettrica, avvalendosi del suppor‑ to tecnologico di Eduard Schwarzer. La proposta sembra avere un’anima sfaccettata e molteplice, coniugando all’efficienza tecnica d’avanguardia un’attenta ricerca formale, a sua volta sintesi tra anime differenti. Se l’im‑ pronta generale è caratterizzata da austere ed essenziali forme classiche stilizzate e risente fortemente della lezione wagneriana – seppur astratta
e geometrizzata, l’intero progetto non è esente dall’influsso cubista di quegli anni, che nel progetto di Engel rag‑ giunge l’apice nell’edificio di controllo della centrale. Accanto alla sobria monumentalità dei grandi pilastri sfaccettati in calce‑ struzzo della chiusa stessi, gli edifici più interessanti sono proprio la sala macchine con la sua successione di colonne, frontoni e grandi vetrate colorate a decorazione geometrica
e l’edificio di manovra e controllo. Quest’ultimo, oltre a contenere al suo interno uno straordinario quadro di comandi realizzato in granito nero, è sormontato da una torretta cubista a base ottagonale che assolve alle funzioni di distribuzione elettrica pa‑ rafrasando al contempo l’antica torre del castello di Poděbrady. I lavori per la costruzione della chiu‑ sa si avviano nel 1914 e quelli della centrale l’anno successivo, alla vigilia
della Prima Guerra Mondiale. Sebbe‑ ne il conflitto abbia rallentato pesan‑ temente la realizzazione delle opere – ultimate solamente nel 1923, non le ha interrotte, permettendo l’entra‑ ta in funzione dell’impianto nel 1919, anche grazie a una cinquantina di prigionieri italiani che lavorarono al cantiere durante la loro detenzione. Risale all’inizio degli anni ’20 anche il progetto per il complesso del Podolská vodárna a Praga. Già da tempo era in‑
© DAVID SOBEK
La centrale idrica di Podolí, a Praga / Hydro power plant in Podolí, in Prague
it has not interrupted them, allowing the plant to become functional in 1919, due to fifty Italian prisoners who had been working on the construction site during their detention. The beginning of the 1920s brings to light the project for the Podolská vodár-
na complex in Prague. A new aqueduct for the city had been already needed for quite a while, as the old Kárany aqueduct was no longer able to satisfy the rising water needs, notably after implementation of the Great Prague in 1922. In the same year, after various studies
and turnarounds lasting for almost a decade, a technical solution and a location for the new Podolí structure were identified - south from downtown, on the right bank of Vltava. Although the municipality had entrusted the provision of a modern filtering
progetto repubblica ceca
system to the famous French company Chabal & Cie, the previous year, while reviewing the construction projects that would have contained the installation, it immediately announced a contest to give appropriate architectural shape to the new large construction. Engel
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architettura architecture
fatti necessario un nuovo acquedotto per la città, poiché il vecchio acque‑ dotto Kárany non era più capace di soddisfarne il crescente fabbisogno idrico, specialmente dopo l’attuazione della Grande Praga nel 1922. Proprio in quell’anno dopo varie indagini e vicissitudini durate quasi un decennio si individuano una soluzione tecnica e una location per il nuovo impianto a Podolí – a sud del centro cittadino, sulla sponda destra della Vltava. Sebbene per la fornitura di un moder‑ no impianto di filtraggio la municipa‑ lità si fosse affidata alla famosa ditta francese Chabal & Cie. l’anno prece‑
dente, alla vista dei progetti dell’edifi‑ cio che avrebbe dovuto contenerne le installazioni indice immediatamente un concorso di architettura per dare alla nuova grande costruzione forme architettoniche adeguate. Engel vince la competizione con un progetto orga‑ nizzato su pilastri che si rivela da subito eccessivamente complesso, spingen‑ dolo alla ricerca di una soluzione mi‑ gliore. Mette così a punto un ingegno‑ so sistema strutturale in calcestruzzo di archi parabolici, consentendo la realizzazione di un enorme salone lun‑ go sessanta metri, largo ventiquattro e alto sedici nel quale impilare le vasche
© PETRS.
Il palazzo del Ministero dei Trasporti della Repubblica Ceca / The building of the Ministry of Transport of the Czech Republic
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won the contest with a project organized on pillars that immediately proved itself to be too complex, determining him to find a better solution. Thus, he developed an ingenious structural system of parabolic arches, allowing the creation of a huge hall of sixty-meter long, twenty-four meter wide and sixteen-meter high to accommodate the filtering tanks. This ingenious technical solution is part of a harmonious monumental complex whose outstanding and exquisite elegance turns it into a magnificent cathedral on water. The main front that faces south is divided
into two wings that surround the high central body, being marked by columns that intertwine with stained glass windows. The central tower that overlooks the entire district is decorated with nine sculptures, allegories of the Vltava and its tributaries. The Podolská vodárna complex, still armed with functional equipment, had been extended along the years according to Engel’s project and was definitively turned inactive in 2002, the year of the catastrophic flood, remaining however ready to intervene if the need should arise.
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di filtraggio. Questa acuta soluzione tecnica è racchiusa in un armonioso complesso monumentale la cui im‑ ponente e immacolata eleganza ne fa una grandiosa cattedrale all’acqua. Interamente scandito da colonne che intervallano enormi vetrate, il fronte principale che volge verso sud è sud‑ diviso in due ali che cingono un alto corpo centrale. La torre centrale che svetta sull’intero quartiere è decorata da nove sculture, allegorie della Vltava e dei suoi affluenti. Il complesso della Podolská vodárna ancora dotato di strumentazione fun‑ zionante è stato ampliato negli anni secondo il progetto di Engel ed è stato definitivamente pensionato nel 2002, anno della catastrofica alluvione, rimanendo tuttavia pronto ad inter‑ venire all’occorrenza. Sebbene già in parte musealizzata, la Podolská vodárna è stata – con alcuni giorni di apertura al pubblico – fra le protagoniste della manifestazione Dnů architektury, I giorni della archi‑ tettura, il cui tema era “L’acqua, la gente e la città”. L’attento impiego di un duplice lin‑ guaggio capace tanto della monu‑ mentalità che compete una grande opera pubblica – celebrando il pro‑ gresso e la nazione – quanto dell’es‑ senzialità tecnica che compete un’in‑ frastruttura rivela in queste opere della «prima età della macchina» la maestria e la sensibilità di un grande architetto del Novecento. Although it has been partly turned into a museum, the Podolská vodárna had a few open days and was among the protagonists of the event Dnů architektury, Architecture Days, centered on the theme “Water, People and the City”. The careful usage of a double language able of both the monumentality of a great public work - celebrating progress and the nation itself- and the technical embodiment of an infrastructure reveals in these “the early machine age” artworks the mastery and the sensitivity of a great twentieth century architect.
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PRAGA E VENEZIA, I NAVALIS E UN SANTO A metà maggio, il 15 per precisio‑ ne, sulle acque della Vltava a Praga si svolgono grandi festeggiamenti barocchi, i Navalis, per celebrare San Giovanni Nepomuceno, uno dei più noti santi cechi. Una tradizione lunga
tre secoli, iniziata nel 1715 e rinnova‑ ta nel 2009 da Zdeněk Bergman, bar‑ caiolo, direttore della società Pražské Benátky che gestisce i traghetti che scivolano sotto il Ponte Carlo o alla Čertovka (Canale del Diavolo) e di‑
rigente del Muzeum Karlova mostu. Ci conferma che il giubileo per il decimo anniversario dei Navalis si ri‑ vela “un’edizione unica perché, per la prima volta nella storia, due gondole bissone lasciano Venezia per sfilare a
Una festa sull’acqua tra gondole e musica barocca per celebrare San Giovanni Nepomuceno di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
A celebration on water among gondolas and baroque music to celebrate Saint John of Nepomuk © NAVALIS.CZ
La statua di San Giovanni Nepomuceno sul Ponte Carlo / The statue of St. John Nepomuk on Charles Bridge
Mid-May, on the 15th to be more precise, Vltava’s waters host a great baroque celebration, the Navalis, to celebrate Saint John of Nepomuk, one of the best known Czech Saints. This is a three centuries’ long tradition, started in 1715 and revived in 2009 by Zdeněk Bergman, boatman
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and director of the company Pražské Benátky, manager of the ferries that slide under the Charles Bridge or Čertovka (Devil’s Channel), as well as head of the Museum Karlova mostu. He confirms us that the jubilee for the 10th anniversary of Navalis proves itself to be “a unique edition because,
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for the first time in history, two bissone gondolas leave Venice to parade in Prague”. With its conical shape, the gondola is also the icon of the baroque water celebrations. However, before detailing the 2018 edition, let us share a few words about the saint and the origins of his celebration.
cultura culture
PRAGUE AND VENICE, THE NAVALIS AND A SAINT Praga”. Con la sua forma affusolata, la gondola è d’altronde l’icona delle feste d’acqua barocche. Ma prima di parlare dell’edizione 2018, spendia‑ mo due parole sul santo e sulle origini della festa a lui dedicata. San Giovanni Nepomuceno morì an‑ negato nel 1393, dopo essere stato torturato e gettato nella Vltava dal Ponte Carlo. Su quello stesso pon‑ te ogni giorno migliaia di turisti si fermano oggi a toccare la statua del martire boemo, in cerca di un po’ di fortuna. La sua figura era così ben‑ voluta che la statua fu collocata sul Ponte nel 1683, ben 49 anni prima della santificazione. Per quasi mezzo secolo rimase quindi l’unico uomo in mezzo ai santi che lo attorniavano sul celebre monumento praghese.
Se è certo che il Nepomuceno fu fatto arrestare e uccidere per ordine di re Venceslao IV, sui motivi ci sono due ipotesi. Quella dai tratti più leggen‑ dari vuole che sia stato giustiziato per non aver svelato al re quanto la regina gli confidava in confessione. In molte raffigurazioni tiene un dito davanti alle labbra, simbolo del rifiuto di rive‑ lare il segreto confessionale. In altre porta un’aureola formata da cinque stelle che richiamano le fiammelle che apparvero sul fiume a segnalare il punto in cui fu ritrovato il cadavere, ma anche le cinque lettere della pa‑ rola “tacui”, ancora in relazione al suo silenzio. Più fedele alla realtà l’ipotesi che attribuisce la sua morte a un con‑ flitto di potere. Re Venceslao voleva trasformare un’abbazia in nuova sede
vescovile per uno dei suoi favoriti, or‑ dine che violava il diritto canonico e a cui Giovanni si oppose. Custode dei segreti della confessione e personifi‑ cazione delle persecuzioni dello Stato contro la Chiesa, il Nepomuceno fu santificato il 15 maggio 1715 e per l’occasione si svolsero ufficialmente i primi Navalis, uno spettacolo d’ac‑ qua barocco. In realtà non si trattava
© NAVALIS.CZ
Gondole veneziane attraversano il Canale del Diavolo a Praga / Venetian gondolas taking a cruise through the Devil’s Channel in Prague
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delle prime celebrazioni praghesi ad aver luogo sulle barche, organizzate invece nel maggio 1627 per il trasfe‑ rimento dei resti di San Norberto al convento di Strahov. I Navalis moderni sono un modo per continuare la tradizione spirituale d’i‑ nizio Settecento e onorare il culto del santo. Un evento che ha successo e richiama pellegrini da tutto il mondo. Saint John of Nepomuk drowned in 1393, after being tortured and thrown in the Vltava from Charles Bridge. On that same bridge, thousands of tourists stop every day to touch the statue of the Bohemian martyr, looking for luck. His figure was so popular that the statue was placed on the bridge in 1683, 49 years before the sanctification. For almost half of century he remained the only man among the saints that surrounded him on the famous Praguian monument. If on one hand, it is certain that Nepomuk was arrested and murdered at the order of King Wenceslas IV, on the other hand, there are two hypothesis on the reasons behind it. The most legendary one states that he was executed for not revealing to the king how much the queen confided to him during confession. In many depictions, he holds a finger on his lips, symbol of the refusal to reveal the confessional secret. In others he bears an aureole formed by
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Anche i gondolieri veneziani giungo‑ no a Praga per rendere omaggio al Nepomuceno, che oltre a essere santo dei ponti e delle vie di comunicazione, protettore delle acque e delle persone in pericolo di annegamento, è anche
patrono dei gondolieri e il 26 aprile 1794 fu proclamato uno dei patroni di Venezia. C’è un’iniziativa ceca per far‑ lo dichiarare anche patrono d’Europa, sostenuta dalla città di Collegno dove è conservata una sua reliquia.
© NAVALIS.CZ
five stars that recall the flames that appeared on the river to signal the spot where his body was found, but also the five letters of the word ”tacui”, again in relation to his silence. However, the hypothesis that attributes his death to a conflict of power is closer to reality. King Wenceslas wanted to transform an abbey into a new episcopal seat for
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one of his favorites, an order that was violating the Canon Law and to which John had opposed. Guardian of the secrets of confession and personification of the persecutions of the State against the Church, Nepomuk was sanctified on May 15, 1715. On this occasion, the first official Navalis took place, a baroque water festival. In reality, it was
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C’è un legame tra la capitale ceca e la città lagunare che è un modello quando si parla di spettacolari show acquatici. “Le gondole sono prota‑ goniste della festa fin dal 2009” dice Bergman. “Per tre anni consecutivi 20 gondole e 100 gondolieri hanno solcato il fiume praghese”, numeri quest’anno scesi a sei barche varie e 50 barcaioli. Il 2011 è stato l’anno della Quatordesona, la più grande gondola veneziana, lunga 22 metri e spinta da 14 vogatori. Come si diceva in apertura, l’unicità di questa edi‑ zione è la presenza di due bissone, antiche imbarcazioni da guerra che si possono ammirare solo al Carnevale o alla Regata Storica ma non avevano mai lasciato l’Arsenale, il cantiere na‑ vale veneziano in cui sono custodite. A differenza delle gondole classiche sono asimmetriche, manovrate da otto vogatori e ornate da ricche de‑ corazioni allegoriche. Le prescelte sono le bissone Geografia, caratte‑ not the first Praguian celebration to take place on boats, organized in fact for the first time in May 1627 for the transfer of the remains of Saint Norbert to the convent in Strahov. The modern Navalis is a way to continue the spiritual tradition of the early eighteenth century and to honor the cult of the saint. A successful event and one that gathers pilgrims from all over the world. Even the Venetian gondoliers arrive in Prague to pay tribute to Nepomuk, who is not only the saint of bridges and communication routes, protector of water and people in danger of drowning, but also saint patron of gondoliers and on April 26, 1794 he was proclaimed as one of the patrons of Venice. There is as well an initiative to have him declared saint patron of Europe, initiative sustained by the city of Collegno where his relic is being kept. There is a connection between the Czech capital and the lagoon city, a model when it comes to spectacular water celebrations. “The gondolas
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© JON MOUNTJOY, FLICKR
La bissone Geografia (in alto) e la Cavalli (sotto) sfilano alla Regata Storica a Venezia / Bissone Geografia (above) and Cavalli (below) at the Historical Regatta in Venice
have been stars of the celebration since 2009”, says Bergman. “For three consecutive years, twenty gondolas and one hundred gondoliers have crossed Prague’s river”, numbers that have decreased this year to six different boats and fifty boatmen. 2011 was the year of Quatordesona, the largest Venetian gondola, twenty-two meter long and driven by fourteen rowers. As mentioned in the beginning, the distinctiveness of this edition was the presence of the two bissone gondolas, ancient warships that can only be admired at the Carnival or the Historical Regatta but which have never left the Arsenale, the Venetian shipyard where they are being guarded. Unlike classic gondolas, they are asymmetrical, maneuvered by eight rowers and decorated with rich allegorical decorations. The chosen ones are Bissone Geography, characterized by a woman holding a globe, and Cavalli. Its transportation is complicated due to the seventeen-meter length, requiring five days and being insured for thirty
rizzata da una donna che regge un mappamondo, e Cavalli. Il trasporto, complicato dalla lunghezza di 17 metri, richiede cinque giorni e sono assicurate per 30 milioni di corone. “Si tratta di navi uniche al mondo, vere e proprie opere d’arte” conferma Bergman che in aprile era a Venezia per organizzare la partecipazione dei gondolieri ai Navalis ma anche in cer‑ ca di ulteriori legami storici tra Praga e la Serenissima. Il culto del santo d’altronde è diffuso in tutta Italia, da Agrigento a Bol‑ zano, e ovunque si trovano quadri o sculture con le sue sembianze, anche a Venezia. Da tre secoli una statua del martire, scolpita da Giovanni Maria Morlaiter, è posta sulla riva del Canal Grande. Restaurata nel 2009, in coin‑ cidenza con i primi Navalis, è stata benedetta dal cardinale Miroslav Vlk. L’anno successivo ha invece presen‑ ziato alle celebrazioni praghesi l’al‑ lora Assessore alla Cultura di Venezia
© VENICEWIKI, FLICKR
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Augusto Salvadori, che nel 1979 ha contribuito a ripristinare la secolare tradizione del Carnevale. Nella chiesa di San Polo il Nepomu‑ ceno appare in un affresco di Gian‑ domenico Tiepolo. “Sullo sfondo si può scorgere anche il Ponte Carlo” fa notare Bergman mentre a Praga
il mosaico del Giudizio Universale nella Cattedrale di S. Vito è ispirato a quello della basilica di S. Maria As‑ sunta di Torcello. Le opere d’arte non rimarranno l’u‑ nica traccia ceca in laguna. Altre due delle dieci bissone presenti ad Arse‑ nale non sono decorate e una di que‑
ste “si chiamerà Praga e sarà simbolo del legame storico tra Venezia e Pra‑ ga” ha dichiarato l’assessore alla Tu‑ tela delle tradizioni Giovanni Giusto. Trasferito lo scafo nella capitale ceca, la gondola sarà decorata con lo stem‑ ma cittadino e una statua di Giovanni Nepomuceno sulla prua. Poi rientrerà
© CONOSCERE VENEZIA
A Venezia, una statua di San Giovanni Nepomuceno è collocata nel punto di confluenza tra il Canal Grande e il Canale di Cannaregio / In Venice, a statue of St. John Nepomuk stands on the spot where the Cannaregio Canal flows into the Grand Canal
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million crowns. “These are unique ships in the world, real works of art”, underlines Bergman, which in April was in Venice to organize the participation of the gondoliers to Navalis but also to look for further historical connections between Prague and the Serenissima. On the other hand, the cult of the saint is widely spread throughout Italy, from Agrigento to Bolzano, and everywhere
there are paintings or sculptures with his appearance, even in Venice. For three centuries now, a statue of the martyr, sculpted by Giovanni Maria Morlaiter, has been standing on the bank of the Grand Canal. Restored in 2009, coinciding with the first Navalis, it was blessed by Cardinal Miroslav Vlk. The following year, the back then Venetian Councilor for Culture, Augusto Salvadori, attended
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the Praguian celebration, which in 1979 contributed to reviving the centuries-old tradition of the Carnival. In the church of Saint Paul, Nepomuk appears in a fresco by Giandomenico Tiepolo. “In the background one can see even the Charles Bridge”, underlines Bergman. In the same time, the Last Judgment mosaic in the Cathedral of Saint Vitus, in Prague is inspired by the
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a Venezia per essere ammirata all’an‑ nuale Regata. Tornando ai Navalis, i festeggiamenti si aprono sempre con una parte reli‑ giosa. Nel pomeriggio si prepara il corteo con l’adornamento e la bene‑ dizione di cavalli e cavalieri che, dopo la Messa solenne nella cattedrale di San Vito, si sposta in processio‑ ne al Ponte Carlo. Qui inizia la parte mondana con la regata di gondole e barche, il cui varo avviene la sera pre‑ cedente dallo scivolo nei pressi della fornace di Herget. Nel 2009 dallo stesso approdo fu messa in acqua una gondola con decorazioni e dotazioni di vetro, opera del maestro vetraio di Murano Pino Signoretto. Sono poi previste l’esibizione di temerari nuo‑ tatori che sfidano le fredde acque del fiume e il lancio di sei paracadutisti, di cui uno rappresenta la caduta del santo nella Vltava e gli altri cinque,
con le tute luccicanti, sono metafo‑ ra delle altrettante già citate stelle dell’aureola. L’elemento clou della festa è il concer‑ to sull’acqua, eseguito da un’orchestra sistemata su barconi galleggianti, che si può seguire sia dal Ponte Carlo che da entrambe le rive del fiume. Nel periodo barocco venivano composte ogni anno delle musiche uniche per l’occasione e le imbarcazioni portava‑ no gruppi di musicisti che suonavano perlopiù strumenti a fiato. Oggi si è mantenuta l’usanza di eseguire me‑ lodie inedite che rendono irripetibile ogni concerto. Quest’anno la direzio‑ ne è affidata al compositore Kryštof Marek che di recente ha vinto il Leone Ceco per la colonna sonora del film Masaryk e che ha scritto il brano sin‑ fonico in sette parti “Venezia di San Giovanni Nepomuceno”. A coronare la serata i colorati fuochi d’artificio.
one in the Torcello Cathedral of Santa Maria Assunta. The works of art will not be the only Czech traces in the lagoon. Other two of the ten bissone gondolas in the Arsenale are not decorated and one of them “will be called Prague and will be a symbol of the historic connection between Venice and Prague”, declared Giovanni Giusto, councilor for tradition protection. Transferred to the Czech capital, the gondola will be decorated with the city’s coat of arms and a statue of John of Nepomuk on the bow. Then it will be returned to Venice to be admired at the annual Regatta. Coming back to Navalis, the celebrations always open with a religious part. In the afternoon, the procession with the adornment and the blessing of horses and knights is being prepared. After the solemn Mass in the Saint Vitus Cathedral, the celebration moves in procession to the Charles Bridge. Here the mundane part begins with the regatta of gondolas and boats, whose inauguration takes place the night before from the slide near the Herget furnace. In 2009, a gondola with glass decorations
and fittings, made by master Murano glassmaker Pino Signoretto, was put on water. Following there is an exhibition of fearless swimmers who challenge the cold waters of the river, the launch of skydivers, one of them representing the fall of the saint in Vltava and the other five wearing shimmering overalls as a metaphor of the already mentioned stars of the aureole. The central element of the celebration is the concert on water, performed by an orchestra placed on floating boats, which can be traced either from Charles Bridge either from both banks of the river. In the Baroque period, unique musical pieces were created for the event and the boats were carrying groups of musicians who played mostly wind instruments. The custom of performing unique songs has been conserved, which makes each concert unrepeatable. This year the lead was entrusted to the composer Kryštof Marek, a recent winner of the Czech Lion for the soundtrack of the film Masaryk and author of the symphonic piece in seven parts ”Venice of San John of Nepomuk”. Colorful fireworks are majestically crowning the evening.
© DIDIER DESCOUENS
Il Martirio di San Giovanni Nepomuceno dipinto da Giandomenico Tiepolo nella Chiesa di San Polo a Venezia / Martyrdom of St. John of Nepomuk by Giandomenico Tiepolo at San Polo Church in Venice
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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES
di Mauro Ruggiero
Nasce il Museo Nazionale The National Museum was born 200 ANNI FA 200 YEARS AGO
Il Museo nazionale di Praga festeggia quest’anno i suoi 200 anni di storia. La più rilevante istituzione museale ceca, uno dei simboli nazionali, è stata infatti fondata il 15 aprile del 1818, quando un gruppo di aristocratici illuminati firmò un appel‑ lo per far nascere quello che allora si chiamava il Museo patriottico. Nel corso dei decenni il Národní muzeum ha documentato e raccolto importantissi‑ mi oggetti ed opere, molti dei quali pezzi unici al mondo. La sua sede simbolo è l’edificio neorinasci‑ mentale su Piazza Venceslao, inaugurato nel 1891, chiuso dal 2011 per una complessa e lunga rico‑ struzione. Il 28 ottobre di quest’anno, in occasione del 100° anniversario della Cecoslovacchia, verrà temporaneamente riaperto al pubblico. Dietro la nascita del Museo nazionale ci furono la nobiltà patriottica del tempo e in particolare il conte Ka‑ spar Maria von Sternberg, un paleontologo di fama mondiale la cui idea era quella di approfondire le conoscenze scientifiche, e allo stesso tempo diffon‑ dere nuove idee nella società.
The National Museum of Prague is celebrating its 200 years of history this year. The most important Czech museum institution, one of the national symbols, was in fact founded on April 15, 1818, when a group of enlightened aristocrats signed an appeal to give birth to what was then called the Patriotic Museum. Over the decades, the Národní muzeum has documented and collected important objects and works, many of which are unique pieces in the world. Its symbolic headquarters are the neoRenaissance building on Wenceslas Square, inaugurated in 1891, closed since 2011 for a complex and long reconstruction. On October the 28th this year, on the occasion of the 100th anniversary of Czechoslovakia, it will be temporarily reopened to the public. Behind the birth of the National Museum was the patriotic nobility of the time and in particular, the count Kaspar Maria von Sternberg, a world-renowned paleontologist whose idea was to deepen the scientific knowledge, and at the same time spread new ideas in society.
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L’attivazione della prima linea autobus di Praga The first Prague bus line is activated 110 ANNI FA 110 YEARS AGO
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Praga commemora il 110° anniversario dall’i‑ nizio del primo servizio di autobus nella città. Precisamente sabato 7 marzo 1908, alle ore 8:00, in via Nerudova sguardi increduli di citta‑ dini fissavano un solo veicolo, l’autobus, che per la prima volta nella storia portava direttamente al Castello. All’inizio non vi era alcun segno di riconoscimento sui mezzi e anche i nomi delle stazioni vennero aggiunte solo con il tempo. La prima linea partiva da Malostranské náměstí fino a Pohořelec con ben 9 fermate, in funzione tutti i giorni dalle 6:00 alle 22:15 con un inter‑ vallo di 15 minuti. La compagnia di trasporti di quell’epoca (oggi Dpp) era l’unica a gestire i tra‑ sporti per la città di Praga e dintorni. Una delle maggiori difficoltà per la attivazione del servizio fu la pendenza di via Nerudova. Inizialmente fu‑ rono progettate delle funivie a terra, ma infine si optò per gli autobus. Tuttavia il servizio non durò per molto tempo, terminò nel novembre 1909 a causa di numerosi incidenti, e i praghesi dovet‑ tero attendere ben 16 anni per riaverlo.
Prague commemorates the 110th anniversary of the start of the first bus service in the city. Precisely on Saturday, March 7, 1908, at 8:00, in Nerudova street the gazes of incredulous citizens were fixed upon one vehicle, the bus, which for the first time in history led directly to the Castle. Initially, there were no signs of recognition on the means and even the names of the stations were added only with time. The first line started from Malostranské náměstí to Pohořelec with 9 stops, running every day from 6:00 am to 10:15 pm at an interval of 15 minutes. The transport company of that time (today DPP) was the only one to manage transport for the city of Prague, and its surroundings. One of the greatest difficulties for the activation of the service was the slope of Nerudova street. Initially, ground cableways were designed, but finally buses were opted for. However, the service did not last for a long time, it ended in November 1909 due to numerous accidents, and the Prague citizens had to wait for 16 years to get it back.
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storia history
Viene creata la Laterna Magika The Laterna Magika is created 60 ANNI FA 60 YEARS AGO
La Laterna Magika, creata per il padiglione cecoslovacco all’esposizione universale di Bruxelles nel 1958, festeg‑ gia quest’anno i primi 60 anni della sua esistenza. Il Te‑ atro nazionale, di cui la Laterna Magika fa parte, ha ce‑ lebrato l’anniversario in aprile. In occasione dell’evento si è tenuta l’inaugurazione dell’installazione audiovisiva di František Pecháček intitolata “Dolce sessantesimo” che ha raccontato al pubblico la storia della Laterna. Nella seconda giornata, le celebrazioni sono continuate nel foyer Nuova Scena con discussioni sia sulla storia dell’istituzione, sia sul presente della Laterna Magika, coinvolgendo esperti esterni e vari artisti dell’ensem‑ ble Pavel Knolle. Durante le celebrazioni il pubblico ha avuto l’occasione di visitare il backstage e provare ad immaginare come si sentono i ballerini quando, duran‑ te la messa in scena, inizia la proiezione proprio sotto i loro piedi. Alla fine di maggio in programma la presen‑ tazione di un’opera ispirata alla Laterna del noto artista che opera nel campo degli audiovisivi, Jakub Nepraš. La sua installazione verrà posizionata dal 22 maggio nello spazio esterno del Teatro nazionale.
La missione spaziale di Vladimír Remek The space mission of Vladimír Remek 40 ANNI FA 40 YEARS AGO
Laterna Magika, created for the Czechoslovak pavilion at the 1958 Brussels World Fair, is celebrating the first 60 years of its existence this year. The National Theatre, of which Laterna Magika is a part, celebrated its anniversary last April. At the event, the inauguration of the audiovisual installation by František Pecháček was held, entitled “Sweet Sixtieth”, which told the public about the history of Laterna. On the second day, the celebrations continued in the New Scena foyer with discussions both on the history of the institution and on the present of the Laterna Magika, involving external experts and various artists of the Pavel Knolle ensemble. During the celebrations the public had the opportunity to visit the backstage, and try to imagine how the dancers feel when, during the staging, the projection starts right under their feet. At the end of May, is a presentation of a work inspired by the Laterna by the well-known artist working in the audiovisual field, Jakub Nepraš. His installation will be placed from 22 May in the external space of the National Theatre.
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Vladimír Remek è stato il primo cittadino Ceco‑ slovacco coinvolto in una missione nello spazio, diventando così il primo cosmonauta di una nazio‑ ne diversa dall’Unione Sovietica o dagli Stati Uniti. Prese parte alla missione Sojuz 28 a bordo della navicella spaziale Sojuz verso la stazione sovietica Saljut 6. Partito dalla rampa Gagarin del cosmodro‑ mo di Bajkonur, volò tra il 2 e il 10 marzo 1978 per 7 giorni, 22 ore e 17 minuti, con la qualifica di inge‑ gnere di bordo, insieme al cosmonauta russo Alexej Gubarek che era invece il comandante. Durante il volo, Remek cercò di portare a termine alcuni espe‑ rimenti preparati dall’Accademia Cecoslovacca delle Scienza, fra cui il Chlorella-1, mettendo a confron‑ to la crescita delle alghe in un ambiente privo di gravità con quello sulla terra. Per questa missione Remek è stato insignito di una serie di importanti onorificenze, fra cui quella di Eroe della Repubblica Socialista Cecoslovacca, di Eroe dell’Unione Sovieti‑ ca, dell’Ordine di Klement Gottwald e dell’Ordine di Lenin «Per aver dimostrato, durante un volo spazia‑ le, coraggio ed eroismo».
Vladimír Remek was the first Czechoslovak citizen involved in a space mission, becoming the first astronaut from a country other than the Soviet Union or the United States. He took part in the Soyuz 28 mission aboard the Soyuz spacecraft to the Salyut 6 Soviet space station. Launching from Gagarin’s Start at the Baikonur Cosmodrome, it flew between the 2nd and 10th of March 1978 for 7 days, 22 hours and 17 minutes, with the qualification of on board engineer, together with Russian cosmonaut Alexej Gubarek, who was his commander. During the flight, Remek tried to complete some experiments prepared by the Czech Academy of Science, including the Chlorella-1, comparing the growth of algae in an environment free of gravity with that on earth. For this mission, Remek was honored with a range of important honours, including Hero of the Czechoslovak Socialist Republic, Hero of the Soviet Union, the Order of Klement Gottwald and of the Order of Lenin “for having displayed, courage and heroism during a journey in space”.
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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS
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di Mauro Ruggiero
È uscito in traduzione italiana, a cura di Laura Angeloni, il romanzo della scrittrice ceca Kateřina Tučková: “L’eredità del‑ le dee”, una storia ambientata sulle montagne dei Carpazi, nella comunità di Žítková, dove vive da tempo una stirpe di donne dotate di poteri eccezionali. Guaritrici e preveggenti tramandano la loro arte di madre in figlia e vengono chia‑ mate “dee”. Dora Idesová, l’ultima discendente della fami‑ glia, non possiede però nessuna arte. Rimane orfana e vive con la zia Surmena fino a quando anche quest’ultima scom‑ pare ed è costretta a trasferirsi in collegio. Durante gli studi presso l’Accademia delle Scienze di Brno negli anni ‘90, Dora si occupa della scrittura di un saggio sulle dee; inizia così la sua ricerca durante la quale si imbatte nel dossier della zia Surmena. Da lì inizia una vera e propria indagine storica nelle ombre e nei segreti del passato, da cui Dora riuscirà a ricostruire il tragico destino della sua famiglia, un destino le‑ gato sia ad un’antica maledizione sia alle vicende che hanno segnato il paese Žítková e che avranno effetto anche su di lei.
The novel by the Czech writer Kateřina Tučková, translated in English as “The Žítková Goddesses”, has been published in an Italian translation. It is a story set in the Carpathian Mountains, in the community of Žítková, where a lineage of gifted women of exceptional powers has lived for a long time. The provident healers pass on their art from mother to daughter and are called “goddesses”. Dora Idesová, the last descendant of the family, does not possess any such art. She remains an orphan and lives with Aunt Surmena until the latter also disappears, and she is forced to move to boarding school. During her studies at the Brno Academy of Sciences in the 1990s, Dora dedicates herself to writing an essay on goddesses; it is through this during which she comes across Aunt Surmena’s dossier. From there, she begins a genuine historical investigation into the shadows and secrets of the past, from which Dora manages to reconstruct the tragic fate of her family, a destiny linked both to an ancient curse and to the events that marked the country Žítková and that will also affect her.
Kateřina Tučková, L’eredità delle dee, Keller Editore: Rovereto 2017, 416 pp.
Kateřina Tučková, L’eredità delle dee, Keller Editore: Rovereto 2017, 416 p.
È stata pubblicata la nuova edizione del libro “Io sono una stella” di Inge Auerbacher, curata da Matteo Corradini ed arricchita con un dialogo con l’autrice. Il racconto autobio‑ grafico vede Inge, giovanissima ebrea tedesca, che a soli 7 anni, nel 1942, viene deportata nel campo di concentra‑ mento di Terezín, in Cecoslovacchia. In quel triste luogo entra in contatto con una delle più terribili atrocità della storia dell’umanità: la Shoah e la violenza nazista contro uomini, donne e bambini. L‘autrice racconta la sua breve ma intensa esperienza nel campo attraverso racconti, poe‑ sie e disegni, da cui emergono in modo chiaro le emozioni e le paure di una bambina della sua età. Verrà liberata nel 1945 insieme alla famiglia e rimane fra i pochi sopravvis‑ suti allo sterminio. Dopo la liberazione l’autrice si trasferi‑ sce negli Stati Uniti dove vive tutt’ora. “Io sono una stella” è un libro scritto per un pubblico giovane, ma utile a tutti per non dimenticare uno dei periodi più oscuri della storia contemporanea.
The new Italian edition of the book by Inge Auerbacher “I am a star“ (“Io sono una stella“, edited by Matteo Corradini), has been published and enriched by a dialogue with the author. The autobiographic story tells about Inge, very young German Jew, who at the age of 7, in 1942, was deported to the Terezín concentration camp in Czechoslovakia. In that sad place, she witnesses one of the most terrible atrocities in the history of humanity: the Shoah, and the Nazi violence against men, women and children. The author recounts her brief but intense experience in the field through stories, poems and drawings, from which the emotions and fears of a child of her age clearly emerge. She is not freed until 1945, as are her family, and she remains among the few survivors of extermination. After the release, the author moves to the United States where she still lives. “I am a star“ is a book written for a young audience, but useful to everyone not to forget one of the darkest periods of contemporary history.
Inge Auerbacher, Io sono una stella, con un dialogo tra l’autrice e Matteo Corradini, Giunti Editore: Firenze 2018, 144 pp.
Inge Auerbacher, Io sono una stella, con un dialogo tra l’autrice e Matteo Corradini, Giunti Editore: Florence 2018, 144 p.
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cultura culture
“Pier Paolo Pasolini a jeho filmy“ è la prima grande mo‑ nografia in ceco sulla produzione cinematografica, e non solo, del grande intellettuale italiano. Tradotta da Václav Žák sulla base della versione inglese A certain realism di Maurizio Viano, si tratta di uno degli studi più completi de‑ dicati a Pier Paolo Pasolini, presentato non solo come una delle figure di spicco del cinema europeo, ma anche come autore di teorie e saggi unici con i quali commentava i fatti politico-sociali della sua epoca ed interveniva nei dibattiti tra intellettuali. L’autore analizza la produzione cinemato‑ grafica di Pasolini in maniera assolutamente realistica e si sofferma in modo approfondito sui temi di fondo della sua poetica come l’umanesimo, il marxismo, il cattolicesimo, l’omosessualità e la psicoanalisi. Il volume è accompagna‑ to da un’introduzione scritta dall’autore per la versione ceca, da un saggio conclusivo dello studioso del cinema Zdeněk Hudec e da un ricco repertorio fotografico.
“Pier Paolo Pasolini a jeho filmy” is the first significant monograph in Czech on the cinematographic production, and much more, from the great Italian intellectual. Translated by Václav Žák from the English version A certain realism by Maurizio Viano, it is one of the most complete studies dedicated to Pier Paolo Pasolini, presented not only as one of the leading figures in European cinema, but also as an author of theories and unique essays with which he commented on the social-political facts of his time and intervened in debates between intellectuals. The author analyzes the cinematic production of Pasolini in an absolutely realistic manner, and dwells in depth on the basic themes of his poetics such as humanism, Marxism, Catholicism, homosexuality and psychoanalysis. The volume is accompanied by an introduction written by the author for the Czech version, and by a concluding essay from cinema scholar Zdeněk Hudec, and a rich photographic repertoire.
Maurizio Viano, Traduzione di Václav Žák, Pier Paolo Pasolini a jeho filmy, Casablanca Editore: Praga 2018, 408 pp.
Maurizio Viano, Translation from Václav Žák, Pier Paolo Pasolini a jeho filmy, Casablanca Editore: Prague 2018, 408 p.
Se siete appassionati di oggetti tradizionali e cose “tipiche” da acquistare durante i vostri viaggi, questo libro vi darà le giuste dritte nel corso della vostra visita nella splendida città di Praga. Nel volume troverete di tutto, dalle cose più semplici e comuni come può essere un souvenir da porta‑ re ad un amico, fino agli oggetti più particolari e ricercati come vere e proprie opere d’arte o pezzi di antiquariato. Il libro è una guida unica in lingua inglese, scritta da Krysti Brice, un’autrice statunitense, che vive a Praga da oltre venti anni. Per tutti coloro che amano lo shopping e non vogliono perdere troppo tempo durante la vacanza, ci sono consigli utili su ogni tipo di oggetto tradizionale che si trova in città come i famosi cristalli boemi, granati, por‑ cellane, giochi in legno per bambini, abiti firmati, marchi di lusso e molto altro. Grazie a questo libro, scoprirete quali sono i posti migliori per fare acquisti e soprattutto quali negozi evitare in modo da risparmiare denaro, tempo e non rimanere delusi.
If you are fond of traditional objects and “typical“ things to buy during your travels, this book will give you the right tips during your visit to the beautiful city of Prague. In the book you will find everything from the simplest and most common things such as a souvenir to bring to a friend, to the most particular and sought-after objects such as genuine works of art or antiques. The book is a unique guide in English, written by Krysti Brice, an American author, who has been living in Prague for over twenty years. For all those who love shopping, and do not want to waste too much time during the holiday, there are useful tips on any type of traditional object found in the city such as the famous Bohemian crystals, garnets, porcelain, wooden games for children, designer clothes, luxury brands and much more. Thanks to this book, you will discover where the best places to shop are, and especially which stores to avoid in order to save money, time and not be disappointed.
Krysti Brice, Prague shopping guide: from Trinkets to Treasures, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2018, 150 pp.
Krysti Brice, Prague shopping guide: from Trinkets to Treasures, CreateSpace Independent Publishing Platform: 2018, 150 p.
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FORMAN, ADDIO ALL’ETERNO RIBELLE FORMAN, GOODBYE TO THE ETERNAL REBEL Muore a 86 anni il regista antiautoritario per eccellenza, cineasta capace di esportare, con successo, i temi della Nová Vlna ceca a Hollywood
Miloš Forman se n’è andato in uno sfortunato venerdì 13 di aprile. Vin‑ citore di due premi Oscar alla miglior regia, per Qualcuno volò sul nido del cuculo nel 1976 e Amadeus nel 1985,
per i quali vinse anche due dei suoi tre Golden Globe – l’ultimo nel 1996 con Larry Flynt – Oltre lo scandalo. Oltre alla marea di premi ricevuti in tutte le fasi della sua carriera, va ricordato per
di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
The antiauthoritarian director has passed away at the age of 86, a filmmaker capable of successfully exporting the Czech Nová Vlna themes to Hollywood
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temi come la celebrazione dell’indivi‑ duo e della libertà di espressione, per i suoi eroi stravaganti, spesso in con‑ trasto col potere. Ma cosa distingueva Forman, qual era il segreto del suo
cinema
successo? E ancora, cos’era rimasto di ceco nei suoi film americani? Per ri‑ spondere a queste domande bisogna analizzarne la carriera e la sua evolu‑ zione come regista, una storia carat‑ terizzata da due fasi ben distinte. Riguardo ai suoi primissimi film ce‑ coslovacchi, tra cui vanno citati L’as‑ so di Picche (1963), Gli Amori di una Bionda (1965) e Al fuoco, pompieri! (1967), il fascino universale risiede nella semplice osservazione della quotidianità e la vita di gente co‑ mune, tutto raccontato con un tocco di umorismo sottile e satira sociale. Peter Hames, il ricercatore britanni‑ co autore di “The Czechoslovak New
Wave”, in una intervista rilasciata alla Radio ceca ha affermato che sebbene il fenomeno della “Nouvelle vague ceca” avesse prodotto innumerevoli registi come Jiří Menzel, Juraj Herz, Věra Chytilová e tanti altri, egli capì cosa rendeva Forman unico solo quando visitò la Cecoslovacchia all’i‑ nizio degli anni ‘70. “Ovunque guar‑ dassi c’erano scene e personaggi dei film di Forman”, una cosa che a suo parere non riguardava altri cineasti del movimento, aggiungendo che il regista di Čáslav (nato nel 1932), era molto più reattivo all’ambiente cir‑ costante rispetto ai colleghi suoi co‑ etanei. Queste prime opere, partico‑ larmente L’asso di Picche, mettevano in luce l’originalità del regista, dotato di un umorismo tipicamente ceco ma nel quale era facile distinguere anche il suo inconfondibile tratto individua‑ le. Hames non ha esitato a fare anche riferimento alla forte influenza del neorealismo italiano, paragonando L’asso di Picche al capolavoro di Er‑ manno Olmi Il Posto (1961), in cui un giovane cerca lavoro in città, proprio come nel film del boemo. Fu un altro celebre italiano, tuttavia, a Miloš Forman left us on a particularly unfortunate Friday the 13th, in April. A two-time winner of the Best Director Academy Award, for One Flew Over the Cuckoo’s Nest in 1976, and Amadeus in 1985, both films also won Golden Globes, before he would grab a third in 1996 for The People vs. Larry Flynt. Nevertheless, besides the floods of accolades throughout his illustrious career, he will also be remembered for themes such as the celebration of individuality and freedom of expression, for his extravagant heroes, often clashing with the powers that be. But what distinguished Forman, what was the secret of his success? And mainly, what remained of his “Czechness” in his American films? To answer, it is necessary to explore his career and evolution as a director, a story marked by two distinct phases.
Regarding his very first Czechoslovakian films, among which we must mention Black Peter (1963), The Loves of a Blonde (1965) and The Firemen’s Ball (1967), the universal appeal lies in the simple observation of the everyday life of ordinary people, all told with a touch of subtle humor and social satire. Peter Hames, the British researcher and author of “The Czechoslovak New Wave”, in an interview with Czech Radio, said that although the phenomenon of the “Czech Nouvelle vague” had produced countless directors such as Jiří Menzel, Juraj Herz, Věra Chytilová and many others, he only understood what made Forman unique when he visited Czechoslovakia in the early 1970s. “Everywhere I looked, there were scenes and characters from Forman films”, something that he did not believe was the case with other
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filmmakers of the movement, adding that the director from Čáslav (born in 1932), was much more responsive to the surrounding environment than his peers. These early works, particularly Black Peter (also released as Peter and Paula), highlighted the originality of the director, and while endowed with a typically Czech humour, it was easy to distinguish his unmistakable individual traits. Hames did not hesitate to refer to the strong influence of Italian neorealism, comparing Black Peter to the late Ermanno Olmi’s masterpiece Il Posto (1961), in which a young man seeks work in the city, just like in the film of the Bohemian. It was another famous Italian, however, who pushed the director towards the United States. The moment arrived when the filmmaker found himself at loggerheads with Carlo Ponti, the pro-
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spingere il regista verso gli Stati Uni‑ ti: era il momento in cui il cineasta si trovava ai ferri corti con Carlo Ponti, il produttore di “Al fuoco, pompieri!”. A Ponti non piaceva il risultato finale, e sosteneva che Forman non avesse rispettato gli obblighi contrattuali; di conseguenza decise di ritirare i suoi fondi. Mentre i carri armati sovietici entravano a Praga nell’agosto 1968, Forman era a Parigi per un meeting con produttori francesi allo scopo di risolvere le grane finanziarie del film. Così, invece di tornare a casa, il regi‑ sta decise di mandare amici francesi
ducer of “The Fireman’s Ball”. Ponti did not like the result, claiming also that the director failed to fulfil contractual obligations, and consequently decided to withdraw his funds. It was precisely while the Soviet tanks entered Prague in August 1968, when he met French producers in Paris to solve the movie’s financial problems. Instead of returning back home, Forman decided to send French friends to collect his wife and children and then escape to the United States. But there were many who wondered: would it be possible to replicate the success he had in Czechoslovakia in
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a recuperare moglie e figli, per poi fuggire negli Stati Uniti. Ma erano in tanti quelli che si posero la doman‑ da: sarebbe stato possibile replicare il successo riscosso in Cecoslovacchia in un contesto così diverso? I suoi film sino ad allora erano una osservazione scaltra dell’ambiente socialista, frutto di conoscenza profonda di un luogo e di un popolo. Qualità difficili da tra‑ sportare ad un’altra realtà. Per capire quanto fosse difficile basta dare uno sguardo alle prime pellicole “ameri‑ cane” del suo compatriota Ivan Pas‑ ser come Il mio uomo è una canaglia
such a different context? His work until then had been a shrewd observation of the socialist environment, the result of profound knowledge of a place and a people, qualities difficult to transport to another reality. To understand how difficult it is, you only need to take a look at the first “American” films of his compatriot Ivan Passer such as Born to Win (1971) and Law and Disorder (1974), which work to a certain extent, but seem less authentic when they try to be “Czech” films, that is when they focused on ordinary people like shopkeepers or taxi drivers, precisely
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(1971) e Legge e disordine (1974), i quali fino a un certo punto funzio‑ nano, ma sembrano meno autentici quando cercano di essere film “cechi” cioè quando si focalizzavano su gente ordinaria come negozianti o tassisti, proprio perché erano ambienti di cui Passer non aveva le stesse cono‑ scenze. Una simile accusa fu rivolta anche a Michelangelo Antonioni con il suo debutto americano Zabriskie Point, secondo i critici a stelle e stri‑ sce caratterizzato da tanti stereotipi superficiali. Il debutto del regista boemo invece fu molto più fortunato, nonostante l’in‑ successo commerciale. Vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, Taking Off segue due ge‑ nitori borghesi che s’iscrivono allora a una “Società Genitori Figli Scappati”, e per comprendere meglio i giovani, si danno alla marijuana e allo strip poker. Si tratta di una transizione because they were environments in which Passer did not have first-hand knowledge. A similar accusation was also directed towards Michelangelo Antonioni with his American debut Zabriskie Point, which according to American critics was characterized by many superficial stereotypes. The debut of the Bohemian director proved to be much more of a success, despite the commercial failure. The winner of the Grand Jury Prize at the Cannes Film Festival, Taking Off follows two bourgeois parents who join the Society of Parents of Fugitive Children (S.P.F.C.), to better understand their escaped daughter and young people, they take to smoking marijuana and playing strip poker. It is a smooth transition from European cinema, with the initial scenes of auditions for young musicians reminiscent of similar scenes in The Fireman’s Ball, and his Czechoslovak documentary Konkurs. Yet, while Forman does not abandon his renowned ability to improvise, and to direct non-professional actors, as in his early films, it is still evidently an at-
cinema
liscia dal cinema europeo, con scene iniziali di provini per giovani musicisti che rievocano scene simili di Al fuoco, pompieri!, e al suo documentario ce‑ coslovacco Konkurs. Ma se da un lato Forman non abbandona la sua gran capacità di improvvisare, e l’uso di at‑ tori non-professionisti come nei suoi primi film, dall’altro si tratta di un tentativo di fare un film sull’America, una analisi sul paese – sulla stessa riga di quanto fatto in patria, film come analisi della Cecoslovacchia. Ad uno sguardo attento, si nota come, rispetto alle opere successive, Taking Off rimanga quella più ceca, e benché il risultato sia ottimo, la narrativa non è uno dei suoi punti forti. Con Qual‑ cuno volò sul nido del cuculo (1975) lo sforzo di americanizzare il suo stile diventa evidente, ma senza sacrifica‑ re temi onnipresenti nel suo mondo narrativo, come il trionfo dello spi‑ rito umano di fronte all’oppressione tempt to make a film about America, an analysis of the country, much like what he did at home – observations of Czechoslovakia.
Jack Nicholson in una scena del film Qualcuno volò sul nido del cuculo / Jack Nicholson in a scene from the film One Flew Over the Cuckoo’s Nest
del potere. In questo caso si trattò di Randle Patrick McMurphy, interpreta‑ to magistralmente da Jack Nicholson, un pregiudicato che si fa internare in una clinica psichiatrica per sfuggire a guai maggiori. La sua ribellione contro il sistema porterà anche gli
altri ricoverati a protestare. La clinica del film vuol rappresentare un po’ il mondo intero, laddove la linea di di‑ visione tra normalità e pazzia non è sempre così chiara, e dove le regole, a volte, sono solo un pretesto di discri‑ minazione. In breve, temi universali.
Così anche nel suo paese d’adozione Forman non smette di esercitare il suo sguardo critico, e continua ad at‑ taccare sistemi di potere nel musical Hair (1979):in questo caso si trattava direttamente del sistema capitalista e del governo guerrafondaio degli Stati
On closer inspection however, we note that compared to subsequent works, Taking Off remains the most Czech, and although the result is impressive, the
narrative is not one of its strong points. With One Flew Over the Cuckoo’s Nest (1975) the effort to Americanize his style becomes noticeable, but with-
out sacrificing ever-present themes in his narrative universe, such as the triumph of the human spirit when facing the oppression of power. In this case it was Randle Patrick McMurphy, masterfully played by Jack Nicholson, an ex-con who gets himself interned in a psychiatric clinic to escape bigger trouble, and his rebellion against the system will also lead the other inmates to protest. The film’s clinic appears to represent the world as a whole, where the dividing line between normality and madness is not always so clear, and where rules are sometimes just a pretext for discrimination. In short, universal themes. There is therefore no denying that even in his adopted country, Forman did not cease to exercise his critical gaze, and continued to attack systems of power in the musical Hair (1979): in this case directed towards the capitalist system and the warmongering US government. In short, the calls for freedom that came from Prague blended harmoniously with the liberal wind that blew in America at the time.
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Uniti. In sintesi, i richiami di libertà che venivano da Praga si intonavano perfettamente con il vento liberale che soffiava in America in quell’epoca. I temi della Primavera di Praga era‑ no visibili anche nel suo capolavoro Amadeus (1984), e il rapporto fra l’ar‑ te e le autorità rispecchiava quello che Forman aveva vissuto nel suo Paese negli anni 60: in breve, il modo in cui
il potere finge di sponsorizzare e pro‑ muovere l’arte al solo scopo di soppri‑ mere e controllare gli artisti, finendo solo per promuovere il conformismo. Ancora una volta il protagonista è un genio sregolato, uno spirito libero: Wolfgang Amadeus Mozart. L’antago‑ nista, il compositore Antonio Salieri, invidia il leggendario austriaco, e ri‑ correrà ad ogni mezzo pur di liberarsi
per sempre del suo rivale. Si suppone che il regista abbia voluto descrivere paralleli con la propria carriera in pa‑ tria, dove trovò simili ostacoli alla sua realizzazione artistica. Alla vigilia dell’uscita di Larry Flynt – Oltre lo scandalo (1996), film bio‑ grafico sull’eccentrico imprenditore e fondatore del periodico pornografico Hustler, il produttore Oliver Stone riassunse in poche parole il moti‑ vo della scelta di Forman dietro la macchina da presa, affermando che questi era conosciuto “per aver fatto film su persone i cui comportamen‑ ti non sono ritenuti accettabili da standard normali”. Da Randle Patrick McMurphy a Larry Flynt, da Mozart a Andy Kaufman, il comico anticon‑ formista interpretato da Jim Carrey in Man on the Moon (1999), gli eroi formaniani sono tipicamente geni e ribelli. In seguito alla sua scomparsa, il quotidiano britannico “The Guar‑ dian” lo ha descritto come “il regista che ha portato lo spirito di ribellione antisovietica a Hollywood”. Oltre a Forman, solo Roman Polanski è riusci‑ to ad emigrare dall’altra parte della Cortina di ferro ed adattarsi al sistema hollywoodiano così brillantemente. Ma a differenza del polacco, Forman ha continuato a fare film “dissidenti” che solo un emigrato con le sue origi‑ ni poteva realizzare.
The themes of the Prague Spring were also visible in his Oscar-winning masterpiece Amadeus (1984), and the relationship between art and authorities reflected what Forman had experienced in his own country in the 60s: in short, the way in which authorities in power pretend to sponsor and promote art, but for the sole purpose of suppressing and controlling artists, ultimately promoting conformism. Once again, his protagonist is an unruly genius, a free spirit: Wolfgang Amadeus Mozart. The antagonist, the composer Antonio Salieri, envies the legendary Austrian, and will use any means to
get rid of his rival forever. It is often presumed that the director wanted to describe parallels with his career at home, where he found similar obstacles to his artistic output. On the eve of the release of The People vs. Larry Flynt (1996), the biopic on the eccentric businessman and founder of pornographic magazine Hustler, producer Oliver Stone summed up the reason for choosing Forman behind the camera in a few words, stating that he was known “for making films about people whose behavior is not considered acceptable by normal standards”. From Randle Patrick McMurphy to Larry
Flynt, from Mozart to Andy Kaufman, the nonconformist comedian played by Jim Carrey in Man on the Moon (1999), Forman’s heroes are typically undisciplined geniuses and rebels. Following his death, the British newspaper “The Guardian” described him as “the director who brought the spirit of anti-Soviet rebellion to Hollywood”. Besides Forman, only Roman Polanski managed to emigrate to the other side of the Iron Curtain and adapt to the Hollywood system so brilliantly. But unlike the Pole, Forman continued to make “dissident” films that only an emigrant of his background could possibly create.
© SKRNIK, WIKIMEDIA
Miloš Forman (a destra) in una foto del 1999 che lo ritrae con l’attore Ladislav Županič (al centro) e Václav Havel, in occasione del 50° anniversario del teatro Semafor / Miloš Forman (on the right) with actor Ladislav Županič (in the center) and Václav Havel in a 1999 photo, taken on the occasion of the 50th anniversary of the Semafor Theater
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