Maggio - Giugno / May - June 2018
Cambiamenti climatici: finché la sete non ci svegli Climate change: until thirst wakes us up
Kateřina Šedá, l’artista che risveglia le città turistiche Kateřina Šedá, the artist who awakens tourist cities
Strahov, visita al santuario del sapere Strahov, a visit to the sanctuary of knowledge
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
attualità current affairs
pag. 8
Accogliere i migranti non è più obbligatorio, Praga canta vittoria Welcoming migrants is no longer mandatory, Prague cries victory focus
pag. 14
Cambiamenti climatici: finché la sete non ci svegli Climate change: until thirst wakes us up
pag. 20 Appuntamenti Events
pag. 22
Il mese de La Pagina
pag. 23 Scadenze fiscali Tax deadlines
pag. 24
Un nodo da sciogliere a Brno Brno: the settling of a hub economia economics
pag. 30
Turismo: da risorsa a problema? Tourism: from resource to predicament?
Gruppo
@PROGETTORC
PROGETTO REPUBBLICA CECA
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček, Michele Taschini, Ernesto Massimetti
Maggio - Giugno / May - June 2018
Kateřina Šedá, l’artista che risveglia dal torpore le città turistiche Kateřina Šedá, the artist who awakens tourist cities from torpor cultura culture
pag. 42
pag. 56
Strahov, visita al santuario del sapere Strahov, a visit to the sanctuary of knowledge
pag. 62
Anniversari cechi Czech anniversaires
Vittorio Giardino, l’ingegnere che racconta Praga con un pennino Vittorio Giardino, the engineer who depicts Prague with a nib
pag. 64
pag. 50
cinema
Gli alchimisti triestini degli aromi vengono da Praga The Triestine flavor alchemists come from Prague
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
summary
pag. 36
Novità editoriali New Publications
pag. 66
Alla maniera di Passer Passer’s way
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2018 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 25.6.2018 Foto di copertina / Cover Photograph UNES-CO alla Biennale di Venezia / UNES-CO at the Venice Biennale Photo: Roman Franc (unes-co.cz) 5
editoriale
Cari lettori,
l’affondamento delle quote Ue di ricollocamento dei richiedenti asilo – come richiesto in modo risoluto dal Gruppo di Visegrad – è il trofeo con il quale il premier Andrej Babiš è torna‑ to trionfante dall’ultimo summit di Bruxelles. Questo lo spunto del nostro articolo di apertura, nel quale pro‑ viamo a fare il quadro della difficile situazione della Ue, di cui la crisi dei migranti non fa che mettere in risalto tutte le divisioni e debolezze. Voltando pagina, la Repubblica Ceca pare essere uno dei paesi del Vecchio continente meno interessati al tema dei cambiamenti climatici. In un anno come questo, afflitto da una forte siccità, ci è sembrato interessante ri‑ salire alle cause di tale indifferenza, per certi aspetti persino paradossale
Dear readers,
the collapse of EU relocation quotas for asylum seekers, adamantly demanded by the Visegrad Group, is the trophy with which Prime Minister Andrej Babiš has returned triumphantly from the last summit in Brussels. This is the cue of our opening article, in which we try to make out the picture of the difficult situation of the EU, of which the migrant crisis only highlights all the divisions and weaknesses. Turning the page, the Czech Republic seems to be one of the countries of the Old Continent least interested in the topic of climate change. In a year like this, afflicted by a severe drought, it seemed interesting to trace the causes of this indifference, in some respects even paradoxical for people like the
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in un popolo come quello ceco per il quale il rapporto con la natura sem‑ bra così importante. Ci occupiamo poi della Stazione centrale di Brno, il cui destino ap‑ pare ormai segnato, visto il proget‑ to in via di approvazione di spostare lo scalo lontano dal centro storico. Tutto questo dopo un dibattito ini‑ ziato quasi un secolo fa e tornato a infiammarsi negli ultimi anni nel capoluogo moravo. Il padiglione ceco-slovacco della Biennale di Venezia, curato quest’an‑ no da Kateřina Šedá, ci offre l’oppor‑ tunità di conoscere meglio questa artista ceca, ma anche di compiere una riflessione più ampia sul tema da lei proposto, vale a dire quello delle città-vetrina. Esemplari i casi di Praga e Venezia, mete di grande richiamo
dove l’invasione turistica sta perden‑ do le sembianze della risorsa, per as‑ sumere quelle del problema. In questo numero, nel quale vi portiamo in visita alla Strahovská knihovna di Praga, una delle biblio‑ teche più prestigiose del mondo, vi ricordiamo anche le pagine dedi‑ cate al grande disegnatore Vittorio Giardino, autore con il suo Jonas Fink di una monumentale trilogia a fumetti ambientata nella Cecoslo‑ vacchia comunista. Concludiamo con la storia della Janou šek – azienda nata a Praga nell’Otto‑ cento e fiorente ancora oggi in Italia, a Trieste – e con un articolo sul regista Ivan Passer, un maestro del cinema che forse avrebbe meritato più atten‑ zione in campo internazionale.
Czechs for whom the relationship with nature seems so important. We then deal with the topic of Brno’s central station, the fate of which now seems to be determined, given the almost approved project to move the railway station away from the city center. All this after a debate that began almost a century ago, and which has started to flare up again in recent years in the Moravian capital. The Czech-Slovak pavilion of the Venice Biennale, curated this year by Kateřina Šedá, gives us the opportunity to get to know this Czech artist better, but also to make a broader reflection on the theme she proposed, namely that of showcase cities. The cases of Prague and Venice are exemplary, destinations of great appeal
where the tourist invasion is losing the features of a source of prosperity, and assuming those of a problem. In this issue, in which we take you to visit the Strahovská knihovna in Prague, one of the most prestigious libraries in the world, we also remind you of the pages dedicated to the great illustrator Vittorio Giardino, the author of Jonas Fink, a monumental comic book trilogy set in Communist Czechoslovakia. We conclude with the story of Janoušek, a company born in Prague in the nineteenth century and still thriving today in Italy, in Trieste, and with an article about the director Ivan Passer, a master of cinema who perhaps deserved more attention internationally. Enjoy the read
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Buona lettura
ACCOGLIERE I MIGRANTI NON È PIÙ OBBLIGATORIO, PRAGA CANTA VITTORIA
Ue sempre più spaccata sulla gestione della crisi. I quattro di Visegrád trovano la sponda dell’Austria e dell’Italia di Salvini di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
EU increasingly divided on the management of the crisis. The four of Visegrád find the support of Austria and Salvini’s Italy
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“Not in my backyard”. È questo il ritornello che in modo più o meno esplicito Praga ha sempre ripetuto ri‑ guardo all’accoglienza dei migranti. Ritornello che ha trovato eco e forza nelle posizioni del Gruppo di Vise‑ grád e che sta riscuotendo sempre più consensi anche in quell’Europa ogni giorno più spaccata e solcata trasversalmente dal populismo e da sentimenti anti-migranti. Un refrain che si è fatto sentire for‑ tissimo anche all’ultimo vertice Ue, poco prima dell’inizio della presiden‑ za di turno austriaca. Vienna è infatti intenzionata a cavalcare il principio secondo cui i migranti devono esse‑ re aiutati nel loro Paese d’origine, al massimo nei Paesi di primo appro‑ do se richiedenti asilo, sottoposti a screening al di fuori delle frontiere Ue (i famosi hotspot nei Balcani) e assolutamente mai redistribuiti se‑
"Not in my backyard". This is the chorus that Prague has always repeated, sometimes more explicitly than others, regarding the reception of migrants. A chorus who has found an echo and strength in the stances of the Visegrád Group, and which is gaining more and more support in a Europe more split every day, and crossed by transversal populism and anti-migrants sentiments. A refrain that made itself heard very strongly even at the last EU summit, just before the start of the Austrian presidency. In fact, Vienna intends to ride on the principle that migrants must be helped in their country of origin, at most in the countries of first arrival if they are asylum seekers, un-
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attualità current affairs
RECEIVING MIGRANTS IS NO LONGER MANDATORY, PRAGUE CRIES VICTORY
condo quote obbligatorie ma soltan‑ to volontarie. E “volontario” è stato l’aggettivo più discusso dell’ultimo summit in cui la Repubblica Ceca, insieme a Polonia, Slovacchia e Un‑ gheria si è vista per la prima volta dalla stessa parte, in maniera as‑ solutamente anomala e straniante, dell’Italia, o meglio del suo nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha tenuto posizioni più drastiche rispetto alle stesse proposte real‑ mente al vertice Ue dall’Italia. Una vicinanza che ha fatto storcere il naso a molti e che sicuramente avrà un peso nelle dinamiche future dell’Unione, con la Germania sempre più in difficoltà a difendere sul fronte interno la politica dell’accoglienza. E anche sul futuro della riforma del Regolamento di Dublino, su cui non si comprende la convergenza SalviniOrbán, che sembra basata soltanto dergoing screening outside EU borders (the famous hotspots in the Balkans), and absolutely never redistributed according to compulsory but only voluntary quotas. And "voluntary" was the most discussed adjective of the last
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I premier del V4 durante il summit di Bruxelles a giugno. Da sinistra: Andrej Babiš (Repubblica Ceca), Peter Pellegrini (Slovacchia), Viktor Orbán (Ungheria) e Mateusz Morawiecki (Polonia) / The premieres of the V4 during the Brussels summit in June. From left: Andrej Babiš (Czech Republic), Peter Pellegrini (Slovakia), Viktor Orbán (Hungary) and Mateusz Morawiecki (Poland)
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Babiš: “L’immigrazione non è un nostro problema, ma pronti a aiutare finanziariamente Roma e Atene” Babiš: "Immigration is not our problem, but we are ready to help Rome and Athens financially"
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su questioni di principio più che sugli aspetti concreti dell’accoglienza e del diritto d’asilo. Se l’Ungheria, infat‑ ti, ha sigillato i suoi confini quando la rotta balcanica si è surriscaldata, lo stesso non potrai mai fare Roma, anche decidendo di chiudere i porti come ha fatto Salvini. Il primo ministro ceco Andrej Babiš ha commentato con soddisfazione all’in‑ domani del vertice di Bruxelles la fine del sistema Ue delle quote di ricolloca‑ mento dei richiedenti asilo, definendo la riunione dei 28 come l’avvio di “un nuovo capitolo della collaborazione Ue”. Un avvio che va a braccetto con il semestre austriaco di presidenza di turno del Consiglio dell'Ue, nella se‑ conda metà del 2018. Proprio Vienna sul fronte migranti ha avuto posizioni nette e forti, spesso in linea con l’Un‑ gheria di Viktor Orbán e con i V4. Secondo una bozza del progetto di Vienna per risolvere la questione mi‑ gratoria serve “un sistema di protezio‑ summit in which the Czech Republic, together with Poland, Slovakia and Hungary, were seen for the first time on the same side, in a completely anomalous and alienating way, as Italy, or rather, that of its new Minister of the Interior Matteo Salvini, who has held much more drastic positions than the proposals actually made at the EU summit by Italy itself. The affinity has made many turns their noses up, and it will surely have weight in the future dynamics of the Union, with Germany in increasing difficulty to defend their internal policies of reception. In addition, on the future of the reform of the Dublin Regulation, which does not include Salvini-Orbán convergence, it seems based only on issues of principle rather than on the concrete aspects of reception and asylum. If Hungary, in fact, has closed off its borders when the Balkan route has overheated, Rome will never be able to do the same, even when deciding to close its ports as Salvini did.
ne ” in cui “nessuna domanda di asilo sarà esaminata sul suolo europeo” e l’obiettivo è di garantire entro il 2025 l’asilo soltanto a coloro “che rispetta‑ no i valori dell’Ue e i suoi diritti e le sue libertà fondamentali”. Una condi‑ zione, fuori dal diritto internazionale che non prevede deroghe al dovere di protezione dei rifugiati, che l’Unione non ha mai imposto nelle sue regole
attuali di valutazione dei richiedenti. Ma se l’Austria punta anche ad au‑ mentare i controlli alle frontiere, prima fra tutte quella con l’Italia, per Praga questo passo indietro enor‑ me rispetto alla libertà dello spazio Schengen, conquistata meno di 15 anni fa, non è accettabile. Babiš lo ha detto in molte occasioni, anche rispondendo alla provocazione della
The Czech Prime Minister Andrej Babiš commented, at the end of the Brussels summit, displaying satisfaction, regarding the end of the EU system of the redeployment quotas of asylum seekers, defining the meeting of the 28 as the start of "a new chapter of the EU collaboration." A start that goes hand in hand with the Austrian presidency of the EU Council presidency in the second half of 2018. Vienna itself on the migrant front has held clear and strong
positions, often in line with Viktor Orbán's Hungary and with the V4. According to a draft of the Vienna project to resolve the migration issue, a "system of protection" is needed in which "no asylum applications will be examined on European soil," and the objective is to guarantee asylum by 2025 only to those "who respect the values of the EU and its fundamental rights and freedoms." A condition, outside international law that does not provide for exemptions
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attualità current affairs
Csu del ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, che sta mettendo a dura prova l’alleanza con la cancellie‑ ra Angela Merkel. Seehofer, infatti, ha proposto di adottare una politica di respingimenti alle frontiere della Ger‑ mania, tema avversato da Merkel che ha ceduto alla soluzione dei “centri di transito” per i migranti provenienti da Paesi di primo approdo.
L’eventualità di chiudere i confini, in‑ vece, secondo Babiš porterebbe alla fine di Schengen e a gravissime con‑ seguenze per Praga, che basa sulle esportazioni il suo sistema economi‑ co: “Il nostro è un paese che fonda la propria prosperità sul funzionamento dello spazio Schengen, sulla mancan‑ za di controlli alle frontiere con gli altri paesi Ue”.
Quindi quale potrebbe essere la solu‑ zione per non avere migranti da acco‑ gliere, non dover chiudere le frontiere e restare nell’Ue? Il premier populista ceco ha messo in campo addirittura i soldi e il ritornello, di nuovo, del “not in my backyard”, quindi accogliete‑ li, i migranti si intende, ma non li mandate da me, piuttosto vi pago. “Respingiamo nella maniera più as‑
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from the duty to protect refugees, which the Union has never imposed in its current rules for assessing applicants. However, if Austria also aims to increase border controls, first of all at the border with Italy, for Prague this huge step backwards compared to the freedom of the Schengen area, conquered less than 15 years ago, is not acceptable. Babiš has said this on many occasions, even responding to the provocation of the CSU of the German Interior Minister
Horst Seehofer, who is putting a strain on the alliance with Chancellor Angela Merkel. In fact, Seehofer has proposed to adopt a policy of rejections at the borders of Germany, an issue opposed by Merkel who has succumbed to the solution of the "transit centers" for migrants coming from countries of first landing. The possibility of closing the borders, however, according to Babiš, would lead to the end of Schengen and very serious consequences for Prague, which bases
its economic system on exports: "Our country is one that bases its prosperity on the functioning of the Schengen area, on lack of border controls with other EU countries." So what could be the solution for not having migrants to welcome, not having to close the borders and stay in the EU? The Czech populist Prime Minister has even offered splashing money and the refrain, again, the "not in my backyard", so welcome them, the migrants,
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soluta il sistema delle quote obbli‑ gatorie di ricollocamento, ma siamo contemporaneamente disposti a for‑ nire un aiuto finanziario e materiale a Italia e Grecia, paesi in prima linea nell’affrontare questa crisi” ha detto contraddicendo le sue stesse parole di pochi giorni prima in cui criticava Merkel per la richiesta di sostegno ai Paesi che accolgono, da parte di chi non accetta migranti. Questo atteggiamento ondivago di Babiš sull’Ue si riscontra d’altronde su vari temi: sí all’Ue per Schengen, ma no per le quote, sì per la difesa dei confini esterni della Ue, ma no all’a‑ dozione dell’euro. E tornando al tema flussi, secondo Babiš, l’immigrazione non è un proble‑ ma ceco perché “questa gente non vie‑ ne da noi e non vuole neanche venirci” e Praga non intende neppure ripren‑ dere indietro quelli che sono passati per il suo territorio per approdare in Germania, smentendo un’ipotesi ven‑ but do not send them to me, rather I will pay you. "We absolutely reject the system of compulsory redeployment quotas, but at the same time we are willing to provide financial and material aid to Italy and Greece, countries in the front line in addressing this crisis," he said, contradicting his own words from a few days before, in which he criticized Merkel for the request for support to the countries that welcome, by those who do not accept migrants. This wavering attitude of Babiš towards the EU is also found on various topics: yes to the EU for Schengen, but not for quotas, yes for the defense of the external borders of the EU, but not for the adoption of the euro. And returning to the subject of flows, according to Babiš, immigration is not a Czech problem because "these people do not come to us and do not even want to come," and Prague does not even want to take back those who have passed through its territory to land in Germany, denying a hypothesis ventilated by the
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attualità current affairs
tilata dalla cancelliera per i rimpatri. “Abbiamo combattuto per quasi nove ore e di fatto abbiamo ottenuto quello che chiedevamo”, ha detto Babiš dopo il summit Ue, che ha sancito la “vittoria del gruppo di Visegrád”. Altro cardine della soluzione, condivi‑ so dalla Repubblica Ceca, dagli alleati
V4 e dall’Austria (il cui cancelliere Sebastian Kurz ha incontrato i leader di Visegrád prima delle riunioni del Blocco), gli hotspot fuori dal territorio europeo e il contrasto dell’immigra‑ zione in mare e nei Paesi di origine e di transito dei migranti “economici ”. “Il problema della migrazione si risol‑ ve fuori dall’Ue. È lì che l’Europa deve mostrare la propria forza, riuscendo a trattare coi rappresentanti degli stati di provenienza. Il mandato affidato a Frontex (l’agenzia europea che si occupa della guardia di frontiera e costiera) deve cambiare. La sua mis‑ sione non può essere circoscritta a un paio di navi che traggono in salvo persone che affogano”. E se l’Ue già ha fondi per i Paesi di partenza e transi‑ to, il prossimo passo per fermare i mi‑ granti prima che varchino la frontiera è di replicare quanto fatto con l’accor‑ do con la Turchia anche in altri Paesi. Per esempio con l’Albania, paese che
dal 2014 vanta lo status di candidato all’Ue, a cui oltre al denaro potrebbe essere garantito un aiuto nel processo di adesione, se si occuperà di acco‑ gliere, fermare, esaminare e in caso rimandare indietro i migranti . Resta il fatto che la crisi migratoria, dopo il picco del 2015, ha lasciato feri‑ te indelebili nel corpo europeo e grandi interrogativi su come gestire in manie‑ ra solidale gli sbarchi e il diritto d’asilo. E il rischio di possibili nuove alleanze transnazionali tra i movimenti e i par‑ titi nazionalisti – quello che alcuni già definiscono la “nuova internazionale dei nazionalismi” -, con l’incombente presidenza austriaca, le dichiarazioni provocatorie di Salvini e le difficoltà della Merkel sul fronte nazionale, la‑ sciano spazio a scenari imprevedibili per i prossimi mesi. Su quale fronte Praga deciderà di stare, insieme ai suoi alleati del V4, deciderà probabilmente cosa sarà la Ue in futuro.
gin and transit of "economic" migrants. "The problem of migration should be resolved outside the EU. It is there that Europe must show its strength, managing to deal with the representatives of the countries of origin. The mandate given to Frontex (the European agency responsible for the border and coastal guard) must change. Its mission cannot be limited to a couple of ships rescuing people who drown." And if the EU already has funds for the countries of departure and transit, the next step to stop
the migrants before they cross the border is to replicate what has been done with the agreement with Turkey in other countries too. For example, with Albania, a country that since 2014 has the status of a candidate for the EU, which in addition to money could be guaranteed aid in the accession process, if it will take care of receiving, stopping, examining and in case repatriating migrants. The fact remains that the migratory crisis, after the peak of 2015, left indelible wounds in the European body and big questions on how to jointly deal with disembarkations and the right to asylum. And the risk of possible new transnational alliances between nationalist movements and parties – what some already call the "new nationalist international" – with the impending Austrian presidency, the provocative declarations of Salvini and the difficulties of Merkel on the national front, leave room for unpredictable scenarios for the coming months. The front on which Prague decides to stay, together with its allies of the V4, will probably decide what the EU will be in the future.
Il premier Andrej Babiš con il presidente francese Emmanuel Macron (in alto) e con cancelliere austriaco Sebastian Kurz (in basso) / Prime Minister Andrej Babiš with French President Emmanuel Macron (above) and Austrian Chancellor Sebastian Kurz (below)
chancellor for repatriation. "We fought for almost nine hours and in fact we got what we asked for," said Babiš after the EU summit, which enshrined the "victory of the Visegrád group." Another fundamental principle of the solution, shared by the Czech Republic, the V4 allies and Austria (whose chancellor Sebastian Kurz met the leaders of Visegrád before the meetings of the Bloc), are the hotspots outside the European territory and the contrast of immigration at sea and in the countries of ori-
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FINCHÉ LA SETE NON CI SVEGLI UNTIL THIRST WAKES US UP La Repubblica Ceca è tra i paesi europei meno preoccupati dai cambiamenti climatici. Forse l’estate a corto d’acqua le farà cambiare idea di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
The Czech Republic is among the European countries least worried by climate change. Maybe the water-short summer will change its mind
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Il fiume Elba in secca a Ústí nad Labem / A dry Elbe river in Ústí nad Labem
Last January, the beautiful church of Strossmayerovo Náměstí, in the Prague district of Letná, ended up becoming the setting of a completely out-of-the-ordinary episode. The ring of young cherry trees that surround it had their branches covered with flowers. Cherry blossoms in mid-January? Given the holiness of the soil, we would be tempted to define the scene as miraculous, if it were not for the fact that the blooming for at least two months had had much more earthly causes behind it. Unfortunately.
Terrestrial warming, with all due respect to its skeptics, is now a fact, and in the inability of global politics to find binding and effective agreements between states, the lives of citizens everywhere continue with alternating consciences. What do they think in the Czech Republic, of the announced apocalypse of climate change? Along with the rest of the planet, the country has its meteorological excesses, not to mention the resignation towards those, now accepted,
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changes of tendencies that here become, for example, Christmas without snow or the river Berounka that no longer freezes, while no longer amazing anyone. The cherry trees of Strossmayerovo, on the other hand, then froze in February, and remained dry, like the whole country, in April. And it will be the drought, more than the mild temperatures, the wall the Czech electorate will run into before demanding more far-sighted policies. When it will be, perhaps, too late.
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First of all, the statistics: the thermometers confirm that the temperatures are rising. To get a black-on-white answer, let’s go back to another ecclesiastical place in the capital, the Clementinum. Curiously, right on the roof of the Jesuit stronghold, since the mid-eighteenth century scientific surveys have marked the history of local weather, and still continue to do so today. The complete series on daily temperatures began in 1775, and shows proof of an almost stable situation throughout the
nineteenth century and a surge in the twentieth century: in 1917 the average annual temperature of Prague was 8.9 °C, while one hundred years later, in 2017, it was 11.8 °C. A difference of almost three degrees, but should also bear in mind the urban growth, which has its influence (estimated at 0.6 °C more). The huge historical data is online on the website of the Czech Hydrometeorological Institute, which provides interesting data for scholars: such as finding out that 2014 and
Lo scorso gennaio, la bella chiesa di Strossmayerovo Náměstí, nel quar‑ tiere praghese di Letná, ha giocato da sfondo per un episodio del tutto fuori dalla norma. La cintura di giovani ci‑ liegi che la circondano avevano i rami coperti di fiori. Ciliegi in fiore a metà gennaio? Data la santità del suolo, saremmo tentati dal definire la scena come miracolosa, se non fosse che una fioritura con almeno due mesi di anticipo ha alla base cause molto più terrene. Purtroppo. Il riscaldamento terrestre è, con buona pace dei suoi scettici, ormai un dato di fatto, e nell’incapacità della politica globale di trovare accordi vincolanti ed efficaci tra gli Stati, le vite dei cittadini in ogni dove continuano con prese di coscienza a fasi alterne. Cosa ne pensa‑ no in Repubblica Ceca, dell’apocalisse annunciata del climate change? Insieme al resto del pianeta, il paese fa propri gli eccessi meteorologici, così come la rassegnazione per quei cambi d’abitudini ormai accettati che qui diventano, ad esempio, il Natale senza neve o il fiume Berounka che non ghiaccia più, senza stupire più nessuno. I ciliegi di Strossmayerovo,
dal canto loro, si sono poi gelati a febbraio, e rimasti a secco, come tutto il paese, ad aprile. E sarà proprio la siccità, più che le temperature miti, il muro su cui l’elettorato ceco sbatterà il muso prima di chiedere politiche più lungimiranti. Quando sarà, forse, troppo tardi. Prima di tutto, la statistica: i termo‑ metri confermano che le temperature sono in salita. Per avere una risposta nero su bianco torniamo in un altro luogo ecclesiastico della capitale, il Klementinum. Curiosamente, proprio sul tetto della roccaforte dei gesuiti dalla metà del XVIII secolo rilevazio‑ ni scientifiche segnano la storia del meteo locale – e continuano ancora oggi. La serie completa sulle tempe‑ rature quotidiane comincia nel 1775, e racconta di una situazione pres‑ soché stabile per tutto l’Ottocento e un’impennata nel Novecento: nel 1917 la temperatura media annuale di Praga era di 8.9 °C, mentre cento anni dopo, nel 2017, questa è stata di 11.8 °C. Una differenza di quasi tre gradi – ma va tenuta a mente anche la crescita urbanistica, che ha una sua influenza (stimata in 0,6 °C in più).
2015 were the hottest years of the last two and a half centuries, with an average temperature of 12.5 °C. The Eurobarometer survey, commissioned by the EU every two years, takes stock of the attitude of Euro-citizens on climate change. The Czechs? They shrug. Only 6% consider it the most important problem (against the 12% EU average), while 40%, about double the other countries, fear international terrorism more than anything else. Also in proportion, the share of Czech citizens who do not consider climate change as a serious problem is twice that of the EU average (12% vs. 6%). There is something grotesque in a country so genuinely scared of a phenomenon that has never affected it and that today continues to seem distant (terrorism), but almost indifferent to one already
in progress: here you see the hand of populism and disinformation. Already champion of Euro-skepticism, former President Václav Klaus is also the most important figure, we could say, of national climate-skepticism. In 2007, he published a book entitled „Modrá nikoli zelená planeta“, or „Blue, not green planet,“ a frontal attack not only on scientific theories on the anthropogenic causes of global warming, but on environmentalism in general. The book collects the anathemas launched by Klaus on countless occasions during his presidency: in 2007, he declared that environmentalism should be an “ism” to be studied in the social sciences, such as communism or feminism (sic); in an article in the Financial Times of the same year he described it as the greatest threat to freedom and de-
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L’enorme serie storica è online sul sito dell’Istituto Idrometereologico Ceco, che fornisce a studiosi e curiosi dati interessanti: come scoprire che 2014 e 2015 sono stati gli anni più caldi de‑ gli ultimi due secoli e mezzo, con una temperatura media di 12,5 °C. Il sondaggio Eurobarometer, commis‑ sionato dalla UE a cadenza biennale, fa il punto sull’atteggiamento degli euro-cittadini sul cambiamento cli‑ matico. I cechi? Alzano le spalle. Solo il 6% lo considera come il problema più importante (contro il 12% della media
UE); mentre il 40%, circa il doppio de‑ gli altri paesi, teme in primo luogo il terrorismo internazionale. Sempre in proporzione, la quota di cittadini cechi che non considera affatto il cambia‑ mento climatico come un problema serio è il doppio della UE (12% con‑ tro 6%). C’è del grottesco in un paese davvero impaurito da un fenomeno che non lo ha mai riguardato e che ad oggi continua a sembrarne lontano (il terrorismo) ma quasi indifferente su uno già in corso: qui c’è lo zampino di populismo e cattiva informazione.
Già campione di euro-scetticismo, l’ex presidente Václav Klaus è an‑ che la figura più importante del, potremmo dire, clima-scetticismo nazionale. Nel 2007 pubblicò un libro dal titolo “Modrá nikoli zelená planeta”, ovvero “Il pianeta blu, non verde”, un attacco frontale non solo alle teorie scientifiche sulle cause antropiche del riscaldamento globa‑ le, ma all’ambientalismo in genere; il libro raccoglie gli anatemi lanciati da Klaus in innumerevoli occasioni durante la sua presidenza: nel 2007,
mocracy; at the 2009 UN conference on climate he took a stand against the conference itself, indicating that it was „mere propaganda“; in 2011, to give more spice to the speech, he came to describe the terrestrial warming as „a communist conspiracy“! Leaving aside the scientific shortcomings of the Klausian arguments, or the known conflicts of interest (the
Russian translation of his book was financed by Lukoil), a part of the neoliberal critique of climate change has a good grip on the Czech electorate: the external order. The idea that any rule, no matter what the merit, results in the limitation of personal and entrepreneurial liberties has a significant effect in a post-socialist country where the market is an untouchable
deity. The marked tendency to be opposed to forms of interventionism, social as well as economic, could also be one of the reasons for the poor consensus of the national Green Party (a mere 1.46% of votes in the last elections), sometimes nicknamed „watermelons“ by their detractors, to insinuate the suspicion that they are „green outside, but red inside.“
© GIUSEPPE PICHECA
Ciliegi in fiore a Strossmayerovo náměstí (Praga), in una foto del 14 gennaio 2018 / Cherry trees blossoming in Strossmayerovo náměstí (Prague), in a picture taken on January 14, 2018
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dichiarò che l’ambientalismo do‑ vrebbe essere un -ismo da studiare nelle scienze sociali, come il comuni‑ smo o il femminismo (sic!); in un ar‑ ticolo sul Financial Times dello stesso anno lo descrisse come la più grande minaccia alla libertà e alla democra‑ zia; alla conferenza Onu sul clima del 2009 intervenne contro la conferen‑ za stessa tacciandola d’essere “mera propaganda”; nel 2011, per dare più pepe al discorso, arrivò a descrivere il riscaldamento terrestre come “una cospirazione comunista”!
Tralasciando le mancanze scientifiche delle argomentazioni Klausiane, o i noti conflitti di interesse (la tradu‑ zione russa del suo libro fu finanziata dalla Lukoil), una parte della critica neo-liberista al cambiamento climati‑ co ha buona presa sull’elettorato ceco: l’imposizione esterna. L’idea che qual‑ siasi regola – non importa il merito – risulti nella limitazione delle libertà personali e d’impresa ha molto effet‑ to in un paese post-socialista in cui il mercato è una divinità intoccabile. La spiccata tendenza ad essere contrari a
forme di interventismo, sociale come economico, potrebbe essere anche uno dei motivi degli scarsi consensi dei Verdi nazionali (un misero 1,46% dei voti alle scorse elezioni), a volte soprannominati “angurie” dai propri detrattori, a insinuare il sospetto che siano “verdi fuori, ma rossi dentro”. Così, tra la mancanza di una leadership politica pronta a responsabilizzare il paese – un decennio dopo le crociate di Klaus, il presidente Miloš Zeman ha le stesse posizioni del suo prede‑ cessore – e una struttura economica
ancorata al fossile (il 55% dell’energia del paese dipende dal carbone), i ce‑ chi sono tra le pecore nere in Europa in quanto a coscienza ambientale. Su un aspetto Klaus aveva ragione, quan‑ do (in un’intervista alla BBC del 2006) dichiarava che il climate change è un problema di politica economica, di scelte nazionali più che atteggiamen‑ ti individuali. Scelte a cui lui era, si è capito, contrarissimo, ma la natura è sorda alle contrattazioni dei politici e procede imperterrita: torniamo dun‑ que alla siccità e su come questa è, in
So, with both a lack of political leadership ready to make the country responsible (a decade after the Klaus crusades, President Miloš Zeman maintains the same positions as his predecessor), and an economic structure anchored in fossil fuels (55% of the country’s energy depends on coal), the Czechs are among the black sheep in Europe in terms of environmental
awareness. Regarding one aspect Klaus was right, when (in a 2006 BBC interview) he declared that climate change is a problem of economic policy, of national choices rather than individual attitudes. Choices which, it is understood, he strongly opposed, but nature is deaf to the negotiations of politicians and goes on undeterred. We therefore return to droughts and how these are,
to use an inappropriate play on words, a cold shower on the country. The average annual rainfall in the Czech Republic has been declining since the second half of the twentieth century, and 2018 has so far proved to be excessive in this reduction. On a national scale in April, from the average from the 1981-2010 period of 42mm of rain, it has fallen by 20. Regarding
regional data we find even greater excesses: in Moravia-Silesia from the 50mm expected, only 11 were registered. What makes the situation more and more complex, is the increasingly frequent arrival of floods and sudden rises in water levels, making for very complicated water management. Jan Vopravil, a researcher at the Prague Land Protection Research Center, has
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un gioco di parole poco appropriato, la doccia fredda sul paese. La media di precipitazioni annue in Cechia è in declino dalla seconda metà del Novecento, e il 2018 si è per ora dimostrato eccessivo in tale riduzione. Su scala nazionale nel mese di aprile, su una media del periodo 1981-2010 di 42mm di pioggia, ne sono caduti 20. Su dati regionali troviamo eccessi ancora maggiori: in Moravia-Slesia su 50mm previsti, se ne sono concretizzati solo 11. A rendere più complessa la si‑ tuazione l’arrivo sempre più frequente di alluvioni ed esondazioni improvvise, per una gestione delle risorse idriche davvero complicata. Jan Vopravil, ricer‑ catore presso il Centro di ricerca per la protezione del suolo di Praga ha appe‑ na lanciato un allarme: la Moravia sta
diventando arida come il sud Italia, e come lì, c’è il rischio che gli agricoltori abbandoneranno le aree desolate. In questa estate 2018 ci sarà poca acqua per le utenze domestiche, figuriamoci per l’irrigazione – dice l’esperto. La prima grande paura per l’industria e l’agricoltura ceca è arrivata già con la siccità del 2015. Gli agricoltori a secco d’acqua e le grandi fabbriche dell’est che vedevano la produzio‑ ne in crisi. Basti pensare che per il processo di raffreddamento dopo la colata d’acciaio, la sola ArcelorMittal di Ostrava utilizza 600 litri d’acqua al secondo, mentre il livello delle riserve del bacino della diga di Žermanice, che rifornisce il tessuto industriale locale, era diminuito di due terzi. Il risultato è stato, da una parte, risarcimenti
Václav Klaus mentre autografa il suo libro “Modrá, nikoli zelená planeta” in una libreria praghese / Václav Klaus, autographing his book “Modrá, nikoli zelená planeta”, in a bookshop in Prague
Le temperature sopra la media lo scorso inverno (dicembre 2017) in un grafico dell‘Istituto idrometeorologico ceco / The above-average temperatures of last winter (December 2017) in a diagram by the Czech Hydrometeorological Institute
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just raised an alarm: Moravia is becoming arid as southern Italy, and like there, there is a risk that farmers will abandon the desolate areas. In this 2018 summer, there will be little water for domestic users, let alone irrigation says the expert. The first big fear for the Czech industry and agriculture already arrived with the 2015 drought. With the lack
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of water, farmers and the big factories of the East saw production in a crisis. Suffice it to say that for the cooling process after steel casting, the ArcelorMittal in Ostrava alone uses 600 litres of water per second, while the reservoir level of the Žermanice dam, which supplies the local industrial fabric, had decreased by two-thirds. The result, on the one hand, was
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compensation and aid worth millions for the most affected companies. On the other, the thought of having to change, with the local entrepreneurship that first tried to move the waters – precisely. A reportage from Respekt magazine in June 2016 rediscovered the places of the great drought of the previous year, finding some virtuous examples such as the Biocel Paskov,
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e aiuti milionari per le aziende più colpite. Dall’altra, il pensiero di dover cambiare, con l’imprenditoria locale che per prima tentava di smuovere le acque – precisamente. Un reportage del magazine Respekt a giugno 2016 riscopriva i luoghi della grande secca dell’anno precedente, trovando alcuni esempi virtuosi come la Biocel Paskov, nei pressi di Ostrava, 370 dipendenti, produttrice di fibre naturali per il tes‑ sile; spaventati dalla crisi idrica, hanno reimpostato la produzione riciclando
parte dell’acqua utilizzata e instal‑ lando grandi impianti di collezione e depurazione delle acque piovane: in‑ somma, bisogna adattarsi. La siccità del 2015 aveva portato il go‑ verno ceco ad adottare una Strategia nazionale per l’adattamento al cam‑ biamento climatico, divenuta politica nazionale nel 2017, con nuove risorse e nuove promesse di riduzione dei gas serra; “il mancato intervento sul cambiamento climatico significherà perdite economiche e impatti socio-
economici importanti” si legge nel documento, che però risulta ancora timido nell’affrontare il tema. Anche perché le estati 2016 e 2017, nella norma, avevano scacciato temporane‑ amente le preoccupazioni, smorzando l’emergenza e gli impegni governativi. Oggi l’arido 2018 ha risvegliato tutti: la sete sta tornando. Jan Vopravil suggerisce quella parola tanto temuta in patria, “sovvenzioni” per spingere industria e agricoltura a nuove pratiche per sistemi di riten‑
zione dell’acqua, riciclo e messa in sicurezza dei terreni – investimenti che, senza l’aiuto dello stato, non ci sarebbero. Vedremo se il nuovo governo, sorpreso ancora una volta dall’emergenza, sarà capace di cam‑ biare l’atteggiamento noncurante dei cechi. A settembre 2018, nel frattempo, Praga ospiterà una con‑ ferenza internazionale accademica sui cambiamenti e gli adattamenti climatici: si spera che gli scienziati non tornino a parlare al vento.
Un’immagine dal parco nazionale della Selva boema (Šumava) / A picture from the Bohemian forest (Šumava) national park
close to Ostrava, 370 employees, producer of natural fibers for textiles; frightened by the water crisis, they reset their production program by recycling part of the water used and installing large collection and purification plants for rainwater: in short, to adapt is a must. The 2015 drought led the Czech government to adopt a national strategy
for adapting to climate change, which became national policy in 2017, with new resources and promises to reduce greenhouse gases; „Failure to intervene on climate change will mean economic losses and important socio-economic impacts,“ says the document, which however is still shy in tackling the issue. Also since the 2016 and 2017 summers, average ones, had temporarily expelled
concerns, dampening the emergency and government commitments. Today the arid 2018 has awakened everyone and thirst is coming back. Jan Vopravil suggests that word so feared at home, „subsidies“ to push industry and agriculture to new practices for systems of water retention, recycling and securing of land, investments, which without the help of the
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state, would not exist. We will see if the new government, once again surprised by the emergency, will be able to change the negligent attitude of the Czechs. In September 2018, meanwhile, Prague will host an international academic conference on climate change adaptation: it is hoped that scientists will not go back to throwing words at the wind.
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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 7 giugno al 16 settembre
Dal 3 luglio all’8 settembre
Dal 18 al 21 luglio
La mostra “Santiago Calatrava: arte e architettura” presenta al pubblico ceco l’architetto, scultore e pittore originario di Valencia ma naturalizzato sviz‑ zero. Organizzata dalla Galleria della città di Praga, si tiene alla Casa della Campana di Pietra e include una selezione di pitture, schizzi, sculture e modelli architettonici che richiamano le sue opere più note. Tra esse Oculus, l’avveniristica stazione metropoli‑ tana del World Trade Center. Ha poi realizzato una quarantina di ponti tra cui quello sul Canal Grande di Venezia, detto anche Ponte di Calatrava. Vincitore di vari premi per l’Architettura, ha esposto al Moma e al Metropolitan Museum di New York e gli è stata affidata la progettazione del padiglione degli Emi‑ rati Arabi per l’Expo 2020 di Dubai. www.ghmp.cz
Alla Galleria del Klementinum di Praga è in corso la mostra Alamode che presenta le tendenze della moda nelle corti europee a cavallo tra XVII e XVIII secolo. In epoca barocca e roccocò l’abbigliamento, fin nel minimo dettaglio, era infatti un mezzo per far sfoggio della propria élite sociale. A svelare la raffi‑ nata eleganza d’allora sette vestiti, destinati a balli in maschera e serate in società, ricreati seguendo i me‑ todi dell’epoca. Tra i completi maschili ci sono le copie degli abiti indossati dal re Luigi XIV e dall’imperatore Leopoldo I. Non mancano gli accessori, tra maschere, gioielli e corsetti. Ad accompagnare i visitatori capita di trovare lo stesso curatore, Rostislav Maria Müller, che racconta aneddoti sulla vita sociale del Settecen‑ to e il loro nesso con l’attualità. www.nkp.cz
Tra le rovine industriali delle acciaierie ed ex minie‑ re di Dolní Vítkovice torna anche quest’anno Colours of Ostrava, uno dei dieci migliori festival europei come testimonia l’European Festival Awards asse‑ gnatogli nell’autunno 2017. Si tratta di un evento davvero multigenere: jazz, pop, rock e world music ma anche musica elettrica, alternativa e africana, folk e indie. Tutti questi sono i generi proposti dagli oltre 150 gruppi che si esibiscono nelle quattro gior‑ nate dell’evento. Tra le stelle di questa 17° edizione ci sono il produttore e musicista americano Pharrell Williams che lancia una hit di successo dopo l’altra e Ziggy Marley, figlio maggiore di Bob Marley e vinci‑ tore di otto Grammy. La Kafka Band propone l’adat‑ tamento musicale del romanzo America di Kafka. www.colours.cz
From 7 June to 16 September
From 3 July to 8 September
From 18 to 21 July
The exhibition “Santiago Calatrava: art and architecture” presents to the Czech public, the architect, sculptor and painter originally from Valencia, although a Swiss national. Organized by the Prague City Gallery, it is held at the House of the Stone Bell, and includes a selection of paintings, sketches, sculptures and architectural models that recall his most famous works. Among them Oculus, the futuristic subway station of the World Trade Center. He then built about forty bridges, including the one on the Grand Canal of Venice, also known as the Calatrava Bridge. Winner of various architectural prizes, he exhibited at the MOMA and the Metropolitan Museum in New York, and was entrusted with the design of the UAE pavilion for the Dubai Expo 2020. www.ghmp.cz
At the Klementinum Gallery in Prague, the Alamode exhibition is underway, which presents fashion trends in European Royal courts between the seventeenth and eighteenth centuries. In the Baroque and Rococo era clothing, down to the smallest detail, was in fact a means to show off its social elite. To reveal the refined elegance of the time seven dresses, intended for masked balls and social evenings, have been recreated following the methods of the time. Among the men’s suits there are copies of the clothes worn by King Louis XIV and Emperor Leopold I. There is no shortage of accessories, including masks, jewels and corsets. To accompany the visitors, it is possible to bump into the curator, Rostislav Maria Müller, who tells anecdotes about the social life of the eighteenth century and their connection with current events. www.nkp.cz
Among the industrial ruins of the steel mills and former mines of Dolní Vítkovice, this year we again see the return of the Colors of Ostrava, one of the ten best European festivals as reflected by the European Festival Awards assigned to it in autumn 2017. It is a truly multi-genre event: jazz, pop, rock and world music, but also electric, alternative and African, folk and indie music. These are all the genres offered by over 150 groups that perform over the four days of the event. Among the stars of this 17th edition are American producer and musician Pharrell Williams who launches one successful hit after another and Ziggy Marley, the eldest son of Bob Marley and winner of eight Grammys. The Kafka Band offers a musical adaptation of Kafka’s novel Amerika. www.colours.cz
Santiago Calatrava
Santiago Calatrava
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Sabrina Salomoni
Alamode
Alamode
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Colours of Ostrava
Colours of Ostrava
appuntamenti events
FUTURE EVENTS
Sabrina Salomoni
Dal 15 al 18 agosto
Il 21 agosto
Fino al 24 febbraio 2019
Dal 15 al 18 agosto si svolge Praga 2018, esposizione mondiale di francobolli patrocinata dalle Federazioni Filateliche Fip e Fepa. I Campionati del mondo di Fila‑ telia tornano a Praga dopo dieci anni, approfittando della ricorrenza di una serie di centenari – la nascita della Repubblica Cecoslovacca e quella del Museo delle poste, l’emissione del primo francobollo – e dei 25 anni della Repubblica Ceca. 389 oggetti da 67 Paesi concorrono in varie classi tra cui filatelia tradi‑ zionale e moderna, storia postale e letteratura. Pezzo forte sono quattro francobolli delle Mauritius. Scopo dell’evento, la cui sede principale è il Clarion Congress Hotel di Praga 9, è sviluppare i rapporti e la collabo‑ razione tra i filatelisti di tutto il mondo, promuovere questa passione e la mostra virtuale Exponet. www.praga2018.cz
The Plastic People of the Universe, leggendaria band dell’underground cecoslovacco, festeggia i 50 anni d’attività con un concerto all’Atrium di Praga Žižkov, il prossimo 21 agosto. Due ore di spettacolo in cui saran‑ no proposti i pezzi classici e altri completamente nuo‑ vi, ma anche vecchie canzoni non suonate da anni in un nuovo arrangiamento. Tra gli ospiti della serata ex membri e amici di lunga data del gruppo. I Plastic Pe‑ ople tennero il loro primo concerto nel febbraio 1969 ma già dall’anno successivo si esibirono soltanto in eventi privati della comunità underground. Nel 1976 tutti i componenti furono arrestati in quanto dissiden‑ ti. Sono la band rock ceca più famosa all’estero con brani come Egon Bondy’s Happy Hearts Club Banned, Passion Play, Leading Horses e Midnight Mouse. www.plastic-people.cz
“Praha 1848-1918” è il titolo di una mostra, inau‑ gurata al Muzeum hlavního města Prahy e dedica‑ ta alla città capitale nei settant’anni che separano due eventi chiave nella sua storia: l’”Insurrezione di Pentecoste” del 1848 e la proclamazione dello stato cecoslovacco del 1918. A evocare le rivolte del ‘48 una collezione delle armi dei ribelli e i volantini che ritraggono gli avvenimenti di quell’epoca di agita‑ zioni. Nella seconda metà dell’Ottocento, Praga ha subito una notevole modernizzazione, sono nati i quartieri periferici a circondarla, la struttura stradale ed edifici pubblici che l’hanno trasformata in una metropoli moderna. L’esposizione, che ha richiesto due anni di preparativi ed è arricchita da moderni mezzi audiovisivi, durerà sino al febbraio del 2019. www.muzeumprahy.cz
From 15 to 18 August
August 21
Until 24 February 2019
Prague 2018 takes place from 15 to 18 August, a world exhibition of stamps sponsored by the FIP and FEPA Philatelic Federations. The Philatelic World Championships return to Prague after ten years, taking advantage of the anniversary of a series of centenarians, the birth of the Czechoslovak Republic and that of the Postal Museum, the issue of the first postage stamp, and the 25th anniversary of the Czech Republic. Objects from 67 countries compete in various classes including traditional and modern stamp collecting, postal history and literature. The pièce de résistance are four stamps of Mauritius. The purpose of the event, whose main office is the Clarion Congress Hotel in Prague 9, is to develop relationships and collaboration between stamp collectors from around the world, to promote this passion and the virtual exhibition Exponet. www.praga2018.cz
The Plastic People of the Universe, the legendary Czechoslovakian underground band, is celebrating its 50th anniversary with a concert at the Žižkov Atrium in Prague, on August the 21st. Two hours of performance in which the classic tracks, and other completely new pieces will be offered, but also old songs not played for years in newly arranged versions. Among the guests of the evening, former members and longtime friends of the group. Plastic People held their first concert in February 1969 but already from the following year, only performed in private events in the underground community. In 1976 all the members were arrested as dissidents. They are the most famous Czech rock band abroad with songs like Egon Bondy’s Happy Hearts Club Banned, Passion Play, Leading Horses and Midnight Mouse. www.plastic-people.cz
“Praha 1848-1918” is the title of an exhibition, inaugurated at the Muzeum hlavního města Prahy, and dedicated to the capital city in the seventy years separating two key events in its history: the “Pentecost Uprising” of 1848 and the proclamation of the Czechoslovakian state of 1918. A collection of rebel weapons and flyers portraying the events of that era of agitation evoke the 1848 revolts. In the second half of the nineteenth century, Prague underwent considerable modernization, the suburban neighborhoods surrounding it were born, as were the road structure and public buildings that transformed it into a modern metropolis. The exhibition, which required two years of preparation and is enriched by modern audiovisual media, will last until February 2019. www.muzeumprahy.cz
Praga 2018
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Plastic People of the Universe
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il mese de La Pagina
Aprile – Maggio 2018
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
POLITICA
località di mare. Per la prima metà di luglio si è già oggi vicini al tutto esaurito, secondo i dati degli operatori. Per quanto riguarda le partenze in aereo dominano la Grecia, la Spagna, l’Italia e la Turchia, ma vanno forte anche l’Egitto, in netta ripresa dopo i timori degli anni scorsi legati al terrorismo, e la Bulgaria, meta tradizionale del periodo pre ‘89. Fra le località che i cechi raggiungono con la propria auto, spiccano la Croazia, ancora l’Italia, la Slovacchia e l’Austria. -----------------------------------------------------------------(3 maggio) Diminuiscono i disoccupati di lunga durata. Coloro che in Rep. Ceca risultano non avere una occupazione da più di un anno costituiscono attualmente il 31,4% dei senza lavoro, quindi 7,8 punti percentuali in meno di dodici mesi prima. Quote inferiori si riscontrano solo negli stati dell’Europa settentrionale e in Gran Bretagna, secondo i dati diffusi dall’Ente nazionale di statistica. La media Ue è del 44,5%. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, quella della Rep. Ceca, al 6,3%, è la seconda meno elevata in Ue dopo la Germania (6,1%). -----------------------------------------------------------------(10 maggio) Cresce interscambio fra Italia e Rep. Ceca. A darne notizia è la Camera di Commercio e della Industria Italo-Ceca, sulla base CRONACA dei dati diffusi dall’Ufficio di statistica nazionale, (20 aprile) La traslazione a Praga del cardinale relativamente al primo trimestre 2018. Il valore Josef Beran. A riportare la salma in Patria è una complessivo dell’interscambio è cresciuto del delegazione ufficiale guidata dal ministro della 7,8% a 3,3 miliardi di euro. L’incremento è stato Cultura Ilja Šmíd. Morto esule a Roma nel 1969, più accentuato per le esportazioni italiane in Rep. durante questo periodo la salma del cardinale Beran Ceca con un aumento del 10,4%, per un valore di è rimasta tumulata nella Basilica di San Pietro. 1,6 miliardi di euro. Le importazioni in Italia dalla Tre giorni dopo la cerimonia di sepoltura a Praga, Rep. Ceca sono invece cresciute del 5,6% a 1,72 con una messa solenne nella Cattedrale di San miliardi e il saldo si è ridotto a 169 milioni. Dati in Vito. Beran fu perseguitato sia dai nazisti, che lo controtendenza rispetto all’andamento generale internarono per tre anni a Dachau, che dai comunisti, del commercio estero ceco. con una detenzione di 14 anni, dal 1949 al 1963. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- (10 maggio) Diseguaglianza economica al (10 maggio) Primavera all’insegna della siccità. minimo. La Rep. Ceca è il paese d’Europa dove Il mese di aprile di quest’anno - senza piogge e risulta meno elevato il divario fra il 20% più ricco della con una temperatura media di 15 gradi - è stato il popolazione e il 20% più povero. E’ quanto emerge secondo più caldo da quando nel 1775 ha iniziato dall’indicatore della diseguaglianza economica a funzionare la stazione meteo del Klementinum di nei Paesi europei appena realizzato da Eurostat, Praga. Il primato rimane quello dell’aprile del 1800. secondo il quale in Rep. Ceca il reddito medio del Da sottolineare anche la differenza di temperatura primo gruppo è 3,5 volte più elevato di quello del media fra il marzo e l’aprile di quest’anno, ben 11,5 secondo gruppo, contro una media Ue di 5,2. La gradi, storicamente la terza più elevata. La siccità differenza più accentuata è invece in Bulgaria (8,2 più problematica in Boemia meridionale, Moravia volte più elevata). In Italia è 6,3 volte maggiore meridionale, Vysočina e Moravia Slesia. Gli esperti -----------------------------------------------------------------prevedono decine di miliardi di corone di danni. (15 maggio) Slitta lo scorporo della Čez. Il Conseguenze negative non solo per l’agricoltura, progetto – finalizzato, secondo i vertici della ma anche per l’industria e le aziende energetiche. compagnia elettrica nazionale, a facilitare il dello sviluppo del nucleare - non è ECONOMIA, AFFARI E FINANZA finanziamento più all’ordine del giorno. A esprimere più di una (24 aprile) ArcelorMittal mette in vendita riserva sono invece il premier Andrej Babiš e il divisione ceca. La multinazionale dell’acciaio suo ministro della Industria e del Commercio, intende così rispettare la condizione posta dalla Tomáš Hüner. Alcuni osservatori sostengono che Commissione Ue per poter comprare l’Ilva di la Rep. Ceca, andando avanti di questo passo, Taranto. Insieme al sito produttivo di Ostrava, dove rischia nel 2035 di non avere come sostituire gli ha 6.500 dipendenti, la ArcelorMittal dovrà disfarsi attuali impianti di produzione, quando i reattori anche di altri impianti di cui è proprietaria in Europa. di Dukovany dovranno andare in pensione per ------------------------------------------------------------------ raggiunti limiti di età. (26 aprile) Il Ppf compra Škoda Transportation. -----------------------------------------------------------------Il gruppo di cui è proprietario Petr Kellner (15 maggio) Pil ceco I trim.: +4,5% annuo. porta a compimento l’acquisizione del 100% L’incremento su base trimestrale è stato invece della compagnia ceca, leader in Europa nella dello 0,5%, trainato dalla domanda interna. E’ costruzione e manutenzione di mezzi per il quanto si apprende dalla prima stima preliminare trasporto urbano e ferroviario, con più di 5 mila dell’Ufficio nazionale di statistica. Si tratta di un dipendenti. Fissato un corrispettivo di 326 milioni risultato positivo, ma inferiore alle stime degli analisti i quali avevano previsto +4,8% annuo di euro, circa 8,3 miliardi di corone. ------------------------------------------------------------------ e +0,7% trimestrale, dopo il forte aumento (27 aprile) Vendite record per i tour operator registrato nel periodo ottobre-dicembre 2017: cechi. Senza precedenti l’interesse per i pacchetti rispettivamente +5,5% e +0,8%. turistici estivi, soprattutto quelli che riguardano le -----------------------------------------------------------------(21 maggio) Referendum Čssd su coalizione con Babiš. Inizia la consultazione interna con la quale i militanti del partito socialdemocratico decideranno sul progetto di alleanza di governo con Ano, il movimento guidato dal miliardario di origine slovacca. Si tratterebbe di un esecutivo di minoranza, sostenuto dall’esterno dal partito comunista Ksčm. Il presidente Miloš Zeman suggerisce ai socialdemocratici di esprimersi favorevolmente, prospettando come soluzione alternativa un accordo fra Ano, comunisti di Ksčm e Spd, lo schieramento anti Ue e anti migranti guidato da Tomio Okamura. -----------------------------------------------------------------(30 maggio) Praga apre consolato onorario a Gerusalemme. A guidarlo sarà Dan Propper, imprenditore, figlio di una coppia di ebrei cechi che lasciarono la Cecoslovacchia poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Il risentimento della Autorità palestinese, che appena pochi giorni prima aveva ritirato l´ambasciatore a Praga in segno di protesta per la presenza dei rappresentanti cechi alla inaugurazione dell’Ambasciata Usa a Gerusalemme.
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di GIOVANNI USAI (16 maggio) Continua rincaro del mattone praghese. Nei primi tre mesi di quest’anno nella capitale vengono venduti 1.200 appartamenti nuovi, a un prezzo medio di 88.552 czk/mq, secondo le statistiche di Trigema, Skanska Reality e Central Group, principali società di sviluppo immobiliare. I prezzi medi nei palazzi di nuova costruzione sono in continua ascesa e già nel corso di quest’anno dovrebbero avvicinarsi a 100 mila czk/mq. Per un numero sempre superiore di cittadini si tratta di cifre inarrivabili, come dimostra anche il fatto che nel primo trimestre le vendite sono calate del 10% rispetto a stesso periodo 2017. -----------------------------------------------------------------(16 maggio) Rincaro dei mutui ipotecari. Il tasso di interesse medio sale ad aprile in Rep. Ceca al 2,51%, rispetto al 2,46% di marzo, come emerge dal consueto Fincentrum Hypoindex. Nel medesimo mese vengono stipulati 7.896 contratti di mutuo, 1.191 in meno rispetto a marzo e 659 in meno rispetto ad aprile 2017. -----------------------------------------------------------------(18 maggio) Boom di ospiti per località termali. Da Karlovy Vary a Mariánské Lázně le prospettive sono rosee, con un numero di visitatori che durante quest’anno dovrebbe avvicinarsi alla cifra record di un milione. In aumento l’interesse sia degli stranieri che dei cechi. Nel primo trimestre l’Ufficio statistico nazionale ha segnalato 197.543 ospiti, 20 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2017. -----------------------------------------------------------------(25 maggio) Aziende ceche in ritardo su Gdpr. La nuova direttiva Ue sulla tutela dei dati personali è una novità che in Rep. Ceca sta creando problemi e che vede l’assoluta maggioranza delle imprese non preparate, complice anche il fatto che lo Stato ha fatto una campagna informativa troppo blanda. Da un sondaggio realizzato dalla Eos Group, con il coinvolgimento di 3.400 aziende, è emerso che circa il 20% dell’arrivo della nuova normativa non sa assolutamente niente. -----------------------------------------------------------------(29 maggio) Cittadini contenti della legge antifumo. A un anno dalla entrata in vigore della normativa che vieta il fumo nei ristoranti e altri locali pubblici, il 71% dei cechi si dice soddisfatto della novità. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Università Carlo di Praga, in collaborazione con la agenzia Ipsos. -----------------------------------------------------------------(30 maggio) Stop a cambiavalute disonesti. Il governo ceco vara disegno di legge secondo il quale i turisti avranno la possibilità, entro due ore dalla operazione di cambio, di ripensarci e farsi restituire i soldi (entro un limite di 1.000 euro), tanto più nei casi in cui si rendono conto di essere stati bidonati. A suggerire questo rimedio è stata la Banca nazionale ceca che vigila sul funzionamento degli uffici cambio.
VARIE
(13 aprile) Addio a Miloš Forman. Il mondo del cinema piange la scomparsa del grande regista e sceneggiatore ceco, morto all’età di 86 anni negli Stati Uniti, dove si era rifugiato dopo l’invasione sovietica di Praga e l’inizio della normalizzazione. -----------------------------------------------------------------(20 maggio) Viktoria Plzeň vince il campionato. Sconfiggendo per 2 a 1 il Teplice, si aggiudica per la quinta volta la Privni Liga. Per la squadra della Boemia occidentale un campionato a due facce, con un girone d’andata strepitoso e un ritorno molto deludente, nel quale ha rischiato di essere raggiunto dai praghesi dello Slavia.
LUGLIO
JULY
Lunedì 2
Monday 2
Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di maggio 2018
Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for May 2018
Presentazione della dichiarazione e pagamento dell’imposta sul reddito per l’anno 2017 se il contribuente è soggetto ad audit obbligatorio o se la sua dichiarazione è elaborata e presentata da un consulente fiscale
Presentation of declaration and payment of income tax for the year 2017 if the taxpayer is subject to mandatory audit, or if his statement is prepared and submitted by a tax adviser
Martedì 10
Tuesday 10
Pagamento dell’accisa per il mese di maggio 2018 (esclusa l’accisa sugli alcolici)
Payment of excise duty for May 2018 (except for wines and spirits)
Lunedì 16
Monday 16
Pagamento acconto della tassa stradale per il secondo trimestre del 2018
Advance payment of road tax for the second quarter of 2018
Mercoledì 25
Wednesday 25
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di maggio 2018
Payment of excise duty on wines and spirits for May 2018
Dichiarazione accisa per il mese di giugno 2018
Excise declaration for June 2018
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di giugno 2018 e per il secondo trimestre 2018
Declaration and payment of VAT for the month of June 2018 and the second quarter of 2018
Martedì 31
Tuesday 31
Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di giugno 2018
Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for June 2018
AGOSTO
AUGUST
Giovedì 9
Thursday 9
Pagamento dell’accisa per il mese di giugno 2018 (tranne sugli alcolici)
Payment of excise duty for June 2018 (except for wines and spirits)
Venerdì 24
Friday 24
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di giugno 2018
Payment of excise duty on wines and spirits for June 2018
Lunedì 27
Monday 27
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di luglio 2018
Declaration and payment of VAT for July 2018
Dichiarazione accisa per il mese di luglio 2018
Excise declaration for July 2018
Venerdì 31
Friday 31
Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di luglio 2018
Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for July 2018
Pagamento della prima rata dell’imposta sugli immobili (contribuenti che svolgono attività di produzione agricola o itticoltura con un obbligo fiscale superiore a 5.000 CZK)
Payment of first instalment of Income tax (taxpayers engaged in agricultural production or fish farming with a tax liability greater than 5,000 CZK)
UN NODO DA SCIOGLIERE A BRNO
Quasi un secolo di proposte e dibattiti per decidere la sorte della stazione ferroviaria. Ora pare che lo scalo verrà trasferito lontano dal centro storico di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
Almost a century of proposals and debates to decide the fate of the railway station. Nowadays, it seems that the railway station will be transferred far from the historic center
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Una questione irrisolta per decenni, varie proposte, piani fatti e rivisti, tante polemiche e finalmente una decisione: la Stazione centrale di Brno sarà trasferita. Dove? Ottocento metri più a sud, sul fiume Svratka. In funzione dal 1839, la “Brno hlavní nádraží” è la più antica del Paese. Tute‑ lata come monumento culturale, deve il suo aspetto art nouveau alla ristrut‑ turazione degli anni 1902-1905 che sostituì il precedente edificio neorina‑ scimentale. La posizione vantaggiosa, che delimita il margine meridionale del centro storico, ha il suo lato negati‑ vo: è un freno allo sviluppo ferroviario. È vero che ha un ruolo chiave grazie al passaggio di due corridoi ferroviari transeuropei, il Baltico-Adriatico, che attraversa l’intero paese da Děčín a Břeclav, e il Corridoio Orientale e Me‑ diterraneo-orientale. Eppure non ha una capacità sufficiente per far fronte alle esigenze di trasporto di una città in An unresolved matter for decades, various proposals, and plans made and reviewed, along with lots of controversy and finally a decision: the Central Station of Brno will be transferred. Where? Eight hundred meters to the south, on Svratka river. Functional since 1839, “Brno hlavní nádraží” is the oldest railway station in the country. Protected as a cultural monument, its art-nouveau appearance comes from the restructuring during 1902-1905 that replaced the previous neo Renaissance building. Bordering the southern outskirt of the old city, its advantageous position has a downside as well: it is an obstacle for the railway development. It is true that it plays a key role due to the passage of two trans-European rail corridors, the Baltic-Adriatic, which crosses the whole country from Děčín to Břeclav, and the Eastern and Mediterranean-
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BRNO: THE SETTLING OF A HUB
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crescita qual è Brno con i suoi 560mila abitanti. Un problema tutt’altro che recente, se ne parla fin dagli anni venti del Novecento. Primi progetti e attuali proposte I primi ad avanzare l’idea di trasferire la Brno centrale negli spazi occupati dalla stazione Rosické nádraží, più co‑ nosciuta come Dolní nádraží, furono gli architetti Max Urban e Alois Kubíček nel 1924. All’epoca dei treni a vapore i lati negativi erano il fumo e il rumore ma anche l’insufficienza di scali di smistamento. Analogo ma più noto il progetto Tangenta dell’architetto Bohuslav Fuchs che nel 1927 si piazzò secondo in una gara indetta per risol‑ vere il problema. Suggeriva di spostare il nodo ferroviario di 700 metri per am‑ pliare il centro e le superfici di negozi e uffici. Fu presentato al concorso ar‑ chitettonico successivo ma, complici la crisi economica e la guerra, non se ne fece nulla. Negli anni si susseguirono le
discussioni per decidere il da farsi ma l’eventuale trasferimento si è sempre scontrato con l’opposizione sia politica che degli specialisti. In anni più recenti, arriviamo al 2004, anno del primo referendum voluto dalla coalizione Nádraží v centru (La Stazione in centro). Non si raggiun‑ se il quorum ma l’85% dei votanti si espresse contro lo spostamento. Se ne svolse un altro nel 2016, in conco‑ mitanza con le elezioni di ottobre, ma ancora una volta l’affluenza fu bassa. Secondo un sondaggio, i cittadini ignorano quali siano le alternative in esame e “la metà degli abitanti di Brno non s’interessa alla posizione della stazione perché non usa il treno” commenta Martin su un blog. Intanto nel 2015 la Sždc, azienda di stato che gestisce le infrastrutture ferroviarie, ha commissionato uno studio di attuabilità, costato 20 milio‑ ni di corone, per valutare tre possibili
Eastern corridors. However, the railway station does not have sufficient capacity to cope with the transport needs of a growing city as Brno with its five hundred sixty thousand inhabitants. This matter is far from recent, since discussions begun in the 1920s. First projects and current proposals Max Urban and Alois Kubíček were the first ones, in 1924, to forward the idea of transferring Brno Central Station to the area occupied by Rosické nádraží, better known as Dolní nádraží. During the time of steam trains, the negative aspects were smoke and noise but also the lack of marshaling yards. Placed second in a tendering procedure in 1927 that was meant to solve the problem, the Tangenta project created by Bohuslav Fuchs was similar but more famous. He was suggesting relocating the rail hub 700 meters far from center to expand the center and the shopping and offices
areas. Despite being presented within the following architectural competition, the project did not develop due to the economic crisis and the war. Over the years, numerous discussions followed aiming to decide the action to be taken but the possible transfer of the rail hub has always encountered the opposition of both politicians and specialists. More recently, we arrive to 2004, the year of the first referendum requested by the coalition Nádraží v centru (The Central Station). The quorum was not attained but 85% of the voters voted against the move. Another pole took place in 2016, coinciding with the October elections, but once again, the turnout was low. According to the survey, citizens ignore the alternatives taken into account and “half of the Brnonians are not interested in the railway station’s position because they do not use the train”, comments Martin on a blog.
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soluzioni. Il progetto prende il nome di Europoint Brno e sull’omonimo portale online pubblica tutti i dettagli e i documenti ufficiali. L’alternativa “Zero”, ritenuta non attuabile, con‑ sisteva nel risistemare la stazione attuale e avviare solo i lavori neces‑ sari per mantenerla funzionante. La variante B o “Petrov” propone di rico‑ struirla spostandone leggermente il
baricentro mentre la A o “Fiume” opta per edificarla 800 metri più a sud, sul fiume. Sia la A che la B consentirebbe‑ ro di aumentare il numero di linee e collegamenti, facilitare le coincidenze per maggiori comfort, affidabilità e sicurezza del trasporto su rotaia. Sui blog non si contano i commenti. “La variante Petrov è l’unica prati‑ cabile. Il vantaggio è avere la rete
dell’Mhd (i mezzi pubblici urbani) a due passi” commenta Pavel. All’usci‑ ta di Brno centrale fermano infatti 9 linee tramviarie che collegano le varie parti della città fin dal 1869, quando i tram erano ancora a caval‑ li. L’argomentazione più diffusa dai detrattori del piano Fiume è dettata poi dal timore di veder separare il cro‑ cevia ferroviario dal centro, ora a due
Meanwhile, in 2015, the state-owned company that manages the railway infrastructures (Sždc), commissioned a feasibility study, costing twenty million crowns, to evaluate three possible solutions. The project took the name of Europoint Brno and its updates and official documents are being published on its homonymous online page. The “Zero” alternative, considered not to be feasible, consisted in rearranging the
current station and carrying out only the works necessary to keep it functioning. The plan B or “Petrov” proposes to rebuild it by slightly shifting the barycenter while the A alternative or the “River” opts to build it 800 meters further south on the riverside. Other alternatives would increase the number of lines and links, and facilitate the connections for greater comfort, reliability and safety of rail transport.
Blogs are overflowing with comments. “The Petrov alternative is the only viable one. The advantage is having the Mhd urban public transport network at a walking distance”, comments Pavel. In front of Brno Central Station there are nine tram lines that connect the various parts of the city since 1869, when the trams where still horse-drawn. The most widespread argument among the opponents of the
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passi. “Ogni giorno arrivano in treno decine di migliaia di persone e trasfe‑ rire la stazione significa creargli delle complicazioni” concorda Ivan Ruller, architetto nato a Brno e legato alla sua città, accanito sostenitore della soluzione Petrov. “La Fiume rovina la memoria storica della nostra città e porta con sé molti altri investimenti. È un progetto megalomane”.
Di parere contrario l’architetto e urba‑ nista americano Mark Johnson, coin‑ volto nello studio urbanistico e per cui spostare la Hlavní nádraží costitu‑ isce una buona occasione di sviluppo urbano. “C’è chi dice che non si può perché andrebbero cambiati i percorsi delle linee del trasporto urbano. Ma non è questo il punto” spiega. “L’im‑ portante è il futuro della città. Volete
© SABRINA SALOMONI
River plan is determined by the fear of separating the railway hub from the center, nowadays two steps away. “Every day, tens and thousands of people arrive by train and moving the railway station means creating complications for them”, agrees Ivan Ruller, an architect born in Brno and attached to his city, an avid supporter of the Petrov solution. “The River option ruins the historical memory of our city and
brings with it many other investments. It is a megalomaniac project”. Mark Johnson, the American architect and urban planner involved in the urban planning is of a different opinion and considers that moving Hlavní nádraží is a good opportunity for urban development. “Some say that it is not feasible because it would alter the routes of urban transport lines. But this is not the point”, he explains. “The
che si sviluppi, che abbia nuovi im‑ pulsi e opportunità? Allora spostare la stazione e ampliare la città sfruttando gli spazi vuoti a sud è il passo giusto”. Una decisione contestata Valutati i pro e i contro, il 30 maggio si è giunti a una decisione; la Commissione centrale del Ministero dei trasporti ha approvato lo spostamento sul fiume Svratka. Una soluzione che, a differen‑ za della Petrov, non richiede modifiche del piano territoriale. Ora il Ministero sta preparando un resoconto detta‑ gliato dei vantaggi della variante A, in modo che il governo la approvi in via definitiva. “Sono felice che Regione, Comune e Ministero si siano finalmen‑ te messi d’accordo. L’alternativa più adatta è certamente quella sul fiume. Favorirà soprattutto la città di Brno e creerà lo spazio per uno sviluppo or‑ ganico del centro” ha commentato il ministro dei trasporti Dan Ťok. Si stimano 6-7 anni di lavori che pro‑ babilmente non avranno inizio prima del 2020 e spese per 43,1 miliardi di
corone, di cui 40,8 per la parte ferro‑ viaria e il restante per l’infrastruttura cittadina. In futuro si prevede anche la realizzazione della linea ad alta ve‑ locità da Praga. Il nodo al pettine e principale motivo di contestazione è che “lo studio di attuabilità non ha tenuto conto del trasporto merci. Si rischia il collasso” ri‑ ferisce Vojtěch Sládek dell’associazione Žesnad che rappresenta la maggioran‑ za delle imprese del trasporto merci. Smantellati i binari di oggi, traffico passeggeri e merci saranno fatti con‑ fluire in un unico corridoio ferroviario ma non c’è spazio a sufficienza ed essendo il trasporto passeggeri pri‑ oritario, si rischia di fermare l’altro in determinate fasce orarie e causare un aumento di camion sulla già sovraffol‑ lata autostrada D1. Oltre ai miliardi da mettere in conto per risolvere il proble‑ ma con cavalcavia e gallerie. La Sždc sta redigendo un “esame tec‑ nico-economico della transitabilità”, deve cioè suggerire le modifiche tec‑
future of the city is the most important. Do you want it to develop, to have new vibes and offer new opportunities? Then move the station and broaden the city making use of the empty southern areas. This is the right step to take”. A criticized decision After assessing the pros and cons, a decision was reached on May 30; the Central Commission of the Ministry of Transport approved the relocation on Svratka River. Unlike the Petrov plan, this solution does not require any changes to the territorial plan. Presently, the Ministry is preparing a detailed report on the advantages brought forward by variant A, so that the government approves it definitively. I am happy that the Region, the Municipality and the Ministry have finally agreed. The most appropriate option is the River relocation. It will benefit mostly the city of Brno and will create the necessary space for an organic development of the center”, explained Dan Ťok, the minister of Transport.
It is estimated that the six-seven years of works will probably not start before 2020 and the costs will rise to 43.1 billion Czech crowns, of which 40.8 billion will be attributed to the railway part and the remaining amount to the city’s infrastructure. The construction of a high-speed line from Prague is also expected in the future. The core of all criticism is that “the feasibility study did not take into account the freight transport. There is a risk of collapse”, reports Vojtěch Sládek from the association Žesnad representing the majority of freight transport companies. Dismantling the current rail tracks will cause all passenger and freight traffic to merge into a single railway corridor, but there is not enough space. Passenger transport is a priority and we risk putting the other one on hold during certain time slots and causing an increase in transport trucks on the already overcrowded D1 motorway. Not to mention the billions to be spent on solving the matter of overpasses and tunnels.
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La stazione centrale di Brno all’inizio del Novecento e oggi / Brno central station at the beginning of the 1900s and nowadays
niche per aumentare la permeabilità e stabilità del trasporto merci. La ferrovia sotterranea Una proposta per alleggerire il futuro sistema di trasporto e offrire un colle‑ gamento più veloce tra la stazione e il centro ci sarebbe. Era stata anche posta come condizione indispensabile alla variante Fiume dai rappresentanti della
The Sždc is preparing a “technical-economic examination of the conditions”, and therefore it must suggest the technical modifications to increase the permeability and stability of freight transport. The underground railway There would be a solution to alleviate the future transport system and offer a faster connection between the sta-
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circoscrizione cittadina di Brno-centro e della Regione Moravia meridionale. Si tratta dell’ambizioso progetto “Metro‑ politana di Brno”, o “Diametro nord-sud” che potrebbe richiedere altri 20 miliardi di corone. Un percorso di 15 stazioni che non solo unirebbe le parti nord e sud della città ma anche Tišnov, 26 km a nord di Brno, con Slavkov, 23 km a est.
In attesa della decisione definitiva e finché non sarà pronta la nuova stazione, occorre occuparsi di quel‑ la esistente che ora lavora al limite della capacità e nella quale è indi‑ spensabile sistemare rotaie, binari e soprattutto modernizzare il sistema di sicurezza. Un anno di lavori, per una spesa di 2,1 miliardi di corone, che si tradurranno in una temporanea chiusura di Brno centrale. Già da metà luglio parte del trasporto verrà devia‑ to a Dolní nádraží. “Adesso la riparano perché si deve fare, perché è in rovina e non ci cada addosso” si può leggere tra i commenti polemici degli utenti. Soddisfatto, nonostante tutte le criti‑ che, il sindaco Petr Vokřál: “Dopo anni di discussioni ed esitazioni in cui l’inte‑ ro progetto di modernizzazione è stato rimandato, siamo giunti a una posizio‑ ne univoca e ora niente ostacolerà la costruzione della nostra nuova stazio‑ ne” ha dichiarato. “Brno se lo merita”. Vedremo cosa ne verrà fuori.
tion and the center. The representatives of Brno-center district and of the South Moravian Region also set it as an indispensable condition in the River alternative. It is the ambitious “Brno Underground” project or the “North-South Diameter” which could require an additional twenty billion crowns. A fifteen stop route that would not only connect
the northern and southern areas of the city but also Tišnov, 26 km north to Brno, with Slavkov, 23 km to the east. While waiting on the final decision and until the new railway station will be ready, it is, however, necessary to take care of the existing one. Presently, it operates at the limit of its capacity and the rails, tracks and security system all need maintenance. One year of works for a 2.1 billion Czech crowns that will determine the temporary closure of Brno Central Station. As of mid-July, part of the transport will be diverted to Dolní nádraží. “Now they are repairing it because it needs to be done, so it does not crumble down on us”, underline some criticizing comments of the passengers. Despite all the criticism, Mayor Petr Vokřál declares: “After years of discussions and hesitations that continuously postponed the modernization project, we got to a common position and now nothing will stay in the way of the construction of our new station”, he said. “Brno deserves it”. We will see what it will bring.
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TURISMO: DA RISORSA A PROBLEMA?
L’enorme afflusso di turisti ha cambiato la vita della capitale, ed è tempo di mettere sulla bilancia vantaggi e svantaggi di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček
The huge influx of tourists has changed the life of the capital, and it is time to weigh up the advantages and disadvantages
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Il turismo ricettivo è stato indicato per decenni come un rimedio all’u‑ scita delle grandi fabbriche dalle città europee e come volano per uno sviluppo economico più atten‑ to all’ambiente e al tessuto urbano. Qualcosa però dev’essere andato storto nella delicata transizione dalla città industriale a quella dei servizi. Negli ultimi anni sono diversi i casi di centri a forte impatto turistico, da Venezia a Barcellona, che stanno rivalutando criticamente l’arrivo in massa di visitatori. E i primi echi di critica stanno arrivando anche in Re‑ pubblica Ceca e non solo a Praga. Agenzia viaggi Unesco “Case, in cui non vive nessuno, nego‑ zi, che non servono a nulla. Strade, dove la gente non si incontra ma cerca di evitarsi. Potrebbe essere la descrizione di una località ad alto tasso di esclusione sociale, ma anche The tourism and hospitality sector has been indicated for decades as a remedy for the exit of large industrial plants out of European cities and as a driver for a more conscientious economic development to the environment and the urban fabric. However, something must have gone wrong in the delicate transition from the industrial city to the one of services. In the last few years, there have been several cases concerning centers with a strong touristic impact, from Venice to Barcelona, which were critically reevaluating the mass arrival of visitors. And, the first echoes of criticism are coming as well to Czech Republic and not only in Prague. UNESCO Travel Agency “Houses, in which nobody lives, shops, which are purposeless. Streets where people do not meet but try to
avoid each other. This could be the description of a city with a high rate of social exclusion, but also one of the most beautiful cities in the world registered on the list of UNESCO cultural heritage”, declared Kateřina Šedá, presenting her project, chosen this
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year to represent Czech Republic at the Biennal Art in Venice. In the Czech pavilion, Šedá has opened UNESCO, a fictitious employment agency, which offers visitors a salary to lead a normal life in the center of a typical Czech tourist city, Český Krumlov, free
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TOURISM: FROM RESOURCE TO PREDICAMENT? delle più belle città del mondo iscrit‑ te nella lista del patrimonio cultura‑ le dell’Unesco” così presenta il suo progetto, scelto quest’anno per rap‑ presentare la Repubblica Ceca alla Biennale dell’Arte di Venezia, l’ar‑ tista Kateřina Šedá. All’interno del padiglione ceco la Šedá ha aperto la UNES-CO, vale a dire una agenzia di collocamento fittizia, che offre ai visitatori una retribuzione per con‑ durre una vita normale nel centro di una tipica località turistica ceca, Český Krumlov, compreso l’alloggio gratuito. In altre parole. Il faticoso lavoro di vivere una vita normale in mezzo a una cittadina piena di visi‑ tatori. Le immagini reali, di questa occupazione del tutto particolare, vengono poi trasmesse in diretta a Venezia creando così un ponte sim‑ bolico tra le due città afflitte da un problema molto simile. Non è un
© 123RF.COM – T.W. VAN URK
accommodation included. In other words. The strenuous work of living a normal life in the middle of a town full of visitors. The real images of this very real occupation are then live broadcasted in Venice, thus, creating a symbolic bridge between the two
cities, which are plagued by a very similar problem. It is not a coincidence that both cities have thought of a similar solution: between 2016 and 2017 the municipal administration of Český Krumlov has thought of a system of gates and caps on the number
of accesses, the same one that the lagoon city has been experimenting with in the last few months. With great disappointment not only for the tourists but also for the residents. Český Krumlov is not the only Bohemian city that encounters risks related
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to mass tourism. Even the Karlovy Vary spa resort has known for years a strong presence of clients from the former USSR countries, who have changed its appearance and customs. Prague city center is also in danger, where there are over thirty thousand residents (compared to 180.000 in 1990), part of them being false residents to gain access to parking areas for residents and primary and secondary schools in Prague 1. On the other hand, the number of tourists has exploded in the last five years, from 5.7 million to 7.6 million people per year. Low-cost Prague At dawn, the Old City does not reveal the best of its faces. The street cleaners have to cope with broken bottles, remains after retching episodes, street corners cleaned the night before, dirt of all kinds and even excrements. The
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Per anni sotto l’ombrello del profitto economico, il turismo ha cambiato i connotati delle più belle città ceche. Oggi qualcuno dice basta For years under the umbrella of economic profit, tourism has changed the connotations of the most beautiful Czech cities. Now some say, enough is enough
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caso che entrambe abbiano pensato a un rimedio uguale: tra il 2016 e il 2017 l’amministrazione comunale di Český Krumlov ha pensato a un siste‑ ma di varchi e accessi contingentati, lo stesso che negli ultimi mesi sta sperimentando la città lagunare. Con grande disappunto non solo dei turisti ma anche dei residenti. Český Krumlov non è la sola città boema, che corre rischi legati al turismo di massa. Anche la stazio‑ ne termale di Karlovy Vary vive da anni una forte presenza di clientela proveniente dai Paesi dell’ex Urss, che ne hanno cambiato la faccia e le abitudini. In pericolo anche il centro di Praga, dove i residenti sono poco più di 30 mila (rispetto ai 180 mila del 1990), di cui una parte sono re‑ sidenti fittizi per ottenere l’accesso ai parcheggi per residenti e alle scuole elementari e medie di Praga 1. Dall’altra parte il numero dei tu‑ risti è esploso passando, nell’ultimo quinquennio, da 5,7 a 7,6 milioni di persone all’anno. nightlife in Prague has its epicenter on Dlouhá street, where every night groups of foreign tourists meet, mostly young men. The cheap beer and drinks, a relaxed atmosphere and a very soft approach of the police makes it attractive to them. “We receive hundreds of reports from residents, the biggest problem are young people who have been drinking too much”, confirms Oldřich Lomecký, Mayor in Prague 1. Its municipality has faced the phenomenon with little success. The ordinances against the consumption of alcoholic beverages on the streets have been used more for people without a permanent dwelling than against the frequently loud and overly jolly groups. The patrols of a security agency sent last summer on the behalf of the municipality to settle the conflicts have raised laughter and sarcasm in the newspapers and have been suspended. Moreover, the upcoming
Praga low-cost All’alba la Città Vecchia non presenta la migliore delle sue facce. Gli spazzini devono far fronte a cocci di bottiglie, quel che resta dei conati di vomito, angoli delle vie innaffiati dalla sera prima, sporcizia di ogni tipo e persino escrementi. La movida praghese ha il
suo epicentro nella via Dlouhá, dove ogni sera si incrociano nutriti gruppi di turisti stranieri, per lo piú maschi di giovane età. Ad attirarli birra e drink a basso costo, un’atmosfera disinvolta e un approccio della polizia molto soft. “Riceviamo centinaia di segnalazioni dai residenti, il problema più gros‑
municipal elections will certainly bring out other ideas of assured success. However, the matter of the loutish tourism is not an absolute novelty for the Bohemian capital. With the first lowcost connections with the cities in the
UK, Prague has become a destination for young Britons, cheap beer and sex weekends. Due to new platforms such as Airbnb, even the lodging has become low-cost. “The majority of people, that find accommodation in this way, are in-
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so sono i giovani, che hanno bevuto troppo” conferma il sindaco di Praga 1 Oldřich Lomecký. Il municipio di Pra‑ ga 1 ha fronteggiato il fenomeno con scarso successo. Le ordinanze contro il consumo delle bevande alcoliche nelle strade sono state usate più per le persone senza fissa dimora che
contro le frequenti comitive chiasso‑ se e ridanciane in maniera eccessiva. Le ronde per sedare i conflitti messe su l’estate scorsa da un’agenzia di sicurezza su incarico del comune hanno suscitato ilarità e sarcasmo sui giornali e sono state sospese. E le imminenti elezioni comunali faranno
emergere sicuramente altre idee di assicurato successo. Quella del turismo dello sballo non è però una novità assoluta per la capitale boema. Con i primi collegamenti lowcost con le città del Regno Unito Pra‑ ga è diventata una meta per i giovani britannici e i fine settimana di birra e
© 123RF.COM – VERBASKA
terested only in beer, strumpets and take advantage of the inefficiency of the police, which allows them to do what they want”, underlines Ivan Solil, councilor in Prague 1 and supporter of the vicious circle argument.
The boom of short-term rentals (only Airbnb recorded a million arrivals last year) often puts good neighborly relationships to the test. There are many complaints of the residents regarding thrown parties, the lack of respect
for resting hours or violations of the condominium code (such as smoking in the buildings). However, the neighbors have few levers to deal with the situation since the rented apartments are often owned by foreign citizens,
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sesso a basso costo. Grazie a nuove piattaforme come Airbnb anche gli alloggi sono diventati a basso costo. “La maggioranza delle persone, che soggiornano in questo modo, sono interessate solo alla birra, alle donne di costumi facili e approfittano della inefficienza della polizia, che permette loro di fare quello che vogliono” è l’opi‑ nione dell’assessore al comune di Pra‑ ga 1, Ivan Solil, il quale quindi sostiene la tesi del circolo vizioso. Il boom degli affitti a breve termine (solo Airbnb ha registrato lo scorso anno un milione di arrivi) mette spes‑ so a dura prova i rapporti di buon vi‑ cinato. Le lamentele dei residenti per feste improvvisate e il non rispetto della quiete notturna o per violazio‑ ni del codice condominiale (come il fumo nei palazzi) sono numerose. Tuttavia i vicini hanno poche leve per fronteggiare la situazione essendo gli appartamenti messi in affitto spesso di proprietà di cittadini stranieri, rap‑ presentati in loco solo da un’agenzia. Perciò il comune di Praga 1 ha messo represented locally only by an agency. Therefore, the municipality of Prague 1 has made available to its residents a web page for reporting/denouncing the behaviors related to short-term rentals, which may lead to controls by the municipality’s Department for Economic Activities. The boost of the Airbnb phenomenon occurred at a delicate moment for the Prague’s real estate market. The high rise in the prices of apartments and rents are partly attributable, as experience has shown abroad, to the transformation of a part of the housings in tourist accommodations. This way flats leave the residential market that is affected by an insufficiency of new buildings. Both local and national politics are far behind with the matter. The Municipality of the Czech capital has succeeded only in the spring of this year to introduce regulatory instruments into a draft bill on sharing
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a disposizione dei suoi residenti una pagina web di segnalazione/delazio‑ ne di comportamenti riconducibili agli affitti a breve termine, che pos‑ sano condurre a controlli da parte del Dipartimento per le Attività Economi‑ che del comune. L’esplosione del fenomeno Airbnb è avvenuta in un momento delica‑
© KATEŘINA ŠEDÁ
economy. If the law were to pass the municipalities could, for example, set a maximum of numbers of days for short-term rentals. The protective wing of tourism The criticism of tourism industry, which seems to have lost all sense of proportion, is often put to silence by a single argument: the tourism provides
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to per il mercato immobiliare pra‑ ghese. I forti rialzi dei prezzi degli appartamenti e degli affitti sono in parte imputabili, come mostrano le esperienze all’estero, proprio alla tra‑ sformazione di una parte delle abita‑ zioni in alloggi per turisti. In questo modo si sottraggono appartamenti al mercato, che soffre di insufficien‑ za di nuovi immobili. La politica, sia quella locale che quella nazionale, si sta muovendo in grande ritardo sul problema. Solo nella primavera di quest’anno il Municipio della capita‑ le ceca è riuscito a far introdurre, in un disegno di legge in preparazione sulla sharing economy, degli stru‑ menti di regolazione. Qualora la leg‑ ge passasse i municipi potrebbero, ad esempio, fissare un numero massimo di giorni di affitto a breve termine degli appartamenti. La mammella del turismo Le critiche a un sistema del turismo, che sembra aver smarrito ogni sen‑ so della misura, vengono spesso silenziate da un solo argomento: il turismo dà da mangiare a un sacco di persone. Questo vale anche per Praga e la Repubblica Ceca, dove questo settore rappresenta il 2,8 per cento del Pil e più del 4 per cento della occupazione lavorativa. Oltre
la metà del giro d’affari è riferibile all’incoming dall’estero. Parliamo quindi di un settore, che con ogni probabilità continuerà ad aver fame di un numero elevato di dipenden‑ ti, lavoratori che spesso non hanno neanche bisogno di titoli di studio elevati per essere assunti. Dall’altra parte si tratta di posti spesso precari, con stipendi fortemente al di sotto della media nazionale. A Praga poi la mammella del turismo nutre un sot‑ tobosco imprenditoriale fatto di ven‑ ditori di matrioske, colbacchi e altri improbabili souvenir, di noleggiatori di segway e altri mezzi di trasporto impropri, cambiavalute sconvenienti o di tassisti truffaldini. Il gettito fiscale da queste attività non è trascurabile. Si stima che en‑ trino nelle casse pubbliche qualcosa come venti miliardi di corone. A parte gli stipendi per gli spazzini, che ogni mattina ripuliscono le strade della Città vecchia dopo i party selvaggi della notte prima, quasi nulla di que‑ sti soldi viene speso per rimediare ai disequilibri causati. Forse sarebbe ora di pensare alla creazione di un fondo speciale per misure di risanamento nelle zone ad alta intensità turistica, un po’ come si fa con altre attività a forte impatto ambientale.
for many people. This also applies to Prague and Czech Republic, where this sector represents 2.8% of the GDP and more than 4% of the employment rate. More than half of the turnover is attributable to the incoming from abroad. Therefore, we talk about a sector that will most probably continue to attract a large number of employees, workers who often do not even need high educational qualifications to get hired. On the other hand, these are often precarious jobs, with salaries far below the national average. Then again, in Prague the protective wing of tourism shelters an entrepreneurial layer of sellers of matryoshka dolls, hats and other unthinkable souvenirs, Segway renters
and other unsuitable means of transportation, improper currency exchangers or fraudulent taxi drivers. The tax revenue from these activities is not to be neglected. It is estimated that around twenty billion crowns touch the public treasury. Apart from the salaries of the street cleaners, who clean every morning the streets of the Old City after the overnight wild parties, almost none of this money is directed in fixing the caused unbalances. Maybe it would be a good time to think about creating a special fund for rehabilitation measures in highly tourist areas, somewhat like how things are handled for activities with high environmental impact.
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Fondata nel 1996, Finmed s.r.o. è una società che si occupa dell’importazione e commer‑ cializzazione di dispositivi medici, di prodotti ospeda‑ lieri monouso e di un’ampia gamma di accessori chirurgici. La sua sede centrale è stata stabilita a Praga ma Finmed è completamente introdotta nel circuito ospedaliero delle più importanti città della Re‑ pubblica Ceca. Il portafoglio dei prodotti copre vari rami della medicina ufficiale. Finmed S.r.o., founded in 1996, is a company involved in the importation and commercialization of medical devices, hospitals disposables and a wide range of surgical accessories. Its headquarters were established in Prague but Finmed is also fully introduced in the hospital circuit of the most important cities of the Czech Republic. The product portfolio covers several branches of the official medicine.
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SLOVENSKÉ ELEKTRÁRNE, a. s. PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ELETTRICITÀ ELECTRICITY PRODUCTION AND DISTRIBUTION Slovenské elektrárne, azienda del gruppo Enel ed il maggiore produttore di energia elettrica in Slovacchia dove, grazie ad un ottimo bilanciamento delle fon‑ ti, genera il 91% dell’elettricità senza emissioni di gas serra. At‑ traverso la filiale ceca, Slovenské elektrárne è presente anche nel mercato retail ceco, con partico‑ lare attenzione ai clienti business, cui offre elettricità e servizi di efficienza energetica per aiutar‑ li a risparmiare su illuminazione, riscaldamento, raffreddamento e altre tecnologie energy intensive. Slovenské elektrárne is an Enel Group company and the largest producer of electricity in Slovakia where, thanks to an ideal production mix, generates 91% of electricity free of greenhouse gas emissions. Through its Czech branch, Slovenské elektrárne operates also in the Czech retail market, with a strong focus on business clients, offering electricity and energy services that help clients to save on lighting, heating, cooling and other energy intensive technologies. ČR branch Rybná 14, 110 00 Praha 1 Česká republika czechrepublic@enel.com www.seas.sk/Inovacie www.seas.sk/clients-czech-republic
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INDUSTRY AND TRADE
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INDUSTRY AND TRADE
Progetto RC suggests
SIAD GAS TECNICI, SPECIALI, MEDICINALI, ALIMENTARI TECHNICAL, SPECIALTY, MEDICAL AND FOOD GASES Fondato a Bergamo nel 1927, SIAD è uno dei principali gruppi chimici italiani ed è attivo nei settori gas industriali, engi neering, healthcare, servizi e beni industriali. SIAD è pre‑ sente nel Centro-Est Europa in dodici diversi Paesi, con siti pro‑ duttivi e filiali commerciali. In Repubblica Ceca opera dal 1993 con SIAD Czech e, nel 2005, ha realizzato a Rajhradice, vicino a Brno, uno stabilimento di pro‑ duzione dei gas industriali tra i più tecnologicamente avanzati di tutto il Paese. Founded in Bergamo in 1927, SIAD is one of the most important Italian chemical groups and it is present in the area of industrial gases, engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales offices in twelve different Central and Eastern European countries. In the Czech Republic, it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established an industrial gases production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units in the entire nation. www.siad.cz siad@siad.cz
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L’ARTISTA CHE RISVEGLIA DAL TORPORE LE CITTÀ TURISTICHE THE ARTIST Il padiglione veneziano di WHO AWAKENS TOURIST CITIES Kateřina Šedá è un allarme contro FROM TORPOR
le città-vetrina. L’artista ceca non è nuova al tentativo di tutelare il lato umano dei centri urbani di Alessandro Canevari
by Alessandro Canevari
The Venetian pavilion of Kateřina Šedá is an alarm against showcase cities. The Czech artist is not new to trying to protect the human side of urban centers
© ROMAN FRANC (UNES-CO.CZ)
Vista esterna del padiglione, con l’insegna “UNES-CO” che rimpiazza la scritta “Cecoslovacchia” / Exterior view of the pavilion, with the sign “UNES-CO” replacing the word “Czechoslovakia”
The pavilion of the Czech and Slovak Republics at the Venice Biennale does not cease to amaze us. Having been built in 1926 by Otakar Novotný, a pupil of the great Jan Kotěra, in ninety-two years of honorable service it has hosted countless and illustrious installations, works
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of art and architectural exhibitions. However, one would never expect, when crossing the doorway of its famous portal, to find oneself in front of an immaculate circular reception desk behind which courteous and smiling employees in white uniforms sit.
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Actually, the estrangement caused by this lightning quick short-circuit seems to leave most of the patrons in a state of confusion. After the first instant, some of them cautiously move towards the counter, looking around with the typical embarrassment of someone who feels
cultura culture
Il padiglione delle Repubbliche Ceca e Slovacca alla Biennale di Venezia non smette di stupire. In novantadue anni di onorato servizio, costruito nel 1926 da Otakar Novotný – allievo del gran‑ de Jan Kotěra – ha ospitato innume‑ revoli ed illustri installazioni, opere d’arte e mostre d’architettura. Tutta‑ via, mai ci si aspetterebbe, varcando la soglia del suo celebre portale, di
trovarsi dinnanzi ad un immacolato bancone circolare da reception dietro al quale siedono cortesi e sorridenti impiegati in divisa bianca. Lo straniamento causato da questo fulmineo cortocircuito sembra in ef‑ fetti lasciare spaesata la maggior parte degli avventori. Dopo il primo istante qualcuno di loro incede cautamente verso il bancone, guardandosi attorno
con l’impaccio tipico di chi si sente un intruso, o quantomeno fuori posto. Sul fondo della sala circondata da bandiere e inondata di luce lattea proveniente dall’immenso lucernario campeggia un maxischermo che alter‑ na un logo rosso ad immagini urbane. Ha davvero tutta l’aria dell’impeccabile reception di una grande multinaziona‑ le o di un ente governativo.
© CREDIT: KATEŘINA ŠEDÁ
like an intruder, or at least out of place. At the back of the room, surrounded by flags and flooded with light from the immense skylight, stands a large screen that alternates a red logo with urban images. It really has the air of the impeccable reception of a large multinational corporation or government agency. No fear, no sacrifice. The glorious
pavilion that belonged to Czechoslovakia has certainly not been downgraded to a service building to welcome visitors, nor has it been sold to any supranational agency for representation at the Venetian kermesse. On the contrary, the inspired idea of the curator Kateřina Šedá, born in 1977, seems to provide international
visibility to the pavilion, interpreting the theme “Freespace” of this 16th Architectural Biennale. Despite many patrons tending to explain to themselves that it is certainly an immersive installation beyond the usual new media, in a vain attempt to minimize the disorientation, what you find in the pavilion is effectively a real
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reception: the reception of the Venetian headquarters of the UNES-CO (United Nations Real Life Organization). This fictitious organization is the idea that the curator has devised to bring to public attention the difficulty of leading a “normal life” in the cities protected by UNESCO (the real one) due to the tourist overload. Over 1,000 sites have been
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vedere a dare visibilità internazio‑ nale al padiglione, interpretando il tema “Freespace” di questa 16. Bien‑ nale d’Architettura. Nonostante molti avventori tendano a spiegare a loro stessi che si tratta certamente di un’installazione im‑ mersiva oltre i consueti nuovi media – nel vano tentativo di minimizzare lo spaesamento, quella che si trova nel padiglione è a tutti gli effetti una vera reception: la reception della sede veneziana di UNES-CO (Uni‑ ted Nations Real Life Organization). Questa fittizia organizzazione è la trovata che la curatrice ha escogitato
per portare all’attenzione del pubbli‑ co la difficoltà di condurre una “vita normale” nelle città tutelate dall’U‑ nesco – quella vera – a causa del so‑ vraccarico turistico. Nelle liste Une‑ sco dal 1946 ad oggi si sono iscritti oltre mille siti, tra i quali figurano anche una dozzina di città boeme. La fittizia associazione – alla base del cui nome risiede l’anagramma “Co město unese” – nasce con l’in‑ tento di riportare il calore della vita quotidiana in quelle località tanto meravigliose quanto frequentemen‑ te ridotte a preziose scenografie per la fugace occhiata dei turisti.
© KATEŘINA ŠEDÁ
Niente paura, nessuna rinuncia. Il glorioso padiglione che fu della Cecoslovacchia non è stato certo declassato ad edificio di servizio per accoglienza dei visitatori né è stato ceduto a qualche agenzia sovrana‑ zionale per rappresentanza alla ker‑ messe veneziana. Al contrario, l’a‑ cuta trovata della curatrice Kateřina Šedá – classe 1977 – sembra prov‑ registered on UNESCO lists since 1946, including a dozen Bohemian cities. The fictitious association, at the base of whose name lies the anagram “Co město unese,” was born with the intent of bringing the warmth of everyday life to those places as wonderful as frequently reduced to precious scenery for the fleeting glance of tourists. No location could give a voice to such a problem better than Venice, a paradigmatic case of exasperated tourist overcrowding. The regular invasion of the city’s famous sotopòrteghi (alleys passing under buildings) and calli (the typical alleyways of the city), along with the indisputable economic advantages, leads to a radical alteration of the habits, and sometimes the freedom, of those who live in honor and commitment of the city of art. Statistics show how the historical center of Český Krumlov, a UNESCO
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© KATEŘINA ŠEDÁ
jewel in Southern Bohemia, is virtually uninhabited today, a destiny that could also touch Venice. From the part of Šedá, there is not simply a critique or an observation of the phenomenon, but a concrete proposal to mitigate the partial depopulation that this causes in its most threatening
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repercussion: for the city to slide into becoming a sort of theme park in which one admires wonders coming from the past. Such a crystallization would not only bring discomfort, isolation and solitude to the residents, but in her opinion also a less authentic experience for the tourist who visits them.
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Nessuna location avrebbe potuto dare voce ad un tale problema me‑ glio di Venezia, caso paradigmatico di esasperato sovraffollamento tu‑ ristico. La regolare invasione di calli e sotopòrteghi porta assieme agli indiscutibili vantaggi economici una radicale alterazione delle abitudini – e talvolta della libertà – di coloro che dell’abitare la città d’arte vivono onori e soprattutto oneri. Le statisti‑ che mostrano come il centro storico di Český Krumlov, gioiello Unesco nella Boemia Meridionale, sia ad oggi virtualmente disabitato, destino che potrebbe toccare anche Venezia.
Da parte di Šedá non giunge sempli‑ cemente una critica o un’osservazio‑ ne del fenomeno, ma una proposta concreta per mitigare il parziale spo‑ polamento che questo induce nella sua ripercussione più temibile: lo sci‑ volamento della città in una sorta di parco a tema nel quale rimirare me‑ raviglie provenienti dal passato. Una tale cristallizzazione non porterebbe solo disagio, isolamento e solitudine per i residenti, ma a suo avviso anche un’esperienza meno autentica per il turista che li visita. Attraverso UNES-CO, l’artista approfitta della visibilità veneziana per ampliare
la sensibilizzazione sul tema, cercando volontari disposti a vivere nell’incante‑ vole centro storico di Český Krumlov e riportare il calore delle “attività norma‑ li” tra quelle strade snaturate – docu‑ mentando il tutto in diretta TV. Šedá, nota al grande pubblico dopo la partecipazione a documenta 12 a Kassel e alla 5. Biennale di Berlino, non è affatto nuova a operazioni di questo genere. La peculiarità della sua ricerca consiste proprio nell’agire come una sorta di regista di articolate azioni collettive ed eventi pubblici, coordinando il pubblico stesso all’in‑ terno delle proprie opere capaci di
© KATEŘINA ŠEDÁ
Alcune delle mappature di ciò che credono di ricordare del paesaggio gli abitanti di Nošovice / Some of the mappings of what the inhabitants of Nošovice believe to remember about the landscape
Through UNES-CO, the artist takes advantage of the Venetian visibility to broaden the public consciousness on the topic, while looking for volunteers willing to live in the enchanting historical center of Český Krumlov, and bring the warmth of the “normal activities” among those distorted roads, documenting everything on live Tv. Šedá, known to the public having taking part in group exhibitions “Documenta 12, Kassel,” and “The 5th Berlin
Biennal, Over and Over,” is not new to such operations. The peculiarity of her research consists precisely in acting as a sort of director of articulated collective initiatives and public events, coordinating the public itself within her own works capable of hybridizing the urban scale to the intimate dimension of private relations. This masterly ‘intrusion’ into such a vast and delicate field earned her the title of “Architect of the Year” in the Czech Republic last
year, as well as the prestigious curatorship of the Venetian pavilion. Animated by the idea of art as a formidable means to act in this field, the brilliant and award-winning artist from Brno considers the production of a work or an exhibition only the last step in a complex process that “identifies the artistic object as a therapeutic tool.” This explains the friendly language, both engaging and ready to turn the rigour of an austere museum
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ibridare la scala urbana alla dimen‑ sione intima delle relazioni private. Questa sua magistrale “intrusione” in un campo tanto vasto e delicato le è valsa lo scorso anno il titolo di Ar‑ chitetto dell’Anno in Repubblica Ceca nonché la prestigiosa curatela del pa‑ diglione veneziano. Animata dall’idea dell’arte come for‑ midabile mezzo per agire in questo campo, la brillante e pluripremiata artista di Brno ritiene la produzione di un’opera o di una mostra solamente l’ultimo passo di un processo comples‑ so che “individua l’oggetto artistico come strumento terapeutico”. Questo spiega il suo linguaggio amichevole, coinvolgente e pronto a trasformare il rigore di un austero museo in uno spazio accogliente, preferendo talvol‑ ta nascondere la parola “arte” laddove potrebbe compromettere il rapporto di fiducia instaurato con il suo pubblico di protagonisti, intimorendolo. Nelle sue operazioni a doppia scala Šedá rimane in disparte e pone al centro il punto di incontro tra relazioni umane e urbanistica, tra vita quotidia‑ na e spazio costruito, coinvolgendo in‑ into a welcoming space, sometimes preferring to hide the word “art” where it could compromise the relationship of trust established with its audience of protagonists, even intimidating it. In her double-scale operations, Šedá remains on the sidelines and focuses on the meeting point between human relations and urban planning, between everyday life and built-up space, involving entire communities in an attempt to mend social and urban fractures. Like any good director, she therefore, as she likes to define herself, her role is to arrange, plan and coordinate, delivering the scene to the protagonists and let things take their course, a modus operandi perfectly fitting also to the architect’s figure. This way, curious urban survey systems come to life, in addition to original spontaneous mappings performed by the inhabitants of a certain
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tere comunità nel tentativo di ricucire fratture sociali ed urbane. Come ogni buon regista – così ama definirsi – il suo ruolo è quello di predisporre, pro‑ grammare e coordinare, consegnando la scena ai protagonisti e lasciando che le cose facciano il loro corso – modus operandi perfettamente calzante an‑ che alla figura dell’architetto. In questo modo prendono vita curiosi sistemi di rilevazione urbana, originali mappature spontanee eseguite da‑
gli abitanti di un certo luogo nonché spettacolari sincronizzazioni di intere comunità. Proprio su quest’ultima strategia si basa la nota performance Nic tam není (There Is Nothing There) grazie alla quale Ponětovice – un pa‑ ese della Moravia Meridionale – vide trecentoquindici dei suoi poco meno di quattrocento abitanti eseguire gli stes‑ si gesti nel medesimo istante per l’in‑ tera giornata di sabato 5 maggio 2003. Con il progetto Nedá se svítit I./No
© KATEŘINA ŠEDÁ
Un fotogramma del video che documenta la sincronizzazione degli abitanti di Ponětovice: alle ore 10 di sabato 5 maggio 2003 spazzano la strada di fronte alla propria casa / A frame of the video documenting the synchronization of the inhabitants of Ponětovice: at 10 am on Saturday 5 May 2003, they sweep the road in front of their houses
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place as well as spectacular synchronizations of entire communities. Precisely regarding this latter strategy, the well known performance Nic tam není (There Is Nothing There) should be mentioned, thanks to which Ponětovice - a village in South Moravia, saw three hundred and fifteen of its just under four hundred inhabitants, perform the same gestures at the same time for the entire day of Saturday the 5th of May 2003. With the project Nedá se svítit I./No Light II. the inhabitants of Nošovice on the other hand, were protagonists of a decidedly sui generis urban map-
ping campaign. In 2010, Šedá asked them to lay out on tablecloths what they believed to remember of the old urban landscape before the town’s layout was drastically modified by a huge industrial settlement built in the previous two years. However, these are just some of the most famous among the instruments that populate the unusual toolbox of an artist constantly looking for a hybrid way between social and urban investigation to trigger an exchange between people in their places of daily life, returning an often absent or lost dimension.
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Light II. gli abitanti di Nošovice sono stati invece protagonisti di una cam‑ pagna di mappatura urbana decisa‑ mente sui generis. Nel 2010 Šedá ha chiesto loro di restituire su tovaglie bucate al centro ciò che credevano di ricordare del panorama urbano prima che l’assetto della cittadina fosse dra‑ sticamente modificato da un enorme insediamento industriale costruito nel biennio precedente. Tuttavia, questi sono solo alcuni dei più famosi tra gli strumenti che po‑ polano l’insolita cassetta degli attrezzi di un’artista costantemente in cerca di una via ibrida tra indagine sociale e urbanistica per innescare uno scambio tra le persone nei loro luoghi di vita quotidiana, restituendo una dimen‑ sione spesso assente o smarrita. La sua opera veneziana pone in di‑ scussione la progressiva “freddezza” dei siti Unesco abitati, nei quali non si vedono né bambini andare a scuola né panni stesi, neppure alle facciate secondarie. Con la sua consueta affabile cura, Šedá declina efficacemente il tema “Freespace” affrontandolo secondo Adam Budak – curatore della Národní galerie di Praga, nonché il commissa‑ rio del padiglione – in modo addirit‑ tura sovversivo, mostrandoci ciò che “lo spazio libero non è”. Il padiglione UNES-CO è visitabile fino al 25 novembre 2018 presso i Giardini della Biennale di Venezia. Her Venetian work calls into question the progressive “coldness” of UNESCO inhabited sites, in which neither children can be seen going to school nor clothes hanging, not even from secondary façades. With her usual amiable care, Šedá effectively declines the “Freespace” theme by tackling it according to Adam Budak, curator of the Národní galerie in Prague, as well as the pavilion commissioner, in an even subversive way, showing us the “free space which is not there.” The UNES-CO pavilion can be visited until November the 25th, 2018 at the Giardini della Biennale in Venice.
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Vittorio Giardino, il disegnatore bolognese, autore della trilogia su Jonas Fink, un monumentale romanzo a fumetti ambientato nella Cecoslovacchia comunista
L’INGEGNERE CHE RACCONTA PRAGA CON UN PENNINO THE ENGINEER WHO DEPICTS PRAGUE WITH A NIB
di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti
The Bolognese illustrator, Vittorio Giardino, author of the Jonas Fink trilogy, a historical graphic novel set in communist Czechoslovakia
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No, it is not the hand of Hugo Pratt, nor that of his alter ego, the Istrian comic book illustrator Attilio Micheluzzi. However, the magical nib and the delicate watercolors of Vittorio Giardino have, perhaps, some influence from these both illustrators who have created the history of Italian comics. Even nowadays, aged 71, Giardino is a great lover of Eastern Europe. He is an electronic engineer who loves details and who transposed his ex-
pertise of implacable precision and artisan intransigence in the world of dream per excellence and perhaps in the one of the unpredictable: the comics, more precisely. The story of Jonas Fink, a Praguian saga in three volumes entitled “A Jew in Communist Prague”, merely finalized after twenty years of work, could not belong to anybody else but him. “I do not believe in the barriers between knowledge – he explains, peacefully, to
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an audience in Bologna gathered for the launch of Jonas Fink. – I rather believe that scientific training and humanistic studies intertwine, go side by side, along a similar road. This is my love for details: having already built the comic in my mind, even before starting to draw it”. The simple tools of generations of comic book writers: eraser, pencil, watercolor, nib, arranged in perfect order in his Bolognese studio overflowing with drawings, globes, books, maps,
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No, non è la mano di Hugo Pratt, e nemmeno quella del suo alter ego, l’architetto fumettista istriano Atti‑ lio Micheluzzi. Nel pennino magico e negli acquerelli delicati di Vittorio Giardino c’è però forse qualcosa della influenza di entrambi, di due dise‑ gnatori che hanno fatto la storia del fumetto italiano. Ancora oggi, a 71 anni, Giardino è un grande amante dell’Europa dell’Est, un ingegnere elettronico che ama i dettagli e che ha portato il suo ba‑ gaglio di implacabile precisione e di intransigenza artigiana nel mondo per eccellenza del sogno e magari dell’im‑ prevedibile: il fumetto, appunto. La storia di Jonas Fink, una saga pra‑ ghese in tre puntate dal titolo “Una vita sospesa”, appena conclusa dopo venti anni di lavoro, non poteva quin‑ di che essere opera sua. “Non credo alle barriere fra i saperi – spiega lui, serafico, nella sua Bologna
reminders: “One must first feel the character, imagine it in his mind, then slowly transpose it on paper, picture his face, the way he moves, dresses. Eventually, laboriously, your idea becomes something palpable”, clarifies the creator of Jonas. Thus, there is no need to be surprised if on Giardino’s desk one can find magazines from the period ‘45-‘70, from Směna to Literární noviny and Rudé právo and Golem. There are also
cards, posters and communist leaflets of those years, vocabularies, photographs and reconstructions of old palaces, photos of the Praguian clashes of ‘68, and even photos of military parades in communist Czechoslovakia. “The Prague that I depicted in my books is the one I lived, breathed, examined in books and also on many journeys. I loved the East even during the times of the Wall, when it was not always easy to enter these countries. I revisited
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ad una platea di invitati per il debut‑ to del suo terzo Jonas Fink. – Penso piuttosto che formazione scientifica e discipline umanistiche si tocchino, camminino, in fondo, lungo una stra‑ da simile. È questo il mio amore per il dettaglio: aver già costruito nella mente il fumetto, ancor prima di ini‑ ziare a disegnarlo”. Gli strumenti, quelli semplici di gene‑ razioni di fumettisti: gomma, matita,
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acquarello, pennino, raccolti in ordine nel suo studio bolognese traboccante di disegni, mappamondi, libri, carte geografiche, notes di appunti: “Un personaggio devi prima sentirlo, im‑ maginarlo nella tua mente, poi por‑ tarlo pian piano su carta, pensare la sua faccia, il suo modo di muoversi, di vestire. Alla fine, faticosamente, la tua idea diventa qualcosa di concreto” chiarisce l’inventore di Jonas.
Allora perché stupirsi se sul tavolo da lavoro di Giardino figurano rivi‑ ste del periodo ‘45-‘70, da Směna a Literární noviny a Rudé právo alla successiva Golem, carte, manifesti e volantini comunisti di quegli anni, vocabolari, fotografie e ricostruzio‑ ni dei palazzi del tempo, foto degli scontri nella Praga del ‘68, persino foto delle parate militari nella Ceco‑ slovacchia comunista.
Prague nowadays, always putting hidden details into light, the suburbs and places where “the new” has not yet fully imprinted itself in its anthropological transformation”, clarifies the Master. Thus, here we have in the comic strips the working-class neighborhood of
Žižkov, the house of the protagonist Jonas Fink on Koněvova, the Cafè Imperial, photographed from different angles, the old library of Staré Město, the psychiatric clinic of Bohnice that Giardino has obviously visited to have it “reconstructed” in the comics.
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“La Praga che ho disegnato nei miei libri l’ho vissuta, respirata, sezionata sui libri ma anche in numerosi viaggi. Amavo l’Est anche ai tempi del Muro, quando entrare in questi paesi non era sempre facilissimo. Praga la rivisi‑ to oggi prediligendo sempre i dettagli nascosti, le periferie, i luoghi dove il “nuovo” non è ancora del tutto arri‑ vato nella sua trasformazione direi antropologica” chiarisce il maestro.
E allora nelle sue strisce ecco il quar‑ tiere operaio di Žižkov, ecco la casa del protagonista Jonas Fink nella Koněvova, ecco il Cafè Imperial, fo‑ tografato da diverse angolature, ecco una vecchia libreria di Staré Město, ecco la clinica psichiatrica di Bohnice, che Giardino ha ovviamente visitato per “ricostruirla” sui fumetti. “Quando dico che è più difficile scrivere una “bande dessinée” di un romanzo,
molti storcono il naso – puntualizza l’in‑ gegnere – eppure è vero. Per chiudere la saga di Jonas, giovane ebreo vissuto fra il ‘45 e il ‘68 e poi espatriato dopo l’inva‑ sione russa, ho impiegato circa vent’an‑ ni. Non ho fatto solo questo, è vero, ma i tre momenti: “L’Infanzia”, “L’adolescen‑ za” e “Il libraio di Praga” sono altrettante biografie della Città magica”. Il libraio di Praga, ultimo capitolo del‑ la storia di Jonas Fink, è stato appena
pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard: un volume di oltre 300 pagine intito‑ lato Una vita sospesa, che raccoglie anche le prime due parti, ormai intro‑ vabili da tempo. Ma allora chi è, questo piccolo eroe che vive in una città ingabbiata? È semplicemente il figlio del dottor Fink, un ragazzo tranquillo che ama gli aerei e la libertà. Il padre, in pieno periodo staliniano, nel 1950, viene
Vittorio Giardino nel suo studio, insieme ad alcuni dei suoi personaggi / Vittorio Giardino in his atelier with some of his characters
“When I am saying that it is more difficult to write a “bande dessinée” than a novel, many people turn their noses up – points out the engineer – and yet it is true. I spent about twenty years to finalize Jonas’s saga, the story of a young Jew who lived between ‘45 and ‘68 and then
got expatriated after the Russian invasion. I did not do only this, it is true, but the three volumes: “Loss of Innocence”, “Adolescence” and “Rebellion” are further biographies of the magical city”. “Rebellion”, the last volume in the story of Jonas Fink, has just been published
in Italy by Rizzoli Lizard: a volume of over 300 pages entitled “A Jew in Communist Prague”, which also includes the first two parts that have not been available for a long time. So who is this hero who lives in this caged city? He is simply the son of Dr.
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Fink, a quiet boy who loves airplanes and freedom. In 1950, in the middle of the Stalinist period, the father was arrested for “counter-revolutionary activities” and “espionage”: he will no longer see his family again because he will die in prison. And not
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arrestato per “attività controrivolu‑ zionaria” e “spionaggio”: non rivedrà più la sua famiglia perché morirà in carcere. Non solo: la collocazione “eversiva” del padre impedirà a Jo‑ nas di accedere alle scuole superiori, di trovare un vero lavoro per il suo
sostentamento e quello della madre Edith: “Jonas – aggiunge Giardino – è doppiamente vittima della sorte beffarda: scappato alla ferocia antie‑ braica dei nazisti, sperimenterà un nuovo tipo di antisemitismo: quello dei nuovi padroni russi. Ho voluto far capire come l’odio verso gli ebrei non sia stato un’esclusiva delle SS, o dei loro seguaci. Anche all’Est, nasco‑ sta sotto le ceneri, ha sempre covato questa discriminazione razziale”. Messaggi nemmeno troppo sublimi‑ nali, questi dell’ingegnere felsineo. Che, dopo una promettente carriera (è diventato manager in un’azienda
only this; the “subversive” placement of his father will prevent Jonas from attending high school, finding a real job to support himself and his mother Edith. “Jonas is a double victim of the mocking fate: escaped from the antiJewish ferocity of the Nazis, he will experience a new kind of antisemitism: that of the new Russian masters. I wanted to underline that the hatred towards Jews was not exclusive to the SS or their followers. Even in the East, hidden under the ashes, there was always a racial discrimination harbored”, added Giardino. These are not even subliminal messages, coming from the engineer of Bologna. After a promising career, (he became a manager in an electricity company) in the ‘70s, he attended Bologna of Andrea Pazienza and Radio Alice, a certain “alVittorio Giardino durante una sua recente visita a Praga, nel labirinto degli specchi di Petřín / Vittorio Giardino during a recent visit to Prague, in the Mirror maze in Petřín
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di elettricità) negli anni Settanta fre‑ quenta la Bologna di Andrea Pazienza, di Radio Alice, di una certa sinistra “al‑ ternativa”. Soprattutto, incontra l’uomo destinato a cambiargli la vita, l’editore di fumetti Luigi Bernardi: “Rispetto a molti colleghi ero un dilettante sprov‑ veduto – chiarisce Giardino. – Non avevo nessuna scuola o accademia alle spalle. Così, i miei primi lavori mante‑ nevano un tratto ingenuo, poco accu‑ rato. Ma sono andato avanti con deter‑ minazione: il primo “Jonas Fink” vede la luce sulle pagine de “Il Grifo”, rivista di fumetti creata da Vincenzo Mollica, oggi affermato giornalista Rai”.
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“Ho frequentato anche altri campi, l’illustrazione pubblicitaria, l’affiche ma il fumetto è restato sempre al cen‑ tro della mia attività – chiarisce. – Il successo, come si dice in questi casi, è arrivato alla fine degli anni Settan‑ ta, quando dopo i premi italiani ho iniziato ad esser conosciuto anche in Francia, Belgio, Svizzera. Proprio con “Jonas Fink – L’infanzia”, nel ‘95 ho vinto il premio per il miglior album straniero al Festival di Angouleme, in Francia. Gli Stati Uniti mi hanno aper‑ to le porte: un mercato vastissimo, dove il fumetto gode di una conside‑ razione ben più alta che da noi”.
Non c’è, naturalmente, solo Jonas, nei personaggi venuti fuori dalla matita magica di Giardino: di atmosfera hard boiled, ecco Sam Pezzo, detective che vive le sue avventure in una Bologna anni ‘50; ecco poi Max Fridman, un ex agente dei servizi segreti francesi domiciliato a Ginevra, richiamato suo malgrado nel febbraio 1938. E poi ci sono gli approfondimenti storici, come “No Pasaran”, tutto dedicato alla guerra civile spagnola. È l’ingegner Giardino, insomma, il perfezionista: anche la sua Praga è un esatto capolavoro di intelligenza millimetrata.
© V. GIARDINO
ternative” left. But most of all, he met the man destined to change his life, the comic book writer Luigi Bernardi: “Compared to many colleagues I was always a naive amateur – clarified Giardino – I had no school or academy in my background. Thus, my first works had a naive, inaccurate trait. However, I went forward with determination: the first “Jonas Fink” saw the light in the pages of “Il Grifo”, a comic magazine created by Vincenzo Mollica, nowadays a renowned journalist in Rai”. “I have also frequented other fields, advertising illustration, the affiche but the comic book writing has always remained at the core of my activity – he clarifies. – My success, as they say in these cases, came at the end of the ‘70s, when after the Italian awards I started to be known also in France, Belgium
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and Switzerland. With “Jonas Fink – The Loss of Innocence”, in 1995, I won the prize for the best foreign album at the Angouleme Festival, in France. The United States had opened the door for me: a vast market, where they enjoy comic books much more than we do”. There is not only Jonas, among the characters created by the magical pen of Giardino: of a hard-boiled atmosphere is Sam Pezzo, a detective who lived his adventures in the ‘50s Bologna; and then there is Max Fridman, a former French secret service agent settled in Geneva, recalled in February 1938. Then, there are the historical insights, such as “No Pasaran”, all dedicated to the Spanish Civil War. Briefly, engineer Giardino is the perfectionist: even his Prague is an exact masterpiece of millimetric intelligence.
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GLI ALCHIMISTI TRIESTINI DEGLI AROMI VENGONO DA PRAGA THE TRIESTINE FLAVOR ALCHEMISTS COME FROM PRAGUE La storia secolare della Janoušek, una azienda nata in Boemia nell’Ottocento, e ancora oggi fiorente nella città giuliana
Damigiane vestite di vimini, botti, mucchi di erbe, pese, distillatori che sbuffano, ricette scritte su fogli in‑ gialliti, il fumo di una ciminiera di mattoni rossi che si staglia nel cielo di
Karlín. È un’avventura d’alchimia mo‑ derna, questa. Non di laboratori scuri e magati all’ombra del Castello, ma di artisti dei sensi: una storia di famiglia, di commercio e di successo, praghese
prima, italiana poi. Cominciata con ambizione e immaginazione nel 1883 quando due fratelli, Josef e Antonín Janoušek, installano una produzione di fragranze e aromi nel nuovo stabi‑
di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
The secular history of Janoušek, a company founded in the nineteenth century’s Bohemia, and still flourishing in the Giulian city
Quel che rimane oggi nel quartiere di Karlín della vecchia fabbrica sulla Karlínské náměstí. A destra la Bratři Janouškové un secolo fa, quando era in piena attività / What remains today of the old factory on Karlínské náměstí, in the Karlín district. On the right the Bratři Janouškové a century ago, when it was in full activity
Wicker carboys, barrels, piles of herbs, scales, puffing distillers, recipes written on yellowed sheets, the smoke of a red brick chimney that ris-
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es to the sky of Karlín. This is an adventure of modern alchemy. Not one of dark and occult workshops in the shadow of the Castle, but an adven-
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ture of artists of the senses, a family story, one of trade and success, Praguian at first, Italian, later. This story started with ambition and im-
Prague Trieste
la zona di Praga più propizia per chi ha bisogno di grandi spazi per la produzione e lo stoccaggio di pro‑ dotti industriali e artigianali. Così, proprio in questo quartiere ai margini del centro città, dietro la fac‑ ciata neoclassica di un palazzo tuttora esistente, i fratelli Janoušek comin‑ ciano una delle più antiche produ‑ zioni aromatiere d’Europa. Gli affari vanno bene, da subito. Alla fine del XIX secolo l’azienda vanta già filiali a Vienna, Barcellona, Prato e Trieste. In più dispone di depositi a Cracovia, Milano, Palermo, Alessandria, Smirne e una rete di agenzie e di rappresen‑ tanti in diversi Paesi del mondo. Da azienda familiare a multinazionale di successo in pochi anni, proprietaria di piantagioni, come quella di Libo‑ chovice (nell’attuale Regione di Ústí nad Labem), ma persino nelle lonta‑ nissime isole Figi.
Massimo il prestigio nell’ambito dell’Impero austro-ungarico, tanto che la Bratři Janouškové ottiene il permesso di fregiarsi dello stemma dell’aquila bicipite asburgica. Che questa avventura imprenditoriale sia cominciata quando Trieste e Praga stavano dallo stesso lato del mondo, non è un caso. Il legame tra queste due città è stretto fin da subito. Se i prodotti nascono in quella nobile mitteleuropea che è la Praga austro-ungarica, il porto triestino è all’epoca il più importante dell’Impero: una finestra sul Mediter‑ raneo, sull’Asia e sul mondo. Una specularità necessaria: il raggio d’azione e d’ambizione della Bratři Janouškové è globale, importazio‑ ni ed esportazioni si fanno, in gran parte, via mare. A dimostrarlo, oltre alle filiali e ai depositi, ci sono i rico‑ noscimenti raccolti dai suoi prodotti nei saloni europei e americani. Nel
century, the company already had branches in Vienna, Barcelona, Prato and Trieste. In addition, they had deposits in Krakow, Milan, Palermo, Alexandria, Smyrna and a network of agencies and representatives in various countries around the world.
It developed quickly, from a family business to a successful multinational in only a couple of years, owing plantations, such as Libochovice (in the current Ústí nad Labem Region) but even in the faraway Fiji islands. It had a maximum prestige in the
limento della Bratři Janouškové sulla Karlínské náměstí nel quartiere di Karlín. In precedenza l’attività l’ave‑ vano svolta in una zona più vicina al centro, sulla Jindřišská ulice, a pochi passi dalla Václavské náměstí. Importante quartiere industriale dell’epoca, Karlín - il cui nome ri‑ prende quello della moglie dell’im‑ peratore Francesco I d’Austria, Caro‑ lina Augusta di Baviera - è all’epoca agination in 1883, when two brothers, Josef and Antonín Janoušek, rose a production of fragrances and flavors in the new Bratři Janouškové building on Karlínské náměstí, in Karlín district. Previously, they were functioning in an area closer to the center, on Jindřišská Street, near Václavské náměstí. Karlín, a famous industrial district of that time, named after Princess Caroline Augusta of Bavaria, the wife of the Emperor Franz Joseph I of Austria - was the most favorable area of Prague for those who needed large spaces for production and storage of industrial and artisanal products.
Thus, precisely in this neighborhood at the edge of the city center, underneath the neoclassical façade of a still existing building, the Janoušek brothers begun one of the oldest flavor productions in Europe. Business went well, quickly. At the end of the eighteenth
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Austro-Hungarian Empire to the extent that Bratři Janouškové got the permission of using the Hapsburg doubleheaded eagle coat of arms. It is not a coincidence that this entrepreneurial adventure began while Trieste and Prague were on the same side of the world. The connection between these two cities was strong from the beginning. If the products emerged from the noble central European Austro-Hungarian Prague, the port of Trieste was at the time the most important one in the Empire: a window on the Mediterranean, Asia and the world. A necessary specularity: Bratři Janouškové’s range of action and ambition was global; the imports and exports were made mainly by sea. In addition to their branches and warehouses, the reviews collected by the products in the European and American salons are a proof of it. In 1893, the flavors and fragrances of the Janoušek brothers were awarded a diploma of honor and a large medal at the Universal Exhibition in Chicago.
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1893 gli aromi e le fragranze dei fratelli Janoušek ricevono un diplo‑ ma d’onore e una grande medaglia all’esposizione universale di Chicago. Qualche anno più tardi, nel 1900, gli aromatieri praghesi sono presenti e vincenti ad un evento storico, che se‑ gna l’inizio di un secolo: l’esposizione universale di Parigi. Nella capitale francese i prodotti di questi alchimisti
dei sensi ricevono un diploma d’onore e una medaglia. Oltre la qualità del prodotto, il bla‑ sone internazionale della Bratři Janouškové è esaltato da una grande lungimiranza e maestria nel setto‑ re del marketing aziendale: basta guardare gli imballaggi dei prodotti, i listini prezzi e le brochure di inizio secolo per ammirare delle creazio‑
A few years later, in 1900, the Praguian flavorists participated and won at a historic event marking the beginning of a century: the universal exhibition in Paris. The French capital brought these sensory alchemists’ products a diploma of honor and a medal. Besides the quality of the product, Bratři Janouškové’s international coat of arms
is enhanced by a great long-term outlook and mastery in the corporate marketing sector: it suffices to take glance at the product packaging, price lists and the brochures of the beginning of the century to admire its refined creations; beauty is (also) in the packaging. At the end of the 1920s, once business was flourishing, the destiny of the
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Prague Trieste
© JANOUŠEK SPA
Vladi-Janoušek, quarta generazione della dinastia, festeggia a Trieste il 130° anniversario dell’azienda / Vladi-Janoušek, fourth generation of the dynasty, celebrating the 130th anniversary of the company in Trieste
Prague-based company becomes Italian. Following a division from the parent company of Karlín, the Janoušek branch in Trieste became an independent company. “Those were the years of the great crisis and Prague sent a provision to dismiss all the employees in Trieste. My grandfather, Ladislav - who settled in the Giulian city after having fought in the Great War as an officer in the AustroHungarian army - decided not to comply with the directive of the parent company and turn the Triestine business autonomous”, says Vladislav Janoušek, the current company’s manager. Business with the former mother company, Czechoslovakian at that
ni raffinate; la bellezza sta (anche) nell’involucro. Quando gli affari sono ormai ben avviati, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, il destino della società praghese si fa italiano. Una scissione dalla casa madre di Karlín porta infat‑ ti la Janoušek di Trieste, che sino ad allora era una filiale, a diventare una società autonoma. “Erano gli anni della grande crisi e da Praga giunse la disposizione di li‑ cenziare tutti i dipendenti di Trieste. Mio nonno, Ladislav - che nella città giuliana si era stabilito, dopo aver combattuto la Grande guerra come ufficiale dell’esercito austro-ungarico - decise di non rispettare la direttiva della casa madre e di rendere autono‑ ma l’azienda triestina” racconta Vladi‑ slav Janoušek, il manager alla guida oggi dell’azienda. Gli affari con l’azienda madre, ormai cecoslovacca, continueranno fino alla
sua nazionalizzazione dopo la secon‑ da guerra mondiale. Così l’avventura degli alchimisti di aromi e fragranze è ormai una storia triestina. Un percor‑ so che arriva a contare, oggi, 135 anni d’esperienza e successo nel settore. Quattro generazioni dopo, a guidare il gruppo c’è oggi, come detto, Vladislav (Vladi) Janoušek. Anche se il nome tradisce le origini d’Europa centrale, lui è tutto italiano. Nato a Trieste, lau‑ reato in farmacia all’Università Sta‑ tale di Milano, iscritto all’Ordine dei Farmacisti, di professione aromatiere. “Il mio è un nome che talvolta mi crea qualche difficoltà, perché qui in Italia mi considerano straniero, mentre quando mi capita di essere a Praga, la gente si sorprende che col mio nome non sappia parlare il ceco” scherza il dottor Janoušek, che aggiunge: “Il mio rapporto con la Boemia è oggi quasi esclusivamen‑ te turistico, anche se mi capita di
point, continued until its nationalization after World War II. Thus, the adventure of the flavor and fragrance alchemists is a Triestine story. A journey that celebrates today 135 years of experience and success in the industry. Four generations later, the group is led by the aforementioned Vladislav
(Vladi) Janoušek. Even if his name reveals his central European origins, he is Italian by excellence. Born in Trieste, he graduated in pharmacy at the University of Milan and enrolled in the Order of Pharmacists, as flavorist. “My name is sometimes a source of difficulties for me, because here in
Da sinistra: Josef Janoušek, il fondatore, Ladislav Janoušek (seconda generazione) e Ladislao Janoušek (terza generazione) / From the left: Josef Janoušek, the founder, Ladislav Janoušek (second generation) and Ladislao Janoušek (third generation)
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andarci anche per lavoro. Durante la mia giovinezza, quando la Cecoslo‑ vacchia era dominata da un cupo co‑ munismo, era molto difficile recarci da quelle parti e questo ha impedito che i miei legami con la Boemia di‑ ventassero più stretti”. Non manca un ricordo del suo primo viaggio a Praga: “Avevo già 18 anni
e ci andai con mio padre. Era anco‑ ra la Praga grigissima e tristissima del periodo pre ’89. Ricordo che la raggiungemmo dopo un viaggio faticosissimo, che ci costò ore di attesa al confine dell’allora Cortina di ferro. Oggi è una città diversa e quando ci vado non manco di go‑ dermela, ad iniziare dalla sua cucina
locale, come la svíčková e i classici knedlíčky, che poi sono i piatti che mio padre voleva sempre a tavola anche a Trieste. E chiaramente l’ot‑ tima birra Pilsner”. Quello di Vladi Janoušek è ancora oggi un lavoro di chimica e sen‑ si, molecole e olfatto, un’alleanza che permette di creare aromi e oli essenziali speciali, il grosso della produzione della sua azienda. “L’olio essenziale è l’anima di una pianta, e viene estratto da foglie, radici e frutta”, spiega Janoušek. Uno dei più pregiati, e più cari, è quello di rosa, che si ottiene dalla distillazione di petali secchi. Uno dei più curiosi, il tea tree, è l’antibatterico naturale più efficace che esista. Basti pensare che veniva usato dalle truppe au‑ straliane in trincea per disinfettare le ferite di guerra. Questo mondo creativo non è solo al servizio dell’ol‑ fatto. L’altro grosso della produzio‑ ne della Janoušek sono gli aromi. Dai più cari come la vaniglia ai più comuni come la fragola o il burro, quando si parla d’aromi si indica «una miscela complessa di sostan‑ ze estratte da vegetali o alimenti, o prodotte in laboratorio», niente di cui spaventarsi, anzi. L’aroma è pre‑
Italy I am considered to be a stranger and while in Prague, they are surprised that with my name I do not speak Czech”, jokes Dr. Janoušek, adding, “my relationship with Bohemia is almost exclusively for tourism nowadays, even if it happens to go there for work. During my youth, while Czechoslovakia was dominated by a dark communism, it was very difficult to go to these parts and this prevented my ties with Bohemia from becoming tighter”. He shares as well a memory of his first visit to Prague: “I was already eighteen and I was accompanying my father. It was still during the extremely sad and dark Prague of before ‘89. I remember having reached Prague after a tiring journey, which took us hours and hours of waiting at the
Iron Curtain’s border. Nowadays, it is a completely different city and each time I go there, I enjoy it, starting with the local cuisine, such as svíčková and the traditional knedlíčky, which were the dishes that my father always wanted on the table, in Trieste. And, of course the great Pilsner beer”. Until today, Vladi Janoušek’s work is one of chemistry and senses, molecules and smell, an alliance that allows creating special oils and flavors, the core production of his company. “The essential oil is the soul of a plant, and it is extracted from leaves, roots and fruits”, explains Janoušek. One of the finest, and most expensive, is the rose one, which is obtained by the distillation of the dried petals. One of the most intriguing ones, the tea tree oil, is
the most effective natural antibacterial product there is. It suffices to think that this oil was used by the Australian troops in trenches to disinfect war wounds. This creative world does not serve only the sense of smell. The other Janoušek’s core production are the extracts. From the most expensive ones like vanilla to the most common ones like strawberry or butter, when it comes down to extracts it means “a complex mixture of substances extracted from plants or food, or produced in the laboratory”. Indeed, nothing to be afraid of. The extract can always be found in small quantities and it is what stabilizes the taste of a food or drink, enhancing the flavor. Joking, Vladi Janoušek admits that the flavorist can get to “overcome na-
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sente sempre in quantità infime ed è quello che ne stabilizza il gusto di un alimento o una bevanda, ne esalta il sapore. Scherzando Vladi Janoušek ammette che l’aromatiere può arri‑ vare a «superare la natura», l’aroma è stabile, perfetto. Alla Janoušek esi‑ ste un catalogo di classici, ma spesso queste essenze di gusto vengono
create su misura per i clienti: nono‑ stante l’azienda sia una multinazio‑ nale, l’approccio rimane artigianale. I prodotti selezionati sono sempre di prima qualità: il limone dalla Sicilia, lo zafferano e la liquirizia dall’A‑ bruzzo, il chinotto dalla Liguria, la vaniglia dal Madagascar e Tahiti, la cannella da Ceylon, il lime dal Mes‑
sico. «In Italia l’aroma più utilizzato nel dolciario è il burro, nelle bibite l’arancia e il limone, nei gelati la vaniglia» conclude Vladi Janoušek. Gli ultimi sviluppi imprenditoriali hanno portato l’azienda triestina a passare sotto l’ala della britannica Synergy Flavours, uno dei leader mondiali del settore.
Un’operazione fortemente voluta da Janoušek per garantire un salto dimensionale all’azienda di fami‑ glia. In ogni caso la Janoušek non cambierà nome, e sarà di nuovo, come al tempo dell’Impero, l’avam‑ posto Europeo di una casa madre più lontana. La via degli aromi pas‑ sa ancora da Trieste.
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Il Lungomare di Trieste / Trieste’s waterfront
ture”. The extract is stable, perfect. Janoušek has a catalog of classic extracts, but most often these taste essences are tailor-made for the customers: even though the company is multinational, the approach remains artisanal. The selected prod-
ucts are always of the best quality: lemon from Sicily, saffron and liquorice from Abruzzo, chinotto from Liguria, vanilla from Madagascar and Tahiti, cinnamon from Ceylon, lime from Mexico. “In Italy, the most used flavor in confectionery is but-
ter, for drinks its orange and lemon, vanilla for ice cream”, concludes Vladi Janoušek. The latest business developments led the Triestine company under the protective wing of the British Synergy Flavors, one of the leaders in the sector.
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A step highly desired by Janoušek to ensure a dimensional leap to the family business. In any case, Janoušek will not change its name, and will be again, like during the Empire, the European outpost of a more distant parent company. The road of flavors still crosses Trieste.
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STRAHOV, VISITA AL SANTUARIO DEL SAPERE
La biblioteca del monastero premostratense di Praga: nove secoli di storia e un’inestimabile raccolta di testi antichi di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
The library of the Premonstratensian monastery in Prague: nine centuries of history and an inestimable collection of ancient texts
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Risalendo la via Úvoz che dalla Nerudo‑ va porta fino alla piazza di Pohořelec, adagiato oltre i frutteti sul lato est della collina di Petřín al confine con Hradčany, il complesso dell’antico Monastero di Strahov, con le sue torri barocche rivolte verso il cielo, si mostra in tutto il suo secolare splendore. Giunti sulla Piazza ci immettiamo in un passaggio: una scaletta stretta tra i civici 7 e 9 che in pochi secondi ci porta davanti a questo straordinario edificio, centro spirituale tra i più importanti, oggi come allora, di tutto il territorio ceco. Fondato intorno al 1140 dai cano‑ nici premostratensi, abbiamo davanti agli occhi un gioiello architettonico di rara bellezza che al suo interno con‑ serva la storia e l’eredità spirituale di questa terra nel cuore dell’Europa. Ad attenderci davanti all’entrata della Basilica dell’Assunta – chie‑ sa principale del complesso sacro, riccamente decorata con scene del‑ Going up the Úvoz road leading from Nerudova gateway until the Pohořelec square, laying beyond the orchards on the eastern side of the Petřín hill on the border with Hradčany, is the complex of the ancient Strahov Monastery, with its baroque towers facing the sky, displaying all its age-old splendor. Once in the square we enter a passage: a narrow staircase between the street numbers 7 and 9 that brings us in front of this extraordinary building, one of the most important spiritual centers of the entire Czech lands. Founded around 1140 by the Premonstratensian canons, we have an architectural jewel before our eyes, of rare beauty that preserves the history and spiritual heritage of this land in the heart of Europe inside. Waiting in front of the entrance to the Basilica of the Assumption, the main
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STRAHOV, A VISIT TO THE SANCTUARY OF KNOWLEDGE la vita di San Norberto, fondatore dell’ordine premostratense – c’è padre Evermod Gejza Šid lovský, religioso e attuale direttore della Biblioteca del Monastero, che ci accompagnerà nella visita a questa inestimabile raccolta di libri: Sancta Sanctorum del sapere e della storia del Monastero che dalla collina di Petřín sovrasta la capitale ceca. “La Biblioteca di Strahov – ci dice su‑ bito il norbertino Gejza – è una delle più antiche della Repubblica Ceca. Il suo primo nucleo risale alla fonda‑ zione del Monastero stesso perché, come è ben noto, una volta non c’era biblioteca senza monastero e non c’e‑ ra monastero senza biblioteca”. La prima struttura per la conserva‑ zione dei libri, di epoca medievale, venne distrutta insieme a gran parte del complesso architettonico verso la metà del XIII secolo da un incendio causato da una candela lasciata in‑ church of the sacred complex, richly decorated with scenes from the life of St. Norbert, founder of the Premonstratensian order, there is Father Evermod Gejza Šidlovský, religious and current director of the Library of the Monastery, which will accompany us in the visit to this priceless book collection: the Sancta Sanctorum of knowledge and history of the Monastery from the hill of Petřín over the Czech capital. “The Strahov Library” the Norbertine Gejza tells us straight away “is one of the oldest in the Czech Republic. Its first nucleus dates back to the foundation of the Monastery itself, because as is well known, there was once no library without a monastery and there was no monastery without a library”. © 123RF.COM – ANNA IVANOVA
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La Sala teologica / The Theological Hall
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noscritti che risalgono all’origine del Monastero, molti dei quali composti nello Scriptorium stesso di Strahov e altri, invece, ancora più antichi. Tra questi, di particolare pregio e impor‑ tanza, si annoverano l’”Evangeliario di Strahov”, composto intorno all’an‑ no 860 e un frammento di epoca medievale delle “Enarrationes Psal‑ morum” di Sant’Agostino che risale addirittura all’VIII secolo. L’attuale biblioteca, con i suoi quasi novecento anni di storia, sopravvis‑
custodita. A causa di ciò molti volumi andarono perduti e altrettanti furono distrutti o trafugati secoli dopo dai soldati svedesi nel corso della Guerra dei trent’anni. Ma parte di quel primo nucleo di opere è fortunatamente arrivato fino a noi oggi: preziosi ma‑ The first structure for the conservation of books, from the Middle Ages, was destroyed along with a large part of the architectural complex in the midthirteenth century by a fire caused by a candle left unattended. Because of this, many volumes were lost and as many were destroyed or stolen centuries later by the Swedish soldiers during the Thirty Years’ War. But part of that first nucleus of works has fortunately reached us today: precious manuscripts that date back to the origin of the Monastery, many of which were composed in the Scriptorium of Strahov itself and others, which however are even older. Among these, of particular value and importance, are the “Strahov Evangeliary”, composed around the year 860 and a fragment from the medieval era of the “Enarrationes Psalmorum” of Saint Augustine which dates back to the 8th century. The current library, with its nearly nine hundred years of history, has survived the looting of invading armies and fires. It is counted among the most
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suta a saccheggi di eserciti invasori e incendi, è annoverata tra le più belle al mondo ed è anche la collezione privata di libri più cospicua della Re‑ pubblica Ceca. Aperta al pubblico già verso la fine del ‘700, la Strahovská knihovna si compone oggi di due sale principali che gareggiano per magnificenza e ricchezza di tesori: la Sala Teologica e la Sala Filosofica. La prima è la più antica delle due. Venne realizzata tra il 1671 e il 1674
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dall’architetto e costruttore italia‑ no Giovanni Domenico Orsi. Di stile barocco a volta bassa e larga, pre‑ senta il soffitto riccamente ornato di stucchi e affreschi, opera di Siard Nosecký, che datano ai primi anni del XVIII secolo, con allegorie sull’amore per la conoscenza, la sapienza, e la passione per lo studio. Sulle pareti vi sono iscrizioni latine che riprendo‑ no anche citazioni tratte dalle Sacre Scritture. La Sala custodisce oltre 22.000 opere e alcuni globi celesti e
terrestri olandesi del XVI secolo posti lungo le scaffalature di legno rifinite per la conservazione dei volumi. Di‑ versi leggii e vere e proprie macchine per la compilazione e la lettura dei testi adornano lo spazio dove tro‑ neggia anche una statua policroma tardogotica di San Giovanni Evan‑ gelista che tiene in mano una borsa con all’interno un libro di preghiere. Tra i volumi di argomento principal‑ mente teologico, ma non solo, spicca una collezione di Bibbie di circa 3.000
esemplari di diverse epoche e lingue. Una di esse, del IX secolo, riccamente decorata con pietre preziose. “La Strahovská knihovna – spiega padre Gejza – possiede in totale oltre 300.000 opere che vanno dal IX al XX secolo, ma sono ancora molti i volumi che attendono di essere catalogati. Oltre ai libri a stampa, alcuni prove‑ nienti dalle migliori tipografie italia‑ ne e tedesche, ci sono poi incunaboli, più di 1.600; 3.000 manoscritti e carte geografiche di diverse epoche”. © 123RF.COM – SEREGALSV
Guidati sapientemente da padre Šidlovský, che ci racconta aneddoti e segreti di questo luogo millenario, ci spostiamo nella Sala Filosofica, col‑ legata a quella Teologica attraverso un corridoio e costruita tra il 1782 e il 1785. Questo ambiente fu voluto dall’Abate Václav Mayer e progettato dall’architetto Ignác Jan Nepomuk Pal‑ liardi per essere arredato con gli scaffali del vecchio monastero premonstraten‑ se di Louka in Moravia. Questa sala, che misura trenta metri per dieci, al contra‑ rio di quella Teologica è alta e stretta, ed è adornata con affreschi realizzati da Franz Anton Maulbertsch che in queste opere pittoriche ha voluto illustrare il progresso spirituale dell’umanità. Qui sono conservati soprattutto scritti di argomento scientifico, giuridico, filo‑ sofico, storico e geografico tra cui un meraviglioso atlante astronomico in latino, del 1300, tradotto dall’arabo. Ma come ogni biblioteca antica che si rispetti, non manca a Strahov una beautiful in the world and is also the largest private collection of books in the Czech Republic. The Strahovská knihovna was opened to the public at the end of the 18th century and today consists of two main rooms that compete for magnificence and wealth of treasures: the Theological Room and the Philosophical Room. The first is the oldest of the two. It was built between 1671 and 1674 by the Italian architect and builder Giovanni Domenico Orsi. With a baroque style and wide, low vaults, the ceiling is richly decorated with stuccos and frescos, the work of Siard Nosecký, dating back to the early 18th century, with allegories about the love of knowledge, wisdom, and passion for studies. On the walls there are Latin inscriptions which also include quotations from the Holy Scriptures. The Hall houses over 22,000 works and some celestial and terrestrial 16th century Dutch globes placed along the finely polished wooden shelves for the preservation of the volumes. Several lecterns and real
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La Sala filosofica / The Philosofical Hall
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machines for the compilation and reading of texts adorn the space where also a late Gothic polychrome statue stands, of St. John the Evangelist holding a bag with a prayer book inside. Among the volumes of mainly, but not solely, theological subjects, a collection of Bibles of about 3,000 specimens of different ages and languages stands out. One of them, from the ninth century, is richly decorated with precious stones. “The Strahovská knihovna”, explains Father Gejza, “has in total over 300,000 works ranging from the ninth to the twentieth century, but there are still many volumes waiting to be cataloged. In addition to printed books, some from the best Italian and German typographies, there are also incunabula, more
than 1,600; 3,000 manuscripts and maps of different ages”. Skilfully guided by Father Šidlovský, who tells us anecdotes and secrets of this millennial place, we move into the Philosophical Room, linked to the Theological one through a corridor and built between 1782 and 1785. This location was wanted by Abbot Václav Mayer and designed by architect Ignác Jan Nepomuk Palliardi to be furnished with the shelves of the old Premonstratensian monastery of Louka in Moravia. This room, which measures thirty meters by ten, as opposed to the Theological one is tall and narrow, and is adorned with frescoes by Franz Anton Maulbertsch, who in these paintings, intended to illustrate the spiritual progress of hu-
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manity. Mainly scientific, legal, philosophical, historical and geographical writings are preserved here, including a marvelous astronomical atlas in Latin, dating to 1300, translated from Arabic. However, like any respectable ancient library, Strahov does not lack a section of “prohibited” books; texts of magic, alchemy and occult sciences which, although many were stolen, especially during the years of communism, contribute to preserving the aura of magic and mystery surrounding the ancient libraries of Prague alive today. Even the connecting corridors are lined with shelves and outside the hall there is a real “wunderkammer” that preserves finds of natural history, including a “dodo” of the Mauritius islands,
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sezione di libri “prohibiti”; testi di magia, alchimia e scienze occulte che, sebbene molti siano stati trafugati soprattutto negli anni del comuni‑ smo, contribuiscono a tenere vivo ancora oggi quell’alone di magia e mistero che circonda le antiche bi‑ blioteche praghesi. Anche i corridoi di collegamento sono rivestiti da scaffali e all’esterno della sala c’è una vera e propria “wunder‑ kammer” che conserva reperti di storia naturale – tra cui un “dodo”
delle isole Mauritius –, reperti arche‑ ologici, armi, oggetti vari e altre cu‑ riosità. La facciata esterna della Sala Filosofica è invece decorata con un medaglione di Giuseppe II, realizzato da Ignaz Platzer in onore del Sovrano che evitò la chiusura del Monastero nel XVIII secolo. Tra il XVIII e XIX secolo, la Strahovská knihovna acquisì una certa fama negli ambienti culturali europei e divenne tappa obbligata per le per‑ sonalità di spicco che visitavano la
Boemia. Nel registro dei visitatori si trovano infatti le firme di illustri personalità quali, per fare qualche nome, Emma Hamilton, Horatio Nel‑ son, Maria Luisa d’Austria (moglie di Bonaparte). Ed è ancora oggi meta di capi di stato e sovrani provenienti da tutto il mondo che, nel corso delle loro visite a Praga, sono soliti dedica‑ re una sosta a questo luogo di sapere antico e moderno. Non è raro che i capi di stato omaggino la Biblioteca con qualche oggetto commemorati‑
© VLADA.CZ
Padre Evermod Gejza Šidlovský con Angela Merkel, ospite della Biblioteca durante una sua recente visita a Praga / Father Evermod Gejza Šidlovský with Angela Merkel, who was hosted at the Library during a recent visit in Prague
archaeological finds, weapons, various objects and other curiosities. The external façade of the Philosophical hall, on the other hand, is decorated with a medallion of Joseph II, realized by Ignaz Platzer in honor of the Sovereign who avoided the closure of the Monastery in the 18th century. Between the 18th and 19th centuries, Strahovská knihovna acquired a certain reputation in European cultural circles and became a must for prominent per-
sonalities visiting Bohemia. In the register of visitors are in fact the signatures of famous personalities such as, to name a few, Emma Hamilton, Horatio Nelson, Marie Louise of Austria (wife of Bonaparte). And it is still today a destination for heads of state and sovereigns from all over the world, who during their visits to Prague, usually stop at this ancient and modern place of knowledge. It is not uncommon for the heads of state to pay homage to the Library with some
commemorative objects, and in this regard, there is a special window that collects such relics But this book collection, a National Heritage of Literature since 1950, visited every year by about 300 thousand people, is not only the memory of a glorious past or a tourist attraction of the present. Indeed, it is still today an active cultural institution that offers support to university researchers, scholars and clerics. There is an on-
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vo e, a tal proposito, c’è una vetrina apposita che raccoglie tali cimeli. Ma questa raccolta di libri, dal 1950 Patrimonio nazionale della letteratura e visitata ogni anno da circa 300 mila persone, non è solo la memoria di un glorioso passato o un’attrazione turistica del presente. Essa, infatti, è ancora oggi un’istituzione culturale attiva che offre supporto a ricercatori universitari, studiosi e chierici. Esiste un catalogo online dei libri e parte dei volumi antichi sono disponibili sul web in formato digitale grazie all’ade‑ sione da parte di Strahov al progetto internazionale “Manuscriptorium”. “La tecnologia – sottolinea padre Šidlovský quando gli chiediamo del futuro di questa istituzione – non è in contraddizione con il concetto classico di biblioteca. Noi, d’altra par‑ te, stiamo digitalizzando per copiare quelle antiche informazioni su sup‑ porti moderni e renderle disponibili per le future generazioni; in un certo senso proprio come facevano i mona‑ ci di una volta. Ma credo che nono‑ stante tutto le biblioteche rimarranno per sempre. Il contatto con la carta è importante. Prendere in mano un libro, sfogliarlo, sentire l’odore delle sue pagine… è un’esperienza, prima di tutto, di grande umanità”. line catalog of books and part of the ancient volumes are available on the web in digital format thanks to the Strahov’s adhesion to the international “Manuscriptorium” project. “Technology”, emphasizes Father Šid lovský when we ask him about the future of this institution, “does not contradict the classic concept of a library. We are digitizing on the other hand, to copy that ancient information onto modern media and tools, and make it available for future generations; in a sense, just like the monks of the past did. But I believe that despite this the libraries will remain forever. Contact with the paper is important. Taking a book by hand, leafing through it, smelling its pages... it’s an experience, above all, of great humanity”.
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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES
di Mauro Ruggiero
La terza defenestrazione di Praga The third defenestration of Prague 400 ANNI FA 400 YEARS AGO
Praga quattro secoli fa assistette alla cosidetta “terza defenestrazione”, un evento che portò successivamente allo scoppio della sanguinosa Guerra dei Trent’anni, l’ultimo conflitto religioso combattuto in Europa. Il 23 maggio 1618 alcuni esponenti della nobiltà boema, sotto la guida di Jindřich Matyáš Thurn, non contenti dell’elezione del monarca Ferdinando II, gettarono dalla fine‑ stra del Castello di Praga i più alti rappresentanti dell’autorità del re: Wilhelm Slavata di Chlum e Jaroslav Bořita di Martinice, insieme al loro segre‑ tario Filip Fabricius. I tre, peraltro, fecero un volo di 15 metri ma si salvarono perché atterrarono su un cumulo di letame. La Guerra dei Trent’anni fu un conflitto devastante che vide contrapporsi da un lato il blocco Asburgico (Austria, Spagna) e dall’altro l’alleanza anti-asburgica dei paesi europei guidati dalla Francia. Le due precedenti defenestrazioni, entrambe avvenute nel XV seco‑ lo, nel 1419 e 1483, avevano posto le basi per la successiva “rivoluzione hussita”.
Four centuries ago, Prague went through the socalled “Third defenestration”, an event that led to the outbreak of the bloody Thirty Years War, the last religious conflict carried out in Europe. On May 23, 1618, under the guidance of Jindřich Matyáš Thurn, a few members of the Bohemian nobility who were not content with the election of the monarch Ferdinand II threw out of the Prague Castle’s window the highest representatives of the king’s authority: Wilhelm Slavata of Chlum, and Jaroslav Bořita of Martinice, along with their secretary Filip Fabricius. Even though the three of them fell from a 15 m distance, they were saved because they landed on a dung heap. The Thirty Years War was a devastating conflict counterposing on one side the Hapsburg alliance (Austria, Spain) and on the other the antiHapsburg alliance of the European countries led by France. The two previous defenestrations, which both occurred in the fifteenth century, in 1419 and 1483, laid the groundwork for the following “Hussite revolution”.
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La posa della prima pietra del Národní divadlo Národní divadlo: the laying of its foundation stone 150 ANNI FA 150 YEARS AGO
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Cade quest’anno il 150° anniversario dalla posa della prima pietra per la costruzione del Teatro Nazionale (Národní divadlo) di Praga. Per l’occa‑ sione sono stati esposti dei pannelli sulla piazzet‑ ta accanto all’edificio neorinascimentale per illu‑ strare al pubblico le varie tappe della costruzione. La posa della prima pietra del teatro, nel 1868, fu una delle manifestazioni più sentite dai praghesi nel corso del XIX secolo. Il momento più signifi‑ cativo ci fu il 16 maggio quando il blocco di gra‑ nito proveniente da Louňovice venne inciso con i nomi di František Palacký considerato “padre della patria”, Ladislav Rieger politico, Jiří Kolář attore e del compositore Bedřich Smetana. Le fondamenta di tutto l’edificio furono realizzate con pietre pro‑ venienti da diversi luoghi della Moravia e della Boemia. Il Teatro Nazionale fu aperto nel 1881, ma solo per poco tempo a causa dell’incendio del 1883. L’edificio fu in seguito riparato grazie al con‑ tributo di migliaia di privati cittadini.
This year marks the 150th anniversary of the groundbreaking ceremony for the construction of the National Theater (Národní divadlo) in Prague. On this occasion, panels were displayed in the square next to the neo-renaissance building to illustrate the various stages of the construction. The theater’s groundbreaking ceremony took place in 1868 and was one of the most famous manifestations among Praguians in the nineteenth century. The key moment was May 16 when the granite block from Louňovice was engraved with the names of František Palacký considered “Father of the Nation”, Ladislav Rieger politician, Jiří Kolář actor and the composer Bedřich Smetana. The foundations of the entire building were made of stones from different areas in Moravia and Bohemia. The National Theater was opened in 1881, but only shortly, due to the 1883 fire. The building was later repaired due to the contributions of thousands of private citizens.
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L’Accordo di Pittsburgh The Pittsburgh Agreement 100 ANNI FA 100 YEARS AGO
La città americana di Pittsburgh è per molte per‑ sone associata all’hockey, ma quest’anno viene ri‑ cordata anche per il 100° anniversario della firma di un trattato che fu di fondamentale importanza per la nascita della Repubblica Cecoslovacca. Con la firma dell’Accordo, il 30 maggio del 1918, gli slovacchi accettarono la nascita di uno stato uni‑ to: la Cecoslovacchia, appunto. A differenza però della precedente intesa di Cleveland, firmata nel 1915, non si parlava più di una soluzione di tipo federale. Il futuro primo presidente Tomáš Garri‑ gue Masaryk promise un’ampia autonomia, ovve‑ ro l’istituzione di un governo slovacco, di un par‑ lamento e di una magistratura che garantisse una certa autonomia. Tuttavia, dopo la proclamazione della Cecoslovacchia, il 28 ottobre 1918, le pro‑ messe non furono mantenute. All’epoca i leader politici slovacchi erano molto divisi sulla questio‑ ne, tra chi reclamava l’adempimento dell’Accordo e chi, invece, sosteneva una politica di totale unità del nuovo Stato.
Many people associate the American city of Pittsburgh with hockey, but this year it is mentioned also for the 100th anniversary of the signing of a treaty that was of a fundamental importance for the birth of the Czechoslovak Republic. With the signing of the Agreement, on May 30, 1918, the Slovaks accepted the creation of a united state: Czechoslovakia. Unlike the previous agreement of Cleveland, signed in 1915, there was no more talk around a federal solution. The future first president Tomáš Garrigue Masaryk promised a broad autonomy, namely the establishment of a Slovak government, a parliament and a judiciary system that guaranteed a certain autonomy. However, after the proclamation of Czechoslovakia, on October 28, 1918, the promises were not kept. At that time, the Slovak political leaders were highly divided on the matter, between those who demanded the fulfillment of the Agreement and those who, instead, supported a policy of total unity of the new State.
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Veniva inaugurato l’osservatorio astronomico di Petřín The inauguration of the Petřín astronomical observatory 90 ANNI FA 90 YEARS AGO
Sono ormai novant’anni che i cittadini praghesi possono ammirare le stelle dall’osservatorio astro‑ nomico cittadino “Štefánik” di Petřín, inaugurato il 24 giugno del 1928. Già nel XIX sec. ci fu un tenta‑ tivo di aprire una struttura di questo tipo proprio a Petřín, ma gli sforzi del direttore del Klementinum furono vani per mancanza di finanziamenti. L’in‑ teresse del pubblico per un osservatorio arrivò nel momento in cui la Cometa di Halley passò nelle vici‑ nanze del nostro pianeta in quegli anni. Alcune voci sulla fine del mondo, poi, contribuirono a rendere più popolare l’astronomia, ma per la costituzione di una società astronomica si dovette attendere il 1917. Dopo la morte di Milan Rastislav Štefánik, soldato, aviatore e appassionato di astronomia, venne istituito nel 1919 un fondo per la costruzione dell’osservatorio. Dieci anni più tardi, nel 1927, la città di Praga commissionò alla Società Astronomi‑ ca Ceca la costruzione di questo impianto, offrendo così a tutti i cittadini praghesi la possibilità di am‑ mirare da vicino lo spazio cosmico.
For ninety years now, the Praguians can admire the stars from the “Štefánik” astronomical observatory on Petřín hill, inaugurated on June 24, 1928. There has been already an attempt to open a structure of this kind in Petřín in the nineteenth century, but the efforts of Klementinum’s director were in vain due to lack of funding. The audience’s interest in an observatory bloomed at the time when Halley’s Comet passed close to our planet during those years. Thereafter, some voices on the end of the world contributed to making astronomy more popular. Even so, the establishment of an astronomical society became reality only in 1917. In 1919, after the death of Milan Rastislav Štefánik: soldier, aviator and astronomy enthusiast, a fund for the construction of the observatory was established. Ten years later, in 1927, the city of Prague commissioned the Czech Astronomical Society to build this construction, thus offering all Praguians the chance to admire the cosmic space up close.
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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS
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di Mauro Ruggiero
Esce in lingua italiana: “Volevo uccidere J.-L. Godard”, libro del regista ceco Jan Němec. Lo scritto è un romanzo a epi‑ sodi, esattamente trentuno, composti tra il 1970 e il 1990 attraverso i quali l’autore ci restituisce il mosaico della sua vita. Tramite il racconto di vicende realmente vissute, Němec ci presenta un ironico, passionale e a tratti rabbioso resoconto di un’epoca che va dagli Anni Cinquanta al 1989. Un periodo ricco di eventi politici, culturali e sociali con protagonisti l’Est e l’Ovest, i sovietici, gli americani, il ci‑ nema, attori, belle donne. Senza dimenticare l’anno 1968, con il Festival del cinema di Cannes annullato a causa del Maggio francese e l’invasione sovietica che portò alla fine della Primavera di Praga. Quest’ultima documentata at‑ traverso filmati del regista stesso. I capitoli sono spesso simili a soggetti cinematografici autonomi, raccordati con un montaggio che inquadratura dopo inquadratura li uni‑ sce in un unico film su carta, per diventare un manifesto sulla ricerca umana e artistica.
Newly published in Italian: “Volevo uccidere J.-L. Godard” (“How I killed Godard”), by the Czech film director Jan Němec. The script is a novel in episodes, precisely thirty-one, written between 1970 and 1990, a rebuilt mosaic of the author’s life. Throughout the storytelling of his real life events, the author depicts an ironic, passionate and sometimes revolting image of an era that starts in the fifties until 1989. A period of intense political, cultural and social events having as main characters the East and West, Soviets, Americans and the cinema, actors and beautiful women. We must mention the year 1968 and the Cannes Film Festival, canceled due to the French May 1968 events and the Soviet invasion that led to the end of the Prague spring. The latter was documented through footages of the director himself. The chapters are often similar to autonomous cinematographic subjects, connected with a montage that unites them framing after framing into a single film on paper, becoming a manifesto on human and artistic research.
Jan Němec, Volevo uccidere J.-L. Godard, Miraggi Edizioni: Torino 2018, 288 pp.
Jan Němec, Volevo uccidere J.-L. Godard, Miraggi Edizioni: Turin 2018, pp. 288
La Fondazione Eleutheria, nell’ambito della manifestazio‑ ne “Parma a Praga”, ha voluto omaggiare il Principe Carlo Saverio di Borbone Parma con una pubblicazione dedicata alla sua illustre trisavola: Maria Amalia, Duchessa di Par‑ ma dal 1769 al 1802. Le modalità attraverso le quali si è andata dipanando la vicenda umana e politica di questa donna farebbero di lei la protagonista perfetta di un ro‑ manzo storico. L’intento di questa biografia è stato invece quello di tentare una lettura nuova del personaggio, una disamina in chiaro scuro, al fine di restituire alla memoria e alla Storia una immagine obiettiva, oltre il pregiudizio e l’oblio nel quale l’aveva ingiustamente relegata gran parte della storiografia. Si tratta di un vero e proprio riscatto che culmina nella cronaca dei suoi ultimi anni a Praga, con le tante opere di bene e l’affetto della gente comune. Il sipa‑ rio si chiude con il grandioso funerale allestito in suo onore nella cattedrale di San Vito, dove riposa ancora oggi nella cripta imperiale a fianco dell’Imperatore Rodolfo II.
The Eleutheria Foundation, part of the “Parma in Prague” event, wanted to pay homage to Prince Carlos of BourbonParma with a publication dedicated to his illustrious great-great-grandmother: Maria Amalia, Duchess of Parma from 1769 to 1802. The manner in which the personal and political history of this woman has been unraveling would make her the perfect protagonist of a historical novel. This biography was aiming instead to attempt a new interpretation of the character, an analyses in the shading, hoping to return to the memory and History itself an objective image, beyond the prejudice and the oblivion in which a great part of the historiography has unfairly thrown her. It is a real redemption that culminates in the chronicles of her last years in Prague, with many charities and the fondness of the people. The curtain closes with the grandiose funeral staged in her honor in the Saint Vitus cathedral, where she presently still rests in the imperial crypt next to Emperor Rudolf II.
Guido Carrai (a cura di), Maria Amalia, Duchessa di Parma e Piacenza 1746-1804, Eleutheria edizione: Praga 2018, 242 pp.
Guido Carrai (edited by), Maria Amalia, Duchessa di Parma e Piacenza 1746-1804, Eleutheria Edition: Prague 2018, pp. 242
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“Il Cosmonauta” è un avvincente romanzo d’esordio che trascina il lettore in un vortice di eventi, un’odissea sull’a‑ more, il coraggio e la scoperta di se stessi e delle proprie aspirazioni. Il protagonista, Jakub Procházka, rimasto or‑ fano in giovane età e cresciuto in campagna dai nonni, è uno scienziato di poca fama, ma ha un grande sogno nel cassetto: diventare il primo astronauta della sua nazione, la Repubblica Ceca. Quando gli viene proposto di intra‑ prendere una missione sul pianeta Venere non ha esita‑ zioni: potrà finalmente esaudire il suo sogno e riscattare il nome della famiglia, infangato dal padre durante l’era comunista. Tutto questo però ha un prezzo, quello di ab‑ bandonare la moglie Lenka e sacrificare il progetto di un figlio insieme. Egli decide di partire per lo spazio a bordo dello shuttle dove suo unico amico sarà un bizzarro alieno. Ma l’avventura di Jakub è una missione pericolosa tanto da metterne a rischio la vita. Riuscirà Jakub nella sua im‑ presa? Tornerà sulla Terra dalla moglie Lenka?
“The Cosmonaut” is a thrilling debut novel that leads the reader in a turmoil of events, an odyssey of love, courage, and self-revelation and aspiration discovery. The main character, Jakub Procházka, orphan from a young age and raised in the countryside with his grandparents, is an obscure scientist but with a great dream: to become the first astronaut of his nation, the Czech Republic. When he receives the proposal to undertake a mission on planet Venus he does not hesitate: he can finally fulfill his dream and redeem his family’s honor, dragged in mud during the communist era. However, all this has a price, that of abandoning his wife Lenka and sacrificing the plan of having a child together. He decides to leave for space on the shuttle where his only friend will be a strange alien. Nevertheless, Jakub’s adventure is a dangerous mission that puts his life at risk. Will Jakub succeed in his endeavors? Will he return on Earth to his wife Lenka?
Jaroslav Kalfař, Il Cosmonauta, Guanda Editore: Milano 2018, 320 pp.
Jaroslav Kalfař, Il Cosmonauta, Guanda Editore: Milan 2018, pp. 320
Questo libro parla della storia di quella parte di Occidente che lo scrittore Milan Kundera definì “sequestrata” dall’ex Unione sovietica, ovvero l’Europa dell’est. Una storia che inizia nel 1945 e tocca il culmine più importante nel 1968 quando molti paesi iniziano a ribellarsi contro il regime comunista. A distanza di cinquant’anni dai movimenti di contestazione del ‘68, sono si‑ gnificativi per la storia successiva gli sconvolgimenti che segna‑ rono l’attuale Repubblica Ceca, la Polonia e altre aree dell’Euro‑ pa dell’Est. I processi che attraversarono allora quell’area furono solo apparentemente stroncati a Praga dai carri armati del Patto di Varsavia, e in Polonia da una violenta offensiva di regime. Da allora sottili, ma allo stesso tempo straordinari, fili portarono al 1989, passando per Charta 77, Korn e Solidarność. Eppure nel 1968 i giovani rivoluzionari, intellettuali e rinnovatori del paese, “i sostenitori del socialismo dal volto umano” non trovarono nei movimenti studenteschi dell’Occidente il sostegno necessario. Guido Crainz cerca in questo volume di dare delle risposte pre‑ sentando un quadro storico completo e dettagliato.
This book reveals the story of that particular western part that the writer Milan Kundera defined as “stranded” by the ex-Soviet Union, namely Eastern Europe. A story that began in 1945 and reached the highest intensity in 1968 when many countries started to rebel against the communist regime. Fifty years after the opposition movements in ‘68, the disorders that marked the current Czech Republic, Poland and other parts of Eastern Europe are highly significant for the subsequent history. The processes that crossed that area were only apparently struck down in Prague by the Warsaw Pact tanks, and in Poland by a violent regime offensive. Since then, subtle but yet extraordinary threads led to 1989, going through Charta 77, Korn and Solidarność. However, in 1968, the young revolutionaries, intellectuals and innovators of the country, “the supporters of socialism with a human face” did not find the necessary support in the student movements of the West. Guido Crainz tries in this volume to offer answers by presenting a complete and detailed historical picture.
Guido Crainz (a cura di), Il Sessantotto Sequestrato: Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni, Saggi di Pavel Kolář, Wlodek Goldkorn, Nicole Janigro, Anna Bravo, Donzelli Editore: Roma 2018, 202 pp.
Guido Crainz (edited by), Il Sessantotto Sequestrato: Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni, Essays by Pavel Kolář, Wlodek Goldkorn, Nicole Janigro, Anna Bravo, Donzelli Editore: Rome 2018, pp. 202
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Rimasto per lungo tempo all’ombra di Miloš Forman, oggi comincia a essere rivalutato anche all’estero quest’altro grande regista, che del primo fu collaboratore di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
Having long remained in the shadow of Miloš Forman, today the other great Czech expat director, the ex- collaborator of the former, is starting to be reevaluated even abroad
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ALLA MANIERA DI PASSER PASSER’S WAY The fact that a masterful director such as Ivan Passer has long gone almost unnoticed in the international public eye, having been eclipsed by other big names, is yet further proof of how rich in talent Czech cinema used to be. Like Miloš Forman, for whom he was a collaborator for several years, Passer was one of the leading exponents of Nová Vlna and shared the experience of exile, having headed for the United States after the Soviet invasion of Czechoslovakia. Gifted, much like the former, with an incomparable sensitivity for the “everyday trivialities”, Passer has always represented it with touches of irony and in a refined manner, without the dark or moralistic tones typical of other New Wave directors. In his homeland, his work has enjoyed much appraisal, and his masterpiece Intimní Osvětlení (Intimate Lighting, 1965) is considered one of the classics of Czechoslovak cinema.
Abroad, after having remained in Forman’s shadow for years, we note that lately the American films of Passer are beginning to be rediscovered and valued. It was an artistic life that proved to be an uphill battle right from the start. The future filmmaker was born in 1933, in Prague, into a high bourgeoisie Jewish family with artistic interests (his mother was a famous illustrator). After the rise to power of the communist party (1948) he encountered considerable difficulties due to his social origins and could not finish high school. Between 1951 and 1955 he was forced to undertake wildly diverse jobs. Yet, the troubles did not end. Having enrolled at the FAMU, the prestigious Film and TV School of the Academy of Performing Arts in Prague, he was dismissed after only two years, once again due to his origins, and not just bourgeois, in those fifties when dark
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anti-Semitic shadows loomed over the regime. However, the obstacles failed slow him down and thanks to his talent he would manage, between 1960 and 1963, to gain vital experience as an assistant director to many Czech film masters of the time, such as Ladislav Helge, Zbyněk Brynych and Vojtěch Jasný. His career really began to take off in 1964, when one of the most fruitful collaborations in the history of Czechoslovakian cinema was formed, the one with Miloš Forman. Without diminishing their individual merits, the early films of the latter are actually the result of extraordinary collective work, involving not only Passer, but also the screenwriter Jaroslav Papoušek. The magical trio collaborated on the documentary Audition (1963), and then on the classics Black Peter (1963), Loves of a Blonde (1965), and The Firemen’s Ball (1967), with
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Forman behind the camera. Being of “undesirable origins for the regime”, Passer was unable to work serenely, but despite the clashes with the authorities, in 1964 he made his debut as a director with the short Fádní odpoledne (A Boring Afternoon), based on a story by Bohumil Hrabal, who also collaborated on the screenplay. A film of only 14 minutes in length, and practically plotless, but a debut with which he managed to sum up all the features we love about Nová Vlna, while at the same time developing a more personal style. His description of the small happenings of an afternoon in a Prague pub, with pensioners talking about football, women who sing and play cards, and a young man absorbed in literature, episodes which despite their triviality, become metaphors of the human condition, reflecting the themes of the entire artistic movement.
Il fatto che un maestro della regia come Ivan Passer sia passato per tan‑ to tempo quasi inosservato agli occhi del grande pubblico internazionale, eclissato da altre celebrità, è l’ennesi‑ ma dimostrazione di quanto sia ricco di talenti il cinema ceco. Proprio come Miloš Forman, di cui è stato un colla‑ boratore, Passer è stato uno dei mas‑ simi esponenti della Nová Vlna e ha vissuto l’esperienza dell’esilio, espa‑ triando negli Stati Uniti dopo l’inva‑ sione sovietica della Cecoslovacchia. Dotato come il primo di una sensi‑ bilità ineguagliabile per il “banale quotidiano”, Passer l’ha sempre rap‑ presentato con ironia e raffinatezza, senza mai sconfinare nei toni cupi o moralistici tipici di altri registi della Nuova onda. In patria la sua opera ha goduto di grande considerazione e il suo capola‑ voro Intimní osvětlení (Illuminazione intima, del 1965) è considerato uno dei classici del cinema cecoslovacco. All’estero – pur essendo rimasto per anni all’ombra di Forman – notiamo che ultimamente i film americani di
Passer cominciano ad essere riscoper‑ ti e valorizzati. Una vita artistica iniziata sin da su‑ bito in salita. Il futuro cineasta nasce nel 1933, a Praga, in una famiglia dell’alta borghesia ebraica con inte‑ ressi artistici (la madre era una nota illustratrice). Dopo l’avvento al potere del partito comunista (1948) incontra notevoli difficoltà per le sue origini sociali e non può terminare il liceo. Tra il 1951 e il 1955 è così costretto a esercitare i più diversi mestieri. I guai però non finiscono. Iscrittosi alla Famu, la prestigiosa Facoltà di cinema e televisione dell’Accademia delle arti performative di Praga, ne viene allon‑ tanato dopo soli due anni, ancora una volta a causa delle sue origini, non solo borghesi, in quegli anni Cinquan‑ ta in cui l’ombra antisemita calava sul regime. Tuttavia, gli ostacoli non rie‑ scono a frenarne il percorso e grazie al suo talento riesce, fra il 1960 e il 1963, a farsi avanti in qualità di aiu‑ to regista di tanti maestri del cinema ceco dell’epoca, come Ladislav Helge, Zbyněk Brynych e Vojtěch Jasný.
La sua carriera comincia davvero a decollare nel ‘64, quando si forma una delle collaborazioni più frut‑ tuose della storia del cinema ceco‑ slovacco, quella appunto con Miloš Forman. Senza sminuirne i meriti, i primissimi film di quest’ultimo sono in realtà il risultato di uno straordi‑ nario lavoro collettivo, che coinvolge oltre a Passer anche lo sceneggiatore Jaroslav Papoušek. La magica triade collabora al docu‑ mentario Konkurs (1963), e succes‑ sivamente ai classici L’asso di Picche (1963), Gli Amori di una Bionda (1965), e Fuoco ragazza mia! (1967), con Forman dietro la macchina da presa. Essendo di origini “non gradite al regime”, Passer non riesce neanche allora a lavorare con serenità, ma malgrado gli scontri con le autorità nel 1964 debutta come regista con il cortometraggio Fádní odpoledne (Un pomeriggio noioso), tratto da un rac‑ conto di Bohumil Hrabal, il quale col‑ labora anche alla sceneggiatura. Una pellicola di soli 14 minuti e pratica‑ mente senza trama, ma è un esordio
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Una scena tratta dal film “Illuminazione intima“ (Intimní osvětlení) / A scene from the movie “Intimate lighting”(Intimní osvětlení)
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The subtly ironic tone, the bitter skepticism and improvisation present in the previous films of the Passer-FormanPapoušek trio blend harmoniously in the film considered a cornerstone
con il quale egli riesce a sintetizzare tutte le caratteristiche che amiamo della Nová Vlna, inaugurando uno stile più personale. La sua descrizione dei piccoli acca‑ dimenti di un pomeriggio in una birreria di Praga, con pensionati che parlano di calcio, donne che cantano e giocano a carte, e un giovane im‑ merso nella letteratura, pur nella loro banalità, diventano metafore della condizione umana, rispecchiando i temi del movimento artistico. Il tono sottilmente ironico, l’ama‑ ro scetticismo e l’improvvisazione presenti nei film precedenti del trio Passer-Forman-Papoušek si fondono alla perfezione nella pellicola consi‑ derata un caposaldo della scuola ceca di cinematografia, Intimní osvětlení (Illuminazione intima, 1965). Girata con attori non professionisti e quasi
priva di sviluppi drammatici, narra di un suonatore di viola che viene ospitato nella casa di campagna di un vecchio amico, un direttore d’orche‑ stra, e tra un funerale e una sbronza viene a galla la noia di vivere in una società ammuffita senza fuga. Il pri‑ mo lungometraggio del boemo, una delle opere più significative della Nová Vlna, ed uno dei migliori esempi dello stile sperimentale e liberissimo del movimento, è stato votato quinto miglior film cecoslovacco mai realiz‑ zato in un sondaggio fra i critici cechi e slovacchi nel 1998. Ma il periodo di massima libertà e condizioni quasi ideali per girare film è destinato a terminare nel 1968, con l’invasione sovietica e l’inizio della normalizzazione. In maniera simile a tanti coetanei Passer si trova davanti alla scelta difficile di restare in patria,
of the Czech school of filmmaking, Intimní osvětlení (Intimate Lighting, 1965). Filmed with non-professional actors and almost devoid of dramatic developments, it narrates the story of a
viola player who is hosted in the country house of an old friend, a conductor, and between the funeral and a drinking binge, the boredom of living comes to the surface in a musty society from
Una scena dal film “Un pomeriggio noioso” (Fádní odpoledne) / A scene from the movie “A boring afternoon” (Fádní odpoledne)
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dove non troverebbe più la libertà ar‑ tistica che ha avuto in precedenza, o emigrare. Come Forman, opta per la seconda scelta. Dopo brevi tappe in Francia e Gran Bretagna, giunge alla fine del 1969 negli Stati Uniti. Passer ci mette del tempo per abituarsi al nuovo modo
di lavorare e a reperire finanziamen‑ ti. Solo nel 1971 riesce a girare Born to win (Il mio uomo è una canaglia), epopea tragicomica sulle disavven‑ ture di un drogato con George Segal e un giovanissimo Robert de Niro. Il film forse non riesce a unire in modo convincente i suoi tipici modi narra‑
tivi con gli stilemi del cinema statu‑ nitense, ma riceve ugualmente un certo livello di elogi altrove, anche in Italia dove il critico Paolo Mereghetti apprezza “il tono picaresco ma crudo, frivolo e disperato”. Le opere successi‑ ve, come la commedia nera Law and disorder (1974; Legge e disordine), e
le due coproduzioni internazionali: il poliziesco Crime and passion (1976; Un asso nella mia manica) e l’avven‑ turoso Silver bears (1978; Uomini d’argento) con Michael Caine, funzio‑ nano solo in parte. È chiaro che serviva un progetto degno della mente creativa del boe‑
which there is no escape. The first feature film of the Bohemian, one of the most significant works of the Nová Vlna, and one of the best examples of the experimental and free style of the movement, was voted the 5th best Czechoslovak film ever made in a survey involving Czech and Slovak critics in 1998. However, the period of maximum freedom and almost ideal conditions for shooting films was destined to end in
1968, with the Soviet invasion and the beginning of normalization. Like many of his peers, Passer found himself facing the difficult choice of staying in his homeland, where he would no longer find the artistic freedom he had previously benefitted from, or emigration. Like Forman, he opted for the latter. After brief stays in France and Great Britain, he reached the United States at the end of 1969. Passer took time
to get used to the new way of working and finding funding. Only in 1971 he managed to film Born to win, a tragicomic epic about the misadventures of a junkie with George Segal and a very young Robert De Niro. The film perhaps failed to convincingly combine his typical narrative methods with the styles and conventions of American cinema, but it still received a certain degree of praise elsewhere, even in Italy where
the critic Paolo Mereghetti appreciated “the picaresque but raw, frivolous and desperate tone”. The following works, such as the black comedy Law and Disorder (1974), and two international coproductions: the crime film Crime and Passion (1976) and the adventure film Silver Bears (1978) with Michael Caine, only work to a certain extent. It was clear that a project worthy of the Bohemian’s creative mind was needed,
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mo, che arriva finalmente nel 1981, anno in cui gira Cutter’s Way (Alla maniera di Cutter). Considerato il suo miglior film statunitense, un noir moderno, racconta l’impossi‑ bile ritorno alla vita civile di un re‑ duce dal Vietnam, e rivela un’acuta capacità di analisi psicologica. Un verboso studio di caratteri insolito
e imprevedibile, sostenuto dalle interpretazioni eccezionali di Jeff Bridges e John Heard; sottovalutato all’uscita, continua ad essere rivisto e rivalutato. “Per me, il miglior film sul tragico fiasco in Vietnam non è né “Apocalypse Now” né “Il Caccia‑ tore”, ma “Alla maniera di Cutter” di Passer, una pellicola che non è am‑
bientata sui campi di battaglia del conflitto, ma nelle strade assolate di Santa Barbara”, ha scritto due anni fa il giornalista Steven Gaydos, sulle pagine di Variety. Ma se il ritratto potente ed origina‑ le del fallimento del sogno ameri‑ cano rappresenta l’apice della sua carriera, la sua produzione degli anni Ottanta è stata di livello infe‑ riore, con il fantascientifico Creator (1985), il quale vanta però una ot‑ tima interpretazione di Peter O’To‑ ole, e lo storico Haunted summer (1988; L’estate stregata). Il regista si ricorda del suo talento con alcuni film televisivi di qualità, in particolare Stalin (1992), vincitore di 3 Golden Globe, con un grande Robert Duvall nei panni del dittatore. In breve, se la vita artistica di Passer ci sembra familiare, potrebbe esse‑ re perché tanti aspetti rispecchiano quella del più noto Forman, dallo stile cinematografico alla storia personale. Non avrà vinto un Oscar come il suo collega, e non potrà vantare simili ca‑ polavori, ma il numero di retrospetti‑ ve e la distribuzione delle sue pellico‑ le è sempre in crescita. Per citare Lord Byron, “Il tempo! Il correttore quando i nostri giudizi sbagliano”. Proprio il tempo potrebbe essere il miglior alle‑ ato di Ivan Passer.
and would finally arrive in 1981, the year in which he shot the modern noir, Cutter’s Way. Almost universally considered to be his best American film, it tells the story of the impossible return to civilian life of a Vietnam veteran, and reveals the director’s sharp talent for psychological analysis. A verbose study of unusual and unpredictable characters, carried by the exceptional performances of Jeff Bridges and John Heard, which though much underrated during its original release, continues to be rewatched and reevaluated. “For my money, the best film about the tragic debacle in Vietnam is not “Apocalypse Now” or “The Deer Hunter”, but
Passer’s “Cutter’s Way”, a film set not in the jungle battlefields of that conflict but on the sun-splashed streets of Santa Barbara”, wrote journalist Steven Gaydos two years ago, on the pages of Variety magazine. But if the powerful and original portrayal of the failure of the American dream represents the pinnacle of his career, his output in the eighties was generally of an inferior level, with the sci-fi film Creator (1985), which however boasts an excellent performance from Peter O ‘Toole, and the historical picture, Haunted summer (1988). On the other hand, the director reminded us of his talent with some
quality Tv films, in particular Stalin (1992), the winner of 3 Golden Globes, with a terrific Robert Duvall in the role of the dictator. In short, if Passer’s artistic life seems familiar to us, it may be because many aspects reflect those of his better-known peer Forman, from his cinematic style to personal history. He may not have won an Oscar like his colleague, and is not be able to boast of similar masterpieces, but the number of retrospectives and the distribution of his films is always growing. To quote Lord Byron, “Time! The corrector when our judgments are wrong”. And time indeed may well be Ivan Passer’s best ally.
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