Progetto Repubblica Ceca (Gennaio, Febbraio / January, February) 2019

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Gennaio - Febbraio / January - February 2019

La saga Huawei che scuote Praga The Huawei Saga shaking Prague

Democrazia sotto pignoramento Democracy under foreclosure

Jan Zajíc, la torcia numero due Jan Zajíc, torch number two


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sommario

pag. 6 Editoriale Editorial

politica politics

pag. 8

La saga Huawei che scuote Praga The Huawei Saga shaking Prague

pag. 14

pag. 23

Calendario fiscale Tax Deadlines

pag. 24

L‘aria che tira a Ostrava Breathing the Ostrava air

pag. 30

Jan Zajíc, la torcia numero due Jan Zajíc, torch number two

Democrazia sotto pignoramento Democracy under foreclosure

cinema

pag. 20

pag. 36

Appuntamenti futuri Future events

pag. 22

Il mese de La Pagina

Quando il piccolo schermo eclissa quello grande When the small screen eclipses the big one

Gruppo

@PROGETTORC

PROGETTO REPUBBLICA CECA

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček, Michele Taschini, Ernesto Massimetti, Vincenzo Lacerenza, Veronika Hodslavská


Gennaio - Febbraio / January - February 2019

pag. 42

I Kladruber, cavalli di re e imperatori The Kladruber, horses for kings and emperors

pag. 62

Anniversari cechi Czech anniversaires

pag. 64 Novità editoriali New Publications

architettura architecture

storia history

pag. 50

pag. 66

Le forme plastiche di un sogno The plastic shapes of a dream sport

summary

focus

Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore The labyrinth of the world and the paradise of the heart

pag. 56

Petr Čech, l‘angelo col caschetto Petr Čech, the angel with a bowl haircut

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro Stampa / Print Vandruck s.r.o.

Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2019 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Foto di copertina / Cover Photograph Ostrava, monumento alla lotta rivoluzionaria / Ostrava, memorial to the revolutionary struggle Photo: Giuseppe Picheca

Chiuso in tipografia Printing End-Line 20.2.2019 5


editoriale

Cari lettori,

lo sbarco anche in Repubblica Ceca del caso Huawei – dopo il recente allarme lanciato dall’ente ceco per la sicurezza cibernetica e informatica nei confronti del colosso cinese delle telecomunicazioni – è il tema con il quale apriamo questo numero della rivista, il primo del 2019. La vicen‑ da è di grande delicatezza, tale da mettere a repentaglio i grandi pro‑ getti di investimento del Dragone in Cechia e viceversa, ripercuotendosi pesantemente sul piano dei rapporti diplomatici. Voltando pagina, rivolgiamo la nostra attenzione a un fenomeno del quale non si parla molto, ma tale da minare

Dear readers,

Following the recent alert of the Czech National Cyber and Information Security Agency (NCISA) regarding Huawei, the case of the Chinese telecommunication giant in Czech Republic is the main theme that opens up this issue, the first one in 2019. The matter is of an utmost delicacy, so much as to jeopardize the major investment projects of the Dragon in Czechia and vice versa, having heavy repercussions on the bilateral diplomatic relations. Turning the page, we shift our attention towards a phenomenon that is not being talked much about, but it is strong enough to undermine the

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la coesione sociale del Paese. La Re‑ pubblica Ceca, spesso citata come la Tigre dell’Europa centrale per l’anda‑ mento a gonfie vele della sua econo‑ mia e per il tasso di disoccupazione ai minimi dell‘Ue, si distingue anche per un aspetto meno encomiabile, vale a dire per la impressionante diffusione dei pignoramenti su cittadini incapaci di far fronte ai debiti. Quasi un ceco su dieci, secondo statistiche ufficiali, risulta alle prese con una esecuzione forzata e i procedimenti di questo tipo sono più di quattro milioni. In questo numero ci occupiamo nuova‑ mente di ambiente, andando a capire “l’aria che tira” nella Moravia-Slesia e in particolare nel suo capoluogo, Ostra‑

va, una delle città europee più colpite dall‘inquinamento atmosferico. Gli ef‑ fetti di quest‘ultimo sulla salute uma‑ na sanno il target di una approfondita ricerca per i prossimi cinque anni. Si tratterà di uno dei principali studi mai realizzati, che ci si augura possa costi‑ tuire la premessa per un nuovo e mi‑ gliore approccio all‘ambiente. Fra gli altri contenuti che arricchisco‑ no questo numero, vi segnaliamo l’ar‑ ticolo dedicato a Jan Zajíc, lo studente emulo di Jan Palach, che cinquant’an‑ ni fa si immolò col fuoco sulla Piazza Venceslao. Un eroe poco conosciuto, che ci è sembrato giusto ricordare in questo anniversario.

social cohesion of the country. Czech Republic, often referred to as the Tiger of Central Europe due to its booming economy and the low unemployment rate at EU level, is famous as well for a less commendable matter, namely the impressive amount of foreclosures on citizens unable to honor their debts. Almost one Czech citizen out of ten is struggling with a forced execution and the proceedings of this type are more than four million. Just like in the previous issues, we will talk about environment, aiming to grasp “which way the wind blows” in Moravia-Silesia and mainly in its capital, Ostrava, one of the European

cities more hit by air pollution. For the following five years, it will become a target region for an in-depth research study on the effects of air pollution on human health. This will be one of the main studies ever carried out. Hopefully, it will become the premise for a new and better approach to environment. Among other enriching content in this issue, we point out the article dedicated to Jan Zajíc, the student that emulated Jan Palach, who set himself on fire on Wenceslas Square fifty years ago. For this anniversary, we considered it right to remember the importance of this less famous hero.

progetto repubblica ceca

Buona lettura

Enjoy the reading



LA SAGA HUAWEI CHE SCUOTE PRAGA THE HUAWEI SAGA SHAKING PRAGUE Le relazioni con il Dragone sono a rischio dopo l’allerta sul pericolo spionaggio attraverso i prodotti del colosso cinese di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

Relations with the Dragon are at risk after the alert on danger of espionage among the products of the Chinese giant

Billions of both Chinese investments in Czech Republic and Czech ones in China are at stake. Strengthened in the last few years by fervent communication between Beijing and Prague, the relationship between the two coun-

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tries is now at risk. The Czech 5G network is in jeopardy. Most of the public administration, telecommunications and energy companies are in a hurry to abandon software and hardware provided by Huawei and ZTE. In fact,

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the two Chinese companies have been in the focus of Western powers, mainly the United States, and the incident became disruptive in Prague as well. It all started with the threat launched end 2018 by the Czech National Agency


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In ballo ci sono miliardi di investimen‑ ti cinesi in Repubblica Ceca e cechi in Cina. A rischio il rapporto tra i due Paesi, rinsaldato negli ultimi anni di fervente comunicazione tra Pechino e Praga. In forse la rete 5G ceca. In allarme gran parte dell’amministra‑ zione pubblica, delle compagnie di telecomunicazioni e dell’energia che in fretta e furia si trovano a dover ab‑ bandonare software e hardware forni‑ ti da Huawei e Zte. Le due compagnie cinesi, infatti, sono da mesi nell’occhio del mirino delle potenze occidentali, Stati Uniti in testa, e lo scontro è arri‑ vato dirompente anche a Praga. Tutto nasce dall’allarme lanciato alla fine del 2018 dall’Ente nazionale ceco per la sicurezza cibernetica e informa‑ tica (Nukib), secondo il quale Huawei «costituisce un pericolo», perché i suoi strumenti e prodotti potrebbero diventare a tutti gli effetti metodi di spionaggio al servizio del governo cinese. Da qui è scattata la reazione a catena. L’allerta, infatti, riguarda obiettivi sensibili: in Repubblica Ceca utilizzano, o utilizzavano fino a poco

for Cyber Security and Information Technology (Nukib), according to which Huawei “represents a danger”, because its tools and products could become fully-fledged espionage methods serving the Chinese government. An entire

chain reaction started at this point. In fact, the alert concerns sensitive targets: in Czech Republic, the Prague Castle, leaders of Police, the Ministry of Interior, the State Body for Nuclear Security, the data center of the Čez energy

company and the mobile network operators T-Mobile, Vodafone and O2 are using, or at least have been using until recently, Huawei technology. An audience not to be neglected, who immediately ran for cover, despite the flurry of

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controversy unleashed like a bomb and the response between president Miloš Zeman and Nukib, between the Chinese Embassy in Prague and the Premier Andrej Babiš and between Huawei itself and the Czech government. The Chinese giant comes in third for the sale of mobile phones in Czech Republic (552 thousand smartphones, +19% on a yearly basis in 2018), after Samsung and Apple, and announced investments amounting to 350 million euros from 2017 to 2020 with the creation of 4.000 new jobs. In addition, China is Czechia’s third largest trading partner, reaching 24 billion euros in 2018, with imports into Czech Republic of 22 billion, an increase of 22% on yearly basis. A huge imbalance but at the same time a respected partner for Prague. For this reason, President Zeman has immediately attacked the decision of Nukib to proceed in such a straightfor-

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fa, la tecnologia Huawei il Castello di Praga, i vertici della Polizia, il mini‑ stero dell’Interno, l’Ente statale per la sicurezza nucleare, il centro dati della compagnia energetica Čez e le reti degli operatori telefonici T-Mobile, Vodafone e O2. Una platea non indif‑ ferente, che è subito corsa ai ripari, nonostante la ridda di polemiche che si sono scatenate con botta e risposta

tra il presidente Miloš Zeman e la Nu‑ kib, tra l’ambasciata cinese a Praga e il premier Andrej Babiš e tra la stessa Huawei e il governo ceco. Il colosso cinese è la terza compagnia per vendita di telefoni cellulari in Re‑ pubblica Ceca (552mila smartphone, +19% su base annua nel 2018), dopo Samsung e Apple, e aveva annunciato investimenti pari a 350 milioni di euro

dal 2017 al 2020 con la creazione di 4.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, la Cina è il terzo partner commerciale della Repubblica Ceca, l’interscambio nel 2018 è stato di 24 miliardi di euro, con import in Cechia per 22 miliardi in crescita del 22% su base annua. Uno sbilanciamento enorme ma nel‑ lo stesso tempo un partner di tutto rispetto per Praga. Per questo il pre‑ sidente Zeman ha subito attaccato la decisione della Nukib di procedere in maniera così netta: «Abbiamo notizie che la Cina farà ritorsioni», ha annun‑ ciato senza mezzi termini il capo dello stato dopo che Huawei ha denunciato l’esclusione dalla gara pubblica del ministero delle Finanze per la crea‑ zione del portale Moje daně (Le mie tasse), del valore di mezzo miliardo di corone (circa 19,5 milioni di euro), in seguito all’inserimento in blacklist da parte della Nukib. «Riteniamo che sia un atto discriminatorio basato su un

ward way. “We have information that China will retaliate”, the head of state announced decidedly, after Huawei denounced the exclusion from the public tender of the Ministry of Finance for the creation of the portal Moje daně (My taxes), half a billion crowns worth

(about 19.5 million euros), following the blacklisting by Nukib. “We believe it is a discriminatory act based on an unfounded and erroneous alert issued by the cyber security agency”, declared Magda Teresa Partyka, Huawei’s spokesperson in Czech Republic. She

added that the company will demand for the tender to be cancelled and republished otherwise the Chinese company “will consider all options”, among which seeking international arbitration in court with the request for an astronomical compensation. At this point,

Il presidente Miloš Zeman con il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping / President Miloš Zeman with the President of the People’s Republic of China, Xi Jinping

La società di Shenzhen minaccia ritorsioni e il presidente Zeman cerca di mediare The Shenzhen company threatens retaliation and President Zeman tries to mediate

La delegazione ceca ad un meeting in Cina, durante la visita ufficiale del presidente Zeman lo scorso novembre 2018 / The Czech delegation at a meeting in China, during the official visit of President Zeman, last November 2018

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allarme senza fondamento e errato emesso dall’Ente per la sicurezza ci‑ bernetica», ha detto la portavoce di Huawei in Repubblica Ceca Magda Teresa Partyka aggiungendo che la compagnia chiederà che l’asta venga cancellata e ripubblicata altrimenti la società cinese «considererà tutte le opzioni», tra cui anche rivolgersi a un tribunale per un arbitrato in‑

ternazionale con la richiesta di un risarcimento astronomico. La risposta della Nukib su questo punto, però, è rimasta invariata: Huawei rappresen‑ ta un pericolo. La possibilità di ritorsioni cinesi è stata, però, il principale timore di Zeman dall’inizio della vicenda. Il Presidente ha parlato di ripercussioni negative per gli investimenti di Škoda

Auto e del gruppo Ppf in Cina (con cui Huawei ha firmato un memoran‑ dum di intesa per il 5G). Per il capo di stato la decisione di tagliare fuori la compagnia cinese dal settore «ha danneggiato la posizione e gli inte‑ ressi della Repubblica Ceca facendo delle affermazioni per cui non hanno alcuna prova». Zeman ha cercato di correre ai ripari incontrando i vertici

di Huawei e l’ambasciatore cinese a Praga, Zhang Jian-Min. Con quest’ultimo si era aperta una crisi diplomatica poco dopo l’annun‑ cio sul rischio spionaggio: secondo il responsabile della missione cinese in un colloquio privato prima di Natale il premier Babiš gli aveva confessato che la decisione del Nukib era stata «un errore». Il capo del governo, però,

dor: according to the head of the Chinese mission, during a private meeting just before Christmas, Prime Minister Babiš had confessed that the Nukib decision had been “an error”. However, the head of the government denied it sharply: “I never said that the government has made a commitment to correct the errors made in connection with the alert. What the Ambassador did is something never seen before”. To mend the break,

several institutional meetings took place, with the Czech Foreign Minister Tomáš Petříček, the President of Senate Jaroslav Kubera and Zeman himself. Czech Republic is in high difficulty in this situation: due to the major investments in energy and industry on one hand, functioning for years and growing in the future between Prague and Beijing, and, on the other hand, for its direct dependency on external parties,

La sede della Huawei a Shenzhen / Huawei headquarters in Shenzhen

Nukib’s response remains the same: Huawei represents a real danger. However, the possibility of dealing with a Chinese retaliation has been the main fear of Zeman since the beginning of this matter. The President spoke of negative repercussions on the investments of Škoda Auto and Ppf group in China (with which Huawei has signed a memorandum of understanding for the 5G). For the head of state, the deci-

sion to cut the Chinese company out of the sector “has damaged the position and interests of Czech Republic making statements for which they have no proof”. Zeman tried to find a secure position by meeting Huawei’s leaders and the Chinese ambassador in Prague, Zhang Jian-Min. Shortly after the announcement on the risk of espionage, a diplomatic crisis opened up with the Chinese ambassa-

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Una Škoda in Cina / A Škoda in China

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aveva seccamente smentito: «Non ho mai detto che il governo ha preso l’im‑ pegno di correggere gli errori compiuti in relazione all’allerta. Ciò che ha fatto l’ambasciatore è qualcosa di mai visto prima d’ora». Per ricucire lo strappo sono serviti diversi incontri istituzionali, con il ministro degli Esteri ceco Tomáš Petříček, con il presidente del Senato Jaroslav Kubera e con Zeman stesso. La Repubblica Ceca è in estrema diffi‑ coltà in questa situazione: da un lato per i grandi investimenti nella ener‑

gia e nella industria, in piedi da anni e in crescita nel futuro tra Praga e Pe‑ chino, e dall’altro per la sua stretta di‑ pendenza nel settore della sicurezza dei dati sensibili da soggetti esterni, compagnie private e straniere. Secon‑ do gli esperti la macchina statale non dispone dei tecnici e delle figure pro‑ fessionali qualificate a livello interno per gestire la sicurezza cibernetica e ha dovuto negli anni rivolgersi all’e‑ sterno. Uno degli scandali più recenti, di compromissione di obiettivi sensi‑

bili, è stato quello di Palazzo Černín, la sede del ministero degli Esteri, i cui computer erano in balia degli hacker, forse russi, da diverso tempo. La crisi in Repubblica Ceca, però, è sol‑ tanto una piccola parte dei problemi che Huawei sta affrontando a livello internazionale dall’arresto in Canada del direttore esecutivo, e figlia del fondatore della società, Sabrina Meng Wanzhou su richiesta degli Stati Uniti. Tra i critici, dopo gli Usa che parlano di cospirazione e minacciano il bando totale dei prodotti, la Gran Bretagna, l’Australia, Germania, Francia, Belgio che stanno cercando di prendere prov‑ vedimenti dopo gli allarmi lanciati dai servizi segreti. Sul versante opposto l’Italia, che nonostante gli avvertimen‑ ti del Copasir, ha affidato da tempo a Huawei la realizzazione della rete 5G in Italia. Da anni, infatti, la compagnia cinese collabora con Tim per la rete dati e la connettività. Tegola non da poco per l’immagine del colosso di Shenzhen in Europa, anche l’arresto del direttore delle ven‑ dite della divisione polacca con l’ac‑ cusa di spionaggio. Le preoccupazioni per la sua presenza diffusa in Europa sono arrivate fino a Bruxelles, dove il commissario per la Tecnologia Andrus Ansip ha avvertito gli stati membri sui rischi sicurezza e il premier Babiš ha chiesto un’ampia riflessione sul tema cyber security a livello europeo.

private and foreign companies in the security of sensitive data. According to experts, the government machinery does not have the necessary technicians and internally qualified professionals to manage cyber security and has had to turn to outside support over the years. One of the most recent scandals, compromising sensitive objectives, was the one of Černín Palace, the headquarters of the Foreign Ministry, whose computers were at the mercy of hackers, perhaps Russians, for quite some time. However, the crisis in Czech Republic is only a small part of the problems

Huawei is facing internationally starting with the arrest of the Executive Director in Canada and daughter of the company’s founder, Sabrina Meng Wanzhou at the request of the United States. Among critics, after the US talking about conspiracy and threatening the total ban of the products, UK, Australia, Germany, France, Belgium are trying to take action after the alarms launched by the secret services. On the opposite front, despite the warnings of Copasir, Italy has entrusted Huawei for quite some time now with the construction of the 5G network in Italy. In

fact, the Chinese company has been collaborating for years with Tim for the data network and connectivity. Even the arrest of the sales manager of the Polish division on charges of espionage is definitely not something small for the image of the giant Shenzhen in Europe. The concerns about its widespread presence in Europe have reached Brussels, where the Commissioner for Technology, Andrus Ansip, warned member states about security risks and Premier Babiš has requested a broad reflection on cyber security on a European level.

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Un adulto su dieci in Repubblica Ceca è alle prese con una esecuzione forzata. Una condizione di cui la gente spesso preferisce non parlare, ma che di recente è diventata tema di dibattito pubblico. Oltre ai singoli debitori è in pericolo anche la coesione della società

DEMOCRAZIA SOTTO PIGNORAMENTO DEMOCRACY UNDER FORECLOSURE

di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček

One in ten adults in the Czech Republic is struggling with a forced execution. A condition that people often prefer not to talk about, but which has recently become the subject of public debate. In addition to individual debtors, the cohesion of society is also in danger

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Vrbno nad Lesy, Louny district, in the Ústí nad Labem region. A village like many, 180 living souls, with the Church of the Assumption, an old brewery in the center of the village, and a historic cemetery

that pays homage to the deceased inhabitants, first Jews and then Germans, in the tragic decade of the 1940s. In the village, besides these memories of the past, there is another interest-

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ing aspect. As many as seventy percent of the inhabitants are subject to judicial distraint, the fateful “exekuce”. An extreme, recurring situation especially in the Ústí nad Labem


attualità current affairs

Vrbno nad Lesy, distretto di Louny, regione di Ústí nad Labem. Un pae‑ sino come tanti, 180 anime, con la Chiesa dell’Assunzione, la vecchia birreria al centro del paese, e un cimitero storico che ricorda gli abi‑ tanti scomparsi, prima ebrei e poi tedeschi, nel tragico decennio degli anni Quaranta del secolo scorso. Nel villaggio, oltre a questi ricordi del passato, c’è un altro aspetto interes‑

region, where the exekuce weighs on the shoulders of one in five adults. The other side of economic success The numbers in the Czech Republic are those of a social emergency. About

sante. Ben il settanta per cento degli abitanti è sottoposto a esecuzione forzata, la fatidica exekuce. Una si‑ tuazione estrema e ricorrente soprat‑ tutto nella regione di Ústí nad Labem, dove la exekuce grava sulle spalle di un adulto su cinque. L’altra faccia del successo economico I numeri in Repubblica Ceca sono quelli di un’emergenza sociale. Cir‑ ca un adulto su dieci - in totale 860

one adult in ten, a total of 860,000 people, appears to be under foreclosure, while the total number of active distraints exceeds four million. What is particularly worrisome is the situ-

mila persone - risulta essere sotto pignoramento, mentre il numero complessivo di pignoramenti attivi supera i quattro milioni. Particolar‑ mente preoccupante è poi la situa‑ zione delle oltre 400 mila persone ultra indebitate, che si trovano a dover far fronte a tre o più procedu‑ re di esecuzione forzata. Per questi debitori le possibilità di condurre una vita civile dignitosa sono molto scarse: la normativa prevede che la quota non confiscabile dai cre‑ ditori ammonti al minimo vitale di 3.410 corone al mese. Pertanto molti dei debitori o percepiscono sussidi, non confiscabili per loro natura, o lavorano in nero per evi‑ tare le riscossioni coatte. Molte persone ultra indebitate di fat‑ to non arrivano mai a pagare il debito e le loro rate vanno a coprire gli inte‑ ressi di mora e le penali. Le cause di questo debito privato - valutato dall’agenzia Reuters in circa 250 miliardi di corone - sono molteplici. La maggior parte delle

persone arriva al pignoramento at‑ traverso i prestiti forniti da società non bancarie, che spesso adottano elevati interessi e sanzioni per ogni ritardo e inadempienza. A metterci del suo però è anche l’autorità pub‑ blica. Emblematiche, sotto questo punto di vista, sono le multe com‑ minate dalle aziende di trasporto pubblico, che caricate di sanzioni, interessi di mora, parcelle per avvo‑ cati e ufficiali giudiziari lievitano da poche centinaia a diverse migliaia di corone. Somme extra, che una parte consistente delle famiglie ceche non riesce ad affrontare con le risorse standard del loro bilan‑ cio familiare. Il legislatore ha comunque cercato negli ultimi anni di mettere freno al settore dei prestiti non bancari, che fino al 2017 funzionava senza parti‑ colari regolamentazioni normative, consentendo un mercato dove po‑ tevano operare società con standard etici e commerciali molto diversi, spesso eccessivamente bassi.

ation of over 400,000 ultra-indebted people, who are faced with three or more seizure procedures. For these debtors the chances of conducting a decent civil life are very low: the legislation provides that the quota cannot be confiscated by creditors amounting to a minimum of 3,410 crowns per month. Therefore, many of the debtors either receive subsidies, not confiscable by their nature, or work illegally to avoid forced collections. Many ultra-indebted people in fact never get to pay the debt and their installments end up covering default interest and penalties. The causes of this private debt, estimated by Reuters to be at around 250 billion crowns, are numerous. Most people come to distraint through loans provided by non-bank companies, which often adopt high interest and penalties for any delay and default. But it is also public authority that puts

us into it. What is emblematic from this point of view, are the fines imposed by public transport companies, which loaded with penalties, interests on arrears, parcels for lawyers and debt collectors rise from a few hundred to several thousand crowns. Extra sums, that a substantial part of the Czech families cannot deal with the standard resources of their family budget. In the last few years, the legislator has tried to curb the non-bank loans sector, which until 2017 worked without particular normative regulations, allowing a market where companies could operate with very different ethical and commercial standards, often excessively low. A fundamental innovation was the new consumer credit law, which put the entire sector under the supervision of the Czech National Bank. The consumer credit companies were asked to obtain a license by June 2018, with

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Una novità fondamentale è stata la nuova legge sul credito al consumo, che ha messo l’intero settore sotto la vigilanza della Banca nazionale ceca. Alle società di credito al consumo è stato richiesto di ottenere entro giugno 2018 una licenza, con il risultato che delle centinaia di compagnie ne sono sopravvissute solo ottantacinque.

Selvaggia concorrenza Quello creditizio è stato fino a poco tempo fa uno dei business meno regolamentati in Repubblica Ceca. Parliamo non solo della erogazione dei prestiti ma anche della stessa espropriazione forzata. Con una legge del 2001 è stata introdotta la figura dell’exekutor, un pubblico uf‑

ficiale addetto proprio a questo, ai pignoramenti. L’exekutor viene nominato dal mini‑ stero della Giustizia, ma poi si deve guadagnare il pane sul campo in concorrenza con altri suoi simili. Il creditore, dopo aver ottenuto l’ordi‑ nanza di pignoramento dal tribuna‑ le, può scegliere liberamente a quale

the result that out of hundreds of companies only eighty-five have survived. Wild competition The credit sector was, until recently, one of the least regulated businesses in the Czech Republic. We are talking not only about the disbursement of loans but also about the forced expropriation itself. With a 2001 law the figure of the

exekutor was introduced, a bailiff in charge precisely of this function - foreclosures. The exekutor is appointed by the Ministry of Justice, but then he must earn his bread on the field in competition with his fellow debt collectors. The creditor, after having obtained the distraint order from the court, can freely choose

which bailiff to apply to in order to collect the money from the debtor. And the winners in this free competition, according to the accusation made by the NGOs that deal with the issue, are the debt collectors with the most unsubtle and unscrupulous methods. “If one of them uses unethical attitudes to get better results, his other peers have

Dati sui pignoramenti in Repubblica Ceca nel 2017 / Data on foreclosures in Czech Republic in 2017

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attualità current affairs

exekutor rivolgersi per riscuotere i soldi dal debitore. E a vincere in que‑ sta libera competizione – secondo l’accusa mossa dalle Ong che si occu‑ pano del tema - sono gli exekutory con i metodi più spicci e spregiudica‑ ti. “Se uno di loro assume atteggia‑ menti non etici per ottenere risultati migliori, gli altri suoi parigrado han‑

no due possibilità: continuare a com‑ portarsi eticamente, e non ottenere probabilmente l’incarico (perché ai creditori interessano i soldi non l’etica), oppure cominciare a com‑ portarsi non eticamente” sostiene il coordinatore di progetti sulla tema‑ tica dei debiti dell’Ong Člověk v Tísni, Daniel Hůle.

© MAPAEXEKUCI.CZ

two options: to continue to behave ethically, and probably not get the job (because creditors are interested in money and not ethics), or to start to behave unethically,” claims the project coordinator on the issue of debts from NGO Člověk v Tísni, Daniel Hůle. Attempts to limit free competition among the bailiffs have not been suc-

cessful so far. Among the most frequent ideas is that of delimiting the territorial operability to their region of belonging or even, only to the judicial district. The last attempt in this direction was made by the deputies of the Pirate party by filing a proposal to amend the law in force. The text provides that it is the court which must appoint the bailiff

I tentativi di limitare la libera concor‑ renza tra gli esecutori non hanno ri‑ scosso fino a oggi molto successo. Tra le idee più frequenti c’è quella di delimi‑ tarne la operatività territoriale alla loro regione di appartenenza o, addirittura, al solo distretto giudiziario. L’ultimo tentativo in questa direzione l’hanno fatto i deputati del partito Pirata de‑ positando una proposta di modifica della legge in vigore. Il testo prevede che sia il tribunale a nominare l’uffi‑ ciale giudiziario sulla base della com‑ petenza territoriale. Secondo i relatori si spezzerebbe così anche il legame tra alcuni uffici di exekutor e i grandi cre‑ ditori pubblici, tipicamente le aziende di trasporto pubblico. “La territorialità limiterebbe i diritti dei creditori e ridur‑ rebbe la esigibilità dei crediti”, sostie‑ ne invece l’Associazione dei Creditori Ceca (Česká asociace věřitelů). Per ora la proposta di legge dei Pirati rimane parcheggiata tra le pieghe dell’iter le‑ gislativo alla Camera. L’unica speranza per i debitori multi‑ pli è il processo di insolvenza perso‑

nale e l’esdebitazione, ossia la cancel‑ lazione di parte dei debiti. Il processo di insolvenza può partire solo se il de‑ bitore è capace di ripagare in cinque anni almeno il trenta per cento delle sue pendenze. La riforma preparata dall’ex Guardasigilli Robert Pelikán, ribattezzata dalla stampa „amnistia per i debitori“, doveva aprire le porte a più possibilità di accesso all’insol‑ venza ma la Camera ha partorito un topolino. Con la nuova legge appro‑ vata in gennaio 2019 il giudice potrà derogare alla regola del trenta per cento a propria discrezione, trasfor‑ mando l’insolvenza personale in un terno a lotto. Le conseguenze del debito Finora gli interventi della politica sul tema sono stati poco incisivi, anche perché prevale l’idea che i debiti debbano essere pagati a ogni costo. Eppure questa è una situazione ca‑ pace di mette in difficoltà la giovane democrazia ceca. Secondo un’inda‑ gine effettuata dall’agenzia Median per la testata A2larm, le persone

on the basis of territorial jurisdiction. According to the speakers this would also break the link between some offices of debt collectors and the large public creditors, typically public transport companies. “The territoriality would limit the rights of the creditors and reduce the collectable sum of the claims,” the Czech Association of Creditors (Česká asociace věřitelů) claims on the other hand. For now the Pirate bill remains parked in the folds of the legislative process in the House. The only hope for multiple debtors is the process of personal insolvency and the bankruptcy discharge, i.e. the cancellation of part of the debts. The bankruptcy process can only start if the debtor is able to repay at least thirty percent of his or her outstanding debt in five years. The reform prepared by former Minister of Justice Robert Pelikán, renamed by the press as „amnesty for the debtors,“ had to open the doors to more possibilities of

access to insolvency but the Chamber gave birth to a mouse. With the new law passed in January 2019 the judge could waive the thirty percent rule at his discretion, turning personal bankruptcy into a lottery. The consequences of debt So far, the policy interventions on the issue have been incisive, partly because the idea that debts must be paid at all costs prevails. Yet this is a situation capable of putting the young Czech democracy in difficulty. According to a survey carried out by the Median agency for the A2larm newspaper, the people under foreclosure have a significantly higher degree of mistrust of democratic institutions. Indeed, the areas of the country where there is more concentration of distraint coincide with those where anti-democratic and populist parties obtain the best election results. The foreclosures are concentrated in fact in the weaker regions of the Czech

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attualità current affairs

sotto esecuzione forzata hanno un grado di sfiducia verso le istituzioni democratiche sensibilmente mag‑ giore. Addirittura, le zone del Paese dove c’è maggiore concentrazione di pignoramenti coincidono con quelle dove i partiti antidemocratici e po‑ pulisti ottengono i migliori risultati elettorali. Le esecuzioni forzate sono concentrate infatti nelle regioni più deboli della Repubblica Ceca, che ri‑ schiano di diventare delle autentiche discariche sociali del Paese. D’altra parte, il capitale finanziario del Paese nasce in larga parte dal settore dei mutui non bancari a tassi folli e senza regole di tutela. Da gran‑

di gruppi come il Ppf di Petr Kellner a società d’assalto come il Profi Cre‑ dit del magnate David Beran sono diversi i miliardari cechi, che hanno interessi diretti nel settore. Il loro impatto politico, mediatico e sociale è ben superiore a quello dei debitori, che è l’unica grande categoria della società a non avere una organizza‑ zione di sindacato e lobby che curi gli interessi. Solo di recente alcune Ong attive nel settore sociale ceco hanno iniziato a parlare diffusamente del problema e delle sue implicazioni politiche e sociali. D’altronde, proprio le attività di monitoraggio del setto‑ re hanno spinto negli ultimi alcune

grandi società, come la già citata Home Credit, a migliorare sensibil‑ mente l’approccio verso i clienti e le condizioni contrattuali. Il problema del debito è storicamente sempre stato al centro della questio‑ ne democratica. Persino nella Antica Grecia, la prima grande riforma de‑ mocratica fu quella di Solone che abo‑ lì la schiavitù per debiti e fece un’am‑ nistia dei debiti. La ratio di questo provvedimento è chiara: gli interessi privati, anche quando si parla di soldi o di proprietà, non devono mettere in pericolo la società. Una lezione stori‑ ca, che evidentemente la Repubblica Ceca deve ancora imparare.

Republic, which are likely to become the black hole of social problems of the country. On the other hand, the financial capital of the country stems largely from the non-bank mortgage sector with insane rates and without protective measures. From large groups such as Petr Kellner’s PPF to assault companies such as the Profi Credit of the magnate David Beran, there are several Czech billionaires, who have direct interests in the sector. Their political, media and

social impact is much higher than that of the debtors, which is the only major category of the company not to have a union and lobby organization that looks after the interests. Only recently, some NGOs active in the Czech social sector have begun to speak extensively about the problem and its political and social implications. On the other hand, the monitoring activities of the sector have prompted some large companies, such as the aforementioned Home Credit, to significantly improve

their approach to customers and contractual conditions. The problem of debt has historically always been at the center of the democratic question. Even in Ancient Greece, the first major democratic reform was that of Solon, who abolished debt slavery and made an amnesty of debts. The rationale for this provision is clear: private interests, even when it comes to money or property, must not endanger society. A historical lesson, which evidently the Czech Republic has yet to learn.

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La mappa dei pignoramenti nel Paese (2017) / The map of foreclosures in the country (2017)

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APPUNTAMENTI FUTURI Dal 9 febbraio al 12 maggio

Dal 15 febbraio al 15 settembre

Dal 21 febbraio

Al Museo Kampa di Praga è in corso la mostra Pra‑ ha byla krásnější než Řím (Praga era più bella di Roma), con il sottotitolo Storia dell’Avanguardia ceca, che prende lo spunto dall’opera di Angelo Ma‑ ria Ripellino e dal suo capolavoro Praga Magica. In forma narrativa e leggermente didattica, la mostra presenta il rapporto tra letteratura e arte ceca nella prima metà del Novecento, soprattutto nelle opere di autori come Filla, Kubišta, Toyen, Teige o Lhoták, resi noti grazie ai testi di Ripellino. Lo slavista am‑ mirava infatti il tipico tratto ceco di saper unire tradizioni magiche a modernità di stile e invenzioni formali. Curatrice della rassegna, che resterà aperta sino al 12 maggio, è Annalisa Cosentino, professo‑ ressa dell’Università La Sapienza di Roma. www.muzeumkampa.cz

Il Museo d’Arti decorative di Praga dedica una mo‑ stra ai coniugi Zika e Lída Ascher, quasi sconosciuti in Repubblica Ceca mentre in Europa occidentale il loro nome è da oltre settant’anni sinonimo di de‑ sign tessile d’alta qualità. L’esposizione, curata da Konstantina Hlaváčková, si articola in quattro parti che riflettono le tappe della loro storia e attività: la vita praghese, l’addio alla Cecoslovacchia allo scop‑ pio della seconda guerra mondiale, il trasferimento a Londra dove fondarono la Ascher, impero tessile che rifornì le maggiori case d’alta moda francesi, in‑ glesi e italiane come Dior, Yves Saint Laurent, Pater‑ son o Fabiani. Infine l’intuizione della Ascher Squa‑ res, collezione di foulard di seta con le stampe dei quadri d’artisti quali Henri Matisse o Henry Moore. www.upm.cz

Il 21 febbraio verrà inaugurata, alla Sinagoga Po‑ steriore di Třebíč, l’esposizione “I bambini di Antonín Kalina” che ricorda i bambini ebrei che Kalina salvò dal campo di concentramento di Buchenwald. Pez‑ zo forte è un albero della vita in metallo, creato da studenti e maestri dell’Istituto tecnico Industriale di Třebíč, che nelle foglie riporta i nomi di 860 bambi‑ ni. Sono tratti da un elenco che nel 2012 servì come prova del coraggio di Kalina, quando gli fu assegna‑ to in memoriam il riconoscimento di Giusto tra le nazioni. La mostra dedica particolare attenzione ad alcuni di questi bimbi come gli scrittori e futuri No‑ bel Elie Wiesel e Imre Kertész, il drammaturgo e re‑ dattore di radio Free Europe Pavel Kohn ma anche al dottore praghese Jindřich Flusser che aiutò Kalina. www.trebic.cz

From the 9th of February to the 12th of May

From the 15th of February to the 15th of September

Prague was more beautiful than Rome Zika & Lída Ascher

From the 21st of February

The children of Antonín Kalina

Praha byla krásnější než Řím (Prague was more beautiful than Rome) is underway at the Kampa Museum in Prague, with the subtitle “History of the Czech Avant-garde,” inspired by the work of Angelo Maria Ripellino and his masterpiece Magic Prague. In a narrative and slightly didactic form, the exhibition presents the relationship between literature and Czech art in the first half of the twentieth century, especially in the works of authors such as Filla, Kubišta, Toyen, Teige or Lhoták, made known thanks to Ripellino’s texts. In fact, the Slavist admired the typical Czech trait of knowing how to combine magical traditions with modern style and formal inventions. The curator of the exhibition, which will remain open until May 12, is Annalisa Cosentino, a professor at La Sapienza University of Rome. www.muzeumkampa.cz

The Prague Museum of Decorative Arts dedicates an exhibition to the spouses Zika and Lída Ascher, almost unknown in the Czech Republic, while in Western Europe their name has been synonymous with highquality textile design for over seventy years. The exhibition, curated by Konstantina Hlaváčková, has been divided into four parts that reflect the stages of their history and activities: the Prague life, the farewell to Czechoslovakia at the outbreak of World War II, the transfer to London where they founded the Ascher, empire textile that supplied the major French, English and Italian haute couture houses such as Dior, Yves Saint Laurent, Paterson or Fabiani. Finally, the intuition of Ascher Squares, a collection of silk scarves with prints by artists’ paintings such as Henri Matisse or Henry Moore. www.upm.cz

On 21 February, the exhibition “Children of Antonín Kalina” will be inaugurated in the Rear Synagogue of Třebíč, which recalls the Jewish children whom Kalina rescued from the Buchenwald concentration camp. The piece de resistance is a metal tree of life, created by students and masters of the Třebíč Industrial Technical Institute, which contains the names of 860 children in the leaves. They are taken from a list that in 2012 served as evidence of Kalina’s courage, when he was assigned in memoriam the recognition of Righteous Among the Nations. The exhibition pays special attention to some of these children as writers and future Nobel Elie Wiesel and Imre Kertész, the playwright and editor of Radio Free Europe Pavel Kohn but also to the Prague doctor Jindřich Flusser who helped Kalina. www.trebic.cz

Praga era più bella di Roma

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Sabrina Salomoni

Zika & Lída Ascher

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I bambini di Antonín Kalina


appuntamenti events

FUTURE EVENTS

Sabrina Salomoni

Dal 6 al 17 marzo

Dal 13 marzo al 5 maggio

Dal 21 al 29 marzo

Dal 6 al 17 marzo torna a Praga il Festival interna‑ zionale dei film documentari sui diritti umani One World, il maggior evento al mondo dedicato a questa tematica, organizzato dall’Ong Člověk v tísni. I diritti umani sono intesi in senso lato, per cui la program‑ mazione include non solo film dedicati a cause poli‑ tiche e allo sviluppo ma anche a questioni sociali, le‑ gate all’ambiente o allo stile di vita. Il tema di questa 21° edizione è la Distanza di sicurezza, ci si focalizza cioè sul grado di comprensione e ascolto tra persone diverse nella stessa società. Non mancheranno gli ospiti internazionali, seminari di approfondimento e momenti di discussione con gli autori, film pensati per non udenti e non vedenti. Il festival toccherà poi altre 35 città ceche e infine Bruxelles. www.jedensvet.cz

La mostra Affacciati sulla bellezza, attraverso gli scatti dei nomi più illustri della fotografia italiana, racconta l’evoluzione del paesaggio del Belpaese dagli anni ‘50 a oggi, mettendo in luce le sue metamorfosi, l’inte‑ razione tra uomo e natura, tra ambiente naturale e urbano. Con paesaggio s’intendono i beni culturali, le bellezze naturali ma anche l’insieme di tradizioni e usanze di un popolo, dei suoi borghi storici e delle cit‑ tà. Promossa dall’Istituto Italiano di Cultura – che la ospita nella sua Cappella barocca – e dall’Ambasciata d’Italia a Praga, la mostra è organizzata in collabora‑ zione con il Craf di Spilimbergo e la Fondazione Archi‑ vio 3M di Milano e gode del patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca e della Regione Friuli Venezia Giulia. www.iicpraga.esteri.it

Fondato nel 1993, il festival internazionale del ci‑ nema Febiofest giunge alla sua 26° edizione, che si svolgerà a Praga dal 21 al 29 marzo, con proie‑ zioni nei multisala CineStar Anděl e Černý Most, al cinema Nfa Ponrepo e alla Biblioteca Comunale. Per nove giorni presenta a pubblico e critica il meglio della cinematografia ceca e straniera contempora‑ nea con oltre 150 pellicole suddivise in 16 sezioni. Durante la serata inaugurale all’Obecní dům sarà consegnato il premio Kristián alla carriera ai due ospiti d’onore: il regista danese, premio Oscar e due volte Palma d’Oro a Cannes Bille August e l’attrice ceca Jiřina Bohdalová. Tra il primo e il 18 aprile la kermesse si sposterà poi in forma itinerante in una quindicina delle principali città ceche. www.febiofest.cz

From the 6th to the 17th of March

From the 13th of March to the 5th of May

From the 21st to the 29th of March

Jeden svět

Affacciati sulla bellezza

Febiofest

One World

Facing the beauty

Febiofest

From March 6 to 17, the International Festival of documentary films related to Human Rights, One World, the largest event in the world dedicated to this topic, organized by the NGO Člověk v tísni, returns to Prague. Human rights are understood in a broad sense, so that programming includes not only films dedicated to political causes and development but also to social issues related to the environment or lifestyles. The theme of this 21st edition is Safe Proximity, which focuses on the degree of understanding and listening among different people in the same society. There will be international guests, in-depth seminars and moments of discussion with the authors, films designed for the deaf and the blind. The festival will then touch another 35 Czech cities and finally Brussels. www.jedensvet.cz

The “Explore Beauty,” exhibition, through the shots of the most illustrious names of Italian photography, tells the evolution of the landscape of the Belpaese from the 50s to today, highlighting its metamorphosis, the interaction between man and nature, between the natural and urban environments. By landscape we mean the cultural heritage, the natural beauties but also the set of traditions and customs of a people, of its historical villages and of the cities. Promoted by the Italian Institute of Culture, which houses it in its Baroque Chapel, and by the Italian Embassy in Prague, the exhibition is organized in collaboration with the CRAF of Spilimbergo and the 3M Archive Foundation in Milan and is sponsored by the Ministry of Culture of the Czech Republic and the Friuli-Venezia Giulia Region. www.iicpraga.esteri.it

Founded in 1993, the Febiofest international film festival reaches its 26th edition, which will take place in Prague from 21 to 29 March, with screenings in the CineStar Anděl and Černý Most multiplex cinemas, as well as at the NFA Ponrepo cinema and the City Library. For nine days the public and critics will be presented with the best of contemporary Czech and foreign cinema with over 150 films divided into 16 sections. During the opening night at Obecní dům, the Kristián award will be presented to the two guests of honor: the Danish director, Oscar winner and double Palme d’Or winner at Cannes Bille August, and the Czech actress Jiřina Bohdalová. Between April 1 and April 18, the festival will then move in the form of a tour to about fifteen of the main Czech cities. www.febiofest.cz

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il mese de La Pagina

Dicembre–Gennaio 2019

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

POLITICA (6 dicembre) Popolarità in aumento per Babiš. Ano, il partito del premier, è sempre in testa ai sondaggi col 35,7% dei consensi, 2,3 punti percentuali in più di ottobre, Tutto questo nonostante una serie di vicende controverse e gli attacchi della opposizione, che contestano a Babiš di essere alla guida di un governo basato sull’appoggio esterno dei Comunisti del Ksčm. -------------------------------------------------------------------(7 dicembre) Zeman attacca il Bis. Il capo dello Stato critica l’operato dell’agenzia di sicurezza e di controspionaggio. Riferendosi al rapporto annuale del Bis – che sottolinea le attività spionistiche russe e cinesi in Repubblica Ceca - Zeman sostiene trattarsi di accuse “senza prove”. Definisce poi “fallimentare” l’attività dei servizi contro i terroristi islamici che – secondo Zeman – sono presenti in Repubblica Ceca. Il Bis reagisce con un comunicato, respingendo le parole di Zeman e sottolineando di aver ricevuto anche di recente parole di ringraziamento dal governo e dagli organi parlamentari di controllo per il lavoro svolto. -------------------------------------------------------------------(16 gennaio) La Repubblica Ceca ricorda Jan Palach. A inaugurare il programma di eventi commemorativi, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte, è la messa celebrata dal sacerdote e docente universitario Tomáš Halík, nella basilica del Santissimo Salvatore di Praga, davanti a una folla di fedeli, soprattutto giovani universitari. -------------------------------------------------------------------(25 gennaio) Praga si schiera con Guaidò. Il governo ceco appoggia il tentativo della opposizione venezuelana di far tornare la democrazia nel Paese e di ristabilire i principi dello stato di diritto. A dichiararlo è il ministro degli Esteri, Tomáš Petříček (Čssd), il quale rievoca la protesta popolare del 1989 che portò alla caduta del regime comunista nell’allora Cecoslovacchia.

CRONACA

(20 dicembre) Tragedia in miniera. L’avvento natalizio è scosso in Repubblica Ceca dalla sciagura avvenuta in una miniera di carbone di Karviná (Moravia Slesia), dove - a causa di una esplosione per una fuga di gas a 800 metri di profondità perdono la vita tredici minatori. Dieci i feriti, alcuni dei quali gravissimi. Fra i morti dodici minatori della Polonia, Paese i cui confini sono a pochi chilometri, e un ceco. Sul posto, nel quale questa mattina giungono il premier ceco Andrej Babiš e l’omologo polacco Mateusz Morawiecki, operano squadre di soccorso di entrambi i paesi. -------------------------------------------------------------------(10 gennaio) Praga avrà un sindaco della notte. L’amministrazione comunale si appresta a lanciare questa nuova figura che avrà competenza sulla vivace vita notturna della città, occupandosi di fare da tramite fra il Comune, i proprietari dei locali e i cittadini residenti. L’incarico viene affidato a Jan Štern, che avrà soprattutto il compito di risolvere gli aspetti più deleteri della movida praghese. -------------------------------------------------------------------(30 gennaio) Criminalità in calo. Nel 2018 sono stati segnalati in Repubblica Ceca 192.405 reati, il 4,9% in meno del 2017, secondo i dati della polizia. Il 2018 è stato il quinto anno consecutivo di diminuzione nel Paese dei comportamenti di rilevanza penale. In calo sia i reati contro il patrimonio, che gli omicidi e altri crimini violenti. L’ultimo anno in cui si è verificato un incremento

dei reati (+7%) è stato il 2013, quando l’allora presidente Václav Klaus, a fine mandato, concesse la controversa amnistia svuota carceri.

ECONOMIA, AFFARI E FINANZA

(3 dicembre) Disoccupazione ai minimi in Ue. La Repubblica ceca continua a essere il paese della Unione europea con il tasso meno elevato di senza lavoro (2,2%). La Ue ha una media del 6,7%, mentre in Eurozona si arriva all’8,1%, in base ai dati di Eurostat. Al secondo posto la Germania, 3,3%. Sul fronte opposto la Grecia, 18,9% e la Spagna, 14,8%. -------------------------------------------------------------------(3 dicembre) Aziende ceche fra le più inquinanti in Ue. La Eph di Daniel Křetínský al secondo posto e la Čez al quarto, nella classifica delle compagnie che in Ue rilasciano nell’ambiente più sostanze tossiche. E’ quanto risulta da uno studio realizzato da Greenpeace. La più inquinante in assoluto è la tedesca Rwe, mentre al terzo posto compare la polacca Pge. -------------------------------------------------------------------(4 dicembre) Andamento in perdita dello Sparta Praga. La società calcistica della capitale, guidata come presidente Daniel Křetínský, ha risultati deficitari non solo sul campo di gioco, ma anche di bilancio. Nel 2017 ha subito perdite di quasi 750 milioni di corone, mai così elevate nella storia del più blasonato club della Repubblica Ceca. Fallimentari si sono rivelate una serie di scelte, fra cui anche l’aver preso come allenatore Andrea Stramaccioni. -------------------------------------------------------------------(6 dicembre) I Liechtenstein contro la Repubblica Ceca. La storica famiglia reale si avvia a rivolgersi al giudice chiedendo la restituzione del patrimonio confiscatole a seguito dei Decreti Beneš. “Abbiamo tentato già alcune volte con le autorità ceche di avviare un negoziato che ci portasse a una soluzione extragiudiziale, ma senza mai ottenere un risultato” sono le parole di Alois, principe reggente del Liechtenstein. In ballo, secondo notizie non ufficiali, circa 60 mila ettari di terreno, ora statali, di cui la maggior parte boschi. -------------------------------------------------------------------(17 dicembre) Il settore bancario ceco supera stress test. Risulta sufficientemente capitalizzato per assorbire shock severi, come certifica la Banca nazionale, con riferimento al periodo sino al 31 dicembre 2017. Nel test sono stati coinvolti i più grandi gruppi, che rappresentano il 76% degli attivi del mercato creditizio. L’adeguatezza di capitale del settore bancario è risultata significativamente al di sopra della quota minima richiesta dell’8%. -------------------------------------------------------------------(18 dicembre) Allerta Huawei in Repubblica Ceca. L’Ente nazionale ceco per la sicurezza cibernetica e informatica Nukib raccomanda al governo e alle aziende strategiche, in particolare operatori della telefonia mobile e compagnie energetiche, di non utilizzare telefoni cellulari e altre infrastrutture di telecomunicazione delle compagnie cinesi Huawei e Zte. Esiste infatti il sospetto che possano divenire strumenti spionistici al servizio del governo di Pechino. Poche settimane dopo la Huawei viene esclusa da una grossa gara pubblica, di valore superiore a mezzo miliardo di corone, indetto dalla Direzione generale finanziaria. -------------------------------------------------------------------(19 dicembre) Škoda Auto azienda esportatrice dell’anno. La casa automobilistica di Mladá Boleslav si aggiudica il titolo per la decima volta consecutiva, nel concorso giunto quest’anno alla

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di GIOVANNI USAI 24° edizione. Ha esportato auto per un valore di 366 miliardi di corone, +18% (l’8,6% delle vendite all’estero complessive della Repubblica Ceca). Al secondo posto il produttore di apparecchiature informatiche Foxconn. -------------------------------------------------------------------(11 gennaio) Caro mattone in aumento. Comprar casa diventa sempre più problematico per gli abitanti della Repubblica Ceca. Pagare il mutuo, secondo i dati della Golem Finance, costa ormai mediamente il 47,5% del reddito netto di una famiglia. Un anno fa tale quota era inferiore al 40%. A un livello simile si era già arrivati nel 2009, per poi calare bruscamente al 33% nel pieno della crisi economica. Anche gli stipendi aumentano, ma a un ritmo non paragonabile a quello delle abitazioni, soprattutto a Praga e nelle principali città. -------------------------------------------------------------------(11 gennaio) Introiti pedaggio mezzi pesanti da record. Nel 2018 in Repubblica Ceca è stata registrata una cifra complessiva di 10,8 miliardi di corone, superiore del 4% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalle statistiche della società di gestione Kapsch, il cui incarico termina alla fine del prossimo anno, per essere sostituita dal consorzio CzechToll/SkyToll. -------------------------------------------------------------------(22 gennaio) L’Intercontinental cambia proprietà. Via libera dell’Antitrust all’acquisto del famoso albergo di Praga da parte della società di investimenti R2G. A vendere è il gruppo slovacco Best Hotel Properties nel quale hanno una quota anche il J&T e l’americana Westmont. Nessuna indicazione ufficiale è stata data sul prezzo, ma si parla di circa 5 miliardi di corone. La R2G è la società di Oldrich Šlemr nella quale figurano come investitori anche Pavel Baudiš ed Eduard Kučera, fondatori e comproprietari di Avast antivirus. -------------------------------------------------------------------(23 gennaio) Abolito il “periodo di carenza”. La Camera abroga la regola secondo la quale i lavoratori dipendenti, assenti per malattia, non hanno diritto ad alcuna retribuzione per i primi tre giorni di mancata presenza sul luogo di lavoro. Il voto della Camera supera il precedente no del Senato. La nuova normativa entrerà in vigore a luglio. I datori di lavoro pagheranno ai dipendenti nei primi tre giorni di malattia il 60% dello stipendio. In compensazione, le aziende otterranno la riduzione dello 0,2% dei contributi. -------------------------------------------------------------------(24 gennaio) Traffico aereo da primato. Nel 2018 il numero di decolli, atterraggi e voli di sorvolo è aumentato in Repubblica Ceca del 6,9% su base annua, raggiungendo la cifra totale di 912.815, come comunicato da Rlp, l’ente dei controllori di volo. Quotidianamente è una media di 2.500 aeromobili ad utilizzare lo spazio aereo nazionale. Presso l’aeroporto internazionale Václav Havel di Praga il numero di decolli e atterraggi è cresciuto del 4,8%, per un totale di 155.216. Nel 2018 l’aeroporto della Capitale stabilisce anche il primato del numero dei passeggeri, 16,8 milioni, il 9% in più dell’anno prima.

VARIE

(31 gennaio) Festeggiati i 100 anni della corona. La Banca nazionale ceca celebra l’anniversario presentando al Castello di Praga la seconda più grande moneta d’oro del mondo. Ha un diametro di 53,5 cm, pesa 130 chilogrammi e ha un valore nominale di 100 milioni di corone. Viene esposta al pubblico nelle Scuderie imperiali (sino al 28 aprile), nell’ambito di una mostra sulla storia della corona.


MARZO

MARCH

Martedì 12

Tuesday 12

Pagamento dell’accisa per il mese di gennaio 2019 (esclusa l’accisa sugli alcolici)

Payment of excise duty for January 2019 (except for wines and spirits)

Venerdì 15

Friday 15

Pagamento acconto di imposta sul reddito (primo trimestre del 2019)

Income tax advance payment (first quarter of 2019)

Mercoledì 20

Wednesday 20

Presentazione elettronica della dichiarazione dei redditi da attività dipendente relativa all’anno d’imposta 2018

Electronic filing of income tax declaration from dependent activities for tax year 2018

Lunedì 25

Monday 25

Dichiarazione accisa per il mese di febbraio 2019

Excise declaration for February 2019

Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di febbraio 2019

Declaration and payment of VAT for February 2019

Mercoledì 27

Wednesday 27

Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di gennaio 2019

Payment of excise duty on wines and spirits for January 2019

APRILE

APRIL

Lunedì 1

Monday 1

Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di febbraio 2019

Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for February 2019

Presentazione dichiarazione per l’imposta sul reddito e pagamento dell’imposta per l’anno 2018, se il contribuente non è soggetto ad audit obbligatorio e la dichiarazione è elaborata e presentata da lui stesso

Income tax declaration and payment of income tax for the year 2018, if the taxpayer is not subject to mandatory audit, or if the declaration is prepared and submitted by himself

Martedì 9

Tuesday 9

Pagamento dell’accisa per il mese di febbraio 2019 (tranne sugli alcolici)

Payment of excise duty for February 2019 (except for wines and spirits)

Lunedì 15

Monday 15

Pagamento acconto della tassa stradale (primo trimestre del 2019)

Advance payment of road tax (first quarter of 2019)

Mercoledì 24

Wednesday 24

Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di febbraio 2019

Payment of excise duty on wines and spirits for February 2019

Giovedì 25

Thursday 25

Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di marzo 2019 e per il primo trimestre del 2019

Declaration and payment of VAT for March 2019 and the first quarter of 2019

Dichiarazione accisa per il mese di marzo 2019

Excise declaration for March 2019

Martedì 30

Tuesday 30

Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di marzo 2019

Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for March 2019


L’ARIA CHE TIRA A OSTRAVA Prima che sia troppo tardi: la Repubblica Ceca finalmente investe in una maxi ricerca sugli effetti dell’inquinamento atmosferico di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

Before it’s too late: Czech Republic finally invests in a maxi research on the effects of air pollution

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Camminando per il centro di Ostra‑ va, capita di arrivare in una piazza intitolata ad Edvard Beneš. La piazza è tagliata in due: da una parte una pavimentazione chiara; dall’altra, un giardino con degli alberi sparsi e un monumento al centro. Il monumento porta su di sé le statue di tre lavo‑ ratori, vecchio esercizio di realismo socialista. Due volti puntano dritto davanti, ma un operaio, invece, si volta, e pare che guardi il cielo. Uno sguardo preoccupato. Il professor Radim Šrám, ecotossico‑ logo dell’Istituto di medicina speri‑ mentale (parte dell’Accademia delle Scienze ceca), è a capo della più grande ricerca sugli effetti dell’inquinamen‑ to atmosferico nel paese. La regione Walking through the centre of Ostrava, you may happen to arrive in a square named after Edvard Beneš. The square is divided in two: on one side there is a clear pavement; on the other, a garden with trees scattered around and a monument in the centre. The monument bears the statues of three workers, an old exercise of socialist realism. Two faces point straight ahead, but a worker, instead, turns to the side and appears to be looking at the sky. A look of concern. Professor Radim Šrám, ecotoxicologist at the Institute of Experimental Medicine (part of the Czech Academy of Sciences), is leading the biggest study on the effects of air pollution in the country. The target region is MoraviaSilesia – specifically the Ostrava area. The health of about eight thousand people considered among the most “vulnerable,” such as those working outdoors (for example, the municipal police) or new born and pregnant women, will be monitored meticulously for five years, and compared with similar samples of the population

in Prague, Brno and České Budějovice. The budget allocated to the project, co-financed by the European Union, is very significant: 250 million crowns. Previous studies have already shown the impact of pollution on respiratory and cardiovascular diseases, but no work has ever been so extensive and

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detailed, from the number of pollutants under analysis to possible mutations in DNA. “This project is really something new,” announced Šrám. After decades of dust swept under the carpet, it seems that the Czech Republic has decided to analyze the matter thoroughly.


focus

BREATHING THE OSTRAVA AIR target è la Moravia-Slesia – la zona di Ostrava. La salute di circa otto mila per‑ sone tra le più “vulnerabili” - come chi lavora all’aperto (ad esempio, la polizia municipale) o i nuovi nati e le donne in gravidanza - sarà monitorata minuzio‑ samente per cinque anni, e comparata con simili campioni della popolazione a Praga, Brno e České Budějovice. Il budget stanziato per il progetto, co‑ finanziato dall’Unione europea, è de‑ cisamente importante: 250 milioni di corone. Studi del passato hanno già di‑ mostrato l’incidenza dell’inquinamen‑ to su malattie respiratorie e cardiova‑ scolari, ma nessun lavoro è mai stato così ampio e dettagliato, dal numero di elementi inquinanti sotto analisi fino a possibili mutazioni nel Dna. “Questo

© PIXABAY

The Ostrava sky “The heart of steel of Czechoslovakia” is the nickname that the city earned in the communist period. When Klement Gottwald inaugurated the great steel industry of Nová Huť (“the new plants”) on December 31, 1951, it was added to the mines and metallurgical

factories that already surrounded the town since the mid-nineteenth century. Today the factory is still in full operation, in the hands of the giant multinational corporation Arcelor Mittal – one in five machines in the world is produced with the group’s steel. The plant is the largest in the area, but the

city still boasts two steel plants, three power plants and another 25 smaller plants. Work and pollution, a very close, morbid relationship that afflicts the city like few others in Europe. It is enough to walk through its workingclass neighborhoods to notice, with a finger on the walls, the dark dust that

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accumulates among the bricks. Heavy metal powders, genuine poison floating in the air. In the winter days known as those of “inversion,” when the low clouds and the absence of wind create a deadly trap, the fumes of the factories remain there, like fog on the city. If pollution is not new, even “green” resistance has been standing for some time; firstly, data in hand. Dr. Eva Schallerová, a pediatrician, for over twenty years has treated the children of the neighborhoods of Radvanice and Bartovice, the closest to the industrial plants. Between 2010 and 2013, together with Professor Šrám, she published numerous research results on the consequences of the exposure of children to pollutant emissions. It was precisely the work of Schallerová and Šrám which brought the problem under the scrutiny of the media for the first time, and not only nationally. “Colour patch” A very common saying in the dialects of the Neapolitan family, the “colour patch” (“pezza a colore”) is the improvised solution to repair a compromised

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progetto è davvero qualcosa di nuovo”, ha annunciato Šrám. Dopo decenni di polvere sotto il tappeto, a quanto pare la Repubblica Ceca ha deciso di analiz‑ zare a fondo la questione. Il cielo di Ostrava “Il cuore d’acciaio della Cecoslovacchia” è il soprannome che si guadagnò la città nel periodo comunista. Quando Klement Gottwald inaugurò la grande industria siderurgica di Nová Hut’ (“i nuovi stabilimenti”) il 31 dicembre 1951, questa si aggiunse alle miniere e alle fabbriche metallurgiche che già circondavano l’abitato da metà Otto‑ cento. Oggi la fabbrica è ancora in pie‑ na attività, in mano al colosso Arcelor

Mittal – una macchina su cinque, nel mondo, è prodotta con l’acciaio del gruppo. Lo stabilimento è il più gran‑ de della zona, ma la città vanta ancora due acciaierie, tre centrali energetiche e altri 25 stabilimenti minori. Lavoro e inquinamento, un rapporto strettissi‑ mo, morboso, che affligge la città come poche altre in Europa. Basta cammi‑ nare tra i suoi quartieri popolari per rendersi conto, con un dito sulle pareti, della polvere scura che si ammassa tra i mattoni. Polveri di metalli pesanti, veri e propri veleni che galleggiano nell’a‑ ria. Nelle giornate invernali chiamate “d’inversione”, quando le nuvole basse e l’assenza di vento creano una trappo‑ la mortale, i fumi delle fabbriche resta‑ no lì, come nebbia sulla città. Se l’inquinamento non è una novità, anche la resistenza “verde” è in piedi da tempo; in primo luogo, dati alla mano. La dottoressa Eva Schallerová, pediatra, per oltre vent’anni ha curato i bambini dei quartieri di Radvanice e Bartovice, i più vicini agli stabilimenti industriali. Tra il 2010 ed il 2013, insie‑ me al professor Šrám, ha pubblicato

numerose ricerche sulle conseguenze dell’esposizione dei bambini alle emis‑ sioni inquinanti: proprio il lavoro di Schallerová e Šrám ha portato per la prima volta il problema sotto lo scruti‑ nio dei media, non solo nazionali. “Pezza a colore” Un modo di dire molto comune nei dialetti della famiglia napoletana, la “pezza a colore” è la soluzione im‑ provvisata per ricucire una situazione compromessa, per porre rimedio a una brutta figura o a un errore, per renderli meglio digeribili. Il collega‑ mento linguistico è immediato se si pensa al grande successo del Colours di Ostrava, un festival internazionale di musica che attira decine di miglia‑ ia di spettatori ogni anno. Il festival è ospitato nella vecchia fabbrica Dolní Oblast Vítkovice, uno stabilimento me‑ tallurgico praticamente in città – nato nel 1828 su impulso dell’arcivescovo di Olomouc, Rudolf Jan (Rodolfo Giovan‑ ni d’Asburgo-Lorena). Chiusa alla fine degli anni Novanta, la vecchia fabbrica è ora la punta di diamante della transi‑ zione post-industriale della città. Ogni

situation, to remedy something that could appear as bad or a mistake, to make it more acceptable. The linguistic connection is immediate if you think of the great success of the Colors of Ostrava, an international music festival that attracts tens of thousands of spectators every year. The festival is housed in the

old “Dolní oblast Vítkovice factory”, a metallurgical plant practically in the city, born in 1828 at the instigation of the Archbishop of Olomouc, Rudolf Jan (Rudolf Johann of Hapsburg-Lorraine). Having been closed in the late nineties, the old factory is now the spearhead of the city’s post-industrial transition. Eve-

ry July the concerts of the Colors come to life in the alienating atmosphere dominated by a 65-metre-high furnace. Thanks to the reconversion designed by the Czech architect Josef Pleskot, the new civic and cultural function of the factory from 2012 to today is branched into university buildings, student housing, restaurants and cafes and, icing on the cake, a huge gasometer (a structure to store the gas) has been transformed into a modern auditorium, with a 1,500-seat concert hall and a contemporary art gallery. Local administrators, as well as national ones, rely heavily on the political marketing of the Vítkovice project, and the results are more than positive for the image of the city. But not influential on an environmental level. The good practices and measures carried out by local authorities in recent years have very limited effectiveness. In 2010, a Fund was launched for children at risk from atmospheric pollution,

Il professor Radim Šrám, ecotossicologo dell'Istituto di medicina sperimentale / Professor Radim Šrám, ecotoxicologist at the Institute of Experimental Medicine

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luglio i concerti del Colours prendono vita nella straniante atmosfera do‑ minata da una fornace alta 65 metri. Grazie alla riconversione disegnata dall’architetto ceco Josef Pleskot, la nuova funzione civica e culturale della fabbrica dal 2012 a oggi si ramifica in sedi universitarie, alloggi studenteschi, ristoranti e caffè e, ciliegina sulla torta, un enorme gasometro (una struttura per immagazzinare il gas) è stato tra‑ sformato in un moderno auditorium, con una sala concerti da 1.500 posti e una galleria d’arte contemporanea. Gli

amministratori locali, così come na‑ zionali, puntano molto sul marketing politico del progetto Vítkovice – ed i risultati sono più che positivi sul piano d’immagine per la città. Ma ininfluenti sul piano ambientale. Le buone pratiche e le misure portate avanti dalle autorità locali negli ultimi anni hanno un’efficacia molto limitata. Nel 2010 è stato lanciato il Fondo per i bambini a rischio inquinamento at‑ mosferico, che organizza passeggiate in campagna per i bimbi dei quartieri più colpiti o borse di studio per mi‑

gliorarne le condizioni economiche. L’amministrazione è anche orgogliosa delle misure per la sostituzione di stu‑ fe e boiler a carbone, gli investimenti nelle aree verdi e sul trasporto urbano. Le politiche “verdi” e la maggiore at‑ tenzione sono da elogiare, ma come ha chiarito una ricerca dell’Università di Ostrava, “Air Pollution and Potential Health Risk in Ostrava Region”, pubbli‑ cata nel 2016 su una rivista scientifica del settore (Central European Public Health Journal), la riduzione dell’in‑ quinamento negli ultimi anni non è

stata abbastanza per migliorare la qualità dell’aria. Da una parte il terri‑ torio ha “accumulato” inquinanti per lungo tempo, dall’altra le emissioni industriali (particelle Pm10 e Pm2,5) continuano a essere presenti in dosi massicce, tanto che l’aspettativa di vita in città è di due anni inferiore al resto del Paese. Anche il sito del Comune, elogiando i propri risultati, mette le mani avanti spiegando che “l’inquina‑ mento proveniente dalla Polonia non può essere ridotto”. Tuttavia, c’è un proverbiale elefante nella stanza di cui

© GIUSEPPE PICHECA

All'interno dell'ex complesso industriale Dolní Oblast Vítkovice, a Ostrava / Inside the former industrial site of Dolní Oblast Vítkovice, Ostrava

which organizes walks in the countryside for children in the worst affected areas or scholarships to improve their economic conditions. The administration is also proud of the measures for the replacement of coal stoves and boilers, investments in green areas and urban transport. The “green” policies and the

greater attention are to be praised, but as explained by a research carried out by the University of Ostrava, “Air Pollution and Potential Health Risk in the Ostrava Region, published in 2016 in a scientific journal of the sector (Central European Public Health Journal), pollution reduction in recent years has not been

enough to improve air quality. On one hand, the territory has “accumulated” pollutants for a long time, on the other the industrial emissions (particles Pm10 and Pm2.5) continue to be present in massive doses, to the extent that the life expectancy in the city is two years lower than the rest of the country. Even

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the city administration website, praising its results, covers its responsibilities explaining that “pollution from Poland cannot be reduced.” However, there is a proverbial elephant in the room which they don’t want to talk about: industrial pollution in the region. It is clear that the problem is at State level.

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non si vuole parlare: l’inquinamento industriale della regione. È chiaro che il problema è statale. La battaglia per l’ambiente si sposta in tribunale Convincere lo Stato a combattere le lobby industriali e imporre una legisla‑ zione ambientale ferrea non è cosa da

poco, soprattutto contando di battersi con colossi quali Arcelor Mittal. Se fino ad oggi l’impegno di Ong e scienziati poco ha potuto per smuovere i legi‑ slatori, la battaglia si è recentemente spostata in tribunale. Nel 2016 l’associazione Čisté nebe (Cielo pulito), con l’aiuto del pool

legale di Frank Bold (associazione di Brno specializzata nel supporto legale su temi ambientali), ha fatto causa al Ministero dell’Ambiente ceco sostenendo che i programmi per contrastare l’inquinamento atmo‑ sferico a Ostrava non prevedessero alcun impegno od obiettivo reale; in

The battle for the environment moves to court Convincing the State to fight industrial lobbies and impose strict environmental legislation is not a trivial matter, especially when counting on fighting with giants such as Arcelor Mittal. If up to now the commitment of NGOs and

scientists has not been able to change the legislators’ minds, the battle recently moved to court. In 2016, the Čisté nebe (Clean Sky) association, with the help of the legal pool of Frank Bold (a Brno-based association specialized in legal support on environmental issues), sued the Czech

Ministry of Environment, arguing that the programs to counteract the atmospheric pollution in Ostrava did not possess any real commitment or objective; in short, that they were useless to bring it down to reasonable limits. The policies aimed at the centres of Ostrava, Karviná and Frýdek-Místek focussed

Un concerto al Dolní Oblast Vítkovice / A concert at the Dolní Oblast Vítkovice

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poche parole, che fossero inutili per ricondurlo entro limiti ragionevoli. Le politiche volte ai centri di Ostrava, Karviná e Frýdek-Místek puntavano proprio nella direzione di migliorare trasporti e riscaldamento, ma trala‑ sciando di considerare le emissioni industriali – che, però, contano per

quasi il 70% dei fattori inquinanti. Tra 2017 e 2018 sono arrivate diver‑ se vittorie in tribunale per le cause, pressoché identiche, presentate da varie associazioni in diverse città: Ostrava prima di tutte, e poi Brno, Ústí nad Labem e Praga. La corte ha sempre constatato l’inadegua‑

© WIKIPEDIA

precisely on improving transport and heating, but neglect to consider industrial emissions, which, however, account for almost 70% of the polluting factors. Between 2017 and 2018 several victories in court arrived for the almost identical causes presented by various associations in different cities:

Ostrava first of all, and then Brno, Ústí nad Labem and Prague. The court has always verified the inadequacy of ministerial policies. Kristína Šabová, of Frank Bold, can only be satisfied with the success. “The Ministry must now prepare updates for all areas of the Czech Re-

tezza delle politiche ministeriali. Kristína Šabová, della Frank Bold, non può che essere soddisfatta del successo; “Il Ministero deve ora pre‑ parare gli aggiornamenti per tutte le aree della Repubblica Ceca. Il pro‑ cesso di aggiornamento dovrebbe essere già avviato”, ci spiega. “Noi lo seguiremo da vicino con l’obiettivo di promuovere misure efficaci per li‑ mitare l’inquinamento atmosferico il prima possibile”. L’associazione è ora impegnata nel nuovo caso sui titoli dei giornali, da quando a novem‑ bre 2018 una abitante di Ostrava, che ha vissuto sempre nella zona di Radvanice-Bartovice, ha fatto causa al Ministero dell’Ambiente a segui‑ to della morte del marito, malato di cancro ai polmoni. “Il Ministero dell’Ambiente ha l’obbligo di fare tutto il possibile per ridurre al più presto l’inquinamento”, spiegano dall’associazione. “Il Ministero non ha adempiuto a questo obbligo. Lo scopo dell’azione legale è di avere il ministero responsabile delle conse‑ guenze di questo fallimento”.

Lo Stato è, dunque, sotto inchiesta. E nel caso di porte chiuse, le associazio‑ ni sono pronte a ricorrere a sedi euro‑ pee di giustizia. La situazione rischia dunque di essere una spina nel fianco per gli amministratori di un Paese notoriamente poco incline a prestare orecchio a spinte ambientaliste – un Paese, per dire, ancora fortemente dipendente dal carbone. Non è dato sapere se la spinta “le‑ gale” dell’ambientalismo ceco abbia influito sulla decisione di nuovi inve‑ stimenti per la ricerca, ma il masto‑ dontico progetto quinquennale del professor Radim Šrám non può che essere una buona notizia per vederci chiaro e, forse, fornire un’arma in più proprio allo Stato per confrontarsi con le grandi lobby industriali (certo, nell’utopia di una politica che abbia a cuore il destino del paese). L’im‑ pressione tuttavia è che la provincia morava resterà ancora il campo di battaglia di una guerra, tra uomo e ambiente, molto più importante e dai confini ben più vasti della piccola nazione mitteleuropea.

public. The updating process should already have started,” she explains. “We will monitor it closely with the aim of promoting effective measures to limit air pollution as soon as possible.” The association is now engaged in the new case on newspaper headlines, since in November 2018 an inhabitant of Ostrava, who has always lived in the area of R​​ advaniceBartovice, sued the Ministry of the Environment following the death of her husband, a lung cancer patient. “The Ministry of the Environment has the obligation to do everything possible to reduce pollution as soon as possible,” the association explains. “The Ministry has not fulfilled this obligation. The purpose of the legal action is to make the ministry responsible for the consequences of this failure.” The state is therefore under investigation. And in the case of closed doors, the associations are ready to resort to

European courts of justice. The situation therefore risks being a thorn of the side for the administrators of a country that is notoriously unwilling to lend an ear to environmental pressures, a country, that is to say, still heavily dependent on coal. It is not known whether the “legal” push of Czech environmentalism has influenced the decision on new research investments, but Professor Radim Šrám›s mammoth five-year project can only be good news to fully understand this and perhaps, provide more weapons to the State to deal with large industrial lobbies (of course, in the utopia of politics that cares about the fate of the country). The impression, however, is that the still dying province will remain the battlefield of a war, between man and the environment, much more important and involving far wider borders that those of the small Central European nation.

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LA TORCIA NUMERO DUE TORCH NUMBER TWO

Cinquanta anni fa il sacrificio estremo di Jan Zajíc, che volle seguire l’esempio di Jan Palach di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti

Fifty years ago the extreme sacrifice of Jan Zajíc, who wanted to follow the example of Jan Palach

Il ritratto di Jan Zajíc sulla targa che lo ricorda in Piazza Venceslao / The portrait of Jan Zajíc on the plaque that remembers him in Wenceslas Square

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© WIKIPEDIA

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storia history

«Cittadini della Repubblica cecoslo‑ vacca, poiché nonostante il gesto di Jan Palach la nostra vita continua a scorrere sui vecchi binari, ho deciso di scuotere le vostre coscienze quale torcia numero due. Possa il mio rogo illuminare il cammino per una Ce‑

coslovacchia libera e felice! Solo così potrò continuare a vivere». Sono pas‑ sati cinquant’anni, ma le parole di Jan Zajíc, in una lettera d’addio indirizzata alla popolazione cecoslovacca, porta‑ no ancora tutta la forza ed il coraggio di chi ha scelto il sacrificio estremo. È

il 25 febbraio 1969, un mese esatto è passato dal giorno delle esequie di Jan Palach, che si era immolato su piazza Venceslao per protestare contro l’in‑ vasione della Cecoslovacchia ad ope‑ ra delle truppe del Patto di Varsavia, quando Zajíc, giovane studente mo‑

Jan Zajíc morì dietro il portone di questo edificio, al numero 39 della piazza Venceslao / Jan Zajíc died behind the door of this building, at number 39 Wenceslas Square.

«Citizens of the Czechoslovak Republic, since despite Jan Palach’s gesture, our lives continue to run on old tracks, I decided to shake your conscience as torch number two. May my burning enlighten the path to a free and happy

Czechoslovakia! Only in this way, will I be able to continue living». Fifty years have passed, but the words of Jan Zajíc, in a farewell letter addressed to the Czechoslovak population, still bear all the strength and courage of those

who chose the ultimate sacrifice. It was February 25, 1969, a month exactly had passed since the day of the funeral of Jan Palach, who had sacrificed his own life in Wenceslas Square to protest against the invasion of Czechoslovakia

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ravo di diciannove anni, ripete il sui‑ cidio con il fuoco. Stesso modo, stesso luogo. Il gesto estremo di Palach non era bastato. Nel giro di un mese in Ce‑ coslovacchia la rassegnazione aveva preso il posto della contestazione, la normalizzazione sovietica stava ridu‑ cendo al silenzio ogni forma di dissen‑ so. In questo contesto il gesto di Zajíc appare ancora più disperato, estremo. Lui che desiderava scuotere le coscien‑ ze, si ritrova di fronte ad un muro di ci‑ nismo, da parte del potere, e di paura, da parte di una popolazione sfibrata. Basti pensare che il giovane aveva inviato una delle tre lettere d’addio all’organizzazione studentesca di Praga che decide di non rivelarne il contenuto poiché formulata in termini «poco felici». Insomma, il tempo della resistenza si è esaurito. Ma riavvolgiamo il nastro di questa storia di qualche tempo. Jan Zajíc è un giovane della provincia morava, cresciuto con una educazione cri‑ stiana, che comincia a interessarsi di politica durante gli anni delle scuole by the troops of the Warsaw Pact, when Zajíc, a young student died aged nineteen years old, carrying out the same suicide with flames. Same way, same place. The extreme gesture of Palach was not enough. Within a month in Czechoslovakia resignation had taken the place of the protests, with the Soviet normalization silencing any form of dissent. In this context, Zajíc’s gesture appears even more desperate, and extreme. He wanted to shake consciences, but found himself facing a wall of cynicism, power, fear, and a weakened population. Suffice it to say that the young man had sent one of the three goodbye letters to the student organization in Prague, which decided not to reveal its content because it was formulated in ‘unhappy’ terms. In short, the time of resistance had been exhausted. But let’s rewind the tape of this story a little bit. Jan Zajíc is a young man from a Moravian provincial town, raised with a Christian education, who begins

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superiori. Partecipa a Praga alle ma‑ nifestazioni studentesche nei mesi della Primavera di Alexander Dubček, e dopo l’occupazione sovietica dell’a‑ gosto 1968 rifiuta di emigrare, anche se il padre aveva insistito perché lui e il fratello maggiore lo facessero. Anzi, è tra gli studenti che iniziano

lo sciopero della fame per protesta contro gli oppressori di Mosca. Ma è solo dopo il sacrificio di Jan Palach che Zajíc inizia a maturare l’idea di ripete‑ re quel gesto. È consapevole che la normalizzazione comincia a mettersi in atto: un clima di letargia si sta in‑ stallando nel Paese e «la vita continua

a scorrere sui vecchi binari». Il grande corteo che attraversa la via Pařížská per il funerale di Palach lo impressio‑ na, e si rivela un momento decisivo nella sua scelta di farsi martire laico. Ha letto le ultime lettere lasciate dallo studente prima di immolarsi, conosce quell’appello che lascia immaginare

to take an interest in politics during his high school years. He participates at the student demonstrations in Prague in the months of the Spring of Alexander Dubček, and after the Soviet occupation of August 1968 refuses to emigrate, even though his father insisted that he and his older brother do

so. He is in fact among the students who start a hunger strike to protest against the oppressors of Moscow. But it is only after Jan Palach’s sacrifice that Zajíc begins to open up to the idea of​​ repeating his gesture. He is aware that normalization is beginning to take place: a climate of lethargy is settling

in the country and «life continues to run on the old tracks». The great procession that crosses Pařížská street for the funeral of Palach impresses him and proves to be a decisive moment in his choice to become a laic martyr. He read the last letters left by the student before sacrificing himself and knows of

Il Museo Nazionale di Praga / The National Museum of Prague

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altri roghi: «Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo». Qualche settimana più tardi, Zajíc ha preso la sua decisione, sarà la «torcia numero due». Il 25 febbraio, dentro

that plea which prompts us into imagining other fires: «Since our people are on the verge of despair and resignation, we have decided to express our protest and to shake the conscience of the people». A few weeks later, Zajíc has made his decision, he will be the “torch number two”. On February 25th,

ad un palazzo, al civico 38, a qualche decina di metri dal luogo del primo rogo, Jan Zajíc si incendia i vestiti che ha impregnato di prodotti chimici. Poi assume una dose di veleno per non rischiare, come Jan Palach, una lunga agonia di giorni. Il veleno con ogni probabilità agisce con tale rapidità da

inside a building, at number 38, a few dozen meters from the place of the first fire, Jan Zajíc ignites his clothes, soaking them with chemical products. Then he takes a dose of poison in order not to risk, as was the case with Jan Palach, agony lasting for days. In all likelihood, the poison acted with such speed that

non lasciargli il tempo di uscire sulla piazza. Torcia umana, ma non ha la forza di correre e muore dietro ad un portone. Sventura nella tragedia, an‑ che la forza del simbolo è smorzata. E sulle onde della radio cecoslovacca, in mano al regime che Zajíc voleva accusare, la sua morte è liquidata

it did not leave time for him to leave the square. A human torch, yet he did not have the strength to run and died behind a door. Misfortune in tragedy, even the power of the symbolic gesture was dampened. And on the waves of Czechoslovak radio, in the hands of the regime that Zajíc wanted to ac-

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con una breve: «Il 25 febbraio, tra le 13h30 et le 13h45 sulla Piazza Vence‑ slao di Praga, al numero 38, un gio‑ vane si è suicidato immolandosi col fuoco. Stando agli oggetti trovati sul posto si tratterebbe di JZ, liceale della regione di Šumperk». Tutta un’altra enfasi si trova nelle parole dell’allora presidente della Camera dei deputati italiana Pertini che si esprime, solida‑ le e commosso, all’indomani dei fatti: «La nostra pietà fraterna esprimiamo alla nuova volontaria vittima (…) Rivolgiamo ai giovani di Praga l’ap‑ passionata esortazione a vivere per lottare. È con la lotta di ogni giorno, di ogni ora che si coopera validamen‑ te al riscatto della propria nazione da ogni servitù». Un’esortazione che arriva da lontano, e che non avrà riscontri. Ormai è tardi. A Zajíc sarà negato quel funerale “alla Palach” che aveva immaginato; la sepoltura a Praga, il corteo numeroso al seguito del feretro. Niente di tutto questo. La polizia fa pressioni sui genitori, che sono costretti ad accettare un rito più ristretto e sobrio nella lontana Vítkov, cuse, his death was dismissed with a brief report. “On February 25, between 13:30 and 13:45 in Prague’s Wenceslas Square, at number 38, a young man committed suicide by setting himself on fire. According to the objects found on the spot it is JZ, a high school student from the Šumperk region.” An entirely different emphasis was found in the words of the then President of the Italian Chamber of Deputies Pertini who expressed himself, sympathetic to the gesture and moved, in the aftermath of the facts. “We express our fraternal piety to the latest voluntary victim (...) We address the young people of Prague in their passionate plea to live to fight. It is in the everyday struggle, of every hour that we validly cooperate in the liberation of our nation from every form of servitude.” A plea that came from afar, which would not receive any acknowledgement. By now it was late. Zajíc would be denied the “Palach-

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L' ambasciatore d‘Italia, Francesco Saverio Nisio (sulla sinistra), e il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, depongono una corona di fiori davanti al monumento in piazza Venceslao, che ricorda il sacrificio di Jan Palach e Jan Zajíc / The Ambassador of Italy, Francesco Saverio Nisio (on the left), and the President of the Einaudi Foundation, Giuseppe Benedetto, lay a wreath of flowers in front of the monument in Wenceslas Square, which commemorates the sacrifice of Jan Palach and Jan Zajíc

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style” funeral that he had imagined; the burial in Prague, the large procession following the coffin. None of this. The police pressured his parents, who were forced to accept a more restricted and sober ritual in the distant Vítkov, the student’s home town. And if that were not enough, Zajíc was persecuted even after he died: for the regime the faults of the children fall upon their parents. After Jan’s death, the family faced various difficulties related to his suicide, the mother lost her post as a teacher, the father was expelled from the communist party. Zajíc’s suicide also caused political problems for the brothers, for admission to university and during their studies. And to think

città natale dello studente. E se non bastasse, Zajíc è perseguitato anche da morto: per il regime le colpe dei figli ricadono sui padri. Dopo la morte di Jan, la famiglia deve affrontare di‑ verse difficoltà legate al suo suicidio, la madre perde il posto di insegnante, il padre è espulso dal partito comuni‑ sta. Il suicidio di Zajíc causa problemi politici anche ai fratelli, all’ammis‑ sione all’università e nel corso dei loro studi. E pensare che lui li aveva salutati così prima di andarsene: «Cari genitori, quando leggerete questa lettera sarò morto. Mi rendo conto del dolore che vi sto dando ma vi prego di non essere arrabbiati con me. Non mi uccido perché sono stanco di vive‑ re, ma perché amo la vita e con il mio gesto spero farò migliore la vostra. Non perdete il coraggio». Impresa non facile nella Cecoslovacchia del tempo. Quando il potere fa di tutto perché la storia di Zajíc, come quelle di diversi altri uomini che si sono im‑ molati con il fuoco, non si raccontino, non si ricordino. Un mese più tardi, a Jihlava, Evžen Plocek, un operaio di 39 anni, compie lo stesso gesto di Pa‑ lach e Zajíc. Ancora lo stesso moven‑

te, la stessa modalità. Ma la censura è ancora più stretta che nei primi due casi. Di questa storia all’epoca trapela poco o niente. Mezzo secolo più tardi, Jan Palach è ormai un simbolo cono‑ sciuto nel mondo, mentre la storia di Zajíc e delle altre vite “bruciate” per la libertà della Cecoslovacchia restano meno note. Tuttavia, tanto è stato fatto in Patria. Oggi la sua memoria è preservata dalla Fondazione per il Premio Jan Zajíc, che a Vítkov assegna premi agli allievi più meritevoli delle scuole elementari e medie della re‑ gione. Un evento culturale di grande importanza nella regione. In più, nel 1992, la sua storia è diventata il sog‑ getto di un film televisivo di successo che porta il suo nome: «Jan». Quella di oggi è una Repubblica in cui Zajíc può finalmente «continuare a vivere». La capitale Praga gli ha intitolato una via nel quartiere di Praga 7 e anche la città dove è stato studente, Šumperk, gli rende a cinquant’anni dalla morte, i meritati onori. Una mostra, diver‑ se rappresentazioni teatrali ed una cerimonia ricordano Jan, un ragaz‑ zo morto per una «Cecoslovacchia libera e felice».

that before leaving them he bid farewell in the following way: “Dear parents, when you read this letter I will be dead. I am aware of the pain I am giving you, but please do not be angry with me. I am not killing myself because I am tired of living, but because I love life and with my gesture I hope I will make yours better. Do not lose your courage.” Not an easy task in the Czechoslovakia of the time. When those in power do everything to prevent the story of Zajíc from being told, like those of several other men who similarly sacrificed themselves with fire, the story is not remembered. A month later, in Jihlava, Evžen Plocek, a 39-year-old worker, did the same thing as Palach and Zajíc. Once again, the same motive, the same mode. But the censorship was even severer than in the first two cases. Of this episode at the time little or nothing transpired. Half a century later, Jan Palach is now a well-known

symbol in the world, while the history of Zajíc and other “burnt” lives for the freedom of Czechoslovakia remain less known. However, much has been done in the homeland. Today his memory is preserved by the Jan Zajíc Prize Foundation in Vítkov, which awards prizes to the most deserving students of the elementary and secondary schools in the region. A cultural event of great importance in the region. In addition to this, in 1992, his story became the subject of a successful Tv film bearing his name “Jan.” Today there is a Republic in which Zajíc can finally “continue to live.” The capital of Prague named a street after him in the district of Prague 7, and also the city where he was a student, Šumperk, fifty years after his death, dedicates well-deserved honors to him. An exhibition, several theatrical performances and a ceremony all commemorate Jan, a boy who died for a «free and happy Czechoslovakia».

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QUANDO IL PICCOLO SCHERMO ECLISSA QUELLO GRANDE WHEN THE SMALL SCREEN ECLIPSES THE BIG ONE Nel cinema ceco mancano idee nuove e coraggio. Sono invece le serie Tv a manifestare maggior intraprendenza e a rispecchiare meglio la realtà del Paese

A partire dal nuovo millennio, ed in par‑ ticolare nell’ultimo decennio, si è visto un notevole cambiamento nel rapporto tra fiction televisive e grande schermo. Sembrano ormai lontani i tempi in cui la televisione veniva considerata infe‑

riore al cinema, sia da un punto di vista tecnico sia in termini di budget, spesso con attori di serie B. Grazie anche al rapido incremento di popolarità di ser‑ vizi di streaming o video on demand – come Netflix, Hbo Go o Amazon Prime

video – è ormai comune vedere registi e attori di prima fascia attirati da serie destinate al piccolo schermo, seguite da un pubblico sempre maggiore. Se pensiamo a un paese come l’Italia, per esempio, Gomorra, Romanzo criminale,

Starting from the new millennium, and particularly in the last decade, there has been a noticeable change in the relationship between television and the big screen. The times when television was considered inferior to cinema, both from a technical point of view and in terms of budgets, often with actors of lesser

quality, seem to be distant memories. Thanks in part to the rapid rise in popularity of streaming or video on demand services such as Netflix, HBO Go or Amazon Prime video, it is now increasingly common to see top drawer directors and actors attracted by series aimed at the small screen, followed by ever-growing

audiences. If we take a country like Italy as an example, Gomorrah, Romanzo criminale, Montalbano, Suburra, all well-acted, competently written and filmed, have managed to make a splash outside their national borders and be sold abroad, which has not occurred with many films produced in the Bel-

di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

New ideas and courage are lacking in Czech cinema. On the other hand, the TV series show greater impetus and better reflect the reality of the country

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cinema

Montalbano, Suburra – tutte fiction ben recitate, scritte e girate – sono riuscite a uscire dai confini nazionali ed essere vendute all’estero, cosa che invece non è accaduta per molti film prodotti nel Belpaese. Negli ultimi tempi ci sono segnali del medesimo trend anche da queste parti, con il ci‑ nema che stenta a trovare un pubblico fuori dai confini cechi, mentre il numero

di miniserie di alta qualità e di respiro internazionale è in continua crescita. È possibile persino sostenere che ormai sono le serie e non i film che raccontano la vera Repubblica Ceca. È dal 2013, precisamente l’anno di Bur‑ ning Bush – Il fuoco di Praga (Hořící keř) che le serie ceche hanno comin‑ ciato a mostrare segni di ambizioni cinematografiche. Il successo della

miniserie ideata e diretta da Agnieszka Holland, tratta dagli eventi che ruota‑ vano intorno al sacrificio umano dello studente Jan Palach, ha dimostrato il potenziale di questo format e ha incentivato più cineasti cechi a usare il mezzo televisivo invece di puntare alle sale. A onor del vero, nonostante si trattasse di una produzione di alta qualità, scegliendo un soggetto storico

non si correvano grandi rischi. Basta vedere le locandine dei film locali de‑ gli ultimi anni per notare che ormai commedie e film storici sono all’or‑ dine del giorno con poco spazio per sperimentare in altri generi. In ogni caso, l’accoglienza positiva della serie di Holland ha spronato Hbo Europe a realizzare uno dei migliori ritratti del‑ la Repubblica Ceca contemporanea, la

© HBO

Zuzana Stivínová (il sindaco Hana Sikorová) in una scena di Pustina / Zuzana Stivínová (mayor Hana Sikorová) in a scene from Wasteland

paese. In recent times there have been signs of the same trend in this territory too, with the cinema struggling to find an audience outside the Czech borders, while the number of high quality and international miniseries is constantly on the rise. It is even possible to argue that it is now the series and not the films that portray the real Czech Republic. It is since 2013, precisely the year of Burning Bush (Hořící keř) that the Czech series have begun to show signs of cinematic ambitions. The success of the miniseries conceived and directed by Agnieszka Holland, based on events revolving around the human sacrifice of student Jan Palach, demonstrated the potential

of the format and has encouraged more Czech filmmakers to use the TV medium instead of aiming at film theatres. In all fairness, despite the fact that it was a high-quality production, choosing a historical subject was certainly no gamble. You only need to glance at the posters of local films in recent years to notice that now comedies and historical films are the order of the day with little space left to experiment in other genres. In any case, the positive reception of Holland’s series prompted HBO Europe into creating one of the best portraits of the contemporary Czech Republic, the miniseries Pustina, distributed in the United States under the title of Wasteland, from 2016.

Pustina, directed by Alice Nellis, among her country’s best directors since the Velvet Revolution, and Ivan Zachariáš, a famous advertising director, is also the name of a small village in an industrial area of the country, providing the backdrop for the events of the eight-episode miniseries. Hana Sikorová, the mayor of the village, tries to prevent the acquisition of the land and the houses of her fellow villagers by a large coal mining company. The drama triggering a whirlwind of events begins when one of her two teenage daughters doesn’t come home from school. During the search for the daughter and the subsequent police investigation various con-

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flicts between the Pustina inhabitants emerge, as do numerous secrets and double lives, including that of Lukáš, a trafficker of Pervitin. A giant production and a universal story depicting a reality rarely seen on the big screen, that of coal mining areas and communities that disappear to make way for a new use of the territory, afflicted with numerous social problems such as unemployment, drug dealing and juvenile delinquency. Even the foreign audiences (the target audience alongside the national one) would be surprised by the greyness and gloomy atmosphere that recalls more series such as Gomorrah or The Fall (the British and Irish TV drama) than

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miniserie Pustina, distribuita negli Sta‑ ti Uniti con il titolo di Wasteland (terra desolata), dal 2016. Pustina, diretto da Alice Nellis – tra i migliori registi del cinema nazionale dalla Rivoluzione di velluto –, e Ivan Zachariáš, famoso regista di pubblicità, è anche il nome di un piccolo villag‑ gio di una zona industriale del Paese, sfondo per le vicende della serie di

the usual Czech Republic shown in film, characterized mostly by splendid castles or elegant baroque buildings. The ambitious HBO miniseries has been described by various newspapers as the best ever made in the national territory, the success of which will be difficult to replicate. Nevertheless, further attempts to offer a realistic portrait of the country have produced respectable

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otto episodi. Hana Sikorová, il sindaco del villaggio, cerca d’impedire l’acqui‑ sizione dei terreni e delle case dei suoi compaesani da parte di una grande compagnia di estrazione del carbone. Il dramma che dà il via al turbine de‑ gli eventi comincia quando una delle sue due figlie adolescenti non torna a casa da scuola. Durante la ricerca della figlia e la seguente indagine poliziesca

results, often with politics as a source of inspiration. Mamon (2015- present) follows a journalist who discovers a scandal in which his brother apparently is also involved, while Kancelář Blaník (2014), inspired by the British show The Thick of It, is a witty satire of the current Czech political scene. A greater interest in social problems has also taken hold in “lowbrow” TV

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emergono i conflitti tra gli abitanti di Pustina, numerosi segreti e doppie vite, tra cui quella di Lukáš, trafficante di Pervitin. Una produzione gigante e una storia universale che però rac‑ conta una realtà raramente vista sullo schermo grande, quella delle zone di estrazione di carbone e delle comunità che spariscono per il nuovo uso del ter‑ ritorio, afflitte da numerosi problemi sociali come disoccupazione, spaccio di droghe e delinquenza giovanile. Anche il pubblico straniero (target insieme a quello nazionale) sarà sorpreso dal grigiore e l’atmosfera cupa che ricor‑ dano più serie come Gomorra o The Fall – Caccia al serial killer (la fiction televisiva britannica e irlandese) che la solita Repubblica Ceca in pellicola, caratterizzata per lo più da splendidi castelli o eleganti palazzi barocchi. L’ambiziosa miniserie di Hbo è stata descritta da vari giornali come la mi‑ glior mai realizzata in territorio na‑ zionale, il cui successo sarà difficile da replicare. Ciò nonostante, anche altri dramas, broadcast during prime time. The first episodes of the new comic miniseries “Most!” set in the city of the same name in northern Bohemia, reached a record average of one and a half million viewers. A genuine television phenomenon, conceived by the director Jan Prušinovský and screenwriter Petr Kolečko, “Most!” explores a variety of divisive topics such as racism and homophobia, and counts numerous Roma ethnic characters as well as a transgender character. Like Pustina, although it possesses a more comical tone, it portrays a community overwhelmed by various social problems: a location strongly linked to mining, where the industry is struggling, unemployment is high and it is all surrounded by a large concentration of housing states built during communism, now reduced to very poor conditions. There has been no lack of controversy and criticism from those who claim that the black comedy has the effect of perpetuating racial stereotypes, but it was the mayor of the


cinema

tentativi di offrire un ritratto del pa‑ ese hanno avuto risultati, spesso con la politica come fonte d’ispirazione. Mamon (2015– presente) segue un giornalista che scopre uno scandalo in cui, a quanto pare, è invischiato an‑ che il fratello, mentre Kancelář Blaník

(2014), ispirato dalla britannica The Thick of It, è una spiritosa satira della scena politica ceca attuale. Un maggior interesse verso i proble‑ mi sociali ha preso piede anche nelle fiction Tv “inferiori”, trasmesse du‑ rante le ore di punta. I primi episodi

della nuova miniserie comica “Most!”, ambientata nell’omonima città della Boemia settentrionale, hanno regi‑ strato una media record di un milione e mezzo di telespettatori. Vero feno‑ meno televisivo, ideata dal regista Jan Prušinovský e dallo sceneggiatore Petr

Kolečko, Most! esplora una varietà di temi divisivi come il razzismo e l’omo‑ fobia, e conta tra le file numerosi per‑ sonaggi di etnia rom e un personaggio transessuale. Come Pustina, sebbene faccia affidamento a un tono più co‑ mico, ritrae una comunità travolta da vari problemi sociali: una località for‑ temente legata all’attività mineraria, dove l’industria è in difficoltà, la disoc‑ cupazione è alta e il tutto è contornato da una grande concentrazione di aree residenziali costruite durante il comu‑ nismo, ormai ridotte in pessime condi‑ zioni. Non sono mancate polemiche e critiche da chi sostiene che la comicità nera abbia l’effetto di perpetuare gli stereotipi razziali, ma è stato il sindaco della città boema a gettare acqua sul fuoco, prendendolo come un pezzo satirico non offensivo. “Credo che la maggior parte della gente lo prenderà con umorismo e come una esagerazio‑ ne, e non lo collegherà direttamente con la città di Most”, ha dichiarato il primo cittadino Jan Paparega.

series, the motives are more universal. The new trend in “binge-watching”, i.e. the public’s inclination to indulge in home Tv show marathons in front of their television or tablet, often without the interruption of commercials,

has resulted in a push for better quality, eliminating the episodic nature of series of the past and dependence on the cliffhangers. As a result, the best screenwriters are increasingly attracted to television, both due to the freedom

granted by the extended duration of the narratives, which enables better construction and development of the characters, and because they represent a continuous and long-term commitment from a professional point of view.

Matěj Hádek, protagonista di Mamon (in alto); con Eva Leimbergerová (a destra) / Matěj Hádek, main character in Mamon (above); with Eva Leimbergerová (on the right)

Bohemian city who threw water on the fire, taking it as a satirical, inoffensive piece. “I think most people will take it with humor and as an exaggeration and will not connect it directly with the city of Most,” stated mayor Jan Paparega. In short, there is no lack of evidence to suggest that the most accurate and realistic portraits of the Czech Republic are those depicted in TV series, rather than those shown in cinema screens. On one hand, there are those who underline the creative freedom of Česká televize, often referred to as an institution capable of keeping a distance from the pressure of the Castle or the government, and the realization of Most! can only be seen as an example, however, with regard to the larger, more ambitious and exportable

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cinema

Una scena tratta dalla serie Most / A scene from series Most

In sintesi, non sono pochi gli indizi a suggerire che il ritratto più accurato e realistico della Repubblica Ceca sia quello dipinto dalle serie tv, piutto‑ sto che quello proiettato nelle sale cinematografiche. Da una parte c’è chi sottolinea la libertà creativa di Česká televize, spesso indicata come un’istituzione capace di mantenere le distanze dalle pressioni del Castello o del governo, e la realizzazione di

Most! non può che esserne un esem‑ pio – tuttavia per quanto riguarda le serie di più ampio respiro e ambizione, i motivi sono più universali. La nuova tendenza al “binge-watching”, cioè la propensione del pubblico a conceder‑ si maratone casalinghe davanti alla televisione o al tablet, spesso senza l’interruzione di spot pubblicitari, ha avuto come risultato una spinta per migliore qualità, eliminando la natura

episodica delle serie del passato e la dipendenza dai cliffhanger. Di conse‑ guenza, i migliori sceneggiatori sono sempre più attratti dalla televisione, sia per la libertà concessa dall’estesa durata della narrazione, che aiuta la costruzione e lo sviluppo dei perso‑ naggi, sia perché dal loro punto di vi‑ sta rappresenta un lavoro continuativo e a lungo termine. Nonostante tutto, non è ancora chiaro se siamo di fronte ad una “nuova onda” della televisione nazionale o se il suc‑ cesso di Pustina e Most! resterà un’in‑ gannevole eccezione. Resta il fatto che Hbo Europe, una piattaforma determi‑ nante per il boom delle serie ceche, ha deciso di puntare nuovamente su temi storici per la prossima grande produ‑ zione: Oblivious (Bez vědomí), una spy story drammatica ambientata negli anni ‘80. A quanto pare la leadership del genere più in voga tra il pubblico locale, tanto al cinema a casa davanti al televisore o al tablet, è sempre la stessa. Possiamo però consolarci sapendo che, oggi più di ieri, esistono anche produ‑ zioni pronte a farci vedere spaccati di vita nel Paese, raccontandone il presen‑ te. Ed esistono anche le condizioni per continuare a raccontarlo. Despite this, it is still unclear whether we are facing a “new wave” of quality national television or whether the success of Pustina and Most! will remain misleading one-off successes. The fact remains that HBO Europe, a crucial platform for the rise of the Czech series, has decided to focus again on historical themes for the next big production: Oblivious (Bez vědomí), a spy drama set in the 80s. It appears that the weight of the most popular genre among the local public, both at home cinema and in front of the TV or the tablet, always remains the same. But we can console ourselves knowing that, today more than ever, there are also productions willing to show us slices of Czech daily life, portraying the present. And the conditions also exist to continue to portray it.

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Una razza boema con sei secoli di storia e sangue anche italiano nelle vene di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

A Bohemian breed with six centuries of history, having also Italian blood in its vein

I KLADRUBER, CAVALLI DI RE E IMPERATORI THE KLADRUBER, HORSES FOR KINGS AND EMPERORS In Kladruby nad Labem, 25 km from Pardubice, are the oldest stables in the world, a place surrounded by meadows, pastures, lanes and the remains of the ancient riparian forests on the Czech banks of the Elba and its tributaries. This is where the Kladruber come from. These white horses with an elegant gait that inspire respect with their 700 kg weight and big deep eyes. One of these horses became famous as the government decided to dedicate it as a wedding gift to the dukes of

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Cambridge, William and Kate, in April 2011. Its name was Favory Alta XXI-30 Cambridge and its story had recently a sad ending. Little appreciated wedding present for William and Kate Favory Alta was born on March 15, 2006 and descended from one of the oldest thoroughbred lines, the Favory. It was the son of a champion that had taken part in European competitions and at Windsor ones and had been trained both as saddle and plow

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horse. It was five years old in 2011 and had a value of 730 thousand crowns, around 30 thousand euros, when Czech Republic chose it as a state gift for the wedding of the year. It is true that the British Royal House was using Norfolk for its ceremonies and did not owe any Kladruber but the will of the couple to exclude any living gifts from the wedding list has not been taken into account. Following diplomatic protocol, Favory Alta was offered at Buckingham Palace by


focus

© PRAZAK, WIKIMEDIA

the Foreign Minister while the Czech Ambassador in Great Britain, Michael Žantovský, the only Czech to take part in the wedding, mediated the negotiations. Weeks and months passed by, and nobody claimed the gift or asked about the horse that in the meantime remained in Kladruby and became one of the main attractions for tourists visiting the stables, around 80 thousand people in 2018. Although famous, “William and Kate’s horse” has never received any preferential

A Kladruby nad Labem, 25 km da Pardubice, si trova la più antica scu‑ deria al mondo, un luogo circondato da prati, pascoli, viali e ciò che resta di antiche foreste ripariali sulle rive ceche dell’Elba e dei suoi affluenti. Da qui provengono i Kladruber, cavalli bianchi dall’andatura elegante che incutono rispetto con i loro 700 chili di peso e gli occhi grandi e profondi. Uno di questi cavalli è diventato fa‑ moso poiché il governo ceco aveva deciso di dedicarlo come dono di noz‑ ze ai duchi di Cambridge, William e Kate, nell’aprile 2011. Il suo nome era Favory Alta XXI-30 Cambridge e la sua vicenda si è recentemente conclusa con un triste finale. Regalo di nozze poco gradito per William e Kate Favory Alta era nato il 15 maggio 2006 e discendeva da una delle più antiche linee purosangue, la Favo‑ ry. Figlio di un campione che aveva partecipato a competizioni europee, mondiali e a Windsor, era stato ad‑ destrato sia come cavallo da sella che da tiro. Nel 2011 aveva cinque anni e un valore stimato in 730mila corone,

circa 30mila euro, quando la Repub‑ blica Ceca lo scelse come regalo di stato per il matrimonio dell’anno. È vero che la casa reale britannica uti‑ lizzava per le sue cerimonie i Norfolk e non possedeva nessun Kladruber ma non si tenne conto della volontà della coppia che aveva specificato di escludere i regali vivi dalla lista di nozze. Come da protocollo diplo‑ matico, Favory Alta fu offerto a Bu‑ ckingham Palace dal ministero degli Esteri mentre la trattativa fu mediata dall’allora ambasciatore ceco in Gran Bretagna, Michael Žantovský, unico ceco presente alle nozze. Passarono le settimane, poi i mesi e nessuno reclamò il dono o chiese notizie del cavallo che intanto rimaneva a Kla‑ druby e divenne una delle principali attrazioni per i turisti di passaggio alle scuderie che nel 2018 sono state visitate da circa 80mila persone. Per quanto celebre, il “cavallo di William e Kate” non ha mai ricevuto tratta‑ menti particolari, eccetto occupare il box numero uno e ricevere il cibo pri‑ ma degli altri. Nel frattempo ha pas‑ sato gli esami che certificavano fosse

are also Italian horses, the Sacramoso. The Kladruby stud farm was created in Bohemia under the counts of Pernštejn who in the last decade of the fifteenth century acquired the village of Kladruby and the surrounding lands, founded the stables and breeding facilities. The current establishment, occupying an area of 1200 hectares, includes,

in addition to the stables a castle and coincides with the original surface on which during the Middle Ages the horses were pulling wooden trunks (which in Czech are called klády, hence the toponym of the town) up to Elba, from where they were taken by water to Hamburg. The last of the Pernštejn counts, Jaroslav, brought some stal-

treatments, except being lodged in box number one and receiving food before others. In the meantime, he passed all the examinations certifying that it was a stallion suitable for reproduction but then he got sick of an incurable disease that led to the decision to put him down. It was put to sleep on January 24, before turning thirteen years old in spring. An Italian origin breed The Kladruber are a breed little known in Italy, yet among its founders, there

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Le scuderie di Kladruby in una cartolina del 1845 / Kladruby stables in a picture from 1845

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uno stallone adatto alla riproduzione ma poi si è ammalato di un male in‑ curabile che ha portato alla decisione di sopprimerlo. È stato addormentato il 24 gennaio; in primavera avrebbe compiuto tredici anni. Una razza dalle origini italiane I Kladruber sono una razza poco co‑ nosciuta nel Belpaese, eppure tra i suoi capostipiti ci sono anche cavalli italiani, i Sacramoso. L’allevamento di Kladruby nacque in Boemia sotto i conti di Pernštejn che

nell’ultimo decennio del Quattrocento acquisirono il villaggio di Kladruby e le terre circostanti e fondarono le scude‑ rie e ciò che serviva per l’allevamen‑ to. Il complesso attuale, che occupa un’area di 1200 ettari e oltre a stalle e maneggio include anche un castel‑ lo, coincide con la superficie originale in cui nel medioevo i cavalli tiravano i tronchi tagliati (che in ceco si chiama‑ no klády e da cui deriva il toponimo della località) fino all’Elba, da dove raggiungevano via fiume Amburgo.

L’ultimo dei Pernštejn, Jaroslav, fece arrivare alcuni stalloni dalla Spagna e negli anni ‘30 del Cinquecento in‑ crementò l’allevamento per sopperire al bisogno di più cavalli da utilizzare nelle guerre contro i turchi. Nel 1575 Rodolfo d’Asburgo visitò Kladruby e fu colpito dalla ricchezza di foraggi e pascoli e dalla qualità delle strutture. Nell’aprile 1579 emi‑ se un decreto che faceva di Kladruby l’allevamento imperiale e gli affidava il compito di fornire alla sua corte,

lions from Spain and in the sixteenth century’s 30s expanded the stud farm to meet the need for more horses in the wars against the Turks. In 1575, Rudolf of Hapsburg visited Kladruby and was impressed by the richness of fodder and pastures and the quality of the structures. In 1579, he issued a decree that turned Kladruby into the imperial stud farm

and entrusted it the task of providing his court, transferred from Vienna to Prague, with high and elegant gait horses for ceremonies and strong plow horses for the artillery that required powerful specimens to support the troops. The Kladruber were able to fulfill both requirements. Many European stud farms tried to imitate the results achieved in Bohe-

mia; when the breeding farm from Lipica was founded, in 1580, on the Karst plateau, some of the Kladruber were borrowed as progenitors. The Czech stud farm tried to maintain both its primacy and prestige intact, improving its production. It took over Smrkovice, the reserve of Duke Albrecht of Valdštejn, where Iberian and Italian horses had newly arrived. The duke

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trasferita da Vienna a Praga, cavalli dalle andature alte ed eleganti per le cerimonie e robusti cavalli da tiro per l’artiglieria che esigeva esemplari po‑ tenti e veloci per appoggiare le trup‑ pe. I Kladruber seppero rispondere a entrambe le necessità. Molti allevamenti europei cercarono d’imitare i risultati ottenuti in Boemia; quando nel 1580 venne fondato l’alle‑ vamento di Lipica, sull’altopiano car‑ sico, come capostipiti vennero presi in prestito alcuni Kladruber. L’allevamen‑

to ceco cercò di mantenere intatti il suo primato e prestigio migliorando la propria produzione. Assorbì Smrkovice, riserva del duca Albrecht di Valdštejn, dove erano da poco arrivati dei cavalli iberici e italiani. Il duca possedeva tra gli ottocento e i mille cavalli ed era un esperto allevatore, un pioniere che usava metodi che avrebbero preso pie‑ de in Europa solo due secoli più tardi. I risultati non si fecero attendere. Con il nuovo sangue che scorreva nelle loro vene, i Kladruber acquisirono un

portamento maestoso e movimen‑ ti ancora più forti e aggraziati che valsero loro il compito di trainare la carrozza dell’Imperatore. Gli Asburgo ne erano così fieri e gelosi che nessun nobile dell’Impero poteva posseder‑ ne un esemplare senza autorizzazio‑ ne. Durante la guerra dei sette anni i cavalli furono addirittura spostati in Slovacchia per non rischiare di cadere in mano al nemico. Nel 1750 si tentò di rinnovare ancora la razza e per l’incrocio ci si rivolse

all’Italia, ai Sacramoso che proveniva‑ no dagli allevamenti dei marchesi Sa‑ gramoso a Verona, secondo altre fonti situati nel Polesine. Erano destrieri dal mantello nero, il profilo monto‑ nino, garrese e groppa ben rilevati, lo sguardo calmo e penetrante. Durante il regno di Maria Teresa l’al‑ levamento continuò a ingrandirsi e la razza Kladruber si fissò in due co‑ lori: i grigi, destinati alle cerimonie civili della corte, e i neri, per quelle religiose.

Il coupé di gala a otto cavalli dell’imperatore d’Austria in una rappresentazione di Mariza Büngener / The eight horse-drawn gala carriage of the Austrian emperor in a picture by Mariza Büngener

owed between eight hundred and one thousand horses and was an expert breeder, a pioneer who used methods that would take root in Europe only two centuries later. The results showed immediately. With the new blood flowing through their veins, the Kladruber acquired a majestic gait and became even stronger and more graceful receiving, therefore, the

task of pulling the Emperor’s carriage. The Hapsburgs were so proud and jealous that all the noblemen wanting to possess such a specimen needed an authorization. During the seven-year war, the horses were even moved to Slovakia out of fear of falling into the hands of the enemy. In 1750, they tried to renew the breed once more and the crossbreeding in-

volved the Italian Sacramoso, coming from the breeding farms of Marquis Sagramoso in Verona, according to other sources located in Polesine. They were black coated steers, ram profile, with withers and croup well underlined and a deep and calm look. During the reign of Maria Theresa, the breeding continued to grow and the Kladruber race established itself in

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two colors: gray, destined for the civil ceremonies of the court, and black, for the religious ones. In 1918, the new Czechoslovak Republic probably saw in those horses a symbol of the Hapsburg monarchy and the farms were closed down. Nevertheless, President Tomáš Garrigue Masaryk preserved the species and he used himself a carriage pulled

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Arriviamo al 1918; la nuova Re‑ pubblica Cecoslovacca, che forse vedeva in quei cavalli un simbolo della monarchia asburgica, chiuse gli allevamenti. A salvaguardare la specie fu lo stesso presidente Tomáš

Garrigue Masaryk che usava una car‑ rozza tirata da Kladruber e li inserì nel cerimoniale di accoglienza degli ambasciatori al castello di Lány. A salvare la linea nera dall’estinzio‑ ne fu invece il professor František

Bílek, un appassionato ippologo che nel 1925 scrisse un libro sull’impor‑ tanza di preservarli e una decina d’anni più tardi cominciò a lavorare alla tutela del patrimonio genetico della razza ma soprattutto a cercare

by Kladruber, introducing them in the welcoming ceremony of the ambassadors at Lány. However, it was Professor František Bílek to save the black line from extinction. He was a passionate hippologist who in 1925

wrote a book on the importance of preserving them. A few decades later, he started working on protecting the genetic patrimony of the race but mostly looking for survivors, even in the most unthinkable places. He re-

covered three rather battered black horses and seven mares and with this small nucleus he reconstituted a herd which, after the war, comprised already sixty horses. While the gray ones were returning to the historical

Cavalle e puledri alle scuderie di Kladruby / Mares and foals at Kladruby stables

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dei superstiti, anche nei luoghi più impensabili. Recuperò tre morelli piuttosto malridotti e sette fattrici e con quel piccolo nucleo ricostituì una mandria che, finita la guerra, contava già sessanta cavalli; mentre

i grigi ritornavano alla sede storica di Kladruby, i neri vennero spostati a Slatiňany, in una tenuta che fu dei principi di Auesperger. Dal 1992 la scuderia dispone del regi‑ stro genealogico di tutti gli antenati

© P. PALIČKA, WIKIPEDIA

site of Kladruby, the black ones were moved to Slatiňany, on the former estate of prince of Auesperger. Starting with 1992, the stable disposed of the Stud book of all ancestors included in the race up to about

the middle of the eighteenth century; it was not possible to go further back because in those times the establishments, completely out of wood, were destroyed in a fire along with the entire archive. In 1995, the historic farm

ammessi in razza fino al 1750 circa; non si è potuti risalire più indietro nel tempo perché in quegli anni gli impianti, completamente in legno, furono distrutti da un incendio as‑ sieme a tutto l’archivio. Nel 1995 gli edifici storici dell’azienda agricola, la mandria base di 65 fattrici e quattro stalloni grigi delle linee antiche sono stati dichiarati patrimonio Culturale Nazionale. È la prima volta nella sto‑ ria che degli esseri viventi appaiono accanto a siti architettonici e culturali. Il prossimo obiettivo è essere inseriti nel Patrimonio dell’Unesco; la docu‑ mentazione è stata presentata nel settembre 2017. Oggi l’Allevamento Nazionale di Kladruby è un’organizzazione a con‑ tribuzione statale, cui il ministero dell’Agricoltura stanzia una somma annuale di circa 100 milioni di coro‑ ne; alleva circa 500 cavalli e vende ogni anno da cinquanta a ottanta esemplari con un prezzo medio tra 250 e 300mila corone. Tra gli acqui‑ renti c’è il regno di Danimarca, con

cui si è instaurata una collaborazione ormai più che ventennale. Nel 1994 il principe Enrico, marito della regina Margherita II, voleva dei cavalli bian‑ chi e scelse un tiro a sei tra quelli di Kladruby. “I nostri cavalli bianchi sono uno dei simboli di Copenaghen” con‑ ferma orgoglioso Jiří Machek, diretto‑ re della scuderia. Una cooperazione è in piedi anche con la Svezia dove li usa la guardia nazionale a cavallo che ne apprezza l’affidabilità e la loro calma nel percorrere le rumorose vie di Stoccolma. Lo scorso anno ne ha acquistati sette anche la polizia sta‑ tale dei Paesi Bassi. In Repubblica Ceca li si può vedere cavalcati dalla polizia cittadina di Praga, Pardubice e Ostrava ma non nei cerimoniali di sta‑ to. “Due volte all’anno presentiamo i nostri cavalli alla Festa delle forze armate al Castello di Praga” dice il già citato Machek che rivela anche il suo sogno. “Vorremmo però che i nostri Kladruber tornassero ad avere parte al cerimoniale presidenziale, com’era ai tempi di Masaryk”.

buildings, the basic herd of 65 mares and four gray stallions of ancient lines were included in the National Cultural Heritage. It was the first time in history that living beings were included in the Patrimony along with architectural and cultural sites. The next goal is to have them included in the UNESCO Patrimony, the documentation having been already forwarded in September 2017. Nowadays, the National Stud Farm in Kladruby is an organization benefiting of state contribution, to which the Ministry of Agriculture allocates an annual amount of 100 million crowns; it raises around 500 horses and sells every year fifty-eighty horses with a medium price of 250 and 300 thousand crowns. The Kingdom of Denmark is one of the buyers, having established a collaboration of more than twenty years. In 1994, prince Henrik, the husband of Queen

Margrethe II wanted white horses and chose six of them from Kladruby. “Our white horses are a symbol of Copenhagen”, confirmed proudly Jiří Machek, the manager of the stud farm. There is an ongoing cooperation with Sweden as well, where the national guard on horseback uses them and appreciates their reliability and calmness on the noisy streets of Stockholm. Netherlands acquired seven horses as well during last year for its state police. In Czech Republic, one can observe them ridden by the city police in Prague, Pardubice and Ostrava but not in state ceremonies. “Twice a year we present our horses at the Armed Forces Festival at Prague Castle”, says the aforementioned Machek, equally revealing his dream. “We would like our Kladruber to return as part of the presidential ceremony, as it was during Masaryk times”.

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LE FORME PLASTICHE DI UN SOGNO THE PLASTIC SHAPES OF A DREAM

Torna il fenomeno Bruselský styl, design cecoslovacco lanciato all’Expo 1958 e diventato uno dei simboli degli anni ‘60 di Alessandro Canevari e Claudio Poddie by Alessandro Canevari and Claudio Poddie

The phenomenon of the Bruselský styl comes back; the Czechoslovak design launched at the Expo of 1958 that became a symbol of the 1960s

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Domandarsi che cosa accomuna la città di Bruxelles, la leggendaria lam‑ pada Drupol modello 21616, i glo‑ riosi tram Tatra T3 con le loro sedute grigie e rosse e altre colorate icone quotidiane del design cecoslovacco anni ‘60 prevede due ordini di rispo‑ ste. Il primo include tutte le possibili disquisizioni storico-stilistiche più o meno accurate. L’altro – per quanto spiazzante – comprende e supera tutte quelle del primo con una sola risposta, tanto telegrafica quanto eloquente: un sogno. Ad apparentare infatti la capitale bel‑ ga a quei memorabili oggetti noti at‑ traverso il cinema e le riviste persino a coloro che non sono mai stati dalle

There are two types of answers to the question of what is the connection between the city of Brussels, the legendary Drupol lamp model 21616, the famous Tatra T3 trams with their gray and red seats and other colored everyday life icons of the Czechoslovakian 60s design. The first one includes more or less all the possible accurate historical-stylistic discourses. However unsettling, the other one comprises and exceeds all the elements of the former by one answer, just as short as eloquent: a dream. In fact, paring up the Belgian capital with those historic objects known through the cinema and magazines even to those who have never been to Prague, Ostrava or Brno, is definitely more than the commonly called ‘style’. Apart from rhetoric, the extraordinary

Immagine pubblicitaria per la Tatra T603, la cui produzione iniziò nel 1956 /

adventure of the Czechoslovakian design formally started in Brussels with the exceptional success at the Expo ‘58, is a daydream for the entire nation. A dream able to rise a decade long wave within the maze of everyday life, art

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and politics that went down in history as “Bruselský styl”, literally said “The Brussels Style”. It has nothing to do with the famous Art Nouveau that more than half a century ago flourished in the Belgian


architettura architecture

parti di Praga, Ostrava o Brno è deci‑ samente più di ciò che comunemente è chiamato ‘stile’. Fuor di retorica, la straordinaria av‑ ventura del design cecoslovacco, formalmente cominciata proprio a Bruxelles con il successo ottenuto all’Expo ‘58, è per l’intera nazione un vero e proprio sogno a occhi aper‑ ti. Un sogno capace di dare avvio a un’onda lunga oltre un decennio in un groviglio di vita quotidiana, arte e po‑

litica, passato alla storia con il nome di “Bruselský styl”, letteralmente “Sti‑ le Bruxelles”. Nulla a che vedere con l’illustre Art Nouveau che più di mezzo secolo pri‑ ma fioriva nella capitale belga dalla matita di Horta e van de Velde, con la quale condivide al più un ideale di pervasività dell’arte nella vita oltre alla passione per le palette di colori tenui. Il Bruselský styl mette in mostra con le sue superfici arrotondate e mini‑

mali, le sue plastiche, i suoi laminati e le sue tinte pastello un ritorno alla libertà creativa. Attento all’estetica e non alle sole applicazioni sociali – parola d’ordine della retorica funzio‑ nalista non solo in chiave sovietica, il nuovo corso del design cecoslovacco celebra il timido allentarsi della cen‑ sura dopo la sofferta aderenza alle prescrizioni del realismo socialista. Il ritorno del razionalismo in veste più morbida e umana cela l’apertura po‑

Advertising image for a Tatra T603; its production started in 1956

capital under the pen of Horta and van de Velde. The most it shares with it is an ideal of art diffusion in life and the passion for soft color palettes. Through its rounded and minimal surfaces, plastics, laminates, and its pas-

tel shades, the Bruselský styl highlights a return to creative freedom. Paying great attention to the aesthetics as well as to social implications – one of the keywords used not only in functionalist Soviet rhetoric – the new di-

rection of the Czechoslovakian design celebrates the timid loosening of censorship after the endured adherence to socialist realism regulations. The return of rationalism in a much softer and human shape conceals political

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litica – dopo la morte di Iosif Stalin e Klement Gottwald – a un complesso dialogo. Dal 1953 una scivolosa parti‑ ta a scacchi fatta di sottili negoziazio‑ ni e taciti compromessi vede al pro‑ prio tavolo artisti, designer, architetti e il gotha del Partito. Le promesse del design appaiono così allettanti che l’élite non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la col‑ laborazione dei progettisti. Qualche concessione e un po’ d’autonomia sarebbero valse un cospicuo ritorno. Arredi, veicoli, suppellettili, macchine industriali ed edifici di miglior fattu‑ ra, ma soprattutto più attraenti, gra‑ devoli, ergonomici, più user friendly diremmo oggi, avrebbero giovato sul fronte interno tanto psicologicamente quanto economicamente allo standard di vita, garantendo al Partito un certo sostegno. Su quello internazionale avrebbero invece assicurato un’appeti‑ bile quota di export e l’incasso di valuta forte, mostrando al contempo agli oc‑ chi del blocco occidentale l’immagine di un Paese la cui cultura è tutt’altro che imposta dall’alto. La vetrina di Expo 58 si profila così come eccezionale e imperdibile occasione per inaugurare e sfoggiare un nuovo com‑ openness to a complex dialog, following the death of Iosif Stalin and Klement Gottwald. From 1953, an unpredictable chess game made of subtle negotiations and tacit compromises gathers at the same table artists, designers, architects and the elite of the Party. The promises of design seemed so enticing that the elite had no intention of letting the designers’ collaboration escape. A few concessions and a bit of autonomy would have brought a significant benefit. The finest furniture, vehicles, furnishings, industrial machinery, and buildings, but above all more attractive, pleasing, ergonomic, more user-friendly as we would say today, would have brought both psychological and economic benefits to living standards, guaranteeing sure support for the

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promesso, facendo inaspettatamente del padiglione Cecoslovacchia un in‑ contro culturale tra Est e Ovest. Complice la lungimiranza del mini‑ stro František Kahuda, va in scena un allestimento che pochi anni prima sarebbe stato tacciato di astrattismo. Restituisce un’immagine di vita quo‑ tidiana serena, evitando contro ogni attesa una massiccia propaganda,

traboccante invece nell’installazione Usa e ancor più in quella Urss, che ri‑ flette le proprie insegne sulla facciata vetrata del padiglione cecoslovacco. L’assenza di una retorica ostentata regala al padiglione, progettato da František Cubr, Josef Hrubý e Zdeněk Pokorný, un successo istan‑ taneo. Con più di centosettanta premi e oltre sei milioni di visitatori

in un semestre è di gran lunga il più premiato e apprezzato. Mentre le superpotenze si fronteg‑ giano nella monumentale Avenue de la Porte du Parc e persino l’avve‑ niristico Pavillon Philips di Le Corbu‑ sier appare come un underdog nella conta dei visitatori, l’upset cecoslo‑ vacco è il risultato del fragile equili‑ brio tra designer e Politburo.

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All'interno del padiglione cecoslovacco durante l'Expo del 1958 / Inside the Czechoslovak pavillion during Expo 1958

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Party. On international level though, they would have ensured an attractive share of exports and collection of hard currency, while revealing to the West the image of a country whose culture was anything but forced upon from above. The showcase of the Expo 58 emerges as an exceptional and priceless opportunity to inaugurate and display a new compromise, unexpectedly turning the Czechoslovakian Pavilion into a cultural meeting point between East and West.

Accomplice to the vision of Minister František Kahuda, the exhibition would have been certainly accused of abstractionism a few years earlier. It rebuilt an image of a serene daily life, avoiding by any means massive propaganda, yet overflowing of the US military establishment and even more of the USSR one, reflecting its own insignia on the glazing facade of the Czechoslovakian pavilion. Designed by František Cubr, Josef Hrubý and Zdeněk Pokorný, the pavilion had instant success through

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the absence of ostentatious rhetoric. With more than one hundred seventy prizes and other six million visitors in one semester, this is, by far, the most awarded and valued exhibition. While the superpowers were facing each other in the monumental Avenue de la Porte du Parc and even in the futuristic Pavilion Philips of Le Corbusier appeared like an underdog counting the visitors, the Czechoslovakian trouble was the result of the fragile balance between designers and Politburo.


architettura architecture

Gli ingredienti di un tale exploit sono l’amichevole mostra “One Day in Czechoslovakia” che strizza l’oc‑ chio al nascente immaginario Pop, l’inedita cifra stilistica che contami‑ na le forme razionaliste e gli amma‑ lianti spettacoli sperimentali dell’e‑ sordiente Laterna Magika. Si può intuire quanto quel successo nella vetrina di Expo 58 – prima gran‑ de Esposizione Internazionale dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale – abbia contribuito a plasmare una rinnovata fiducia nelle proprie poten‑ zialità e un desiderio di riscatto del design nazionale sfociato nienteme‑ no che nella nascita di uno “stile”. Scaturito dalla volontà di superare tanto “l’inumana severità della cifra borghese” quanto l’inconsolabile nu‑ dità degli edifici – esito del discorso di Nikita Krusciov in occasione della Conferenza dei Costruttori, Architetti e Lavoratori dell’Unione 1954 – il pa‑ diglione stesso pone gli stilemi per la successiva tendenza architettonica. La ricerca di unità linguistica pervade le stazioni ferroviarie negli anni seguenti. Da Žďár nad Sázavou a Ostrava-Vítkovice

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Il padiglione cecoslovacco (in alto) ed il suo ristorante (in basso) a Expo 1958. L'edificio del ristorante è stato successivamente disassemblato e ricostruito a Praga, nei giardini di Letná, dove si trova ancora oggi – sebbene ora ospiti degli uffici / The Czechoslovak pavillion (above) and its restaurant (below) at Expo 1958. The restaurant building was afterwards disassembled and rebuilt in Prague, in Letná gardens, where it remains still today – even though now hosting an office complex

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The ingredients of such an achievement are the friendly exhibition “One Day in Czechoslovakia”, which squints at the emerging imaginary Pop, the original stylistic code that contaminates the rationalist forms and the charming experimental performances of the rising Laterna Magika. The success of Expo 58 is clearly visible. It was the first major international exhibition after the Second World War. It has contributed significantly to shaping a renewed confidence in its own potential and a desire for redemption of national design that culminated with nothing less than the birth of one “style”. Out of the desire to overcome “the inhuman severity of the bourgeois figure” as well as the desolate nudity of buildings – an outcome of Nikita Khrushchev’s speech at the All-Union

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Conference of Builders, Architects and Workers in 1954 – the pavilion itself sets the style for the following architectural trend. The search for linguistic unity pervades the railway stations in the following years. From Žďár nad Sázavou to Ostrava-Vítkovice – which already anticipates the traits of Czechoslovakian Brutalism, the mosaic decorated halls of the same “abstract-figurative art” that connotes those of Expo 58 reach stylistic completeness in Havířov. Here, the formal boost proposed by the architect Josef Hrejsemnou is pervasive, from the furnishings to the monolithic white staircase in the center of the hall that is spreading organically in all directions with its suspended stairs and it recalls of the luxurious and daring bases of the most famous Hollywood villains of the time.

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Simboli del Bruselský styl: la lampada Drupol 21616 (a sinistra), il set da caffè Elka di Jaroslav Ježek (a destra) e il tram Tatra T3 (in basso) / Bruselský styl's symbols: the "Drupol 21616" lamp (on the left), Jaroslav Ježek's coffee set Elka (on the right) and the Tatra T3 tram (below)

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– che anticipa già i tratti del Brutalismo Cecoslovacco, le hall arricchite da mosai‑ ci dello stesso “astratto-figurativismo” che connota quelli di Expo 58 rag‑ giungono ad Havířov la completezza stilistica. Qui lo slancio formale propo‑ sto dall’architetto Josef Hrejsemnou è pervasivo, dagli arredi alla monolitica scala bianca al centro del salone che, diramandosi organicamente con i suoi gradini sospesi, ricorda quelle delle lus‑

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suose e audaci basi dei più famosi villain hollywoodiani dell’epoca. Le consonanze con il mid-century modern e perfino con la voga spaceage a stelle e strisce si fanno ancor più esplicite se di quel programma ferro‑ viario si osservano le pensiline oppure i coevi progetti per le stazioni di ser‑ vizio così simili a quelli delle tipiche Strip americane, di successo anche in Italia con i progetti di Bianchetti.

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Il mondo dei trasporti è in prima linea per realizzare lo stile di vita promesso a Bruxelles non solo mediante l’archi‑ tettura. L’aerodinamica delle auto Tatra – che da anni guardano al mondo delle corse in maniera scientifica – concepi‑ sce in quel periodo modelli memo‑ rabili del design automotive come la T603, basata sulla futuristica T87 del 1940. Ma la voglia di futuro pervade soprattutto il trasporto pubblico con la


architettura architecture

locomotiva Škoda 47E, i bus T11 e 706 RTO e i mitici tram Tatra T3, vere icone del Bruselský styl nate dalla matita di František Kardaus e Otakar Diblík. Le numerose assonanze formali tra Est e Ovest lasciano intendere non solo una reciproca influenza tra i due blocchi – lo stesso Hrejsemnou aveva approfondito

gli stilemi occidentali – ma un inconsa‑ pevole orizzonte comune che trascende l’esibita competizione tra i due mondi, che puntualmente si fronteggiava an‑ che nell’Avenue de la Port du Parc. La ricerca di un futuro migliore – forse proprio quello sognato dalla mostra ‘One Day in Czechoslovakia’

– attraverso l’emblematica corsa allo spazio è stata la chiave di lettura di un formalismo volto a emancipare nuovi materiali e soluzione tecnologiche tanto nell’architettura quanto nel design, perseguendo la diffusione di una vita migliore già a partire dall’at‑ to produttivo degli oggetti.

Oggi, il grande ritorno del fenomeno Bruselský styl non è semplicemente celebrativo o museale, ma fa dei pro‑ dotti di quel sogno nazionale i prota‑ gonisti di una forma di ostalgia per un design – e non per un’ideologia – sempre più in voga nei mercatini di tutta l’Europa.

© WHEELSAGE.ORG

Tatra T87

The harmony with the Modern MidCentury and even with the Space Age fashion with stars and stripes becomes even more evident if we consider the shelters or the joint projects for service stations so similar to the typical American Strip, fortunate even in Italy through Bianchetti’s projects. The transport area is the first in line to implement the lifestyle promised in Brussels and not only through architecture. The aerodynamics of the Tatra cars – which have been looking at the world

for years now in a scientific manner – created back then a few memorable models of automotive design such as the T603, based on the futuristic T87 from 1940. Yet, the desire for future pervades above all the public transportation with the Škoda 47E locomotive, the T11, and 706 RTO buses and the legendary Tatra T3 trams, real icons of the Bruselský styl which rose from the pen of František Kardaus and Otakar Diblík. The abundant formal harmony between East and West suggests not

only a mutual influence between the two blocks – Hrejsemnou himself has deepened the Western stylistic elements – but a common unconscious horizon beyond the displayed competition between the two worlds, which regularly confronted each other even on Avenue de la Port du Parc. The search for a better future – maybe precisely the one dreamt by the exhibition “One Day in Czechoslovakia” – through the emblematic rush for space was the gateway to a

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formalism aimed at emancipating new materials and technological solutions in both architecture and design, pursuing the prevalence of a better life starting from the production of objects. Nowadays, the grand return of the Bruselský styl is not only a celebration or an exhibition item, but it transforms the objects of that national dream in some sort of design Ostalgie – not for an ideology – more and more fashionable among the European markets.

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L'ANGELO COL CASCHETTO

Dopo vent’anni nell’olimpo dei più grandi, Petr Čech annuncia l’addio. Il portierone è stato a lungo uno dei simboli del calcio ceco di Vincenzo Lacerenza by Vincenzo Lacerenza

After twenty years in the Olympus of the greatest players, Petr Čech announces his farewell. The goalkeeper has been for longtime one of the symbols of Czech football

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sport

THE ANGEL WITH A BOWL HAIRCUT

© WIKIPEDIA

Lo scorso 15 gennaio, come un fulmi‑ ne a ciel sereno, Petr Čech ha annun‑ ciato che a fine stagione darà l’addio al calcio giocato. La decisione del portierone ceco, reduce da vent’anni di professionismo, era ormai nell’aria, ma l’aver perso la titolarità all’Arsenal a favore del tedesco Bernd Leno pro‑ babilmente l’ha in qualche modo ac‑ celerata. Ogni addio è sempre avvolto da una cappa di velata malinconia, ed è spesso figlio di una decisione presa sull’onda dell’emotività del momen‑ to, ma a questo punto di non ritorno Čech sembra essere giunto con lucido raziocinio, dopo un percorso piani‑ ficato e calcolato in ogni sua tappa: “Sono trascorsi vent’anni da quando ho firmato il mio primo contratto da pro, così sento che è arrivato il mo‑ mento giusto per annunciare il mio ritiro al termine di questa stagione”.

Del resto non ha tutti i torti. In quindi‑ ci anni di Premier League, da quando è sbarcato ragazzino al Chelsea nel 2004 ad oggi veterano all’Arsenal, il gigante di Plzeň, si è tolto ogni tipo di soddisfazione, personale e indivi‑ duale, trasformandosi in un totem del calcio inglese e mondiale. Lo score parla chiaro: ha vinto quattro volte il campionato e una Champions League col Chelsea, ha conservato la porta immacolata per 202 partite, un record inarrivabile per chiunque altro in Premier League, e per un certo pe‑ riodo, secondo qualcuno, non è stato sbagliato considerarlo il portiere più forte del mondo, meglio anche del nostro Gigi Buffon. E pensare che Čech, da bambino, non amava il calcio, ma andava matto per l’hockey su ghiaccio, sport molto gettonato e praticato in Repubblica

Last January the 15th, like a bolt of lightning against a light backdrop, Petr Čech announced that at the end of the season he would bid farewell to football. The decision of the Czech goalkeeper, with twenty years of professionalism behind him, by now was sensed in the air, but losing his place in Arsenal’s starting lineup to the German Bernd Leno probably somehow accelerated it. Every goodbye is always shrouded in a cloak of veiled melancholy, and is often the product of a decision taken on the wave of the emotions

of the moment, but at this point of no return Čech seems to have ended up with lucid reasoning, after a planned and calculated journey at every stage: “It’s been 20 years since I signed my first professional contract, so I feel the time has come to announce my retirement at the end of this season”. After all, he is not entirely wrong. In fifteen years of Premier League football, since arriving as a kid at Chelsea in 2004 to currently being a veteran at Arsenal, the giant from Plzeň, has gained all sorts of personal and individual satisfaction, turning into a totem of English and world football. The results speak for themselves: he won the Premiership four times and the Champions League once with Chelsea, he maintained a clean sheet in 202 matches, an unattainable record for anyone else in Premier League history, and for some time, according to some, it was not wrong to consider him the

La Riesenrad, la ruota panoramica del Prater di Vienna, durante gli Europei di calcio del 2008; al centro, un gigantesco Petr Čech / The Riesenrad, the panoramic wheel in Vienna's Prater, during the UEFA Euro 2008; at the centre, a gigantic Petr Čech

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Ceca. A fargli cambiare idea, però, è stato il padre, operaio come tanti altri nella Škoda di Plzeň. Non tanto per un gusto differente, o un’aspirazione diversa da quella del figlio, cresciuto col mito di Dominik Hašek, ma per una semplice ragione economica: “Ho sempre desiderato giocare ad hockey su ghiaccio. Ma ovviamente avrei do‑

vuto comprare tutta l’attrezzatura. E, molto semplicemente, non potevamo permettercelo”. Pochi sanno, però, che da bambino almeno inizialmente non è stato im‑ piegato come portiere, ma bensì da attaccante, precisamente da ala de‑ stra. Lo ha fatto anche discretamente bene, segnando diversi gol, ma poi a

dieci anni un infortunio al ginocchio lo ha riportato indietro sul terreno di gioco, confinandolo tra i pali dell’area di rigore, come gli era già capitato una volta quando all’allenamento non si era presentato nessuno dei tre portieri. Quella diventerà la sua casa, il suo posto nel mondo, ma Big Pete non può ancora saperlo. Come

greatest goalkeeper in the world, even better than our Gigi Buffon. And to think that Čech, as a child, did not like football, but instead was crazy about ice hockey, a very popular and much practiced sport in the Czech Republic. What changed his mind, however, was his father, a worker like so many others in Škoda in Plzeň. Not so much due to different taste, or a different as-

piration from that of the son, who grew up with the myth of Dominik Hašek, but for a simple economic reason: “I always wanted to play ice hockey, but of course I would have to buy all the equipment. And, basically, we could not afford it”. Few people know, however, that as a child at least initially, he was not used as a goalkeeper, but rather as a striker, precisely on the right wing. He did

rather well too, scoring several goals, but then at ten years of age a knee injury brought him back on the pitch, confining him between the goalposts in the penalty area, as had once occurred at training when none of the three goalkeepers had appeared. That would become his home, his place in the world, but Big Pete did not know yet. As often is the case in the stories

Petr Čech durante una partita con la maglia del Chelsea contro l'Arsenal / Petr Čech during a match with Chelsea's jersey against Arsenal

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sport

spesso accade nelle storie dei gran‑ di portieri, nati come centravanti o centrocampisti e poi affermatisi con un paio di guantoni tra le mani, a disegnare la traiettoria è stato il fato. La prima volta in porta non è andata benissimo, ma Čech si è subito sentito a proprio agio tra i pali, anzi davvero felice, come se evitare i gol alla fine

lo esaltasse più di realizzarli: “I ra‑ gazzi contro cui giocavamo erano più vecchi, più alti e più forti, ma non lo abbiamo fatto male. Abbiamo subito cinque gol, ma ce ne sarebbero potuti essere cinque volte di più. Non avrei mai pensato che questo gioco ami‑ chevole avrebbe cambiato la mia vita per sempre”.

Plasmato al Viktoria Plzeň da una icona come Jiří Sequens, e da Josef Žaloudek, uno dei primi allenatori anche di un certo Pavel Nedvěd, a diciassette anni Čech è ancora acerbo, ma già pronto e “alto abbastanza” per debuttare in prima divisione ceca con il Chmel Bišany, la squadra dove si trasferisce quando il Plzeň se lo lascia

© RONNIE MACDONALD - FLICKR

of the great goalkeepers, born as strikers or midfielders and later asserting themselves with a pair of gloves on their hands, what determined his trajectory was fate. The first opportunity in goal did not go very well, but Čech immediately felt at ease between the posts, really happy in fact, as if in the end preventing goals excited him more than scoring them: “The guys we were

playing against were older, taller and stronger, but we did not do badly, we conceded five goals, but there could have been five times more, I never imagined that this friendly match would change my life forever”. Formed in Viktoria Plzeň by an icon such as Jiří Sequens, and also by Josef Žaloudek, one of the first coaches of a certain Pavel Nedvěd, at seventeen

Čech was still immature, but ready and “tall enough” to make his debut in the Czech first division with Chmel Bišany, the team where he transferred to when Plzeň allowed him to break away, after not following his economic demands to sign his first pro contract. Big Pete knew he was lower in the hierarchy than Aleš Chvalovský, the son of the club owner and goalkeeper of the U21 national

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scappare, non assecondando le sue richieste economiche per firmare il primo contratto da pro. Big Pete sa di essere dietro nelle gerarchie rispetto ad Aleš Chvalovský, figlio del proprie‑ tario del club e portiere della nazio‑ nale Under 21, ma decide comunque di accettare la proposta: “Era un treno che sarebbe potuto non ritornare. Non avevo un contratto e come svin‑ colato potevo firmare con chiunque”. L’ambientamento di Čech al calcio dei grandi e ad una realtà come il Chmel Bišany, in cui giovani talentuosi sono affiancati da veterani come Günter Bittengel e il capitano Petr “Béda” Vrabec, è più complicato del previsto, ma due anni più tardi, nel 2001, ha già preso l’ascensore e vestito la ma‑ glia di un’istituzione come lo Sparta Praga, dove batterà il record di The‑ odor Reimann, leggendario portiere del Sokol Bratislava, mantenendo imbattuta la porta granata per ben 855 minuti. La nazionale è stata una naturale conseguenza di prestazio‑ ni del genere. Nell’estate del 2002 team, but still decided to accept the proposal: “It was a train that could not return. I had no contract and therefore I could sign with anyone”. Čech’s settling in top level football and a reality like the Chmel Bišany, where talented youngsters were sided by veterans such as Günter Bittengel and captain Petr “Béda” Vrabec, was more complicated than expected, but two years later, in 2001, he had already risen in the ranks and wore the colours of the institution of Czech football that is Sparta Prague, where he would beat the record of Theodor Reimann, the legendary goalkeeper of Sokol Bratislava, having kept the goal of the maroons unscathed for a good 855 minutes. The national team had been a natural consequence of such performances. In the summer of 2002 at the European under 21 championships came the early feats, when the Czech Republic beat France in the final, after eliminating the Italy of Pirlo and bomb-

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all’Europeo under 21 è arrivato pure l’exploit, quando la Repubblica Ceca ha battuto in finale la Francia, dopo aver eliminato in semifinale l’Italia di Pirlo e del bomber Maccarone, e lui è stato grande protagonista, gua‑ dagnandosi la considerazione della platea internazionale. Un motivo in più che ha spinto il Rennais a versare sull’unghia cinque milioni e mezzo di euro allo Sparta e a portarselo in Francia, dove rimarrà per due stagio‑ ni, prima di ricevere la chiamata di José Mourinho e raggiungere quella che diventerà la sua dimora per oltre una decade: Stamford Bridge.

Al Chelsea ma anche con la Repub‑ blica Ceca, di cui è il giocatore più presente di sempre (124 partite), ha rappresentato per anni il prototi‑ po di portiere elegante ed efficace, anche se in patria non smettono di rinfacciargli la papera con la Turchia costata l’eliminazione da Euro 2008. Per un certo periodo, nella seconda metà degli anni Duemila, Čech non solo era considerato uno dei miglior portieri del momento, ma dava pro‑ prio una sensazione di onnipresenza fisica grazie a una stazza ciclopica ed un innato senso della posizione, anche quando si trovava costretto a

uscire dai pali per rimediare a qual‑ che sbavatura della difesa. In quegli anni, quando un attaccante lo sfidava nell’uno contro uno, Čech era sempli‑ cemente ingiocabile. Sembrava avere il dono di sdoppiarsi come l’uomo vitruviano di Leonardo e sapevamo già come sarebbe andata a finire, chi sarebbe stato il vincitore del duello sforbiciando le gambe per disegnare la classica parata a croce o coprendo la porta come un Cristo pantocratore. Ma, a parte questo, se lo abbiamo amato così tanto è stato anche per la sua fragilità, manifestatasi già negli anni giovanili, ma poi venuta nuova‑

Petr Čech e la nazionale ceca agli europei del 2008, disputati in Austria e Svizzera / Petr Čech and the Czech national team at UEFA Euro 2008, played in Austria and Switzerland

© ROGELIO A. GALAVIZ

er Maccarone in the semifinals, and he was a great protagonist, earning the consideration of the international audience. One more reason that prompted Stade Rennais F.C. to spill five and a half million euros to Sparta and take him to France, where he would remain for two seasons, before receiving the call of José Mourinho and reaching what would become his home for over a decade: Stamford Bridge. At Chelsea, but also with the Czech national team, for which he is the most capped player ever (124 games), he

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has represented the prototype of the elegant and efficient goalkeeper for years, even if at home they do not stop blaming him for the blunder against Turkey which cost them qualification for Euro 2008. For a certain period, in the second half of the 2000s, Čech was not only considered one of the best goalkeepers of the moment but also gave a sense of physical omnipresence thanks to a gargantuan body size and an innate sense of position, even when forced to come out of goal to make up for some flawed defending. In those

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years, when an attacker challenged him one against one, Čech was simply unbeatable. He seemed to have the gift of doubling of Leonardo Da Vinci’s Vitruvian man and we already knew how it would end, who would come out the winner of the duels involving his classic “scissor” sliding saves or covering the goal like a Christ Pantocrator depiction. But, apart from this, if we loved him so much it was also for his fragility, already displayed in his early years, but which then emerged dramatically in 2006. In the history of Čech, there is in


sport

mente e tremendamente a galla nel 2006. Nella letteratura di Čech esiste, infatti, un prima e dopo 14 ottobre 2006. La storia la conoscete tutti: si stava giocando un Reading-Chelsea, quando durante uno scontro di gioco, Stephen Hunt non riuscì a frenare la corsa e finì per travolgere Big Pete, colpendolo fortuitamente con il gi‑ nocchio alla testa e lasciandolo esani‑ me sul prato. L’impatto poteva addi‑ rittura costargli la vita, ma il portiere ceco se l’è cavata con una frattura al cranio (più fragile del normale perché nato da parto gemellare), tornando in campo qualche mese più tardi avvol‑ to da un casco protettivo sul modello di quelli usati nel rugby, poi divenuto il suo marchio di fabbrica, tanto da venire rappresentato così anche nei videogiochi: “Avevo dei mal di testa lancinanti, ma alla fine ho cominciato ad allenarmi e sono ritorno a parare”. Nonostante le diffidenze iniziali dei tifosi, preoccupati di non vedere mai più il Čech di prima a cui erano abi‑ tuati, il numero uno ceco ha dimo‑ fact, a before and after October 2006. You all know the story: he was playing in a match between Reading-Chelsea, when during a collision in which his opponent Stephen Hunt, unable to slow down after a sprint, ended up striking Big Pete with an accident knee-blow to the head, leaving him on the pitch lifeless. The impact could have even cost him his life, but the Czech goalkeeper came out of it only with a fracture of the skull (more fragile than normal due to the twinning of his birth), before returning to the pitch a few months later covered in a protective helmet modelled on those commonly used in rugby, which later became his trademark, to the extent that it was always represented even in video games. “I had splitting headaches, but in the end I began to train and went back to shotstopping”. Despite the initial suspicions of the fans, who were worried that they would never see the Čech they were

strato a tutti di non essere stato mi‑ nimamente intaccato nelle sue abilità da quell’incidente e ha sorvegliato i pali dei Blues per altri due lustri, tagliando il traguardo più prestigio‑ so della carriera nel 2012, quando assieme a Terry, Lampard e Drogba ha trasformato in realtà il sogno di

used to ever again, the Czech number one has shown to everyone that he has not been minimally impaired in his abilities by the incident and has guarded the posts of the Blues for further two decades, reaching the most prestigious milestone of his career in 2012, when together with Terry, Lampard and Drogba he turned Abramovič’s dream

Abramovič di vincere la Champions League, prima di salutare Stamford Bridge tre anni dopo. Nella serata dell’Allianz Arena, in cui il Chelsea ha fatto piangere oltre cinquantamila ti‑ fosi bavaresi pronti a festeggiare, Big Pete ci ha regalato probabilmente la miglior cartolina della sua carriera,

into reality by winning the Champions League, before saying goodbye to Stamford Bridge three years later. In the evening at the Allianz Arena, in which Chelsea made more than fifty thousand Bavarian fans ready to celebrate cry, Big Pete probably gave us the best postcard of his career, that of a goalkeeper of physical means and

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quella di un portiere dai mezzi fisici e motori straordinari, ma anche e soprattutto quella di un uomo molto intelligente e con la testa sulle spalle, sposato da anni con Martina e padre di due amorevoli bambini, Adela e Daniel. Il balzo con cui ha sventato il rigore di Robben nei supplementari, che è valso al Chelsea di Di Matteo una buona fetta di quel memorabile trionfo, non è stato casuale, come nulla lo è mai stato nella straordina‑ ria parabola di Petr Čech: “Quando un giocatore è stanco, ha giocato in 104 o 105 minuti, preferisce sempre la forza alla precisione. Ed un mancino di soli‑ to incrocia a destra. Ecco perché sono andato da quella parte”. Non è detto, però, che una serata come quella sia impossibile da ripete‑ re. Petr Čech, che è pure un batterista provetto, sogna un’uscita di scena in grande stile, un’ultima assordante rullata di piatti prima di far calare il sipario su una carriera straordinaria: “Darò tutto per riuscire a vincere un ultimo trofeo con l’Arsenal”. an extraordinary engine, but also and above all that of a very intelligent man with a head on his shoulders, married for years with Martina and father of two loving children, Adela and Daniel. The dive with which he foiled Arjen Robben’s penalty in extra time, which played a big part in the memorable triumph of Di Matteo’s Chelsea, was not random, as nothing has ever been in Petr Čech’s extraordinary parable: “When you’re tired, you’ve played in 104 or 105 minutes, players choose power rather than technique, and a left-footed player usually aims to the right, which is why I went that way”. You cannot be certain, however, that an evening like that is impossible to repeat. Petr Čech, who is also an experienced drummer, dreams of a dramatic exit, a final deafening clash of cymbals before the curtain falls on an extraordinary career: “I will give everything to win a final trophy with Arsenal”.

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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES

di Mauro Ruggiero

La fondazione dello Staropramen di Praga Smíchov The foundation of the Staropramen of Prague Smíchov 150 ANNI FA 150 YEARS AGO

La nascita del famoso birrificio praghese Staro‑ pramen è legata indissolubilmente al processo di emancipazione nazionale ceca iniziato nel corso del XIX secolo, che si manifestò anche nella tendenza verso una maggiore autonomia in campo economi‑ co. Fu proprio questo il clima che portò, nel 1869, alla fondazione dello Staropramen. Nel 1891 il birrificio investì molto nella sua partecipazione al grande evento di quell’anno, vale a dire l’Esposizio‑ ne giubilare di Praga, nell’intento di porsi come uno dei simboli della identità nazionale ceca. Già prima della Grande Guerra, Staropramen era il secondo birrificio dell’Impero e ben presto divenne il terzo più grande di tutta l’Europa riuscendo a sopravvi‑ vere anche alla grande crisi. Al contrario di Pilsner e Budvar, che miravano molto anche ai mercati di esportazione, la Staropramen sino agli anni ‘50 si beveva per lo più in Cecoslovacchia. Oggi invece questa birra prodotta a Praga è esportata in ben 33 paesi e la si può trovare persino in Australia, Co‑ rea del Sud, Vietnam e Canada.

The birth of the famous Staropramen brewery in Prague is inextricably linked to the Czech national emancipation process which began during the nineteenth century and manifested itself also in the trend towards greater autonomy in the economic field. This was precisely the climate that led, in 1869, to the foundation of Staropramen. In 1891 the brewery invested heavily in its participation in the great event of that year, namely the Jubilee Exposition in Prague, with the aim of being one of the symbols of the Czech national identity. Even before the Great War, Staropramen was the second largest brewery in the Empire and soon became the third largest in Europe and managed to survive the great crisis. Unlike Pilsner and Budvar, which also aimed very much at export markets, Staropramen until the 1950s was consumed mostly in Czechoslovakia. Today, however, this beer produced in Prague, is exported to 33 countries and can even be found in Australia, South Korea, Vietnam and Canada.

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Nasceva la Croce Rossa Cecoslovacca The Czechoslovak Red Cross was born 100 ANNI FA 100 YEARS AGO

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L’organizzazione umanitaria più grande del mondo festeggia il suo secolo di attività in terra ceca. Risa‑ le infatti al 6 febbraio del 1919 il parere favorevole espresso dal presidente T.G. Masaryk alla nascita di questa istituzione, che allora – in conformi‑ tà al nuovo Stato appena nato – prese il nome di Československý červený kříž (Čsčk). Ad assumere la presidenza del nuovo sodalizio – che sin da subito si adoperò soprattutto a favore degli invalidi, delle vedove e degli orfani di guerra – fu proprio la figlia del capo dello Stato, Alice Masaryková. In realtà, le origini della organizzazione risalivano da queste parti al secolo precedente, quando in Boemia e Moravia, durante l’impero, cominciarono a operare alcune filiali della Croce Rossa Austriaca. L’attuale Český červený kříž, che ha la sede principale nel distretto di Praga 6, a pochi passi dalla Montagna Bianca, è sorta nel giugno del 1993, dopo la scissio‑ ne della Cecoslovacchia e la nascita della Repubbli‑ ca Ceca. La struttura operativa si divide nel Paese in 73 associazioni provinciali, con sede per lo più nei capoluoghi distrettuali.

The world’s largest humanitarian organization celebrates its century of activity on Czech soil. The favorable opinion expressed by the President T.G. Masaryk to the birth of this institution dates back to the 6th of February 1919. , In accordance with the newly born State, it took the name of Československý červený kříž (ČSČK). To assume the presidency of the new association, which immediately worked especially for the disabled, widows and war orphans, was the daughter of the head of state, Alice Masaryková. In fact, the origins of the organization went back from these parts to the previous century, when in Bohemia and Moravia, during the empire, some branches of the Austrian Red Cross began to operate. The current Český červený kříž, which is headquartered in Prague 6, a few steps from the White Mountain, arose in June 1993, after the splitting of Czechoslovakia and the birth of the Czech Republic. The operational structure of the country is divided into 73 provincial associations, mostly based in the district capitals.

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storia history

Nasceva l’Università Masaryk di Brno The Masaryk University of Brno was born 100 ANNI FA 100 YEARS AGO

Il 28 gennaio 2019, l’Università Masaryk di Brno ha celebrato il centenario della sua fondazione. L’an‑ niversario verrà ricordato durante tutto l’anno ai cittadini di Brno e ai suoi visitatori grazie a un tram speciale, il “Muni 100”. Il 21 gennaio la Posta ceca ha emanato anche un francobollo commemorativo con l’immagine dello scettro del Rettore. Le celebra‑ zioni accademiche sono iniziate ufficialmente il 28 gennaio 2019 alle ore 10:00 nell’auditorium dell’U‑ niversità per ricordare il ruolo e il valore di questa istituzione. Durante i giorni 28 e 29 gennaio sono state consegnate delle medaglie a personalità di spicco dell’Università e nel frattempo dall’orologio della Piazza della libertà sono state lanciate delle palline celebrative con il logo dell’ateneo. La secon‑ da parte dei festeggiamenti si svolgerà nei prossimi mesi. Il 15 giugno il Muni 100 Festival occuperà l’in‑ tero padiglione “A” dell’esposizione di Brno, con la partecipazione di tutte le singole facoltà. In questa occasione verranno anche assegnate delle meda‑ glie a laureati particolarmente meritevoli.

On January 28, 2019, the Masaryk University of Brno celebrated the centenary of its foundation. The anniversary will be remembered throughout the year by the citizens of Brno and its visitors thanks to a special tram, the “Muni 100”. On 21 January, the Czech Post also issued a commemorative stamp with the image of the Rector’s scepter on. The academic celebrations began officially on January 28, 2019 at 10:00 am in the University auditorium to commemorate the role and value of this institution. During the days of 28th and 29th January, medals were handed out to prominent figures of the University, and in the meantime from the clock of Freedom square celebratory balls were launched with the logo of the University. The second part of the festivities will take place in the next few months. On June 15th, the Muni 100 Festival will occupy the entire “A” pavilion of the Brno expo, with the participation of all the individual faculties. On this occasion, medals will also be awarded to particularly deserving graduates.

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La Cecoslovacchia diventava uno Stato federale Czechoslovakia became a federal state 50 ANNI FA 50 YEARS AGO

Il 1° gennaio del 1969, con l’entrata in vigore della relativa legge costituzionale, la Repubblica Socialista Cecoslovacca diventa una Federazione, comprendente la Repubblica socialista ceca e la Repubblica socialista slovacca. La firma di promulgazione della legge venne simbolicamente apposta al Castello di Bratislava – nel corso di una cerimonia solenne e in un clima di festa – dal presidente Ludvík Svoboda. L’intento era quello di eliminare diseguaglianze sociali ed economiche ancora esistenti all’interno delle due nazioni, anche se negli anni successivi la politica centralizzata del Partito comunista limitò gravemente gli effetti voluti con il nuovo assetto federale. Molti ministeri furono sdop‑ piati e trasferiti in ciascuna delle due repubbliche. Cu‑ rioso il fatto che il dibattito di approvazione della legge istitutiva della Federazione venne caratterizzato dal malcontento dei rappresentanti della Moravia e della Slesia, i quali si sentivano ignorati dal nuovo assetto co‑ stituito da due sole Repubbliche. La legge sulla Federa‑ zione rimase in vigore sino al 1° gennaio 1993, quando Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca sono diventate due stati indipendenti.

On January 1, 1969, with the relevant constitutional law coming into force, the Czechoslovak Socialist Republic became a Federation, consisting of the Czech Socialist Republic and the Slovak Socialist Republic. The signature of the promulgation of the law was symbolically affixed in Bratislava Castle, during a solemn ceremony and in a festive atmosphere, by President Ludvík Svoboda. The intention was to eliminate social and economic inequalities still existing within the two nations, even if in the following years the centralized Communist Party policy severely limited the desired effects with the new federal order. Many ministries were split and transferred to each of the two republics. Curiously, the fact that the debate of approval of the law establishing the Federation was characterized by the discontent of the representatives of Moravia and Silesia, who felt ignored by the new structure consisting of only two Republics. The Federation law remained in force until 1 January 1993, when the Czech Republic and the Slovak Republic became two independent states.

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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS

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di Mauro Ruggiero

Esce il libro di Umberto Maiorca su Jan Palach, il giovane ce‑ coslovacco che il 19 gennaio 1969, a cinque mesi dall’ingres‑ so nella capitale boema dei carri armati del Patto di Varsavia, decise di darsi fuoco in piazza Venceslao in segno di protesta per l’occupazione straniera e per gridare al mondo il deside‑ rio di libertà del suo popolo. Con il suo gesto, Jan Palach è di‑ ventato un eroe e un simbolo di libertà per una generazione di studenti e militanti. Il suo gesto non fu un suicidio, ma un atto guidato dalla volontà di risvegliare la coscienza dei cit‑ tadini che dopo aver vissuto un esaltante periodo di libertà durante la Primavera di Praga, furono costretti a confrontar‑ si con la “normalizzazione” imposta dai sovietici. Il giovane studente cecoslovacco stava vivendo con insofferenza sulla sua pelle la privazione della libertà e umanità imposte dal comunismo sovietico. Jan amava la sua patria e volle contri‑ buire con un gesto estremo, da martire, alla liberazione del suo popolo da un’ingiusta e folle oppressione.

The book by Umberto Maiorca is being released, about Jan Palach, the young Czechoslovakian who on January 19, 1969, five months after the Warsaw Pact tanks entered the Bohemian capital, decided to set himself on fire in Wenceslas Square in protest against the foreign occupation and cry out to the world the desire for freedom of his people. With his gesture, Jan Palach became a hero and a symbol of freedom for a generation of students and militants. His gesture was not suicide, but an act driven by the desire to awaken the conscience of fellow citizens who after experiencing an exhilarating period of freedom during the Prague Spring, were forced to confront the “normalization” imposed by the Soviets. The young Czechoslovak student was living with impatience on his skin the deprivation of freedom and humanity imposed by Soviet communism. Jan loved his homeland and wanted to contribute with an extreme gesture, a martyr, to the liberation of his people from an unjust and insulting oppression.

Umberto Maiorca, Jan Palach e la Primavera di Praga, Editore: Eclettica (2019), pp. 128

Umberto Maiorca, Jan Palach e la Primavera di Praga, Publisher: Eclettica (2019), 128 p.

Roberto Gatti nel suo libro “Praga 1968. Le idee della Primavera” ripercorre un pezzo di storia da molto tem‑ po ormai relegato nell’oblio ed eclissato nella memoria storica di gran parte della sinistra, cercando di riscoprire importanti elementi che possono dare risposta alle mol‑ teplici domande. C’è un significato teoricamente rile‑ vante e ancora attuale dell’esperienza politica del 1968 cecoslovacco, passata alla storia come “Primavera di Pra‑ ga”? E quale rapporto esiste fra tale esperienza e il 1968 che si sviluppò al di là del muro di Berlino che divideva i paesi occidentali dal blocco sovietico? La Primavera di Praga fu l’episodio finale di un tentativo volto a costruire l’egemonia di un’idea di un socialismo diverso e più uma‑ no rispetto a quello tecno-burocratico affermatosi negli anni del secondo dopoguerra. L’obiettivo era quello di un generale aumento del tenore di vita, unito allo sviluppo delle libertà e della partecipazione democratica.

Roberto Gatti in his book “Prague 1968. The ideas of Spring”, retraces a long piece of history since now relegated to oblivion and eclipsed in the historical memory of much of the left, while trying to rediscover important elements that can answer the many questions. Is there a theoretically relevant and still topical significance of the Czechoslovakian political experience of 1968, which became known as the “Prague Spring?” And what is the relationship between this experience and the 1968 that developed beyond the Berlin Wall that divided Western countries from the Soviet bloc? The Prague Spring was the final episode of an attempt to build the hegemony of an idea of a different and more humane socialism than the techno-bureaucratic one that emerged in the post-WWII years. The goal was a general rise in living standards, combined with the development of freedom and democratic participation.

Roberto Gatti, Praga 1968. Le idee della Primavera, Editore: Manifestolibri (2018), pp. 111

Roberto Gatti, Praga 1968. Le idee della Primavera, Publisher: Manifestolibri (2018), 111 p.

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cultura culture

Demetrio Volcic, per molti decenni corrispondente Rai dai pa‑ esi comunisti dell’Est europeo, racconta in presa diretta ciò che successe nei giorni della Primavera di Praga repressa dall’inva‑ sione dei carri armati del Patto di Varsavia. Della sua cronaca, nata come un racconto in viva voce per la radio poi trascritto in libro, colpisce il modo che ha l’autore di presentare i fatti. Un punto di vista spaziale e concreto che gli dà il potere di trascina‑ re il lettore in mezzo alla scena, quasi fosse lì fianco a fianco con quei ragazzi che osservavano attoniti e disperati altri ragazzi dell’esercito «fratello venuto a liberarli». O davanti a Jan Palach che si cosparge di benzina il corpo. O al supermercato assieme a un Dubček semplice e sorridente. O seduto di fronte a Brežnev un po’ alticcio che non può credere che un capo del regime nu‑ tra tanto astratto idealismo. Questo libro, che la Sellerio ripub‑ blica in una nuova edizione, è una vivida testimonianza storica. E anche un esempio dell’armoniosa naturalità di rappresenta‑ zione che sa raggiungere l’arte del reporter.

Demetrio Volcic, for many decades a RAI correspondent from the Eastern European communist countries, directly recounts what happened in the days of the repression of the Prague Spring by the invasion of the Warsaw Pact tanks. From his chronicle, enlivened by being born as a narrative in a live voice for the radio later transcribed in the book, the way in which the author presents the facts is particularly striking. It is the concrete spatial point of view, that gives him the power to drag the reader in the middle of the scene, as if he were there side by side with those boys who watched, astonished and desperate, the other boys of the “brother army coming to free them”. Or in front of Jan Palach, who soaked his body with petrol. Or at the supermarket with a simple and smiling Dubček. Or sitting in front of Brezhnev slightly tipsy, unable to believe that a head of the regime possesses so much abstract idealism. This book, that Sellerio republishes in a new edition, is a vivid historical testimony. It is also an example of the harmonious naturalness of representation that knows how to reach the art of the reporter.

Demetrio Volcic, 1968. L’autunno di Praga, Editore: Sellerio (2018), pp. 192

Demetrio Volcic, 1968. L’autunno di Praga, Publisher: Sellerio (2018), 192 p.

Il volume di Lamberto Ferranti ripercorre in modo accura‑ to e dettagliato un periodo storico molto importante del primo dopoguerra che ha enormemente contribuito alla nascita della Cecoslovacchia. La fine della Grande Guerra portò notevoli problemi di carattere politico, economico e sociale che si cercò di risolvere nella Conferenza di Pace di Parigi. Da essa scaturì un nuovo ordine mondiale con la formazione di nuovi Stati dopo la fine dell’impero AustroUngarico. In relazione alla formazione della Ceco-Slovac‑ chia, l’Italia si schierò immediatamente a suo favore costi‑ tuendo una Legione Cecoslovacca d’Italia, la quale subito dopo il conflitto si recò in Slovacchia per contendere agli ungheresi i territori ancora sotto il loro controllo. In cam‑ bio di questo aiuto l’Italia si aspettava di poter estendere la propria influenza sul giovane paese del centro Europa e ricevere un sostegno diplomatico al fine di risolvere le controversie che stavano sorgendo con gli Jugoslavi per il dominio sull’Adriatico.

This volume of Lamberto Ferranti in an accurate, detailed manner, traces a very important historical period of the first post-war period that greatly contributed to the birth of Czechoslovakia. The end of the Great War brought considerable problems to a political, economic and social nature, which was sought to be resolved in the Paris Peace Conference. From it emerged a new world order with the formation of new states after the end of the Austro-Hungarian Empire. In relation to the formation of the Czech-Slovakia, Italy immediately sided in its favor by forming a Czechoslovak Legion of Italy, which immediately after the conflict went to Slovakia to challenge Hungary for the territories still under their control. In exchange for this help Italy expected to be able to extend its influence on the young country of central Europe and receive diplomatic support in order to resolve the disputes that were arising with the Yugoslavs for the domination of the Adriatic.

Lamberto Ferranti, La Legione Ceco-Slovacca d’Italia nel processo di formazione della Ceco-Slovacchia, Editore: Morlacchi (2018), pp. 600

Lamberto Ferranti, La Legione Ceco-Slovacca d’Italia nel processo di formazione della Ceco-Slovacchia, Publisher: Morlacchi (2018), 600 p.

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“IL LABIRINTO DEL MONDO E IL PARADISO DEL CUORE” “THE LABYRINTH OF THE WORLD AND THE PARADISE OF THE HEART” Jan Amos Komenský e l’ordine segreto-ermetico dei Rosacroce di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

Jan Amos Komenský and the secret-hermetic Rosicrucian Order Giovanni Amos Comenio – gli ultimi giorni a Naarden è una delle tele dell’Epopea Slava di Alfons Mucha /

The English historian and essayist Frances Yates defined Jan Amos Komenský’s “The labyrinth of the world and the paradise of the heart” as “one of the great masterpieces of world literature”. Komenský was a theologian, pedagogue, philosopher and writer, born in an uncertain place of Moravia in 1592 and died in Amsterdam in 1670. This literary work, written in Czech and published for the first time in 1631, is

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considered the masterpiece of Comenius and follows a pilgrim’s journey in the world using symbols and allegories. The journey is depicted as a city made of roads, squares and palaces where the protagonist meets and analyses different categories of people who live there. The journey, which also refers to the wanderings of the author across Europe while in exile from his homeland, is naturally a metaphor of

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the search of knowledge and truth. It will lead the main character to the understanding that the world is only deception, corruption and vanity, and that the only real possibility of salvation is to shift focus on our inner selves, our souls, and, therefore, find God and the “Supreme Good”. The book opens up by inviting the reader to look for the Supreme Good, which inevitably involves an inner revolution


cultura culture

«Una delle grandi opere della lettera‑ tura mondiale», così la storica e sag‑ gista inglese Frances Yates ha definito “Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” del teologo, pedagogista, filosofo e scrittore ceco Jan Amos Komenský, nato in un luogo incerto della Moravia nel 1592 e morto ad Amsterdam nel 1670. Quest’opera, scritta in lingua ceca e pubblicata per la prima volta nel 1631, è considerata il capolavoro di Comenio e racconta attraverso sim‑ boli e allegorie il viaggio di un pel‑ legrino nel mondo, rappresentato come una città fatta di vie, piazze e palazzi dove il protagonista incontra e passa in rassegna le diverse cate‑ gorie degli uomini che vi abitano. Il viaggio, che allude anche alle peregrinazioni che l’autore dovet‑ te intraprendere in vita attraverso l’Europa per via dell’esilio dalla sua terra, è naturalmente una metafora della ricerca della conoscenza e del‑ la verità, e porterà il protagonista a comprendere che il mondo è solo inganno, corruzione e vanità, e che l’unica vera possibilità di salvezza è dirigersi all’interno di se stessi, del

John Amos Comenius — the last days in Naarden is one of the painting from the Slav Epic cycle by Alphonse Mucha

and a radical change in approaching reality. Nevertheless, philosophy, science and knowledge are not enough and it is necessary to have a profound and true faith. The text of Comenius is divided into 54 chapters representing a human comedy and an initiatory path of the soul, which through the “Labyrinth of the world” - and following the realization of its horrors and its contradictions - reaches the “Paradise” of the

heart, symbol of peace and happiness, the ideal condition of existence. According to Comenius, getting there is granted to all of us, if we are guided by true wisdom and truth represented by Christ and the “pansophy”, an understanding considered a universal synthesis of all knowledge. The book is a complex work that presents different levels of reading, built like an analysis of all sorts of situations, or “emblematic paintings”,

through which he describes human misery, absolute confusion, the evil and the mistakes that reign in the world. The work of the Czech philosopher has been compared to Dante’s “Divine Comedy” and to Augustine’s “Confessions” due to the millenarian and prophetic tones, a rightful comparison as Comenius was one of the most influential and important thinkers of the seventeenth century. Considered

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the founder of modern pedagogy, his thinking has profoundly influenced the European culture and is still very relevant today. A deeply mystical spirit, Comenius believed in the necessity of a spiritual rebirth of humanity and with this work, he wanted to make a real contribution and set practical directions in taking this difficult path. “The Labyrinth” saw the light in a very difficult historical context for Europe, torn apart at that time by religious wars. Following the Battle of the White Mountain, which decreed the conclusion of the period of prosperity and intellectual fervor that the Bohemian lands knew under Rudolf II of Habsburg, the same Comenius was forced into exile, due to his allegiance to the protestant religious community of the Unity of the Bohemian Brethren.

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proprio cuore, dov’è possibile trovare Dio e, dunque, il “Bene Sommo”. L’opera si apre con un invito al lettore a cercare proprio il Bene Sommo, cosa questa che comporta necessaria‑ mente una rivoluzione interiore e un cambiamento radicale dell’approccio alla realtà. Ma per trovarlo non sono sufficienti la filosofia, la scienza e le conoscenze, bensì è necessaria una vera e profonda fede. Il testo di Co‑ menio è diviso in 54 capitoli che rap‑ presentano una commedia umana e un percorso iniziatico dell’anima che, attraverso il “Labirinto del mondo” – e in seguito alla presa di coscienza dei suoi orrori e delle sue contraddizioni – giunge al “Paradiso del cuore”, sim‑ bolo della pace e della felicità, condi‑ zione ideale dell’esistenza. Arrivarci, secondo Comenio, è concesso a tutti, se guidati dalla vera sapienza e dalla

Comenio (in alto) e una copertina de “Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” (a destra) / Comenius (above) and The cover of “The labyrinth of the world and the paradise of the heart” (on the right)

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Besides reading “The Labyrinth” from a historical, pedagogical and religious point of view, some scholars did not overlook the possible interpretation of the text in the esoteric sense, and someone launched the hypothesis of a possible connection between the exiled Czech philosopher and the hermetic Rosicrucian order. “The Labyrinth of the world and the paradise of the heart” was, in fact, considered a book most likely linked to that spiritual revolution project and world reform promoted by the secret Rosicrucian Order which, born in Germany at the beginning of the seventeenth century, published its manifestos between 1614 and 1615. In “The Labyrinth”, Comenius proves to know perfectly the content of Rosicrucian manifestos, and it is believed that he might have been a leading figure of the secret organization whose influence extended way over the limits of the religious area. In fact, it is not by chance that the book contains an entire chapter dedicated

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verità rappresentata da Cristo e dalla “pansofia”, quel sapere che l’autore considera sintesi universale di tut‑ ta la conoscenza. Il libro è un’opera complessa che presenta diversi piani di lettura, concepito come l’analisi di un mosaico di situazioni, o “quadri emblematici”, attraverso i quali egli descrive le miserie umane, la confu‑ sione assoluta, il male e gli errori che regnano sovrani nel mondo. A causa dei toni millenaristici e profetici, quest’opera del filosofo ceco è stata paragonata alla “Divina Commedia” di Dante e alle “Confes‑ sioni” di Agostino, comparazione certamente non esagerata visto che Comenio è stato uno dei pensatori più influenti e importanti del XVII secolo. Considerato il fondatore della moderna pedagogia, il suo pensiero ha influenzato profondamente la


cultura culture

cultura europea ed è ancora oggi di grande attualità. Spirito profondamente mistico, Co‑ menio crede nella necessità di una rinascita spirituale del genere umano e con questa sua opera vuole dare un contributo concreto e un’indicazione pratica per percorrere questo difficile cammino. Il “Labirinto” vide la luce in un contesto storico molto difficile per l’Europa del tempo, insanguinata dalle guerre di religione. In seguito alla Battaglia della

Montagna Bianca, che aveva decretato la conclusione definitiva del periodo di prosperità e fervore intellettuale che le terre boeme avevano vissuto sotto Rodolfo II d’Asburgo, lo stesso Come‑ nio – che apparteneva alla comunità religiosa protestante dei Fratelli Boemi – fu costretto all’esilio. Oltre alla lettura del “Labirinto” in chiave storica, pedagogica e religio‑ sa, ad alcuni studiosi non è sfuggita la possibile interpretazione del testo in senso esoterico e qualcuno ha ipo‑

tizzato addirittura una connessione tra il filosofo esule ceco e l’ordine ermetico dei Rosacroce. “Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” è stato infatti considerato un libro riconducibile probabilmente a quel progetto di rivoluzione spirituale e riforma del mondo promosso dall’or‑ dine segreto dei Rosacroce che, nato in Germania agli inizi del XVII secolo, pubblicò i suoi manifesti tra il 1614 e il 1615. Nel “Labirinto” Comenio di‑ mostra di conoscere perfettamente il

contenuto dei manifesti rosacrociani, e si ritiene anche possibile che il filo‑ sofo possa essere stato un esponente di punta di questa organizzazione segreta, la cui influenza si è spinta molto oltre i limiti del puro ambito religioso. Non è un caso, infatti, che nel libro ci sia un’intera parte dedica‑ ta alla confraternita. Nel capitolo XIII l’autore descrive i Rosacroce in modo molto preciso, e nel parlare di questi dimostra anche una grandissima co‑ noscenza della cultura ermetica e ca‑

© CHRISTOPHE DIOUX, WIKIMEDIA

“Le costituzioni del liberi muratori” di James Anderson / “The Constitution of Freemasons” by James Anderson

to the fraternity. In Chapter XIII, the author describes the Rosicrucians in a very precise way. Talking about them proves a deep knowledge of the popular hermetic and kabbalistic European culture of that time. On one side, the author criticizes the Rosicrucians and their doctrine, along with

other scholars and savants. Yet, on the other side, it is true that, later on, in chapter XLI, when he speaks of the “invisible church”, this seems to be organized on the same Rosicrucian model mirroring the eventually found “Reign of Christ”. Comenius was very close to the theories of the German theo-

logian Johannes Valentinus Andreae (1586- 1654) who was one of the authors of the first Rosicrucian manifesto “Fama fraternitis Rosae Crucis”. He was certainly the author of the third one, written to become a guide towards spiritual perfection and improvement of reformed Christians, but which

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were interpreted even and mostly from a hermetic-alchemic perspective. “The Labyrinth” would represent the journey of the man who needs to eliminate the world from his eyes and mind, and proceed beyond illusions and habits towards the center of himself, aiming at returning to his

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cultura culture

balistica in voga all’epoca in Europa. Se è vero che l’autore critica, insieme alle altre categorie di dotti e sapienti, anche gli stessi Rosacroce e la loro dottrina, è anche vero che, succes‑ sivamente, nel capitolo XLI, quando parla della “chiesa invisibile”, questa sembra essere organizzata proprio sul modello rosacrociano che rispec‑ chia il “Regno di Cristo” finalmente ritrovato. Comenio è stato molto vi‑ cino alle teorie del teologo tedesco Johannes Valentinus Andreae (15861654) che fu uno degli autori del primo manifesto rosacrociano “Fama fraternitatis Rosae Crucis” e sicura‑ mente del terzo, scritti per essere una guida verso il perfezionamento spiri‑ tuale e il miglioramento dei cristiani riformati, ma che furono interpretati

anche e soprattutto in chiave ermeti‑ co-alchemica. Il “Labirinto” rappresenterebbe dun‑ que il cammino dell’uomo che per ritornare alla propria essenza deve eliminare il mondo dagli occhi e dalla mente, e procedere oltre le illusioni e le abitudini, verso il centro di se stesso. Questo insegnamento è tipico anche di molte scuole iniziatiche che mirano al progresso e all’evoluzione spirituale dell’essere umano, e non è certo un caso che il pensiero di Comenio sia stato tenuto in grande considerazione quando il reverendo James Anderson, nel 1723, scrisse “Le costituzioni dei li‑ beri muratori”, il libro dei regolamenti della massoneria moderna inglese, il cui operato e idee hanno esercitato una certa influenza sulla cultura e la

società occidentali. È certo, infatti, che la filosofia e la simbologia mas‑ soniche, che molto hanno in comune anche con le idee dei Rosacroce, af‑ fondano le loro radici pure nelle opere di Jan Amos Komenský. Quest’ultimo, nel suo esilio, aveva visitato anche l’In‑ ghilterra, dove era entrato in contatto con gli ambienti culturali dai quali la massoneria speculativa avrebbe preso le mosse qualche decennio dopo nel 1717. Nella traduzione di Tomáš Kubíček, con introduzione di Marta Fattori, una pregevole edizione per bibliofili de “Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” è stata pubblicata in lingua italiana nel 2002, nella collana “Bi‑ blioteca dell’utopia”, edita dalla Silvio Berlusconi Editore.

Una rappresentazione del capolavoro di Comenio ad opera dell’artista ceco Miroslav Huptych / A scene from Comenius’ masterpiece in a work by the Czech artista Miroslav Huptych

© MIROSLAV HUPTYCH

core. This teaching is typical to many other initiatory schools that aim at the progress and spiritual evolution of the human beings. It is not by chance that the thoughts of Comenius were taken into account when reverend James Anderson, in 1723, wrote “The Constitution of Freemasons”. This is the governance document of modern English Freemasonry, whose

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work and ideas have had a great influence on the Western culture and society. Indeed, it is true that the Masonic philosophy and symbolism, which have much in common with the ideas of the Rosicrucians, are also rooted in the works of Jan Amos Komenský. Found in exile, he also visited England, encountering the cultural environments on which speculative

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masonry would be based a few decades later, in 1717. Translated by Tomáš Kubíček, with a preface of Marta Fattori, a valuable edition for bibliophiles of “The labyrinth of the world and the paradise of the heart” was published in Italian in 2002, in the series “Biblioteca dell’utopia”, edited by Silvio Berlusconi Editore.


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