Marzo - Aprile / March - April 2019
Che Guevara sul tram numero 17 Che Guevara on tram 17
Le elezioni sottovalutate The undervalued elections
La battaglia per le terre confiscate The battle for the confiscated lands
Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag. 8
economia e mercato markets and data
pag. 20
“La tariffa da lei cercata non è al momento raggiungibile” “The rate you are looking for is currently unavailable”
Praga verso la presidenza del V4 in una Ue populista? Prague towards a V4 Presidency in a populist EU?
pag. 26
pag. 14
storia history
Le elezioni sottovalutate The undervalued elections
pag. 19
Calendario Fiscale Tax Deadlines
Appuntamenti Events
pag. 28
Playczech: oltre i videogames Playczech: beyond gaming
pag. 34
Che Guevara sul tram numero 17 Che Guevara on tram 17
Gruppo
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PROGETTO REPUBBLICA CECA
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 224941041 www.progetto.cz redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Alessandro Canevari, Jakub Horňáček, Tiziano Marasco, Mattia D'Arienzo, Giovanni Mattia, Veronika Hodslavská
Marzo - Aprile / March - April 2019
pag. 40
Třeštíková: l’occhio osservatore che non si chiude mai Třeštíková: the observing eye that never closes focus
pag. 46
pag. 59
Il mese de La Pagina cultura culture
pag. 60
Epopea slava, un grande lavoro con grandi limiti Slav epic, a major job with major limits
La battaglia per le terre confiscate The battle for the confiscated lands
pag. 66
architettura architecture
pag. 68
pag. 54
Il viadotto e l’ingegnere superstar The viaduct and the superstar engineer
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
summary
cinema
Anniversari cechi Czech anniversaires Novità editoriali New Publications
pag. 70
Praga tra l’ideale e il reale Prague, between the ideal and real
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro Stampa / Print Vandruck s.r.o.
Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2019 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Foto di copertina / Cover Photograph L’Unione Europea in Repubblica Ceca / The European Union in the Czech Republic
Chiuso in tipografia Printing End-Line 25.4.2019 5
editoriale
Cari lettori,
il tema centrale di questo numero sono le prossime elezioni europee e il modo con il quale la Repubblica Ceca ci si avvicina. All’argomento dedichia‑ mo in primo luogo la nostra coperti‑ na, sfruttando lo spunto offertoci da un’opera di David Černý. L’immagine è provocatoria, ma utile per dare l’idea dell’atteggiamento che buona parte della opinione pubblica ceca e della classe politica hanno da tempo nei confronti della Ue. In una Europa che rischia la forte avanzata di populisti e sovranisti di varia estrazione, Praga – dove la retorica della “difesa degli interessi nazionali” è pane quotidiano – si ap‑
Dear readers,
the central theme of this issue is the upcoming European elections and the way in which the Czech Republic is approaching them. Firstly, we dedicate our cover to the topic, taking advantage of the inspiration offered to us by a known work by David Černý. The image is provocative, but useful to give an idea of the attitude that a large part of Czech public opinion and the political class have held for some time towards the EU. In a Europe that risks the strong advance of populists and sovereignists of various backgrounds, Prague, where the rhetoric of the “defense of national interests” is daily bread, is preparing
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presta ad assumere la presidenza di turno di Visegrad, il gruppo composto anche da Polonia, Ungheria e Slovac‑ chia, spina nel fianco in questi anni di Bruxelles. A proposito del V4, sembra però di cogliervi segnali contraddittori e sarà interessante osservare gli effet‑ ti della recente elezione presidenziale in Slovacchia di Zuzana Čaputová. Quest’ultima, convinta europeista – in tandem col popolarissimo pre‑ sidente uscente Andrej Kiska, anche lui filo Ue – potrebbe scompaginare le posizioni sovraniste e anti-migranti simbolo oggi del V4. Passando dalla attualità alla storia, ci occupiamo fra gli altri argomenti, di una vicenda interessante e singolare,
vale a dire i sei mesi trascorsi nel 1966 a Praga da Che Guevara, in totale anonimato, senza che ne sapessero niente persino gli efficienti servizi segreti cecoslovacchi. Vi segnaliamo anche le pagine dedicate al Ponte Negrelli, progettato nel 1850 dall’omonimo ingegnere civile, ai docu‑ mentari della regista Helena Třeštíková, attenta osservatrice della realtà ceca, così come quelle sulle travagliate vicen‑ de della Epopea Slava di Alfons Mucha. Concludiamo con un viaggio letterario a Praga, parlando del fascino, perenne e travolgente, che questa città da sempre ha esercitato nei confronti di alcuni dei più grandi scrittori.
to assume the rotating presidency of Visegrad, the group made up also of Poland, Hungary and Slovakia, a thorn in the side of Brussels over the years. On the subject of V4, however, contradictory signals can be picked up and it will be interesting to observe the effects of the recent presidential election in Slovakia of Zuzana Čaputová. The latter, a convinced Europeanist, in tandem with the very popular outgoing president Andrej Kiska, also an EU supporter, could disrupt the sovereigntist and anti-migrant positions which symbolize the V4 today. Moving from current events to history, among many interesting topics, we take a look at a fascinating and unique
page of history, namely the six months spent in Prague by Che Guevara in 1966, in total anonymity, without even the knowledge of the efficient Czechoslovakian secret services. We also highlight the pages dedicated to the Negrelli Bridge, designed in 1850 by the civil engineer of the same name, to the documentaries of director Helena Třeštíková, a careful observer of the Czech reality, as well as those on the troubled history of the Slav Epic of Alfons Mucha. We conclude with a literary journey to Prague, talking about the perennial and overwhelming fascination that this city has always held towards some of the greatest writers.
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Buona lettura
Enjoy the reading
La Repubblica Ceca e la sua posizione a difesa degli “interessi nazionali” sia con il V4 che senza il V4
PRAGA VERSO LA PRESIDENZA DEL V4 IN UNA UE POPULISTA? PRAGUE TOWARDS A V4 PRESIDENCY IN A POPULIST EU?
di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
The Czech Republic and its position of protecting “the national interests” with or without the V4
Andrej Babiš
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politica politics
Si spartiranno in tutto appena 108 dei 705 seggi dell’Europarlamento di Strasburgo (esclusi quelli britannici, in forse prima e dopo le europee). Ventuno di questi, neanche uno in più rispetto a cinque anni fa, saranno quelli destinati ai candidati cechi, 14 (un seggio in più) per gli slovacchi, 52 per i polacchi (anche qui uno in più) e 21 per gli ungheresi. Una tornata elettorale, quella delle europee di maggio, che secondo molti potrebbe portare all’affermazione, anche se non schiacciante, del fronte populi‑ sta e sovranista, schieramento che nei quattro del Gruppo di Visegrad ha grandi estimatori e protagonisti,
il premier ungherese Viktor Orbán su tutti. Non scherza, però, neanche la Repubblica Ceca con il suo primo ministro Andrej Babiš che, pur non essendo mai entrato nello scontro aperto con Bruxelles come i suoi vicini, Budapest e Varsavia, ha più volte attaccato le élite europee con toni dispregiativi e ha deciso anche di non presentarsi davanti all’emici‑ clo di Strasburgo perché ritenuta una fatica inutile. In questo quartetto, però, si segnala‑ no le novità provenienti dalla Slovac‑ chia, con la trionfale elezione come presidente di Zuzana Čaputová, con‑ vinta europeista, e con la decisione
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del popolarissimo presidente uscente Andrej Kiska, moderato e anche lui filo Ue, di fondare un proprio partito in vista delle prossime elezioni politi‑ che e di puntare alla carica di premier. Un tandem che promette di scompi‑ gliare, almeno a parole, le posizioni sovraniste, anti-migranti e anti-mul‑ ticulturalismo prevalenti oggi nel V4. Un V4 che si prepara a entrare a luglio in mani ceche, con la presidenza di turno destinata a Praga. Sarà allora interessante vedere quali saranno le mosse della Repubblica Ceca per evitare l’incrinarsi dell’asse centroeu‑ ropeo e per confrontarsi con i nuovi equilibri europei. E se l’affluenza sarà in tutto il Con‑ tinente un’incognita decisiva per la crescita di alcune forze, rispetto ai gruppi del Ppe e del Pse (popolari e socialisti), sulla percentuale di aven‑ ti diritto che andrà a votare si gioca‑ no anche alcuni dei destini dei Paesi del V4, soprattutto per la Polonia, dove il fronte dei conservatori di Ja‑
roslaw Kaczynski (Pis) è dato testa a testa con la Coalizione europea (KE), l’alleanza tra cinque partiti d’oppo‑ sizione coalizzati contro la deriva nazionalista polacca. L’Ungheria di Orbán – con Fidesz so‑ speso dal Ppe ma pronto a rientrare dalla finestra grazie alla buona quan‑ tità di voti che incasserà alle urne – è probabilmente il Paese che fornirà meno sorprese all’indomani del voto. Il partito del primo ministro, infatti, non ha grandissimi rivali e con la sua politica del “noi contro loro”, della “difesa degli interessi magiari contro la corrotta Bruxelles”, della retorica anti-migranti e nonostante le mi‑ nacce di procedure di infrazione sulle sempre più evidenti lacune dello sta‑ to di diritto in Ungheria, si candida a restare la spina nel fianco dell’Ue an‑ che per il prossimo quinquennio. Una spina nel fianco, però, un po’ spunta‑ ta se, come è verosimile, la Gran Bre‑ tagna prima o poi porterà a termine la Brexit. Repubblica Ceca, Polonia e
Only 108 out of 705 seats of the European Parliament in Strasbourg will be divided (excluding the British seats, perhaps before and after the Europeans). Twenty-one of these, not even one more compared to five years ago, will be destined for Czech candidates, 14 (one more seat) for Slovaks, 52 for the Polish (also one more) and 21 for the Hungarians. The European elections in May are an electoral round which according to many could lead to the success, even if not an overwhelming one, of the populist and sovereign front, a line-up that in the Visegrad Group has great admirers and protagonists, the Hungarian premier Viktor Orbán above all. The Czech Republic does not joke either with its Prime Minister Andrej Babiš who, despite having entered in an open conflict with Brussels just like its neighbors, Budapest and Warsaw, has several times criticized the European elites with pejorative tone and
decided even not to turn up at the Strasbourg hemicycle considering it a useless effort. However, we must highlight in this quartet the news coming from Slovakia, with the successful presidential election of the pro-European Zuzana Čaputová, and with the decision of the highly popular former president Andrej Kiska, a moderate and pro-EU, to found his own party in view of the forthcoming political elections and to aim for the office as a Prime Minister. A tandem that promises to disrupt, at least through words, the sovereign, anti-migrant and anti-multicultural positions prevalent today in V4. A V4 that is ready to pass into Czech hands starting July, with Prague holding the rotating presidency. It would be then interesting to see what Czech Republic’s endeavors will be to avoid the deterioration of the Central European axis and to tackle the new European balances.
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Ungheria, infatti, in questi anni han‑ no sfruttato l’eterodossia britannica per lanciare le loro sfide contro l’ac‑ centratrice Ue. Senza Londra un peso importante verrà a mancare nelle lotte di questi Paesi, Praga in primis. E la Brexit peserà anche sull’export ceco, in particolare l’automotive, che ha nel mercato britannico uno sbocco importante.
E se Polonia e Ungheria hanno in co‑ mune molto, le riforme criticatissime della giustizia e la stretta illiberale sull’informazione, il no all’euro, le posizioni conservatrici e nazionali‑ ste, dall’altra parte della barricata, sembra iniziare a tirare aria nuova. In Slovacchia la Čaputová si è espressa apertamente a favore di una “Slovac‑ chia europea” e contro “il populismo e
il sovranismo” che sono cresciuti anche nel V4 “perché le persone sono deluse”. Il suo nome potrebbe incrinare la com‑ pattezza (più di facciata a volte) di Vi‑ segrad. “È facile, come fanno populisti ed euroscettici, dire no all’Europa e ba‑ sta – ha detto la neoeletta Presidente – occorre invece che i democratici europei di ogni colore offrano risposte, idee e nuovi contratti sociali di fiducia
Should the turnout be a crucial unknown on the entire continent for the growth of certain forces regarding the percentage of voters, compared to the Ppe and Pse groups (populists and socialists), some of destinies of V4 countries are also at stake. It is the case of Poland, where the conservative front of Jaroslaw Kaczynski (PiS) confronts the European Coalition (KE), an alliance of five opposition parties united against the Polish nationalist drift. With Fidesz suspended by the Ppe but ready to jump back in through the win-
dow due to the considerable amount of votes it will receive at polls, Orbán’s Hungary is probably the country with least of surprises in the voting aftermath. In fact, the prime Minister’s party does not have great rivals. With its policy of “us against them”, “defending the Hungarian interests against corrupt Brussels”, the anti-migrant rhetoric and despite the threats of infringement on the most obvious flaws in the rule of law in Hungary, Hungary seems to remain the thorn in EU’s back even for the following five years. A thorn in the
back, however a little blunt if, as it most likely will happen, Great Britain will eventually finalize Brexit. In fact, Czech Republic, Poland and Hungary have taken advantage in the recent years of the British heterodoxy to launch their challenges against a centralized Europe. Without London, an important weight will be missing in the struggle of these countries, first and foremost for Prague. The Brexit will weigh as well on the Czech exports, particularly on the automotive sector, which has an important outlet on the British market.
La tenuta o l’affermazione dei partiti sovranisti e le novità che giungono dalla Slovacchia: l’asse di Visegrad è a rischio tenuta The stability or affirmation of the sovereign parties and the news coming from Slovakia: the Visegrad axis is at risk
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Ambasciata d’Italia Praga
con i cittadini per rilanciare l’Europa come progetto comune”. Del resto che la figura di Čaputová possa creare uno scossone nel V4 ne è convinto anche il presidente ceco Miloš Zeman, che ha confessato al rivale della presidente, Maroš Šefčovič, come l’elezione della leader progressista possa mettere a rischio la collaborazione del grup‑ po dei Quattro.
Even though Poland and Hungary share a lot, the extremely criticized reforms of justice and the illiberal restriction on information, the refusal of transitioning to Euro, the conservative and nationalist positions, on the other side of the fence, there seems to be fresh air coming in. In Slovakia, Čaputová expressed herself openly in favor of the “European Slovakia” and against “the populism and sovereignism” that grew in V4 as well “because people are disappointed”. Her name could damage Visegrad’s solidarity (sometimes just a facade). “As Popu-
In questo contesto in cui sembra che Visegrad vada in ordine sparso e che quel serbatoio di presunti voti popu‑ listi e sovranisti agognati da un certo fronte della Vecchia Europa, stenti a decollare, la Repubblica Ceca resta in una posizione ondivaga, divisa tra le posizioni umorali e filo-russe del pre‑ sidente Zeman e l’euroscetticismo, ma non troppo forzato, del premier Babiš.
lists and Eurosceptics do, it is easy to say no to Europe and that is it – declared the newly elected President. However, the European democrats of all types are offering answers, ideas and new trustworthy social contracts with the citizens to revive Europe as a common project”. Moreover, even the Czech President Miloš Zeman is convinced that Čaputová could shake up the V4, confessing to the president’s opponent Maroš Šefčovič, how the election of the progressive leader could endanger the collaboration of the Group of Four.
Quest’ultimo, poi, non ha mai preso posizioni di rottura nei confronti dei partner più ingombranti del V4 e nelle ultime due occasioni che hanno visto in prima linea la figura dirompente di Orbán, il premier ceco ha cercato più volte di restare a fianco dell’alleato magiaro, o non commentando, come nel caso della sospensione dal Partito Popolare europeo (si è smarcato di‑ cendo di potersi esprimere solo sul suo gruppo all’Europarlamento, l’Alde) oppure stendendo tappeti rossi all’o‑ mologo ungherese in occasione della sua recente visita a Praga. Una posizione centrista, che potrebbe caratterizzare anche la futura presi‑ denza ceca di V4. Del resto, come ha risposto direttamente a una doman‑ da il ministro degli Esteri ceco Tomáš Petříček, prendendo le distanze da chi parla di “orbanizzazione” del gruppo: “Il V4 non è omogeneo. Il nostro in‑ teresse è quello di promuovere prin‑ In this context, with Visegrad moving randomly and the pool of presumed populist and sovereign votes craved by a certain front of the Old Europe is ready to take off, the Czech Republic finds itself in a wavering position, divided between the humoral and pro-Russian positions of President Zeman and the not too forced Euroscepticism of Prime Minister Babiš. However, the latter has never taken a breaking position even regarding the most unwieldy V4 partners. For example, on the last two occasions that placed Orbán’s disruptive figure on the forefront, the Czech Prime Minister tried several times to take the side of the Hungarian ally. On one hand, he did not bring additional comments in the case of the suspension by the European People’s Party (he declared he could only comment on his group at the European Parliament, the Alde) but on the other hand, he took the opportunity to lay red carpets for the Hungarian counterpart during his recent visit in Prague.
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ELEZIONI EUROPEE 2019 Comunicato relativo alle Elezioni del Parlamento Europeo Si comunica che sono stati indetti i comizi elettorali per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia. In Repubblica Ceca le operazioni di voto per i rappresentanti italiani presso le sezioni elettorali istituite dalle Autorità diplomaticoconsolari si svolgeranno venerdì 24 maggio (ore 17:00-22:00) e sabato 25 maggio (ore 7:00-18:00). Agli elettori iscritti all’AIRE sarà spedito dal Ministero dell’Interno il certificato elettorale con indicati gli orari e la località della votazione. Tale certificato sarà spedito anche agli elettori italiani che si trovano temporaneamente in un Paese dell’Unione Europea per motivi di studio o lavoro, e ai loro familiari conviventi, che abbiano presentato apposita domanda entro il 7 marzo scorso. Gli elettori che, entro il quinto giorno precedente quella della votazione, non avranno ricevuto al proprio domicilio il certificato elettorale, potranno farne richiesta al Capo dell’Ufficio consolare della circoscrizione di competenza. Ai sensi dell’articolo 7, comma 4, della Legge 18/1979, si dà avviso che il decreto di riferimento - DPR 22 marzo 2019, “Indizione dei comizi elettorali per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia” – è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n.71 del 25-3-2019. Contatti Ufficio consolare di Praga Email: consolare.praga@esteri.it Telefono: (00420) 233 080 111
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cipalmente gli interessi cechi. Questo è il punto di partenza con cui ci avvi‑ ciniamo a Visegrad. Se questi interessi coincidono con gli interessi dei nostri partner V4, possiamo lavorare insie‑ me. Se troviamo maggior accordo con la Germania, andiamo avanti con Berlino”. E come potrebbe essere di‑
versamente? Più dell’80% dell’export ceco è diretto all’Europa occidentale, con una grande quota verso la Ger‑ mania. In questo senso preoccupa, anche la Slovacchia, il rallentamento dell’economia tedesca. E non potreb‑ be essere diverso l’approccio a Vise‑ grad anche per i vari temi di attrito e non di comunanza che Praga ha con i vicini. L’ultimo dei quali è stata la contesa sulla carne alla salmonella importata dalla Polonia nei mercati cechi. Il ministro dell’Agricoltura po‑ lacco Jan Krystztof Ardanowski non ha nascosto il possibile conflitto di interessi di Babiš e della sua Agrofert: “D’altronde, parliamo di un Paese con un premier che è allo stesso tempo proprietario di un grande conglome‑ rato agroalimentare”. Praga, d’altro canto, resterà a fianco di Polonia e Ungheria su altri fronti: il no all’euro, la posizione anti-quote sui migranti (tema che sta sce‑ mando) e la richiesta di non essere lasciati ai margini come europei di serie B. In questo senso il nuovo Eu‑ roparlamento avrà sicuramente più voce in capitolo con un nuovo peso
per le scelte sul budget e con la scel‑ ta del presidente della Commissione europea. Visegrad, comunque, resta uno dei tre pilastri su cui si fonda la politica ceca per l’Europa centrale: gli altri due sono le relazioni con la Germania, cementificate nel 2015 dalla firma del Dialogo strategico ceco-tedesco e il format di coo‑ perazione trilaterale austro-cecoslovacco, (Slavkov) creato nel 2016. Proprio dentro quest’ultimo gruppo di lavoro si parla di una politica cen‑ troeuropea più strutturata e che non dipenda soltanto dal V4. Interessante sarà quindi vedere quale sarà la posizione di Praga nella sua presidenza del Gruppo, che partirà un mese dopo le elezioni europee, e capire come influiranno la presi‑ denza Čaputová e il possibile cambio di governo sempre in Slovacchia da una parte e il risultato delle elezioni politiche in Polonia in autunno dove la coalizione anti-Pis potrebbe riser‑ vare delle sorprese e un nuovo slancio europeista. Non è escluso che Orbán possa diventare la pecora nera (e iso‑ lata) del gruppo di Visegrad.
A centered position that could be as well defining for the future Czech presidency of the V4. Moreover, as Tomáš Petříček, the Czech Foreign Minister has directly answered a question, “The V4 is homogeneous. Our interest is to promote primarily the Czech interests. This is the starting point with which we approach Visegrad. Should our interests coincide with those of our V4 partners, we can work together. Should we reach a greater agreement with Germany, we will move forward with Berlin”. How else could it be? More than 80% of the Czech exports is directed towards Western Europe, with a significant share towards Germany. In this regard, even Slovakia is concerned by the decline of the German economy. Approaching Visegrad could not be any different even for various frictional and non-agreement issues that Prague has with its neighbors. The last one was
the dispute over the Salmonella meat imported to Czech Republic from Poland. The Polish Minister of Agriculture, Jan Krystztof Ardanowski, did not hide the Czech Prime Minister’s Agrofert possible conflict of interests: “Furthermore, we are talking about a country whose Prime Minister is at the same time the owner of a large agri-food conglomerate”. On the other hand, Prague will support Poland and Hungary on other fronts, the refusal of Euro, the anti-quota position on migrants (a waning matter) and the request not to be left on the sidelines as rank B Europeans. In this regard, the new European Parliament will have more input, weighing more on the budgetary choices and on the election of the President of the European Commission. Nevertheless, Visegrad remains one of the three pillars that sustain Czech politics in Cen-
tral Europe: the other two are the relations with Germany, cemented in 2015 by signing the Czech-German Strategic Dialog and the Austrian-Czech-Slovak trilateral cooperation format (Slavkov), created in 2016. Precisely in this latter working group, talks are more about a Central European policy that does not depend only on V4. Therefore, it will be interesting to see Prague’s position in the Group’s presidency, starting a month after the European elections. It will be intriguing to understand how it will affect Čaputová’s presidency and the possible governmental change in Slovakia, on one side, and as well the result of the political elections in Poland in autumn where the anti-PiS coalition could bring surprises and a new pro-European boost. We do not exclude the possibility of Orbán becoming the black (and isolated) sheep of the Visegrad Group.
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LE ELEZIONI SOTTOVALUTATE THE UNDERVALUED ELECTIONS Tra conflittualità creata ad arte e disinteresse, il voto Ue in Repubblica Ceca si preannuncia di semplice lettura: vinceranno Babiš e astensionismo di Giovanni Usai by Giovanni Usai
Among the artfully orchestrated conflict and disinterest, the EU elections in the Czech Republic promise to be simple to read: Babiš and abstentionism will win
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The Czech Republic, where Euroscepticism has long been at home, is approaching the key date of the European elections at the end of May amid a climate of widespread disinterest. Perhaps, what could have ignited the climate, although still in an anti-Brussels direction, was the migrant crisis. In recent months, however, with the
decrease in disembarkations, the issue has diminished a little, leaving the antiEU “sovereignists” orphans of their main topic, all the more so in a country where African and Middle Eastern migrants are practically non-existent, and the few who arrive are almost always just passing through, headed for Germany and other northern European states.
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It is possible that the turnout at the next European elections will not be negative, as occurred in 2014, when a meagre 18.2% was reached in this geographical area, but in any case, it will be a few percentage points higher at best. Nothing new, in short, in the shadow of Prague Castle and in a country that this year celebrates, so to speak, the
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15th anniversary of its EU membership, which took place precisely in 2004. Even then, a few weeks later the official celebrations for the expansion and fireworks that lit up the Charles Bridge and the Vltava, the first European vote of the Czech Republic attracted the participation of 28% of those entitled, so far the highest percentage ever reached here.
The reason for such indifference and skepticism towards the EU, in a country that belongs to the Union and to the single market and has benefited in various ways, is not easy to understand. It would suffice to remember that 85% of Czech exports are directed towards the EU, which is all to say for an industrialized economy like this, which sells
La Repubblica Ceca, dove l’euroscetti‑ cismo da tempo è di casa, si avvicina all’appuntamento di fine maggio con le elezioni europee in un clima di dif‑ fuso disinteresse. Forse, a riscaldare il clima – ma pur sempre in senso anti Bruxelles – sa‑ rebbe potuta essere la crisi dei mi‑ granti. Negli ultimi mesi però, con la diminuzione degli sbarchi, il tema si è un po’ afflosciato, lasciando così i sovranisti anti Ue orfani del loro prin‑ cipale argomento, a maggior ragione in un Paese dove migranti africani e mediorientali praticamente non ce ne sono, e quei pochi che arrivano sono quasi sempre solo di passaggio, diretti verso la Germania e altri stati dell’Europa del nord. È possibile che alle prossime Europee l’affluenza alle urne non sarà da prima‑ to negativo come accaduto nel 2014, quando da queste parti si totalizzò uno striminzito 18,2%, ma in ogni caso si tratterà nella migliore delle ipotesi di qualche punto percentuale in più. Niente di nuovo, insomma, all’ombra del Castello di Praga e in un Paese che proprio quest’anno festeggia, si fa per dire, il 15° anniversario dell’ingresso nella Ue, avvenuto appunto nel 2004. Anche allora – poche settimane dopo le celebrazioni ufficiali per l’allargamento
e i fuochi d’artificio che illuminarono a giorno il Ponte Carlo e la Moldava – il primo voto europeo della Repubblica Ceca attirò la partecipazione del 28% degli aventi diritto, sinora la percentua‑ le più alta mai raggiunta qui. Il perché di tale indifferenza e scet‑ ticismo verso la Ue, in un Paese che della appartenenza all’Unione e al mercato unico si è avvantaggiato in vari modi, non è facile da compren‑ dere. Basterebbe ricordare che l’85% dell’export ceco è indirizzato proprio verso la Ue, il che è tutto dire per una economia industrializzata come questa, che vende all’estero l’assoluta maggioranza della sua produzione. La Repubblica Ceca poi, in questi 15 anni da Paese membro, è sempre stata beneficiaria netta dei fondi eu‑ ropei, a tal punto che, sino al 2017, ha ricevuto dall’Unione europea, al cambio attuale, l’equivalente di circa 52 miliardi di euro, avendone versati solo 22 miliardi. Da alcuni anni gli indicatori econo‑ mici registrano performance da far invidia, con disoccupazione ai minimi in Europa e robusta crescita del Pil. D’altra parte, i salari rimangono sem‑ pre molto bassi rispetto all’Occidente, i prezzi delle abitazioni a Praga e nelle principali città sono diventati proibi‑
the absolute majority of its production abroad. The Czech Republic, in these 15 years as a member country, has therefore always been the clear beneficiary of European funds, to the point that, until 2017, it received from the European Union, at the current exchange rate, the equivalent of about 52 billion euros, having paid only 22 billion. For some years, economic indicators have registered performance worthy of envy, with unemployment at its lowest in Europe and robust GDP growth. On the other hand, wages always remain very low compared to the West, housing prices in Prague and in the main cities have become prohibitive for an average citizen and the country is facing a serious private debt crisis, with about one citizen
out of ten dealing with forced execution. All that glitters is not gold therefore, and this situation, as well as undermining social cohesion, can serve to understand the frustration of the electorate, even with regards to the EU. Trying to predict the results of the upcoming EU elections, the feeling is that as well as five years ago, the most voted movement will be the populist Akce nespokojených obcanů, “Disgruntled Citizen Initiative”, acronym ANO, led by billionaire Prime Minister Andrej Babiš Regarding those who consistently benefit from EU funds, the head of the Czech government is undoubtedly one of them. Agrofert, his great agrochemical holding company, which is headed by him, although behind the screen of
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tivi per un cittadino medio e il Paese sta fronteggiando una grave crisi del debito privato, con circa un cittadino su dieci alle prese con una esecuzione forzata. Non è tutto oro, quindi, ciò che luccica, e questa situazione, oltre che minare la coesione sociale, può servire a comprendere la frustrazione dell’elettorato, anche rispetto alla Ue.
Provando a prevedere i risultati delle prossime elezioni Ue, la sensazione è che – così come cinque anni fa – il più votato sarà il movimento di stam‑ po populista Akce nespokojených obcanů, “Iniziativa dei cittadini scon‑ tenti”, acronimo Ano, guidato dal pre‑ mier miliardario Andrej Babiš. A proposito di coloro che beneficiano
in maniera consistente dei fondi Ue, il capo del governo ceco è indubbia‑ mente uno di questi. La Agrofert – la grande holding agrochimica, che a lui fa capo, pur dietro lo schermo di società fiduciarie – riceve da anni ge‑ nerose sovvenzioni europee. Eppure, lo stesso Babiš, nello sforzo di sintonizzarsi col proprio elettorato,
trust companies, has received generous European subsidies for years. And yet, Babiš himself, in an effort to tune in with his electorate, never misses an opportunity to express his distrust of Brussels and of the single currency itself, repeatedly saying that it will not be this government that sets a binding date for entry into the eurozone. Recently he
also had words to say about the usefulness of the semester of Presidency of the Council of the European Union, which will again be in Prague in the second half of 2022. “It costs too much and does not bring us any benefits”, he stated publicly, seemingly even coming to ventilate the possibility that Prague may renounce it. The indiscretion was
immediately denied but gives the idea of sufficiency towards the EU with which the Prime Minister is preparing for the elections at the end of May. Last January, Babiš renounced the possibility of appearing before the European Parliament, in the plenary assembly, dismissing the proposal with the following words: “that is a place where
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non perde occasione per manifestare sfiducia nei confronti di Bruxelles e della stessa moneta unica, dicendo a più riprese che non sarà questo go‑ verno a fissare una data impegnativa di ingresso in eurozona. Di recente ha avuto da dire anche sulla utilità del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che spetterà
an election campaign takes place. It also makes no sense to present myself in front of people who will be defeated in the elections in a few months and will no longer be there”. Just a month earlier, in December, the European Parliament had adopted by a large majority, 434 votes in favor, 64 against and 47 abstentions, a resolu-
nuovamente a Praga nella seconda metà del 2022. “Costa troppo e a noi non porta alcun beneficio” ha dichia‑ rato pubblicamente, pare persino ar‑ rivando a ventilare la possibilità che Praga possa rinunciarvi. L’indiscre‑ zione è stata subito smentita, ma dà l’idea della sufficienza nei confronti della Ue con la quale il premier si pre‑ para alle elezioni di fine maggio. Lo scorso gennaio Babiš ha rinunciato alla possibilità di presentarsi davanti al Parlamento europeo, in assemblea plenaria, liquidando la proposta con queste parole: “quello è un posto dove si fa campagna elettorale. E poi non ha senso presentarmi davanti a gente che fra qualche mese sarà sconfitta alle elezioni e non ci sarà più.” Appena un mese prima, a dicembre, l’Europarlamento aveva adottato a larga maggioranza – 434 voti a favo‑ re, 64 contrari e 47 astensioni – una risoluzione che sottolineava la posi‑ zione di conflitto di interessi di Babiš, con la richiesta alla Commissione di sospendere i sussidi Ue a favore del suo gruppo e di recuperare tutti i fon‑
di ricevuti da Agrofert illegalmente o irregolarmente. Il fatto che il premier si trovi in una grave situazione di conflitto di in‑ teressi è comunque ben noto agli elettori cechi. Durante la precedente legislatura, nel 2017, la Camera dei deputati aveva persino approvato una autorizzazione a procedere nei suoi confronti per una presunta frode ai danni dei fondi europei, utilizzati per la costruzione del resort Nido della cicogna. Tutto questo però non ha impedito a Babiš di vincere quasi tutte le competizioni elettorali alle quali ha partecipato dal 2013, vale a dire dalla fondazione di Ano. Per quanto riguarda gli altri partiti – dai Civici democratici dell’Ods ai Pirati e Socialdemocratici della Čssd – neanche questa volta sembrano in grado di scal‑ fire tale supremazia. Tutt’al più potran‑ no battersi per il secondo posto, ma con percentuali che rischiano di essere pari alla metà di quelle di Ano, che i sondag‑ gi danno vicino al 30% dei voti. In calo appare il partito sovranista della Libertà e della democrazia
diretta, l’Spd, guidato dal ceco giap‑ ponese Tomio Okamura, che pure alle elezioni politiche del 2017 è diventato la terza forza per numero di deputati alla Camera ceca. Ultimamente l’Spd sta pagando l’attenuarsi della crisi dei migranti, tanto più che questo è un tema rispetto al quale in pratica tutti i partiti cechi, pur con sfumature diverse, sono concordi nel dire no alla richiesta Ue di accogliere i rifugiati. Fra gli argomenti che si prevede ter‑ ranno banco nelle prossime settimane di campagna elettorale per le Europee c’è quello relativo alla doppia qualità dei prodotti alimentari. La Repubblica Ceca infatti – come altri paesi Ue dell’ex Patto di Varsavia – si sente discrimina‑ ta in quanto, a parità di etichetta, vi si commercializzano talvolta alimentari di livello più basso per qualità, gusto e ingredienti di quelli venduti, talvolta anche a prezzi migliori, nell’Europa oc‑ cidentale. Si tratta di un problema che aumenta la sensazione di molti cechi di essere cittadini europei di serie B. Uno dei partiti che più si fanno inter‑ preti dei sentimenti di frustrazione
tion that highlighted Babiš’s position of conflict of interests, with a request to the Commission to suspend the EU subsidies in favor of its group and to recover all the funds received from Agrofert illegally or irregularly. The fact that the Prime Minister is in a serious situation of conflict of interests is however well known to Czech voters. During the previous legislature in 2017, the Chamber of Deputies had even approved an authorization to proceed against him for alleged fraud involving European funds, used for the construction of his Stork’s Nest resort. However, this did not prevent Babiš from winning almost all the electoral competitions in which he has participated since 2013, that is to say, from the founding of ANO. As for the other parties, from the ODS Civic Democrats to the Pirates and Social Democrats of the ČSSD, not even this time are they able to tarnish this
supremacy. At most they can fight for second place, but with percentages that risk being half of those of ANO, to whom polls give close to 30% of the votes. The Freedom and Direct Democracy party, the SPD, led by the JapaneseCzech Tomio Okamura, appears to be declining, having become the third force in number of deputies in the Czech Chamber in the 2017 general elections. Lately, the SPD has been paying for the mitigation of the migrant crisis, especially as this is a subject in which in practice all Czech parties, albeit at different levels, agree in saying no to the EU requests to accept refugees. Among the topics that are expected to lead the discussions during the forthcoming weeks of electoral campaigning for the European elections, are those concerning the double quality standards of food products. In fact, the Czech Republic, like other EU countries of the former Warsaw Pact, feels discriminat-
ed against because, despite the same labels, sometimes food products of lower quality in terms of quality, taste and ingredients are sold compared to those in western Europe, sometimes even at higher prices. This is a problem that increases the feeling of many Czechs of being second-class European citizens. One of the parties that interprets the feelings of frustration of the Czech electorate most strongly, according to Brussels, is the communist one, the KSČM. This political force, after almost 30 years on the margins, has once again become decisive for the government of the country, and it is thanks to its external support that the current minority executive, composed of ANO and ČSSD, can go ahead. In addition to the Social Democrats, the most traditionally strong pro-EU Czech forces are the Top 09 liberals (who present themselves in alliance with the civic movement of mayors and in-
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dell’elettorato ceco, in funzione anti Bruxelles, è quello comunista, il Ksčm. Questa forza politica – dopo quasi 30 anni ai margini – è tornata a essere decisiva per il governo del Paese, ed è grazie al suo sostegno esterno che l’at‑ tuale esecutivo di minoranza, compo‑ sto da Ano e Čssd, può andare avanti. Oltre ai socialdemocratici, le forze ce‑ che più tradizionalmente filo Ue sono i liberali del Top 09 (che si presenta‑
no in alleanza col movimento civico dei Sindaci e indipendenti, Stan) e i cristiano democratici del Kdu-Čsl. In vista del voto europeo, rischiano entrambe di non superare la soglia minima del 5%. In questo clima di diffuso euroscettici‑ smo e in mancanza di forze politiche in grado di arrestarlo, si segnala una iniziativa che giunge dal mondo ac‑ cademico ceco con l’intento di fron‑
teggiare le fake news e le campagne di disinformazione anti Ue attese nelle prossime settimane di campagna elet‑ torale. L’impulso è giunto dall’Univer‑ sità Palacký di Olomouc, il cui rettore ha invitato i colleghi degli altri atenei a dar luogo a una iniziativa comune, Euforka, il cui obiettivo è di far avere ai cittadini maggiori informazioni e so‑ prattutto più precise sulla Ue. Docenti e studenti volontari – se la cosa andrà realmente in porto – si prenderanno la briga in queste settimane di anda‑ re in giro per le scuole, nei pensionati per anziani, ma anche nelle tipiche birrerie di provincia, a dare lezioni di Ue, a spiegarne il funzionamento e soprattutto a smentire i falsi miti che screditano il progetto europeo. Ad aderire sinora sono state una ven‑ tina di università, fra cui la Univerzita Karlova di Praga. “Si tratta di una cura preventiva contro rischio Czexit” ha detto il rettore di Olo‑ mouc, lo storico Jaroslav Miller. “Oggi le forze politiche ceche e i cittadini che vogliono l’uscita dalla Ue sono la mino‑ ranza. Il problema è che lo Stato sta fa‑ talmente perdendo la lotta nel contra‑ starle sul piano informativo. Potrebbe quindi essere solo questione di tempo che una minoranza strumentalizzata diventi maggioranza.” In fondo, come qualche osservatore ha fatto notare, anche in Gran Bretagna nel 2016 sembrava impossibile quello che poi sta accadendo nella realtà.
dependents, STAN) and the Christian Democrats of KDU-ČSL. In view of the European vote, they both risk not exceeding the minimum threshold of 5%. In this climate of widespread Euroscepticism and in the absence of political forces capable of arresting it, we note an initiative that comes from the Czech academic world with the intent of facing the fake news and anti-EU disinformation campaigns expected in the coming weeks of the electoral campaign. The impulse came from the Palacký University of Olomouc, whose rector invited colleagues from other universities to give rise to a
joint initiative, Euforka, whose goal is to give citizens more information and above all more precise information on the EU. Teachers to volunteer students, if the project really goes through, they will take the time in these weeks to go around the schools, residences for the elderly, but also to the typical provincial breweries, to give lessons on the EU, to explain how it functions and above all to deny the false myths that discredit the European project. So far, about twenty universities have joined, including Charles University in Prague.
“This is a preventive cure against the Czexit risk”, said the rector from Olomouc University, the historian Jaroslav Miller. “Today the Czech political forces and the citizens who want to leave the EU are the minority. The problem is that the state is fatally losing the fight in terms of information. It could therefore be only a matter of time that an exploited minority becomes a majority”. After all, as some observers have pointed out, even in Great Britain in 2016 what is happening now in reality then seemed impossible.
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MAGGIO
MAY
Venerdì 10
Friday 10
Pagamento dell’accisa per il mese di marzo 2019 (esclusa l’accisa sugli alcolici)
Payment of excise duty for March 2019 (except for wines and spirits)
Lunedì 27
Monday 27
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di marzo 2019
Payment of excise duty on wines and spirits for March 2019
Dichiarazione accisa per il mese di aprile 2019
Excise declaration for April 2019
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di aprile 2019
Declaration and payment of VAT for April 2019
Venerdì 31
Friday 31
Versamento della ritenuta d’imposta sul reddito ai sensi dell’aliquota speciale per il mese di aprile 2019
Payment of advance withholding income tax according to specific tax rate for April 2019
Pagamento totale dell’imposta sugli immobili (contribuenti con un obbligo fiscale fino a 5.000 CZK incluse)
Payment of full property tax (taxpayers with a tax liability of up to 5,000 CZK included)
Pagamento della prima rata dell’imposta sugli immobili (contribuenti con un obbligo fiscale superiore a 5.000 CZK, ad eccezione dei contribuenti che svolgono attività di produzione agricola e di allevamento di pesci)
Payment of first instalment of Income tax (taxpayers with a tax liability greater than 5,000 CZK, except for taxpayers engaged in agricultural production and fish farming)
GIUGNO
JUNE
Lunedì 10
Monday 10
Pagamento dell’accisa per il mese di aprile 2019 (tranne sugli alcolici)
Payment of excise duty for April 2019 (except for wines and spirits)
Lunedì 17
Monday 17
Acconto dell’imposta sul reddito, trimestrale o semestrale
Income tax advance payment, quarterly or biannual
Lunedì 24
Monday 24
Pagamento dell’accisa sugli alcolici per il mese di aprile 2019
Payment of excise duty on wines and spirits for April 2019
Martedì 25
Tuesday 25
Presentazione dichiarazione IVA e pagamento d’imposta per il mese di maggio 2019
Declaration and payment of VAT for May 2019
Dichiarazione accisa per il mese di maggio 2019
Excise declaration for May 2019
LA TARIFFA DA LEI CERCATA NON È AL MOMENTO RAGGIUNGIBILE
La Repubblica Ceca a caccia del quarto operatore nella speranza di avere bollette di telefonia mobile più accettabili di Jakub Horňáček by Jakub Horňáček
The Czech Republic hunts a fourth operator in the hope of having more acceptable mobile phone bills
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Verso la fine del mese scade il mio ab‑ bonamento di telefonia mobile. Faccio una ricerca tra le offerte delle tre com‑ pagnie che dominano il mercato ceco. Rispetto al 2017 le condizioni contrat‑ tuali sono cambiate di poco e, soprat‑ tutto, gli abbonamenti dei tre operatori si assomigliano fortemente. Chiudo la ricerca senza aver deciso nulla e con un senso di insoddisfazione. Caro telefono in Repubblica Ceca I prezzi della telefonia mobile sono tra gli argomenti più trattati dalla stampa generalista degli ultimi anni. A far loro concorrenza, forse, solo le elevate com‑ missioni bancarie, le frequenti ruberie dei tassisti e la scarsa professionalità degli agenti immobiliari. Ad accendere gli animi dei cechi – del resto notoria‑ mente ben predisposti a lamentarsi - è la sensazione che gli operatori telefoni‑ ci si siano adagiati su una fonte di gua‑ dagno ingiustificata. Il malcontento è My mobile subscription expires towards the end of the month. I search through the offers of the three companies that dominate the Czech market. Compared to 2017 the contractual conditions have changed little and, above all, the subscriptions of the three operators are very similar. I close the search without having decided anything and with a sense of dissatisfaction. Expensive mobile rates in Czech Republic The prices of mobile telephony have been among the most discussed topics in the general press in recent years. Perhaps, among the only real competition we can mention are the high bank commissions, the frequent robberies of taxi drivers and the low professionalism of real estate agents. What fires up the
spirit of the Czechs, who are notoriously ready to complain, is the feeling that the telephone operators have adapted to an unjustified source of income. The discontent is fed by the newspapers that compare the rates with those of the other countries. In this case the promised land is not Germany, where
prices are similar to those in the Czech Republic, albeit with very different salaries and spending power, but Poland. The eastern neighbor stands out for particularly advantageous offers with subscriptions that cost the equivalent of 300 - 400 crowns and that include unlimited calls and data at choice. „Those
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THE RATE YOU ARE LOOKING FOR IS CURRENTLY UNAVAILABLE
© MATTIA D’ARIENZO
who want Polish subscriptions can go to Poland“: this was the reaction of a deputy minister of Industry and Trade, who had to leave his post a few days after the unfortunate joke. This time, however, the propensity to complain seems to have valid foundations. In a study of the European Com-
mission of 2018 the Czech Republic is identified, along with Hungary, Greece and Cyprus, in the group of countries where mobile phone services are more expensive. One of the factors analyzed in the Commission‘s study is the cost recalculation in relation to purchasing power, a methodological advantage
that few similar researches can boast. The study in question indicates a strongly irregular situation on the European continent, which cannot be easily explained by the characteristics of the individual markets. Some of the most favorable conditions are present in small countries, with few players on the mar-
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alimentato dai giornali che confronta‑ no le tariffe con quelle degli altri paesi. In questo caso la terra promessa non è la Germania, dove i prezzi sono simili a quelli cechi - pur con stipendi e potere di spesa molto differenti - ma la Polo‑ nia. Il vicino orientale spicca per offerte particolarmente vantaggiose con ab‑ bonamenti che costano l’equivalente di 300 – 400 corone e che comprendo‑ no chiamate illimitate e dati a volontà. “Chi vuole abbonamenti polacchi se ne vada in Polonia”: questa è stata la rea‑ zione di un sottosegretario al Ministero dell’Industria e del Commercio, che ha dovuto abbandonare il suo posto pochi giorni dopo l’infelice battuta. Questa volta tuttavia la propensione alla lamentela sembra avere delle va‑ lide fondamenta. In uno studio della Commissione Europea del 2018 la Re‑ pubblica Ceca viene individuata, as‑ sieme a Ungheria, Grecia e Cipro, nel ket, such as Estonia and Finland, while large countries like Germany have relatively high costs. Looking at Europe, the first impression is that of a fragmented and very uneven market. The high prices of Czech mobile telephony have also been confirmed by recent research by the Czech telecommunications agency (ČTÚ). In March this year the agency published its own survey which effectively confirmed the situation described in 2018 (based on data from 2017) by the European Commission. In the last six or seven years there has been a decline for calls, text messages and access to data, but the situation, compared to other EU countries, has not changed. „Retail prices in the Czech Republic have fallen less
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gruppo dei Paesi in cui i servizi della telefonia mobile sono più cari. Uno dei fattori presi in analisi dallo studio della Commissione è il ricalcolo dei costi rapportato al potere d’acquisto, vantaggio metodologico che poche ricerche simili possono vantare. Lo studio in questione indica una si‑ tuazione fortemente disomogenea sul continente europeo, non facil‑ mente spiegabile dalle caratteristiche
dei singoli mercati. Alcune delle con‑ dizioni di maggior favore sono pre‑ senti in Paesi piccoli, con pochi player sul mercato, come Estonia e Finlandia, mentre grandi paesi come la Germa‑ nia hanno costi relativamente elevati. Guardando l’Europa, la prima impres‑ sione è quella di un mercato fram‑ mentato e molto disomogeneo. Gli elevati prezzi della telefonia mo‑ bile ceca sono confermati anche da
ricerche recenti dell’Agenzia ceca per le telecomunicazioni (Čtú). Nel marzo di quest’anno l’agenzia ha pubblicato una sua indagine che di fatto confer‑ ma la situazione descritta nel 2018 (su dati del 2017) dalla Commissione Europea. Negli ultimi sei, sette anni si registra un ribasso per le chiamate, gli sms e l’accesso ai dati, ma la situazio‑ ne, comparata agli altri paesi Ue, non cambia. “I prezzi retail in Repubblica
than in other EU countries,“ writes ČTÚ. As highlighted in the report, Czech operators are „dear“ at their source, in wholesale prices. For this reason, the price lists were not influenced by the arrival of virtual mobile telephone companies, which provide services by relying on the infrastructure network of one of the three companies with antennas and repeaters in the field.
The virtual operators have concentrated above all on that 30-40 percent of the Czech market, which still have mobile phones in little need of data. Their service package is made up of prepaid rates, with particular attention to the costs of calls and text messages. It is also for this reason that the many virtual operators continue to have a market weight of well below ten percent.
Off the books offers In this situation many people believe in a collusion between the three operators with their own networks: O2, Vodafone and T-Mobile, which support each other in the determination of prices. „The similarity or identity of the tariffs does not demonstrate a monopoly agreement in itself,“ emphasizes the Czech Antitrust. The
Quanti gigabyte si hanno a disposizione nei diversi paesi europei con una spesa di 30 € (by Digital Fuel Monitor) / How many gigabytes are available in different European countries at a cost of 30 € (by Digital Fuel Monitor)
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Ceca sono diminuiti meno rispetto agli altri paesi Ue” scrive il Čtú. Come evidenziato dal rapporto, gli operatori cechi sono “cari” alla fonte, nei prezzi all’ingrosso. Per questo mo‑ tivo i listini non sono stati influenzati dall’arrivo di società di telefonia mo‑ bile virtuale, che forniscono i servizi appoggiandosi alla rete infrastruttu‑ rale di una delle tre compagnie con antenne e ripetitori sul campo.
agency conducted an investigation, from which it was not possible to determine any anomaly in the behavior of the three major operators. Moreover, without valid proof, such as documents or interceptions, the Antitrust Authority cannot launch accusations of conscious price coordination. “With the partial exception of 2013, the Czech position does not improve,”
Gli operatori virtuali si sono concentrati soprattutto su quel 30/40 per cento del mercato ceco, che ha ancora in uso telefoni cellulari poco bisognosi di dati. Il loro pacchetto di servizi è formato da tariffe prepagate, con particolare at‑ tenzione ai costi delle chiamate e degli sms. Anche per questa ragione i molti operatori virtuali continuano ad avere un peso sul mercato ampiamente infe‑ riore al dieci per cento.
writes ČTÚ in their latest report, preferring to talk about a tacit agreement between operators. The three sisters of the Czech mobile telephony, which in fact have a very similar market share, balance themselves trying not to „ruin the market“ with a race to lower prices. In response to the disgraceful accusation of alliances, or simply one copying the tariffs from the other, the Czech
Offerte sottobanco In questa situazione sono in molti a credere a una combutta tra i tre ope‑ ratori con reti proprie: O2, Vodafone e T-Mobile, che si sostengono a vicenda nella determinazione dei prezzi. “La somiglianza o l’identità delle tariffe non dimostra in sé un accordo mono‑ polistico” sottolinea l’Antitrust ceco. L’agenzia ha condotto un’indagine, da cui non è stato possibile determinare alcuna anomalia nel comportamento dei tre maggiori operatori. D’altronde, senza valide prove, come documenti o intercettazioni, l’Anti‑ trust non può lanciare accuse di con‑ sapevole coordinamento dei prezzi. “Con la parziale eccezione del 2013, la posizione ceca non migliora” scrive nel suo ultimo rapporto il Čtú, che preferisce parlare di tacito accordo tra gli operatori. Le tre sorelle della tele‑ fonia mobile ceca, che di fatto hanno uno share di mercato molto simile, si tengono in equilibrio cercando di non “rovinare il mercato” con una corsa al ribasso dei prezzi. Alla infamante accusa di cartello, o semplicemente di copiare le tariffe una dall’altra, le compagnie ceche rispon‑ dono minimizzando e sconfessando l’importanza del listino prezzi. Oltre a
offerte per famiglie, studenti o senior, che solitamente non vengono prese in considerazione per le comparazioni na‑ zionali e internazionali, i clienti posso‑ no ottenere numerosi sconti persona‑ lizzati, minacciando di andare altrove o promettendo fedeltà agli operatori. Queste offerte non sono pubbliche e quindi non incidono sui confronti. Il fenomeno delle offerte “sottobanco” è difficile da stimare, essendo uno dei se‑ greti meglio custoditi dagli operatori. Uno dei pochi documenti che descrivo‑ no il fenomeno è il recente rapporto del Čtù. Secondo l’agenzia, oltre il trenta per cento dei clienti delle tre maggiori compagnie gode di condizioni di “fuori listino”, con un range di sconto tra il 20 e l’80 per cento sui prezzi ufficiali. La politica interviene? Nel caso in cui non ci si voglia inol‑ trare in una trattativa da bazar turco sono quasi inesistenti le possibilità di abbassare in maniera significativa le spese per il mantenimento della propria sim. Eppure la politica da molti anni promette miglioramenti. La soluzione preferita da tutti è di far entrare un quarto operatore di rete mobile, che lanci la guerra dei prezzi per attirare un numero significativo di clienti (in un mercato saturo).
companies have responded by minimizing and denying the importance of the price list. In addition to offers for families, students or seniors, which are usually not taken into consideration for national and international comparisons, customers can obtain numerous personalized discounts, threatening to go elsewhere or promising loyalty to operators. These offers are not public and therefore do not affect the comparisons. The phenomenon of “backroom” offers is difficult to estimate, being one of the best kept secrets by the operators. One of the few documents that describe the phenomenon is the recent report by ČTÚ. According to the agency, over thirty percent of the clients of the three major companies enjoy off the books conditions,
with a discount range between 20 and 80 percent on official prices. Political intervention? In the event in which you do not want to move forward in a Turkish bazaar negotiation the possibilities to significantly reduce the costs for maintaining your SIM are almost non-existent. Yet politics has promised improvements for many years. Everyone‘s preferred solution is to bring in a fourth mobile network operator, who launches the price war to attract a significant number of customers (in a saturated market). In this case, the virtuous example is Italy. The Peninsula already had a relatively inexpensive status in the 2017 European Commission study for the mobile phone sector. With the announced entry of the fourth operator,
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L’esempio virtuoso è in questo caso l’Italia. La Penisola aveva già nello studio della Commissione Europea del 2017 lo status di Paese relati‑ vamente poco costoso per quanto riguarda il settore della telefonia mobile. Con l’annunciata entrata del quarto operatore, la francese Illiad, i prezzi sono calati di oltre un quinto e i servizi sono aumentati di oltre il sessanta per cento. Tuttavia l’esem‑ pio della vicina Slovacchia dimostra che l’ingresso del quarto operatore può essere riassorbita dalle com‑
pagnie storiche con un aumento di servizi a prezzi quasi costanti. Tra marzo e aprile si è attivato anche il governo, che cercherà di attirare il nuovo operatore per le ultime aste delle bande 5G. “Il quarto operatore dovrà investire 20 miliardi di coro‑ ne nella rete oppure sottostare alle condizioni di mercato dettate dagli altri” ha tuttavia notato il premier Andrej Babiš, che aveva promesso il nuovo operatore nella campagna elettorale. Secondo il presidente del Čtú il governo dovrebbe addirit‑
tura preparare degli incentivi per il nuovo operatore, come si fa con gli investitori industriali. L’unico proce‑ dimento concreto ora in discussione è tuttavia il disegno di legge che renderà più facile il passaggio da un operatore all’altro. Continuo così a vagare nella selva di proposte pressoché uguali delle com‑ pagnie arrivando a questa conclusio‑ ne: l’unico modo per ridurre la spesa è quello di passare al nuovo modello di Nokia - 3310, che quasi non ha biso‑ gno di dover accedere a Internet.
the French Illiad, prices have fallen by more than a fifth and services have increased by over sixty percent. However, the example of neighboring Slovakia shows that the entry of the fourth operator can be reabsorbed by historical companies with an increase in services at almost constant prices. Between March and April, the government also activated themselves, which will try to attract the new
operator for the latest 5G band auctions. “The fourth operator will have to invest 20 billion crowns in the network or accept the market conditions dictated by others,” Prime Minister Andrej Babiš noted however, having promised the new operator in the electoral campaign. According to the president of ČTÚ the government should even prepare incentives for the new operator, as is done with indus-
trial investors. However, the only concrete procedure now being discussed is the bill that will make it easier to move from one operator to another. So I continue to wander in the jungle of almost equal proposals from the companies coming to this conclusion: the only way to reduce spending is to move to the new model of Nokia - 3310, which almost does not need to have to access the Internet.
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APPUNTAMENTI FUTURI Il 28 aprile
Il 4 e 5 maggio
Dal 9 al 12 maggio
Alborosie, artista reggae di origini italiane, si esibisce al Lucerna Music Bar di Praga, insieme alla band The Shengen Clan. Il cantante, nato in Sicilia ma residente da anni in Giamaica, negli oltre 20 anni di carriera è diventato una star internazionale del suo genere, avendo anche vinto nel 2011 il Music Of Black Origin Awards ed affermandosi in questo modo come primo artista bianco a vincere un premio dedicato alla mu‑ sica black. Nel corso del concerto a Praga, Alborosie alternerà i suoi brani più celebri a quelli degli album degli ultimi due anni, uno dei quali suonato insieme alla storica band di Bob Marley. L’artista italiano è uno dei nomi di punta del programma di quest’anno del Lucerna, insieme ad artisti del calibro di Skunk Anan‑ sie e Hooverphonic. www.musicbar.cz
A 25 anni dalla prima edizione, la Maratona di Praga può oggi essere considerata una delle più importanti gare del circuito podistico internazionale. L’edizio‑ ne del 2019 si terrà nel weekend del 4 e 5 maggio. Saranno oltre 10.600 i partecipanti, ma le attenzioni principali sono riposte su Mathew Kipkoech Kisorio ed El Mahjoub Dazz, che proveranno a correre i 42 km in meno di 2,06 ore, miglior tempo della scorsa edizione. La keniana Bornes Jepkirui Kitur, invece, è considerata la favorita tra le donne, anche grazie alla performance del 2018, con la quale ha chiuso davanti alle altre maratonete. La corsa partirà da Staroměstské náměstí, dove sarà situato anche il traguardo. Per l’Italia una buona presenza di podisti: parteciperanno, infatti, oltre 400 corridori. www.runczech.com
La 25° fiera internazionale del libro Svět knihy Praha, dal 9 al 12 maggio al polo fieristico di Holešovice, avrà come ospite d’onore Mario Vargas Llosa, Nobel per la letteratura nel 2010 per la prima volta in Repubblica Ceca. Assieme al Nobel Herta Müller sarà protago‑ nista di un approfondimento sulla letteratura come strumento di lotta politica e per la libertà. A presen‑ tare la propria opera al pubblico ceco Álvaro Enrigue e David Unger che terranno un dibattito su barriere mentali e fisiche, come il muro di Trump; Rodrigo Fresán spiegherà invece come usare nel processo di scrittura ricordi e memoria, tema di quest’anno. Oltre agli appuntamenti letterari il festival rende omaggio alla cultura latinoamericana con mostre, film, musica e danza, workshop e degustazioni di piatti tipici. sk2019.svetknihy.cz
April 28
May 4 and 5
From 9 to 12 May
The Italian origin reggae artist Alborosie and the Shengen Clan band will perform together at the Lucerna Music Bar in Prague. The singer, born in Sicily but a Jamaican resident for years now, became an international star during his over 20 years old career, having won the Music of Black Origin Awards in 2011 and establishing himself as the first white artist to win a prize dedicated to black music. During the concert in Prague, Alborosie will alternate his most famous hits with those of the last two-years albums, one of them played together with the historic Bob Marley band. The Italian artist is one of the top names in this year’s program in Lucerna, along with artists like Skunk Anansie and Hooverphonic. www.musicbar.cz
Twenty-five years from its first edition, the Prague Marathon can be considered one of the most important international running competitions. This year’s edition will take place on the weekend of May 4-5. There will be more than 10.600 participants, but a particular focus is set on Mathew Kipkoech Kisorio and El Mahjoub Dazz who will try to run the 42 km in less than 2.06 hours, the best time registered in the previous edition. On the other hand, the Kenyan Bornes Jepkirui Kitur is considered the favorite among women, due to her performance in 2018 of finishing ahead all the other marathon runners. Staroměstské náměstí will be the start and finishing line of the footrace. There will be more than 400 runners ensuring a great Italian presence in the marathon. www.runczech.com
From 9-12 of May, the Holešovice exhibition center will host the 25th International Book Fair Svět knihy Prague having as guest of honor for the first time in Czech Republic the Nobel Prize winner for literature in 2010, Mario Vargas Llosa. Together with the Nobel Prize winner Herta Müller will be the protagonist of a study about literature viewed as a tool for political struggle and fight for freedom. The Czech public will witness a debate on mental and physical barriers, such as the Trump wall, presented by Álvaro Enrigue e David Unger; on the other hand, Rodrigo Fresán will explain how to use memories and memory itself in the writing process, one of the central themes of this year. Beside literary events, the festival pays tribute to the Latin American culture with exhibitions, movies, music and dance, workshops and food tasting. sk2019.svetknihy.cz
Alborosie & The Shengen Clan
Alborosie & The Shengen Clan
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Volkswagen Marathon Weekend 2019
Svět knihy
Volkswagen Marathon Weekend 2019 Svět knihy
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appuntamenti events
FUTURE EVENTS
Sabrina Salomoni e Giovanni Mattia
Il 17 maggio
Il 22 maggio e il 7 giugno
Il 15 giugno
Nell’ambito del festival di musica classica Primavera di Praga, il 17 maggio si esibirà alla Sala Smetana della Casa Municipale di Praga l’Orchestra dell’Acca‑ demia Nazionale di Santa Cecilia. In programma Una notte sul Monte Calvo di Musorgskij, Scheherazade di Rimskij-Korsakov e il Concerto per violino e orchestra n. 1 di Bartók che vedrà protagonista la violinista soli‑ sta Lisa Batiashvili. L’Orchestra, che ha già partecipa‑ to alla kermesse praghese nel 2015, ha sede a Roma ed è stata la prima in Italia a dedicarsi unicamente al repertorio sinfonico. Il successo internazionale e i numerosi riconoscimenti si devono anche al mae‑ stro Antonio Pappano, alla direzione fin dal 2005. Il concerto si tiene in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Praga e l’Istituto Italiano di Cultura. www.festival.cz
Le ultime due serate primaverili del Jazz Spring Pra‑ ha, il festival musicale diretto da Walter Attanasi. Dopo il successo del primo concerto di aprile, impre‑ ziosito dal violino di Alessandro Quarta e dalla mu‑ sica di Astor Piazzolla, il direttore Attanasi propone altri due spettacoli all’insegna del jazz: il 22 maggio alle 19.30, al Kino Lucerna, l’armonicista Gianluca Littera suonerà insieme al Double Breath Jazz Quar‑ tet, mentre il 7 giugno, sempre alle 19.30, toccherà all’Original Vintage Orchestra di Petr Kroutil, all’Em‑ pire Hall. Il Jazz Spring Praha 2019 è un ciclo di con‑ certi organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura a Praga, di cui Progetto Repubblica Ceca è media partner. I bigliet‑ ti sono disponibili nel circuito ticketmaster. www.ticketmaster.cz
A metà giugno la Cappella Barocca dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga ospiterà la conferenza internazionale “Science and Mysticism, where the crossroads lie”. Come interpreta la scienza il fenomeno dell’estasi mistica di cui ci parlano molte religioni? Perché alcune sostan‑ ze naturali o prodotte in laboratorio possono elevare gli stati di coscienza e ampliare le capacità sensoriali? Perché i rituali sciamani e la pratica rituale riescono a indurre la trance? Ma soprattutto cosa pensa la scienza dei fenomeni “mistici”? Quattordici relatori e ricercatori internazionali, tra cui alcuni italiani, si confronteranno sul tema. Organizzano l’Accademia dei Filaleti, la New York University di Praga e la rivista Cafe Boheme, in collaborazione con l’Istituto Italiano di cultura di Praga. www.cafeboheme.cz
May 17
May 22 and June 7
June 15
As part of the Prague Spring classical music festival, the Orchestra of the Santa Cecilia National Academy will perform at Smetana Hall of the Municipal House of Prague on May 17. The program will include Night on Bold Mountain of Musorgskij, Scheherazade of Rimskij-Korsakov and the Concert for violin and orchestra n.1 by Bartók, featuring the violinist Lisa Batiashvili. Having taken part of the Prague festival in 2015, the Orchestra is based in Rome and was the first one in Italy to devote itself solely to the symphonic repertoire. The international success and numerous awards are due also to the maestro Antonio Pappano, managing the Orchestra since 2005. The concert will take place in collaboration with the Italian Embassy in Prague and the Italian Institute of Culture. www.festival.cz
Walter Attanasi will direct the last two spring evenings of the Jazz Spring Festival in Prague. After the success of the first concert in April, enriched by the violinist Alessandro Quarta and the music of Astor Piazzolla, the director Attanasi proposes two other jazz shows. On May 22, at 19:30 at Kino Lucerna, the harmonica player Gianluca Littera will perform together with the Double Breath Jazz Quartet, while on June 7, as well at 19:30, Petr Kroutil’s Orginal Vintage Orchestra will perform at the Empire Hall. The Jazz Spring Prague 2019 is a series of concerts organized in collaboration with the Italian Embassy and the Italian Cultural Institute in Prague along with its media partner, Progetto Repubblica Ceca. Tickets are available on ticketmaster. www.ticketmaster.cz
The Baroque Chapel of the Italian Cultural Institute will host mid-June the international conference “Science and Mysticism, where the crossroads lie”. How does science interpret the phenomenon of mystical ecstasy that many religions refer to? Why can some natural or laboratory produced substances elevate the state of consciousness and expand sensory abilities? Why do shaman rituals and ritual practices manage to induce trance? Above all, what does science think above “mystical” phenomena? Fourteen international speakers and researchers, including some Italians, will debate on the topic. The event is organized by the Accademia dei Filaleti, the New York University of Prague and the Cafe Boheme magazine, in collaboration with the Italian Cultural Institute. www.cafeboheme.cz
Santa Cecilia – Pražské jaro
Santa Cecilia – Pražské jaro
Jazz Spring Praha 2019
Jazz Spring Praha 2019
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Scienza e misticismo, punti di incontro
Science and Mysticism, where the crossroads lie
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Il rivoluzionario argentino passò sei mesi a Praga nel 1966 senza che nessuno si accorgesse di nulla. Finché un giorno Fidel Castro decise di prendere in giro i servizi cecoslovacchi di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
The Argentine revolutionary spent six months in Prague in 1966 without anyone noticing anything. Until one day Fidel Castro decided to make fun of the Czechoslovak services
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CHE GUEVARA SUL TRAM NUMERO 17 CHE GUEVARA ON TRAM 17 Prague, April 1966. At Café Slavia, or Kavárna Slavia, the historical coffeehouse in front of the National Theatre, a man, one would imagine in his fifties, sits at a table. He looks at the Vltava flowing slowly out the window, drinking a coffee, he writes. Incipient baldness, with a slight hump, well-shaven,
protruding teeth and square-rimmed glasses. It is not the first time he comes to Slavia. Concentrated, austere to the point of gloom, he could be a professor. The physique of an old soldier (a veteran?) is betrayed by coughing fits. Who knows what he thinks of the artists and the leaders of the cul-
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tural revolution of the Sixties? Who knows what the artists and hippies who meet his eyes think of him? Nothing, probably, except that he is a foreigner, conservative in appearance, Uruguayan to those who dare to ask – but who is often accompanied by a young black man with very
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thick curly hair, who at least attracts the attention of the girls. It is not as if so many dark-skinned strangers are seen around here. What does the Uruguayan write? Notes on “el hombre nuevo,” the new man. Indeed, nothing could be more banal for a Prague bar in 1966: a com-
munist, like many others. No need to pay attention to it. Cuba, 1971. Fidel Castro, Líder Máximo of Cuban communism, anticipating a surprise left to mature for five years, sends a note to the Czechoslovak interior ministry: he asks, if possible, to know the address of Che Guevara’s
Praga, aprile 1966. Al Café Slavia, o Kavárna Slavia, storico locale di fronte al Teatro nazionale, un uomo, si di‑ rebbe sulla cinquantina, siede a un tavolo. Guarda la Moldava che scorre lentamente fuori dalla finestra, beve un caffè, scrive. Calvizie incipiente, con una leggera gobba, ben rasato, denti sporgenti e occhiali dalla mon‑ tatura quadrata. Non è la prima volta che viene allo Slavia. Concentrato, austero al limite della cupezza, po‑ trebbe essere un professore. Il fisico da vecchio soldato (un veterano?) è tradito da attacchi di tosse. Chissà cosa ne pensa degli artisti e dei capelloni della rivoluzione cultu‑ rale degli anni Sessanta; chissà cosa pensano di lui gli artisti e i capelloni che incrociano il suo sguardo. Nulla, probabilmente, se non che sia uno straniero, dall’aspetto conservatore, uruguayano a chi s’azzarda a chie‑ dere – ma che s’accompagna spesso a un giovane di colore con foltissimi capelli ricci, il che almeno attira l’at‑ tenzione delle ragazze. Non se vedo‑ no poi tanti di stranieri dalla pelle scura da queste parti.
Cosa scrive l’uruguayano? Appunti su “el hombre nuevo”, l’uomo nuo‑ vo. Ecco, nulla di più banale per un locale praghese del 1966: un comu‑ nista, come tanti. Da non farci caso. Cuba, 1971. Fidel Castro, Líder Máxi‑ mo del comunismo cubano, pregu‑ stando una sorpresa lasciata matu‑ rare cinque anni, invia una nota al ministero degli interni cecoslovacco: chiede, se possibile, di sapere l’indi‑ rizzo della residenza di Che Guevara a Praga nell’estate del 1966, così da ap‑ porvi, se fosse concesso dalle autorità locali, una targa commemorativa. Un ignoto funzionario, ottomila chilome‑ tri a Oriente, sgrana gli occhi come un gatto davanti ai fanali di un tir. Come, scusi? Che Guevara a Praga? Le autorità cecoslovacche preferisco‑ no non rispondere alla richiesta dei cubani, camuffando l’imbarazzo con il sussiego. La StB, i temibili servizi segreti, non s’erano accorti di nulla. A onor del vero, così come Cia e Kgb: i cubani avevano fatto sparire per mesi il rivoluzionario più famoso del mon‑ do, in piena guerra fredda, facendolo passeggiare liberamente in una delle
residence in Prague in the summer of 1966, in order to affix, if it were granted by the local authorities, a commemorative plaque. An unknown official, eight thousand kilometres to the East, opens his eyes like a cat in front of the headlights of a truck. What, excuse me? Che Guevara in Prague? The Czechoslovak authorities prefer not to respond to the request of the Cubans, disguising the embarrassment with haughtiness. The StB, the dreaded secret services, had not noticed anything. To tell the truth, like the CIA and KGB: the Cubans had made the most famous revolutionary in the world disappear for months, in the middle of the cold war, allowing him to walk freely in one of the most beautiful capitals of Europe. Someone in Havana smoked a cigar, satisfied. Good jokes at the time of Che.
The secret year of Che In the summer of 1965, after five years as minister of the Cuban government, Ernesto “Che” Guevara, the revolutionary par excellence, decided that office work was not suitable for him. He picked up the rifle again and returned to action following one of the secret missions of Castro’s services abroad, in the most delicate theatre of the 1960s: Africa. Amongst the turbulence of decolonization and the cold war, the guerrillas dreamed of exporting the revolution by supporting tiny Marxist vanguards in different countries. This is how Che found himself in the Congo at the end of 1965, in a catastrophic mission from which the Cubans hastily escaped after a few months. In December of that year, Fidel Castro announced at a party congress that Guevara would not return to Havana; the Argentine was at the ser-
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Luis García Gutiérrez "Fisín", molto più di un dentista / Luis García Gutiérrez "Fisín", much more than a dentist
capitali più belle d’Europa. Qualcuno all’Avana si fuma un sigaro, soddisfat‑ to. Begli scherzi, quando c’era il Che. L’anno segreto del Che Nell’estate del 1965, dopo cinque anni come ministro del governo cu‑ bano, Ernesto “Che” Guevara, il rivo‑ luzionario per eccellenza, decise che il lavoro d’ufficio mal gli s’addiceva.
Riprese in mano il fucile e tornò in azione seguendo una delle missioni segrete dei servizi di Castro all’este‑ ro, nello scacchiere più delicato degli anni ‘60: l’Africa. Tra decolonizzazio‑ ne e guerra fredda, i guerriglieri so‑ gnavano di esportare la rivoluzione sostenendo minuscole avanguardie marxiste in diversi paesi. È così che
Il Che (a destra) e Fisín a Praga nel 1966 / Che (on the right) and Fisín in Prague in 1966
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il Che si ritrovò in Congo a fine ‘65, in una missione catastrofica da cui i cubani scapparono a gambe levate dopo pochi mesi. Nel dicembre di quell’anno, Fidel Castro annunciò ad un congresso del partito che Gue‑ vara non sarebbe tornato a L’Avana; l’argentino era al servizio della rivo‑ luzione, da qualche parte nel mon‑ do, al servizio dei popoli oppressi – una decisione, si disse, più di Castro che del Che. Impossibilitato a rientrare a casa, in attesa di conoscere la prossima desti‑ nazione, quest’ultimo giunse a Dar el Salaam, nella neonata Tanzania. Qui fu raggiunto a febbraio 1966 da Luis García Gutiérrez, detto Fisín, di pro‑ fessione dentista a L’Avana, con in va‑ ligia un biglietto aereo e gli strumenti del mestiere. Il biglietto aereo era per Praga. Gli strumenti del mestiere, che sconfinava non di poco oltre i classi‑ ci limiti dell’odontoiatria, servivano a rendere il Che irriconoscibile: una protesi dentaria, una gobba, una co‑
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rona di capelli bianchi su una finta calvizie. E per la più classica ciliegina sulla torta, degli occhialoni da vista quadrati. Ecco Ramón Benítez, uru‑ guaiano, ufficialmente nella scorta di un funzionario comunista. Un rivoluzionario a Praga Il trucco usato dai cubani era stato molto semplice. Essendo la Ceco‑ slovacchia un paese in orbita socia‑ lista, così come la nuova Tanzania, il
passaggio di persone al di qua della cortina di ferro filava relativamente liscio. Missioni diplomatiche di Ca‑ stro avevano già visitato Praga, e lo stesso Guevara era stato accolto dal presidente Antonín Novotný nel 1961 e nel 1965, quando i due pa‑ esi avevano firmato diversi accordi di cooperazione (era il momento d’oro dei rapporti tra Cuba e Ceco‑ slovacchia, che si raggelarono dopo
l’invasione sovietica del ‘68). Così i cubani dissero di voler nascondere nella capitale boema un agente, con degli uomini di scorta, di rientro dal‑ la missione africana; Ramón Benítez era un membro della scorta. Alla StB non vennero sospetti e misero degli alloggi a disposizione dell’intelli‑ gence alleata. I primi tre mesi, tra marzo e maggio 1966, il Che li passò in un piccolo ap‑
Il passaporto di Ramón Benítez / Ramón Benítez's passport
vice of the revolution, somewhere in the world, at the service of the oppressed peoples, a decision, it was said, more from Castro than from Che. Unable to return home, waiting for his next destination, he arrived in Dar el Salaam, in the newly formed Tanzania. Here he was joined in February 1966 by Luis García Gutiérrez, known as Fisín, a Havana dentist, carrying a plane ticket and the tools of the trade. The plane ticket was for Prague. The tools of the trade, which trespassed the classical limits of dentistry by some length,
served to make Che unrecognizable: a dental prosthesis, a hump, a crown of white hair on a false baldness. And for the most classic icing on the cake, square eyeglasses. This was Ramón Benítez, an Uruguayan, officially part of the escort of a communist official. A revolutionary in Prague The trick used by the Cubans was very simple. With Czechoslovakia being a country in socialist orbit, like the new Tanzania, the passage of people on this side of the iron curtain was relatively smooth. Castro’s diplomatic
missions had already brought him to Prague, and Guevara himself had been greeted by President Antonín Novotný in 1961 and 1965, when the two countries had signed several cooperation agreements (it was the golden moment of relations between Cuba and Czechoslovakia, that froze after the Soviet invasion of ‘68). The Cubans consequently said they wanted to hide an agent in the Bohemian capital, with escort men, returning from the African mission. Ramón Benítez was a member of the escort. The StB did
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partamento, ancora oggi ad un civico ignoto, sulla Heřmanova, nel quartie‑ re residenziale di Letná; tra giugno e agosto in una villa di Ládví, quartiere più periferico a Nord-est della città. A estate finita la nuova – e drammati‑ camente ultima – missione del Che entrava in fase operativa: Ramón Benítez prese un volo per Cuba prima di ripartire, ancora una volta in gran segreto, per la Bolivia. Parlano i protagonisti Negli ultimi anni la storia di Guevara/ Benítez a Praga ha trovato più volte la luce del sole, grazie all‘apertura degli archivi del periodo comunista. Diversi articoli o servizi giornalistici, tra interviste a storici sulla radio na‑ zionale o gossip a posteriori su diversi magazine – storie di amanti boeme, ubriacature nelle birrerie locali e più in generale fantasie da 007 partendo dalle poche notizie sulle note della StB. Ma per avere finalmente più no‑ tizie, bisogna partire dall‘altra parte del mondo. Nel 2014 l‘ormai 86enne not suspected anything more than that, and they put up housing at the disposal of allied intelligence. The first three months, between March and May 1966, Che spent them in a small apartment, at an address still unknown today, on Heřmanova street, in the residential district of Letná; between June and August in a villa in Ládví, the most peripheral neighborhood in the north-east of the city. At the end of the summer the new, and dramatically last mission of Che entered operational phase: Ramón Benítez took a flight to Cuba before leaving, once again in great secrecy, for Bolivia. The protagonists speak In recent years the history of Guevara /Benítez in Prague has come to light several times, thanks to the opening of the archives of the communist period. Various articles or journalistic works, including interviews with historians on national radio or gossip subsequently appearing in different magazines, with stories of bohemian
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Una scena dal film di Margarita Hernández "Che, memorias de un año secreto" / A scene from Margarita Hernández's movie "Che, memorias de un año secreto"
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lovers, drunkenness in local breweries and more generally 007-type fantasies originating from the little news from the StB notes. But to finally get more news, you have to start on the other side of the world. In 2014, the now 86-year-old Luis García Gutiérrez, the dentist Fisín, published the book „La otra cara del combate“ (that is, The other side of the struggle) in Cuba, which recounts his memories as a „make-up artist“ of the revolutionaries with Che, of course, on the cover. A couple of years later the book arrived in the hands of a young Cuban-Brazilian documentarist, Margarita Hernández, who decided to make a film of it. With little more than 50 years having passed since the events,
the director decided to return to Cuba and meet several protagonists: fighters and officials who accompanied Che in the period of 1965-1966 in Congo, Tanzania and Prague. Thanks to their stories we have discovered curious anecdotes of the revolutionary in the golden city. We discover a Ramón Benítez who freely frequented Prague cafés, but fewer breweries; reckless in politics but conservative at home, little alcohol, no woman; lover of walks, annoyed by the climate (his asthma made a reappearance). Ulises Lascaille, his aide, at the time aged twenty, remembers when he brought a Beatles record and ended up on the receiving end of bad words from Guevara, who preferred Latin American
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classics. After a few days, however, the revolutionary softened and occasionally let himself go to an „Ulises, put on a little of that capitalist music that I like...“ Ulises, now a retired journalist in Havana, was dismissed shortly after – his skin colour and his thick curly hair apparently attracted too much attention, especially of the local women. Thus, in the move to the house in Ládví, Guevara was joined by Fisín himself, still with his tools of the trade, ready to “make him even older” before leaving... The film “Che, memorias de un año secreto” (Che, memories of a secret year), released in 2018, was presented in Prague at the Spanish language film festival La Película, in February 2019.
storia history
Luis García Gutiérrez, il dentista Fisín, ha pubblicato a Cuba il libro “La otra cara del combate” (ovvero, L’altra faccia della lotta) che racconta le sue memorie di “truccatore” dei rivolu‑ zionari: il Che, ovviamente, in coper‑ tina. Un paio d’anni più tardi il libro è arrivato tra le mani di una giovane documentarista cubano-brasiliana, Margarita Hernández, che ha deci‑ so di farne un film. Essendo passati poco più di 50 anni dagli eventi, la regista ha deciso di tornare a Cuba e incontrare diversi protagonisti: combattenti e funzionari che hanno accompagnato il Che tra ‚65 e ‚66 in Congo, in Tanzania e a Praga. Grazie ai loro racconti scopriamo aneddoti curiosi del rivoluzionario nella Citta d‘oro. Scopriamo un Ramón Benítez che frequenta liberamente i caffé pra‑
ghesi, ma meno le birrerie; temerario in politica ma conservatore in casa, poco alcol, nessuna donna; amante delle passeggiate, annoiato dal clima (l‘asma tornava a farsi sentire). Ulises Lascaille, suo aiutante ed allora ven‑ tenne, ricorda di quando portò un disco dei Beatles e fu preso a male pa‑ role da Guevara, che preferiva classici latinoamericani; in pochi giorni però il rivoluzionario si ammorbidì e ogni tanto si lasciava andare a un “Ulises, metti un po‘ quella musica capitalista che mi piace...“. Ulises, oggi giornali‑ sta in pensione a L‘Avana, fu allonta‑ nato poco dopo: il suo essere di colore e i suoi folti capelli ricci a quanto pare attiravano troppa attenzione, soprat‑ tutto delle donne locali. Così, nel pas‑ saggio alla villetta di Ládví, Guevara fu raggiunto dallo stesso Fisín, sem‑
pre con gli strumenti del mestiere, pronto a “invecchiarlo” ancora di più prima di ripartire... Il film “Che, memorias de un año secreto“ (Che, memorie di un anno segreto), uscito nel 2018, è stato pre‑ sentato a Praga nel festival del cine‑ ma in lingua spagnola La Película, a febbraio 2019. In programma al Kino Světozor, ha registrato il tutto esauri‑ to così velocemente che gli organiz‑ zatori hanno aggiunto una seconda proiezione – anche questa sold-out. Ideologia politica a parte, l’icona Che Guevara è un simbolo enorme del ‘900, e la spy-story per le strade della capitale è un magnete non da poco. Come quel funzionario ignoto che lesse il messaggio di Fidel Castro, l’au‑ dience al cinema deve esserci rimasta di sasso: “Che Guevara a Praga?”
Scheduled at Kino Světozor, it was sold out so quickly that the organizers added a second screening, which also turned out to be sold-out. Political ideology aside, the icon Che Guevara is a huge symbol of the 20th Century, and the spy story on the streets of the capital is highly captivating. Like that unknown official who read Fidel Castro’s message, the audience at the cinema must have been stunned: “Che Guevara in Prague?”
Graffiti per Che Guevara sulla collina di Petřín, a Praga / A graffiti for Che Guevara on Petřín's hill in Prague
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PLAYCZECH: OLTRE I VIDEOGAMES PLAYCZECH: BEYOND GAMING
Dietro le quinte del mondo del gaming, una industria che in Repubblica Ceca fiorisce di Mattia D’Arienzo by Mattia D’Arienzo
Behind the scenes of the gaming world, an industry flourishes in Czech Republic
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“Non si smette di giocare perché si in‑ vecchia, si invecchia perché si smette di giocare”. Così scriveva G.B. Shaw nei primi anni del ‘900, sottolineando l’importanza di riuscire a mantenere una parte ludica nella vita di tutti i giorni. La Repubblica Ceca ha preso a cuore il concetto espresso da Shaw, lo ha modernizzato e ha integrato la propria vocazione industriale. Infatti, oltre a essere una potenza industriale a livelli mondiali nel settore dei gio‑ cattoli tradizionali, è divenuta un’a‑ rea molto importante nell’ambito dei videogames, con case produttrici e sviluppatori di fama internazionale. Negli ultimi anni il comparto dei vi‑ deogiochi è cresciuto a dismisura e
“We do not stop playing because we are aging but we age for stopping playing”. This is what G.B. Shaw was writing in the early twentieth century, underlining the importance of maintaining a playful side in everyday life. Czech Republic grew fond of Shaw’s concept, modernized it and integrated its own industrial vocation. In fact, besides being an international level industrial power in the field of traditional players, it became a very important area for gamers, with internationally known manufacturers and developers. In the last few years, the gaming industry has registered an overgrowth and in 2018, it reached a total turnover of three billion crowns, over 110 million euros, with a 34% increase compared to the previous year, as confirmed by Gdaz, the Czech Association of Developers.
Sustaining development by training specialists In order to guarantee continuity and satisfy the needs of this specific industry an adequate training process is necessary, preparing qualified specialists ready to get in the game, in the
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basic sense of the word, and offering their own support to the operating companies. Recently, some Czech universities have introduced game developing, engineering and designing courses. The Karlova in Prague inaugurated
economia e mercato economy and market
nel 2018 ha raggiunto un fatturato complessivo di tre miliardi di corone, oltre 110 milioni di euro, con un in‑ cremento del 34% rispetto all’anno precedente, come confermato dal‑ la Gdaz, l’Associazione degli svilup‑ patori cechi. Una crescita da sostenere con la formazione di specialisti Per garantire continuità e soddisfare i bisogni di questa particolare industria
them three years ago. Then it was Famu’s turn, the prestigious Academy of Performing Arts in the Czech capital. The University of Technology and the Masarykova University in Brno also focus on this area of education. However, the process is not
è necessario un adeguato processo di formazione, in grado di preparare specialisti qualificati pronti a mettersi in gioco, nel verso senso della parola, dando il proprio supporto alle azien‑ de operanti. Negli ultimi tempi alcune università ceche hanno persino istituito corsi mirati allo sviluppo, alla progettazio‑ ne e al design del videogioco. La Kar‑ lova di Praga li ha inaugurati tre anni
as quick as the development of the sector itself and the need of specialists on the market. In fact, until now, the number of students graduating these courses is extremely low. The Karlova University has only five graduates in this field.
fa, poi è stata la volta della Famu, la prestigiosa Accademia delle arti dello spettacolo della Capitale ceca. A pun‑ tare su questo ramo formativo sono anche la Scuola superiore di studi tec‑ nici e l’Università Masarykova di Brno. Il processo però non è veloce quanto la crescita della richiesta di specialisti che giunge dal mercato. Fino ad ora, infatti, il numero di persone che han‑ no terminato questi corsi è molto bas‑
However, the lack of qualified specialists is not the only matter to catch the attention of the Czech companies: attracting investors and enabling governmental funds are two other aspects of vital importance, especially for a market that is not yet fully defined.
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so. L’Università Karlova conta soltanto cinque laureati in questo campo. Ma la carenza di personale qualifi‑ cato non è l’unica problematica che interessa le aziende ceche: attrarre investitori ed attivare incentivi statali sono due ulteriori aspetti di vitale im‑ portanza, soprattutto per un mercato non ancora completamente formato. La storia dei “giochi 2.0” infatti parte da lontano, come ci si rende conto vi‑ sitando l’Arcade museum di Červený Újezd, un villaggio adiacente alla periferia ovest di Praga. Nelle sue sale si torna indietro nel tempo, fino al momento in cui il mondo dei video‑ games vide la luce, anzi attaccò la spi‑ na per la prima volta, negli Stati Uniti degli anni ’70. E chiaramente si rivive anche l’approccio che la Cecoslovac‑ chia ha avuto verso il mondo dei vide‑ ogiochi, sin dagli albori, respirando lo spirito creativo che ancora oggi con‑ traddistingue l’industria ceca. I primi esemplari furono appunto gli arcade games, nati oltreoceano, che precedettero le console “casalinghe”. Con esse, nel 1980, viene coniato il termine “gamer”, parola chiave che ancora oggi determina l’identità dei In fact, the history of “games 2.0” goes way back, as we can notice by visiting the Arcade museum in Červený Újezd, an adjacent village in the western suburbs of Prague. Its halls are turning back time to the rise of video games and, indeed, they were plugged in for the first time in the USA, in the 70s. It clearly revives Czechoslovakia’s approach towards video games from their beginnings, breathing the creative spirit that still sets the Czech industry apart. The first units were the arcade games, created overseas, preceding the portable consoles. With them, in 1980, the term “gamer” started to be used, a key word that even nowadays determines the identity of the most active and up to date players, both in gaming titles and devices. Therefore, the progress of technology leads to an even higher
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Una delle sale dell’ArcadeHry museum, il museo dei videogiochi di Červený Újezd / One of the rooms of the ArcadeHry museum, the video game museum in Červený Újezd
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giocatori più attivi e aggiornati sulle novità, sia in termine di titoli che di attrezzatura. L’incremento delle tec‑ nologie porta quindi ad uno svilup‑ po sempre più ampio, così negli anni ’90 entrano in scena grandi com‑ pagnie disposte a rivoluzionare il mercato e conquistarsi il centro della scena: Sony e Microsoft rilasciano le
console che rivoluzioneranno il pa‑ norama dei videogiochi e che ancora oggi, con le loro versioni più recenti, dominano il mercato. Dopo il 1989, anche i Paesi dell’Euro‑ pa orientale possono godere di op‑ portunità fino ad allora sconosciute, scoprendo nuovi ambiti lavorativi ed intraprendendo un cambio di rotta
sostanziale. Nella neonata Repubbli‑ ca Ceca cominciarono a riunirsi i primi manipoli di creativi, grafici e pro‑ grammatori che sancirono l’inizio di un settore lavorativo considerato, sino a quel momento, soltanto un hobby. Ci sono voluti circa 20 anni per co‑ struire delle solide fondamenta, in cui non sono mancate realtà d’eccezione,
development. The 90s introduce large companies willing to revolutionize the market and win a center position: Sony and Microsoft release the consoles that reshaped the landscape of gaming and that dominate the market even now with their most recent versions. After 1989, even Eastern European countries could enjoy opportunities unknown until then, discovering new working sectors and undertaking a
considerable change of course. The first handful of creators, designers and programmers begun to form in the newly born Czech Republic, bringing about the beginning of a working sector considered until then only a hobby. Twenty years were needed to build strong foundations, in which exceptional realities were not missing and were able to establish themselves shortly. This stability is backed-up
by numbers: there are currently 76 companies operating in this sector in the Czech Republic, employing around 1,500 people. Only 7% of these branches are foreign-owned, a figure that according to some experts proves the local mark of this industry. However, on the other side, we notice the obvious need of attracting foreign investors. This is a matter underlined even by the Czech Game Developers
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economia e mercato economy and market
capaci di affermarsi in breve tempo. Questa solidità viene confermata dai numeri: attualmente in Repubblica Ceca operano 76 aziende in questo settore, dando lavoro a 1.500 persone circa. Solo il 7% di queste filiali è di
Association, Asociace českých herních vývojářů, which points out as well the need of a higher focus of the state on this area. One of the first moves of the Czech Government was including this sector among the innovative priority areas, aiming to fully exploit its potential and
proprietà estera, un dato che secondo alcuni esperti dimostra l’impronta locale di tale industria. D’altro canto però emerge l’evidente necessità di attirare investitori esteri. Concetto sottolineato dall’Asociace českých
therefore new developments seemed foreseeable. PlayCzech and the great desire to showcase CzechInvest also supported the Czech gaming industry by reaching out to potential foreign investors and taking part in trade fairs such as Gamescom in
herních vývojářů, l’associazione degli sviluppatori cechi che ribadiscono an‑ che il bisogno di una maggiore atten‑ zione da parte dello Stato. Una prima mossa da parte del gover‑ no ceco è stata quella di includere il
Cologne, a world-class event, or the Gstar, a mega South Korean festival. The mission is to direct the attention and investment funds towards Prague and promote the state funding program for investments in this sector. Within the Czech border, it is highly significant that, for example, CzechInvest
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settore fra gli ambiti innovativi prio‑ ritari, allo scopo di sfruttarne appieno il potenziale e sembrano dunque pre‑ vedibili nuovi sviluppi. PlayCzech e tanta voglia di mettersi in mostra A supporto dell’industria ceca dei videogiochi si è mossa anche la Cze‑ chInvest, contattando potenziali gruppi di investitori stranieri e par‑ tecipando alle fiere come la Game‑ scom di Colonia, evento di caratura mondiale, o la G-star, mega festival sudcoreano. La missione è quella di dirigere l’attenzione e i fondi degli in‑ vestitori verso Praga e di promuovere il programma di incentivo statale agli investimenti in questo settore. All’interno dei confini cechi, è signi‑ ficativo, per esempio, il modo con il quale lo scorso anno la CzechInvest ha sostenuto lo svolgimento del Game Access di Brno, una conferen‑ za internazionale durante la quale sono state presentate le ultime no‑ vità dell’industria dei videogiochi, con l’arrivo nel capoluogo moravo di più di mille specialisti provenien‑ supported last year the Brno Game Access, an international conference focused on the latest developments in the gaming industry, joining thousands of specialists from all over the world, even the United States. The Game Access is one of the main Central European based conferences dedicated to this sector. Speaking of events dedicated to professionals, we also recall “Game Brew” in Plzeň, exclusively dedicated to gaming and facilitating the encounter between small and large companies, promoting the launch of new projects. Among the world famous Czech companies, we must mention Bohemia Interactive, which has over 300 employees and Warhorse Studios, both drawing the attention for years now and establishing themselves on the international market. It is no coincidence if foreign investors like the publisher T.h.q. Nordic or the American holding Take Two
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economia e mercato economy and market
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ti da tutto il mondo, persino dagli Stati Uniti. Il Game Access è una delle principali conferenze dedica‑ te a questo settore che si svolgono nell’Europa centrale. A proposito di eventi dedicati agli addetti ai lavori, ricordiamo anche il “Game Brew” di Plzeň, esclusivamen‑ te dedicato all’industria del videogio‑ co, che facilita l’incontro tra le piccole realtà e le più grandi, incentivando l’avviamento di nuovi progetti. Tra le compagnie ceche di eccellenza
mondiale ricordiamo in primo luogo la Bohemia Interactive che ha oltre 300 dipendenti e la Warhorse Studios, società che fanno parlare di sé da anni, ricevendo la consacrazione dei mercati internazionali. Non è un caso se investitori stranieri come l’editore T.h.q. Nordic oppure la holding ame‑ ricana Take Two si siano affacciati al mercato ceco. Il colosso austriaco ha rilevato Warhorse nel 2018 per 33 mi‑ lioni di euro, mentre gli statunitensi hanno inglobato i produttori di Illu‑
sion Softworks, casa che rilasciò nel lontano 2002 il gioco “Mafia”. Titolo che ha raggiunto le 15 milioni di copie vendute e divenuto famoso in tutto il mondo con i suoi tre capitoli. Sviluppatori sin troppo scrupolosi Uno dei motivi per cui i videogio‑ chi cechi sono molto apprezzati è l’accuratezza nella realizzazione dei dettagli. Significativo l’episodio risalente a qualche anno fa, che la dice lunga sull’attenzione maniacale per i particolari degli specialisti ce‑ chi. Due sviluppatori della Bohemia Interactive, azienda famosa per le sue simulazioni belliche, furono sor‑ presi a scattare foto a più non posso ai sistemi radar militari top secret posizionati sull’isola di Lemnos, pic‑ colo lembo di terra che affiora dalle acque del Mar Egeo a poche miglia dal confine turco. Arrestati dall’eser‑ cito greco, vennero classificati come spie e rischiarono una lunga pena detentiva. Si giustificarono motivan‑ do la loro presenza sull’isola con un reportage utile a rendere quanto più realistico il loro videogioco “Arma”. Le autorità diplomatiche ceche do‑ vettero sudare non poco per tirarli fuori da quel pasticcio. Un intoppo che non ha comunque tolto all’industria ceca del videogio‑ co la voglia di crescere e di svilup‑ parsi, con sempre maggiore spinta. Tutto questo in un Paese di gamer accaniti e di sviluppatori sopraffini, che hanno reso il gioco una questio‑ ne molto seria.
are approaching Czech Republic. The Austrian giant took over Warhorse in 2018 for 33 million euros, while the Americans have integrated the producers of Illusion Softworks, the company that released the game “Mafia” back in 2002. The title reached 15 million sold copies and became famous worldwide with its three parts content. Far too scrupulous developers One of the reason that Czech games are highly appreciated is the accuracy in the details design. Going back
a few years, one episode in particular is relevant, speaking volumes about the obsessive attention to details of the Czech specialists. Two developers from Bohemia Interactive, a company famous for its war simulations, were spotted taking a huge amount of pictures of the top-secret military radar systems located on the Island of Lemnos, a small strip of land bathed by the Aegean Sea, a few miles away from the Turkish border. Once arrested by the Greek police, they were labeled as
spies and risked heavy charges. They justified their presence on the island by stating it was meant to make the “Arma” game as realistic as possible. The Czech diplomatic authorities had to struggle quite a bit to get them out of that trouble. The Czech gaming industry continued to grow and develop despite this minor setback, with an even greater drive. All this in a country of passionate gamers and precise developers, which transformed gaming in a highly serious matter.
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GAS TECNICI, SPECIALI, MEDICINALI, ALIMENTARI TECHNICAL, SPECIALTY, MEDICAL AND FOOD GASES Fondato a Bergamo nel 1927, SIAD è uno dei principali gruppi chimici italiani ed è attivo nei settori gas industriali, engi neering, healthcare, servizi e beni industriali. SIAD è pre‑ sente nel Centro-Est Europa in dodici diversi Paesi, con siti pro‑ duttivi e filiali commerciali. In Repubblica Ceca opera dal 1993 con SIAD Czech e, nel 2005, ha realizzato a Rajhradice, vicino a Brno, uno stabilimento di pro‑ duzione dei gas industriali tra i più tecnologicamente avanzati di tutto il Paese. Founded in Bergamo in 1927, SIAD is one of the most important Italian chemical groups and it is present in the area of industrial gases, engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales offices in twelve different Central and Eastern European countries. In the Czech Republic, it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established an industrial gases production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units in the entire nation. www.siad.cz siad@siad.cz
INSURANCE IBC - ITALIAN BUSINESS CENTER Società di servizi integrati Business Incubator Services
THE GENERALI GROUP
INDUSTRY AND TRADE
SIAD
LEGAL SERVICES, CONSULTANCY, INFORMATION TECHNOLOGIES
INDUSTRY AND TRADE
Progetto RC suggests
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Assicurazioni Insurance
IBC è un gruppo di aziende che da oltre 20 anni offrono servizi di Project Management Integrato. I partner di IBC assistono le azien‑ de sul mercato ceco e slovacco nel Real Estate (Development, Asset, property & facility Management, Architectural, Engineering & Costruction, General Contracti‑ ng), Consulenza societaria, legale e fiscale, Amministrazione, Pub‑ lishing & Marketing, Software & ICT, traduzioni e interpretariato, office rental e domiciliazione legale e postale. IBC is a Group of companies that since more than 20 years is providing Integrated Project Management services. IBC Partners assist companies in the Czech and Slovak market involved in Real Estate (Development, Assets, property & facility Management, Architectural, Engineering & Construction and General Contracting) Corporate, legal and fiscal advice, Administration, Publishing & Marketing, Software & ICT, translations and interpreting services, office rentals, as well as legal and mail domiciliation.
Generali è un Gruppo italiano con una forte presenza interna‑ zionale. Fondata nel 1831, è tra i principali assicuratori a livello mondiale ed è presente in ol‑ tre 60 paesi. Il Gruppo occupa una posizione di leadership in Europa occidentale e una pre‑ senza crescente nei mercati dell‘Europa centro-orientale. In Austria, Europa centro-ori‑ entale e Russia il Gruppo opera attraverso il suo Ufficio regio‑ nale di Praga. Generali is an Italian Group, with a strong international presence. Established in 1831, it is among the world’s leading insurers and it is present in over 60 countries. The Group has a leading position in Western Europe and an increasingly significant presence in the markets of Central and Eastern Europe and in Asia. In Austria, Central and Eastern Europe and Russia the Group operates through its Prague’s Regional Office.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 Bašty 6, 602 00 Brno, Michalská 7, 811 01 Bratislava www.gruppoibc.eu
Na Pankráci 1658/121 P.O.Box 39 140 21 Praha 4 tel. +420 224 559 160 info.cee@generali.com generalicee.com
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Ferrero è uno dei più grandi gruppi dolciari al mondo. Fon‑ data da Pietro Ferrero nel 1946 in Italia, ad Alba, in Piemonte. Altissima qualità, freschezza, innovazione, accurata selezio‑ ne delle materie prime: ecco le parole chiave che consentono ai prodotti Ferrero di essere amati da milioni di consumato‑ ri nel mondo. La Ferrero Česká è stata fondata a Praga nel 1994 e da quell’anno il consumatore ceco puo acquistare prodotti come Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Cioccolato, Kinder Sor‑ presa, Tic Tac. Ferrero is one of the largest confectionery companies in the world, founded by Pietro Ferrero in 1946 in Alba, Piedmont, Italy. High quality, freshness, innovation, careful selection of raw materials are the Ferrero’s key words that make its brands loved by millions of consumers all over the world. Ferrero Česká was founded in 1994 in Prague and since that year Czech consumer could buy products as Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Chocolate, Kinder Surprise, Tic Tac. Karla Engliše 3201/6 150 00 Praha-Smíchov tel: +420 225 020 111 www.ferrero.cz
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Dalla ex Cecoslovacchia all’odierna Repubblica Ceca: la regista, con la sua macchina da presa, continua a essere una testimone affidabile della realtà di questo Paese di Lawrence Formisano
TŘEŠTÍKOVÁ: L’OCCHIO OSSERVATORE CHE NON SI CHIUDE MAI TŘEŠTÍKOVÁ: THE OBSERVING EYE THAT NEVER CLOSES Durante una retrospettiva all’Idfa, l’In‑ ternational Documentary Film Festival Amsterdam, il festival di documentari più grande del mondo, il direttore Orwa Nyrabia l’ha presentata con queste pa‑ role: “per me, Helena è indubbiamente una dei più grandi registi di documen‑ tari viventi. Ma non è riconosciuta come tale in gran parte del mondo, e questo credo la dica lunga su quanto sia ma‑ schilista la nostra industria”.
Sul fatto che sia una analisi condivisibi‑ le o no, si può discutere, ma è indubbio che la regista praghese sia uno dei per‑ sonaggi più rilevanti della scena cul‑ turale, e anche politica, del suo Paese. Intanto, però, ci chiediamo: quali sono i tratti che distinguono il suo cinema dai colleghi della sua stessa generazione e soprattutto come mai c’è voluto così tanto tempo perché arrivasse alla no‑ torietà internazionale?
by Lawrence Formisano
From the former Czechoslovakia to today’s Czech Republic: the director, through her camera lens, continues to be a reliable source of the reality of this country
Le locandine di Katka e Mallory, due delle opere più celebri di Helena Třeštíková / Katka and Mallory film posters, two of Helena Třeštíková's most famous works
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Si potrebbe pensare che lo stile dei do‑ cumentari di Helena Třeštíková sia nato quasi per la necessità di colmare un vuoto nel cinema cecoslovacco degli anni ‘70. Erano gli anni della normaliz‑ zazione, in cui l’atmosfera opprimente contagiava anche l’ambito cinemato‑ grafico, tanto da rendere decisamente più problematica la produzione di lungometraggi che si occupassero di temi sociali. Gli ostacoli che impedi‑
cinema
Helena Třeštíková in una foto del Crossing Europe Film Festival Linz / Helena Třeštíková in a photo of the Crossing Europe Film Festival Linz
During a retrospective at the IDFA, the International Documentary Film Festival of Amsterdam, the world’s largest documentary festival, director Orwa Nyrabia presented her with the following words: “for me, Helen – undoubtedly – is one of the greatest living documentary filmmakers. But she is not recognized as such in most of the world, which I think is a great example of how chauvinist our industry is”. Whether it is a shareable analysis or not, we can argue, but there is no doubt that the Prague-born director is among the most important figures in her country’s cultural and even political environment. Meanwhile, however, we ask ourselves: what are the traits that distinguish her cinema from colleagues of her generation and above all why did it take so long for her to achieve international fame? One could argue that the style of Helena Třeštíková’s documentaries was
born almost due to a need to fill a void in the Czechoslovakian cinema of the 70s. They were the years of normalization, in which the oppressive atmosphere also contaminated the cinematographic field, to the extent of making the production of feature films dealing with social issues even more problematic. The hurdles that prevented filmmakers from telling the story of their country pushed more directors towards the genre of documentary film. It was from this particular context which the figure of Helena Třeštíková emerged, a director and teacher from Prague born in 1949, who in 1975 graduated from the FAMU (the legendary School of Film and Television of the Academy of Performing Arts in Prague), and made her directorial debut with the short film Zázrak (the Miracle). The documentary, which follows the pregnancy of a young Czech woman until a few
days after the birth of the child, was the first in a series of works that documented the lives of ordinary people, often over many years. When explaining her artistic background, the filmmaker has always defined herself as a product of the sixties, much influenced by the Československá nová vlna (the famous “New wave” of that period) and with an interest mainly focused on the daily life of the average Czech citizen. In an interview with the American film magazine Variety during the IDFA last November, while explaining her preference for documentaries, the director stated that life writes scripts better than any writer can and that her method is to collect anecdotes from everyday life and then use them to build stories. However, one of the most influential figures for the Bohemian filmmaker was a screenwriter,
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Cesare Zavattini, the theorist behind many masterpieces of Italian neorealism. During a 2010 interview for the Trieste Film Festival (largely devoted to Central and Eastern European cinema), the director quoted a sentence from the great collaborator of Vittorio de Sica: “a film we should shoot day by day, just like we brush our teeth”. With this philosophy in mind, Třeštíková has been making “long-term observation” films for almost forty years. It was the opera Manželské etudy (Marriage Studies, 1980–1987) that brought the director, almost more than any other filmmaker, closer to Zavattini’s ideals. This is a project that began in 1980, when the documentarian sought six young couples to record their lives over the course of 5-6 years following their marriages. Almost unintentionally, her subjects represented a cross-section of society
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Una scena dal documentario Katka del 2010, dal sito della casa di produzione Negativ / A scene from the 2010 documentary Katka, from the site of the production company Negativ
rono ai cineasti di raccontare la realtà del loro paese spinsero più registi verso il genere del film documentario. È da questo contesto particolare che spuntò la figura di Helena Třeštíková, regista e docente praghese classe 1949, che nel 1975, fresca di laurea alla Famu (la leggendaria Scuola di cinema e televisione dell’Accademia delle arti dello spettacolo di Praga), esordì alla
regia con il cortometraggio Zázrak (il Miracolo). Il documentario, che segue la gravidanza di una giovane ceca fino a qualche giorno dopo la nascita del bambino, è stato il primo di una serie di opere che documentavano le vite di gente ordinaria, spesso nel corso di periodi lunghi molti anni. Per spiegare il suo background arti‑ stico, la cineasta si è sempre definita
and the results were then presented in a series of documentaries. The film crew visited the couples periodically, recording their difficulties, their hard-
ships, their dreams and in many cases divorces and reconciliations. In 1999, the director returned to the subject to follow the couples for another six years
Una scena dal documentario René del 2008, dal sito del Doc Point Festival di Helsinki / A scene from the 2008 documentary René, from the website of the Helsinki Doc Point Festival
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un prodotto degli anni sessanta, mol‑ to influenzata dalla Československá nová vlna (la mitica “Nuova onda” di quel periodo) e con un interesse principalmente rivolto alla vita quoti‑ diana del cittadino ceco medio. In una intervista alla rivista cinematografica americana Variety durante l’Idfa dello scorso novembre, nello spiegare la sua preferenza per i documentari, la regista ha affermato che la vita scrive copioni meglio di qualsiasi sceneg‑ giatore e che il suo metodo è di racco‑ gliere aneddoti della vita quotidiana per poi usarli per costruire storie. Tuttavia, una delle figure più influenti per la praghese è stato proprio uno sceneggiatore, Cesare Zavattini, teori‑ co di tanti capolavori del neorealismo Italiano. Durante un’intervista del 2010 per il Trieste Film Festival (dedi‑ cato in gran parte al cinema d’Europa centrale ed orientale) la regista citò una frase del grande collaboratore di Vittorio de Sica: “un film dovremmo girarlo giorno per giorno, cosi come ci laviamo i denti”. Proprio con questa fi‑ losofia in mente la Třeštíková da quasi quarant’anni realizza film di “osserva‑ zione a lungo termine”. È stata l’opera Manželské etudy (Stu‑ di matrimoniali, 1980–1987) ad aver and finally made six feature films using both new material and that of the first seven years, forming a very personal testimony of the years of normalization and adaptation to capitalism. The way in which she succeeds in documenting social and psychological realities also highlights the limits of traditional fiction cinema, especially in a period in which few realist films came out. Yet the ability of the director to find and touch upon sensitive issues in her homeland is also noteworthy. In 1991, she established the Film and Sociology Foundation (Nadace Film a sociologie), whose purpose was to present new perspectives of society following the major political changes of the time. Among the works of the period we recall Řekni mi něco o sobě (Tell me about yourself,
cinema
avvicinato la regista, quasi più di qualsiasi altro cineasta, agli ideali di Zavattini. Si tratta di un progetto che ebbe inizio nel 1980, quando la do‑ cumentarista cercò sei coppie giovani per girare le loro vite nel corso dei 5-6 anni successivi ai loro matrimoni. In maniera quasi involontaria, i suoi sog‑ getti riflettevano uno spaccato della società ed i risultati sono stati poi pre‑ sentati in una serie di documentari. La troupe del film andava a trovare le coppie periodicamente, registran‑ do le loro difficoltà, le fatiche, i loro sogni ed in tanti casi divorzi e riconci‑ liazioni. Nel 1999 la regista è tornata al soggetto per seguire le coppie per
altri sei anni ed ha infine realizzato sei lungometraggi usando sia il materiale nuovo che quello dei primi sette anni, formando una testimonianza molto personale degli anni della normalizza‑ zione e di adattamento al capitalismo. Il modo in cui riesce a documentare le realtà sociali e psicologiche mette in evidenza anche i limiti del tradiziona‑ le cinema di finzione, soprattutto in un periodo in cui uscivano pochi film realisti di rilievo. Ma degna di nota è anche l’abilità della praghese di trovare e toccare ar‑ gomenti che risultano essere sensibili nella sua patria. Nel 1991 ha istituito la Fondazione di film e Sociologia (Na‑
dace Film a sociologie), il cui scopo era presentare nuove prospettive della so‑ cietà in seguito ai grandi cambiamenti politici dell’epoca. Fra i lavori del pe‑ riodo ricordiamo Řekni mi něco o sobě (Parlami di te, 1994), un ciclo dedicato al tema della devianza minorile. Sempre nel 1994, con suo marito Mi‑ chael Třeštík ha creato Nadace Člověk a čas (Fondazione Uomo e tempo), specializzata in “osservazioni a lungo termine” che riflettevano sul passaggio del tempo e sulle sue conseguenze. Nel 2001 ha terminato le riprese di Ženy na přelomu tisíciletí (Donne a cavallo del millennio) che ritraeva personaggi come la cantante d’ope‑
La regista Třeštíková durante il Festival di Linz / Director Třeštíková during the Linz Festival
1994), a cycle dedicated to the theme of juvenile delinquency. Also in 1994, alongside her husband Michael Třeštík, she created Nadace Člověk a čas (Foundation of Man and Time), specializing in “long-term observations” that reflected the passage of time and its consequences. In 2001, she finished shooting Ženy na přelomu tisíciletí (Women at the turn of the millennium) which portrayed
characters such as the opera singer Dagmar Pecková, singer Bára Basiková, and a young drug addict, Katka. Drug addiction, among many things, is a recurring theme in Třeštíková’s filmography, as also shown in Mallory (2015). This work follows the troubled path of a young mother with a heroin addict, who decides to change her life. The protagonist will be forced to live in a car, face the failed social services
system, meet the wrong men, and all this while only looking for a better life for herself and her child. A multitude of awards have been won by Třeštíková over her career, including four at the Karlovy Vary Festival and a European Film Award for Best Documentary with René (2008), one of her masterpieces, which scrutinizes the life of a prisoner who repeatedly ends up in and out of jail over a 20-year period.
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ra Dagmar Pecková, la cantante Bára Basiková, e una giovane tossicomane, Katka. Quello della tossicodipenden‑ za, tra l’altro, è un tema ricorrente nella filmografia di Třeštíková, come dimostra anche in Mallory (2015). L’opera segue il duro percorso di una giovane madre con trascorsi da eroi‑ nomane, che decide di cambiar vita. La protagonista sarà costretta a vive‑ re in auto, affronterà il fallimentare sistema dei servizi sociali, incontrerà gli uomini sbagliati, tutto ciò mentre cerca soltanto una vita migliore per sé e per suo figlio. Vari i premi vinti in carriera dalla Třeštíková, fra cui quattro al Festival di Karlovy Vary e un European Film Award per il Miglior documentario con René (2008), uno dei suoi capolavori, che scruta la vita di un detenuto che con‑ tinua a finire in carcere ripetutamente nel corso di un periodo di vent’anni. Se da una parte il suo impegno nel catturare la vita quotidiana della gen‑ te comune ceca – e descrivere realtà poco conosciute all’estero – l’ha tenu‑ ta per anni un po’ all’ombra a livello internazionale, d’altra parte è vero che i diversi riconoscimenti hanno cominciato ultimamente ad attirarle l’attenzione dei critici stranieri. If on the one hand her commitment to capture the everyday life of ordinary Czech people, and describe littleknown realities abroad, has kept her in the shadows for years at international level, on the other hand it is true that the various awards have recently begun to attract the attention of the foreign film critics. The great attention she always gave to politics led her, in 2007, even to lead the Ministry of Culture, as an independent, in the Topolánek government, a position she left after just two weeks. Despite the end to this brief experience, today however she continues to be very active in political life. But after years of analyzing the state of her country, both socially and politically, how does she see her countrymen
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Un manifesto della Třeštíková in Vinohradská a Praga / A poster of Třeštíková in Vinohradská in Prague
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La grande attenzione che ha sempre riposto verso la politica la portò, nel 2007, persino alla guida del ministero della Cultura, come indipendente, nel governo Topolánek, incarico che però lasciò dopo appena due settimane. No‑ nostante la fine di questa breve espe‑ rienza, oggi continua comunque ad essere molto attiva nella vita politica. Ma dopo anni di analisi dello stato del suo paese, sia dal punto di vista sociale che politico, come vede i suoi connazionali oggigiorno? In una re‑ cente intervista la Třeštíková ha rispo‑ sto: “È un argomento difficile. Siamo certamente influenzati dal fatto di
vivere nel centro dell’Europa, un’area storicamente particolare e quasi mai tranquilla. Le persone sono abituate a sentirsi oppresse, e oggi se la pren‑ dono con l’Unione europea, il che mi sembra del tutto assurdo“. Nonostante si stia avvicinando all’età di 70 anni, la maestra sembra avere ancora storie da raccontare, come in‑ dica l’uscita di Manželské etudy po 35 letech, in tv l’anno scorso. Ma se an‑ che decidesse di fermarsi, potrà dire di avere lasciato un segno profondo nella cinematografia ceca. La sua erede artistica potrebbe essere proprio la figlia, la documentarista
Hana Třeštíková, di cui proprio in questo periodo è nelle sale Manželské etudy: Nová generace, il sequel del popolare progetto della mamma. Per ora non è definitivamente chiaro se il futuro di Hana sarà davvero die‑ tro la macchina da presa, oppure in politica, essendo già oggi consigliere comunale a Praga. Se dovesse continuare a dedicarsi alla professione della madre, siamo certi che garantirebbe la sopravvivenza di un certo Cinema verità, in grado di raccontare la Repubblica Ceca in un modo che oggigiorno vediamo trop‑ po raramente.
today? In a recent interview, Třeštíková replied: “It is a difficult topic. We are certainly influenced by the fact that we live in the center of Europe, a historically particular and almost never quiet area. People are used to feeling oppressed, and today they blame the European Union, which seems completely absurd to me”. Although she is approaching the age of 70, the teacher still seems to have sto-
ries to tell, as indicated by the release of Manželské etudy po 35 letech, on TV last year. But even if she decides to stop, she will be able maintain leaving a deep mark on Czech cinema. Her artistic heir could actually be her daughter, the documentary filmmaker Hana Třeštíková, whose Manželské etudy: Nová generace, the sequel to the popular project of the mother, can be seen on cinema screens this very month.
For now however, it is certainly unclear whether Hana’s future really lies behind the camera, or in politics, being already a city councilor in Prague. If she were to continue to dedicate herself to her mother’s profession, we are certain that she would guarantee the survival of a certain Cinéma vérité, able to depict the Czech Republic in a way in which nowadays we see too rarely.
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LA BATTAGLIA PER LE TERRE CONFISCATE
La famiglia reale del Liechtenstein richiede allo stato ceco la restituzione di 70mila ettari di terreni e alcuni palazzi storici di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
The royal family of Liechtenstein demands the Czech state to return 70 thousand acres of land and a few historic buildings
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Si chiude per vie legali uno scontro diplomatico che si protrae da oltre settant’anni nel cuore dell’Europa. I protagonisti sono il principato del Liechtenstein, una nazione di 160 chilometri quadrati racchiusa tra Au‑ stria e Svizzera e con una popolazione di circa 35 mila abitanti, e la Repub‑ blica Ceca. Una vicenda riguardante proprietà e castelli, situati sul suolo dell’attuale stato ceco, che furono
confiscati al piccolo Paese alpino ne‑ gli anni ‘40 e da decenni oggetto di rivendicazioni. I Liechtenstein sono un’antica nobile famiglia d’origine austriaca che si stabilì in Moravia verso la metà del Duecento e in un paio di secoli acquisì vasti possedimenti in Slesia, Bassa Austria e Stiria ma soprattutto in Mo‑ ravia edificò sontuose ville e castelli, tra cui quelli molto famosi di Lednice
e Valtice. “I loro domini erano tra i più estesi accanto a quelli degli Schwar‑ zenberg e il nucleo era in Moravia” conferma lo storico Václav Horčička. Non ci furono cambiamenti sostanziali fino al ventesimo secolo. Nel 1918 nac‑ que la Prima Repubblica Cecoslovacca e in quello stesso anno, nell’ambito della Prima riforma terriera, i Liechten‑ stein persero una parte consistente delle loro proprietà che passarono da
An over seventy yearlong diplomatic clash closes by legal proceedings in the heart of Europe. The main involved parties are Liechtenstein, a 160 sq. km nation enclosed between Austria and Switzerland with about 35 thousand inhabitants, and the Czech Republic. This is a matter of properties and castles, situated on the current territory of the Czech state, which were seized from the small alpine country in the 40s and are nowadays subject to claims. The Liechtenstein’s are an ancient noble family of Austrian origin who set-
tled in Moravia in the mid-thirteenth century and in a few centuries, they acquired large estates in Silesia, Lower Austria and Stiria. Moreover, they rose in Moravia luxurious villas and castles, among which the famous ones from Lednice and Valtice. “Their domains were among the largest ones next to those of the Schwarzenberg’s and the center was in Moravia”, confirms the historian Václav Horčička. There were no massive changes until the twentieth century. The First Czechoslovakian Republic was formed
in 1918 and, during the same year, as part of the First Land Reform, the Liechtenstein’s lost a considerable part of their assets that went down from 160 thousand acres of land to 70 thousand. They received a compensation but only of a quarter of its market value at that time. The Beneš Decrees and the confiscation We find ourselves at the dawn of the Second World War. Liechtenstein decided to remain neutral, like its neighboring Switzerland, and never
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THE BATTLE FOR THE CONFISCATED LANDS
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circa 160mila ettari di terre a 70mila. Ottennero sì un risarcimento, ma cor‑ rispondeva solo a un quarto del valore di mercato dell’epoca. I Decreti Beneš e la confisca Arriviamo agli albori della seconda guerra mondiale. Il Liechtenstein decise di rimanere neutrale, come la vicina Svizzera, e non riconobbe mai la decisione della Conferenza di Monaco né il Protettorato di Boemia
© SDS.CZ
Il presidente Edvard Beneš e il documento con cui i Decreti Beneš sono diventati legge nel 1946; in alto, il castello di Lednice / President Edvard Beneš and the document declaring that Beneš decrees became law in 1946; above, Lednice Castle
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recognized the decision of the Munich Conference or the Protectorate of Bohemia and Moravia. Therefore, in 1938, the diplomatic relations between the Principality of Liechtenstein and Czechoslovakia broke. The Czechs, who suffered the German annexation of Sudetenland, developed a strong anti-German resentment, which also affected Liechtenstein. In 1945, the Beneš Decrees sanctioned the expulsion of German-speaking populations, considered as accomplices of the Nazi occupation, from the Czech-
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Alois, principe reggente del Liechtenstein / Alois, Hereditary Prince of Liechtenstein
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e Moravia. S’interruppero così, nel 1938, le relazioni diplomatiche tra il principato e la Cecoslovacchia. I cechi, che avevano subito l’annessio‑ ne tedesca dei Sudeti, maturarono un forte risentimento antitedesco, che investì anche i Liechtenstein. Nel 1945 i Decreti Beneš sancirono l’espulsione delle popolazioni germanofone, con‑ siderate complici dell’occupazione
nazista, dal suolo cecoslovacco e l’e‑ spropriazione dei loro beni immobili. I Liechtenstein si videro portare via la totalità dei loro possedimenti eredi‑ tari in Boemia, Moravia e Slesia. Le espropriazioni, tutt’oggi discus‑ se presso la Corte internazionale di giustizia, includevano, oltre a castelli e palazzi, oltre 1.600 chilometri qua‑ drati di terreno agricolo e foreste, ov‑
vero dieci volte la superficie del prin‑ cipato. Il decreto fu una catastrofe per il casato. Nonostante oggi il Liechten‑ stein detenga il più alto reddito pro capite al mondo e il sovrano sia uno degli uomini più ricchi, con un patri‑ monio stimato in circa 4 miliardi di dollari, allora i principi furono costret‑ ti a vendere alcune opere della loro collezione d’arte per risanare le casse
oslovak lands and the expropriation of their real estate. The Liechtenstein’s found themselves expropriated of the entirety of their hereditary possessions in Bohemia, Moravia and Silesia. The expropriations, still discussed at the International Court of Justice, included, along castles and palaces, other 1.600 sq. km of agricultural land and forests, namely ten times the surface area of the Principality. The decree
was a catastrophe for the family. Even though nowadays Liechtenstein holds the highest income per capita in the world and the sovereign is one of the richest people, with an asset estimated at about 4 billion dollars, the royalty was forced to sell some of the artworks in their collection to restore the state vaults. For example, in 1967, they put out for auction the portrait of Ginevra de’ Benci by Leonardo da Vinci, bought
by the National Gallery of Art in Washington for more than five million dollars, a record amount for that time. It did not take long until complaints rose but they were never acknowledged. In fact, during the Cold War, the citizen of Liechtenstein were banned from entering Czechoslovakia and the Principality reciprocated. The two of them became closer only in the last few decades and on July 13, 2009, the
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di Stato. Nel 1967 misero ad esempio all’asta il Ritratto di Ginevra de’ Benci di Leonardo da Vinci acquistato dal National Gallery of Art di Washington per oltre cinque milioni di dollari, una somma record per l’epoca. Le rimostranze non si fecero atten‑ dere ma non furono mai accolte, anzi, durante la guerra fredda fu vietato ai cittadini del Liechtenstein
l’ingresso in Cecoslovacchia e il Prin‑ cipato fece altrettanto. Solo negli ultimi decenni le due parti si sono riavvicinate e il 13 luglio 2009 sono riprese ufficialmente le relazioni di‑ plomatiche e commerciali. Ciò non ha impedito al principe Gio‑ vanni Adamo II di portare avanti la lotta per rientrare in possesso delle an‑ tiche proprietà, tanto che una settima‑
na prima dello scorso Natale sono state presentate ventisei cause in altrettanti tribunali regionali cechi. Non è stato indicato il valore preciso ma “gli stessi Liechtenstein, al termine della guerra, stimarono un valore della proprietà di 350 milioni di franchi svizzeri di allora” afferma lo storico Horčička. Il Principe ereditario Alois, in un’in‑ tervista rilasciata al quotidiano ceco
Il Principe Luigi del Liechtenstein e la Principessa Elisabetta Amelia d’Asburgo-Lorena / Prince Aloys of Liechtenstein and his wife Elisabeth Amalia of Austria
Hospodářské noviny, ha precisato che il casato è stato costretto ad agire per vie legali, sebbene avrebbe preferito una soluzione più moderata: “Soste‑ niamo da anni che una trattativa poli‑ tica sarebbe la migliore soluzione” ha dichiarato, “ma occorre che la parte ceca inizi a trattare”. A inizio dicembre era stata presentata un’istanza a cui lo stato ceco non ha risposto e il 31 dicembre era il termine ultimo per ri‑ vendicare le proprietà, come stabilito dal codice civile. La Fondazione del principe del Lie‑ chtenstein, coinvolta nella gestione delle proprietà della famiglia reale, non si stanca di ripetere che “non contestiamo i Decreti in quanto tali ma il fatto che alcune persone, e nel nostro caso i Liechtenstein, in quanto cittadini di uno stato neutrale, non avrebbero dovuto essere mai inclusi”. Il portavoce Michal Růžička ritiene che “considerare tedesco un cittadino di uno stato neutrale solo per confi‑ scarne i beni è una prevaricazione dei fatti storici e delle leggi ceche e inter‑ nazionali”. Nonostante la lingua ma‑
diplomatic and commercial relations officially resumed. This did not stop Prince Hans-Adam II to continue the fight to regain the possession of the antique properties, so much as one week before last Christmas twenty-six cases were disputed in Czech regional courts. The precise value was not indicated but “at the end of the war, the Liechtenstein’s had an estimated property value of 30 mil-
that certain individuals, the Liechtenstein’s in our case, as citizens of a neutral state, should not have ever been included”. The spokesperson Michal Růžička believes that “considering a citizen of a neutral state as a German only to seize their assets is an abuse of historical facts and Czech and international laws”. Even though the mother tongue of the family was actually German, the royal house has always declared of having the
lion Swiss francs at the time”, says the historian Horčička. The Crown Prince Alois mentioned in an interview for the Czech newspaper Hospodářské noviny that the family was forced to take legal action, although he would have preferred a rather moderate solution: “We have been considering for years that political negotiation is the best solution”, he declared, “but, the Czech side must start
to negotiate”. Beginning of December last year, a petition was forwarded but the Czech state did not formulate a reply and on December 31 was the deadline for claiming the property, as established by the Civil Code. The Foundation of the Prince of Liechtenstein, involved in the management of the properties of the royal family, does not cease to repeat, “we do not dispute the Decrees as such but the fact
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terna del casato fosse effettivamente il tedesco, la famiglia reale ha sempre dichiarato d’avere la cittadinanza del Liechtenstein. Di tutt’altro parere il tribunale ceco, secondo il quale fu lo stesso principe Francesco Giuseppe II a richiedere la cittadinanza tedesca negli anni ‘30. L’ente governativo pre‑ posto, l’Úzsvm (Ufficio per la rappre‑ sentanza dello stato nelle questioni patrimoniali), considera le rivendi‑ cazioni immotivate. “Siamo dell’irre‑
movibile opinione legale che si tratta di beni di proprietà della Repubblica Ceca” ha dichiarato il portavoce Radek Ležatka. “Non siamo a conoscenza di alcun rilevante motivo giuridico che metta in dubbio questa realtà”. Le proprietà contese I Liechtenstein richiedono la resti‑ tuzione delle terre presso Bučovice, Kyjov, Bruntál, Šternberk, Lanškroun o Uherské Hradiště. Nell’area di Břeclav possedevano circa 10mila
ettari di boschi e terreni agricoli, una superficie naturale nota per essere la maggiore foresta alluvionale in Re‑ pubblica Ceca, nella regione del fiu‑ me Dyje. Oltre ai domini in Moravia e Slesia ci sono poi alcuni terreni a est di Praga, a Rumburk, Zahrádky e Čížová. Va precisato che “le cause riguardano solo i beni che nei registri catastali risultano essere di proprietà dello stato” ha riferito ancora Růžička. “Fu lo stato a trarre profitto dai Decreti
© NÁRODNÍ PAMÁTKOVÝ ÚSTAV
Il castello di Bučovice / Bučovice Castle
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citizenship of Liechtenstein. The Czech court is of a completely different opinion, according to which Prince Francis Joseph II himself requested the German citizenship in the 30s. The responsible governmental body, Úzsvm (Office for Government Representation in Property Affairs) considers the claims ungrounded. “We are of the unwavering legal opinion that these assets belong to the Czech Republic”, stated the spokesper-
son Radek Ležatka. “We are not aware of any relevant legal reason that would question this reality”. The disputed properties The Liechtenstein’s request the restitution of the lands next to Bučovice, Kyjov, Bruntál, Šternberk, Lanškroun or Uherské Hradiště. In the Břeclav area, they owned about 10 thousand acres of woods and agricultural land, a natural area known for being the largest alluvial forest in the
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Czech Republic, in the Dyje river region. Beside the lands in Moravia and Silesia, there are a few lands in eastern Prague, Rumburk, Zahrádky and Čížová. We need to mention that “the cases concern only the assets that appear as state property in the land registry”, declared Růžička. “The state took advantage of the Beneš Decrees and not the municipalities, universities or private individuals”. The assets that today be-
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Beneš e non i comuni, le università o i privati”. I beni cioè che oggi ap‑ partengono a terzi, scuole, regioni o alla chiesa – o sono da essi utiliz‑ zati – non saranno rivendicati, così come quelli in mano sì allo Stato ma su cui sono collocate infrastrutture stradali. Ne sono un esempio alcune terre a est di Praga, utilizzate dall’U‑ niversità ceca di agraria e dall’Isti‑ tuto di Scienze animali o la Centrale idroelettrica di Dlouhé Stráně tra
i monti Jeseníky che sarebbe difficile da smantellare. Stessa logica per castelli e palazzi, moti‑ vo per cui le cause riguardano solo cin‑ que residenze, tra cui quella di Bučovice, un edificio unico nello stile del Rinasci‑ mento italiano, quella di Velké Losiny nella regione di Šumperk o quella di Šternberk, nella regione di Olomouc, di loro proprietà fin da fine Seicento. Ultimi, ma non certo per importanza e valore, quelli che furono il centro
dei loro domini, i castelli di Valtice e Lednice, nella Moravia meridionale, non lontano dal confine con l’Austria. I due palazzi sono gioielli d’interesse storico-culturale in cui elementi del neoclassicismo si combinano ad altri gotici e assieme al parco che li uni‑ sce sono stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco nel 1996. “Sono un luogo con cui sentiamo un profondo legame perché per secoli sono stati il fulcro della nostra storia
di famiglia” ha dichiarato il principe Alois. D’altronde è grazie all’operato dei principi che tra XVII e XX secolo il paesaggio circostante i due castelli, con il suo mix di arte e natura, è di‑ ventato uno dei paesaggi artificiali più estesi al mondo con un’area di cir‑ ca 200 km quadrati. Un luogo definito “il giardino d’Europa”, un giardino che forse un giorno tornerà in mano ai principi di quel piccolo stato incasto‑ nato tra le Alpi.
© WIKIMEDIA, XKOMCZAX
Il castello rinascimentale di Velké Losiny / Velké Losiny Renaissance chateau
long to third parties, schools, regions or to the church – or are being used by them – will not be claimed, as well as those belonging to the State but which host road infrastructures. For example, we mention several lands in eastern Prague, used by the Czech University of Agriculture and the Institute of Animal Sciences or the Dlouhé Stráně hydroelectric plant in the Jeseníky mountains that would be difficult to demolish.
The same logic applies for castles and palaces and for this reason, the cases include only five residences, including the Bučovice one, a unique building in Italian Renaissance style, the one in Velké Losiny in the Šumperk region or Šternberk, in the Olomouc region, owned by them since late seventeenth century. The last ones but not of less importance in value were those that were the center
of their domains, the castles of Valtice and Lednice, in southern Moravia, not far from the Austrian border. The two palaces are jewels of cultural and historical interest in which Neoclassic elements combine with Gothic ones. Together with the park uniting them, they were declared UNESCO Heritage in 1996. “We have a deep connection to this place because it has been the heart of our family history for centuries”, de-
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clared Prince Alois. On the other hand, due to the royal works between the seventeenth and twentieth centuries, the landscape around the two castles, with its mix of art and nature, became one of the largest artificial landscapes in the world with a 200 sq. km area. A place known as “the garden of Europe”, a garden that will maybe return to the princes in the small state sheltered by the Alps.
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IL VIADOTTO E L'INGEGNERE SUPERSTAR THE VIADUCT AND THE SUPERSTAR ENGINEER
L’architettura, scrive Aldo Rossi, “è la scena fissa delle vicende dell’uomo”. Imperturbabile, il viadotto Negrelli è per i praghesi una presenza fami‑ gliare. Riservato ma affabile sfondo proprio di quei “sentimenti di gene‑
razioni, di eventi pubblici, di tragedie private, di fatti nuovi e antichi” di ros‑ siana memoria. A differenza di altre ‘scene fisse’ che per loro natura anelano a primeggiare tra vie e piazze, contendendosi un fugace
sguardo e agognando d’essere ricordate, il viadotto si adagia taciturno e sicuro ai piedi della collina di Vítkov, correndo verso le acque della Vltava a nord. Ritmico e cadenzato accompagna il passante per gli isolati di Karlín fin ol‑
Architecture “is the immovable scene of human actions”, stated Aldo Rossi. Impassive, the Negrelli viaduct is a familiar presence for the people in Prague. A discreet but friendly background for those “feelings of generations, public events, private tragedies, new and ancient facts” of Rossian memory.
Unlike other “immovable scenes” which by their nature yearn to catch the eye between streets and squares, disputing over a fleeting glance and yearning to be remembered, the viaduct rests quietly and safely at the foot of the Vítkov hill, running towards the waters of the Vltava to the North.
Rhythmical and cadenced, it accompanies the passer-by through the Karlín blocks beyond Štvanice Island, to Bubny – the Western part of today’s Holešovice, measuring and observing the passage, now drenched by Praguians and tourists whose lives run alongside and through its massive sandstone stacks.
Storia del ponte del Negrelli, il secondo più antico di Praga, e del suo ideatore, l’ingegnere più famoso dell’Impero di Alessandro Canevari by Alessandro Canevari
History of Negrelli’s bridge, the second oldest one in Prague, and its creator, the most famous engineer of the Empire
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tre l’isola Štvanice, a Bubny – parte oc‑ cidentale dell’odierna Holešovice – mi‑ surando e osservando il passaggio, ora indaffarato, ora ozioso, di praghesi e turisti la cui vita scorre accanto e attra‑ verso le sue massicce pile di arenaria. Certo la città ha un’esperienza notevole – per quanto recente – in fatto di pon‑ ti. Dal più celebre Karlův most – entra‑ to in servizio nel 1402 per rimpiazzare il Juditin most distrutto sessanta anni prima da una piena, sino al giovanis‑ simo Trojský most – ponte bow-string aperto al traffico nell’ottobre 2014, se ne contano quasi una ventina. Tutta‑ via, fino alla metà del XIX secolo attra‑ versare la Vltava non era agevole come lo è oggi. Oltre al Karlův most solo il
Franzensbrücke – inaugurato nel 1841 – collegava infatti le sponde del fiume. In virtù della sostituzione di quest’ul‑ timo con il Most Legií nel 1901, il via‑ dotto ferroviario costruito da Negrelli tra il 1846 e il 1850 può oggi vantare di essere il secondo ponte più antico della città, preceduto solo dal Karlův most. Nonostante la variegata concorrenza – magica, monumentale o tecnolo‑ gica che essa sia – l’eroico e severo viadotto Negrelli si ritaglia un ruolo speciale nel paesaggio urbano e nella vita della città, tanto da rimanere im‑ presso a un turista d’eccezione. Apol‑ linaire nel suo Le Passant de Prague ricorda infatti quanto gli fosse “caro il viadotto di Karlín”, in prossimità del
Alois Negrelli
Although quite recent, the city’s experience in bridges is impressive. From the most famous Charles Bridge – operational since 1402 replacing the Judith bridge destroyed sixty years before in a flood, to the new Trojský – a bowstring bridge open to traffic in October 2014, there are almost twenty of them
to mention. However, until the midnineteenth century, it was not an easy thing to cross the Vltava as it is today. In fact, in addition to Charles Bridge, only Franzensbrücke – unveiled in 1841 – connected the riverbanks. Following the latter’s replacement by Legií Bridge in 1901, the railway viaduct
built by Negrelli between 1846 and 1850 can pride itself to be nowadays the second oldest bridge in the city, preceded only by Charles Bridge. Despite the diverse competition – magical, monumental or technological – the heroic and severe viaduct of Negrelli has a special role in the urban landscape and in the life of the city, enough to leave an imprint on a great tourist. Indeed, Apollinaire recalls in his “Le Passant de Prague” how much “he was fond of the Karlín viaduct”, near which he had probably stayed during the days spent in Prague. Perhaps, being part of that portion of tissue emerged around it gives the viaduct the role of a silent confidant, always willing to listen to the thoughts of those who walk along the streets of Karlín or walk across it entering or leaving the city.
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Being the second oldest bridge in Prague is not its only virtue; in fact, it is also the oldest railway bridge on the entire Vltava course. Moreover, at the time of its construction, it boasted the record length at European level, unsurpassed until 1910. Nowadays, it maintains its supremacy on the national level. Its eighty-seven arches cover a distance of one thousand and one hundred eleven meters, of which just over a fifth is used to cross the river. Being a required component to complete the first Imperial-Regia railway line Nördliche Staatsbahn Olomouc – Prague – Dresden, the viaduct was finalized by the Klein and Vojtěch Lanna brothers for one million and a half florins. Due to over three thousand workers – many of them Italian – and to innovative cranes and steam
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quale aveva probabilmente soggior‑ nato durante i suoi giorni praghesi. Forse proprio l’esser parte di quella porzione di tessuto sortogli attorno conferisce al viadotto il ruolo di muto confidente, sempre disposto ad ascol‑ tare i pensieri di coloro che lo costeg‑ giano per le vie di Karlín o lo percorro‑ no entrando o lasciando la città. Essere il secondo ponte più antico di Praga non è l’unica fra le sue virtù, infatti si tratta anche del più antico
ponte ferroviario sull’intero corso della Vltava. Inoltre, all’epoca della sua costruzione vantava il record di lunghezza su scala europea, imbat‑ tuto fino al 1910. Supremazia tutt’ora mantenuta entro i confini nazionali. I suoi ottantasette archi coprono una distanza di mille e centoundici metri, dei quali poco più di un quinto impie‑ gati per superare le acque del fiume. Necessaria componente a completa‑ mento della prima linea ferroviaria
Imperial-Regia Nördliche Staatsbahn Olomouc – Praga – Dresda, il via‑ dotto è portato a termine dai fratelli Klein e Vojtěch Lanna al costo di un milione e mezzo di fiorini. Grazie a oltre tremila maestranze – molte delle quali italiane – e a innovative gru e idrovore a vapore l’altera strut‑ tura entra in servizio il 1 giugno 1850 dopo quattro anni di lavori. Opera non comune per dimensioni né per risorse impiegate, all’epoca della
pumps, the structure became operational on June 1, 1850, after four years of works. Judging by its size and the resources employed, the construction was unusual. At the time of its construction, it was considered to remind of its illustrious predecessors of ancient Rome. Sandstone, granite and cast iron were not usually used for works of this type, being mostly still entrusted to pylons and decks that mainly used wood.
The astute foresight of the engineer Alois Negrelli led to the exceptionally robust construction. Since the beginning, the decks foresaw a transit of convoys decidedly heavier than those in the mid-nineteenth century were. The sizing of the arches and the stability of the piles seemed equally not to fear even the millennial Vltava floods, as they demonstrated during the wave that hit the city during August 2002. Briefly, an unusual solidity for a rail-
way viaduct which, at that time, imposed the strategic positioning of two mine chambers of around 130 kilograms of explosives each, ready to sever it should it have fallen irretrievably in the hands of the enemy. On the other hand, during those years, Negrelli – a true dominus of the operation – was the most famous engineer in the Empire and boasted with works beyond the borders of his beloved Austrian Vaterland. The railway
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sua costruzione si disse addirittura volgesse lo sguardo ai suoi illustri pre‑ decessori della Roma antica. Arenaria, granito e ghisa non erano consueti per opere di questo genere per lo più an‑ cora affidate a tralicci e impalcati che facevano largo uso del legno. L’avveduta lungimiranza dell’inge‑ gner Alois Negrelli ha portato a una costruzione eccezionalmente robusta. Gli impalcati prevedono dall’origine il transito di convogli decisamente
più pesanti di quelli in circolazione a metà del XIX secolo. Il dimensiona‑ mento degli archi e la saldezza delle pile sembrano parimenti non temere neppure le piene millenarie della Vl‑ tava, come hanno dimostrato in oc‑ casione dell’alluvione che ha colpito duramente la città nell’agosto 2002. Solidità inconsueta insomma per un viadotto ferroviario che all’epoca della costruzione ha imposto il posi‑ zionamento strategico di due camere
di mina da circa 130 kilogrammi di esplosivo ciascuna, pronte a reciderlo qualora fosse irrimediabilmente ca‑ duto in mano nemica. D’altra parte, in quegli anni Negrelli – vero dominus dell’operazione – non era solo l’ingegnere più conteso dell’Impero, ma vantava incarichi oltre i confini della sua amata Vater‑ land austriaca. La ferrovia avviava il suo vorticoso sviluppo pronto a mutare i connotati dell’Europa. In
quello scenario in costante evolu‑ zione l’ingegnere trentino – di pa‑ dre genovese e madre tedesca – si inseriva da vero protagonista. Quasi non si contano le opere pionieri‑ stiche – non solo ferroviarie – che grazie alle sue capacità tecniche e alla duttilità con la quale affrontava le sfide più ardue punteggiano il ter‑ ritorio imperiale, il Liechtenstein e i cantoni nord orientali della Svizzera. La conclusione del viadotto coincide
Un dipinto di Ferdinand Lepie (1850) / A painting by Ferdinand Lepie (1850)
started its lively development ready to transform the features of Europe. In that constantly evolving scenario, the engineer from Trento – of a Genoese father and a German mother – was establishing himself as a true leading figure. We almost cannot count his pioneering works – not only railways – that due to his technical capabilities and flexibility to face the most severe
challenges were spread over the imperial territory, Liechtenstein and the northeastern cantons of Switzerland. Finalizing the viaduct works coincides with the peak of his success. One hundred forty-one days after it became operational, the emperor Franz Joseph would sign in fact the knighthood of Negrelli. Being aware that the inclusion in the Austrian nobility was due
to his technical successes registered with the Lombardo-Venetian railways, the same Negrelli asked to be included with the title of “von Moldelbe”, since his “pride as an engineer” was based on the projects between Vltava (Moldau) and Labe (Elbe). In addition to the countless railway infrastructures between the valleys of the two great Bohemian rivers, Negrelli also designed
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a navigable canal that connected the waters of the two rivers. The canal was not finalized. As a twist of faith, the Chief Engineer did not make it in time to see the canal that has definitely made it in history: the Suez Canal. Negrelli worked for over twenty years on the Suez project that would allow the direct navigation between the Mediterranean and
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con l’apice del suo successo. Cento‑ quarantuno giorni dopo la sua aper‑ tura al traffico l’imperatore Franz Joseph firmerà infatti il cavalierato di Negrelli. Consapevole che a valergli l’ingresso tra la nobiltà austriaca fos‑ sero i successi tecnici raggiunti con la ferrovia Ferdinandea del LombardoVeneto, lo stesso Negrelli chiederà di potervi entrare con il predicato ‘von Moldelbe’, poiché proprio sui progetti tra Vltava (Moldava) e Labe (Elba) egli crede di “puntare il suo orgoglio come ingegnere”. Oltre alle innumerevoli infrastrutture ferroviarie tra le valli dei due grandi fiumi boemi, Negrelli aveva progettato anche un canale
navigabile che unisse le loro acque. Il canale non vedrà mai la luce. Scherzo del destino, l’Ingenieur en Chef non farà in tempo a vedere neppure il canale che ha definitiva‑ mente consegnato il suo nome alla storia: quello di Suez. Sul progetto di taglio dell’istmo di Suez che avreb‑ be permesso la navigazione diretta tra Mediterraneo e Oceano Indiano senza dover circumnavigare l’Africa, Negrelli lavorerà per oltre vent’anni, ma dell’epocale infrastruttura che tanto lo aveva impegnato vedrà solo l’apertura del cantiere. Secondo nel‑ la sua carriera solo a questa ciclopica opera di ‘dimensioni geografiche’, il
ponte sulla Vltava lo ricorda portando tutt’oggi il suo nome. Il viadotto che nei dipinti e nelle in‑ cisioni solca le campagne di Karlín entrando a Praga si è trovato immerso nel tessuto urbano che gli è progressi‑ vamente sorto attorno, assimilandolo. Certo questo lo ha trasformato in una presenza famigliare, integrandolo cul‑ turalmente nel paesaggio e nella vita della città che ne ha, però, anche prag‑ maticamente tratto spontaneamente vantaggio. Tante piccole facciate pa‑ rassite diverse una dall’altra acciecano i fòrnici del ponte – talvolta addirittura impalcandoli – per dare spazio a ma‑ gazzini, garage, piccole attività artigia‑ ne e micro birrerie che trovano riparo sotto le sue robuste arcate. Inevitabil‑ mente questo uso spontaneo progres‑ sivamente regolarizzato ha dato luogo a scontenti e polemiche. Da circa sei anni la Ong Centre for Cen‑ tral European Architecture ha preso a cuore il viadotto, tentando con im‑ portanti partner istituzionali e privati di includere con un ruolo più attivo questa rilevante costruzione nella vita della città. Sostenuto anche dall’estero, questo progetto auspica che, a seguito dei restauri in corso a opera di Sudop, in partnership con l’inglese Mott MacDo‑ nald, il Negrelli possa diventare uno strumento per la rivitalizzazione com‑ merciale e culturale di quest’area della città, trasformando, insomma, uno di famiglia in un vero protagonista.
the Indian Ocean without needing to circumnavigate Africa. However, he would only witness the opening of the works of this epochal infrastructure that kept him so involved over the years. The bridge over the Vltava commemorates him still by bearing his name, being positioned as second in his career after the Suez Herculean work of “geographic dimensions”. The viaduct depicted in engravings and paintings that cuts through the countryside of Karlín crossing Prague, found itself immersed in the urban fabric that gradually developed around
it, assimilating it. This has certainly transformed the viaduct in a familiar presence, being culturally melted in the landscape and the life of the city that, however, has pragmatically taken advantage of it. Many small parasitic facades, different one from another, cover the bridge’s archways – almost completely at times – to make space for warehouses, garages, small crafting activities and microbreweries that find shelter under its sturdy arches. This progressive regulated and spontaneous usage has inevitably given rise to discontent and controversy.
For about six years now, the NGO Center for Central European Architecture has been focusing on the viaduct, trying alongside high institutional and private partners to increase the role of this major construction in the city life. With international support, this project hopes that, following the ongoing restoration works of Sudop, in partnership with the British Mott MacDonald, the Negrelli would become a cultural and commercial revitalization tool of this particular area, occupying a central position in this part of the city.
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di GIOVANNI USAI
POLITICA (6 marzo) Babiš alla Casa Bianca. Inizia la visita di tre giorni negli Usa del capo del governo ceco che viene ricevuto a Washington da Donald Trump. Nato, sicurezza cibernetica ed energia i principali temi del colloquio. Babiš si dice particolarmente soddisfatto di avere “allacciato un rapporto sul piano personale con Trump”, che ha invitato a visitare Praga. Trump ricambia con parole di elogio per la Repubblica Ceca, Paese di cui dice di avere un ottimo ricordo.
CRONACA
(1 febbraio) Praga ispira sicurezza. Pari al 90% la quota dei cittadini che dicono di sentirsi tranquilli vivendo nella Capitale, con percentuali che arrivano persino al 98% in zone come Řepy e Horni Pocernice. E’ quanto rivela un sondaggio realizzato dalla Ipsos Public Affairs. In centro però, a Praga 1, la percentuale di chi si sente sicuro di uscire da casa scende al 77%. -------------------------------------------------------------------(7 febbraio) Boom del russo nelle scuole ceche. L’interesse per l’apprendimento di questa lingua è quintuplicato negli ultimi dieci anni, facendone attualmente il terzo idioma straniero più studiato di questo Paese dopo inglese e tedesco. Lo scorso anno erano in 52 mila (su 790 mila complessivi) gli scolari che studiavano russo. Si è passati dall’1,3% del 2008 al 6,6% del 2018. In crescita anche l’interesse per il tedesco, un terzo in più in dieci anni. La stragrande maggioranza studia inglese. Per la prima volta nel 2018 lo spagnolo ha superato il francese, ma entrambe le lingue sono studiate da meno dell’1% degli scolari. -------------------------------------------------------------------(4 marzo) Circolazione stradale controllata dai droni. A iniziare a utilizzarli è la polizia della Boemia centrale. I velivoli i comandati a distanza, previamente autorizzati dall’Ente per l’aviazione civile, sono dotati di un sistema di imaging termico e di una fotocamera ottica con risoluzione HD. -------------------------------------------------------------------(13 marzo) Allarme inquinamento in Repubblica Ceca. Sono 26 i comuni di questo Paese compresi nella classifica dei 100 centri abitati della Ue con la più elevata presenza di polveri sottili nell’aria. E’ quanto si ricava dal Global Air Quality City Ranking 2018. L’unico stato Ue che ha più comuni nei primi 100 è la Polonia (35). Il comune ceco più inquinato (terzo nella classifica Ue) è Dolní Lutyně, 5.200 abitanti, nel distretto di Karviná in Moravia-Slesia.
ECONOMIA, AFFARI E FINANZA
(4 febbraio) Aero Vodochody licenzia. Il produttore aeronautico annuncia esuberi pari a un decimo dei dipendenti (circa duecento su duemila), dopo la perdita dell’incarico di fornire le cabine di pilotaggio degli elicotteri UH-60M Black Hawk della americana Sikorsky. A comunicare gli esuberi è il direttore generale Giuseppe Giordo con una lettera ai dipendenti. Il portavoce Tobiáš Tvrdík spiega che i licenziamenti sono legati non solo alla perdita di questa commessa, ma anche al diverso orientamento della azienda, che si sta concentrando verso la produzione di velivoli, non più sui compiti in subappalto. --------------------------------------------------------------------
Febbraio – Marzo 2019
il mese de La Pagina
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
(5 febbraio) Tram Škoda Transportation per Praga. Il produttore di Plzeň consegna al Dpp, l’azienda trasporti pubblici della Capitale, l’ultimo dei 250 tram ForCity Alfa, portando a compimento uno dei più grandi appalti mai realizzati. Una commessa di valore pari a quasi 19 miliardi di corone. La consegna del primo mezzo risale al 28 gennaio 2011. -------------------------------------------------------------------(6 febbraio) Import/export nel 2018. Il commercio con l’estero ceco ha chiuso lo scorso anno in attivo di 132,7 miliardi di corone, cifra inferiore di 30,8 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2017. L’export ha avuto un incremento annuo del 3,5 miliardi, raggiungendo la cifra record di 3.600 miliardi, mentre l’import è cresciuto del 4,6%, come annunciato dall’Ufficio di statistica. -------------------------------------------------------------------(7 febbraio) Italia-Repubblica Ceca: interscambio record. I rapporti commerciali fra i due paesi hanno raggiunto nel 2018 la cifra record di 13,1 miliardi di euro, con una crescita del 3,3%. Lo comunica la Camera di Commercio Italo Ceca sulla base dei dati appena forniti dall’Ufficio ceco di statistica. Le importazioni italiane in Repubblica Ceca sono aumentate del 5,4% (6,4 miliardi). Rallentamento invece di quelle ceche in Italia (6,6 miliardi, +1,3%). -------------------------------------------------------------------(15 febbraio) Emergenza bostrico. La calamità dei coleotteri che ha colpito i boschi cechi, è destinata quest’anno a proseguire, con la conseguenza che le operazioni di abbattimento aumenteranno probabilmente a un ritmo superiore al doppio rispetto allo scorso anno. Ad annunciarlo è il ministro dell’Ambiente, Richard Brabec (Ano), secondo il quale la siccità aggrava l’emergenza. Lo scorso anno sono stati abbattuti per questo motivo 18 milioni di metri cubi di legname. “Quest’anno prevediamo fra 30 e 50 milioni di metri cubi”, quantità che Brabec definisce “pazzesca”, in quanto in passato in Repubblica Ceca si abbattevano annualmente fra i 18 e i 19 milioni di metri cubi. -------------------------------------------------------------------(22 febbraio) Siccità da primato. Circa un terzo della Repubblica Ceca è alle prese con una situazione di grave carenza di acqua, con livelli molto bassi o estremamente bassi di acqua sotterranea per questo periodo dell’anno. Lo dichiara ieri il ministro dell’Ambiente, Richard Brabec, secondo il quale la situazione peggiore è nella Moravia meridionale e in Boemia centrale a nord di Praga. -------------------------------------------------------------------(7 marzo) Ratificato il Fiscal compact Ue. Il presidente Miloš Zeman appone la propria firma dopo l’approvazione giunta dal governo e dai due rami del Parlamento lo scorso anno. La Repubblica Ceca, se si esclude la Gran Bretagna, ora in uscita dalla Ue, è l’ultimo paese della Ue ad aderire al Patto di bilancio europeo. -------------------------------------------------------------------(21 marzo) Un 2018 da record per Škoda Auto. La casa automobilistica annuncia di aver venduto lo scorso anno la cifra record di 1,254 milioni veicoli, il 4,4% in più dell’anno precedente. Aumento anche del fatturato, +2%, giunto alla cifra mai così elevata di 416,7 miliardi L’utile è però sceso del 9% a 28,89 miliardi di corone. La compagnia ceca del gruppo Volkswagen attribuisce il calo in parte
agli elevati investimenti (896 milioni di euro, +22%) in nuove tecnologie rivolte alla mobilità elettrica e alla digitalizzazione. Ad influire sono stati anche l’aumento del costo del lavoro, le condizioni non favorevoli del cambio, il Wltp e fattori geopolitici (soprattutto la guerra dei dazi fra Usa e Cina, nonché l’arrivo della Brexit). -------------------------------------------------------------------(22 marzo) Crescita industria ceca dell’arredamento. Il comparto si è lasciato alle spalle un 2018 da primato e cresce ininterrottamente da otto anni. Lo scorso anno ha raggiunto un fatturato di 46,34 miliardi di corone, il 3,7% in più del 2017, come annuncia l’associazione che riunisce le aziende produttrici. In aumento l’export, ma anche la domanda interna, che per la prima volta ha superato i volumi di vendita del periodo precrisi. Sottolineata la capacità del comparto di crescere nonostante la crisi di personale. -------------------------------------------------------------------(26 marzo) In aumento collegamenti aerei con Italia. Saranno ben 17 le città italiane raggiungibili direttamente dall’aeroporto di Praga durante il prossimo orario estivo, che scatta il 31 marzo. La Penisola (con le sue Isole) sarà quindi la nazione più collegata con lo scalo della capitale ceca. A seguire la Gran Bretagna, con 16 destinazioni, poi Spagna e Grecia, entrambe con 12. Il Václav Havel di Praga offrirà nel complesso 162 destinazioni in 54 paesi del mondo. Aumenta anche il numero dei vettori, che saranno in tutto 69, come comunicato dall’azienda aeroportuale Letište Praha. Le novità saranno Air Arabia, Scat Airlines, SunExpress e United Airlines. -------------------------------------------------------------------(27 marzo) In arrivo nel 2021 i bollini autostradali elettronici. La Camera dei deputati approva in prima lettura la riforma della normativa sulla circolazione stradale che lo prevede. I bollini elettronici saranno controllati attraverso un sistema di telecamere e caselli di pedaggio e saranno acquistabili su Internet o attraverso apposita applicazione mobile, al posto di quelli adesivi di carta ora utilizzati. -------------------------------------------------------------------(27 marzo) Inaugurato Consolato generale ceco a Milano. Presente alla cerimonia è il ministro degli Esteri, Tomáš Petříček. “L’Italia – dichiara - è uno dei sei principali partner commerciali del nostro Paese. La nostra collaborazione economica non è mai stata così intensa come oggi. L’apertura del Consolato generale in una delle regioni europee più ricche è una ulteriore prova della crescente importanza economica dell’Italia per la Repubblica Ceca”. Non manca di ricordare che l’interscambio commerciale fra i due Paesi è cresciuto del 25% negli ultimi cinque anni.
VARIE (25 marzo) “Všechno bude” miglior film ceco del 2018. Il road movie del regista sloveno Olmo Omerzu viene premiato nel corso di una serata di gala svoltasi al Rudolfinum. Riceve complessivamente sei Leoni cechi, fra cui quello alla miglior regia e al miglior attore non protagonista. ”Toman”, uno dei film più visti del 2018, favoritissimo con ben 13 nomination, alla fine non riceve neanche uno dei Leoni cechi assegnati dalla ‚Cfta, Accademia ceca cinematografica e televisiva.
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Bellezza e difetti di una delle opere più complesse di Alfons Mucha, capolavoro che attende di essere nuovamente esposta al pubblico
EPOPEA SLAVA, UN GRANDE LAVORO CON GRANDI LIMITI SLAV EPIC, A MAJOR JOB WITH MAJOR LIMITS
di Tiziano Marasco by Tiziano Marasco
Beauty and defects of one of Alfons Mucha’s most complex works, a masterpiece that is waiting to be exhibited to the public again
Alfons Mucha in una foto di George R. Lawrence e, a destra, un poster del 1930 per l’esposizione dell’Epopea Slava a Brno / Alfons Mucha in a photo by George R. Lawrence and, on the right, a poster from 1930 for the exhibition of The Slavic Epic in Brno
The Slav Epic by Alfons Mucha, besides being one of the greatest works of art ever made by a Czech artist and perhaps also worldwide, has received a certain notoriety in recent years which is not due to its artistic value but more due to legal issues, and the need to display it permanently in one single location.
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Leave it in Moravský Krumlov, after all it has been there since 1963. But Mucha gave it to Prague, we should find a place to put it there! But where do you place 20 paintings of 6 by 8 metres in dimensions? Let’s keep them at the National Gallery for a while, then we’ll see! There is also the grandson of the
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artist, John Mucha, who claims it for himself. Why don’t we take them on a trip to Asia, in order to take more time? In a nutshell, this is the debate surrounding the cycle of 20 canvases, which are currently in the comfortable basements of the Prague Gallery awaiting placement. A debate, which
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L’Epopea slava di Alfons Mucha, al netto una delle più grandi opere mai realizzate da un artista ceco e forse anche a livello mondiale, negli ultimi anni ha ricevuto una certa notorietà che tuttavia non è dovuta tanto al suo valore artistico ma a questioni legali e alla necessità di esporla permanente‑ mente in un unico luogo.
Lasciamola a Moravský Krumlov, do‑ potutto sta lì dal 1963. Ma Mucha l’ha donata a Praga, dovremmo trovare un posto per metterla! Ma dove li metti 20 quadri di 6 metri per 8? Teniamoli alla Galleria nazionale per un po’, poi si vedrà! Ci sarebbe il nipote dell’arti‑ sta, John Mucha, che la reclama per sé. Perché non le facciamo fare una
gita in Asia, così prendiamo tempo? Questo in soldoni il dibattito attorno a questo ciclo di 20 tele, che attualmen‑ te si trovano nei confortevoli scantinati della Galleria di Praga in attesa di col‑ locamento. Un dibattito - esploso qua‑ si dieci anni fa, dopo che l’Epopea era rimasta per quasi 70 anni lontana dal grande pubblico (a Moravský Krumlov
appunto) - che non sembra tenere in considerazione i quadri in sé, ma sem‑ bra più legato a questioni di prestigio. Il tema andrebbe però affrontato an‑ che alla luce di ciò che questo lavoro effettivamente è. Al di là delle recenti presentazioni trionfalistiche, che sottolineano la grandiosità dell’opera, vedere l’Epopea
La celebrazione di Svantovít sull'Isola di Rügen / The Celebration of Svantovit on Rugen Island
erupted almost ten years ago, after the Epic had remained away from the general public for almost 70 years (in Moravský Krumlov actually), which does not seem to take into consideration the paintings themselves, but seems more linked to questions of prestige. However, the theme should also be addressed in light of what the work actually is.
Beyond the recent triumphalist presentations, which underline the grandeur of the work, seeing the Slavic Epic live, in addition to the admiration for such a grandiose work, leaves you with a few doubts. The overall sense is that some panels have an unquestionable technical value, while others appear to be watered down or too dark. This has nothing to do with
the themes and episodes presented in the individual canvases. The cycle traces the history of the Slavs of pagan origins and marks their important moments, obviously with an eye turned to Czech history (10 canvases out of 20). The perplexities however, must have been manifested even when Mucha, in 1929 and after 18 years of work,
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presented the work in Prague, where it was judged as anachronistic and did not enjoy any particular success. In fact, however, it was genuinely anachronistic, and this can be easily explained. In the first Czechoslovak republic the avant-gardes dominated, as in the whole of Europe. The currents in vogue in Prague were poetism, Dadaism and surrealism. The rediscovery of
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slava dal vivo, oltre all’ammirazione per un’opera così grandiosa, lascia al‑ cune perplessità. Il senso complessivo è che alcune tavole abbiano un valore tecnico indiscutibile, mentre altre pa‑ iono dei riempitivi annacquati o troppo cupi. Ciò non ha a che fare con i temi e gli episodi presentati nelle singole tele. Il ciclo ripercorre la storia degli slavi dalle origini pagane e ne segna i momenti importanti, ovviamente con un occhio di riguardo alla storia ceca (10 tavole su 20).
Le perplessità devono comunque es‑ sersi palesate anche quando Mucha, nel 1929 e dopo 18 anni di lavoro, presentò l’opera a Praga, dove fu giu‑ dicata anacronistica e non raccolse un particolare successo. In effetti, però, anacronistica lo era davvero, e lo si spiega facilmente. Nella prima re‑ pubblica cecoslovacca dominavano le avanguardie, come in tutta l’Europa. Le correnti in voga a Praga erano il poetismo, il dadaismo e il surrealismo. La riscoperta delle radici slave era
passata da tempo e la trasformazione della Russia in Unione Sovietica aveva nettamente frenato l’idea del panslavi‑ smo. Logico dunque che un’opera con forte impostazione accademica non destasse particolare scalpore. Il tempo adeguato sarebbe stato quello del Národní obrození (il Risor‑ gimento ceco). Il tempo dell’austroslavismo di František Palacký, delle elegie sulla principessa Libuše di Julius Zeyer, della Má vlast di Bedřich Smetana. Un periodo conclusosi al‑
the Slavic roots had long since passed and the transformation of Russia into the Soviet Union had clearly slowed the idea of pan-Slavism. It was therefore logical that a work with a strong academic approach would not particularly provoke a stir. The adequate time would have been that of the Národní obrození (the Czech
National Revival). The time of the Austro-Slavism of František Palacký, of the elegies on the Princess Libuše from Julius Zeyer, and of Bedřich Smetana’s Má vlast. A period that ended at least 40 years earlier. It is no coincidence that the commissioner of the work was neither Czech nor Slovak, but an American fan of Slavic culture, Charles Richard Crane.
In addition to this, we must mention some of the technical and compositional limits of the author. We should remember that Mucha was above all a graphic designer; he made his posters with pastels and watercolors from which the lithographs were then produced. The Slav Epic, on the other hand, is made by combining tempera
L'incoronazione di Stéfano Dušan / The Coronation of Stefan Dušan
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meno 40 anni prima. Non è un caso che il committente dell’opera non fosse né ceco né slovacco, ma uno statunitense appassionato di cultura slava, Charles Richard Crane. A ciò vanno aggiunti alcuni limiti tec‑ nici e compositivi dello stesso autore. Perché Mucha, ricordiamolo, era so‑ prattutto un grafico; realizzava i suoi manifesti con pastelli e acquerelli da cui poi venivano prodotte le litografie. L’Epopea slava, al contrario, è realiz‑ zata combinando tempere e oli, tec‑ niche a cui Mucha era meno abituato e pertanto avrebbero potuto risultare insidiose anche per un artista esperto come lui. Ne parleremo in seguito. Molti quadri dell’epopea hanno una composizione simile, il che è utile poiché contribuisce a dare omogenei‑ tà al ciclo. Un caso lampante è dato da due delle tavole migliori, ovvero “La celebrazione di Svantovit sull’isola di Rügen” e “L’introduzione della liturgia slava nella grande Moravia” (tele 2 e 3 del ciclo). La composizione è sostan‑ zialmente capovolta. Trovate grandi and oils, techniques to which Mucha was less accustomed and therefore could have been insidious even for an expert artist like him. We will discuss it further. Many paintings of the epic have a similar composition, which is useful because it helps to give homogeneity to the cycle. A striking case is provided by two of the best canvases, namely “The Celebration of Svetovid on Rügen island,” and “The Introduction of the Slavonic Liturgy in the great Moravia” (canvases 2 and 3 of the cycle). The composition is basically upside down. You find large human figures in the foreground on one side, smaller human figures on the other and buildings or naturalistic background elements. What makes the two pictures different more than anything is the religioustheme (first paganism, then Christianity). In these two pictures the work works wonderfully because Mucha
figure umane in primo piano da un lato, figure umane più piccole dall’al‑ tro ed edifici o elementi naturalistici di sfondo. Ciò che rende diversi i due quadri è più che altro la religionetema (paganesimo prima, cristianesi‑ mo poi). In questi due quadri il lavoro funziona meravigliosamente perché Mucha è stato molto abile nel gesti‑ re le tempere e gli oli. Meno bene è andata, ad esempio, con “L’incorona‑ zione di Stefano Dušan” (grande re del popolo serbo, tavola numero 6),
dove i colori sono piuttosto chiassosi e l’effetto complessivo assai poco en‑ tusiasmante. A tal proposito vanno ancora ri‑ cordate “Predica di Jan Hus nella cappella di Betlemme” e “Giorgio di Boemia re dei due popoli” (tavole 8 e 13). In questo caso la ripresa del‑ la composizione è particolarmente importante perché lega i quadri che rappresentano l’inizio e la fine delle guerre hussite. Il problema è che al‑ tre volte si ha l’idea di stare davanti
alla stessa tavola e invece si tratta di tre quadri diversi. In ogni caso, quasi tutte le composi‑ zioni sono particolarmente elaborate, con diversi piani prospettici, un gran numero di persone e complessi ele‑ menti architettonico-naturalisticoornamentali (perché Mucha era un grafico, ma anche uno degli espo‑ nenti di punta del liberty). Tale com‑ plessità, per non risultare dozzinale o troppo pomposa, deve essere soste‑ nuta da una gestione dei colori molto
La stampa della Bibbia a Ivančice / The Printing of the Bible in Ivančice
was very good at managing tempera and oils. What went less well, for example, was “The Coronation of Stefan Dušan” (great king of the Serbian people, canvas number 6), where the use of colors is rather disorderly, and the overall effect is not very exciting. In this regard, we should still remember “Master Jan Hus Preaching at the Bethlehem Chapel” and “The Hussite King Jiří of Poděbrady” (panels 8 and 13). In this case the composition is particularly important because it links the paintings that represent the beginning
and the end of the Hussite wars. The problem is that at other times we get the impression we are standing in front of the same canvas and instead we are dealing with three different paintings In any case, almost all the compositions are particularly elaborate, with different perspective plans, a large number of people and complex architectural-naturalistic-ornamental elements (because Mucha was a graphic designer, but also one of the leading exponents of Art Nouveau). This complexity, in order not to seem cheap or
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overly pompous, must be supported by a very skilled colour management, and as we said, the artist used a technique as ambitious as it was demanding for his epic. The colours are colours based on water, oils, in fact, on oil. Just as water and oil do not mix, the combination of these elements also requires skill. It can be done, but you must be skilled. Mucha was indeed: he opted for a pragmatic technique, that is to say to make the upper parts (the sky and the backgrounds) with tempera, in order
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abile, e come si è detto l’artista per la sua Epopea usò una tecnica tanto am‑ biziosa quanto impegnativa. Le tempere sono colori basati sull’ac‑ qua, gli oli, appunto, sull’olio. Così come acqua e olio non si mischiano, anche la combinazione di questi ele‑ menti richiede abilità. Si può fare, ma bisogna essere abili. Mucha in effetti lo era: optò per una tecnica pragmatica, ovvero realizzare le parti in alto (il cielo e gli sfondi) con le tempere, in modo da dar loro una
L'abolizione della servitù della gleba in Russia / The Abolition of Serfdom in Russia
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to give them a nuanced feeling. This brings out the oils in the foreground more, which are also glossier and dominate the scene. In some cases, the result was excellent, in others less so. The best case seems to be “The abolition of serfdom in Russia” (canvas 19), in which people “pierce the canvas” in front of the misty St. Basil in the background, and the image has a very good “3D” sense. Other times the result is canvases that are decidedly too “temperate”. Too faded. In short, flat. This is the case, for example, of canvas 16 on
sensazione di sfumato. Ciò fa risaltare maggiormente gli oli in primo piano, che sono pure più lucidi e dominano la scena. In alcuni casi il risultato è stato ottimo, altre volte meno. Il caso migliore sembra essere “L’abolizione della servitù della gleba in Russia” (tavola 19), in cui le persone “buca‑ no la tela” davanti alla nebbiosa san Basilio sullo sfondo, e l’immagine ha un ottimo senso “3D”. Altre volte il ri‑ sultato sono tele decisamente troppo “temperose”. Troppo sfumate. Insom‑
Komenský’s exile, in which everything seems to be watered down. To this, we must add the chemical structure of the oil, more elastic than the tempera. That is to say that the oil color over the years tends to dilate, the tempera no. And this is not an indifferent problem: if a layer of oil is provided under one of temperas, the oil will eventually pulverize it. The fantastic thing is that in some places it seems to have gone well although Mucha has followed a method that should not have been used. Furthermore, the egg tempera
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ma, piatte. È il caso, per dire, della ta‑ vola 16 sull’esilio di Komenský, in cui tutto pare annacquato. A questo bisogna aggiungere la strut‑ tura chimica dell’olio, più elastica ri‑ spetto alla tempera. Vale a dire che il colore a olio nel corso degli anni ten‑ de a dilatarsi, la tempera no. E que‑ sto è un problema non indifferente: se uno strato di olio viene dato sotto a uno di tempera, l’olio col tempo la polverizza. La cosa fantastica è che in alcuni punti pare sia andata così seb‑ bene Mucha abbia seguito un metodo per cui non sarebbe dovuto accadere. Inoltre, la tempera all’uovo usata per l’Epopea slava veniva prodotta dallo stesso Mucha con l’aiuto della figlia. E ciò significa che in sede di restauro è necessario azzeccare le stesse propor‑ zioni di acqua, uovo e pigmento usate da Mucha, non una cosa semplicis‑ sima. Aggiungiamo poi i problemi finanziari di Mucha in corso d’opera, a voler essere cattivi (ma non abbiamo prove) si può ipotizzare dunque che sia andato al risparmio ed abbia usato tanta acqua e poco uovo. Questo spie‑ gherebbe perché quelle tempere si sfaldano con un colpo di tosse. used for the Slavic Epic was produced by Mucha himself with the help of his daughter. And this means that during the restoration it is necessary to guess the same proportions of water, egg and pigment used by Mucha, not a very simple thing. Then we should add the financial problems of Mucha over the course of work, to be hard on him (but we have no proof) we can therefore assume that he needed to economize and used much water but little egg. This would again explain why those temperas fall apart with a cough. We also remember the vicissitudes of the Epic, which during the war was hidden in Slatiňany near Pardubice, in precarious conditions (not being considered the great masterpiece that Mucha wanted to create). These circumstances meant that the work
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Ricordiamo pure le vicissitudini dell’E‑ popea, che durante la guerra fu na‑ scosta a Slatiňany presso Pardubice, in condizioni precarie (non essendo con‑ siderata il gran capolavoro che Mucha
avrebbe voluto creare). Tali circostanze fecero sì che l’opera dovette essere ri‑ pulita e massicciamente restaurata già negli anni 50, a 20 anni dalla sua prima esposizione completa. Ora, restaurare
un lavoro dopo vent’anni non è quel‑ lo che si dice “un biglietto da visita di qualità”. Per dire, anche la “Dama con l’ermellino” di Leonardo si è fatta la guerra in uno scantinato polacco (del
L'apoteosi degli Slavi / Apotheosis of the Slavs
had to be cleaned up and massively restored already in the 50s, 20 years after its first complete exposition. Now, to restore a work after twenty years is not what is called “a quality business
card”. To say, even Leonardo’s “Lady with an Ermine” waged war in a Polish basement (in Wawel castle, but still in a basement), but then it was marginally restored and especially because
someone walked on it. And this brings us to the only real consideration when it comes to “finding a worthy place for the Slavic epic.” These 20 canvases are very delicate and must be treated with
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Wawel, ma sempre scantinato), ma poi è stata restaurata marginalmente e soprattutto perché qualcuno ci ha camminato sopra. E questo ci porta all’unica vera considerazione quando si parla di “trovare una degna colloca‑ zione all’epopea slava”. Queste 20 tele sono molto delicate e vanno trattate con cura. Diciamo che un viaggio in Giappone (o una mostra nel trafficatis‑ simo Obecní dům) non fa esattamente bene a questi lavori, anche se li vedono in 650 mila persone e ne fanno la terza mostra d’arte più vista del 2017. La collocazione dovrebbe essere un luogo grande, perché queste tavole vanno viste dalla distanza per essere apprezzate. E da questo punto di vista anche il castello di Moravský Krumlov non è un luogo ottimale. Deve essere un luogo con poca luce, altrimenti i colori vengono compromessi (so‑ prattutto le tempere). Infine deve essere un luogo a ingresso limitato, perché anche il respiro delle persone (umidità) può far male ai quadri. La collocazione data al ciclo nella Galle‑ ria nazionale era pressoché perfetta e bisogna pensare a qualcosa di simile. Che sia Praga o no. care. We say that a trip to Japan (or an exhibition in the very busy Obecní dům) does not exactly do these jobs, even if 650,000 people see them, making it the third most viewed art exhibition of 2017. The location should be a big place, because these panels should be seen from a distance to be appreciated. And from this point of view the castle of Moravský Krumlov is not an optimal place either. It must be a place with little light, otherwise the colours are compromised (above all the tempera). Finally, it must be a place with limited entry, because even the breath of people (humidity) can affect the paintings. The location given to the cycle in the National Gallery was almost perfect and we must think of something similar. Whether it is Prague or not.
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ANNIVERSARI CECHI CZECH ANNIVERSARIES
di Mauro Ruggiero
Veniva introdotta la Corona cecoslovacca The introduction of the Czechoslovakian Crown 100 ANNI FA 100 YEARS AGO
In seguito alla nascita della Cecoslovacchia come Stato indipendente, i cittadini chiesero l’introdu‑ zione di una moneta nazionale. Fu indispensabile creare tutto l’apparato burocratico e tecnico neces‑ sario allo scopo, e il 10 aprile 1919 ebbe luogo una riforma che decretò la nascita della nuova “koruna” di egual valore alla vecchia moneta dell’impero austro-ungarico. Così il 15 aprile 1919 la Corona cecoslovacca venne emessa per la prima volta, nel‑ le banconote da 1, 5, 10, 20, 50 ,100, 500, 1.000 e 5000 Csk. Le monete furono coniate soltanto qual‑ che anno dopo, a partire dal 1922. Le stampe furo‑ no commissionate a diverse tipografie, così come a vari artisti vennero affidate le decorazioni. Il celebre Alfons Mucha fu l’autore, ad esempio, delle prime banconote da 10, 20, 100 e 500 corone. La qualità della stampa era inizialmente piuttosto bassa e ciò rese possibile la contraffazione delle banconote, quasi immediatamente dopo la loro emissione.
Following the birth of Czechoslovakia as an independent state, the citizens requested the introduction of a national currency. For this purpose, the creation of a bureaucratic and technical apparatus was necessary and, therefore, on April 10, 1919, a reform took place and decreed the birth of the new “koruna” having an equal value to the old currency of the Austro-Hungarian Empire. Thus, on April 15, 1919, the Czechoslovakian Crown was issued for the first time in 1, 5, 10, 20, 50, 100, 500, 1000, and 5000 Czk bills. The coins were minted only a few years later, starting 1922. The printing was commissioned to various printing houses, and the decorations were entrusted to various artists. For example, the famous Alfons Mucha was the author of the first 10, 20, 100 and 200-crown bills. The printing quality was initially quite low and the counterfeiting of the bills was, therefore, easily possible, almost immediately after their issuance.
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Apriva il Giardino botanico di Praga - Troja Opening of the Botanical Garden in Prague - Troja 50 ANNI FA 50 YEARS AGO
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Il giardino botanico del quartiere di Troja, a Praga festeggia quest’anno mezzo secolo dalla sua fonda‑ zione. L’anniversario viene celebrato con una serie di eventi e tante novità. L’intero 2019 sarà dedicato alla bellezza delle piante come organismi viventi e complessi. Agli inizi di marzo, gli amanti dei fiori vi hanno potuto ammirare una ricca esposizione di orchidee esotiche. Vi verranno ospitate anche una serie di mostre in nuovi spazi realizzati per l‘occa‑ sione. Nonostante i primi sforzi per aprire il giar‑ dino botanico risalgano già al tempo della Prima Repubblica, ufficialmente questo venne aperto solo nel 1969, sebbene le autorità fecero ben poco per promuoverlo. L’area rimase pressoché sconosciuta al pubblico per più di venti anni, fino al 1992. Da lì in poi si è continuamente sviluppato, includendo col tempo sempre nuove aree espositive. La città di Praga ha ricordato il cinquantesimo anniversario con due nuove pubblicazioni e un calendario che mostra gli sviluppi dell’area su cui si estende in questi suoi primi 50 anni di vita.
The botanical garden of the Troja district in Prague celebrates this year half a century of existance. The anniversary was celebrated through a series of events and innovations. The entire 2019 will be dedicated to the beauty of plants as living and complex organisms. Beginning of March, all flower lovers were able to admire a rich display of exotic orchids. Additionally, a new series of exhibitions have been prepared in new spaces created for the occasion. Even though the first efforts to open the botanical garden go back to the time of the First Republic, it was officially opened only in 1969, although the authorities did little to promote it. The area remained almost unknown to the public for more than twenty years, until 1992. From that point onwards, it continued to develop, including over time more and more exhibition areas. The city of Prague commemorated the fiftieth anniversary with two new publications and a calendar that shows the developments of the area on which it extends in its first fifty years of existence.
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storia history
Il castello di Litomyšl entrava nella lista Unesco The Litomyšl castle included in the UNESCO patrimony 20 ANNI FA 20 YEARS AGO
Quest’anno il complesso monumentale del castello di Litomyšl commemora il ventesimo anniversario dell’ingresso nella lista del patrimonio tutelato dall’U‑ nesco. Gli eventi in programma per questa ricorrenza saranno focalizzati soprattutto sul tema del Rinasci‑ mento, visto che il castello ha ottenuto il riconosci‑ mento a far parte del patrimonio dell’umanità proprio perché raro esempio di edificio adattato in stile rina‑ scimentale italiano. Dal 6 aprile fino a Pasqua, i visita‑ tori vi potranno ammirare una mostra floreale molto particolare. Il castello sta inoltre preparando un’espo‑ sizione di copie di abiti rinascimentali, come ha rivela‑ to la funzionaria Zdeňka Kalová. Il 31 agosto i visitatori potranno apprezzare spettacoli vari di musica e danze rinascimentali. Una settimana dopo, il 7 settembre, vi verrà ospitato invece il lancio nazionale delle Giornate Europee del Patrimonio, e un festival per celebrare l’I‑ talia come culla del Rinascimento.
La Repubblica Ceca aderiva alla Nato Czech Republic became a NATO member 20 ANNI FA 20 YEARS AGO
The historical complex of the Litomyšl castle commemorates the twentieth anniversary of the entry in the UNESCO patrimony. The events scheduled for this anniversary will be focused mostly on the Renaissance theme, given that the castle has been recognized as part of the humanity patrimony precisely for being a rare example of a building adapted in the Italian Renaissance style. Starting April 6 until Easter, visitors will be able to admire a special floral exhibition. Moreover, the castle is preparing an exhibition of copies of Renaissance clothing, according to the official Zdeňka Kalová. On August 31, visitors will be able to appreciate various music and dance Renaissance events. A week later, on September 7, the national launch of the European Heritage Days will be hosted, along with a festival to celebrate Italy as a cradle of Renaissance.
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Il 12 marzo è stato celebrato il ventesimo anniver‑ sario dell’entrata della Repubblica Ceca nella Nato con una grande manifestazione a cui hanno par‑ tecipato anche i presidenti di Ungheria, Polonia e Slovacchia. Il 1999 vide il primo allargamento del Patto Atlantico dopo la fine della Guerra Fredda, sottolineando chiaramente la direzione politica della Repubblica Ceca a dieci anni dalla caduta del‑ la cortina di ferro. Alle celebrazioni di quest’anno hanno partecipato anche molti ministri degli esteri europei ed ex leader dell’organizzazione. L’evento non solo ha commemorato l’importanza politi‑ ca dell’Alleanza ed i valori promossi dal legame transatlantico, ma ha sottolineato anche l’unità degli alleati dell’Europa Centrale e il loro impegno a partecipare attivamente alla difesa collettiva. Il cerimoniale organizzato dal Ministero degli Affari Esteri ceco si è svolto a Palazzo Černín.
On March 12, the twentieth anniversary of the Czech Republic becoming a NATO member state was celebrated by organizing a major event honored by the presence of the presidents of Hungary, Poland and Slovakia. The first expansion of the Atlantic Pact after the end of the Cold War took place in 1999, clearly underlining the political direction of the Czech Republic ten years after the fall of the Iron Curtain. Many European foreign ministers and former leaders of the organization attended as well this year’s celebrations. Not only did the event commemorate the political importance of the Alliance and the values promoted by the transatlantic link, but it also underlined the unity of the Central European allies and their commitment to actively take part in the collective defense. The ceremony organized by the Czech Ministry of Foreign Affairs took place at Černín Palace.
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NOVITÀ EDITORIALI NEW PUBLICATIONS
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di Mauro Ruggiero
Il libro dello scrittore emergente Flavio Carlini, “Venti gior‑ nate al rogo”, racconta l’esistenza monotona e noiosa di Jan Novák, che sul ponte Carlo a Praga vende il proprio fallimen‑ to ai turisti confezionando poesie d’accatto in cambio di pochi spiccioli. Le giornate di Jan trascorrono così tra alcol e prostitute, segnate anche da ricorrenti e angosciosi sogni, fino a quando l’incontro con un altrettanto disperato agente letterario farà improvvisamente di Novák un noto scrittore, grazie alla pubblicazione di un libro intitolato “Venti giorni di merda”. Carlini articola sapientemente la trama, scandita nei titoli dei capitoli da grandi artisti come Rolling Stones, Bob Dylan, Bruce Springsteen. I diversi brani musicali segna‑ no i ritmi del racconto e lo colorano, intervallando la prosa cruda e primitiva dello scrittore. Il protagonista, Jan Novák, è cinico, nichilista e fuori posto sul ponte Carlo. Tema centrale è il trionfo dell’apparenza, il successo costruito sul niente, sull’urlo, sulla parolaccia, sull’arroganza, spesso presente ai nostri giorni, dalla letteratura alla politica.
The book from emerging writer Flavio Carlini, „Venti giornate al rogo,” narrates the monotonous and boring existence of Jan Novák, who sells his bankruptcy to tourists on the Charles Bridge in Prague, coming up with poems in exchange for a few coins. Jan‘s days are therefore spent among alcohol and prostitutes, also marked by recurring and anguished dreams, until the meeting with an equally desperate literary agent will suddenly make Novák a well-known writer, thanks to the publication of a book entitled „Twenty days of shit.“ Carlini cleverly formulates the plot, articulated in the titles of the chapters from great artists such as Rolling Stones, Bob Dylan, Bruce Springsteen. The different pieces of music mark the rhythms of the story and color it, interrupting the writer‘s raw and primitive prose. The protagonist, Jan Novák, is cynical, nihilistic and out of place on the Charles Bridge. The central theme is the triumph of appearance, success built on nothing, on yelling, on dirty words, on arrogance, often present in our days, from literature to politics.
Flavio Carlini Venti giornate al rogo Letteratura Alternativa: 2017 pp. 182
Flavio Carlini Venti giornate al rogo Letteratura Alternativa: 2017 p. 182
Il volume “L’amore è per sempre” racconta la storia di madre Adalberta Hasmandová nata nel 1941 a Huštěnovice, in una famiglia di agricoltori di otto figli. Sin da piccola Adalberta sentì il desiderio di dedicare la sua vita al Signore ed entrò in convento all’età di tredici anni. Erano gli anni della guerra e an‑ che uno dei periodi più bui per la Cecoslovacchia. I comunisti, al potere dal 1948, cercarono di soggiogare completamente anche la Chiesa, e suor Adalberta fu tra i tanti religiosi e re‑ ligiose arrestati. Fu detenuta nel 1952 per aver dato asilo ad un sacerdote sfuggito ad una retata e dovette scontare otto anni di carcere duro. Madre Adalberta venne eletta nel 1970 superiore generale del ramo cecoslovacco della Congregazio‑ ne delle Suore di Misericordia di San Carlo Borromeo, portando uno spirito nuovo alla luce del Concilio. Sfidando i divieti del regime, accompagnò la vocazione religiosa di molte coraggio‑ se giovani che furono costrette a percorrere clandestinamente il percorso di formazione religiosa. Morì nel 1988.
The book “L’amore è per sempre” tells the story of mother Adalberta Hasmandová born in 1941 in Huštěnovice, in a farmer’s family of eight children. From a young age, Adalberta felt the desire to dedicate her life to the Lord and entered the convent at the age of thirteen. It was during the war years and also one of the darkest periods of Czechoslovakia. The communists, in power since 1948, even tried to completely subjugate the Church, and Sister Adalberta was among the many religious men and women arrested. She was detained in 1952 for having sheltered a priest who had escaped from a raid and had to serve eight years of hard prison. Mother Adalberta was elected superior general in 1970 of the Czechoslovak branch of the Congregation of the Sisters of Mercy of St. Charles Borromeo, bringing a new spirit to the light of the Council. Defying the regime’s prohibitions, she accompanied the religious vocation of many courageous young women who were forced to covertly follow the path of religious formation. She died in 1988.
Madre Inviolata Krupková Traduzione di Tiziana Menotti L’amore è per sempre: la vita di madre Adalberta Hasmandová Editore Itaca: 2018 pp. 120
Madre Inviolata Krupková Translation of Tiziana Menotti L’amore è per sempre: la vita di madre Adalberta Hasmandová Editore Itaca: 2018 p. 120
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cultura culture
Lo scrittore Aldo delle Rose pubblica un nuovo volume dedicato alla figura di Giuseppe Arcimboldo, un artista che nei secoli ha conosciuto momenti alterni di notorietà e oblio. La sua risco‑ perta parte da una domanda piuttosto insolita: l’Arcimboldo era un alchimista? Egli era certamente un artista cosmopolita ed eclettico, visse la Milano del periodo tardo-rinascimentale e la Praga misteriosa e affascinante dell’imperatore Rodolfo II. Nelle sue opere confluiscono nozioni di biologia, astrologia, astronomia, cabala, filosofia sufi, gnosticismo, cosmologia e, naturalmente, alchimia. La grande opera di Giuseppe Arcim‑ boldo è un progetto imponente che si sviluppa lungo dieci dipinti nell’arco di una vita, al fine di immortalare quell’ideale a cui potersi dedicare completamente. Un volume completo che mette in risalto la vastità e la ricchezza del linguaggio artistico dell’Arcimboldo, nonostante la carenza di studi o approfondi‑ menti. In questa opera l’autore traccia una vera e propria map‑ pa di quella terra in parte incognita, che sono l’Arcimboldo e la sua vita, fornendo dati, riferimenti e modelli.
The writer Aldo delle Rose is publishing a new volume dedicated to the figure of Giuseppe Arcimboldo, an artist who over the centuries has experienced alternating moments of fame and oblivion. His rediscovery stemmed from a rather unusual question: was Arcimboldo an alchemist? He was certainly a cosmopolitan and eclectic artist, having lived in the Milan of the late-Renaissance period and the mysterious and fascinating Prague of emperor Rudolph II. In his works notions of biology, astrology, astronomy, cabal, Sufi philosophy, Gnosticism, cosmology and, of course, alchemy, all come together. The great work of Giuseppe Arcimboldo is an imposing project that develops across ten paintings over a lifetime, eventually immortalizing that ideal to completely devote oneself to. A complete volume that highlights the vastness and richness of the Arcimboldo‘s artistic language, despite the lack of studies or in-depth studies. In this work the author traces a real map of that land in part unknown, which are the Arcimboldo and his life, providing data, references and models.
Aldo delle Rose La grande opera di Giuseppe Arcimboldo Jouvence: 2018 pp. 436
Aldo delle Rose La grande opera di Giuseppe Arcimboldo Jouvence: 2018 p. 436
Una nuova edizione di un classico. Questa storia è ambientata in uno dei periodi più tragici del Novecento, quello dominato dal nazismo con la guerra imminente, la “questione ebraica”, le persecuzioni pianificate e l’invasione dell’Europa. Il protagonista, il signor Kopfkringl, è un tenero e sdolcinato padre di famiglia, un uomo che sorride sempre. Tutto ciò, però, solo in apparenza, perché interiormente è invece una marionetta dall’animo mo‑ nodimensionale, dalla morale astratta e limitata, che vede tutto e tutti in modo stereotipato. Un uomo intimamente servile per cui il bene è indifferentemente cura e sterminio, felicità e olocau‑ sto, la cui idea di paradiso in terra condanna gli altri all’inferno. Forse ha un senso ulteriore riproporre oggi questa figura di “vo‑ lenteroso carnefice”, che accoglie in sé gli ordini con leggerezza e conseguenze paradossali. Sebbene alcuni fantasmi sembrino appartenere solo al passato, sappiamo che nulla può essere dato per scontato, che l’angusto abisso del signor Kopfrkingl non si è richiuso per sempre con la fine delle ideologie, e che far finta di niente potrebbe farci precipitarci nuovamente in esso.
A new edition of a classic. This story is set in one of the most tragic periods of the twentieth century, the one dominated by Nazism with the imminent war, the „Jewish question,“ the planned persecutions and the invasion of Europe. The protagonist, Mr. Kopfkringl, is a tender and schmaltzy family man, a man who always smiles. All this, however, only in appearance, because inwardly he is instead a one-dimensional puppet with an abstract and limited morality, which sees everything and everyone in a stereotyped way. An intimately servile man for whom good is indifferently care and extermination, happiness and holocaust, whose idea of heaven on earth condemns others to hell. Perhaps it makes further sense to portray this figure of „willing executioner“ again today, who welcomes the orders with lightness and paradoxical consequences. Although some ghosts seem to belong only to the past, we know that nothing can be taken for granted, that the narrow abyss of Mr. Kopfrkingl did not come to a permanent close with the end of ideologies and pretending that nothing occurred could make us fall back into it in a very short time.
Ladislav Fuks Traduzione di Alessandro de Vito Il bruciacadaveri Miraggi Edizioni: 2019 pp. 224
Ladislav Fuks Translation by Alessandro de Vito Il bruciacadaveri Miraggi Edizioni: 2019 p. 224
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PRAGA TRA L’IDEALE E IL REALE PRAGUE, BETWEEN THE IDEAL AND REAL Viaggio letterario tra le mille anime di una città raccontata da grandi scrittori, ma con un fascino che rimane, tuttavia, inenarrabile di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
Literary itinerary among the thousand souls of a city told by great writers, but with a charm that remains, however, unspeakable
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Cos’è una città? Di certo non è solo un centro abitato di grandi dimensioni fatto di edifici, strade, piazze e servizi pubblici necessari alla vita sociale dei suoi abitanti. Essa è un vero e proprio organismo “vivente”, un elemento nel suo complesso unitario, coerente e in continua trasformazione. Ognuna ha una sua storia, un suo passato e, dunque, una memoria che neces‑ sariamente la contraddistinguono e ne definiscono in un certo senso il carattere. C’è poi, però, anche un
altro aspetto specifico delle città, e di alcune in particolare, ed è il loro immaginario, la dimensione idea‑ le propria fatta di leggende, miti e racconti patrimonio di quell’ambito sospeso tra l’ideale e il reale che è la dimensione puramente letteraria. Ed è proprio alla letteratura che si deve guardare, quindi, se si vuole arrivare a cogliere l’essenza sfuggente di una città, la sua individualità più intima, la sua anima sospesa tra realtà e im‑ maginazione.
Qual è, dunque, l’anima di Praga? Per scoprirlo bisogna cercare non solo nelle sue stradine e vicoli suggestivi – cosa, tra l’altro, resa oggi difficile dagli scia‑ mi di turisti distratti che li percorrono –, negli angoli nascosti e poco fre‑ quentati, nelle birrerie storiche o nelle architetture eleganti e straordinarie della capitale ceca. Bisogna ricercare soprattutto nelle biblioteche, nei libri sugli scaffali dei suoi antiquariati, nelle pagine di carta odorosa che testimo‑ niano il fascino smisurato che questa
città esercita da millenni su scrittori, artisti e su tutti quelli che la contem‑ plano. È lì che bisogna guardare per cercare di comprenderne l’anima. E si tratta di un’anima complessa, sfuggente, ambigua, è un’anima, po‑ tremmo dire, “d’oro e nera”, volendo usare le parole di Peter Demetz. Sull’anima nera di Praga si è scritto e si continua a scrivere tanto, forse trop‑ po. Dagli alchimisti dell’Imperatore Rodolfo II e il Golem, passando per i fantasmi, Faust, fino a Meyrink e agli occultisti degli inizi del Novecento, la città è un crogiolo di esoterismi e ma‑ gia sintetizzati nella diceria famosa del triangolo magico di cui la capitale ceca occuperebbe uno dei vertici. Sono in molti i letterati che hanno subito questo incanto dell’arcano. Al suo fascino nero hanno ceduto grandi scrittori contemporanei come Jorge Luis Borges che vede la città “piena di sogni perduti in altri sogni” e ritiene che in essa “sia tutto particolare, op‑ pure, se volete, nulla è particolare. Può accadere qualsiasi cosa”. O il po‑ eta Nazim Hikmet che percepisce le statue del Ponte Carlo come “uccelli venuti da un pianeta morto” e la neve What is a city? It certainly is not merely a large inhabited centre made of buildings, streets, squares and public services necessary for the social life of its inhabitants. It is a real “living” organism, an element that is a coherent unitary whole, and in continuous transformation. Each has its own history, and past and therefore, a memory that necessarily distinguishes it and defines its character in a certain sense. There is also however, another specific aspect of cities, and of some in particular more than others, which is their imaginary aspect, the ideal dimension made up of legends, myths and tales, patrimony of that area suspended between the ideal and the real which is the purely literary dimension. And it is precisely towards literature that we must look, therefore, if we want to get to grasp the elusive essence of a city, its most intimate in-
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Nazim Hikmet, scrittore, poeta e drammaturgo turco / Nazim Hikmet, Turkish writer, poet and playwright
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che cade sulla città come “liquida e plumbea” mentre “biancheggia l’al‑ ba”. Queste tonalità oscure della Città dalle cento torri si possono leggere in innumerevoli scrittori. “Chi abbia guardato una volta Praga nei pro‑ fondi occhi trepidi e misteriosi, resta succube tutta la vita dell’incantatrice”, scrisse Oskar Wiener, e Claudio Magris
aggiunge che Praga è “la città per eccellenza dello spaesamento, dello sradicamento, della perdita”. Ripelli‑ no ci ha provato a trasmettere que‑ sto lato oscuro dell’anima praghese, satura di suggestioni, tanto da non permettere a chi si relaziona con essa di metabolizzarle completamente. E il suo famoso saggio “Praga Magica”
rappresenta questo tentativo di com‑ prendere e comunicare questa tem‑ pesta perfetta di emozioni. “Se cerco un’altra parola per dire arcano, trovo soltanto la parola Praga”, scrive lo sla‑ vista e poeta italiano secondo il quale questa città “s’insinua sorniona nell’a‑ nima con stregamenti ed enigmi, dei quali solo essa possiede la chiave.
dividuality, its soul suspended between reality and imagination. In this sense we ask what is the soul of Prague? To find out it is necessary to look not only at its narrow streets and evocative alleyways, which, among other things, made today difficult by the swarms of distracted tourists who travel along them, in hidden and rarelyfrequented corners, in historic breweries or in the elegant and extraordinary architecture of Czech capital. Above all, it is necessary to research in the libraries, in the books on the shelves of antique dealers, in the pages of fragrant paper that testify to the immense charm that this city has exercised for millennia on writers, artists and all those who contemplate it. It is there that we must look to try to understand its soul. And it is a complex soul, elusive, ambiguous, it is a soul, we could describe as “golden and black”, to use the words of Peter Demetz.
A lot has been written and continues to be written about the black soul of Prague, perhaps too much. From the alchemists of the Emperor Rudolf II and the Golem, to the ghosts, Faust, up to Meyrink and the occultists of the early twentieth century, the city is a melting pot of esotericisms and magic synthesized in the famous rumours of the magic triangle of which the Czech capital supposedly occupies one of the vertices. Many writers have suffered this spell of the arcane. Great contemporary writers have surrendered to its black charm, such as Jorge Luis Borges who sees the city “full of dreams lost in other dreams” and believes that in it “everything is very special, or, if you want, nothing is particular. Anything can happen”. Or the poet Nazim Hikmet who perceives the statues of the Charles Bridge as “birds coming from a dead planet” and the snow that falls on the city as “liquid and leaden”
while “whitening the dawn”. These dark shades of the City of a hundred towers can be read in countless writings. “Whoever once looked at Prague in the deep, anxious and mysterious eyes, remains the submissive whole life of the enchantress”, Oskar Wiener wrote, and Claudio Magris adds that Prague is “the city par excellence of disorientation, uprooting, loss”. Ripellino tried to convey this dark side of the Prague soul, saturated with suggestion, so as not to allow those who relate to it to metabolize them completely. And his famous essay “Praga Magica” represents this attempt to understand and communicate this perfect storm of emotions. “If I look for another word to say arcane, I only find the word Prague”, writes the Slavist and Italian poet, according to whom this city “creeps slyly in the soul with witches and enigmas, of which only it has the key. Prague does not abandon
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Praga non molla nessuno di quelli che ha catturato”. Un concetto che riprende quello più famoso espresso molti anni prima da Kafka, quando in una lettera del 1902 all’amico e storico dell’arte Oskar Pollak dice, riferendosi alla sua città che non lo lascia libero: “questa matrigna ha gli artigli”. Il rapporto di Kafka con Praga, poi, è molto più complesso di quanto non sembri in apparenza. La città che fa da sfondo al “Processo” – e alla vita del romanziere ebreo praghese – nel capolavoro dello scrittore non viene però mai menzionata.
C’è poi chi dell’anima di Praga ha colto anche altri aspetti, come Jan Neruda, uno dei creatori dell’immagine poe‑ tica della città. Ne “I racconti di Malá Strana”, capolavoro del narratore, Ne‑ ruda descrive la realtà borghese di un quartiere che da sempre rappresenta il cuore di Praga, mettendone in risalto, attraverso i suoi abitanti, i sentimenti di gioia e tristezza, malinconia e ironia. Ed è proprio l’ironia una delle caratteri‑ stiche principali dello spirito praghese, onnipresente nella cultura letteraria ceca. Quell’ironia e umore nero con i quali Jiří Weil racconta la Praga dell’oc‑
cupazione nazista, quando ad un uf‑ ficiale delle SS viene chiesto di salire sul tetto dell’Accademia di Musica per rimuovere la statua di Mendelssohn, ma lui non sa riconoscerlo tra le diverse presenti lì. E poi c’è Bohumil Hrabal e la sua Praga dal sapore quotidiano, grot‑ tesco e a tratti surreale. Nelle pagine di Hrabal traspare completamente il sen‑ so dell’umorismo ceco e praghese in particolare, quell’humour che era stato anche di Jaroslav Hašek. Hrabal ama la sua città, la birreria “Alla tigre d’oro” dove incontrava amici e intellettuali, ma in particolare ama la sua periferia
che gli induce meraviglia: “Passeggiavo di notte e non potevo saziarmi della poesia di quella periferia in cui il gas‑ sometro a forma di sfera si ergeva su Palmovka”. Un approccio alla città cer‑ tamente diverso da quello, ad esempio, di František Langer che vedeva Vodník ovunque, o di Leo Perutz, anch’egli ammaliato dalla Praga Rudolfina che si nutriva di Elisir alchimici e pietre filoso‑ fali... Ma al tempo stesso, e a suo modo, l’approccio di Hrabal resta sempre e co‑ munque magico. E poi c’è la Praga di Kundera, quella Praga vista attraverso gli occhi degli intellettuali, posati sulla
Bohumil Hrabal, scrittore ceco, in una foto di Hana Hamplovà / Bohumil Hrabal, Czech writer, in a photo of Hana Hamplovà
any of those it has captured”. A concept that takes up the most famous one expressed many years before by Kafka, when in a 1902 letter to his friend and art historian Oskar Pollak he says, referring to his city that does not leave him free: “this stepmother has claws”. Furthermore, Kafka’s relationship with Prague is much more complex than it appears to be. The city that serves as the background to the “Trial” – and to the life of the Jewish
Prague novelist – is never mentioned in the writer’s masterpiece. Then there are those who have captured other aspects of the soul of Prague, such as Jan Neruda, one of the creators of the poetic image of the city. In “Tales of Malá Strana”, the narrator’s masterpiece, Neruda describes the bourgeois reality of a neighborhood that has always represented the heart of Prague, highlighting, through its inhabitants, the feelings of joy and sad-
ness, melancholy and irony. And irony is one of the main characteristics of the Prague spirit, omnipresent in Czech literary culture. That irony and black mood with which Jiří Weil depicts the Prague of the Nazi occupation, when an SS officer is asked to get on the roof of the Music Academy to remove the statue of Mendelssohn, but he can’t recognize it among the many present. And then there is Bohumil Hrabal and his Prague with a grotesque and some-
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times surreal flavor. In the pages of Hrabal, the sense of Czech and Prague humour in particular, a humour also belonging to Jaroslav Hašek, is completely evident. Hrabal loves his city, the “U zlatého tygra” (At the Golden tiger) brewery where he met friends and intellectuals, but in particular he loves his suburb that instilled a sense of marvel within him: “I was walking at night and I could not absorb enough of the poetry of that area where the
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Angelo Maria Ripellino, poeta e slavista italiano, ritratto in una foto a Praga / Angelo Maria Ripellino, Italian poet and Slavist, photographed in Prague
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città immersa nella luce della Prima‑ vera e l’ombra dell’invasione sovietica; una città che offre la sua apparenza costituita di leggerezza e tragicità. In questa scelta assolutamente ar‑ bitraria e casuale di voci, di testi‑ monianze sugli aspetti manifesti o reconditi di Praga, vogliamo aggiun‑ gerne un’altra, quella di Vittorio Ser‑ monti, anch’egli stregato da questa città, e forse tra gli autori stranieri
che più si sono avvicinati allo stile dei cechi quando provano a parlare del‑ la loro Città. Ne “Il tempo fra cane e lupo” Sermonti ci racconta anch’egli di una Praga sospesa tra ciò che era, ciò che è e ciò che forse sarà. Una Praga fatta di esistenze singole e, al tempo stesso, tutte espressione unica del suo inconscio e conscio collettivo. Ma in fondo l’anima di questa città, a guardar bene, non è solo d’oro o
nera, e come tutte le cose, forse, non ha neanche un’essenza ben definita. Ecco perché, probabilmente, ciascuno scrittore ci ha visto e ci vede dentro ciò che è capace di vederci, ciò che si porta dentro. Alla fine, dunque, Praga è forse solo una metafora, uno specchio di ciò che siamo, una tavola del test di Ror‑ schach, senza un preciso contenuto va‑ lido universalmente e, quindi, sospesa per sempre tra l’ideale e il reale.
sphere-shaped gasometer stood in Palmovka”. An approach to the city certainly different from, for example, that of František Langer who saw Vodník everywhere, or of Leo Perutz, who was also fascinated by the Rudolfine Prague who fed on alchemists and philosopher stones... But at the same time, and in his way, Hrabal’s approach was always magical. And then there is the Prague of Kundera, the Prague seen through the eyes of intellectuals, resting on the city immersed in the light of Spring and the shadow of the Soviet invasion; a city that offers
an appearance consisting of lightness and tragedy. In this absolutely arbitrary and random choice of voices, testimonies on the manifested and hidden aspects of Prague, we would like to add another one, that of Vittorio Sermonti, also bewitched by this city, and perhaps among the foreign authors who have got closest to the style of the Czechs when trying talk about their city. In “The Time between dog and wolf”, Sermonti also tells us about a Prague suspended between what it was, what it is and what it may be. A Prague made up of single
existences and, at the same time, all the unique expression of its unconscious and collective conscious. But after all, the soul of this city, if you look closely, is not just gold or black, and like all things, perhaps it doesn’t even have a well-defined essence. That is probably why each writer saw and sees inside what he is capable of seeing, what he brings inside himself. In the end, therefore, Prague is perhaps only a metaphor, a mirror of what we are, a Rorschach test table, without a precise universally valid content and therefore, suspended forever between the ideal and the real.
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