Maggio – Giugno / May – June 2013
Miloš Zeman: adesso comando io Miloš Zeman: now I am in command
Cirillo e Metodio, due eroi del mondo slavo Cyril and Methodius, two heroes of the Slavic world
Kafka e quei primi segnali di primavera Kafka and those first signs of Spring
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sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag. 8
Ambasciatori: Zeman batte di nuovo Schwarzenberg Ambassadors: Zeman defeats Schwarzenberg again
pag. 12
Zeman: adesso comando io Zeman: now I am in command
pag. 16
Quando gli alimentari dividono le nazioni When food divides nations
pag. 20
Appuntamenti futuri Future Events
pag. 22
Panorama legislativo Laws and rules
pag. 24
Il mese de La Pagina
pag. 26
Kateřina Bělunková, manager di CzechTourism a Milano Kateřina Bělunková, manager at the Milan CzechTourism office economia e mercato / markets and data
pag. 30
Macroeconomia Economics
pag. 32
Progetto RC Suggests
pag. 36
Festival di Karlovy Vary: un crocevia fra passato e presente Karlovy Vary Festival: a crossroads between the past and present
pag. 40
Una passeggiata per Holešovice A stroll through Holešovice
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Luca Pandolfi, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Ernesto Massimetti, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Ottaviano Maria Razetto, Yveta Kasalická, Giuseppe Picheca, Luca Bechi, Maurizio Marcellino, Lawrence Formisano, Alberto Fusar Poli,
Maggio – Giugno / May – June 2013
pag. 45 Calendario Fiscale Tax Deadlines
pag. 46
Villa Winternitz, cronaca di un’architettura dimenticata Villa Winternitz, chronicle of a forgotten architecture
pag. 58 Anniversari cechi Czech Anniversaries
pag. 60 Novità editoriali New Publications
pag. 62
Baťa, l’epopea dei Re delle calzature Bat’a, The story of the footwear Kings cultura / culture
pag. 50
pag. 66
attualità / curent affairs
pag. 70
Kafka e la Primavera di Praga Kafka and the Prague Spring
pag. 54
Cirillo e Metodio, due eroi del mondo slavo Cyril and Methodius, two heroes of the Slavic world
summary
pag. 44
Il Risorgimento fra Italia e Terre ceche The Risorgimento, from Italy to the Czech lands
I legami di ferro tra Kutná Hora e l’Italia The iron bonds between Kutná Hora and Italy L’omaggio del maestro Attanasi a Verdi e Wagner The tribute of the maestro Attanasi to Verdi and Wagner
pag. 72
Bonfanti, quando l’arte sfida la crisi Bonfanti, when art challenges the crisis
Filippo Falcinelli, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Tereza Hrušková Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2013 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 24. 6. 2013 Foto di copertina / Cover Photograph Zeman napoleonico Napoleonic Zeman
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editoriale 6
Cari lettori, come era facile immaginare sin dalle elezioni presidenziali di inizio anno, il nuovo Capo dello Stato Miloš Zeman, il primo ad essere eletto direttamente dai cittadini, non è disposto ad accon‑ tentarsi del ruolo notarile, di garante della unità nazionale, ma si sta impo‑ nendo come uomo più forte sulla sce‑ na politica ceca. Il modo con il quale ha gestito la recente crisi, imponendo un governo tecnico di sua ispirazione e disinteressandosi della diversa vo‑ lontà di tutti i partiti, ne costituisce una prova evidente. Così come lo di‑ mostra la perseveranza con la quale è intervenuto, sulla nomina dei nuovi ambasciatori cechi a Mosca e Brati‑ slava, riuscendo alla fine a imporre la propria volontà. E’ proprio di Zeman che parliamo in apertura di questo numero, senza mancare di dedicargli la copertina, chiaramente nelle vesti di comandante supremo. Vi proponiamo poi un puntuale reso‑ conto sul caso degli alimentari polac‑ chi, di frequente indicati come nocivi
dai media e dai produttori cechi. Una disputa che si proietta in modo nega‑ tivo sui rapporti di buon vicinato fra Praga e Varsavia, lasciando sconcer‑ tati i consumatori sulla dimensione esatta del problema. Abbiamo anche il piacere di pubblicare una intervista a Kateřina Bělunková, responsabile della sede milanese di CzechTourism, la quale spiega le nuove strategie dell’agenzia nazionale per il turismo. Da parte sua un suggerimento che non possiamo che condividere: “Se venite in Repubblica Ceca, non limita‑ tevi a Praga, ma visitate anche le altre bellezze che il Paese vi offre”. Oltre alle nostre consuete rubriche sull’andamento della economia
ceca, sulle novità fiscali e di appro‑ fondimento legislativo, nella rivista non mancano una serie di altri temi, dalla epopea familiare dei Baťa, i re delle calzature, sino alla storia Villa Winternitz di Praga, un capolavoro meno conosciuto dell’architetto Adolf Loos, così come le pagine dedicate al quartiere praghese di Holešovice, al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary e alla storica conferenza su Kafka a Liblice del 1963. Vi ricordiamo infine l’articolo dedica‑ to ai santi Cirillo e Metodio, dei quali proprio quest’anno ricorre il 1150° anniversario dell’arrivo nella Grande Moravia. Buona lettura
Dear readers, as it was easy to imagine from the presidential elections earlier this year, the new Head of State Miloš Zeman, the first to be elected directly by the citizens, is not willing to settle for the notarial role of guarantor of national unity, but is emerging as a stronger man in the Czech political environment. The manner in which he handled the recent crisis, imposing a technocratic government of his own inspiration, while taking no interest in the different intentions of all the parties, displays important evidence. As is demonstrated also by the persistence with which he has acted on the appointment of new Czech ambassadors in Moscow and Bratislava, finally managing to impose his will. It will indeed be Zeman, about whom we will open this issue, without failing
to dedicate the cover to him, showing him clearly to be in the position of supreme commander. We then recommend our detailed report on the case of Polish food which has frequently been labelled as harmful by the media and Czech producers. A dispute destined to affect the relations between neighbours Prague and Warsaw negatively, while leaving consumers bewildered about the exact scale of the problem. We also take pleasure in publishing an interview with Kateřina Bělunková, the head of the Milan office of CzechTourism, who explains the new strategies of the national agency for tourism. She offers us a suggestion with which we can only agree: "If you come to the Czech Republic, do not limit yourselves to Prague, but also
visit the other attractions that the country offers." In addition to our usual features on the progress of the Czech economy, on the news and developments regarding taxes and legislations, the magazine does not lack a range of further topics, from the family saga of Bata, the kings of footwear, to the Villa Winternitz story in Prague, a lesser-known masterpiece of the architect Adolf Loos, as well as pages dedicated to the Prague district of Holešovice, the International Film Festival of Karlovy Vary and the historic conference of Kafka in Liblice in 1963. We would also like to recommend the article dedicated to the Saints Cyril and Methodius, with this year marking the 1150th anniversary of their arrival in Great Moravia. Enjoy the read
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Zeman batte di nuovo Schwarzenberg e sullo sfondo resta il Cremlino Il presidente e il ministro degli Esteri uscente si sono scontrati sulla nomina degli ambasciatori a Mosca e Bratislava. In gioco c’era anche una diversa visione del mondo post-89
La guerra degli ultimi mesi, combat‑ tuta sullo sdrucciolevole terreno della diplomazia e riguardante la nomina dei nuovi ambasciatori cechi, è desti‑ nata a concludersi con ogni evidenza a favore del presidente Miloš Zeman, con buona pace dell’anziano aristocra‑
tico Karel Schwarzenberg, il cui man‑ dato di ministro degli Esteri è scaduto con la fine del governo Nečas. Oggi infatti sappiamo che, con molta probabilità, come voluto da Zeman, a capo delle missioni diplomatiche di Bratislava e Mosca, sono destinati ad
andare rispettivamente la ex first lady Livia Klausová, nativa proprio della capitale slovacca, e l’ex cosmonauta, già eroe della Unione Sovietica, Vladi‑ mír Remek. Sconfitta la tesi di Schwarzenberg, secondo la quale per sedi di questa
The war of the last few months, fought over the slippery subject of diplomacy and concerning the nomination of the new Czech ambassadors, is destined to conclude, as the evidence leads us to believe, in favour of President Miloš Zeman, to the barely concealed dismay of the aristocratic Karel Schwarzenberg, whose
mandate as Foreign Minister is over with end of the Nečas government. Today we indeed know that the most likely outcome of the diplomatic missions of Bratislava and Moscow, as wished by Zeman, is destined to end with the appointment of the former first lady Livia Klausová, also a native
of the Slovak capital, and the former cosmonaut, hero already in the Soviet Union, Vladimír Remek. Having defeated the resistance from Schwarzenberg, according to whom for offices of such importance career diplomats,would have been more suitable and not just people with long-
di Daniela Mogavero By Daniela Mogavero
The President and the Minister of Foreign Affairs clash over the appointment of the ambassadors in Moscow and Bratislava. At the centre of the debate is also a different vision of the post-1989 world
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politica politics
Zeman defeats Schwarzenberg again while the Kremlin remains in the background importanza sarebbero stati più adat‑ ti diplomatici di carriera, e non solo personaggi con legami di antica data o con conoscenze influenti. Sconfitto soprattutto il tentativo di Schwarzenberg di arginare le mire del presidente Zeman sulla politica
standing ties and influential friendships. Particular importance should be given to Schwarzenberg's failed attempt to curb the ambitions of the President Zeman on foreign policy, given that, according to the Czech constitutional order, the choice of ambassadors is explicitly stated in favor of the Foreign Minister, who proposes
estera, posto che, secondo l’assetto costituzionale ceco, la scelta degli ambasciatori è espressamente previ‑ sta per il ministro degli Esteri, che ne propone la nomina al capo dello Stato d’intesa con il governo. Nella nomina della Klausova a Bratisla‑ va – altro aspetto che turbava l’aristo‑ cratico Schwarzenberg – c’è inoltre un aspetto di “voto di scambio”. Scegliere la ex first lady come nuovo ambascia‑ tore a Bratislava, ha infatti tutta l’aria di una ricompensa di Zeman alla famiglia Klaus per l’appoggio che questi ultimi gli hanno dato durante la campagna per le presidenziali. In quella occasione i Klaus, pur di spingere Zeman al Castello, non usa‑ rono troppi riguardi nei confronti di Schwarzenberg, quando per esempio rimproverarono l’allora ministro degli
esteri di avere come moglie “una au‑ striaca, che non sa neanche una paro‑ la di ceco”, oppure quando gli rinfac‑ ciarono di avere avuto come suocero “un nazista viennese”. Tra l’altro – per ironia della sorte – i giornali hanno di recente rivelato che il padre della Klausova, negli anni della guerra – durante il periodo del‑ la Repubblica slovacca filonazista di monsignor Tiso – lavorava per la poli‑ zia segreta di Bratislava e prese parte in forma attiva alla persecuzione degli ebrei. Una rivelazione che la stessa famiglia Klaus ha definito “molto pro‑ babilmente veritiera”, ma che a quanto pare non ha per niente influito sulla vo‑ lontà di Zeman di mandare a Bratislava la signora Livia a fare l’ambasciatore. Ben più importante di Bratislava, è stata però la partita che si è giocata
per il nuovo ambasciatore ceco a Mo‑ sca, dove la sede è rimasta vacante da quasi un anno, situazione ormai insostenibile, per l’importanza, so‑ prattutto sul piano economico, che sta assumendo la Russia per la Repub‑ blica Ceca. A questo riguardo è stata eloquente la recente visita in Russia dell’ormai ex primo ministro Petr Nečas, giunto con al seguito una mega delegazione di business man cechi attirati dal mercato e dai fondi russi. Nečas ha puntato quasi tutta la mis‑ sione proprio sul versante economico, lasciando in ombra il problema dei di‑ ritti civili o l’autoritarismo dell’era Pu‑ tin. A tal punto che, secondo la testata filo Cremlino Voce della Russia, tra Mosca e Praga “è ormai iniziata una nuova era di collaborazione reciproca e pragmatica, non appesantita da za‑
the appointment to the head of State in agreement with the government. With the appointment of Klausova in Bratislava, the aristocratic Schwarzenberg was also disturbed by the "logrolling" aspect of the affair. The choice of the former first lady as the new ambassador in Bratislava, seems very much like a reward from Zeman to the Klaus family for the support that they gave him during his presidential campaign. The Klaus family, on that particular occasion, while trying to push Zeman towards the Castle, did not express kind words towards Schwarzenberg, when for example, they claimed the (then) foreign minister has as a wife “an Austrian who does not know a word of Czech" or when they criticized him for having "a Viennese Nazi" as a father-in-law.
In addition, ironically the newspapers have also revealed that in the war years, during the period of the pro-Nazi Slovak Republic of Monsignor Tiso, the father of Klausova worked for the secret police of Bratislava and actively took part in the persecution of the Jews. A revelation that the Klaus family themselves have said is "probably true" but one which apparently has not influenced Zeman's desire to appoint Mrs. Livia as ambassador in Bratislava. What was far more important than Bratislava, however, was the position at stake for the new Czech ambassador to Moscow, the seat of which has been vacant for almost a year, a situation which is now untenable, because of the importance, especially in economic terms, that Russia represents to the Czech Republic. In this regard,
the recent visit in Moscow from the now former Prime Minister Petr Nečas was quite significant, along with the following mega delegation of Czech businessmen attracted by the Russian market and funds. Nečas thus set his sights mainly on the economic aspect of the issue, leaving the civil rights issue in the background and also the authoritarianism of the Putin era. So much so that, according to the headlines of the Kremlin's Voice of Russia, between Moscow and Prague "a new era is starting, one of mutual pragmatic cooperation, and unencumbered by ideological ballast." Precisely the goal prophesied several times by Zeman. For the seat of Czech ambassador in Russia, Hradcany`s tenant would like the Communist Euro MP Vladimír Remek, a former cosmonaut, and hero of the pre`
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vorre ideologiche”. Proprio la meta più volte profetizzata da Zeman. Sulla poltrona di ambasciatore ceco in Russia andrà quindi, manca solo la no‑ mina ufficiale, l’eurodeputato comuni‑ sta Vladimír Remek, un ex cosmonauta, personaggio simbolo della Cecoslovac‑ chia pre ‘89 e decorato da Mosca come “Eroe dell’Unione Sovietica”. Schwarzenberg, ironizzando con un pizzico di amarezza su Remek, aveva detto: “secondo me non basta conosce‑ re il russo e avere relazioni così strette e di vecchia data con quel Paese per es‑
sere un buon ambasciatore a Mosca”. E’ un fatto però che Praga non si può più permettere di lasciare questa sede vacante. In ballo ci sono le mire di espansione dell’export ceco, in crisi dopo il collasso del mercato Ue, la ri‑ chiesta di investimenti russi, contratti di forniture di gas e greggio e un con‑ tratto da ben 8-12 miliardi di euro per l’espansione della centrale nucleare di Temelín. Per la gara sono in corsa l’americana Westinghouse e il consor‑ zio russo Mir.1200. E il premier russo Dmitri Medvedev anche con Nečas
Il numero uno del Hradčany estende la propria influenza sulla politica estera di Praga, l’aristocratico ha dovuto cedere a causa della caduta del governo Nečas
Livia Klausová e il castello di Bratislava (in alto), Vladimír Remek e la cattedrale di San Basilio nella Piazza Rossa di Mosca (in basso) Livia Klausová and Bratislava’s castle (above), Vladimír Remek and St. Basil‘s cathedral in Red Square in Moscow (below)
Hradčany's top dog aims to spread his influence on Prague's foreign policy, but the aristocrat has had to give in due to the fall of the Nečas government 89 Czechoslovakia, decorated by Moscow as a "Hero of the Soviet Union." Regarding Remek Schwarzenberg, ironically but also with a hint of bitterness said: "I do not think it is enough to know Russian and have close longstanding relations with the country to be a good ambassador in Moscow." It is a fact however, that Prague cannot afford to leave this seat vacant. Among the things at stake are the aims
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non ha mancato di ricordare quanto Mosca ci tenga a questo appalto. Come era nell’aria – nel bellum Zeman-Schwarzenberg, che per mesi ha paralizzato l’intero balletto di poltrone degli ambasciatori cechi: dalla Svizzera, alla Bielorussia, dalla Danimarca all’Irlanda – alla fine l’ha quindi spuntata il capo dello Stato. Sconfitte le posizioni dell’ex ministro degli Esteri, il quale a più riprese ave‑ va dichiarato di non essere disposto, solo per meri interessi economici, a fare passi indietro, in particolare sul fronte russo. “Non sono questi inte‑ ressi a far passare in secondo piano l’esigenza di denunciare e censurare gli standard democratici e di tutela dei diritti umani della Russia di Pu‑ tin”. Parole che puntavano al Cremlino tanto quanto al Hradčany.
of expansion in Czech exports, which are in crisis following the collapse of the EU market, the demand for Russian investment, contracts for the supply of gas and oil and a contract of € 8-12 billion for the expansion of the Temelín nuclear power plant. In the running are also the American Westinghouse and the Russian consortium Mir.1200. The Russian Prime Minister Dmitri Medvedev along with Nečas have not
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failed to remind us how important it is to Moscow. As was expected for some time, the Zeman-Schwarzenberg war, which paralyzed the entire network of seats of Czech Ambassadors from Switzerland to Belarus, from Denmark to Ireland, ended with the Head of State coming out on top. There was defeat again for the former foreign minister, who on several occasions had declared that he was unwilling, only for mere economic interests, to back down, especially regarding Russia. "These interests are not enough to overshadow the need to expose and criticize the standards of democracy and protection of human rights in Putin's Russia." Words that were aimed as much at the Kremlin as they were at Hradčany.
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miloŠ zeman: adesso dirigo io MiloŠ zeman: now I conduct
Il castello di Praga rompe gli indugi e con l’avvento del nuovo presidente, eletto direttamente dai cittadini, prende in mano la politica ceca di Giovanni Usai by Giovanni Usai
Prague Castle does not hesitate, and the new President, who was elected directly by the citizens, takes control of the Czech political situation
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Miloš Zeman, quando lo scorso anno ha deciso di candidarsi alle presi‑ denziali, non aveva solo l’ambizione di concedersi un prestigioso quin‑ quennio di soggiorno al Castello, ad ammirare dall’alto di Hradčany il pa‑ norama di Praga, magari con in mano un bicchiere del suo liquore preferito. Solo gli sprovveduti avrebbero potuto pensare il contrario e gli ultimi svi‑ luppi sulla scena politica ceca – con l’insediamento del tutto inedito di un governo tecnico senza alcuna intesa preliminare con le forze politiche rap‑ presentate in Parlamento – conferma‑ no che Zeman punta a essere l’uomo When Miloš Zeman decided to run for president last year, his ambition was not solely to indulge in a prestigious five-year stay at the Castle, and admire the panorama from the higher area of Hradčany in Prague, perhaps with a glass of his favorite liquor in his hand. Only the naive would think otherwise, and the latest developments on the Czech political scene, with the establishment of a completely new technocratic government with no preliminary agreement among the political forces represented in Parliament, confirm that Zeman aims to be the top dog of national politics, with decisive power in the political decision-making in the country. Especially since the technocratic government in formation consists mainly of followers and friends of the President, starting with the Prime Minister ap-
forte della politica nazionale, con un peso decisivo nelle scelte politiche del paese. Tanto più che il governo tecnico in via di formazione è formato per lo
più da seguaci e amici del Presidente, a cominciare dal premier incaricato, l’economista Jiří Rusnok, un ex mi‑ nistro delle Finanze di area socialde‑
pointed, economist Jiří Rusnok, a former Finance Minister of a social democratic background, who recently held the position of Economic advisor of Zeman. The Czech Constitution does not attribute this role from presidential system to the Head of State, but it was not difficult to predict that Zeman, a leader known for his great political insight
and undisputed popular following, and the first President elected directly by the citizens, would have taken advantage of the “popular ordinance” to achieve this goal, especially in a time of crisis like this. A time in which the growing discontent among the people and with confidence in the political class at a historic low.
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politica politics
mocratica, che ultimamente ha svolto l’incarico di consulente di Zeman. La Costituzione ceca non attribuisce questo ruolo da repubblica presiden‑ ziale al capo dello Stato, tuttavia non era difficile immaginare che Zeman – leader notoriamente dotato di grande fiuto politico e di indiscusso seguito popolare, primo presidente eletto direttamente dai cittadini – avrebbe sfruttato questa “investitura popo‑ lare” per raggiungere tale obiettivo, tanto più in una situazione di crisi come questa, di crescente malcon‑ tento fra la gente e con una fiducia nei confronti della classe politica ai minimi storici. D’altronde anche i suoi passi in cam‑ pagna elettorale erano stati più che
Besides, even his steps in the election campaign had been more than eloquent, since he managed to gather consensus, particularly through fierce criticism of the Nečas government and its policy of austerity. At this point, however, it is necessary to make an observation: that the collapse of the Nečas government was partly
eloquenti, quando è riuscito a rastrel‑ lare consenso soprattutto attraverso critiche feroci al governo Nečas e alla sua politica di austerity. A questo punto è però necessaria una osservazione: il governo Nečas per crollare ci ha messo abbondante‑ mente del suo. L’esecutivo, che si era presentato come paladino della lotta alla corruzione, è finito in maniera grottesca, inciampando nello scan‑ dalo Nagyová, dal nome del capo di gabinetto e presunta amante del premier, che per anni sarebbe stata la stratega di buona parte del mar‑ cio che ruotava attorno all’esecutivo. Una vicenda di bassa moralità persino paradossale, per un governo come quello Nečas, che si era posto come primo obiettivo quello di combattere corruzione e malaffare. La caduta ignominiosa di Nečas ha solo propiziato quest’ultima sortita di Zeman, il quale si è trovato la strada aperta per muovere le proprie pedine e prendere in mano la situazione. Esemplare il caso delle consultazioni coi leader di tutti i partiti, che alcuni osservatori hanno definito una mera formalità, addirittura una messa in scena. Zeman in realtà, quando, nel
castello di campagna di Lany, ha rice‑ vuto i vari capipartito e ha ascoltato forse anche annoiato le varie propo‑ ste per uscire dalla crisi, in realtà aveva già preso la decisione di fare di testa sua, puntando su un cosiddetto governo tecnico – “o governo degli esperti”, come egli ama dire – for‑ mato da propri amici e sostenitori. Il nome di Jiří Rusnok, come futuro pre‑ mier tecnico, ha infatti cominciato a circolare quando le consultazioni non erano neanche iniziate. Quasi patetica la soluzione alternati‑ va avanzata dal partito Democratico civico (Ods), vale a dire la proposta a Zeman di far rivivere una rattoppata coalizione di centrodestra, fra Ods, Top09 e Lidem, affidando l’incarico di formare il governo al presidente della Camera, la signora Miroslava Němcová. Il nome di quest’ultima è apparso subito un compromesso troppo debole, scaturito dalle lotte intestine fra i big dell’Ods, che ormai da anni dilaniano il partito. Una solu‑ zione rispetto alla quale Zeman ha in‑ fatti tagliato corto dicendo: “Il Paese oggi ha bisogno di una soluzione di altro genere. Preferisco dare l’incarico a un esperto come Rusnok, perché
lo riconosco in grado di scegliere le persone giuste che servono al Paese per adottare i provvedimenti di cui c’è urgenza”. E a nulla sono valse le rassicurazioni in extremis della stes‑ sa Němcová, che sino all’ultimo ha chiamato il Presidente per provare a convincerlo di aver raccolto la firma di 101 deputati, su 200, disposti a vota‑ re la fiducia. “Penso che l’opinione pubblica non sia d’accordo con la sopravvivenza di un governo basato sulla stessa coali‑ zione che sosteneva Nečas” ha chiuso il discorso Zeman, il quale – forte evidentemente del voto diretto dei cittadini che lo ha portato al Castello – dimostra di non avere alcuna remo‑ ra a porsi addirittura come “interprete della volontà popolare”. Un atteggiamento di tale decisioni‑ smo rispetto al quale molti esperti di diritto costituzionale non mancano di storcere il naso, definendo “una solu‑ zione estrema, eccessiva e del tutto inedita” l’orientamento di Zeman di dare il via a un governo tecnico, senza poter contare sulla maggioranza ne‑ cessaria di 101 deputati alla Camera. Fra gli esperti prevale però l’opinione che non ci sia alcuna esplicita viola‑
his own doing. The politician, who had presented himself as the leader in the fight against corruption, ended up in a grotesque way, stumbling into the Nagyová scandal, named after the chief of staff and alleged mistress of the Prime Minister, who for years was the strategist behind much of the misdeeds which revolved around the executive. A story of low, even paradoxical, morality for a government like the Nečas one, which placed fighting corruption and illegality as its main objective. The shameful fall of Nečas has done nothing but favour Zeman in his mission, as he now finds himself with an open road ahead, in which he can move his pawns and take control of the situation. The case of the consultations with the leaders of all political parties is exem-
plary, although some observers have labelled it as a mere formality, even a sham. Zeman actually, when in the castle in the countryside of Lany, he met various party leaders and listened to the various proposals on ending the crisis, perhaps to the point of boredom. In fact he had already made the decision to go his own way, focusing on a so-called technocratic government, or “government of experts”, as he likes to say, one formed by his friends and supporters. The name of Jiří Rusnok, as a future technocrat Prime Minister, began to circulate before the consultations had even begun. An almost pathetic alternative solution was proposed by the Civic Democratic Party (ODS) to Zeman, namely the proposal to revive a patched up center-right coalition, including ODS,
TOP09 and Lidem, while entrusting the task of forming the government to the President of the Chamber of deputies, Ms. Miroslava Nemcova. The name of the latter, immediately seemed too weak a compromise, due to internal squabbling among the big ODS members, who for years now have been tearing the party apart. A solution to which Zeman has summarized by saying: “The country today needs another kind of solution. I’d rather entrust the task to an expert like Rusnok, because I consider him to be able to choose the right people to serve the country while taking the right measures when there is urgency.” The last minute assurances made by Němcová proved to be worthless, after she made late calls to the President, to try to convince him that she had gathered the signatures of 101
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politica politics
zione delle regole costituzionali e che a giocare un ruolo decisivo sia l’abilità di Zeman di servirsi dei poteri che la carica presidenziale gli offre e di sfrut‑ tare gli spazi lasciatigli dalla evidente debolezza dei partiti. Per quanto riguarda l’opposizione, i Socialdemocratici della Čssd, princi‑ pale forza di sinistra, sin dall’inizio della crisi hanno chiesto le elezioni anticipate. Questa soluzione Zeman non la gradisce e non è improbabile che riesca convincere anche parte
L’ultima conferenza stampa del governo di Petr Nečas (al centro) / Last press conference for the Government of Petr Nečas (in the middle)
Fonte / Source: www.vlada.cz
deputies out of 200, all willing to give their vote of confidence. “I think that the public does not agree with the survival of a government based on the same coalition that supported Nečas” said Zeman when closing his speech. Evidently, on the strength of the direct vote of the citizens which brought him to the Castle, he demonstrates he has no qualms even about speaking as if he were an “interpreter of public will.” A attitude of such “decisionism” which has caused many constitutional law experts to turn up their noses, and define Zeman’s desire for a technocratic government without being able to count on the required majority of 101 MPs in the House as “an extreme, excessive and totally unprecedented situation.” Among the experts however, the prevalent opinion that there is no explicit violation of constitutional rules and what plays a decisive role is Zeman’s ability to use the powers the
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della Čssd, partito di cui egli è stato fondatore e nel quale vanta ancora molti simpatizzanti. L’istanza di scioglimento immediato della Camera, che i Socialdemocratici hanno annunciato di voler presentare, per essere accolta necessita del voto favorevole di 120 deputati su 200, un numero che appare molto improbabi‑ le da raggiungere. Sull’altro fronte, le forze del centro‑ destra, Ods, Top 09 e Lidem, appaiono ben consapevoli, dopo tre anni di se‑
presidential office offers him and to exploit space given to him by the apparent weaknesses of the other parties. As for the opposition, the Social Democrats of the ČSSD, the main force of the left, have called for early elections since the beginning of the crisis. Zeman does not like this solution and it is unlikely that he will be able to convince even the ČSSD, the party which he was a founder of, and one in which he still has many supporters. The request for the immediate dissolution of the House, that the Social Democrats announced they intended to submit, would require a favorable vote of 120 deputies out of 200 to be accepted, a number that it seems is very unlikely to be reached. On the other side, the forces of the centre-right, the ODS, Top 09 and Lidem, appear to be well aware, after three years of a strict policy of austerity, of the situation within the constituency,
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vera politica di austerity, dell’aria che tira fra l’elettorato e sanno che, nel caso di elezioni anticipate, andrebbe‑ ro incontro a una quasi certa disfatta. Contro l’ipotesi dell’autoscioglimen to della Camera ci sono anche ragio‑ ni più prosaiche, in primo luogo il fatto che molti deputati non hanno intenzione di rinunciare allo stipen‑ dio e agli altri privilegi riservati ai parlamentari. Molti di loro hanno, giusto per dire, un mutuo ipotecario da pagare e temono, rimanendo di‑ soccupati, di non riuscire a far fronte ai propri impegni. Anche questa è una ragione per la quale – al di là delle furenti dichiara‑ zioni pubbliche dei vari politici – po‑ trebbe persino avvenire che il gover‑ no tecnico di ispirazione Zemaniana, pur senza fiducia, rimanga alla guida del Paese sino alla fine naturale della legislatura, prevista per la primavera del prossimo anno. Senza scartare ne‑ anche l’ipotesi che l’esecutivo riesca persino a trovare il sostegno sufficien‑ te per far approvare parte delle leggi che si propone. and they know, that should there be early elections, they would face an almost certain defeat. Facing the self-dissolution of the House, are also some more prosaic reasons, firstly the fact many Members of Parliament have no intention of giving up their salary and other privileges reserved for them. Many of them, have a mortgage to pay, and they fear that once unemployed, they will be unable fulfil the requirements. This too is a reason why, beyond the angry public statements of various politicians, it is even possible that without confidence, the Zeman inspired technocratic government, will remain at the helm of the country until the natural end of the legislature, which is scheduled for spring next year. This is without even excluding the hypothesis, that the executive branch manages even to find sufficient support to approve the laws that they have proposed.
Vi invitiamo cordialmente al nuovo ristorante toscano di Praga, dove saremo lieti di presentarvi il meglio della cucina di questa magnifica regione italiana. Tutti i nostri chef hanno studiato nel cuore della Toscana – Castello di Verazzano, patria del miglior Chianti. Le specialità di carne - come la bistecca alla fiorentina, la fesa di vitello, la costata di manzo e altre ancora – vengono cucinate su di una grande griglia originale toscana. Con i piatti che sceglierete, vi suggeriremo con piacere alcuni vini toscani accuratamente selezionati. Tutti i nostri piatti sono preparati secondo la secolare tradizione casalinga. Venite quindi a gustare la vera Toscana!
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We cordially invite you to Prague's new Tuscan restaurant, where we are delighted to introduce you to the best of the cuisine of this magnificent Italian region. All of our chefs have studied in the heart of Tuscany, in Castello di Verrazzano, the home of the best Chianti. The meat specialties such as the Florentine Tbone steak, the veal rump, Entrecôte and many more, are cooked on a large original Tuscan grill. To accompany the dishes you choose, we will suggest some carefully selected Tuscan wines with great pleasure. All our dishes are prepared according to original homemade recipes, which boast centuries of tradition. Come and enjoy the real Tuscany!
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Orario di apertura/Open: Da martedì a sabato dalle 11 am alle 01 am - Tuesday to Saturday | from 11 am to 01 am
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Quando gli alimentari dividono le nazioni When food divides nations I cechi si scandalizzano: “tenetevi i vostri veleni”; i polacchi reagiscono “tenetevi il vostro alcol killer”. Ma le critiche non colgono il bersaglio: importazioni dalla Polonia sempre in crescita di Yveta Kasalická by Yveta Kasalická
The Czechs are scandalized: “Keep your venom”, the Poles reply with “keep your lethal alcohol.” But the criticism does not hit the mark: imports from Poland continue to grow
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È da quasi un anno e mezzo che gli alimentari polacchi, ricercati dai con‑ sumatori cechi perché a prezzo basso, sono diventati bersaglio delle critiche da parte dei produttori cechi e sono nel mirino degli organi di controllo. Tutto è iniziato con lo scandalo del sale tecnico spacciato come com‑ mestibile, poi le uova disidratate e scadute da anni contenenti il batterio Escherichia coli, carne marcia, crauti e cetrioli con acido formico, veleno per topi nei biscotti. Il Ministero dell‘Agricultura e la Ca‑ mera Agricola hanno cominciato a chiedere ai polacchi controlli accurati, minacciando il divieto dell’import dei For almost a year and a half, Polish food – much sought after by Czech consumers due to its low price – has become the target of criticism by Czech producers, and is under investigation by the supervisory board. It all started with the technical salt scandal, passed off as edible salt, then the dehydrated eggs with an expiry date that went back several years and which contained E. Coli bacteria; rotten meat, sauerkraut and cucumbers with formic acid and rat poison found in biscuits. The Ministry of Agriculture and the Chamber of Agriculture have started asking the Poles to carry out accurate inspections and are threatening to ban imports of food from Poland. After playing hide and seek for quite a long time, the Polish authorities have denied the accusations, arguing that
poor quality or defective products are found occasionally in every EU Country, and wished to remind the Czechs of the methanol adulterated alcohol issue, which killed more than 50 people last year. The Polish Embassy has pointed out that behind the massive campaign there is a lack of competitiveness by Czech producers, and that the real objective is to discredit Polish products in order to increase the amount of local products on the Czech market. However, the Czech Ministry has pointed
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out that the real issue in question is the safeguard of local consumers and not the origin of the food. The blame is on the big food chains and consumers who just look at the price According to Marek Minarczuk, chargé d’affaires of the Embassy of Poland, the quality of Polish food coming onto the Czech market, depends on the kind of orders that Polish producers receive from the major retail chains in the Czech Republic. “Czech con-
attualità current affairs
loro alimentari. Le autorità polacche, dopo aver per parecchio tempo gio‑ cato a nascondino, hanno risposto negando le critiche, sostenendo che i prodotti di scarsa qualità o difetto‑ si appaiono ogni tanto in ogni paese dell’Ue e ricordano ai cechi il loro affare dell’alcol adulterato con me‑ tanolo che l’anno scorso ha ucciso oltre 50 persone. L’Ambasciata polac‑ ca è giunta a dichiarare che dietro la campagna massiccia vi sia la scarsa
sumers tend to give priority to goods that have the lowest possible price. It is therefore quite obvious that such food often does not reach high standards”, Minarczuk stated. “And it is this particular type of product that the Czech Republic imports from Poland”, he added, listing the number of Polish excellences that Czech buyers are not familiar with, because they are more expensive. It is true that Czechs are particularly sensitive to price, but this does not mean that they are not care-
competitività dei produttori cechi e che l’obiettivo sarebbe di screditare i prodotti polacchi per aumentare la quota dei prodotti locali sul mercato ceco. A suo turno, il ministero ceco sottolinea come la priorità sia la sicu‑ rezza dei consumatori locali e non la provenienza degli alimenti. Colpa delle grandi catene e del consumatore che guarda solo il prezzo Secondo Marek Minarczuk, chargé d’affaires dell’Ambasciata polacca, la qualità degli alimentari polacchi che giungono sul mercato ceco dipende dagli ordini che i produttori polacchi ricevono dalle grandi catene com‑ merciali della Repubblica Ceca. “Il consumatore ceco dà precedenza alle merci a prezzi più bassi possibi‑ le. È quindi logico che tali alimentari spesso non corrispondano agli stan‑ dard di qualità”, sostiene Minarczuk. “E sono soprattutto questi prodotti che la Repubblica Ceca importa dalla Polonia”, spiega, elencando le eccellenze polacche delle quali gli acquirenti cechi nemmeno si accor‑ gono perchè costano di più. È vero che i cechi sono sensibili al prezzo,
ma non è detto che non siano atten‑ ti a quello che mangiano e che non siano disposti a pagare di più per il prodotto di qualità. E, fra parentesi, anche il prodotto super economico va controllato nel paese di prove‑ nienza se non nuoce o non è alterato di più di quanto scritto sull’imballo. Il problema risiederebbe quindi nelle politiche delle grandi catene commerciali, che spingono i prezzi di acquisto al minimo per ricavarne dalla vendita il margine di profitto più elevato possibile. Quando non ci riescono più con i produttori cechi, si rivolgono ai fornitori della Polonia. “Se i produttori cechi riuscissero a fornire alimentari a prezzo basso, sarebbero loro nel mirino delle la‑ mentele e non i polacchi“, è convinto Minarczuk. I produttori cechi invece si lamentano di essere presi per il collo e di non riuscire più a ridurre i loro prezzi di vendita, e sempre più spesso sono costretti a cedere i loro posti negli ipermercati alla concor‑ renza estera. Una possibile soluzione: controlli identici e categorie di qualità La disputa, che da tempo marchia
negativamente i rapporti di buon vicinato tra i due paesi, è stata ap‑ pianata ai primi di maggio dall’in‑ contro dei ministri dell’Agricoltura Petr Bendl e Stanislav Kalemba, e successivamente dai premier Petr Nečas e Donald Tusk. Secondo quan‑ to convenuto, nel futuro i controlli di qualità degli alimentari, sia in Polonia che in Repubblica Ceca, do‑ vrebbero essere trasparenti e attuati con gli stessi metodi. il ministero dell’Agricoltura1 promuove inoltre l’idea di stabilire entro il 2014 per gli alimentari tre categorie di qualità che sarebbero visibilmente marchia‑ ti su ogni prodotto. “La differenzia‑ zione deve essere applicata anche ai prodotti provenienti dall’estero”, ha fatto notare Dana Večeřová della Camera alimentare ceca. Il boom dell’import continua malgrado gli scandali Nonostante una serie di allarmi su alimentari di scarsa qualità o perfino nocivi, le importazioni degli alimen‑ tari polacchi continuano comunque a crescere. Sebbene la Polonia sia, dopo la Germania e la Slovacchia, il terzo fornitore più importante per la
ful about what they eat or that they are unwilling to pay more for quality products. By the way, even super cheap products should be checked in the country of origin to verify that it is neither harmful to eat not adulterated more than specified on the label or package. The problem also seems to depend on the policies of the big retail chains, which push purchasing prices to the minimum in order to obtain greater sales profit margins as possible. When they are no longer in a position to do so with Czech producers, they turn to Polish suppliers. Minarczuk is convinced that “If Czech producers were able to provide food at low prices, it is they who would be the target for complaints and not the Poles”. On the other hand, Czech producers complain that they are treated unfairly and are not in a position to
reduce prices further and say that they increasingly find themselves obliged to give up their hypermarket sales points to foreign competition. A possible solution: identical controls and quality categories The dispute, which has been negatively affecting good neighborly relations between the two countries, was settled in early May, following a meeting between the Agriculture Ministers Petr Bendl and Stanislav Kalemba and afterwards by Prime Minister Petr Nečas and Donald Tusk. According to the agreement, future food quality controls in both Poland and the Czech Republic should become transparent and carried out in the same way. The Ministry of Agriculture has also promoted the idea of establishing by 2014, three food quality categories to be stamped clearly on each product. Dana Večeřová
from the Czech Food Chamber points out: “The differentiation will also have to be applied to products coming from abroad”. The boom in imports continues despite the scandals Despite the series of alarms on poor quality and even harmful food, Polish food imports are continuing to grow. Although Poland is - after Germany and Slovakia - the third most important supplier for the Czech Republic, it is also, unfortunately, in firs place for poor quality. In an enquiry published by E15 last January after the technical salt issue, 74% of Czechs stated that they did not buy Polish food. According to data published last January by the confederation for trade and tourism (Svaz obchodu at cestovního ruchu), imports of food from Poland, in the last 12 years, have instead in-
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attualità current affairs
Vignetta satirica del disegnatore polacco Andrzej Sawka. La cuoca dice “Vai e raccogli un po’ di sale dalla strada” / Satirical cartoon by polish cartoonist Andrzej Sawka. The cooking lady says “Go and take some salt from the street”
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Repubblica Ceca, purtroppo occupa il triste primo posto per la scarsa quali‑ tà. In un’inchiesta pubblicata da E15 lo scorso gennaio, dopo l’affaire del sale tecnico, il 74% dei cechi ha dichiarato
di non comprare alimenti polacchi. Secondo i dati pubblicati a genna‑ io scorso dalla Confederazione del commercio e del movimento turistico (Svaz obchodu a cestovního ruchu) negli ultimi 12 anni le importazione degli alimentari dalla Polonia sono invece aumentate di quattro volte. L’anno scorso il valore degli alimenta‑ ri importati ha superato il record di 20 miliardi di corone. L’import maggiore riguarda la carne e suoi derivati. Se‑ guono i latticini e le uova, i cereali, la verdura e le frutta. Ma cresce anche l’export degli alimentari cechi in Po‑ lonia e di recente le autorità polacche hanno contestato una fornitura di carne di pollo ceca e slovacca infetta dalla salmonella. Secondo la Confederazione del com‑ mercio e del movimento turistico generalizzare è controproduttivo, e in base all’errore di uno o più produt‑ tori si rischia di creare un’immagine negativa sulla totalità degli scambi. Anche perchè la maggior parte dei prodotti di scarsa qualità, evidenziati sul cliccatissimo sito potravinyna‑ pranyri.cz (letteralmente, alimentari
alla gogna), proviene da produttori cechi. “Purtroppo l’errore da parte del produttore straniero finisce molto più facilmente sui giornali, così il consu‑ matore si fa un’idea del tutto distor‑ ta”, ha constatato la Confederazione. In Polonia gli scandali degli alimen‑ tari non preoccupano invece più nes‑ suno. I polacchi credono che l’affaire del sale sia stato un errore delle im‑ prese che lo avevano acquistato e che ormai sia stato eliminato: l’opinione pubblica non è preoccupata per la salute e già non lo ricorda più. L’epi‑ sodio del sale non è stato sollevato neanche durante la recente visita del presidente Miloš Zeman in Polonia, al quale importano più i temi economici comuni con Varsavia, quali Pkn Orlen (il colosso polacco proprietario di Uni‑ petrol in Repubblica Ceca) o gli inve‑ stimenti del gigante energetico ceco Cez in Polonia. “A tavola con il mio collega presidente polacco prenderò il sale dalla saliera e non chiederò da che fonte provviene“, ha constatato Zeman il 23 maggio, in visita dal suo omologo polacco Broni‑ slaw Komorowski.
creased fourfold. Last year the value of imported food reached the record figure of over 20 billion crowns. The most important import was meat and its derivatives. This was followed by dairy products and eggs, cereals, vegetables and fruit. But we have also seen the increase of Czech food exports to Poland, and the Polish authorities have recently complained about a Czech and Slovak supply of poultry infected by salmonella. According to the confederation for trade and tourism, generalizations are counter-productive, because a mistake made by one or more manufacturers could create a negative image on the whole sector. Also because most poor quality products reported on the popular website potravinynapranyri. cz (literally: pilloried food), come from Czech producers. “Unfortunately, mistakes made by foreign producers end up much more easily in the news, so
consumers get a totally distorted idea”, the Confederation claimed. Instead, in Poland, food scandals are no longer a big concern. The Poles believe that the salt affair was a mistake made by the companies who purchased it and that by now it has been eliminated: public opinion is not worried about the health issue and has already forgotten about the affair. The salt affair was not even raised during the recent visit of President Miloš Zeman to Poland, who was more concerned about the common economic issues with Warsaw involving PKN Orlen (the giant Polish owner of Unipetrol in the Czech Republic) or about the investments of the Czech CEZ energy giant in Poland. “At the table with my colleague Polish president, I will take some salt from the saltcellar and will not ask where it comes from”, Zeman remarked on May 23, whilst on a visit to his Polish counterpart Bronislaw Komorowski.
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Clověk k v tísni, o. p. s.
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conto alluvionati numero 72027202/0300 sms del valore di 30 kc, inviando il testo “DMS SOSPOVODNE” al numero 87777
ADRA, o. s. • •
conto di raccolta pubblica numero 34983498/0300, 34983498/0300 simbolo variabile 391 sms del valore di 30 kc, inviando il testo “DMS ADRA” ADRA al numero 87777
Diakonie Českobratrské eskobratrské církve evangelické • •
conto di raccolta Diakonie ČCE numero 359 6666 359/0800, 359/0800 simbolo variabile 2013 sms del valore di 30 kc, inviando il testo “DMS POMOCPOVODNE” POMOCPOVODNE al numero 87777
Český červený kříž • •
conto di raccolta pubblica numero 222885/5500, simbolo variabile 111 sms del valore di 30 kc, inviando il testo “DMS CCK” CCK al numero 87777
Charita ČR • •
conto di raccolta pubblica numero 11998822/0800, 11998822/0800 simbolo variabile 906 sms del valore di 30 kc, inviando il testo “DMS CHARITAPOMOC” CHARITAPOMOC al numero 87777
Appuntamenti futuri
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di Giuseppe Picheca
dal 30 maggio al 20 settembre Praga celebra Marilyn
dal 1 al 29 giugno Concentus Moraviae
dal 20 al 22 giugno United Islands of Prague
La sex symbol per eccellenza arriva nelle sale del ca‑ stello di Hradčany. Marilyn Monroe è la protagonista di un’esibizione organizzata dal museo Salvatore Fer‑ ragamo di Firenze, in arrivo nella capitale boema dopo il successo ottenuto in Toscana. In mostra, oltre ad una collezione di fotografie ed opere d’arte, oggetti perso‑ nali dell’attrice: trenta paia di scarpe, oltre cinquanta abiti dal suo guardaroba, accessori vari oggetto di culto di almeno tre generazioni. La mostra, patroci‑ nata dalle ambasciate d’Italia e degli Stati Uniti, con il supporto della Camera di Commercio italo-ceca e di quella americana a Praga, ha fatto parlare di sé ancor prima dell’apertura, con il furto a maggio di alcune opere nel viaggio tra l’Italia e la Repubblica Ceca. www.marilynprague.cz
Per tutto il mese di giugno la Moravia e la Vysočina risuoneranno della musica italiana. È infatti in pro‑ gramma il 18esimo festival internazionale Concen‑ tus Moraviae, in tredici diverse città nel sud-est del Paese, il cui titolo di quest’anno è “Italské slunce”, il sole italiano. Trenta concerti eseguiti da eccellen‑ ti musicisti, di cui molti italiani, che porteranno in scena musiche del Seicento e del Settecento, per un corale tributo alla Penisola. Il festival, organizzato dal Maestro Václav Luks, è patrocinato dall’Ambasciatore d’Italia in Repubblica Ceca, Pasquale d’Avino, dall’Isti‑ tuto Italiano di Cultura di Praga nonché dal ministero della Cultura della Repubblica Ceca e dalle regioni della Moravia meridionale e della Vysočina. www.concentus-moraviae.cz
È giunto alla sua decima edizione il festival interna‑ zionale delle isole praghesi: tre giorni pieni di musi‑ ca inizialmente previsti sulla Moldava, tra le isole di Střelecký, Kampa e Dětský. A mettere i bastoni tra le ruote agli organizzatori, l’esondazione del fiume a inizio mese. Grazie alla disponibilità del distretto di Praga 6, la sede principale del festival è stata sposta‑ ta all’ultimo minuto nel verde del parco di Ladronka. Rimangono le previsioni di una grande festa ad inau‑ gurare l’estate: oltre duecento performance musicali, con numerosi artisti in arrivo da mezzo mondo. Dal 2012 lo United Islands è divenuto un progetto perma‑ nente con concerti durante tutto l’anno, di cui l’evento estivo rimane l’attrazione principale. www.unitedislands.cz
from the 30th May to the 20th September Prague celebrates Marilyn
from the 1st to the 29th June Concentus Moraviae
from the 20th to the 22nd June United Islands of Prague
The sex symbol par excellence arrives in the halls of the castle of Hradčany. Marilyn Monroe is to be the protagonist of an exhibition organized by the Salvatore Ferragamo Museum of Florence, coming to the Bohemian capital after the success achieved in Tuscany. On display, besides a photo collection and works of art, will be personal items of the actress: thirty pairs of shoes, more than fifty clothes from her wardrobe, accessories which have been items of cult for at least three generations. The exhibition, sponsored by the embassies of Italy and the United States, with the support of the Italian-Czech and American Chamber of Commerces in Prague, made the headlines even before the opening, with the theft of some works during the transportation from Italy to the Czech Republic in May. www.marilynprague.cz
For the whole month of June, Italian music will echo through Moravia and Vysočina. The 18th Concentus Moraviae international festival, is scheduled in thirteen different cities in the south-east of the country, this year under the title of “Italské slunce”, the Italian sun. Thirty concerts performed by excellent musicians, many of whom are Italians, who will perform seventeenth and eighteenth century music, for a choral tribute to the Peninsula. The festival, organized by the Master Václav Luks, is sponsored by the Italian Ambassador in Czech Republic, Pasquale d’Avino, the Italian Culture Institute in Prague, as well as by the Czech Ministry of Culture and the regions of South Moravia and Vysočina. www.concentus-moraviae.cz
The time has come for the tenth international festival on Prague’s islands, with three days full of music initially set on the Vltava, on the three islands of Střelecký, Kampa and Dětský. To put the organizers in trouble, the flood of the river in the beginning of the month. Thanks to the availability of Prague 6 district, the main venue of the festival has been moved, in the last minute, in the green area of Ladronka Park. The predictions of a big party to kick off this year’s summer remain: over two hundred musical performances are scheduled, with many artists coming from all over the world. Since 2012, the United Islands has become a fixed project with concerts throughout the whole year, in which the summer event remains the main attraction. www.unitedislands.cz
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appuntamenti events
Future events
by Giuseppe Picheca
dal 28 giugno al 6 luglio Karlovy Vary Film Festival
4 e 5 luglio Celebrazioni per Cirillo e Metodio
dal 18 al 21 luglio Colours of Ostrava
Immancabile appuntamento estivo nella città termale più famosa del Paese. Il celebre festival internazionale del cinema è arrivato alla sua 48esima edizione, ed è considerato il più prestigioso evento cinematografico dell’Europa centro-orientale. I numeri dell’edizione 2012 sono una buona presentazione: nella cittadina dell’ovest arrivarono, dalla Repubblica Ceca come dall’estero, circa 850 tra produttori, cineasti e lavorato‑ ri del settore, più di 700 giornalisti e 11mila spettatori, e un totale, in nove giorni, di 120mila biglietti venduti. In programma quest’anno la premiazione di un Globo di cristallo alla carriera al regista, sceneggiatore e pro‑ duttore americano Oliver Stone. A capo della giuria, la regista polacca Agnieszka Holland. www.kviff.com
Anniversario di grande importanza per tutti i cristiani, cattolici ed ortodossi, dell’Europa centrale: 1150 anni fa l’arrivo nella Grande Moravia dei missionari Cirillo e Metodio, divenuti nel tempo i santi patroni di tutta la cristianità nelle terre slave. Le celebrazioni avranno luogo nel piccolo centro di Velehrad, regione di Zlín, nell’alto medioevo capitale del regno moravo, le cui terre furono evangelizzate dai due santi. La basilica di Cirillo e Metodio nel centro della cittadina, meta del pellegrinaggio più importante per i fedeli della Repubblica Ceca, sarà al centro delle celebrazioni, che prevedono conferenze, spettacoli, meeting culturali e sociali. Tante attività inerenti al 1150esimo anniver‑ sario, durante l’estate, in tutta la Moravia. www.velehrad.eu
È il festival estivo più famoso della Repubblica Ceca, probabilmente il più affascinante per le sue location particolari. Il Colours torna anche questo luglio a por‑ tare grandi nomi della musica internazionale tra la fornace e le cokerie della vecchia acciaieria della Dol‑ ní oblast Vítkovice, vecchia e grigia area industriale ri‑ convertita al servizio della cultura e dello spettacolo: un’atmosfera inconfondibile che rende il festival uni‑ co nel suo genere. Oltre 150 band in arrivo per la do‑ dicesima edizione, tra tutti spiccano i nomi dei Sigur Ros, gruppo cult dal gelo dell’Islanda, del cantautore irlandese Damien Rice e dell’imprevedibile Devendra Banhart. Oltre a musica di tutti i generi, previsti even‑ ti teatrali, workshop e discussioni. www.colours.cz
from the 28th June to the 6th July Karlovy Vary Film Festival
4th and 5th July Celebrations for Cyril and Methodius
from the 18th to the 21st July Colours of Ostrava
An unmissable summer event in the most famous spa town in the country. It will be the 48th year of the famous international film festival, considered the most prestigious film event in Central and Eastern Europe. The figures from last year’s event are quite impressive: the western town witnessed the arrival, from both the Czech Republic and abroad, of about 850 producers, filmmakers and industry workers, more than 700 journalists and 11 thousand spectators, with a total, in nine days, of 120 thousand tickets sold. In this year’s program, the Lifetime Achievement Crystal Globe will be awarded to the director, screenwriter and producer Oliver Stone. The head of the jury, will be the Polish director Agnieszka Holland. www.kviff.com
An anniversary of major importance for all Christians, Catholic and Orthodox of Central Europe. It was 1150 years ago when Cyril and Methodius, the missionaries destined to become Patron Saints of all Christianity in the Slavic lands, arrived in the Great Moravia. The celebrations will take place in the small town of Velehrad, in the Zlín Region, in the old medieval capital of the Moravian Kingdom, where the lands were evangelized by the two Saints. The Basilica of St. Cyril and Methodius in the centre, the destination of the most important pilgrimage for the faithful followers in the Czech Republic, will be the centre of celebrations. These will include conferences, shows, and cultural and social gatherings, all related to the 1150th anniversary, this summer in all Moravia. www.velehrad.eu
It is the most famous summer festival in Czech Republic, probably the most fascinating due to its unique locations. Colours also returns this July to place big names in international music, between the furnaces and coke ovens of the old steelworks in Dolní oblast Vítkovice, an old, grey industrial area revamped in favour of culture and entertainment. It boasts a unique atmosphere that makes the festival stick out from its rivals. Over 150 bands are coming for the twelfth year, in which the standout names include Sigur Ros, the cult band from chilly Iceland, Irish singer-songwriter Damien Rice and the unpredictable Devendra Banhart. In addition to music of all genres, theatrical events, workshops and discussions are also on the agenda. www.colours.cz
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Crisi del diritto o crisi della fiducia? Se può essere d'aiuto un'autocritica degli avvocati
Avv. Martin Holub Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mr. Martin Holub (Attorney) Law Firm Šafra & Partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz
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Il giorno 25 aprile 2013 la Corte Co‑ stituzionale della Repubblica Ceca ha annullato con una sentenza il decreto n. 484/2000 G.U. del Ministero della Giustizia detto “decreto predicativo”. La motivazione in qualche modo pre‑ scinde dal quadro del diritto costitu‑ zionale indirizzandosi, piuttosto, verso una certa forma di abuso della disposi‑ zione di legge, volta all'arricchimento di alcune agenzie di factoring e gestori dei crediti, e a discapito dei cittadini. Dunque, un abuso del diritto. Le persone comunicano tra di loro sempre meno e, al contrario, danno la precedenza ai contatti interme‑ diati dai mezzi elettronici o di altro tipo. Questo processo graduale di anonimizzazione dei rapporti inter‑ personali conduce ad una perdita di fiducia tra le persone medesime. Tale perdita di fiducia si riflette nei rapporti contrattuali, ad esempio nel bisogno di applicare gli istituti di sicurezza che proteggono una parte contraente dall'altra. L'assurdità con‑ Under its judgment, the Constitutional Court of the Czech Republic ruled on 25 April 2013 that Regulation No. 484/2000 Sb. issued by the Ministry of Justice, so-called “Predicative Regulation“ would be cancelled. The justification for such ruling somewhat diverts from usual arguments embedded in the constitutional law and it rather shows some indication of an abuse of the regulation to a certain extent in order to enrich some debt collection agencies and other agencies or individuals offering debt management services to the detriment of common citizens. This is some indication of the legal abuse. People less and less talk to each other in person. In contrary, they prefer to be in touch via electronic or other media. Such interpersonal relationships tend to be more and more anonymous which leads to the lack of mutual trust.
siste nel fatto che le parti, che non si sono sedute intorno ad un tavolo di trattativa per risolvere un contenzioso ma per stipulare un accordo su come procedere, ad esempio un contratto di compravendita, già dall'inizio non nutrono fiducia reciproca e affidano questa propria sensazione nelle mani dell'avvocato, che la materializza in un testo contrattuale complicato. Esso diventa poi il parafulmine delle loro frustrazioni e della loro sfiducia.
Decine di migliaia di controversie non solo su crediti risibili, ma anche tra vicini, membri familiari, partner commerciali e partner in azienda, intasano i tribunali, oppure i centri arbitrali alternativi. Le persone, le aziende, la pubblica amministrazio‑ ne (e dietro di essa nuovamente le persone) si attendono di ottenere giustizia per mano di giudici che spesso non sono usciti dall'ombra dell'edificio del tribunale.
The lack of trust is visible in contractual relations when, for example, a party has a need of applying some security instruments in a contract that would protect one party from another. Such a situation becomes absurd as the parties do not meet in order to solve a claim or a dispute, instead, they meet in order to enter into an agreement on further procedures and steps to be taken, such as a purchase agreement. Such parties do not trust each other right from the beginning and this lack of trust is then imposed on the lawyer who implements this feeling in a rath-
er complicated body of the agreement. Subsequently, any frustration or mistrust is then diverted on to the lawyer. Courts or other arbitration centers are snowed under by tens of thousands of claims for minor debts as well as other claims made between neighbours, family members, business partners or associates. People, companies and authorities (there are people involved again) expect to get justice from judges who sometimes have not left the courts. Outcome or cause? The above examples given on the current Czech (not only) legal situation
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panorama legislativo laws and rules
Crisis in law or of confidence? Would it help when lawyers reflect on it? Causa o effetto? Gli esempi sopra indicati della realtà giuridica ceca (e non solo) dimostra‑ no un'esistente, anche se poco discus‑ sa, crisi del diritto. Lasciamo al lettore valutare se si tratta della causa di una crisi strutturale oppure della sua conseguenza, ma decisamente vale quanto detto da Tomáš Baťa nel 1932 che ebbe a dire “La causa della crisi è nella miseria morale. La svolta della crisi economica? Non credo in nes‑
mention the crisis in law that is ever present but not much discussed. We shall leave it up to the reader to decide whether this is the cause of any other crises or whether it is its outcome. However, the statement that Tomáš Baťa made in 1932 may be still valid: “The cause of the crisis is the decline in morality. The turning point of the economic crisis? I do not believe that turning points appear just by themselves. What we are accustomed to calling the economic crisis is in fact a different name for the decline in morality. The decline in morality is the
suna svolta come tale. Ciò che siamo soliti chiamare crisi economica è sol‑ tanto un nome diverso per la miseria morale. La miseria morale è la causa, la decadenza economica ne è l'effet‑ to“. E da aggiungere che la stessa cosa vale per il diritto che è solo una parte della morale, forse quella più afferrabile, perché scritta nelle leggi. Sembra che alcuni si rendano conto di questo stato delle cose, naturalmente per primi coloro che si muovono nel
cause, the economic crisis is the outcome”. And we wish to add that the same applies to law which is one part of morality. Perhaps, the most readable one as it is written in codes, acts and legal regulations. It seems that some people are getting aware of this fact and it is only correct that they are the lawyers themselves, i.e. the ones who practice the Czech law. Here are some activities done by the lawyers that try to fight the crisis in law, i.e. the field they specialize in. Returning the law back to the profes-
piccolo recinto del diritto ceco, ovvero gli avvocati stessi. Riportare il diritto nelle mani dei pro‑ fessionisti là dove le persone, a causa della complicatezza di questo, non si sentono sicure; migliorare la percezio‑ ne della realtà esterna alla legge da parte degli avvocati; nuove disposi‑ zioni giuridiche che tornino a posizioni giuridiche positive e al rafforzamento delle libertà e della responsabilità delle persone; soluzioni alternative dei contenziosi in forma di accordi e conci‑ liazioni; procedimenti di mediazione e altro. Sono queste attività che gli stessi avvocati cercano di portare avanti per lottare con la crisi del proprio settore. Purtroppo spesso questo non basta, il diritto infatti non è stato inventato solo per gli avvocati, ma soprattutto per tut‑ ti coloro il cui pane quotidiano consiste in altre attività che a volte si incontrano con il diritto. Essi, anche inconsapevol‑ mente, devono smettere di esigere da‑ gli avvocati cose che spesso sono contro il senso stesso della norma giuridica,
oppure riguardanti un settore comple‑ tamente diverso da quello giuridico. Nonostante una certa globalizzazione delle conoscenze e delle competenze, non è possibile attendersi dall'avvoca‑ to la soluzione alla vostra relazione in casa, in azienda oppure con altre con‑ troparti senza che vi sia l‘intenzione e la capacità di risolverlo da soli. L'avvocato non risolverà la vostra vita, ma può dire se qualcuno ha già risolto un simile problema in passato e se vale la pena entrare nelle acque del diritto. Nel titolo parlo della crisi del diritto? Si tratta però della crisi dei comuni rap‑ porti umani, della fiducia che manca, fiducia nel partner contrattuale o di vita, anche se sostenuta dalle norme giuridiche. Ciò che è semplice diven‑ ta complicato non grazie al diritto, ma grazie ai suoi destinatari. La crisi in oggetto, quindi, è solo lo specchio della crisi di fiducia delle persone in loro stesse e negli altri. I legali in questo senso fanno qualcosa, adesso tocca anche a noi fare la nostra parte.
sionals when people are no more sure due to its complicated nature, lawyers taking in the views other than legal, new legal regulations that turn back to positive legal starting points and to strengthening the freedom and responsibility of people, other alternative ways of dealing with claims or disputes by way of entering into agreements or conciliations, mediation procedures and others. However, this is not enough. The law was not written only for lawyers, but mainly it was written for others that are involved in other activities but that must sometimes face the law. They must – even unconsciously – stop to make demands on the lawyers that are often in contrary to the legal regulation applied or that refer to other fields of expertise than law. Despite their interrelated skills and knowledge, it may
not be anticipated that lawyers would solve your relationship at home, in a company or with the other party without your will and input. A lawyer cannot solve your live but he/she can tell you whether such a problem has been dealt with in the past and whether it is desirable to deal with the matter from the legal point of view. The title mentions the crisis in law. However, this is more about the crisis in society, in common relationships, about the lack of trust, about the trust in a business partner or a life partner, although supported by law. The simple matters become complicated not due to the law but due to the ones who address them. As a result, the crisis in law only reflects the crisis in trust of people in themselves or in others. The lawyers do something about it and now, we have to do something about it as well.
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il mese de La Pagina
aprile-maggio 2013
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(3 aprile) La bandiera Ue sul Castello di Praga. Alla cerimonia di innalzamento del vessillo comunitario presenzia oltre al presidente Miloš Zeman anche il capo della Commissione José Manuel Barroso, il quale è stato contestato da un centinaio di persone, al grido di “Esistevamo prima di Bruxelles, esisteremo anche dopo” e “Barroso Go home”. ---------------------------------------------------------------(15 maggio) La morte di Valtr Komárek. L’economista e politico, presidente onorario del partito socialdemocratico, aveva 83 anni. Era malato da tempo. Il giorno prima si era recato al capezzale il capo dello Stato Miloš Zeman, con il quale Komárek era amico da vecchia data. ---------------------------------------------------------------(23 maggio) Crisi al comune di Praga. Il consiglio comunale revoca l’incarico del sindaco Bohuslav Svoboda e di due assessori, Aleksandra Udženija (Patrimonio comunale) Josef Nosek (Trasporti) tutti e tre dell’Ods. La mozione, presentata da Top 09, è appoggiata anche dai socialdemocratici della Čssd. Ad assumere ad interim le funzioni di primo cittadino è Tomáš Hudeček.
Cronaca
(3 aprile) Legalizzata cannabis a fini terapeutici. Entra in vigore la legge che lo prevede, purché l’uso sia rivolto ad alleviare i sintomi di alcune gravi malattie. Inizialmente la Repubblica Ceca importerà la cannabis per un periodo di un anno, poi concederà licenza quinquennali a coltivatori locali. ---------------------------------------------------------------(29 aprile) Paura a Praga per una esplosione. È di 40 feriti, dei quali due gravi, il bilancio della esplosione, causato da una fuga di gas, nel centro storico cittadino. Il boato è percepito anche a chilometri di distanza. Dapprima si pensa possa trattarsi di un attacco terroristico, ma gli inquirenti lo escludono dopo poche ore. Ammontano a circa 100 milioni di corone i danni. ---------------------------------------------------------------(15 maggio) Antisemitismo in aumento. La comunità ebraica della Repubblica Ceca registra un sensibile incremento delle manifestazioni di intolleranza razziale (nel 2012 tre volte di più rispetto all’anno precedente), soprattutto attraverso Internet. A suscitare queste manifestazioni sono stati in primo luogo le tensioni fra Israele e Palestina, la politica filo Israeliana del governo di Praga e la candidatura presidenziale di Jan Fischer (di origini ebraiche). ---------------------------------------------------------------(22 maggio) Sterminata famiglia a Brno. La polizia rinviene i corpi di quattro persone in una villetta della frazione di Ivanovice. Ad assassinarle sarebbe stato un giovane congiunto americano, arrestato il giorno dopo negli Usa, dove è giunto, in fuga, dopo aver preso un aereo da Vienna.
Economia, affari e finanza
(3 aprile) Rwe vende la Net4Gas. Il colosso energetico tedesco cede la proprietà della compagnia che gestisce i gasdotti in Repubblica Ceca, a una cordata formata dalla Allianz e dal gruppo di investimenti canadese Borealis. La compagnia è valutata 1,6 miliardi di euro (41,3 miliardi di corone). L’intera operazione sarà portata a compimento nella seconda metà del 2013. ----------------------------------------------------------------
(10 aprile) Korean Air compra il 44% di CzechAirlines. Si svolge a Praga la cerimonia di firma del contratto di compravendita della quota, presenti i rappresentanti del governo ceco e della compagnia sud coreana. In programma anche una serata musicale, con un concerto della Česká filharmonie. ---------------------------------------------------------------(11 aprile) In calo del 18% produzione auto. A comunicarlo è l’Associazione delle industrie automobilistiche, con riferimento al primo trimestre 2013. A frenare sono anche le vendite. La Škoda Auto vende a marzo 83.800 vetture, numero inferiore del 12% rispetto allo stesso mese del 2012. Nel primo trimestre le auto vendute sono state 220.400 (-9,2%). ---------------------------------------------------------------(12 aprile) Rivoluzione tariffe telefonia mobile. A dare avvio ai ribassi è Telefonica, con telefonate e sms illimitati a 749 czk al mese, compreso un giga mensile di traffico web. Vodafone e T-Mobile la imitano quasi immediatamente con offerte dello stesso tipo. Da oggi – scrivono i giornali – non si può più dire che gli utenti cechi pagano bollette fra le più care d’Europa. ---------------------------------------------------------------(22 aprile) La Česka posta contro caro carburanti. L’azienda postale lancia il portale www. tankujlevneji.cz, attraverso il quale offre informazioni, quotidianamente aggiornate, su prezzi e qualità del carburante venduto nei distributori della Rep. Ceca. Il progetto, sostenuto dal ministero dell’Industria e del Commercio, e al quale prende parte anche l’Ispettorato commerciale, sinora è in grado di monitorare circa 400 stazioni di rifornimento, ma in futuro dovrebbe comprenderne più di duemila. ---------------------------------------------------------------(26 aprile) Amazon prepara sbarco in Rep. Ceca. Il colosso americano dell’e-commerce ha intenzione nel corso di quest’anno di rendere operativo un imponente centro logistico, per il quale ora cerca la location più adatta. Il centro logistico avrà una estensione di 100 mila mq, paragonabile a quello di cui la Amazon dispone in Germania, a Bad Hersfeld. Prevista l’assunzione di almeno mille dipendenti. ---------------------------------------------------------------(13 maggio) Manager Mus a processo in Svizzera. Si apre a Bellinzona il dibattimento nei confronti di quattro amministratori della compagnia carbonifera ceca Mus, accusati di corruzione e riciclaggio di denaro. Tutta l’intricata vicenda si articola fra Rep. Ceca e Svizzera. Gli imputati, nel periodo 1997-2003, avrebbero compiuto malversazioni di attivi su larga scala della società in questione, mascherandole con diverse operazioni lecite (prestito, capitalizzazione di altre società), al fine di appropriarsene nell’ambito della privatizzazione del colosso carbonifero. ---------------------------------------------------------------(17 maggio) La Čez primo contribuente in Rep. Ceca. La compagnia energetica si conferma anche nel 2012 al primo posto nella classifica delle società contribuenti. Ha pagato 11 miliardi di corone, dei 128 miliardi complessivi versati dalle aziende ceche. A seguire Škoda Auto e Česká spořitelna. Le prime venti società in classifica hanno versato in tutto 38 miliardi di corone. ---------------------------------------------------------------(21 maggio) Fmi censura austerity ceca. Secondo il Fondo monetario internazionale Praga, in questa fase di andamento più negativo della economia, non dovrebbe continuare con la politica di austerity
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che ha tenuto negli ultimi anni. “La priorità, in questa fase, deve essere di rilanciare lo sviluppo economico. L’economia ceca, nonostante le basi solide su cui è fondata, continua a rimanere in recessione” osservato Fmi. ---------------------------------------------------------------(22 maggio) La Hyundai ceca alla conquista dell’Europa. Lo stabilimento di Nošovice della casa automobilistica coreana produce la milionesima vettura, una i30. La fabbrica è stato inaugurato nel novembre del 2008, con il solo modello i30, affiancato poi nel 2010 dalla ix20 e nel 2011 dalla ix35. Grazie al successo di queste vetture conta oggi 3500 operai strutturati su tre turni lavorativi che hanno permesso, nel 2012, di superare le 300 mila vetture prodotte. ---------------------------------------------------------------(27 maggio) Zeman per fusione Borsa Praga con Varsavia. Il presidente Miloš Zeman sarebbe favorevole alla creazione di una unica istituzione, la Borsa dell’Europa centrale, che dovrebbe aver sede nella capitale polacca. Ne parla nel corso di un forum economico a Varsavia, dove evidenzia la attuale situazione di crisi in cui versa il mercato dei titoli di Praga. ---------------------------------------------------------------(27 maggio) La Russia in pressing per Temelín. Dmitrij Medvedev ne parla con il primo ministro Petr Nečas, in Russia per una visita di quattro giorni. Gli promette che la Repubblica Ceca potrà avvantaggiarsi di investimenti russi di valore pari a 156 miliardi di corone, se la gara per il raddoppio della centrale nucleare di Temelín sarà vinta dal consorzio russo ceco Mir 1200. ---------------------------------------------------------------(30 maggio) In calo competitività ceca. Secondo l’ultima classifica stilata dall’istituto svizzero Imd, la Rep. Ceca, è scesa nell’ultimo anno dal 33° al 35° posto in campo internazionale. Si tratta del quarto passo indietro consecutivo degli ultimi anni. Un calo che corrisponde a quello accusato in questa graduatoria da quasi tutti i paesi europei. Per quanto riguarda la Rep. Ceca pesa l’andamento della economia, che attraversa il periodo di recessione più lungo della sua storia.
Varie
(10 aprile) La morte di Zdeněk Frýbort. Scompare a Praga, all’età di 83 anni, uno dei più importanti traduttori dall’italiano della Repubblica Ceca, considerato uno dei massimi esperti della letteratura italiana. Frýbort era Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, nominato dal presidente Azeglio Ciampi nel 2005. ---------------------------------------------------------------(12 maggio) Ad un atleta del Qatar la Maratona di Praga. Nicholas Kemboi, che alla vigilia non era fra i principali favoriti, si aggiudica la gara con un tempo di 2 ore 8 minuti e 51 secondi. Precede l’etiope Gimay Birhanu e il keniota Patrick Kipyegon. In campo femminile, la manifestazione registra la vittoria della keniota Caroline Rotich (2 ore e 27 minuti), davanti alla connazionale Philes Moraa e all’etiope Ehitu Kiros. Quasi 10 mila i partecipanti. ---------------------------------------------------------------(28 maggio) Il Premio Franz Kafka ad Amos Oz. Ad annunciare la vittoria dello scrittore israeliano è la Società Franz Kafka, che organizza l’evento. La cerimonia di consegna, nel municipio della Città Vecchia di Praga, si svolgerà a fine ottobre. L’autore sarà presente personalmente.
Un salto a Praga? No, fate un tuffo in tutta la Repubblica ceca A Quick visit to Prague? No, explore the whole of the Czech Republic
Kateřina Bělunková, nuova manager della sede milanese, spiega le strategie di Czech Tourism per l’Italia e i paesi mediterranei
Una bella sorpresa, e non si trattava dell’uovo di Pasqua: Trip Advisor, cele‑ bre “fixer” mondiale di valutazione tu‑ ristica, ha dato una grande soddisfa‑ zione agli operatori cechi. Nono posto assoluto per Praga fra le destinazioni mondiali. Un risultato prestigioso ottenuto grazie al lavoro costante di Czech Tourism, ma anche il frutto dei viaggi di tanti “repeaters” che hanno la città di Kafka nel cuore. Molti di
loro, inutile aggiungerlo, sono italia‑ ni. Non parliamo dei business men, di quei manager che a piazza San Ven‑ ceslao sono sempre di casa e magari hanno la camera fissa negli hotel del‑ la Città d’Oro. No, parliamo dei turisti veri e degli aficionados pragofili, che in Italia restano numerosi. Solo per dire: il cantante Eros Ramaz‑ zotti, che per Praga ha un particolare feeling. Ma anche la voce di velluto
Andrea Bocelli, amatissimo dai me‑ lomani locali, il regista e attore Carlo Verdone, che nella città di Rodolfo II ha anche ambientato due dei suoi film, e via elencando. Di testimonial a pagamento, la Re‑ pubblica Ceca non ha mai avuto biso‑ gno, in terra italiana. Tali e tanti sono i legami fra i due paesi che il marketing diventa naturale, spontaneo quasi: “Lavorare qui per la promozione si‑
It was a pleasant surprise and not simply an Easter egg: Trip Advisor, famous world “fixer” of tourism assessment, brought great satisfaction to Czech operators. A clear ninth place for Prague among many global destinations. Prestigious results that were achieved thanks to the constant work of Czech Tourism, but also thanks to the trips of numerous “repeaters” who cherish Kafka’s city. Many of them, needless to say, are Italian. However, we are not talking of business people, or about those
typical managers, who feel almost at home in Wenceslas Square, and who may even have a regular room in one of the hotels of the Golden City. No, we are actually referring to real tourists and Prague aficionados, which in Italy are still numerous. Only to mention a few: the singer Eros Ramazzotti, who has a special feeling for Prague; the velvet voice, Andrea Bocelli, who is beloved by local music enthusiasts, as well as the film director and actor Carlo Verdone, who also shot
two of his films in the city of Rudolf II, and many others. Czech Republic has never needed paid testimonials on Italian soil, because the bonds between the two countries have always been strong and numerous, to the extent that marketing just became a natural and almost spontaneous thing: “Working in this country for the promotion, simply implies making a few adjustments to our goals – says Kateřina Bělunková, the new person in charge of the Milan
di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti
Kateřina Bělunková, new manager at the Milan Czech Tourism office, explains the strategies for Italy and the Mediterranean countries
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gnifica soprattutto aggiustare il tiro – spiega Kateřina Bělunková, nuova re‑ sponsabile di Czech Tourism a Milano – perché il mercato italiano è già da tempo fidelizzato, saldamente quarto per importanza dopo quello tedesco, russo e slovacco, 180mila arrivi e 500mila pernottamenti nell’ultimo semestre 2012. Insomma, un capo‑ saldo della nostra promozione. Che ora si allarga a Cina e America Latina e vuole dedicare particolare attenzione all’estremo est asiatico”. Bělunková sostituisce Luboš Rosen‑ berg, storico responsabile di Czech Tourism in Italia, ed arriva diretta‑ mente dall’incarico di direttrice com‑ merciale di Czech Airlines a Belgrado: “Questo può rendermi più sensibile ai problemi del mercato aereo. Abbiamo già attivato collaborazioni con tutte le compagnie che battono la nostra capitale, da Easyjet a Smart Wings, da Wizz Air ad Air Baltic, stiamo lancian‑ do il progetto “Missione Moravia“ per promuovere sei zone della Moravia. Senza dimenticare il legame storico con la vostra compagnia di bandiera, Alitalia, rinfrescato di recente con il volo bisettimanale Roma - Praga. “
“Poi – prosegue Bělunková – ecco le “Strade della Birra”, “del Vino”, “della Magìa”, “dell’Ambra” e un’attenzione particolare al turismo culturale: ben 12 siti Unesco sono presenti in terri‑ torio ceco. Puntiamo alla fascia media colta, evoluta, e naturalmente ai “big spenders” che, malgrado la crisi, sono rimasti anche da voi. Solo che si fan‑ no notare meno. Il messaggio è uno solo: Praga è elegante, raffinata, offre il meglio del lusso e della classe mit‑ teleuropea. Insomma, è una capitale ideale per il turismo d’élite”. Di progetti per “differenziare” le mete dei nostri turisti, Czech Tourism ne ha avuti molti. Ma i viaggiatori tricolori continuano ad amare quasi solo la capitale... “Non è sempre vero. Verso Brno, per esempio, esiste un filone di amanti del motociclismo che è qui ogni estate per le gare del Gran Premio. Ecco, pensiamo che questa fascia di appassionati potrà essere sollecitata e allargata. Adesso puntiamo anche su Karlovy Vary e Kut‑ ná Hora. Destinazioni d’élite, ma che permettono comunque un’escursione di un giorno, senza richiedere un ulte‑ riore pernottamento fuori Praga. Poi la
Kateřina Bělunková, direttore della sede CzechTourism di Milano / Kateřina Bělunková, manager at the Milan Czech Tourism office
office of Czech Tourism – because the market already has a lot of loyal customers and stands in fourth position for importance after Germany, Russia and Slovakia, with 180 thousand arrivals and 500 thousand overnight bookings during the last semester of 2012. In short, a cornerstone of our promotion, that is now is being extended to China and Latin America and that wishes to devote particular attention to far East Asia”. Bělunková took over from Luboš Rosenberg, the previous well-known manager of the Italian Czech Tourism office in Italy, and comes straight from her previous position as commercial director of Czech Airlines in Belgrade: “This factor, perhaps, makes me more sensitive to the various issues affecting the aviation market. We have already started collaborations with all the air-
lines that fly to our capital city, from Easyjet to Smart Wings, Wizz Air to Air Baltic and are launching the “Moravian Mission”, to promote six areas in Moravia − not forgetting, of course, our historical relations with your flag company, Alitalia, with its newly scheduled two-weekly flights Rome-Prague”. “Then − Bělunková adds − we have the “Beer, Wine, Magic and Amber paths”, with particular attention to cultural tourism: there are in fact 12 UNESCO sites in the Czech Republic. Our main target is the middle class cultured visitors, and obviously the “big spenders”, who despite the crisis have also decided to remain our customers. The only difference is that they try to draw less attention to themselves. The message is simple: Prague is elegant and refined and offers the best standard of luxury and central European class and
is, in short, an ideal capital for elite tourism”. In order to differentiate the destinations of our tourists, Czech Tourism has set up many projects. But Italian travellers still tend to love mostly the capital city... “However, this is not always the case. Towards Brno, for example, a vast group of motorcycle enthusiasts gather there every summer for the Grand Prix races. Therefore, we believe that the number of these fans could be increased and expanded. We are now also counting on Karlovy Vary and Kutná Hora. Elite destinations, but which still allow you to go out for the day, without having to spend a night outside Prague. Then we have our local beer: it may seem obvious, but it is not so. How many Italians are there, for example, who know and visit
birra: sembra scontato, ma non è così. Quanti italiani conoscono e visitano Plzeň per i suoi stabilimenti? Eppure la birra ceca è buona e costa poco in assoluto, secondo le statistiche inter‑ nazionali”. “Big spenders” italiani. Non sono meglio americani o giapponesi, da questo punto di vista? “Non credo. Gli americani che toccano Praga la raggiungono perché è inserita
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nel tour delle capitali europee. Quindi stanno da noi un giorno, massimo due. Poi ripartono per Vienna e Budapest. Gli italiani, invece, stanno almeno 4 notti e 5 giorni. Una bella differenza!“ E poi ci sarebbe la questione del cambio in corone. Che per il turista è un vantaggio o uno svantaggio? “Con la crisi internazionale, non ci sono dubbi, è un vantaggio. Praga e
Plzeň for its factories? Yet, Czech beer is excellent and absolutely cheap, according to international statistics”. Italian “big spenders”. Aren’t the Americans or Japanese better from this point of view? “I do not think so. The Americans who come to Prague, do so because it is included in some tour of European capitals. Therefore, they stay there a single day, maybe two. Then tend to move on to Vienna and Budapest. The Italians, instead, stay at least 4 nights and 5 days. A significant difference!” Then there is the exchange rate into crowns. Is that an advantage or a disadvantage for tourists? “With the international crisis, there is no doubt that this is an advantage. Prague and the Czech Republic cost 30% less than Vienna or any other Central European capital. Even less
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la Repubblica Ceca costano il 30% in meno di Vienna o delle altre capitali mitteleuropee. Meno della stessa Bra‑ tislava, che è tutto dire. Non c’è stato l’effetto inflattivo dell’euro, in altre parole, e il turista se ne accorge”. Promozione come feeling, ma anche come investimenti. Che progetti ci sono per il 2013 di Czech Tourism? “Parlo per l’area Italia e Mediterraneo, quella che mi riguarda. È stato rinfre‑
scato il sito dell’ufficio, stiamo varando una serie di cene con cucina tradiziona‑ le ceca nelle diverse capitali regionali d’Italia. Un lavoro lento ma capillare, da Udine a Bari, da Catania a Torino. Dall’Italia, da tutte le vostre regioni, non c’è stato il calo che abbiamo sen‑ tito dalla Spagna, per evidenti motivi economici. E questo è un altro segno. Significa che l’italiano non rinuncia al suo short break praghese. Magari spenderà di meno in regali, ma il suo
viaggetto lo fa sempre. Non è poco, di questi tempi”. I competitors. Parlavamo prima di Vienna o di Budapest. Anche loro molto presenti nell’offerta per gli italiani. Non vi preoccupano? “Due destinazioni con caratteristiche differenti. Vienna, forse, ci somiglia come offerta culturale, ma è decisa‑ mente più cara nei voli e anche nei soggiorni. Budapest soffre di un’im‑ magine ancora da migliorare dal punto di vista della sicurezza. Non sono competitors che ci danno da pensare”. Parliamo di voli. Lei viene da un’esperienza nel settore a Belgrado. Praga, dunque, come hub verso est? “Non posso parlare per conto di Czech Airlines. Certo, se guardiamo la fre‑ quenza di voli della nostra compa‑ gnia, ci rendiamo conto che è decisa‑ mente proiettata verso est. Sia verso le capitali balcaniche, sia verso le nuove repubbliche ex sovietiche, sia per esempio, verso il Caucaso. Questa è una scelta precisa, un preciso dise‑ gno: Praga come ponte fra Europa e Oriente. È una vocazione naturale, che possiamo allargare ulteriormente senza dimenticarci del Mediterraneo”.
than Bratislava and this is quite amazing. In other words it has not been affected by the inflationary consequence of the euro and tourists have become aware of that”. A Promotion based on feeling but also as a sort of investment. What plans does Czech Tourism have for 2013? “I speak of Italy and the Mediterranean area, the area which I am concerned with. The website of the office have been brushed up and we are organizing a series of traditional Czech cuisine dinners around the various regional capitals of Italy. A rather long-term task, but capillary work from Udine to Bari, from Catania to Turin. From Italy and all its regions, there has not been a reduction in the number of visitors as has taken place with Spain,
for obvious economic reasons. This is a further indication that the Italian citizen has not given up going to Prague – even if just for a couple of days. Perhaps, he tends to spend less on buying things, but always goes there for a short trip – which is quite a considerable achievement these days”. Your competitors used to speak about Vienna or Budapest, but now they are also present and active with a tourist offer to Italians. Doesn’t that worry you a bit? “Two destinations with different characteristics. Vienna, perhaps, is similar for its cultural offering, but flight prices and staying there is more expensive – and Budapest still has a problem of image that must be improved from the point of view of safety. However, they
do not represent a serious threat to our business”. Let’s talk about flights. You had experience in this field when you were in Belgrade. Does Prague, therefore, represent a sort of hub to the East? “I cannot speak on behalf of Czech Airlines. Of course, if we look at the frequency of flights by our company, we realize that it is decisively directing its efforts towards the East: both towards the Balkan capitals and the new former Soviet republics, as well as the Caucasus. This is a specific choice as well as a decisive plan: Prague as a sort of bridge between Europe and the East. It is a natural vocation that can be expanded even further without forgetting about the Mediterranean”.
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MACROECONOMIA Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output
Grazie alla nuova metodologia di calcolo, e ad alcune posizioni stagionali, la disoccupazione in marzo è scesa a 8.0% o a 7.4% a seconda della fonte, in ogni caso un livello non molto negativo. Gli stipendi e salari invece, sono fermi o addirittura in calo in molti casi, contribuendo alla spirale depressiva della do‑ manda interna e con essa dell’intera economia. L’estate generalmente porta una notevole offerta di lavori stagionali, il che farà da temporaneo calmiere e potrebbe anche determinare una piccola, momentanea ripresa della domanda interna. Difficilmente però sarà sufficiente stimolo alla ripresa della produzione industriale. Nonostante ciò, Praga è vicina alla piena occupazione, pur con segnali negativi che si espliciteranno nei prossimi mesi. Mentre le regioni tradizionalmente de‑ boli si confermano tali e continueranno ad esserlo sempre di più, considerando i troppo generosi contributi alla disoccupazione nelle aree depresse e la scarsa attitudine alla mobilità della forza lavoro. Thanks to new seasonal openings, and a new computational methodology, the unemployment rate has fallen to 8% or 7.4%, depending on the source: in any case, a very acceptable level. Unfortunately, salaries are not growing and in several cases are decreasing, therefore depressing the already weak domestic demand, and in general the economy of the Czech Republic. Usually on summer there are several seasonal job opportunities: they should result in a temporary relief and might even foster a small surge in domestic demand. Unfortuantely, it probably won’t be enough to determine a growth in the industrial production. Nevertheless, Prague has an almost full employment situation, even though the negative signals will become harsh reality later during the year. Again, the weakest regions keep being that. And they shall continue being weak, considering the all too generous subsidies to the unemployed and the negative attitude to relocation among the job-seekers.
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Continua la crisi del settore industriale. L’output ormai da mesi non fa che scen‑ dere, e costituisce la componente principale del costante calo del Pil da un anno e mezzo ad oggi. A marzo il calo annuale dell’output industriale è stato del 6% lordo, 2.2% a parità di giorni lavorativi. Per i mesi a venire le aspettative sono anche peggiori, considerando il continuo calo degli ordinativi, meno 1.8% su base annua a marzo. Sia a livello di domanda interna, che di mercati all’esporta‑ zione, la crisi è molto forte. A ciò si aggiunga la tradizionale scarsa produttività dell’industria ceca, i costi crescenti, e il quadro della situazione è davvero preoc‑ cupante. Anche se non mancano alcuni ottimisti che, molto sorprendentemen‑ te, prevedono un miglioramento della situazione nei prossimi mesi. Un segnale positivo viene dal riposizionamento di alcuni settori industriali verso un output più economico, che potrebbe mantenere locali alcuni acquisti delle famiglie, piuttosto che importati dall’Asia. The industrial sector is still in deep crisis. Since several months, the industrial output is decreasing, influencing critically the constant decline in GDP since about a year and half. On a y-on-y basis, March recorded a minus 6%, which is just less bad at -2.2% when adjusting for working days. The expectations for the coming months are very dire: orders to the industrial sector are steeply declining, -1.8% yon-y in March. Both domestic demand and export markets are stagnating. When adding to that the cronical poor productivity of the Czech industrial sector, and rising costs, we have a picture very grim and worrisome. Although very surprisingly there are some optimists that even believe the coming months will be of positive growth. One significant positive signal comes from the repositioning of some industrial entities onto a price-sensitive output: that could help keep consumers purchases more local, instead of cheap asian imports.
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economia e mercato markets and data
Economics Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade
Come dovunque nel mondo oggigiorno, l’inflazione in Repubblica Ceca si mantiene ampiamente sotto controllo a livelli molto bassi. Il livello di 1.7% in aprile, su base annua, è solo apparentemente un buon segnale. In realtà molti economisti sono preoccupati, perchè il reale motivo della bassa infla‑ zione non è una economia sana, bensì assenza di domanda, data dalla forte erosione del potere di acquisto delle famiglie, e della crescita dei livelli di indebitamento privato. Il calo del Pil che accompagna il paese da tempo, certamente non stimola la domanda e con essa l’inflazione. Inoltre l’effetto di una maggiore tassazione diretta ed indiretta, da tutti prevista, comprime ancora di più la spesa domestica, mettendo di fatto un tappo alla crescita dei prezzi. As everywhere nowadays, the inflation in the Czech Republic is still quite under control, recording a very low +1.7% y-on-y in April. This figure just seems a good and strong signal. The reality is that many economists are very worried, since in this case the real reason for the low inflation rate is the lack of domestic demand: it is not the effect of a healthy economy. During last several months, the GDP declined therefore reducing domestic demand and inflation. Furthermore, the power of purchase of families which has been eroded, private debt has increased, and everybody expects a surge in direct and indirect taxation: all that, makes for a depressed domestic demand, which effectively puts a lid on prices increase.
Bilancia commerciale sempre in attivo, come d’abitudine. Ma una performance molto inferiore rispetto all’anno passato. In marzo l’attivo è stato di 32 miliardi CZK, rispetto a 46 nello stesso mese nel 2012. Sia le esportazioni che le im‑ portazioni hanno subito un crollo in marzo, del 6.5% e 7.1% su base annua. Numeri molto pesanti, purtroppo, e in linea con il trend degli ultimi mesi. Si conferma l’attivo con la zona Ue, anche se in calo, ma cresce il passivo con i paesi asiatici, in particolare la Cina: segnale questo negativo per le prospettive della produzione industriale ceca, per evidenti motivi: nei momenti di crisi i consumi si concentrano nei beni di fascia economica, oggigiorno perlopiù di importazione. Con la paradossale conseguenza che l’indebilimento della spesa della famiglie, a lungo termine determina un ulteriore calo dei redditi da lavo‑ ro, in una spirale molto pericolosa. As usual, the trade balance is in positive territory, albeit well less than one year ago. In March the recorded surplus was 32bn CZK, wich is way less than in 2012, when the figure was 46bn. Both exports and imports fell dramatically in March, by 6.5% and 7.1% respectively. Unfortunately, those are very harsh figures, and in line with last several months trend. Albeit decreasing by 4bn, the trade balance with EU is still very positive, but the deficit with asian countries, China especially, has deepend by 2.8bn: this figure is quite worrisome for the outlook of the Czech industrial sector, for obvious reasons. During economic crisis, consumers tend to purchase more price-sensitive goods, nowadays mostly imported. The paradox is the consequential weakening of families expenditure, which in the long terms determines an even deeper income erosion, in a dangerous spiral.
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Zeman, un presidente poco diplomatico Zeman, slightly diplomatic president
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Il Festival di Karlovy Vary: un crocevia fra passato e presente Forse la prima cosa che viene in men‑ te quando si osserva il Globo di Cri‑ stallo, il bellissimo primo premio del Festival Internazionale del Cinema di Karlovy Vary − una elegante sta‑ tua d'ottone di una figura femminile con un tocco di Art Déco − è la somi‑ glianza con il premio Oscar. Chissà se questa somiglianza fu effettivamente
cercata da Tono Stano, Aleš Najbrt, Michal Caban, e Šimon Caban che ri‑ disegnarono il premio nel 2000 per la trentacinquesima edizione di uno dei festival cinematografici di più antica tradizione. La verità è che, dopo una storia fortemente legata alla situazio‑ ne politica della Cecoslovacchia, con la caduta del muro di Berlino il festival è
stato alla ricerca di una nuova iden‑ tità, che potesse promuovere tanto il cinema nazionale quanto quello internazionale: c'è così chi vede nel nuovo disegno del premio un simbolo del tentativo di avvicinare il festival al cinema americano. Il 28 di giugno questa rassegna rag‑ giungerà la sua 48° edizione, e si può © Film Servis Festival Karlovy Vary
Alla scoperta del festival cinematografico più prestigioso dell’Europa centroorientale di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
Discovering the most prestigious film festival in Central and Eastern Europe Da sinistra a destra: Franco Nero, Michael Douglas, Monica Vitti e Robert Redford / From left to right: Franco Nero, Michael Douglas, Monica Vitti and Robert Redford
Perhaps the first thing that comes to mind when observing the Crystal Globe, the top prize of the Karlovy Vary International Film Festival, an elegant brass statue of a female figure with an Art Déco touch, is the resemblance in design to the Oscar. Who knows whether this similarity was genuinely
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intended by Tono Stano, Aleš Najbrt, Michal Caban, and Šimon Caban who redesigned the award in the year 2000 for the 35th year of one of the oldest film festivals in the world. The truth is that after a long history which was strongly linked to the political situation of Czechoslovakia, with the fall of the
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Berlin Wall the festival has continuously been searching for a new identity, one which could promote both national and international cinema. There are therefore those who see the new design of the award as a symbol of the attempt to bring the festival closer to the world of American cinema.
cinema cinema
The Karlovy Vary Film Festival: a crossroads between the past and present dire che la crisi di identità degli anni post-comunisti sembra ormai lon‑ tana. Il festival è considerato senza dubbio il più importante e prestigioso dell'Europa centro-orientale, nonché uno dei più importanti su scala mon‑ diale. Ma la strada percorsa è stata molto lunga. Il Mezinárodní filmový festival, nacque nell'estate del 1946 (curiosamente lo stesso anno della fondazione del fe‑ stival di Cannes, il più prestigioso del mondo), in seguito alla nazionalizza‑ zione dell'industria cinematografica cecoslovacca, quando a Mariánské Lázně gli organi statali diedero vita ad una rassegna cinematografica non competitiva, che proiettava film d'im‑ pegno sociale o politico (e in linea con la tendenza ufficiale del cinema so‑ vietico). Le proiezioni avevano luogo sia a Mariánské Lázně che a Karlovy Vary. All'epoca, l'intenzione era di creare un evento cecoslovacco capace On the 28th of June the event will reach its 48th year, and one can say that the identity crisis of the post-communist years now seems light years away. The festival is considered to be undoubtedly the most important and prestigious one in Central and Eastern Europe, not to mention one of the most important in the world. The road however, has been a long one. The Mezinárodní filmový festival, was born in the summer of 1946 (curiously also in the year which saw the foundation of the Cannes film festival, the most prestigious in the world), following the nationalization of the Czechoslovakian film industry, when in Mariánské Lázně the state authorities gave life to a non-competitive film festival, which screened political or social realist films (in line with the trends of Soviet cinema). The screenings were to take place both in Mariánské Lázně
simbolicamente di segnare l'inizio di una nuova era, orientata verso le idee e le politiche dell'Urss. In breve, il festival diventò competitivo ed inter‑ nazionale, e scelse nel 1948 Karlovy Vary come sede stabile e il Grandhotel Pupp come centro dell’evento. Antonín Martin Brousil, teorico del cinema, presidente delle giurie del‑
and in Karlovy Vary. At the time, the idea was to create a Czechoslovakian event which intended to symbolically mark the beginning of a new era, oriented towards the ideas and policies of the USSR. In short, the festival became competitive and international, and in 1948 chose Karlovy Vary as its stable
le prime edizioni, nonché tra i primi organizzatori del Festival, rivelò che la scelta dei film fu sempre estrema‑ mente attenta, selezionati secondo un particolare criterio artistico e so‑ ciale, senza mai trascurare, anzi favo‑ rendo i Paesi più piccoli con industrie cinematografiche più deboli, un tratto del festival che è rimasto fino ad oggi.
host town and the Grandhotel Pupp as the centre of the event. The film theorist Antonín Martin Brousil, also president of the jury in the early years of the Festival and one of its first organizers, revealed that extreme care was taken with the choice of films, which were selected according
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Ideologicamente, Karlovy Vary si af‑ fermò come la concorrenza dell'Eu‑ ropa socialista a Cannes e Venezia. Secondo lo stesso sito del festival, il Partito Comunista, preso il potere a Praga, era pienamente consapevole del potenziale propagandistico del ci‑ nema e dell'importanza di tale mez‑ zo nella lotta ideologica con i paesi capitalisti. Nonostante le restrizioni imposte da Mosca, gli organizzatori si sforzarono però di rendere l'evento unico ed originale, un festival che si potesse distinguere dagli altri, crean‑ do quello che definirono “un modello alternativo”. Il primo grande cambio nella program‑ mazione del festival accadde nel 1959, quando malgrado la costernazione dei cecoslovacchi, il Cremlino prese la de‑ cisione di avere solo un festival impor‑ tante per tutti i paesi socialisti e quindi la cittadina termale si dovette alterna‑ re con Mosca fino agli anni novanta, to particular artistic and social criteria, not neglecting, or rather, favouring the smaller countries with weaker film industries. This is actually a trait of the festival that has remained until today. Ideologically, Karlovy Vary established itself as Europe's socialist competitor to Cannes and Venice. According to the site of the festival, after having gained power in Prague, the Communist Party was fully aware of the propagandist potential of film and the importance of this tool in the ideological struggle against the capitalist countries. Despite the restrictions imposed by Moscow, the organizers made an effort, however, to make the event unique and original, a festival that stood out from the others, creating what they defined "an alternative model". The first major change in the organization of the Festival took place in 1959, when to the dismay of the Czechoslova-
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avendo luogo così solo una volta ogni due anni. La controversa decisione fu considerata una mossa che declassa‑ va il Festival di Karlovy Vary, che fino ad allora godeva di maggiore fama e prestigio del suo equivalente russo. Inoltre, al festival in terra boema i vi‑ sitatori occidentali potevano giungere con relativa facilità, mentre arrivare fino a Mosca era chiaramente più difficile. Tuttavia il ruolo del festival rimaneva, nei primi tempi, puramen‑ te geo-politico. Dal 1948 fino al 1956,
tutti i vincitori del Globo di Cristallo furono sovietici. I primi successi na‑ zionali arrivarono negli anni Sessanta con Obžalovaný ("L'accusato", 1964) di Ján Kadár e Rozmarné léto (1968) di Jiří Menzel. Questi anni segnarono in‑ fatti l'ultimo grande periodo di libertà prima dell'arrivo della atmosfera sof‑ focante della normalizzazione, ospiti del calibro di Elia Kazan e Karel Reisz portavano valore all'evento, mentre tra i vincitori spiccavano nomi del li‑ vello di Tony Richardson e Pierpaolo
Pasolini (quest’ultimo per il suo capo‑ lavoro “Accattone”). Con la repressione del ‘68, e la successiva ondata di film colmi di slogan dell'Urss, la qualità delle pellicole peggiorò visibilmente, portando ad un calo anche nel pubbli‑ co, nonostante la partecipazione negli anni Settanta e Ottanta di ospiti come Ken Loach, Franco Nero, Carlos Saura, Monica Vitti, Bernardo Bertolucci e molti altri. Dopo questo periodo, quasi univer‑ salmente considerato di declino, il
kian people, the Kremlin decided that there should be only one major film festival for all of the socialist countries and therefore the spa town was to alternate with Moscow until the nineties, and therefore hosted the event only once every two years. The controversial decision was considered to be a move which downgraded the A-status of the Karlovy Vary festival, which until then boasted much more fame and prestige than its Russian equivalent. In addition to this, vistors from the west could
reach Bohemian territory fairly easily, while getting to Moscow was clearly more difficult. However, in this period, the task of the Festival simply remained a geo-political one. From 1948 to 1956, all of the Crystal Globe winners were from the Soviet Union. Domestic success would only arrive in the 1960s with Ján Kadár's Obžalovaný ("The Accused", 1964) and Rozmarné léto (“Capricious Summer,” 1968) by Jiří Menzel. These years marked the last great period of freedom before the stifling atmosphere
of the Normalization arrived, with guests the calibre of Elia Kazan and Karel Reisz bringing class to the event, and among the winners names such as Tony Richardson and Pierpaolo Pasolini stood out (the latter of which won for his masterpiece “Accattone”). With the suppression from 1968, and a wave of films overflowing with Soviet slogans, there was a notable drop in the quality of movies, which consequently also led to a decline in the public's interest, despite the participation of guests such as
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cinema cinema
festival si riprese con i cambiamenti politici del 1989: finalmente libero da pressioni politiche e aperto ad una selezione più spregiudicata. L'organizzazione del Festival passava dunque nelle mani di una fondazione indipendente, di cui erano membri Jiří Bartoška, il popolare attore ceco nonchè attuale presidente dell’even‑ to, ed Eva Zaoralová, che da allora ne è il direttore artistico. Con l'emancipa‑ zione dai fondi pubblici, ed i supporti finanziari privati sostenuti dagli spon‑ sor, il Festival è riuscito ad occidenta‑ lizzarsi in fretta, ma anche a rendere l'evento più internazionale, invitando leggende di Hollywood come Robert De Niro, Gregory Peck, Michael Dou‑ glas, e Rod Steiger. Ovviamente, con personaggi della cultura americana di questo livello, c'è sempre il rischio di eclissare i protagonisti della pellicola della Repubblica Ceca e degli altri pa‑ esi dell'Europa centrale ed orientale. Lo scopo del Festival negli ultimi anni è stato di mantenere l'equilibrio tra l’attenzione al cinema americano e lo Ken Loach, Franco Nero, Carlos Saura, Monica Vitti, Bernardo Bertolucci and many others in the 1970s and 1980s. Following this period, which was almost universally considered to be a period of decline, the Festival gradually regains its status with the political changes of 1989, finally being free from poltical pressure and therefore able to select films in a more open-minded, unbiased way. The organization of the festival was then taken up by an independent foundation, of which the members included the popular Czech actor Jiří Bartoška, the current President of the event, and Eva Zaoralová, who since then has been the Artistic director. With the emancipation from public funds, and financial backing supported by sponsors, the Festival managed to westernize rapidly, but also to make the event more international, by inviting Hollywood legends like Robert De Niro, Gregory Peck, Michael Douglas, and Rod Steiger. Obviously, with the
spazio dedicato al cinema europeo e ceco, un obiettivo mantenuto finora con molto successo. In molti credono che uno dei motivi di questo successo sia da rintracciare nell’ottima orga‑ nizzazione dell’evento, con le molte possibilità offerte al pubblico, il quale può scegliere tra le varie sezioni del festival, ad esempio quella dedicata solo al cinema ceco, oppure alla cine‑ matografia dell'ex-blocco sovietico. Anche quest’anno sarà così. Si parla principalmente della presenza del
regista e sceneggiatore Oliver Sto‑ ne, uno dei personaggi più discussi e contestati di Hollywood, che sarà sicuramente uno dei fulcri di atten‑ zione a Karlovy Vary dove riceverà un Globo di Cristallo per il suo contribu‑ to artistico al cinema del mondo. Si spera comunque che la sua presenza non trascurerà gli altri eventi della quarantottesima edizione del festival di cui spiccano un profilo sul cinema curdo, un omaggio al regista Jerry Schatzberg e la consegna del Globo
di Cristallo al leggendario costumi‑ sta di Miloš Forman, Theodor Pištěk, già vincitore del Premio Oscar per Amadeus. Molti si lamenteranno del fatto che il Festival sta diventando troppo come Cannes per la presenza delle star di Hollywood, che vedono il festival come una scusa per mettersi in mostra invece di una celebrazione del cinema. Altri si lamenteranno per altri motivi, ma che piaccia o no, la splendida programmazione avrà sicu‑ ramente qualcosa in serbo per tutti.
© Film Servis Festival Karlovy Vary
Václav Havel, con la moglie Dagmar Havlová, durante l’edizione del 2002 / Václav Havel, with his wife Dagmar Havlová, during the 2002 edition
presence of personalities of such status from American culture, there is always a risk that they may overshadow their Czech counterparts and key figures from other central and eastern European countries. The aim of the festival in the last few years has been to maintain the right balance between attention to American cinema and the space dedicated to European and Czech cinema, an objective reached quite successfully up to now. Many people believe that one of the reasons of this success lies in the superb organization of the event, offering many options to the public, who are able to choose from the vari-
ous sections of the festival such as the one dedicated solely to Czech cinema or another only to the film making of the ex-Soviet Bloc. This year the situation is no different. As we anticipate the 48th year of the festival, the talk is mainly about the presence of the director and screenwriter Oliver Stone, one of the most discussed and debated personalities in Hollywood, who will certainly be among the centres of attention in Karlovy Vary where he is to receive a Crystal Globe for his artistic contribution to World cinema. One hopes that his presence will not eclipse the other events, of which the highlights
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include a profile on Kurdish cinema, a homage to the director Jerry Schatzberg and the presentation of the Crystal Globe to the legendary costume designer of Miloš Forman, Theodor Pištěk, already an Oscar winner for Amadeus. Many will complain about the fact that the presence of Hollywood stars, is making the festival too similar to Cannes which has been criticized for being an excuse for the stars to parade on the Red carpet rather than a celebration of cinema. Others will complain for different reasons, but whether you like it or not, the excellent schedule will surely have something in it for everyone.
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Una passeggiata per Holešovice A stroll through Holešovice
foto: Filippo Falcinelli
Da area dedita all’industria a quartiere dell’arte e dell’innovazione. A nord del centro, ecco Holešovice di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
From an area dedicated to industry to one of art and innovation. Going north of the centre, you find Holešovice
foto: Giuseppe Picheca
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Praga Prague
foto: Giuseppe Picheca
La scala mobile della fermata “Nádraží Holešovice” sulla linea della metro “C”, risale velocemente verso l’uscita. Molti turisti stranieri si chie‑ dono spesso come mai le scale mobili della metropolitana praghese vadano così speditamente. Se lo si chiede ai cechi molti rispondono che è così dal periodo comunista, e che la cosa era fatta appositamente per far arrivare le persone il più in fretta possibile a lavoro. All’uscita di questa fermata
della metro, il cui nome fino al 1990 era “Fučíkova”, così come per molte altre della periferia praghese sembra di fare un salto indietro nel tempo di almeno cinquant’anni. Ci troviamo nel cuore del quartiere di Holešovice, sobborgo settentrionale della città che sorge all’interno di una grande ansa della Vltava, nel distretto di Pra‑ ga 7. Appena ci si lascia alle spalle la grande porta di vetro dell’entrata del‑ la metro, si avverte un leggero senso
The escalator of the “Nádraží Holešo vice” stop on metro line “C”, speedily brings you up to the exit. Many foreign tourists often wonder why the Prague Metro escalators go so quickly. If you ask Czechs, many reply that it has been like this since the communist era when it was intended to get people to work as quickly as possible. When exiting this metro station, the name of which was “Fučíkova” until 1990, as with many others in the suburbs of Prague, you seem to leap at least fifty years back in time. We are in the heart of Holešovice, the northern suburb of the city which is situated by a large bend in the Vltava river in the district of Prague 7. As soon as you pass the large glass door entrance of the metro, you feel a slight sense of disorientation and the eye immediately looks for a point of reference in the new environment, so different from the city-centre neighborhoods. Large elegant houses which date back to the early twentieth century, with
neglected, blackened facades, alternate with empty spaces and the typical “paneláky,” the dormitory tower blocks typical of the “practice”of real-socialism. Nevertheless, this juxtaposition of different architectural eras, though not immediately absorbed by the eye, it never looks chaotic nor does it lack in a certain charm. Beyond the second exit of the metro on the other side, there is the railway station of PragueHolešovice, the second largest in size after the main station Hlavní Nádraží. Many trains used to depart (and they still do) from this station, which was built in 1985, for the North and West of the country, as well as some to Dresden and Berlin. Its austere form, with the grey and black of the facades, which fits in well with the surrounding environment, will undoubtedly arouse the interest of lovers of industrial archeology. After leaving the metro station and bus station behind you, and walk-
di spaesamento e l’occhio cerca subito un punto di riferimento in un am‑ biente nuovo, così diverso dai quar‑ tieri del centro. Grandi case eleganti degli inizi del Novecento, dalle faccia‑ te annerite e trascurate, si alternano a spazi vuoti e ai tipici “paneláky”, i palazzoni dormitorio tipici dell’archi‑ tettura “pratica” del realsocialismo. Eppure questo accostamento tra epo‑ che architettoniche diverse, sebbene non subito digeribile dall’occhio, non è mai caotico né tantomeno privo di un certo fascino. Dall’altra parte dell’uscita della metro c’è la stazione ferroviaria di Praha-Holešovice, la seconda stazione praghese per gran‑ dezza dopo Hlavní Nádraží. Da questa stazione, creata nel 1985, partivano e partono ancora oggi molti treni per il Nord e l’Ovest del Paese, nonchè alcu‑ ni diretti a Dresda e a Berlino. La sua forma austera, con il grigio e il nero delle facciate, che si intona bene con l’ambiente circostante, susciterebbe l’interesse degli amanti dell’archeolo‑ gia industriale.
Lasciandosi alla spalle la stazione del‑ la metro e degli autobus, e cammi‑ nando seguendo i binari del tram 12 che attraversa il quartiere e continua in direzione di Malá Strana, non si può fare a meno di notare nuovamente le facciate delle case annerite dallo smog. Il sobborgo è stato per molti anni un quartiere sede di industrie pesanti, come testimoniano ancora oggi le alte ciminiere delle fabbriche abbandonate o riconvertite. Dalla fine della Seconda Guerra Mon‑ diale, per vari decenni, Holešovice è stato annoverato tra i luoghi più de‑ gradati di Praga, soprattutto la sua zona industriale fluviale. Un cambia‑ mento radicale, che sta dando poco a poco un nuovo volto al quartiere, è avvenuto in seguito all’inondazione della Vltava nel 2002, quando parte della zona rimase sommersa. Con i fondi stanziati per la ricostruzione sono stati costruiti nuovi edifici, oggi sede di uffici e appartamenti di lusso, che costeggiano le rive del fiume. La volontà di modernizzare il quartiere
foto: Giuseppe Picheca
ing along the tram line 12 that runs through the neighborhood and continues in the direction of Malá Strana, again you can not help but notice the facades of the houses blackened by smog. The suburb has been a neighborhood of heavy industry for many years and the tall chimneys of the
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abandoned or converted factories still bear witness to this. Since the end of the Second World War, and for several decades, Holešovice was listed among the most degraded places in Prague, especially its industrial river area. A radical change, which is gradually giving a new face to
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foto: Giuseppe Picheca
foto: Giuseppe Picheca
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the neighborhood, took place after the flooding of the Vltava river in 2002, when part of the area was submerged in water. With the funds allocated for reconstruction, new buildings were built which now house offices and luxury apartments lining the banks of the river. The desire to modernize the district is becoming more and more apparent, as demonstrated by the presence of numerous trendy nightclubs and pubs that attract young people from other parts of the city. A few hundred metres away you will find Výstavište, the large exhibition ground and fairground built in 1891 on the occasion of the Jubilee, distinguished by the Palais de l’Industrie, an impressive Art Nouveau building made of glass and steel, designed by Czech architect Bedřich Münzberger. The palace was destroyed by a fire in 2008, but has been faithfully reconstructed. Near the Palace of Industry you can also find Tipsport Arena (the name often
changes depending on the sponsor), a multi-purpose arena, which in addition to hosting the ice hockey games, is often home to concerts of international stars and other shows. It was built in 1962 and has a capacity of over 13,000 seats. Another attraction in this area is the Křižíkova fontána, built by František Křižík in 1891 and rebuilt in 1920. The fountain still offers shows with music, color and dances in water, which prove to be particularly loved by children. An amusement park, the Lapidary of the Czech National Museum and the Aquarium complete the range of leisure and entertainment in the area. Once leaving the exhibition space, on the right hand side you enter in the green park of Stromovka, the largest park in the city, which on sunny days is frequented by cyclists, sports enthusiasts and families with dogs and children following them. The park is very old, and was even fenced off by King Otakar II of Bohemia in the thirteenth century
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si afferma sempre di più, come di‑ mostra la presenza di numerosi locali notturni alla moda e pub che richia‑ mano i giovani anche da altre parti della città. Dopo qualche centinaio di metri si arri‑ va davanti a Výstaviště, grande spazio espositivo e zona fieristica realizzata nel 1891 in occasione dell’Esposizio‑ ne del Giubileo, caratterizzata dal Pa‑ lazzo dell’Industria, imponente co‑ struzione Art Nouveau realizzata in vetro e in acciaio, progettata dall’ar‑ chitetto ceco Bedřich Münzberger. Il palazzo, distrutto da un incendio nel 2008, è stato fedelmente ricostruito. Nei pressi del Palazzo dell’Industria si trovano anche la Tipsport Arena (il nome cambia spesso a seconda degli sponsor), un’arena polifunzio‑ nale che, oltre ad ospitare le partite di hockey sul ghiaccio, è sede spesso di concerti di star internazionali e di altri spettacoli. L’edificio è stato co‑ struito nel 1962 ed ha una capacità di oltre 13.000 posti a sedere. Altra attrazione di quest’area è la Křižíkova in order to be used as his hunting area. It is very relaxing to go for a stroll under the trees in the summer, they offer a wonderful array of colors and smells, especially in the part where the blooming cherry-trees are present, on which a light layer of pink petals lie on the dirt patch. It is hard to get a glimpse of a more romantic sight than this. If you go down and arrive on the main road again, continuing in the direction of the National Gallery, the paneláky by now almost completely disappear, and the buildings once again start to display the architecture and the typical colors of the twentieth century. The sides of the road on which the tramlines run, display a strong concentration of the taverns which alternate with the ubiquitous vegetable and grocery shops, often managed by the large Vietnamese community in Prague. Going ahead in the same direction you arrive in front of a large Functionalist style building, the Czech National Gallery, Veletržní
Praga Prague
fontána, costruita da František Křižík nel 1891 e ricostruita nel 1920. La fontana offre ancora oggi spettacoli con musica, colori e danze dell’acqua particolarmente amati dai bambini. Un parco divertimenti, il Lapidarium del Museo Nazionale ceco e l’Acquario completano l’offerta di svago e diver‑ timento della zona. Lasciandosi lo spazio fieristico sulla destra si entra nel verde parco di Stro‑ movka, il più grande parco della città, frequentato nelle giornate di sole da ciclisti, sportivi e famiglie con cani e bambini al seguito. Il parco è molto antico, fu fatto recintare addirittu‑ ra dal re di Boemia Otakar II nel XIII secolo per destinarlo a territorio di caccia. È molto rilassante passeggiare sotto gli alberi che, nella bella sta‑ gione, offrono uno spettacolo mera‑ viglioso di colori e odori, soprattutto nella parte dove sono presenti i ciliegi in fiore, che stendono sulla stradina sterrata un manto leggero di petali rosa. Difficile trovare uno scorcio più romantico di questo. Palác, which houses three floors of exhibitions, a wonderful permanent collection of works of art, including big Czech and international names of the twentieth and twenty-first centuries. Národní Galerie is the main art museum in Prague and the Czech Republic, and is housed in various locations in the city, of which Holešovice is the main one. In addition to the permanent collections, there are many exhibitions of architecture, photography, art and design organized throughout the year. Another important museum, not far from the National Gallery, more towards the centre of the district, is the DOX, a contemporary art museum built from scratch in an industrial area of Holešovice. The presence of these two important art centres make the neighborhood a candidate to be the new art centre of Prague, especially the latter, which has become the symbol of the will to give a new image to an area neglected for a long time.
Riscendendo e rimettendosi sulla stra‑ da principale, continuando in direzio‑ ne della Galleria Nazionale, i paneláky sono ormai quasi del tutto scomparsi e i palazzi riprendono l’architettura e i colori tipici delle costruzioni del Nove‑ cento, ai lati della strada percorsa dai tram si alternano le osterie e gli on‑ nipresenti negozi di verdura e generi alimentari, gestiti spesso dalla nume‑ rosa comunità vietnamita presente a Praga. Continuando si arriva davanti ad un grande edificio in stile funzio‑ nalista, è la Galleria Nazionale ceca, il Veletržní Palác, che ospita su tre piani espositivi una meravigliosa collezione permanente di opere d’arte, grandi nomi sia cechi che internazionali del XX e XXI secolo. La Národní Galerie è il principale museo d’arte di Praga e del‑ la Repubblica Ceca e si articola in varie
sezioni dislocate nella città, di cui que‑ sta di Holešovice è la principale. Oltre alla collezione permanente sono nu‑ merose le esposizioni di architettura, fotografie, arte e design organizzate nel corso dell’anno. Altro museo im‑ portante, non molto lontano dalla Gal‑ leria Nazionale, spostandosi verso l’in‑ terno del quartiere, è il DOX, museo di arte contemporanea costruito ex novo in una zona industriale di Holešovice. La presenza di questi due importanti centri d’arte fa del quartiere un candi‑ dato ad essere il nuovo centro dell’arte a Praga e, soprattutto quest’ultimo museo, è diventato il simbolo della volontà di dare una nuova immagine a questa zona a lungo trascurata. Dal Veletržní Palác, continuando lungo la strada, si arriva all’incrocio con la via Milady Horákové che sale
verso la parte alta del quartiere. Dal lato opposto troviamo una delle po‑ che chiese di Holešovice, quella di Sant’Antonio di Padova, costruita nel 1908 e che con la sua struttura in stile neogotico è la chiesa di rito cattolico più importante della zona. Holešovice è un quartiere vivo, co‑ sciente del suo potenziale di sviluppo così come accade con altri quartieri della città che per molto tempo sono stati considerati di seconda classe. Il passato industriale è ormai un vec‑ chio ricordo e la riconversione delle fabbriche può offrire una possibilità di sviluppo originale capace di valo‑ rizzare gli spazi urbani e contribuire a migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Si può scommettere sul fatto che i praghesi non si lasceranno sfuggire questa opportunità. foto: Giuseppe Picheca
Going from Veletržní Palác, and continuing along the road, you will arrive at the intersection with the street Milady Horákové that leads up to the higher part of the district. On the opposite side we find one of the few churches in Holešovice, the St. Anthony of Padua church, built in 1908, with a
neo-Gothic structure. It is the most important Catholic church in the area. Holešovice is a lively neighborhood, one which is aware of its potential for development, as with other parts of the city which have long been considered second-class. The industrial past is now a distant memory and the con-
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version of the factories means there are now more possibilities of orginal development capable of enhancing the areas and helping to improve the quality of life of its inhabitants. You can bet on the fact that the Prague inhabitants will not let the opportunity slip away.
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cultura culture
Il Risorgimento fra Italia e Terre ceche The Risorgimento, from Italy to the Czech lands
I legami storici fra i due paesi riassunti nel volume “L'unità d'Italia. Un intreccio tra Tevere e Moldava”
The historical links between the two countries are summarized in the volume “The Unity of Italy. A bond between the Tiber and the Vltava”
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Dalla fortezza dello Spielberg di Brno, dove numerosi carbonari italiani conclusero la loro avventura rivolu‑ zionaria, sino alle camicie rosse dei garibaldini, che ispirarono la divisa dei Sokol. A ben vedere sono innu‑ merevoli gli spunti che, quando si parla della storia del Risorgimento italiano, ci fanno pensare ai legami che ci sono stati fra l’Italia e le Terre ceche durante l’Ottocento. Il volume che vi presentiamo in questa pagina è dedicato proprio a tale argomento. Vi vengono pubblicati gli interventi di dodici rappresentanti del mondo ac‑ cademico ceco e italiano, riunitisi nel marzo del 2011 fra Praga e Brno, in una due giorni di convegno svoltosi in From Brno's Špilberk Fortress, where many Italian Carbonari had to end their revolutionary days, to the red shirts of Garibaldi's forces, which inspired the uniform of the Sokol. On closer inspection there are countless ideas that, when talking about the history of the Italian Risorgimento, make us think that there were ties between Italy and the Czech lands during the nineteenth century. The volume that we present on this page is dedicated to the topic. There are interviews published with twelve representatives from the Czech and Italian academic world, who gathered in March 2011 in Prague and Brno, for a two-day conference held on the occasion of the 150th anniversary of the Unification of Italy. Connections of stories and characters from Bohemia, Moravia and the Italian unification. From the Renaissance to the Central European historical context, from Mazzini's Young Italy to pa-
occasione del 150° anniversario della Unità d’Italia. Connessioni di storie e personaggi tra Boemia, Moravia e l’unificazione italiana. Dal Risorgimento al con‑ testo storico mitteleuropeo, dalla Giovine Italia mazziniana ai patrioti come Silvio Pellico, incarcerati nello Spielberg (quando la città mora‑ va portava ancora il nome tedesco
Brünn), dal rapporto tra la Chiesa di Roma ed il cattolicesimo in terra bo‑ ema. Un’affascinante narrazione del legame tra queste due terre, o più simbolicamente, tra Tevere e Molda‑ va. Il volume, pubblicato su iniziativa del Gruppo IBC, è stato presentato a Praga lo scorso 16 maggio, nella sug‑ gestiva cappella barocca dell'Istituto Italiano di Cultura.
Nella foto in alto, parte degli autori del volume. In basso a destra, l’Ambasciatore d’Italia a Praga, Pasquale d’Avino / In the picture above, part of the authors of the book. Below, on the right, the Italian Ambassador in Prague, Pasquale d’Avino
triots such as Silvio Pellico, jailed in the Špilberk (when the Moravian town still bore the German name Brünn), the relationship between the Church in Rome and Catholicism in the Bohemian land. A fascinating story of the bond between
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these two lands, or more symbolically, between the Tiber and the Vltava. The book, published on the initiative of IBC Group, was presented in Prague on 16 May, in the charming baroque chapel of the Italian Institute of Culture.
Čelakovského sady 4/1580 - 110 00 Praga 1- Repubblica Ceca - tel. +420 224 921 014 - diego@bianchi.cz
La Villa Winternitz a prima vista appare poco differente dagli orrendi edifici che hanno deturpato le periferie delle nostre città. Eppure c’è, come in tutte le storie un poco più complesse, un “ma” arch. Ottaviano Maria Razetto arch. Ottaviano Maria Razetto
At first glance, Villa Winternitz looks only slightly different from the hideous buildings that have marred the suburbs of our cities. However, as in all rather complicated stories, there is a "but"
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Cronaca di un’architettura dimenticata Chronicle of a forgotten architecture Strano destino quello dell’architettura moderna dei primi del Novecento… Sono gli anni di Picasso, Kandinsky e Mucha nelle arti visive, di Joyce e Kafka nella letteratura; tutti nomi che più o meno conosciamo. Abbia‑ mo letto probabilmente qualche loro scritto, abbiamo visto sicuramente qualche loro opera e quando andia‑ mo in una nuova città, la piccola gui‑ da tascabile che ci portiamo dietro è pronta e solerte nel segnalarci che in quel tal museo c’è quel tal quadro di quel famoso artista che tanto ci pia‑ ce. Mentre – capita al turista anche a Praga – se parliamo di Adolf Loos, probabilmente uno dei più importan‑ ti architetti del Novecento, anche la That of early twentieth century Modern architecture is a strange destiny... These are the years of Picasso, Kandinsky and Mucha in visual arts, with Joyce and Kafka for literature, quite well known names to most people. Probably, we have read some of their writings and have surely seen some of their works, and when we visit a new city, the small pocket guidebook is there to remind us that in a such and such a museum there is a particular painting by a famous artist that we love so much. However, when searching the web − and this happens to tourists also in Prague − if we look up the name Adolf Loos (probably one of the most important architects of the twentieth century), we can easily stumble into a rather disturbing number of homonymous names.
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architettura architecture
ricerca in Internet, dopo aver digitato il nome Adolf inciampa in un errore di omonimia piuttosto inquietante. Quasi sicuramente il problema è da addebitare a quanto accaduto dopo la seconda guerra mondiale. Forse è il primo caso della storia dell’arte in cui le colpe dei figli sono inesorabilmente cadute sui padri. I figli, in questo caso, sono gli edifici realizzati dagli anni ’50 in poi, un po’ in tutto il mondo, e i cui autori, in un modo o nell’altro,
dichiaravano essere gli eredi di quan‑ to era stato realizzato dagli architetti moderni all’inizio del secolo scorso. E con questa scusa morale, i loro artefi‑ ci, hanno avuto il benestare per rovi‑ nare le nostre città con obbrobri che ancora adesso malediciamo. Questo articolo doveva in realtà ave‑ re tutt’altro inizio e avrebbe dovuto parlare di un bellissimo edificio, Villa Winternitz, progettata da un gran‑ de maestro dell’architettura quale è
Adolf Loos e magnificare circa la sua ineguagliabile bellezza. Ma allo stesso tempo avremmo corso il rischio di ap‑ parire come in quel film di Alberto Sor‑ di, nell’episodio “Vacanze intelligenti”, quando un critico alla Biennale illustra delle opere d’arte incomprensibili. La Villa Winternitz a prima vista appa‑ re poco differente dagli orrendi edifici che hanno deturpato le periferie delle nostre città. Stesse finestre quadra‑ te, stesse ringhiere, stesso intonaco
“grezzo” senza decoro alcuno, stesso colore biancastro, stesso tetto piano e poi stessi materiali, stesse geometrie. Questo è indubbiamente vero, eppu‑ re c’è, come in tutte le storie un poco più complesse, un “ma”. Innanzitutto l’epoca. La casa venne progettata e costruita tra il 1931 e il 1933. Quan‑ do fu finita le donne, anche a Praga, vestivano come Marlene Dietrich op‑ pure sognavano di essere Greta Gar‑ bo e il loro mito maschile era ancora indissolubilmente legato all’imma‑ gine di Rodolfo Valentino e alla sua bellezza quasi femminea. Il mondo dell’auto non conosceva nomi come Ferrari o Lamborghini – arrivate mol‑ to e molto tempo dopo – e quei pochi che potevano solo anche sognare di avere un'auto non certo potevano permettersi il capolavoro dell’epoca: la Bugatti tipo 41 “Royale”. In Italia si ascoltava “Mille lire al mese” di Gil‑ berto Mazzi. In questo contesto, le case dell’alta borghesia erano ancora di tipo otto‑ centesco: all’esterno tutte decori e ba‑ laustre e all’interno, stucchi, trompel'oeil, tende pesanti e stufe o camini per scaldare gli ambienti. Lo stesso Almost certainly, the problem may be due to what happened after the Second World War. Perhaps it is unique in the history of art − in which the sins of children are inexorably borne by their fathers. The children, in this case, are the buildings that were built starting from the 1950s, a bit all over the world, and whose authors, one way or another, claimed to be the heirs of what had been built by modern architects at the beginning of the previous century. And with this moral pretext, their artificers were able to
foto: Ottaviano Maria Razetto
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Villa Winternitz (Adolf Loos − Karel Lhota) 1931 - 1933 Na Cihlářce 10, Praha 5
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Dettagli degli interni e degli esterni di Villa Winternitz / Details of the interior and exterior of Villa Winternitz
avveniva nella Cecoslovacchia della Prima Repubblica. Ma ad un certo punto arriva un archi‑ tetto, nato qualche anno prima nella vicina città di Brno e che intanto era diventato famoso e acclamato a Vien‑ na, la vecchia capitale dell’Impero. Si chiamava Adolf Loos ed esordì a Praga, nel 1930, con un autentico capolavoro: la Villa Müller nel quartiere di Praga 5.
Venne poi chiamato dall’avvocato Winternitz, desideroso di farsi fare una casa alla maniera della moder‑ na architettura. Sicuramente il com‑ mittente aveva visto Villa Müller e dovette rimanerne affascinato. La storia di Villa Winternitz è poi purtroppo abbastanza semplice, in un’epoca in cui essere di famiglia ebraica a Praga dava poche garan‑
zie. La proprietà venne confiscata dai nazisti e ceduta alla città di Pra‑ ga. Dopo la fine della guerra venne trasformata in un asilo e rimase così fino al 1997 quando venne restituita ai legittimi eredi che dopo un lungo e meticoloso restauro, durato cinque anni, hanno potuto restituire a tutti noi questo incredibile capolavoro che esprime la sua grandezza soprattutto
obtain approval to ruin our cities with such monstrosities that we despise and curse them even today. However, this article was supposed to start differently and should have begun with the description of a very
beautiful building, Villa Winternitz, designed by Adolf Loos, the great master of architecture by exalting its unparalleled beauty. But, in so doing, we would have run the risk of appearing like the Biennial exhibition critic − in the film "Vacanze intelligenti", starring Alberto Sordi − when he makes a presentation of incomprehensible works of art. At first glance, Villa Winternitz looks quite similar to the hideous buildings that have marred the suburbs of our cities: the same square windows and railings, the same "rough" plaster without any décor, the same whitish colour, the same flat roof and materials and same geometry. There is no doubt about that, but, as in all rather complicated stories, there is a "but". First, there is the period. The house was designed and built between 1931 and 1933. When it was brought to completion, even the women of
Prague dressed like Marlene Dietrich or dreamed of being like Greta Garbo, and their male myth was still inextricably tied to the image of Rodolfo Valentino and his almost feminine features. The automotive world had not heard of such names as Ferrari or Lamborghini − which arrived much later − and the few who could dream of owning a car, could not afford the masterpiece of the time: the Bugatti Type 41 "Royale". Whilst in Italy people listened to the song of "Mille lire al mese" by Gilberto Mazzi. In this context, upper-class houses were still nineteenth-century style, with on the outside, decorations and balustrades, whilst internally, stucco, trompe-l'oeil, heavy curtains and stoves and fireplaces for heating. The same was true in the First Czechoslovak Republic. But, at a certain point in history, an architect came along. He was born a few
foto: www.praguewelcome.cz
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foto: Ottaviano Maria Razetto
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architettura architecture
Adolf Loos in un ritratto di Oskar Kokoschka del 1909. In basso, in una foto di Otto Meyer del 1904 /Adolf Loos in a portrait by Oskar Kokoschka of 1909. Below, in a photography by Otto Meyer of 1904
una volta entrati all’interno. Percor‑ rendo i suoi ambienti si percepisce immediatamente la “mano” di Loos nel suo magistrale uso del Raumplan: un nuovo concetto di distribuzione degli spazi interni, che egli inventò partendo innanzitutto da un diverso modo di progettare. Fino ad allora la progettazione avveniva per gradi: prima gli esterni e le strutture e poi in
un secondo momento la distribuzio‑ ne interna dei vari piani. Loos mette in discussione tutto questo e inizia “la progettazione di spazi collocati a livelli differenti, senza il vincolo di piani tutti alla stessa altezza, (…) A seconda della loro funzione e della loro importanza gli spazi possono avere non solo grandezze, ma livelli e altezze differenti.” (H. Kulka, 1930).
Il risultato è che nella Villa Winternitz il soggiorno è alto quanto due piani dell’edificio e ad esso sono collegati – per mezzo di pochi gradini in sali‑ ta o in discesa – vari spazi (come la biblioteca o la sala da pranzo), via via fino agli ambienti privati. L’impressio‑ ne che se ne ha è di un perenne fluire degli ambienti in un movimento che è innanzitutto visivo e percettivo. Que‑ sta ricchezza spaziale che Loos riesce a raggiungere è ancora più sorpren‑ dente se si pensa che le sue abita‑ zioni, dal punto di vista della tecnica costruttiva, non rappresentavano nulla di nuovo rispetto alla tradizio‑ ne ottocentesca. Infatti non bisogna cadere nell’errore di considerare Loos un “moderno” secondo i nostri canoni di valutazione. Era, comunque sia, un uomo nato nella cultura ottocentesca e le sue abitazioni riflettevano questa sua matrice culturale. Non hanno la struttura in cemento armato che già dieci anni prima concederà a Le Corbu‑ sier di postulare i principi di una nuova architettura, ma sostanzialmente egli proseguirà nel solco della tradizione rinnovandola profondamente.
years before in the nearby city of Brno and had already become famous and acclaimed in Vienna, the old capital of the empire. His name was Adolf Loos and he began his profession in Prague in 1930, with a masterpiece: the Műller Villa in the district of Prague 5. He was eventually called by lawyer Winternitz, who was eager to have a house built in the style of modern architecture. He had surely seen Villa Műller and had been fascinated by it. Unfortunately, the history of Villa Winternitz is quite simple, in a period when being born into a Jewish family in Prague offered no guarantees. The property was confiscated by the Nazis and given to the city of Prague. After the end of the war it was transformed into a kindergarten and remained so until 1997, when it was returned to its rightful heirs - who after a long and meticulous restoration, which lasted over five years, made it available to us:
a wonderful masterpiece that is impressive especially once you enter into the house. While visiting its rooms, Loos's "touch" is perceived straight away through his masterful use of Raumplan: a new layout concept for internal spaces, which he invented by taking a different approach. Until then, design used to be done by degrees: first the exterior and the structure, then the internal distribution of the various levels. Loos disputed all this and started "designing spaces placed at different levels, without the constraint of having floors of the same height, (...). According to their respective function and their importance, spaces could now consist not only of dimensions, but also of different levels and heights". (H. Kulka, 1930). The result is that in Villa Winternitz, the living room is as high as two floors of the building and connected to it − by means of a few upward or downward steps − are various spaces (such as the
library or the dining room) leading up to private quarters. The impression one gets is that of a perennial flow of environments, as a sort of movement that is primarily visual and perceptive. The new spatial richness that Loos was able to attain is even more striking when you consider that his houses − from a construction technique point of view − do not represent anything new compared to nineteenth-century tradition. Indeed, we must not mistakenly consider Loos as being "modern" according to our own standards of evaluation. However, he was a man born in the nineteenth-century and was obviously affected by its culture, and his houses reflect this origin. They do not have a reinforced concrete structure, that ten years earlier had allowed Le Corbusier to postulate the principles of a new architecture, but substantially, he continued in the wake of tradition, but renewing it profoundly.
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Kafka e quei primi segnali di primavera Kafka and those first signs of spring La conferenza del maggio 1963 sull'autore praghese che mise in moto la rivoluzione culturale degli anni Sessanta
Franz Kafka oggi è un nome che fa parte di Praga: musei, souvenir, sta‑ tue, vie, ristoranti, riferimenti in ogni dove, Kafka è ovunque, compagno di viaggio a sua insaputa di ogni tu‑ rista. Nulla sorprenderebbe meno un passante di leggere sul giornale la notizia di alcuni intellettuali che si in‑
contrano per parlare delle opere dello scrittore praghese, in un anniversario della sua nascita. Eppure, quando questo accadde nel 1963 (Franz era già morto da quasi quarant’anni), un intero sistema si sentì vacillare. Nel primo decennio della Cecoslovacchia socialista in‑
fatti, il suo nome andava sussurrato. Niente casa, niente museo, il vecchio presidente Klement Gottwald, preso il potere nel ‘48, avrebbe voluto can‑ cellarne il nome, mentre in Europa si pubblicava freneticamente. Kafka era infatti divenuto uno scrit‑ tore di fama internazionale parecchi
Today, Franz Kafka is part of Prague: museums, souvenirs, statues, streets, restaurants, and references to his name, may be found in many places; Kafka is everywhere, an unaware traveling companion for tourists. Nothing would surprise a passer-by more than to read in a newspaper the news of a group of intellectuals getting together to talk about the works of the Prague writer on the anniversary of his birth.
Yet, when it took place in 1963, (Franz had already died almost forty years earlier), an entire system was beginning to falter. During the first decade of socialist Czechoslovakia, in fact, his name had to be whispered. No home, or museum, and the old president Klement Gottwald, who took power in 1948, would have been keen to erase his name, while in Europe it was being published frenetically. In fact, Kafka had become a writer of international fame several years after
his death, during the years of World War II. In Eastern Countries, however, he had been considered by the Party élite as a bourgeois writer, that was to be shunned and who was not in keeping with the foundation of socialism. The main theme of his literary production such as decadence and alienation, were foreign to Communist perfection. Let’s introduce now another character: Eduard Goldstücker. Professor of German literature, who escaped the Nazis
di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
The Conference in May 1963 on the Prague author who sparked the cultural revolution of the Sixties
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anni dopo la sua morte, negli anni della seconda guerra mondiale. Nei paesi dell'est però era ritenuto dai vari gotha di partito uno scrittore bor‑ ghese, da evitare, non in sintonia con l'edificazione del socialismo. I temi al centro della sua produzione, come la decadenza, l'alienazione, erano al di fuori della perfezione comunista. Introduciamo ora un altro personag‑ gio: Eduard Goldstücker. Professore di letteratura tedesca, scappato dai nazisti nel '39 per le sue origini ebrai‑ che, comunista della prim'ora, finito nel tritacarne delle purghe staliniane nel 1951. Quattro anni in un campo di lavoro, poi la destalinizzazione, la lenta riabilitazione. In breve, uno che ne aveva passate parecchie. Ormai cin‑ quantenne, con le spalle irrigidite dal passato, nel 1962 propone all'Unione degli Scrittori una conferenza su Kafka per l'anno successivo, ad ottant'anni dalla sua nascita. Dice loro che Kafka era un figlio di Praga, vi aveva vissuto e scritto, tutto il mondo discuteva del‑ le sue opere e sempre più appassionati arrivavano nella Città d'Oro per tenta‑ re di seguirne le tracce. Perché dunque proprio a Praga doveva rimanere un
tabù? Nel comitato politico rimango‑ no dei malumori, dei tentennamenti: dall'alto non arrivano più da tempo direttive in merito, il Partito è spiazza‑ to, ma non rifiuta. Si apre un piccolo spazio, e il professor Goldstücker ci si lancia. A marzo 1963 annuncia la conferenza in un dibattito organizzato nello Slovanský dům: la sala è gre‑ mita e gli studenti universitari sono entusiasti. Un funzionario dal nome di Ladislav Stoll, un piccolo stereotipo del burocrate attaccabrighe, messo lì per minare l’atmosfera, tenta di mini‑ mizzare l'autore con un lungo discorso pieno di strafalcioni: l'audience pra‑ ghese conferma il suo celebre humour non facendolo parlare con la tecnica (sopraffina!) dell'applauso ritmato, ovvero: applaudire ogni parola, finché l'oratore non esce sbattendo la porta. Con questo buonumore e, forse, un accenno di rivalsa, Eduard Goldstü‑ cker apre la conferenza nel castello di Liblice, una delle tante sedi dell'Ac‑ cademia della Scienza Cecoslovacca. È lunedì 27 maggio 1963, il meeting dura due giorni, raccogliendo inter‑ venti di scrittori e intellettuali marxi‑ sti, cechi ed internazionali sulla figura
di Franz Kafka. Una breccia viene aperta. Gli editori riprendono a pub‑ blicare le sue opere in Cecoslovacchia, poi di seguito in Polonia, in Ungheria, anche in Unione Sovietica (dove, in un buffo ma peculiare esempio dell'era sovietica, l’autore viene ora sì tradot‑ to in russo, ma ne è vietata la vendita nel Paese: vale solo per l'export) e per ultimi nella Germania dell'Est, dove il
ritardo non può essere attribuito alla traduzione (Kafka, si sa, scriveva in tedesco), quanto ai timori non sopiti che qualcuno a Mosca non si sia ac‑ corto dell'abbaglio. Proprio in Germa‑ nia Est il Partito tenta addirittura una contro-conferenza per denunciare il “revanscismo borghese degli intellet‑ tuali praghesi”: inutile dire, ne viene fuori un fiasco.
in 1939 because of his Jewish origins, a first generation communist who fell victim of Stalin's purges in 1951. Four years in a labor camp, then the de-Stalinization period and slow rehabilitation. In short, he had undergone a lot of hardship. At the age of fifty and thanks to his past endurance, he was now a sturdy person and in 1962, at a meeting of the Writers' union, he suggested organizing a conference on Kafka the following year, eighty years since his birth. He tells them that Kafka is a son of Prague; that he lived and wrote in this city and that all over the world they are discussing about his works with an ever-increasing number of fans coming to the Golden City to try and follow his traces. Why then should Kafka remain a sort of taboo in Prague? The political committee reacts with a certain amount of resentment
and hesitation: for some time, from the leadership, there are no directives on the issue. The Party seems baffled, but does not reject the idea. However, a small opportunity soon presents itself and Professor Goldstücker takes advantage of it. In March 1963, he announces the conference during a debate organized in Slovanský dům: the room is crowded and there is great excitement among the university students. A modest official by the name of Ladislav Stoll, a stereotypical bureaucratic-bully − placed there to undermine the success and atmosphere of the meeting − tries to minimize the author's merits by making a long speech full of blunders. However, the Prague audience replies with its wellknown sense of humor and does not allow him to continue, by interrupting him skillfully, using the technique of
applauding rhythmically to every word he says − until the speaker is annoyed and is forced to leave the room. Thus, thanks to this humorous exploit and perhaps a hint of revenge, Eduard Goldstücker was able to open the conference in Liblice Castle − one of many premises of the Czechoslovak Academy of Science. On Monday, May 27, 1963, the meeting lasts two days, with the participation of Czech and international Marxist writers and intellectuals to discuss the figure of Franz Kafka. A breach was finally made and many publishers began publishing his works again, first in Czechoslovakia, then in Poland, Hungary and even in the Soviet Union (where, as a funny but peculiar example of the Soviet era, the author was actually translated into Russian, but books were not allowed to be sold within the country), and finally
in East Germany, where a delay in its publication cannot be attributed to the translation (Kafka wrote in German), but most likely was due to the fear that someone in Moscow had not noticed the blunder. In East Germany in fact, the Party even attempted to organize a counter-conference to denounce the "bourgeois revanchist policy of the Prague intellectuals": which turned out to be a flop. Roger Garaudy, the communist intellectual who took part at the conference for the French party − on his return − published an editorial entitled "Prague Spring" in the monthly magazine "Les Lettres Françaises": this where the original and appropriate epithet was coined, that was eventually used by the Western media to describe the events of 1968. It is thus not fortuitous that the world of culture
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Roger Garaudy, intellettuale comuni‑ sta che partecipa per il partito france‑ se alla conferenza, al rientro in patria pubblica sul mensile “Les Lettres Françaises” un editoriale dal titolo “La primavera di Praga”: ecco da dove arriva l'epiteto originale, tanto azzec‑ cato che sarà poi ripreso dai media occidentali per descrivere gli eventi del 1968. Non a caso: il mondo della cultura, negli anni Sessanta cecoslo‑ vacchi, è fondamentale. Privi di una Chiesa che, sottobanco, indirizzasse il senso morale del popolo (come suc‑ cedeva pochi chilometri più a nord, in Polonia), da Praga a Bratislava sono gli intellettuali i referenti della gente comune. Il settimanale degli scrittori, il Literární noviny, aveva una tiratura di oltre 100 mila copie (fino a 150 mila nel 1968). Così succede che lo schivo, pudico Franz, quarant’anni dopo la sua morte diviene la famosa “penna che ferisce più della spada”. Testa d’ariete per il rinnovamento
culturale, che come una valanga cre‑ sce veloce e cambia il Paese. Dopo Kafka è il tempo dell’economia, cam‑ biano i vertici dell’Accademia delle Scienze, cambiano i vertici del Partito nelle segreterie ceche e slovacche (un nome su tutti comincia la sua carriera in quel ‘63: Alexander Dubček diventa primo segretario del Partito Comuni‑ sta Slovacco). Poi, i carri armati sovietici, la norma‑ lizzazione, il silenzio. Leonid Brežněv si chiede incredulo come abbiano fat‑ to i cecoslovacchi ad andare così lonta‑ no. I suoi cercano un capro espiatorio, oltre i politici, oltre gli intellettuali, finché dalla Ddr il responsabile cultu‑ rale comunista, Alfred Kurella, può fi‑ nalmente far l’occhiolino a Mosca con un articolo sul Neues Deutschland: “Franz Kafka, il padre spirituale del‑ la controrivoluzione cecoslovacca”. Il povero Franz, strattonato da una parte e dall’altra, non trova pace nel suo cimitero ebraico di Žižkov.
Eduard Goldstücker, da parte sua, tro‑ va rifugio in Italia, come molti politici del nuovo corso. È qui che racconta la sua storia, nel 1981, in un libro edito da Editori Riuniti (il titolo “da Praga a Danzica”, tentava un parallelismo con la dissidenza civile di Solidarność). Questa storia continua con la Ri‑ voluzione di Velluto, il benvenuto all’economia di mercato. Il nome di Kafka torna in città da eroe, ma in un mondo che non gli appartiene. Meno cultura, tutto marketing. Car‑ toline, magneti, portachiavi, set di carte da gioco, magliette, cuscini, accendini. Così arriviamo ad oggi, cinquant’anni dopo la conferenza di Liblice, cen‑ totrentanni dopo la sua nascita. Lui, Franz, viene portato in giro nelle bu‑ ste di plastica di ogni turista, silenzio‑ so tra gli acquisti, nessun messaggio, nessuno scandalo. Eppure un tempo, il suo nome, faceva saltar giù dalla sedia i dittatori.
during the Czechoslovakian 1960s played a crucial part in this respect. Without a Church to secretly guide the moral sense of the people (as happened a few miles farther north, in Poland), from Prague to Bratislava it was the intellectuals who acted as a point of reference for ordinary people. The writer's weekly magazine, Lit-
erární noviny, had a circulation of over 100,000 copies (up to 150 thousand in 1968). Thus, forty years after his death, the shy, modest Franz becomes the famous "pen that hurts more than the sword". A battering ram to achieve the renewal of culture that like an avalanche grows and changes the Country. After Kafka, it is time for the economy: a new board is set up at the Academy of Sciences and new political leaders are appointed in the various Czech and Slovak party offices (one of whom is Alexander Dubček, who began his career in 1963, becoming first secretary of the Slovak Communist Party). This is followed by the Soviet tanks, the normalization process and total silence. Leonid Brezhnev wonders incredulously how the Czechoslovaks have been able to go so far. His officers try to find a scapegoat − other than the politicians and intellectuals − and this is achieved when from the GDR, the communist cultural director, Alfred Kurella, "winks" to Moscow with an article in the Neues Deutschland:
"Franz Kafka, the spiritual father of the Czechoslovak counter- revolution". Poor Franz, tugged from one side to the other, he is not even allowed to rest in peace in his Jewish cemetery in Žižkov. Eduard Goldstücker, however, finds refuge in Italy, like many other new course politicians. It is here that he tells his story, in 1981, in a book published by Editori Riuniti (entitled "from Prague to Gdansk", he attempts a parallelism with the Solidarność civil opposition). The story continues with the Velvet Revolution and the welcome introduction of the market economy. The name of Kafka returns to the city as a hero, but in a world that does not belong to him. Less culture and just marketing. Postcards, magnets, key rings, packs of playing cards, t-shirts, cushions and lighters. Here we are today, fifty years after the conference in Liblice, one-hundred and thirty years since his birth. He, Franz, is carried around on the plastic bags of tourists, silent between purchases, with no message or scandal. Yet, his name once had the power of overthrowing dictators.
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Cirillo e Metodio, due eroi del mondo slavo Cyril and Methodius, two heroes of the Slavic world Costantino, meglio noto con il nome monastico di Cirillo, e il fratello Me‑ todio furono detti gli “apostoli degli Slavi” e si meritano l’appellativo di eroi del mondo ecclesiastico perché nel IX
secolo evangelizzarono i popoli slavi e inventarono l’alfabeto glagolitico. Oggi sono venerati come santi sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodos‑ sa e considerati patroni di tutte le genti
slave. Ma restringere la loro importan‑ za al solo mondo slavo è riduttivo. Nel 1980, infatti, papa Giovanni Paolo II li elevò a compatroni d’Europa, assieme a San Benedetto da Norcia.
I cristiani cechi ricordano i più importanti monaci della storia locale ed europea a 1150 anni dal loro arrivo nella Grande Moravia di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni Fonte / Source: www.velehrad.eu
Czech Christians commemorate the most important monks of local and European history − 1150 years after their arrival in Great Moravia
Alcune immagini delle celebrazioni dello scorso anno a Velehrad / Some pictures of last year celebrations in Velehrad
Constantine, better known by his monastic name Cyril, and his brother Methodius became known as the “Slav Apostles” and deserve the appellation of heroes of the ecclesiastical world,
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because in the ninth century they evangelized the Slavic people and invented the Glagolitic alphabet. Today they are revered as saints by the Catholic and Orthodox Church and considered the
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patron saints of all the Slavic people. However, restricting their importance to the Slavic world would be an understatement. In 1980, in fact, Pope John Paul II elevated them to patrons of
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Intorno alle loro figure fiorì un gran numero di leggende, data la scarsità di fonti certe. Cirillo e Metodio nac‑ quero a Tessalonica, l’attuale Salo‑ nicco, importante centro dell’Impero bizantino che all’epoca contava una forte presenza slava, con la quale i fra‑ telli vennero a contatto acquisendone la lingua. Metodio aveva una forma‑ zione giuridica, l’eclettico Costantino studiava filosofia e divenne sacerdote ma fu soprattutto nel campo della lin‑ guistica che diede prova del suo genio. Nell’862 Cirillo venne inviato assieme al fratello a evangelizzare Pannonia e Grande Moravia, regione che com‑ prendeva le odierne Moravia, Slovac‑ chia, Ungheria e Slovenia e governata dal principe Rastislav. Quest’ultimo chiese all’imperatore di Bisanzio di inviare missionari nelle sue terre, celando dietro motivazioni religiose l’intento politico di rafforzare l’auto‑ nomia del proprio stato, sottraendolo alla dipendenza dal clero germanico. I due fratelli, circondati dalla diffiden‑ za del clero latino, non imposero agli slavi la superiorità della civiltà greca bensì attuarono la loro missione cri‑ stiana e culturale nel rispetto delle consuetudini locali. Costantino iniziò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni
inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico, che si basava sul dia‑ letto slavo parlato a Salonicco. Non tardarono però a ma‑ nifestarsi contrasti con il clero tedesco e, sull’onda del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente per il controllo dei fedeli moravi, nell’867 i due vennero convocati a Roma dove Papa Adriano II approvò la traduzione della Bibbia e l’uso del paleoslavo per il servizio liturgico. Metodio fu consacrato prete, Costantino assunse l’abito monastico, pren‑ dendo il nome di Cirillo ma a Roma si ammalò e morì. Metodio ritornò in Moravia dove il nuovo sovrano, favo‑ revole alla presenza tedesca, accusò lui e i suoi discepoli di eresia. Metodio continuò la sua missione fino all’885, anno in cui morì a Velehrad. Parte dei suoi seguaci fuggì in Bulgaria, altri viaggiarono verso altre terre slave diffondendo l’uso del glagolitico fino a dar vita all’alfabeto cirillico che nel Medioevo pose le basi della cultura scritta dei nuovi grandi stati russi.
I santi di Salonicco vengono festeg‑ giati il 5 luglio dalla Chiesa occidenta‑ le e l’11 maggio (il 24 nel calendario giuliano) da quella orientale. Le principali celebrazioni in Repub‑ blica Ceca si svolgono il 5 luglio nella cittadina morava di Velehrad, cuore della missione dei fratelli di Tessaloni‑ ca e uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti dell’Europa centrale. Quest’anno vi si raccoglieranno i più eminenti rappresentanti di vari stati,
confessioni, delegazioni scientifiche e culturali di tutto il mondo. Nel 1990 vi fece tappa anche Papa Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio in un paese post-comunista dopo la caduta della cortina di ferro. “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale – affer‑ ma il papa slavo nell’En‑ ciclica Slavorum Apostoli – sono i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese so‑ relle d’Oriente e d’Occidente” per ritrovare un’unità. Da un lato l’unità si percepisce nella convergen‑ za delle due Chiese che concepiscono parimente la portata della ricorren‑ za, dall’altro però la parola d’ordine dell’anniversario è “l’unità nella di‑ versità” perché tutti i paesi in cui i due santi hanno lasciato traccia preparano iniziative a se stanti per ricordarli. I principali incontri spirituali in Mora‑ via sono due. Il primo, intitolato “In‑ contro di culture” e organizzato dalla comunità ortodossa ceca, si è svolto a Mikulčice tra il 24 e il 26 maggio. Vi ha preso parte Bartolomeo I, pa‑
Europe, together with Saint Benedict of Nursia. A vast number of legends arose around their figure, also due to scarcity of reliable sources. Cyril and Methodius were born in Thessaloniki, in present day Salonika, an important center of the Byzantine Empire, which at the time had a strong Slavic presence, with whom the brothers came into contact with, thus acquiring their language. Methodius had legal training, whilst the eclectic Constantine studied philosophy and became a priest, but it was mainly in the field of linguistics, that he gave proof of his genius. In 862, Cyril was sent, with his brother, to evangelize Pannonia and Great Moravia, a region that included present-day Moravia, Slovakia, Hungary and Slovenia, ruled
by Prince Rastislav. The latter asked the emperor of Byzantium to send missionaries to his lands, concealing behind religious reasons his real political intent, which was to strengthen the independence of his state by moving it away from its dependence on the German clergy. The two brothers, surrounded by distrust from the Latin clergy, did not impose the superiority of Greek civilization on the Slavs, but on the contrary, carried out their Christian and cultural mission by respecting local customs. Constantine began translating passages from the Gospel of St. John, inventing a new alphabet called Glagolitic, which was based on the Slavic dialect spoken in Salonika. However, contrasts soon began to break out with the German clergy and, in the
wake of growing contrasts between the Church of the East and the West for the control of the Moravian faithful, in 867 the two saints were summoned to Rome, where Pope Hadrian II approved the translation of the Bible and the use of the paleoslavic liturgical service. Methodius was consecrated priest and Constantine became a monk acquiring the name of Cyril. However, in Rome he became ill and died. Methodius returned to Moravia where the new king, who favored the German presence there, accused him and his disciples of heresy. Methodius continued his mission until 885, the year in which he died in Velehrad. Part of his followers fled to Bulgaria and others travelled to other Slavic lands where they spread the use of Glagolitic, giving rise to the
Cyrillic alphabet, which in the Middle Ages laid the bases for the written culture of the new great Russian states. The Salonika saints are commemorated on July 5 by the Western Church and on 11 May (24 in the Julian calendar) by the Eastern church. The main celebrations in the Czech Republic take place on July 5 in the Moravian town of Velehrad, heart of the mission of the Thessalonica brothers and one of the most important pilgrimage sites in Central Europe. This year, the most eminent representatives from numerous states, confessions, scientific and cultural delegations will arrive from all over the world. In 1990, Pope John Paul II paid a visit there during his first trip to a post-Communist country after the fall of the Iron Cur-
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Scene del film “Cirillo e Metodio. Gli apostoli degli slavi” / Scenes from the movie “Cyril and Methodius. The apostles of the Slavs“
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triarca di Costantinopoli, la più alta autorità della Chiesa ortodossa. La pioggia non ha scoraggiato i duemila pellegrini cechi e slovacchi, ma anche bulgari e russi, che hanno assistito stoici alle due ore e mezzo di liturgia
celebrata in varie lingue dal patriarca Bartolomeo e da una decina di rap‑ presentanti della chiesa ortodossa. “Credo sia un bene che i festeggia‑ menti ortodossi e cattolici siano sepa‑ rati – ha dichiarato František Synek,
responsabile del sito archeologico di Slovanské hradiště a Mikulčice – così abbiamo più occasioni per ricordare il significato degli apostoli”. I festeggiamenti culminano con la manifestazione cattolica detta “i Gior‑ ni della gente di buona volontà”che dal 2000 viene organizzata a Ve‑ lehrad il 5 luglio. La cittadina, in cui sorge il più importante santuario della Repubblica Ceca, è l’adeguata chiusura dell’annuale Pellegrinaggio Nazionale che richiama ogni anno circa 30.000 fedeli da tutti i luoghi del Paese. Quest’anno ci si aspetta un numero almeno due volte maggiore, tanto che gli alberghi della zona sono già al completo. Nell’omelia del 2012 il cardinale Miloslav Vlk ha aperto l’anno di preparazione all’importante anniversario che “non riguarda solo i cristiani del nostro Paese ma di tutti i popoli, a prescindere dalle convin‑ zioni di pensiero” e ha ribadito il ruolo dei due santi che hanno creato un ponte fra Occidente e Oriente e con il cui arrivo “siamo entrati per davvero in Europa”.
tain. “Cyril and Methodius represent the link or spiritual bridge between Western and Eastern traditions – the Slavic pope stated in the Encyclical Slavorum Apostles – they are the patrons of the ecumenical endeavor of the Eastern and Western sister Churches “to find a common unity. On the one hand, this unity is perceived by the convergence of the two churches that conceive the significance of the event in the same way, but on the other hand, the watchword of the anniversary is “unity with diversity”, because in all the countries where the two saints have left their mark, separate initiatives are taking place to commemorate the two saints. There are two main spiritual meetings taking place in Moravia. The first entitled the “Meeting of Cultures”, and organized by the Czech Orthodox community, took place in Mikulčice from 24 to 26 May, with the participation of Bartholomew I, Patriarch of Constan-
tinople, and the highest authority of the Orthodox Church. The rain did not discourage the two thousand Czech and Slovak pilgrims, but there were also Bulgarians and Russians, who stoically followed the two and a half hours of liturgy, celebrated in various languages by Patriarch Bartholomew and by a dozen representatives from the Orthodox Church. “I believe it is a good thing that the Orthodox and Catholic celebrations are held separately – said František Synek, head of the archaeological site of Slovanské hradiště in Mikulčice – thus we have more opportunities to remember the significance of the apostles”. The festivities will end with the Catholic event called “Days of the people of goodwill”, that has taken place in Velehrad on July 5 ever since the year 2000. The town, which holds the most important sanctuary of the Czech Republic, is the proper closing place for the annual National Pilgrimage, which attracts
about 30,000 followers each year from all parts of the country. This year, at least twice as many people are expected to arrive. Most of the hotels in the area are in fact already fully booked. In his 2012 homily, Cardinal Miloslav Vlk opened the year of preparation for the important anniversary “that involves not only Christian followers from our country, but all people, regardless of their convictions”, and emphasized the role of the two saints, who created a bridge between East and West and whose arrival signified that “we have really entered into Europe”. Given the importance of the event, Cardinal Dominik Duka and president Miloš Zeman have sent a letter of invitation to Pope Francis. The recent visit by Archbishop Claudio Maria Celli to the Zlín region and opening to ecumenism, and consequently to the Orthodox and the East by the new pontiff, had raised hopes of a possible participation on his part, but around the middle of May,
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Vista la rilevanza dell’evento, il cardina‑ le Dominik Duka e il presidente Miloš Zeman hanno inviato una lettera di invito comune a Papa Francesco. La re‑ cente visita di monsignor Claudio Maria Celli nella regione di Zlín e l’apertura verso l’ecumenismo, e di conseguen‑ za verso gli ortodossi e l’Oriente, del nuovo pontefice avevano alimentato le speranze di una sua partecipazione ma intorno a metà maggio è stata ufficia‑ lizzata l’assenza del Papa. Oltre alle attività che rientrano abi‑ tualmente nel programma, come la
in an official statement the absence of the Pope was confirmed. In addition to the usual scheduled activities of the program, such as the hand transcription of biblical passages, children’s time and the various conferences, the organizers have heralded a few novelties. The release of a documentary film by director Petr Nikolaev entitled “Cyril and Methodius. The apostles of the Slavs”, which will be released in Autumn and be preceded by a TV series in four episodes to be aired in June.
trascrizione a mano di passi biblici, momenti dedicati ai bambini e confe‑ renze, gli organizzatori preannuncia‑ no novità. È prevista anche l’uscita di un film-documentario del regista Petr Nikolaev dal titolo “Cirillo e Metodio. Gli apostoli degli slavi” che uscirà nel‑ le sale in autunno e sarà anticipato da una serie tv in quattro puntate in onda a giugno. A conferma del fatto che la festa sarà frammentaria, in Slovacchia si svolge‑ ranno eventi paralleli. In concomitan‑ za con le giornate di Velehrad, nella slovacca Nitra, sede di un importante vescovado, ci saranno le celebrazioni cattoliche e la presentazione di un francobollo dedicato ai due santi mentre al castello di Branč avrà luogo la commemorazione comune delle Chiese evangeliche slovacca, ceca e della Slesia, e dei fratelli cechi, evento patrocinato dal presidente slovacco Ivan Gašparovič. Nel 2013 la zecca slo‑ vacca ha dedicato una moneta com‑ memorativa da due euro all’avvento di Cirillo e Metodio in Moravia con una tiratura di un milione di pezzi.
Infine è già in corso una serie di mo‑ stre dedicate ai santi in varie città ceche quali Velehrad, Praga, Brno e Olomouc ma anche nell’ex fabbrica calzaturiera Baťa a Zlín e nella Valac‑ chia Morava dove c’è un gran numero di chiese, cappelle e statue dedicate ai fratelli di Tessalonica. Nella stessa Salonicco il museo nazionale slovac‑ co ha inaugurato un’esposizione e la città natale dei due santi sarà tappa di un pellegrinaggio sulle tracce di Costantino e Metodio in Grecia e Ma‑ cedonia. Un’iniziativa curiosa riguar‑ da il percorso detto Transumanza, tragitto di quattro mesi che i pastori faranno lungo l’arco dei Carpazi, ac‑ compagnati da trecento pecore per ritrovare le radici comuni che legano i cechi a slovacchi, polacchi, ucraini e rumeni. La moltitudine di incontri e iniziative dimostra che a distanza di secoli ai due apostoli viene tuttora ricono‑ sciuto il merito di aver influenzato lo sviluppo culturale e religioso di tutti gli slavi tanto da essere considerati la “pietra angolare dell’unità europea”.
A further confirmation that the celebrations will be fragmented, with parallel events taking place in Slovakia. To coincide with the Velehrad days in Nitra, Slovakia – seat of an important bishopric – Catholic celebrations will take place, including the presentation of a stamp dedicated to the two saints; while at the castle of Branč there will be a joint commemoration on the part of the Slovak, Czech and Silesian Evangelical Churches, including the Czech Brethren, an event sponsored by the Slovak President Ivan Gašparovič. In 2013, the Slovak Mint dedicated a two-euro commemorative coin to Cyril and Methodius in Moravia with a circulation of one million pieces. Finally, a series of commemorative exhibitions are already taking place in various Czech cities, such as Velehrad, Prague, Brno and Olomouc, but also in the former Bat’a shoe factory in Zlín and in Moravian Wallachia, where you may find a large number of churches,
chapels and statues dedicated to the Thessalonica brothers. In Salonika itself, the Slovak National Museum has opened an exhibition, and the birthplace of the two saints will be the stopping place of a pilgrimage dedicated to the footsteps of Constantine and Methodius in Greece and Macedonia. A rather curious initiative is the route called Transhumance, consisting of a four-month journey that a number of shepherds will be doing along the Carpathians mountains, with a flock of three hundred sheep – to find the common roots that bind the Czechs to the Slovaks, Poles, Ukrainians and Romanians. The multitude of meetings and initiatives taking place, go to show that even centuries later, the two apostles still deserve credit for their influence on the religious and cultural development of all Slavs, to such an extent as to be considered the “cornerstone of European unity”.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Nasce la TV cecoslovacca Birth of Czechoslovak TV 60 anni fa 60 years ago
La Televisione cecoslovacca (Československá televi‑ ze, ČST) fu fondata il 1° maggio del 1953 nell’al‑ lora Cecoslovacchia e continuò le sue trasmissioni fino al 31 dicembre 1992, anno della divisione del Paese nelle repubbliche ceca e slovacca. Dal 1993, la ČST venne sostituita dalle due nuove emittenti televisive: la Česká televize (ČT), per la Repubblica Ceca, e la Slovenská televízia (STV) per la Slovac‑ chia. L’emittente nacque come strumento di infor‑ mazione della Repubblica Cecoslovacca (Čsr) sugli eventi del Paese e delle nazioni vicine. L’emittente, naturalmente statale, oltre ai programmi di infor‑ mazione trasmetteva anche spettacoli culturali, teatrali e film, molti dei quali, per forza di cose, russi. Negli Anni ’60 la Televisione giocò un ruolo importante nel clima politico e sociale che sfociò negli eventi del 1968, ma dopo l’occupazione della Cecoslovacchia da parte dei sovietici, anche questa venne normalizzata e sottoposta a pesante censu‑ ra. Dal 9 maggio del 1973 iniziarono le trasmissioni a colori.
La fondazione dell’Università di Olomouc The University of Olomouc was founded 440 anni fa 440 years ago
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Czechoslovak Television (Československá televise, ČST) was established on 1 May 1953 in former Czechoslovakia and continued its transmissions until 31 December 1992, the year the Country was split up into the Czech and Slovak Republics. After 1993, ČST was replaced by two new television broadcasting stations: Česká televise (ČT) for the Czech Republic and Slovenská televízia (STV) for Slovakia. The Broadcasting station was born as an information service instrument for the Czechoslovak Republic (ČSR) to report on the events of the Country and its neighbouring nations. The Broadcasting station was, of course, state owned, and besides information programs, it also transmitted cultural shows, plays and films – many of which, by force of circumstance – were Russian. In the 1960s, television played an important role in the political and social climate that resulted in the events of 1968, but after the occupation of Czechoslovakia by the Soviets, it also became normalized and subjected to heavy censorship. From May 9, 1973, colour broadcasting began.
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Nata nel 1573, l’Università di Olomouc – la più antica della Moravia e la seconda del Paese -–venne creata come università pubblica sotto il controllo dei Gesuiti presenti in città, all’epo‑ ca centro più importante della Moravia e sede episcopale. Nei primi anni venivano tenuti sol‑ tanto corsi di teologia, ma presto a questi se ne affiancarono altri di filosofia, medicina e giuri‑ sprudenza. L’adesione di molti studenti e profes‑ sori ai moti rivoluzionari del 1848 fu la causa per l’Università dell’azione repressiva da parte del governo di Vienna. L’imperatore Francesco Giu‑ seppe fece infatti chiudere molte delle sue facol‑ tà che vennero riaperte solo un secolo dopo, nel 1946, anno in cui l’istituzione venne intitolata allo storico e politico ceco František Palacký, “Pa‑ dre della Nazione”. Ad oggi l’Università è il cuore pulsante della cittadina, e nelle sue nove facoltà studiano circa 24.000 studenti provenienti da tutto il Paese e non solo. È proprio la presenza di tanti giovani, cechi ed internazionali, a rendere Olomouc un centro vivo e moderno.
Founded in 1573, the University of Olomouc – the oldest in Moravia and second in the country – was created as a public university under the control of the Jesuits who lived in the city, and at that time was the most important centre of Moravia and an Episcopal see. During its first years, only theology courses were held there, but quite soon, other courses were added to it, such as philosophy, medicine and law. Support from many students and professors to the revolutionary events of 1848 led to repressive action on the part of the Austrian government against the University. Emperor Francis Joseph eventually closed many faculties, which were only reopened a century later in 1946, the year in which the institution was named after the historic Czech politician František Palacký, “Father of the Nation”. To this day, the University is the beating heart of the town, and in its nine faculties, there are around 24,000 students from all over the country and beyond. It is precisely the presence of so many young Czechs and international students that has turned Olomouc into a lively and modern centre.
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storia history
Carlo IV sposava Elisabetta di Pomerania Charles IV married Elizabeth of Pomerania 650 anni fa 650 years ago
Nel 1363, Carlo IV, Imperatore del Sacro Romano Impero, prendeva moglie per la quarta ed ultima volta. La nuova compagna del sovrano era Elisabet‑ ta di Pomerania, nata a Hradec Králové nel 1347. Elisabetta era la figlia del duca Boghislao V di Po‑ merania e di Elisabetta di Polonia, e nipote del re Casimiro III di Polonia e Aldona di Lituania. Carlo ed Elisabetta convolarono a nozze a Cracovia il 21 maggio del 1363, appena un anno dopo la morte di Anna di Schweidnitz, terza moglie dell’Imperatore. La ragione del matrimonio tra i due fu la volontà di Carlo IV di indebolire i suoi avversari uniti in una co‑ alizione guidata da Rodolfo IV d’Asburgo che vede‑ va Austria, Polonia e Ungheria pronte a minacciare il potere ceco. Elisabetta aveva sedici anni mentre il suo sposo quasi cinquanta. Elisabetta venne inco‑ ronata a Praga il 18 giugno 1363 regina di Boemia, e nel 1368, cinque anni più tardi, Imperatrice del Sacro Romano Impero, a Roma da Papa Urbano IV. Donna molto forte, sia di carattere che di fisico, die‑ de alla luce sei figli.
In 1363, Charles IV, Emperor of the Holy Roman Empire, married for the fourth and last time. The king’s new wife was Elizabeth of Pomerania, born in Hradec Králové in 1347. Elizabeth was the daughter of the Duke of Pomerania, Bogislaw V and Elizabeth of Poland, and grand-daughter of King Casimir III of Poland and Aldona of Lithuania. Charles and Elizabeth got married in Cracow on May 21, 1363, just a year after the death of Anna of Schweidnitz, the third wife of the Emperor. The reason for the marriage was due to the determination of Charles IV to weaken his opponents, who were united in a coalition led by Rudolf IV of Habsburg, which saw Austria, Poland and Hungary ready to contrast Czech Power. Elizabeth was sixteen years old then and her husband nearly fifty. Elizabeth was crowned Queen of Bohemia in Prague on June 18th 1363, and in 1368, five years later, became Empress of the Holy Roman Emperor, in Rome by Pope Urban IV. A very strong woman, both in character and in physical strength, she gave birth to six children.
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Muore la regina ceca Anna Přemyslovna Czech Queen Anna Přemyslovna died 700 anni fa 700 years ago
Nata il 15 settembre del 1290 da Guta d’Asburgo e Venceslao II re di Boemia e di Polonia, Anna di Boemia ebbe vari fratelli e sorelle tra cui Elisabet‑ ta di Boemia, futura regina consorte di Giovanni di Lussemburgo e madre di Carlo IV, e Venceslao III re di Boemia dal 1305 al 1306. Nel 1306 Anna sposa Enrico di Carinzia, figlio di Elisabetta di Ba‑ viera, eletto Re di Boemia e di Polonia, ma subito spodestato da Rodolfo I d’Asburgo. Anna ed Enri‑ co, in seguito alla presa di potere di Rodolfo, fug‑ girono in Carinzia per far ritorno in Boemia alla morte di questi nel 1307, data in cui Enrico ripre‑ se il titolo di Re che mantenne fino al 1310. Nel corso di questo anno, infatti, la sorella di Anna, Elisabetta, andata in sposa a Giovanni di Lussem‑ burgo, fa cacciare dal Regno Anna ed Enrico che, ancora una volta, sono costretti a riparare in Ca‑ rinzia in esilio. Pare che all’origine della diatriba tra le due sorelle ci fosse la gelosia da parte di Anna per la sorella più giovane ritenuta più bella di lei. Anna morirà nel 1313.
Born on 15 September 1290 from Guta of Habsburg and Wenceslas II king of Bohemia and Poland, Anne of Bohemia had several brothers and sisters, including Elizabeth of Bohemia, the future queen consort of John of Luxembourg and mother of Charles IV and Wenceslas III, King of Bohemia from 1305 to 1306. In 1306, Anna married Henry of Carinthia, son of Elizabeth of Bavaria, elected King of Bohemia and Poland, but who was soon ousted by Rudolf I of Habsburg. Anna and Henry, following the takeover by Rudolf, fled to Carinthia to return later to Bohemia at his death in 1307, when Henry took up again the title of King, which he held on to until 1310. In the course of this year, in fact, Anna’s sister, Elizabeth, who married John of Luxembourg, sent Anna and Henry away from the Reign, and once again, they were forced to take refuge in Carinthia and go into exile. The origin of the dispute between the two sisters seems to have been caused by jealousy on the part of Anna towards her younger sister, who was considered more beautiful than she was. Anna died in 1313.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
“Il potere dei senza potere” è lo scritto che rese celebre Václav Havel, futuro presidente della Repubblica Ceca. Perché rileggere oggi questo libro, finito nel 1978, quando il blocco sovietico era ben saldo e Havel un «dissidente» tenuto sotto stretto controllo dalla polizia? Nel contesto di crisi economica e di crisi di identità che da anni affligge l’Italia e l’Europa, quest’opera sollecita a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e la politica, tra l’«io» e il potere. Descrivendo un sistema post-totalita‑ rio, in cui l’«io» sembrerebbe condannato all’irrilevanza, sorprendentemente Havel ne fa invece il perno e il pro‑ tagonista della vita pubblica perché «tutti coloro che vi‑ vono nella menzogna ad ogni momento possono essere folgorati dalla forza della verità» con esiti imprevedibili sul piano sociale: «nessuno sa quando una qualsiasi palla di neve può provocare una valanga». In appendice sono proposti al lettore altri scritti di Havel. Prefazione di Marta Cartabia.
"The Power of the Powerless" is the literary work brought Václav Havel – the future president of the Czech Republic – to fame. Why read this book today – a book that was finished in 1978, when the Soviet bloc was well established and Havel, who was considered a "dissident", was being closely monitored by the police? In the context of an economic crisis and of identity, that has been affecting Italy and Europe for many years now, this literary work induces us to reflect on the relationship between man and politics, between the individual and power. In describing a post-totalitarian system, in which the "individual" seems condemned to irrelevance, Havel – rather surprisingly – turns him into a mainstay and protagonist of public life, because «all those who live on the basis of falsehood, are likely at any moment to be struck by the power of truth» with unpredictable consequences at social level: "no one knows exactly when a snowball might turn into an avalanche". For the reader, in the appendix there is list of other writings by Havel. Foreword by Marta Cartabia.
Václav Havel, Il potere dei senza potere (a cura di Angelo Bonaguro), Itaca - La Casa di Matriona: 2013, pp. 208
Václav Havel, Il potere dei senza potere (by Angelo Bonaguro), Ithaca - La casa di Matriona: 2013, 208 pp.
A cinquant’anni dalla pubblicazione di “La dialettica del concreto” (1963) uno dei testi fondamentali per il rinnova‑ mento del marxismo che preparò il ’68, vengono presentati in una cornice unitaria i saggi e gli interventi di Karel Kosík dal 1964 al 2000. Kosík (1926 – 2003), tra i maggiori filo‑ sofi cechi, nella sua opera principale “La dialettica del con‑ creto” presenta un’originale analisi comparata del pensiero di Martin Heidegger e del giovane Marx. I suoi scritti più recenti sono una critica tagliente della società contempo‑ ranea, a tratti visionari, ma sempre densi della concretezza politica che caratterizza tutto il suo lavoro. Il libro è un indi‑ spensabile contributo alla conoscenza di un grande filosofo legato alla tradizione del pensiero europeo da Hegel a Marx fino a Husserl e a Heidegger, e interlocutore diretto negli anni ’50 e ’60 di Sartre e della cultura francese e tedesca. Una testimonianza dell’impegno etico e politico di Kosík portato avanti nei lunghi anni di isolamento e silenzio a cui fu costretto dalla normalizzazione.
Fifty years after the publication of "Dialectics of the Concrete" (1963), one of the fundamental texts for the renewal of Marxism that paved the way to the 1968 movement, a set of essays and speeches by Karel Kosík from 1964-2000 are presented. In his main work, "Dialectics of the Concrete", Kosík (1926-2003), one of the major Czech philosophers, makes an original comparative analysis of the thought of Martin Heidegger and the young Marx. His most recent writings are a trenchant critique of contemporary society, at times rather visionary, but always politically concrete, that is a distinguishing feature of his work. The book is an indispensable contribution to the knowledge of a great philosopher who was close to the tradition of European thought, from Hegel to Marx up to Husserl and Heidegger, and a direct interlocutor in the 1950s and 1960s of Sartre and of French and German culture. A testimony to the ethical and political commitment of Kosík carried on during the long years of isolation and silence imposed on him by the normalization era.
Gabriella Fusi, Francesco Tava (a cura di), Karel Kosík. Un filosofo in tempi di farsa e di tragedia. Saggi di pensiero critico 1964-2000, Mimesis Edizioni: Milano 2013, pp. 290
(Edited by) Gabriella Fusi, Tava Francis, Karel Kosík. Un filosofo in tempi di farsa e di tragedia. Saggi di pensiero critico 1964-2000, Mimesis Edizioni: Milan 2013, 290 pp.
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cultura culture
Nato in Moravia nel 1902, da una famiglia di contadini, Jan Čep (1902–1974) è stato un traduttore, scrittore e saggista cattolico ceco che ha lavorato, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, per importanti case editrici praghesi. Čep andò in esilio a Parigi subito dopo la presa di potere dei comunisti in Cecoslovacchia nel 1948. A Monaco di Baviera, per alcuni anni, diventò commentatore nella sezione ceca di Radio Free Europe, strumento di propaganda del Comi‑ tato Nazionale per un’Europa Libera, che trasmetteva su onde corte verso la Cecoslovacchia. Il racconto “Sulla via verso l'alba” è qui presentato, per la prima volta in tradu‑ zione italiana, attraverso la lettura critica che ne propone Jan Wiendl, docente di letteratura ceca presso l’Università Carlo IV di Praga. L'analisi del racconto si offre come chiave interpretativa dell'intera opera narrativa di Čep. Alla tradu‑ zione italiana si accompagna il testo della lettura in lingua originale, fornendo così anche uno strumento per conoscere la terminologia specialistica della lingua ceca.
Born in Moravia in 1902, into a family of peasants, Jan Čep (1902-1974) was a Czech Catholic translator, writer and essayist who worked – before and after the Second World War – for the most important publishers in Prague. Čep went into exile in Paris after the Communists seized power in Czechoslovakia in 1948. In Munich, he became a commentator for a few years in the Czech section of Radio Free Europe, a propaganda instrument of the National Committee for a Free Europe, which broadcast on short wave to Czechoslovakia. The story "On the way towards dawn" is here presented for the first time in Italian – through the critical reading proposed by Jan Wiendl, professor of Czech literature at the Charles IV University in Prague. The analysis of the story is afforded as a key to the entire narrative work of Čep. The Italian translation is accompanied by a text in the original language, thus also providing a useful tool for the comprehension of specialized terminology of the Czech language.
Jan Wiendl, Sulla via per l’arte di Jan Čep. Lettura e commento del racconto 'Sulla via verso l'alba', Forum Editirce: Udine 2013, pp. 48
Jan Wiendl, Sulla via per l’arte di Jan Čep. Lettura e commento del racconto 'Sulla via verso l'alba”, Forum Editrice: Udine 2013, 48 pp.
I rapporti commerciali e culturali tra l’Italia e la Boemia han‑ no una lunga e consolidata tradizione storica, così come ben documentato in studi e monografie che ogni anno, grazie all’interesse degli studiosi , vengono pubblicati sull’argomen‑ to. Questi rapporti furono particolarmente intensi soprattutto a partire dalla seconda metà del XVI secolo, periodo in cui si registra l’arrivo in Boemia delle maestranze italiane impiegate nei cantieri delle città. Questo libro dello storico e ricercatore dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, Jaroslav Pánek, autore di noti saggi tradotti in varie lingue sulla storia delle Terre Ceche, è uno studio sul viaggio della nobiltà boema in Italia, a Genova, nel 1551, e tratta nello specifico dell’orga‑ nizzazione del viaggio, dei partecipanti, dell’itinerario, ma so‑ prattutto del valore storico e culturale che questo ha determi‑ nato al fine dell’assimilazione della cultura italiana, non solo quella artistica, in Boemia e Moravia.
Trade and cultural relations between Italy and Bohemia have a long and consolidated historical tradition, which is well documented in various studies and monographs that thanks to the interest of scholars, are published every year on the argument. These relations were particularly intense especially starting from the second half of the sixteenth century, a period that saw the arrival in Bohemia of many Italian workers, who were employed in the building yards of cities. This book by the historian and researcher of the Czech Republic Academy of Sciences, Jaroslav Pánek, author of well-known essays on Czech history, that have been translated into many languages, is a study of the journey of the Bohemian nobility to Genoa, Italy in 1551 that focuses specially on the organization of the journey with its participants, its route, but above all on the historical and cultural values that it determined - and not only in art - for the assimilation of Italian culture in Bohemia and Moravia.
Jaroslav Pánek, Boemia e Italia nella metà del XVI secolo. Il viaggio della nobiltà boema a Genova nel 1551 e l´assimilazione della cultura italiana in Boemia, Historický ústav, Istituto Storico, Ceco di Roma: Praga-Roma 2012, pp. 270
Jaroslav Pánek, Boemia e Italia nella metà del XVI secolo. Il viaggio della nobiltà boema a Genova nel 1551 e l´assimilazione della cultura italiana in Boemia, Historický ústav, Istituto Storico, Ceco di Roma: Prague-Rome 2012, 270 pp.
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Baťa, l'epopea dei Re delle calzature BaŤa, The story of the footwear Kings
Dire che Baťa ha il mondo ai suoi pie‑ di non ha niente di esagerato. C’è solo un piccolo errore di sintassi, è neces‑ saria un’inversione: Baťa è l’azienda ceca che sta ai piedi di tutto il mon‑ do. Centodiciannove anni dopo la sua fondazione è tanto stupefacente quanto romantico pensare che que‑ sta multinazionale delle calzature, presente in più di novanta Paesi, è il risultato contemporaneo di una piccola storia antica: quella di una progenie di ciabattini persi nella pro‑ vincia dell’impero austro-ungarico.
Centodieci anni di avventure della più grande fabbrica di scarpe del mondo: genio commerciale e attenzione per i lavoratori di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
A hundred and ten adventurous years by the largest shoe factory in the world: commercial talent and close attention to workers’ needs
Tomáš, Antonín e la loro sorella Anna Baťa (1 gennaio 1894. Fonte: Thomas Bata Foundation) / Tomáš, Antonín and their sister Anna Baťa (1 January 1894. Source Thomas Bata Foundation)
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Saying that Baťa has the world at its feet is not an overstatement. There is only a small syntax error that requires inversion: Baťa is the Czech company whose shoes are worn all over the world. One hundred and nineteen years after its foundation, it is still amazing and romantic to think that this multinational footwear company, present in more than ninety countries, is the contemporaneous result of a small ancient story: that of a family of cobblers in a remote district of the Austro-Hungarian Empire. Eight generations and three brothers: Tomáš, Anna and Antonín Baťa, who in Zlín founded a small company in 1894, for the manufacture of leather shoes: the T. & A. Baťa Shoe Company. Antonín and Anna soon left its direction: the first to join the army, the second, after the marriage. Tomáš remained alone at the helm. During the early years, business was flat and to meet his liabilities, the young owner decided to substitute
marchio brand
Otto generazioni e tre fratelli: Tomáš, Anna e Antonín Baťa che a Zlín, nel 1894, fondano una piccola azienda per la manifattura di scarpe in cuoio: la T. & A. Baťa Shoe Company. Antonín e Anna lasciano presto la direzione, il primo per arruolarsi nell’esercito, la seconda dopo le nozze. Così Tomáš resta solo al timone. Nei primi anni gli affari sono lenti, e per fare fronte ai debiti il giovane patron decide di sostituire, nella manifattura delle proprie calzature, il cuoio con la tela, materiale molto più economico. La necessità è risolutrice. Ed è proprio il successo di questa scelta che permet‑ te alla Baťa di risollevarsi finanziaria‑ mente e assumere nuovo personale: da dieci il numero dei dipendenti sale a cinquanta. Il successo delle vendite permette all’azienda di avviare un processo di importante modernizza‑ zione. Così, nel 1899, è installata la prima macchina a vapore, sinonimo di produzione di serie, di massa, se‑ condo il modello fordista, quello al quale Tomáš Baťa si ispira e punta. Ai leather with canvas to manufacture shoes, as it was a much cheaper material. Necessity knows no law. And it is this specific choice that allowed Baťa to recover financially and take on new workers: from ten, the staff increased to fifty. Successful sales allowed the company to initiate an important process of modernization, so in 1899 the first steam engine was installed, that is synonymous with mass production according to the Ford model, which Tomáš Baťa was inspired by and attempted to exploit to the full. At the beginning of the twentieth century, sales of the “Baťovky” – a model that soon became the spearhead of the company’s entire production, a Baťa classic, achieves great recognition for the company. The “Baťovky” is a work shoe of simple design, it is lightweight and has a competitive price, features that today, just as then, the company considers essential and on which a large part of its success depends on. The years
Cartolina a forma di scarpa / Shoe shape postcard. (Bata, Zlin 1930)
primi del Novecento la messa in ven‑ dita della “Baťovky” – modello che diventa presto la punta di diamante dell’intera produzione, un classico di Baťa – decreta la definitiva consacra‑ zione dell’azienda. La “Baťovky” è una
scarpa da lavoro dal disegno sempli‑ ce, leggera e dal prezzo competitivo, tutte caratteristiche che, oggi come allora, l’azienda considera come es‑ senziali e sulle quali si gioca buona parte del suo successo. Passano gli
anni e l’azienda continua a crescere: nel 1912 arriva a impiegare circa sei‑ cento lavoratori a tempo pieno. Poi arriva la prima guerra mondiale che, paradossalmente, si rivela un colpo di sferza senza precedenti per i calzolai
went by and the company continued to grow: by 1912 it employed about six hundred full-time workers. Then, First World War broke out and, paradoxically, it proved to be an unprecedented stroke of lash for the Zlín shoemakers: they were called on during the war to supply the Austria-Hungarian army with footwear. As a consequence, the number of employees increased tenfold and new Bat’a factories were opened in Zlín, Prague, Liberec, Pilsen and Vienna. Following the end of the war and the dissolution of the AustroHungarian Empire, Czechoslovakia was established and in the aftermath of the conflict it had become a country undermined by out-of-control inflation. The value of the national currency plummeted by 75% and domestic demand collapsed. But once again, necessity and difficulty proved to be important factors: the company decided to cut the price of its shoes by 50%. Consumer response to this drastic measure was
astounding: while between 1923 and 1925 many competing companies were forced to close down their factories, the Baťa Shoe Company actually increased its revenue and proceeded to hire new workers. Moreover, starting in 1923, Baťa was the first company to introduce the concept of division of profits among its employees. It was the beginning of the so-called “Baťa System”: workers became entrepreneurs of the group in every respect. The company was becoming increasingly a social structure, taking care of the needs of its workers, both inside and outside its factories. Zlín becomes the first “Baťaville” – then actually opened with this name in France, i.e. a town developed around the factory. It was a settlement provided with a tannery, a production center for fabrics, for packaging materials, a factory for shoe polish, and a plant for the production of electricity for several farms. Employees, called “Baťamen”, could enjoy various services provided by
the company: accommodation, shops, schools and hospitals. With global expansion, this model of village built up around the factory, is taken up outside Czechoslovakia: in Holland, France, England, Canada, and in the then British colony of the Indian Raj (current India, Pakistan, and Bangladesh). The names of these centers were called Bat’a and some still bear the name today: cities such as Batapur (Pakistan), Batangar (India), Batawa (Canada), Batadorp (Netherlands), just to mention a few. Between 1926 and 1928 the volume of business increased by 75%, the number of employees by 35% and in the factories around the four corners of the world, assembly lines were installed. But on July 12, 1932 a tragedy was to change the history of the Zlín company: Tomáš Baťa died as a result of a plane crash near the town of Otrokovice. The management was then transferred to his half-brother Jan Antonín, who continued expanding the
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di Zlín: sono loro a fornire le calzature all’esercito dell’Austria-Ungheria du‑ rante il conflitto. Il numero di dipen‑ denti aumenta di dieci volte e nuovi centri di manifattura Baťa vengono aperti a Zlín, Praga, Liberec, Plzeň e Vienna. Con la fine della guerra e la dissoluzione dell’Impero austroungarico, nasce la Cecoslovacchia che, all’indomani del conflitto è un Paese affossato da un’inflazione fuori con‑ trollo. Il valore della valuta nazionale precipita del 75%, la domanda interna crolla. Ma ancora una volta necessità e difficoltà sono risolutrici: l’azienda decide un taglio del 50% sui prezzi delle proprie calzature. La risposta dei consumatori a questa misura drastica è eccezionale: mentre tra il 1923 e il
1925 molte aziende concorrenti chiu‑ dono i propri stabilimenti, Baťa Shoe Company aumenta il proprio fatturato e procede a nuove assunzioni. In più, proprio a partire dal 1923, Baťa è la prima azienda ad introdurre il concet‑ to della divisione dei profitti tra tutti gli assunti. È l’inizio del cosiddetto “Baťa System”: i lavoratori diventa‑ no a tutti gli effetti imprenditori del gruppo. L’azienda assume sempre più una struttura sociale, facendosi carico delle esigenze dei propri lavoratori dentro e fuori gli stabilimenti. Zlín diventa la prima “Baťaville” – poi ef‑ fettivamente inaugurata con questo nome in Francia –, ovvero una città sviluppata intorno alla fabbrica. Un abitato fornito di una conceria, di
un centro di produzione di tessuti e di materiali da imballaggio, di una fabbrica di lucido per scarpe, una centrale per la produzione di energia elettrica, e diverse aziende agricole. I dipendenti, detti “Baťamen”, hanno a disposizione diversi servizi assicurati dall’azienda: alloggi, negozi, scuola e ospedali. Con l’espansione su scala mondiale il modello di villaggi costru‑ iti intorno alla fabbrica è ripreso, fuori dalla Cecoslovacchia, in Olanda, Fran‑ cia, Inghilterra, Canada, e nella allora colonia britannica del Raj Indiano (attuali India, Pakistan, Bangladesh). I nomi di questi centri portavano, ed alcuni portano tutt’ora, il nome di Bat’a: città dai nomi di Batapur (Pakistan), Batangar (India), Batawa
business on a global scale: the philosophy was to consider the company not as a source of private wealth but to offer consumers the best product at the most competitive price, and by improving the conditions of the communities that grew around the plants. The second world war – unlike the first war that had proved to be a springboard for the company – turned out to be a hard
blow to the world’s most famous Czech manufacturer. Jan Antonín decided to flee the country, by first going to the United States, then to Brazil. In 1945, the “shoe king”, as he was called then, was accused of collaborating with the Nazis (which later proved to be false and his name fully rehabilitated in 2007), and Baťa properties in Czechoslovakian territory were nationalized.
As for the numerous factories around the world, the management was then entrusted to Thomas John, son of the founder Tomáš, who from 1948 ran the company from Canada. It is exactly from this country that the Baťa adventure re-began. The new situation, with the Zlín company nationalized under the communist regime, obliges the heir of the Baťa family to reorganize the
In alto, Tomáš Baťa, in una cartolina degli anni Venti. Nella foto a lato, lo vediamo sulla sinistra / Above, Tomáš Baťa, in a postcard from the 1920‘s. In the picture on the right, we can see him on the left side
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marchio brand
L’università Thomas Baťa di Zlín (sulla sinistra) e lo storico arrivo in città di Thomas John Baťa, con sua moglie Sonja, nel dicembre 1989 (sulla destra) / Thomas Baťa University in Zlín (on the left) and the historical arrival in town of Thomas John Baťa, with his wife Sonja, in December 1989 (on the right)
(Canada), Batadorp (Olanda), solo per fare qualche esempio. Tra il 1926 e il 1928 il volume di business aumen‑ ta del 75%, il numero dei dipendenti del 35%, negli stabilimenti ai quattro angoli del mondo sono installate le catene di montaggio. Ma il 12 luglio del 1932 una sciagura cambia la sto‑ ria dell’azienda di Zlín:Tomáš Baťa perde la vita a seguito di un incidente aereo presso la città di Otrokovice. La direzione passa al fratellastro Jan An‑ tonín, che prosegue nell’espansione dell’azienda su scala mondiale: la fi‑ losofia resta quella di trattare l’azien‑ da non come una fonte di ricchezza privata ma di offrire ai consumatori il migliore prodotto al prezzo più com‑ petitivo, migliorando le condizioni delle comunità che crescono intorno agli stabilimenti. La seconda guerra mondiale, diversamente dalla prima che si era rivelata un trampolino di lancio per l’azienda, è un duro colpo per la manifattura ceca più famosa
del mondo. Jan Antonín decide di fuggire, prima negli Stati Uniti, poi in Brasile. Nel 1945 il “re della scar‑ pa”, come veniva chiamato, viene accusato di collaborazionismo con i nazisti (accusa poi rivelatasi falsa, nel 2007 il suo nome è stato totalmente riabilitato) e le proprietà Baťa in ter‑ ritorio cecoslovacco nazionalizzate. In quanto alle tante fabbriche in giro per il mondo, la gestione viene affidata a Thomas John, figlio del fondatore Tomáš, che dal 1948 dirige l’azienda dal Canada. È da questo Paese che l’avventura Baťa ricomincia e si rinno‑ va. La nuova situazione, con l’azienda di Zlín nazionalizzata e sotto regime comunista,costringe l’erede della fa‑ miglia Baťa a riorganizzare il business espandendosi verso nuovi mercati: Asia, Medio Oriente, Africa e Ameri‑ ca Latina. Nel 1964 il quartier gene‑ rale della Baťa Shoe Organization è spostato definitivamente a Toronto in Canada. Solo dopo la rivoluzione
di velluto del 1989, con l’elezione a presidente di Václav Havel, Thomas John Baťa può finalmente fare ri‑ torno in patria, dove è accolto come un eroe nazionale. Durante gli anni novanta del novecento in casa Baťa si rivede la filosofia aziendale, pun‑ tando sullo sviluppo della vendita al dettaglio piuttosto che sulla manifat‑ tura. Oggi l’azienda, guidata dal figlio di Thomas John, anche lui chiamato Thomas come il nonno, ha spostato il suo quartiere generale a Losanna, in Svizzera. Conta circa un milione di clienti al giorno nel mondo, impiega circa 30.000 persone e vende in più di 5.000 negozi monomarca. Con 14 mi‑ liardi di paia di scarpe vendute nella sua storia Baťa è entrata nel Guinness dei primati come il più grande ri‑ venditore e manifattore di scarpe al mondo. E vi rivelo un segreto, i prezzi in offerta che finiscono con .99 è un colpo di genio dell’azienda di Zlín. Un Baťa-price.
business and expand into new markets: Asia, Middle East, Africa and Latin America. In 1964 the headquarters of the Baťa Shoe Organization is moved permanently to Toronto in Canada. It is only after the Velvet Revolution of 1989, with the election of President Václav Havel, that Thomas John Baťa was finally able to return to his homeland, where he was welcomed as a national
hero. During the nineties of the twentieth century, Baťa reviews its business philosophy and focuses on retail rather than manufacturing. Today, the company, led by the son of John Thomas, who is also named Thomas after his grandfather, has moved its headquarters to Lausanne, Switzerland. It has about a million customers a day around the world, employs approximately
30,000 people and sells in more than 5,000 branded stores. With 14 billion pairs of shoes sold during its history, Baťa has entered the Guinness Book of Records as the largest retailer and manufacturer of shoes in the world. And you might like to know a secret: the special offer prices that end with .99 was a stroke of genius excogitated by the Zlín Company. A Baťa price.
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Sergio Tazzer, raccontando le montagne e le miniere della Repubblica Veneziana, svela i percorsi storici che portano al di là delle Alpi, sino alla Boemia
I legami di ferro tra Kutná Hora e l'Italia The iron bonds between Kutná Hora and Italy I rapporti fra Italia e Boemia nel setto‑ re minerario sono molteplici e il libro “Canòpi e nobilomeni. Storia e miniere nell’Agordino”, del giornalista e scritto‑ re Sergio Tazzer – Kellermann Editore, appena giunto alla seconda edizione – ce ne offre una serie di esempi di parti‑
colare interesse. Il volume è incentrato sulla storia delle miniere dell’Agordino, un territorio del Bellunese che si trovò per quattro secoli, dal 1420 in poi, sot‑ to il dominio della Repubblica di Vene‑ zia e quindi intrinsecamente connesso al destino della stessa.
Quest’area montuosa dell’alto Vene‑ to, prima di essere sotto il controllo veneziano, aveva già un collegamen‑ to “dinastico” con la Boemia: risale al 1350, quando, dopo diverse traversie e legami nobiliari, l’Agordino finì sot‑ to il controllo dell’imperatore del Sa‑
The bonds between Italy and Bohemia in the mining sector are many, and the book “Canòpi e nobilomeni. Storia e miniere nell’Agordino,” by the journalist and writer Sergio Tazzer (published by Kellermann Editore), just re-published
in its second edition – offers a number of examples of particular interest. The volume focuses on the history of the mines in Agordino, a territory of Belluno which for four centuries, from 1420 onwards, found itself under the
Il battitore di monete”, Chiesa di Santa Barbara, Kutná Hora “Craftsman producing coins”, Church of St. Barbara, Kutná Hora
di Giuseppe Picheca, Giovanni Usai by Giuseppe Picheca, Giovanni Usai
By discussing the mountains and the mines of the Venetian Republic, Sergio Tazzer reveals the historical paths that lead beyond the Alps, into Bohemia
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cro Romano Impero, il boemo Carlo IV. Ma il suo ruolo crebbe, velocemente, con il Leone di San Marco. “Agordo e tutta la zona vicina, fra le montagne bellunesi, furono di fon‑ damentale importanza per la Sere‑ nissima, poiché fornivano metalli e minerali di importanza strategica per il suo Arsenale e per la sua Zecca” ricorda l’autore. Le miniere sono quelle soprat‑
tutto della Valle Imperina, l’importante giacimento a pochi chilometri da Agor‑ do che, fin dal ‘400, forniva alla Repub‑ blica di Venezia ferro, argento, rame, zinco, piombo e mercurio. La storia gloriosa di queste miniere si è conclu‑ sa nel 1962 e il sito è oggi al centro di un’importante opera di recupero e sal‑ vaguardia architettonica e culturale. La ricerca condotta da Tazzer è nata an‑
che dalla volontà di risalire alle origini del proprio cognome. Attraverso que‑ sta strada ha scoperto che il suo ante‑ nato, Sebastian – capostipite dei Tazzer nel Veneto – era anche lui uno dei tanti minatori giunti nell’Agordino sei secoli fa dalla città boema di Kutná Hora. Se‑ bastian e tutti i suoi compagni di lavoro venivano chiamati canòpi, espressione non casuale, perché deriva dal tedesco bergknappen, ossia minatori. A questo punto è necessaria una pre‑ cisazione: Kutná Hora (Hory Kutné nel medioevo), che sotto la dominazione
rule of the Venetian Republic and was therefore inextricably linked its fate. This mountainous area of upper Veneto, before being under Venetian control, already had a “dynastic” connection with Bohemia, dating back to 1350, when after various vicissitudes and noble ties, Agordino came under the control of the Emperor of the Holy Roman Empire, the Bohemian Charles IV. But his role grew quickly, with the Lion of St. Mark. "Agordo and all the surrounding area between the mountains of Belluno, were of fundamental importance for the Serenissima, as it provided metals and minerals of strategic importance to its Arsenal and its Mint," says the author. The mines are mostly those of the Imperina Valley, the important deposit a few miles from Agordo that since the 15th century has provided iron, silver, copper, zinc, lead and mercury to the Republic of Venice. The glorious history of these mines was completed in 1962 and the site is now the centre of
a major work of renovation and architectural and cultural protection. The research carried out by Tazzer was also a result of his desire to trace the origins of his family name. On this path, he discovered that his ancestor, Sebastian, the founder of Tazzers in Veneto, was also one of the many miners who arrived in Agordino six centuries ago from the Bohemian city of Kutná Hora. Sebastian and all his fellow workers were called “canòpi,” a name which is not random, since it derives from the German Bergknappen, i.e. miners. At this point, it is necessary to make a clarification: Kutná Hora (Hory Kutné in the Middle Ages), which under the Habsburg rule bore the name of Kuttenberg, was a city of German culture and tradition. It remained so until the early decades of the last century and on the eve of the Second World War, when in the current Kutná Hora, two-thirds of households claimed to be German speaking. This is also the reason why even today in
the dialect of Agordino, several words of Germanic origin have remained. It turns out that, in this area of Veneto, there are many families with the same origins of Tazzer, such as the Andrichs, the Dell'Osbels, the Ganzes, the Mottes family, the Zaises, and many others. "Of particular interest at that time, and we are talking about five centuries ago, was the crossing of the mountain culture of Belluno with the miners who had come from Kuttenberg, as well as other German mining sites. At first, they were viewed with suspicion by the locals. Among other things, they were people who had come from areas of the Counter-reformation, and this particularly led the Church, who then were fully intent on combatting heresy, to look upon them with suspicion. The “canòpi” however did not take long to marry and in general to integrate, " said Tazzer, who does not fail to point out that the “canòpi” from Bohemia were those who we today call" skilled
Chiesa di Santa Barbara a Kutná Hora (sulla sinistra) e i monti dell’Agordino (sulla destra) / Church of St. Barbara in Kutná Hora (on the left) and the Agordino mountains (on the right)
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asburgica portava il nome di Kutten‑ berg, era una città di cultura e di tra‑ dizione tedesca. Tale è rimasta sino ai primi decenni del secolo scorso e alla vigilia della Seconda guerra mondia‑ le, quando nell’attuale Kutná Hora due terzi delle famiglie si dichiarava di lingua tedesca. E questo è anche il motivo per il quale ancora oggi nel dialetto dell'Agordino sono rimasti di‑ versi vocaboli di origine germanica. E si scopre così che, in questa zona del Veneto, sono molte le famiglie che hanno le medesime origini dei Tazzer, workers”, people with very specific skills that did not fail to enrich the work culture of Agordino. Their transfer dates to the fifteenth and sixteenth centuries, a period in which, with the religious wars in Central Europe, the conditions of many artisans and workers of the mines of Bohemia and Saxony (the most important of the time) got worse. It was precisely the reason that prompted them to go down south in search of better conditions. "Venice then was responsible, particularly for the sea and knew little of the earth. The "nobilomeni", the Venetian ruling class, however, were not unprepared and immediately opened the door, I am speaking of the fifteenth century, to those who knew more in terms of Mining, namely the Bergknappen who came from Bohemia. The "nobilomeni", of Venice knew the importance that a state could have from the possession and utilization of mines. For the Serenissima the mines of Agordino indeed proved to be fundamental".
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La moneta chiamata “il grosso di Praga” / The coin called “the Prague groschen”
come gli Andrich, i Dell’Osbel, i Ganz, i Mottes, gli Zais, e molti altri. “Di particolare interesse fu in quel pe‑ riodo, parliamo di cinque secoli fa, l’in‑ contro della cultura montana bellunese con i minatori giunti da Kuttenberg, così come da altre località minerarie di cul‑ tura tedesca. Dapprima furono visti con sospetto dai locali. Tra l’altro era gente che veniva da zone di Controriforma, e questo portò soprattutto la Chiesa, tut‑ ta intenta allora a combattere l’eresia, a guardarli con diffidenza. I canòpi però non ci misero molto ad accasarsi e tutto sommato ad integrarsi”, sottolinea Taz‑ zer, il quale non manca di sottolineare che i canòpi provenienti dalla Boemia erano quelli che oggi chiameremo “lavoratori specializzati”, persone con competenze del tutto specifiche che
non mancarono di arricchire la cultura del lavoro dell’Agordino. Il loro trasferimento risale al XV e XVI secolo, un periodo in cui con le guerre religiose in Europa centrale peggiora‑ rono le condizioni di molti artigiani e lavoratori delle miniere di Boemia e Sassonia (le più importanti del tem‑ po). Fu proprio questo il motivo che li spinse a scendere verso sud, alla ricer‑ ca di condizioni migliori. “Venezia allora si occupava soprattutto di mare e sapeva poco di terra. I “nobi‑ lomeni”, la classe dirigente veneziana, non erano però sprovveduti e aprirono subito le porte, parlo del XV secolo, a chi ne sapeva di più in fatto di arte mi‑ neraria, ossia a quei bergknappen che arrivavano dalla Boemia. I nobilomeni di Venezia sapevano l’importanza che
The skills of the miners in Bohemia, after all, were well known in Europe at the time. Kutná Hora, by the end of the thirteenth century, the time of King Wenceslas II, was already the most important mining center of the kingdom. It was here where in 1300, the coin "the Prague groschen", was minted, a coin which remained important in the continent for at least two and a half centuries. Kutná Hora is also the city where they minted the first thaler coins, which were among the most prevalent and important in Europe and with slight deviations in the name, came to be called the dollar, first in Scotland and, from 1792, in the United States. A particular episode helps us find out how the most powerful currency in the world, has its forebears in Bohemia, in a town that now remains of central importance to anyone facing the world and the history not only of the numismatics, but also of the mining and metallurgy in Europe. Regarding the relations between Bohemia and the Peninsula, the mint of Kutná Hora was called "The Italian Court", Vlašský dvůr, a homage to its Italian craftsmen and the Florentine directors (Rinieri, Appardo de Nigromonte and Cino) who came to work there in that period of splendor. It was in the four-
Statua del minatore nella chiesa di Santa Barbara. Le vesti sono le stesse dei minatori della Repubblica di Venezia / Statue of the miner in St. Barbara church. The clothes are the same as those of the miners of the Republic of Venice
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poteva avere per uno stato il possesso e lo sfruttamento delle miniere. Per la Serenissima le miniere dell’Agordino si rivelarono infatti fondamentali”. Le competenze dei minatori della Bo‑ emia erano d’altronde ben note nella Europa di quel tempo. Kutná Hora già dalla fine del XIII secolo, al tempo del re Venceslao II, era il centro minerario più importante del regno. È qui che nel 1300 venne coniata la moneta “il grosso di Praga”, una moneta rimasta importante nel continente per alme‑ no due secoli e mezzo. Kutná Hora è anche la città dove vennero coniati i primi talleri, moneta tra le più dif‑ fuse ed importanti in Europa e che, con leggere deviazioni nel nome, finì per essere chiamata dollaro, prima in Scozia e, dal 1792, negli Stati Uniti. Un
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episodio particolare per scoprire come la moneta più potente del mondo ab‑ bia i propri antenati in Boemia, in una cittadina che ad oggi rimane di impor‑ tanza centrale per chiunque si affacci al mondo e alla storia non solo della numismatica, ma anche delle miniere e della metallurgia in Europa. A proposito di rapporti fra la Boemia e la Penisola, la zecca di Kutná Hora venne chiamata “La Corte Italiana”, Vlašský dvůr, in omaggio proprio agli artigiani italiani e ai consiglieri fioren‑
L’autore Sergio Tazzer, vive a Treviso, dov'è nato nel 1946. Giornalista, è stato direttore della sede Rai per il Veneto, capo della redazione trentina e della redazione centrale della Tgr a Roma. Sempre in Rai ha inventato, curato e condotto dal 1995 al luglio 2011 il settimanale radiofonico mitteleuropeo Est Ovest, in onda su Radio1 Rai. Saggista, ha pubblicato Piave e dintorni 1917-1918 (Kellermann Editore 2011); Tito e i rimasti. La difesa della identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia (Leg); Praga Tragica. Milada Horáková. 27 giugno 1950 (Leg); I ragazzi del Novantanove (Kellermann, 2012).
tini (Rinieri, Appardo de Nigromonte e Cino) giunti a lavorarci in quel periodo di splendore. Siamo nei secoli XIV e XV, quando le miniere intorno alla città diventarono la fonte principale delle entrate dei re di Boemia. La città in ri‑ compensa ottenne numerosi privilegi, tanto da diventare nel sec. XV la più importante città boema dopo Praga. Il libro di Tazzer, nello svolgere le vi‑ cende della Serenissima Repubblica e del suo entroterra, cita una serie di altri personaggi ed episodi che hanno
About the author Sergio Tazzer lives in Treviso, where he was born in 1946. Working as a journalist, he was also director of RAI for the Veneto branch, and chief editor of the editorial office of Trentino and the main office of the TGR in Rome. With Rai he invented, maintained and conducted, from 1995 to July 2011, the weekly radio show about central Europe "East West", broadcast on Radio1 Rai. Also an essayist, he published Piave and its surroundings 1917-1918 (Publisher Kellermann 2011), Tito and the Italians who remained. The defense of Italian identity in Istria, Rijeka and Dalmatia (Leg); Tragic Prague. Milada Horáková. June 27, 1950 (Leg) The boys of Ninety nine (Kellermann, 2012).
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segnato i rapporti fra Italia e Boemia. Ne costituisce un esempio il giurista Gozzo d’Orvieto, al quale il re Venceslao II affidò il compito di elaborare il codice dello Ius regale montanorum, rimasto per secoli in Europa la base per ogni legislazione del settore minerario. Per finire un’altra curiosità, un riferi‑ mento a una miniera italiana di pro‑ prietà degli Schwarzenberg, storica fa‑ miglia ceca di sangue tedesco diventata potente proprio grazie alle attività mi‑ nerarie. Dal libro di Tazzer apprendiamo che sino al 1917 questo casato rimase proprietario di una miniera sul monte Amiata in Toscana, chiamata, per l’ap‑ punto, Solforate Schwarzenberg. Altro piccolo tassello del grande mo‑ saico sui rapporti tra storia, economia e cultura tra i due Paesi. teenth and fifteenth centuries, when the mines around the city became the main source of revenue of the kings of Bohemia. The city obtained many privileges as a reward, so as to become the most important Bohemian city after Prague in the fifteenth century . Tazzer's book tells us of the events of the Serenissma (Most Serene Republic of Venice) and its hinterland, by citing a number of other people and events marking the relationship between Italy and Bohemia. One example is the jurist Gozzo of Orvieto, to whom the king Wenceslas II entrusted the task of drafting the code of the Ius regale montanorum, which remained the basis of any legislation in the mining sector in Europe for centuries. Finally another curiosity, a reference to an Italian mine owned by the Schwarzenbergs, a historical Czech family of German blood, who became powerful precisely because of mining activities. From Tazzer's book we learn that up to 1917, this family were the owners of a mine on Mount Amiata in Tuscany, called precisely, Solforate Schwarzenberg. Another small tile of the large mosaic on the historical, economic and cultural relationship between the two countries.
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L’omaggio del maestro Attanasi a Verdi e Wagner The tribute of the maestro Attanasi to Verdi and Wagner Grande musica lo scorso 13 aprile a Praga, presso la Sala Dvořák del Rudolfinum, per celebrare il 200° anniversario della nascita di due geni europei come Richard Wagner e Giuseppe Verdi. Il concerto - che ha avuto una anticipazione di presti‑ gio due giorni prima a Zlín, presso il modernissimo Centro Congressi della città morava - è stato organizzato dall’Italia Arte Fest, in collaborazione con l’Umbria Music Fest.
L’omaggio doveroso ai due grandi della musica si è svolto su iniziativa e sotto la sapiente regia del maestro italiano Walter Attanasi, vero fulcro di tutta l’organizzazione. E’ stato proprio sotto la direzione di Attanasi che l’Orchestra Filarmonica Bohuslav Martinů di Zlín, ha eseguito il ricco programma delle due serate. Per il compositore tedesco si è pas‑ sati dal Tannhäuser a La Valchiria e al Tristano e Isotta, mentre il maestro di
Il direttore d’orchestra italiano, ormai praghese di adozione, ha celebrato a Praga e a Zlín i due grandi compositori europei in occasione del bicentenario della loro nascita The Italian conductor, by now an adopted Bohemian, has paid tribute to the two great European composers in Prague and Zlín on the occasion of the bicentenary of their birth
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Walter Attanasi
The music played to celebrate the 200th anniversary of the birth of two European geniuses such as Richard Wagner and Giuseppe Verdi, on April 13, at the Dvořák Hall of the Rudolfinum in Prague, was nothing short
of brilliant. The concert, which had a prestigious preview two days before in Zlín, in the modern Congress Centre of the Moravian town, was organized by the Italia Arte Fest in collaboration with the Umbria Music Fest.
Busseto è stato rappresentato attra‑ verso brani celeberrimi tratti da Aida, Nabucco, Don Carlos, Luisa Miller, sino ai Vespri Siciliani. Molto apprezzate le interpretazioni del soprano Lesya Aleksyeyevà, del tenore italiano Francesco Grollo e del basso croato Luciano Batinic. Un concerto di prestigio che l’elegante e competente pubblico presente ha dimostrato di apprezzare, interpretan‑ dolo persino come un derby italo-ger‑ manico, con gli spettatori tedeschi più appassionati nella prima metà, sulle opere del loro connazionale, mentre gli italiani si sono sciolti in scroscianti e lunghissimi applausi soprattutto du‑ rante la parte verdiano. Era inevitabile che ciò accadesse, in una atmosfera comunque di reciproca cordialità e amicizia, che ha coinvolto tutti gli ospi‑ ti presenti, fra cui molti ospiti cechi e internazionali. Gli spettatori al termine si sono infatti ritrovati tutti in piedi, uniti in una lunga e vibrante standing ovation. Un clima proseguito anche a The dutiful homage to the two great musicians took place thanks to the initiative and the wise direction of the Italian maestro Walter Attanasi, the true focus of the entire event. It was also under Attanasi’s direction that the Bohuslav Martinů Philharmonic Orchestra of Zlín, performed the rich program of the two evenings. For the German composer, they went from Tannhäuser to Die Walküre and to Tristan und Isolde, while the maestro of Busseto was represented by very famous songs taken from Aida, Nabucco, Don Carlos, Luisa Miller, and even I vespri siciliani.
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musica music
Richar Wagner
Giuseppe Verdi
concerto concluso, nell’antisala del Ru‑ dolfinum, fra brindisi e commenti sulle esecuzioni dei due compositori. Una serata speciale che ricordato come l’Europa non sia un indistinto coacer‑ vo di culture diverse, ma l’insieme di precise e distinte identità nazionali e culturali, fiere e consapevoli delle dif‑ ferenze che le contraddistinguono e che si incontrano in un arricchimento
comune, come ha ricordato Attanasi. Il progetto è stato rappresentata con il patrocinio e il sostegno dell’Amba‑ sciata d’Italia, dell’Ambasciata della Germania, dell’Istituto Italiano di Cul‑ tura, nonché con il supporto di altre prestigiose istituzioni, come l’Ufficio del Governo Ceco, il Ministero della Cultura, il Comune di Praga, la Regio‑ ne e la città di Zlin. A sottolineare il
carattere europeo di questa iniziativa culturale, va ricordato l’importate pa‑ trocinio fornito dalla rappresentanza a Praga della Ue. Il sostegno è stato assicurato anche da una serie di rilevanti realtà imprendi‑ toriali italiane presenti nella Repub‑ blica Ceca. Non è mancato l’apporto dell’Italian Business Center di Praga, mentre la nostra rivista Progetto Re‑
pubblica Ceca ha ricoperto il ruolo di media partner dell’evento. Per il maestro Attanasi, triestino di nascita, ma ormai praghese di ado‑ zione, un’altra prova quindi superata a pieni voti, con un evento di dimen‑ sione internazionale che lo proietta già verso il programma musicale dei prossimi mesi, che si preannuncia nuovamente di alto profilo.
The performances from the soprano Lesya Aleksyeyevà, the tenor Francesco Grollo and the Croatian bass Luciano Batinic were particularly well received. It was a concert of prestige that the elegant and knowledgeable audience visibly appreciated, even to the point that it resembled an Italy-Germany derby. German audiences were the most passionate in the first half, during the works of their fellow countryman, while the Italians broke into thunderous, long applause especially during the sections of Verdi. It was inevitable that this happened, however, in an atmosphere of mutual cordiality
and friendship, which involved all the guests present, including many Czech and international guests. At the end, the audience found themselves united together in a long and vibrant standing ovation. A climate which continued, even when the concert ended, in antechamber of the Rudolfinum, with toasts and comments on the execution of the two composers. A special evening that reminded us that Europe is not a vague mass of different cultures, but a blend of precise and distinctive national and cultural identities, all of whom are proud and aware of the differences that distin-
guish them and that meet together in enriching circumstances, as Attanasi has reminded us. The project was represented by the sponsorship and support of the Italian Embassy, the German Embassy, the Italian Institute of Culture, as well as with the support of other prestigious institutions, such as the Czech Government Office, the Ministry of Culture, the Municipality of Prague, and the region and Municipality of Zlin. To emphasize the European character of this cultural initiative, the important sponsorship provided by the EU representation in Prague must be remembered.
Support was also guaranteed by a series of major Italian businesses in the Czech Republic, one of which was the Italian Business Center in Prague, whose contribution was significant, while our magazine Progetto Repubblica Ceca fulfilled the role of media partner of the event. For the maestro Attanasi, who was born in Trieste, before Prague became his adopted city, it is yet another test passed with full marks, and an event of international dimensions, which already projects him towards the musical program of the coming months, which again promises to be high-profile.
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Manuel Bonfanti, quando l’arte sfida la crisi La crisi economica, nelle prime pagine dei giornali di tutto il mon‑ do. Nessuno se ne stupisce più, la preoccupazione rimane latente nei lettori, come un nemico di vecchia data. Siamo stati sommersi di pareri e previsioni di economisti, studiosi, giornalisti, commercianti. Ma c’è un angolo visuale che rimane oscuro nel trantran quotidiano, un’idea geniale e intrigante: come descrivere il mondo in crisi dal punto di vista dell’arte con‑ temporanea?
A Praga una mostra dell’artista bergamasco, un mix spirituale e pop tra architettura e industria di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
The economic crisis is on the front pages of newspapers all around the world. No one is surprised any longer, the concern remains latent in readers, like a historical enemy. We have been inundated with opinions and predictions from economists, scholars, journalists and traders. But there is a viewing angle that is obscured from our daily routine, a brilliant and intriguing idea: how to describe the world in crisis from the perspective of contemporary art? An Italian artist does so, Manuel Bonfanti, born in 1974, Bergamo, with a CV already full of personal exhibitions in It-
An exhibition from the artist from Bergamo hits Prague, a spiritual pop mix of architecture and industry
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cultura culture
Manuel Bonfanti, when art challenges the crisis Lo fa un artista italiano, Manuel Bon‑ fanti, bergamasco classe 1974, un curriculum già ricco di personal exhi‑ bitions in Italia e all’estero, dalla Rus‑ sia al Canada. Lo fa arrivando a Praga e cominciando a imprimere sulle sue tele la realtà della capitale boema. “Il paesaggio oltre la crisi” è il titolo della mostra promossa dall’Italian Business Center di Praga, in esposi‑ zione negli splendidi locali dell’Istitu‑ to Italiano di Cultura, nella sua storica sede nella parte alta del quartiere di aly and abroad, from Russia to Canada. He does this by coming to Prague and beginning to impress the reality of the Bohemian capital on his canvases “The landscape beyond the crisis” is the title of the exhibition sponsored by the Italian Business Center in Prague, on display in the splendid rooms of the Italian Institute of Culture, in its historic location in the upper part of the district of Malá Strana (at Vlašská 34). The exhibition is a reflection of the background in Prague, a fascinating mix of logos, advertising, pop symbols in the limelight of the capital, its land-
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cultura culture
Malá Strana (in Vlašská 34). La mostra è uno specchio del contesto praghese, un affascinante mix di loghi, pub‑ blicità, simboli pop sotto i riflettori della capitale, i suoi paesaggi, le sue pietre secolari. Passeggiando nella vecchia cappella barocca dell’Istituto, ad esempio, spostando l’attenzione a destra e sinistra lungo la navata, pas‑ siamo le raffigurazioni delle statue del Karlův Most (il Ponte Carlo, me‑ raviglia architettonica sulla Moldava) intramezzate da grandi marchi, firme commerciali, in un gioco tra il grigio e il colore, tra passato e presente. Bon‑ fanti registra il contesto cittadino, con un interesse particolare per l’aspetto comunicativo e pubblicitario, per il linguaggio delle imprese – con un oc‑ chio di riguardo per le aziende italia‑ ne – nel solco architettonico e storico dell’urbe. Le rappresentazioni sono in vario stile, dall’olio su tela alla tecnica mista, circa cinquanta opere, soprat‑ tutto di medie e grandi dimensioni. La rassegna, aperta al pubblico a fine maggio, ha adornato la storica Cappella dell’Istituto, in occasione
scapes, its ancient stones. While walking in the old baroque chapel of the Institute, for example, shifting the focus to the right and left down the aisle, we
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dei festeggiamenti della Repubblica Italiana, e non ha mancato di attira‑ re l’attenzione dei numerosi e pre‑ stigiosi ospiti presenti. La mostra è patrocinata dall’Ambasciatore d’Italia
Pasquale D’avino, dall’Istituto Italiano di Cultura e dalla onlus Assis. L’esposizione, che sarà presentata ufficialmente il 25 giugno, rimarrà aperta sino al prossimo 31 luglio.
pass depictions of the statues of Karlův Most (Charles Bridge, an architectural marvel over the Vltava) sandwiched between big brands, designer brands,
in a game between the grey and color, between past and present. Bonfanti records the urban environment, with a particular interest in the aspect of communication and advertising, for the language of business, with an eye of attention for Italian companies in the architectural and historical cityscapes. The depictions are in various styles, from oil on canvas to mixed techniques, about fifty works, mostly medium and large sizes. The exhibition, which opens to the public in late May, has adorned the historic Chapel of the Institute, on the occasion of the celebrations of the Italian Republic, and did not fail to attract the attention of many prestigious guests present. The exhibition is sponsored by the Italian Ambassador Pasquale D’Avino, the Italian Cultural Institute and the non-profit organization Assis. The exposition, which will be officially unveiled on the 25th of June, will remain open until the next 31st of July.
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