Gennaio – Febbraio / January – February 2015
Cechi ed Expo, la vittoria della creatività Czechs and Expo, the victory of creativity
Venti di guerra e business militare Winds of war and military business
Vycpálek, il figlio adottivo dell’Italia Vycpálek, the adopted son of Italy
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Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6
pag. 21
politica politics
pag. 22
Editoriale Editorial
pag. 8
Braccio di ferro tra Castello e Palazzo Černín The Arm wrestle between the Castle and Černín palace
pag. 12
Venti di guerra e business militare Winds of war and military business
pag. 16
Vieni avanti Křetínský Step forward Křetínský
pag. 20
Il mese de La Pagina
Calendario Fiscale Tax Deadlines Appuntamenti Events
pag. 24
Cechi ed Expo, le tante vittorie della creatività Czechs and Expo, the many victories of creativity
pag. 28
Maschere, balli e slivovice: il Masopust Masks, dance and slivovice: the Masopust economia e mercato / markets and data
pag. 34 Macroeconomia Economics
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Sabrina Salomoni, Alessandro Testa, Jan Kolb, Davide Marco Corvino, Alessandro De Felice, Ernesto Massimetti
Gennaio – Febbraio / January – February 2015
cultura / culture
sport / sport
pag. 36
pag. 52
pag. 38
Un popolo a passo di danza A nation of dancers
pag. 42
Plzeň onora Jiří Trnka, il re dei pupazzi Plzeň pays homage to Jiří Trnka, the King of puppets
Vycpálek, il figlio adottivo del calcio italiano Vycpálek, the adopted son of Italian football
pag. 56
Anniversari cechi Czech Anniversaires
pag. 58 Novità editoriali New Publications
pag. 48
pag. 60
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati
Un popolo a passo di danza A nation of dancers
summary
L’arte per strada di Ondřej Kobza The art of Ondřej Kobza hits the streets
Miloš Reindl, un grande sconosciuto Miloš Reindl, a great unknown
DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2014 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 20.2.2015 Foto di copertina / Cover Photograph Czech lion
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editoriale
Cari lettori,
in primo piano - su questo primo nu‑ mero del 2015 della Rivista - la diffi‑ coltà della Repubblica Ceca di parlare con voce univoca dei temi più delicati di politica estera. Da un lato l’esube‑ ranza dialettica del presidente Miloš Zeman, così filorusso da meritarsi l’appellativo di “Voce del Cremlino”, e intransigente sino al bellicismo quando parla di fondamentalismo islamico. Dall’altro, il ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek, così in linea con l’incerta politica di Bruxelles, da rendere spesso difficoltoso compren‑ dere l’esatta posizione di Praga sulla crisi ucraina e sul modo di fronteggia‑ re l’avanzata dell’Isis. Intanto, con l’aumento delle tensioni e dei timori internazionali, anche sul‑ le rive della Moldava si assiste a una impennata del business dell’industria militare. L’industria ceca degli arma‑ menti produce sempre di più, con‑ quista nuove commesse di fornitura all’estero e, senza mancare di prag‑ matismo, chiude talvolta gli occhi sulla destinazione finale del proprio export. Ad alimentare il giro d’affari è anche l’orientamento sempre più
Dear readers,
The main focus, in this first issue of 2015 of this magazine, is the difficulty of the Czech Republic to speak with a single voice on the most sensitive issue of foreign policy. On the one hand, there is the dialectic exuberance of President Milo Zeman, so pro-Russian he has earned the nickname of “the Voice of the Kremlin”, and uncompromising to the point of warmongering when talking about Islamic fundamentalism. On the other hand, there is the foreign minister Lubomír Zaorálek, so in line with the uncertain policies of Brussels, it often makes it difficult to understand the exact position of Prague on the Ukrainian crisis and how to deal with the growth of ISIS. Meanwhile, with the increase of international tensions and fears, even the
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manifesto del governo di Praga di au‑ mentare il budget della Difesa. Passando a un argomento meno sini‑ stro, il 1° maggio si apre in Italia l’Ex‑ po2015. All’appuntamento di Milano la Repubblica Ceca si presenta con un padiglione realizzato in tempi da primato, che si preannuncia come una delle presenze di maggiore interesse. Cogliamo così l’occasione per andare a ritroso con gli anni, raccontando la storia e i successi che questo paese ha colto nelle precedenti edizioni dell’Esposizione universale. Ad arricchire questo numero, non mancano una serie di altri articoli, fra
cui la seconda parte della passeggiata alla scoperta della arcana simbologia dei palazzi praghesi, così come i no‑ stri servizi sul Masopust - il Carnevale più tradizionale della Boemia, tutela‑ to dall’Unesco – e sulla passione dei cechi per il ballo. Vi segnaliamo infine le belle pagine dedicate a Jiří Trnka, un artista con‑ siderato il “Walt Disney dell’est”, a Čestmír Vycpálek, un grande uomo di sport, che trovò in Italia il suo palco‑ scenico ideale. Chiudiamo con Miloš Reindl, un pittore poco noto che me‑ rita di essere conosciuto. Buona lettura
banks of the Vltava are witnessing a surge in the business of the military industry. The Czech arms industry is manufacturing more and more, gaining new orders for delivery abroad, and not lacking in pragmatism, they are sometimes closing eyes their eyes to disregard the final destination of their exports. Fueling the turnover is also the increasingly clear orientation of the Prague government to increase the defense budget. Moving on to a less sinister topic, on May the 1st the Expo 2015 opens in Italy. At the event in Milan the Czech Republic is to present a pavilion built in record time, which promises to be one of the most interesting appearances. We take this as an opportunity to go back through the years, telling the
story and success that this country has taken in the previous editions of the Universal exposition. To further enrich this number, there are a number of other articles, including the second part of the walk to discover the arcane symbolism of buildings in Prague, as well as our reports on the Masopust the most traditional Bohemian Carnival, protected by UNESCO, and the passion of the Czechs for the dance. Finally, we highlight the beautiful pages dedicated to Jiří Trnka, an artist considered the “Walt Disney of the East”, and Čestmír Vycpálek, a great sportsman, who found his ideal stage in Italy. We conclude with Miloš Reindl, a little-known artist who deserves to be known. Enjoy the reading
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Braccio di ferro tra Castello e Palazzo Černín Due fronti caldissimi che hanno ac‑ ceso la lotta tra due palazzi simbolo di Praga, due “voci”, due modi di intendere e vedere la politica estera del Paese. La battaglia di parole e di atteggiamenti della presidenza ceca, da una parte, e del ministero degli Esteri del Paese, dall'altra, ha rag‑ giunto livelli di durezza e di scontro altissimi proprio in una delicata fase
come quella attuale in cui l'Europa si trova a fronteggiare la crisi ucraina, con annessi i rapporti con la Russia, e la minaccia dell'Isis. La guerra, neanche tanto fredda, tra Pražský hrad e Palazzo Černín si è esacerbata con botta e risposta tra il presidente Miloš Zeman e il ministro Lubomír Zaorálek, diatribe che non sono rimaste confinate nella ristretta
cerchia delle notizie di politica interna ma che hanno fatto il giro del mondo. La stampa internazionale ha infatti sottolineato più di una volta l'at‑ teggiamento filorusso di Zeman e le sue posizioni anti-Ue sul fronte delle sanzioni alla Russia. Che il Presidente ceco sia vicino a Mosca e soprattutto al Cremlino di Putin non è una novità, ma le dichiarazioni apertamente in
La politica estera divide la Repubblica Ceca: da una parte le parole pro-Russia di Zeman, dall'altra il filo-Ue Zaorálek di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
Foreign policy divides the Czech Republic: on one side are Zeman’s pro-Russian words, on the other is the pro-EU Zaorálek
Il presidente Miloš Zeman e il ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek / President Miloš Zeman and Foreign minister Lubomír Zaorálek
Two fired up frontlines who have triggered the battle between two symbol buildings of Prague, two “voices”, two ways of understanding and seeing the country’s foreign policy. The battle of words and attitudes, with the Czech Presidency and the Foreign Ministry of the country on opposing sides, has reached extremely high levels of inten-
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sity and conflict, and right in the middle of such a delicate phase as the current one, in which Europe is facing the Ukrainian crisis, connected to relations with Russia, and the threat of the ISIS. The war, not even so cold, between Pražský hrad and Černín Palace was aggravated by verbal crossfire between the president Miloš Zeman, and
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the minister Lubomír Zaorálek, tirades that certainly have not been confined to the narrow circle of domestic political news, but have spread around the world. The international press have stressed the pro-Russian attitude of Zeman on more than one occasion, as well as his anti-EU stance regarding the sanctions on Russia. The fact that
politica politics
The Arm wrestle between the Castle and Černín palace disaccordo con le posizioni del mini‑ stro degli Esteri e di Bruxelles hanno portato il ministero addirittura a ri‑ durre il flusso di informazioni sensibili che Černín passa alla presidenza ceca in tema di politica estera. La punta più alta delle tensioni tra Zaorálek e Zeman è stata toccata quando il capo di stato ha definito il conflitto in ucraina come una “guerra
the Czech President is close to Moscow and particularly to the Kremlin of Putin is not new, but the statements which openly conflict with the positions of the Minister of Foreign Affairs and Brussels have led the ministry even to reduce the flow of sensitive information that Černín passes to the Czech Presidency regarding the field of foreign policy. The highest point of tension between Zaorálek and Zeman was reached when the head of state referred to the conflict
civile” attaccando anche il premier ucraino. Parole che hanno evidenzia‑ to quello che con i gesti e i fatti aveva fatto già capire Zeman alla conferen‑ za di Milano sull'Ucraina, quando si era notata più che la presenza proprio l'assenza del presidente ceco, il quale, invece di partecipare all'incontro con gli altri leader europei sulla risoluzio‑ ne della crisi, aveva preferito sedersi
in Ukraine as a “civil war” while attacking even the prime minister of Ukraine. The words have highlighted what gestures and facts had already made us understand from Zeman at the conference in Milan on Ukraine, when one noted the absence rather than the presence of the Czech president. Instead of attending the meeting with other European leaders concerning the resolution of the crisis, he preferred to sit aside and exchange words, holding a cigarette in his
a conversare, in disparte e sigaretta alla mano, con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Atteggiamenti, gesti e parole che hanno reso evidente una grossa fal‑ la nella politica estera ceca e ancor prima europea: a molti osservatori è sembrato evidente come Vladimir Putin stia tentando di rompere l'unità di posizioni di Bruxelles lavorando ai
hand, with the Russian Foreign Minister Sergei Lavrov. Attitudes, gestures and words that made a huge flaw evident in the Czech foreign policy, and even more so in Europe’s. To many observers it has seemed clear that Vladimir Putin is trying to break up the unity of positions in Brussels by working alongside the leaders of the countries of the former Soviet bloc. A strategy that has not been too difficult to implement with his “faithful” friend Zeman, who
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fianchi dei leader dell'ex blocco sovie‑ tico. Strategia che non è stato troppo difficile attuare con il suo “fedele” amico Zeman, da sempre ben intro‑ dotto negli ambienti del Cremlino e con note amicizie tra gli ex Kgb. È ri‑ saputo che la sua campagna elettora‑ le per la presidenza è stata finanziata in buona parte e pianificata da Martin Nejedlý, numero uno del ramo ceco della compagnia russa Lukoil, e dal lobbista Miroslav Šlouf, che avrebbe favorito l'assegnazione dell'appalto delle forniture di carburante all'aero‑ porto di Praga proprio per Lukoil. I le‑ gami tra Mosca e Zeman, tra cui anche le apparizioni ad eventi organizzati da personaggi come l'ex spia russa Vladi‑ mir Yakunin, hanno irritato non poco gli Stati Uniti, che da lontano osser‑ vano e intervengono, per ora a parole, nella crisi ucraina. Per sfatare questa has always been introduced positively in the environment of the Kremlin, with known friendships among former KGB agents. It is renowned that his campaign for presidency was funded and organized in large part, by Martin Nejedlý, the number one in the Czech branch of the Russian company Lukoil, and the lobbyist Miroslav Šlouf, who would promote awarding the tender for fuel supplies at the airport in Prague to Lukoil. The ties between Moscow and Zeman, including appearances at events organized by the likes of former Russian spy Vladimir Yakunin, have angered not just the United States, who observe from a distance and intervene, for now only in words, in the Ukrainian crisis. To dispel this image of the “voice of the Kremlin” Zeman himself said that during his trip to the US (historical allied of Israel) he will participate in an international conference organized by The American
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In ballo i rapporti con gli Stati Uniti e con Bruxelles che mal sopportano le parole del capo dello stato The relations with the USA and Brussels, who resent the words of the head of state, are also at stake
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immagine di “voce del Cremlino” lo stesso Zeman ha fatto sapere che nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti (storici alleati di Israele) partecipe‑ rà a una conferenza internazionale organizzata da The American Israel Public Affairs Committee, e, secondo anticipazioni, si pronuncerà a favore di un incremento del budget militare, per la lotta al terrorismo e a favore di Israele. Dal canto suo, in questa battaglia a due, il primo ministro Bohuslav So‑ botka ha inizialmente bollato come opinioni personali le dichiarazioni del presidente ceco, ma nelle ultime settimane, temendo un vero cortocir‑ cuito nelle posizioni ufficiali di Praga ha attaccato duramente il capo di stato e in pubblico lo ha accusato di danneggiare i rapporti con gli alleati dell'Ue e della Nato. E proprio per questo Palazzo Černín avrebbe deci‑ so di ridurre il flusso di informazioni sensibili da inviare alla presidenza. E per migliorare la concertazione delle posizioni, almeno quelle ufficiali, sui Israel Public Affairs Committee, and, in anticipation, will vote in favour of a increase in the military budget, for the fight against terrorism and in favour of Israel. As far as Bohuslav Sobotka is concerned in this two-sided battle, the Prime Minister initially branded the statements of Czech president as personal opinions, but in recent weeks, fearing a real short circuit in the official positions of Prague, he has harshly attacked the head of state and publicly accused him of damaging relations with the EU and NATO allies. Consequently, Černín Palace have decided to reduce the flow of sensitive information to be sent to the presidency. In addition, to improve the coordination of positions, at least the official ones, on sensitive issues such as ISIS and Ukraine, the Prime Minister has announced that he and the President Zeman will meet three times a year, together with the presidents of the two houses of parliament, the foreign and the Defence Ministers, for coordination meetings
temi sensibili come Isis e Ucraina, il primo ministro ha annunciato che il premier e il presidente Zeman si incontreranno tre volte all’anno, in‑ sieme ai presidenti dei due rami del Parlamento, al ministro degli Esteri e a quello della Difesa, per riunioni di coordinamento riguardanti la politica estera ceca. Su questo fronte il ministro degli Esteri, infatti, vuole fare bella figura con Bruxelles a costo di alzare anche
il tiro proprio per dimostrare la lealtà di Praga all'Ue. In questo senso, forse, vanno lette le dichiarazioni di Zaorá‑ lek secondo cui l'Europa deve essere pronta nella sua strategia di lungo termine con la Russia, a un periodo di ”non collaborazione con Mosca”. Fatte salve però alcune aree, come la coo‑ perazione nella lotta all'Isis. Altro fronte di scontro tra Palazzo Černín e Castello è, infatti, la guerra all’Isis. Anche in questo caso è stato
Castello di Praga, la riunione di coordinamento della politica estera ceca / Prague Castle, coordination meeting concerning the Czech foreign policy
concerning the Czech foreign policy. Regarding this matter, the foreign minister, indeed, wants to impress Brussels at the cost of raising his sights just to show Prague’s loyalty to the EU. In this sense, perhaps, one should read into the statements of Zaorálek, according to whom Europe must be ready in its long-term strategy with Russia,
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for a period of “non-cooperation with Moscow.” This is with the exception of certain areas, such as cooperation in the fight against ISIS. Another source of conflict between Černín Palace and the Castle is indeed, the war on the Islamic State. Also in this case it was Zeman who started the hostility. The head of state has attacked the
politica politics Zeman a iniziare le ostilità. Il capo dello Stato ha attaccato il ministro degli Esteri paragonando l’atteg‑ giamento del suo dicastero verso il Califfato Islamico alla politica dell’ap‑ peasement di Neville Chamberlain nei confronti della Germania nazista. E il Presidente ceco ha insistito sul tema aggiungendo che “con il terro‑ rismo non si tratta ma si combatte. È in gioco la vita di centinaia di milioni di persone. L’Olocausto non iniziò
con le camere a gas, ma con la prima panchina di un parco dove a un ebreo fu vietato di sedersi”. Secondo il capo dello Stato, quindi, il mondo è davanti al rischio di un mega Olocausto e bi‑ sogna creare una coalizione militare internazionale che scenda in campo contro gli estremisti dello Stato isla‑ mico sotto l’egida dell’Onu. Polemica la reazione del ministro degli Esteri secondo il quale “Un invito alle Cro‑ ciate è un nonsenso. Non credo nella
Fonte: vlada.cz
foreign minister comparing the attitude of his ministry towards the Islamic state to the policy of appeasement of Neville Chamberlain towards Nazi Germany. Yet the Czech President insisted on the matter, adding that “ with terrorism you do not face it, but you fight it. The lives of hundreds of millions of people are at stake. The Holocaust did not begin in the gas chambers, but with the first bench in a park where Jews were forbidden to sit down. “According to the
head of state, therefore, the world faces the risk of a mega Holocaust, andthere is the need to create an international military coalition that takes the field to battle against the extremists of the Islamic state under the aegis of the UN. Further controversy arose from the reaction of the Foreign Minister according to which “A call to the Crusades is nonsense. I do not believe in the benefit of any military intervention in Syria, Iraq or anywhere else ...”
utilità di alcun intervento militare in Siria, in Iraq o chissà dove…”. E nelle more di questo scontro che non accenna a placarsi c'è chi, an‑ che nel governo, cerca di non far raffreddare i rapporti tra Mosca e Praga, almeno sul fronte economico: il programmato incontro, a marzo, della Commissione intergovernativa russo-ceca, pienamente patrocina‑ to dal ministero dell’Industria e del Commercio di Praga, con la prevista partecipazione del ministro ceco Jan Mládek e dell’omologo russo Denis Manturov, è vista con imbarazzo da Palazzo Černín e in parte anche dal ministro delle Finanze Andrej Babiš, il cui partito, Ano, sembra aver preso fi‑ nalmente posizione in politica estera (in chiave filo-Usa). Ma questa strategia di rilancio dei rapporti economici con la Russia preparata dal ministro Mládek non piace per niente agli Stati Uniti. Il consigliere politico dell’ambasciata Usa a Praga, James P. Merz, avrebbe fatto la voce grossa durante un in‑
contro con il team di Tomáš Prouza, il segretario di Stato ceco agli Affari europei: “Secondo quanto ci risulta, le conseguenze negative delle san‑ zioni sono per la Repubblica Ceca di minima entità. Non capiamo allora il perché di questa strategia” avreb‑ be detto il diplomatico della Casa Bianca, secondo indiscrezioni non smentite. Intanto, il presidente Zeman ha già confermato che il 9 maggio parte‑ ciperà a Mosca, ospite di Putin sulla Piazza Rossa, alla parata militare per il 70° anniversario della Grande Guerra Patriottica russa. Da parte sua Zaorálek ha invece annunciato che a fine febbraio sarà a Kiev per celebrare il primo anniversario della rivolta di piazza Maidan, vale a dire l’evento che ha dato il via in Ucraina alla ten‑ sione con Mosca. In gioco in questo braccio di ferro tra i responsabili della diplomazia ceca ci potrebbero essere le alleanze di Praga in Europa e Oltreoceano, con il rischio che possano cambiare per sempre.
And, in the middle of this storm that shows no signs of calming down, there are those, even in the government, who try not to chill the relations between Moscow and Prague, at least on the economic front. The scheduled meeting, in March, of the RussianCzech Intergovernmental Commission, fully supported by the Ministry of Industry and Trade of Prague, with the expected participation of the Czech Minister Jan Mládek and his Russian counterpart Denis Manturov, is viewed with embarrassment by Černín Palace, and partly also by the Minister of Finance Andrej Babiš, whose party, Ano, finally seems to have taken a stance on foreign policy (pro-US). However, this strategy of reviving economic relations with Russia prepared by the Minister Mládek is not popular at all with the United States. The political counselor of the US Embassy in Prague, James P. Merz, would make his voice heard during a meeting with the team of Tomáš Prouza, the secre-
tary of the Czech state for European affairs. “According to our knowledge, the negative consequences of sanctions are of minimum importance for the Czech Republic. We do not understand the purpose of this strategy,” said the diplomat of the White House, according to rumours which have not been denied. Meanwhile, President Zeman has already confirmed that on 9 May he will head to Moscow, as Putin’s guest in Red Square, to take part in the military parade for the 70th anniversary of the Great Russian Patriotic War. Zaorálek, on the other hand, has announced that at the end of February he will be in Kiev to celebrate the first anniversary of the uprising in Maidan square, namely the event which kicked off the tension in Ukraine with Moscow. In this arm wrestle between the leaders of the Czech diplomacy the alliances of Prague in Europe and overseas could be at stake, with the risk that they may change forever.
Venti di guerra e business militare Winds of war and military business Gli affari d’oro dell’industria ceca delle armi, grazie anche al budget in aumento della Difesa nazionale The golden trades of czech military sector, thanks also to the national Defense growing budget
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Non è un mistero che le attuali ten‑ sioni internazionali rappresentino un business enorme per i produttori e i commercianti di armi di tutto il mon‑ do, compresi quelli della Repubblica Ceca. In questo paese l’export militare cresce infatti da qualche anno a ritmi elevatissimi e secondo stime accredita‑ te dovrebbe aver raggiunto nel 2014 la cifra complessiva di 360 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2011. La Repubblica Ceca in questo mercato internazionale ha una dimensione ben inferiore rispetto ai maggiori esporta‑ tori Ue, visto che il suo export militare rappresenta un valore pari a un ventesi‑ mo di quello della Germania e circa un decimo di quello di Francia e Italia. Tut‑ It is no secret that the current international tensions are actually a huge business for manufacturers and arms dealers around the world, including those in the Czech Republic. In this country the military exports have been growing at huge speeds in recent years, and according to professional estimates, in 2014 the total figure reached 360 million Euros, more than double the results of 2011. In this international market, the Czech Republic has much smaller dimensions than the EU’s major exporters, since its military exports represent a value of one-twentieth of those of Germany and about a tenth of France and Italy. However, the positive trend in recent times is awakening the pride of domestic producers, in a country that in the field of the arms industry boasts traditions of excellence dating back to the
tavia il trend positivo degli ultimi tempi sta risvegliando l’orgoglio dei produtto‑ ri nazionali, in un paese che nel campo della industria degli armamenti vanta tradizioni di eccellenza, risalenti all’Im‑ pero Austro-Ungarico e mantenute nel periodo della indipendenza nazionale,
sino alla vigilia della Rivoluzione di velluto. La Cecoslovacchia negli anni ’80 era il settimo paese esportatore di armi in campo mondiale. Allora i maggiori mercati di vendita erano l’Urss e tutti gli stati membri del Patto di Varsavia, così come molti dei cosiddetti paesi in via
Austro-Hungarian Empire, which was maintained during the period of national independence, until the eve of the Velvet Revolution. Czechoslovakia in the 80s was the seventh largest exporter of weapons worldwide. Back then the major sales markets were the Soviet Union and all member states of the Warsaw Pact, as well as many of the so-called developing countries ideologically close to the Communist Czechoslovakia.
The decline came after the fall of the Berlin Wall, with the end of the Cold War and the international détente. In Prague in the 90s, the policy that prevailed was to remove the image of global power in arms from the country, which proved to be fatal for many companies in the industry. “Behind the pacifist intent, some of today’s insiders speculate, in those years the interest in weakening our military industry and
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di sviluppo vicini ideologicamente alla Cecoslovacchia comunista. La flessione arrivò dopo la caduta del muro di Berlino, con la fine della Guerra fredda e la distensione inter‑ nazionale. A Praga negli anni ’90 pre‑ valse anche la linea politica di togliere al paese l’immagine di potenza mon‑ diale degli armamenti, il che si rivelò fatale per molte aziende del settore. “Dietro gli intenti pacifisti - ipotizza‑ no oggi alcuni addetti ai lavori - si ce‑ lava però in quegli anni anche l’inte‑ resse di indebolire la nostra industria militare e favorire certa concorrenza internazionale”. Gli affari benedetti dalla politica e le critiche di Amnesty International
encouraging some international competition was concealed.” Business is blessed by politicians and criticized by Amnesty International Regarding the recovery of recent years, the indicative pride displayed by Jaroslav Strnad, founder of Excalibur Army, a holding company which owns some of the most important Czech Companies specializing in the production,
A proposito della ripresa di questi ultimi anni, è indicativo l’orgoglio manifestato da Jaroslav Strnad, fon‑ datore di Excalibur Army, una holding alla quale fanno capo alcune delle più importanti aziende ceche specializ‑ zate nella produzione, riparazione e vendita di carri armati e mezzi corazzati, così come bombe, missili, proiettili e chi più ne ha più ne metta: “Oggi la Repubblica Ceca non si ver‑ gogna più di produrre armi di qualità. È chiaro che i conflitti e le tensioni del mondo attuale stanno dando al no‑ stro settore una prosperità mai vista da tempo”. Va detto che i prodotti di uso bellico, commerciati dalle aziende ceche, non sempre sono di produzione naziona‑
repair and sale of tanks and armored vehicles, as well as bombs, missiles, bullets and so on and so forth: “Today the Czech Republic is no longer ashamed to produce quality weapons. It is clear that the conflicts and tensions of today’s world are giving prosperity to our industry which has not been seen for some time. “ It must be said that the products used in war, traded by Czech Companies, are
le. Tipico l’esempio degli stock di armi dismesse dagli eserciti dell’ex blocco sovietico, che ancora oggi le aziende ceche comprano per poi rimodernarle e rivenderle all’estero. Rispetto al passato, fanno notare gli addetti ai lavori, c’è anche un mag‑ giore sostegno politico. Proprio la Excalibur Army è salita di recente agli onori della cronaca grazie a due gros‑ se operazioni di ammodernamento e fornitura di veicoli da combattimento a Nigeria e Iraq. In entrambi i casi si è trattato di commesse realizzate con il pieno consenso del governo di Praga, con la motivazione che gli armamenti cechi verranno utilizzati per fronteg‑ giare la minaccia degli estremisti isla‑ mici: in Iraq contro l’Isis e in Nigeria contro il movimento fondamentalista Boko Haram. I rappresentanti di Ex‑ calibur Army hanno precisato di aver avuto la meglio sulla concorrenza straniera per il conveniente rapporto qualità prezzo, così come per la rapi‑ dità di consegna di mezzi corazzati. La stessa Excalibur dovrebbe provvedere anche alla riqualificazione dei carri armati di cui dispongono le forze ar‑ mate dell’Afghanistan, secondo i pri‑
mi accordi presi durante una recente visita del ministro della Difesa Martin Stropnický in quel Paese. L’ascesa della Repubblica Ceca nel mercato internazionale delle armi dà luogo però, forse inevitabilmente per questo tipo di commercio, a incidenti di percorso e a operazioni di carat‑ tere molto controverso. Nel mese di febbraio i giornali hanno portato alla luce la vicenda di tre aziende ceche che, malgrado l’embargo chiesto dalla Ue a tutti i paesi membri, per tutto il 2014 hanno continuato a esportare in Ucraina cannoni per aerei e munizioni di vario tipo, prima di vedersi sospen‑ dere la licenza di export all’inizio del 2015. Una situazione imbarazzante per il governo, per la quale ci sono stati malumori anche in seno alla maggioranza, tant’è che il deputato socialdemocratico, Stanislav Huml, ha protestato, chiedendo, peraltro senza ottenerle, le dimissioni di tre ministri: Lubomír Zaorálek (Esteri), Jan Mládek (Industria e Commercio) e Martin Stropnický (Difesa). All’insegna del massimo pragmatismo il commento su questa vicenda di Jiří Hynek, pre‑ sidente della Associazione ceca delle
not always produced domestically. A typical example is the stocks of weapons abandoned by the armies of the former Soviet bloc, which even today the Czech Companies buy and then remodel and resell abroad. Compared to the past, the experts note, there is also increased political support. It was indeed the Excalibur Army who recently rose to the headlines thanks to two big operations of modernization and supply of combat vehicles in Nigeria and Iraq. In both cases the orders were made with the full consent of the Prague government, on the grounds that Czech arms would be used to meet the threat of Islamic extremists: in Iraq against Isis and in Nigeria against the fundamentalist movement Boko Haram. Representatives of Excalibur Army have stated that they had got the better of foreign competition due to the
affordable value for money, as well as for the speed of delivery of armored vehicles. Excalibur should also provide the redevelopment of tanks available to the armed forces of Afghanistan, according to preliminary agreements made during a recent visit of the Minister of Defense Martin Stropnický in that country. The rise of the Czech Republic in the international arms market however, perhaps inevitably for this type of trade, results in mishaps and highly controversial operations. In February, the newspapers revealed the story of three Czech Companies that despite the embargo applied by the EU to all member countries, continued throughout 2014, to export aircraft guns and ammunition of various types to Ukraine, before seeing the suspension of the export license at the beginning
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attualità current affairs
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industrie di difesa e sicurezza: “Noi cechi non siamo gli unici in Europa ad aver venduto armi all’Ucraina”. Giusto per rimanere in tema di aspetti controversi, la sede ceca di Amne‑ sty International lo scorso anno ha annunciato una lettera al ministro degli Esteri Lubomír Zaorálek, lamen‑ tandosi del fatto che più della metà dell’export militare ceco ha come de‑ stinazione finale i cosiddetti “stati ca‑ naglia”, vale a dire paesi dove vigono
regimi autoritari e dove si registrano violazioni dei diritti umani. La voglia di shopping dei militari cechi Le forze armate della Repubblica Ceca, dopo anni di cura dimagran‑ te, premono ultimamente con una certa insistenza per avere più soldi. I generali, d’altronde, sanno bene che il tempo è propizio per chiedere un miglioramento del budget e anche questo è un fattore che fa venire l’ac‑ quolina in bocca alle industrie ceche, e non solo, del settore militare. Al tempo della Guerra fredda le forze armate della Cecoslovacchia dispone‑ vano, giusto per citare qualche cifra, di 200 mila soldati, 4.500 carri armati e quasi 5 mila mezzi corazzati. Oggi, con la fine della coscrizione obbliga‑ toria, gli effettivi dell’esercito sono circa 20 mila, mentre risultano meno di 600 i mezzi da combattimento. Nel commentare le tensioni interna‑ zionali e i conflitti, in particolare la crisi in Ucraina, Il generale Petr Pavel - capo di stato maggiore della Difesa ceca e prossimo capo del Consiglio militare
della Nato - nel corso di una conferen‑ za sulla sicurezza alla Camera, è stato chiaro: “Noi oggi siamo già in guerra, solo che non ce ne siamo ancora accor‑ ti. Nel caso si dovesse giungere a vere azioni di combattimento non saremmo pronti e le nostre possibilità sarebbero molto scarse”. Lo stesso generale Pavel più volte ha dichiarato che il Paese deve quanto prima risolvere le attuali carenze degli arsenali. Il governo sta cercando di mostrarsi sen‑ sibile a questa situazione e, nell’ultima versione attualizzata del Documento strategico per la sicurezza nazionale, ha stabilito l’obiettivo di portare il bud‑ get della Difesa all’1,4% del Pil entro il 2020 (rispetto a meno dell’1% attua‑ le). Già nel corso di quest’anno sono in programma investimenti per miliardi di corone con l’acquisto di elicotteri da combattimento, radar e mezzi co‑ razzati. Il ministero della Difesa vuole anche comprare nei prossimi mesi più di un miliardo di corone di munizioni, in gran parte per le forze di terra, ma si parla anche di missili, bombe e decoy per l’aeronautica. (Gus)
of 2015. An embarrassing situation for the government, for which there were also discontent among the majority, so much so that the Social Democrat deputy, Stanislav Huml, protested, demanding, although without obtaining them, the resignation of three ministers: Lubomír Zaorálek (Foreign), Jan Mládek (Industry and Commerce) and Martin Stropnický (Defence). Regarding this story, the comments of Jiří Hynek, chairman of the Czech Defense and Security Industry Association, displayed the utmost pragmatism “We Czechs are not the only ones in Europe to have sold weapons to Ukraine”. To remain on the subject of controversial aspects, the Czech office of Amnesty International last year announced a letter to Foreign Minister Lubomir Zaorálek, lamenting the fact that more than half of Czech military exports have so-called “rogue states”, as their final destination ie. countries with authoritarian regimes and where
there are violations of human rights .. The shopping desires of the Czech military The armed forces of the Czech Republic, after years of cutting down costs, have been pressing lately with some insistence for more money. The generals, on the other hand, know that the time is ripe to seek improvements in the budget and this is also a factor that makes the mouths of the Czech industries water, and not only the military sector. At the time of the Cold War, the armed forces of Czechoslovakia had, just to mention a few figures, 200,000 soldiers, 4,500 tanks and nearly 5000 armoured vehicles. Today, with the end of compulsory conscription, the actual army consists of about twenty thousand, while there seem to be less than 600 combat vehicles. When commenting on international tensions and conflicts, in particular the crisis in Ukraine, General Petr Pavel, the Chief of Staff of the Czech Defense and
the next head of the Military Council of NATO, during a security conference in the House, was clear. “Today we are already at war, it is just that we never even noticed. If we were to end up in real combat, we would not be ready, and our chances would be very slim.” The same general Pavel, repeatedly said that the country must soon solve the current shortcomings of the arsenals. The government is trying to be sensitive to this situation, and in the last updated version of the strategy paper for national security, set a goal to bring the defense budget to 1.4% of GDP by 2020 (compared to less than 1% today). Already this year, investments are planned for billions of crowns with the purchase of combat helicopters, radars and armored vehicles. The Defense Ministry also wants to buy more than a billion crowns of ammunition in the next few months, mostly for ground forces, but they also speak of missiles, bombs and decoys for aeronautics. (Gus)
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Vieni avanti Křetínský Step forward Křetínský
L’ascesa nel mercato energetico europeo del giovane miliardario di Brno, proprietario dello Sparta Praha, che qualcuno definisce l’Abramovich ceco di Giovanni Usai by Giovanni Usai
The rise in the European energy market of the youngest billionaire from Brno, and owner of Sparta Praha, who some call the the Czech Abramovich
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Riflettori puntati in Europa occidenta‑ le su Daniel Křetínský, numero uno di Eph, la holding recente protagonista di un megashopping nel settore ener‑ getico in Inghilterra e Italia. Al di là della Manica la compagnia guidata da Křetínský ha comprato, lo scorso autunno, la centrale a carbone di Eggborough (Yorkshire), un im‑ pianto che produce il 4% della elettri‑ cità della Gran Bretagna. In Italia ha invece celebrato l’inizio del 2015 con l’acquisizione di sette centrali – sei a gas e una a carbone – dalla tedesca E.On. In totale 4.500 megawatt di capacità di generazione complessiva, il doppio della centrale nucleare ceca di Temelín, che faranno della compa‑ gnia ceca il quarto-quinto produttore elettrico della Penisola. Il tutto dopo gli importanti investimenti in Polo‑ nia, Germania e Slovacchia compiuti gli anni scorsi da Eph, sigla che sta The spotlight is turning to Daniel Křetínský in Western Europe, the number one of EPH, the holding company which was recently the protagonist of the “mega-shopping” in the energy sector in England and Italy. Beyond the Channel the company headed by Křetínský, over last autumn, bought the coal-plant of Eggborough (Yorkshire), which produces 4% of electricity in Britain. In Italy on the other hand, he celebrated the start of 2015 with the acquisition of seven power stations, six of which were for gas and one for coal, from the German company E.ON. In total 4,500 megawatts of generating capacity overall, twice that of the Czech nuclear power plant of Temelín, which will make the Czech company the fourth or fifth producer of electricity in the Peninsula. All of this follows the major investments
per Energetický a průmyslový holding (Holding energetica e industriale). Tanto quanto basta, insomma, per atti‑ rare l’attenzione dei media occidentali, anche italiani, verso questo giovane miliardario, 40 anni il prossimo luglio, nativo di Brno, con studi da avvocato e una grande passione per il calcio, che
lo ha portato a diventare proprietario e presidente dello Sparta Praha. Questo mix di interessi nel settore della energia e in quello del calcio ha spinto alcuni osservatori a definire Křetínský il “Roman Abramovich della Repubblica Ceca”. La dimensione eco‑ nomica dei due è però differente in
in Poland, Germany and Slovakia made in previous years by EPH, an acronym which stands for Energetický a průmyslový holding (Energy and Industrial Holding). This, in short, has been enough to attract the attention of the Western media, also in Italy, towards this young billionaire, who will be 40 years old next July. The native of Brno, with studies as a lawyer,
has a great passion for football, which led him to becoming the owner and president of Sparta Praha. This mix of interests in the energy sector, and in football has prompted some observers to define Křetínský the “Roman Abramovich of the Czech Republic.” Regarding the economic dimensions of the two however, the difference is enormous. The Czech is
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maniera abissale. Il ceco è accreditato di un patrimonio di 12,3 miliardi di corone, mentre il russo disporrebbe di una ricchezza 40 volte superiore. Il paragone con l’oligarca russo, lon‑ dinese d’adozione e proprietario del Chelsea, non è calzante neanche a pro‑ posito del modo con il quale è iniziata la loro carriera nel periodo post-comu‑ nista. I natali di Abramovich sono umi‑ lissimi. Persa la madre a pochi mesi, il padre, operaio, morì in un incidente in fabbrica, quando aveva quattro anni. Allevato dagli zii a Mosca, si diplomò presso un istituto tecnico, per poi ar‑
credited with a wealth of 12.3 billion crowns, while the Russian apparently boasts 40 times greater wealth. The comparison with the Russian oligarch, an adopted Londoner and owner of Chelsea, is not appropriate even when considering the way in which they began their careers in the post-communist period. The origins of Abramovich are very humble indeed.
ruolarsi nell’’esercito sovietico, prima di tuffarsi nel business selvaggio, dopo il crollo dell’Urss e dopo la Russia post sovietica di Boris Eltsin. Tutt’altra l’estrazione sociale di Křetínský, rampollo di una famiglia della migliore borghesia ceca. Il pa‑ dre è un docente, titolare di catte‑ dra presso la Facoltà di Informatica dell’Università Masaryk di Brno, men‑ tre la madre è un magistrato, giudice della Corte costituzionale sino allo scorso anno. Laureatosi a pieni voti in giurispru‑ denza, nel 1999 Daniel viene assunto
He lost his mother when he was a few months old, his father died in an accident at the factory where he worked when Roman was four. After being raised by his uncle and aunt in Moscow, he graduated from a technical institute, and then enlisted in the Soviet army, before diving into wild business following the collapse of the USSR and the post-Soviet Russia of Boris Yeltsin.
da J&T, banca di investimenti con ra‑ dici slovacche, subito distintasi per la sua voracità e pronta a cogliere le op‑ portunità di business nei due paesi ex confederati. Meno di ventimila coro‑ ne il primo stipendio, ma al Křetínský bastano pochi anni per diventare uno degli uomini di maggior peso del J&T e gestire in prima persona operazioni da miliardi di corone. In una intervista rilasciata nel 2005, quando non aveva ancora 30 anni, Křetínský pronunciò una frase rive‑ latasi profetica: “La Repubblica Ceca oggi, per gente come me, costituisce una enorme possibilità di fare affari”. L’espansione iniziata sei anni fa J&T nel 2009 partorisce Eph, che diventa in pochi anni un colosso nel settore energetico. Oggi fa capo a tre azionisti: Křetínský e lo slovacco Patrik Tkáč, che si dividono il 37% ciascuno, mentre il restante 26% ap‑ partiene a J&T. A sancire il decollo definitivo dell’Eph nel firmamento del mercato energe‑ tico dell’Europa centrale, è nel 2012 il prestito sindacato di maggior valo‑ re mai offerto nella storia del siste‑ ma creditizio della Repubblica Ceca.
A metterlo a disposizione è un pool di 11 banche, coordinate da UniCre‑ dit Bank. Vi partecipano anche Čsob e Komerční Banka. In totale una ci‑ fra di un miliardo di euro, destinata proprio a sostenere la campagna di espansione della holding guidata da Křetínský e partecipata in quel pe‑ riodo per un terzo anche dal Ppf di Petr Kellner. Quest’ultimo ha ceduto la propria quota lo scorso anno, in cambio di un corrispettivo di circa 30 miliardi di corone. Altra tappa fondamentale della scala‑ ta di Křetínský risale al 2013, quando Eph compra in Slovacchia il 49% del‑ lo Slovenský plynárenský priemysel (Spp), l’azienda del gas slovacca, la cui maggioranza è controllata dallo Stato. Nell’ex paese confederato l’Eph si sente così a casa da manifestare per‑ sino interesse per i due terzi del colos‑ so energetico Slovenské Elektrárne, messi in vendita dall’italiana Enel. Nel frattempo Eph attraverso la so‑ cietà Czech News Center, sborsa 170 milioni di euro per assicurarsi la pro‑ prietà del ramo ceco di Ringier Axel Springer, casa editrice che pubblica fra l’altro il quotidiano Blesk, il giornale
The social background of Křetínský could hardly be more different. A descendant of a family of the Czech bourgeoisie, with a professor as a father, with tenure at the Faculty of Informatics at Masaryk University in Brno, while his mother is a magistrate, and was a judge of the Constitutional Court until last year. Daniel graduated with full marks in law, in 1999 he was hired by J&T, an investment bank with Slovak roots, and immediately distinguished himself for his voracity, and was ready to seize business opportunities in the two formerly confederate countries. The first salary was for less than twenty thousand crowns, but Křetínský would take just a few years to become one of the most prominent men in J&T, and personally managed operations worth billions of crowns.
In an interview given in 2005, when he was not even 30 years old yet, Křetínský uttered a phrase that proved to be prophetic: “In the Czech Republic today, for people like me, there is a huge opportunity to do business.” The expansion that began six years ago In 2009 J&T gave birth to EPH, which soon became a giant in the energy sector. Today it is owned by three shareholders: Křetínský and the Slovak Patrik Tkáč, who share 37% each, while the remaining 26% is owned by J&T. In order to ratify the final takeoff of EPH into the energy market heavens of Central Europe, in 2012 was the loan syndication of the highest value ever offered in the history of banking in the Czech Republic. A pool of 11 banks made it all available, coordinated by UniCredit Bank. It also involved the
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più venduto della Repubblica Ceca, e il settimanale Reflex. Una operazione che ha portato il giovane miliardario di Brno a diventare uno degli uomini più forti del mercato ceco dei media. Molti debiti per investimenti controcorrente nel gas e nel carbone Lo slancio di investire dell’Eph non manca tuttavia di suscitare alcune perplessità. Alcuni osservatori si sono chiesti come mai tutto questo appeti‑ to di impianti di produzione a carbo‑ ne e gas, proprio mentre in Europa si parla tanto di lotta alle emissioni e di energia alternativa. Křetínský pensa evidentemente che Gran Bretagna e Italia, così come Slovacchia e Repubblica Ceca, siano paesi che ancora a lungo necessite‑ ranno di questo tipo di centrali. Una
fiducia nel carbone che Eph ha mani‑ festato persino in Germania, dove ha deciso di farsi carico del 100% della Mibrag, una azienda il cui business si basa proprio sullo sfruttamento della lignite. Commentando in particolare l’ultimo investimento nella Penisola, Křetínský ha sottolineato che “senza le centrali a gas il mercato non può funzionare, ma tutti i produttori a gas sono in per‑ dita”. Ha aggiunto però di confidare in un futuro “capacity market” in Italia, vale a dire in un meccanismo futuro che garantisca una disponibilità di ca‑ pacità produttiva di energia elettrica nel lungo periodo attraverso un corri‑ spettivo da riconoscere ai produttori. Ulteriori dubbi riguardano l’indebi‑ tamento di Eph, che, con le ultime
operazioni in Gran Bretagna e Ita‑ lia, dovrebbe superare la cifra com‑ plessiva di 100 miliardi di corone, più di 3,5 miliardi di euro. Anche a questo proposito Křetínský si mo‑ stra rassicurante, mettendo in ri‑ lievo nelle interviste che il rapporto fra debito e Ebitda rimane del tutto accettabile. Non manca però chi ipotizza che l’elevato debito di Eph possa aprire scenari di altro tipo, in primo luogo il possibile arrivo, come partner di Křetínský, dei cinesi della Cefc (China Energy Company). Ad accreditare tale tesi è un accordo di collaborazione strategica fra Cefc e J&T (azionista di Eph), firmato lo scorso autunno in occasione del viaggio del presidente Miloš Zeman in Cina.
participation of ČSOB and Komerční banka. An amount of one billion euros in total, which was intended precisely to support the expansion campaign of the holding led by Křetínský, a third of which was in that period also contributed to by the PPF of Petr Kellner. The latter sold his stake last year, in exchange for a payment of about 30 billion crowns. Another milestone of Křetínský’s climb, dates back to 2013, when EPH bought 49% of Slovenský plynárenský priemysel (SPP) in Slovakia, the Slovak gas company, the majority of which is controlled by the state. In the former confederate country EPH felt so at home that they
manifested interest in two-thirds of the energy giant Slovenské elektrárne, put up for sale by Italy’s Enel. Meanwhile EPH, through the company Czech News Center, shelled out 170 million euro to ensure the ownership of the Czech branch of Ringier Axel Springer, the publishing house that prints, among other things the newspaper Blesk, the most popular newspaper in the Czech Republic, and the weekly magazine Reflex. The operation caused the young billionaire from Brno to become one of the most powerful men of the Czech media market. Many debts for counter-current investments in gas and coal The momentum investing in EPH has not failed to arouse some concerns however. Some observers have wondered why there is all this appetite for plants to produce coal and gas, precisely when in Europe there is so much talk of fighting against gas emissions and alternative energy sources. Křetínský evidently thinks that Britain and Italy, as well as Slovakia and the Czech Republic, are countries that in the long term, will need these kinds of power stations. The trust in coal has been expressed by EPH even in Germany, where they decided to fully take charge of Mibrag, a company whose
business is based purely on the exploitation of brown coal. When commenting in particular on his latest investment in the Peninsula, Křetínský stressed that “without the gas stations the market can not function, but all the gas producers are at a loss”. He added, however, to trust in a future “capacity market” in Italy, namely in a future mechanism that ensures the availability of production capacity of electricity in the long run, through compensation to be acknowledged towards producers. Further doubts concern EPH’s debt, which after the last operations in the UK and Italy, is expected to exceed the total figure of 100 billion crowns, more than 3.5 billion euro. Even in this regard Křetínský displays calm, emphasizing in interviews that the relationship between debt and EBITDA remains quite acceptable. There are those however, who assume that the high debt of EPH can lead to other scenarios, firstly the possible arrival of the Chinese CEFC (China Energy Company) as partners of Křetínský. This theory has been backed up by strategic partnership agreement between CEFC and J&T (an EPH shareholder), signed last autumn during President Miloš Zeman’s trip to China.
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il mese de La Pagina
Dicembre 2014– Gennaio 2015
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(11 febbraio) Giustizia, cambio al vertice. Il ministro Helena Válková accetta di lasciare l’incarico dopo le pressioni in tal senso del movimento Ano, di cui è espressione. Le addebitano un atteggiamento di inerzia nel gestire il dicastero, ma sono in tanti gli osservatori che parlano di critiche pretestuose. Le succederà a marzo l’attuale viceministro, Robert Pelikán, 35 anni, avvocato di professione, che qualcuno definisce “la mano pesante” nella Giustizia di Andrej Babiš, il ministro miliardario, leader di Ano.
Cronaca
(2 dicembre) Gelicidio in Repubblica Ceca. Innumerevoli i problemi nel settore trasporti, soprattutto in quelli ferroviari, con innumerevoli collegamenti cancellati e bloccati lungo il percorso. Era da decine di anni che non si vedeva un tale collasso dei treni. Colpita soprattutto la Moravia centrale. Interrotte le linee fra Repubblica ceca e Slovacchia, altro paese alle prese con l’emergenza ghiaccio. Caos anche nei trasporti pubblici cittadini a Brno, Olomouc, Plzeň e Praga. Tutto questo in un anno come il 2014, caratterizzato da una temperatura media di 9,4°, in assoluto la più elevata da quando, nel 1961, è iniziata in Repubblica Ceca la misurazione della temperatura media.
Economia, affari e finanza
(1 dicembre) Pensioni di anzianità inadeguate. Di questo parere è l’86% della popolazione ceca, il più elevato tasso di malcontento dal 1998, anno in cui l’agenzia Stem ha iniziato a sondare l’opinione pubblica su questo tema. Lo scorso anno ad esprimersi in forma critica era stato l’80% della popolazione. Il livello medio delle pensioni è pari in Repubblica Ceca a 11.276 corone al mese. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (5 dicembre) La Cina investe in Repubblica Ceca. Cefc, sesta più grande compagnia privata della potenza asiatica, vuole spendere in questo paese l’equivalente di 19 miliardi di corone. Già raggiunto un accordo con Moser, stipula poi un’intesa di collaborazione con la J&T. A illustrare questi piani è l’amministratore delegato Čchan Čchao-tuo durante un incontro al Castello di Praga con Miloš Zeman. Presente Jaroslav Tvrdík, ex ministro della Difesa e influente lobbista, oggi presidente della Camera di commercio ceco cinese. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (10 dicembre) Milionesima vettura alla Škoda. La casa ceca arriva alla fatidica soglia annuale di produzione, mai raggiunta in precedenza, con una Fabia di colore bianco, realizzata dalla catena di montaggio di Mladá Boleslav, la città dove ha sede centrale la Škoda. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (15 dicembre ) Serenissima Costruzioni in gara in Rep. Ceca. La società italiana, con sede a Verona, concorre per i prossimi lavori di riqualificazione della D1 Praga Brno. Presenta a sorpresa offerte di gran lunga più convenienti - sia sul piano finanziario, sia per i termini di garanzia - nelle gare riguardanti tre tratti autostradali da modernizzare. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (17 dicembre) Debito pubblico in calo. Ad annunciarlo è il ministro delle Finanze Andrej Babiš, il quale sottolinea che si tratterebbe per la prima volta dal 1995. Prevista una riduzione di venti miliardi di corone, a 1.663 miliardi. Attualmente il rating della Repubblica ceca è il migliore fra i paesi dell’Europa centro est.
(19 dicembre) Turisti russi in netto calo. A metà dicembre, dopo il crollo del rublo, le prenotazioni in Russia per Praga e altre località della Repubblica ceca si fermano. A sottolinearlo è la Associazione ceca dei tour operator. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (6 gennaio) I grandi progetti di Rsd. La Direzione Strade e Autostrade della Repubblica ceca, dopo un 2014 di vacche magre, vuole rifarsi nel corso del 2015. Programma lavori di riqualificazione di quattro tratte della autostrada D1 e vuole aprire contemporaneamente dieci nuovi cantieri autostradali. I lavori principali sono previsti in Boemia del sud e Boemia del nord (D1 e D8) e in Moravia sulla D1 e R49. La Rsd avrà a disposizione 47 miliardi di corone dall’Sfdi, Fondo statale per le infrastrutture dei trasporti, e potrà contare sulle risorse derivanti dal programma operativo Doprava. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (7 gennaio) Da record sostegni per rinnovabili. A favore di fotovoltaico, eolico, biomassa, idrico e biogas, in Repubblica Ceca, andranno somme che entro il 2030 supereranno la cifra di mille miliardi di corone. Il costo principale sarà quello che peserà sulle tasche dei consumatori, secondo le previsioni di Nku, la Corte dei conti ceca. Solo nel periodo compreso fra il 2011 e il 2014 sono stati pagati 157 miliardi. Per quanto riguarda il costo per le casse pubbliche, bisogna anche aggiungere i mancati introiti fiscali, in quanto le società titolari di impianti di produzione di energia verde hanno diritto a agevolazioni tributarie. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 gennaio) Sbarco in Italia di Eph. La compagnia ceca raggiunge un accordo con la tedesca E.On per rilevare centrali a gas e a carbone per 4.500 megawatt di capacità di generazione complessiva (il doppio di Temelín). Il prezzo non è reso noto, ma dovrebbe aggirarsi intorno 500-600 milioni di euro, di cui 200 per la centrale a carbone di Fiume Santo in Sardegna. Gli altri impianti sono sei centrali a gas. La transazione, soggetta ad approvazione della Commissione Ue, dovrebbe concludersi nel secondo trimestre 2015. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (16 gennaio) Nuovo record di produzione per Iveco. Nel 2014 la compagnia di Vysoké Mýto ha fabbricato più di 3.200 autobus, come annunciato durante la visita nello stabilimento del presidente Milos Zeman. La commessa più rilevante dello scorso è quella relativa alla fornitura di 710 mezzi modello Crossway al colosso tedesco Deutsche Bahn. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (19 gennaio) Petr Kellner si congeda da Česká pojišťovna. Il Ceo di Generali, Mario Greco, liquida al numero uno di Ppf Group la somma di 1,245 miliardi di euro (34,6 miliardi di corone). In cambio la compagnia italiana ottiene il rimanente 24% di Generali Ppf Holding, alla quale fa capo anche Česka pojistovna, la principale compagnia di assicurazioni della Repubblica Ceca. Generali sale così salita al 100% di Generali Ppf Holding, che cambia nome, per chiamarsi Generali Cee Holding. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (20 gennaio) Maggiori poteri agli 007. I servizi segreti della Repubblica Ceca avranno in futuro nuovamente accesso ai dati della clientela delle banche e delle compagnie telefoniche, in modo particolare nei casi relativi a terrorismo e crimine organizzato. Lo prevede il testo del disegno di legge sui servizi segreti presentato al governo dal premier Bohuslav Sobotka.
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(23 gennaio) Record export giocattoli cechi. Lo sottolinea l’associazione delle aziende di questo settore, che prevede un incremento delle vendite all’estero del 17% (per un valore complessivo di circa due miliardi di corone, il 70% circa della produzione complessiva). Si calcola che in Repubblica ceca ci siano circa 230 le aziende specializzate nella produzione di giocattoli tradizionali, con una quota del mercato interno non superiore al 10%. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (26 gennaio) Crescita record di Agrofert. Il margine operativo lordo del gruppo agroalimentare e chimico di proprietà del ministro delle finanze Andrej Babiš, nel 2014 raggiunge la somma di 16,5 miliardi di corone, 2,2 miliardi in più del 2013. Il fatturato complessivo è di 230 miliardi (+15%), come riferito dallo stesso Babiš. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (27 gennaio) Piano a favore rapporti economici con Russia. Il ministro dell’Industria e Commercio Jan Mládek, malgrado il clima di tensione fra Unione Europea e Mosca, promuove un piano diretto a rafforzare i rapporti economici fra Repubblica Ceca e Russia. Propone, nell’interesse dell’export nazionale, di rafforzare la presenza di diplomatici economici a Mosca, di creare un nuovo ufficio CzechTrade a Kazan e di rinvigorire relazioni bilaterali commerciali. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (28 gennaio) Repubblica Ceca migliora in libertà economica. Nell’ultimo indice stilato da The Wall Street Journal si classifica al 24° posto in campo mondiale, due gradini in più rispetto a un anno fa. Al primo posto Hong Kong. In Repubblica ceca sono stati registrati passi avanti sul piano della lotta contro la corruzione, della tutela dei diritti di proprietà e della libertà di commercio. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (30 gennaio) Piscina Thermal in vendita. Il famoso albergo di Karlovy Vary, di proprietà per il 100% dello Stato, pensa di disfarsi della panoramica piscina all’aperto di 50 metri, realizzata nel versante roccioso sopra l’albergo e conosciuta come uno dei simboli della cittadina termale. Lo annuncia il ministro delle Finanze Andrej Babiš, il quale osserva che l’impianto è attualmente in perdita e che il ricavato della vendita potrebbe essere riutilizzato per ammodernare l’hotel. .
Varie
(2 dicembre) Nedvěd diventa statua di cera. L’ex fuoriclasse, ora dirigente della Juventus, vola a Praga per la presentazione al Grevin Museum della scultura in cera che lo raffigura. La sua statua è insieme a quelle di grandi dello sport della Repubblica Ceca come Emil Zátopek, Ivan Lendl, Dominik Hašek e Martina Navrátilová. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (4 gennaio) Eccezionale scoperta ceca in Egitto. Una missione archeologica proveniente dalla Repubblica Ceca ritrova vicino al Cairo la tomba di Khentkaus III, regina della quinta dinastia faraonica (2.500-2.350 a.C.), di cui non si conosceva l’esistenza. Il direttore della missione, Miroslav Barta, sottolinea che la scoperta rivela una parte sconosciuta della storia della quinta dinastia e indica l’importanza delle donne alla corte egiziana. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (17 gennaio) Inaugurazione di Plzeň 2015. Con un mega video mapping show la città della Boemia occidentale inaugura l’anno di Capitale Europea della Cultura. Imponente lo spettacolo, con uno show proiettato sulla facciata della cattedrale e degli edifici adiacenti, su una superficie complessiva di cinquemila metri quadrati.
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Appuntamenti futuri dal 4 febbraio al 19 aprile Automobili Jawa
dal 12 marzo al 21 giugno Gateway to space
il 26 marzo Classic & Jazz
from February 4 to April 19 JAWA automobiles
from March 12 to June 21 Gateway to space
March 26 Classic and Jazz
In collective unconscious, the make Jawa is linked to motorcycles, but in the years 1933-1947 the company also produced cars. Driven by the success of the bikes, which in the thirties consisted of a considerable piece of the domestic market of motorcycles, the founder Janeček decided to extend the production also to cars. In 1934, he launched the Jawa 700, with a license from the German DKW, and in 1937 the Jawa Minor. Six of these models are displayed in the transport section of the National Technical Museum in an exhibition organized in collaboration with the Auto Jawa club. The Jawa 700 comes in a semi-open convertible and a closed tudor, the Minor in three styles of bodywork, finally there is the sports car coupé Jawa 750, made in just three pieces for the one thousand miles of Czechoslovakia of 1935. www.ntm.cz
Gateway to space, the exhibition on the journey of man to conquer the moon, lands at the Výstaviště fairground in Prague, and exhibits unique pieces coming from the US Space & Rocket Centre of NASA. The most precious object is a moonstone, but attention will also be attracted by the carrier rockets and cosmic spacecrafts in their original sizes, the interiors of which will be accessible. There is a section dedicated to Soviet space with the first artificial satellite, Sputnik 1, the Vostok spacecraft, the space suit of Yuri Gagarin and the American one with the Mercury capsule and exhibits related to the missions of the Apollo program. Interactive exhibits allow visitors to pilot a space shuttle, and try to move in a space suit or get on to the module of the current space stations. www.branadovesmiru.cz
The Suk Hall of the Rudolfinum in Prague hosts the second edition of Classic & Jazz, the concert created and directed by the Maestro Walter Attanasi that combines the classic melodies of the chamber orchestra Czech Virtuosi, with the jazz notes of trumpeter Flavio Boltro, also accompanied by bass of Mauro Battisti and percussion of Mattia Barbieri. Boltro is not new to this experience. Together with pianist Danilo Rea, the guest of the director Attanasi last season, he has already collaborated with symphony orchestras to re-interpret some of the most well known Italian opera verses in jazz form. The concert, inserted within the festival Italian Art Fest, benefits from the patronage of the Italian Embassy in Prague and the Italian Cultural Institute. www.umbriamusicfest.it
Nell’immaginario collettivo il marchio Jawa è legato alle motociclette ma negli anni 1933-1947 l’azien‑ da produsse anche automobili. Spinto dal successo delle moto, che negli anni Trenta coprivano una fetta considerevole del mercato nazionale dei motocicli, il fondatore Janeček decise di estendere la produzione alle auto. Nel 1934 lanciò la Jawa 700, su licenza della tedesca DKW, e nel 1937 la Jawa Minor. Sei di questi modelli sono esposti nella sezione trasporti del Mu‑ seo nazionale della tecnica in una mostra organizzata in collaborazione con il club Auto Jawa. La Jawa 700 si presenta con una semi-cabriolet aperta e una tudor chiusa, la Minor in tre versioni di carrozzeria, infine c’è la coupé sportiva Jawa 750, realizzata in soli tre pezzi per la mille miglia cecoslovacca del 1935. www.ntm.cz
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Sabrina Salomoni
Gateway to space, la mostra sul viaggio dell’uomo alla conquista della Luna, sbarca al polo fieristico Výstaviště di Praga ed espone pezzi unici provenienti dall’U.S Space & Rocket Center della Nasa. L’oggetto più prezioso è una pietra lunare ma attireranno l’at‑ tenzione anche i razzi vettori e le navicelle cosmiche di dimensioni originali, i cui interni saranno accessibi‑ li. C’è la sezione dedicata alla corsa allo spazio sovie‑ tica con il primo satellite artificiale Sputnik 1, la na‑ vicella Vostok e lo scafandro di Jurij Gagarin e quella americana con la capsula Mercury e reperti legati alle missioni del programma Apollo. Oggetti interattivi permetteranno ai visitatori di pilotare una navetta spaziale, provare a muoversi con uno scafandro o sali‑ re sul modulo delle attuali stazioni spaziali. www.branadovesmiru.cz
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La Sala Suk del Rudolfinum di Praga ospita la se‑ conda edizione di Classic & Jazz, concerto ideato e diretto dal Maestro Walter Attanasi che unisce alle melodie classiche dell’orchestra da camera Czech Virtuosi le note jazz del trombettista Flavio Boltro, accompagnato anche dal contrabbasso di Mauro Battisti e dalla batteria di Mattia Barbieri. Boltro non è nuovo a questa esperienza. Assieme al pia‑ nista Danilo Rea, ospite del direttore Attanasi nella passata stagione, ha già collaborato con orchestre sinfoniche nell’interpretare in chiave jazz alcune tra le liriche più conosciute dell’opera italiana. Il con‑ certo, inserito all’interno del festival Italia Arte Fest, gode del patrocinio dell’Ambasciata Italiana a Praga e dell’Istituto Italiano di Cultura. www.umbriamusicfest.it
appuntamenti events
Future events
Sabrina Salomoni
il 27 e 28 marzo Perché scrivere?
il 28 marzo Mezza maratona di Praga
fino al 31 marzo La nuova scuola italo-ceca
March 27 and 28 Why write?
March 28 The Prague half-marathon
until March 31 The new Italo-czech school
In March the race that opens the season of the RunCzech race circuit, makes a timely return. The half marathon in Prague, which will be broadcast in over thirty countries, has a maximum capacity of 12,500 runners, but the interest is so high that the bibs were already sold out in September. Thanks to the records of previous years it is now one of the fastest half marathons in the world. Do not miss the duel between Geoffrey Ronoh, the revelation of 2014, and Geoffrey Mutai, the fastest starter, or the performance of Leonard Komon, the fastest of all time on his half marathon debut. Besides the usual competitions for individuals, teams and relays, we can add the medical run, for doctors and nurses, as well as the run for the rescue and security units. The event is completed by various concerts and the Marathon Expo. www.runczech.com
The Guth Jarkovský state school is opening an ItaloCzech branch, a project promoted by the Italian Embassy and the Ministry of Education of the Czech Republic. The multilingual training program concerns the five years of primary (elementary) education, and the four years of the first degree (middle school) of secondary. The enrolment for the 20152016 school year, is open to the first elementary and medium levels. Some subjects will be taught in Czech, some in Italian and others in both languages. At secondary level, those in English are also added. The goal is to form a European and world citizen with deep roots both in Italian and Czech cultural heritage and master English as a lingua franca, with special attention to paid to technical and scientific vocabulary. www.truhla.cz
Il dipartimento di lingue e letterature romanze dell’Università Palacký di Olomouc organizza il convegno internazionale “Perché scrivere: motiva‑ zioni, scelte, risultati” che si terrà il 27 e 28 marzo e intende esplorare le ragioni che spingono italofo‑ ni e non a compiere l’atto della scrittura in lingua italiana. Intervengono studiosi, sia di letteratura sia di linguistica italiana, di varie sedi universitarie del nostro Paese ma anche della stessa Olomouc, Varsa‑ via, Amsterdam, Parigi e Vienna, per citarne alcune. Tra i temi proposti un excursus sullo scrivere in prosa nei secoli XVI-XXI, scrivere a se stessi e agli altri, la scrittura come memoria o terapia, testi pratici e cre‑ ativi, scelte linguistiche e plurilinguismo. Gli atti del convegno saranno pubblicati in volume o su rivista. www.perchescrivere.upol.cz
The Department of Romance Languages and Literature at the Palacký University of Olomouc has organized the international conference “Why write: motivation, choices, results,” to be held on the 27th and the 28th of March, and will explore the reasons why Italian speakers and non Italian speakers, perform the act of writing in Italian. Scholars will intervene, both of Italian literature and language, from Italian universities, but also from Olomouc itself, Warsaw, Amsterdam, Paris and Vienna, to name a few. Among the topics proposed is an excursus on writing prose from the 16th to the 21st centuries, writing for oneself and to others, writing memoirs or as therapy, practical and creative texts, linguistic and multilingualistic choices. The conference proceedings will be published in books or magazines. www.perchescrivere.upol.cz
In marzo torna puntuale la gara che inaugura la sta‑ gione della corsa del circuito RunCzech. La mezza maratona di Praga, che sarà trasmessa in oltre trenta Paesi, ha una capacità di 12.500 corridori ma l’interes‑ se è così alto che i pettorali erano già esauriti in set‑ tembre. Grazie ai record delle passate edizioni è una delle più veloci mezze maratone al mondo. Da non perdere la sfida tra Geoffrey Ronoh, rivelazione del 2014, e Geoffrey Mutai, il più veloce alla partenza, o la prestazione di Leonard Komon, il più veloce di tutti i tempi al debutto in mezza maratona. Alle solite gare per singoli, squadre e staffetta si aggiungono la corsa sanitaria destinata a medici e infermieri e quella per le unità di soccorso e sicurezza. Completano l’evento vari concerti e l’Expo della Maratona. www.runczech.com
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La scuola statale Guth Jarkovský apre una sezione ita‑ lo-ceca, progetto promosso dall’Ambasciata d’Italia e dal Ministero dell’Istruzione della Repubblica Ceca. Il programma formativo multilingue riguarda i cinque anni d’istruzione primaria (elementari) e i quattro di secondaria di I grado (medie). Le iscrizioni per l’anno scolastico 2015-2016 sono aperte alla prima classe elementare e media. Alcune materie saranno insegnate in ceco, altre in italiano e altre in entrambe le lingue; alle medie si aggiungono anche quelle in inglese. L’obiettivo è formare un cittadino dell’Europa e del mondo con profonde radici sia nel patrimonio culturale italiano sia in quello ceco e che padroneggi l’inglese come lingua franca, con speciale attenzione al lessico tecnico-scientifico. www.truhla.cz
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Cechi ed Expo, le tante vittorie della creatività Czechs and Expo, the many victories of creativity In vista di Milano 2015, una breve storia delle partecipazioni ceche alle grandi fiere universali e di quando lo stile praghese sorprese il mondo
La storia delle esposizioni universali è lunga più di un secolo e mezzo; un contenitore di episodi suggestivi, cata‑ logati per anno: 1889, i nasi all’insù dei parigini che seguono l’inaugurazione della Tour Eiffel; 1937, i gerarchi nazisti infastiditi dall’esposizione del Guernica
di Picasso; 1962, i primi passeggeri sull’avveniristica monorotaia di Seattle. La stessa storia ci racconta un ruolo af‑ fascinante per gli antenati dell’attuale Repubblica Ceca. C’era un tempo in cui i cechi partecipa‑ vano alle Expo come sudditi dell’Im‑
di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
Ahead of Milan 2015, we explore a brief history of the Czech participations in the large World fairs, and of when the Prague style surprised the world
Poster del padiglione austriaco del 1900, nello stile di Alfons Mucha / Poster of the Austrian pavilion of 1900, in Alfons Mucha’s style
The history of the universal exhibitions is over a century and a half long, containing fascinating episodes, classified by year: in 1889, the upturned noses of Parisians who follow the inauguration of the Eiffel Tower; 1937, the Nazi leaders annoyed by the exhibition of Picasso’s Guernica; 1962,
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the first passengers on the futuristic Seattle Monorail. The history itself tells us a lot about the fascinating role for the forefathers of the current Czech Republic. There was a time when the Czechs took part in the Expo as subjects of the Austro-Hungarian Empire, by exhibiting
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pero austro-ungarico, esibendo le produzioni tessili o la lavorazione del cristallo, settori in cui la Boemia era il vanto di Vienna agli occhi del mondo. Ritroviamo ad esempio questa fama nel “Mondo di ieri” di Stefan Zweig, scrittore austriaco di origine ebraica, forse il più letto tra i suoi contempo‑ ranei degli anni Venti e Trenta; star mondiale della letteratura, il cui pa‑ dre, originario della Moravia, era tra gli imprenditori che a fine Ottocento diedero vita “a piccole fabbriche im‑ provvisate, mosse dapprima soltanto da forze idraulica, ma che a poco a poco si svilupparono fino a costitui‑ the textile or crystal production, sectors in which Bohemia was the pride of Vienna in the eyes of the world. We find proof of its fame for example in the “World of Yesterday” by Stefan Zweig, the Austrian writer of Jewish origin, perhaps the most widely read among his contemporaries in the twenties and thirties. A genuine global star of literature, whose father, a native of Moravia, was among the entrepreneurs who in the late nineteenth century, gave birth “to small improvised factories, initially powered only by hydraulic forces, but which gradually developed until they formed the backbone of the Bohemian textile industry that would dominate the whole of Austria and the Balkans”. Yet the artistic genius was able to escape from the role of industrial power, and to stun and amaze. This was the case of the Expo 1900, in Paris, when Alfons Mucha stood out for his decoration of Balkan domains.
storia history
re la spina dorsale di quell’industria tessile boema che avrebbe dominato tutta l’Austria e i Balcani”. Eppure il genio artistico riuscì ad uscire dal ruolo di forza industriale, e stupire. È il caso dell’Expo 1900, a Pa‑ rigi, quando Alfons Mucha si distinse per le sue decorazioni dei domini bal‑ canici: fu lui a disegnare il padiglio‑ ne della Bosnia Erzegovina. La fiera lanciò l’Art Nouveau come lo stile dei tempi, e Mucha, suo principale pro‑ tagonista, venne premiato per i suoi lavori; ci tenne a sottolineare come il suo senso estetico fosse la concet‑ tualizzazione delle terre natie, del suo essere ceco. Finalmente indipen‑ denti, nei tempi della Prima Repub‑ blica, i cecoslovacchi mantennero il carattere elegante e avanguardistico che la stessa democrazia mitteleuro‑ pea, circondata da governi autoritari, voleva dare di sé.
A Barcellona ‘29 le decorazioni del pa‑ diglione nazionale valsero a Ladislav Sutnar, architetto e grafico di Plzeň, una medaglia d’oro per il design dal‑ le forti geometrie che diede vita allo stile costruttivista (il cui erede sarà il realismo socialista). Ma il capolavoro cecoslovacco arrivò nel 1958, con l’Expo di Bruxelles, la prima grande fiera della Guerra Fred‑
da. Un momento di calma nello scon‑ tro tra blocchi: la rivoluzione non era ancora giunta a Cuba, Chruščëv gui‑ dava la de-stalinizzazione. Per Praga era la prima possibilità di mettere in mostra le eccellenze del progresso socialista; per molti cecoslovacchi, la prima possibilità di un viaggio ver‑ so Ovest. Il Paese aveva chiamato a raccolta i suoi artisti più in gamba;
Laterna Magika, il particolare mix di teatro, danza e proiezioni tutt’oggi grande attrazione turistica praghese, fece il suo debutto proprio alla gran‑ de fiera, in uno spettacolo ideato da Alfréd Radok e Josef Svoboda. Assi‑ stente di Radok a quei tempi era un
Il Grand Palais di Parigi durante l’Expo del 1900 / Paris’ Grand Palais during the Expo of 1900
Il ristorante del padiglione cecoslovacco del 1958, oggi a Letna, Praga / The restaurant of the Czechoslovak pavilion of 1958, today in Letna, Prague
It was he who drew the pavilion of Bosnia and Herzegovina. The event launched Art Nouveau as the style of the times, and Mucha, its main protagonist, was rewarded for his work. He emphasized how his aesthetic sense was the conceptualization of his homelands, of his being Czech. Being finally independent, in the times of the First Republic, the Czechoslovaks kept the elegant and avant-garde character that the democracy of Mitteleuropa,
of the Cold War. A calm moment during the conflict between the blocks. The revolution had not arrived yet in Cuba, Khrushchev was leading the de-Stalinization. For Prague it was the first opportunity to showcase the excellence of socialist progress, while for many Czechoslovaks, it was the first chance of a trip to the West. The country had gathered its most gifted artists together. Laterna Magika, a particular mix of theatre, dance and
surrounded by authoritarian governments, wanted to give of itself. In Barcelona ‘29 the decorations of the national pavilion earned Ladislav Sutnar, the architect and graphic designer from Plzeň, a gold medal for the design with strong structures that gave birth to the constructivist style (the heir of which would be socialist realism). However, the Czechoslovak masterpiece came in 1958, with the Brussels Expo, the first major exhibition
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projections, still a major tourist attraction in Prague today, made its debut at the huge fair, in a show conceived by Alfréd Radok and Josef Svoboda. Radok’s Assistant at the time was a certain Miloš Forman, aged 26, at the beginning of a career that led him to be one of the greatest directors of world cinema. Also Jiří Trnka, the famous “Walt Disney of the East”, took part in the events by projecting some of his films, including a preview
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Interni del Kaaba, caffé in “Bruselský styl” a Praga / Interior design of Kaaba, a “Bruselský styl” café in Prague
Una grande parata di artisti, che incuriosivano ed affascinavano i visitatori; eppure, il fattore vincente del padiglione cecoslovacco all’Expo ‘58, fu un altro: il design A grand parade of artists, who intrigued and fascinated visitors. Yet, the winning factor of the Czechoslovak pavilion at Expo ‘58, was something else: the design
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certo Miloš Forman, 26enne, all’inizio di una carriera che lo portò ad esse‑ re tra i più grandi registi del cinema mondiale. Anche Jiří Trnka, il famoso “Walt Disney dell’Est”, partecipava agli eventi proiettando alcuni suoi film e portando in anteprima il suo “Sogno di una notte di mezz’estate”di Shakespeare. Una grande parata di artisti, che incuriosivano ed affascinavano i vi‑ sitatori; eppure, il fattore vincente del padiglione cecoslovacco all’Expo ‘58 fu un altro: il design, ancora una volta. L’invenzione di uno stile mor‑ bido e moderno, celebre ancora oggi. “František Cubr, Josef Hrubý, Zdeněk Pokorný...”Michaela snocciola i nomi dei grandi architetti praghesi le cui firme diedero vita al padiglione di quell’anno. Ventiquattrenne, occhi blu, studentessa di storia dell’arte all’Uni‑ versità Carolina. Nel suo campo quei nomi, poco conosciuti al grande pub‑ blico, si pronunciano con entusiasmo. Siamo in un caffè dell’elegante quar‑ tiere praghese di Vinohrady, il “Kaaba”, of his “A Midsummer Night’s Dream” by Shakespeare. A grand parade of artists, who intrigued and fascinated visitors. Yet, the winning factor of the Czechoslovak pavilion at Expo ‘58 was something else- design, once again. The invention of a soft and modern style, famous even today. “František Cubr, Josef Hrubý, Zdeněk Pokorný...” Michaela, a twenty-four year-old, blue eyed History of Art student at Charles University, rattles off the names of the great Prague architects whose signatures gave life to the pavilion that year. In her field those names, little known to the general public, are pronounced with such enthusiasm. We are in a cafe in the stylish Prague district of Vinohrady, the “Kaaba”, which was inspired in every detail by the Expo ‘58 style, the so-called “Bruselský styl”, consisting of rounded and light forms of furniture, pastel lamps, walls with geometric drawings from soft colours,
ispirato in ogni suo dettaglio allo stile dell’Expo ‘58, il “Bruselský styl”: forme arrotondate e leggere dell’arredamen‑ to, lampade pastello, pareti con dise‑ gni geometrici dai colori tenui, tavolini rotondi circondati da sedie con toni più accesi. Si intuisce il soprannome di “modernismo morbido”. Michaela tiene sotto braccio un’edi‑ zione del volume “Bruselský sen”, il sogno di Bruxelles, edito qualche anno fa in occasione del cinquante‑ simo anniversario, che ne racconta l’influenza sullo stile di vita degli anni ‘60. “Gli altri Paesi portarono progetti sulla scia delle ultime grandi esposi‑ zioni, quando vinceva la scuola Bau‑ haus e il funzionalismo; i nomi ancora in voga erano quelli di Barcellona ‘29, Ludwig Mies van der Rohe e László Moholy-Nagy, grandi artisti dell’ar‑ chitettura moderna e industriale. Al‑
cuni progetti erano degli anni Trenta, bloccati dall’annullamento della fiera di New York del 1939. I cecoslovacchi portarono qualcosa di diverso”; un di‑ verso che colpì a tal punto da vincere il Grand Prix come miglior padiglione espositivo: la piccola nazione stretta nella sfida tra potenze riuscì a sor‑ prendere il mondo. Il sogno di Bruxelles, va sottolinea‑ to, rappresentava un mondo ideale, un’ambizione a volte lontana dalla vera Cecoslovacchia socialista, un design difficilmente riproducibile su scala nazionale. Qualcosa tornò concretamente in patria: un risto‑ rante del padiglione, ideato dal trio Cubr-Hrubý-Pokorný, fu smontato e ricostruito nel parco di Letna, a Praga. Patrimonio svenduto negli anni Novanta, oggi ospita gli uffici di un’agenzia pubblicitaria.
La rivista Life celebra il Kinoautomat nel 1967 / Life magazine celebrates Kinoautomat in 1967
round tables surrounded by chairs with stronger tones. One senses the nickname "soft modernism". Michaela keeps an edition of the volume “Bruselský sen”, the dream of Brussels, underarm, which was published a few years ago on the occasion of the fiftieth anniversary of the event, explaining its influence on the lifestyle of the 60s. “The other countries created projects in the wake of the previous major exhibitions, and when the Bauhaus school and functionalism won, the names in vogue were those from Barcelona ‘29, Ludwig Mies
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van der Rohe and László Moholy-Nagy, the great artists of modern and industrial architecture. Some projects were from the thirties, having been blocked by the cancellation of the exhibition in New York in 1939. The Czechs brought “something different”, a different that struck to the extent of actually winning the Grand Prix for best exhibition pavilion – the small nation squeezed in the match between the powers managed to surprise the world. The dream of Brussels, it must be stressed, represented an ideal world,
storia history
Il boom del 1958 fu la vittoria più gran‑ de, ma la Cecoslovacchia riuscì a con‑ vincere ancora. “Il Kinoautomat a Mon‑ treal ‘67!” sottolinea la studentessa. Alla fiera canadese Praga riuscì a mantenere le attese per un padi‑ glione che sapesse stupire: il regista Radúz Činčera inventò il primo film interattivo, una delle attrazioni più felici dell’intera Expo. Si trattava di una proiezione con nove interruzioni; ad ogni stop un “bivio”che dava all’au‑ dience la possibilità di decidere la di‑ rezione della trama, così da prendere parte alla composizione del film. Una commedia nera su un appartamento alle prese con un incendio ed alla fine della quale, non importa la sequenza di scelte, l’intero palazzo era desti‑ nato alle fiamme; per Činčera, una satira delle democrazie occidentali. Montreal detenne a lungo il record
an ambition sometimes far from the true socialist Czechoslovakia, a design difficult to reproduce on a national scale. Something did return home in a concrete form though: a pavilion restaurant, designed by the trio of CubrHrubý-Pokorný, was dismantled and rebuilt in Letna park, in Prague. Part of the assets that were sold off in the nineties, it now houses the offices of an advertising agency. The boom of 1958 was the biggest win, but Czechoslovakia managed to convince yet again. "The Kinoautomat
di visitatori, furono oltre 50 milioni totali; il padiglione cecoslovacco fu il quinto più visto, ancora una volta al pari delle grandi nazioni. Nel 1986, nuovamente in Canada (Vancouver) Činčera riportò quel mix di arte e innovazione, sulla scia del Kinoautomat; questa volta il pubbli‑ co non decideva le sorti degli attori, ma entrava in prima persona sullo schermo con “Actorscope”e “Selec‑ torama”, un mix di effetti ottici che trasportavano i visitatori sul ponte Carlo, o su un pallone aerostatico sopra la città boema. Dal Divorzio di Velluto, negli ultimi vent’anni, la Repubblica Ceca non ha fatto segnare apparizioni eccezionali alle fiere universali, distinguendosi a volte più per la sua assenza (all’Expo 2008 di Saragozza). Nel 2010 il padi‑ glione ceco è tornato ad incuriosire,
'67 in Montreal!" the student underlines emphatically. At the Canadian fair Prague managed to live up to expectations for a pavilion that knew how to amaze the public. The director Radúz Činčera invented the first interactive film, one of the most inspired attractions in the entire Expo. It was a projection with nine interruptions, and at every stop there was a “crossroads” that gave the audience the opportunity to decide the direction of the plot, as well as take part in the composition of the
Turisti davanti al padiglione ceco a Shangai 2010 / Tourists in front of the Czech pavilion at Shangai 2010
nel mezzo della più grande Expo mai organizzata, a Shangai: 192 Paesi e 73 milioni di visitatori. Ancora una volta ha vinto l’immaginazione, con la futuristica opera di Federico Díaz, ceco di origini argentine; “LacrimAu”, un’enorme lacrima dorata racchiusa in una gabbia di vetro: ogni visita‑ tore, entrando nella gabbia con una cuffia di sensori, azionava il rilascio di una fragranza modulata sulle proprie
reazioni. Una installazione che ha portato il padiglione ceco a superare i cinque milioni di visitatori. A breve, inizierà l’Expo di Milano, a tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Dopo alcuni tentennamenti, la Repubblica Ceca ha confermato la propria partecipazione. Sulle spalle una carriera importante, ma anco‑ rata ai sogni del passato. La sfida: tornare a stupire.
film. A black comedy about an apartment facing a fire, which regardless of the sequence of choices, would end with the entire building going up in flames. For Činčera, it was a satire of the Western democracies. Montreal wielded long record of visitors, there were more than 50 million in total – the Czechoslovak pavilion was the fifth most watched, once again matching the great nations. In 1986, again in Canada (Vancouver) Činčera brought back that mix of art and innovation, in the wake of the Kinoautomat. This time the public did not decide the fate of the actors, but came on the screen in first person with “Actorscope”and “Selectorama”, a mix of optical effects that transported visitors to Charles Bridge, or in an air balloon above the Bohemian city. Since the Velvet Divorce, in the last twenty years the Czech Republic has not made it mark with exceptional appearances at universal fairs,
sometimes more distinguished by its absence (Expo 2008 Zaragoza). In 2010 the Czech pavilion managed to intrigue again, in the middle of the largest Expo ever organized, in Shanghai, with 192 countries and 73 million visitors. Yet again it was a victory for imagination, with the futuristic, visionary work of Federico Díaz, a Czech of Argentinean origin, “LacrimAu”, a huge golden tear enclosed in a glass cage. Every visitor, entering the cage with headset sensors, operated the release of a fragrance modulated on their reactions. An installation that enabled the Czech pavilion to reach over five million visitors. Shortly, the Milan Expo will begin, with the theme “Feeding the Planet, Energy for Life”. After some hesitation, the Czech Republic has confirmed its participation. On its shoulders it carries an important career, but it is anchored by the dreams of the past. The challenge is to amaze us yet again.
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Maschere, balli e slivovice: il Masopust Masks, dance and slivovice: the Masopust Sotto un pallido sole di metà febbraio, si radunano le maschere, si formano i cortei, si dà vita a una banda musi‑ cale. Il freddo punge, ma gli animi sono già rinfrancati da generosi dosi di slivovice, nonostante non sia che il primo mattino. I colori vivi delle
maschere e gli schiamazzi incipienti contrastano con il bianco uniforme della neve che ammanta il villaggio, e con il silenzio delle campagne che lo circondano. La sfilata delle maschere e il suo co‑ dazzo di curiosi e visitatori si muove,
serpeggiando per le stradine del pa‑ ese. Cortei di maschere formate da gruppi ben distinti visitano le case del quartiere. Un gruppo, quello dei “Tur‑ chi”, è dedito alla sola danza, il tradi‑ zionale kolečko. Altri, invece, come gli “Spazzacamini”, entrano nelle case e
Alla scoperta del più tradizionale carnevale della Boemia di Alessandro Testa by Alessandro Testa
A travel into the most traditional carnival of Bohemia
Masopust a Betlém, Hlinsko / Masopust in Betlém, Hlinsko
Under a pale mid-February sun, masks are gathered, the processions are formed, giving life to a musical band. The cold stings, but the spirits are already buoyed by generous doses of slivovice, even though it is only the first morning. The bright colours of the masks and the incipient noises contrast with the uniform white of the
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snow that blankets the village, and with the silence of the countryside surrounding it. The parade of masks and the throng of curious bypassers, and visitors move, twisting through the serpentine streets of the village, with processions of masks formed by distinct groups visiting the homes in the neighborhood.
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One group, belonging to the “Turks”, is devoted solely to dance, the traditional kolečko. Others however, like the "Chimney Sweeps", enter houses and interact with the owners, thus leading to songs and dances in honour, and for the good fortune of the house and the family living there. In return, the collecting masks receive portions of
reportage
interagiscono con i proprietari. Han‑ no così luogo canti e danze in loro onore e per la buona fortuna della di‑ mora e della famiglia che vi abita. In cambio, le maschere questuanti rice‑ vono porzioni dei tradizionali koblihy (bomboloni alla marmellata), frittel‑ le, panini e koláčky (dolcetti al forno). Ovviamente, non si lesina sulla vodka e, soprattutto, sulla slivovice, per le‑ nire gli acciacchi dell’età, contrastare il freddo dell’inverno e riscaldare i temperamenti. Nel frattempo, la “Ca‑ valla” e lo “Zingaro” vagabondano nei dintorni, prestandosi a mille facezie, mentre le altrettanto tradizionali maschere dell’“Orso” e dell’“Uomo di Paglia” sembrano più interessate a infastidire amichevolmente le gio‑
vani donne del villaggio. Quando il corteo si imbatte in una ragazza o in una giovane madre del posto, infatti, è costume riservarle un trattamento speciale, mimando atti non proprio cavallereschi e anzi a volte osceni, ma tutto a fine di bene, come dicono i nativi, cioè per assicurarle salute e fertilità. Mentre queste diverse azioni hanno luogo nello stesso vicinato, la banda, formata dai pochi, tipici elementi delle bande popolari locali, suona le ballate tradizionali, come la celebre “Masopust držíme” (“Festeggiamo il Masopust”). L’atmosfera di divertimento e tra‑ sgressione è palpabile e coinvol‑ gente. Tutti, sia i locali che i curiosi
provenienti dai villaggi limitrofi e i turisti sono coinvolti in scherzi, balli e brindisi, tanto che dopo qualche ora le differenze tra le maschere vere e proprie e i visitatori tendono a sce‑ mare. I cortei continuano fino a sera, quando fanno la loro sgradevole comparsa gli effetti del freddo, della spossatezza e delle non poche ore dedicate alla crapula. Sono in tanti che affronteranno il giorno seguente con un solido mal di testa. Il Masopust è il corrispondente del Carnevale dell’Europa latina e cattoli‑ ca, e cade nello stesso periodo. È una festa che marca l’avvicinarsi della fine dell’inverno. La stretta relazione tra il Masopust e il ciclo stagionale è del resto illustrata da numerosi proverbi,
Masopust / Masopust
traditional koblihy (jam donuts), pancakes, sandwiches and koláčky (baked pastries). Obviously, one does not skimp on the vodka and particularly not on the slivovice, in order to soothe the infirmities of age, to contrast the cold of winter and warm up temperaments. Meanwhile, the "Mare" and the "Gypsy" roam the neighborhood, lend-
ing themselves to a thousand jokes, while the equally traditional masks of the '"Bear" and the "Man of Straw" seem more interested in annoying ( in a friendly way) the young women of the village. When the procession comes across a girl or a young mother from the area, it is actually a habit to reserve a special treat for them, mimicking
acts which are not exactly chivalric, and indeed sometimes even obscene, but all with good intentions, as the natives say, and in order to assure them health and fertility. While these various actions take place in the same neighborhood, the band formed by the few, typical elements of popular local bands, play the tradi-
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come il seguente: “Jaké jest masopu‑ stní úterý, taková bude Veliká noc” (“tale il tempo a Martedì Grasso, tale a Pasqua”). Esso sancisce – o meglio sanciva – anche l’ultimo scampolo ca‑ lendariale in cui è lecito rimpinguarsi, prima della Quaresima. Infatti, in Ceco Masopust vuol dire “abbandonare la carne” (da “maso”, carne, e “pustit”, lasciare), proprio come Carnevale (dal Latino “carnem levare”). Per questa ragione, Masopust rappresenta da sempre il periodo “grasso” per eccel‑ lenza, quando il gozzovigliare è tolle‑ rato e anzi incoraggiato. Sebbene il Masopust venga praticato in modi diversi nelle varie aree della Repubblica Ceca, esso è caratterizzato da molti tratti comuni: li più eviden‑ te è il mascheramento, tanto che un adagio popolare vuole che “Masopust bez masek je jako chleba bez mouky“ (“Masopust senza maschere è come il pane senza farina”). Le maschere del Masopust sono del resto degne di nota poiché sono spesso estrema‑ mente sofisticate, talvolta dei veri capolavori di artigianato popolare, tional ballads like the famous “Masopust držíme" ("Let’s celebrate the Masopust"). The atmosphere of fun and transgression is palpable and engaging. Everyone, from locals to curious visitors from neighboring villages, and tourists, are involved in the pranks, dancing and toasts, even to the extent that after a few hours, the differences between the real, genuine masks and the visitors tends to wane. The events continue until evening, when the effects of the cold, the exhaustion and the many hours dedicated to debauchery start to make an unpleasant appearance. Many are those who will face the following day with a strong headache. The Masopust is the equivalent of the Carnival of Latin and Catholic Europe, and occurs in the same period. It is a celebration that marks the approaching end of winter. The close relation-
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Due Uomini di Paglia (“Slaměný”) in Vortová / Two men dressed in straw (“Slaměný”) in Vortová
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come nel caso dell’“Uomo di Paglia” (“Slaměný”), un uomo vestito di una intricata veste di fili di paglia, pizzi artigianali e decorazioni di carta pe‑ sta tradizionalmente preparate dalle ragazze del villaggio. Le questue e le danze rituali porta a porta sono ancora oggi dette recare la buona sorte e la fertilità (tanto dei campi e degli animali, quanto delle
spose locali), la quale è del resto in‑ vocata spesso durante il Carnevale (a esempio nel proverbio “Teče-li v úterý masopustní voda kolejem, bude úrodný rok a len”: “Se il martedì di Carnevale l’acqua scorrerà, un anno fertile e molto lino ci sarà”). Il Masopust del villaggio di Studnice non è stato scelto casualmente. Dif‑ fusa tanto in Boemia e Moravia che
in Slovacchia, tale festa è in effetti da sempre caratteristica dei centri minori e delle zone rurali, seppur con qualche eccezione. Esso ha però una valenza particolare in un’area ben precisa della Boemia orientale, cioè la zona di Hlinsko nella regione di Pardubice. Qui, la persistenza seco‑ lare e straordinariamente uniforme di maschere, danze e altri elementi caratteristici del Masopust, ha de‑ terminato l’inserimento delle festa e delle tradizioni a essa legate nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Oltre che al Masopust della cittadina di Hlinsko, hanno ottenuto questo riconoscimento quelli dei paesi limi‑ trofi Vortová e Hamry, e Studnice per l’appunto. Il prestigioso riconoscimento, esito del lavoro congiunto della comunità locale, di studiosi e funzionari cechi, e degli esperti dell’Unesco (l’agen‑ zia internazionale consacrata alla selezione, tutela e valorizzazione dei Patrimoni Culturali dell’Umanità), è stato conferito nel 2010. Per esal‑
ship between the Masopust and the seasonal cycle is further illustrated by numerous proverbs, such as the following: “Jaké jest masopustní úterý, taková bude Veliká noc," ("the time at Mardi Gras, is like the time at Easter"). It enshrines, or rather sanctioned, the last remnant calendar in which it is permissible to feast before Lent. In fact, in Czech, Masopust means "abandoning the flesh" (from "maso", meat, and "pustit", to leave), just like Carnival (from the Latin "carnem levare"). For this reason, the Masopust is always the "fat" period par excellence, when the guzzling is tolerated and even encouraged. Although the Masopust is practiced in different ways in different parts of the Czech Republic, it is characterized by many common features. The most obvious is the masking, so much that a popular adage states that “Masopust bez masek je jako chleba bez mouky"
("Masopust without masks is like bread without flour"). The masks of Masopust are indeed noteworthy since they are often highly sophisticated, sometimes real masterpieces of folk art and craftsmanship, as in the case of the “Straw Man" ("Slaměný"), a man dressed in a robe of tangled wires of straw, lace and paper-mache decorations traditionally prepared by the girls of the village. The collection of alms and ritual dances from door to door are still believed to bring good luck and fertility (both to fields and animals, as well as local brides), which is indeed often invoked during the Carnival (as stated in the proverb “Teče-li v úterý masopustní voda kolejem, bude úrodný rok a len": "If on Shrove Tuesday the water will flow, a very fertile year and flak it will be"). The Masopust of the village of Studnice was not chosen randomly. While remaining as widespread in Bohemia
and Moravia as it is in Slovakia, this celebration has in fact always been a characteristic of the smaller towns and rural areas, albeit with some exceptions. However, it has a particular value in a specific area of eastern Bohemia, the area of Hlinsko in the Pardubice region. Here, the extraordinarily uniform persistence of masks for centuries, dances and other elements associated with the Masopust, have led to the inclusion of the festival and the traditions linked to it, in the Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity. In addition to the Masopust of the town of Hlinsko, those of neighboring villages Vortová, Hamry, and Studnice have received this award. The prestigious award, the result of the combined work of the local community of scholars and Czech officials, and experts from UNESCO (the international agency dedicated to the selection, protection and promotion of the Cultural
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reportage
tarne rilevanza e tipicità, basti ricor‑ dare che il Masopust del distretto di Hlinsko è uno dei soli tre elementi tradizionali specificamente cechi – e l’unico boemo – iscritti dall’Unesco nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità (gli altri due sono la “Jízda králů”, la “Calvalcata dei Re” morava, e la danza “Slovácko verbŭnk”, sempre morava). E con l’Unesco sono arrivati i turisti, la stampa, la pubblicità. Oggi il Maso‑ pust ceco è anche questo: una oppor‑ tunità per villaggi e cittadine di atti‑ rare l’interesse di potenziali visitatori. Una festa tipica e popolare, certo, ma che rappresenta anche un potenziale
volano per lo sviluppo di piccole real‑ tà rurali e provinciali altrimenti son‑ necchianti. Del resto, la stessa Praga sembra aver magicamente riscoperto le sue tradizioni folkloriche: da diversi anni la festa è stata infatti riportata in città, dopo che vi era stata bandita durante gli anni del socialismo. Ora ricorre annualmente nel quartiere di Žižkov, dov’è subito diventata occa‑ sione di spasso per adulti e bambini, ma anche, in onore a un’altra genui‑ na vocazione della città vltavina, per far circolare turisti e danari. Ciono‑ nostante, il Masopust in Repubblica Ceca resta ancorato principalmente alle sue radici rurali e contadine.
D’altro canto, è possibile individuare nel Masopust anche una dimensio‑ ne genuinamente politica: infatti in passato (di certo fino alla Secon‑ da Guerra Mondiale), questa festa era occasionalmente utilizzata per ridicolizzare l’ordine costituito e i suoi rappresentanti. Non sorprende quindi che in seguito, durante il so‑ cialismo, i dirigenti del partito adot‑ tassero nei suoi riguardi una politica di scoraggiamento e interdizione. Com’è noto, infatti, ogni manifesta‑ zione che potesse anche solo teorica‑ mente incanalare e rendere palese il discontento collettivo diventava ipso facto invisa al partito e ai suoi organi
di controllo. E la ricorrenza ceca, così come la sua controparte latina, il Carnevale, si prestava egregiamente a questa funzione. E anzi vi si presta ancora, visto che anche oggi, come ho potuto osservare personalmente, il Masopust può diventare occasione per sbeffeggiare pubblicamente un politico godereccio, o un ammini‑ stratore eccessivamente austero, o un poliziotto di quartiere troppo zelante. Insomma, tradizione, tra‑ sgressione e divertimento, sì certo, ma anche altro. * L’autore è un ricercatore in etnografia italiano, residente in Repubblica Ceca
Foto: Ladislav Vašek, Vortova, 2011
Masopust a Blatno Hlinsko / Masopust in Blatno Hlinsko
Heritage of Humanity), was bestowed in 2010. To enhance its relevance and authenticity, it is enough to remember that the Masopust of the district Hlinsko is one of only three traditional specifically Czech elements, and the only Bohemian one, entered in the UNESCO list of the Intangible Cultural Heritage of Humanity (the other two are the “Jízda králů", the Moravian "Ride of Kings", and the also Moravian dance "Slovácko verbŭnk"). It was with Unesco that tourists, printing, advertising arrived. Today the Czech Masopust is also this: an opportunity for villages and towns to attract
the interest of potential visitors. A typical and popular festival, of course, but that is also a potential driving force for the development of small rural entities and otherwise sleepy provincial areas. Moreover, Prague itself seems to have magically rediscovered its folk traditions. For many years the festival was in fact reported in the city, after it had been banned during the years of socialism. Now it occurs annually in the Žižkov district, where it suddenly become an occasion of fun and joy for adults and children, but also, in honour of another genuine vocation of the city, to get tourists and money circulating.
Nevertheless, the Masopust in Czech Republic remains mainly attached to its rural and peasant roots. On the other hand, you can also find a genuinely political dimension in the Masopust. In fact in the past (certainly up to the Second World War), this celebration was occasionally used to ridicule the established order and its representatives. It is unsurprising that subsequently, during socialism the party leaders adopted a policy of discouragement and interdiction towards it. As it is known, in fact any event that could even theoretically channel or make the collective discontent clear
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was disliked by the party and its bodies. Furthermore, the Czech recurrence, as well as its Latin counterpart the Carnival, lent itself admirably to this function, and indeed it still lends itself to this even today, as I have been able to observe personally. The Masopust can become an opportunity to publicly mock a pleasure-seeking politican, an overly austere administrator, or an overzealous police officer of the district. In short, tradition, transgression and fun, yes of course, but also much more. *The author is an Italian researcher in ethnography living in the Czech Republic
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MACROECONOMIA
di Gianluca Zago
Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output
Stabile o in leggero aumento la disoccupazione in dicembre 2014, a seconda della metodologia usata. Il 5.9% della popolazione in età attiva, o il 7.5% glo‑ bale. Le speranze erano per migliori dati. È pur vero che la disoccupazione è scesa nel 2014 di circa un punto, ma a fronte di una crescita del Pil di circa il 2%. Inoltre, le forti politiche a sostegno dell’export, in particolare la sottovalu‑ tazione della corona, erano attese portare maggiori benefici sul versante della occupazione. Il fatto è che Praga e la sua regione godono da sempre di piena oc‑ cupazione di fatto, mentre ampie aree vivono una cronica realtà di depressione economica da cui non sono in grado di uscire. Ad esempio, la regione di Ostrava, e il nord della Boemia. Purtroppo la popolazione attiva e disoccupata risulta spesso poco propensa alla mobilità territoriale verso zone con più opportunità, preferendo la disoccupazione domestica supportata da un welfare che è molto generoso nelle zone a basso costo della vita, mentre è insufficiente per le zone più sviluppate. The unemployment level was stable or slightly growing in December 2014, depending on the methodology used. 5.9% of the active population was unemployed, or 7.4% of the total population. The hopes were for better data. It is certainly true that the unemployment level decreased by about 1% in 2014, but the GDP grew by about 2%. Furthermore, strong policies were implemented to support exports, such as the forced undervaluation of the crown, which were expected to generate more permanent jobs. The fact is that Prague and its region is always in a de facto full employment state, whereas the economy in large parts of the country remain in a chronic state of economic depression, without any sign of improvement. For instance, the Ostrava region, and the north of Bohemia. There unfortunately the active population, when unemployed, is quite averse to moving to areas with more job opportunities. Many prefer unemployment subsidized by a welfare that is very generous for the regions where the cost of living is low, but quite insufficient in the most developed areas.
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In dicembre la produzione industriale ha registrato un ottimo +7.3% su base annua. Al solito, il settore automotive ha trainato fortemente l’intero comparto industriale ceco, crescendo del 16%. Per il 2014, l’output industriale è cresciu‑ to del 4.9%, un valore davvero notevolissimo che ha determinato una crescita del Pil di circa il 2.3%. Rispetto ai paesi limitrofi e all’eurozona in generale, si tratta di valori molto elevati. Nell’eurozona in dicembre la produzione è rimasta stagnante, e nell’intero 2014 è cresciuta di appena lo 0.6%. I motivi dell’otti‑ ma performance sono molteplici, senz’altro ha aiutato il cambio forzosamente compresso, e con esso il livello piuttosto basso dei salari, comunque in leggera crescita anch’essi. Le aspettative sono piuttosto rosee, in quanto anche gli or‑ dinativi sono in forte crescita, +12% nell’ultimo mese del 2014. Le speranze sono che questa situazione positiva si traduca nella creazione di nuovi posti di lavoro strutturali. The industrial production recorded a nice +7.3% increase y-on-y. As usual, the automotive sector was carrying the Czech industry, growing by 16%. For the entire year 2014 the industrial output increased by 4.9%, a very strong figure that helped the GDP grow by about 2.3%. In comparison to neighbouring countries, and the Eurozone, those are staggering figures. In December, the industrial output for the Eurozone was flat, and for the whole of 2014 the growth was a mere 0.6%. There are several reasons for the excellent Czech performance. The forced undervaluation of the crown certainly helped, as did the fairly low salary level in manufacturing, though slightly increasing. The expectations are quite positive, since the new orders were also growing, by 12% in December. The hopes are that this positive climate will determine the creation of more new permanent jobs.
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economia e mercato markets and data
Economics
by Gianluca Zago
Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade
Anche in gennaio si è confermato lo stato di deflazione di fatto del sistema eco‑ nomico ceco. Nonostante ottime performance quanto a produzione industriale e del commercio estero, e una moneta artificiosamente sottovalutata, non ci sono segnali di uscita da questo stato nocivo per l’economia. In gennaio si è registrato un +0.1% di Cpi, e per il 2014 una media dello 0.3%. Purtroppo per la Repubblica Ceca, la dimensione limitata del sistema economico lo rende fa‑ cilmente permeabile alla deflazione importata dall’eurozona. Sembra che final‑ mente a livello di Banca Centrale Europea ci si sia accorti che l’obiettivo statu‑ tario dell’inflazione al 2% è lontanissimo, e il QE, che ormai tutti comprendono sia necessario, verrà forse implementato. Nel frattempo, i prezzi continuano a scendere, deprimendo la propensione all’investimento, la domanda interna, e la creazione di nuovi posti di lavoro permanenti. Chi ne gode parzialmente, ma solo temporaneamente, è chi ha risparmi, preferibilmente in dollari, e propen‑ sione all’acquisto di beni durevoli a prezzi molto compressi. Per tutti gli altri, la maggioranza, outlook negativo. The Data for January confirm that the Czech economy is in a de facto deflationary state. Notwithstanding excellent performances in industrial output and foreign trade, and the artificially undervalued exchange rate, there are no signs of an exit from such a harmful situation for the economy. In January the CPI increase was 0.1%, and for the whole of 2014 it was only 0.3% on average. Unfortunately, for the Czech Republic, the economic system is not big enough to counteract the deflation imported from the Eurozone. It eventually seemed that ECB realized that the reality was so far off its statutory target of 2%, and will maybe finally implement some form of QE, which nowadays everybody knows is necessary. Meanwhile, prices keep falling, reducing the sentiment towards investing, as is domestic demand and the creation of new permanent jobs. There are those benefit from this situation, albeit just temporarily. Those who hold savings, preferably in dollars, and are willing to buy durable goods. For everybody else, that is the majority the outlook is rather negative.
Nel 2014 la Repubblica Ceca si è confermata ancora una volta un paese forte‑ mente esportatore. Le esportazioni sono aumentate del 13,5% rispetto al 2013, grazie anche alla performance di dicembre che ha registrato un bel +10.3%, a fronte di un aumento delle importazioni del 5.1%. A ciò ha contribuito senz’al‑ tro il prezzo molto compresso degli oli. Le importazioni su base annua sono aumentate nel 2014 dell’11.8%. A consuntivo, la bilancia commerciale ha regi‑ strato un fortissimo attivo, di 157 miliardi di corone. Una crescita di 50 miliardi rispetto all’attivo del 2013, cioè di circa il 32%. Ciò naturalmente ha portato pressioni notevoli all’apprezzamento della corona, a cui la Banca nazionale ceca si è opposta con costanti azioni volte alla riduzione del valore della moneta, mantenendo il cambio-target verso l’euro di 27. Dopo l’improvviso abbandono del peg da parte della banca centrale Svizzera, ci si chiede se anche la Banca nazionale ceca esaurirà gli strumenti a disposizione e lascerà fluttuare libera‑ mente la corona, oggi pesantemente svalutata in modo artificioso. In the year 2014 the Czech Republic proved itself once again to be a very strong exporter. Exports grew by 13.5% when compared to 2013, thanks also to the nice December performance that showed a 10.3% increase, versus a 5.1% increase of imports, the latter was certainly helped by the cheap price of oil. Imports in 2013 grew by 11.8%. The bottom line, is the trade balance for that year was in deep positive territory, at 157bn Crowns. That, when compared to 2013, fared better by 50bn, by about 32%. Obviously, this performance put strong pressure on the appreciation of the Czech Crown. The ČNB kept fighting it with several tools, keeping the target exchange rate of 27 towards the Euro. Yet after the Swiss national bank gave up on the Franc-Euro peg, many wonder if the ČNB will end up exhausting its means and shall allow the CZK to fluctuate freely, since today it is heavily undervalued.
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foto: Davide Marco Corvino
Jukebox di poesie e pianoforti a disposizione di tutti: abbiamo incontrato a Praga l’attivista culturale che ci ha spiegato la sua idea di luogo pubblico di Davide Marco Corvino by Davide Marco Corvino
Jukeboxes of poetry and pianos available to all. We met the cultural activist in Prague, who explained us his idea of public place
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L’arte per strada di Ondřej Kobza The art of Ondřej Kobza hits the streets “Mi piace immaginare che qualcuno, una mattina, mentre il sole sta sor‑ gendo, scenderà dal tram 22 e si fer‑ merà ad ascoltare una poesia prima di iniziare la giornata”. Sono queste le parole con cui l’attivista culturale pra‑ ghese Ondřej Kobza ci ha accolto nel suo studio per illustrarci il suo ultimo progetto. L’artista è diventato celebre dopo il successo riscosso due anni fa con l’installazione di pianoforti in luo‑ ghi pubblici della città, liberamente a disposizione di chiunque volesse suonarli. Uno in una stazione ferro‑ viaria, un altro di fronte alla facoltà
“I like to imagine that someone, one morning, as the sun is rising, would descend from tram 22 and would stop to listen to a poem before starting the day.” These are the words with which the cultural activist from Prague Ondřej Kobza welcomed us into his study to tell us about his latest project. The artist became famous after the success, two years ago, of the installation of pianos in public places in the city, which were freely available to anyone who wanted to play them. One was in a train station, another in front of the philosophy faculty. There is still the unforgettable moment of rare beauty captured on a video, which then went viral, displaying a policeman first appearing to be hesitant, then harmonious, who is lulled by the notes of “River flows in You”, a famous success from the South Korean composer Yiruma.
di filosofia. Ancora indimenticabile il momento di rara bellezza catturato in un video, poi diventato virale, che ritrae un poliziotto dapprima esitan‑
te, poi armonioso, che si lascia culla‑ re dalle note di “River flows in You”, famoso successo del compositore sudcoreano Yiruma.
foto: Davide Marco Corvino
The idea, in the words of Ondřej, came to him quite randomly, after having seen an old, abandoned piano lying at the side of the train station and used by passers-by at night, who took delight in fleeting amateur performances. Walking around the Golden City, and stopping to listen to the verses of Reynek, Jirous, Holan and other historical
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Czech poets is therefore the latest idea, and cultural proposal, from Ondřej. The new project, the opening of which is scheduled for March 2, involves the installation (in the square of Náměstí Míru) of a Poesiemat, the re-elaborated version of the Jukebox that instead of songs recites poetry from a list of 20 Czech composers, most of whom are contemporary.
attualità current affairs
L’idea, nelle parole di Ondřej, gli ven‑ ne allora in maniera quasi casuale: avendo visto un vecchio pianoforte abbandonato ai bordi della stazione ferroviaria e utilizzato da passanti notturni che si dilettavano in fugaci esibizioni amatoriali. Passeggiare per la Città d’Oro e fer‑ marsi ad ascoltare i versi di Reynek, Jirous, Holan ed altri storici poeti ce‑ chi è quindi l’ultima trovata, proposta culturale, di Ondřej. Il nuovo progetto – inaugurazione fissata per il 2 marzo - prevede l’in‑ stallazione in piazza Náměstí Míru, di un Poesiemat, la rielaborazione di un Jukebox che al posto di can‑
In recent months, there has also been talk of another similar appliance, the Versomat, to be placed in a gazebo with a bench at Kampa, on the northern bank of Charles Bridge, which would print verses of poetry in the romantic atmosphere of the place. Also on this occasion, the inspiration came spontaneously, while casually no-
zoni recita poesie da una lista di 20 compositori cechi, prevalentemente contemporanei. Nei mesi scorsi si è parlato anche di un altro apparecchio dello stesso tipo, il Versomat, da posizionare in un gaze‑ bo con panchina a Kampa, sulla spon‑ da settentrionale del Ponte Carlo, e che stamperà versi di poesia nella romantica atmosfera del luogo. Anche in questa occasione l’ispira‑ zione è nata in maniera spontanea, notando casualmente, durante un viaggio in auto, una violoncellista suonare su una collina, con un libro di poesie aperto accanto a lei. La visio‑ ne, quasi bucolica, ha dato poi input all’idea di replicare quell’emozione in un contesto urbano. “Spero l’inizia‑ tiva sia ripresa in altre città” afferma Ondřej, aggiungendo che “sono già in corso proposte di installazione a Kiev, in Ucraina, e a New York”. I fondi necessari alla produzione sono stati ottenuti principalmente attraverso una campagna di crowd‑ funding, che ha raccolto 93.000 co‑ rone (circa 3.500 euro) in meno di una settimana. L’artista ammette
tuttavia che parte dei fondi è stata supportata privatamente, “talvolta con contributi personali, talvolta tramite donazioni, senza alcun in‑ troito economico personale”. Il progetto promette di ottenere la stessa risonanza inaspettata riservata ai pianoforti, iniziativa poi condivisa da altre città di tutto il mondo, e a cui è seguita l’installazione, durante l’estate, di scacchiere pubbliche a disposizione di chiunque volesse fer‑ marsi a giocare. Ma le idee non si fermano qui: “In maggio sto programmando di affit‑ tare l’edificio storico delle poste per tenerci un concerto di musica ceca”, sottolinea l’artista. L’impressione che ci ha fornito Ondřej Kobza è quella di una figura eclettica e anticonfor‑ mista, slegata dalle logiche impren‑ ditoriali classiche e che, pur essendo proprietario di alcuni bar nella città, rimane fortemente coinvolto in pro‑ getti sociali atti a migliorare i rapporti collettivi. Si può infatti trovare un filo comune che lega le sue iniziative, nel quale la rivitalizzazione dello spazio pubblico
ha un ruolo chiave. Nella sua visione questo non è più solamente un luo‑ go in cui le persone si sfiorano senza mai toccarsi, ma diventa un luogo di aggregazione sociale, di interazione umana, di incontri inaspettati e pia‑ cevoli. “Voglio che anche le persone norma‑ li, non solamente gli artisti in senso stretto, possano avere la possibilità di attuare le proprie idee e modellare lo spazio pubblico”, spiega Kobza. Attraverso questa prospettiva “l’im‑ maginazione al potere” non è più il grido di battaglia marcusiano fatto proprio dal movimento del ‘68, ma diventa un veicolo di distacco e tem‑ poraneo abbandono dalle problema‑ tiche quotidiane. “Giorni di lavoro, di croci, di venerdì, e dove si nasconde la domenica? stan‑ co, triste, confuso, un passo incerto, molteplici lapidi, verso dove volano gli angeli?” Forse sono state proprio queste parole di Bohuslav Reynek, uno dei poeti preferiti di Ondřej, ad aver contribuito a plasmare la sua idea di luogo pubblico. E noi gliene siamo grati.
ticing, during a car trip, a cellist playing on a hill, with a book of poetry open beside her. The almost bucolic vision, then gave him input for the idea to replicate that emotion in an urban context. “I hope the initiative will catch on in other cities,” says Ondřej, adding that “proposals of installation are already underway in Kiev, in Ukraine, and in New York.” The funds needed for production were obtained mainly through a campaign of crowdfunding, which collected 93,000 crowns (approximately 3,500 EUR) in less than a week. The artist admits, however, that a part of the funds was supported privately, “sometimes with personal contributions, sometimes through donations, without any personal economic income.” The project promises to obtain the same unexpected resonance reserved for pianos, an initiative subsequently shared by other cities around the world,
which was followed by the set-up, during the summer, of public chess boards available to anyone who wanted to stop to play. But the ideas do not stop there. “In May, I’m planning to rent the historical building of the post offices to give us a concert of Czech music,” says the artist. The impression that Ondřej Kobza provides us with, is that of an eclectic, unconventional figure, disconnected from classical business logic, and although he is the owner of a few bars in the city, he remains heavily involved in social projects to improve collective relationships. You can indeed find a common thread that links all the initiatives put forward by Ondřej, in which the revitalization of public space has a key role. In his view these are no longer just places where people brush against each other without ever touching, but they must
be places for social gatherings, human interaction, and unexpected, pleasant encounters. “I want even normal people, not only artists in the strict sense, to be able to have the opportunity to implement their ideas and shape the public space,” says Ondřej. From this perspective “imagination to power” is no longer the Marcusian battle cry of the movement of ‘68, but has become a vehicle of detachment and temporary abandonment from everyday problems. “Days of work, crosses, Fridays, and where is Sunday hiding? Tired, sad, confused, uncertain steps, many tombstones, where do angels fly to?” Perhaps these were the words of Bohuslav Reynek, one of the favourite poets of Ondřej, which helped to shape his idea of a public place. And we are grateful to him for that.
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Un popolo a passo di danza A nation of dancers Durante l’inverno e all’inizio della primavera le sale da ballo ospitano decine di eventi danzanti, rinnovando una tradizione sempre viva in Repubblica Ceca
Chi visita Praga nei primi mesi dell’an‑ no può stupirsi nel vedere frequente‑ mente, nei vagoni della metropolita‑ na, ragazze in abito da sera e ragazzi in abito e cravatta. La stagione del ballo è una tradizione sempre viva in Repubblica Ceca. Tra novembre e
aprile ogni istituzione, dal governo al club paesano, organizza la propria serata danzante. Se le sale da ballo sono numerose, ancor più diffuse sono le scuole, la cui principale attività consiste nei corsi per i liceali. I ragazzi intorno ai sedici
anni si cimentano in passi di valzer, cha-cha-cha e fox-trot per prepararsi al ballo di maturità, evento che segna la fine degli studi superiori e ancora radicato nella cultura locale. I corsi di ballo nella concezione ceca sono un fenomeno unico. In primo luo‑
di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
During the winter and early spring, ballrooms host dozens of dancing events, renewing a tradition which still remains alive in the Czech Republic
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Fonte: Taneční škola Vavruška
Visitors to Prague in the early months of the year may be amazed to frequently see, in metro carriages, girls in evening dresses and boys in suits and ties. The dance season is a tradition which is still very much alive in the Czech Republic. Between November and April every institution, from the government to the village clubs, organizes dance evenings. If the ballrooms are many, the schools are even more widespread, with their
main activity being the courses for high school students. The boys aged around sixteen compete in their steps of waltz, the cha-cha-cha and the foxtrot to prepare for the high school dance, an event that marks the end of higher education, still rooted in the local culture. The dance classes in the Czech conception are a unique phenomenon. Firstly, the teacher Zdeněk Řehák observes its
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specificity in mass character, an experience to share with peers. “Elsewhere classes are individual, or at most in pairs, perhaps taking place in the gym or at the teacher’s home, but generally lack the necessary atmosphere to dance, because dance is a social affair”. Řehák teaches at the school of the National House of Vinohrady and Žofín Palace, among the most dated of the capital, visited each year by about two
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go il maestro Zdeněk Řehák ne rileva la specificità nel carattere di massa, un’esperienza da condividere con i coetanei. “Altrove le lezioni sono indi‑ viduali o tutt’al più in coppia, magari si svolgono in palestra o a casa dell’inse‑ gnante ma manca l’atmosfera neces‑ saria al ballo, perché la danza è una faccenda sociale”. Řehák insegna alla scuola della Casa Nazionale di Vinohra‑ dy e Palazzo Žofín, fra le più datate della capitale, frequentata ogni anno da circa duemila ragazzi. Le lezioni di gruppo esistono in Slovacchia, Austria e in parte in Germania, “una prero‑ gativa dell’Europa centrale, un resto dell’Impero austro-ungarico” precisa
Jiří Plamínek, vicepresidente dell’Asso‑ ciazione dei maestri di ballo della Re‑ pubblica Ceca. In secondo luogo “sono parte fondamentale dell’istruzione di base” perché aprono le porte all’età adulta. Accanto allo studio dei passi forniscono lezioni di etichetta e il mo‑ dello di comportamento da rispettare in società e sulla pista da ballo. I corsi iniziano in settembre, oltre alle normali lezioni prevedono un paio d’incontri prolungati aperti ai familiari e il ballo finale. Non manca nemmeno la serata in cui, davanti a un ricco buf‑ fet, occorre destreggiarsi fra gli stuzzi‑ chini senza pasticci. “La prima lezione prolungata è una vera festa, i ragazzi
prendono seriamente questo loro in‑ gresso in società, non si sentono più una comunità di studenti ma adulti” spiega la maestra Danuše Chytrá nel documentario “Un fenomeno ceco: i corsi di ballo” girato nel 2005. Un fe‑ nomeno che tuttora coinvolge la mag‑ gioranza dei ragazzi. C’è chi s’iscrive “per imparare a ballare, per non stare al tavolo a guardare quando sarò invi‑ tata a un matrimonio” e chi apprezza l’atmosfera antica, la musica classica e i vestiti eleganti. Decine di ragazze si dedicano alla scelta dell’abito per il ballo di maturità con mesi d’anticipo. Molti altri sono consapevoli di garan‑ tirsi un bagaglio per il futuro, della
Fonte: Taneční škola Vavruška
thousand boys. The group classes exist in Slovakia, Austria and to a certain extent in Germany, “a prerogative of central Europe, a remnant of the AustroHungarian Empire”, says Jiří Plamínek, vice president of the Dance teachers association of the Czech Republic. Secondly, “they are a fundamental part of basic education” because they open the doors to adulthood. In addition to the study of the steps, they provide
lessons on etiquette and the model of conduct to be respected both in society and on the dance floor. Courses start in September, in addition to regular classes, they also consist of a couple of meetings open to the family and the final dance. There is even an evening in which, in front of a buffet, you must maneuver between the appetizers without making a mess. “The first full lesson is a real party, the boys
take their entry into the club seriously, they no longer feel like a community of students, but like adults”, says the teacher Danuše Chytrá in the documentary “A Czech phenomenon: dance lessons”, shot in 2005. A phenomenon that actually still affects the majority of the boys. There are those who enrol “to learn to dance, not to sit at the table and stare when invited to a wedding”, and those who appreciate
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necessità d’imparare come compor‑ tarsi a teatro o al ristorante ma anche semplici gesti come salutare nel modo giusto, presentarsi dando una buona impressione a chi ci sta di fronte in vista anche di un colloquio di lavoro, scegliere il vestito adatto alle varie occasioni. L’abbigliamento formale è richiesto già a lezione ma a volte le regole sono meno rigide per non sco‑ raggiare gli allievi. Per attrarli si cerca anzi di tenere i corsi con un pizzico di umorismo o di escogitare dei diversivi come alla scuola di Jakub Vavruška che insegna alla Casa Municipale: s’invita‑ no band giovani piuttosto che orche‑ stre classiche e si organizzano serate a tema, tipo la country o la latina, la disco o un’incursione nelle danze mo‑ derne con docenti di hip hop. I maestri ripetono che ballare è sem‑ plice, come imparare a scrivere. “La danza non è questione di talento ma di volontà e concentrazione, può riuscirci chiunque” afferma Plamínek. “All’inizio non volevo proprio parte‑ cipare ai corsi ma il ballo ha iniziato presto a piacermi – mi dice Tereza, studentessa universitaria. – C’è un’at‑ the old-fashioned atmosphere, classical music and fine clothes. Dozens of girls devote their time to searching for a dress for the High school dance months in advance. Many others are aware of guaranteeing themselves essential knowledge for the future, the need to learn how to behave at the theatre or at the restaurant. Yet these also include simple gestures such as how to greet people in the right way, and how to present themselves in a manner leaving a good impression on those they face even in a job interview, as well as choosing suitable clothes for various occasions. The formal attire is already required in the classes, but sometimes the rules are less strict in order not to discourage students. To attract them, they try to run the courses with a touch of humour or devise diversions, as is the case at the school of Jakub Vavruška who teaches
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I corsi di ballo ed etichetta per liceali continuano ad essere un immancabile rito di passaggio all’età adulta The dance and etiquette classes for high school students continue to be an inevitable rite of passage into adulthood
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mosfera che fino ad allora un adole‑ scente non vive altrove. S’imparano solo i passi base ma riuscivamo a ese‑ guirli bene a tempo di musica”. Prin‑ cipianti assoluti, a volte spinti dai ge‑ nitori, riescono infatti a riprodurre in poche lezioni le figure di una ventina di balli, dagli standard ai latinoame‑ ricani fino alla popolare polca, danza nazionale di cui i cechi vanno fieri. Proprio all’epoca in cui nasce la polca hanno origine i corsi di ballo. È il 1830 e il maestro di musica Josef Neruda, osservando una contadina ballare, elabora sui suoi passi la melodia di questa danza animata che, lancia‑ ta a Praga e poi a Baden, conquista tutta l’Europa. L’Ottocento è anche il periodo della rinascita nazionale e i suoi fautori amano la polca per l’impronta locale. Composta da cele‑ bri musicisti come Johann Strauss e Antonín Dvořák, trova grande spazio nella produzione di Bedřich Smetana, primo compositore boemo a proporla at the Municipal House. Young bands are called upon rather than classical orchestras, and theme nights are organized, like the country or Latin, disco or an incursion in modern dances with hip hop teachers. The teachers repeat that dancing is simple, like learning to write. “Dance is not a matter of talent, but of will and concentration, anyone can do it”, says Plamínek. “At first I really did not want to participate in the classes, but soon I started to enjoy the dancing”, Tereza, a university student, tells me. “There is an atmosphere that until then, a teenager has not experienced elsewhere. One only learns the basic steps, but we manage to execute them well, and in time to the music”. Absolute beginners, sometimes driven by their parents, are in fact able to reproduce the moves of twenty dances after just a few lessons, from standard types to Latin American ones, up to the popular polka, the national dance of which the Czechs are very proud. Right at the time when polka was born, was also the time in which dance classes
in chiave classica e a dare pieno svi‑ luppo al nazionalismo musicale. Se fino ad allora ci si riuniva per danza‑ re in birrerie, locali pubblici e piazze, nelle città appaiono le prime sale da ballo e scuole. Nel 1841 palazzo Žofín, su un’isoletta circondata dalla Vltava, ospita il primo ballo, cui partecipano influenti nomi della rinascita naziona‑ le come gli scrittori Božena Němcová e Jan Neruda, il poeta che nel 1863 as‑ sieme a Smetana diede dimostrazione di un altro ballo tipico, la česká beseda o quadriglia boema.
L’aspetto degli attuali corsi di ballo ed etichetta rimanda alla Prima Repub‑ blica. Stupisce che un’istituzione così piccolo borghese fosse tollerata dal regime comunista, al punto d’essere materia obbligatoria del piano di studi di licei e istituti professionali fino al 1989, quando diventa facoltativa. Ne‑ gli ultimi trent’anni l’obiettivo e i balli sono rimasti gli stessi ma è diminuito il numero d’iscritti, soprattutto a Praga dove i giovani hanno molte altre pos‑ sibilità per il tempo libero. Al contrario i corsi per adulti sono ogni anno più
Fonte: Taneční škola Vavruška
originated. It’s 1830, and the music teacher Josef Neruda, while observing a peasant dance, elaborates on his steps to the melody of this animated dance, launched in Prague and then in Baden, conquering all of Europe. The nineteenth century was also a period of national revival, and its supporters love the polka for its local touch. Composed by famous musicians such as Johann Strauss and Antonín Dvořák, it would find a lot of space in the productions of Bedřich Smetana. The Czech composer was the first person to make use of it in a classic tone, and to fully develop musical nationalism. If until then we would meet up to dance in bars, public
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places and squares, in cities first dance halls and schools appeared. In 1841 Žofín palace, on an island on the Vltava, hosted the first ball, involving influential names of the national revival such as writers Božena Němcová and Jan Neruda, the poet who in 1863 together with Smetana gave a demonstration of another typical dance, the česká beseda or Bohemian square dance. The format of the current dance and etiquette classes dates back to the First Republic. It is surprising that such a petty bourgeois institution was tolerated by the communist regime, even to the point of it being a compulsory subject in the curriculum of high schools
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popolari. Il programma tv StarDance ha infuso coraggio e riempito i corsi dimostrando che tutti possono muo‑ versi a ritmo di musica. Chi non li ha frequentati da giovane, ne sente il bisogno con il tempo, magari perché invitato a una festa o al ballo azienda‑ le. Conoscere i rudimenti della danza torna a essere un’esigenza sociale. Per alcuni è un’occasione d’incontro e sva‑ go dopo una giornata di lavoro, ad altri serve per combattere lo stress o tenersi in forma – è molto popolare lo zumba che unisce danza e fitness. Infine non
mancano i ragazzi che, soddisfatti del primo corso, s’iscrivono a quelli suc‑ cessivi. Molti arrivano in coppia, altri amori iniziano con i compagni di corso perché la pista è anche un posto che avvicina uomo e donna. Le scuole dunque non conoscono cri‑ si, favorite dal numero di eventi pro‑ posti ad ogni stagione. Febbraio è il mese di punta per le feste in location sontuose: il Czechoslovak Ball da ol‑ tre quarant’anni illumina le sale della Casa Municipale, palazzo Žofín propo‑ ne romantiche serate sul lungofiume
mentre il Crystal Ball a Palazzo Clam Gallas, legato alle celebrazioni del Carnevale barocco, permette di sfog‑ giare originali costumi e maschere. Il più prestigioso evento del calendario ceco è però il Ballo dell’Opera, appun‑ tamento all’insegna dell’opulenza e al contempo iniziativa benefica che ogni anno richiama celebrità e aristo‑ cratici. La stagione danzante era già popolare durante l’impero Austroungarico e la Prima Repubblica ma Praga deve aspettare fino al 1948 per avere il proprio Ballo dell’Opera.
Fonte: Taneční škola Vavruška
and professional institutes until 1989, when it became optional. In the last thirty years, the dances and the objective have remained the same but the number of subscribers has decreased, especially in Prague where young people have many other options for their free time. In contrast, adult courses are more popular every year. The tv program StarDance has infused courage and filled courses proving that everyone can move to the rhythm of music. Those who never attempted it in their youth, feel the need with time, maybe because they are invited to a company ball or party. Knowing the basics of dance is once again becoming a social
need. For some it is an opportunity for meeting others and for diversion after a day of work, for others the need to combat stress or keep fit. The Zumba is very popular, since it combines dance and fitness. Finally, there is no lack of men, who having felt satisfied with the first course, enrol in subsequent years. Many come in pairs, while other romances begin with classmates, because the dance floor is also a place that brings men and women together. The schools therefore show no signs of the crisis, being favoured by the number of events offered each season. February is the peak month for parties in sumptuous locations: the
Czechoslovak Ball has illuminated the rooms of the Municipal House for over forty years, the Žofín palace offers romantic evenings on the riverfront and the Crystal Ball at the Clam Gallas Palace, linked to the celebrations of Baroque Carnival, allows you to show off original costumes and masks. The most prestigious event on the Czech calendar, however, is the Opera Ball, an event marked by its opulence and simultaneously an initiative for charity that each year attracts celebrities and aristocrats. The dancing season was already popular during the AustroHungarian Empire and the First Republic, but Prague would have to wait
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Il regime comunista blocca subito la tradizione e il ballo, reintrodotto per pochi anni dopo la Rivoluzione di Vel‑ luto, diventa una ricorrenza annuale solo dal 2009. Alcuni maestri sono scettici a riguardo. Zdeněk Řehák, che non vi ha mai partecipato, lo de‑ finisce “una parata dove ogni tanto si balla un po’”. “I balli di campagna sono più sinceri, si balla di più” gli fa eco Jakub Vavruška, “il Ballo dell’Ope‑ ra è una questione sociale, un modo per incontrare qualcuno, crearsi un biglietto da visita e mangiare buon cibo”. Un esempio dei balli semplici si vede nel film Hoří, má panenko del regista Miloš Forman (1967), comme‑ dia ambientata al ballo dei pompieri di una cittadina ceca. Che sia per il ballo dell’Opera, di cac‑ ciatori o avvocati, per quelli di maturità o universitari, non si può sfigurare. In Cechia perdi credito agli occhi di chiun‑ que se non padroneggi almeno le basi della danza. until 1948 to have its own Opera Ball. The communist regime immediately stopped the tradition and the dance, which was reintroduced for a few years after the Velvet Revolution, became an annual event only in 2009. Some teachers are still skeptical about it. Zdeněk Řehák, who has never participated in it, calls it “a parade where occasionally you dance a little”. “The dance nights in the countryside are more sincere, they dance more”, echoes Jakub Vavruška, “the Opera Ball is a social issue, a way to meet someone, create a business card and eat good food”. An example of these simple balls can be seen in the film Hoří, má panenko from the director Miloš Forman (1967), a comedy which takes place at a firemen’s ball in a small Czech town. Whether it is a for the Opera Ball, for hunters or lawyers balls, for those in high school or university, you can not look bad. In the Czech Republic you lose respect in the eyes of others if you do not master at least the basics of the dance.
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Plzeň onora il re dei pupazzi Plzeň pays homage to the King of puppets Fra gli eventi organizzati nella Capitale europea della cultura del 2015 spicca l’esposizione dedicata al “Walt Disney dell’est”, Jiří Trnka
Plzeň è conosciuta a livello mon‑ diale per la famosissima Pilsner Urquell, ma sono numerosi i nomi illustri legati a questa città. I primi che vengono alla mente potrebbero essere Emil Škoda, Karel Gott o Petr
Čech. Da un punto di vista artistico però, c’è una figura che grandeggia su tutti, ed è quella di Jiří Trnka, il‑ lustratore, animatore e regista. Non c’è quindi da sorprendersi se Plzeň – Capitale europea della cultura del
2015 – dedica in questi mesi una grande mostra a questo artista. Personaggio eccentrico dalla persona‑ lità forte, baffi lunghi e presenza im‑ ponente, il grande regista, animatore e scenografo boemo nasce il 24 feb‑
di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
Among the events organized in the European Capital of Culture of 2015 the exhibition dedicated to the “Walt Disney of the East”, Jiří Trnka, stands out Fonte: Plzen 2015
Jiří Trnka con il figlio Jan / Jiří Trnka and his son Jan
Plzeň is known worldwide for the world-famous Pilsner Urquell, but there are many famous names associated with the city. The first that spring to mind might be Emil Škoda,
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Karel Gott or Petr Čech. From an artistic point of view, however, there is a figure who towers over the others, that of Jiří Trnka, the illustrator, animator and director. It is therefore no surprise
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that Plzeň, European Capital of Culture 2015, has devoted a major exhibition to the artist in recent months. An eccentric, larger than life personality, long moustache and imposing presence,
cinema
braio 1912 a Plzeň, dove trascorrerà tutta l’infanzia e dove scoprirà la sua ragione di vita – l’arte del burattina‑ io. Trnka impara osservando la nonna che confeziona e vende bambole, ma inizia a formarsi professionalmente quando frequenta la scuola del ma‑ rionettista Josef Škupa, uno dei più grandi burattinai cechi. Škupa nota da subito il talento del boemo e gli dà incarichi da assistente, insegnandogli a scolpire, ad abbigliare e a manipo‑ lare i burattini. In tempi difficili per l’economia della famiglia Trnka, è lo stesso Škupa a insistere con i genitori del ragazzo affinché possa seguire le sue inclinazioni e sviluppare le sue doti frequentando la scuola d’arti ap‑ plicate di Praga. Dal 1936 Jiří lavora
come scenografo e illustratore di libri, ma il suo cuore rimane con i buratti‑ ni, i quali negli anni successivi pren‑ deranno vita, sentimenti e pensieri, nelle sue mani. Con l’arrivo dell’effervescente clima del dopo guerra, il regista si avvicina al cinema. Dopo aver fondato lo stu‑ dio Bratři v triku (Fratelli in maglietta) con Eduard Hofman e Jiří Brdečka, nel quale si sarebbero in seguito formati molti disegnatori e registi, l’anima‑ tore riesce, nel giro di un anno, a realizzare ben cinque cortometraggi a disegni animati. Fra quelli impor‑ tanti ricordiamo Zasadil dědek řepu (Il nonno piantò una barbabietola), Zvířátka a Petrovští (Animali e brigan‑ ti ) e Pérák a SS (L’uomo a molla e le
SS). Evidentemente la fase del lungo apprendistato era finita, ed era nato il vero Jiří Trnka, ormai pronto a creare i propri capolavori. Ma torniamo al presente, ed alla sua città natale dove settant’anni dopo il suo esordio cinematografico, viene inaugurata la magnifica esposizione “L’atelier di Jiří Trnka” organizzata con l’aiuto del figlio, Jan, e aperta fino al 10 maggio presso la Galleria della Città di Plzeň. Con dozzine di arredi scenici, disegni ed oggetti, tra gli scopi dell’ini‑ ziativa quello di dimostrare che l’output dell’artista non si limitava esclusiva‑ mente al mondo del cinema. Il boemo era attivo anche nel teatro, illustrava libri, dipingeva e scolpiva. L’esposizio‑ ne, un insieme di 300 piccole creazioni,
Fonte: Flickr
parte dai primi anni a Plzeň, fino agli ultimi a Praga, dove strinse amicizie con figure importanti della vita cultu‑ rale dell’epoca, come l’attore/dram‑ maturgo Jan Werich e il già citato Jiří Brdečka. Fra i tanti oggetti di interesse, vanno evidenziati i primissimi pupazzi del giovane Trnka, il “kinoautomat” con una selezione delle più belle scene dei suoi film e una parte interattiva in cui il pubblico ha la possibilità di mettersi nei panni del regista e creare anima‑ zioni in passo uno, una tecnica per il quale Trnka è diventato famoso. Facciamo un altro salto indietro, all’anno 1946 quando l’animatore vince un premio al festival di Can‑ nes per il cortometraggio Zvířátka a Petrovští, grazie allo stile lirico della
Fonte: Czech Centres
Fotogramma del cortometraggio Ruka / Still from the short The hand
Fotogramma del film Sogno di una notte di mezza estate / A Midsummer Night’s Dream, animation still
the great Bohemian director, animator and set designer was born on February 24, 1912 in Plzeň, where he would spend all his childhood and where he would discover his raison d’être - the art of the puppeteering. Trnka first learnt the trade by observing his grandmother, who manufactured and sold dolls, but began to form professionally when he attended the school of the puppeteer Josef Skupa, one of the greatest in his homeland. Skupa immediately noticed the talent of the Bohemian and gave him a job as an assistant, teaching him to sculpt, dress and manoeuvre the puppets. In a difficult period for the Trnka
and directors formed later, the animator was able, within a time frame of one year, to create five animated short films. Among the most memorable were Zasadil dědek řepu (Grandfather planted a beet), Zvířátka a Petrovští (Animals and robbers) and Pérák a SS (The Springer and the SS men). Evidently, the phase of the long apprenticeship was over, and the true Jiří Trnka was born, now ready to create his own masterpieces. We return to the present, and to his hometown, where seventy years after his film debut, the magnificent exhibition “Atelier Jiří Trnka” organized with the help of his son, Jan, is running
family economically, it was Skupa who persuaded the boy’s parents to allow him to be able to follow his inclinations and develop his skills by attending the School of Applied Arts in Prague. From 1936 Jiří worked as a set designer and book illustrator, but his heart remained with puppets, which in later years, would come to life in his hands, displaying their own feelings and thoughts. With the arrival of the effervescent climate following the war, the director approached the world of cinema. After founding the study Bratři v triku (Brothers in t-shirts) with Eduard Hofman and Jiří Brdečka, in which many illustrators
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until 10 May at the Gallery of the City of Plzeň. With dozens of props, drawings and objects, among the aims of the initiative was to show that the output of the artist was not limited exclusively to the world of cinema. The Bohemian was also active in theatre, he illustrated books, painted and sculpted. The exhibition, a collection of 300 small creations, spans from his early years in Plzeň, to the final ones in Prague, where he made friends with important figures of the cultural life of the time, such as the actor/playwright Jan Werich and the aforementioned Jiří Brdečka. Among the many objects
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sua favola e alle belle musiche che l’accompagnano. Molti considerano questo film come l’opera che pose fine al monopolio di Disney nel mon‑ do dell’animazione, oltre a creare le vere radici del genere in Europa. In seguito, il regista si occupa di soggetti più complessi, realizzando film con tratti più aspri – come in Dárek (Il Re‑ galo, 1946), una personalissima satira sui valori borghesi con uno stile che richiama il surrealismo. Nonostante la grande accoglienza, il regista non è
soddisfatto dall’animazione tradizio‑ nale, che a suo avviso richiede la par‑ tecipazione di troppi mediatori; così, con l’aiuto del burattinaio Břetislav Pojar, comincia a sperimentare con i burattini. Se l’altro grande animatore cecoslo‑ vacco dell’epoca, il suo connazionale Karel Zeman, detto “il George Méliès ceco”, prese la sua ispirazione dall’illu‑ sionista francese e dai romanzi d’av‑ ventura di Jules Verne, Trnka ha sem‑ pre tratto origine dal folklore e dalla
storia nazionale per gran parte della sua opera. Nel 1947 comincia il nuovo percorso artistico con il lungometrag‑ gio Špalíček, noto all’estero come The Czech Year, con cui porta nel cinema la sua esperienza di marionettista e inizia a sfruttare le potenzialità del montaggio. Il film consta di 6 rac‑ conti sulle leggende e usanze della sua patria come il tipico Carnevale (Masopust) o la leggenda di San Pro‑ copio (Legenda o svatem Prokopu). Successivamente alterna adattamen‑
Nonostante il soprannome, Trnka in realtà era, a differenza del magnate americano, puramente un artista Despite the nickname, Trnka was actually, unlike the American tycoon, purely an artist Fonte: Plzen 2015
Gli elefanti del libro per bambini Zahrada, illustrato da Trnka / The elephants from the children’s book Zahrada, illustrated by Trnka
of interest, one must highlight the very first puppets of young Trnka, the “Kinoautomat” with a selection of the most magical scenes from his films, and an interactive part where the audience has the opportunity to take on the role of the director and create stop motion animation, a technique for which Trnka became famous. We take another leap into the past, to the year 1946, when the animator wins a prize at the Cannes Film Festival for the short film Zvířátka a Petrovští, thanks to
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the lyrical style of the fairytale and the beautiful music that accompanies it. Many consider this film as the work that brought an end to the monopoly of Disney in the world of animation, in addition to forming the real roots of the genre in Europe. Later, the director would deal with more complex subjects, producing films with more prickly traits, as in Dárek (The Gift, 1946), a very personal satire on bourgeois values in a style that evokes surrealism. Despite the great reception, the director is not satis-
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fied with traditional animation, which he believes requires the involvement of too many intermediaries, and so, with the help of puppeteer Břetislav Pojar, he begins to experiment with puppets. If the other great Czechoslovak animator of the era, his compatriot Karel Zeman, was dubbed “the Czech George Méliès”, and took his inspiration both from the illusionist French and the adventure novels of Jules Verne, Trnka has always used folklore and the national history of his country as the origin of
cinema
ti di libri cecoslovacchi, come Bajaja (1950), basato sui racconti di Božena Němcová, a racconti stranieri, come in Císařův slavík (1948, L’usignolo dell’imperatore). L’ultima, ispirata da un’opera di Hans Christian Andersen, raggiunge le vette della poesia me‑ scolando realismo a surrealismo. Dopo l’adattamento del “Buon soldato Švejk” di Jaroslav Hašek (1955), Trnka realizza uno dei suoi film più ambizio‑ si, la trasposizione cinematografica di William Shakespeare con Sen noci sva‑ tojanské (1959; Il Sogno di una notte di mezz’estate). Nonostante rimanga un film che divide gli spettatori, ha molto successo all’estero e induce un critico inglese a soprannominare il regista “Walt Disney dell’Est”. Un soprannome ancora in uso, ma va sottolineato che, col senno di poi, il paragone all’icona culturale americana sembra sempre più ingannevole e fuori luogo. Disney fu anche un imprenditore e un ma‑ gnate, e i suoi film puntavano princi‑ much of his work. In 1947 he entered a new artistic path with the feature film Špalíček, known abroad as The Czech Year, which brought his experience as a puppeteer to film, and began to exploit the potential of editing. The film consists of six stories about the legends and traditions of his homeland like the typical carnival (Masopust) or the legend of St. Procopius (Legenda o svatem Prokopu). Subsequently he alternated between adaptations of Czech stories, such as Bajaja (1950), based on the tales of Božena Němcová, foreign tales, such as in Císařův Slavík (1948, The Emperor's Nightingale). In the latter, a work inspired by Hans Christian Andersen, he reaches the peak of his poetry by mixing realism and surrealism to a unique effect. Following his adaptation of “The Good Soldier Svejk” by Jaroslav Hašek (1955), Trnka made one of his most ambitious films, the cinematic adaptation of William Shakespeare with Sen noci svatojanské (1959; A Midsummer Night's Dream). Although it remains a film that
palmente a un pubblico di bambini. Trnka è stato puramente un artista, che faceva film per tutte le età ma forse soprattutto per adulti, e teneva a conservare un’identità nazionale e personale anche quando traeva temi da altre letterature. Anche per il figlio Jan i film di suo padre sono più sofisticati ed emotivi. “Mio padre non si è mai identifica‑
to con Disney, con il suo approccio all’animazione e lo stile kitsch delle sue caratterizzazioni. Ma ha sempre avuto grande stima nei suoi confron‑ ti”, sottolinea il regista che ora si occu‑ pa della tutela dell’eredità del padre, e della restaurazione delle sue opere. Il miglior esempio di questa raffina‑ tezza, che distingue Jiří Trnka dagli altri animatori, viene dal suo ultimo
Fonte: Paris Czech Centre
Jiří Trnka con una delle sue marionette / Jiří Trnka with one of his puppets
divides the audience, it was very successful abroad and induced an English critic to nickname the director "Walt Disney of the East". It is indeed a nickname which is still in use, but it should be emphasized that, in hindsight, the comparison with the American cultural icon seems increasingly misleading and inappropriate. Disney was also an entrepreneur and a business magnate, and his films aimed primarily at an audience of children. Trnka was purely an artist, who made films for all ages, but
perhaps especially for adults, and it was important for him to maintain his national identity and even when he drew inspiration from other sources. Even for his son Jan, the films of his father were more sophisticated and emotional. “My father never identified with Disney’s approach to animation and the kitsch style of his characterizations. However, he always held him in high regard,” said the director who now dedicates his time to safeguarding the legacy of his father, and to the restora-
lavoro – il cortometraggio Ruka (La Mano, 1965). Manifesto per la liber‑ tà artistica, Ruka mostra il destino di un vasaio-scultore che riceve da una enorme mano l’ordine di modellare un monumento enorme a lei dedica‑ to. L’artista rifiuta ripetutamente ed essa, dopo esser ricorsa a doni e soldi per corromperlo, passa alla violenza. Il vasaio viene costretto ad obbedire e, rinchiuso in una gabbia, modella una mano di marmo. Il cortometrag‑ gio profetico, realizzato quattro anni prima della morte del cineasta, ma anche tre anni prima dell’occupazione russa del suo paese e la fine delle ri‑ forme proposte da Alexander Dubček durante la Primavera di Praga, po‑ trebbe essere considerato l’allegoria definitiva sull’artista che fatica dura‑ mente in un regime autoritario. L’ope‑ ra è forse il coronamento del maestro di animazione che oggi, con questa mostra, viene giustamente celebrato dalla sua città natale. tion of his works. The best example of this refinement, which distinguishes Jiří Trnka from other animators, can be found in his final work - the short Ruka (The Hand, 1965). A manifesto for artistic freedom, Ruka tells us the fate of a potter and sculptor who from a huge hand, receives the order to model a large monument dedicated to it. The artist repeatedly refuses, and having attempted to offer gifts and money to bribe him, the hand resorts to violence. The potter is forced to obey, and having been locked in a cage, he sculpts a marble hand. The prophetic short film, made four years before the death of the filmmaker, but also three years before the Russian occupation of his country, and the end of the proposed reforms of Alexander Dubček during the Prague Spring, could be considered the definitive allegory about the role of the artist who toils hard in an authoritarian regime. The work is perhaps the crowning achievement of the master of animation who today, with this exhibition, is justly celebrated in his hometown.
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Alchymist Grand Hotel & Spa
La Ballerina Hotel
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Sardegna Travel è il principale tour operator per la destinazione Sardegna in Repubblica Ceca. Nella stagione estiva garantisce tre voli diretti alla settimana, da Praga su Cagliari e Olbia. I suoi pacchetti turistici offrono una vacanza in alberghi e apparta‑ menti di ogni categoria, oltre a vari servizi turistici: transfer, escursioni ed eventi culturali. Nel 2010 Sardegna Travel ha inaugu‑ rato lo showroom DI, esclusiva vetrina di prodotti sardi, dalla gastronomia alle opere di qua‑ lificati maestri artigiani. Sardegna Travel is the leading tour operator in the Czech Republic for Sardinian destinations. In the summer season it runs three direct flights a week from Prague to Cagliari and Olbia. Our tour packages offer vacations in various categories of hotels and apartments, as well as tourist services: transfers, excursions and cultural events. In 2010, Sardegna Travel opened the DI showroom, an exclusive showcase of traditional Sardinian products, ranging from gastronomy to art-works made by local skilled craftsmen.
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Alitalia Compagnia aerea Airline company Alitalia Compagnia Aerea Ita‑ liana (www.alitalia.com) è una compagnia privata che ha ini‑ ziato ad operare il 13 gennaio 2009. Alitalia è la compagnia di bandiera italiana e serve 103 destinazioni durante la stagione estiva che includono 26 voli sull’Italia e 77 nel resto del mondo. Alitalia opera 186 rotte per un totale di 2361 voli. La flotta di Alitalia è una delle più giovani in Europa, i suoi aerei hanno un’età media di sette anni. Nel 2012 Alitalia ha trasportato 24,3 milioni di passeggeri. Alitalia Compagnia Aerea Italiana (www.alitalia.com) is a private company that began operations on January 13, 2009. Alitalia is Italy’s flagship carrier and serves 103 destinations during the summer season, including 26 in Italy and to 77 destinations worldwide. Alitalia operates 186 routes for a total of 2361 flights. Alitalia’s fleet is among the youngest in Europe, with an average aircraft age of seven years. In 2012, Alitalia transported 24.3 million passengers.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic
Italia Arte Fest
Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@gmail.com www.umbriamusicfest.it
Non Profit
Restaurants and Food
Tourism
culture
Progetto RC suggests
Trattoria Rugantino 2
Assis
Trattoria pizzeria italiana
Associazione Onlus
La Trattoria Rugantino II nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastro‑ nomica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare direttamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali ac‑ compagnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The Trattoria Rugantino II was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.
ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha av‑ viato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.
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Quel sapere nascosto nella pietra That knowledge hidden in stone Simbologia e arte sui palazzi praghesi (seconda parte) di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
Symbolism and art on the buildings of Prague (part two)
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Attraversato il Ponte Carlo, proseguia‑ mo lungo l’antica Via Reale sull’asse Est-Ovest della città, alla scoperta dei simboli più affascinanti e misteriosi dei palazzi praghesi, ripercorrendo il cammino, concreto e simbolico al tempo stesso, che i Re cechi dovevano After crossing Charles Bridge, we continue along the ancient Royal Route going from the east to the west of the city, in order to discover the most fascinating and mysterious buildings in Prague, retracing the path, physical and symbolic at the same time, that the Czech Kings had to make before being crowned on the hill of Hradčany. We are located in Malá Strana, the most picturesque district in Prague, and the richest in history. Its baroque churches, stone streets and noble palaces displaying magnificent decorations, are precious treasures that conserve anecdotes, stories, legends and still hide many secrets to be revealed. At number 4 of Mostecká Street, with the bridge right behind us, we come across a very interesting symbol. On the facade of an elegant building you see a black bear with a long golden
All’orso nero / At the black bear
chain around its neck. According to legend, the house belonged to a rich widow in love with a bear tamer, who died before they could tie the knot. She then decided to remember him by putting the symbol on the building. We mustn’t forget, however, that
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on the Royal Route each symbol has a hidden meaning. In alchemy the bear represents the unconscious and the primordial instincts of violence and irrationality, while black is the symbol of the “raw material” that needs to be perfected. The gold chain that holds
cultura culture
compiere prima di essere incoronati sulla collina di Hradčany. Ci troviamo a Malá Strana, il quartiere più suggestivo e ricco di storia di Pra‑ ga. Le sue chiese barocche, le stradi‑ ne di pietra e i palazzi nobiliari dalle magnifiche decorazioni sono scrigni preziosi che custodiscono aneddoti, storie, leggende e celano ancora mol‑ ti segreti da svelare. Al numero 4 della via Mostecká, con il Ponte immediatamente alle nostre spalle, ci imbattiamo in un simbolo
molto interessante. Sulla facciata di un elegante palazzo si vede un orso nero con al collo una lunga catena dorata. Secondo una leggenda, in questa casa viveva una ricca vedova innamorata di un domatore di orsi che però morì pri‑ ma che potessero convolare insieme a nozze. Lei decise allora di ricordarlo mettendo questo simbolo sul suo pa‑ lazzo. Non dimentichiamo, però, che sulla Via Reale ogni simbolo ha anche un significato recondito. In alchimia l’orso rappresenta l’inconscio e gli istinti
primordiali di violenza e irrazionalità, mentre il nero è il simbolo della “mate‑ ria prima” che necessità di essere perfe‑ zionata. La catena d’oro che lo tiene pri‑ gioniero, significa invece la forza della ragione e della virtù capace di frenare gli istinti. Vincere le passioni! Questo il significato occulto del simbolo. Poco più avanti, al n.20, troviamo un altro emblema intrigante: Tre anel‑ li d’oro congiunti che formano una catena. Il palazzo era conosciuto con il nome “Ai tre anelli” già nel 1635.
Secondo una leggenda il simbolo fu voluto da un padre per ricordare il matrimonio delle sue tre figlie che presero marito tutte lo stesso giorno. Ma quello dei tre anelli è anche un antichissimo simbolo magico legato al culto femminile della Dea Madre. Questi, intrecciati tra loro, rappresen‑ tano il ciclo della vita: nascita, matu‑
Al leone rosso / At the red lion
him captive, means the power of reason and virtue capable of restraining his instincts. Overcoming your passions! This is the hidden meaning of the symbol. A little further, at number 20, we find another intriguing emblem: three
gold rings joined together that form a chain. The building was known as “The three rings” as early as 1635. According to the legend, the symbol was wanted by a father to commemorate the marriage of his three daughters who all became wives the same day.
However, the three rings are also a very ancient magic symbol connected with the feminine cult of the Mother Goddess women. These are intertwined with each other, representing the cycle of life: birth, maturity and death, all ineluctably connected. We deviate, for a moment, from the Royal Route to end up on Vlašská, the ancient “Street of the Italians” where, at number 2, we find the house “U zlaté váhy” which takes its name from the symbol on its facade: a large gold two-armed scale. This symbol dates back to the late sixteenth century. It is said that a young girl lived in this house, who was in love with one of the many Italians who lived in the neighborhood of Malá Strana at the beginning of the sixteenth century. The Italian had promised to marry her, but always postponed the wedding day
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rità e morte, tra loro ineluttabilmente connesse. Deviamo per un attimo dalla Via Re‑ ale per recarci in via Vlašská, l’antica “Via degli italiani” dove, al n.2, trovia‑ mo la casa “U zlaté váhy” che prende il nome dal simbolo sulla sua facciata: una grande bilancia d’oro a due brac‑ cia. Questo simbolo risale alla fine del XVI sec. Si narra che in questa casa vivesse una giovane ragazza innamorata di uno dei molti italiani che abitavano nel quartiere di Malá Strana fin dagli inizi del XVI secolo. L’italiano aveva promesso che l’avrebbe sposata, ma rimandava sempre il giorno delle noz‑ ze adducendo motivi vari, tra cui i suoi lunghi e frequenti viaggi di lavoro. Da uno di questi viaggi l’italiano non tor‑ nò più, e la donna, ormai avanti negli anni e schernita da tutti, impazzì e decise che al ritorno dell’amante lo avrebbe ucciso. Mise allora sulla sua porta il simbolo della bilancia, tra‑ dizionale emblema della giustizia, a indicare la legittima punizione che lo attendeva. Ritorniamo sui nostri passi e prendia‑ mo la Via Nerudova, sicuramente la for various reasons, including his long and frequent trips. The Italian never returned from one of his trips, and the woman, now older in age and mocked by everyone, went mad and decided to kill her lover on his return. She then put the symbol of scales on her door, the traditional emblem of justice, indicating the legitimate punishment that awaited him We retrace our steps and enter Nerudova Street, surely the most famous in Prague, leading up to the castle with its historical buildings, rich in symbols. At number 6 of this street, a small baroque building shows a drawing of a red eagle with outstretched wings, and feet resting on a promontory of the same colour. The eagle has a very complex and varied symbolism, but the red one in particular is a solar symbol of self-regeneration. It was believed, in
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L’aquila d’oro / The golden eagle
via più nota di Praga, che sale verso il castello con i suoi palazzi storici ricchi di simboli. Al n.6 di questa via, un piccolo pa‑ lazzo barocco riporta il disegno di un’aquila rossa con le ali spiegate e le zampe appoggiate su un promonto‑ rio dello stesso colore. L’aquila ha una simbologia molto complessa e varia, ma quella rossa in particolare è un simbolo solare di autorigenerazione. Si credeva, infatti, che questo anima‑ le una volta anziano avesse il potere, attraverso un doloroso processo, di rigenerarsi bruciando le sue ali e il velo che le copriva gli occhi al calore del sole, e dopo essersi immersa tre
volte in una fonte tornava ad essere giovane e vigorosa. Poco distante, al n.11, ritorna il colore rosso e il simbolo dell’agnello sul pa‑ lazzo “U červeného beránka”. L’agnello, simbolo per eccellenza di innocenza e mansuetudine, è indissolubilmente legato alla tradizione Cristiana e rife‑ rito al sacrificio di Cristo. Il Rosso è il simbolo del martirio necessario alla redenzione, ma anche della natura divina. Siamo nell’ultimo tratto della Via Reale che equivale all’ultima parte della Grande Opera alchemica, dove predominano i colori rosso e oro. Nel 1705 il famoso architetto ceco-ita‑ liano Jan Blažej Santini Aichel acquistò
su questa via due case, rispettivamente ai numeri 14 e 16. Quest’ultimo edifi‑ cio è chiamato “U zlaté číše”, per via del simbolo di un calice dorato che sovra‑ sta l’entrata. Prima di Santini nell’edi‑ ficio vissero anche il maestro orafo Jan Schumann e lo scultore e stuccatore barocco italiano Giovanni Pietro Pal‑
The lamb, the symbol of innocence and gentleness par excellence, is inextricably linked to the Christian tradition and refers to the sacrifice of Christ. Red is the symbol of martyrdom needed for redemption, but also of the divine nature. We are in the final stretch of the Royal Route which represents the last part of the Great Work of alchemy, where red and gold colours dominate.
In 1705, the famous Italian-Czech architect Jan Blažej Santini Aichel bought two houses on this street, at numbers 14 and 16, respectively. The latter building is called “U zlaté číše” because of the symbol of a golden chalice which towers over the entrance. Before Santini, even the master goldsmith Jan Schumann and the Italian Baroque sculptor and plasterer Giovanni Pietro Palliardi, lived in the
Alla bilancia d’oro / At the golden scale Il calice d’oro / The golden goblet
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fact, that once this animal got older, it had the power, through a painful process, to regenerate by burning its wings and the veil that covered its eyes from the warmth of the sun, and after immersing itself three times in a fountain, it returned to being young and vigorous. Nearby, at number 11, the red colour and the symbol of the lamb return on the building “U Červeného Beránka”.
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liardi. Sicuramente il simbolo del ca‑ lice sull’edificio indicava il mestiere di orafo di uno dei suoi proprietari, ma il calice, come è risaputo, ha un simboli‑ smo molto ricco e può essere l’emble‑ ma dell’immortalità e contenitore del principio di vita eterna. Continuando a salire, al n. 26, trovia‑ mo un’altra aquila, ma al contrario di quella rossa più sotto, questa è posata a terra con le ali chiuse ed è comple‑ tamente d’oro. Forse rappresenta la conclusione del processo di rigenera‑ zione e perfezionamento alchemico iniziato al n.6. Una grande chiave e una ruota, en‑ trambe d’oro, ornano le facciate degli
edifici ai numeri 27 e 28, mentre al n. 35, un essere alato sembra indi‑ care qualcosa a chi percorre la via… Chissà se ha qualcosa in comune con quello all’inizio del cammino, al n. 29 di via Celetná… A quest’altezza della via Nerudova, in pochi metri sono concentrati una serie di interessanti ed enigmatici simboli. Al n. 41 un magnifico leone rosso stringe in una zampa un calice d’oro contenen‑ te l’ elisir di lunga vita. Come abbiamo detto siamo quasi alla fine dell’Opera, rappresentata dal leone rosso che in alchimia indica la materia rossa di‑ morante sul fondo del vaso alchemico prima della sublimazione e del suo
perfezionamento finale, terzo grado dell’iniziazione collegato al Fuoco. Ma ancora non tutto è compiuto, e il rischio di fallire nella Grande Opera è reale. Il leone, infatti, tiene la testa rivolta all’indietro come se stesse guardando l’altro simbolo che si trova sull’edificio adiacente, al n. 43: un inquietante crostaceo verde. È il segno zodiacale del cancro che indi‑ ca il Solstizio d’estate e il diminuire progressivo della luce. La pulsione vitale non è ancora completamente sotto il dominio della ragione. È lo stesso animale presente nel XVIII Arcano Maggiore dei tarocchi, “La luna”, e simboleggia le temibili for‑
ze dell’inconscio che l’iniziato deve sempre tenere a bada. Il nostro viaggio finisce al n. 47 del‑ la Nerudova, presso la casa “U dvou slunců”. L’edificio in cui visse il poeta Jan Neruda, dal quale la strada pren‑ de il nome, è decorato con un simbolo particolarmente bello e complesso che indica la conclusione della Via Reale e, al tempo stesso, simbolizza la realizza‑ zione dell’Opera degli alchimisti. Due soli dal volto umano, simili ma non per‑ fettamente identici, all’interno di una cornice di pietra alle cui estremità due volti di profilo guardano in direzioni op‑ poste. Tra i due volti, e sopra ai due soli, un altro volto umano in pietra domina la scena. Sotto, in lettere dorate, la scritta “IHS” sovrasta un cuore, sempre d’oro, dal quale scaturiscono delle fiam‑ me. A questo punto del percorso il let‑ tore attento, dotato di volontà, buona intuizione e magari di un vecchio libro di alchimia saprà sicuramente decifrare questi simboli affascinanti e decifrare il misterioso insegnamento che celano.
with closed wings and is completely golden. Perhaps it is the conclusion of the process of regeneration and alchemical improvement which started at no. 6. A big key and a wheel, both gold, adorn the walls of buildings at the numbers 27 and 28, while at no. 35, a winged being seems to point out something to those following the path... One wonders if it has something in common
with the one at the beginning of the journey, at 29 Celetná Street ... At this height of Nerudova Street, within a few metres is a concentration of a number of interesting and enigmatic symbols. At n. 41 a magnificent red lion stretches its paw out towards a golden cup containing the elixir of life. As we said, we are almost at the end of the Work, the red lion in alchemy indicates the red matter dwelling on the bottom of the alchemical pot before the final sublimation and refinement, the third degree of the initiation connected to the fire. However, it is not over yet, and the risk of failure in the Great Masterwork is real. The lion, in fact, has its head facing backwards as if it were looking at the other symbol on the adjacent building, at no. 43: an eerie green crustacean. It is the zodiac sign of Cancer which indicates the Summer Solstice and the gradual decrease of light. The vital force still isn’t fully under the rule of reason. It is the same animal which is present in the eighteenth Major Arcana of the Tarot deck, “the Moon”, and
symbolizes the fearsome forces of the unconscious that the initiated must always keep at bay. Our journey ends at no. 47 of Nerudova, at the house “U dvou slunců”. The building in which Jan Neruda lived, the poet after whom the street is named, is decorated with a particularly beautiful and complex symbol that indicates the end of the Royal Route and at the same time, symbolizes the realization of the Work of the alchemists. Two suns with human faces, similar but not identical, within a stone frame in which at each end are two faces looking at each other in opposite directions. Between the two faces, and above the two suns, another stone human face dominates the scene. Below, in gold letters, the writing “IHS” towers over a heart, also gold, from which the flames rise. At this point of the journey the careful reader, gifted with will, good intuition and maybe an old book of alchemy, will surely know how to decipher these fascinating symbols and the mysterious teachings they conceal.
Ai due soli / At the two suns
building. Surely the symbol of the cup on the building indicated the craft of the goldsmith of one of its owners, but the cup, as it is known, has a very rich symbolism and can be the symbol of immortality and the container of the principle of eternal life. Having continued to climb, we reach number 26, where another eagle is found, but instead of the red one below, this one is placed on the ground
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Il figlio adottivo del calcio italiano The adopted son of Italian football Dalle prigioni naziste alla conquista dello scudetto con la Juventus. L’incredibile storia di Čestmír Vycpálek, nato a Praga ma palermitano d’adozione di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice
From Nazi prisons to winning the Scudetto with Juventus. The incredible story of Čestmír Vycpálek, born in Prague but adopted by the city of Palermo
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Leale, comprensivo, cordiale con tutti: un eroe impossibile da dimenticare. Čestmír Vycpálek è riuscito nella diffi‑ cile impresa di entrare nei cuori degli amanti del nostro calcio. “Uomo all’an‑ tica ma allenatore moderno”: dopo una bella carriera da calciatore, il bion‑ do praghese si è fatto apprezzare nel ruolo di tecnico alla guida di Juventus e Palermo, società che lo ricordano come colui che preferiva la persuasione al co‑ mando. Una personalità al di fuori del comune, entrata di diritto nella “Hall of Fame” delle due società. Nasce a Praga, quartiere di Letna, all’indomani della prima guerra mondiale e sin dalla più tenera età si
Loyal, understanding, friendly to everyone: a hero impossible to forget. Čestmír Vycpálek succeeded in the difficult task of entering into the hearts of lovers of our football. “An old-school man but a modern coach,” after a decent career as a footballer, the Prague-born blond earned respect in the role of a coach leading Juventus and Palermo, clubs which now remember him as one who preferred persuasion to commands. A personality describable as out of the ordinary, who rightfully entered the “Hall of Fame” of both clubs. Having been born in Prague in the district of Letna, the day after the First World War, from an early age he fell in love with that ball made of fabrics with which spent entire days with friends in the Park of Stromovka, the first major opportunity for Često
Čestmír Vycpálek
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sport
foto: HJM
innamora di quella palla di pezza con cui trascorre intere giornate insieme ai suoi amici al Parco della Stromo‑ vka, primo palcoscenico delle grandi doti tecniche di Cesto. Già da piccolo incanta con giocate d’alto profilo e anche il padre rimane colpito dalle sue gesta, sognando di vederlo gio‑ care con la maglia della sua squadra del cuore, lo Slavia Praga, che insieme seguono tutte le domeniche allo Sta‑ dio Spartan. La mamma però ha altri progetti per lui: vuole che si diplomi. Čestmír inizia a frequentare la scuola elementare e all’età di 10 anni passa alle giovanili dello Slavia. Anche la sua carriera scolastica va a gonfie to display his great technical abilities. Already as a child he would enchant onlookers with quality moves, and even his father was impressed by his exploits, dreaming of seeing him play in the shirt of his favorite team, Slavia Prague, who they would watch together every Sunday at the Spartan Stadium. His mother, however, had other plans for him, she wanted him to graduate. Čestmír began attending primary school, and at the age of 10 ended up in the Slavia youth team. Even his school career was booming. He passed his exams with flying colors first at Middle school, and then at the Business Academy, where he graduated. Having finished school, he was promoted to the first team, much to the delight of his father Přemysl, thanks to his impressive technical skills, includ-
vele: supera a pieni voti prima il gin‑ nasio e poi l’Accademia Commerciale, conseguendo il diploma. Terminata la scuola, viene aggregato in prima squadra, per la gioia di papà Přemysl, grazie alle sue doti tecniche impres‑ sionanti: gran controllo di palla, una
notevole visione di gioco e soprattut‑ to un’intelligenza tattica al di fuori della norma. Nel 1941, viene mandato a farsi le ossa allo Židenice, una squadra di Brno, partecipando all’impresa della salvezza grazie alla straordinaria me‑ dia realizzativa di 19 gol in 19 incontri disputati. L’anno successivo torna a vestire la maglia dello Slavia, con cui conquista il titolo, collezionando 36 presenze e 15 gol. Tutto sembra an‑ dare nel verso giusto, ma la tragedia della guerra e della occupazione na‑ zista incombe. Nell’ottobre 1944, Čestmír viene in‑ ternato nel lager di Dachau in Bavie‑ ra. Qui vive il periodo più scuro della sua vita, come racconta lui stesso. «Ero uno scheletro vivente con una
foto: HJM
Čestmír Vycpálek in compagnia di Gianni Agnelli/ Čestmír Vycpálek with Gianni Agnelli
ing great ball control, a remarkable vision of the game and especially a rare tactical intelligence. In 1941, he was sent to gain experience at Židenice, a Brno team, participating in the miracle of salvation thanks to the extraordinary scoring average of 19 goals in 19 matches played. The following year he returned to play for Slavia, who won the title, collecting 36 appearances and scor-
ing 15 goals. Everything seemed to be heading in the right direction, but the tragedy of war and the Nazi occupation was looming. In October 1944, Čestmír was interned in the concentration camp of Dachau in Bavaria. It was here where he lived through the darkest period of his life, as he himself explains. “I was a living skeleton with a striped jacket, who was clutching the barbed wire of the
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casacca a righe, che stringeva il filo spinato del campo di concentramen‑ to. Solo chi è passato attraverso que‑ ste esperienze, può capire che valore ha la vita e non impressionarsi più di nulla». A riportare queste sue parole è il libro “Da Dachau al tricolore”, una dettagliata biografia del calciatore cecoslovacco dello scrittore italiano Stefano Bedeschi . Čestmír però ce la fa a sopravvivere e nell’immediato dopoguerra torna ad indossare la maglia dello Slavia. Nello stesso anno esordisce anche in Nazio‑ nale, della quale diventa un pilastro per anni. Nel 1946 lo nota, fra i giovani dello Slavia, il segretario generale della Ju‑ ventus Artino, il quale si innamora del suo talento e lo porta a Torino. Il mi‑ ster Cesarini lo fa esordire il 6 ottobre 1946, contro il Milan e Vycpálek im‑ pressiona subito il popolo juventino, realizzando all’esordio un assist e la rete del momentaneo 2 a 3 (l’incontro finirà sul risultato di 3 a 3). In quella stagione, la Juventus arriva al secon‑ do posto; Cesto colleziona 27 presen‑ ze e 5 gol, prima del trasferimento al Palermo. Qui si consacra definitiva‑ concentration camp. Only someone who has gone through these experiences can understand what the value of life is, and can no longer be shocked by anything else.” These words were quoted in the book “From Dachau to the tricolour flag”, a detailed biography of the Czechoslovakian footballer from the Italian writer Stefano Bedeschi. Čestmír however manager to survive, and would go back to wearing the Slavia colours straight after the war. In the very same year he also made his debut in the National team, for which he became a mainstay for years. In 1946 he is noticed, among the young Slavia players, by the secretary general of Juventus Artino, who falls in love with his talent and brings him to Turin. The coach Cesarini made him debut on October 6, 1946, against Milan, and Vycpálek immediately impresses
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mente, conquistando anche due re‑ cord: è il primo giocatore straniero in Serie A sia ad aver indossato la fascia da capitano che ad aver realizzato una tripletta (23 ottobre 1949, il Palermo batte 3 a 0 la Roma). Resta alla corte del club rosanero per cinque stagioni, accumulando 143 presenze e 23 gol. A Mondello nasce anche suo figlio,
Juventus, providing an assist and the goal of the momentary 2-3 (the match would end 3-3). In that season, Juventus arrived in second place with Cesto getting 27 appearances and five goals, before his transfer to Palermo. It was here where he provided us with a definitive confirmation of his quality, establishing two records: being the first foreign player in Serie A is to wear a captain’s armband, and also to score a hat-trick (October 23, 1949,
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Cestino, che scompare tragicamente il 5 maggio 1972 in un incidente aereo a pochi chilometri dall’aeroporto di Punta Raisi di Palermo. Nel 1952, Čestmír si trasferisce a Parma, dove disputa le ultime 6 sta‑ gioni da calciatore. In quel periodo il Parma non vive di certo un gran mo‑ mento storico, disputando il campio‑ nato di Serie C. Ma nel suo secondo anno di permanenza, Cesto compie una vera e propria impresa insieme ai suoi compagni, conquistando un’insperata promozione nella serie cadetta. Poi, nel 1958, all’età di 37 anni, Čestmír decide di appendere le scarpette al chiodo, per vestire i panni di allenatore. Nonostante l’iniziale progetto di tor‑ nare in patria una volta terminata la carriera di calciatore, Čestmír alla fine preferisce stabilirsi in Italia e accetta la proposta di diventare l’allenatore del Palermo, con cui raggiunge subito la promozione in Serie A. Poi, dopo un improvviso esonero, la sua carriera
prosegue provvisoriamente nelle se‑ rie minori: Siracusa, Valdagno, Juve Bagheria e Mazzara del Vallo. Intanto arriviamo al 1968, quando l’Armata Rossa soffoca la “Primavera di Praga” e occupa la Cecoslovacchia. Fu proprio in quell’anno che Vycpálek viene raggiunto a Palermo dal giova‑ ne Zdeněk Zeman, figlio della sorella di Cesto, che lo segue nella attività di allenatore. Nei primi mesi del 1971 Čestmír viene chiamato dall’amico ed ex compagno di squadra, Giampiero Boniperti, ad allenare gli Allievi della Juventus, per trasmettere ai giovani la sua passione nei confronti di questo sport. Trascorro‑ no pochi mesi e Cesto si trova improv‑ visamente a guidare la prima squadra, dopo il forfait di Armando Picchi, costretto a lasciare per una grave ma‑ lattia. La prima stagione da allenatore della Juventus termina con il 4° posto in campionato e con la finale di Coppa delle Fiere, persa contro il Leeds. Nella stagione successiva, Vycpálek allesti‑
Palermo beat Roma 3 goals to 0). He remained with the rosaneri for five seasons, gathering 143 appearances and 23 goals. It was also in Mondello where he witnessed the birth of his son Cestino, who was tragically killed on May 5, 1972 in a plane crash a few miles from the airport of Punta Raisi of Palermo. In 1952, Čestmír moved to Parma, where he spent his last six seasons as a player. In that period Parma were certainly not going through a great moment in their history, participating only in Serie C. However, in his second year, Cesto achieved an incredible feat along with his teammates, by gaining an unexpected promotion to the Second division. Subsequently, in 1958, at age 37, Čestmír decided to hang up his boots, in order to take on the role of coach. Despite the initial plan to return home once his playing career was over, Čestmír eventually preferred to settle in Italy and accepted an offer to become the coach of Palermo, who had then earned promotion into Serie A. After-
wards, following a sudden dismissal, his career continued provisionally in the lower divisions:Siracusa, Valdagno, Juve Bagheria e Mazzara del Vallo. Meanwhile, we return to 1968, when the Red Army suffocated the “Prague Spring” and occupied Czechoslovakia. It was in that year when Vycpálek was joined in Palermo by the young Zdeněk Zeman, the son of Cesto’s sister, who followed him into coaching. In early 1971 Čestmír was called by his friend, and former teammate Giampiero Boniperti, to coach the Juventus youth team, and transmit his passion towards the sport to the young players. A few months passed and Cesto, the diminutive form of his name used, suddenly found himself at the helm of the first team, after the forfait of Armando Picchi, who was forced to leave due to a serious illness. His first season as coach of Juventus ended in a 4th place in the league, and reaching the final of the Fairs Cup, which was lost against Leeds. The following season, Vycpálek assembled a fearsome, impressive
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sce uno squadrone: la Vecchia Signora conquista lo scudetto in volata, con un punto di vantaggio su Milan e Torino. Successo bissato la stagione seguente con un’altra vittoria. Questa volta la Ju‑ ventus vince il tricolore al cardiopalma, grazie al gol di Cuccureddu negli ultimi istanti della stagione sul campo della Roma e alle contemporanee sconfitte del Milan in casa del Verona e della Lazio contro il Napoli. Ma non è tutto: sempre nella stagione 1972/1973, i bianconeri arrivano ad un passo dalla conquista della Coppa dei Campioni, arrendendosi solo nella finale di Bel‑ grado, al cospetto dell’Ajax di Cruijff. Čestmír Vycpálek lascia così la pan‑ china della Juve a Carlo Parola, diven‑ tando talent scout per la società bian‑ conera. È in quelle vesti che nel 1989 porta alla Juventus, dal Messina, Toto Schillaci, che appena un anno dopo diventerà l’eroe di Italia 90. Cesto muore il 5 maggio 2002, esatta‑ mente 30 anni dopo il figlio, nel gior‑ no del 26° scudetto dei bianconeri,
Targa in ricordo di Vycpálek a Palermo, in presenza di Zeman / Vycpálek‘s commemorative plaque in Palermo, with Zeman
anche questo in rimonta proprio come quello del 1973. Ancora oggi a Torino, sponda bianconera, e Palermo lo ricor‑ dano come un eroe. Lo scorso anno gli
è stato dedicato il piazzale antistante lo Stadio Renzo Barbera di Palermo. Un momento di grande commozione sia per i palermitani che per il nipote
Čestmír Vycpálek, secondo in piedi da sinistra, nella formazione del Palermo 1950/51/ Čestmír Vycpálek , second standing from left, in Palermo’s football team in 1950/51
squad, with the Old Lady winning the league title in the final sprint, with one point more than Milan and Turin. It was a success repeated the follow-
ing season with another league title. This time Juventus won the tricolore in the most thrilling manner, thanks to the goal from Cuccureddu in the final
minutes of the season on the pitch of Roma, while meanwhile Milan were defeated away to Verona, and Lazio were beaten by Napoli. However that
Zeman, invitato speciale dell’evento. Nel ricordo di un grande uomo che è riuscito ad entrare in punta di piedi nella storia del football nostrano. is not all. It was also in the 1972/1973 season, when the Bianconeri came one step away from winning the European Cup, losing only in the final in Belgrade, in the presence of Cruyff's Ajax side. Čestmír Vycpálek then left the bench of Juventus to Carlo Parola, becoming instead a talent scout for Juventus. It was in that role that in 1989, he brought Toto Schillaci from Messina to Juventus, who just a year later to become the hero of Italy 90. Cesto died on May the 5th, 2002, exactly 30 years after his son, on the day of the 26th league title of the Bianconeri, which was also a comeback much like the title of 1973. Even today in Turin, the black and white side of the city, and in Palermo, they remember him as a hero. Last year he had the square in front of the Renzo Barbera Stadium in Palermo dedicated to him. An emotional moment for both Palermo and the grandson Zeman, a special guest of the event, in memory of a great man who was able to tiptoe into the history of our national football.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Nascono i Večerníček The Večerníček is born 50 anni fa 50 years ago
Večerníček – potremmo dire “Fiabe della buonanot‑ te” – è il programma televisivo per bambini, della du‑ rata di 10 minuti circa, in onda dal 2 gennaio del 1965 sulla Československá Televize (oggi Česká televize). Il programma, che prima del 1993 era trasmesso sia in lingua ceca, sia in slovacco, prese il posto di “Stříbrné zrcátko” in onda dal 1963 e ispirato alla trasmissione per bambini tedesca “Sandmännchen”. “Večerníček” viene ancora trasmesso ogni giorno alle 18:45, prima che i bambini vadano a letto, ed è parte integrante, ormai, della cultura ceca e slovacca. Ideatore del pro‑ gramma e disegnatore è stato Milan Nápravník, ma nel corso degli anni, illustri disegnatori, sceneggiatori e scrittori, sia cechi che slovacchi, hanno partecipato al progetto. Dal 1973 “Večerníček” viene trasmesso a colori. Nella versione ceca, nel corso della sigla di apertura, si vede un bambino animato con in testa un cappello di carta che saluta il pubblico con il classico: “Dobrý večer”, mentre lancia fogli di carta e cavalca un cavallo a dondolo che si trasforma prima in un’au‑ tomobile e poi in un monociclo.
Louis Armstrong conquista Praga Louis Armstrong conquers Prague 50 anni fa 50 years ago
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Večerníček, which we could call “bedtime stories”, is the children’s TV program, about 10 minutes long, which was aired from January 2, 1965 on Československá Televize (now Česká televize). The program, broadcast in both Czech and Slovak languages before 1993, replaced “Stříbrné zrcátko”on air from 1963, which was inspired by the German children’s program “Sandmännchen”. “Večerníček” is still broadcast every day at 18:45, just before the kids go to bed, and is an integral part, now, of Czech and Slovak culture. The Program’s main creator and illustrator was Milan Nápravník, but over the years, famous illustrators, screenwriters and writers, both Czech and Slovak, have participated in the project. Since 1973 “Večerníček” has been broadcast in colour. In the Czech version, during the opening credits, we see an animated child wearing a paper hat who greets the audience with the classic: “Dobrý večer”, while throwing sheets of paper and rides a rocking horse that turns first in a car and then into a unicycle.
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Il 10 marzo del 1965, il trombettista e cantante statunitense Louis Daniel Armstrong, noto anche con il soprannome di “Satchmo” o “Pops”, tra i più famosi musicisti jazz del XX secolo, e tra i più apprezzati di sempre, visitò la Cecoslovacchia e vi rimase per 10 giorni, tenendo a Praga un concerto che riscosse un enorme successo. Lo spettacolo si tenne presso la Sala spettacoli del “Lucerna”, nei pressi di Piazza Venceslao. A presentare il concerto furono l’attore televisivo Jiří Suchý e il composi‑ tore, musicista e cantante Jiří Šlitr, entrambi pro‑ tagonisti della musica pop e del teatro ceco degli anni ’60. Armstrong visitò il teatro “Semafor”, fon‑ dato da Jiří Suchý e Ferdinand Havlík nel 1959, che nel corso degli anni sarebbe stato un importante trampolino di lancio per famose star ceche come Karel Gott e Hana Hegerová. Nel corso del suo sog‑ giorno praghese, l’artista americano ebbe modo di assaggiare la tipica cucina ceca e incontrare personalità importanti della cultura del Paese.
On 10 March 1965, the American trumpeter and singer Louis Daniel Armstrong, also known by the nicknames of “Satchmo” or “Pops”, one of the most famous jazz musicians of the twentieth century, and among the most popular of all time, visited Czechoslovakia, where he remained for 10 days, to hold a concert in Prague which was a huge success. The show was held at the Theatre hall of the “Lucerna” building, near Wenceslas Square. The presenters of the concert were the television actor Jiří Suchý and the composer, musician and singer Jiří Šlitr, both protagonists of pop music and the Czech theatre of the 60s. Armstrong visited the theatre “Semafor”, founded by Jiri Suchý and Ferdinand Havlík in 1959, which over the years would be an important springboard for famous stars like Czech Karel Gott and Hana Hegerová. During his stay in Prague, the American artist was able to try the traditional Czech cuisine and meet many important cultural personalities of the country.
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storia history
Il bombardamento di Praga The bombing of Prague 70 anni fa 70 years ago
Per quello che fu definito un “errore di navigazione”, il 14 febbraio del 1945, giorno di San Valentino e Mercoledì delle Ceneri, ormai quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Praga fu bombardata dall’Aviazione americana nel corso di una missione in programma dal 13 al 15 febbraio che aveva come obiettivo la città di Dresda. A sganciare le bombe furono 62 bombardieri B-17 che lanciarono sulla capitale Cecoslovacca 250 bombe, per un totale di 58 tonnellate di esplosivo. I bombardieri partirono dalla base di Nuthampstead, in Gran Bretagna. Sul‑ la zona abitata della città furono sganciate 50 ton‑ nellate di bombe, da Radlice a Nákladové Nádraží Žižkov. Furono colpite le zone di Radlice, Vyšehrad, Zlíchov, Karlovo náměstí, Nusle, Vinohrady, Vršovice e Pankrác. Morirono 701 persone e altre 1184 rima‑ sero ferite. 183 edifici furono distrutti tra cui alcuni palazzi storici come il Monastero di Emmaus, la Casa di Faust e la Sinagoga di Vinohrady. Le vittime furono quasi tutte civili. Nessun obiettivo sensibile tedesco fu centrato dalle bombe.
Due to what was labelled as a “navigational error”, on 14 February 1945, Saint Valentine’s Day and Ash Wednesday, almost at the end of World War II, Prague was bombed by the US during a mission scheduled on February 13 to 15 that targeted the city of Dresden. The bombs were dropped by 62 B-17 bombers that launched 250 bombs at the Czechoslovak capital, a total of 58 tons of explosives. The bombers set off from the base of Nuthampstead, in Britain. In the residential area of the city 50 tons of bombs were dropped, from Radlice to Nákladové Nádraží Žižkov. The areas of Radlice, Vyšehrad, Zlíchov, Karlovo náměstí, Nusle, Vinohrady, Vršovice and Pankrác were all affected. 701 people died and 1184 others were injured. There were 183 buildings destroyed, including historical buildings such as the Monastery of Emmaus, the House of Faust and the Synagogue of Vinohrady. The victims were almost all civilians. No German target seemed to be hit by the bombs.
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Nasce Jan Opletal, lo studente ucciso dai nazisti Jan Opletal, the student killed by the Nazis, was born
100 anni fa 100 years ago
Nato il 1 gennaio del 1915, Jan Opletal è stato uno studente di medicina cecoslovacco ucciso nel corso di una dimostrazione antinazista durante l’occupazione tedesca della Cecoslovacchia. Il giorno 28 di ottobre del 1939, anniversario dell’indipendenza del Paese, i nazisti soppressero con la forza una dimostrazione popolare in favore della libertà nazionale. Nel corso degli scontri, lo studente Jan Opletal fu raggiunto allo stomaco da una pallottola. Jan morì il giorno 11 no‑ vembre in seguito alla ferita riportata. Al suo funerale parteciparono migliaia di studenti e il corteo funebre si trasformò presto in un altro corteo antinazista. Come rappresaglia, il Reichsprotektor di Boemia e Moravia, Konstantin von Neurath, il 17 novembre decretò la chiusura di tutte le università ceche, fece uccidere nove studenti e ne mandò 1.200 nei campi di concentramento nazisti. La data è oggi riconosciu‑ ta come “giornata internazionale degli studenti”, ed ebbe un ruolo fondamentale nello scoppio della Ri‑ voluzione di Velluto nel 1989.
Born on the first of January 1915, Jan Opletal was a Czech medical student who was killed during an anti-nazi demonstration during the German occupation of Czechoslovakia. On the 28thof October 1939, the anniversary of the independence of the country, the Nazis suppressed a rally in favour of national freedom by force. During the clashes, the student Jan Opletal was hit by a bullet in the stomach. Jan died on November 11 following the wound he received. His funeral was attended by thousands of students, and the funeral procession soon turned into another anti-Nazi march. In retaliation to the event, the Reichsprotektor of Bohemia and Moravia, Konstantin von Neurath, on November 17 decreed the closure of all Czech universities, he had nine students killed, and sent 1,200 to Nazi concentration camps. The date is nowadays recognized as “International Students’ Day”, and played a key role in the outbreak of the Velvet Revolution in 1989.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
Nato a Hronov nel 1887, da una famiglia colta che gli diede stimoli importanti per la sua vita artistica e in‑ tellettuale, Josef Čapek si fece presto conoscere come pittore e illustratore, ma si dedicò anche alla letteratura e al giornalismo. A quasi 70 anni dalla morte dell’auto‑ re esce, per la prima volta in lingua italiana, il suo libro diventato un must della letteratura ceca per l’infanzia: “I racconti sul cagnolino e la gattina”. Dieci storielle su un’insolita e simpatica coppia che ci fanno scoprire una narrativa diversa, senza tempo, indicata sì per i bambini, ma anche per i loro genitori. L’evento che ispirò all’autore la creazione di quest’opera, alla fine degli anni ’20, fu la nascita della figlia Alena a cui il libro è dedicato. Racconti “di una volta” che, con tatto e gentile umorismo, spiega‑ no al bambino e ricordano al genitore quanto possa es‑ sere bella e divertente anche una vita semplice. Il libro, pubblicato dalla casa editrice “Poldi Libri”, riporta anche le illustrazioni originali dell’autore.
Born in Hronov in 1887, into a cultured family that gave him important incentives for his artistic and intellectual life, Josef Čapek soon became well-known as a painter and illustrator, but also devoted himself to literature and journalism. Almost 70 years after the author’s death, his book now a must in Czech literature, “The tales of Doggie and Moggie,” comes out for the first time in Italian. Ten stories about an unusual but likeable couple who make us discover a different type of narrative, timeless, indicated as being for children, but also suitable for their parents. The event that inspired the author with the creation of this work in the late ‘20s, was the birth of her daughter Alena to whom the book is dedicated. Stories of “a time”, which using tact and gentle humour, explain to the child and remind the parent just how beautiful and fun even a simple life can be. The book, published by “Poldi Libri”, also shows the original illustrations of the author.
Josef Čapek, I racconti sul cagnolino e la gattina, Poldi Libri: Porto Valtravaglia 2014, pp.112
Josef Čapek, I racconti sul cagnolino e la gattina, Poldi Libri: Porto Valtravaglia 2014, pp.112
Con questo libro “Orbite”, l’autore Roberto Alquati ha vo‑ luto “costruire una galassia e tracciare delle orbite” per aiutare il lettore in un viaggio appassionante alla scoperta del mondo dei film di fantascienza cecoslovacchi. Queste pagine sono un vero e proprio diario di bordo che Alquati ha meticolosamente compilato nel corso degli anni in cui ha preso visione e studiato centinaia di film, cortometrag‑ gi, video animazioni e serie televisive dedicate al mondo sconfinato della fantascienza, così come è stato sognato e interpretato da registi e sceneggiatori cecoslovacchi. Al‑ quanti in quest’opera che si colloca a metà strada tra un dizionario del cinema e un saggio specialistico, presenta e descrive oltre centocinquanta titoli che vanno dalla prima metà del XX secolo ad oggi. Da “Melchiad Koloman” a “Vál‑ ka s mloky“, passando per “Monstrum z galaxie Arkana“, il libro è un utile strumento di studio per gli appassionati del genere, e una gradevole lettura per chi vuole semplice‑ mente saperne un po’ di più sull’argomento.
With this book, “Orbits”, the author Roberto Alquati wanted to “build a galaxy and trace the orbits,” to enable the reader to embark on a fascinating journey in order to discover the world of Czech science-fiction films. These pages are genuinely a diary that Alquati has meticulously compiled over the years, during which he has seen and studied hundreds of films, short films, animation and television series dedicated to the boundless world of science fiction, as it has been dreamed and created by Czech directors and screenwriters. Alquati in this work, which is half way between a film dictionary and a specialist film essay, presents and describes more than fifty titles ranging from the first half of the twentieth century to the present. From “Melchiad Koloman” to “Válka s mloky” through “Monstrum z galaxie Arkana,“ the book is a useful study tool for fans of the genre, and a pleasant read for those who simply want to know a little bit more on the subject.
Roberto Alquati, Orbite. Attorno al cinema di fantascienza cecoslovacco, Urbone Publishing: 2014, pp.166
Roberto Alquati Orbite. Attorno al cinema di fantascienza cecoslovacco, Urbone Publishing: 2014 pp.166
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L’associazione culturale “Putování za Santinim” ha presen‑ tato in questi giorni un nuovo e atteso libro, in lingua ceca e inglese, sulla vita e l’opera dell’architetto ceco di origini ita‑ liane: Jan Blažej Santini Aichel, pubblicato con il supporto del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca con il tito‑ lo “Santini”. Primo di tre figli del maestro scalpellino Santin Aichel, J.B. Santini apparteneva alla terza generazione di una famiglia di origine italiana stabilitasi definitivamente a Praga. Quest’opera analizza la vita dell’architetto, si sof‑ ferma sulle sue opere più conosciute e passa in rassegna tutti i lavori del geniale artista. Autori del libro sono Vla‑ dimír Kunc e Stanislav Růžička, attuale presidente dell’As‑ sociazione, dedicata all’architetto italo-ceco, che ha come fine la promozione della figura e delle opere di Santini. Il maestro, che operò tra il XVII e il XVIII secolo, fu l’ideatore dello stile architettonico gotico-barocco di cui eloquente esempio è la chiesa di Zelená Hora a Ždár nad Sázavou, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
The cultural association “Putování za Santinim” has just presented a new, and highly anticipated book, in Czech and English, on the life and work of the Czech-born Italian, Jan Blažej Santini Aichel, published with the support of Ministry of Culture of the Czech Republic under the title “Santini”. The first of three children of the master stonemason Santin Aichel, JB Santini belonged to the third generation of a family of Italian origin, who settled permanently in Prague. This work analyzes the architect’s life, focussing on his most famous works, and reviews all works of the brilliant artist. The authors of the book are Vladimír Kunc and Stanislav Růžička, the current president of the Association, dedicated to the Italo-Czech architect, which aims to promote the figure and work of Santini. The teacher, who worked in the seventeenth and eighteenth centuries, was the creator of the architectural Gothic-Baroque style, an eloquent example of which is the church of Green Mountain at Ždár nad Sázavou, a Unesco World Heritage site.
Santini, Stanislav Růžička, Vladimír Kunc, Video-Foto-Kunc: 2014, pp.168
Santini Stanislav Růžička, Vladimír Kunc, Video-Photos-Kunc, 2014 pp.168
Il libro dei ricercatori universitari Francesco Anghelone e Luigi Scoppola Iacopini, dal titolo: «Praga 1968. La “Primavera” e la sinistra italiana», con prefazione di An‑ tonio Iodice, vuole contribuire a gettare nuova luce su uno degli eventi che hanno maggiormente segnato la storia europea del Novecento e che, ancora oggi, resta‑ no scolpiti nell’immaginario collettivo. Quel particolare momento passato alla storia con il nome di “Primave‑ ra di Praga”, quando le truppe del Patto di Varsavia, nell’agosto del 1968, intervennero per occupare mili‑ tarmente la Cecoslovacchia e reprimere il movimento intellettuale, politico e popolare che chiedeva maggiori libertà individuali e la possibilità di dare vita a quello che lo stesso leader comunista cecoslovacco, Alexander Dubček, definì il “Socialismo dal volto umano”. Il volume ripercorre quegli eventi affrontandoli dalla prospettiva della sinistra italiana, raccontando le posizioni assunte dai socialisti e dai comunisti italiani di fronte alla trage‑ dia cecoslovacca.
The book of the university researchers Francesco Anghelone and Luigi Scoppola Iacopini, entitled “Prague 1968. The “Spring” and the Italian left,” with a preface by Antonio Iodice, wants to help shed new light on one of the events that has most marked the European history of the twentieth century, and that even today, remains engraved in collective memory. That particular moment known in history as the “Prague Spring”, when in August 1968 the troops of the Warsaw Pact, intervened to militarily occupy Czechoslovakia and suppress the intellectual, political and popular movement calling for greater individual freedoms, and the ability to give life to what the Communist leader of Czechoslovakia, Alexander Dubček, called “socialism with a human face”. The book traces the events, while confronting them from the perspective of the Italian left, explaining the positions taken by Italian socialists and communists regarding the Czechoslovakian tragedy.
Francesco Anghelone; Luigi Scoppolo Iacopini, Praga 1968. La “Primavera” e la sinistra italiana, Bordeaux: Roma 2014, pp.288
Francesco Anghelone; Luigi Scoppolo Iacopini, Praga 1968. La “Primavera” e la sinistra italiana, Bordeaux: Rome 2014, pp.288
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Miloš Reindl, Artista, pittore, bon viveur: cronaca di un edonista di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
Artist, painter, bon viveur: chronicle of an hedonist
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un grande sconosciuto a great unknown «Reindl era un artista nel senso più puro del termine. Per lui dipingere era un piacere, senza alcun pensiero alle mostre, al pubblico, tanto meno al mercato dell’arte». A parlarne, tra ammirazione e nostalgia, è Michael Cukier, imprenditore, con un debole per l’arte contemporanea. Ricorda un
amico, un vicino di casa, un pittore ceco conosciuto a Montreal di cui è divenuto uno dei più importanti col‑ lezionisti. «Inizialmente la passione per la pittura di Reindl mi è stata tra‑ smessa dalla mia ex moglie, Renata Hochelber, curatrice d’arte, anche lei praghese d’origine, che lo conobbe in
“Reindl was an artist in the purest sense of the term. For him painting was a pleasure, with no thought given to the exhibitions, the public, and even less to the art market.” Through his admiration and nostalgia, Michael Cukier, an entrepreneur with a penchant for contemporary art, discusses the matter with us. He remembers a friend, a neighbour, a Czech painter known in Montreal, where he became one of the most important collectors. “Initially, Reindl’s passion for
painting, was transmitted to me by my ex-wife, Renata Hochelber, an art curator, also originally from Prague, who met him in Canada and convinced him to organize the first exhibitions,” says Cukier. Now the co-owner of the Le Palais hotel in Prague, Michael has brought several Reindl paintings back to the Czech capital, to display them in the hallways and lounges of the hotel museum (which also houses a valuable series of lithographs by Le Corbusier).
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Autoritratto, Graphigum e olio su cartone, 1974 / Self-portrait, Graphigum and oil on cardboard, 1974
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Canada e lo convinse a organizzare le prime mostre», racconta Cukier. Oggi comproprietario dell’hotel Le Palais di Praga, Michael ha riporta‑ to nella capitale ceca diverse tele di Reindl per esporle nei corridoi e nei saloni di quest’albergo-museo (che ospita anche una preziosa serie di li‑ tografie di Le Corbusier). Ma chi è Miloš Reindl, quest’artista in fondo poco conosciuto, nato a Pra‑ ga nel 1923 e morto a Montreal nel 2002? Un edonista, prima di tutto, sulla tela e nella vita. Lo si legge nei suoi quadri, che sono feste di forme sinuose e di colori brillanti. Nella sua pittura vitalità, movimento, specie nelle sue forme carnali e sessuali, sono motivi ricorrenti. “Era il classico bon viveur, con un amo‑ re sconfinato per tutti i piaceri che la vita può offrire. Amava la buona cuci‑ na, il vino, fumare…, ma la sua vera passione erano le donne, amore per il quale l’altro sesso ricambiava genero‑ samente, visto che lui era un uomo di grande fascino” ricorda ancora Cukier. “Decise di farla finita, in un giorno di marzo di 13 anni fa. Ormai anziano, malato, non accettava di dover rinun‑ ciare a tutti i piaceri che la vita sino ad allora era stata così generosa nel concedergli”. La storia di Reindl si divide essenzial‑ mente in un prima, cecoslovacco, e in un dopo, canadese. Dopo un’infanzia passata a Poděbrady, nell’est della Boemia, si trasferisce con la famiglia a Praga nel 1930. Qui frequenta la scuola primaria e secondaria, e svi‑ luppa un interesse particolare per But who is Miloš Reindl, the basically little known artist, who was born in Prague in 1923 and died in Montreal in 2002? A hedonist, first of all, both on the canvas and in life. You can read it in his paintings, which are parties consisting of sinuous shapes and bright colours. In his painting vitality, movement, especially in its carnal and sexual forms, are recurring motifs. “He was the classic bon viveur, with a boundless love for all the pleasures that life has to offer. He loved good food,
l’estetica e l’arte. Deciso a intrapren‑ dere una vita d’artista Miloš Reindl riesce ad entrare nel 1945 all’acca‑ demia delle belle arti di Praga, ma basterà un anno al giovane studente per decidere di abbandonare l’istitu‑ to: il conservatorismo artistico che vi è insegnato non gli corrisponde e
non lo interessa. Così nel 1947 entra alla scuola di design industriale e arti applicate della capitale cecoslovacca; qui resterà sei anni. La sua vera for‑ mazione artistica si fa in questo mo‑ mento, sotto la guida di maestri come Emil Filla e Antonín Kybal, importanti figure dell’avanguardia cecoslovacca,
il cui stile sta a cavallo tra l’impressio‑ nismo e il cubismo. Una volta ottenuto il diploma Reindl è costretto a partire per servizio mi‑ litare: due anni passati lontano dalla moglie Helena Pokorná, sposata nel 1951, e dalla figlia Helena nata lo stesso anno. Una volta rientrato tro‑ va un primo lavoro in un’industria tessile dove è impiegato al disegno e alla fabbricazione di tappeti. Le sue grafiche hanno successo, ma i guada‑ gni sono modesti. Due anni più tardi nasce il suo secondo figlio, Miloš, così Reindl, deciso a trovare un posto che possa assicurargli entrate sufficienti ai bisogni di una famiglia che si allar‑ ga, trova lavoro in un ufficio pubbli‑ citario specializzato nella promozione dell’industria ceca durante le fiere e le esposizioni internazionali. Allo stesso tempo si dedica alla creazione di manifesti per il cinema, produ‑ cendo esemplari per film nazionali e internazionali. Il suo stile evocativo, simbolico, e un magistrale uso dei colori fanno dei suoi affiche delle vere e proprie opere d’arte, ancora celebre rimane quello per il film Accattone di Pier Paolo Pasolini. Ma la grande svolta nella vita di Reindl arriva nel 1968 ed è dettata da un momento cruciale della storia contemporanea cecoslovacca: l’inva‑ sione sovietica del Paese seguita alla primavera di Praga. Poco dopo l’arrivo dei carri armati russi, con il pretesto di una gita di famiglia a Vienna, porta la moglie e i due bambini nella capitale austriaca per riparare, da qui, a Mon‑ treal in Canada. Uno sradicamento
wine, smoking ... but his real passion was women, a love for which the opposite sex reciprocated generously, given that he was a man of great charm,” as Cukier remembers. “He decided to put an end to it, one day in March 13 years ago. Being elderly, and sick by then, he did not accept having to give up all the pleasures that life until then had been so generous in giving him.” The story of Reindl is essentially divided into a first part, in Czechoslovakia,
and a second, in Canada. After a childhood spent in Podebrady, in eastern Bohemia, he moved with his family to Prague in 1930. It was here where he attended primary and secondary school, and developed a particular interest in aesthetics and art. Having decided to pursue a life as an artist, Miloš Reindl managed to enter the Academy of Fine Arts in Prague in 1945, but one year was enough for the young student to decide to abandon the institution.
The artistic conservatism that is taught did not fit him, nor did it interest him. So in 1947, he joined the school of industrial design and applied arts of the Czechoslovakian capital, where he remained for six years. His true artistic training was received in this period, under the guidance of masters like Emil Filla and Antonin Kybal, important figures of the Czechoslovakian avantgarde, whose style lies between impressionism and cubism.
Atelier d'artiste, guazzo su cartone, 1976 / Atelier d'artiste, gouache on cardboard, 1976
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Humanisme, lattice e acrilico su masonite, 1998 / Humanisme, latex and acrylic on masonite, 1998
difficile, che ancora oggi la figlia He‑ lena ricorda con commozione: «Mio padre non si rammaricò mai di aver preso quella decisione, nonostante le difficoltà che ne scaturirono. Per noi figli, appena adolescenti, inizialmente fu difficile. Nei primi tempi avevo una nostalgia enorme per Micha, il nostro gatto che lasciammo a Praga a dei pa‑ renti». Ma sarà proprio in Canada che il talento artistico di Reindl arriverà a
maturazione. Per ventitré anni profes‑ sore al dipartimento di comunicazione grafica dell’università di Laval, riesce a ritagliarsi sufficiente tempo libero per dedicarsi alle sue tele. Ne dipingerà centinaia, tutte animate da uno stile proprio, sfrenato nell’uso dei colori acrilici, una autentica «celebrazione della vita», come l’ha definita lo storico dell’arte Francois-Marc Gagnon, che ne ha curato un’esposizione canadese.
Tutta l’opera di Reindl è tanto originale quanto impregnata di influenze eccel‑ lenti: Picasso, Miro, Matisse, Chagall, Soutine, sono questi i suoi maestri ideali, i pittori che l’artista ceco ha amato e che non hanno mai smesso di influenzarlo nella sua opera multifor‑ me. Sono loro, con le loro stravaganze e i lori colpi di genio, gli invitati ideali a questa danza multicolore che è stata la sua pittura, la sua vita dopotutto.
Crucifixion, acrilico su tela, 1997 / Crucifixion, acrylic on canvas, 1997
Having obtained his diploma, Reindl was forced to leave for military service, which meant two years away from his wife Helena Pokorná, who he married in 1951, and his daughter Helena, born the same year. Once back, he found a first job in a textile plant where he was employed for the design and manufacturing of carpets. His graphics are successful, but his earnings are modest. Two years later, his second son, Miloš, was born, so Reindl, decided to find a position that could assure sufficient income for the needs of a growing family, and found a job in an office specializing in the promotion of the Czech industry during fairs and international exhibitions. At the same time he devoted himself to the creation of film posters, producing top examples for national and international movies. His evocative, symbolic style, and masterful use of colour make his affiches genuine works of art, while his poster for Pier
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Paolo Pasolini's masterwork Accattone still remains famous. Yet the big turning point in the life of Reindl arrived in 1968, and was dictated by a crucial moment in the modern history of Czechoslovakia- the Soviet invasion of the country following the Prague Spring. Shortly after the arrival of Russian tanks, under the pretext of a family outing in Vienna, he took his wife and two children to the Austrian capital to take refuge, in Montreal, Canada. The separation from their roots was difficult, as his daughter Helena still remembers with emotion, “my father never regretted having made that decision, despite the difficulties that arose. For us children, in our early teens, it was initially difficult. In the early days I had a huge longing for Micha, our cat that we left in Prague with some relatives.” However it was actually in Canada where the artistic talent of Reindl would mature.
progetto repubblica ceca
While working for twenty-three years as a professor in the Department of Graphic Communication at the University of Laval, he managed to carve out enough free time to devote to his canvases. He would paint hundreds, all animated by his own style, an unbridled use of acrylic colours, a true “celebration of life”, as the art historian Francois-Marc Gagnon called it, a man who oversaw a Canadian exhibition dedicated to him. All the work of Reindl is as original as it is saturated with illustrious influences: Picasso, Miro, Matisse, Chagall, Soutine, all of whom were his ideal masters, painters who the Czech artist loved and who have never ceased to influence him in his diverse oeuvre. With their extravagance and strokes of genius, they are those ideal guests to the multicoloured dance that was his painting, which after all, was his entire life.
WINTER SCHEDULE 2014-15
SUMMER SCHEDULE 2015
Prague - Rome Fiumicino
Prague - Rome Fiumicino
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AZ 513
17:10
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Rome Fiumicino - Prague
Rome Fiumicino - Prague
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AZ 512
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Prague - Pisa
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Prague - Pisa
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Pisa - Prague
Pisa - Prague Flight n.
Departure
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AZ 536
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Flight n.
Departure
Arrival
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AZ 536
12:40
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31MAR-26MAY,15SEP-24OCT
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AZ 536
10:45
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30MAY-12SEP
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