Progetto Repubblica Ceca (Luglio, Agosto / July, August) 2014

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Luglio – Agosto / July – August 2014

I nuovi padroni dei media cechi The new Czech media owners

25 anni fa la fuga delle Trabant 25 years ago the escape of the Trabants

Made in Czechoslovakia, il marchio della nostalgia Made in Czechoslovakia, the brand of nostalgia


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Services

Industrial goods

Industrial gases

Healthcare

Engineering

SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz

SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.

www.siad.com


sommario

pag. 6 Editoriale Editorial

politica politics

pag. 8

Crisi ucraina, tornano i fantasmi dello scudo Usa Ukrainian crisis: the return of the spectre of the US shield

pag. 12

I nuovi padroni dei media cechi The new Czech media owners

pag. 16

pag. 21 Calendario fiscale Tax deadlines

pag. 22

Appuntamenti futuri Future events

pag. 24

Made in Czechoslovakia, il marchio della nostalgia Made in Czechoslovakia, the brand of nostalgia

pag. 28 Sì, mluvím česky Yes, mluvím česky

Fumo, sarà la volta buona? Smoke, will it be the right time?

economia e mercato / markets and data

pag. 20

pag. 34

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Jan Kolb, Yveta Kasalická, Christian Gargiulo, Alessandro De Felice, Alberto Lora

Il mese de La Pagina

Macroeconomia Economics

Gruppo

@ProgettoRC

Progetto Repubblica Ceca

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz

Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai


Luglio – Agosto / July – August 2014

Società commerciali, l’obbligo della modifica degli statuti Commercial companies, obligation of the modification of the statutes

pag. 38

I giocattoli cechi tra passato e innovazione Czechs toys between the past and innovation cultura / culture

pag. 42

pag. 52

Kundera, il francese Kundera, the Frenchman

pag. 56

Il fascino Belle Époque dei Café praghesi The Belle Epoque charm of Prague Cafés

pag. 60

Anniversari cechi Czech Anniversaires

pag. 62 Novità editoriali New Publications

La fuga delle Trabant The escape of the Trabants

sport / sport

pag. 48

pag. 64

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati

Il destino in blu scuro degli eroi del cielo The Dark Blue destiny of the heroes of the sky

summary

pag. 36

Petr Čech: declino o seconda giovinezza? Petr Čech: decline or second career?

DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2014 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 15.8.2014 Foto di copertina / Cover Photograph "Quo Vadis?" David Černý

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editoriale

Cari lettori,

la crisi fra Mosca e Kiev assume aspet‑ ti inquietanti e, vista da Praga, ricorda ancora di più il periodo della Guerra Fredda e dell’Europa divisa in sfere di influenza. Ultimamente non sono passate inosservate le prese di posi‑ zione di alcuni discepoli di Václav Ha‑ vel - con lui sin dai tempi di Charta 77 - che hanno apertamente criticato Ba‑ rack Obama per la “politica del reset” di cinque anni fa. “Havel te lo disse di non fidarti della Russia” gli hanno rin‑ facciato, rimproverando al Presidente americano di aver abbandonato nel 2009 il progetto di scudo antimissili in Europa. D’altra parte, non manca chi sostiene che quel progetto, se rea‑ lizzato, non sarebbe servito come de‑ terrente, ma avrebbe fatto arrabbiare ancora di più il Cremlino. Il dibattito è aperto e proprio questo è l’argomento al quale dedichiamo il nostro articolo di apertura. Passando alle questioni interne, la Repubblica Ceca, com’è noto, si di‑ stingue in Europa per avere una delle normative antifumo più permissive. I motivi sono molteplici: il potere delle lobby del tabacco; il gusto di andare

Dear Readers,

The crisis between Moscow and Kiev is assuming more sinister dimensions and, from Prague’s perspective, reminds even more so the period of the Cold War and the division of Europe into spheres of influence. The position adopted recently by some of Václav Havel’s disciples – with him since the days of Charta 77, and who openly criticized Barack Obama for his “reset policy” of five years ago – did not go unnoticed. “Havel had warned you not to trust Russia”, they reproached him, rebuking the American president for abandoning the anti-missile shield in Europe in 2009. However, there are those who claim that if the project had been carried out, it would not have

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contro tutto ciò che prescrive la Ue; un presidente come Miloš Zeman, fuma‑ tore incallito e primo sponsor delle si‑ garette in questo paese. Ultimamente sta facendo notizia l’impegno di alcu‑ ni politici per giungere a un divieto assoluto in ristoranti e birrerie. I più pessimisti sottolineano che non sono i primi a tentarci e, con ogni probabi‑ lità, neanche gli ultimi. Sfogliando questa rivista - oltre alle nostre consuete rubriche dedicate alla situazione economica, alle novità

normative ed editoriali - vi segnalia‑ mo poi una serie di altri articoli, come un interessante approfondimento sui giocattoli tradizionali di produzione ceca, accantonati subito dopo il 1989 e protagonisti negli ultimi tempi di una rivincita rispetto alle importazioni stra‑ niere. Da sottolineare anche la sezione sulla cultura, in particolare un bell’arti‑ colo da Parigi su Monsieur Kundera, lo scrittore ceco ormai naturalizzato fran‑ cese. Non ci rimane che augurarvi Buona lettura

served as a deterrent, but would have annoyed the Kremlin even more. The debate is open and this is precisely the subject of our opening article. Turning to domestic issues, the Czech Republic, as is well known, is distinguished for having one of Europe’s most permissive anti-smoking laws. The reasons are many: the power of the tobacco lobbies; the pleasure of contrasting EU requests; a president such as Miloš Zeman, a heavy smoker and first sponsor of cigarettes in this country. In the news recently, also a group of politicians who wish to achieve a complete smoking ban in restaurants and pubs. Skeptics, however, point out that they are not the first to make an

attempt at it and, in all likelihood, they will not be the last. Leafing through the magazine – you will find the usual articles dedicated to the economic situation, new regulations and editorials – followed by a number of other interesting articles, among which, an in-depth report on the production of traditional Czech toys, that lost ground immediately after 1989, but which have recently become protagonists again and are faring well against foreign imports. Also worthy of note is the section on culture, in particular, a nice article from Paris on Monsieur Kundera, the Czech writer, who is now a French citizen. Enjoy the reading

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Crisi ucraina, tornano i fantasmi dello scudo Usa

Lo scontro tra Kiev e Mosca ha riaperto il dibattito sul progetto americano di difesa missilistica in Repubblica Ceca e Polonia di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

The clash between Kiev and Moscow has reopened the debate on the American missile defence project in the Czech Republic and Poland

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L’aria di guerra che serpeggia tra Ucraina e Russia ha riportato alla mente di molti i tempi della Guer‑ ra Fredda, le tensioni tra Occidente e Urss, ma per chi quell’epoca non l’ha vissuta o preferisce ricordi più recenti, la crisi russo-ucraina ha fatto riemergere sfere di influenza mai scardinate e un altro dossier che negli ultimi anni, neanche troppo tempo fa, aveva fatto temere un nuovo clima di tensione tra Mosca e Washington: lo scudo antimissilisti‑ co americano da costruire tra Repub‑ blica Ceca e Polonia. E se a Praga c’è stato chi ha pensato addirittura di rinvigorire il progetto accantonato dagli Stati Uniti, molti hanno fatto presente che non sareb‑ be stato un deterrente per la politica russa ma anzi una ulteriore giustifi‑ The atmosphere of war that is spreading between Ukraine and Russia has brought back memories of the Cold War and tensions between the West and the USSR, but for those who did not experience it, or prefer more recent memories, the Russo-Ukrainian crisis has raised unfaded spheres of influence and another issue, that had sparked fears of a new climate of tension between Moscow and Washington: the American missile shield to be built between the Czech Republic and Poland. And if there are some in Prague who have considered reinvigorating the project set aside by the United States, many argue that, anyway, it would not have been a deterrent against Russian policy, but on the contrary, it would have been a further justification for defending its zone of influence. The US missile shield was to consist of a radar interceptor to be installed

cazione alla difesa delle sue zone di influenza. Lo scudo antimissilistico Usa avrebbe dovuto essere formato da un radar in‑ tercettore da installare nella base mili‑ tare ceca di Brdy e da 10 missili Patriot sul territorio polacco. Il progetto aveva

visto la forte opposizione della Russia che, rigettando le ragioni ufficiali del progetto (la difesa dall’Iran), aveva uti‑ lizzato pesanti minacce nei confronti di Praga e Varsavia arrivando a parlare di possibili contromisure e ritorsioni. Il piano però si era arenato nonostante le

in the Czech military base of Brdy and 10 Patriot missile launchers on Polish territory. The project was met with strong opposition from Russia that, though rejecting the official reasons for the project (a defence system against Iran), used heavy threats against Prague and Warsaw,

to the point of speaking about possible counter-measures and retaliation. The missile-shield plan, however, had run aground, despite President Barack Obama’s visits to the Czech Republic and Poland to support its introduction and despite the fact that a very influential man and politician, such

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politica politics

Ukrainian crisis: the return of the spectre of the US shield visite del presidente Barack Obama in Repubblica Ceca e Polonia per perorare la causa dello scudo e nonostante un uomo e politico molto influente come Václav Havel si fosse detto a favore. Accantonato e mai più discusso, ma adesso tornato in auge.

as Václav Havel, had said he was in favour of the plan. A plan that was set aside and never debated since then, but which is now back in vogue. Alexandr Vondra, a former dissident and member of Charter 77, was and still is one of the supporters of the shield and particularly, according to the Czech

Alexandr Vondra, ex dissidente e mem‑ bro di Charta 77, era stato ed è tuttora tra i sostenitori dello scudo, in partico‑ lare, secondo il politico ceco, il sistema avrebbe scoraggiato la Russia da un atteggiamento così spavaldo nell’area. Al contrario l’attuale ministro degli

politician, the system would have discouraged Russia from displaying such an arrogant attitude in the area. On the contrary, the current foreign minister Lubomír Zaorálek, who was against the Brdy radar installation at the time and taken part in the protests, has reiterated his opposition.

Esteri Lubomír Zaorálek, sul fronte dei no al radar di Brdy anche all’epoca dei fatti e che aveva partecipato alle ma‑ nifestazioni di protesta, ha ribadito la sua contrarietà. “Più che un deterrente avrebbe aper‑ to un fronte di scontro tra Mosca

“Rather than being a deterrent, it would probably have given rise to a confrontation between Moscow and the United States before the outbreak of the Ukrainian crisis – declared Orietta Moscatelli, editor-in-chief of the desk Nuova Europa of the TMNews press agency. The missile shield

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e gli Usa prima dello scoppio della crisi ucraina – ha dichiarato Orietta Moscatelli, caporedattore del desk Nuova Europa dell’agenzia di stam‑ pa TMNews – lo scudo antimissile è da sempre uno degli argomenti che irritano il Cremlino. Mosca si conside‑ ra il vero obiettivo del progetto e ha tutto il suo interesse a tenere alta la polemica su questo dossier. In fin dei conti, sia lo scudo che la crisi ucraina hanno un’origine comune: la Russia considera l’Est Europa una sua zona d’influenza naturale e ritiene l’allar‑ gamento della Nato, oltre i confini di quella che fu l’Urss, una ‘linea rossa’ da non superare, con l’eccezione dei Pae‑ si baltici, che hanno una storia tutta a parte. I piani per l’installazione di uno scudo non hanno mai previsto instal‑ lazioni in territorio ex sovietico, ma project has always been a very irritating issue for the Kremlin. Moscow, in fact, considers itself to be the true objective and has an interest in maintaining the controversy on this issue. After all, both the shield and the Ukrainian crisis have a common origin: Russia considers Eastern Europe as its natural influence zone and feels that the enlargement of NATO beyond the boundaries of what used to be the USSR, a sort of ‘red boundary line’ that must not be exceeded, with the exception of the Baltic states, which is a different story. Plans for the installation of a shield system never took into consideration installations in the former Soviet territory, however, for Vladimir Putin it is the same a sort of invasion and a threat”. In actual fact, the shield has never actually worried Moscow for a possible consequence to its own armaments, that are far more sophisticated than

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fonte: natoint.org

Barack Obama e Václav Havel a Praga / Barack Obama and Václav Havel in Prague

Gli avvenimenti ucraini sono uno dei momenti più difficili delle relazioni tra Russia e Ue secondo la diplomazia ceca According to Czech diplomacy, the Ukrainian events are among the most critical moments in the relations between Russia and the EU

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fonte: U.S. federal government

Barack Obama nel Castello di Praga / Barack Obama in Prague Castle

per Vladimir Putin è comunque una invasione di campo e una minaccia”. Lo scudo, in effetti, non ha mai vera‑ mente impensierito Mosca per le reali conseguenze possibili sui suoi arma‑ menti, ben più sofisticati di quelli dell’Iran, ma, appunto, ha sempre dato fastidio alla Russia per il suo si‑ gnificato intrinseco e per questo, for‑ se, non sarebbe stato affatto un de‑ terrente anche nella crisi in Ucraina, una delle peggiori degli ultimi anni e tra le più vicine alla vecchia Europa.

“La Repubblica Ceca, come anche altri Paesi dello spazio euroatlantico, con‑ sidera la crisi in Ucraina la più grave e pesante minaccia alla sicurezza in Europa orientale dai cambiamenti democratici alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso – ha dichiarato l’Amba‑ sciatore ceco a Roma Petr Burianek interrogato sull’argomento. I tentativi di costruire relazioni di amicizia e par‑ tenariato con la Russia, basate su una stretta cooperazione, sono stati gra‑ vemente danneggiati. La Russia ha

fatto dei passi che necessariamente ci portano, nell’interesse della prote‑ zione dei nostri valori e della nostra sicurezza, alla rivalutazione dei nostri rapporti, sia sul livello bilaterale sia sul livello dell’Ue e della Nato”. Posizione su cui concordare assoluta‑ mente. La casa euroatlantica – a cui hanno aderito i Paesi della zona anni addietro – è sembrata a tutti la più sicura dopo le mosse russe in Ucrai‑ na. “Con l’annessione della Crimea, la Russia ha violato tutte le norme del

those of Iran, but has always annoyed Russia for its intrinsic meaning and therefore, perhaps, it would not at all have been a deterrent in the Ukrainian crisis, one of the worst in recent years and among the closest to the old Europe. “The Czech Republic, as well as other countries in the Euro-Atlantic area, considers the crisis in Ukraine as the most serious and gravest threat to Eastern European security, ever since the democratic changes at the end of the 1980s – declared Petr Burianek, Czech Ambassador in Rome, who was interviewed on the issue. Attempts to build friendly relations and a partnership with Russia, based on close coop-

eration, now appear to be jeopardized. The Russian move has made it necessary for us – in order to protect our values and security – to reconsider our relations both from a bilateral level and from a EU and NATO point of view.” An entirely agreeable position. The Euro-Atlantic home – which the countries of the area had joined in the past years – seemed to many as the best safeguard after the Russian move in Ukraine. “With the annexation of Crimea, Russia has violated all international laws, including the guarantee to safeguard the territorial sovereignty of Ukraine after it had voluntarily given up the possession of nuclear weapons – continued the Ambassador. The

next move by the Russians in eastern Ukraine, where it fomented the clashes that led to the so-called separatist conflict – and to which it afforded personal support and equipment – is unfortunately a confirmation and a manifestation of this inauspicious political policy”. We might say that in this context, it was the diplomatic channels and membership to the European Union – and its unanimous condemnation of Moscow’s moves – that had a greater influence than the missile shield issue. “It is clear that the EU and NATO have had to and will have to review their policies towards Russia, because Moscow has not acted

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politica politics

diritto internazionale e anche quelle garanzie con le quali si era impe‑ gnata a salvaguardare la sovranità territoriale dell’Ucraina dopo che essa aveva volontariamente rinun‑ ciato al possesso delle armi nucleari – ha aggiunto ancora l’Ambasciato‑ re. I successivi passi russi in Ucraina orientale, dove la Russia ha fomenta‑ to gli scontri divampati poi nei com‑ battimenti dei cosiddetti separatisti ai quali ha dato il sostegno personale e materiale, sfortunatamente hanno confermato, anzi evidenziato questa politica infausta”. In questo contesto più che lo scudo antimissilistico hanno potuto i canali di dialogo e l’appartenenza all’Unio‑

ne europea, che si è dimostrata una‑ nime nella condanna delle azioni di Mosca. “È evidente che l’Ue e la Nato hanno dovuto e devono rivalutare le loro politiche verso la Russia, perché Mosca non si comporta come un part‑ ner affidabile e sta minacciando tutti i risultati che sono stati raggiunti in Europa e nei Paesi confinanti a Est dopo il 1989. Ogni organizzazione ha ovviamente il suo orientamento e le sue possibilità e sta procedendo nell’ambito del suo ruolo – ha detto ancora Burianek. Resta comunque estremamente importante il modo nel quale le due istituzioni agiscono e reagiscono. Le ultime decisioni con‑ cordate agli altissimi livelli dell’Unio‑

ne europea hanno confermato che l’Ue è capace di prendersi responsa‑ bilità e assumere decisioni difficili e, nonostante ciò, efficaci. Di sapersi muovere in unità e dopo un comune ragionamento. Non si sono materia‑ lizzate le preoccupazioni per l’incapa‑ cità di reagire di Bruxelles, istituzione chiave. È estremamente importante che le decisioni prese esprimano la volontà di tutti i suoi membri”. Per l’Ambasciatore ceco, inoltre, “un altro fatto molto importante per gli sviluppi attuali è che l’Ue si muove in coordinamento con altre democrazie mondiali, sia bilateralmente con gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e il Giappone, sia con altri paesi europei

non membri dell’Ue, sia con il Gruppo dei paesi del G7. Soltanto un’azione unita e coordinata può essere efficace e può convincere l’attuale leadership della Federazione russa a cambiare la sua politica infausta e tornare sulla via della cooperazione del rispetto del diritto internazionale”. Pro e contro lo scudo, soluzioni da cercare nell’ambito delle istituzioni e della collaborazione euroatlanti‑ ca, queste sono in breve le posizioni sull’Ucraina viste da Praga. Ma c’è anche chi da Washington pensa che tirare nuovamente fuori il progetto dello scudo potrebbe far capire a Mosca quale sia il peso dell’influenza americana ai suoi confini.

as a reliable partner and is putting at risk all the results achieved so far in Europe and the neighbouring countries to the East after 1989. Every organization, of course, has its own sense of direction and possibilities and therefore acts accordingly – Burianek explained. However, it is still extremely important how the two institutions act and respond. The latest top level decisions of the European Union have shown that the EU is able

to take on responsibilities and make difficult but effective decisions and to move in unison, following a common course of action. Previous concerns on the inability of Brussels to react promptly to the issue have not materialized and this is a key aspect. It is extremely important that all the decisions made actually express the will of all its members”. Furthermore, for the Czech Ambassador: “another very important as-

pect affecting current developments is that the EU is acting together with other world democracies, both bilaterally with the United States, Canada, Australia and Japan, as well as with other European countries that are not members of the EU, including the countries of the G7 group. It is only a coordinated effort that can be effective and convince the current leadership of the Russian Federation to change its inauspicious policy and

return to a path of cooperation and respect of international laws”. Whether pro or against the shield, the solutions lie within the Euro-Atlantic institutions and collaboration. In short, these are the positions on Ukraine from Prague’s point of view. But there are also those in Washington who think that bringing up the issue of the shield project might make Moscow understand the weight of American influence on its borders.

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Giornali e tv della Repubblica Ceca, per decenni gestiti da proprietà straniere, cominciano a passare in mano a tycoon locali. Le multinazionali si ritirano e si assiste a una oligarchizzazione del mercato dei media di Yveta Kasalická by Yveta Kasalická

Czech Republic newspapers and TV - run by foreign owners for decades - are now beginning to pass into the hands of local tycoons. The multinational companies are pulling out and we are seeing the development of an oligarchic system in the media market

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I nuovi padroni dei media cechi The new Czech media owners Dopo un lungo periodo di calma piatta, gli ultimi dodici mesi hanno segnalato un andamento del tutto diverso per il mercato ceco dei me‑ dia. Alcune grosse operazioni hanno ridisegnato la mappa delle proprietà, in un processo che appare ben lungi dall’essersi concluso. L’ondata di acquisizioni, fusioni e alle‑ anze secondo gli esperti è infatti de‑ stinata a continuare, anche perché c’è la tendenza delle grandi compagnie straniere a ritirarsi dalla Repubblica Ceca, lasciando spazio a nuovi pro‑ prietari locali. Un primo esempio di questo trend risale al 2008, quando il miliardario After a long, flat period, there has been quite a significant change of trend in the Czech media market in the last twelve months. A few large operations have redesigned the property map, and the process seems far from being over. According to experts, the wave of acquisitions, mergers and alliances is likely to continue, because the tendency is for foreign companies to withdraw from the Czech Republic, leaving room for new local owners. A first example of this trend dates back to 2008, when billionaire Zdeněk Bakala bought the publishing house Economia from the German company Handelsblatt. It was Bakala himself – already owner through Economia of the Hospodářské noviny daily newspaper, the weekly Respekt and Ekonom, as well as the

informative website Ihned.cz – to strengthen his position in the media market in 2013 with the acquisition of Centrum Holdings (Aktualne.cz) from the American fund Warburg Pincus. An operation that also showed the high level of interest in the media in the Czech Republic. A few months later, still in 2013, it was the billionaire Andrej Babiš – President of the agricultural, food and chemical Agrofert group – who bought Mafra, a company which owns some of the most popular media in the Czech Republic (the Mladá Fronta Dnes and Lidové Noviny newspapers, including the highly clicked site iDnes.cz). The

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entire stake was sold to him by the German company Rheinisch-Bergische Verlagsgesellschaft. Soon after, Babiš also secured for himself the property of Impuls Radio, the most popular radio station in the Country. Beyond the official statements – “for me, the media are a business, just like any other business” – the entry of Babiš into the media market does not seem to be casual, because it occurred round about the time of his involvement in politics. The fact is that the Slovakian-born tycoon, who was an outsider to politics about twelve months ago, is now the Finance Minister and his party, Ano, is at the top of the polls.


attualità current affairs

Zdeněk Bakala comprò la casa edi‑ trice Economia dai tedeschi della Handelsblatt. È stato lo stesso Bakala – già pro‑ prietario attraverso Economia del quotidiano Hospodářské noviny, dei settimanali Respekt ed Ekonom, non‑ ché del sito web informativo Ihned. cz – a rafforzare nel 2013 la propria posizione nel mercato dei media con l’acquisizione del Centrum Holdings (Aktualne.cz) dal fondo americano Warburg Pincus. Una operazione che ha anche mostrato quanto sia eleva‑ to in Repubblica Ceca l’interesse per i nuovi media. Pochi mesi dopo, sempre nel 2013, è stato il miliardario Andrej Babiš – pre‑ sidente del gruppo agricolo, alimen‑ tare e chimico Agrofert – a comprarsi Mafra, compagnia alla quale fanno capo alcuni dei media più seguiti della Repubblica Ceca (i quotidiani Mladá Fronta Dnes e Lidové Noviny, nonché il cliccatissimo sito iDnes.cz). A vendergli l’intero pacchetto è stata la compagnia tedesca RheinischBergische Verlagsgesellschaft. Subito dopo Babiš si è assicurato la proprietà anche di Radio Impuls, l’emittente radiofonica più seguita del paese. Al

di là delle dichiarazioni ufficiali – “i media per me sono un business come un altro” – non appare casuale che l’ingresso di Babiš nel mercato dei media sia avvenuto di pari passo con il suo sbarco in politica. Fatto sta che il tycoon di origini slovacche, dodici mesi fa outsider della politica, oggi ricopre la carica di ministro delle Fi‑ nanze e il suo partito, Ano, è al top dei sondaggi. Un’altra grossa operazione l’hanno compiuta nell’ultimo anno Daniel Křetínský, proprietario tra l’altro dello Sparta Praga, e Patrik Tkáč, numero uno del J&T Group. I due, che agisco‑ no insieme nella Eph, potente holding con molteplici interessi nel settore energetico e industriale, hanno com‑ prato la Ringier Axel Springer CZ, di‑ ramazione ceca dell’omonimo gruppo editoriale svizzero tedesco. Un affare – secondo stime non ufficiali da quasi cinque miliardi di corone – con il qua‑ le Křetínský e Tkáč si sono assicurati la proprietà di una serie di testate, fra cui il quotidiano scandalistico Blesk, il più letto della Repubblica Ceca, e il settimanale Reflex. Dopo l’operazione Ringier, il miliar‑ dario Křetínský ha mostrato ambi‑

zioni anche per le emittenti Evropa 2 e Frekvence del gruppo francese Lagardère, ma i proprietari transal‑ pini hanno negato che le due radio siano in vendita.

Nel mirino ci sono ora le televisioni L’attenzione dei miliardari cechi che stanno ricostruendo la mappa pro‑ prietaria dei media ora è rivolta verso le televisioni private e commerciali, in

Another big operation was accomplished last year by Daniel Křetínský, owner among other things, of Sparta Prague and Patrik Tkáč, number one of the J & T Group. The two, who act together in Eph, the powerful holding company with diverse interests in the energy and industrial sectors, bought Ringier Axel Springer CZ, the Czech branch of the Swiss-German editorial group. A bargain, according to unofficial estimates, that is worth nearly five billion crowns - with which Křetínský and Tkáč secured the ownership of a number of newspapers, which include the tabloid Blesk, the most widely read in the Czech Republic, including the weekly Reflex. Following the Ringier operation, billionaire Křetínský also showed to be interested in the broadcasting stations Ev-

ropa 2 and Frekvence of the French group Lagardère, but the transalpine owners denied that the two radios are on sale. The aim is now centred on television The focus of Czech billionaires, who are redesigning the media ownership map, is centred on private and commercial television, TV Nova and Prima in first place. Together, the two broadcasting stations control 90% of the TV advertising market, and consequently, its share. Nova is owned by Central European Media Enterprises (CME), a company based in Bermuda, with American capital and owned by Time Warner. The other, TV Prima, belongs 50% to Swedish Mgt, while 50% belongs to Ges, which is owned by the Czech entrepreneur Ivan Zach (owner also of the Radio United Group).

In the last few months, a few Czech newspapers have reported that there seems to be an interest for the acquisition of TV Nova on the part of a consortium formed by two magnates from the coal sector, Pavel Tykač and Jan Dienstl, in alliance with Petr Kellner (PPF Group), the Scrooge McDuck of the Czech Republic. The allegation was immediately denied, even with threats of a possible legal action. However, there are quite a few who believe there is some truth in the matter. Kellner, among other things, had already been the owner of Nova in the past. The list of suitors who wish to acquire the most popular private Czech TV is still very long. There has been talk for example of Tomáš Chrenek, a Slovakborn billionaire, whose business sectors range from steel to health, also

owner of Barrandov film studios. Seemingly, among the competitors there are also: the insatiable Penta Investment, Daniel Křetínský, Patrik Tkáč and Andrej Babiš himself - who last summer seemed very close to purchasing TV Prima. The top management of Cme have ruled out any negotiations for the sale of Nova, “we still intend to stay in this market for a very long time”, but according to reliable sources, someone is alleged to have already knocked at Time Warner’s door, the company that controls 75 % of CME. Czech media, a market worth billions Despite the crisis of the last few years, it is estimated that in the Czech Republic the sector generates a turnover of 60 billion crowns a year, despite the crisis. According to the ZenithOptime-

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attualità current affairs

Prevalgono gli editori impuri, con ambizioni politiche o comunque con l’obiettivo di essere influenti Non-specialist publishers prevail, with political ambitions or simply with the aim of being influential

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primo luogo TV Nova e Prima. Le due emittenti insieme controllano il 90% del mercato della pubblicità televisiva e chiaramente dello share. Nova è di proprietà della Central Eu‑ ropean Media Enterprises (Cme), una compagnia con sede nelle Bermuda, con capitale americano che fa capo alla compagnia Time Warner. L’altra, TV Prima è invece per metà della svedese Mgt, mentre la seconda metà spetta alla Ges dell’imprendi‑ tore ceco Ivan Zach (proprietario tra l’altro di Radio United Group). Alcuni organi di stampa cechi hanno raccontato nei mesi scorsi di un interes‑ se all’acquisto di Tv Nova da parte di una cordata formata da due magnati del settore carbonifero, Pavel Tykač e Jan Dienstl, in alleanza con Petr Kellner (Ppf Group), il Paperon de Paperoni della Repubblica Ceca. L’indiscrezione è stata

immediatamente smentita, con minac‑ ce anche di ricorso in tribunale. Non sono in pochi però quelli che pensano ci sia del vero. Kellner tra l’altro è stato già in passato proprietario di Nova. La lista dei corteggiatori della più seguita tv privata ceca è comunque molto lunga. Si è parlato per esempio di Tomáš Chrenek, un miliardario di origini slovacche, i cui settori di attivi‑ tà vanno dalla siderurgia alla sanità, titolare inoltre degli Studi cinemato‑ grafici di Barrandov. In lizza ci sarebbero anche l’insaziabi‑ le Penta Investment, Daniel Křetínský, Patrik Tkáč e lo stesso Andrej Babiš che la scorsa estate era sembrato molto vicino all’acquisto di Tv Prima. I vertici manageriali di Cme hanno escluso qualsiasi trattativa per la vendi‑ ta di Nova – “contiamo di rimanere an‑ cora a lungo in questo mercato” – ma secondo fonti considerate attendibili qualcuno sarebbe già andato a bussare alla porta della Time Warner, la società che controlla il 75% di Cme. Media cechi, un mercato miliardario Nonostante la crisi degli ultimi anni, si calcola che il settore in Repubblica Ceca generi un giro d’affari di 60 mi‑ liardi di corone annui, e questo nono‑ stante la crisi. Secondo l’agenzia Zeni‑ thOptimedia, a dominare sul mercato rimarranno per qualche tempo le te‑ levisioni, nelle quali confluisce il 40% di tutti gli investimenti in pubblicità. Oggi il valore dei gruppi editoriali è al livello più basso degli ultimi die‑

ci anni, anche se, dopo sette anni di stagnazione, sembra in ripresa il mercato della reclame, fonte pri‑ maria di finanziamento dei media. L’agenzia ZenithOptimedia ha pre‑ visto per il 2014 in Repubblica Ceca un aumento del 5,5% delle entrate derivanti dalla pubblicità. Come detto il processo di oligarchiz‑ zazione dei media cechi secondo gli esperti è destinato comunque a proseguire, con l’avvento sempre più massiccio di editori impuri, nuovi pro‑ prietari orientati a valutare la bontà dell’investimento non tanto attra‑ verso indici di carattere economico, ma in base al potere di influenza che la proprietà dei media è in grado di assicurare. Va detto che la Repubblica Ceca in quanto a libertà di stampa si colloca in campo mondiale in una posizione del tutto onorevole. Nell’ultima clas‑ sifica pubblicata nel 2013 da Reporter senza frontiere, su 179 paesi presi in considerazione, si è piazzata al 16° posto (in calo di due posizioni rispetto all’anno prima). Al 2013 risale però anche un sondaggio realizzato dalla Omg Research secondo il quale il 65% dei cittadini in Repub‑ blica Ceca considera inopportuno che un politico sia proprietario di un gior‑ nale o di altri media. Una percentuale analoga ha espresso il timore che il tycoon Andrej Babiš, ministro e leader politico, possa influire sul contenuto dei giornali di cui è proprietario.

dia agency, dominating the market for some time to come, will be the television companies that are able to get 40% of all the advertising investments. Today, the value of publishing groups is at its lowest level since the last ten years, even if, after seven years of stagnation, the advertising market the primary source of funding for the media - seems to be recovering. The ZenithOptimedia agency has estimated that there will be a 5.5% increase in revenue from advertising in the Czech Republic in 2014.

As already stated, according to the experts, the oligarchic process affecting the Czech media is destined to continue in the future, with an increasing number of takeovers by non-specialist publishers - the new owners, whose aim is not so much that of evaluating the quality of the investment by means of economic indexes, but rather on the basis of the influential power that media ownership is able to provide. It must be said, however, that freedom of the press in the Czech Republic is rated worldwide as being at a fairly good position. The last rating, published in 2013

by Reporters Without Borders, placed it in 16th position out of the 179 countries taken into consideration (down two positions from the year before). However, in 2013, according to another survey conducted by Omg Research, 65% of citizens in the Czech Republic consider it inappropriate for a politician to be the owner of a newspaper or other media. A similar percentage of people expressed their concern for the fact that tycoon Andrej Babiš, minister and political leader, is in the position to influence the content of the newspapers he owns.

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Fumo, sarà la volta buona? Smoke, will it be the right time? Dopo anni di tentativi andati a vuoto, la Repubblica Ceca cerca di inasprire la legislazione anti-tabacco. Per compiere davvero un salto verso l’Europa di Christian Gargiulo by Christian Gargiulo

After years of failed attempts, the Czech Republic seeks to toughen the antitobacco legislation. To really make a jump towards Europe

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Se ne è ritornato a parlare a luglio. Di nuovo. Questa volta però sembra‑ no esserci tutte le premesse affinché la proposta vada in porto. Entro la fine dell’anno, il ministro della Sa‑ lute, il socialdemocratico Svatopluk Němeček, presenterà un progetto di legge che introdurrà, a partire dal 1° gennaio 2016, il divieto di fumo nei ristoranti e in tutti i locali pub‑ blici della Repubblica Ceca. Almeno così sembra. Nonostante l’appoggio ricevuto dai deputati di Ano, una delle forze poli‑ tiche sostenitrici dell’attuale gover‑ no, non è detto che la proposta veda la luce. In passato, numerosi tentati‑ vi di introdurre divieti del genere si

They started talking about it again in July. Yes, again. However, this time, all the premises seem to show that the proposal will get through. By the end of the year, the Minister of Health, the Social Democrat Svatopluk Němeček, is going to present a bill that, from 1 January 2016, will introduce a ban on smoking in restaurants and in all public places in the Czech Republic. At least, so it seems. Despite some backing from the Ano members, one of the political forces that is supporting the government, it is not said that the proposal will see the light of day. In fact, several attempts to introduce such a ban in the past had led to nothing. “I hope it is approved”, says Giulia, a 26-year-old Italian non-smoker, who has recently moved to Prague. “I have just come out from

KOUŘENÍ POVOLENO CONSENTITO FUMARE SMOKING AREA that pub – she says, pointing towards the Bukowski, the well-known pub in the Žižkov district – you could hardly breathe in there, there was no smoking room and everyone had a cigarette between their fingers”. It was just over a year ago when in February, 2013, Martin Plíšek, the then Deputy Minister of Health, in charge of the Top 09 Conservative Party, had stated that the ban on smoking in restaurants would have come into force on 1 January 2014, this year. Even

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earlier, in 2012, his party colleague, Health Minister Leoš Heger, seemed favourable to the introduction of such a ban, only to clash later on with various oppositions, including strong protests by Ahr, the Czech Association of Hotels and Restaurants, that scuttled any kind of reform project, with the result of maintaining the 2009 regulations and creating a certain amount of discontent. “The issue is particularly common in winter – the waiter of a famous restaurant in Prague 6 tells me –


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sono risolti nel nulla. “Spero proprio venga approvata” confessa Giulia, italiana di 26 anni, non fumatrice, da poco trasferitasi a Praga. “Sono appena uscita da quel pub – dice indicando il Bukowski, noto locale del quartiere Žižkov – non si poteva respirare, non c’era una sala fuma‑ tori, e tutti avevano una sigaretta tra le dita”. Solo poco più di un anno fa, era il febbraio 2013, Martin Plíšek, allora viceministro della Sanità in carica al partito conservatore di Top 09, dichiarava che il divieto di fumo nei ristoranti sarebbe entrato in vigo‑ re il primo gennaio del 2014, cioè quest’anno. Ancor prima, nel 2012, il suo collega di partito, il ministro della Sanità Leoš Heger, si dimostra‑ va favorevole a introdurre un tale di‑ vieto. Salvo poi scontrarsi con diverse resistenze, tra cui le vive proteste della Ahr, l’associazione dei ristorato‑ ri e degli albergatori cechi, che hanno fatto naufragare qualsiasi progetto riformatore. Con il risultato di man‑ tenere in vigore la norma approvata nel 2009. E creare anche qualche malumore. “Il problema si verifica soprattutto in inverno – mi racconta when we can’t use the tables outside. Thus, smokers and non-smokers are obliged to stay inside, and it is quite frequent for customers to complain about the smoke”. Considered too bland, and for this reason the subject of criticism at the time of its approval, the so-called “anti-smoking law” prescribes only one obligation for restaurateurs: that of indicating with a special sticker at the entrance, whether you can smoke inside. Very different standards from those that the Italian and Irish citizens are used to, just to mention two examples, and generally speaking by the majority of European citizens. The gap is certified by the Smoke Free Partnership, an independent body with a precise objective, that is to say: “the actual implementation of the Frame-

un cameriere di un noto ristorante di Praga 6 – quando non possiamo di‑ sporre dei tavoli esterni. Fumatori e non sono costretti a stare nella stessa stanza. È capitato spesso che i clienti si lamentassero del fumo”. Considerata troppo blanda, e per questo oggetto di critiche già al momento dell’approvazione, la cosiddetta “legge anti-fumo” pre‑ scrive un solo obbligo in capo ai ristoratori: indicare con un apposito adesivo all’ingresso se nel locale si può fumare. Ben altri standard rispetto a quelli a cui sono abituati i cittadini italiani e quelli irlandesi,

tanto per fare due esempi, e in ge‑ nerale la maggioranza degli abitanti dell’Unione Europea. Il gap è certificato dallo Smoke free partnership, organismo indipenden‑ te dall’obiettivo preciso. Vale a dire, “l’effettiva implementazione della convenzione quadro per la lotta al tabagismo”. Approvata dall’Orga‑ nizzazione mondiale della sanità, questa convenzione, tra le altre cose, incoraggia gli Stati a introdurre mi‑ sure che limitano il fumo nei luoghi pubblici. Nonostante la Repubblica Ceca avesse preso parte all’assemblea licenziatrice del testo nel 2003, la ra‑

tifica - con la conseguente entrata in vigore – è arrivata solo nel 2012, ulti‑ ma fra tutti i Paesi della UE. “Sono favorevole a eliminare il fumo dai ristoranti” esclama sicuro David, 24 anni, originario di Brno, che però aggiunge repentino: “Ma non dai pub. Quando esco con gli amici, mi piace bere una birra accompagnata da una bella sigaretta. Anche qualcuna in più”. David però sembra essere in minoran‑ za all’interno del Paese. Un sondaggio condotto nel 2013 dall’agenzia di no‑ tizie ceca ha rivelato che i tre quarti dei cechi con più di 18 anni gradirebbero che il fumo fosse vietato dai pub.

work Convention on Tobacco Control”. Approved by the World Health Organization, the convention, among other things, encourages Member States to introduce measures to restrict smoking in public places. Despite the fact that the Czech Republic had taken part at the assembly for licensing the text in 2003, the ratification – and consequent entry into force – arrived only in 2012, last among all the EU countries. “I am in favour of banning smoking in restaurants,” exclaims David with confidence, a 24-year-old native of

Brno, who quickly adds, “But not in pubs. When I go out with friends, I enjoy drinking a beer, accompanied by a cigarette. And even a few more”. Nevertheless, David seems to be among the minority in the Country. A survey conducted in 2013 by the Czech news agency revealed that three quarters of Czechs over the age of 18 would prefer smoking to be banned in pubs. The Smoke Free Partnership considers Czech anti-smoking legislation as the most permissive in the 27 European countries (the last update was before

the entry of Croatia), describing it bluntly as “weak” and “unenforced”. Prague is the black sheep, along with Vienna and Bucharest. But a few countries such as Greece, which introduced a total ban on smoking in workplaces, public transport and in bars and restaurants, often have to face the problem of getting its citizens to respect national laws. In neighbouring Slovakia, instead, the law states that a restaurant, pub or similar structure, may allow smoking inside its premises only if it has a

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Lo Smoke free partnership giudica la legislazione ceca anti-fumo tra le più permissive dell’Europa a 27 (l’ultimo aggiornamento risale a prima dell’in‑

gresso della Croazia), definendola senza tanti giri di parole “debole” e “inapplicata” (“weak” e “unenforced” si legge nel testo originale). Praga si aggiudica la maglia nera insieme con Vienna e Bucarest. Ma alcuni paesi come la Grecia, che ha introdotto un divieto di fumo totale – nei luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto e nei bar e ristoranti – spesso hanno il proble‑ ma di non vedere applicato quanto previsto dalle leggi nazionali. Nella vicina Slovacchia, invece, la leg‑ ge stabilisce che un ristorante, pub o struttura simile può permettere di fu‑ mare all’interno dei propri locali solo se ha una stanza separata per i fuma‑ tori, divisa dal resto della struttura da un solido muro. Tuttavia, come spiega la giornalista di The Slovak Specta‑ tor Michaela Terenzani, “per evitare complicazioni e ricostruzioni, molti proprietari hanno optato interamente per il divieto di fumo”. Inoltre fumare, aggiunge la giornalista, “è completa‑ mente vietato negli uffici pubblici, te‑ atri, cinema, negozi, musei e strutture sanitarie”. E la Smoke free partnership la pone in una posizione di classifica migliore rispetto al vicino ceco. Sulle mancate riforme di Praga in questo segmento legislativo, se‑

condo l’ingegnere Markéta Lőrinczy del dipartimento di management dell’Università di Mendel a Brno, molto pesa la “forte parola” avuta dalle compagnie transnazionali del tabacco. Dopo aver definito “debo‑ le” (anch’ella) la legislazione ceca, attribuendo la colpa di ciò a “lobby potenti”, afferma che tra gli obiettivi delle compagnie entrate nel mercato ceco all’indomani della caduta del regime comunista vi era “ritardare l’introduzione delle direttive euro‑ pee” perché ciò “li avrebbe aiutati a generare profitti più alti”. Secondo uno studio condotto da scienziati britannici, piccoli Paesi come la Repubblica Ceca sono parti‑ colarmente esposti all’influenza della lobby del tabacco. “Negli Stati Uniti – spiega Helen Ross, direttore esecu‑ tivo dell’American Cancer Society e uno degli autori dello studio – abbia‑ mo scoperto una strategia ben con‑ gegnata che l’industria del tabacco ha dispiegato per molti anni proprio per puntare a quegli Stati più piccoli. Ottenere influenza qui è più facile e, quando arriva il momento di una votazione in ambito europeo, hanno lo stesso peso dei grandi Stati”, in virtù del potere di veto conferito loro

separate room for smokers, that must be divided from the rest of the structure by a solid wall. However, as The Slovak Spectator journalist, Michaela Terenzani, explains, “to avoid complications and reconstructions, many owners have opted entirely for a total smoking ban”. Furthermore, according to the journalist, “smoking is totally banned in public offices, theatres, cinemas, shops, museums and health care facilities”. And the Smoke free partnership classifies it in a higher position, compared to its Czech neighbour. On the lack of reforms by Prague during this legislative period – according to engineer Markéta Lőrinczy from the management department of the Mendel University in Brno – a great influence comes from the “strong words” of the transnational tobacco companies.

After defining the Czech legislation as “weak” and blaming the “powerful lobbies” for it, she also states that among the main objectives of companies entering the Czech market – in the aftermath of the fall of the communist regime – there was also the issue of “delaying the introduction of European directives”, because that “would have helped them generate higher profits”. According to a study carried out by British scientists, small Countries such as the Czech Republic are particularly susceptible to the influence of the tobacco lobby. “In the United States – says Helen Ross, executive director of the American Cancer Society, and one of the authors of the study – we discovered a well thought out strategy, that the tobacco industry had deployed for many years, whose aim was directed towards these smaller

states. Gaining greater influence here is easier, and when a European election comes up, they hold the same weight as a large state”, by virtue of their veto power, conferred on them by Community rules. As regards Czech politicians, or at least to a more or less consistent part of them, the scientist adds: “They talk in such terms that seem convenient to tobacco farmers”. The President of the Republic, Miloš Zeman, might pertain to this group. Last year, during a visit to the Philip Morris factory in Kutná Hora, about sixty kilometres east of Prague, he raised objections to the EU anti-smoking campaign. His claim – the consumption of tobacco is normal and its only effect is that of increasing traffic at the border. Being a heavy smoker himself, Zeman is alleged to have said to the

Fonte: Wikipedia

Il presidente Miloš Zeman / President Miloš Zeman

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attualità current affairs

Fonte: Christian Gargiulo

Fonte: Christian Gargiulo

Fonte: Christian Gargiulo

dalle regole comunitarie. E in riferi‑ mento ai politici cechi, o comunque a una parte più o meno consistente di essi, la scienziata aggiunge: “Parlano esattamente nel modo che si dimo‑ stra esser conveniente ai produttori di tabacco”. Il presidente della Repubblica Miloš Zeman potrebbe rientrare in questo gruppo. Lo scorso anno, durante una visita allo stabilimento della Philip Morris a Kutná Hora, una sessantina di chilometri a est di Praga, sollevò obiezioni alla campagna anti-fumo dell’UE. Regolare il consumo di ta‑ bacco – il suo pensiero – avrebbe l’unico effetto di incrementare i traf‑ fici alle frontiere. Fumatore incallito, Zeman avrebbe poi detto agli operai dello stabilimento, il più grande della Repubblica Ceca con circa 1200 per‑ sone impiegate: “Ho iniziato a fumare quando avevo 27 anni, quando il mio corpo si era pienamente sviluppato e il fumo non poteva più danneggiarlo. Per cui, permettetemi di raccomanda‑ re ai vostri figli di fare lo stesso: aspet‑ tate fino ai 27 e poi fumate senza al‑ cun rischio”. Quasi uno spot pro fumo, in uno dei principali stabilimenti della Philip Morris in Europa, recentemente ingrandito in virtù di un investimento

di 300 milioni di corone e che a marzo ha fatto registrare entrate per 2.798 milioni di corone (in aumento dello 0,4% rispetto al 2013). Senza dimenticare le affermazioni che Zeman rilasciò una decina di anni fa, quando era primo ministro: “Fumando contribuisco alla stabilità finanziaria del Paese. Comprando sigarette incremento le entrate sta‑ tali, e morirò di cancro ai polmoni così lo Stato non dovrà pagarmi la pensione”. In realtà, recenti statistiche hanno evidenziato come la Repubblica Ceca spenda ogni anno circa 80 miliardi di corone per curare malattie generate dal fumo, incassandone solo 50 tra accise e Iva applicata ai prodotti del tabacco. I fumatori sono 2,3 milioni di persone, un quarto circa della po‑ polazione. Molti i minorenni. Nove cittadini su dieci iniziano a fumare prima di aver compiuto la maggiore età; 10-12 anni è l’età media in cui si accende la prima sigaretta. In Italia, invece, il numero dei fumatori, seb‑ bene diminuisca dello 0,2% anno dopo anno, resta comunque superio‑ re ai 10 milioni, oltre un quinto della popolazione sopra i 15 anni. In media si inizia intorno ai 17 anni.

workers of the plant – the largest in the Czech Republic with approximately 1,200 employees: “I started smoking when I was 27 years old, when my body was fully developed and smoke could no longer cause any damage. Therefore, allow me to recommend to your children to do the same: wait until 27 and then smoke without any risk. “Almost a pro-smoke spot, in one of the main Philip Morris factories in Europe, recently enlarged by virtue of an investment of 300 million crowns and that in March had reached a net income of 2,798 million crowns (an increase of 0.4% compared to 2013). Not to mention Zeman’s statement a decade ago, when he was prime minister: “By smoking I contribute to the financial stability of the Country. By buying cigarettes I increase state

revenue and I will die of lung cancer, so the state will not have to pay for my retirement”. Real statistics actually show that, on an annual basis, the Czech Republic spends about 80 billion crowns to treat diseases caused by smoking and gaining only 50 from excise taxes and VAT on tobacco products. The number of smokers are 2.3 million people, about a quarter of the population. Many are teenagers and nine out of ten people start smoking before they are adults; 10-12 is the average age when they first light up a cigarette. In Italy, however, the number of smokers – although smoking is decreasing by 0.2% per year – is still above 10 million, with more than a fifth of the population over the age of 15. On average, they start at about 17 years of age.

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il mese de La Pagina

Giugno - Luglio 2014

di GIOVANNI USAI

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

Politica

(4 giugno) Praga fredda su rafforzamento Nato in Europa. Il premier Bohuslav Sobotka frena rispetto al piano, prospettato dagli Stati Uniti, di aumentare il contingente di soldati e armamenti nei paesi alleati europei. Sobotka, riferendosi ad altri stati che, come la Polonia, chiedono maggiore presenza Usa, afferma: “Sono del parere che possa avere una logica, ma solo in relazione a una situazione di sicurezza”. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (22 luglio) Věra Jurová candidata a Commissione Ue. Il nome dell’attuale ministro per lo Sviluppo regionale, esponente di Ano, viene accettato anche dai Socialdemocratici, che dopo un lungo braccio di ferro ritirano la candidatura di Pavel Mertlík.

Cronaca

(8 luglio) Attentato in Afghanistan contro soldati cechi. A perdere la vita sono cinque militari. Alcuni membri dell’opposizione criticano l’utilità delle missioni militari all’estero. Il premier Bohuslav Sobotka però dichiara che non ci saranno modifiche del mandato attualmente attribuito ai soldati in Afghanistan. Il presidente Miloš Zeman, nel messaggio inviato alle famiglie, esprime cordoglio, sottolineando che “i soldati non sono morti invano, ma per difendere la libertà contro il terrorismo internazionale”.

Economia, affari e finanza

(2 giugno) Tpca lancia nuovi modelli. Nello stabilimento automobilistico di Kolin parte infatti la produzione delle versioni rinnovate di Toyota Aygo, Citroën C1 e Peugeot 107. Contenderanno il mercato alla Fiat, visto che Fiat 500 e Panda sono oggi le city car più vendute del Vecchio continente. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (4 giugno) Rep. Ceca meno attraente per investitori. In Nuova Europa perde proprio il vantaggio, incalzata più da vicino da stati come Romania e Ungheria sul piano del richiamo per investitori. È quanto emerge da una analisi di Ernst & Young, secondo la quale ad indebolirsi quest’anno è anche la posizione leader della Polonia. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (4 giugno) Kempinski lascia la Repubblica Ceca. La catena di hotel cinque stelle era presente con un albergo sulla Hybernská ulice di Praga, ma la struttura dal 20 giugno si chiamerà The Mark Luxury Hotel. Kempinski non esclude però la possibilità di un ritorno. “Praga rimane una location molto interessante, dove vorremmo un giorno essere presenti”. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (5 giugno) Iveco Czech Republic a gonfie vele. La compagnia di Vysoké Mýto, principale produttore di autobus europeo – quasi duemila dipendenti e 600 lavoratori interinali – nel 2013 ha raggiunto un fatturato di 13,3 miliardi di corone, un quinto in più del 2012, e un utile di 1,04 miliardi (951 l’anno prima). La fabbrica produce mediamente 11 nuovi autobus al giorno, un ritmo simile a quello record del 2013 (con punte di 15 al giorno). In fase di definizione piani di ampliamento dello stabilimento. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 giugno) Praga punta sulla Cina. Il ministro dell’Industria e del Commercio Jan Mládek parte per una visita di cinque giorni, con l’obiettivo principale di attirare investitori. Si incontrerà con i più alti rappresentanti di alcune province e città nonché con esponenti del ministero del Commercio cinese. Mládek prospetta la possibilità di collegamenti aerei diretti fra i due paesi. Fra i cinesi si riscontra l’interesse a rilevare compagnie

ceche di grandi dimensioni. Energia e industria alimentare fra i settori più gettonati. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (17 giugno) Industria automobilistica accelera. La produzione nei primi cinque mesi dell’anno è aumentata in Repubblica Ceca dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2013, secondo i dati forniti dalla Associazione industrie automobilistiche. Škoda Auto 322 mila vetture (+22%), Hyundai 132 mila (+2%), mentre Tpca 65 mila (-24%). Il calo di quest’ultima si spiega con il passaggio ai modello rinnovati di Toyota Peugeot e Citroen. L’associazione prevede per l’intero arco del 2014 la produzione complessiva di 1,18 milioni di vetture, con un incremento del 4%. La Škoda Auto si aggiudica nuovamente il titolo di principale azienda esportatrice della Repubblica Ceca. È quanto emerge dalla consueta graduatoria sui principali esportatori, stilata da Czech Top 100. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (20 giugno) Netto calo turismo russo. Nel 2013 erano stati il secondo gruppo di visitatori stranieri più numeroso in Rep. Ceca. Per quest’anno si teme una flessione del 20% rispetto al 2013, o forse peggio, visto che il calo delle prenotazioni del secondo trimestre avrebbe superato il 30%. Si calcola che nel solo mese di maggio i visitatori provenienti dalla Russia abbiano speso in alberghi, ristoranti e negozi cechi il 25% in meno. Un fenomeno da ricondurre alla crisi russo/ucraina e alla svalutazione del rublo. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (23 giugno) Permesso di lavoro più facile per stranieri extra Ue. In Repubblica Ceca entrano in vigore nuove regole che semplificano la procedura. Mentre sino a ora è stato necessario il rilascio di due documenti (prima il permesso di lavoro, poi quello di soggiorno), da domani sarà sufficiente la sola carta di lavoro che rilascia direttamente il ministero dell’Interno. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (24 giugno) Conciliazione per Čez in Albania. La compagnia energetica ceca raggiunge un accordo che pone fine alla controversia iniziata lo scorso anno, quando l’Ente Regolatore albanese aveva disposto la revoca della licenza di distribuzione nei confronti della Čez. Quest’ultima riceverà la somma di 100 milioni di euro a titolo di risarcimento e in cambio si impegna a rinunciare al procedimento di arbitrato internazionale avviato contro Tirana. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (25 giugno) Nexen investe in Boemia del nord. Il premier Bohuslav Sobotka e i rappresentanti della compagnia sudcoreana firmano l’accordo riguardante la realizzazione a Žatec di una fabbrica per la produzione di pneumatici. La Nexen annuncia di voler spendere nell’arco di sette anni, a partire dal 2016, una cifra di 23,7 miliardi di corone. Con questa operazione la Corea del sud diventa il terzo paese di provenienza degli investimenti stranieri in Rep. Ceca, dopo Germania e Giappone. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (27 giugno) Svalutazione corona sino a metà 2015. Gli interventi valutari della Banca nazionale ceca, iniziati lo scorso novembre, non cesseranno prima del secondo trimestre del prossimo anno. Lo annuncia il consiglio superiore della Čnb, che non esclude la possibilità di un ulteriore spostamento in avanti del termine finale. L’obiettivo è di mantenere la valutazione sopra 27 czk/eur, ma non è esclusa ulteriore svalutazione. A rafforzare questo orientamento è l’andamento della inflazione, giunta lo scorso giugno a tasso zero in Repubblica Ceca. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (1 luglio) Trasporto merci in netta crescita. Una nota lieta, perché il settore è considerato cartina tornasole della situazione economica. Ad andare bene è soprattutto il trasporto su strada, che nel

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primo trimestre è cresciuto del 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per complessivi 70 milioni di tonnellate di merci. “I prossimi mesi prevediamo che saranno altrettanto favorevoli” è l’opinione espressa da Česmad Bohemia. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (10 luglio) Česká zbrojovka da record. Il produttore ceco di armi leggere, uno dei principali in campo mondiale, quest’anno supererà la soglia dei tre miliardi di fatturato, il che sarebbe un primato. Punta a superare anche la soglia del numero di armi prodotte, 250 mila. “Al contrario di quanto si possa pensare – dice portavoce – l’invasione russa della Crimea e la crisi in Ucraina danneggiano il nostro business. I conflitti armati ci costano contratti di fornitura”. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (11 luglio) Mercato appartamenti in ripresa. Lo dimostrano le cifre del primo trimestre. Nella sola Praga sono stati venduti 2.850 nuovi appartamenti, circa un quinto in più rispetto allo scorso anno. A Brno, nel medesimo periodo, le vendite hanno avuto un rialzo dell’89%. Anche i prezzi del mattone – calati mediamente in modo sensibile dal 2008 – sembrano dare qualche segnale di aumento. Un andamento favorito dalla ripartenza della economia e dai tassi di interesse calati a livello da record. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (17 luglio) Governo punta su nucleare. La Repubblica Ceca non ha intenzione di compiere passi indietro rispetto ai futuri progetti di sviluppo della energia atomica, secondo quanto dichiara il ministro Jan Mládek. All’inizio del prossimo anno sarà pronta la proposta di nuova Concezione energetica nazionale. A dimostrazione di quanto sia ancora in vita il progetto di ampliamento di Temelín e di Dukovany è anche la conversione all’atomo di Andrej Babiš, il miliardario ministro delle Finanze, rispetto allo scetticismo del passato. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (24 luglio) Perdite record per Unipetrol. La holding petrolchimica durante il secondo trimestre 2014 accusa un rosso di 3,5 miliardi di corone. Una situazione di bilancio da ricondurre in primo luogo alla perdita di valore della società, in conseguenza della riduzione del margine di profitto nel business della raffinazione del greggio. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (29 luglio) Generali salirà al 100% di Gph. L’operazione sarà realizzata entro il gennaio 2015, secondo quanto annuncia la compagnia italiana. Generali Ppf Holding è la holding operativa nei Paesi dell’Europa Centro-Est e proprietaria del 100% di Ceska pojstovna. Si realizza così il risultato conclusivo dell’opzione di vendita esercitata dal miliardario ceco Petr Kellner. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (30 luglio) Depositi e zone industriali a gonfie vele. Nel primo semestre di quest’anno sono stati venduti 71 ettari di area da destinare a questo scopo, il 25% in più rispetto a tutto il 2013. È il settore del mercato immobiliare che oggi va per la maggiore in Repubblica Ceca. È quanto emerge da rilevamento della società di consulenza Cushman & Wakefield. “Nel mercato si sente che ci sono capitali e disponibilità a investire”.

Varie

(12 luglio) “Isola del grano” vince a Karlovy Vary. Il film del regista georgiano George Ovashvili si aggiudica il Globo di Cristallo nella 49° edizione del Festival del Cinema. La pellicola è una coproduzione tra Germania, Francia, Repubblica Ceca e Kazakistan. Il Premio del pubblico va al film documentario Magický hlas, sulla cantante Marta Kubišová, realizzato dalla regista Olga Sommerová.


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Appuntamenti futuri dal 6 maggio al 28 settembre Racconti dal ghetto di Terezín

dall’8 agosto al 9 novembre I tesori dell’antica Cina

dal 15 settembre al 12 ottobre Prague architecture week

from 6 May to 28 September Tales from the Terezín ghetto

from 8 August to 9 November The treasures of ancient China

from 15 September to 12 October Prague architecture week

Until the end of September, the ceremonial hall of the Jewish cemetery in Holešov will host “The tales of children”, a travelling exhibition of the Jewish Museum in Prague, consisting of a selection of the world’s most extensive collection of drawings made by Jewish children who had been deported to Terezín. The 4.500 sketches were created at the camp in the years 1942-1944, during the hours dedicated to drawing, run by the artist Friedl Dicker-Brandeis. A therapeutic course, that helped the children to unleash their emotions and imagination and endure the horrible reality by transferring it onto a sheet of paper. The drawings often depict streets leading to Prague, but the hope of returning home came true only for just a few of them, because most of them died in Auschwitz. Among the proposed subjects: life in the Protectorate of Bohemia and Moravia and in the ghetto, art as an opportunity for survival. www.mks.holesov.cz, www.jewishmuzeum.cz

The Imperial Stables of the Prague Castle are hosting the “Treasures of Ancient China” exhibition, that for the first time in the Czech Republic, has brought together such a vast collection. Ninety works that cover five thousand years of history, that highlight the crucial role played by art and craftsmanship in the process of civilization. The first section describes the birth of the state and growth of the imperial power, while the second part exhibits the cultural development of the first millennium and the original warriors of the “Terracotta Army”. The last includes artefacts from the five centuries of reign of the last two dynasties: receptacles, jewellery, garments depicting a dragon and typical Chinese porcelain. Among the organizers there are Art Exhibitions China, the Mixed Czech-Chinese Chamber and the administration of the Prague Castle. www.kulturanahrade.cz

Prague Architecture Week, the international festival of architecture and town planning, offers exhibitions, conferences and visits dedicated to the discovery of architecture. The theme of this eighth year edition is “architectural heritage and architectural icons”. The Convent of St. George will host various exhibitions such as Architecture in space and time with the presentation of buildings and personalities which have become icons of their period. Also present is the Playful architect with activities for children, building prizes, as well as architect and project of the year. The urban planner Stefano Boeri will give a lecture on the Days of foreign architecture, while the academics Elena Svalduz and Andrea Giordano will curate the exhibition Architectural icons of the Veneto region and lecture at the conference on Contemporary architecture in historical context. www.architectureweek.cz

Sino a fine settembre, la sala delle cerimonie del ci‑ mitero ebraico di Holešov ospita “Il racconto dei bam‑ bini”, mostra itinerante del Museo Ebraico di Praga formata da una selezione della più estesa collezione al mondo di disegni fatti dai bambini ebrei deportati a Terezín. I 4500 schizzi furono creati nel campo negli anni 1942-1944, nelle ore di disegno tenute dalla pit‑ trice Friedl Dicker-Brandeis. Corso con effetti terapeu‑ tici, aiutò i bambini a sprigionare fantasia ed emozio‑ ni, sopportare l’orribile realtà trasferendola sul foglio. Raffigurano spesso strade che indicano Praga, ma la speranza di tornare a casa si avverò per pochi: una buona parte morì ad Auschwitz. Tra i temi proposti, la vita nel Protettorato di Boemia e Moravia e al ghetto, l’arte come opportunità di sopravvivenza. www.mks.holesov.cz, www.jewishmuzeum.cz

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Sabrina Salomoni

Le Scuderie Imperiali del Castello di Praga ospitano la mostra “I tesori dell’antica Cina” che per la prima volta porta in Repubblica Ceca una collezione così ampia. Novanta opere ripercorrono cinque millen‑ ni di storia, evidenziando il decisivo ruolo di arte e artigianato nel processo di civilizzazione. La prima sezione descrive la nascita dello stato e la crescita del potere imperiale; la seconda espone lo sviluppo culturale del primo millennio e guerrieri originali dell’“esercito di terracotta”; l’ultima include ma‑ nufatti dei cinque secoli di regno delle ultime due dinastie: recipienti, gioielli, vesti con il motivo del drago e tipiche porcellane cinesi. Fra gli organiz‑ zatori Art Exhibitions China, la Camera mista cecocinese e l’amministrazione del Castello di Praga. www.kulturanahrade.cz

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Architecture Week Praga, festival internazionale dell’architettura e dell’urbanismo, offre mostre, conferenze e visite alla scoperta dell’architettura. Tema di quest’ottava edizione “l’eredità architetto‑ nica e le icone dell’architettura”. Il Convento di San Giorgio ospita varie esposizioni come L’architettura nello spazio e nel tempo che presenta edifici e per‑ sonalità icone della loro epoca. Non manca l’Archi‑ tetto giocoso con attività per i bambini né i premi a edificio, architetto e progetto dell’anno. L’urbanista Stefano Boeri terrà una lezione nei Giorni dell’archi‑ tettura straniera mentre i docenti Elena Svalduz e Andrea Giordano curano la mostra Le icone archi‑ tettoniche del Veneto e interverranno al convegno L’architettura contemporanea nel contesto storico. www.architectureweek.cz


appuntamenti events

Future events

Sabrina Salomoni

il 20 e 21 settembre I giorni della Nato di Ostrava

dal 6 ottobre al 9 novembre Struny podzimu

dal 20 al 25 ottobre Settimana della lingua italiana nel mondo

20 and 21 September NATO days in Ostrava

from 6 October to 9 November Struny podzimu

October 20 to 25 Italian Language Week in the World

The NATO days in Ostrava are the largest aeronautical show on security in Central Europe. It includes Czech Air Force Days and will take place at Leoš Janáček Airport in Ostrava. The acrobatic teams will show their skills, but the most visited exhibition in the Country is primarily a showcase for promoting the aeronautic and space industry and present to the general public and operators of the sector, the security means and equipment of the Country. The program includes training demonstrations by special army units, military techniques and rescue operations, as well as army, police and fire-fighters equipment. The military display will take place at the week-end, while during the two previous days, there will be screenings, seminars and several debates with the pilots. www.natodays.cz

The Struny podzimu (Strings of Autumn) festival will be back in Prague in autumn. It will consist of nine evenings of concerts of classical, jazz and world music, introduced by Mariza, the queen of Portuguese fado. Jazz is echoed in the ballade by Ahmad Jamal’s, in the duet by Hugh Masekela and Larry Willis, in the experimentation of Colin Currie and Steve Reich and of the cellist Maya Beiser. Chris Thile and Brad Mehldau bring the magic with the unexpected guitar and mandolin ensemble; the setar virtuoso, Hossein Alizâdeh, offers a foray into Persian instrumental music, and the Georgian Didgori choir into the vocal polyphony style of nine centuries ago. The show ends with the flamenco of Estrella Morente. The program also includes a weekend with Strings kids and the afterparty Spotlight with the presentation of new talents from the Czech and international scene. www.strunypodzimu.cz

The XIV Week of the Italian language in the world introduces the topic “Writing the new Europe: Italian publishers, authors and readers in the digital age”. The event linked to the semester of the Italian Presidency, offers analyses and insights into the development of a European cultural identity. The theme highlights the role played by publishing and books in their various connotations from paper to digital as well as the way they have influenced the development of the concept of Europe. The Italian Cultural Institute in Prague will organize an international conference on “The poetics of laughter”, a photo exhibition by Vincenzo Cottinelli with photos of “prominent personalities of Italian culture and intellectual figures from around the world”, a meeting with the RAI journalist Roberto Olla and promotion of the Muse in Trento. www.iicpraga.esteri.it

I giorni della Nato di Ostrava è il più grande show ae‑ ronautico sulla sicurezza in Europa centrale. Compren‑ de i Giorni delle forze aeree dell’Aeronautica ceca e si svolge all’aeroporto Leoš Janáček di Ostrava. I gruppi acrobatici mostrano la loro arte ma la fiera più visita‑ ta nel Paese è anzitutto una vetrina per promuovere l’industria aeronautica e spaziale e presentare a pub‑ blico e operatori di settore i mezzi e le attrezzature di cui dispone il Paese in ambito sicurezza. Il program‑ ma prevede: dimostrazioni dell’addestramento delle unità speciali, la presentazione di tecniche militari e di soccorso e delle dotazioni di esercito, polizia e vigili del fuoco. Lo show occupa il weekend, nei due giorni precedenti si tengono proiezioni, seminari e dibattiti con i piloti. www.natodays.cz

Nell’autunno praghese torna il festival Struny podzimu (Corde d’autunno), nove serate di concerti tra classica, jazz e world music, inaugurate da Mariza, regina del fado portoghese. Il jazz risuona nelle ballate di Ahmad Jamal, nel duetto di Hugh Masekela e Larry Willis, nel‑ le sperimentazioni di Colin Currie e Steve Reich e della violoncellista Maya Beiser. Chris Thile e Brad Mehldau portano la magia dell’inattesa unione di chitarra e mandolino, il virtuoso del setar Hossein Alizâdeh pro‑ pone un’incursione nella musica strumentale persiana e il coro georgiano Didgori nella polifonia vocale di nove secoli fa. Si conclude con il flamenco di Estrella Morente. In programma anche il weekend Le corde dei bambini e l’afterparty Spotlight che presenta nuovi ta‑ lenti della scena ceca e internazionale. www.strunypodzimu.cz

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La XIV Settimana della lingua italiana nel mondo ha per tema “Scrivere la nuova Europa: editoria italiana, autori e lettori nell’era digitale”. Evento legato al semestre di presidenza italiana, propone analisi e approfondimenti incentrati sullo sviluppo dell’identità culturale europea. Il tema valorizza il ruolo dell’editoria e del libro che nelle sue molteplici connotazioni, dal cartaceo al digitale, ha influenza‑ to l’evolversi del concetto d’Europa. A Praga, l’Isti‑ tuto Italiano di Cultura prevede un convegno inter‑ nazionale d’italianistica su “Le poetiche del riso”, la mostra fotografica di Vincenzo Cottinelli con scatti di “Personaggi della cultura italiana e volti di intel‑ lettuali dal mondo”, l’incontro con il giornalista Rai Roberto Olla e la promozione del Muse di Trento. www.iicpraga.esteri.it

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Made in Czechoslovakia, il marchio della nostalgia Made in Czechoslovakia, the mark of nostalgia

Ogni tanto a Praga e Bratislava si riparla della possibilità di rispolverare il vecchio logo per promuovere l’export. Ma l’iniziativa a molti non piace e suscita polemiche

Per alcuni è solo il proposito insensa‑ to dei più nostalgici, di quelli che non vogliono arrendersi all’evidenza e continuano a idealizzare i vecchi tem‑ pi. Per altri è invece un’ottima idea, che potrebbe far comodo a entrambi i Paesi – Repubblica Ceca e Slovac‑ chia – sfruttando il prestigio e la re‑ putazione di cui ancora oggi gode la

produzione industriale della vecchia Cecoslovacchia, soprattutto nei Paesi di quello che un tempo era l’area di influenza sovietica. L’idea sarebbe infatti quella di rilan‑ ciare nei mercati di export il vecchio marchio Made in Czechoslovakia, risa‑ lente al periodo in cui i due Paesi, sino al 31 dicembre del 1992, erano uniti

in un unico stato federale. A lanciarla è stato cinque anni fa il Nerv, Národní ekonomické rady vlády, l’organo di super esperti che affianca dal 2009 il governo ceco con funzioni consultive, per suggerire ricette idonee a fronteg‑ giare la crisi economica e a rafforzare la capacità dei prodotti nazionali di affrontare i mercati stranieri.

di Giovanni Usai by Giovanni Usai

Every now and then in Prague and Bratislava they talk about the possibility of brushing up the old logo, to promote exports. But many do not like the initiative and this has led to controversy

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Skoda 66E

For some, it is just the senseless proposition of nostalgic people who do not want to face the facts and just wish to go on romanticizing about the old days. For others, instead, it is an excellent idea that could be useful to both Countries – the Czech Republic and Slovakia – to take advantage of the prestige and reputation that the in-

dustrial production of the old Czechoslovakia still enjoys today, especially in Countries that were once in the area of Soviet influence. The idea would be to reintroduce the old mark of origin “Made in Czechoslovakia” to use in the export market, going back in time to when the two countries, until 31 December 1992,

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were merged into a single federal state. Launching the idea five years ago was Nerv, Národní ekonomické rady Vlady, the group of super experts who assisted the Czech government in 2009, as advisors, to suggest suitable solutions in order to tackle the economic crisis and help our national products to compete in foreign markets.


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Da allora, pur non essendo certamen‑ te fra i più dibattuti, questo tema di tanto in tanto torna a fare capolino sui giornali. I critici dicono: “Se ne parla soprattutto quando non c’è nient’al‑ tro da scrivere, in estate per esempio, nel classico periodo, per i giornalisti, delle notizie gonfiate”. La questione è tornata d’attualità pro‑ prio a fine luglio, quando Eximbanka e Česká exportní banka – i due istitu‑ ti statali, rispettivamente slovacco e ceco, che forniscono credito alle azien‑ de esportatrici – hanno sottoscritto un accordo di collaborazione con il proposito, fra gli obiettivi annunciati, di riutilizzare, in certi mercati stranieri e a determinate condizioni, l’antico marchio commerciale. L’unica differen‑ za sarebbe l’uso del termine Made in CzechoSlovakia, con la S maiuscola di

Slovacchia, diventata ormai un paese indipendente e sovrano. L’iniziativa, a ben vedere, è stata quasi subito ridimensionata, anche se un po’ sottovoce, dallo stesso direttore di Česká exportní banka, Karel Bureš: “Non si tratta tanto del marchio, ma piuttosto della intenzione dei due Pae‑ si di unire le forze nei mercati stranieri”. E anche la Eximbanka, pur con qualche settimana di ritardo, ha precisato: “Par‑ lare oggi di Made in CzechoSlovakia ha più che altro un valore simbolico, che segnala il rapporto di collaborazione fra gli esportatori cechi e slovacchi”. Sta di fatto che la notizia è stata ripre‑ sa con una certa evidenza anche dalle agenzie internazionali, soprattutto quelle europee. “Anche di recente, durante un mio viaggio in Kazakistan, ex repubblica

dell`Urss, tutte le persone incontrate al di sopra dei quarant`anni mi hanno subito identificato come “cecoslovac‑ co”, con immediati riferimenti ai no‑ stri prodotti simbolo di quel periodo: le motociclette Jawa, i camion Tatra, i trattori Zetor, le locomotive della Škoda di Plzen. Veicoli che da quelle parti circolano ancora in gran numero perfettamente funzionanti e sui quali c`è in bella evidenza la scritta Made in Czechoslovakia” è la testimonianza di Marek, uomo d`affari che viaggia per motivi di lavoro in Est Europa e nei Paesi asiatici, secondo il quale da quelle parti dire Made in Czech ha un impatto decisamente inferiore, “per non parlare del Made in Eu”. “L’idea è ottima, e non solo per quanto riguarda i Paesi coi quali avevamo forti rapporti prima del 1989, al tempo della

Jawa 353 – 1956

Since then, even if it is certainly not one of the most debated issues, the argument has popped-up now and then in the press. Critics say: “They talk about it especially when there’s nothing much to write about and particularly in the summer period, when the news is usually inflated”. The fact is, though, that the issue came to the fore again at the end of July, when Eximbanka and Česká exportní banka – the Slovak and Czech state institutions that provide credit to exporting firms – signed a collaboration agreement whose aim, among other announced objectives, is to use the old mark of origin again in

certain foreign markets and at certain conditions. The only difference would be the use of the term Made in CzechoSlovakia, with a capital S for Slovakia, an independent and sovereign state. In hindsight, the initiative was almost immediately reconsidered, even though it was done in an undertone by the director of Česká exportní banka, Karel Bureš: “It is not so much a question of mark of origin that is at issue, but rather the intention of the two Countries to join forces in foreign markets”. And even Eximbanka, albeit with a few weeks of delay, specified that: “Speaking of Made in CzechoSlovakia today

Cecoslovacchia comunista. Vale allo stesso modo anche in molti mercati occidentali, dove il Made in Czechoslo‑ vakia non era forse particolarmente dif‑ fuso, ma era comunque molto rispetta‑ to, come nel settore delle armi, si pensi alla leggendaria pistola mitragliatrice Škorpion, oppure alle macchine utensili o alle turbine per centrale elettriche” sostiene Pavel, titolare di uno studio legale a Praga. “Penso anche all`Italia, dove sono spesso per turismo e anche per lavoro, dove ancora in tanti identi‑ ficano Praga con la Cecoslovacchia. A maggior ragione negli Stati Uniti, dove la Repubblica Ceca in larga maggioran‑ za non la conoscono proprio. A New York quando dico che sono ceco, mi scambiano per ceceno!”. Il fronte dei favorevoli riporta alla me‑ moria il contenuto di una intervista

Zetor 3011 del 1964/1964's Zetor 3011 tractor

has more or less a symbolic value, that underlines the relationship of collaboration between Czech and Slovak exporters”. The fact is that the news was picked up with some emphasis also by international press agencies, in particular by European ones. “Even recently, during my trip to Kazakhstan – a former USSR republic – all the people I met who were over forty, identified me immediately as “Czechoslovakian”, with an immediate reference to our symbolic products of that period: the Jawa motorcycles, Tatra trucks, Zetor tractors and Plzen Skoda locomotives. Vehicles that are still in

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circulation in large numbers in those Countries and that are in perfect working condition. On them you may clearly see the Made in Czechoslovakia sign”, states Marek, a Business man who travels for work to Eastern Europe and to Asian countries, and according to whom, to say “Made in Czech” in those countries has a definitely lower impact, “not to mention Made in EU”. “The idea is excellent, and not only with regard to those Countries with which we had strong relations before 1989, at the time of communist Czechoslovakia. The same is true for many Western markets, where the “Made in Czecho-

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Filobus Skoda 9Tr a Luhansk, Ucraina/ Skoda 9Tr trolleybus in Luhansk, Ukraine

Tram CKD_T3 a Volgograd, Russia/tram CKD_T3 in Volgograd, Russia

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pubblicata qualche anno fa su questa rivista, quando parlammo con Pavel Kopp, il diplomatico ceco che alla fine del 1992 guidò l`ambasciata cecoslo‑ vacca a Roma, durante il fatidico mo‑ mento della nascita di Repubblica Ceca e Slovacchia. Riferendosi ai probabili motivi della separazione, ebbe a dire: “Probabilmente furono decisive le pres‑ sioni che giungevano dall`estero. Tutto fu deciso dai vertici politici, perché attraverso un referendum la separazio‑ ne non sarebbe probabilmente stata accettata. Sottovoce se ne parlava e si capiva che alcuni Stati vicini potevano avere paura della concorrenza cecoslo‑ slovakia” was not perhaps particularly widespread, but which was still greatly appreciated, as in the weapons industry with the legendary Škorpion light submachine gun, or for machine tools or electric power-station turbines”, says Pavel, the owner of a law firm in Prague. “I am thinking also of Italy, where I often go for tourism and business, where many people still identify Prague with Czechoslovakia. Even more so in the

vacca. Anche perché noi, dopo la Rivo‑ luzione di velluto, avevamo una indu‑ stria fortissima. Non escludo che stati come l’Ungheria, la Polonia, e l’Austria temessero un po` la concorrenza della Cecoslovacchia unita. La Boemia e la Moravia erano un fondamentale fulcro industriale già al tempo dell`Impero austro-ungarico, e di questo nessuno se ne era dimenticato. Qualcuno dei nostri vicini ci considerava una possi‑ bile minaccia”. Argomenti che possono spiegare il per‑ ché la Czechoslovakia e il suo “Made in” non esistano più, ma non utilizzabili, tanti anni dopo, per giustificarne una resurrezione. Tanto più che – come sostengono molti esperti – le leggi in‑ ternazionali vieterebbero il marchio di origine di uno stato inesistente. “L’idea a prima vista è suggestiva, ma a ben considerare è qualcosa che sa di minestra riscaldata, forse anche di stantio. La Cecoslovacchia oggi non esiste, pur essendo molto forti i lega‑ mi con i nostri cugini slovacchi. Anche

le produzioni industriali del vecchio Impero Austro-Ungarico erano cono‑ sciute in tutto il mondo, ma a nessuno verrebbe in mente di fare risorgere i marchi di quel tempo” è l`opinione contraria a Praga di una rappresen‑ tante della CzechTrade, l’ente gover‑ nativo di sostegno all’export, che pre‑ ferisce non essere citata per nome. “Ciò che si dovrebbe fare è piuttosto di sottolineare con maggiore efficacia che i nostri due Paesi sono entrambi successori di quella che un tempo era la Cecoslovacchia. L`idea di rispolve‑ rare il vecchio marchio, per quanto prestigioso ancora oggi, non mi fa felice” taglia corto Radek Špicar, vi‑ cepresidente della Svaz průmyslu a dopravy, l`Unione industriale della Repubblica Ceca. Sul fronte politico, mentre in Repub‑ blica Ceca le opinioni appaiono più sfumate, senza particolari passioni, sia in senso positivo, che negativo, è curioso come in Slovacchia le due massime autorità – il capo del go‑

United States, where the vast majority do not really know the Czech Republic. When I say that I am Czech, they often mistake me for a Chechen!”. The front of supporters brings back to mind the contents of an interview published a few years ago in this magazine, when we talked to Pavel Kopp, the Czech diplomat, who at the end of 1992 headed the Czechoslovak embassy in Rome, during the decisive moment leading up to the birth of the Czech Republic and Slovakia. Referring to the probable reasons for the separation, he had this to say: “The decisive factor was probably the amount of pressure coming from abroad. Everything was decided by top politicians, because with a referendum the separation would probably not have been accepted. People did not speak openly about it and it was clear that a few neighbouring states were afraid of Czechoslovakian competition, also because we, after the Velvet Revolution, had a very strong industry. I am not excluding the fact that states

like Hungary, Poland, and Austria were a bit afraid of competing with a united Czechoslovakia. Bohemia and Moravia had been a major industrial hub since the time of the Austro-Hungarian Empire, and nobody had forgotten about it. A few of our neighbours considered us as a possible threat”. Arguments that may explain why Czechoslovakia and its “Made in” do not exist any longer, but they are not usable, many years later, to justify a resurrection. Especially because – as many experts would point out – international laws prohibit the use of a mark of origin of a nonexistent state. “At first sight, the idea sounds quite attractive, but on closer consideration, it seems like a rehash or just stale news. Czechoslovakia does not exist today, but the bond between us and our Slovak cousins is very strong. ​​Even the industrial productions of the old Austro-Hungarian Empire were known to the world at large, but no one would ever consider resurrecting the brands

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verno e il capo dello stato – abbia‑ no battibeccato su questo tema più a voce alta. Del tutto contrario il presidente slovac‑ co Andrej Kiska, che all`inizio di luglio, in visita di stato a Praga, ha detto: “È una idea senza alcun senso e nessuna probabilità di essere realizzata, perché quel marchio fa parte ormai del passa‑ to. Puntiamo piuttosto a rafforzare la collaborazione reciproca nei mercati stranieri. Lasciamo invece che ciascun paese sia padrone di costruire la pro‑

pria prosperità e il prestigio internazio‑ nale dei propri prodotti”. Il premier Robert Fico invece è un sostenitore convinto del progetto e ormai da qualche anno non perde occasione per rilanciarlo in ogni in‑ contro bilaterale con i responsabili del governo ceco. “Sarebbe una chance enorme nei Paesi africani, dove la Cecoslovacchia un tempo operava in maniera molto attiva. Ma anche in altri stati, come il Vietnam e la Mon‑ golia, dove il marchio Made in Cze‑

choslovakia ha ancora una capacità di persuasione enorme”. Parole peraltro molto gradite al suo elettorato, quel‑ lo di sinistra, il più incline a guardare con animo nostalgico al periodo pre ’89 e alla vecchia Cecoslovacchia. “Succede da noi in Slovacchia, ma capita la stessa cosa in Repubblica Ceca. Sono soprattutto quelli che non vogliono arrendersi all’evidenza, al

Camion Tatra T813

Škorpion/Skorpion weapon

L-29 Delfin a Togliatti, Russia/L-29 Delfin in Togliatti, Russia

of that period”, is the contrary opinion made in Prague by a representative of CzechTrade, the government agency for the promotion of exports, who prefers to remain anonymous. “What we should actually do is to highlight more effectively that our two Countries are both successors of what was once Czechoslovakia. The idea of bringing up the old mark of origin issue, no matter how prestigious it might be even today, does not please me”, remarks Radek Špicar, vice president of

fatto che i vecchi tempi non torne‑ ranno più” è il commento di Tomáš, anziano insegnante di lettere di Bra‑ tislava, il quale fra l’ironico e l’amaro non trova di meglio che parafrasare Milan Kundera: “Di commercio inter‑ nazionale non me ne intendo, ma so che la luce rossastra del tramonto è capace di illuminare ogni cosa. È il fascino della nostalgia”.

Svaz průmyslu at dopravy, the industrial Union of the Czech Republic. Whilst Czech public opinion does not seem highly involved in the issue and with no particular positive or negative enthusiasm, on the political front, it is rather curious to discover that two highest authorities in Slovakia – the head of government and head of state – have actually been bickering loudly about the issue. Quite contrary is Slovak President Andrej Kiska, who at the beginning

of July, during a state visit to Prague, said: “It is a senseless idea that has no chance of being realized, because that mark belongs to the past. We aim, instead, to strengthen our mutual cooperation in foreign markets. Let us allow every country to build its own prosperity and the international prestige of its own products”. Prime Minister Robert Fico, instead, is a strong supporter of the project, and for some years now, he has never missed the opportunity to bring up the issue during

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every bilateral meeting with the representatives of the Czech government. “It would be a great opportunity in African countries, where Czechoslovakia used to be quite active, but also in other countries, such as Vietnam and Mongolia, where the Made in Czechoslovakia still has a strong appeal”. Words that are also appreciated by his left-wing electorate, that is more inclined to look with nostalgia to the pre 1989 period and to the old Czechoslovakia. “It happens in our country Slovakia, but the same thing also takes place in the Czech Republic. It is especially those who do not want to face the fact that the old days will never come back”, remarks Tomáš, a senior teacher of literature in Bratislava, who with a mix of irony and bitterness can’t find more appropriate words than those of Milan Kundera: “I do not understand anything about international trade, but I do know that the reddish sunset light is capable of illuminating all. It is the fascination of nostalgia”.

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Yes, mluvím česky La lingua ceca è parlata da soli 10 milioni di persone nel mondo, eppure attrae studenti internazionali ogni anno. Anche dal Bel Paese

Qualsiasi giramondo del villaggio glo‑ bale, interessato ad affinare le proprie capacità comunicative in un mondo sempre più stretto, conosce a mena‑ dito le lingue al top dell’utilità: ingle‑ se, non c’è nemmeno da sottolinear‑ lo. I classici europei, come il francese o il tedesco, la “lingua commerciale” per la locomotiva del continente. Lo spagnolo, con centinaia di milioni di utenti. Senza dimenticare l’italiano, lingua che non perde appassionati e

che in ogni caso rimane una presenza culturale importante. Oppure il nuo‑ vo che avanza: il cinese, il business attuale, semplicemente la lingua più parlata al mondo, da più di un miliardo di persone. Persino l’arabo suscita non poco interesse, nel solco del paventato scontro di civiltà made in Usa, sulla falsa riga dello studio del russo ai tempi della guerra fred‑ da. Russo che, a proposito, rimane al sesto posto delle lingue più parlate.

Le sopracciglia del giramondo si sol‑ leverebbero alquanto, quindi, alla proposta di imparare la lingua ceca: questa si situa all’82esima posizione della graduatoria qui sopra accen‑ nata. In quanto a numeri il ceco si trova dietro a lingue come quella del popolo Zulu o dei nativi Quechua pe‑ ruviani. Una lingua affatto semplice, peculiare, parlata da poco più di dieci milioni di persone (meno dell’1% del‑ la popolazione sinofona, per dire).

di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

The Czech language is spoken by only 10 million people around the world, yet it attracts international students each year. Even from Italy

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Fonte: Christian Gargiulo

Any globetrotter, interested in improving his communication skills in a ever narrowing world, has a good knowledge – needless to say – of the most commonly used language: English. The classic European languages such as French or German, the “business language” for the locomotive of the continent. Spanish with hundreds of millions of users, without forgetting Italian, a language that has maintained its enthusiasts and that – in any

case – still has a major cultural presence; or the new advancing language: Chinese, the present day business, and simply the most spoken language in the world, by more than one billion people. Even Arabic arouses a certain amount of interest, in the wake of feared made in USA clash of civilizations – along the lines of the study of Russian at the time of the Cold War. Russian, by the way, lies in sixth position among the most spoken languages.

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Globetrotters would therefore frown at the idea of having to learn Czech, which is ranked in 82nd position in the above mentioned list. In terms of numbers, the Czech language lags behind other languages such as Zulu or that of the Peruvian Quechua natives. A rather peculiar language that is not at all simple, and which is spoken by just over ten million people (less than 1% of the Chinese speaking population, so to say).


attualità current affairs

Pur considerando le differenze regio‑ nali la Repubblica Ceca è, etnicamen‑ te parlando, estremamente omoge‑ nea: un sondaggio di Eurobarometer (agenzia UE) del 2012, intitolato “Eu‑ ropeans and their languages”, rivela‑ va che il ceco è parlato come prima lingua dal 98% dei cittadini cechi − potrebbe sembrare un’ovvietà ma in realtà solo Ungheria e Grecia hanno una percentuale maggiore. Fuori dal paese invece si trovano madrelingua cechi solo per mode‑ stissime porzioni, eccezion fatta per la Slovacchia, dove per ovvie ragioni storico-politiche il 24,8% degli abi‑

tanti ha il ceco come madrelingua o lo parla alla perfezione. È l’immagine quindi che pare suggerirci l’idea di una lingua minoritaria e di un paese che, comunicativamente parlando, si chiude in se stesso. Eppure dietro questa veste modesta, c’è un interesse che non si spegne: il ceco attrae studenti. Non solo: attrae studenti da tutto il mondo. Destereb‑ be non poco stupore sapere che nel‑ le facoltà di linguistica di Tokyo e di Seoul, ci sono dipartimenti di lingua ceca: e ogni anno studenti dell’Estre‑ mo Oriente visitano il piccolo paese mitteleuropeo per approfondire la co‑

noscenza della lingua. E che dire delle 17 università statunitensi che offrono corsi di lingua ceca? Il sorprenden‑ te nesso tra gli States e la Boemia è prima di tutto di natura storica. Uno studio della Heritage Languages in America, un progetto dell’Università dell’Oregon che si addentra nell’ere‑ dità linguistica della nazione fondata sull’immigrazione, rivela che tra il 1848 ed il 1914 ben 350 mila cechi approdarono nel Nuovo Mondo: di conseguenza, ad oggi sono quasi due milioni (1.947.000 per il report) i cittadini statunitensi che dichiarano origini boeme, morave o più general‑

Fonte: Christian Gargiulo

While considering regional differences, the Czech Republic is, ethnically speaking, extremely homogeneous. A survey by the Eurobarometer Agency (EU) in 2012, entitled “Europeans and their languages”, revealed that Czech is spoken as a first language by 98% of Czech citizens – which may seem obvious, but in reality only Hungary and Greece have a higher percentage. Instead, outside the country there are only modest numbers of mother-ton-

gue Czechs, except for Slovakia, where for obvious historical and political reasons 24.8% of the population use Czech as a mother-tongue language or are able to speak it well. The impression is that of a minority language and a country that from a communicative point of view, closes in upon itself. However, behind this modest appearance, there is an ever incessant interest: Czech attracts students. Not only: it attracts students from all over the world.

It is thus quite surprising to discover that in the faculty of languages in Tokyo and Seoul, there are Czech language faculties – and every year students from the Far East come to visit the small Central European country to deepen their knowledge of the language. And what about the 17 American universities that offer Czech language courses? The surprising link between the States and the Czech Republic is primarily historical in character. A study by Herita-

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mente “cecoslovacche”. Tra gli Stati più popolati da discendenti cechi, primo tra tutti è il Texas (155 mila abitanti con queste origini), seguito a breve da Illinois, Wisconsin, Minneso‑ ta e altri con numeri minori. Poco più di 70mila, gli americani che oggi si dichiarano madrelingua cechi. Que‑ ste comunità hanno mantenuto un impegno costante nel ricordare e pro‑ muovere la propria cultura; nel 2008 a La Grange, in Texas, è stato inaugu‑ rato il Texas Czech Heritage Cultural Center, con corsi di lingua, meeting rooms, un museo, un archivio sulla popolazione ceca, un negozio di sou‑ venir e addirittura un anfiteatro con facciata in curioso stile “ceco-texano”. Tornando in Europa, il ceco attrae molti studenti da paesi slavi, dove il ceppo linguistico comune mantiene dei legami e delle assonanze che lo rendono effettivamente più sempli‑ ce da imparare. Nel mondo slavo la Cechia mantiene da sempre un’im‑ magine positiva. La letteratura e il cinema cechi e cecoslovacchi hanno un forte richiamo nelle terre che fu‑ ge Languages in America, a project by the University of Oregon, which delves into the heritage of languages of the nation based on immigration, reveals that between 1848 and 1914, well over 350.000 Czechs came to the New World and consequently, there are almost two million (1.947.000 according to the report) US citizens who claim to have Bohemian, Moravian, or generally speaking “Czechoslovakian” origins. Among the most populous states with Czech descendants, there is Texas in first position (155.000 inhabitants with these origins), followed closely by Illinois, Wisconsin, Minnesota and others with lower numbers. The Americans who claim to be Czech natives are just over 70.000. These communities have maintained a constant commitment to promote their culture. In 2008, the Texas Czech Heritage Cultural Centre was inaugurated in La Grange, with language courses, meeting rooms, a

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rono a Est della cortina di ferro. L’ac‑ cademia praghese del cinema FAMU ha una fama pressoché mondiale, e il fatto che i suoi corsi, previa ardua selezione, siano ancora gratuiti se in‑ segnati in ceco (gli stessi programmi in inglese costano diverse migliaia di euro), spinge in molti a tuffarsi tra l’ardua grammatica e la pronuncia da scioglilingua pur di diventare il nuo‑ vo Emir Kusturica − che qui venne a

studiare dalla sua natìa Jugoslavia negli anni ‘70. Un grande raduno di stranieri inte‑ ressati alla lingua ceca ha luogo ogni estate nelle università statali, che offrono corsi intensivi. Le più grandi e rinomate, le “letní škola” dell’Uni‑ versità Carlo di Praga e dell’Università Masaryk di Brno, che contano ogni anno più di 100 studenti: quattro settimane di lezioni, incluse gite e

attività culturali. Simili corsi estivi anche nell’Università di Olomouc, di Plzeň e di České Budějovice. Im‑ mancabili le visite (almeno una per ogni scuola) ai birrifici, da sempre scelti con un tocco di orgoglio ed autoironia, come simboli più felici della cultura locale. Gite che, stando a sentire i racconti ad occhi lucidi, gli studenti non possono che apprezzare. È a Brno, ad esempio, che ha studiato

Un grande raduno di stranieri interessati alla lingua ceca ha luogo ogni estate nelle università statali, che offrono corsi intensivi A big gathering of foreigners interested in the Czech language takes place every summer at state universities, which offer intensive courses Anfiteatro Sanford Schmid in Texas / Sanford Schmid Amphitheatre in Texas

museum and archive on the Czech population, a souvenir shop and even an amphitheatre with a curious “CzechTexan” style facade. Coming back to Europe, Czech attracts many students from the Slavic countries, where the common linguistic stock maintains links and similarities that make the language easy to learn. In the Slavic world, the Czech Republic continues to have a positive image. Czech literature and the cinema have always had a strong appeal for countries that

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were on the east of the Iron Curtain. The Prague film academy FAMU has an almost worldwide fame, and the fact that its courses – after an arduous selection – are still free if taught in the Czech language (the same programs in English cost several thousand Euros), incentivises many to tackle its difficult grammatical construction and tonguetwisting pronunciation, only to become the new Emir Kusturica – who came here to study from his native Yugoslavia in the 70s.

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A big gathering of foreigners interested in the Czech language takes place every summer at the state universities, which offer intensive courses. The largest and best known, the “letní škola”, Charles University in Prague and Masaryk University in Brno have more than 100 students every year: four weeks of lessons, including trips and cultural activities. Similar summer courses are also held at the University of Olomouc, Plzeň and České Budějovice. Inevitable the visits (at least one for each school)


attualità current affairs

Tomasz, trentenne polacco che vive in Scozia da qualche anno, con la voglia di imparare la lingua che i polacchi considerano “buffa”: dopo i corsi in‑ vernali ad Edimburgo, ha deciso di approfittare dell’estate. Enrique, an‑ che lui sui 30, pittore messicano, si in‑ namorò a tal punto di una mostra su Alfons Mucha a Città del Messico da riuscire a trovare una borsa di studio per le 4 settimane in Moravia, pur di conoscere meglio le origini culturali del pittore e scultore art nouveau. Qui, come nelle altre scuole estive, arrivano anche diversi italiani. Quello italiano, si sa, non è proprio un po‑ polo di poliglotti, ma qualche decina di studenti arriva in Repubblica Ceca ad ogni bella stagione. Tra le voci dei connazionali i motivi sono diversi, slegati. C’è chi lo studia per contatti familiari, come Eva, 18enne toscana con mamma boema, che parla ceco da quando è bambina ma non ne ha

mai studiato la grammatica − ed è stupita “dal gran numero e dalla va‑ rietà di nazionalità delle persone qui alla scuola”, perché per lei chi lo studia è un po’ pazzo, “o perlomeno eccen‑ trico”. Chi lo studia per “ampliare lo spettro d’indagine delle future ricer‑ che”, come Rosa, specializzata in let‑ teratura russa e tedesca all’Orientale di Napoli. Chi per motivi più curiosi: la passione tutta senza vocali di Elisa per lo scioglilingua “strč prst skrz krk” (infila un dito in gola) e per Roberto la “struttura ferrea, inesorabilmente logica, che mi affascina da morire”, entrambi veterani della scuola di Brno. Roberto ci informa anche di una app per smartphone che aiuta gli utenti a studiare diverse lingue; tra queste, quella di Praga. Elettronica al servizio della lingua che casca a pen‑ nello: ricordiamo a tutti che la parola “robot” è un’invenzione linguistica ceca dei fratelli Čapek!

to the breweries, selected with a touch of pride and self-irony, as light-hearted symbols of local culture. Trips that, according to the misty-eyed stories, students can only appreciate. It is in Brno, for example, that Tomasz – a thirty year old Polish citizen who has been living in Scotland for a few years – wishes to learn the language that the Poles consider "funny": after his winter courses in Edinburgh, he has decided to take advantage of the summer period. Enrique, a Mexican painter who is also in his thirties, fell in love with an exhibition on Alfons Mucha in Mexico City to such an extent that he applied and got a scholarship for 4 weeks in Moravia, in order to better understand the cultural origins of the painter and art nouveau sculptor. Here, as in other summer schools, there are also several Italians. Italians, as we know, are not really a nations of polyglots, but a few dozen students come to the Czech Republic every summer. The reasons are different and unrelated. Some, for example, come to study here due to family contacts, as for example

Eva, an 18 year-old Tuscan, who has a Bohemian mother and speaks Czech, ever since she was a young girl, but has never studied grammar – and is surprised "by the large number and variety of nationalities that attend the school, "because according to her, those who study it are a bit crazy," or at least rather eccentric". There are those who study it to "broaden the scope of inquiry for their future research," as Rosa, specializing in Russian and German literature at the Oriental Institute in Naples, while others do it for curious reasons: Elisa’s passion for non-vowel sounds for the tongue twister "strč prst skrz krk" (she sticks a finger into her throat), and Roberto for the "strict and inflexible logical structure, that really fascinates me", and who are both veterans of the Brno school. Roberto also tells us of an "app" for smartphones that helps users to study different languages, including the Prague one. Electronics at the service of language, a perfect match: we would like to remind everybody that the word "robot" is a Czech language invention by the Čapek brothers!

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MACROECONOMIA

di Gianluca Zago

Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output

I dati sulla disoccupazione sembrano essere in miglioramento, anche in maggio e giugno. Il tasso di disoccupati in età attiva in maggio registra un 6.4%, e 7.5% sulla popolazione generale. Certamente dati in miglioramento rispetto ai mesi prece‑ denti, e all’anno scorso. C’è però da notare come la metrica sia cambiata di recen‑ te, rendendoli difficilmente comparabili. In ogni caso, sono stati raggiunti accordi per un paio di notevoli investimenti esteri ad alta intensità di lavoro manuale, che senz’altro aiuteranno il livello occupazionale in zone tradizionalmente difficoltose. La costante crescita della produzione industriale, inoltre, genera nuovi posti di la‑ voro, seppur in quantità molto limitata. Ciò è dovuto alla spinta a una maggiore efficienza e produttività, cosa molto positiva perché propedeutica alla creazione futura di posti di lavoro più stabili e meno sensibili al mero livello degli stipendi. Come sempre, la regione di Praga è quasi a piena occupazione, e le regioni più de‑ boli continuano a faticare. Si registra sempre più difficoltà al reperimento di risorse umane qualificate, mentre rimangono al margine del mercato i lavoratori con bassi skills, particolarmente quando non disponibili a trasferirsi dove il lavoro c’è. Unemployment data seems to show some improvement for May and for June. The unemployed among active population decreased to 6.4%, and were 7.5% of the total population, in May. Figures which are way better than those of the last few months and on a y-on-y basis. We must note, though, how the metrics have changed, so data are not easily comparable. In any case, a couple of labour-intensive FDI projects have been finalized, meant to improve the employment levels in disadvantaged areas. Also, the growing industrial output is certainly creating new jobs, albeit in a small quantity. The reason is that companies are reaching for higher productivity. That is quite a positive development, since it is preparatory to the creation of new, more stable and less dependent simply on salary levels jobs. As usual, Prague region is at almost full employment, whilst the traditionally weak regions keep suffering a lack of jobs. It is becoming more and more difficult to find skilled employees, but it is still very difficult to find jobs for the less skilled workers, especially if they are not willing to relocate where jobs are available.

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La produzione industriale continua a crescere anche in maggio, dal 2.5% al 5.0% a seconda delle metriche impiegate. Motivo prevalente è naturalmente la spinta alle esportazioni data dall’indebolimento della corona. Ciò ha anche determinato un notevole aumento del PIL nominale, con grande entusiasmo della classe politica. Come d’abitudine, il settore automotive fa da traino, grazie alle forti esportazioni perlopiù verso mercati EU. Purtroppo però, si tratta sem‑ pre di crescita stimolata dalla domanda all’esportazione, e non da un miglio‑ ramento della domanda interna. Essa infatti rimane non solo ferma, ma anzi sembra recedere. D’altronde, la produzione è concentrata su beni esportabili, e i beni di importazione costano al momento circa il 5% in più che lo scorso anno: ciò non può che deprimere la domanda interna, in un periodo di austerità di spesa pubblica.

Industrial output keeps growing at a nice pace. In May it increased by 2.5% or even up to 5.0%, according to various metrics. The biggest boost was clearly done by the crown depreciation, that made Czech goods cheaper to export. One effect was a significant increase in the nominal GDP, which made politicians very happy. As usual, the automotive is the main engine of the industrial sector, again thanks to strong exports towards mainly EU markets. Unfortunately, however, the output growth is brought mainly by exports and not by a strong domestic demand. It not only is not growing, but seems to be getting even lower. The fact is that production is targeted to exportable goods, and imported goods are about 5% more expensive than last year. Consequently, domestic demand cannot be anything but depressed, especially in a moment when public spending is very tight.

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economia e mercato markets and data

Economics

by Gianluca Zago

Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade

Con i dati di giugno, la Repubblica Ceca è ufficialmente entrata in deflazione. Come peraltro gran parte della zona euro, e delle economie occidentali. Il dato ufficiale è dello 0.7% su base annua. Se pensiamo che la corona è stata svalu‑ tata del 5% circa, vediamo come la realtà sia di prezzi in decrescita pesantis‑ sima. Ciò può sembrare positivo all’inclita, in realtà si tratta di una situazione pericolosissima per l’economia del paese. Purtroppo, le politiche dell’Eurozona influenzano pesantemente lo stato dell’economia ceca, e le scelte sia del go‑ verno che della Banca centrale. La quale ha comunque cercato di dare segnali di indipendenza, non ultima l’annunciata mini-svalutazione della corona per i prossimi mesi, fino a circa 28 sull’euro, al fine di stimolare almeno una mi‑ nima spinta inflazionistica, seppur puramente nominale. Finalmente sembra che anche a livello di Bce, con un ritardo lunghissimo, ci si sia resi conto che la pedante lotta ideologica all’inflazione sta massacrando la domanda interna un po’ dovunque. La speranza è ancora che la Banca Centrale ceca attui un mas‑ siccio QE inondando il mercato di fresca massa monetaria, e che ne acceleri la circolazione il più possibile. June data confirm quite officially, that the Czech Republic is in a deflationary economy, as basically is a large part of the Eurozone, and of the Western economies. The official figure is 0.7% CPI on a y-on-y basis. If we account for the crown devaluation of about 5%, we see how deep is the prices compression. That might seem good news, but it actually is a very dangerous situation for the Czech economy. Unfortunately, the Eurozone policies have a strong influence on the Czech economy, and on the actions of the CNB and the government. The CNB actually tried to send out some signals of independence, one being the announced coming micro devaluation of the crown, to 28 for a euro. That is finalized to promote at least a nominal inflation. Eventually it seems that even the ECB, albeit extremely late, has realized that the pedantic ideological war against inflation is a disaster for the domestic demand almost everywhere. The hope is that the CNB puts forward a massive QE flooding the markets with fresh new liquidity, and promotes its fastest possible circulation.

La bilancia commerciale in maggio ha registrato ancora una volta un solido atti‑ vo, pari a 13 miliardi di corone. Ciò pone qualche problema alla Banca centrale, in termini di apprezzamento della valuta, dal momento che la sua attività è al momento finalizzata a un indebolimento. Si tratta comunque di un dato molto positivo, ovviamente. Forte surplus con l’area Ue, di circa 51 miliardi, in crescita di ben 7 miliardi su base annua (dato molto buono, pur considerando la svalu‑ tazione della corona intervenuta a novembre 2013). Esportazioni e importazio‑ ni sono cresciute in maggio dell’11.8% e 9.9%, a prezzi correnti, e del 5.4% e 7.3% se valutati in euro. I dati confermano ancora una volta come l’export sia la componente di gran lunga più importante per l’economia ceca. Così importante che gli sforzi per salvaguardare le esportazioni hanno precedenza su qualsiasi altra manovra, anche se significa deprimere la domanda interna e comprimere il potere di acquisto del cittadino medio.

Once again a strong performance in May, when the trade balance recorded 13bn CZK surplus. This poses a problem for the CNB, since it puts pressure towards a crown appreciation. That in a moment when the CNB is moving to weaken the currency. In any case, it is clearly a very good performance. The surplus with the EU area is again very large, at 51bn crown, growing by 7bn on a y-on-y basis (this is a very strong figure, even when accounting for the crown depreciation occurred in November 2013). Exports and imports grew in May by 11.8% and 9.9% at current prices. They grew by 5.4% and 7.3% when measured in euro. The figures show again how export is by far the most important segment of the Czech economy. Of such an importance that any action towards fostering exports comes first versus any other policy. Even if that means depression of the domestic demand and the reduction of the average citizen power of purchase.

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Società commerciali, l’obbligo della modifica degli statuti

Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Law Firm Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz

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Nell’ambito della recente ricodifica‑ zione del diritto privato in Repubbli‑ ca Ceca è stato necessario stabilire le regole per l’applicazione della nuova legge ai rapporti giuridici già esisten‑ ti. Tali regole sono contenute nelle disposizioni transitorie. Per quanto riguarda le società com‑ merciali e le cooperative devono esse‑ re prese in considerazione le disposi‑ zioni transitorie contenute nel nuovo Codice Civile riguardanti le persone giuridiche e quelle contenute nella Legge sulle Società Commerciali che specificano le regole generali. In par‑ ticolare, in tema di obblighi derivanti dalle disposizioni transitorie per le so‑ cietà commerciali già esistenti, è ne‑ cessario differenziare due momenti: 1) L’applicazione obbligatoria delle di‑ sposizioni di legge di tipo coattivo e il relativo obbligo di adattare le disposi‑ zioni dei documenti interni – quest’ul‑ The recent recodification of private law in the Czech Republic has led to the necessity to establish rules for the application of the new law to existing legal relations. These rules are contained in the transitional provisions. As regards commercial companies and cooperatives, we must take into account the transitional provisions contained in the new Civil Code regarding legal persons as well as those contained in the Law on Commercial Companies, that specify the general rules. In particular, with regard to obligations deriving from transitional provisions for existing commercial companies, it is necessary to distinguish two instances: 1) The obligatory application of mandatory provisions of law and relative obligation to adapt the provisions to internal documentation – the latter in fact is set out in the Civil Code

timo risulta sia dal Codice Civile sia dal‑ la Legge sulle Società Commerciali. 2) La possibilità opt-in, cioè la facol‑ tà di decidere se sottoporsi comple‑ tamente alle nuove regole, discipli‑ nata solo dalla Legge sulle Società Commerciali. Le disposizioni della legge di tipo coattivo sono applicabili al funzio‑ namento delle società commerciali

e delle cooperative sin dall’entrata in vigore della Legge sulle Società Com‑ merciali, così che le disposizioni nello statuto in contrasto con esse non ven‑ gano applicate. Inoltre, alle società commerciali è stato imposto l’obbligo di adattare le dispo‑ sizioni dei loro documenti interni alle disposizioni coattive della Legge sulle Società Commerciali entro il 1/7/2014.

Il Tribunale di Praga/The Court in Prague

as well as in the Law on Commercial Companies. 2) The opt-in possibility, i.e. the faculty to decide whether to submit entirely to the new rules, regulated only by the Law on Commercial Companies. Mandatory provisions of law apply to operations of commercial companies and cooperatives from the instant in which the Law on Commercial Compa-

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nies enters into force, so that any provisions in the statute that are in contrast with them will not be applied. Furthermore, commercial companies have been obliged to adapt the provisions, regarding their internal documentation, to the mandatory provisions of the Law on Commercial Companies by 1/7/2014. This obligation involves primarily the corporate


panorama legislativo laws and rules

Commercial companies, obligation of the modification of the statutes Questo obbligo riguarda soprattutto lo statuto della società o il contratto sociale, ma la stessa regola vale anche per gli altri documenti interni. Se la so‑ cietà non soddisfa tale obbligo - cioè, se non adatta lo statuto o il contratto sociale neppure dopo l’invito del Tribu‑ nale competente a gestire il Registro delle imprese - rischia di essere cancel‑ lata e di finire in liquidazione.

statute or social contract, but the same rule applies also to other internal documentation. If the company does not comply with this requirement – i.e. if it does not adapt the statute or the social contract even after a request by the Court that is competent for managing the Registry of Companies – it will risk being cancelled and ending up in liquidation.

Un effetto di particolare rilevanza han‑ no le disposizioni transitorie relative ai contratti di esercizio della funzione negli organi statutari. Dalla Legge sul‑ le Società Commerciali risulta infatti che, a proposito della remunerazione, nel caso in cui non siano adattate le disposizioni di questi contratti, l’eser‑ cizio della funzione dovrà essere con‑ siderato a titolo gratuito.

Particularly relevant are the provisional measures regarding contracts for the exercise of statutory board functions. The law on Commercial Companies states that with regard to remuneration – if no contractual provisions have been set down for these contracts, the exercise of the function is to be considered free of charge.

Le società commerciali hanno la pos‑ sibilità opt-in di decidere se sottopor‑ si completamente alle nuove regole entro il 1/1/2016. Fino all’assunzione della delibera, il funzionamento della società verrà regolato per certi aspetti dal vecchio Codice Commerciale e per altri aspetti dalla Legge sulle Società Commerciali, particolarmente dalle disposizioni di tipo coattivo. Questa posizione crea incertezza per la so‑ cietà commerciale perché la gamma delle disposizioni di tipo coattivo, cioè quelle che non possono essere dero‑ gate, può variare secondo l’interpre‑ tazione delle norme stesse. Lo sviluppo della relativa giurispru‑ denza può durare per un periodo di cui non è possibile oggi prevedere la durata, nonostante la dottrina cerchi di reperire la strada interpretativa mi‑ gliore tramite la discussione dei vari aspetti della nuova legislazione.

La formulazione della disposizio‑ ne opt-in è oggetto di discussioni perché non è stato definito chiara‑ mente se si tratti di possibilità o di obbligo e se la società possa sot‑ toporsi completamente alle nuove regole una volta decorso il termine stabilito. Come indicato in precedenza, le società commerciali hanno due possibilità su come soddisfare gli obblighi risultanti dalla nuova leg‑ ge: o procedere alla revisione dello statuto attualmente valido o sotto‑ porsi completamente alle nuove re‑ gole e redigere uno statuto comple‑ tamente nuovo. In caso di mancata scelta sarà il tribunale a richiederlo. Non rispettando la richiesta, la so‑ cietà rischia di entrare in liquidazio‑ ne, iniziata ex officio da parte del tribunale e gestita dal liquidatore nominato dallo stesso tribunale.

Commercial companies have an optin possibility to decide whether to submit completely to the new rules by 1/1/2016. Until the adoption of the decision, company operations will be regulated in some respects according to the old Commercial Code, and for other aspects by the Law on Commercial Companies and particularly by coercive forms of provisions. This state of things, however, is creating a certain amount of uncertainty for commercial companies, because the range of coercive forms of provisions, i.e. those that cannot be derogated from, might vary in view of the different interpretation of the norms themselves. The development of corresponding jurisprudence may take some time and it is impossible to determine how long it will take. However, serious attempts are actually being made to find

the best interpretative ways by means of discussion on the various aspects of the new legislation. The opt-in provision is a subject of debate, because it has not been defined clearly whether it is a possibility or an obligation and if a company may submit completely to the new rules after the established time. As stated previously, commercial companies have two options on how to meet their obligations under the new law – either to proceed with the revision of the currently valid statute or to submit completely to the new rules and draw up a completely new statute. In the case of a lack of choice, it is the courts that will require it. However, by not complying with the request, the company risks going into liquidation, initiated ex officio by the court and managed by a liquidator appointed by the same court.

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I giocattoli cechi tra passato e innovazione

Spariti dai negozi negli anni novanta, i giocattoli cechi del passato tornano di moda

Negli ultimi anni sulle mensole dei negozi di giocattoli cechi rifanno capolino le costruzioni Merkur e i leggendari pupazzetti Igráček, un tempo immancabili sotto l’albero di Natale o al compleanno. Dietro all’onda retrò c’è la generazione dei “figli di Husák”, genitori nostalgici che vorrebbero crescere figli e nipoti con i giochi che accompagnarono

la loro infanzia negli anni settan‑ ta e ottanta. Giocattoli meccanici o in legno, bam‑ bole di porcellana, orsacchiotti e marionette ma anche quiz, soldatini e veicoli telecomandati. Questi non sono più il passatempo preferito del‑ le nuove generazioni ma si ritrovano spesso protagonisti di mostre volte a suscitare l’interesse dei bambini. Al

Museo Komenský di Přerov è in corso un’esposizione che offre una panora‑ mica dell’industria cecoslovacca del giocattolo dal 1950 al 1990. Aperta fino a metà ottobre, accoglie oltre 490 tipi di articoli, tra cui i già citati Merkur e Igráček, in una sala allestita come un lussuoso negozio d’epoca. La curatrice, Kristina Sehnálková, spiega che l’idea nasce “dal desiderio di di‑ fonte: Alberto Lora

di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

Disappeared from shops in the nineties, Czech toys of the past are now making their way back into fashion

In recent years, the Merkur constructions sets and legendary Igráček toy figurines – that were once a must under the Christmas tree or for birthdays – are now making their way back to the toy store shelves. Behind this revival is the generation of the “Husák’s children”, nostalgic parents who would like to see their children and grandchildren growing up with the same games they had in their childhood in the seventies and eighties.

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Mechanical or wooden toys, porcelain dolls, teddy bears and puppets, but also quizzes, toy-soldiers and toy radio-controlled vehicles. These are no longer the favourite pastime of the new generations, but often become the protagonists of exhibitions, designed to excite the curiosity and interest of children. An exhibition is now being held at the Komenský Museum in Přerov, that provides an overview of the

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Czechoslovak toy industry from 1950 to 1990. Open until mid-October, it includes more than 490 types of items, including the aforementioned Merkur and Igráček, inside a large room set up as a luxury antique shop. The curator, Kristina Sehnálková, explains that the idea was born “from the desire to demonstrate that toys back then were not bad at all. And although after the revolution we dedicated ourselves to


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Czechs toys between the past and innovation mostrare che i giocattoli di allora non erano affatto male. E sebbene dopo la rivoluzione ci siamo fiondati sui mo‑ delli occidentali, è stato un vero pec‑ cato abbandonare la nostra industria del giocattolo”. Dopo la Rivoluzione di velluto, la con‑ correnza asiatica ha distrutto quasi tutti i produttori cechi. Negli anni no‑ vanta la parola d’ordine era “basta che

non costi troppo” e la sicurezza finiva in secondo piano. Solo i commercianti stranieri hanno mantenuto un occhio di riguardo per la qualità. Dal 2003 il trend s’inverte e la gente si orienta verso articoli che, sebbene più costosi, offrono qualità ceca, durevolezza e la garanzia d’essere innocui per la salute. Secondo i dati dell’Associazione Euro‑ pea delle Industrie del giocattolo (Tie) fonte: Christian Gargiulo

trattori e camioncini Kovap/Kovap toy tractors and trucks

Western models, abandoning our toy industry was a great pity”. After the Velvet Revolution, Asian competition destroyed most of the Czech producers. In the nineties, the slogan was simply “do not cost too much”, and safety ended up becoming a secondary aspect and only foreign traders remained concerned about quality. Since 2003, the trend has started to reverse and people are shifting towards

products which, although they are more expensive, afford Czech quality, durability and the guarantee that they are not harmful to health. According to data from the Toy Industries of Europe (Tie), the Czech Republic is the eighth largest producer of games in the EU. The country has 1.5 million children and about 170 producers, mostly small or medium. However, dominating the market are imports, especially

la Repubblica Ceca è l’ottavo maggior produttore di giochi in Ue. Nel Paese si contano 1,5 milioni di bambini e circa 170 produttori, perlopiù piccoli o medi. A dominare il mercato sono però le importazioni, soprattutto dalla Cina, che costituiscono l’86,2% dell’im‑ port totale europeo. Uno sguardo alla merce dei negozi lo conferma. “Il giro d’affari interno ha raggiunto nel 2011 quasi 5 miliardi di corone e i tre quarti riguardano l’import” dice Jiří Šťastný, vicepresidente dell’Associazione per i giocattoli e il gioco. I produttori cechi lamentano la concorrenza sleale degli asiatici tra articoli copiati e l’inosser‑ vanza delle norme di sicurezza. Per smantellare la concorrenza asiatica e il crollo degli incassi puntano su lavori di

precisione e fatti a mano e sulla capa‑ cità di sopperire in modo elastico alla domanda con diversificazione dei pro‑ dotti, ordini su misura e serie limitate che si avvicendano in tempi brevi. Merkur Toys scommette sull’innova‑ zione. Il proprietario Jaromír Kříž ha rilevato la fallita società che nel 1925 inventò le prime costruzioni Merkur, ideandone di nuove, vendute sia in Cechia che all’estero, e salvando la produzione in tre anni. Semplici per aspetto e scopo, le costruzioni svilup‑ pavano la fantasia dei bambini per creare qualcosa che nessuno avesse pensato prima ma in un’epoca così digitale non attirano più. Lo ammet‑ te anche Kříž: “Investiamo in nuovi giochi di costruzione robotici che

from China, which constitute 86.2% of total European imports. A glance at the goods in the shops will confirm this. “The national turnover in 2011 reached nearly 5 billion crowns and three-quarters pertain to imports”, says Jiří Šťastný, vice president of the Association for Toys and Play. Czech producers complain about unfair competition from Asiatic goods, which are often imitations and do not respect the regulations on safety. In order to fight Asian competition and the collapse of proceeds, the aim is to concentrate on hand-made precision work and the ability to meet demand by means of flexibility and product diversification, customized orders and on limited numbers, that can be produced quickly. Merkur Toys is betting on innovation. The owner, Jaromír Kříž, took over the bankrupt company that had invented the first Merkur constructions in 1925, by creating new ones that are sold in the Czech Republic as well as abroad and rescuing the company in under

three years. Simple in their appearance and purpose, the constructions helped to develop children’s imagination and create something that no one had thought of before, but in today’s digital age, they are not attractive any more. Kříž also admits: “We invest in new robotic construction toys that combine new elements, such as mechatronics, physics or electronics” and they serve as the basis for a number of useful teaching instruments from primary school to university. Who knows..., a new inventor might come along, someone like Otto Wichterle, that in 1961 only needed the dynamo of a bicycle – and a few pieces from his son’s Merkur construction – to build the machine that produced the first contact lenses. We are also seeing the rediscovery of Igráček, whose magic has a special effect on adults. “I had all kinds of them on the market then: the policeman, the construction worker, the doctor and many others – says a father – but my kids now prefer the computer and

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giocattolo Merkur/Merkur toy

Ostacolati dalla concorrenza asiatica, i produttori cechi devono fronteggiare anche la continua espansione dei colossi mondiali Hampered by Asian competition, Czech producers have to cope also with the continuing expansion of global giants

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combinano agli elementi tradizionali nuovi campi come meccatronica, fi‑ sica o elettronica” e fungono da base per una serie di sussidi didattici utili dalle elementari all’università. Chissà che non appaia un nuovo inventore, come Otto Wichterle a cui nel 1961 bastarono la dinamo di una bicicletta e pochi pezzi del Merkur del figlio per costruire la macchina che produsse le prime lenti a contatto. Si assiste poi alla resurrezione di Igráček, alla cui magia cedono soprat‑ tutto gli adulti. “Avevo tutti i tipi allora sul mercato, il poliziotto, il muratore, il medico e tanti altri – dice un pa‑ dre – ma i miei bambini preferiscono il computer e i giochi elettronici”. Il primo personaggio fu il muratore, costruito nel 1976 prendendo spunto dal tedesco Playmobil. Popolare nella Cecoslovacchia socialista e nei Paesi del blocco orientale, dove non si pote‑ va avere l’originale, dopo il 1989 perse la sua attrattiva e sparì dai negozi. A rilanciarlo ci pensa la Efko-karton che, dopo aver comprato le costruzioni electronic games”. The first figure was a bricklayer, built in 1976, inspired by the German Playmobil. Popular at the time in socialist Czechoslovakia and in the countries of the Eastern Bloc, where you could not have the original, it losts its attractiveness after 1989 and disappeared from the shops. It was Efkokarton that reintroduced it, after buying Roto and Plastikant constructions and acquiring the rights in 2008 for the Igráček figurines including the moulds to produce them; production could thus be re-started with about 250 thousand pieces per year. “It is not worth carrying out mass production in this sector, as they used to do, because nowadays, things are made to order, even if it is a single piece”, says Lubomír Hošek, owner of Kovap. Specialized in mechanical tin toys, for the last 57 years has been producing the popular four mechanical gears Zetor tractor. In 2008, the export crisis halved turnover; if tractor

Roto e Plastikant, nel 2008 acquisisce i diritti per le figurine Igráček e le forme per produrli; la produzione riparte con circa 250mila pezzi all’anno. “In questo settore non funziona costru‑ ire in massa come un tempo, oggi si produce su ordinazione, addirittura un singolo pezzo”, afferma Lubomír Hošek, proprietario di Kovap. Specializzata in giochi meccanici di latta, da 57 anni produce ininterrottamente il popolare trattore Zetor a quattro marce mecca‑ niche. Nel 2008 la crisi dell’export ha dimezzato il fatturato; se in passato le vendite del trattore contavano 60.000 pezzi, oggi nemmeno un quarto. Tornano in auge anche i giocattoli in legno. Il primo nome che viene in mente è Detoa, la più antica casa pro‑

duttrice di giochi in legno in Europa con un giro d’affari che si aggira sui cento milioni di corone ed esporta anche in Russia, Giappone e Azer‑ baigian. “Forniamo giocattoli anche in Cina” dice il direttore Jaroslav Ze‑ man, convinto che sebbene i cinesi si arricchiscano con merce economica e spesso copiata, sono i primi a cercare beni di qualità e costosi. Nota per de‑ sign e originalità, Detoa cura l’intera produzione, dal taglio degli alberi al prodotto finito. A destare maggior interesse sono i giochi che incenti‑ vano la creatività come puzzle, kit di montaggio o teatrini magnetici ma soprattutto la vasta gamma di articoli dedicati alla talpa Krteček. I produt‑ tori scommettono proprio sulle figure Fonte foto: Igráček Efko

giocattoli Igracek/Igracek toys

sales in the past amounted to 60,000 pieces, today they do not even reach a quarter of that. Wooden toys are also coming back into fashion. The first name that comes to mind is Detoa, the oldest manufacturer of wooden toys in Europe with a turnover of about a hundred million crowns, which also exports to Russia, Japan and Azerbaijan. “We even supply toys to China”, says director Jaroslav Zeman, who is convinced that, although the Chinese are getting richer with cheap goods that are often a copy, they are also the first to look for quality and expensive goods. Known for design and originality, Detoa takes care of the entire production, from cutting trees to

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the finished product. Arousing greater interest are the games that stimulate creativity, such as puzzles, construction kits or toy magnetic theatres, but above all the wide range of articles devoted to the mole Krteček. Manufacturers are actually betting on fairy tale characters and cartoons, from Shrek, the Simpsons or Hello Kitty up to the local characters of Spejbl and Hurvínek or Kuky. There is, however, a license and a percentage between 7% and 15% for royalties to be paid to the copyright holders. “Krteček is one of the most expensive licences, but a partnership is always more convenient. Sales are growing in the Czech Republic, but large request also comes from foreign-


focus focus

di favole e cartoni animati, da Shrek, i Simpson o Hello Kitty ai locali Spejbl e Hurvínek o Kuky. Sono però previste una licenza e una percentuale tra il 7 e il 15% dei ricavi per i detentori del diritto d’autore. “Krteček è una delle licenze più costose ma la col‑ laborazione è sempre conveniente. Non attira la vendita solo in Cechia ma lo richiedono in massa anche gli stranieri in visita a Praga”, afferma Zeman. Sui pupazzi di Krteček punta l’associazione artistico-produttiva Moravská ústředna Brno, uno dei

piccoli soggetti che resistono alla crisi dei giocattoli di tessuto e peluche, un tempo segmento dominante. Dal lato macroeconomico la situazio‑ ne attuale per i produttori cechi non è così tragica. Molto positivi i risultati dell’export che in gran parte avviene entro i limiti dell’Ue. Merkur esporta un terzo della produzione, Kovap e Detoa due terzi. È anche vero che una fetta consistente dell’esportazione totale dipende dai colossi mondiali che hanno le loro fab‑ briche di produzione nel Paese: Lego,

Simba, Ravensburger e PlayMobil. L’espansione di Lego in Repubblica Ceca non si arresta. Il colosso danese, la cui produzione nel 2013 è cresciuta del 35%, ha investito oltre due miliar‑ di di corone per ampliare la fabbrica di Kladno. Quella ceca è una sede chiave, il più grande stabilimento di confezionamento dei famosi matton‑ cini nonché centro di distribuzione per Europa centro-orientale e Asia. Anche Ravensburger ha di recente ampliato la sua sede ceca. Qui pro‑ duce tre quarti dei suoi prodotti che

trenino Merkur/Merkur toy train

ers, who come to visit Prague”, says Zeman. Betting on the Krteček puppets is the corporation of artistic production Moravská ústředna in Brno, one of the small business entities that are withstanding the crisis that is affecting fabric and stuffed toys, that used to be a dominant segment. From a macroeconomic point of view, the current situation is not so tragic for Czech producers. Very positive are the export results, which largely take place

within the EU. Merkur exports a third of its production, while Kovap and Detoa achieve about two-thirds. It is also true that a large proportion of total exports depends on the global giants that have their factories in the Country: Lego, Simba, Ravensburger and Playmobil. And the expansion of Lego in the Czech Republic is not slowing down. The Danish giant, whose production in 2013 grew by 35%, has invested more than two billion crowns

to expand the factory in Kladno. The Czech factory is a key centre, the biggest packing plant for the famous toy bricks and also the distribution centre for Central and Eastern Europe and Asia. Even Ravensburger has recently expanded its Czech office. It produces three-quarters of its products here, but paradoxically, does not have a strong local representation, perhaps due to the presence of DinoToys, the absolute leader in the Czech and

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paradossalmente non hanno una for‑ te rappresentanza locale, forse per la presenza di DinoToys, leader assoluta nel mercato ceco e slovacco dei giochi da tavolo e uno dei pochi a potersi per‑ mettere la campagna pubblicitaria te‑ levisiva. Fondata nel 1995 da Ladislav Mareš come costola di Ravensburger in Repubblica Ceca, inizia dai puzzle, nel tempo introduce carte e dadi ma i cavalli di battaglia sono il classico Non t’arrabbiare e Corse e scommesse, il più famoso gioco da tavolo ceco, in‑ ventato proprio da Mareš. La Repubblica Ceca è anche uno dei maggiori venditori di giocattoli con catene come Bambule, Dráčik, o Sparkys, cui sta per aggiungersi Ham‑ leys. La rivendita più grande e vecchia al mondo punta su Praga, dove all’ini‑ zio del 2015 aprirà un grande negozio, il cui assortimento include i prodotti di marchio Hamleys, irreperibili altro‑ ve. A sponsorizzarlo un tipico autobus londinese a due piani. Si prevede poi l’apertura di altre tre rivendite, in un mercato che non sente la crisi. Slovak markets for table games, and one of the few that can afford media advertising campaigns. Founded in 1995 by Ladislav Mareš as an offshoot of Ravensburger in the Czech Republic, it started with puzzles and over time introduced cards and dice, but its top-winning products are the classic Don’t get angry and Betting on horses, the most famous Czech table game, invented by Mareš himself. The Czech Republic is also one of the largest sellers of toys with storechains such as Bambule, Dráčik or Sparkys and very soon Hamleys. The largest and oldest toyshop in the world is aiming at Prague, where at the beginning of 2015 it is going to open a large shop, whose range of products will include Hamleys brands, that are unavailable elsewhere and sponsoring it will be a typical double-decker London bus. This will be followed by three other stores in a market that does not feel the crisis.

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La fuga delle Trabant Trabant abbandonate ovunque lungo le strade. Le vie Vlašská e Tržiště co‑ perte di spazzatura e avanzi di cibo. Qua e là qualche valigia bagnata dal‑ le prime piogge di fine estate. Così gli abitanti del quartiere di Malá Strana ricordano i giorni successivi la fuga dei tedeschi della Ddr verso la libertà, passando per l’Ambasciata della Ger‑ mania Federale di Praga. “Era una giornata come le altre quella tarda estate del 1989 quando, all’improvviso, i tedeschi della Ddr cominciarono ad arrivare in massa, molti in treno, altri con le loro Tra‑

bant, automobili simbolo della Ger‑ mania Est. La piazzetta all’incrocio con la Šporkova iniziò a gremirsi”, ricorda un anziano, uno dei pochi che ancora vive nel quartiere. Il per‑ sonale dell’ambasciata di Bonn si trovò impreparato, non sapeva come reagire. “Fu qualcosa di inimmagi‑ nabile. Nessuno poteva credere a ciò che stava accadendo. Persino la po‑ lizia cecoslovacca rimase sbalordita e impassibile, in attesa che qualche ordine giungesse dal Castello”. L’Istituto Italiano di Cultura si erge davanti al Palazzo Lobkowicz, sede

della missione diplomatica tedesca, e alcuni dipendenti ricordano bene quei giorni. “I rifugiati riempirono la piazza coi loro bagagli: qualche coperta per coprirsi, pochi oggetti personali e soprattutto la grande speranza di potersi ricostruire un vita al di là del muro” ricorda una dipendente. “Durante la notte, mol‑ ti cercarono rifugio all’interno delle chiese e delle case abbandonate. All’epoca, tutti gli edifici di Praga erano sempre aperti, incluso il no‑ stro istituto. Alcuni di loro iniziarono a servirsi dei nostri bagni o si infil‑

Abandoned Trabants everywhere on the roads. The streets Vlašská and Tržiště covered in trash and food scraps. Here and there some suitcases can be seen, soaked in the first, late summer rain. This is how the inhabitants of the Malá Strana district remember the days of the exodus of Germans from the GDR to freedom, through the Embassy of the Federal Republic of Germany in Prague. “It was a day like any other in that late summer of 1989, when suddenly,

the Germans in the GDR began to arrive en masse, many by train, others in their Trabant cars - the symbol of East Germany. The Square at the intersection with the Šporkova began to get overcrowded,” recalls a senior, one of the few who still lives in the neighborhood. The staff of the embassy of Bonn found themselves unprepared, they did not know how to react. “It was something unimaginable. No one could believe what was happening. Even the Czechoslovak police were astonished

and impassive, as they waited for some orders to arrive from the Castle.” The Italian Cultural Institute is located in front of the Lobkowicz Palace, seat of the German Embassy, and some employees remember those days well. “Refugees filled the square with their baggage, some blankets to cover themselves, a few personal items and especially the great hope of being able to rebuild a life beyond the wall,” recalls one employee. “During the night, many sought refuge in churches and

Nell’estate del 1989 i tedeschi della Ddr invasero Praga per fuggire verso la libertà di Alberto Lora by Alberto Lora

In the summer of 1989, the Germans of the GDR invaded Prague to escape to freedom

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storia history

The escape of the Trabants travano semplicemente per cercare un riparo. Un andirivieni di uomini, donne e bambini, davanti al quale restammo increduli”. All’epoca, l’Istituto Italiano di Cultu‑ ra era già molto attivo e considera‑ to tra le più eccellenti e importanti istituzioni nella capitale boema. “I rifugiati approfittarono del nostro programma culturale, nella speran‑ za che il tempo passasse più veloce‑ mente.” Racconta ancora l’impiegata: “In quelle settimane, proiettammo i grandi capolavori dei più famosi regi‑ sti italiani: Luchino Visconti, Vittorio

abandoned houses. At the time, all the buildings in Prague were always open, including our institute. Some of them began to make use of our bathrooms or entered simply looking for shelter. Men, women and children bustling in front of us, leaving us standing in disbelief.” At the time, the Italian Cultural Institute was already very active, and was considered one of the finest and most important institutions in the Bohemian capital. “The refugees took advantage of our cultural program, while hop-

De Sica, Federico Fellini, Michelan‑ gelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini. Ma ricordo che fu soprattutto Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli a ri‑ scuotere il maggior apprezzamento, tanto che venne proiettato fino a tre volte al giorno per un’intera settima‑ na. Anche Portiere di notte, diretto da Liliana Cavani, ebbe un successo sensazionale. Ricordo un particola‑ re: anche i poliziotti cecoslovacchi si recavano all’istituto per vedere i film. Solitamente si presentavano in divisa per acquistare i biglietti, ma giungevano alle proiezioni serali

ing that time would pass quicker,” the clerk adds. “In those weeks, we showed the greatest masterpieces of the most famous Italian directors: Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini. However, I remember that it was above Jesus of Nazareth by Franco Zeffirelli which seemed to be the most appreciated, even to the point that it was shown up to three times a day for an entire week. The Night Porter, directed by Liliana Cavani, also had a

vestiti in borghese, mescolandosi tra la folla di rifugiati. Un qualcosa per certi aspetti inaudito”. Nel tentativo esasperato di porre fine a quella situazione, della quale ormai tutto il mondo parlava, Erich Hone‑ cker – segretario generale del Comi‑ tato centrale della Sed, il partito so‑ cialista della Ddr - offrì la possibilità ai suoi concittadini di emigrare verso la Germania occidentale entro sei mesi a patto che fossero immediatamente tornati in patria. Quasi nessuno cre‑ dette alle sue parole temendo fosse un tranello.

sensational success. I remember one thing particularly: even the Czechoslovak policemen went to the institute to see the films. They usually turned up in uniform to buy the tickets, but then came to the evening screenings in normal clothes, blending in among the crowd of refugees. It is something inconceivable in some respects.” In an exasperated attempt to put an end to the situation, which is now spoken about all over the world, Erich Honecker, the General Secretary of

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Quella crisi costituiva un duplice im‑ barazzo per Berlino Est: da un lato, non voleva dimostrarsi debole agli occhi dell’Unione Sovietica, guidata da Michail Gorbačëv, in un momento così importante quale il 40° anniver‑ sario della fondazione della Repub‑ blica Democratica Tedesca; dall’altro, quella fuga avrebbe spinto tanti altri tedeschi dell’Est a scegliere la mede‑ sima strada e fuggire verso Ovest. La Cecoslovacchia aveva deciso di non intervenire, se non in casi estre‑ mamente urgenti o gravi. Il Castello di Praga, guidato dal Presidente Gu‑ stav Husák, non poteva schierarsi, in quanto il paese era indubbiamente appartenente al blocco sovietico e le‑ gato agli altri stati dell’Europa orien‑ tale, ma allo stesso tempo la propria economia era alimentata soprattutto grazie agli scambi commerciali con la Repubblica Federale di Germania, ovvero quella occidentale. Il Ksč, il partito comunista cecoslovacco de‑ the Central Committee of the SED, the Socialist Party of the GDR, offered the opportunity to its citizens to emigrate to West Germany within six months provided they were immediately returned to their homeland. Practically nobody believed his words, fearing it was a trap. That crisis was a double embarrassment for East Berlin. On the one hand, they did want to not prove to be weak in the eyes of the Soviet Union, led by Mikhail Gorbachev, at such an important time as the 40th anniversary of the founding of the German Democratic Republic. On the other, the escape would push many other East Germans to choose the same road and flee to the West. Czechoslovakia had decided not to intervene except in extremely urgent or serious cases. Prague Castle, led by President Gustav Husák, could not take

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Commemorazione della fuga dei tedeschi della Ddr/ Commemoration of the flight of GDR Germans

Fonte: Alberto Lora

L’esodo tedesco portò allo sgretolamento del muro di Berlino The German exodus led to the crumbling of the Berlin Wall

Palazzo Lobkowicz, sede dell'Ambasciata tedesca/ Lobkowicz Palace, seat of the German Embassy

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cise, quindi, di non intervenire e di lasciare la risoluzione della crisi alle due Germanie. “Il cielo era tinto di un azzurro parti‑ colare in quei giorni a Praga. Il tempo cambiava continuamente come se vo‑ lesse preannunciare un cambiamento epocale imminente. Donne e bambini piangevano. Gli uomini urlavano af‑ finché l’ambasciata della Germania federale aprisse il grande portone di

legno”, racconta un altro anziano pra‑ ghese. All’inizio di settembre, il gover‑ no di Bonn decise finalmente di aprire il portone di Palazzo Lobkowicz e i profughi cominciarono ad ammassarsi nel giardino. Si mobilitò la Croce Rossa per allestire tende e fornire assistenza, coperte e cibo. Altri continuarono ad arrivare nei giorni seguenti. In molti cercarono di scavalcare il muro di recin‑ zione nel tentativo di mettersi al sicu‑

sides, as the country undoubtedly was part of the Soviet Bloc, and linked to the other states of Eastern Europe, but at the same time its economy was fueled mainly due to trade with the Federal Republic of Germany, i.e. West Ger-

many. The KSČ, the Communist Party of Czechoslovakia therefore decided not to intervene and to leave the resolution of the crisis to the two Germanys. “The sky was tinged with blue, especially on those days in Prague. The

fonte/source: Wikipedia

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ro. Emblematico il caso di una giovane donna incinta che, appena scavalcato il muro di cinta, urlò alla folla che suo figlio sarebbe nato in un mondo libero. Parole alle quali seguì l’emozionante applauso degli altri rifugiati. Le piogge autunnali intanto trasfor‑ marono il terreno del parco in un acquitrino di fango. Più di 4000 tede‑ schi, tra cui 300 bambini, erano stipati al suo interno, con servizi igienici del tutto inadeguati. Alto il rischio di una epidemia. Le ampie scalinate di Pa‑ lazzo Lobkowicz vennero trasformate in dormitori, un giaciglio di rifugiato per ogni gradino. La situazione an‑ dava aggravandosi di giorno in gior‑ no, rendendo necessario un dialogo aperto con Berlino Est. Il momento liberatorio il 30 settem‑ bre 1989. Il ministro degli esteri Hans Dietrich Genscher giunse a Praga e alle sette di sera si affacciò al balcone di Palazzo Lobkowicz per annunciare l’accordo raggiunto. Lo stesso mini‑ stro, anche se in circostanze diver‑ se, era fuggito dalla Ddr nel 1952 e probabilmente nessuno meglio di lui poteva comprendere la tragedia di quei disperati. “Siamo venuti per farvi weather changed constantly, as if it were forewarning an imminent sea change. Women and children were crying. The men shouted until the Embassy of the Federal Republic of Germany opened the big wooden door,” says another elderly man in Prague. In early September, the Bonn government finally decided to open the door of the Lobkowicz Palace, and the refugees began to gather in the garden. The Red Cross rallied their people to set up tents and provide assistance, blankets and food. Others continued to arrive in the following days. Many tried to climb over the surrounding wall in an attempt to reach safety. The most emblematic case was that of a young pregnant woman, who having just climbed over the wall, shouted to the crowd that her son would be born in a free world. Words which were followed


storia history

sapere che oggi potete partire”. Quel‑ le poche parole vennero accolte da lacrime di gioia e respiri di sollievo. La sera stessa, il primo treno blindato partì dalla stazione di Praga-Libeň in direzione Hof, cittadina bavarese al confine tra i due stati tedeschi. L’unico inconveniente fu la richiesta da parte della Ddr di far transitare i treni attra‑ verso il proprio territorio in modo da poterli formalmente espatriare dalla Germania Est. In pochi giorni svariati treni della libertà, così come vennero denominati, trasportarono migliaia di tedeschi alla frontiera. “Le Trabant e le Wartburg rimasero a lungo parcheggiate senza più alcun proprietario nelle vie di Malá Strana. Ma ricordo come un’unica automobile rimase per svariate settimane a Malo‑ stranské Náměstí, dietro la Chiesa di

San Nicola, quasi ad ammonire il po‑ polo cecoslovacco che anche per loro era giunto il momento di una rivolu‑ zione”, sostiene un ex commerciante del quartiere. Rivoluzione che portò, il 17 novembre di quello stesso anno, alla caduta del regime comunista e all’elezione, a fine dicembre, di Václav Havel, primo Presidente democratica‑ mente eletto in Cecoslovacchia. Grazie a questo episodio, spesso non sufficientemente ricordato, il sogno di libertà di molti uomini iniziò a re‑ alizzarsi. Il muro di Berlino, emblema della Guerra Fredda e della divisio‑ ne in due blocchi contrapposti del Vecchio Continente, vacillò e iniziò a sgretolarsi proprio a Praga, per infine cadere, meno di 40 giorni dopo, sotto gli occhi del mondo intero, segnando l’inizio di una nuova era.

Rassegna di fotografie esposte all'Ambasciata tedesca in occasione della commemorazione/ Exhibition of photographs on display at the German Embassy on the occasion of the commemoration

by the emotional applause of the other refugees. Meanwhile, the autumn rain turned the grounds of the park into a morass of mud. Over 4000 German, including 300 children, were packed inside it, with totally inadequate sanitary services. The risk of an epidemic was high. The sweeping staircases of Lobkowicz Palace, were turned into dormitories, with a refugee bedding on every step. The situation was getting worse by the day, making it necessary to start an open dialogue with East Berlin. The liberating moment came on 30 September 1989, when the Foreign Minister Hans Dietrich Genscher came

to Prague and appeared on the balcony of Lobkowicz Palace at seven in the evening, to announce the agreement. The same minister, although in different circumstances, had fled the GDR in 1952, and probably could understand the tragedy of the desperate refugees better than anyone else. “We have come here today to let know that you can leave.” Those few words were greeted with tears of joy and sighs of relief. The same evening, the first armored train departed from the Prague-Libeň station towards Hof, a Bavarian town on the border between the two German states. The only inconvenience

was the request from the GDR to let the trains pass through their territory in such a way that they could be formally expatriated from East Germany. Within a few days several freedom trains, as they were called, transported thousands of Germans to the border. “The Trabants and the Wartburgs remained parked for a long time without any owner in the streets of Malá Strana, but I remember a single car remained for several weeks in Malostranské Náměstí, behind the Church of St. Nicholas, as if to warn the people of Czechoslovakia that for them it was time for a revolution,” says a former trader in the neighborhood. A

revolution that led, on 17 November of the same year, to the fall of the communist regime and the election, in late December, of Václav Havel, the first democratically elected president in Czechoslovakia. Thanks to this episode, often not sufficiently remembered, the dream of freedom of many men began to be realized. The Berlin Wall, a symbol of the Cold War and the division into two opposing blocs of the Old Continent, wavered and began to crumble right in Prague, before finally falling, less than 40 days later, under the eyes of the whole world, marking the beginning of a new era.

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Di recente è stato inaugurato a Praga un monumento dedicato ai piloti cecoslovacchi che durante la Seconda guerra mondiale combatterono per la Raf britannica. La loro vicenda, eroica e per molti aspetti tragica, è stata raccontata dal film “Tmavomodrý svět” di Jan Svěrák

Il destino in blu scuro degli eroi del cielo The Dark Blue destiny of the heroes of the sky La scena si apre in una prigione della Cecoslovacchia nel 1950, dove Fran‑ ta, un ex-pilota cecoslovacco, è rin‑ chiuso perché “nemico del popolo”. In realtà, Franta è un eroe di guerra, un pilota reduce della Raf, la Royal Air Force del Regno Unito. Si tratta di

uno di quei soldati cecoslovacchi che nel 1939, quando la Germania na‑ zista invase il loro paese, fuggirono per andare a combattere con gli Al‑ leati. Ora però siamo in pieno regime comunista e i comunisti temono che quei soldati – eroi che avevano com‑

battuto contro il nazismo – possano ribellarsi al governo filosovietico. Per questo sono chiusi in carcere, da pri‑ gionieri politici. Sono queste le prime sequenze di Tmavomodrý svět, il film con il qua‑ le Jan Svěrák nel 2001 vinse cinque

di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano

A memorial dedicated to the Czechoslovak pilots who fought during the Second World War for the British RAF has just been unveiled in Prague. Their heroic and, in many respects, tragic story was told in Jan Svěrák’s film “Tmavomodrý svět” 48

Památník Okřídleného Iva (Monumento del Leone alato/Winged Lion memorial)

The scene opens in a prison in the 1950 Czechoslovakia, where Franta, a former Czechoslovak pilot is locked up for being “an enemy of the people.” In reality, however, Franta is a war hero, a veteran pilot of the RAF,

the United Kingdom’s Royal Air Force. He is one of those Czech soldiers who in 1939, after Nazi Germany invaded their country, fled to go and fight with the Allies. Now, however, we are in the middle of the Communist

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regime, and Communist powers fear that these soldiers, heroes who fought against Nazism, could rebel against the pro-Moscow government. They are therefore locked up as political prisoners.


storia history

Film “Tmavomodrý svět”

These are the opening sequences of Tmavomodrý svět, the film for which Jan Svěrák won five Český lev awards (the Czech equivalent of the Oscars) in 2001. The film then goes on to tell the story of that character in a long series of flashbacks taking us back to 1939 and to the war years. A film that, when rewatched today, seems to have little connection to Europe other than its history, with many stylistic choices pandering to the needs of the international market, creating a cinema with more of

a Hollywood feel than the cinema of the Old Continent. Nevertheless, it remains a film of a historical value. The destinies of František Sláma, and his friend/comrade in arms Karel Vojtíšek, played respectively by the actors Ondřej Vetchý and Kryštof Hádek, reflect the story of about 2460 Czechs or Slovaks who in 1939, disappointed by the lack of resistance to the German occupation of Czechoslovakia and eager to contribute to the battle against Nazism, decided to fight from abroad and enlist in the RAF.

Český lev (l'equivalente ceco degli Oscar). Il film poi prosegue nel rac‑ contare la storia di quel personag‑ gio con una lunga serie di flashback che riportano al 1939 e agli anni della Guerra. Un film che, anche rivedendolo oggi, di europeo ha soltanto la storia, con scelte stilistiche fatte in buona par‑ te per assecondare le esigenze del mercato internazionale, creando un cinema che somiglia più a quello hollywoodiano che al cinema del Vecchio continente.

È una pellicola però che ha il valore di un documento storico; i destini di František Sláma e del suo amico e compagno d’armi Karel Vojtíšek – interpretati rispettivamente da‑ gli attori Ondřej Vetchý e Kryštof Hádek – riflettono la vicenda dei circa 2460 cechi o slovacchi che nel 1939 - delusi per la mancata resi‑ stenza cecoslovacca all’occupazione tedesca e desiderosi di contribuire alla lotta contro il nazismo – deci‑ sero di combattere dall’estero ar‑ ruolandosi nella Raf.

Svěrák’s film is also significant for the way it puts the audience in a dilemma. How should the Czechs feel towards this chapter in their history? Proud of the heroism of their compatriots, or ashamed of the humiliation that the soldiers had to endure, once they returned home, with the advent of the Communist regime? “They were our heroes, our knights in shining armour, and yet we treated them so badly,” said the director on the topic. The topic has recently hit the headlines once again, with the unveiling of a monument, in the park of Klárov, in the centre of Prague. The monument itself, a two metre tall roaring lion, made of bronze, created by sculptor Colin Spofforth, was cre-

ated on the initiative of the British community in Prague, who has organized a donation and raised over three million crowns in three months. All this despite the protests of some conservationists and experts of statues and monuments, who were skeptical about the project and the location chosen. Eventually, however, the City of Prague 1 gave the definitive go-ahead. The historical context in the background of the story is well known. We would need to go back to September 1938, when the heads of government of the United Kingdom, France, Italy and Germany signed the Munich agreement, which led to the German annexation of vast territories of Czechoslovakia. The annexation of the territories was followed a few

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cerimonia d'inaugurazione del Monumento del Leone alato, 17 giugno 2014/opening ceremony of the Winged Lion memorial, 17 June 2014

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Il film di Svěrák serve inoltre a mettere il pubblico davanti a un dilemma: come devono sentirsi i cechi davanti a quella storia? Essere orgogliosi dell’eroismo dei loro compatrioti, oppure vergo‑ gnarsi per le umiliazioni che questi soldati subirono al rientro in patria, con l’avvento del regime comunista? “Sono stati i nostri eroi, i nostri cava‑ lieri senza macchia e senza paura, e poi li abbiamo trattati così male” ha detto a questo proposito il regista.

L’argomento è tornato prepotente‑ mente d’attualità ultimamente, con la inaugurazione nel centro di Praga, nel parco di Klárov, di un monumento commemorativo. L’opera – un leone ruggente alto due metri, in bronzo, creato dallo scultore Colin Spofforth – è stata re‑ alizzata su iniziativa della comunità britannica di Praga, che ha organiz‑ zato una colletta e raccolto più di tre milioni di corone in tre mesi. Il tut‑

to nonostante le proteste di alcuni gruppi di ambientalisti ed esperti di opere monumentali, scettici sul tipo di opera e sulla location scelta. Alla fine però il Comune di Praga 1 ha dato il via libera definitivo. Il contesto storico che fece da sfondo alla vicenda è ben noto. Bisogna in‑ tanto risalire al settembre del 1938, quando i capi di governo di Regno Unito, Francia, Italia e Germania fir‑ marono il Patto di Monaco che portò

months later by the invasion and the split of the Country. Consequently, thousands of Czech soldiers and airmen preferred to leave their homeland, first taking refuge in Poland and then France, then finally in England, in the wake of the creation of the Czechoslovak government-in-exile. It must be said that at first, the relations between the Czechs and the British were far from idyllic. For the former, it wasn’t easy to forget the Munich pact, which they considered to be a betrayal. Despite this, their military skill was considered essential by the government in London. Even the Czechoslovak soldiers, who had the motto “Všecko známe - všude jsme byli” (“We know everything, we have been everywhere”), gradually began to change their attitudes,

to be less wary of the British and to appreciate their efforts against the Nazi Germany. The agreement for their definitive recruitment was signed on October 25, 1940. What had a fundamental emotional effect was the fact that their planes, in addition to displaying the signs and symbols of the RAF, also had the colours of the Czechoslovak flag on the fuselage, and the national symbol of the lion. As their official motto, they reused the old Hussite maxim: "Ignore their number." Overall, during the Second World War, there were almost 2,500 pilots and Czechoslovak airmen who fought with the British air force and the toll in terms of human lives was very consistent, given that 493 of them died in combat.

A particularly legendary name is that of Josef František, born in the area of Olomouc, a flying ace who shot down 17 enemy aircrafts in battle. He died during a patrol flight in October 1940. All the facts would lead us into believing that the bravery of these men would have made national heroes in their homeland liberated from the Nazis. In fact their fate could not be more cruel. Following the communist coup in February, 1948, all those who had fought with the Western countries were considered untrustworthy for national security and were excluded from the army and from any positions of responsibility. In many cases they suffered the accusations of being traitors and were therefore tried and imprisoned. The vast majority of the people

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storia history

all’annessione tedesca di vasti terri‑ tori della Cecoslovacchia. Alla annes‑ sione di quei territori seguì, qualche mese dopo, l’invasione del paese e lo smembramento del Paese. Fu così che migliaia di soldati ed avie‑ ri cecoslovacchi preferirono lasciare la loro patria, riparando prima in Po‑ lonia e Francia, poi definitivamente in Inghilterra, al seguito del governo cecoslovacco in esilio. Va detto che sulle prime i rapporti fra i cecoslovacchi e gli inglesi non furo‑ no idilliaci. Per i primi, non era facile dimenticare il Patto di Monaco, che consideravano un tradimento. Nono‑ stante questo, la loro perizia militare fu considerata indispensabile dal go‑ verno di Londra. Anche i soldati cecoslovacchi – che avevano come motto “Všecko zná‑ me – všude jsme byli” (“Sappiamo tutto – siamo stati ovunque”) – co‑ minciarono gradualmente a cambiare atteggiamento, ad essere meno diffi‑ denti nei confronti dei britannici e ad apprezzare il loro impegno contro la Germania nazista. L’accordo per il loro definitivo reclu‑ tamento venne stipulato il 25 ottobre 1940.

Di fondamentale impatto emotivo fu il fatto che i loro aerei, oltre a ri‑ portare le insegne e i simboli della Raf, avevano sulla fusoliera anche i colori della bandiera cecoslovacca e il simbolo nazionale del leone. Come motto ufficiale rispolverarono una antica massima degli hussiti: “Ignora il loro numero”. Complessivamente, durante la Secon­da guerra mondiale, furono quasi 2500 i piloti e gli avieri cecoslovacchi che com‑ batterono con la forza aerea britannica e il tributo in termini di vite umane fu molto consistente, visto che 493 di essi morirono in combattimento. Leggendario il nome di Josef Fran­ tišek, nativo della zona di Olomouc, un asso del volo che abbatté in battaglia 17 velivoli nemici. Morì durante un volo di perlustrazione nell’ottobre del 1940.

Tutto lasciava pensare che il coraggio dimostrato avrebbe fatto di questi uomini degli eroi nazionali, nella loro patria liberata dal nazismo. In realtà il loro destino non poté essere più cru‑ dele. A seguito del colpo di stato co‑ munista, nel febbraio del 1948, tutti coloro che avevano combattuto con i paesi occidentali vennero ritenuti inaffidabili per la sicurezza naziona‑ le ed esclusi dall’esercito e da ogni carica di responsabilità. In molti casi subirono l’accusa di essere dei tradi‑ tori e così processati e imprigionati. La grande maggioranza del popolo cecoslovacco sino alla rivoluzione di velluto del 1989 rimase all’oscuro del‑ le loro imprese e del loro eroismo. E così torniamo al presente. Il Mo‑ numento del Leone alato (Památník Okřídleného lva), è stato inaugurato il 17 giugno, nel corso di una toccan‑

te cerimonia alla quale hanno preso parte anche nove anziani reduci, in divisa militare, visibilmente orgoglio‑ si e commossi. Era presente anche il deputato inglese Sir Nicholas Soa‑ mes, nipote di Sir Winston Churchill, mentre in cielo volteggiava uno sto‑ rico caccia Spitfire. Il monumento alla base riporta una scritta di ringraziamento della co‑ munità britannica residente a Praga e nella Repubblica Ceca: “agli avieri cecoslovacchi che servirono nella Raf fra il 1940 e il 1945 per la libertà d’Eu‑ ropa, molti dei quali sono stati poi perseguitati dal regime comunista in Cecoslovacchia”. Neanche le polemiche dei contestato‑ ri hanno potuto rovinare la giornata di festa e di memoria, doveroso e tar‑ divo tributo a degli eroi dimenticati troppo a lungo.

which was also attended by nine elderly veterans in military uniform, visibly proud and moved. Among those present was the British MP Sir Nicholas Soames, grandson of Sir Winston Churchill, while in the sky a historic Spitfire fighter was circling the ceremony.

The monument at the base contains an inscription of thanks on behalf of the British community living in Prague and the Czech Republic: “To the Czechoslovak airmen who served with the Royal Air Force between 1940 and 1945 for the freedom of Europe. Many were

subsequently persecuted by the communist regime in Czechoslovakia." Not even the controversy of the protesters was able to ruin a day of celebration and memory, a deserved and long overdue tribute to the unsung heroes, forgotten for too long.

Il leggendario pilota Josef František / Legendary pilot Josef František

in Czechoslovakia remained unaware of their feats and heroism, until the Velvet Revolution in 1989. And this brings us back to the present. The Winged Lion memorial (Památník Okřídleného lva), was unveiled on June 17, during an emotional ceremony

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Monsieur Kundera Guardare da una finestra osservato‑ rio, dal trentesimo piano della torre più alta della città. Verso oriente, verso Praga. È il 1975 quando Mi‑ lan Kundera attraversa l’Europa in macchina, in fuga, via dalla sua Ce‑ coslovacchia, verso la Francia, fino a Rennes. Qui, con la moglie Vera, si sistema all’ultimo piano della Tour

des Horizons, in questa «città brutta, veramente brutta», sorriderà lo scrit‑ tore di Brno, diversi anni dopo con il giornalista di Libération Daniel Ron‑ deau. L’arrivo in Francia, Paese d’ado‑ zione e ormai d’appartenenza di Kundera, è schizzato in un passaggio breve, tagliente, ne Il libro del riso e dell’oblio; la vita entra nel romanzo:

l’autore ha gli occhi piantati contro l’orizzonte dall’alto del suo belve‑ dere, dall’alto della sua torre, che lo porta in cielo, che lo isola. E negli occhi una lacrima, «come una lente di telescopio», che «rende più vicini i loro volti», quelli degli amici poeti, rimasti nella capitale cecoslovacca abbandonata dall’autore. Rimasti in

Fuggito dalla Cecoslovacchia comunista nel 1975, lo scrittore ceco troverà in Francia una seconda patria pronta ad accoglierlo di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti

Having escaped from communist Czechoslovakia in 1975, the Czech writer would find a second home ready to welcome him in France Veduta di Parigi negli anni ‘70 e Milan Kundera del 1980 / View of Paris in 1970s and Milan Kundera in 1980

Watching from an observatory window, from the thirtieth floor of the tallest tower in the city. Towards the east, towards Prague. In 1975 Milan Kundera crossed Europe by car, having fled from his native Czechoslovakia to Rennes, France. Here, he settled, with his wife Vera, on the top floor of the Tour des Horizons, in this “ugly, really

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ugly city”, the Brno writer stated smiling, several years later, with the Libération journalist Daniel Rondeau. The arrival in France, his country of adoption, and now of belonging for Kundera, manifested into a short, sharp excerpt in The book of laughter and forgetting. This life entered the novel; the author has his eyes planted towards the hori-

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zon from the top of his viewpoint, from the top of his tower, which leads him into the sky, isolating him. With a tear in his eye, “like a telescope lens”, which “makes the faces closer”, of his poet friends, who were remaining in the Czechoslovak capital which the author had escaped. A country that “had slept for eight years in the sweet and vigor-


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un Paese che «dorme da otto anni nella dolce e vigorosa stretta dell’im‑ pero russo». È uno straniero di 46 anni, un artista che guarda altrove, il Kundera di Rennes, del suo pas‑ saggio in città non resta quasi nulla. Sono gli anni in cui il romanziere cecoslovacco ritrova il francese, una lingua decisiva per la sua formazione

ous embrace of the Russian Empire”. He was a 46-year-old foreigner, an artist who looked elsewhere, by now almost nothing is left of the Kundera who moved to Rennes. These were the years in which the Czech novelist rediscovered French, a language crucial to his literary education, from Apollinaire to Rabelais, and in which he would produce most

letteraria, da Apollinaire a Rabelais, e nella quale si farà gran parte della sua produzione degli anni a venire. Nella città bretone gli è proposto un posto per insegnare letteratura comparata all’università di Rennes 2. Ci resterà fino al 1979, quando lascia la Bretagna per un posto all’École des hautes études en sciences sociales, a

of his works in the following years. In the Breton city, a position was offered to him to teach Comparative Literature at the University of Rennes 2. He would remain there until 1979, when he left Brittany for a place at the École des hautes études en sciences sociales in Paris. Having arrived in the capital, Kundera was already a well-estab-

Parigi. Arrivato nella capitale Kunde‑ ra è già uno scrittore ed un intellet‑ tuale affermato: all’inizio degli anni ‘70 Claude Gallimard, il più famoso editore francese, lo aveva incontrato a Praga ed era rientrato in Francia con un manoscritto de La vita è al‑ trove, passato clandestinamente nel proprio bagaglio. È proprio quel libro a valere a Kundera il prestigioso ri‑ conoscimento francese Prix Médicis étranger nel 1973. Ormai stabilito da qualche anno a Parigi, “impenitente” verso un regi‑ me dove le sue opere sono messe all’indice, a Kundera viene tolta la nazionalità cecoslovacca nel ‘79. L’au‑ tore è ancora di più, anche sulla carta, allontanato, sradicato, da un Paese di cui non è più nemmeno cittadino. Due anni più tardi sarà il presidente francese François Mitterrand – lo

stesso dello storico incontro del 1988 a Praga, con Václav Havel e altri otto dissidenti del regime comunista – a concedergli la nazionalità francese, assieme allo scrittore argentino Julio

lished writer and an intellectual. In the early 70s, Claude Gallimard, the most famous French publisher, had met him in Prague and returned in France with a manuscript of Life is elsewhere, which was smuggled back in his luggage. It was indeed this book, which earned Kundera the prestigious French award the Prix Médicis étranger in 1973. After having settled in for a few years in Paris, and feeling “unrepentant” toward a system where his works are banned, Kundera had his Czechoslovak nationality revoked in ‘79. The author had become even more excluded, and distanced, even officially, from a country in which he was no longer even a citizen. Two years later, it would be the French president François Mitterrand – the same President of the historic 1988 meeting in Prague with Václav Havel and another eight dissidents of the communist regime – who granted French citizenship to him, along with the Argentine writer Julio Cortázar. In

France, the work of Kundera in the language was tireless. In the early years of his stay in the “Hexagon” he finished The book of laughter and forgetting, and his greatest literary success, The unbearable lightness of being, completed in 1982, and published in 1984, both of which were still written in Czech. At the same time, he had already begun a meticulous revision of the translations of his novels in French. Kundera discovered, to his surprise, that the translation of The Joke was actually a heavier, baroque rewrite. Consequently, the work of literary research was carried out by the novelist alongside the retranslation of his books, a work on which the Czech writer admits: “I spend almost as much time as on writing”. In his early French years, Kundera gave interviews and made numerous television appearances. The man was in short a writer, and renowned public figure. Subsequently, over the years, the man became a novelist. Only then,

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La Tour des Horizons, Rennes e il panorama dalla sua finestra/La Tour des Horizons, Rennes and the view from his window

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Cortázar. In Francia il lavoro di Kunde‑ ra sulla lingua è instancabile. Nei pri‑ mi anni di permanenza nell’Esagono termina Il libro del riso e dell’oblio ed il suo più grande successo letterario, L’insostenibile leggerezza dell’essere, completato nel 1982, e pubblicato nel 1984: due opere ancora scritte in ceco.

Allo stesso tempo è già cominciato un lavoro puntiglioso di revisione delle traduzioni dei suoi romanzi in lingua francese. Kundera scopre con sorpre‑ sa che la traduzione de Lo scherzo è in realtà una riscrittura, appesantita, barocca. È così che al lavoro di ricerca letteraria il romanziere affianca quel‑

lo di ritraduzione delle sue opere, un lavoro al quale, ammette lo scrittore ceco: «dedico quasi più tempo che alla scrittura stessa». Nei primi anni francesi Kundera con‑ cedeva interviste, faceva apparizioni televisive: l’uomo era scrittore, perso‑ naggio pubblico. Poi, col passare degli

as Flaubert said, the writer disappears behind his work, and thus since 1985 the Czechoslovak-born novelist no longer granted interviews, and lived invisibly, ineffably, like his best prose, in his apartment in the fourteenth arrondissement of Paris, in the Montparnasse district. A house to which only his close friends, and those of his wife Vera, had access. Slowness was completed in 1993 and published in 1995, his first novel written in French. The pages are dedicated to the writer exploring and criticizing the obsession with speed of the contemporary world. His works have been enthusiastically received by the public and French intellectuals. Kundera, now able to write in the language of Hugo, has become one of them. However, in 2003 the harmony created between Kundera and France cracked. The proof lay in the publication of the novel Ignorance, written in French, but published first in Spain by the publisher Tusquets, then in half of the rest of the world. The

version for the Gallimard types came only three years later, in 2003. The rupture, and the strong, bitter choice was made against a section of the French critics who attacked him for his bare prose, as if they intended to reproach him for not belonging to the language, which was by now his own. However, the French intellectual world has also been present, when necessary, to close ranks around the writer. It was in 2008 when the Czech magazine Respekt published a document from 1950 in which Kundera, then a convinced communist, was indicated as the man who reported to the police of the regime Miroslav Dvořácek, the whereabouts of a young 21-year-old Czech, who fled to West Germany before being recruited by Western intelligence services for a mission in Czechoslovakia. The young man was arrested the same evening of the interrogation and sentenced to 22 years in prison. He would undergo 13 years of forced labor. Many have cast doubt on the authenticity of the docu-

ment, and many writers, both French and foreign, backed Kundera. Gabriel García Márquez, Orhan Pamuk, Philip Roth are a few of the many. In France, the writer Yasmina Reza, in a papier in the newspaper Le Monde, speaks of “the offense of silence”, saying it is easy to attack and hard to forgive, a great and illustrious man, of a quiet and honest demeanor. Kundera, in this case did not expose himself, or raise his voice. In a bare press release he expressed sadness and strongly denied the news. His name remains great in France and elsewhere. In 2001 his work was republished by Gallimard, for the collection of the Pléiade, one of the most prestigious issues in the country. Kundera is one of the few living writers to be enshrined in the French literary Olympus. He has been in the list for the Nobel Prize several times, often being among the favorites, but the Czech novelist has not yet received the recognition from the Swedish academy. Meanwhile, distancing himself from

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anni, l’uomo è diventato romanziere: solo allora, dice Flaubert, chi scrive sparisce dietro la sua opera. Così dal 1985 il romanziere nato cecoslovacco non concede più interviste, vive invi‑ sibile, ineffabile, come la sua prosa migliore, dentro il suo appartamento nel XIV arrondissement di Parigi, nel quartiere di Montparnasse. Una casa a cui hanno accesso solo i suoi amici intimi, e quelli della moglie Vera. È La lentezza, terminato nel 1993, e pubblicato nel 1995, il suo primo romanzo scritto in francese: pagine in cui lo scrittore esplora e critica l’ossessione di velocità del mondo contemporaneo. Le sue opere sono accolte con entusiasmo dal pubblico e dagli intellettuali francesi. Kunde‑

ra, ormai capace di scrivere nella lin‑ gua di Hugo, è diventato uno di loro. Tuttavia, nel 2003 questa armonia collaudata tra Kundera e la Francia si incrina: lo prova la pubblicazione del romanzo L’ignoranza, scritto in fran‑ cese ma pubblicato prima in Spagna, dall’editore Tusquets, poi in mezzo mondo. La versione per i tipi di Gal‑ limard arriva solo tre anni dopo, nel 2003. La rottura, e questa scelta forte, amara, è fatta contro una parte del‑ la critica francese che lo attacca per la sua prosa spoglia, come a volergli rimproverare di non appartenere a questa lingua, che è ormai la sua. Ma il mondo intellettuale francese è anche presente, quando necessario, per fare quadrato intorno allo scrit‑

tore. È il 2008 quando la rivista ceca Respekt pubblica un documento del 1950 nel quale Kundera, allora co‑ munista convinto, è indicato come colui che ha denunciato alla polizia di regime Miroslav Dvořácek, un gio‑ vane cecoslovacco di 21 anni, fuggito in Germania dell’Ovest, e arruolato dai servizi segreti occidentali per una missione in Cecoslovacchia. Il giovane è arrestato la stessa sera dell’interro‑ gatorio e condannato a 22 anni di pri‑ gione. Ne farà 13 di lavori forzati. In molti mettono in dubbio l’autenticità del documento, e tanti scrittori, fran‑ cesi e stranieri, si schierano al fianco di Kundera. Gabriel García Márquez, Orhan Pamuk, Philip Roth sono alcuni dei tanti. In Francia la scrittrice Yasmi‑ na Reza, in un papier sul quotidiano Le Monde, parla «d’offesa del silen‑ zio», dicendo che è facile attaccare e difficile perdonare, ad un uomo gran‑ de e illustre, un portamento integro e silenzioso. Kundera, anche in questo caso non si espone, non grida: in uno scarno comunicato stampa esprime

tristezza e smentisce con forza la notizia. Il suo nome resta grande, in Francia e altrove. Così nel 2001 la sua opera è ripubblicata da Gallimard, per la collezione della Pléiade, una delle edizioni più prestigiose del Paese. Kundera è uno dei pochi scrittori vi‑ venti ad essere consacrato nell’olim‑ po letterario francese. Più volte in lista per il premio Nobel, e spesso tra i favoriti, il romanziere ceco non ha ancora ricevuto il riconoscimento dall’Accademia svedese. Intanto, lon‑ tano dalle polemiche, dalla corsa al gossip culturale, dal circo mediatico francese, Milan Kundera continua a scrivere. Il suo ultimo libro, La festa dell’insignificanza, uscito nel 2013, è stato salutato dalla critica come un elogio al buon umore. È in un reale magico, dentro quell’appartamento chiuso al mondo, che quest’uomo di 85 anni, incanta ancora per l’eleganza della prosa, la forza dei personaggi, la presenza forte di un senso. Un roman‑ ziere tra due mondi: francese sulla carta, universale nella creazione.

the controversy, the cultural gossip circles, and the French media circus, Milan Kundera continues to write. His latest book, The feast of insignificance, released in 2013, was hailed by critics as a tribute to good humour. It is in a magic reality, in that apartment

closed to the world, that this man of 85 years old, still enchants through the elegance of the prose, the strength of the characters, the strong presence of a consciousness. A novelist stuck between two worlds: a French one on paper, yet universal in his creation.

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Il fascino Belle Époque dei Café praghesi The Belle Epoque charm of Prague Cafés Sorti a inizio ‘700 come ritrovo della emergente borghesia, i locali sono ancora il punto d’incontro della vita culturale cittadina

Sono rimasti pochi, ormai, i luoghi nei quali ancora oggi è possibile rivivere l’atmosfera autentica e ricca di sug‑ gestioni che caratterizzava la Praga

inizi Novecento: città multiculturale e centro intellettuale di un impero, di un’epoca e di un mondo prossimi alla dissoluzione. Tra questi vi sono certamente le antiche birrerie cittadine e gli storici “café”.

Sono proprio questi ultimi la mani‑ festazione più tangibile dell’anima raffinata, e al tempo stesso deca‑ dente, della capitale boema: punto di riferimento importante nell’eco‑ nomia della nuova Europa e metro‑ poli capace ancora di far convivere Fonte: Christian Gargiulo

di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

Rising at the beginning of the 1700s as a meeting place for the emerging bourgeoisie,they are still the symbol of the city’s cultural life

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By now there are very few places, where you can still experience the authentic, highly evocative atmosphere, that characterized early twentieth century Prague, a multicultural city and intellectual centre of an empire, of an era and of a world close to dissolution. Among these are undoubtedly the old town breweries and historical cafés. It is the latter, in fact, which is the most tangible manifestation of the

refined, and at the same time decadent soul of the Bohemian capital, an important benchmark in the economy of the new Europe and a metropolis in which the present, the past and the future of a nation and a people are still able to live in harmony. It is indeed on the very tables of the literary cafes of Prague, genuine cultural institutions, where some of the most beautiful and unforgettable pages of world lit-

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erature of the twentieth century were written, and they will be the target of our short trip. The “Café” would already affirm itself in Prague, and in capitals across Europe, in the eighteenth century as a meeting point for the emerging bourgeoisie who wanted to stand out both from the aristocracy, who would meet in private lounges, and from the working class, who had taverns as their


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in armonia il presente, il passato e il futuro di una nazione e di un popolo. E proprio i caffè letterari praghesi, vere e proprie istituzioni culturali, sui cui tavoli sono state scritte alcu‑ ne tra le pagine più belle e indimen‑ ticabili della letteratura mondiale del Novecento, saranno la meta di questo nostro breve viaggio. I “café” si affermarono a Praga, e nelle capitali di tutta Europa, nel Sette‑ cento come ritrovo dell’emergente borghesia che voleva distinguersi sia dall’aristocrazia, la quale si incontra‑ va nei salotti privati, sia dalla classe proletaria che aveva nelle osterie il suo centro naturale di aggregazione. Già nell’Ottocento il termine divenne sinonimo di vita culturale e scambio di idee, ma anche luogo centrale nel‑ la vita economica e sociale della città.

natural aggregation point. Already in the nineteenth century the term became synonymous with cultural life, and the exchange of ideas, but also the central place in the economic and social life of the city. Intellectuals, scientists, and businessmen sipping from steaming cups, a few inches from each other, that drink, newly arrived in Europe, tonic for the body and soul, and which no one could now do without. In

Intellettuali, scienziati e uomini d’af‑ fari sorseggiavano da tazze fumanti, a pochi centimetri gli uni dagli altri, quella bevanda da poco arrivata in Europa, tonica per il corpo e per lo spi‑ rito, di cui nessuno ormai poteva più fare a meno. Se agli inizi del XIX se‑ colo a Londra si contavano circa 1000 “coffee house” e a Parigi addirittura 3000, anche a Praga, dove il primo “café” aprì le porte ai clienti nel 1714, la scelta su dove andare a leggere la stampa locale ed estera, o conoscere le ultime tendenze culturali, era cer‑ tamente ampia. Se a Vienna, capita‑ le dell’Impero, erano famosi il Café Landtmann – amato da Sigmund Freud e Gustav Mahler, – il Sacher o il Café Central ai cui tavoli solevano discutere, tra gli altri, Karl Kraus, Alfred Adler

the early-nineteenth-century London there were about 1000 coffee houses and in Paris even 3000. In Prague too, where the first “café” opened its doors to customers in 1714, the choice of where to go to read the local and foreign press, or learn about the latest cultural trends, was certainly large. If in Vienna, the capital of the empire, the most famous were the Café Landtmann, loved by Sigmund Freud and

e Stefan Zweig, anche sulle rive della Moldava la vita culturale si svolgeva nei numerosi “kavárny”, ciascuno dei quali si distingueva per la propria caratteristica atmosfera e clientela. Le caffetterie della multietnica Pra‑ ga potevano annoverare tra i loro frequentatori intellettuali del calibro di: Gustav Meyrink, Max Brod, Jaro‑ slav Seifert, Vítězslav Nezval, i fratelli Čapek, e l’immancabile Franz Kafka, che nelle giornate dei rigidi e lunghi inverni continentali sedevano a di‑ scutere e a scrivere sui tavoli del Café Louvre, del Café Arco, dell’Edison, del Continental, del Deminka… luoghi che hanno contribuito a formare la società e la cultura di un’epoca.

Gustav Mahler, the Sacher and the Café Central, the tables around which the likes of Karl Kraus, Alfred Adler and Stefan Zweig would chat, cultural life also took place on the banks of the Vltava, in the numerous “kavárny”, each of which was distinguished by its own unique atmosphere and clientele. The cafes of multiethnic Prague could count among their clients intellectuals of the calibre of Gustav Meyrink, Max

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Agli inizi del Novecento la città boe‑ ma era una fitta rete di circoli letterari che si riunivano nei locali più noti del centro. Tra questi gruppi di intellet‑ tuali c’era il Circolo di Brentano che si radunava intorno alla figura del filosofo e psicologo tedesco Franz Brentano. Anche Franz Kafka e il suo biografo e amico Max Brod parteci‑ parono spesso a questi incontri tra il 1902 e il 1905 quando erano entram‑ bi studenti universitari. Il Circolo si riuniva in una saletta del Café Louvre, vera e propria istituzione culturale cittadina, fin dal 1902, e ancora oggi attivo su quella che un tempo era la Ferdinandstrasse, oggi Národní třída. Kafka frequentò il Louvre con una cer‑ ta assiduità fino al 1905, anno in cui Max Brod fu escluso dal gruppo. Con molta probabilità, fu proprio in que‑ sto caffè che lo scrittore del “Processo” conobbe, qualche anno dopo, Albert Einstein, frequentatore del locale nel corso del suo soggiorno praghese. Il più noto cenacolo di intellettuali dell’epoca era però il “Circolo di Pra‑ ga”, nato già nel 1904 dal sodalizio di quattro ventenni: Oskar Baum, Felix Brod, Jaroslav Seifert, Vítězslav Nezval, the Čapek brothers, and inevitably Franz Kafka, who in the days of rigid and long, continental winters sat to discuss and write on the tables of the Café Louvre, the Café Arco, the Edison, the Continental, the Deminka... places that have helped shape the society and culture of an era. At the beginning of the twentieth century, the Bohemian city was a dense network of book clubs who met in the most well-known venues of the centre. Among these groups of intellectuals was the Brentano Circle which associated themselves with the figure of the German philosopher and psychologist Franz Brentano. Even Franz Kafka and his friend and biographer Max Brod often participated in these gatherings between 1902 and 1905, when they were both college students. The club would meet in a small room in the Café

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Weltsch, Max Brod e Kafka. Dopo la diaspora di questi ultimi due dal Louvre, il Circolo di Praga scelse come propria sede il Café Arco all’angolo tra le vie Hybernská e Dlážděná, che aprì le porte nel 1907 e divenne la sede preferita degli scrittori d’avanguardia di lingua tedesca. Qui Kafka incontrò la giornalista ceca Milena Jesenská che, in seguito, diventerà sua tradut‑ trice e amante. Ma Kafka era un gran‑ de habitué di caffè praghesi nei quali trascorreva molto tempo e, nel corso della sua vita, ne elesse vari di volta

in volta a suoi preferiti, cambiandoli con una certa frequenza come altret‑ tanto fece con le dimore in cui visse. Tra i molti ricordiamo il Savoy – che lo scrittore visitò assiduamente tra l’ot‑ tobre del 1911 e il febbraio 1912 – e il Continental, uno dei più grandi caffè praghesi, frequentato dalla borghe‑ sia tedesca e situato sul Graben (Na příkopě), non lontano dal Café Cen‑ tral, in cui era presente sempre una ricca selezione di stampa straniera. Assiduo cliente del Café Continental era invece lo scrittore ed esoterista

austriaco, autore di molti romanzi tra cui il famoso “Der Golem”, Gustav Meyrink, che con i suoi seguaci si riuniva nella “saletta degli scacchi” di questa antica “kavárna”, dove par‑ lava di spiritismo e dei suoi esperi‑ menti medianici. Nel 1914 un altro importante caffè iniziò la sua attività: l’Imperial, una meraviglia dell’art déco, sede del Club Letterario Ceco e famoso, all’epoca, per i suoi biliardi. Impossibile non citare il Café Slavia, di fronte al Teatro Nazionale, che Fonte: Christian Gargiulo

Café Imperial

Louvre, a true cultural institution since 1902, and still active today on what was once the Ferdinandstrasse, but today is Národní třida. Kafka attended the Louvre quite regularly until 1905, the year in which Max Brod was excluded from the group. In all probability, it was in this cafe where the writer of “The Trial” a few years later would meet Albert Einstein, the frequent visitor of the place during his stay in Prague. The most well known circle of intellectuals at the time, however, was the “Prague Circle,” born in 1904 as a result of the friendship of four twenty-year-olds: Oskar Baum, Felix

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Weltsch, Max Brod and Kafka. After the exodus of the latter two from the Louvre, the Prague circle chose the Café Arco as its headquarters, at the corner of the streets Hybernská and Dlážděná, which opened its doors in 1907, and became the favorite location of German language avant-garde writers. Here Kafka met the Czech journalist Milena Jesenská, who subsequently became his translator and lover. However Kafka was a regular Prague cafe visitor, and he spent much time there. In the course of his life, he chose several as his favorites, changing on a frequent basis just as he did with the

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houses in which he lived. Among the many, we remember the Savoy, which the writer assiduously visited between October 1911 and February 1912, and the Continental, one of the largest Prague cafes, attended by the German bourgeoisie and located on the Graben (Na příkopě), not far from the Café Central, in which there was always a large selection of foreign press. A regular customer of Café Continental, however, was the Austrian writer and esotericist, Gustav Meyrink, author of many novels, including the famous “Der Golem”, who with his followers gathered in the “chess room” of this


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aprì nel 1881. Clienti dello Slavia furono Bedřich Smetana, Vítězslav Nezval (che lo nomina anche in una sua poesia), Jaroslav Seifert… fino ai contemporanei Jan Werich e Václav Havel. La Praga della Prima Repubblica era nota anche con il nome di “Piccola Parigi” proprio a causa del grande nu‑ mero dei suoi caffè letterari che non avevano nulla da invidiare a quelli della capitale francese. La grande stagione delle caffetterie praghesi finì durante il periodo comunista. Lo

Slavia fu uno dei pochi che continuò la sua attività in questo periodo, an‑ che se la sua estetica ne risentì molto, ma per la maggior parte degli altri iniziò una fase di decadenza e molti chiusero i loro battenti. Il Café Imperial fu chiuso già nel cor‑ so della Seconda Guerra Mondiale e riaperto nel 1992. Dopo la recente ristrutturazione del 2007, durata due anni, ha ripreso (in via Na Poříčí n. 15), il suo magnifico aspetto di un tempo. Il Continental e il Central, dopo molti anni di esercizio, oggi non esisto‑

no più, mentre il Savoy (1893) che durante il comunismo serviva come luogo di reclutamento per le nuove leve della polizia, è stato finemente ristrutturato ed è ancora aperto nel quartiere di Malá Strana. Ha pur‑ troppo cessato la sua attività anche il leggendario Café Arco che dagli anni ‘90 viene usato come mensa dal Mini‑ stero degli Interni. Dopo la Rivoluzione di velluto i caffè tradizionali praghesi (almeno quelli ri‑ masti) hanno vissuto un nuovo periodo di splendore. La maggior parte di essi

è stata riaperta e ristrutturata e ancora oggi attira turisti, personaggi della vita culturale ceca e semplici cittadini che in questi luoghi trovano, come una vol‑ ta, uno spazio ideale per leggere, so‑ cializzare e rilassarsi. Ad essi se ne sono aggiunti molti altri arredati secondo gli stili e le mode più disparate, ciascuno con la sua caratteristica clientela. Da quelli hipster a quelli in stile anni ‘30 i café praghesi continuano oggi come un tempo a giocare un ruolo impor‑ tante nella vita sociale, economica e culturale della capitale ceca. Fonte: Christian Gargiulo

ancient “kavárna”, where he spoke of his experiments of spiritualism and mediumship. In 1914 another major cafe began its activities: The Imperial, a marvel of art deco, home of the Czech Literary Club, and famous at the time for its pool hall. It is impossible not to mention Café Slavia, facing the National Theatre, which opened in 1881. Frequent Slavia clients were Bedřich Smetana, Vítězslav Nezval (who named it in one of his poems), Jaroslav Seifert, to the more contemporary Jan Werich and Václav Havel.

The Prague of the First Republic was also known by the name of “Little Paris”, mainly due to the high number of its literary cafés that had no reason to envy to those of the French capital. However, the golden age of the cafes in Prague ended during the communist period. Slavia was one of the few which continued its activities in this period, although its appearance was affected very much, but for most of the others it marked a period of decline, and many closed their doors. The Café Imperial was already closed during the Second World War, and reopened in 1992. After the recent renova-

tion in 2007, which lasted two years, it has regained (on the street Na Poříčí n. 15) its once magnificent appearance. The Continental and Central, after many years of operation, no longer exist, while the Savoy (1893) that during communism served as a place of recruitment for the new generation of police, has been beautifully renovated and is still open in the neighborhood of Malá Strana. Unfortunately even the legendary Café Arco has ceased its activities, and from the 90s it has been used as a canteen by the Ministry of the Interior. After the Velvet Revolution in Prague the traditional coffee houses (at least

those which remained) experienced a new period of splendor. Most of them have been reopened and restored and still attract tourists, Czech cultural figures and ordinary people who find ideal places to read, relax and socialize in them. More have been added to the city, whilst others have been enhanced and furnished according to the varied styles and fashions, each with its distinctive clientele. From the hipster cafes, to those in the 30s style, today the Prague cafes continue, as they once did, to play an important role in the social, economic and cultural life of the Czech capital.

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Anniversari cechi Czech Anniversaries

di Mauro Ruggiero

Moriva Ota Šik, economista e politico ceco Ota Šik died, a Czech economist and politician 10 anni fa 10 years ago

Nato a Plzeň l’11 settembre del 1919, Ota Šik è stato un economista e politico ceco la cui figura è legata al periodo della cosiddetta “Primavera di Praga”. Teorico delle riforme economiche intro‑ dotte da Dubček nel 1968, Šik studiò prima Arte presso l’Università di Praga per poi dedicarsi, dopo la guerra, agli studi di politica. Fece parte del Mo‑ vimento di resistenza cecoslovacco e fu internato nel campo di concentramento di Mauthausen dove conobbe Antonín Novotný, futuro presidente della Cecoslovacchia. Dopo il conflitto, insegnò e divenne membro del Partito Comunista. Fu an‑ che capo dell’Istituto di Economia dell’Accade‑ mia delle Scienze. Le sue riforme, presentate nel 1967, miravano a una liberalizzazione maggiore dell’economia che avrebbe permesso alla nazio‑ ne di uscire da una situazione di ristagno dovuta all’eccessivo controllo dello stato sul mercato. Fu però osteggiato dalle frange estremiste del parti‑ to. È morto in Svizzera il 22 agosto del 2004.

Born in Plzeň on 11 September 1919, Ota Šik was a Czech economist and politician whose figure is strongly linked to the period of the so-called “Prague Spring”. A theorist of the economic reforms introduced by Dubček in 1968, Šik first studied Arts at the University of Prague and then after the war, devoted himself to the study of politics. He was a member of the Czechoslovak resistance movement, and was imprisoned in the concentration camp at Mauthausen, where he met Antonín Novotný, the future president of Czechoslovakia. After the war, he taught and became a member of the Communist Party. He was also head of the Institute of Economics of the Academy of Sciences. His reforms, which he presented in 1967, aimed for a greater liberalization of the economy that would allow the nation to get out of a period of stagnation due to the excessive state control on the market. However, it was opposed by the extremist fringes of the party. He died in Switzerland on August 22, 2004.

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Nasceva František Plánička, leggenda del calcio ceco František Plánička was born, a legend of Czech football 110 anni fa 110 years ago

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Considerato uno dei migliori portieri degli anni ’30 e una delle prime stelle del calcio nell’Europa dell’Est, il ceco František Plánička nacque a Praga il 2 giugno del 1904. Giocò per tredici anni con la maglia dello Slavia Praga, con la quale vinse otto campionati na‑ zionali e una Coppa Mitropa. È stato, inoltre, capita‑ no della Nazionale cecoslovacca nelle edizioni 1934 e 1938 dei Campionati del Mondo. Al contrario di molti grandi campioni odierni, e a dispetto della sua grande popolarità, Plánička condusse fuori dai campi di calcio una vita sobria e senza eccessi. Venne soprannominato “il Gatto di Praga” grazie alla sua agilità tra i pali, pur non essendo di statura elevata. Iniziò a giocare nello Slavia Praga nel 1923 e in tredici stagioni disputò 969 partite ufficiali con il record di 742 vittorie e ben 73 presenze in Nazio‑ nale. In quest’ultima debuttò nel 1926 giocando contro l’Italia, e sempre contro gli azzurri giocò la finale dei Mondiali nel 1934, partita che vide la vit‑ toria sofferta degli italiani per 2 a 1.

Generally considered one of the best goalkeepers in the 1930s, and one of the top football stars in Eastern Europe, the Czech František Plánička was born in Prague on 2 June 1904. He played for thirteen years in the Slavia Prague colours, with whom he won eight national championships and a Mitropa Cup. He was also captain of the Czechoslovak teams in the 1934 and 1938 World Cups. Unlike many great players today, despite his great popularity, Plánička led a sober life without excesses out of the pitch. He was nicknamed “the Cat from Prague” due to his agility in goal, in spite of his not particularly high stature. He began to play for Slavia Prague in 1923 and in thirteen seasons he played 969 official games with a record of 742 victories and 73 National team appearances. For the latter team, he made ​​his debut in 1926 playing against Italy, and against the Azzurri he would also play in the World Cup final in 1934, the game which finished with a suffered 2-1 victory for the Italians.

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storia history

La Cecoslovacchia riconosceva ufficialmente l’URSS Czechoslovakia officially recognised the USSR 80 anni fa 80 years ago

Il 9 giugno del 1934 la Cecoslovacchia della Prima Repubblica, guidata dal Presidente Tomáš Garrigue Masaryk, riconosce ufficialmente, a dodici anni dalla sua formazione, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), stato sorto sulle cene‑ ri dell’impero zarista il 30 dicembre del 1922, e che sarà una superpotenza mondiale economica e mili‑ tare destinata a esercitare un ruolo di grande impor‑ tanza sullo scacchiere geopolitico del pianeta, fino alla sua disgregazione avvenuta il 26 dicembre del 1991. Il primo stato socialista del mondo, figlio della Rivoluzione di ottobre iniziata con la presa del Palaz‑ zo d’Inverno, il 7 novembre del 1917, aveva ottenuto già nel 1924 il riconoscimento dalla Gran Bretagna e dall’Italia di Mussolini, pochi giorni dopo la mor‑ te di Lenin. Il riconoscimento cecoslovacco avvenne invece nel periodo in cui Stalin era già saldamente al potere e, di lì a poco, avrebbe dato inizio al periodo del Grande Terrore in cui furono uccisi e deportati migliaia di oppositori al regime stalinista.

On 9 June 1934 the First Republic of Czechoslovakia, led by President Tomáš Garrigue Masaryk, officially recognized, twelve years after it was formed, the Union of Soviet Socialist Republics (USSR), the state built on the ashes of the Tsarist Empire on 30 December 1922, which would become an economic and military superpower in the world, destined to exercise a role of great importance on the geopolitical chessboard, until its disintegration on 26 December 1991. The first socialist state in the world, and son of the October Revolution began with the capture of the Winter Palace, on November 7, 1917, and had already gained the recognition in 1924 of Britain and Mussolini’s Italy, a few days after the death of Lenin. The recognition of Czechoslovakia on the other hand, took place in the period when Stalin was already firmly in power, and shortly thereafter, he began his period of Great Terror in which thousands of opponents of the Stalinist regime, were deported and killed.

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Moriva Bertha von Suttner, prima donna Nobel per la Pace Bertha von Suttner, the first woman to win the Nobel Peace Prize, died

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La baronessa Bertha Sophie Freifrau von Suttner, nata a Praga il 9 giugno del 1843, è stata una scrit‑ trice e pacifista austriaca ricordata soprattutto per essere stata la prima donna a vincere il Premio Nobel per la pace (1905). Bertha, donna di elevata cultura, in seguito al divieto impostole dalla sua famiglia di sposare lo scrittore e ingegnere Arthur Gundaccar Freiherr von Suttner, si recò a Parigi dove lavorò per un breve periodo come segretaria di Alfred Nobel, prima di ritornare in Austria per sposare segreta‑ mente Arthur nel 1876. Lì nel 1891 fondò un’orga‑ nizzazione pacifista in seguito al grande successo della sua opera letteraria “Die Waffen nieder!” (Giù le armi!), pubblicata nel 1889, che le fece ottenere fama mondiale e la consacrò figura di spicco del pa‑ cifismo internazionale. Rimase in contatto epistola‑ re con Alfred Nobel fino alla morte dello svedese nel 1896. Fu influenzata dagli scritti di Kant, Spencer e Tolstoj. La sua effige è ritratta sulle monete da 2 euro austriache. Morì il 21 giugno del 1914.

Baroness Bertha Sophie Freifrauvon Suttner was born in Prague on June 9, 1843, was an Austrian writer and pacifist remembered for being the first woman to win the Nobel Prize for Peace (1905). Bertha, a woman of high culture, following the ban imposed on her by her family to marry the writer and engineer Arthur Gundaccar Freiherr von Suttner, went to Paris where she worked for a short time as secretary of Alfred Nobel, before returning to Austria to marry Arthur secretly in 1876. It was there where she founded a pacifist organizationin in 1891, after the huge success of her literary work “Die Waffen nieder” (Lay Down Your Arms!), published in 1889, which earned her worldwide fame and consecrated her figure of prominent international pacifism. She remained in correspondence with Alfred Nobel until the Swede’s death in 1896. She was influenced by the writings of Kant, Spencer and Tolstoy. Her image is displayed on the 2-euro coins in Austria. She died on June 21, 1914.

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novità editoriali new publications

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di Mauro Ruggiero

Esce in italiano, tradotto da Letizia Kostner, per i tipi di Keller Editore, l’opera: “Nei suoi occhi verdi” dello scritto‑ re ceco-ebreo, reduce di Auschwitz, Arnošt Lustig (19262011). Lustig, considerato uno dei più importanti narratori europei del Novecento e tra i massimi esponenti della letteratura ceca, ha vinto in vita numerosi premi tra cui il prestigioso “Franz Kafka”. Il romanzo racconta la storia di Hanka che, giovanissima, arriva con i genitori e il fratello nel campo di concentramento di Auschwitz. Hanka si fin‑ ge diciottenne ariana e diventa una prostituta da campo, come ricorda la parola “Feldhure” che porta tatuata sulla pancia. Inizia così il suo lungo calvario che la vedrà com‑ battere contro il freddo e la fame, la paura e la vergogna, sostenuta da un unico desiderio: sopravvivere, e dalla fi‑ ducia incrollabile di riuscirvi. Un romanzo, questo di Lustig, che testimonia una fede assoluta nell’uomo e ci obbliga a interrogarci profondamente sulla nostra condizione di esseri umani.

Finally coming out in Italian, following the translation by Letizia Kostner for Keller Publishing house, is the work: “Nei suoi occhi verdi” by the Czech Jewish writer and Auschwitz survivor, Arnost Lustig (1926-2011). Lustig, considered one of the most important European novelists of the twentieth century, and one of the greatest exponents of Czech literature, has won numerous awards in his life including the prestigious “Franz Kafka”. The novel tells the story of Hanka, a young girl, who arrives with her parents and brother at the concentration camp of Auschwitz. Hanka pretends to be an eighteen-year-old Aryan and becomes a camp prostitute, as indicated by the word “Feldhure” that is tattooed on her stomach. And so begins a long ordeal that will see her fight against cold and hunger, fear and shame, driven by a single desire, to survive, and the unshakable belief in succeeding. A novel, by Lustig, demonstrating absolute faith in mankind and forcing us to deeply question the human condition.

Arnošt Lustig, Nei suoi occhi verdi, Keller editore: Rovereto 2014, pp. 488

Arnošt Lustig, Nei suoi occhi verdi, Keller editore: Rovereto 2014, pp. 488

Petra Soukupová, classe 1982, è una giovane scrittrice e sceneggiatrice ceca vincitrice, nel 2010, del premio na‑ zionale ceco di letteratura “Magnesia Litera” con l’opera, libro dell’anno, “Zmizet” che qui presentiamo in traduzio‑ ne italiana. Il tema principale dei libri della Soukupová è la complessa esistenza interiore di bambini e adolescenti e il loro difficile rapporto con i genitori e con gli adulti in generale. Anche i tre racconti di cui si compone “Sparire” ruotano attorno a questa problematica. La prima storia esplora il rapporto tra due fratelli, raccontando i sogni irrealizzati e le ambizioni dei genitori sui figli. Nella se‑ conda incontriamo un’altra coppia di fratelli, non di rado litigiosi tra loro. La rivalità è aumentata dal fatto che ognuno ha un padre diverso. Nella terza storia, il narra‑ tore è una donna adulta che, dopo la morte del padre, viene a sapere la verità su sua sorella e sua madre. In tutti i racconti si cerca di far fronte a un trauma familiare che costringe i protagonisti a cercare la propria identità e un posto all’interno della famiglia.

Petra Soukupová, born in 1982, is a young Czech writer and screenwriter who won the 2010 national prize of Czech literature, the “Magnesia Litera” with the work (also book of the year), “Zmizet,” which we present here in the Italian translation. The main theme of Soukupová’s books is the complex inner lives of children and adolescents and their difficult relationship with parents and adults in general. The three stories that make up “Sparire” also revolve around this issue. The first story explores the relationship between two brothers, describing the unfulfilled dreams and ambitions of parents over children. In the second tale, we encounter another pair of brothers, often quarreling. The rivalry is enhanced by the fact that each one has a different father. In the third story, the narrator is an adult woman, who after the death of his father, learns the truth about her sister and her mother. In all the stories there are attempts to cope with a family trauma that forces players to find their own identity and a place in the family.

Petra Soukupová, Sparire, Atmosphere Libri: Roma 2013, pp. 312

Petra Soukupová, Sparire, Atmosphere Libri: Rome 2013, pp. 312

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cultura culture

Petr Král (1941) è un “classico vivente” della letteratura ceca. Poeta, saggista e traduttore, studia drammaturgia all’Accademia cinematografica FAMU di Praga e nel 1968, dopo l’invasione russa, emigra a Parigi. Nel 1984 si sposta in Canada per poi ritornare in Francia dove, agli inizi degli anni ‘90, è stato consigliere della locale Ambasciata ceca. Ha pubblicato diverse antologie poetiche e dall’aprile 2006 risiede a Praga. Inizia a scrivere sotto l’influenza del surrealismo, corrente che supererà a partire dal 1970 per un approccio all’arte molto più personale. “Noi non moria‑ mo, peggio: svaniamo. In altre parole, non siamo mai sta‑ ti. Non c’è realtà”, queste le parole più emblematiche del poeta. In questo libro l’effetto che la poesia di Král produce è quello di un continuo camminare come un funambolo in una sospensione necessaria a non desiderare appiglio, ma una strada nel vuoto. Oltre ad essere poeta, Král svolge l’attività di critico letterario, cinematografico e d’arte, ed è autore di saggi e articoli sul cinema.

Petr Král (1941) is a “living classic” of Czech literature. A poet, essayist and translator, he studied drama at FAMU Film Academy in Prague and in 1968, after the Russian invasion, he emigrated to Paris. In 1984 he moved to Canada and then back to France, where, in the early ‘90s, he was a director of the local Czech Embassy. He has published several anthologies of poetry and has been based in Prague since April 2006. He started writing under the influence of surrealism, a movement which he would move away from after 1970, in favour of a much more personal approach to art. “We do not die, much worse, we vanish. In other words, we never were. There is no reality,” these are the most emblematic words of the poet. In this book the effect that the poetry of Král produces is that of continuous walking, like a tightrope walker in a suspension which is necessary to not want support, like a road in a vacuum. In addition to being a poet, Král has been working as a literary, film and art critic, and is the author of essays and articles on film.

Petr Král, Tutto sul crepuscolo, Mimesis Edizioni: Milano 2014, pp. 77

Petr Král, Tutto sul crepuscolo, Mimesis Edizioni: Milan 2014, pp. 77

“Il rischio della libertà. Etica, fenomenologia, politica in Jan Patočka” del ricercatore e filosofo italiano Francesco Tava, nasce dalla tesi di dottorato dell’autore discussa nell’aprile del 2012, per la compilazione della quale Tava ha studiato a lungo presso l’Archivio Jan Patočka di Praga dedicandosi all’approfondimento del pensiero dei due più importanti filosofi cechi: Karel Kosík e Jan Patočka. Il volume è una monografia dedicata alle opere filosofiche di quest’ultimo. Patočka (1907-1977), intellettuale ceco allievo di Husserl e Heidegger, è considerato il maggior esponente del pen‑ siero fenomenologico nell’Europa Orientale. Nel 1977 fu tra gli intellettuali che aderirono al movimento per i di‑ ritti civili Charta 77. Secondo l’autore, il concetto di libertà possiede la forza di intessere strettamente gli svariati am‑ biti di indagine esplorati da Patočka: dalla fenomenologia all’etica, alla filosofia della storia. “Libertà significa ango‑ scia di fronte al vuoto (apparente) in cui l’uomo, con la sua posizione marginale, è situato”.

“Il rischio della libertà. Etica, fenomenologia, politica in Jan Patočka” of the researcher and Italian philosopher Francesco Tava, originates from the author’s doctoral thesis discussed in April 2012, for the compilation of which Tava has studied for a long time in the Jan Patočka Archives of Prague, while devoting himself to a deep analysis of the ideas of the two most important Czech philosophers: Karel Kosík and Jan Patočka. The book is a monograph dedicated to the philosophical works of the latter. Patočka (1907-1977), a Czech intellectual and student of Husserl and Heidegger, is considered the greatest exponent of phenomenological thought in Eastern Europe. In 1977 he was among the intellectuals who joined the civil rights movement “Charter 77.” According to the author, the concept of “freedom” has the power to tightly weave the various fields of investigation explored by Patočka together: from phenomenology, to ethics, to the philosophy of history. “Freedom means anxiety before the (apparent) emptiness in which man, in his marginal position, is located.”

Francesco Tava, Il rischio della libertà. Etica, fenomenologia, politica in Jan Patočka, Mimesis Editore: Milano 2014, pp. 234

Francesco Tava Il rischio della libertà. Etica, fenomenologia, politica in Jan Patočka, Mimesis Editore: Milan 2014, pp. 234

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Petr Čech: declino o seconda giovinezza? Petr Čech: decline or second career? Un campione in crisi. Un monumento del calcio internazionale in declino. Petr Čech, portiere 32enne del Chelsea, sembra vivere un periodo tutt’altro che semplice a livello professionale di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice

A world class athlete in crisis. A monument of international football in decline. Petr Čech, the 32year-old Chelsea goalkeeper, seems to be experiencing a not so simple period on a professional level

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Cresciuto nella cantera del Viktoria Plzeň, la squadra della sua città, Čech esordisce in Gambrinus Liga all’età di 17 anni con il Chmel Blšany, squadra con la quale attira il forte interesse dello Sparta Praga, che lo porta nella Capitale. Qui stabilisce il nuovo record di imbattibilità del massimo campio‑ nato ceco (855 minuti) e conquista la ribalta nazionale, ma non solo. Il Ren‑ nes lo nota e lo porta in Bretagna. Due anni di ottimo livello in Ligue 1 prima del grande salto: José Mourinho arriva sulla panchina del Chelsea e si assicura le prestazioni del portiere di Plzeň per 13 milioni. Un investimento impor‑ tante per lo Special One, che riesce ad acquistare il portiere 22enne proprio prima dell’Europeo. Una scelta che si rivela azzeccata in quanto Čech verrà After developing in the youth team of Viktoria Plzeň, the club of his city, Čech made ​​his debut in the Gambrinus Liga aged 17 with Chmel Blšany, the team with which he attracted a strong interest from Sparta Prague, leading him to the capital. Here he established a new record of minutes without conceding a goal in the Czech league (855 minutes), and not before long, he was in the national (but not only) spotlight. Rennes noticed him and took him to Brittany. Two years at a high level followed in Ligue 1 before the big jump. José Mourinho arrived on the Chelsea bench, and secured his club with the services of the Plzeň-born goalkeeper for 13 million. An important investment for the Special One, who managed to buy the 22-year-old goalkeeper just be-

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nominato miglior portiere della com‑ petizione, portando la sua Repubblica Ceca in semifinale. Al suo arrivo nel Regno Unito non parte subito titolare. Ma non appena Mourinho decide di schierarlo dal 1’minuto, il portiere ceco non gli fa rimpiangere la scelta, stabi‑ lendo un nuovo record di 1024 minuti senza subire gol. Da qui, la sua carriera al Chelsea è ricca di soddisfazioni. Con la maglia dei Blues, Čech vince 3 Pre‑ mier League, 4 Coppe d’Inghilterra, 2 Coppa di Lega e 2 Community Shield, ma anche una Champions League nella stagione 2011-2012, soffiata ai padroni di casa del Bayern Monaco nella finale disputata all’Allianz Are‑ na, e l’Europa League l’anno seguente, vinta per 2 a 1 contro il Benfica. Tutto questo unito al premio di “Calciatore Ceco dell’anno”, vinto ben 6 volte. Come dicevamo, negli ultimi due anni il suo rendimento si è dimostrato in declino. Il ritorno allo Stamford Bridge di José Mourinho dopo sei anni sem‑ bra aver creato non pochi problemi al portiere di Plzeň. Già, perché lo Special One sembra essere da qualche anno l’artefice della fine della carriera di portieri di grandi livello (come acca‑ duto ai tempi del Real Madrid con Ca‑ sillas): pare infatti che dalla prossima

stagione il tecnico portoghese abbia deciso di far terminare l’egemonia tra i pali del gigante ceco dopo 10 anni di vittorie e soddisfazioni, per far posto al nuovo che avanza: Thibaut Courtois. Il belga è il portiere del momento e ha dimostrato di saper abbinare qualità tecniche ed esperienza, nonostante la giovane età. Un biglietto da visita im‑ portante, certificato da un curriculum niente male: nella passata stagione,

si è reso protagonista a soli 22 anni della cavalcata dell’Atlético Madrid, che ha riconquistato dopo 18 anni la Liga spagnola e si è arreso solamente nei tempi supplementari della finale di Champions League. Il portierino di Bree, piccola cittadina fiamminga a 100 chilometri da Bruxelles, è di pro‑ prietà del Chelsea; i Blues lo hanno scovato e messo sotto contratto 3 anni fa, per poi girarlo in prestito all’Atlético

Madrid. Dopo le splendide prestazioni della passata stagione, Mourinho ed il patron Abramovič hanno deciso di riportarlo alla base. Come dichiarato dallo stesso Mago de Setúbal lo scor‑ so 24 luglio, l’idea è quella di avere a disposizione la prossima stagione sia Čech che Courtois, formando una coppia di portieri straordinaria. Con‑ cetto ribadito qualche giorno più tar‑ di, quando lo stesso tecnico dei Blues

fore the European Championships. A choice that proved to be spot on, since Čech would go on to be named the best goalkeeper of the competition, taking his Czech Republic team to the semifinals. Upon his arrival in the UK, he was not initially in the starting 11. Nevertheless, as soon as Mourinho decided to play him from the first minute, the Czech goalkeeper made sure he wouldn’t regret the choice, setting a new record of 1,024 minutes without conceding a goal. From there, his career at Chelsea was very rewarding. Representing the Blues, Čech won 3 Premier League titles, 4 FA Cups, 2 League Cups and 2 Community Shields, but also a Champions League in the 2011-2012 season, after beating hosts Bayern Monaco in the final played at Allianz

Arena, and the Europa League the following year, won 2-1 against Benfica. All this, and the “Czech Footballer of the Year” award, won 6 times. As we said, in the last two years his performances have proven to be in decline. The return of José Mourinho to the Stamford Bridge, after six years, seems to have created quite a few problems for the goalkeeper from Plzeň. Evidently, because the Special One for several years has been the architect of the end of the careers of top level goalkeepers (as was the case in his Real Madrid days with Casillas). It seems that from next season the Portuguese coach has decided to terminate the supremacy between the posts of the giant Czech after 10 years of victories and joy, to make way for up-and-coming Thibaut

Courtois. The Belgian is the goalkeeper of the moment and has demonstrated his ability to combine technical quality and experience, despite his young age. An important business card, as evidenced by not a bad CV: in the last season he was only 22 years old, but was protagonist of the miracle of Atlético Madrid, who after 18 years, re-won La Liga, and only surrendered in extra time in the Champions League final. The goalkeeper of Bree, a small Flemish town 100 kilometers from Brussels, was owned by Chelsea. The Blues discovered him and put him under contract three years ago, before sending him on loan to Atlético Madrid. After the wonderful performances of last season, Mourinho and owner Abramovich decided to bring him back. As stated by the

Mago de Setúbal himself on July 24, the idea for next season is to have Čech and Courtois, forming a extraordinary pair of goalkeepers. The concept was confirmed a few days later, when the Blues coach confirmed his intention to create a rivalry between the two goalkeepers, saying he had no problem in putting one on bench. For their part, the fans consider Čech a genuine idol, and reluctantly accept the treatment by Mourinho of the No. 1 of the Czech national team. At Stamford Bridge, Petr is a legendary figure, being one of the architects of many victories, but especially the conquest of the first Champions League in their history. However, besides the issues linked to the technical choice, it must be stressed that for some years now, Čech has not been the

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ha confermato l’intenzione di creare un dualismo tra i due portieri, affer‑ mando di non aver nessun problema a metterne uno in panchina. Dal can‑ to loro i tifosi considerano Čech un vero e proprio idolo e accettano mal volentieri il trattamento riservato da Mourinho al numero 1 della nazio‑ nale ceca. Dalle parti dello Stamford Bridge, Petr rappresenta una vera e propria istituzione, essendo uno degli artefici di tante vittorie, ma soprattut‑ to della conquista della prima storica Champions League. Ma accanto al discorso legato alla scelta tecnica, bisogna sottolineare che da qualche anno a questa parte Čech non è più lo stesso. La notevole capacità di co‑ mandare la difesa è rimasta la stessa,

ma la sicurezza tra i pali e la freddezza nelle uscite, le due caratteristiche che lo hanno portato al vertice del calcio internazionale e stabilmente dal 2003 tra i cinque migliori portieri del mon‑ do nella classifica istituita dall'Iffhs, sembrano essere venute meno nelle ultime due stagioni, con la carriera del gigante ceco che sembra volgere verso il tramonto. Una crisi dovuta all’età che avanza inesorabilmente che sta investendo non solo Čech, ma molti estremi difensori ultratrentenni. Stiamo parlando di campioni che non riescono a offrire più prestazioni spor‑ tive d’alto livello e che dunque sono costretti a lasciare spazio alle giovani leve. È il caso di Iker Casillas, già cita‑ to in precedenza, e il nostro Gianluigi

Buffon. Negli ultimi tempi, questi por‑ tieri hanno commesso qualche errore di troppo. Appare dunque necessario un ricambio generazionale: accanto alle mancanze dei vecchi, spiccano qualità dei giovani che si affacciano al panorama calcistico internaziona‑ le. Courtois rappresenta solamente l’esponente di rilievo della nuova leva di portieri, al pari di Simone Scuffet, portiere nostrano classe 1996, che tra i pali dello Stadio Friuli di Udine sembra già ricordare il Buffon degli esordi a Parma. Per quanto riguarda la Nazionale Ceca, il profilo più interes‑ sante è sicuramente quello di Tomáš Vaclík, portiere scuola Sparta Praga recentemente passato al Basilea. In patria viene considerato il successore proprio di Čech: il commissario tecnico Pavel Vrba lo ha già inserito in pianta stabile tra i titolari e sembra puntare molto su di lui. Nonostante le parole di Mourinho, voci di mercato vogliono il portierone ceco lontano dal Regno Unito. Molti credono che la carriera di Petr non sia davvero conclusa, e che lui possa dare ancora tanto al calcio internazio‑ nale. Chissà se una nuova esperienza lontano da Londra possa fargli vivere una seconda giovinezza e possa farlo tornare il ragazzo di Plzeň che incantò l’Europa a suon di parate.

same. His remarkable ability to control the defense has remained the same, but the security between the posts and the cool manner he used to come out of his goal, the two features that led him to the peak of international football after 2003, and firmly among the five best goalkeepers in the world in the IFFHS ranking, seem to have gone down in the past two seasons. For some, the Czech giant's career seems to be reaching dusk. A crisis due to age, that advances inexorably not only with Čech, but with many goalkeepers in their thirties. We're talking about class players who can no longer manage to offer high-level physical performances, so they are forced to leave room

for the younger generation. It is the case of the afore-mentioned Iker Casillas, and our Gianluigi Buffon. In recent times, these keepers have made ​​a few mistakes too. A generational change, therefore appears to be necessary. In addition to the shortcomings of the old, are the outstanding quality of younger players who are entering the international football scene. Courtois is only the top representative in the new generation of goalkeepers, like our homegrown Simone Scuffet (born in 1996), who stands between the posts of the Stadio Friuli in Udine and already seems to recall the early days of Buffon in Parma. With regards to the Czech national team, the most in-

teresting profile is that of Tomáš Vaclík, the ex-Sparta Prague goalkeeper, who recently moved to Basel. At home he is considered the successor of Čech. Coach Pavel Vrba has already rewarded him with a safe place among the starters and seems to focus a lot on him. Despite Mourinho’s words, transfer market rumours see the Czech goalkeeper away from the UK. Many believe that the career of Petr has not really ended, and he can still give so much more to international football. Who knows if a new experience away from London could even give a second career to the guy from Plzeň who enchanted Europe with the sound of shot-stopping.

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