Settembre – Ottobre / September – October 2014
La fortuna di un divorzio di velluto The fortune of a velvet divorce
Nelle viscere della guerra fredda Into the bowels of the Cold War
Nel castello boemo di Metternich In the Bohemian castle of Metternich
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Services
Industrial goods
Industrial gases
Healthcare
Engineering
SIAD Group Founded in Bergamo in 1927, the SIAD Group is one of the main operators in the industrial gases sector and it’s also present in the area of engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales ofďƒžces in twelve different Central and Eastern European Countries. In the Czech Republic it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established a production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units for the production of industrial gases in the entire nation. For further information: www.siad.cz
SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.
www.siad.com
sommario
pag. 6 Editoriale Editorial
politica politics
pag. 8
Praga è al caldo Prague gets warmer
pag. 12
Blanka, per la gioia di skateare Blanka, for the joy of skating
pag. 22
Appuntamenti futuri Future events
pag. 24
Nelle viscere della guerra fredda Into the bowels of the Cold War
pag. 28 Pellicole di velluto Velvet films
pag. 32
pag. 16
Muzeum komunismu, vietato l’accesso ai nostalgici Muzeum komunismu, access denied to the nostalgic
pag. 20
economia e mercato / markets and data
La fortuna di un divorzio di velluto The fortune of a velvet divorce Il mese de La Pagina
pag. 21 Calendario Fiscale Tax Deadlines
pag. 38 Macroeconomia Economics
Gruppo
@ProgettoRC
Progetto Repubblica Ceca
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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz
Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Vojtěch Holan, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai
Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Jan Kolb, Christian Gargiulo, Alessandro De Felice, Alessio Di Giulio
Settembre – Ottobre / September – October 2014
Come cambiano le regole del catasto New cadastral regulations
pag. 42
I cechi, questi escursionisti The Czechs, those hikers cultura / culture
pag. 46
Kupka, da Montmartre al museo Kampa Kupka, from Montmartre to the Kampa Museum
pag. 52
L’inventore del turismo dell’Est The inventor of tourism in the East
sport / sport
pag. 60
Dukla Praha, la squadra di regime diventata un mito Dukla Praha, the team of the regime that became a myth
pag. 64
Anniversari cechi Czech Anniversaires
summary
pag. 40
pag. 66 Novità editoriali New Publications
pag. 68
Barbara Bouchet a Liberec Barbara Bouchet in Liberec
pag. 56
Nel castello boemo di Metternich In the Bohemian castle of Metternich
Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz
Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati DTP / DTP Osaro
Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2014 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487
Chiuso in tipografia Printing End-Line 10.11.2014 Foto di copertina / Cover Photograph La Rivoluzione di Velluto 25 anni dopo Velvet Revolution 25 years later
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editoriale
Cari lettori, apriamo questo numero della rivista con una immagine di copertina che richiama, in modo del tutto particolare, il 25° anniversario della Rivoluzione di velluto. La Repubblica Ceca si appresta infatti a celebrare la ricorrenza in un clima caratterizzato da uno strano misto di sensazioni: da un lato la generale consapevolezza della importanza di quella svolta che liberò il Paese da 40 anni di totalitarismo e dal grigiore della normalizzazione; dall’altro, l’altrettanto diffusa convinzione che l’entusiasmo e gli ideali del novembre 1989 si siano a dir poco ingialliti. In realtà le chiavi – storico elemento simbolico delle dimostrazioni di piazza di quell’anno – hanno smesso da tempo di tintinnare e il loro suono, per molti cittadini, è diventato solo un lontano ricordo. Sempre in primo piano, anche in questo numero, la crisi fra Mosca e Kiev vista da Praga, che questa volta analizziamo dal punto di vista energetico. Il pericolo di una crisi del gas è infatti
Dear readers, We open the latest issue of our magazine with a cover image that refers, in a very particular way, to the 25th anniversary of the Velvet Revolution. The Czech Republic is indeed preparing to celebrate the anniversary in a climate characterized by a strange mixture of feelings. On one hand, there is the general awareness of the importance of the changes that freed the country from 40 years of totalitarianism and the greyness of the normalization, on the other, the equally widespread belief that the enthusiasm and ideals of November 1989 have faded to put it mildly. In fact, the keys, the historical symbolic elements of street dem-
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il grande interrogativo che incombe sull’Europa, proprio mentre inizia la stagione fredda. La Repubblica Ceca, che da tempo ha adottato una politica di diversificazione delle fonti e degli approvvigionamenti, sembra disporre di un mix in grado di garantirle una certa tranquillità. Fra i Paesi dell’Europa centro est è probabilmente quello che sta meglio. Siamo certi che anche nelle pagine successive troverete una serie di articoli in grado di attirare la vostra attenzione e soddisfare il vostro interesse.
Oltre alle consuete rubriche dedicate alla situazione economica e alle novità normative ed editoriali, vi segnaliamo un approfondimento sulla passione, del tutto tipica dei cechi, per l’escursionismo e per la vita all’aria aperta, così come le belle pagine dedicate al castello boemo del principe Metternich. Sempre nella sezione della cultura sono da non perdere le gesta parigine del pittore ceco František Kupka, considerato uno dei massimi esponenti dell’arte astratta. Vi auguriamo quindi buona lettura
onstrations that year, have long since ceased to jingle and their sound, for many citizens, has become a distant memory. Also front page news, the crisis between Moscow and Kiev as viewed from Prague is also in this issue, and this time we analyze it from the energy point of view. The danger of a gas crisis is indeed the big question mark looming over Europe, just as the cold season starts. The Czech Republic, which has long adopted a policy of diversification of sources of supply, seems to have a mix that can assure a certain degree of tranquility. Among the countries of Central and Eastern Europe it is probably the one best off.
We are confident that the following pages will not be lacking in a range of articles that are able to attract your attention and satisfy your interests. Besides the usual columns devoted to the economic situation and the new regulations and editorials, we would like to highlight a study on the passion, quite typical of Czechs, for hiking and the outdoor life, as well as the beautiful pages dedicated to the Bohemian castle of Prince Metternich. Also in the Culture section, one cannot ignore the Parisian exploits of the Czech painter František Kupka, considered one of the greatest exponents of abstract art. There is nothing left to do other than wish you a happy reading
progetto repubblica ceca
Praga è al caldo Prague gets warm
Da Kiev e Mosca tira un vento gelido, ma la Repubblica Ceca teme meno del passato una crisi del gas. La Slovacchia è più in difficoltà di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero
A cold wind is blowing from Kiev and Moscow, but compared to the past, the Czech Republic is less afraid of a gas crisis. Slovakia is in a worse state
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La stagione fredda si avvicina e in Europa centrale aleggia lo spettro di possibili black-out energetici alla stregua di quelli che i precedenti conflitti russo-ucraini, nel 2006 e nel 2009, hanno creato nella regione. Al‑ cuni piccoli segnali si sono già avver‑ titi, con la riduzione dal 10 al 40% del flusso di gas verso alcuni Paesi come Polonia e Slovacchia, ma c’è chi dorme sonni tranquilli. È la Repubblica Ceca che, negli anni e soprattutto memore delle ultime vicissitudini legate al gas e al greggio russo, ha puntato sulla diversificazione energetica in casa e su vari fronti di approvvigionamento di gas e greggio. Se, quindi, Polonia, Bulgaria, Unghe‑ ria e in parte anche la Slovacchia, temono possibili conseguenze dal conflitto russo-ucraino, Praga ha an‑ The cold season is approaching and in Central Europe the spectre of a possible black-out in energy supplies is on the horizon, such as in the previous Ukrainian-Russian conflicts that affected the region in 2006 and 2009. We have already seen a couple of signs, with a reduction of 10-40% in the flow of gas to a number of countries, such as Poland and Slovakia. However, there are some who sleep peacefully. It is the Czech Republic, that over the years, and due to the Russian oil and gas vicissitudes of the past, has focused on the diversification of its energy supplies at home and on various sources of gas and oil supplies. Thus, if Poland, Bulgaria, Hungary, and partly Slovakia, are afraid of the potential consequences of the Russian-Ukrainian conflict, Prague has announced that “it will not be affected and there won’t be limitations for Czech consumers and industries in
nunciato che “non accadrà nulla, non ci saranno problemi di limitazioni per i consumatori cechi e per le industrie sul territorio. Potremo garantire le for‑ niture di gas delle nostre riserve e da fonti alternative come i gasdotti Nord
Stream e Gazelle”, ha assicurato il mi‑ nistro dell’Industria ceco Jan Mládek. Il ministro ha ammesso, d’altra parte, che “non si può escludere del tutto uno scenario come quello del 2009. Dobbiamo essere pronti per l’inver‑
the area. We will be able to guarantee gas supplies from our reserves, as well as from alternative sources, as for example, Nord Stream and Gazelle pipelines”, the Czech Industry minister, Jan Mládek, has assured the population in a statement. However, the minister has
also admitted that “we are not in a position to completely exclude a scenario like the one that took place in 2009. We must be ready for winter, because the situation in Ukraine is dramatically serious”. Czech reserves amount to 92% of the 3.2 billion cubic meters of gas.
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attualità current affairs
no, perché la situazione in Ucraina è drammatica”. Le riserve ceche sono piene al 92% dei 3,2 miliardi di metri cubi di gas. Il ministro dell’Industria ha, però, chiesto in via precauzionale che siano inviati in Ucraina ispettori Ue per verificare le riserve di gas di cui il paese dispone. La mancanza di que‑ sto combustibile potrebbe creare nei prossimi mesi una catastrofe uma‑ nitaria in Ucraina, con il rischio che siano trascinati in questa situazione
The Industry minister asked though, as a precautionary measure, that EU inspectors be sent to Ukraine to check the Country’s gas reserves. A lack of gas reserves in the coming months could create a humanitarian catastrophe in Ukraine, with the risk of involving nine
altri nove paesi europei a sud della Slovacchia, ha spiegato Mládek. Mosca ha chiuso i rubinetti a Kiev a giugno, chiedendo di pagare 385 dollari per 1.000 metri cubi di gas, e molti Paesi dell’area temono che l’Ucraina possa attingere alle forni‑ ture verso Occidente che attraversano il suo territorio per rifornirsi, come ha fatto in precedenza in situazioni ana‑ loghe. Per evitare che la crisi diventi realtà l’Unione europea e i governi
other European countries south of Slovakia, Mládek explained. Moscow closed its gas supplies to Kiev in June, asking for $ 385 per 1,000 cubic meters of gas, and many countries in the area are afraid that Ukraine may draw on supplies that cross over its ter-
dell’area hanno cercato una soluzione che anticipi e risolva almeno in parte il problema: fornire il gas delle pro‑ prie riserve all’Ucraina. Il via è stato dato il 2 settembre dalla Slovacchia, che ha iniziato a fornire gas a Kiev attraverso una conduttura secondaria del gasdotto Eustream. La decisione è stata “sofferta” soprattutto perché Bratislava teme di avere delle ritorsio‑ ni da parte della Russia sia sulle for‑ niture che sul suo contratto. Di fatto
ritory, that are intended for Western countries, as it did in a similar situations in the past. To prevent the crisis from becoming a reality, the European Union and the various governments of the area are trying to find a solution in order to anticipate and at least solve
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l’Ucraina riceverà circa 10 miliardi di metri cubi di gas russo prima acqui‑ stato dalla Slovacchia, in questo caso, che diventeranno circa 17 con l’ap‑ porto della Polonia. Anche Praga si è dichiarata disponibile a partecipare. La soluzione, caldeggiata dall’Ue, non risolve totalmente i problemi ucraini. Kiev otterrebbe tramite queste forni‑ ture “di seconda mano” da un terzo a metà del suo fabbisogno invernale. Resta, quindi, l’ipotesi che attinga di‑ rettamente dalle forniture russe verso l’Europa occidentale per colmare il gap e affrontare l’inverno. Le sorelle dell’ex Cecoslovacchia af‑ frontano l’inverno con due stati d’ani‑ mo nettamente diversi. Da una parte Bratislava, tra i Paesi più colpiti dalla crisi russo-ucraina negli ultimi anni, sta cercando di riempire fino all’orlo le sue riserve di gas e sta giocando la sua partita sul fronte nucleare con Enel, che ha deciso di vendere la sua quota di maggioranza in Slovenské Elektrár‑ ne. Un colpo duro a un settore strate‑ gico che, con gli investimenti stranieri, part of the problem: to supply gas to Ukraine from its own reserves. The go ahead was given on 2 September by Slovakia, that started supplying gas to Kiev from the secondary Eustream gas pipeline. The decision was “painful” especially because Bratislava is afraid of retaliations from Russia, regarding both supplies and its contract. In actual fact, Ukraine will receive about 10 billion cubic meters of Russian gas purchased beforehand by Slovakia in this case, that will reach about 17 with the contribution of Poland. Even Prague has stated it was willing to participate. However, the EU solution does not entirely solve the Ukraine issue. Through these “second-hand” supplies, Kiev would obtain from around a third to half of its winter requirements. Thus the only hypothesis is for it to draw gas directly from the Russian supplies destined to Western Europe in order to bridge the gap and face the coming winter.
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attualità current affairs la Slovacchia pensava di vedere rinno‑ vato e incrementato e che ora ha su‑ bito un brusco stop. L’ultima soluzione prospettata è un riacquisto insieme al partner ceco Čez delle azioni Enel. Dall’altra Praga, che invece dagli anni Novanta – quando ancora Mosca non aveva imparato a usare la strategia del ricatto energetico – ha attuato una crescente diversificazione di fonti e approvvigionamenti che le garanti‑ sce una certa tranquillità. Negli ultimi anni, tranne la crisi del greggio rus‑ so del 2008, quando nell’oleodotto Družba il petrolio diminuì notevol‑
mente, per Mosca per ragioni tecni‑ che, ma di certo legate al progetto dell’allora scudo Usa, la Repubblica Ceca è passata quasi indenne dalle altre crisi del gas che hanno lasciato al freddo mezza Europa. Il mix che mette al sicuro Praga è costituito dal nucleare (Temelín e Dukovany), che garantisce il 30% del fabbisogno nazionale di energia, dagli investimenti nelle condutture alterna‑ tive a quelle del gas russo, prima tra tutti il Nord Stream, l’Opal e poi l’ole‑ odotto Ikl, esattamente alternativo al Družba. In particolare sul fronte del
nucleare, Praga ha deciso di aumenta‑ re la produzione energetica dall’atomo con due nuovi blocchi nelle centrali esistenti. Pensa inoltre alla possibilità di realizzare uno stabilimento per la produzione di barre di combustibile nucleare, allo scopo di rafforzare la propria indipendenza energetica dalla Russia anche in questo settore. Infine, nell’emancipazione ceca, hanno gio‑ cato un ruolo fondamentale in questo scacchiere il controllo statale dei prin‑ cipali attori energetici del Paese, Čez in testa, che ha consentito di attuare progetti anche costosi. Fonte: Ronald Hilmar sn, Net4Gas
Si cercano soluzioni europee per risolvere possibili black-out se la Russia chiuderà i rubinetti come nel 2006 e nel 2009 A European solution is sought to address the potential blackouts should Russia close down its supplies as in 2006 and 2009
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La stazione del gasdotto Gazelle a Brandov / Gazelle pipeline station in Brandov
The former Czechoslovakian countries will be facing the winter with two distinctly different moods. On the one hand, Bratislava – that is among the countries to have been hardest hit by the Russian-Ukrainian crisis in recent years – which is trying to fill its reserves of gas to the brim and playing its cards on the nuclear front with Enel, which has decided to sell its majority stake in Slovenské Elektrárne. A hard blow to a strategic sector which, with its foreign investments, Slovakia expected to renew and increase, and that has now undergone an abrupt halt. The latest proposal is a repurchase, together with the Czech partner Čez, of the Enel shares. On the other side there is Prague, that since the nineties – when Moscow
had not yet learned to implement its energy blackmail strategy – started implementing the diversification of its energy supply sources, which is now ensuring a certain amount of tranquillity. In the last few years, except for the Russian oil crisis of 2008, when output in the Družba gas pipeline decreased significantly, (according to Moscow for technical reasons, but certainly related to the United States shield project at the time), the Czech Republic has remained almost untouched by the other gas crises, which left half of Europe in the cold. The mix of energy sources that are safeguarding Prague consist of nuclear power (Temelín and Dukovany), which provides 30% of the national energy requirements, as well as in-
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vestments in alternative pipelines to the Russian one, in first place, that of the Nord Stream, the Opal and the IKL oil pipeline, that is exactly an alternative to the Družba one. In particular, in terms of nuclear power, Prague has decided to increase its nuclear energy production with the addition of two new blocks in the existing power stations and is also considering the possibility of building a plant for the production of nuclear fuel rods, in order to strengthen its energy independence from Russia in this sector. Finally, a fundamental role was played by state-control of the major players in the energy landscape of this Country, with Čez in first position, which also made possible the implementation of expensive projects.
Il nuovo tunnel automobilistico di Praga, in attesa di essere aperto al traffico, è diventato un paradiso per i patiti della tavola a rotelle. La considerano la pista più divertente d’Europa di Giovanni Usai by Giovanni Usai
The new tunnel complex in Prague, still waiting to be opened also to road vehicles, has become a haven for fans of skateboarding who consider the track the most enjoyable one in Europe
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Blanka, per la gioia di skateare Blanka, for the joy of skating
All’inizio doveva rimanere un segreto per pochi appassionati dello skatebo‑ ard. A quanto pare, invece, sono ormai centinaia gli appassionati che vi si in‑ troducono clandestinamente, soprat‑ tutto la notte, per poi sfrecciare a tutta velocità, lungo i chilometri di asfalto immacolato. Il tutto grazie anche a un impianto di illuminazione già attivato e, a quanto pare, perfettamente in fun‑ zione. Per ora Blanka, la galleria cittadi‑ na più lunga d’Europa, serve solo a questo. L’apertura alla circolazione automobilistica, che sarebbe dovuta avvenire all’inizio di dicembre, è in‑ fatti destinata con ogni probabilità a
Initially, it was to remain a secret for just a few skateboarding enthusiasts. Apparently however, there are now hundreds of enthusiasts who are infiltrating it, particularly at night, and then darting at full speed along the miles of immaculate asphalt. All thanks also to an already activated lighting system, apparently operating perfectly. For now, Blanka, the longest town tunnel in Europe, serves only this purpose. The opening to motor vehicles, which should have taken place in early December, is in fact likely to be postponed to next year. The tunnel passes through the subsoil in the northwest of the capital (Prague 6 and 7) for 6 kilometres and 400 metres, with an ideal sloping route, from Strahov until Troja and the river, pass-
ing under Hradcany and Letna. The works appear to have been completed for a while. Even on the surface everything had been taken care of, like the lawns, and flowerbeds display, and the gardens have returned to their place, where until a few months ago there were large heaps of dirt, heavy vehicles and cranes.
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However, a dramatic turn of events concerning the Blanka Tunnel, is always lurking round the corner, and the new City Council, who are about to settle at the helm of the city, are determined to seek a more thorough work of control in the safety system of the plant. The underground complex is part of the city ring divided into three sec-
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slittare al prossimo anno. Il tunnel trapassa il sottosuolo nor‑ doccidentale della Capitale (Praga 6 e Praga 7) per sei chilometri e 400 metri, con un percorso in pendenza ideale, da Strahov sino a Troja e al fiume, passan‑ do sotto Hradcany e Letna. I lavori da tempo appaiono terminati. Anche in superficie tutto è stato di nuovo siste‑ mato, come segnalano i prati, le aiuole e i giardini tornati al loro posto, là dove sino a pochi mesi fa c’erano grandi cu‑ muli di terra, mezzi pesanti e gru. Ma i colpi di scena per il Tunnel Blan‑
ka sono sempre in agguato e la nuova giunta comunale, in procinto di inse‑ diarsi alla guida della città, è inten‑ zionata a chiedere una più approfon‑ dita opera di controllo del sistema di sicurezza dell’impianto. Il complesso sotterraneo è parte integrante della tangenziale citta‑ dina ed è distinto in tre sezioni: il Bubenečský tunel, il Dejvický tunel e il Brusnický tunel. Più una quarta componente in superficie, vale a dire il Trojský most, il ponte di Troja, che attraversa la Moldava nell’omo‑
nimo quartiere. L’ingresso alla galleria è vietato, si ri‑ schia la multa e alcuni giovani sono stati anche fermati dalla polizia. Tutto questo non ha però impedito il tam tam fra gli appassionati, com‑ plici foto e video subito postati su In‑ ternet, con il risultato che al Blanka giungono a skateare persino giovani stranieri. Per questi acrobati ci vuole ben altro della innocua staccionata che dovrebbe impedire l’ingresso. A decantare le virtù della “autostra‑ da praghese per le tavole a rotelle”
Fonte: ondřej horák
tions: the Bubenečský tunel, the Dejvický tunel and the Brusnický tunel. In addition, there is a fourth component on the surface, namely Trojský most, the bridge of Troja, which crosses the Vltava in the district. The entrance to the passageway is prohibited, therefore whoever does risks getting a fine and some young people
have also been stopped by the police. All this has not prevented the hearsay among the fans, thanks to the photos and videos posted on the Internet immediately, resulting in even young foreigners coming to Blanka to skate. For these acrobats it takes more than the innocuous fence which is supposed to prevent entry. Also specialized magazines,many
highly read by freestylers have been extolling the virtues of the” Prague Highway for skateboarders”. As for the cops, with few exceptions,they seem to show little diligence in chasing the offenders and getting involved chases, which are almost always hopeless. “The finest and most expensive track in the world,” quips the Czech press in
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sono state anche riviste specializ‑ zate, molto lette dai freestyler. E i vigili urbani, salvo poche eccezioni, sembra dimostrino ben poca soler‑ zia nel correre dietro ai trasgressori e di ingaggiare inseguimenti, quasi sempre senza speranza. “La pista più bella e più cara del mon‑ do” ironizza intanto la stampa ceca, ricordando tutti i sospetti di corruzio‑ ne e bustarelle che pesano su questa mega opera stradale, per la quale si supererà il conto finale di 40 miliardi di corone, quasi un miliardo e mezzo di euro (più del doppio di quanto ini‑ zialmente preventivato). Per non andare eccessivamente all’in‑ dietro, possiamo far partire la storia del Blanka nel 2006, quando la so‑ cietà Metrostav, colosso ceco dell’edi‑ lizia, si aggiudicò l’ambitissimo appalto. Nel 2007 partirono i lavori di scavo e l’allora sindaco Pavel Bem (Ods) – quello che voleva portare le Olimpiadi a Praga e che si travestiva da turista italiano per smascherare i tassisti disonesti, per poi finire a sua volta invischiato in una serie di vicen‑ de, fra politica e business, di opinabile integrità – proclamò: “entro quattro anni, al massimo cinque, la tangen‑ the meantime, remembering all the suspicions of corruption and bribery that placed a dark cloud on these mega roadworks, for which the final bill will exceed 40 billion crowns, nearly a billion and a half euro (more than double what was initially budgeted). To not go too far back, we can start the story of Blanka in 2006, when the company Metrostav, a Czech giant building, won the coveted contract. In 2007 the excavation work began, and the mayor of the period, Pavel Bem (ODS) - who wanted to bring the Olympics to Prague and disguised himself once as an Italian tourist to expose dishonest taxi drivers, ended up being embroiled in a series of events, involving politics and business, of questionable integrity - he boldly proclaimed that “within four years, at the most
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ziale di Praga sarà terminata”. In realtà le cose sono andate diversa‑ mente, e l’inaugurazione continua a slittare, complici anche una serie di contrattempi, come quello del 2008, quando i lavori sotterranei provocarono l’apertura nel parco della Stromovka di una enorme voragine. Una zolla di ter‑ reno di 30 metri di diametro sprofondò per decine di metri, per fortuna senza nessuna conseguenza per la incolumi‑ tà di passanti e lavoratori. A distanza di qualche tempo un incidente simile, nuovamente senza danni alle persone, si verificò non senza brividi a Praga 6, nella zona del Prašný most, a poche
decine di metri dai binari del tram. Gli ostacoli sono stati anche di carat‑ tere finanziario e giudiziario. Nel 2011 il Comune di Praga si rese improvvi‑ samente conto di dover sborsare altri 10 miliardi rispetto al previsto, il che portò alla sospensione dei pagamenti e ad altri mesi di gelo e battaglie le‑ gali fra amministrazione municipale e società costruttrice. Il sindaco nel frattempo era diventato Bohuslav Svoboda (Ods). Un altro stop clamoroso risale al 2013, quando il primo cittadino Tomáš Hudeček, di Top 09, successore di Svoboda, annunciò di considerare Fonte: ondřej horák
Fonte: ondřej horák
five, the passageway of Prague will be completed.” In reality, things turned out differently, and the inauguration continued to be postponed, due also to a series of mishaps, such as the one in 2008, when the underground work caused the opening of a huge chasm in Stromovka park. A plate of land 30 metres long in diameter sank dozens of metres, fortunately without any consequences for the safety of pedestrians and workers. After some time a similar incident reoccurred, again without causing harm to people, yet not without creating scares, this time in Prague 6, in the area of Prašný most, a few dozen metres from
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the tram tracks. The obstacles included financial and judicial barriers. In 2011, the City of Prague was suddenly aware of having to shell out 10 billion more than initially expected, which led to the suspension of payments and other months of frozen activity and legal battles between the municipal administration and the construction company. The mayor, in the meantime, was now Bohuslav Svoboda (ODS). Another hurdle dates back to 2013, when the mayor Tomas Hudeček of the Top 09, the successor of Svoboda announced he considered the contract between the City and Metrostav as
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invalido sin dal principio il contratto fra il Comune e Metrostav, “perché l’accordo del 2006 non fu discusso né dal Consiglio, né dalla Giunta”. Intanto l’opera si era nuovamente fermata, con Metrostav che reclama‑ va il pagamento di somme arretrate, prima che – siamo alla primavera di quest’anno – la decisione di una cor‑ te arbitrale ordinasse di riprendere i lavori. Ora, autunno del 2014, un altro rinvio a vivacizzare la telenovela Blanka, con la trama sempre pronta a rianimarsi quando la storia sembra volgere al termine. Per la gioia ovviamente degli skater più temerari, ai quali non pare vero di poter continuare a godere in esclusiva invalid from the outset, “because the 2006 agreement had not been discussed by neither the Board nor by the Government. “ Meanwhile, the work was stopped again, with Metrostav demanding the payment of overdue amounts before a decision from an arbitration court ordered them to resume work in the spring of this year. Now autumn 2014, another postponement to liven up the soap opera Blanka, the plot is always ready to liven up when the story seems to be coming to an end. This is of course to the delight of the most fearless skaters, to whom the possibility to continue to enjoy this ex-
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La fortuna di un divorzio di velluto The fortune of a velvet divorce La rivoluzione del novembre 1989 portò la Cecoslovacchia nel delicato territorio della transizione democratica. Ne uscì divisa, ma con un sospiro di sollievo
A distanza di 25 anni, il novembre 1989 non fa più paura: tutto è bene ciò che finisce bene! Perché mai avrebbe dovuto far paura? Una parola su tutte: l’imprevedibilità. Imprevedi‑ bilità della fine di un sistema oliato, di routine, così efficace nel cristallizzare la vita dei suoi abitanti che quasi nes‑ suno (un “quasi” ristretto tra sognato‑ ri e volpi in agguato) aveva in mente
un capodanno 1990 così diverso da quello appena trascorso. Imprevedibilità della fine di un pro‑ getto-casa, di un ordine definito, per quanto terribilmente stretto. Centinaia di chilometri più a sud, la stessa impre‑ vedibilità (lo stesso 1989) ebbe conse‑ guenze tragiche. Lo sa bene chi a Sa‑ rajevo si godeva qualche anno prima, in una cornice “tuttavia” comunista, le
olimpiadi invernali del 1984: ecco, la città simbolo della secolare convivenza pacifica tra culture diverse. Un fanto‑ matico conflitto tra slovacchi e cechi, avrebbe forse scatenato meno sorpre‑ sa di quella dipinta sui volti bosniaci ai primi colpi di mortaio? Balcani e mitteleuropa, oggi così di‑ versi, un tempo più vicini. Jugoslavia e Cecoslovacchia, stati multi-etnici,
After 25 years, that November in 1989 no longer causes fear- all’s well that ends well! Why should it ever have created fear? One word above all- unpredictability. The unpredictability of the end of a smooth, routine operation, so effective in crystallizing the lives of its inhabitants that almost no one (only an “almost” due to the dreamers and sly foxes lying in wait) had in mind a
New Year’s Eve in 1990, which was so different from the previous year’s. The unpredictability of the end of a project, of a defined order, no matter how terribly strict. Hundreds of miles south, the same unpredictability (same as 1989) had tragic consequences. Those who experienced the 1984 Winter Olympics in Sarajevo a few years earlier know it only too well, in a com-
munist framework, the city symbol of the secular, peaceful coexistence of different cultures. Would a phantasmal conflict between Slovaks and Czechs, have sparked less surprise than what was expressed on the faces of the Bosnians at the first mortar shells? The Balkans and central Europe, so different today, but once much closer. Yugoslavia and Czechoslovakia, were
di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca
The revolution in November 1989 led Czechoslovakia in the delicate territory of the transition to democracy. It came out of it divided, but with a sigh of relief
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nati dalla pace di Versailles e dalla fine dell’impero austro-ungarico. Entrambi segnati fortemente dal secondo conflitto mondiale e dal di‑ vidi et impera del nazifascismo: così come, spinto da sentimenti di rivalsa verso la maggioranza serba, nacque lo stato-fantoccio di Ante Pavelić tra l'attuale Croazia e parte della Bosnia-Erzegovina, così il Quisling cecoslovacco si chiamava Jozef Tiso, il sacerdote cattolico che si incoronò presidente della Slovacchia tra '39 e '45, e finì impiccato. Le efferatezze compiute dagli Ustaša croati contro i “fratelli” serbi, le cui ferite riemersero nei terribili anni No‑ vanta, non hanno paragone: tuttavia non bisogna cadere nella trappola di considerare un autoritarismo da quat‑ tro soldi quello del regime slovacco. Amaro esempio: dei 58 mila ebrei slovacchi spediti nei campi nazisti nel 1942, ne rientrarono solo 300. Per quanto riguarda i cechi sotto la nuova giurisdizione di Bratislava, oltre 100 mila residenti furono espulsi dal Pae‑ se ed i loro beni confiscati. La storia è raccontata in un lavoro pubblicato nel 2002 dall’Università di Cambridge inti‑ tolato “Understanding ethnic violence”,
e che include un capitolo sulle relazioni tra cechi e slovacchi: non sempre così rosee come siamo abituati a pensare. La pax romana comunista mise a tacere, tanto a nord quanto a sud, i dissidi interni, forzando un apparente oblio dei crimini passati. Ma il nazio‑ nalismo si muove secondo logiche politiche: chi, e in che modo, avrebbe puntato sulle differenze etniche per giochi di potere, una volta fallito il regime? Era la fine 1989 e la Cecoslovacchia aspettava. Il comunismo era già ca‑ duto in Polonia e Ungheria, ma furono gli eventi a Berlino Est che diedero la spinta decisiva: il 9 novembre cadeva il muro, il 17 iniziava finalmente la Ri‑ voluzione di Velluto. In pochi giorni le istituzioni comuniste si arrendevano alle dimostrazioni: nel giro di un mese i leader delle proteste erano nominati ai posti di comando, in una maniera piuttosto sbrigativa ma efficace. Ale‑ xander Dubček, indimenticato eroe del 1968, diveniva Presidente del Par‑ lamento e poco dopo Václav Havel, il firmatario numero uno di Charta 77, Presidente della Repubblica. Era, ovviamente, una situazione tran‑ sitoria. La transizione nell’incognito
multi-ethnic states, created by the peace of Versailles and the end of the Austro-Hungarian Empire. Both of them were strongly scarred by the Second World War and the divide and rule of Nazi-fascism. As a result of being driven by feelings of revenge towards the Serbian majority, Ante Pavelić's puppet state was born between present day Croatia and part of Bosnia and Herzegovina, and likewise, the Czechoslovak Quisling called Jozef Tiso, the Catholic priest who was President of Slovakia between 1939 and 1945, and ended up being hanged. The atrocities committed by the Croatian Ustaša against their Serbian “brothers”, whose wounds re-emerged in the terrible nineties, are beyond comparison. However, one must not fall into the trap of considering the
Slovak regime one of cheap authoritarianism. A painful example: of the 58,000 Slovak Jews sent to Nazi camps in 1942, only 300 returned Regarding the Czechs, under the new jurisdiction of Bratislava, over 100,000 residents were expelled from the country and their assets confiscated. The story is told in a paper published in 2002 by Cambridge University titled “Understanding ethnic violence”, which includes a chapter on relations between Czechs and Slovaks, which are not always as rosy as we are accustomed to think. The Communist pax romana silenced, both the north and south, and the internal strife, forcing an apparent oblivion of past crimes. Yet, nationalism moves according to political logic. Who, and in what way, would have
Václav Klaus e Vladimír Mečiar in una vignetta satirica del magazine Respekt / Václav Klaus and Vladimír Mečiar in a satirical cartoon by the magazine Respekt
è (in ogni rivoluzione) un momento estremamente delicato. La caduta del muro era la caduta dei regimi co‑ munisti europei, una chiamata per la democrazia partecipativa e liberale: in una parola, elezioni. Come creare una nuova élite? Su che basi? C’era bisogno che qualcuno si presentasse di fronte agli elettori, con un motivo politico. Un momento cruciale. Il mo‑ mento di crisi in cui i nazionalismi di‑ cono agli elettori: noi siamo un grup‑ po, loro sono gli estranei. Il momento
in cui si soffia sul fuoco degli antichi rancori. Pochi mesi fa, in primavera 2014, l’ex Presidente della Slovacchia Ivan Gašparovič ha ricevuto una medaglia d’oro dall’Università Carlo IV di Praga per i suoi “sforzi per lo sviluppo della cooperazione e della comprensione tra le nazioni”. Nonostante l’ovvietà odierna dei rapporti pacifici tra i due Paesi, Gašparovič ha tenuto a sottoli‑ neare il sollievo e la gioia che le paure per la divisione non trovarono riscon‑
exploited the ethnic differences in the power games, once the regime had fallen? It was the end of 1989 and Czechoslovakia was waiting. Communism had fallen in Poland and Hungary, but it was the events in East Berlin which proved to be decisive. The Wall came down on November 9, on the 17th, the Velvet Revolution finally started. In a few days the communist institutions surrendered to the protests. Within a month, the leaders of the protests were appointed to positions of command, in a rather hasty but effective manner. Alexander Dubček, the unforgettable hero of 1968, became President of the Parliament and shortly after, Václav Havel, the number one signatory of Charter 77, became the President of the Republic.
It was obviously a temporary situation. The transition into the unknown is (in every revolution) an extremely delicate moment. The fall of the wall was the fall of the communist regimes in Europe, a call for participatory and liberal democracy: in a word, elections. How to create a new elite? On what basis? It was necessary for someone to step forward, before the voters with a political motive. A crucial moment. The moment of crisis in which nationalisms say to the voters: we are a group, they are outsiders. The moment in which they fan the flames of ancient grudges. A few months ago, in spring 2014, the former President of Slovakia Ivan Gašparovič received a gold medal from Charles University in Prague for his “efforts in the development of coop-
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Cartolina spedita da Monaco il 12 aprile 1960 / A postcard sent from Munich on April 12, 1960
Rimangono delle ombre, ma nel ventaglio di opzioni possibili (ed imprevedibili) questa è stata, e deve essere ricordata, come una rivoluzione fortunata Shadows remain, but considering the range of possible (and unforeseen) outcomes, it was, and it should be remembered as a fortunate, successful revolution
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tro nelle piazze. Le sue parole possia‑ mo trattarle con leggerezza, finanche nei termini delle banalità diplomati‑ che, ma soffermandoci un attimo (il tema degli anniversari: soffermarsi) ci rendiamo conto che il Divorzio di Velluto è un momento prezioso della storia recente europea. Soprattutto nella cornice attuale, in cui la scena continentale è piena di
separazioni, reali o auspicate, violen‑ te e non: Scozia, Ucraina, Catalogna, Ucraina, Belgio, Paesi Baschi, Georgia, Moldavia solo nella più stretta con‑ temporaneità. Dove trovare il merito, o la fortuna, cecoslovacca? Uno dei motivi (benché nulla possa essere esaustivo in situazioni di tale complessità) risale proprio all’autun‑ no 1989. Nel turbine della transizione niente crea unione più facilmente che trovare un nemico comune. Le scienze sociali chiamano il fenomeno “othe‑ ring”, dall’inglese “other”, “altro”, ovvero si crea un movimento in opposizione
all’elemento estraneo. Il nemico: così utile nei momenti in cui a qualcuno si deve pur dar la colpa, ma senza met‑ tersi troppo in gioco. Così la Cecoslovac‑ chia lo trovò nel “comunismo”; più che nel regime, che era fatto e sostenuto da una maggioranza inerte troppo grande per essere accusata, il nemico era l’idea. Si arrivò così a dedurre che questo male era stato imposto da un fattore ester‑ no al popolo cecoslovacco:dall’Est, dall’Unione Sovietica. Di fatti molti commentatori dell’epoca parlarono di “ritorno all’Europa” di Praga, tornare a casa, alle vere origini.
Fonte: Univerzita Karlova v Praze
Ivan Gašparovič riceve la medaglia d’oro dell’Università Carlo dal rettore Tomáš Zima / Ivan Gašparovič receives the Charles University Gold Medal from Rector Tomáš Zima
eration and understanding between nations.” Despite today’s evidently peaceful relations between the two countries, Gašparovič was keen to stress relief and joy that the fears for the division were not displayed in the squares. We can take his words lightly, even in terms of diplomatic trivialities, but if we linger on it a while (the theme of anniversaries) we realize that the Velvet Divorce is a precious moment of recent European history. Especially in the current context, in which the continental scene is full of
separation, real or desired, violent and non-violent: Scotland, Ukraine, Catalonia, Ukraine, Belgium, Basque Country, Georgia, Moldova to name those in recent memory. Where can one find a comparison with the Czechoslovakian merit or fortune? One of the reasons (though nothing can be exhaustive in situations of such complexity) dates back to autumn 1989. In the turmoil of transition, nothing creates union more easily than finding a common enemy. The social sciences call the phenomen “othering”
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from the English word “other”, i.e. you create a movement in opposition to the foreign element. The enemy, so useful at times when someone is needed to blame, but without putting too much at stake. Likewise, Czechoslovakia found it in “communism”, more than in the regime, which was made and supported by an inert majority which was too large to be accused, so the enemy was the idea. This led people to deduce that this evil had been imposed by an external factor to the Czechoslovak people i.e. from the East, the Soviet Un-
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Un movimento che rimuoveva alcuni passi storici (come il fervore con cui i cecoslovacchi abbracciarono il so‑ cialismo alle elezioni del 1946), ma estremamente efficace. In tal modo il Paese riuscì a minimizzare i dissidi in‑ terni, puntando decisamente ai sovie‑ tici come gli untori di tale malattia. Giudicare un popolo sarebbe stato folle, così come annullare totalmente una possibile classe dirigente. An‑ nacquare le responsabilità calmò le acque, al punto da gestire lo scontro tra i due gruppi nazionali con delica‑ tezza, con un tocco, per l’appunto, di
velluto. Rimangono delle ombre, ma nel ventaglio di opzioni possibili (ed imprevedibili) questa è stata, e deve essere ricordata, come una rivoluzio‑ ne fortunata: la fortuna, quindi, di avere un capro espiatorio! Il movimento entusiasta contro Mo‑ sca ed il passato, con un briciolo di confusione sul presente, si leggerà nel discorso alla nazione per il ca‑ podanno del 1991 pronunciato da Havel presidente “Abbiamo sconfitto il monolitico, visibile e chiaramente identificabile nemico ed ora – guidati dal nostro scontento e dalla necessità
di trovare un colpevole vivente – cer‑ chiamo il nemico tra noi stessi”; poco dopo, “La nostra società è ancora in stato di shock”. Guardando ancora alla divisione cecoslovacca negli occhi di un osser‑ vatore “jugoslavo”, possiamo notare l’assenza di questa “fortuna”. La pu‑ rificazione praghese non fu possibile in Jugoslavia, dove da quarant’anni il governo era in forte contrasto con il Cremlino. A Belgrado non c’erano “uo‑ mini di Mosca” né imposizioni sovie‑ tiche. In nessun modo si poté placare l’ascesa degli antagonismi interni se
non con la terribile distruzione dello Stato stesso. Potremmo dire che la vignetta sati‑ rica apparsa tempo fa sul magazine Respekt (dicembre 2012), con Václav Klaus e Vladimír Mečiar, politici sponsor delle rispettive fazioni (na‑ zioni!), che si dividono la Cecoslovac‑ chia in maniera non solo arbitraria, ma quasi infantile – “No, la Cechia la prendo io, l’ho detto prima” dice Klaus – ricorda una divisione creata ad hoc, poco democratica, forzata: ma un impiccio che, meglio di così, non poteva finire.
Václav Havel e Alexander Dubček il 21 aprile 1990 / Václav Havel and Alexander Dubček on April 21, 1990
Václav Havel partecipa a una dimostrazione durante la Rivoluzione di Velluto / Václav Havel takes part in a demonstration during the Velvet Revolution
ion. In fact many commentators spoke of the “return to Europe” of Prague, going home, to its true origins. A movement that removed some historical stages (such as the fervor with which the Czechs embraced socialism in the elections of 1946), but yet extremely effectively. In this way, the country was able to minimize the internal strife, pointing decidedly to the Soviets as the spreaders of the disease. Judging an entire population would have been insane, as well totally cancelling a possible ruling class. Diluting the responsibility calmed the waters,
tifiable enemy, and now, led by our discontent and the need to find a living culprit, let us find the enemy among ourselves,” and shortly afterwards, “Our society is still in a state of shock.” Looking further at the division of Czechoslovakia and into the eyes of a “Yugoslav” observer, we note the absence of this “fortune”. The purification of Prague was not possible in Yugoslavia, where for forty years the government strongly clashed with the Kremlin. In Belgrade there were neither “men of Moscow” nor Soviet impositions. In no way was it able to appease the rise of internal antagonisms except
to the point of handling the clash between the two national groups with delicacy, with a “velvet”, to be precise, touch. Shadows remain, but considering the range of possible (and unforeseen) options, it was, and it should be remembered as a fortunate, successful revolution, the luck therefore being that it had a scapegoat! The entusiastic movement against Moscow and the past, with a bit of confusion regarding the present, would be conveyed in the speech to the nation delivered by President Havel on New Year’s Eve of 1991. “We defeated the monolithic, visible and clearly iden-
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through the terrible destruction of the state itself. We could say that the satirical cartoon, which appeared a while ago on the Respekt magazine cover (December 2012), with Václav Klaus and Vladimír Mečiar, political sponsors of the respective factions (nations!), who divided Czechoslovakia not only in an arbitrary way, but an almost childish one. “No, I’ll take the Czech Republic, I said it first,” says Klaus recalling a division created ad hoc, undemocratic and forced, but nevertheless, a hindrance, that could not possibly have ended better.
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il mese de La Pagina
Agosto – Settembre 2014
di GIOVANNI USAI
Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina
Politica
(10 settembre) Věra Jourová Commissario Ue. Alla rappresentante ceca va il portafoglio Giustizia, Consumatori e Uguaglianza di genere nel nuovo esecutivo europeo guidato da da Claude Juncker. Non del tutto soddisfatta la Jourová, come quasi tutti i rappresentanti cechi che si aspettavano un incarico di maggior peso. Il presidente Miloš Zeman parla di “insuccesso e delusione”. Identica la reazione di Andrej Babis, leader di Ano, di cui è espressione la commissaria ceca. L’opposizione di centrodestra la definisce “una sconfitta diplomatica”.
Cronaca
(13 agosto) In aumento consumo alcol fra adolescenti. Negli ultimi dieci anni in Repubblica ceca è cresciuto del doppio il numero dei ragazzi di 15 anni che bevono abitualmente. Per di più continua a calare l’età media del primo bicchiere di birra o vino. L’Unione ceca dei birrifici e delle malterie si rende promotrice di una piattaforma programmatica, da definire con il Governo, che dovrebbe condurre a una migliore prevenzione.
Economia, affari e finanza
(1 agosto) Proseguono interventi Čnb su cambio corona. La Banca centrale annuncia che questa politica non terminerà prima dei primi mesi del 2016, mentre sinora aveva ribadito che sarebbe cessata nel secondo trimestre 2015. La moneta ceca sembra così destinata a rimanere per almeno altri diciotto mesi al di sopra di un tasso di cambio superiore a 27 Czk/Eur, giungendo con molta probabilità sino a 28 Czk/Eur. --------------------------------------------------------------(1 agosto) Difesa vuole più soldi. Lo annuncia il ministro Martin Stropnický, di Ano, secondo il quale l’obiettivo del Governo è di portare il bilancio delle Forze armate a una quota di 1,4% del Pil (rispetto all’1% attuale). Già in programma, nei prossimi 18 mesi, l’acquisto di munizioni per 750 milioni di corone. Le relative gare saranno effettuate attraverso la competente agenzia Nato. Proiettili per armi leggere, ma anche di munizioni per i cannoni dei Pandur e per gli aerei da combattimento. --------------------------------------------------------------(2 agosto) In netto calo turismo russo. Gli esperti del settore sono del parere che nella seconda metà dell’anno la diminuzione degli arrivi dalla Russia, sinora quantificabile nell’ordine del 20%, potrebbe diventare anche più incisiva (a maggior ragione se le tensioni politiche fra Mosca e Ue dovessero aumentare). A risentire maggiormente sono Praga e le città termali, come comunica Ufficio di statistica. --------------------------------------------------------------(2 agosto) Il 43% imprese ceche ha sede a Praga. In totale si tratta di 174.500 società. Lo comunica Bisnode, azienda di consulenza, dopo aver analizzato i dati di tutte le imprese della Repubblica Ceca. Nella Capitale ci sono quindi 14 società per ogni 100 abitanti, rispetto a una media nazionale di 3,8 società per ogni 100 abitanti. --------------------------------------------------------------(14 agosto) Prosegue esodo dei medici. Lo scorso anno furono complessivamente 330 a emigrare, mentre quest’anno, solo nel primo semestre, sono stati 239. Tali cifre riguardano i dottori che chiedono il necessario nullaosta alle autorità mediche. Ad aggravare il fenomeno è quello dei neolaureati che in patria non iniziano neanche ad esercitare e
decidono andarsene immediatamente. Una perdita compensata solo in parte dai medici stranieri che vengono a lavorare in Repubblica ceca. --------------------------------------------------------------(22 agosto) In crescita tessile e abbigliamento. Il fatturato complessivo di questa industria è aumentato nel primo semestre quasi dell’11%, raggiungendo il valore complessivo di 26,6 miliardi di corone. Si tratta della cifra più elevata da quando, sei anni fa, è scoppiata la crisi. Cresce in maniera più dinamica il tessile (+12%, per un totale di 23,4 miliardi di fatturato, grazie soprattutto alla corona svalutata), meno l’abbigliamento (+2%, per un totale di 3,2 miliardi). --------------------------------------------------------------(26 agosto) Trattative fra Čez e Enel per SE. La compagnia ceca vuole infatti comprare il 66% della slovacca Slovenské elektrárne che l’azienda italiana vuole cedere. L’operazione, se andasse in porto, sarebbe quest’anno una delle principali in Europa nel settore energetico. La quota è valutata circa due miliardi di euro. --------------------------------------------------------------(26 agosto) Praga firma Accordo di partenariato. Si tratta dello strumento di programmazione nazionale dei fondi strutturali e di investimento assegnati dalla Ue alla Rep. ceca per la programmazione 2014-2020. A disposizione 616 miliardi di corone. La Rep. Ceca riceverà anche 56 miliardi per lo sviluppo delle campagne, nonché la somma di 870 milioni per l’acquacoltura. --------------------------------------------------------------(28 agosto) Aero vende L-159 all’Iraq. In totale dovrebbero essere ceduti 15 velivoli, di cui 11 nuovi, conservati sotto imballaggio presso la Aero, e altri quattro utilizzati dalla forza aerea ceca. Prima di perfezionare la vendita, la Rep. ceca dovrà chiedere il via libero di Stati Uniti, Italia e Gran Bretagna, paesi dai quali arriva una parte della tecnologia utilizzata. --------------------------------------------------------------(28 agosto) China Investment Forum a Praga. Vi partecipano 500 uomini d’affari e politici cinesi, compreso il vicepremier. Una parte del programma si tiene al Castello di Praga dove ad accoglierli ci saranno il presidente Miloš Zeman e il premier Bohuslav Sobotka. Quest’ultimo ricorda che lo sviluppo delle relazioni con la Cina è uno degli obiettivi prioritari del governo. --------------------------------------------------------------(29 agosto) Cinesi interessati a Temelin. Se sarà organizzata una nuova gara per l’ampliamento della centrale nucleare in Boemia del sud, vogliono partecipare. Lo annuncia il ministro dell’industria e del Commercio Jan Mládek, messo al corrente di tale interessamento dal viceministro cinese dell’Economia. Sono attirati anche dalla possibilità di ampliare Dukovany. --------------------------------------------------------------(4 settembre) Riforma incentivi investimenti. Il governo di Praga vara nuove regole, con l’obiettivo di tutelare il richiamo della Repubblica ceca per i capitali di investimento internazionali. Le novità dovrebbero entrare in vigore a gennaio 2015. --------------------------------------------------------------(5 settembre) Commercio al dettaglio in ripresa. A luglio l’incremento è del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. L’aumento più consistente nella vendita dei computer e dei telefoni cellulari. Bene anche il commercio elettronico e vendita per corrispondenza. Nel complesso i dati sul commercio
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al dettaglio sorprendono gli analisti. I consumatori sembrano mettere da parte i timori per il futuro e torna la voglia di comprare. --------------------------------------------------------------(10 settembre) Praga-Mosca, fine monopolio Čsa e Aeroflot. Il collegamento potrà essere operato da una seconda compagnia di entrambi i paesi, secondo quanto stabiliscono le autorità aeree di Russia e Repubblica ceca. Lo annuncia a Praga il ministero dei Trasporti. Una novità dalla quale ci si aspetta una progressiva riduzione delle tariffe. --------------------------------------------------------------(15 settembre) Aumento stipendio minimo. Il governo, nonostante le riserve espresse dalle imprese, dispone l’incremento, a partire dal prossimo anno, da 8.500 a 9.200 corone al mese. Lo annuncia il premier socialdemocratico Bohuslav Sobotka. “Il valore attuale è troppo basso e tale da non consentire una esistenza onorevole”. Nel caso di salari orari, la retribuzione passerà da 50,60 a 55 czk per ora. --------------------------------------------------------------(16 settembre) La Repubblica Ceca attira cervelli. Secondo statistiche Eurostat è uno dei nove paesi europei nei quali il numero di persone di elevata specializzazione professionale che vi si stabiliscono supera il numero di coloro che espatriano. Gli altri paesi che registrano un saldo attivo sono Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Austria, Belgio, Svezia, Finlandia e Danimarca. Sul fronte opposto troviamo Polonia, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. --------------------------------------------------------------(18 settembre) Iva, terza aliquota 10%. Procede alla Camera l’iter che ne prevede l’applicazione a medicinali, libri e alimenti per neonati. Si aggiungerebbe alle due già esistenti del 21 e del 15%. Il relativo disegno di legge è in dirittura d’arrivo alla Camera. Entrerà in vigore all’inizio del 2015. --------------------------------------------------------------(24 settembre) Esuberi alla Čsa. La compagnia di bandiera ceca annuncia il licenziamento entro fine anno di un terzo del personale, come comunicato ai competenti uffici del lavoro. Gli esuberi riguardano 172 dei 371 assistenti di volo, 77 dei 232 piloti e 66 dei 268 impiegati. In subbuglio i sindacati che parlano di decisione che mette in pericolo l’esistenza della compagnia. --------------------------------------------------------------(26 settembre) Export ceco da record nel 2014. A prevederlo è l’Associazione esportatori, secondo la quale verrà raggiunto il valore complessivo di 3.600 miliardi di corone, rispetto ai circa 3.100 miliardi del 2013. Le sanzioni Ue/Russia comporteranno quest’anno effetti negativi valutabili in misura pari a due o tre miliardi di corone.
Varie
(30 settembre) Premio Havel a dissidente azero. E’ infatti l’attivista per i diritti umani Anar Mammadli ad aggiudicarsi il premio del Consiglio d’Europa intitolato all’ex Presidente ceco. Mammadli è attualmente detenuto in carcere. Il riconoscimento viene consegnato a suo padre, durante una cerimonia al Palais de l’Europe a Strasburgo. --------------------------------------------------------------(28 settembre) Carlo IV big storia ceca. Il 24° dei cittadini cechi lo considera il personaggio più importante della storia nazionale, secondo sondaggio Cvvm. Al secondo e al terzo posto rispettivamente Tomáš Garrigue Masaryk (23%) e Václav Havel (20%). San Venceslao, patrono nazionale, ottiene solo l’1% dei voti.
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Appuntamenti futuri dall’1 ottobre al 17 novembre Carnevale di Velluto
dal 12 novembre al 29 marzo L’arte di Rodolfo II
il 14 novembre L’Italia e la libertà cecoslovacca
from the 1st October to the 17th November Velvet Carnival
from the 12th November to the 29th March The Art of Rudolf II
the 14th of November Italy and Czechoslovakian freedom
On the occasion of the 25th anniversary of the Velvet Revolution, in the neighborhood of Malá Strana, a multicultural space called Sametové centrum (The Velvet centre) has opened. It organizes workshops, exhibitions, lectures and discussions dealing with the end of the communist regime and the country’s development following 1989, and not only from a historical and political perspective. Among the participants are the Institute for the study of totalitarian regimes, the Post Bellum and People in need associations. The program culminates with a carnival on the 17th of November, a parade of masks, allegorical and satirical figures run through the capital, a joyful and critical alternative to celebrate freedom and touch topical social issues. Now in its third edition, in 2013 it involved three hundred masks and thirteen associations. www.sametoveposviceni.cz
The “Masters of Rudolf” exhibition presents the works of court artists of Emperor Rudolf II, who surrounded himself with painters and sculptors. Passionate about art, he kept an extensive collection at Prague Castle that was divided after his death. His successor Matthias brought a large proportion of it to Vienna, the rest was sold, lost or destroyed in the Thirty Years’ War, like the pieces stolen by Swedish troops which ended up in Stockholm. The exhibition brings back home works from various private collectors for the first time including: paintings, statues and engravings by Bartholomeus Spranger, Hans von Aachen, Joseph Heintz the Elder, Pieter Stevens, Adriaen de Vries and other anonymous artists. The exhibition is being set up by the Museum of the City of Prague which completes it with pieces of its own collection. www.muzeumprahy.cz
In occasione del 25° anniversario della Rivoluzione di Velluto è stato inaugurato, nel quartiere di Malá Strana, uno spazio multiculturale detto Sametové centrum (Centro di velluto). Organizza workshop, mostre, lezioni e dibattiti che trattano la fine del regime comunista e lo sviluppo del Paese dopo il 1989, non solo in ottica storico-politica. Fra i par‑ tecipanti l’Istituto per lo studio dei regimi totalitari, le associazioni Post Bellum e Člověk v tísni. Il pro‑ gramma culmina con il carnevale del 17 novembre: un corteo di maschere, figure allegoriche e satiriche attraversa la capitale, alternativa gioiosa e critica per celebrare la libertà e toccare questioni sociali d’attualità. Giunto alla terza edizione, nel 2013 ha coinvolto tredici associazioni e trecento maschere. www.sametoveposviceni.cz
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Sabrina Salomoni
La mostra “I maestri di Rodolfo” presenta le opere degli artisti di corte di Rodolfo II, imperatore che si circondò di pittori e scultori. Appassionato d’arte, custodiva al castello di Praga un’ampia collezione che dopo la sua morte fu divisa. Il successore Mattia ne portò un’ingente parte a Vienna, il resto fu ven‑ duto, perso o distrutto nella guerra dei Trent’anni, come i pezzi trafugati dai soldati svedesi e finiti a Stoccolma. La mostra riunisce per la prima volta le opere riportate in patria da vari collezionisti privati: tele, statue e incisioni di Bartholomäus Spranger, Hans von Aachen, Joseph Heintz il Vecchio, Pieter Stevens, Adriaen de Vries e altre ancora anonime. L’esposizione è allestita dal Museo della città di Pra‑ ga che la completa con pezzi delle sue collezioni. www.muzeumprahy.cz
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L’Università Carlo è sede del convegno L’Italia e la libertà cecoslovacca 1968-1989, patrocinato dall’Ambasciata d’Italia a Praga. Professori, scrittori e politici introducono il tema dell’emigrazione ceco‑ slovacca negli anni settanta e ottanta, confrontano le sinistre italiana e ceca del tempo, analizzano il dissenso e la cultura non ufficiale. Si propone un focus su Jiří Pelikán, dissidente e leader della Pri‑ mavera di Praga, dal 1969 rifugiato politico a Roma, dove fondò l’edizione italiana del bimestrale d’op‑ posizione Listy. Si esamina dunque il valore politico di Listy e di altri periodici degli esuli cecoslovacchi in occidente. Concludono la giornata di studi i ricordi della moglie e attrice Jitka Frantová-Pelikánová e il suo filmato La mia Primavera di Praga. www.iicpraga.esteri.it
Charles University is the venue of the conference Italy and the freedom of Czechoslovakia 19681989, sponsored by the Italian Embassy in Prague. Professors, writers and politicians introduce the theme of Czechoslovakian emigration in the seventies and eighties, comparing the Italian and Czech Lefts of the time, and analyze the dissent and the “unofficial” culture. They have proposed a focus on Jiří Pelikán, the dissident and leader of the Prague Spring, who from 1969 was a political refugee in Rome, where he founded the Italian edition of the bimonthly magazine of the opposition Listy. They then examine the political value of Listy and other periodicals from the Czechoslovak exiles in the West. They conclude the study day with the memories of his wife, actress Jitka Frantová-Pelikánová and her film My Prague Spring. www.iicpraga.esteri.it
appuntamenti events
Future events
Sabrina Salomoni
dal 21 novembre all’1 febbraio Giovanni Battista Piranesi
dal 29 novembre all’1 gennaio Mercatini di Natale
dal 10 al 15 dicembre MittelCinemaFest
from November the 21st to February the 1st Giovanni Battista Piranesi
from November the 29th to January the 1st Christmas Markets
from the 10th to the 15th of December MittelCinemaFest
The Clam-Gallas Palace hosts the exhibition “Giovanni Battista Piranesi” which presents one of the most influential figures of the graphic art of the eighteenth century. The Italian engraver and architect was known as a landscape artist who celebrated the beauty and grandeur of Rome, but particularly for his Prisons, cycle of etchings of an eerie and magnetic atmosphere, praised by Victor Hugo, Marguerite Duras and the French surrealists. The exhibition traces the entire works of Piranesi: drawings of Prisons, views of ancient monuments, architectural fantasies, sketches of interiors and theoretical works. Organized by the National Gallery in collaboration with the Archives of the City of Prague, it has been enriched by loans from state and private collections and sponsored by the Italian Embassy. www.ngprague.cz
In the heart of the magical city, the largest Christmas markets in the country are about to reopen. The lighting of the majestic Christmas tree kicks off the event on the 29th of November. Old Town Square, Wenceslas Square and Republic Square will be enhanced by a sparkling Christmas atmosphere and the typical scents of food and hot drinks, sweets and gingerbread. The wooden stalls set up around the statue of Jan Hus, will offer decorations and ornaments, candles and mistletoe, gifts, toys and crafts until the New year. There is no shortage of creative workshops for children and the traditional melodies of the holidays performed by several choirs. Other markets await tourists at Náměstí Míru, Tyl Square, Anděl and the exhibition grounds of Holešovice. www.trhypraha.cz
Il Palazzo Clam-Gallas ospita l’esposizione “Gio‑ vanni Battista Piranesi” che presenta una delle più autorevoli figure dell’arte grafica del Settecento. L’incisore e architetto italiano era noto come vedu‑ tista che celebra la bellezza e grandiosità di Roma ma soprattutto per il ciclo Carceri, tavole dall’at‑ mosfera inquietante e magnetica, lodate da Victor Hugo, Marguerite Duras e dai surrealisti francesi. La mostra ripercorre l’intera opera di Piranesi: le illustrazioni delle Carceri, vedute di monumenti antichi, fantasie architettoniche, bozzetti d’interni e trattati teorici. Organizzata dalla Galleria Nazionale in collaborazione con l’Archivio della città di Praga, è arricchita da prestiti di collezioni statali e private e patrocinata dall’Ambasciata italiana. www.ngprague.cz
Riaprono nel cuore della città magica i più gran‑ di mercatini di Natale del Paese. L’accensione del maestoso albero di Natale dà inizio all’evento il 29 novembre. Piazza della Città Vecchia, Piazza Vence‑ slao e Piazza della Repubblica saranno avvolte dalla scintillante atmosfera natalizia e dai tipici profumi di cibi e bevande calde, dolciumi e pan di zenzero. Le bancarelle di legno, disposte intorno alla statua di Jan Hus, offrono sino a Capodanno decorazioni e addobbi, candele e vischio, idee regalo, giocattoli e prodotti artigianali. Non mancano laboratori crea‑ tivi per i più piccoli e le tradizionali melodie delle feste eseguite da numerosi cori di voci bianche. Altri mercatini attendono i turisti a Náměstí Míru, Piazza Tyl, ad Anděl e al polo fieristico di Holešovice. www.trhypraha.cz
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Visto il successo dello scorso anno, la dodicesima edizione di MittelCinemaFest, Festival Centro-Eu‑ ropeo del Cinema Italiano, si conclude nuovamen‑ te a Praga, dopo le tappe di Budapest, Cracovia e Bratislava. L’evento è frutto della collaborazione fra Istituto Luce Cinecittà, Istituto Italiano di Cultura di Praga, Ambasciata d’Italia e cinema Lucerna, nelle cui sale si terranno le proiezioni. La manifestazione contribuisce a diffondere i film italiani all’estero e offre al pubblico l’occasione di vedere i più recenti lavori di registi affermati ed esordienti, spesso non distribuiti nelle sale locali. A Praga verranno pre‑ sentate otto pellicole dell’ultimo biennio, tra cui Il capitale umano di Paolo Virzì, candidato all’Oscar 2015 come miglior film in lingua non inglese. www.mittelcinemafest.cz
Following the success of last year, the twelfth MittelCinemaFest, the Central European Festival of Italian Cinema, ends once again in Prague, after stops in Budapest, Krakow and Bratislava. The event is a collaborative effort between Cinecittà Luce Institute, Italian Cultural Institute in Prague, the Italian Embassy and the cinema Lucerna, which will hold the screenings. The event helps to promote Italian films abroad and offers the public the opportunity to see the latest works by established filmmakers and newcomers, often distributed in local cinemas. In Prague eight films produced in the last two years will be presented, including Human capital (Il capitale umano) by Paolo Virzi, a 2015 Oscar nominee for Best Foreign Language Film. www.mittelcinemafest.cz
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Costruiti metri e metri sottoterra, i bunker antiatomici testimoniano l’ossessione comunista per un attacco nucleare da parte dei Paesi capitalisti durante gli anni più cupi della guerra fredda
Nelle viscere della guerra fredda Into the bowels of the Cold War L’apertura del massiccio portone prepara i turisti alla discesa. Quattro tonnellate di ferro si frappongono tra il presente e la Storia. L’atmosfera umida del bunker immerge in un’altra dimensione temporale. Scalino dopo scalino, metro dopo metro, le lan‑ cette dell’orologio girano all’indietro. Duemila e quattordici, millenovecen‑ tonovantanove, millenovecentottan‑
tanove, millenovecentosessantotto, millenovecentocinquanta. Si fermano quando si raggiungono i sedici metri di profondità. Laggiù, sembra di re‑ spirare la stessa aria di paranoia che avvolgeva la Cecoslovacchia durante la guerra fredda. “Il regime comunista si sentiva conti‑ nuamente minacciato da un attacco nucleare occidentale. Falsi allarmi ed
esercitazioni con le maschere antigas e i completi antiatomici divennero parte integrante della vita quotidiana di allo‑ ra”, racconta Ivan Gálik, di professione guida turistica. Bisognava esser pronti, evitare di farsi trovare impreparati. La costruzione di rifugi antiatomici rien‑ trava in questa strategia difensiva. Quartiere Žižkov, collina Parukářka. È qui che, nei lontani anni ‘50, fu
di Christian Gargiulo by Christian Gargiulo
Built many metres underground, the anti-atomic shelters testify to the Communist obsession and fear of a nuclear attack by the capitalist countries, during the darkest years of the Cold War
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Fonte: Christian Gargiulo
The opening of the massive door is a sign to the tourists that the descent is about to take place. Four tons of solid iron that separate the present from the past. The humid atmosphere of the shelter plunges the visitors into a different reality. Step after step, inch by inch, the clock starts ticking backwards. Two thousand and fourteen, one-thousand nine-hundred and ninety-nine, ...eighty-nine, ...sixty-
eight, ...fifty. The clock stops as soon as you reach a depth of sixteen meters and when you reach the bottom, it’s like breathing the same atmosphere of paranoia that affected Czechoslovakia during the Cold War. “The communist regime felt it was under constant threat of a nuclear attack from the West. Thus, false alarms and drills, using gas masks and special fall-out suits became an integral part
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of everyday life at the time”, says Ivan Gálik, a professional tour guide. You had to be ready so as to avoid being caught unprepared. The construction of anti-atomic shelters formed part of this defensive strategy. Parukářka hill, in the Žižkov district. This is where the homonymous shelter was built back in the 1950s. Actually, more of them had been built: estimates put it at around 800 shelters scatte-
attualità current affairs
scavato l’omonimo bunker. In realtà ne fu costruito qualcuno in più: al‑ cune stime parlano di circa 800 rifugi disseminati in tutta l’area cittadina. Quello in questione però ha superato indenne lo scorrere degli anni e l’azio‑ ne dei vandali, e oggi è diventato il pezzo forte del Communism and Nu‑ clear Bunker Tour. Dal 2011 Ivan Gálik termina qui i suoi tour alla testa di turisti desiderosi di compiere un sal‑ to a ritroso nel tempo. “L’attrezzatura presente – racconta – è tutta auten‑ tica, e i tunnel sono nella loro forma originale, compresi bagni e luci. Non è stato ricostruito nulla: questo bunker è stato mantenuto nelle sue condizio‑ ni originali per più di due decenni”. I visitatori sono assaliti dal passato. Foto d’epoca, soprattutto ritratti, fanno bella mostra di sé: i leader della rivoluzione cubana Fidel Castro e Che Guevara e il vietnamita Ho Chi Minh tra gli altri; cartelloni di pro‑ paganda in stile sovietico. E poi: libri che spiegano come costruirsi, a casa propria, un bunker antiatomico; una sfilza di manichini con addosso abiti red throughout the city area. However, this one has survived years of corrosion and damages by vandals and has now become the strong point of the Communism and Nuclear Bunker Tour. Since 2011, Ivan Gálik completes his guided tours here at the head of groups of tourists, who eagerly enjoy taking a leap back in time. “The equipment here – he explains – is authentic and the tunnels are exactly as they were in the past, including the toilettes and lights. Nothing has been added: the shelter has been kept in its original state for more than two decades”. Visitors are overwhelmed by the past. Old photographs, especially portraits, are proudly displayed on the walls: the leaders of the Cuban Revolution Fidel Castro and Che Guevara and the Vietnamese Ho Chi Minh and so on, as well as Soviet-style propaganda posters. And then: various books on how to build an atomic-shelter in your own
anticontaminazione oppure masche‑ re antigas, di ogni forma e colore, provenienti direttamente dagli anni ‘60; quattro missili ancora carichi, con un convincente cartellino appiccicato sopra uno di essi: “Do not touch”; armi varie. Questa memorabilia disposta lungo i corridoi del rifugio aumenta la sensazione di balzo indietro nel tempo. John maneggia con cura un mitra. L’aquila dalla testa bianca raf‑ figurata sulla sua t-shirt e i ray-ban a
goccia tradiscono la sua nazionalità. Viene dagli Stati Uniti e ha un passato nell’esercito. Lo si nota dal modo ac‑ curato che ha di ispezionare l’arma. È pronto a far scattare il meccanismo di rinculo quando chiede a Ivan: “Spara ancora?”. “Certo”, risponde la guida, “hai bisogno solo dei proiettili”. Da rifugio contro eventuali attacchi atomici da parte dei “cattivi” capita‑ listi ad attrazione per quegli stessi capitalisti. Il destino a volte è ironico.
Fonte: Christian Gargiulo
home; a series of mannequins wearing anti-contamination suits or gas masks, in various shapes and colours that date back to the 1960s; four still loaded missiles with a convincing “Do not touch” label stuck on one of them, including various weapons. All these memorabilia, arranged along the corridors of the shelter, add to the atmosphere of this leap back in time. John carefully holds on to a machine- gun.
The white headed eagle depicted on his t-shirt and his drop ray-ban glasses, however, betray his nationality. He comes from the United States and has a military background, which is clearly evident from the very accurate way in which he inspects the weapon. He is ready to trigger the recoil mechanism when Ivan asks him: “Does it still shoot?”. “Sure”, the guide replies, “you only need a couple of bullets”.
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Mentre turisti da tutti il mondo, in larghissima maggioranza, premiano il tour di Gálik con recensioni positi‑ ve su Tripadvisor, la maggior parte dei cechi sembra volersi lasciare alle spalle il proprio passato. “Le vecchie generazioni preferiscono dimentica‑ re, mentre le nuove che non lo hanno vissuto non sono interessate” com‑ menta la guida. C’è poi chi, a questo passato sinonimo di casa e lavoro per tutti, guarda con nostalgia. Chiude gli occhi e ripensa a quando la Škoda era ceco(slovacca). Li riapre, e si intristi‑ sce a pensarla in mano ai tedeschi. E allora vota gli eredi dei comunisti di allora, il KSČM, terza forza del Paese (quasi il 15% dei consensi e 33 seggi, conquistati soprattutto fuori Praga). Nostalgia canaglia, direbbero Alba‑ no e Romina. “È proprio la nostalgia a spingere una buona parte dei nostri visitatori quaggiù. Soprattutto chi, quel pe‑ riodo storico, lo ha vissuto in prima persona” afferma David, ultimo anno di liceo e una grande passione per la Storia. Guida i turisti di lingua anglo‑ From a shelter against a possible nuclear attack by the “bad” capitalists, to a tourist attraction place for the same capitalists. Fate can be very ironic at times. While most tourists from all over the world, speak favourably of the Gálik tour, with positive reviews on Trip Advisor, most Czechs prefer to forget about their past. “The older generations would rather forget those years, while the new generations – that did not experience it – do not seem to be interested”, the guide explains. Then, of course, there are some who see the past as being synonymous with having a house and full employment for everybody, and look back to it with a certain amount of nostalgia. They close their eyes and dream of when Škoda was Czech (Slovak), but soon become sad at the reality of things: the company is now in German hands. Therefore, they vote for the heirs of the Communists of that period, the KSČM, that proved
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Nella sola Praga ne furono realizzati all’incirca 800. Oggi è possibile visitarne due, uno nel quartiere di Žižkov e l’altro al di sotto del Grand Hotel Jalta In Prague alone, about 800 of them were actually built. Nowadays, it is possible to visit two of them, one in the Žižkov district and the other under the Grand Hotel Jalta
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fona nel bunker costruito al di sotto dell’hotel Jalta, nella centrale piazza Venceslao. “Ma c’è anche l’appassionato che vuole farsi un’idea di come poteva essere la vita durante il regime comunista”. Sono solo stranieri? “Anche cechi” aggiunge il suo superiore, Jiří, il vero esperto di questo rifugio antiatomico che, in caso di attacco nucleare, avrebbe ospitato il quartier generale del Patto di Varsavia, per un massimo di 150 persone. E mentre lo dice, Karel, 23 anni, studente universitario e “anticomunista convinto”, sembra quasi imprecare mentre passa davanti al ritratto di Antonín Zápo-
tocký, presidente della Cecoslovacchia comunista tra il 1953 e il 1957. “Roba da non credere – esclama incredulo – i miei genitori sono cresciuti in un Paese che non permetteva loro di manifestare, di esprimere le loro opinioni. Di votare!”. È in quel Paese che, nel lontano 1957, veniva completata la costruzione dell’Hotel, destinato a dare alloggio agli stranieri in transito per Praga, e in realtà centro di ascolto delle loro conversazioni. “In base alla loro importanza, venivano assegnati a una determinata stanza. Ve ne erano di tre tipi: quelle rosse, per gli ospiti di
Fonte: Christian Gargiulo
to be the third political force in the country in 2013 (almost 15% of the vote with 33 seats, gained especially outside Prague). “Rogue Nostalgia”, Albano and Romina would have said. “It is nostalgia, in fact, that has been bringing lots of visitors to this place, especially those who, during that historical period, had a first-hand experience of it”, says David, who is attending his last year at high school and who is a history enthusiast. His job is to guide English-speaking tourists to the shelter beneath the Jalta hotel, in central Wenceslas Square. “But you may also get enthusiasts, who just want to have an idea of how life must have been during the communist regime”. Are
they just foreigners? “No, also Czechs”, adds Jiří, his superior, the real expert of this shelter – which in the event of a nuclear attack would have hosted the headquarters of the Warsaw Pact with up to 150 people. And while he says that, the 23 year-old university student “a convinced anti-communist”, seems to be cursing while passing in front of the portrait of Antonín Zápotocký, president of Communist Czechoslovakia between 1953 and 1957. “Unbelievable – he remarks in disbelief – my parents grew up in a Country that did not even allow people to demonstrate and express their opinions freely. Nor to vote!”. It is in that country that, way back in 1957, the construction of the Hotel
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massima importanza, gialle per quelli di importanza media, e verde per quelli di importanza minore” ci spiega Jiří indicandoci una mappa che ne riproduce una d’epoca, con le stanze contrassegnate dai tre colori. Ogni conversazione telefonica era sotto controllo. Non solo, perché anche nelle stanze vi potevano essere cimici nascoste, come per esempio quelle nel manico di legno delle spazzole”. Niente sfuggiva alle attente orecchie della polizia comunista. I visitatori odierni hanno accesso solo a una piccola parte, meno della metà, di quel che in realtà fu costruito al di
Fonte: Christian Gargiulo
was completed, destined to provide accommodation for foreigners on their way to Prague, but which in reality, was an espionage centre to monitor their conversations. “A particular room was assigned to them according to their importance. There were three types: the red one, for really important guests, yellow for average importance, and green for those who were less important”, Jiří explains, while indicating on a map of the period in which the rooms are marked with the three colors. “Every phone call was monitored. But not only, because there could have been microphones also in the rooms – even in the wooden handles of hair-brushes“. Nothing
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sotto dello Jalta. Un po’ come se di una torta succulenta, ve ne dessero solo un assaggio. Tanto basta però per apprezzare i condotti di areazione che, spiega David, “avrebbero garantito un periodo di permanenza di due settimane, il tempo stimato perché le radiazioni si diradassero”. Diverse stanze sono allestite con manichini e riproduzioni di pezzi originali per dare un’idea di come fosse organizzato il bunker. E, in quella che era l’infermeria, una delle uscite di sicurezza: se usata in caso di pericolo, avrebbe condotto all’esterno, in piazza Venceslao, all’epoca non ancora diventata quel grande centro commerciale come appare oggi. Fu qui, dal balcone di palazzo Melantrich, che avvenne l’evento culmine della Rivoluzione di velluto di cui proprio quest’anno ricorre il 25esimo anniversario. Václav Havel, futuro primo presidente della Cecoslovaccould escape the attentive ears of the Communist police. However, today’s visitors have access only to a small fraction of the place, which is actually less than half of what was built under the Jalta, and it is just like being offered a very tiny piece of succulent cake to taste. Enough, though, to appreciate the ventilation ducts that, according David, “would have granted them a stay of two weeks, the estimated time necessary for the radiation to clear up”. Several rooms are set up with original mannequins and reproductions to give people an idea of how the shelter was organized. And, in what used to be the infirmary, there is one of the emergency exits: if used during an emergency, it would have led to Wenceslas Square, that had not yet become the largest shopping mall of today. It was here, from the balcony of Melantrich palace, that the climax of the Velvet Revolution took place – which this year marks its 25th anniversary. Václav Havel, the future first president of a liberated Czechoslovakia, and Alexander Dubček, the Communist leader “with a
chia liberata, e Alexander Dubček, il leader comunista dal volto umano, annunciarono la fine del regime filosovietico alla numerosa folla radunata. Palazzo Melantrich è nel frattempo cambiato. Non nell’estetica, a parte gli ovvi segni del tempo, quanto nella sostanza. Se ieri le sue mura ospitavano una casa editrice, oggi accolgono appartamenti da affittare, uffici e negozi vari, tra cui uno della catena britannica Marks & Spencer. Si direbbe “È il capitalismo, bellezza”, prendendo a prestito la celebre frase che Humprey Bogart esclama nel film “L’ultima minaccia”.
Prima di provare l’emozione dei bunker, il consiglio è d’immergersi nelle strade di Praga e provare a rivivere quel tempo. Non è facile, soprattutto se si guarda alla città con occhio giovane e straniero. Ivan ci prova. Tutto parte da Na Perštýně. Qui aveva sede la temibile polizia di regime, la Státní bezpečnost (StB), l’equivalente cecoslovacco del Kgb sovietico. Lì vicino, a Bartolomějská, sorge poi l’Hotel Unitas, nel cui piano interrato furono allestite le prigioni in cui rinchiudere i dissidenti politici, come capitò anche al giovane Václav Havel. A Národní invece è stata montata una targa
Fonte: Christian Gargiulo
human face”, announced the end of the Soviet rule to the large crowd that had gathered there. The Melantrich Palace has in the meantime changed, though, not from an aesthetic point of view – apart from the obvious signs of aging – but in substance. It housed a publishing firm then, but nowadays it has apartments for rent, offices and shops, including one from the British chain Marks & Spencer. You could say “It’s capitalism, baby”, quoting the famous phrase by Humphrey Bogart in the movie “Deadline“.
Before experiencing the excitement of visiting an anti-atomic shelter, one should also walk along the streets of Prague and try to imagine what it was like back then. It is not easy though, especially if you look at the city through the eyes of a young person or a foreigner. Ivan gives it a try. It all begins from Na Perštýně. This used to be the seat of the fearsome police regime, the Státní bezpečnost (StB), the Czech equivalent of the Soviet KGB. Close by, in Bartolomějská, stands the Unitas Hotel, whose basement was a prisons
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in bronzo, sormontata da mani con l’indice e il medio a formare una V, il simbolo della vittoria, e recante una data in bella evidenza, 17.11.1989. Ricorda la protesta di quel giorno, contro le violazioni dei diritti umani e civili. Una protesta, pacifica, brutalmente repressa. “Ogni anno, il giorno dell’anniversario, questo punto si riempie di lumini, come potete osservare dai residui di cera”, racconta Ivan mostrando la pavimentazione. Lumini accesi per ricordare, magari accompagnati da fiori: succede anche dinanzi alla croce ai piedi del Museo nazionale, adagiata orizzontalmente e tutt’uno con i sanpietrini. È dedicata alla memoria del ventunenne Jan Palach. “Non fu l’unico a compiere quel gesto estremo. Almeno altri sette studenti seguirono il suo esempio, tra cui il suo amico Jan Zajíc” aggiunge Ivan. Nel più completo silenzio da parte dei mezzi di informazione. in which political dissidents used to be kept, as happened to Václav Havel when he was young. At Národní, instead, a bronze plaque has been installed, surmounted by hands with the index and middle fingers forming a V, the symbol of victory, prominently bearing the date 17.11.1989. A reminder to all of us of that day of protest against the violation of human and civil rights. A peaceful protest that was brutally suppressed. “Every year, on the day of the anniversary, this point is filled with grave lights, as you can see from the residues of wax”, says Ivan pointing to the pavement. Grave lights and possibly flowers so as to remember: it takes place also in front of the cross at the foot of the National Museum, placed horizontally, as one piece with the cobblestones and dedicated to the memory of the twentyone year old Jan Palach. “He was not the only one to make that extreme gesture. At least seven other students followed suit, including his friend Jan Zajíc”, Ivan points out – with no mention of the fact on state media.
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Pellicole di velluto Velvet films
Trascorsi ormai 25 anni dalla Rivolu‑ zione di Velluto ci sembra sia arrivato il momento di fare il punto sui film cechi che, in maniera più incisiva, han‑ no rappresentato l’epoca del regime comunista in questo Paese. Tra l’altro, abbiamo appena appreso che l’Acca‑ demia cinematografica ceca ha scelto il film “Fair Play”, della regista Andrea
Sedláčková, per rappresentare la Re‑ pubblica Ceca alla prossima edizione degli Oscar. La pellicola parla proprio di resistenza contro il sistema dispotico del regime, precisamente del doping nello sport, un fenomeno molto diffu‑ so nella Cecoslovacchia pre ‘89. In realtà, dal 1989 a oggi, l’epoca co‑ munista è diventata uno dei soggetti
più diffusi nel cinema ceco, proprio come capitava con l’occupazione te‑ desca durante il periodo del cinema cecoslovacco degli anni ’50 e ‘60. Va anche detto che la Rivoluzione di Velluto ha dato immediatamente il via libera alla distribuzione di tutti i capolavori della Nová Vlna degli anni ‘60, in primo luogo quei film che ave‑
Almost 25 years after the Velvet Revolution, it seems the time has come to explore the Czech films, which have represented the period of the communist regime in this country in the most incisive way. Among other things, it has just been announced that the Czech Film Academy have chosen the film “Fair Play”, from director Andrea Sedláčková, to represent the Czech Republic in the next edition of the Oscars. The film speaks of the resistance
against the despotic system of the regime, focussing precisely on doping in sport, a widespread phenomenon in pre ‘89 Czechoslovakia. In fact since 1989, the communist era has become one of the most common subjects in Czech cinema, very much like the German occupation was in the Czechoslovak cinema of the 50s and 60s. It should also be said that the Velvet Revolution immediately gave the
green light to the distribution of all the Nová Vlna masterpieces from the 60s, primarily the films that had taken a critical stance towards the regime and which had therefore been banned during the subsequent period of normalization. Among these one remembers the great works of Miloš Forman and Jiří Menzel. Yet one which stood out in particular was “Ucho” (The Ear), filmed in 1970 by director Karel Kachyňa. No other
Nell’anniversario di Novembre, rievochiamo i film più celebri sul periodo comunista in Cecoslovacchia: opere riuscite e meno, tra passato e presente di Lawrence Formisano by Lawrence Formisano
With the anniversary in November, we look back at the most famous films about the communist era in Czechoslovakia, some successful, other less so
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cinema
vano assunto una posizione critica verso il regime e che per questo erano stati vietati durante il successivo pe‑ riodo della normalizzazione. Fra questi ultimi film si ricordano le grandi opere di Miloš Forman e Jiří Menzel. A spiccare è uno in particola‑ re: “Ucho” (L’orecchio), girato nel 1970 dal regista Karel Kachyňa. Nessun altro lavoro dell’epoca riesce infatti a dare un quadro cosi realistico dell’at‑ mosfera soffocante e opprimente del‑ la normalizzazione post ‘68. Il lungometraggio racconta del rapporto fra una coppia, marito e moglie, che tornando a casa da una
festa trovano i fili dalla corrente ta‑ gliati e temono di essere spiati. Il film ricrea in maniera impareggiabi‑ le un’atmosfera di paranoia. Bisogna però sottolineare che la sottigliezza e l’intelligenza della trama furono anche frutto delle restrizioni impo‑ ste all’epoca dal regime. Parliamo naturalmente di un cinema che non solo non esiste più, ma che al giorno d’oggi non sarebbe neanche possibi‑ le replicare. Nell’industria cinematografica ceca, dopo il 1989, è stato abolito il mono‑ polio statale, è stata eliminata la cen‑ sura, e via via sono stati privatizzati
gli studi di Barrandov e le sale. Sono rimaste invece di competenza dello Stato le principali forme di finanzia‑ mento a favore del cinema. È da questa nuova libertà, ma anche da queste condizioni che nasce il nuovo cinema ceco, con la comparsa, all’inizio degli anni Novanta, di una nuova generazione di registi, quasi tutti tra i venticinque e i trent’anni. Fra i più rappresentativi possiamo citare Jan Svěrák, Saša Gedeon e Jan Hřebejk. Come in precedenza fecero i maestri della Nová Vlna – i vari Jiří Menzel, Věra Chytilová, Juraj Herz – anche questi registi più giovani usano
la macchina da presa per analizzare la storia del proprio paese, in modo particolare il periodo del regime co‑ munista. Iniziamo con Svěrák, colui che ha avu‑ to più successo in campo internazio‑ nale. Il suo “Kolja”, premio Oscar per il miglior film straniero nel 1997, oltre a rivalutare il rapporto fra i cechi e i rus‑ si, è interessante - diciamo così - per la sua visione del Comunismo, essen‑ do ambientato parzialmente durante il periodo della normalizzazione. Kolja racconta la storia di un vio‑ loncellista - interpretato da Zdeněk Svěrák, leggenda della commedia
work of the period has managed to create such a realistic portrait of the stifling and oppressive atmosphere of the post ‘68 normalization. The film depicts the relationship between a husband and wife, who after coming home from a party find the power cables cut and they fear they are under surveillance. The film recreates the atmosphere of paranoia in an unparalleled way. Yet we must emphasize that the subtlety and intelligence of the plot were also the result of the restrictions imposed by the regime of time. We are indeed talking about a cinema that not only no longer exists,
but which nowadays would not even be possible to replicate. In the Czech film industry after 1989, the state monopoly was abolished and censorship was eliminated, and consequently Barrandov studios and halls were privatized. The main forms of financing for the films remained a matter for the State. The above resulted in new freedom, but these conditions also created a new Czech cinema, with the emergence, in the early nineties, of a new generation of directors, almost all between twenty-five and thirty years old. Among the most significant we
can mention Jan Svěrák, Saša Gedeon and Jan Hřebejk. Much like the masters of Nová Vlna, Jiří Menzel, Věra Chytilová, Juraj Herz,these younger directors also use the camera to analyze the history of their country, and in particular the period of the communist regime. We will start with Sverák, the director with the most success in the international arena. His “Kolya,” won an Oscar for best foreign film in 1997, and in addition to re-evaluating the relationship between the Czechs and Russians, it is interesting, to put it this way, also due to its vision of Com-
munism, being set partly during the period of normalization. Kolya tells the story of a cellist, played by Zdeněk Svěrák, a Czech comedy legend and also the director’s father, who, for economic reasons, accepts a marriage of convenience with a young Russian woman, a mother of a child. His wife leaves him immediately after the wedding, leaving him temporarily with her five year old son. After initial difficulties, a bond of great humanity develops between the man and the child, while in the meantime in Czechoslovakia the Velvet Revolution breaks out. It is a story full of references to the
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Come fecero in precedenza i maestri della Nová Vlna, giovani registi cechi usano la macchina da presa per analizzare la storia del proprio Paese
ceca e padre del regista – che, per motivi economici, accetta un matri‑ monio di convenienza con una gio‑ vane russa, madre di un bambino. La moglie lo abbandona subito dopo il matrimonio, lasciandogli tempora‑ neamente il proprio figlio di cinque anni. Dopo le iniziali difficoltà, tra l’uomo e il bambino si crea un lega‑ me di grande umanità, mentre nel frattempo in Cecoslovacchia scoppia la Rivoluzione di Velluto. È una storia costellata di riferimenti alla realtà dell’epoca: la burocrazia, gli atteg‑ giamenti al limite del ridicolo della polizia segreta e i tanti commenti ironici sul regime e la necessità di resistergli. Per parlare di un film più recente, meno commerciale e con una descri‑
zione forse più significativa dell’era comunista, bisognerebbe vedere “...a bude hůř” (“E sarà sempre peg‑ gio”) di Petr Nikolaev, del 2007. Un film non interamente riuscito, che nonostante questo rimane un’opera affascinante proprio perché si foca‑ lizza sugli emarginati della società di quel periodo. Personaggi che si perdono in un mondo di droghe e sesso, ascoltando musica bandita dal regime, che considerano il loro stile di vita come una forma di pro‑ testa contro lo status quo. I due resoconti cinematografici più noti sulla vita nella Cecoslovacchia comunista, tra i film prodotti nel periodo post ’89, sono probabil‑ mente “Pelíšky” (1999, “Coccole”), e “Pupendo” (2003), entrambi scritti
dallo sceneggiatore Petr Jarchovský e diretti dal regista praghese Jan Hřebejk. Due pellicole di enorme successo commerciale. Bisogna però ammettere che, se lo confrontiamo con quello della Nová Vlna, nel cinema di Hřebejk c’è una mancanza di analisi politica, esat‑ tamente come avviene nel cinema di Svěrák. I film riflettono piuttosto la quotidianità della gente comune, come i cittadini riuscivano a sopravvi‑ vere. L’analisi politica finisce però col risultare assente. Pelíšky rievoca con ironia l’atmosfe‑ ra del regime durante l’anno della Primavera di Praga, attraverso la vita di due famiglie, una comunista e l’altra anticomunista, che abitano nello stesso palazzo. I rispettivi ca‑
reality of the time: the bureaucracy, attitudes bordering on the ridiculous from the secret police and the many ironic comments on the regime and the need to resist it. To mention a more recent, less commercial film, with perhaps a more significant depiction of the communist era, one should explore “...a bude hůř,” (“...It will be worse”) by Petr Nikolaev, 2007. A film which while not entirely successful, however remains a fascinating work precisely because it is focused on outcasts of society in the period. Characters that lose themselves in a world of drugs and sex, listening to
music banned by the regime, and consider their lifestyle as a form of protest against the status quo. The two best-known film accounts of life in communist Czechoslovakia, among the films produced in the post’89 period, are probably “Pelíšky” (1999, “Cosy Dens”), and “Pupendo” (2003), both written by screenwriter Petr Jarchovský and directed by the Prague-born director Jan Hřebejk. Two films boasting huge commercial success. We must acknowledge that if compared to the Nová Vlna, the cinema of Hřebejk is sorely lacking any form
of political analysis, as is also the case in the films of Sverák. Their film reflect the everyday life of ordinary people instead, and how their citizens get by. The political side, however, almost ends up being absent. Pelíšky ironically recreates the atmosphere of the year of the Prague Spring, through the lives of two families, one communist and the other anti-communist, who both live in the same building. The respective heads of families are constantly at odds. On one side there is Šebek, a former officer and a fervent supporter of Communism, and on the other there is Kraus, a former member
Like the masters of the Nová Vlna earlier, young Czech directors use the camera lens to analyze the history of their own country
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pifamiglia sono sempre in polemica. Da una parte Šebek, ex ufficiale e sostenitore fervente del Comuni‑ smo, dall’altra Kraus, ex membro della Resistenza, il cui fratello aveva combattuto per la Raf, l’aeronautica militare del Regno Unito. Le rispetti‑ ve mogli e i figli dimostrano invece di avere poco interesse per le vi‑ cende politiche del loro paese. Così, almeno, sino alla fatidica invasione sovietica dell’agosto del 1968, un evento descritto come una tragedia, ma anche come una crisi che finisce con l’unire le due famiglie. Il film è più un diario di vita familiare che una analisi del ‘68, pur essendo la realtà politica dell’epoca a determi‑ nare le esistenze e i destini di tutti i personaggi.
of the Resistance, whose brother had fought for the RAF, the Royal Air Force of the United Kingdom. Their wives and children, however, seem to display little interest in the political affairs of their country. That is, at least, until the fateful Soviet invasion in August 1968, an event portrayed as a tragedy, but also as a crisis that ends up uniting the two families. The film is more a diary of family life than an analysis of the ‘68 events, although it is precisely the political reality of the time that determines the lives and fates of all the characters. Overall Hřebejk’s vision could be con-
Nel complesso quella di Hřebejk si po‑ trebbe definire una visione piuttosto ironica del Comunismo. Fra le scene più divertenti ricordiamo quella in cui Šebek fa i regali di Natale ai pro‑ pri figli, vantandosi di aver acquistato “gli insuperabili bicchieri infrangibili dalla Polonia”. Il figlio non ci crede e, per mettere alla prova la teoria del padre, getta un bicchiere a terra mandandolo in frantumi, davanti al genitore costernato. Sia Pelíšky che Kolja presentano il Comunismo come un mondo da sopportare e tollerare, utilizzando un pizzico di umorismo. Pupendo è uno dei pochissimi film che toccano il tema della dissidenza negli anni della normalizzazione, con la grande interpretazione di Bo‑ lek Polívka, nel ruolo di uno scultore
sidered a rather ironic one of Communism. Among the funniest scenes include one in which Šebek gives Christmas presents to his children, bragging that he had got hold of “unequalled, unbreakable glasses from Poland.” The son does not believe it, and decides to put the theory of his father to the test, throwing the glass to the ground and shattering it into pieces, to his father’s dismay. Pelíšky much like Kolya presents Communism as a world to endure and tolerate, using also a touch of humour. Pupendo is one of the few films that touches upon the issue of dissidence
screditato, in collisione con il regi‑ me per il suo rifiuto di conformarsi ed adattarsi ad esso. Per effetto del suo confronto con l’autorità, fa fa‑ tica a trovare un lavoro regolare, a differenza della ex moglie e di suo marito, membri del partito. Come gli altri film cechi sulla Cecoslovacchia comunista, prodotti dopo la Rivolu‑ zione di Velluto, Pupendo non pun‑ ge il periodo come invece lo fecero i capolavori degli anni ’60, come il già citato “Ucho”, oppure “Všichni dobří rodáci” (titolo tradotto in ita‑ liano come “Cronaca Morava”) di Vojtěch Jasný, del 1969 e “Žert” (“Lo Scherzo”), del 1969, l’adattamento cinematografico del capolavoro del‑ la letteratura cecoslovacca di Milan Kundera. Film che criticarono il re‑
in the years of normalization, with a great performance by Bolek Polívka, in the role of a discredited sculptor, in collision with the regime for his refusal to conform and adapt to it. As a result of his clash with the authorities, he struggles to find a regular job, unlike his ex-wife and her husband who are members of the party. Like other post Velvet Revolution Czech films on communist Czechoslovakia, Pupendo does not attack the period as the masterpieces of the 60s did, such as the aforementioned “Ucho" or "Všichni dobří rodáci" (All my compatriots) by Vojtěch Jasný from 1969,
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gime aspramente e che per questo finirono con l’essere vietati. Negli anni successivi alla Rivoluzione di Velluto, il cinema ceco ha invece dato per lo più una immagine ironica del periodo pre ’89. Solo di recente – dopo il successo riscosso dalla serie televisiva “Hořící keř” (Burning Bush, “Il fuoco di Praga”) dell’anno scorso, che raccon‑ tava gli eventi nel periodo successivo alla morte di Jan Palach – si nota la nuova tendenza di raccontare storie di eroi che hanno combattuto o preso po‑ sizioni contro il regime. È esattamente quanto accade con “Fair Play”, del quale abbiamo accennato all’inizio. In questo caso si tratta della storia di un atleta che rifiuta di usare steroidi anaboliz‑ zanti per competere alle Olimpiadi no‑ nostante gli ordini dal suo governo. Un ottimo film che suggeriamo di andare a vedere in questo periodo di celebra‑ zioni, più o meno riuscite, della fine del regime comunista. or "Žert" ("the Joke") from 1969, the film adaptation of the masterpiece of Czechoslovakian literature by Milan Kundera. There were genuinely films that harshly criticized the regime and consequently ended up being banned. In the years following the Velvet Revolution, Czech cinema has provided us with a mainly ironic view of the pre ‘89 years. Only recently, after the success of the television series “Hořící ker” (Burning Bush) last year, which recounted the events in the aftermath of the death of Jan Palach, have we noticed the new trend of telling stories of heroes who have fought or taken positions against the regime. This is exactly the case with “Fair Play”, which we mentioned earlier. This particular film, is the story of an athlete who refuses to use anabolic steroids to compete in the Olympics despite the orders from her government. A great film that we recommend you to see in this particular period of various celebrations, which mark and commemorate the end of the communist regime.
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Muzeum komunismu, vietato l’accesso ai nostalgici Mentre Praga si accinge a celebrare il 25° anniversario della Rivoluzione di Velluto e la caduta del regime, i turisti fanno tappa numerosi al Museo del Comunismo
While Prague prepares to celebrate the 25th anniversary of the Velvet Revolution and the fall of the regime, many tourists make a stopover at the Museum of Communism
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Ad affollarlo sono quasi solamente stranieri, incuriositi dall’atmosfera di ricorrenza storica e dalla voglia di fare un salto nel passato di questo Pa‑ ese. Il museo esiste ormai da 12 anni, fondato su iniziativa di un cittadino americano, Glenn Spicker, stabilitosi a Praga dopo i cambiamenti del 1989. E la formula evidentemente funziona, visto che i visitatori sono decine di migliaia all’anno. In questi giorni, alla vigilia dell’anniversario di novembre, si raggiunge il picco dei visitatori, ma l’affluenza risulta sempre molto soddisfacente. Il biglietto costa 190 corone, circa 7 euro. L’esposizione – “l’unica di questo tipo non solo a Praga, ma in tutta la Repubblica Ceca” sottolinea la bigliettaia con una certa fierezza It is almost exclusively foreigners who fill it up, intrigued by the atmosphere of the historical events and the desire to make a leap into the past of this country. The museum has been in existence for 12 years, founded on the initiative of an American citizen, Glenn Spicker, who settled in Prague following the changes in 1989. The formula obviously works too, as there are tens of thousands of visitors per year. These days, on the eve of the anniversary of November, they reach the peak of the visitors, but the turnout is always very satisfying. The ticket costs 190 crowns, about 7 euro. The exhibition, which is “the only one of its kind not only in Prague but in the whole of the Czech Republic”, notes the ticket lady with a certain pride, is located in the centre, on Na Příkopě, which
– si trova in pieno centro, sulla Na Příkopě, che sappiamo essere una delle più esclusive vie dello shop‑ ping cittadino. Poche centinaia di metri più in là, sulla Národní třída, il 17 novembre del 1989 gli studenti sfidarono gli agenti in tenuta anti‑ sommossa e armati di manganelli, per porre la definitiva parola fine
all’esperienza del socialismo reale nell’allora Cecoslovacchia. La Praga di oggi è completamente un’altra cosa. In questa via di negozi di lusso e botteghe di souvenir per turisti non risulta del tutto semplice trovare il nostro Muzeum komunismu, con il suo ingresso seminascosto fra un McDonald’s e un casinò. La sede è
we know is one of the most exclusive city shopping streets. A few hundred metres further on, on Národní třída, on November 17, 1989 the students challenged the police in riot gear and armed with truncheons, to put a definitive end to the experience of socialism in the then Czechoslovakia. Prague today is something entirely different. On this street of luxury and
souvenir shops, for tourists it is not particularly easy to find our Muzeum komunismu, with its entrance hidden between a McDonald’s and a casino. The location is one of prestige, an ancient building constructed in the Rococo style, built in the mid-eighteenth century for the aristocratic Piccolomini family by the architect Kilian Ignaz Dientzehofer. The exhibition is on the
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attualità current affairs
Muzeum komunismu, access denied to the nostalgic di prestigio, un antico palazzo in stile rococò, realizzato nella metà del XVIII secolo per la famiglia aristocratica dei Piccolomini dall’architetto Kilian Ignaz Dientzenhofer. L’esposizione è al primo piano, dopo una rampa monumentale, fra imponenti statue barocche. Su una superficie di 500 mq, un con‑ centrato di totalitarismo, ripartito
first floor, after a monumental flight of stairs, between the imposing baroque statues. It covers an area of 500 square metres, focussing on totalitarianism, and divided into several sections, which are intended to demonstrate what communism was to this country in different periods: the grim atmosphere of Stalinism, from 1948 to the 50s, then
in varie sezioni, che intendono mo‑ strare quello che fu il Comunismo per questo paese, nei vari periodi: dall’atmosfera truce dello stalini‑ smo, dal 1948 e negli anni ‘50, poi il grigiore e il clima di rassegnazione successivo alla Primavera di Praga e alla invasione sovietica del 1968. Il tutto nei vari aspetti, dalla vita di
the grey and climate of resignation following the Prague Spring and the Soviet invasion of 1968. All the various aspects of the daily life of the periods, with the reconstruction of a grocery stores of time and the lack of variety in the products of socialism, and even the unsettling office used for interrogation by the secret police, the notorious StB, with a blinding light lit on a desk. This
tutti i giorni, con la ricostruzione di un negozietto di alimentari del tem‑ po e la scarsa varietà di prodotti del socialismo reale, sino all’inquietan‑ te ufficio per gli interrogatori della polizia segreta, la famigerata Stb, con una lampada accecante accesa su una scrivania. Questo ambien‑ te è stato ricreato sulla base delle
environment has been recreated using the testimonies of dissidents who were repeatedly arrested and imprisoned. Then the culture, with paintings and sculptures of socialist realism, the indoctrination and propaganda of the regime, censorship and labour camps for dissidents. Immediately at the entrance you can find big red flags, busts of Stalin and a large statue of Lenin.
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testimonianze di dissidenti che vennero ripetutamente arrestati e imprigionati. Poi la cultura, con i quadri e le scul‑ ture del realismo socialista, l’indottri‑ namento e la propaganda di regime, la censura, i campi di lavoro per i dissidenti. Subito all’ingresso grandi bandiere rosse, busti di Stalin e una grande statua di Lenin. Visitatori cechi non ce ne sono e, a quanto pare, se ne vedono pochissimi anche negli altri giorni. “In effetti è un allestimento più per stranieri, una infarinatura, che non può certo basta‑ re a chi certe cose le ha vissute sulla propria pelle e che magari preferisce dimenticare. I giovani poi pensano a tutt’altro” spiega la portinaia di un piano sottostante. Czechs visitors are not present and, apparently, can rarely be found even other days. “In fact it is staged more for foreigners, a smattering, which can not be considered sufficient for those who have experienced certain things the hard way and perhaps prefer to forget. The young people also think of something completely different”, said the concierge of a floor below. “It’s not even a place for nostalgia, the Communists, who detest such places. They consider it purely and simply business. In fact, it does not seem to be an exhibition blessed with a particular historical accuracy, but I do not think the Communists could give lessons of objectivity and neutrality in telling the stories of the past”, is the comment of an employee of a bank nearby.
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“Non è neanche un luogo per nostal‑ gici, i comunisti, che detestano un po‑ sto del genere. Lo considerano puro e semplice business. In realtà non mi sembra una esposizione dotata di particolare rigore storico, ma non credo che proprio i comunisti possano dar lezione di obiettività e neutralità nel raccontare le vicende del passato” è il commento di un impiegato di una
banca vicina. I vari ambienti del museo danno una idea di maltenuto e sciatto, il che ri‑ sponde probabilmente all’intento di far sentire al visitatore il disagio di quel tempo. “Più che un museo sul Comunismo, mi sembra un Museo sull’anticomunismo” mormora un visitatore italiano sulla cinquantina, subito rimbeccato dai suoi due amici, di fede politica certa‑ mente diversa: “Hai visto cosa hanno combinato i tuoi amici comunisti al potere”. La discussione prosegue per qualche istante con tono polemica‑ mente scherzoso, prima che il gruppet‑ to di amici, turisti a Praga per il classico week end lungo, comincino a parlare del locale dove trascorrere la serata. Poco più in là la Piazza Venceslao, che si prepara alle manifestazioni com‑ memorative, una in particolare, dal titolo “17 novembre 1939 e 1989”. Oltre al 25° anniversario della Rivolu‑ zione di velluto, Praga ricorda infatti il 17 novembre del 1939, la data degli eccidi nazisti di studenti e professori cecoslovacchi che si opposero alla in‑ vasione nazista e alla nascita del Pro‑
tettorato. Gli organizzatori si aspet‑ tano una grande partecipazione. Su una monumentale facciata, in cima alla piazza, è stata affissa una foto‑ grafia gigante di Václav Havel, l’eroe dei cambiamenti del 1989. Al museo intanto continuano a risuo‑ nare in sottofondo le note dell’Inter‑ nazionale socialista. In una piccola sala per proiezioni, al buio, scorrono le immagini del tempo, alcune partico‑ larmente suggestive e drammatiche, come quelle che raccontano il funerale di Jan Palach e gli scontri sanguinosi fra polizia e studenti. Il filmato si conclu‑ de con le manifestazioni di piazza che portarono alla caduta del regime. E, a proposito di sistemi totalitari che “prima o poi devono pur cadere”, il businessman Spicker – proprietario americano del Muzeum komunismu – di recente ha confessato di fare un pensierino anche a Cuba, il suo sogno nel cassetto. “La formula di questo museo è vincente, a L’Avana funzione‑ rebbe di certo e io sarei pronto anche lì a riproporla tale e quale a Praga”. Non resta quindi che aspettare la ca‑ duta di Fidel Castro. (Gus)
The various rooms of the museum give an immediate idea of something illkept and sloppy, as this is probably the intended to make the visitor feel the discomfort of that time. “More than a museum on Communism, it seems a Museum on anti-communism”, murmurs an Italian visitor
in his fifties, immediately retorted by his two friends, who are certainly of different political beliefs. “Did you see what your Communist friends caused in power?”. The discussion continued for a few moments with a controversially playful tone, before the group of friends, tourists in Prague for the classic long weekend, began to talk about the place where to spend the evening. A little further along Wenceslas Square, which is now preparing for commemorative events, one in particular, entitled “November 17, 1939 and 1989”, stands out. In addition to the 25th anniversary of the Velvet Revolution, Prague remembers November 17, 1939, the date of the Nazi killings of students and Czechoslovakian professors who opposed the Nazi invasion and the birth of the Protectorate. The organizers are expecting a large turnout. On a monumental facade at the end of the square, a giant photograph of Václav
Havel, the hero of the changes in 1989, has been affixed. Meanwhile at the museum, the notes of the Socialist International continue to echo in the background. In a small screening room, the images of the time are projected in the dark, some very striking and dramatic, such as those that tell the story of the funeral of Jan Palach, and bloody clashes between police and students. The film ends with footage of the protests that led to the fall of the regime. Speaking of totalitarian systems that “sooner or later have to collapse”, the businessman Spicker, the American owner of the Muzeum komunismu, recently confessed his little plan also for Cuba, his dream. “The formula of this museum is a winner, in Havana it would work for sure and I would be ready to present it there exactly as I did in Prague”. The only thing left is to wait for the fall of Fidel Castro”. (Gus)
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WINTER SCHEDULE 2014-15
SUMMER SCHEDULE 2015
Prague - Rome Fiumicino
Prague - Rome Fiumicino
Flight n.
Departure
Arrival
Flight n.
Departure
Arrival
AZ 513
17:10
18:55
AZ 513
17:10
18:55
2,6,7
Rome Fiumicino - Prague
Rome Fiumicino - Prague
Flight n.
Departure
Arrival
Flight n.
Departure
Arrival
AZ 512
14:30
16:20
AZ 512
14:30
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2,6,7
Prague - Pisa
2,6,7
2,6,7
Prague - Milan Linate
Flight n.
Departure
Arrival
AZ 537
14:50
16:30
4,6
Pisa - Prague Flight n.
Departure
Arrival
AZ 533
12:10
13:55
Flight n.
Departure
Arrival
AZ 515
14:30
16:00
2,4
AZ 515
18:50
20:20
6
Milan Linate - Prague 4,6
Flight n.
Departure
Arrival
AZ 514
12:05
13:35
2,4
AZ 514
16:00
17:30
6
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Ferrero Česká
UniCredit Bank è uno dei princi‑ pali istituti finanziari in Repub‑ blica Ceca e Slovacchia. Offre una vasta gamma di prodotti di qualità per clientela retail, corporate e private. Presso l’In‑ ternational Corporate Clients Centre troverete esperti bancari e professionisti che parlano ita‑ liano e si concentrano sui clienti italiani in Repubblica Ceca. Il nostro obiettivo è di rafforzare i rapporti fra le imprese clienti con capitale italiano o fra le società che hanno rapporti commerciali con l’Italia. UniCredit Bank belongs in the Czech Republic and Slovakia among the leading financial institutions offering a wide range of quality products to retail, corporate and private clients. At the International Corporate Clients Centre you will find experienced, professional Italian speaking bankers who are focusing on Italian clients present in the Czech Republic. Our aim is to strengthen direct relations between corporate clients with a share of Italian capital, or companies that maintain business relations.
Ferrero è uno dei più grandi gruppi dolciari al mondo. Fon‑ data da Pietro Ferrero nel 1946 in Italia, ad Alba, in Piemonte. Altissima qualità, freschezza, innovazione, accurata selezio‑ ne delle ma terie prime: ecco le parole chiave che consentono ai prodotti Ferrero di essere amati da milioni di consumatori nel mondo. La Ferrero Česká è stata fondata a Praga nel 1994 e da quell’anno il consumatore ceco puo acquistare prodotti come Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Cioccolato, Kinder Sorpresa, Tic Tac. Ferrero is one of the largest confectionery companies in the world, founded by Pietro Ferrero in 1946 in Alba, Piedmont, Italy. High quality, freshness, innovation, careful selection of raw materials are the Ferrero’s key words that make its brands loved by millions of consumers all over the world. Ferrero Česká was founded in 1994 in Prague and since that year Czech consumer could buy products as Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Chocolate, Kinder Surprise, Tic Tac.
Želetavská 1525/1 140 92 Praha 4 tel. +420 955 911 111 unicreditbank.cz
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Fondata nel 1996, Finmed s.r.o. è una società che si oc‑ cupa dell’importazione e com‑ mercializzazione di dispositivi medici, di prodotti ospedalieri monouso e di un’ampia gam‑ ma di accessori chirurgici. La sua sede centrale è stata stabilita a Praga ma Finmed è completamente introdotta nel circuito ospedaliero delle più importanti città della Re‑ pubblica Ceca. Il portafoglio dei prodotti copre vari rami della medicina ufficiale. Finmed S.r.o., founded in 1996, is a company involved in the importation and commercialization of medical devices, hospitals disposables and a wide range of surgical accessories. Its headquarters were established in Prague but Finmed is also fully introduced in the hospital circuit of the most important cities of the Czech Republic. The product portfolio covers several branches of the official medicine.
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diffusori acustici loudspeakers
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Fonica International è un’azien‑ da specializzata nella progetta‑ zione e produzione di diffusori acustici isodinamici di alta fe‑ deltà. Sono prodotti realizzati in Italia, capaci di unire design e funzionalità al miglior livello di tecnologia internazionale. L’azienda nasce e si fonda sulla passione per la musica e sulla convinzione di poter creare dei prodotti di qualità straordina‑ ria, senza avere alle spalle un colosso multinazionale. Fonica international is a company that is specialized in the design and manufacture of high-fidelity isodynamic loudspeakers. The products are produced in Italy and combine design and functionality - with state of the art international technology. The company was founded and based on a deep passion for music and on the assumption that it could create products of exceptional quality, without having to rely on the support of a multina tional giant.
Fondata a Praga nel 2005, fa parte di un gruppo che opera da 50 anni nei maggiori merca‑ ti internazionali. La società re‑ alizza impianti per qualunque esigenza di movimentazione verticale. Il selezionato per‑ sonale è in grado di installare, manutenere e riparare ascen‑ sori di ogni marchio. Rapidi‑ tà, flessibilità ed esperienza, unite a professionalità, fanno di Mylift la soluzione sicura a ogni richiesta, garantendo pie‑ na soddisfazione al cliente. Founded in Prague in 2005, it is part of a group that has been operating in the major international markets for over 50 years. The company manufactures systems to meet any type of vertical handling requirements. Our selected staff is able to install, maintain and repair lifts of all brands. Rapidity of intervention, flexibility and experience, combined with professionalism make Mylift a safe solution to every requirement, ensuring full customer satisfaction.
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Industry and Trade
Distribuzione presidi medico chirurgici Distribution of Medical Surgical Instruments
Fonica
Industry and Trade
Finmed
Industry and Trade
Industry and Trade
Progetto RC suggests
Siad gas tecnici, speciali, medicinali, alimentari technical, specialty, medical and food gases Fondato a Bergamo nel 1927, SIAD è uno dei principali gruppi chimici italiani ed è attivo nei settori gas industriali, engi neering, healthcare, servizi e beni industriali. SIAD è pre‑ sente nel Centro-Est Europa in dodici diversi Paesi, con siti pro‑ duttivi e filiali commerciali. In Repubblica Ceca opera dal 1993 con SIAD Czech e, nel 2005, ha realizzato a Rajhradice, vicino a Brno, uno stabilimento di pro‑ duzione dei gas industriali tra i più tecnologicamente avanzati di tutto il Paese. Founded in Bergamo in 1927, SIAD is one of the most important Italian chemical groups and it is present in the area of industrial gases, engineering, healthcare, services and industrial goods. SIAD has production facilities and sales offices in twelve different Central and Eastern European countries. In the Czech Republic, it has been operating since 1993 through its branch SIAD Czech; in 2005, it established an industrial gases production plant at Rajhradice, near Brno, which is one of the most technologically advanced units in the entire nation. www.siad.cz siad@siad.cz
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MACROECONOMIA
di Gianluca Zago
Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output
Migliora la situazione occupazionale in Rep. Ceca. In settembre il tasso di disoccupazione ufficiale, da qualche mese calcolato per la popolazione in età attiva, è sceso a 5.9%. Mentre il più tradizionale tasso sull’intera popolazio‑ ne è sceso al 7.1%. Si tratta di dati positivi anche perché meno influenzati dall’occupazione stagionale estiva. Finalmente il settore industriale crea un buon numero di nuovi posti di lavoro, dopo moltissimi mesi di jobless recove‑ ry. Interessante notare come il numero di offerte di lavoro ancora non coperte sia il più alto in 5 anni. Ciò peraltro dimostra ancora una volta come le zone più avanzate del paese, regione di Praga in testa, godano sempre di buone opportunità occupazionali fino a non riuscire a soddisfarle tutte, mentre le zone più deboli non sembrano essere in grado di crescere. Anche il rinnovato interesse per il cosiddetto kurzarbeit in salsa ceca, sembra essere niente più che la ricerca di uno strumento per sostenere stipendi in zone depresse con denaro pubblico. Sembra paradossale che si debba ricorrere a certi strumenti assistenziali quando le posizioni scoperte sono così numerose, quando forse basterebbe stimolare la mobilità territoriale. The job market is improving and the unemployment rate is decreasing in the Czech Republic. The official unemployment rate, measured lately on the active population, decreased to 5.9% in September. Whereas the more traditional rate, measured on the entire population, recorded a low 7.1%. Figures all the more positive since they are less influenced by the summer seasonal jobs. Eventually the industrial sector is creating some new jobs, after several months of jobless recovery. It is worthy of note that the number of job vacancies is the highest in five years. That proves again how the most developed areas, such as the Prague region, always have good job opportunities and can’t even fulfill them all. Whilst the weakest regions don’t seem to be able to grow. The renewed interest in the so-called kurzarbeit seems to be nothing more than a tool to use public money to pay salaries in depressed areas. It seems like a paradox that a state has to use such tools when the jobs vacancies are so high. Maybe promoting territorial mobility would be more useful and productive.
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Produzione industriale in ottima crescita anche in settembre. I valori a prezzi correnti riportano un +8.3% su base annua. Naturalmente va considerata la svalutazione della corona, che riduce i valori effettivi. Nondimeno, l’industria attraversa un ottimo periodo anche nella seconda parte dell’anno. Il livello degli ordinativi è cresciuto notevolmente, +15.5%, e le aspettative sono per un finale d’anno molto positivo. Ciò sta determinando un incremento degli occupati e dell’offerta di lavoro, e anche un leggero aumento degli stipendi medi nominali. Ancora una volta, la parte del leone la fa l’industria auto‑ mobilistica, ma non pesantemente come nei mesi precedenti. Considerando che nell’area Euro la produzione industriale è perlomeno stagnante, se non negativa in alcune aree, la performance in Repubblica Ceca è certamente in‑ vidiata. Rimane la problematica legata alla produzione vocata quasi esclusi‑ vamente alla esportazione, e quindi molto dipendente dalla domanda estera e poco da quella interna. Again, the industrial output in September recorded very handsome figures. At constant prices, industrial sector grew by 8.3% y-on-y. Obviously, the crown devaluation reduces the effective rate of growth. Nevertheless, the industrial sector is growing at a nice pace also in the year’s second half. The new orders level too has grown significantly in September, by 15.5%. Expectation are for a very positive end of year. One consequence is the creation of new jobs and new vacancies, and also growth in nominal salaries, albeit small. Once again, automotive sector contributes the most to the growth, but less than in the previous months. When considering that Euro zone industrial output is stagnating, or even negative in some areas, one must conclude that the Czech performance must be envied by most. It has to be noted, though, that the industrial sector is massively dependent on foreign demand for goods, and very little on domestic demand.
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economia e mercato markets and data
Economics
by Gianluca Zago
Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade
Il livello di inflazione ufficiale registrato in ottobre si attesta a 0.7%, invaria‑ to quindi. In altre parole, una deflazione di fatto. Nella sostanza, si tratta di un notevole disappunto per la Banca Centrale. La svalutazione del novembre 2013 e che si sta ripetendo in questi giorni, non si è tradotta in carburante per la domanda interna che rimane stagnante. Bensì in mera competitività dei costi di produzione di merci rivolte alla esportazione. Certamente posi‑ tiva, ma secondo molti si tratta di un trasferimento di risorse dalle famiglie alle imprese esportatrici che non si traduce prima in potere di acquisto di beni prodotti internamente, e successivamente in salubre inflazione. Ricordiamo che una inflazione sotto il 2% è sempre negativa per l’economia domestica di un paese. Purtroppo l’effetto osmotico della deflazione nell’area Euro è trop‑ po forte per un paese piccolo come la Repubblica Ceca. La Banca Centrale fa quello che può, ma gli effetti in questo caso sono purtroppo poco incisivi. As well as in September, the inflation rate for October was 0.7% on a y-on-y basis. In other words, the Czech Republic is in deflationary state. This is basically a heavy disappointment for the National Bank. The devaluation of the crown decided in November 2013, and fostered again now in November 2014, was expected to turn into fuel for the stagnating domestic demand. Instead, it turned out well only for exporters, since it reduced the production costs for export oriented goods. This is a certainly positive outcome, but many see this as a mere transfer of resources from families to exporters, instead of improved power of purchase for domestic goods that turns afterwards into healthy inflation. Let’s not forget that an inflation rate below 2% is always negative for the economy. Unfortunately the osmotic effect of the Eurozone deflationary state is too strong for a small country such is the Czech Rep. The Central Bank is doing what it can, but the effects on this matter are not that significant, unfortunately.
Ancora una solida performance della bilancia commerciale in settembre, chiusa in positivo per 13.9 miliardi di corone (mezzo miliardo di euro). L’atti‑ vo è leggermente in calo con l’area Ue su base annua, ma il passivo con l’area non-Ue e in particolare con l’Asia migliora leggermente. Il calo fortissimo dei costi dei combustibili importati è il fattore più significativo. Consideran‑ do la svalutazione della corona, le esportazioni e importazioni in euro sono cresciute del 8.4% e 6.4% su base annua, mentre in dollari sono cresciute rispettivamente del 4.8% e 2.8%. Nei primi 9 mesi dell’anno, il surplus della bilancia commerciale è stato di 39 miliardi di corone (1.4 miliardi di euro). Ancora una volta i dati mostrano come l’export sia la componente fondamen‑ tale per l’economia ceca, che si sta indirizzando ad essere il serbatoio per la produzione economica di beni destinati alla Ue, in particolare la Germania. Ogni sforzo dunque viene fatto per mantenere l’export in salute, anche se a discapito della domanda interna e del potere di acquisto delle famiglie ce‑ che. September posted again a solid performance, recording good trade balance figures. The balance was in positive territory by 13.9bn crowns (about half a billion euro). The surplus is slightly decreasing with the EU area on a y-on-y basis, but things are improving against the non-EU regions, especially Asia. The most significant factor in this improvement is the sharp reduction of imported fuel prices. When considering the crown devaluation, exports and imports in euro grew by 8.4% and 6.4% on a y-on-y basis, whilst in dollars they grew by 4.8% and 2.8%. During the first 9 months, the trade balance surplus was 39bn crowns (about 1.4bn euro). Once again the figures indicate how critical is the export sector for the Czech economy, which is becoming the provider of cheaply manufactured goods to the EU, especially Germany. Therefore, every effort is being spent in keeping exporters in good health, even if that means depressing the domestic demand and reducing the Czech families power of purchase.
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Come cambiano le regole del catasto In conseguenza della recente ricodificazione del diritto privato in Repubblica Ceca si trasforma anche la disciplina dei registri dei beni immobili Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Studio Legale Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz Mgr. Martin Holub, advokát Mgr. Lucie Miškovská Law Firm Šafra & partneři Martin.Holub@safra-advokati.cz
As a result of the recent recodification of private law in the Czech Republic, the cadastral regulations have been changed
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Insieme al nuovo codice civile il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova legge catastale. Alcune dispo‑ sizioni però acquisteranno efficacia solo all’inizio del 2015. Questa leg‑ ge ha abrogato e sostituito la legge catastale esistente e la legge sulla registrazione della proprietà e di altri diritti reali sui beni immobili. Un cambiamento significativo con‑ siste nella rigorosa applicazione del principio della cosiddetta “pubbli‑ cità materiale” risultante dall’art. 980 e ss. del codice civile e secondo il quale le informazioni contenute nel registro sono conformi alla re‑ altà. Applicando questo principio si rafforza la protezione della buona fede riguardo alla veridicità e com‑ pletezza dei dati iscritti e pubblicati nel catasto. Da un lato questo prin‑ cipio presuppone che ogni incon‑ gruenza con lo stato attuale debba Along with the new Civil Code new cadastral law has come into force on 1 January 2014. However, some of provisions of law will take effect only from the beginning of 2015. This new law has repealed and replaced the existing cadastral law and the law of property registration, including other rights on real estate property. A significant change in the law is the strict application of the principle of the so-called “material publicity” under art. 980 et seq. of the Civil Code, according to which the informations contained in the registry is consistent with the real state of things. Applying this principle the protection of good faith is reinforced in relation to the verity and completeness of the data that has been registered and published at the cadastre. On the one hand, this principle implies that any
essere provata ma non possa essere contestata alla persona che agiva in buona fede. Dall’altro la pubblicità materiale si manifesta nella regola che l’ignoranza dei dati iscritti non
scusa. Quindi, prima di stipulare un contratto relativo agli immobili è necessario controllare i dati iscritti nel catasto, che sono accessibili an‑ che on-line.
Antica mappa catastale di Praga Josefov e aree circostanti / Old cadastral map of Prague Josefov and surround areas
inconsistency or contradiction with the current state of things must be demonstrated, but may not be used against the person who was acting in good faith. On the other hand, material publicity manifests itself in the
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rule that ignorance of the registered data is no excuse. Thus, before signing a property contract, it is necessary to check the correctness of the data registered at the cadastre, that may be accessed on line.
panorama legislativo laws and rules
New cadastral regulations Il catasto è tenuto a informare il titolare degli immobili di eventuali variazioni dell’iscrizione catastale. Chi si sente colpito dal cambiamen‑ to dei dati ha diritto di chiedere la
The cadastral office is obliged to inform the owner of the property of any cadastral registration variations. Anyone who feels that he has been affected by changes to cadastral data, has the right to request that corrections be made to
correzione di tale iscrizione e an‑ notare l’incongruenza entro il ter‑ mine di un mese dal momento in cui è venuto a conoscenza di questa iscrizione. Nel caso in cui l’aven‑ te diritto non sia stato informato del cambiamento dell’iscrizione, il termine si allunga a tre anni dal momento in cui l’iscrizione è stata effettuata. Il legislatore ha stabilito un periodo transitorio di un anno per adattarsi a queste regole, quindi le disposizio‑ ni dell’art. 980 ss. saranno applicate dal primo gennaio 2015. Per quanto riguarda le iscrizioni dei diritti avve‑ nute prima, i termini per chiedere la correzione dell’iscrizione e renderla conforme allo stato attuale decorro‑ no da questa data. Per i motivi sopra indicati, ai proprietari degli immobili o ad altri aventi diritto conviene con‑ trollare i dati iscritti e pubblicati nel
catasto perché le conseguenze posso‑ no essere fatali. Alla protezione dei proprietari degli immobili contro i trasferimenti frau‑ dolenti di diritti reali servono invece diverse modifiche apportate alla leg‑ ge. Nuovamente, l’ufficio catastale deve informare il proprietario dell’im‑ mobile del fatto che i rapporti giuridici sono influenzati dal cambiamento prima di iscriverlo. L’informazione sul fatto che la voltura catastale è stata proposta verrà inviata all’indirizzo del proprietario dell’immobile a disposi‑ zione dell’ufficio o tramite casella dati. L’ufficio catastale può poi procedere alla voltura catastale proposta decorsi venti giorni dall’invio dell’informazio‑ ne sulla stessa. Così la legge dà priorità alla sicurezza e protezione dei diritti reali piuttosto che alla velocità. L’obbligo di informazione sopra indi‑ cato vale solo per le volture catasta‑
li. Invece, gli altri tipi di iscrizione (come l’annotazione) non sono pro‑ tetti in questa maniera. Usufruendo del mondo on-line, la nuova legge catastale prevede anche un servizio speciale di controllo a pagamen‑ to che si chiama hlídací pes (cane da guardia). Con questo servizio il proprietario o altro avente diritto (il creditore ipotecario, la persona autorizzata dalla servitù etc.) sarà informato di qualsiasi tentativo di modificare i dati iscritti, non solo delle proposte di voltura. I proprie‑ tari possono scegliere se vogliono ricevere la notifica tramite casella dati, posta ordinaria, e-mail o sms. Il prezzo del servizio varia secondo il numero degli immobili ogget‑ to di controllo, ma quello di base (centinaia di corone ceche) è molto conveniente, se si considera quanto vale la proprietà di un immobile.
it, and also registration of the note of the inconsistencies within a period of one month from the moment they get to know about the entry. If the entitled person has not been duly informed of a possible change in the registration, the term is extended to three years from the moment the entry has been made. The legislator has established a transition period of one year so as to allow time to adapt to these new regulations, therefore the provisions of art. 980 et seq. will be applied from January 1, 2015. As for the registration of rights that took place before that date, the established time to request the correction of an entry - and make it compliant with the current state of things will take effect from that date. For the reasons stated above, it is convenient for property owners - as well as others who are entitled to it - to verify the reg-
istered and published data, because the consequences can be serious. Instead, in order to protect property owners against fraudulent transfers of real rights, other amendments to the law have been taken. Here again, the cadastre office has to inform the real estate property owner, before registering, that legal relations will be affected by the change. Notification that a cadastral registration change has been applied for, will be sent to the available address of the owner of the property, or by means of a data box. The cadastral office may then proceed with the requested registration change after twenty days from the dispatch of the notice. Thus, the law gives priority to the security and protection of real rights rather than to the speed of the operation. The right to be informed, as reported above, is only valid for cadastral regis-
tration changes. However, other types of entries (such as annotations) are not protected in this way. Taking advantage of the web, the new cadastral law also provides a special verification service for a fee, which is called hlídací pes (watchdog). With this service, the owner or any other entitled person (the mortgagee, the person authorized by the easement, etc.), can be informed of any attempts to modify the registered data and not only of cadastral registration changes. Owners may choose whether they want to be notified via data box, postal mail, email or text message. The price of the service varies according to the number of properties subject to verification, but the basic fee (hundreds of Czech crowns) is very convenient, if we take into consideration how much a property can be worth.
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I cechi, questi escursionisti The Czechs, those hikers La Repubblica Ceca vanta la più ricca rete europea di itinerari guidati nella natura. Nei fine settimana gli appassionati partono alla scoperta delle bellezze del territorio
I cechi, popolo che ama la vita all’aperto, sono fra i più attivi nell’organizzare gite alla scoperta della natura. L’autunno, con la sua ricca varietà di colori, è la stagione perfetta per tuffarsi in lunghe cam‑ minate. Il venerdì pomeriggio le stazioni fer‑ roviarie ceche si affollano di gruppi muniti di zaini e scarpe da trekking. Appartengono a due categorie di tu‑ risti: i semplici appassionati di escur‑ sionismo che, mappa alla mano, sono
pronti a lunghi tragitti a piedi o in bicicletta, e i tramp. I primi, in cerca di un itinerario “gui‑ dato”, trovano una folta rete di per‑ corsi segnalati. “In tutto abbiamo oltre 80mila chilometri di sentieri marcati, una lunghezza pari a due volte l’Equa‑ tore”, dice Mojmír Nováček, segretario generale del Club dei turisti cechi. Fon‑ dato nel 1888, il Club raccoglie circa 40mila membri da tutto il Paese. Nel 1889 segnò il primo percorso che univa il tratto della Vltava fra Štěchovice e le
rapide di San Giovanni. Dopo la nascita della Cecoslovacchia cambiò il modo di procedere: sentieri isolati furono uniti in lunghi itinerari. Uno di questi è la Hřebenovka, che il Club sta ora ripristi‑ nando, un tracciato che dalla Germania si snoda lungo il confine dei Monti Me‑ talliferi e attraverso la Svizzera Boema porta in Moravia-Slesia. L’espansione di itinerari, segnavia e cartelli con le mappe non conosce sosta: nel 1920 la rete contava 25mila km, “Oggi ci sono 42mila km di sentieri pedestri, quasi al‑
di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni
The Czech Republic boasts the most extensive European network of guided routes in nature. At the weekends, enthusiasts set out to discover the beauty of the territory
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Manutenzione della segnaletica a Březnice / Maintenance of trail blazing in Březnice
The Czechs, people who love the outdoor life, are among the most active in organizing trips to discover nature. Autumn, with its rich variety of colours, is the perfect season to engage in long walks. On Friday afternoon, the Czech railway stations are crowded with groups equipped with backpacks and hiking boots. They belong to two categories of tourists: the simple hiking enthusiasts, with maps in their hand, are ready for long journeys on foot or by bicycle, and the “tramps”. The first group, in search of a “guided” route, find a dense network of marked
trails. “Overall, we have over 80,000 kilometres of marked trails, a length twice that of the Equator”, says Mojmír Nováček, Secretary General of the Czech Tourist Club. Founded in 1888, the Club boasts about 40,000 members from all over the country. In 1889 the first route was marked that joined a section of the Vltava between Štěchovice and St. John’s rapids. After the birth of Czechoslovakia, they changed the way it worked, and isolated trails were united to long routes. One of these is the Hřebenovka, which the Club is now restoring, a trail that
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starts in Germany and twists and turns along the border of the Ore Mountains through Bohemian Switzerland leading into the Moravian-Silesian region. The expansion of paths, trail signs and maps is limitless. In 1920 the network was 25,000 km long, “Today there are 42,000 km of hiking trails, almost as many cycling paths and then there are those for skiers, paraplegics and bridleways”, Nováček estimates. For volume, quality and coverage across the country, the Czech hiking network is considered the best in Europe, the only one to use signage in four colours.
focus focus
trettanti di ciclosentieri e poi quelli per sciatori, paraplegici e ippovie” calcola Nováček. Per volume, qualità e una co‑ pertura estesa all’intero Paese, la rete escursionistica ceca è considerata la migliore in Europa, l’unica a impiegare una segnaletica a quattro colori. I sentieri serpeggiano ovunque, tra il Paradiso Boemo, i Monti dei Giganti o il Parco nazionale della Svizzera Boe‑ ma, tra foreste di conifere, laghi, gole e rilievi da cui si aprono ampie vedu‑ te; portano ad Adršpach, maggiore comune rupestre in Europa centrale o alle rocce di Prachov, meta preferita dagli alpinisti; cingono numerosi ca‑ stelli e siti Unesco. La stessa Karlovy Vary è circondata da percorsi costel‑ lati di busti, ricordo dei celebri per‑ sonaggi ospiti del centro termale. Se
è vero che i paesaggi boemi e moravi ispirarono romanzi, quadri e poesie, esistono anche artisti celebrati nella cartografia come il poeta romantico Karel Hynek Mácha. Il “sentiero di Mácha” conduce al misterioso castello Houska, dove il poeta ebbe un sogno profetico. Il Castello di Kokořín, ritrat‑ to in alcuni schizzi dell’autore, ispirò invece il romanzo Gli zingari. I vagabondi della natura Sui sentieri non ci s’imbatte nei tramp che, diversi per tradizione e approc‑ cio, si perdono senza meta in territori ignoti. Ma chi sono? Per alcuni, vaga‑ bondi che passano il tempo girova‑ gando nei boschi, dormono all’aperto, cantano attorno ai falò e partecipano a festival folk e balli country. Per altri, una banda di amici sempre di buon
Fonte: ŠJů, Wikipedia
The trails are winding everywhere, including in the Bohemian Paradise, or the Giant Mountains, or the National Park of Bohemian Switzerland, including coniferous forests, lakes, gorges and elevations from which there are extensive views. They lead to Adršpach, the most important rocky city in central Europe, or to the rocks of Prachov, a favourite destination for mountaineers; surrounded many castles and UNESCO sites. Karlovy Vary itself is surrounded by paths studded with busts, in memory of the famous guests of the spa. If it is true that the Bohemian and
Moravian landscapes inspired novels, poems and paintings, there are also artists celebrated in cartography like the romantic poet Karel Hynek Mácha. The “Mácha’s path” leads to the mysterious Houska castle, where the poet had a prophetic dream. Kokořín Castle, portrayed in some sketches of the author, inspired the novel The Gypsies. The vagabonds of nature On the trail, you cannot meet a “tramp”, who rather differently in terms of tradition and approach, lose themselves aimlessly in unknown territories. But who are they? For some, they are vagabonds who
umore con abbigliamento trapper, zaino e chitarra. La parola tramping è poco nota in italiano che adotta più spesso il verbo hiking. Tradurla con escursionismo è riduttivo, per gli in‑ teressati è piuttosto uno stile di vita. Il loro peregrinare è dettato dall’aspi‑ razione alla libertà, ha il sapore della cultura americana selvaggio west, trasmessa dalle avventure di Jack London o Karel May. Il tramping ceco nacque a Praga come diramazione dello scoutismo. Nel 1918 sei ex scout seguirono il corso della Vltava e presso le rapide di San Giovanni crearono la base di Roaring
Camp, nome che riprende un racconto di Bret Harte. L’anno dopo, ispirati dal western The Valley of Lost Hope, la rinominarono Ztracená naděje (Lost Hope): fu il primo villaggio tramp. “Ztracenka è uno stile di vita non scritto che abbiamo stabilito e man‑ teniamo con piacere – dice l’attuale sceriffo Franta Hacker. – Badiamo senza riserve all’ordine e non dan‑ neggiamo la natura”. Ztracenka, for‑ ma breve del nome, non rimase una realtà isolata. Per non pernottare a cielo aperto, i tramp innalzarono tet‑ toie e capanne di tronchi e posero le basi di villaggi con a capo uno sceriffo
spend their time wandering in the woods, sleeping in the open, singing around the campfire and participating in folk festivals and country dances. For others, they are a group of friends always in a good mood with trapper clothing, backpacks and guitars. The word tramping is little known in Italian, which usually adopts the verb to hike. Translating it as hiking is a bit reductive, for those interested is more a way of life. Their pilgrimage is dictated by an aspiration for freedom, and has the taste of the American Wild West culture, present in the adventures of Jack London or Karel May. The Czech tramping was born in Prague as an offshoot of scouting. In 1918, six former scouts followed the course of the Vltava river and at St. John’s rapids they created the base of Roaring Camp, a name taken from a novel by Bret Harte. The following year, inspired by western The Valley of Lost Hope, they renamed it
Ztracená naděje (Lost Hope). It was the first “tramp” village. “Ztracenka is an unwritten lifestyle that we have established and we maintain with pleasure”, says the current sheriff Franta Hacker. “We unconditionally take care and do not damage the order of nature”. Ztracenka, the short form of the name, did not remain an isolated reality. In order not to spend the night under the open sky, the tramps erected sheds and log cabins, and laid the foundations of villages headed by a sheriff, which were already spread throughout Czechoslovakia during the First republic. Rising on the banks of streams and rivers, slopes and cliffs, they created a world full of romance, equality and respect. A world where the problems started very soon. An essential feature of tramping was, and remains, the absence of rules. Tramps do not want to organize, they were aware that an
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Le rapide di San Giovanni in un disegno di Karel Liebscher / St. John’s currents in a painting by Karel Liebscher
La vita all’aria aperta è irrinunciabile per i tramp, girovaghi che prediligono i luoghi inesplorati ai sentieri calcati dai turisti
che già durante la Prima Repubblica si diffusero nell’intera Cecoslovacchia. Sorti in riva a ruscelli e fiumi, su pendii e pareti rocciose, crearono un mondo pieno di romanticismo, uguaglianza e rispetto. Un mondo in cui ben presto iniziarono i problemi. Caratteristica essenziale del tramping era e rimane l’assenza di regole. I tramp non vogliono organiz‑ zarsi, consci che un’associazione com‑ porta norme e divieti, a scapito della libertà. Movimento democratico che sfugge ai controlli, erano una spina
nel fianco per tutti i gruppi sociali e politici organizzati. La prima crociata contro i tramp risale al 1924, quando il capo-scout Antonín Svojsík li accusò in un articolo di condotta contraria all’ordine pubblico. Un secondo at‑ tacco fu la Legge Kubát del 1931, con cui il presidente Hugo Kubát vietava comportamenti che minacciano l’or‑ dine pubblico e il decoro, ad esempio il campeggio promiscuo di uomini e donne, melodie dai contenuti scon‑ venienti, nuotare dove proibito. Il provvedimento fu ignorato dai tramp, divenne anzi oggetto di scherno. “Poi il signor Kubát emanò un divieto: ogni tramp dal bosco è bandito! – an‑ nuncia una canzone di Jenda Korda – Manitù non lo poté sopportare, Kubát
fece chiamare, lo picchiò a dovere e si continuò a campeggiare”. Arrivarono poi le repressioni dei go‑ verni totalitari: controlli dell’StB alle stazioni, demolizione di capanni e furti, divieto di attività scout. Sia il regime comunista che quello nazista non amavano scout e tramp per vari aspetti: l’informalità e il liberalismo politico, l’ammirazione per la cultura occidentale, l’accento sulla fratellanza e sul rispetto della natura ma “davano soprattutto fastidio l’indipendenza e la libertà di pensiero. Non siamo sogget‑ ti a niente e nessuno – si legge su un blog. – Dipendiamo dal gusto di prepa‑ rarci lo zaino e partire verso l’orizzonte. È così e basta: il tramping è soprattutto libertà. E sarà così per sempre”.
object of ridicule. “Then Mr. Kubát issued a ban, every tramp was banished from the forest!” as the song of Jenda Korda announced. “Manitou could not take it, Kubát was duly struck, and the camping continued”. Then the repression from totalitarian governments arrived, and the controls from StB at stations, the demolition of the sheds and theft and ban of scout activities. Both the communist regime and the Nazi one disliked scouts and tramps in several respects: the informality and political liberalism, the admiration of Western culture, the emphasis on brotherhood and respect of nature, but “it bothered them especially due to the independence and
freedom of thought. We are not subject to anyone or anything”, you can read on a blog. “We depend on the desire to prepare our backpacks and set off towards the horizon. It’s just like that, the tramping is above all freedom. And it will always be that way”. The last enemy is he who protects nature. In the Czech Republic it is permitted to camp out in the woods but environmentalists want to kick out the tramps from the villages because they do not respect the rules, they do not stick to the trails and they disturb the animals. Palaeontologists accuse them instead of ruining the archaeological sediments. The comeback came in 2013, a gift for the 95th anniversary
The outdoor life is a must for “tramps”, wanderers who prefer the unexplored paths to those trodden on by tourists association involves rules and prohibitions, at the expense of freedom. A democratic movement that escapes all controls, were a thorn in the side for all the organized social and political groups. The first crusade against the tramps dates back to 1924, when the chief scout Antonín Svojsík accused them in an article, of conduct opposing public order. A second attack was in the Kubát’s Act of 1931, in which President Hugo Kubát prohibited behaviours threatening public order and decorum, e.g. promiscuous camping with men and women, melodies of inappropriate content, swim where it is prohibited. The order was ignored by the tramps, and it indeed became the
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L’ultimo nemico è chi tutela la natura. In Cechia è permesso bivaccare nei boschi ma gli ambientalisti vogliono cacciare i tramp dai villaggi perché non rispettano le regole, escono dai sentieri e disturbano gli animali. I paleontologi li accusano invece di rovinare i sedimenti archeologici. Nel 2013 la rivincita, un regalo per il 95 anniversario dalla fondazione: il Ministero dell’Ambiente dichiara il tramping parte dell’eredità culturale ceca. Si legalizza così una forma di soggiorno in mezzo alla natura di‑ scussa e controversa, meno diffusa che negli anni venti ma pur sempre popolare. L’organizzazione frammen‑ taria non permette dati certi ma in un secolo d’esistenza e cinque gene‑
of the foundation. The Environmental Ministry declared tramping as part of the Czech cultural heritage. It legalized a discussed, controversial form of living in the middle of the nature, now less widespread than in the twenties but still popular. The fragmentary organization does not provide reliable data, but in a century and five generations of existence, it is estimated to have received hundreds of thousands of people. The life of the settlement obviously does not lack in sporting activity, with
razioni si stima abbia accolto alcune centinaia di migliaia di persone. Nella vita dell’insediamento non manca l’attività sportiva, ovviamente con sport outdoor come il nohejbal. Nato a livello cecoslovacco e diffu‑ sosi ovunque, è noto come football tennis ma i tramp vi s’identificano tanto da definirlo “calcio dei tramp”. Il tramping ha avuto anche un ruolo culturale influenzando la scena della musica popolare ceca con la creazione di un repertorio tramp, canzoni che contribuì a diffondere pure il festival folk Porta. Le prime avevano solo il testo originale, le musiche ripren‑ devano motivi militari, nazionali o successi americani. Agli anni venti del Novecento risalgono le prime melo‑
outdoor sports such as nohejbal. Originally it was born within Czechoslovakia, before spreading everywhere, it is also known as football tennis but the tramps are used to calling it “tramp football”. The tramping also had a cultural role in influencing the Czech folk music scene with the creation of a tramp repertoire, songs that helped even to spread the folk festival Porta. The first only had the original text, the music then resumed military or national themes, or American hits. In the 1920s the first original melodies ar-
die originali e la prima generazione di musicisti tramp come Jarka Mottl, Jenda Korda o Eduard Ingriš. In ogni villaggio nacquero cori e gruppi, fieri delle rispettive canzoni. L’antico inno tramp è Vlajka vzhůru letí (La ban‑ diera vola alta) di Jenda Korda ma attorno al fuoco risuonano altri testi come Osada (Il villaggio), cui sulla melodia italiana Maria Mari com‑ posta da Eduardo Di Capoa s’inserì il testo firmato da Karel Vacek, abitante di Ztracenka. Qui visse anche Jarka Mottl, maestro del genere, autore della prima canzone tramp e di cen‑ tinaia d’altre. Un quadro della vita dei tramp della Prima Repubblica si ritrova nel li‑ bro umoristico Dobrodružství šesti
rived with the first generation of tramp musicians like Jarka Mottl, Jenda Korda and Eduard Ingriš. In every village choirs and groups were born, all proud of their songs. The ancient tramp hymn is Vlajka vzhůru letí (The flag flies high) of Jenda Korda but around the fire other lyrics are cried out, such as Osada (The Village), where the Italian melody Maria Mari composed by Eduardo Di Capoa intruded the text written by Karel Vacek, a resident of Ztracenka. It was here where Jarka Mottl also lived, the master of the genre, and author of
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trampů (Le avventure di sei tramp) di Vlastimil Rada e Jaroslav Žák, con‑ siderato una delle più fedeli traspo‑ sizioni letterarie, da cui fu tratto un musical nel 1969. La storia degli anni prebellici è conosciuta grazie a Dějiny Trampingu (La storia del tramping) di Bob Hurikán, descrizione ricca e frammentaria di luoghi e villaggi che egli stesso frequentava. Fra gli artisti che attinsero l’ispirazione creativa dal soggiorno in mezzo alla natura c’è l’illustratore e pittore Zdeněk Burian. Ma l’affresco più bello sono le parole di una canzone di Harry Mitrovský: “Siamo girovaghi, solo Madre terra conosce la nostra antica nobile ori‑ gine, là dove i boschi s’anneriscono cupi, dove il sole indora le onde ar‑ gentate dell’acque, là, in ogni luogo del mondo, c’è la nostra patria...”. Non è fra i sentieri escursionistici più cal‑ cati che volge “il libero semplice cuore del giramondo”. the first tramp song and of hundreds of others. A picture of the life of the tramps in the First republic is found in the humorous book Dobrodružství šesti trampů (The adventures of six tramps) by Vlastimil Rada and Jaroslav Žák, considered to be one of the most faithful literary transpositions, which was made into a musical in 1969. The history of the pre-war years is known thanks to Dějiny Trampingu (The history of tramping) by Bob Hurikán, a rich and fragmentary description of places and villages that he himself attended. Among the artists who drew creative inspiration from the living room in the middle of nature is illustrator and painter Zdeněk Burian. However, the most beautiful portrait is in the words of a song by Harry Mitrovský: “We are wanderers, only Mother Earth knows our ancient noble origin, where the woods go dark, where the sun gilds the silver waves of the waters, there, in every place of the world, is our homeland...”. It is not among the most common hiking trails that moves “the free simple heart of a globetrotter”.
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Da Montmartre al museo Kampa From Montmartre to the Kampa Museum
La storia di František Kupka, il padre dell’arte astratta di Edoardo Malvenuti by Edoardo Malvenuti
The story of František Kupka, the father of abstract art
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«Mi ricordo che quando sono arrivata a casa sua, un vecchio signore mi ha aperto la porta. Io gli ho detto: sono cecoslovacca, studentessa d’arte, in esilio. Mi piacerebbe molto vedere i vostri quadri. Era molto contento per‑ ché in quel momento nessuno lo visi‑ tava: i cechi non potevano e i francesi non s’interessavano più a lui. Quando siamo saliti nell’atelier e ho visto i suoi quadri, ero come in estasi. Ho detto: sono formidabili, magnifici, ec‑ cezionali! Volevo comprare una tela, e lui, il povero Kupka, mi avrebbe dato tutto l’atelier talmente era contento. Ne ho scelto uno, e me l’ha vendu‑ «I remember that when I got to his house, an old man opened the door. I told him I was a Czechoslovak art student in exile and that I would love to see his paintings. He was very pleased because in that period no one used to visit him: the Czechs couldn’t do so and the French were no longer interested in him. When we got to his studio and saw his paintings, I became ecstatic and told him they were exceptional, wonderful, extraordinary! I wanted to buy a painting, and he, the poor Kupka, was so happy about it that he would have given me his whole collection. I chose one painting, and he sold it for about $50, and it was his wife who decided». Meda Mládková, the greatest Czech art collector and founder of the Kampa Museum in Prague, recalls her first encounter with František Kupka in 1956, a year before the death of the Czech artist, at
to per l’equivalente di 50 dollari, è stata sua moglie a decidere». Meda Mládková, la più grande collezionista d’arte ceca e madre del museo Kam‑ pa di Praga, ricorda così il suo primo incontro con František Kupka, nel 1956, un anno prima della morte del pittore ceco nella sua casa di Puteaux,
un villaggio sulle sponde della Senna non lontano da Parigi. Quest’artista ormai anziano, ritirato, felice di ven‑ dere una delle sue tavole ad una stu‑ dentessa venuta a fargli visita è con‑ siderato, oggi, come uno degli artisti cechi più famosi e “cari” al mondo. Esposto da Parigi a New York è stato
František Kupka: Autoritratto / Self-Portrait, 1905
his home in Puteaux, a village on the banks of the Seine near Paris. The retired painter, who was now quite old – but pleased to sell one of his canvases to a student who had come to see him – is now considered one of the most famous and “expensive” Czech artists in the world. His paintings are exhib-
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ited from Paris to New York, and is now recognized as the father of abstract art, along with Kandinsky, Mondrian and Delaunay. However, Kupka had always defied any form of classification: «Is my painting considered abstract art? Why? Painting is a tangible thing: colours, shapes and dynamics.
cultura culture
battezzato padre dell’arte astratta assieme a Kandinskij, Mondrian e Delaunay. Tuttavia Kupka ha sempre rifiutato questa, e altre etichette: «La mia pittura sarebbe astratta? Perché? La pittura è concreta: colori, forme, dinamiche. Quello che conta è l’invenzione. Si deve inventare, poi costruire». Kupka l’ha fatto, sempre, con un furore militante, d’artista de‑ gno di questo nome. Nato a Opočno, in Boemia orientale nel 1871, viene iniziato ancora molto giovane allo spiritismo da un professore che lo forma per il concorso d’ingresso alla Scuola di Belle Arti di Praga. Qui sarà ammesso nel 1889, e seguirà una for‑ mazione in pittura sacra e storica. Nel 1892, una volta ottenuto il diploma, parte per Vienna, deciso a seguire i corsi d’arte all’Accademia. Sono
gli anni di fine secolo nella capitale dell’impero, allora animata da una straordinaria effervescenza culturale: Gustav Klimt comincia a dipingere, Karl Kraus scrive teatro e filosofia mentre Freud pratica le sue sedute di psicoanalisi. Il giovane pittore ceco continua la sua formazione artistica, improntata ad uno stile classico, fino al 1899 quando dall’Accademia di Vienna passa alle strade di Parigi. La ville lumière, allora un magnete per artisti e scrittori di tutta Europa. Nel quartiere di Montmartre comincia la sua vita da bohème: Kupka vive e lavora tra queste viuzze che si arram‑ picano sulla collina più celebre della capitale francese. Sono gli anni di Picasso, di Modigliani, delle notti folli nei caffè, gli anni delle grandi avan‑ guardie che reinventano l’arte del
XX secolo. Impressionismo, cubismo, arte astratta: Kupka vive tutto questo in prima persona, vi partecipa atti‑ vamente, frequenta pittori e poeti. Inizialmente si dedica all’illustrazio‑ ne per riviste e manifesti. Dal 1907 collabora con il settimanale l’Assiette
Puteaux, Le Quai National all’inizio del Novecento / Puteaux, Le Quai National at the beginning of the 19th century
What really matters is creativity. You have to invent, then build on it». And Kupka had always done so with fury and great enthusiasm, just as an artist that is worthy of that name. He was born in Opočno, in eastern Bohemia in 1871, and when he was still quite young he was introduced to spiritual-
ism by a professor, who formed him for his entry exam at the Academy of Fine Arts in Prague. He was admitted to the school in 1889 and was trained in historical and sacred paintings. In 1892, after obtaining his diploma, he left for Vienna, where he intended to follow art classes at the Academy. These
were the last years of the century in the capital of the empire, which was animated by an extraordinary cultural effervescence: Gustav Klimt had started painting, Karl Kraus was writing for the theatre and about philosophy, while Freud had already started his psychoanalytic work. The young Czech
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Copertine de L’Assiette au Beurre negli anni 1902 e 1904 / Front cover of L’Assiette au Beurre of the years 1902 and 1904
au beurre, pubblicazione di stam‑ po socialista e anarchico. È così che s’orienta su posizioni anti-clericali e anti-monarchiche, le sue illustrazioni sono dure e offensive contro coloro che giudica oppressori e profittatori. Allo stesso tempo, la sua ricerca arti‑ stica prosegue intensa. Segue corsi di painter then continued his artistic formation, based on a classical style until 1899 when from the Vienna Academy he took to the streets of Paris. The ville lumière, which was then an attraction for artists and writers from all over Europe. In the district of Montmartre he began his bohemian life: Kupka lived and worked in these small streets that lead up to the most famous hill of the French capital. These are the years of Picasso, Modigliani and of crazy nights spent in cafés and the years of the great avant-garde, that reinvented the art of the twentieth century: impressionism, cubism, abstract art. Kupka lived through all of it, participating actively and frequented painters and poets. Initially, he devoted himself to illustrations for magazines and posters. From 1907, he collaborated with the weekly L’Assiette au beurre, a socialist and anarchic oriented publi-
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psicologia, biologia, ottica, meccani‑ ca e archeologia all’università della Sorbona. La storia e il funzionamento del mondo lo interessano: nutrono le sue incessanti sperimentazioni sulla tela. La rottura con lo stile figurativo arriva nel 1910. Che succeda a Parigi
non è un caso, la capitale è un terreno fertile per un’arte che vuole rompere con la tradizione. Nel 1912, al Salone d’autunno, è esposto il suo celebre olio Fuga in due colori. Al Salone degli Indipendenti trovano spazio altre opere, questa volta a fianco
di tele cubiste, il movimento forte dell’epoca. Un lavoro decisivo nel suo percorso verso il non figurativo è Ma‑ dame Kupka tra le verticali, in cui una pittura d’immagine si disfa in un oriz‑ zonte di forme e colori. Un altro anno decisivo per l’artista ceco è il 1914: è
Madame Kupka tra le verticali / Madame Kupka between verticals, 1911
cation, but he began to develop anticlerical and anti-royalist sentiments, and his illustrations became harsh and offensive against those whom he considered oppressors and exploiters. In the meantime, he continued intensely his artistic research and followed courses in psychology, biology, optics, mechanics and archaeology at the Sorbonne. Understanding history and the world were of great importance to him: it nourished his ceaseless painting experimentation. The break from figurative art took place in 1910. The fact that it happened in Paris is not a mere chance, the capital was a breeding ground for a new type of art that broke away from tradition. In 1912, at the Autumn Salon, his famous Fugue in two colors oil painting was exhibited. At the Salon des Indépendants
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Amorfa, Fuga in due colori / Amorpha, Fugue in two colors, 1912
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cultura culture
allora che Kupka decide di mettere da parte tavolozza e pennello per vestire l’uniforme militare. È inviato sul fronte della Somme a combattere contro le truppe tedesche nella stessa compagnia del poeta Cendrars. Nel 1915, gravemente malato, rientra a Parigi dove mobilita la resistenza ceca nella capitale francese. Presto diventa anche presidente della Colo‑ nia ceca di Francia, che raggruppa le associazioni di suoi connazionali sul territorio. Nel 1918 è di nuovo inviato al fronte agli ordini del maresciallo Foch. Finirà la guerra con il grado di
other works were also displayed, but this time together with cubist paintings, the strong movement of that period. A decisive work in his artistic journey towards non-figurative art is Madame Kupka among verticals, in which a painted image unravels itself into a horizon of shapes and colours. Another crucial year for the Czech artist was 1914, when Kupka decided to put away his brushes and join the army. He was sent to the Somme front to fight against the German troops and was placed in the same company as his friend, the poet Cendrars. In 1915, he became seriously ill and thus had to return to Paris, where he started mobilizing the Czech resistance in the French capital. He soon became president of the Czech colony in France, that gathered the associations of his country-
capitano, ricevendo il riconoscimento della Legione d’Onore. Finito il primo conflitto mondiale riprende diverse opere lasciate incompiute. Continua a lavorare nella sua casa di Puteaux, dove vive assieme alla moglie Eu‑ génie Straub. Il suo stile si fa man
mano più figurativo. Nel 1921, una prima retrospettiva delle sue opere è organizzata alla galleria Povolozky di Parigi. Due anni più tardi è nomina‑ to professore alle Belle Arti di Praga, dove aveva cominciato la sua forma‑ zione artistica. Il posto lo lusinga, ma
Fonte: Jindřich Nosek, Wikipedia
Meda Mládková, fondatrice del Museo Kampa / Meda Mládková, founder of the Kampa Museum
men on the territory. In 1918, he was sent again to the military front under the command of Marshal Foch, ended the war with the rank of captain and was awarded the Legion of Honour. At the end of the first world war he took up his artistic work again, that had been left unfinished, and continued his work from his home in Puteaux, where he lived with his wife Eugénie Straub. His style became progressively more figurative. In 1921, a first retrospective of his work of art was held at the Povolozky gallery in Paris and two years later he was appointed Professor at Art Academy in Prague, where
he had started his artistic training. He was flattered and liked the place, but he preferred to stay in Paris and take care of the Czech scholarship winners, who were then coming to the Country. He took refuge in Beaugency, south of the capital, during the Second World War, and was only able to return to Puteaux when the war ended, where he lived and worked until he was an old man. It is in this village, in the French countryside, that the paths of Meda Mládková and the Bohemian painter were destined to cross. Since then, Mládková has never stopped buying and collecting the paintings
Kupka preferisce restare a Parigi e occuparsi dei borsisti cechi in arrivo nel Paese. Rifugiato a Beaugency, a sud della capitale, durante la seconda guerra mondiale, può tornare a Pute‑ aux solo dopo la guerra, dove resterà a lavorare fino a tarda età. È in questo villaggio della campagna francese, che le strade di Meda Mládková e del pittore boemo si sono incrociate. Da allora la Mládková non ha smesso di acquistare e collezionare tavole del suo connazionale. Negli anni ne ha raccolte più di duecento, che ha deciso di donare al suo Paese, la Re‑ pubblica Ceca. È lei che si è battuta e ha reso possibile, nel 2002, l’apertura del museo Kampa di Praga che oggi ospita una buona parte della sua collezione privata. Meda Mládková aveva promesso all’artista, ormai mo‑ rente, che si sarebbe battuta per or‑ ganizzare un’esposizione personale al Museo d’arte Moderna di Parigi. Una promessa non mantenuta, ma per il meglio. Più di mezzo secolo più tardi infatti, grazie ai suoi sforzi, Kupka è uno degli artisti contemporanei più apprezzati e conosciuti al mondo. Il museo Kampa è ormai la sua nuova casa: nel cuore della città dove tutta questa storia è cominciata. of her compatriot. Over the years she has collected more than two hundred of them, which she has decided to donate to her country, the Czech Republic. It is she, in fact, who fought hard and made possible the opening of the Kampa Museum in Prague in 2002, that now hosts a considerable part of his private collection. Meda Mládková had promised the artist – just before his death – that she would have done her best to organize an exhibition at the Museum of Modern Art in Paris. A promise that was never kept. However, more than half a century later and thanks to her great effort, Kupka is now one of the most popular and well-known contemporary artists in the world. The Kampa Museum is now his new home: in the heart of the city where this story began.
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La Ballerina Hotel
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Alitalia Compagnia aerea Airline company Alitalia Compagnia Aerea Ita‑ liana (www.alitalia.com) è una compagnia privata che ha ini‑ ziato ad operare il 13 gennaio 2009. Alitalia è la compagnia di bandiera italiana e serve 103 destinazioni durante la stagione estiva che includono 26 voli sull’Italia e 77 nel resto del mondo. Alitalia opera 186 rotte per un totale di 2361 voli. La flotta di Alitalia è una delle più giovani in Europa, i suoi aerei hanno un’età media di sette anni. Nel 2012 Alitalia ha trasportato 24,3 milioni di passeggeri. Alitalia Compagnia Aerea Italiana (www.alitalia.com) is a private company that began operations on January 13, 2009. Alitalia is Italy’s flagship carrier and serves 103 destinations during the summer season, including 26 in Italy and to 77 destinations worldwide. Alitalia operates 186 routes for a total of 2361 flights. Alitalia’s fleet is among the youngest in Europe, with an average aircraft age of seven years. In 2012, Alitalia transported 24.3 million passengers.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic
Italia Arte Fest
Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ceca e Slovacchia la musica italiana. L’iniziativa - ideata e diretta dal celebre maestro Walter Attanasi - ha l’obiettivo di creare un network internazio‑ nale che, a partire dalla musica, promuova l’arte italiana. Il festi‑ val si avvale della collaborazione di prestigiose realtà artistiche e si è ormai imposto come un im‑ portante strumento di scambio culturale fra i Paesi. È realizzato in collaborazione con Umbria‑ MusicFest e con IBC Group. Italian Art Fest is a festival that since 2011 brings Italian music to the Czech Republic and Slovakia. The initiative - conceived and directed by the famous director Walter Attanasi - aims to create an international network that, starting from music, will promote Italian art. The festival relies on the collaboration of prestigious artistic realities and has established itself as an important instrument of cultural exchange between various countries. It is produced in collaboration with UmbriaMusicFest and the IBC Group.
Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@ymail.com www.umbriamusicfest.it
Non Profit
Restaurants and Food
Tourism
culture
Progetto RC suggests
Trattoria Rugantino 2
Assis
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Associazione Onlus
La Trattoria Rugantino II nasce a Praga per far apprezzare la più genuina tradizione gastro‑ nomica italiana. Basa la propria filosofia sull’offerta di un menù che propone esclusivamente le ricette italiane preparate con i migliori prodotti, molti dei quali si possono acquistare direttamente nel locale. Oltre a un’ampia scelta di pizze cotte in forno a legna, offre pasta fresca, piatti tipici regionali ac‑ compagnati da eccellenti vini italiani e da un ottimo caffè. The Trattoria Rugantino II was opened in Prague to allow people to enjoy truly authentic Italian culinary traditions. It bases its philosophy on a menu that offers exclusively Italian recipes, prepared with the best products, many of which can be bought directly on the premises. In addition to a wide selection of pizzas cooked in a wood oven, it offers fresh pasta and traditional regional dishes accompanied by excellent Italian wines and coffee.
ASSIS è una Onlus con sede a Bratislava nata nel 2006 per promuovere le relazioni cul‑ turali fra Slovacchia e Italia. Fin dalla sua nascita ha av‑ viato una collaborazione con enti locali, organizzazioni e imprese a livello europeo ed internazionale. A tale scopo ha organizzato una serie di eventi per sostenere progetti e attività in tutte le sfere della vita so‑ ciale, culturale, educativa ed economica. ASSIS is a non-profit organization based in Bratislava, founded in 2006 to promote cultural relations between Slovakia and Italy. Since its inception, it started collaborations with local authorities, organizations and businesses at European and international level. To this end, it has organized a series of events to support projects and activities in all spheres of social, cultural, educational and economic life.
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Sládkovičova 3 811 06 Bratislava Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 327 822 assis@assis.sk www.assis.sk
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L’inventore del turismo dell’Est The inventor of tourism in the East A prima vista, non lo diresti un “pio‑ niere”, uno di quei “brasseurs” tutti idee e voglia di fare che spesso hanno salvato il nostro paese nei momenti difficili. Dal portamento, dall’aria compassata, dal parlare pacato e ri‑ flessivo, ricorda piuttosto un vecchio signore aristocratico, magari di no‑ biltà morava o austriaca, che incontri talvolta vagabondando fra Italia e Mitteleuropa. Non è così: a 84 anni il pugliese Antonio Conte vanta un cur‑ riculum “turistico” di tutto rispetto. Dire curriculum è in effetti espressio‑ ne riduttiva, impiegatizia quasi, che mal si adatta al personaggio. Forse, la parola più adatta è semplicemente “animatore culturale”, uomo di pub‑
Incontro con Antonio Conte, il giornalista pioniere anche a Karlovy Vary dei festival del cortometraggio turistico di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti
We meet Antonio Conte, the reporter and pioneer also in the Karlovy Vary festival of the short tourist film
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At first glance, you would not call him a “pioneer”, one of those “brewers” all about ideas and enthusiasm that often have saved our country in difficult times. From his posture and appearance, and composed demeanour, from his calm and thoughtful way of speaking, he is more reminiscent of old aristocratic ladies, perhaps of Moravian or Austrian nobility, that you sometimes find when wandering between Italy and Central Europe. Not so, at the age of 84 the Pugliese Antonio Conte boasts an impressive “tourist” CV.
To say the word CV is actually a reductive expression, almost clerical, which does not suit his character. Perhaps the best definition is simply a “cultural animator”, a man of international public relations, journalist ...
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For almost half a century, in short, Conte has organized events. So far, nothing unusual... The “Public Relations man” as they are called today, grow like mushrooms in every corner of the continent. The difference (and
intervista interview
bliche relazioni internazionali, gior‑ nalista… Da quasi mezzo secolo, per dirla tutta, Conte organizza eventi. Fin qui, nulla di strano... I “public relations man” come si chiamano oggi, crescono come funghi in ogni angolo del Conti‑ nente. La differenza (e che differenza!) è che Conte questo mestiere lo faceva già mezzo secolo fa, in un territorio e in un momento non proprio facili. Già: per molti anni, più che le nostre ambasciate sparse fra Praga, Bucarest o Varsavia, il vero ponte con l’Europa dell’Est, quella che allora si chiamava “l’Europa oltre Cortina” è stato lui. Lui e i suoi “Festival del Film Turistico”, uno dei pochi momenti di incontro (e dialogo) fra le due parti del continente diviso. “Il Festival fu un’idea che spuntò per caso, nel 1962. Un’intuizione che presi da Confindustria – minimizza adesso il giornalista, di ritorno da Belgrado, dove ha ritirato l’ennesimo “Premio alla carriera”. – Tramite il Cit, la Com‑ pagnia Italiana Turismo, l’organizza‑ zione degli industriali promuoveva un “festival del film geografico”, ma lo faceva senza troppa convinzione. Si teneva ogni primavera a Venezia, presidente della giuria era il professor
Mario Verdone, sì, proprio il padre del comico Carlo. Mario era un grande cri‑ tico cinematografico, grande esperto tra l’altro del cinema cecoslovacco”. - E quale fu la chiave del rilancio di quel Festival? “Mi accorsi che, al contrario di quel che si pensava, i paesi dell’Europa dell’Est, i governi, erano molto inte‑ ressati agli scambi. Si era in piena de‑ stalinizzazione, c’era una voglia since‑ ra di aprirsi, di confrontarsi. Io avevo già qualche contatto a Est come gior‑ nalista del “Tempo”, della “Associated Press” e di altre testate. Visto lo scarso interesse di Confindustria, decisi di
tentare di persona questa strada. Posso dire, dopo qualche decennio, che mi è andata bene...” - Scorrendo gli elenchi dei partecipanti alle diverse edizioni del Festival, si rimane stupiti dal numero di ministri, scrittori, registi dei diversi paesi orientali, Cecoslovacchia in primis... Come faceva a convincerli? “Seguivo una regola elementare. Avevo capito su quali tasti puntare, e su quali argomenti tacere. Il primo degli argomenti da non toccare era naturalmente la politica. Così, sposta‑ to il festival da Venezia a Montecatini,
gli diedi una connotazione turistica, quasi da documentario promozio‑ nale, diremmo oggi. In altre parole, volevo raccogliere dei “documentari” delle nazioni, costruire dei rotocalchi filmati. Niente politica, niente ideo‑ logia, è naturale. Detta così, poteva passare. Spedivo gli inviti a Praga, Vienna, Berlino est, ma soprattutto andavo di persona nelle sedi romane dei loro uffici del Turismo. Il rapporto diretto era quasi sempre vincente”. - Come si accorse che l’idea funzionava? “I primi anni c’era una certa diffiden‑ za. Alcuni paesi, ricordo per esempio la Bulgaria, si rifiutavano sistemati‑ camente di mandare i loro lavori e i registi non rispondevano neppure agli inviti. Poi, come succede sempre in questi casi, la sorte ci mise lo zampi‑ no: arrivò una delegazione sovietica, guidata dalla ministra del Turismo in persona. Parliamo degli anni ‘60. I sovietici proiettarono i loro cortome‑ traggi, poi si aprì il dibattito e si mise al lavoro la giuria. Fra le riviste accredi‑ tate al festival, c’era la celebre “Benve‑ nuti in Cecoslovacchia”, che oggi natu‑ ralmente non esiste più. Bene, com’è come non è, i cechi mi fotografarono
what a big difference!) is that Conte did this job half a century ago, in a land and at a time in which things were not so easy. Indeed, for many years, for longer than our embassies scattered around Prague, Warsaw and Bucharest, the real bridge with Eastern Europe, what was then called “Europe beyond Curtain” was him. He and his “Tourist Film Festival”, one of the few examples of encounters (and dialogue) between the two sides of the divided continent. “The Festival was an idea that came up by chance in 1962. An intuition that I took from Confindustria”, the reporter claims now minimizing, having returned from Belgrade, where he picked up yet another “Lifetime Achievement Award”. Through the CIT, the Italian Tourism Company, the organization of
industrialists promoted a “festival of film geography”, but he did so without much conviction. It was held each spring in Venice, with Professor Mario Verdone, yes, the father of the comedy actor Carlo, as the jury president. Mario was a great film critic, an expert among other things, of Czechoslovak cinema”. - And what was the key to the revival of the Festival? “I realized, contrary to what was thought, that in the countries of Eastern Europe, the governments were very motivated to trade. It was in the middle of de-Stalinization period, and there was a sincere desire to open up, to confront. I already had some contact in the East as a journalist of “Tempo”, the “Associated Press” and other publications. Given the lack of interest of
Confindustria, I decided to attempt this path myself. I can say, after a few decades, that it went fine...” - Scrolling through lists of participants in the different editions of the Festival, you will be astonished by the number of ministers, writers, directors from various Eastern countries, above all, Czechoslovakia... How did you get them? “I followed a basic rule. I had figured out which buttons to press, and which topics to avoid. The first of the untouchable subjects of course was politics. Thus, the festival moved from Venice to Montecatini, I gave it a tourist connotation, almost as a promo documentary, we would say today. In other words, I wanted to pick up some “documentary” of nations, build magazines movies. No politics, no ideology,
it is natural. That way, it could pass. I sent invitations to Prague, Vienna, East Berlin, but most importantly, I went in person to their Tourist offices in Rome. The direct relationship was almost always a winning one”. - How did you realize the idea was working? “The first year there was some skepticism. Some countries, I remember Bulgaria, systematically refused to send their work and the directors did not even respond to the invitations. Then, as always in these cases, fate played its part – a Soviet delegation came, led by the Minister of Tourism in person. We are speaking of the ‘60s. The Soviets projected their shorts, then the debate was sparked and the jury got to work. Among the magazines credited to the festival, was the famous “Welcome to
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insieme alla ministra russa e misero la foto sulla prima pagina del rotocalco. Evidentemente, la cosa deve avere un po’ impressionato i sovietici. Qualche settimana dopo il festival, mi chiamò il rappresentante dell’Ufficio turistico russo, proponendomi un viaggio “da solo” di dieci giorni, “per scoprire la vera faccia dell’Urss... Accettai, è na‑ turale”.
Czechoslovakia”, which now of course no longer exists. Well, I didn’t know why, but the Czechs photographed me along with the Russian minister and put the photo on the front page of rotogravure. Obviously, it must have impressed the Soviets quite a bit. A few weeks after the festival, the representative of the Russian tourist office called me, proposing a trip “on my own” for ten days “to discover the true face of the USSR... I accepted, it is natural”. - Therefore?
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- Quindi? “Beh, quel viaggio fu una specie di pass, di salvacondotto... nella logi‑ ca dei “paesi fratelli”, se mi invitava Mosca, voleva dire che il giornalista Conte era affidabile... I cechi furono tra i primi a raccogliere il messaggio, e gemellarono subito il Festival di Montecatini con il Tourfilm di Karlovy Vary, Festival internazionale del film
“Well, that trip was a kind of pass, a safeguard... to the logic of the “fraternal countries”, if Moscow invited me, it meant that the journalist Conte was reliable... The Czechs were among the first to pick up the message and they immediately twinned the Festival of Montecatini with the Tourfilm of Karlovy Vary, the international touristic Film Festival opened in 1967. I was placed in the jury selection, and stayed there for 30 years, even after the fall of the Wall. That picture, in short, had brought me luck...”
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turistico inaugurato nel 1967. Fui in‑ serito nella giuria della selezione, e vi rimasi per 30 anni, anche dopo la ca‑ duta del Muro. Quella foto, insomma, mi aveva portato fortuna...” - Com’era la “Cecoslovacchia” degli anni Sessanta? “C’era una voglia di confronto for‑ tissima. Alle proiezioni dei film non venivano solo gli addetti ai lavori, arrivavano anche i giovani, i registi alle prime armi. Si respirava l’aria della “nová vlna”, la nuova corrente del cinema ceco, Roma e l’Italia man‑ tenevano un’attrazione irresistibile, si faceva a gara per essere invitati al festival gemello di Montecatini. Lì, la sede centrale del Festival era ac‑ quartierata all’hotel Pupp (allora si chiamava ancora “Moskva-Pupp”), ma alcune manifestazioni si tenevano anche al “Thermal” oppure nei teatri della città. Ben presto, Karlovy Vary divenne l’appuntamento più impor‑ tante del circuito dei festival, insieme a Montecatini e Vienna”. - How was the “Czechoslovakia” of the sixties? “There was a strong desire for discussion. The screenings of the films were not only attended by professionals, there were also the youthful, fledgling filmmakers. The air of the “Czechoslovak New Wave”, the new wave of Czech cinema, was breathed, Rome and Italy maintained an irresistible attraction, they competed to be invited to the festival’s twin in Montecatini. There, the headquarters of the festival were at the Hotel Pupp (then still called “MoscowPupp”), but some events were also held at the “Thermal” or in city theatres. Soon, Karlovy Vary became the most important event of the festival circuit, with Montecatini and Vienna”. - A lot of openness, and will to compare. Yet there were also some incidents, and some political pressure ... “Well... the atmosphere was very subtle, you had to catch the slightest signal to understand what was going
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- Molta apertura, molta voglia di confronto. Ma ci sarà stato pure qualche incidente, qualche pressione politica... “Mah... l’atmosfera era molto ovattata, dovevi cogliere il minimo segnale per capire l’aria che tirava. Per dire, una volta ricordo che intendevo premiare, come presidente, un film jugoslavo... e la Jugoslavia di Tito non era esatta‑ mente un ospite prediletto... I delegati dell’Europa orientale mi fecero capire con eleganza che non era il caso...” - Cinema e turismo come strumento di dialogo e di pace. Ma, inutile negarlo, anche di politica. Chi vi finanziava? “Sostanzialmente, le amministrazioni pubbliche e le città che ci ospitavano. L’Enit ci guardava come marziani: in quegli anni, promuovere il turismo italiano all’Est sembrava una follia. Invece il tempo ci ha dato ragione, a quanto pare. Dopo Montecatini, il festival si spostò a Varese, Napoli, Olbia, Palermo. Lo slogan era: “Una on. I mean, I remember when I was supposed to reward, as president, a Yugoslav film... and Tito’s Yugoslavia was not exactly one of the most loved guests... Delegates from Eastern Europe made me realize with elegance that it was not appropriate...” - Cinema and tourism as a tool for dialogue and peace. It is useless to deny it, even in politics. Who funded you? “Basically, it was the government and the city that hosted us. ENIT looked at us like as if we were Martians. In those years, promoting Italian tourism in the East seemed crazy. Instead, time has proved us right, it seems. After Montecatini, the festival moved to Varese, Naples, Olbia, Palermo. The slogan was: “One Europe from the Atlantic to the Urals” and it worked very well...” - In short, an almost official, and well seen channel of exchange. How did you resist the changes of the period and the perestroika however?
sola Europa dall’Atlantico agli Urali” e funzionò molto bene...” - Insomma, un canale di scambio quasi ufficiale e ben visto. Ma come avete fatto a resistere nel periodo del cambio e della perestrojka? “Ho già detto dei messaggi “indiretti” che dovevi captare al volo per soprav‑ vivere. Dopo l’occupazione del ‘68 e la fine della “Primavera” di Dubček, fui molto prudente nelle selezioni. L’idea portante diventò quella di creare una “catena di festival”, uno per ogni paese interessato, limitandoci allo scambio puramente turistico. Insieme all’Italia, naturalmente, c’era anche l’Austria che manteneva una posizione “neutrale”. Dieci anni pesanti, non c’è dubbio, fino all’80. Poi, le cose cambiarono. L’at‑
“I have already mentioned the “indirect” messages you had to pick up on immediately to survive. After the occupation of ‘68 and the end of the “Spring” of Dubček, I was very careful in the selection process. The main idea became to create a “chain of festivals”, one for each country concerned, limiting the purely touristic exchange. Along with Italy, of course, there was also Austria, which maintained a “neutral” position. Undoubtedly ten difficult years, up until 1980. Then, things changed. The atmosphere of thaw could be felt well before the rise of Gorbachev to power. To give an example, in 1985, a courageous film arrived in Karlovy Vary,
mosfera di disgelo si poteva percepire ben prima dell’arrivo di Gorbaciov al potere. Per dire, nell’85, a Karlovy Vary arrivò all’esame della giuria un film co‑ raggioso, intitolato “Dialogo fra città: New York e Praga”. Il paragone poteva risultare eversivo, e infatti i giurati si affrettarono a bocciare il lavoro. Ma in una pausa dei lavori, convinsi i de‑ legati a cambiare idea. Morale: il film vinse il primo premio e fu addirittura proposto alla Československá televi‑ ze. Questo per dire che si percepiva un’apertura. Graduale e prudente, ma costante”. - Dopo il festival vero e proprio, i delegati effettuavano un tour del paese... “Sì. Ricordo fra le altre memorie una splendida Český Krumlov primaverile.
which troubled the jury, entitled “Dialogue between cities: New York and Prague”. The comparison could have been subversive, and in fact the jury members did not waste time to snub the film. However, during a break, I convinced the delegates to change their minds. The film won first prize and was even proposed to Československá televize. This is to say that you perceived that people were becoming more open. Gradual and cautious, but steady”. - After the festival itself, the members then embarked on a tour of the country... “Yes. Among many memories I remember a beautiful Český Krumlov in
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Un’altra volta invece ci portarono a nord, fra Pardubice e Hradec Králové... zona poco battuta dagli stranieri. E poi ancora più a nord: i Sudeti evoca‑ vano memorie guerresche. Invece, a modo loro, furono una rivelazione. A Jablonec, visitammo un’azienda che lavorava le pietre preziose, il castello di Ploskovice costruito dall’italiano Ottavio Broggio ci fece sentire un po’ a casa...” - Son passati più di vent’anni dalla divisione, ma noto che continua a chiamare il paese “Cecoslovacchia”: nostalgìe dei “bei tempi andati”? “Lavoro e collaboro benissimo anche con gli slovacchi. Un piccolo festival si è tenuto per anni a Poprad, per promuo‑ vere i monti Tatra. Ho però la sensazio‑ ne che la divisione Cechia/Slovacchia fu una scelta esclusivamente politica, che tagliò fuori la volontà vera della gen‑ te. Se si votasse, probabilmente anche oggi la gente sceglierebbe la riunione dei due Paesi”. spring. Another time, instead they took us to the north, between Pardubice and Hradec Králové a little seen area by foreigners. And then further north: the Sudetenland evoked memories of war. Instead, in their own way, they were a revelation. In Jablonec, we visited a company that worked with precious stones, the Ploskovice castle built by the Italian Ottavio Broggio made us feel quite at home...” - More than twenty years have passed since the division, but I notice that you keep on calling the country “Czechoslovakia”. Nostalgia for the “good old days”? “I work and I collaborate very well with the Slovaks. A small festival was held for years in Poprad, in order to promote the Tatra mountains. Yet, I have the feeling that the division of the Czech Republic/Slovakia was a purely political choice, which neglected the true will of the people. If they voted, possibly even today, people would choose the reunion of the two countries”.
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nel castello boemo di Metternich
A Kinžvart, una località termale in Boemia occidentale, si trova la storica residenza del diplomatico e politico austriaco
La strada – che si estende per circa un chilometro e collega la piccola stazio‑ ne di campagna al luogo dove Miloš, il castellano, mi aspetta – è costeggiata da betulle e aceri già vestiti d’autunno che si alternano a zone ombrose e fit‑ te di pini e abeti i quali, in un silenzio insolito per chi vive in città, emanano un profumo di bosco fresco e intenso nell’aria quieta della sera. Mi trovo a Lázně Kynžvart, un piccolo centro abitato nel distretto di Cheb, situato a circa 30 km dal confine con la Germania. Il paese conta poco più di 1000 abitanti ed è ubicato nella regio‑
Klemens Wenzel von Metternich
ne di Karlovy Vary, poco lontano dalla nota località termale di Mariánské Lázně. Questa rinomata regione ricca di sorgenti termali è dominata dalla Slavkovský les, una riserva naturale che conserva una paesaggio affasci‑ nante e incontaminato che ha ispirato i quadri suggestivi e misteriosi di molti pittori del Romanticismo. Vista la posizione geografica e le caratteristiche di questo luogo, non sorprende che proprio a Lázně Kynžvart, uno dei personaggi politici più potenti e influenti del XIX secolo, abbia scelto di fissare la sua residen‑
di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero
In Kinžvart, a thermal town in Western Bohemia, you find the historical residence of the Austrian diplomat and politician
Fonte: Petr Brož, Wikipedia
Il castello di Kynžvart / Kynžvart Castle
The road, which stretches for about a kilometre and connects the small station in the countryside to the place where Miloš, the castellan, is waiting for me, is lined with birch and maple trees and already in autumn mode, alternating between shady areas and dense pine and firs which, in an unusual silence for those who live in the
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city, emanate a fresh and intense forest scent, in the quiet air of the evening. I am in Lázně Kynžvart, a small town in the district of Cheb, located about 30 km from the border with Germany. The village has just over 1000 inhabitants and is situated in the Karlovy Vary region, not far from the famous spa town of Mariánské Lázně. This popular
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region, rich in thermal springs is dominated by the Slavkovský les, a nature reserve which boasts a fascinating, unspoiled landscape that inspired the evocative and mysterious paintings of many painters of Romanticism. Due to the geographic location and characteristics of the place, it is unsurprising that it was in Lázně Kynžvart, where one
cultura culture
in the Bohemian castle of Metternich za estiva: il principe Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich, diplomatico e politico austriaco che rivestì la funzione di Ministro de‑ gli Esteri e Cancelliere dell’Impero austro-ungarico sotto gli imperatori Francesco I e Ferdinando I. Tra i teori‑ ci della realpolitik, Metternich fu un abilissimo negoziatore e sostenitore di una politica reazionaria e conser‑ vatrice, e le sue idee ebbero molto peso in occasione del Congresso di Vienna, che decretò il ritorno all’an‑ cien régime e diede il via al periodo della Restaurazione.
Estasiato dallo splendore della natura che mi circonda, arrivo davanti all’ar‑ monico complesso architettonico in stile neoclassico: il Castello del Principe Metternich, oggi proprietà dello Stato ceco e museo tra i più belli, interessanti e ricchi della Repubblica Ceca. L’attuale castello (Zámek Kynžvart) sorge sulle rovine di costruzioni pre‑ cedenti, di cui la più antica risale al XIII secolo, ma a partire dal 1630, la sua storia si intreccia con quella della famiglia dei Metternich che lo pos‑ siederà fino al 1945. Il suo proprie‑ tario più noto, Klemens Wenzel von
Metternich, fece ricostruire il Castel‑ lo in stile neoclassico dall’architetto Pietro Nobile tra il 1821 e il 1839. Per i costosi lavori di ricostruzione, Met‑ ternich si fece prestare una ingente quantità di danaro dal famoso ban‑ chiere Salomon Rothschild, per una spesa che oggi equivarrebbe a circa 46 milioni di euro. Miloš mi attende all’ingresso di que‑ sto suggestivo edificio per una visita serale alla biblioteca del Castello accordatami in via del tutto straordi‑ naria. Ma prima di accompagnarmi all’interno, mi propone una visita del
“Der Kurort Königswart in Böhmen”: acquerello di Thomas Ender / watercolor by Thomas Ender, 1875
of the most powerful and influential political figures of the nineteenth century, chose to establish his summer residence: Prince Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich, the Austrian politician and diplomat who took on the role of Foreign Minister and Chancellor of the Austro-Hungarian Empire under the Emperors Francis I and Ferdinand I. Among
the realpolitik theorists, Metternich was a skilled negotiator and supporter of reactionary and conservative politics, and his ideas had a lot of weight at the Congress of Vienna, which decreed the return to the ancien régime and gave way to the period of the Restoration. Having been enraptured by the splendor of the nature surrounding me, I arrive in
front of the harmonious neo-classical style architectural complex: the Castle of Prince Metternich, now owned by the Czech state, and the museum, among the most beautiful, interesting and rich in the Czech Republic. The present castle (Zámek Kynžvart) stands on the ruins of former buildings of which the oldest dates back
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grande parco che circonda il Castello, voluto dallo stesso Metternich e com‑ missionato all’architetto viennese Riedl. In quest’oasi di ordine e pace si trovano tre piccoli laghi, e sulla riva di uno di questi sorge un antico birrificio fondato nel 1606. La statua di Diana, la Sorgente del Leone e la Cappella della Santa Croce costruita nel 1835 in stile neogotico, sono solo alcune delle bellezze che è possibile ammirare in questo grande giardino all’inglese. Entriamo nel Castello e saliamo lo scalone principale che porta al primo piano, il castellano si offre di farmi da guida tra le 25 stanze di questo piano, molte delle quali sono adibite a mu‑ seo e visitabili durante il giorno. Sulla parete i quadri ad olio degli Impera‑ tori Francesco I e Ferdinando I d’Au‑ stria e del padre di Klemens, Georg. Nella prima stanza si trova un grande to the thirteenth century. Starting from 1630, its history is intertwined with that of the family of Metternich who would own it up to 1945. Its best known owner, Klemens Wenzel von Metternich, had the castle rebuilt in neo-classical style by the architect Pietro Nobile between 1821 and 1839. For the costly reconstruction work, Metternich borrowed a large amount of money from the famous banker Salomon Rothschild, for an expense that today would be the equivalent of approximately 46 million euro. Miloš awaits me at the entrance of this impressive building for an evening visit of the Castle library, extraordinarily granted to me. However, before taking me inside, he suggests a visit to the large park surrounding the castle, for which Metternich longed and that he commissioned to the Viennese architect Riedl. In this oasis of peace and or-
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Fonte: Fotoarchiv Národního památkového ústavu
La biblioteca di Richard / Richard’s Library
vaso regalato a Metternich dallo Zar di Russia Alessandro I e in un’altra piccola sala una cristalliera con den‑ tro una serie di cimeli appartenuti a Napoleone Bonaparte e il bacile da questi usato per lavarsi a Sant’Elena. La sala successiva conserva lo studio del Cancelliere alle cui pareti sono der, there are three small lakes, and on the shore of one of these is an ancient brewery founded in 1606. The statue of Diana, the source of the Lion and the Chapel of the Holy Cross built in 1835 in neo-Gothic style, are just some of the beauties that can be admired in this great English style garden. We enter the castle and go up the main staircase leading to the first floor, the castellan offers to be my guide through the 25 rooms of the floor, many of which are added to the museum and can be visited during the day. On the wall the oil paintings of the Emperors Francis I and Ferdinand I of Austria and the father of Klemens, Georg. In the first room there is a large jar given to Metternich by the Tsar Alexander I of Russia, and in another small room a glass wall with a number of relics that belonged to Napoleon Bonaparte and the basin used to wash in St. Helena. The next room retains the study of the Chancellor. On the walls the portraits of his three wives are hung, but
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affissi i ritratti delle sue tre mogli, ma il pezzo più importante è un grande e massiccio tavolo sul quale vennero firmati gli storici trattati nel corso del Congresso di Vienna del 1814-15. Attraversata questa sala si passa alla biblioteca di Richard, figlio di Klemens e illustre diploma‑ tico. La biblioteca ospita circa 6000 volumi ed è dotata di un passaggio segreto nascosto dietro una parete di libri finti. Attraversata la Sala Ver‑ de e quella del Biliardo, si arriva al salone principale: un’ampia sala con un imponente quadro del Cancel‑ liere. Il salone ospita alcune statue commissionate da Metternich ad
Antonio Canova, la più bella delle quali rappresenta Amore e Psiche. Dopo gli ori e la maestosità della Sala da Pranzo, i meravigliosi quadri del Salone dei Fumatori, la Stanza della Musica e quella Orientale, in ciascuna delle quali sono conservati capolavo‑ ri d’arte straordinari provenienti da vari paesi, si arriva nella magnifica Biblioteca: una tra le più ricche della Repubblica Ceca. In questo luogo ma‑ gico che raccogli tesori inestimabili sono conservati 1825 manoscritti e circa 4 mila stampe rarissime. Molto del materiale librario qui conservato proviene dall’antica biblioteca bene‑ dettina del Monastero di Ochsenhau‑
Fonte: Fotoarchiv Národního památkového ústavu
La sala da pranzo / The Dining Hall
the most important piece is a large and solid table on which the historical treaties were signed during the Congress of Vienna in 1814-15. Going across this room we move to the library of Richard, the son of Klemens and a renowned diplomat. The library contains approximately 6,000 books and has a secret passage hidden behind a wall of fake books. Crossing the Green Room and the Billiard, we arrive at the main hall: a large room with a huge picture of the Chancellor. The hall houses statues commissioned by Metternich to Antonio Canova, the most beautiful of which represent Cupid and Psyche.
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After the gold and the majesty of the Dining Room, the beautiful paintings of the Smoking Hall, the Music Room and the Oriental one, in each of which extraordinary masterpieces of art from various countries are preserved, we arrive in the magnificent library. It is among the richest in the Czech Republic. In this magical place where priceless treasures are displayed, 1825 manuscripts and about 4,000 extremely rare copies are preserved. Much of the material stored here comes from the ancient Benedictine library of the Ochsenhausen Monastery. The 29,000 files and more than 42,000 volumes in various languages and on all human
cultura culture
sen. 29 mila fascicoli e oltre 42 mila volumi in varie lingue e su tutto lo scibile umano, costituiscono questo luogo di sapere eccezionale il cui do‑ cumento più antico è un frammento del Pentateuco risalente all’VIII se‑ colo. Vi sono inoltre conservati due manoscritti di San Bernardo di Chia‑ ravalle del XII secolo e preziosi e rari testi di magia, occultismo e alchimia dei secoli XVII e XVI. Alcune stanze formano invece il Gabi‑ netto delle Curiosità che costituisce uno dei musei più antichi d’Europa visitato fin dal 1828 dai cittadini della zona. In una di queste stanze sono conservati due tavoli appartenuti allo scrittore
Alexandre Dumas che Metternich ave‑ va conosciuto a Parigi e col quale aveva stretto una profonda amicizia. Migliaia di oggetti provenienti da tutto il mon‑ do sono conservati in questo luogo: reperti archeologici greci e romani (alcuni provenienti da Pompei) e altri manufatti provenienti dal Messico, dal Perù, dall’Egitto e dall’estremo Oriente. Sarebbe impossibile elencarli tutti. Tra questi anche un amuleto magico ap‑ partenuto a Lord Byron e addirittura una reliquia di Rodrigo Díaz de Vivar, meglio noto come: “El Cid Campeador”. In pochi altri spazi così piccoli al mondo sono conservati così tanti oggetti cari‑ chi di fascino, storia e mistero.
Nel castello sono conservate anche le collezioni di Karel Huss, ultimo boia di Cheb, uomo colto, collezionista di an‑ tiche monete e altro, che vendette le sue collezioni ai Metternich nel 1859. Mi avvicino alla fine di questa splen‑ dida visita ma mi restano ancora da vedere i due luoghi più sacri e pieni di energia di questo incredibile Castel‑ lo ai confini della Repubblica Ceca. Uno è la splendida e ricca Cappella di Sant’Antonio di Padova, con il suo altare donato ai Metternich da Papa Gregorio XVI e rivestito di marmo pro‑ veniente dalla Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura. Nella Cappella, insieme ad altre opere d’arte, si trova
Fonte: Fotoarchiv Národního památkového ústavu
anche la “Deposizione dalla Croce” del pittore italiano Luca Giordano. L’altro è l’ultima stanza del Castello si‑ tuata nell’ala più remota dell’edificio e che riserva la sorpresa più grande. Qui sono conservati due sarcofaghi egizi donati a Metternich dal viceré egiziano Muhammad Ali. In uno di questi, anti‑ co 3500 anni e decorato con lo scarabeo sacro, le raffigurazioni di Iside, Osiride, del dio dei morti Anubi e altri geroglifi‑ ci tratti dall’antico Libro dei Morti, ripo‑ sa la mummia dello scriba e sacerdote Quenamun. Chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che un giorno il suo corpo sarebbe stato portato dalle sab‑ bie dell’Egitto alla Selva Boema.
Fonte: Fotoarchiv Národního památkového ústavu
Il Gabinetto delle Curiosità / The Old Curiosity Cabinet
Veduta aerea del Castello, con parco / Aerial view of the Castle and its park
knowledge, make up this exceptional place, where the oldest document is a fragment of the Pentateuch dating back to the eighth century. There are also two manuscripts by St. Bernard of Clairvaux from the twelfth century stored there, and precious, rare texts of magic, occultism and alchemy of the 18th and 19th centuries. Some rooms on the other hand, form the Cabinet of Curiosities which is one of the oldest museums of Europe, visited since 1828 by the citizens of the area. In one of these rooms are two tables belonging to the writer Alexandre Dumas who Metternich had met in
last Executioner of Cheb, an educated man, and collector of ancient coins and other objects, who sold his collections to Metternich in 1859. I approach the end of this wonderful visit, but I still have to see the two holiest and most energetic places of this amazing castle on the border of the Czech Republic. One is the beautiful and rich Chapel of St. Anthony of Padua, with its altar donated to Metternich by Pope Gregory XVI and covered with marble from the Roman Basilica of St. Paul Outside the Walls. In the Chapel, along with other works of art, there is also the “Deposition from the Cross” by the Italian painter Luca Giordano.
Paris, and with whom he had forged a strong friendship. Thousands of items from all over the world are kept in this place: Greek and Roman archaeological discoveries (some from Pompeii) and other artefacts from Mexico, Peru, Egypt and the Far East. It would be impossible to list them all. Among them is a magical amulet that belonged to Lord Byron and even a relic of Rodrigo Díaz de Vivar, better known as “El Cid Campeador”. There are few other spaces in the world which are so small, but hold so many objects that possess so much charm, history and mystery. Also in the castle are the well preserved collections of Karel Huss, the
The other one is the last room of the castle, located in the most remote wing of the building and it reserves the biggest surprise. Here two Egyptian sarcophagi are displayed, which were donated to Metternich by the Egyptian viceroy Muhammad Ali. In one of these, 3,500 years old and decorated with the sacred beetle, the depictions of Isis, Osiris, the god of the dead Anubis and other traits from ancient hieroglyphics of the Book of the Dead, lies the mummy of the scribe and priest Quenamun. One wonders what he would say if he knew that one day his body would be brought from the sands of Egypt to the Bohemian Forest.
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In occasione dell’uscita del film documentario sul Dukla Praga, vi raccontiamo la storia di questo club un tempo fra i più blasonati del calcio europeo
La squadra di regime diventata un mito The team of the regime that became a myth
Una passione sportiva lunga 67 anni, che si intreccia, nella seconda metà del secolo scorso, con vicende di glo‑ ria calcistica, ma anche con le pagine meno luminose della storia di questo paese. Parliamo del Dukla Praga, società fondata nel lontano 1947 in seguito ad un evento storico fonda‑ mentale per il paese: la liberazione della Cecoslovacchia dall’occupazione
nazista guidata dall’Armata Rossa, l’esercito russo, nel quale erano accor‑ pati circa 16.000 soldati cecoslovac‑ chi. La battaglia decisiva fu combat‑ tuta nel Passo di Dukla, valico situato sulla catena montuosa dei Carpazi, al confine tra la Polonia e la Slovacchia, e permise di cacciare definitivamente l’esercito tedesco. Proprio per ricordare questa pagina di
storia, nel distretto popolare di “Praga 6”, il più grande della capitale ceca, fu fondato il Dukla Praga, in un primo momento conosciuto con il nome di Armádní Tělocvicný Klub (Club mili‑ tare dell’educazione fisica) in onore dell’esercito cecoslovacco. Per celebrare la storia di questo club il regista Luděk Svoboda, coadiuvato dal produttore cinematografico Petr
Fonte: Petr Sudénka, Dokumentární film Dukla Praha
di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice
As we await the release of the documentary film on Dukla Prague, we tell you the story of the club which was once one of the most successful in European football
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Stadion Juliska
A sporting passion which has lasted 67 years, which intertwined, in the second half of the last century, with stories of football glory, but also with the darker pages in the history of this country. We are talking about Dukla Prague, founded in 1947 following a historic event which was crucial for the country, the liberation from the Nazi occupation of Czechoslovakia by
Trofeo Ciudad de La Línea, 1972
the Red Army, the Russian army, in which about 16,000 Czech soldiers had blended in. The decisive battle was fought in the Dukla Pass, the passage located on the Carpathian mountain range, on the border between Poland and Slovakia, which finally allowed them to drive out the German army. To pay homage to this great page in history, in the popular district of “Prague
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Fonte: fkdukla.cz
6,” the largest in the Czech capital, the club Dukla Prague was founded, who at first were known by the name of Armádní Tělocvicný Klub (Military Club of Physical Education) in honour of the Czechoslovak army. To celebrate the history of this club, the director Ludek Svoboda, assisted by film producer Petr Studénka, recently decided to make a documentary film
sport sport
Studénka, recentemente ha deciso di realizzare un film documentario. Grande entusiasmo tra i fedelissimi dello stadio Juliska, dove il 18 set‑ tembre scorso, è andata in scena la “prima” assoluta di “Hrdý na svůj klub” (Fiero del tuo club), in una se‑ rata indimenticabile per i supporters giallorossi. L’incontro tra diverse generazioni, lo splendido panorama serale su Praga, uniti al mangiare e bere tutti insieme hanno creato una meravigliosa atmosfera in quella che può essere definita come una serata di cinema all’aperto di tarda estate in cui ha vinto la passione, proprio come ha dichiarato lo stesso Studénka. Dopo la fondazione, il Dukla divenne in pochi mesi il club più importante della Cecoslovacchia grazie all’inse‑ rimento di un regolamento del tutto particolare che lo favoriva. In maniera
così poco ortodossa il Dukla venne fatto arrivare al campionato di mas‑ sima divisione. Poi venne imposto il tesseramento con i giallorossi, di diritto, per i giocatori di altre società. Nessuno poteva allora opporsi alla volontà della squadra simbolo del regime comunista. I successi non tardarono ad arrivare: nel 1952 la Coppa di Cecoslovacchia e l’anno seguente il primo titolo na‑ zionale. Quattro anni più tardi, il club assunse il nome odierno di Dukla Pra‑ ga e intanto era nata anche la stella di Josef Masopust, il grande talento del calcio cecoslovacco. Masopust, quarto di sei figli di un mi‑ natore di Most, alla giovane età di 18 anni firmò un contratto con il Vodo‑ techna che però fu costretto a cederlo al Dukla quattro anni più tardi. Gli appassionati notarono subito questo
giovane trequartista, dalla tecnica so‑ praffina, abbinata all’utilizzo in modo eccellente di entrambi i piedi e a una visione di gioco al di fuori della norma. La sua specialità erano gli assist al ba‑ cio per i propri compagni, ma non solo. Aveva qualità fisiche straordinarie, che rendevano Josef un mastino del cen‑ trocampo, capace di aggredire tutti i palloni in possesso degli avversari e correre per 90 minuti ininterrottamen‑ te. Nel 1962, dopo essere prodigiosa‑ mente arrivato in finale della Coppa del Mondo con la sua Cecoslovacchia - persa per 3 a 1 (gol proprio di Maso‑ pust) contro il Brasile - la mezzapunta del Dukla conquistò il Pallone d’Oro, l’ambito trofeo assegnato dalla rivista francese France Football, superando il portoghese Eusebio. Tornando alla squadra giallorossa, dopo i due titoli conquistati tra il 1953
e il 1956 il Dukla vive 2 anni di crisi sportiva, in cui non riesce a conqui‑ stare nessun trofeo. L’anno seguente torna a dominare in patria, conqui‑ stando quattro campionati consecu‑ tivi (dalla stagione 1960-61 alla sta‑ gione 1963-64) e una Československý Pohár, la Coppa Cecoslovacca. Sempre nel distretto “Praga 6”, il 10 luglio 1960 fu inaugurato il nuovo stadio “Na Julisce”, presentato con l’amiche‑ vole vinta dai giallorossi per 2 a 1 su‑ gli austriaci del Wiener Sport-Club. Nel 1966 il Dukla vinse il suo ottavo campionato cecoslovacco, prima di una pausa lunga 11 anni, in cui non riuscì a conquistare alcun titolo nazio‑ nale e internazionale. A proposito delle competizioni eu‑ ropee, il Dukla esordì nella stagione 1957-58 in quello che era (e lo è an‑ cora oggi) il torneo per eccellenza in
Fonte: Petr Sudénka, Dokumentární film Dukla Praha
Fonte: Petr Sudénka, Dokumentární film Dukla Praha
La prima del film allo stadio Juliska / Première of the film at Juliska stadium
Panini, album Calciatori 1967/68
on them. There is great enthusiasm among the faithful fans of the Juliska stadium, where on September 18 last year, they staged the “premiere” of “Hrdý na svůj klub” (Proud of your club), in an unforgettable evening for the supporters of the yellow and red team. The encounter between different generations, the beautiful evening view of the Prague, united to eat and drink all together, created a wonderful atmosphere in what can be described as an outdoor cinema evening in the
other clubs. None of them, could then oppose the will of the team which symbolized the communist regime. It was not long before the successes arrived. The Czechoslovak Cup in 1952 and the following year the first national title. Four years later, the club took its present name of Dukla Prague and in the meantime the star Josef Masopust was also born, the great talent of Czechoslovakian football. Masopust, the fourth of six children of a miner from Most, signed a contract with
late summer in which we witnessed a triumph of passion, just as Studénka himself declared. After the foundation, in a few months Dukla became the most important club in Czechoslovakia thanks to the addition of a very special regulation that favoured them. In a rather unorthodox manner, Dukla were allowed to arrive directly to the top division of the national leagues. Then the law enabled them with the right to sign up, therefore without sporting merit, the players from
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the Vodotechna at the young age of 18, but they were forced to sell him to Dukla four years later. The fans immediately noticed this young attacking midfielder, with excellent technique, combined with an excellent use of both feet and a vision of the game well beyond the norm. His specialities were his exquisite assists to his teammates, but not just this. He had extraordinary physical qualities, which made Josef a midfield mastiff, capable of battling for all the balls in the opponents possession, and running
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David Sedlecký, Wikipedia
La statua di Josef Masopust al parco Juliska / Statue of Josef Masopust in Park Juliska
ambito internazionale: la Coppa dei Campioni. Qualificata direttamente agli ottavi di finale, la formazione giallorossa non fece molta strada, perdendo subito contro gli inglesi del Manchester United. Memorabile il cammino nella stessa competizione nell’annata 66-67, quando il Dukla superò prima l’Anderlecht negli ottavi e poi l’Ajax ai quarti di finale. Il sogno di conquistare il primo titolo europeo della storia si infranse in semifinale, quando il Dukla fu sconfitto dagli scozzesi del Celtic, che poi si laure‑ arono campioni battendo in finale
l’Inter. Come dicevamo, la formazione capi‑ tolina tornò al vertice del calcio ce‑ coslovacco negli anni ’70, vincendo i campionati 1976-77, 1978-79, 198182. In questo periodo il Dukla si fece nuovamente notare a livello interna‑ zionale con la cavalcata nella Coppa Uefa 1978-79. Dopo aver superato il Vicenza di Paolo Rossi (assente per infortunio nel ritorno) nei trentadue‑ simi, i giallorossi batterono l’Everton, per poi affrontare lo Stoccarda agli ottavi di finale. L’andata in terra teu‑ tonica fu un disastro: il Dukla perse
Josef Masopust con il Pallone d’oro nel 1962/ Josef Masopust with the 1962 Ballon d’Or
non-stop for 90 minutes. In 1962, after having miraculously reached the final of the World Cup with his Czechoslovakia, who lost 3-1 (with the one goal by none other than Masopust) against Brazil, the attacking midfielder from Dukla won the Ballon d’Or, the much coveted trophy awarded by the French magazine France Football, beating even the Portuguese legend Eusebio. Returning to the yellow kit of his club, after the two titles won between 1953 and 1956, Dukla experienced two years of crisis, in which they could not
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per 4 a 1, ma il ritorno allo stadio “Na Julisce” sarà ricordato come la partita storica del club. I giallorossi vinsero 4 a 0 e si qualificarono ai quarti, dove furono battuti dall’Herta Berlino. L’ultima apparizione internazionale di grande rilievo è nella Coppa delle Coppe 1985-86, quando il Dukla si arrende solo in semifinale, sconfitto dalla Dinamo Kiev. Ma come tutte le storie d’amore più belle, anche in quella del Dukla si sono alternati momenti di gloria a momenti di grandi difficoltà, proprio come è accaduto nel 1994. Il club, da
Fonte: fkdukla.cz
Josef Masopust and Eusebio
win any trophy. The following year they returned to dominating in their homeland, winning four consecutive championships (from the 1960-61 season to the 1963-64 season) and a Československý pohár, the Czechoslovak Cup. Also in “Prague 6,” on July 10, 1960, the new stadium “Na Julisce,” opened, and was presented in the friendly won 2-1 by the yellows against the Austrian Wiener Sport-Club. In 1966, the Dukla won their eighth Czechoslovakian championship, before a long 11 year hiatus, in which they
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failed to win any national or international titles. Regarding European competitions, Dukla began in the 1957-58 season in what was (and still is) the ultimate tournament in the international arena -the European Cup. Having directly qualified to the knockout stage, the yellow formation did not get far, losing straight away against the English Manchester United. Their journey in the same competition in the year 6667 was particularly memorable, when Dukla first overcame Anderlecht in the
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sempre scomodo in patria per l’eti‑ chetta di “squadra comunista”, non riuscì a trovare fondi provenienti da sponsor per risanare i gravi proble‑ mi finanziari in cui era incappato e per questo arrivò al fallimento, con la conseguente retrocessione in Ter‑ za Divisione. Dopo un decennio tra le serie inferiori, con nomi del tutto diversi da quello storico, il Dukla Pra‑ ga tornò tra i professionisti nel 2006 grazie all’imprenditore ceco Bohumír Ďuričko, mentre servirono altri cin‑ que anni per il ritorno definitivo tra i “grandi”: nella stagione 2010-11, la
formazione giallorossa conquista la promozione e torna dopo 17 anni in prima Liga. Negli ultimi campionati viaggia nella zona di centroclassifica, ben distante dalle prime della classe, in primo luogo il Viktoria Plzeň e lo Sparta Praga. Oggi il Dukla vanta in bacheca ben 19 titoli nazionali (11 campionati ceco‑ slovacchi e 8 Československý Pohár), oltre ad aver lanciato da giovanissimi gli unici due calciatori cechi capaci di aggiudicarsi il Pallone d’Oro, Josef Masopust e Pavel Nedvěd, che dopo l’ulteriore esperienza allo Sparta Pra‑
Fonte: Petr Sudénka, Dokumentární film Dukla Praha
La trasferta a Torino per riprendere Pavel Nedvěd / A trip in Turin to record Pavel Nedvěd
second round and then Ajax in the quarterfinals. The dream of winning the first European title of the story was shattered in the semifinals, when Dukla were defeated by the Scottish Celtic, who then became champions after defeating Inter. As we said, the team from the Czechoslovak capital returned to the top of their national football in the 70s, winning championships in 1976-77, 1978-79, and 1981-82. In this period Dukla again caught international attention with their performance in the
UEFA Cup 1978-79. After knocking out the Vicenza of Paolo Rossi (who was absent due to an injury in the return game) in the first round, the yellow/ red formation beat Everton and then faced Stuttgart in the Third Round. The first leg in Teutonic land was a disaster; Dukla lost 4-1, but the return at the “Na Julisce” ground will be remembered as the historic match of the club. The Prague club won 4-0 and they qualified to the quarter-finals, where they were beaten by Hertha Berlin. The last international appearance was of great
Memoriale dedicato alla battaglia del passo di Dukla / Memorial of the Battle of the Dukla Pass
ga arrivò in Italia, dove fece le fortune di Lazio e Juventus. Nonostante ciò va detto che il Dukla non è mai stata la squadra preferita del popolo. In tanti non hanno mai dimenticato la sua vicinanza al regi‑ me e le sue prime vittorie, conside‑ rate pilotate. Tuttavia si tratta di un
club che ancora oggi raduna attorno a sé un manipolo di sostenitori dalla fede incrollabile, molti dei quali gio‑ vanissimi. Nel film di Luděk Svoboda la leggenda e la storia si uniscono e il mito del Dukla non può che risplen‑ dere, per la gioia dei suoi tifosi.
importance, when in the Cup Winners’ Cup of 1985-86, Dukla surrendered only in the semi-finals, defeated by Dinamo Kiev. However, like all the most beautiful love stories, also Dukla’s alternated between moments of glory and moments of great difficulty, just as it did in 1994. The club has always felt uncomfortable in their homeland with the label of being a “communist team”, and could not find funds from sponsors to restore the serious financial problems into which they had fallen and therefore they ended up in bankrupcy, resulting in relegation to the Third Division. After a decade in the lower leagues with completely different names from the historic one, Dukla Prague came back to professional football in 2006 thanks to the Czech entrepreneur Bohumil Duricko, while it took another five years for the definitive return among the “greats” in the 2010-11 season, when they earned promotion and returned to the first division 17 years of
absence. In recent championships they have frequently been found in mid-table, well away from the top tier, mainly Viktoria Plzeň and Sparta Prague. Today Dukla boast 19 national titles (11 Czechoslovak Championships and 8 Československý pohár), as well as having launched, at a very young age, the only two Czech players able to win the Ballon d’Or, Josef Masopust and Pavel Nedved, who after further experience at Sparta Prague arrived in Italy, where he made the fortunes of Lazio and Juventus. Nevertheless, it must be said that Dukla has never been the favorite team of the people. Many have never forgotten its close connection to the regime and its early victories, considered to be manipulated. However, it is a club that is still followed by a group of supporters of an indestructable faith, many of whom are very young. In the Luděk Svoboda film, the legend and history come together and the myth of the Dukla cannot fail to shine, to the delight of their fans.
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Anniversari cechi Czech Anniversaries
di Mauro Ruggiero
Nasceva l’attrice ceca Lída Baarová The actress Lída Baarová was born 100 anni fa 100 years ago
Ludmila Babková, meglio conosciuta con il nome di Lída Baarová, nacque a Praga il 7 settembre del 1914. Donna di straordinaria bellezza, tanto da essere considerata tra le più belle del suo tempo, studiò recitazione a Praga e a 17 anni iniziò la sua carriera di attrice. Si trasferì presto a Berlino dove, insieme all’attore tedesco Gustav Fröhlich, che sarà anche il suo compagno, interpretò vari film che la portarono all’attenzione di alcuni produttori di Hollywood, ma la Baarová rifiutò le loro offerte di andare in America. Lída ebbe anche una poco felice relazione con Joseph Paul Goebbels, il tristemente noto gerarca nazista, ministro del Reich con incari‑ chi in materia di produzione cinematografica tede‑ sca, che le costò l’espulsione dalla Germania nazista e il ritorno a Praga. In Italia, tra il 1941 e il 1945, interpretò vari film tra cui “La fornarina”. Dopo molte vicissitudini ritornò in Italia e nel 1953 recitò nel film “I vitelloni” di Fellini. Morì a Salisburgo nel 2000 e i suoi resti sono oggi conservati nel cimitero di Strašnice a Praga.
Ludmila Babková, better known as Lída Baarová, was born in Prague on 7 September 1914. A woman of extraordinary beauty, so much so as to be considered one of the most beautiful women of her time. She studied acting in Prague and at the age of 17, began her career as an actress. She soon moved to Berlin, where, together with the German actor Gustav Fröhlich, who was to become also her companion, she acted in several films that brought her to the attention of a few Hollywood producers, but Baarová refused their offer to go to America. Lída also had a rather unhappy affair with Paul Joseph Goebbels, the sadly notorious Nazi propaganda minister of the Reich, involved in German film productions. This eventually led to her expulsion from Nazi Germany and to her return to Prague. She acted in several films in Italy between 1941 and 1945, including “La Fornarina”, and after many vicissitudes she returned to Italy, where in 1953 she starred in the film “I vitelloni” by Fellini. She died in Salzburg in the year 2000 and her remains are now preserved in the cemetery of Strašnice in Prague.
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Nascevano i primi nuclei delle Legioni Cecoslovacche The first units of the Czechoslovak Legions were founded 100 anni fa 100 years ago
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Ricorre quest’anno il centenario dalla fondazione della Česká družina (Compagnia ceca), il primo nucleo di combattenti (720), composto soprattutto da spie, traduttori e successivamente prigionieri di guerra, che 3 anni più tardi diedero vita alle leggen‑ darie Legioni Cecoslovacche, le unità militari di vo‑ lontari composte da cechi e slovacchi che combat‑ terono a fianco delle potenze dell’Intesa durante la Prima Guerra Mondiale. La creazione di questo corpo avvenne in Russia il 12 agosto del 1914, quando il Ministero della Guerra approvò la richiesta dei cechi residenti sul territorio di formare un’unità militare autonoma per perorare la loro causa di indipenden‑ za dall’impero Austro-ungarico. I soldati giurarono il 28 settembre dello stesso anno nella Cattedrale russa di San Venceslao. Alla fine della guerra, le le‑ gioni Cecoslovacche contavano decine di migliaia di soldati e il loro campo d’azione non si limitò soltan‑ to alla Russia, ma furono operative anche sui campi di battaglia francesi e italiani.
This year marks the centenary of the founding of the Česká družina (Czech company), the first group of fighters (720), made up mainly of spies, translators and subsequently of prisoners of war that, three years later, was to give birth to the legendary Czechoslovak Legions, the military volunteer units consisting of Czechs and Slovaks, who fought on the side of the Entente powers during the First World War. The unit was created in Russia on August 12, 1914, when the War Ministry approved the request of the Czechs, living in the territory, to form an autonomous military unit to plead the cause of independence from the Austro-Hungarian Empire. The soldiers made their vow on 28 September of the same year in the Russian orthodox St. Wenceslas cathedral. By the end of the war, the Czechoslovak legions numbered tens of thousands of soldiers and their sphere of activity was not limited to Russia, but they also operated on the battlefields of France and Italy.
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storia history
Nasceva lo scrittore Josef Škvorecký The writer Josef Škvorecký was born 90 anni fa 90 years ago
Lo scrittore e saggista ceco Josef Škvorecký nacque il 27 settembre del 1924 a Náchod, nella regione di Hradec Králové in Cecoslovacchia. Studiò filosofia presso l’Università Carlo IV di Praga e lavorò come insegnante e traduttore, oltre a dedicarsi sempre alla scrittura. La sua prima novella “Zbabělci”, scrit‑ ta tra il 1948 e il 1949, venne pubblicata nel 1958. I suoi scritti vennero presto condannati dal regime comunista a causa dei suoi ideali troppo demo‑ cratici. Škvorecký fu tra i promotori dei movimenti che portarono alla Primavera di Praga del 1968, e dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, fu costretto a scappare con sua moglie, la scrittrice e attrice Zdena Salivarová, in Canada dove visse fino alla sua morte avvenuta il 3 gennaio del 2012. Nel 1971, insieme a sua moglie, fondò “68 Publisher” (Nakladatelství 68) una casa editrice che pubblica‑ va scrittori dissidenti cechi e slovacchi tra cui: Václav Havel, Milan Kundera e Ludvík Vaculík.
Un incendio distruggeva il Veletržní Palác A fire destroyed Veletržní Palác
40 anni fa 40 years ago
The Czech writer and essayist Josef Škvorecký was born in Náchod on September 27, 1924 in the Czechoslovakian region of Hradec Králové. He studied philosophy at the Charles University in Prague, worked as a teacher and translator and dedicated himself to writing. His first novel “Zbabělci”, written between 1948 and 1949, was published in 1958. His writings were quickly condemned by the communist regime because of his strong democratic ideals. Škvorecký was one of the promoters of the movement that led to the Prague Spring in 1968, and after the Soviet invasion of Czechoslovakia, he was obliged to escape to Canada with his wife, the writer and actress Zdena Salivarová, where he lived until his death on January 3, 2012. In 1971, with his wife, he founded “68 Publisher” (Nakladatelství 68), a publishing house that printed the literary works of Czech and Slovak dissidents, including those of Václav Havel, Milan Kundera and Ludvík Vaculík.
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Il 14 agosto del 1974 un incendio di vaste proporzio‑ ni distrusse il Veletržní Palác, all’epoca sede di alcu‑ ne aziende statali che si occupavano di commercio con l’estero. Gli scadenti materiali di costruzione e le tonnellate di carta conservate negli uffici, favo‑ rirono il proliferarsi dell’incendio che in poco tempo interessò tutto l’edificio. A dieci minuti dal lancio dell’allarme arrivarono circa 25 mezzi dei vigili del fuoco, ma nonostante il tempestivo intervento non fu possibile fermare l’incendio che devastò tutta la costruzione. Dopo la ricostruzione, condotta se‑ guendo canoni architettonici nuovi, si decise che l’edificio sarebbe diventato la sede della Galleria Nazionale Ceca e avrebbe ospitato le collezioni di arte moderna e contemporanea. Questa funzione è quella che svolge ancora oggi. Fino al 28 di set‑ tembre 2014, la Galleria ha ospitato un’interessante mostra con materiali d’archivio testimonianti tutta la storia dell’edificio, fin dalla sua costruzione nel 1924, compreso il drammatico evento.
On 14 August, 1974 a huge fire destroyed the Veletržní Palác, which was home to several stateowned companies that were responsible for foreign trade. The shoddy construction materials and tons of paper that was stored in its offices, facilitated the proliferation of the fire, which soon spread to the whole building. Just ten minutes after the fire alarm, around 25 firemen arrived on the sight, but despite their timely intervention it was not possible for them to stop the fire, which destroyed the entire building. After its reconstruction, carried out according to new architectural standards, they decided the building should become the seat of the Czech National Gallery, in order to house the collections of modern and contemporary art, which it still does to this day. Until 28 September, 2014, the Gallery hosted an interesting exhibition with archival material that bore witness to the entire history of the building since its construction in 1924, including the dramatic fire event.
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novità editoriali new publications
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di Mauro Ruggiero
“Praga insolita e segreta” è una guida che ci accompagna alla scoperta del volto meno noto della Capitale ceca, ormai da anni tra le città europee con il più alto numero di visitatori. In questo interessante libro, l’autore: Martin Stejskal, ci svela i segreti della città magica e ci racconta: aneddoti, luoghi e storie insolite e affascinanti. Dalle deco‑ razioni alchemiche dei palazzi della Città Vecchia ai musei meno noti, come quello per la depurazione dell’acqua, Stejskal ci offre suggerimenti e itinerari di sicuro interesse. Nella sterminata bibliografia sulla “Città delle Cento Torri” e sul suo rapporto con l’occultismo, quest’opera non è che l’ultima arrivata in termini di tempo e, sebbene ricalchi molti luoghi comuni e storie già note, presenta anche spunti originali che divertiranno e saranno molto utili ai lettori che vogliono soddisfare la loro curiosità e godere anche dei dettagli più nascosti di questa città che conti‑ nua ad attirare e affascinare milioni di visitatori da tutto il mondo.
“Praga insolita e segreta” is a guidebook that leads us to the discovery of the less known aspects of the Czech capital that, among the European cities, has the highest number of visitors. In this interesting guidebook, the author, Martin Stejskal, reveals the secrets of this magical city: he tells anecdotes and of unusual and fascinating places and stories. From the alchemic decorations of the Old Town’s buildings to the less known museums, such as the one on water softening, Stejskal provides us with suggestions and itineraries of great interest. In the vast bibliography on the “City of a Hundred Spires” and its relationship with occultism, this literary work is simply the last one in terms of time and, although it contains many clichés and known stories, it also offers original hints that will be useful and amusing to readers who wish to satisfy their curiosity and enjoy even the most hidden aspects of this town, which continues to fascinate and attract millions of visitors from around the world.
Martin Stejskal, Praga insolita e segreta, JonGlez: Chambray Les Tours 2014, pp. 253
Martin Stejskal, Praga insolita e segreta, JonGlez: Chambray Les Tours 2014, 253 pp.
“Václav Havel. Cinque discorsi sull’Europa”, traduzione, note e cura di Růžena Hálová, raccoglie cinque discorsi del compianto ex Presidente della Repubblica Ceca scom‑ parso il 18 dicembre del 2011, pronunciati tra il 1995 e il 1996 in Nuova Zelanda, Germania, Polonia, Irlanda e Re‑ pubblica Ceca. I discorsi trattano temi chiave del pensiero di Havel in un periodo in cui il politico rappresentava un importante punto di riferimento, non solo per i cechi, ma anche per tanti altri cittadini europei. Al centro di questi cinque discorsi c’è l’Europa e la riflessione sulle sue radici storico-culturali, sulla ricchezza delle diverse culture che la compongono e sul suo futuro, nonché il ruolo da questa giocato nello scenario politico mondiale. Nei discorsi ven‑ gono trattati anche altri temi importanti quali: la Nato, i regimi totalitari, il senso di un’Europa unita ecc. Di Havel, che oltre ad essere stato un politico è molto noto anche come scrittore e drammaturgo, sono stati pubblicati in lingua italiana molti scritti, a testimonianza dell’interesse che la sua figura ha riscosso anche in Italia.
“Václav Havel. Cinque discorsi sull’Europa”, translated and edited by Růžena Hálová, is a collection of five speeches made by the late former President of the Czech Republic – died on December 18, 2011 – that were delivered between 1995 and 1996 in New Zealand, Germany, Poland, Ireland and the Czech Republic. The speeches express Havel’s thoughts on key issues, in a period in which the politician was an important point of reference, not only for Czechs, but also for many other Europeans. The focus of his five speeches is Europe. They contain reflections on its historical and cultural roots, the richness of the various cultures, its future, and its role in the political world. His speeches also tackle other important issues, such as: NATO, the totalitarian regimes, the sense of a united Europe and so on. Besides being a politician, Havel is also very well known as a writer and playwright and many of his writings have been published in Italian, which goes to show the great amount of popularity he enjoyed also in Italy.
Růžena Hálová (a cura di), Cinque discorsi sull’Europa, Euno Edizioni: Leonforte 2013, pp. 112
Růžena Hálová (edited by), Cinque discorsi sull’Europa, Euno Edizioni: Leonforte 2013, 112 pp.
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Il volume è il risultato degli studi di un ricercatore italiano a Praga, Giuseppe Maiello (Napoli 1962), antropologo e sociologo, ed è basato su materiale reperito soprattutto nelle biblioteche della Repubblica Ceca. Il libro descrive il fenomeno del Vampirismo dal punto di vista etimologico, storico-culturale, etnografico ed antropologico, e riporta testimonianze tratte dalla letteratura dei paesi occiden‑ tali trasmesse soprattutto per tramite dell’abate Agostino Calmet. Inoltre fa riferimento a studi condotti in Europa centro orientale e balcanica meno noti o completamente sconosciuti al pubblico. Vengono affrontate, nella seconda parte del libro, le principali teorie sulle origini del vampiri‑ smo e la sua storia in uno spazio temporale che va dall’an‑ tichità classica alla fine del XIX secolo. Oltre alle traduzioni in lingua ceca di testi già editi o tradotti in altre lingue, viene presentato per la prima volta in una lingua moderna il testo di Karl Ferdinand Schertz: “Magia posthuma”, usci‑ to una sola volta in edizione a stampa nel 1704.
The volume is the result of a number of studies by an Italian researcher in Prague, the anthropologist and sociologist Giuseppe Maiello (Naples 1962), and is based on material he was able to find mainly in the Czech Republic libraries. The book describes the phenomenon of Vampirism from the etymological, historical-cultural, ethnographic and anthropological point of view quoting from the literature of western countries, that was passed on especially by abbot Augustin Calmet. The book also refers to studies conducted in Central and Eastern Europe and the Balkans, which are less known or completely unknown to the public. The second part delves into the main theories on the origins of vampirism and its history over the years that spans from classical antiquity to the end of the nineteenth century. Besides the translations into Czech of texts that had already been published or translated into other languages, the text by Karl Ferdinand Schertz, is presented for the first time in a modern language: “Magia posthuma”, issued only once in a printed edition in 1704.
Giuseppe Maiello, Vampyrismus & Magia posthuma, Praga: Epocha 2014, 264 pp.
Giuseppe Maiello, Vampyrismus & Magia posthuma, Prague: Epocha 2014, 264 pp.
Il libro, curato dal Professor Francesco Leoncini, raccoglie con‑ tributi di autorevoli studiosi tra i quali: Pavel Helan, Michal Kšiňan, Giovanni Villani e Sergio Tazzer, e tratta del ruolo svolto dall’Italia nel contesto della Prima Guerra Mondiale e l’appog‑ gio dato dagli italiani alle nazioni facenti parte dell’Impero Austro-ungarico nei loro tentativi di indipendenza. La costitu‑ zione di un esercito ceco-slovacco rappresenta il risultato più rilevante della politica estera italiana per il riconoscimento del principio di nazionalità. Il “Patto di Roma” costituisce il supera‑ mento del “Patto di Londra” in base al quale l’Italia era entrata in guerra. In questa fase l’Italia si fa promotrice di un progetto internazionale mirato a garantirle un ruolo importante nel contesto politico e culturale del tempo. Nel libro molto rilievo viene dato a un passaggio decisivo della storia dei cechi e degli slovacchi che vede come protagonista, in campo diplomatico e militare, lo slovacco Milan Rastislav Štefánik, personalità poliedrica, astronomo ed aviatore, naturalizzato francese ma particolarmente legato all’Italia.
Edited by Professor Francesco Leoncini, the book is a collection of contributions from eminent scholars, including: Pavel Helan, Michal Kšiňan, Giovanni Villani and Sergio Tazzer, and looks into the role played by Italy in the context of the First World War and the support afforded by the Italians to the nations that belonged to the Austro-Hungarian Empire in their attempt to gain independence. The establishment of a Czech-Slovak army was the most important achievement of Italian foreign policy for the recognition of the principle of nationalities. The “Pact of Rome” superseded the “Treaty of London”, according to which Italy had entered into war. During this phase, Italy undertook to promote an international project aimed at assuring for it an important role in the political and cultural context of the time. In the book, much emphasis is given to a decisive step in the history of the Czechs and Slovaks that had as a protagonist – in the diplomatic and military field – the Slovak Milan Rastislav Štefánik, a multifaceted personality, an astronomer and aviator, who became a French national, but particularly fond of Italy.
Francesco Leoncini (a cura di), Il Patto di Roma e la Legione ceco-slovacca. Tra Grande Guerra e Nuova Europa, Vittorio Veneto: Kellermann editore 2014, pp. 240
Francesco Leoncini (edited by), Il Patto di Roma e la Legione ceco-slovacca. Tra Grande Guerra e Nuova Europa, Vittorio Veneto: Kellermann editore 2014, 240 pp.
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Barbara Bouchet a Liberec Barbara Bouchet in Liberec
La musa di Quentin Tarantino torna a far visita alla sua città natale. Un viaggio tra i ricordi in compagnia dell’artista che ha incantato le platee di tutto il mondo
Barbara era nata da pochi mesi a Reichenberg, l’attuale Liberec, e i soli ricordi sono confuse reminiscenze anglo-tedesche della madre Ingrid. Sul finire del 1944 una sera bussarono
alla porta di casa. Il padre era al fron‑ te e la madre aveva ritenuto più sicuro trasferirsi con la bimba ancora in fasce dai nonni paterni, i coniugi Gutscher, rinomati proprietari del cinema Adria.
“Herr Gutscher take your hat and le‑ ave” furono, nel ricordo materno, le sole parole che quegli uomini dissero al nonno Rudolf sulla soglia di casa. Il mattino dopo abbandonarono tutti la
di Alessio Di Giulio by Alessio Di Giulio
Quentin Tarantino’s muse returns to visit her hometown. A trip down memory lane with the artist who has enchanted audiences around the world
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Barbara Bouchet al Municipio di Liberec / Barbara Bouchet at Liberec town hall
Barbara was born only a few months earlier in Reichenberg, currently Liberec, and the few memories are confused, vague recollections of her Anglo-German mother Ingrid. At the end of 1944, one evening there was a knock at the door. Her father was at the frontline and the mother felt safer moving with the child, still in her crib to her paternal grandparents, the Gut-
scher couple, the famous owners of the Adria cinema. “Herr Gutscher take your hat and leave” were, in the memory of her mother, the only words the men said to her grandfather Rudolf on the doorstep. The next morning they all abandoned Czechoslovakia to seek refuge in Germany. What could be the beginning of one of the many painful testimonies on the
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so-called Sudeten issue, with the mass expulsion and the forced exodus of millions of German-speaking citizens from Czechoslovakia to Germany, is actually one of the key stages in the life of Barbara Gutscher, better known as Barbara Bouchet. “We set out at dawn in train to Moos, on Lake Constance, where we were hosted by the sister of my maternal grandmother, aunt
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Cecoslovacchia per cercare rifugio in Germania. Quello che potrebbe essere l’incipit di una delle tante, dolorose testi‑ monianze sulla cosiddetta questio‑ ne dei Sudeti, con l´espulsione di massa e l´esodo forzato di milioni di cittadini di lingua tedesca dalla Cecoslovacchia alla Germania, è in realtà una delle tappe cruciali del‑ la vita di Barbara Gutscher, meglio nota come Barbara Bouchet. “Par‑ timmo all’alba in treno verso Moos,
sul lago di Costanza, dove fummo ospitati dalla sorella della nonna materna, zia Franzisca Horner. La‑ sciammo tutto alle nostre spalle e nessuno di noi ha mai fatto ritorno in patria”. In realtà alcuni anni or sono la celebre attrice non ha resi‑ stito al richiamo delle proprie radici ed è tornata in incognito a Liberec. Una breve visita in cerca della casa natale, una sortita fugace maturata dopo una vita di spostamenti dagli stenti e dall´herzoghiano “futuro
impedito” della Germania post-bel‑ lica, passando per San Francisco e le prime esperienze cinematografiche di prestigio negli States (su tutti il ruolo di Miss Moneypenny in James Bond 007 – Casino Royale), fino alla consacrazione in Italia come icona della commedia sexy e del genere poliziesco. In questa seconda occasione il viaggio ha assunto i connotati dell´ufficialità, complici anche la serenità riconqui‑ stata a fianco del nuovo compagno, l´architetto Giorgio Orlandi, e un desiderio di comunione affettiva con i ricordi della madre, da anni malata di Alzheimer. Informato del deside‑ rio della coppia - in vacanza a Praga - di dedicare una giornata alla visita di Liberec, l’imprenditore italiano Alessandro Alagia si è impegnato nell’organizzazione dell’evento. Ad accogliere l’attrice e i suoi accom‑ pagnatori presso la Sala cerimonie del municipio cittadino questa volta erano presenti fotografi, giornalisti e le massime autorità locali, tutti vi‑ sibilmente emozionati. E non poteva essere altrimenti. Gli anni non hanno intaccato la bellezza magnetica di Barbara Bouchet, hanno solo matura‑ to il suo fascino raffinato, sempre più seducente grazie alla combinazione
Franzisca Horner. We left everything behind us and none of us ever returned home.” In reality, a few years ago the famous actress could not resist the lure of her roots and returned incognito to Liberec. A quick visit in search of her birthplace, a brief sortie decided after a life of constant relocating and hardship and from the “herzogian” “prevented future” of post-war Germany, before passing through San Francisco and the first prestigious cinematic experiences in the United States (above all the role of Miss Moneypenny in the James Bond comedy - Casino Royale), until she achieved her consecration in Italy as an icon of the sex comedy and the cop film genres. On this second occasion, the journey
has assumed the characteristics of a more official visit, thanks also to the serenity regained with her new partner, the architect Giorgio Orlandi, and a desire for emotional harmony with the memories of her mother, a sufferer of Alzheimer’s for years. Having learnt of the couple’s desire, when on holiday in Prague, to dedicate a day to a visit in Liberec, the Italian businessman Alessandro Alagia got involved in organizing the event. This time, to welcome the actress and her companions at the Hall of ceremonies of the city hall, there were photographers, journalists and the highest local authorities, all visibly excited. It could not be otherwise. The years have not affected the magnetic beauty of Barbara Bouchet, and have
only completed her elegant charm, with her becoming more and more attractive due also to a spontaneous empathy for others. “I did not expect such a warm welcome, such an affectionate welcome from the institutions,” said the actress who signed autographs without evading the many questions of those present. A private and professional life which has been so intense that it is difficult to trace in the course of a single meeting, as much as it is enhanced by friendly gatherings, exchanges of gifts, guided tours of the town hall and the symbols of family Gutscher. Few artists can indeed boast of having worked with Martin Scorsese and Otto Preminger, or alongside actors such as Marlon
Barbara Bouchet in visita alla sua casa natale/Barbara Bouchet visits her birthplace
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con una spontanea empatia verso il prossimo. “Non mi aspettavo un’ac‑ coglienza così calorosa, un benvenuto così affettuoso da parte delle istitu‑ zioni”, ha commentato l´attrice che ha firmato autografi senza sottrarsi alle numerose domande dei presenti. Una vita privata e professionale così intensa è stata difficile da ripercorrere nel corso di un semplice incontro, per quanto arricchito da momenti convi‑ viali, scambi di doni, visite guidate al municipio e ai luoghi simbolo della famiglia Gutscher. Pochi artisti posso‑ no infatti vantare di aver lavorato con Martin Scorsese e Otto Preminger, o al fianco di attori come Marlon Bran‑ do, David Niven, Robert Mitchum, Jack Lemmon, Woody Allen, Kirk Douglas, John Wayne, Yul Brinner, Gregory Peck, Cameron Diaz, Daniel Day Lewis. Tuttavia il personaggio interpretato a cui Barbara Bouchet è più legata è quello di Patty nel film L’anatra all’arancia, un classico della commedia all´italiana. “Volevo asso‑ lutamente recitare in quel film e la‑ vorare con Dino Risi, ma il regista mi informò che Monica Vitti, un´artista di grande spessore, non voleva una bionda al suo fianco. Così decisi di affittare una parrucca con i capelli neri corti e di fare il provino. Monica si Brando, David Niven, Robert Mitchum, Jack Lemmon, Woody Allen, Kirk Douglas, John Wayne, Yul Brynner, Gregory Peck, Cameron Diaz Daniel Day Lewis. However, the character played by Barbara Bouchet, to whom she is most attached is Patty in the film L´anatra all´arancia (Duck in Orange Sauce), a classic of the commedia all´italiana genre. "I really wanted to star in the movie and work with Dino Risi, but the director told me that Monica Vitti, an artist of great depth, did not want another blonde opposite her. So I decided to rent a wig with short black hair and to audition. Monica was to be satisfied, but just before the shoot she had a heated argument with Risi who left the set, and was replaced by Luciano
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attualità current affairs
Una giovanissima Barbara Bouchet in Casino Royale, con David Niven / A very young Barbara Bouchet and David Niven in Casino Royale
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disse soddisfatta ma poco prima delle riprese litigò violentemente con Risi che abbandonò il set e fu sostituito da Luciano Salce. Il film fu un successo ed io ebbi l´occasione di cimentarmi in un ruolo molto divertente, circon‑ data da amici e da grandi professioni‑ sti. Devo molto a quella parrucca e al personaggio di Patty”. Tra i numerosi aneddoti uno in par‑ ticolare ha suscitato stupore e am‑ mirazione. “Ero in teatro, avevo da poco finito le prove e nel corso di un
incontro con la stampa i giornalisti mi dissero che ero l’icona di Quentin Tarantino. Mi misi a ridere pensando ad uno scherzo. Tarantino era già una star internazionale ed io non avevo mai visto i suoi film, troppo violenti, la notte avrei avuto gli incubi. Poi mi mostrarono un video. Rimasi sor‑ presa e lusingata dalle dichiarazioni del regista ma la cosa finì lì. Alcuni mesi dopo ricevetti una telefonata di Marco Muller; il direttore del festival del cinema di Venezia mi informava che Quentin Tarantino, tra il serio e il faceto, aveva dichiarato che non si sarebbe presentato al festival per presentare Bastardi senza gloria se non ci fossi stata io ad accoglierlo. E così fu. Quando mi vide non credeva ai suoi occhi. Fece letteralmente dei salti di gioia e mi invitò ad accom‑ pagnarlo alla prima del suo film. Al termine della proiezione mi confidò che aveva pensato di affidarmi una parte, da recitare in francese, ma poi il personaggio era stato cancellato dalla sceneggiatura. Scherzando gli risposi che ero offesa, la prossima volta avrei voluto un ruolo da protagonista. Da allora sono la musa di Quentin Taran‑
tino”. Attualmente Barbara Bouchet è impegnata con il teatro ma amerebbe rendere omaggio alle proprie origini interpretando un ruolo cinematogra‑ fico che la veda protagonista tra la Repubblica Ceca e la Germania. La mattinata volge al termine e la visita si conclude con uno scambio di doni nel cortile dell´ex casa Gutscher: fiori, manufatti locali, libri, foto e antiche piantine d´antiquariato del cinema Adria. “Oggi ho ricevuto tanti regali ma ce n’è uno in particolare che mi ha dato una grande gioia: l’aver potuto visi‑ tare l´interno della mia casa natale. Poco importa che sia in fase di ristrut‑ turazione, quello che veramente con‑ ta è il vincolo affettivo che mi lega a questi luoghi. Comunque desidero tornare quanto prima e vedere tutto con più calma”. Le occasioni non man‑ cheranno. Nei prossimi mesi è in pro‑ gramma l’allestimento di una mostra itinerante che farà tappa a Liberec e al castello di Ořechov, nella Moravia meridionale: saranno esposti articoli, locandine, foto di scena, costumi e al‑ tre rarità provenienti dalla collezione privata di Barbara Bouchet.
Salce. The film was a success and I had the chance to take on a very amusing role, while surrounded by friends and great professionals. I owe a lot to the wig and the character of Patty. " Among the many anecdotes, one in particular aroused amazement and admiration. “I was in the theatre, I had just finished the tests, and during a press briefing journalists told me that I was the icon of Quentin Tarantino. I laughed thinking it was a joke. Tarantino was already an international star and I had never seen his films, which were too violent- at night I would have nightmares. Then they showed me a video. I was surprised and flattered by the statements of the director, but it finished there. A few months later I received a phone call from Marco Muller -the director of the Venice film festival, who informed me that Quentin Tarantino, half seriously
and half facetiously, had stated that he would not show up at the festival to present Inglourious Basterds if I would not come to greet him. And so it was. When he saw me he could not believe his eyes. He literally jumped for joy and invited me to accompany him in the premiere of his film. Following the screening, he told me that he had thought of offering me a part, to be recited in French, but that the character was subsequently removed from the script. I told him jokingly that I was hurt, and that the next time I wanted to play a leading role. Since then I have become Quentin Tarantino’s muse.” Barbara Bouchet is currently involved in the theatre, but would like to pay homage to her origins by playing a film role that would see her as a protagonist in the Czech Republic and Germany. The morning comes to an end and the tour concludes with an ex-
change of gifts in the courtyard of the former Gutscher house: flowers, local crafts, books, photos and old antique maps of the Adria cinema. “Today I received many gifts, but there is one in particular that has given me great joy- to have been able to visit the inside of my birthplace. It matters little that it is being renovated, what really counts is the emotional bond that binds me to these places. However, I would like to come back as soon as possible and see everything more calmly.” There will be the opportunities for sure. In the coming months the preparation of a traveling exhibition is scheduled that will have a stage in Liberec and the Castle of Ořechov, in South Moravia. Items on display will include: posters, stills, costumes and other rarities from the private collection of Barbara Bouchet.
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