Segnali di rallentamento Sicurezza nei luoghi di lavoro: troppe carenze Riflessioni per far crescere la comunità industriale Leader globale nella sostenibilità e nell’innovazione chimica Squadra che vince non si cambia
RIVISTA DELLE MATERIE PLASTICHE E DELLA GOMMA
Attraversare le sfide della plastica
Si sono spente da poco le luci di Fakuma 2024, uno dei saloni internazionali più importanti d’Europa per il settore della plastica, che, come rileva Plastore, ha evidenziato le incertezze legate alle tensioni internazionali e alla crisi del settore automotive in Europa, con impatti significativi anche sull’industria italiana.
In questo contesto, secondo l’azienda il futuro per gli operatori del settore si presenta come un mix di sfide e opportunità. Senza bisogno di ricorrere alla sfera di cristallo, per Plastore bisogna attendersi un calo nella domanda di materie prime, sia vergini sia riciclate, diventando queste ultime meno competitive in un contesto di diminuzione dei prezzi.
L’azienda veneta sostiene che investire nello sviluppo dei processi e nell’innovazione è diventata una scelta obbligata per mantenere la competitività in un panorama globale sempre più agguerrito. Le aziende devono infatti affrontare sfide complesse, come la pressione sui costi e la necessità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. Scegliere partner affidabili è fondamentale per ottimizzare i processi produttivi e migliorare l’efficienza. Una pianificazione attenta dei costi delle materie prime non solo aiuta a contenere le spese, ma offre anche un margine per investimenti futuri e per l’adozione di soluzioni innovative. Attraverso queste strategie è possibile affrontare le sfide del mercato con sicurezza e prepararsi a cogliere le opportunità. Plastore, che quest’anno celebra il decimo anniversario, è uno dei leader nel commercio di materiali plastici in granuli, supportata da collaboratori con circa 40 anni di esperienza nel mercato italiano della plastica. Con oltre 1.500 tipi di materiali, tra commodity e tecnopolimeri, Plastore soddisfa le esigenze di una clientela diversificata, mantenendo elevati standard di qualità. Il magazzino di Plastore, situato a Villamarzana (Rovigo), offre 5.000 metri quadrati di capacità di stoccaggio. La logistica è precisa e consente una movimentazione ottimale della merce, con consegne accuratamente pianificate in accordo con i clienti. Tutti i prodotti sono consultabili sul sito www.plastore.it, dove ogni articolo è corredato da foto e schede tecniche. Inoltre, un team di esperti è sempre disponibile per offrire soluzioni su misura, aiutando i clienti a organizzare al meglio le loro forniture. Plastore è pronta a guidare i propri clienti verso un futuro promettente, offrendo materiali che combinano qualità, affidabilità e competitività economica. In un mercato in continua evoluzione, l’approccio proattivo e innovativo consente alle aziende di adattarsi rapidamente e cogliere nuove opportunità. Scegliendo Plastore come partner, i clienti possono affrontare con fiducia le incertezze del mercato, ottenendo un vantaggio competitivo che li aiuterà a emergere e prosperare.
www.plastore.it
N. 403 - OTT./NOV./DIC. 2024
SOMMARIO
EDITORIALE
10 Il ribaltone
MARKETING
14 Segnali di rallentamento 18 Un materiale che resta protagonista e insostituibile nonostante le difficoltà 22 Record nel 2023, atteso un moderato calo per il 2024 24 Tripletta di record per le macchine per confezionamento e imballaggio 26 Ad Automation Systems il 64,82% del capitale sociale di Piovan 27 Nei primi nove mesi risultati pressoché stabili 28 Collaborazione tecnologica, scientifica e didattica 29 Piano industriale da 30 milioni di euro 30 Accolte le principali richieste dell’industria chimica 32 Integrazione nella filiera del riciclo meccanico 32 Essere un’impresa vincente 33 Marchio storico di interesse nazionale 34 Nominato il nuovo CEO di Sumitomo (SHI) Demag 34 Investitore finanziario tedesco ha acquisito Illig 35 Ampliamento della sede di Windmöller & Hölscher in Nord America
35 Packaging in sofferenza
36 Nuovo direttore generale per i trasformatori europei 36 Materie plastiche tedesce in ripresa dopo due anni
PLASTICA E AMBIENTE
38 S icurezza nei luoghi di lavoro: troppe carenze 42 Nuove formulazioni per cavi in PVC 46 Riciclo di bioplastiche compostabili, l’Italia già oltre l’obiettivo per il 2030
50 Vent’anni di IPPR 51 Migliorare raccolta differenziata e obiettivi di recupero 52 Con il riciclo anche l’acustica ci guadagna 53 Raccolta virtuosa di imballaggi in plastica
54 Riconoscere formalmente il contributo del riciclo meccanico
54 In crociera con il riciclato
55 Linee guida LCA per l’impatto degli imballaggi flessibili
55 Riciclo di fibra di carbonio premiato
56 Riciclo e lentezza contro il logorio della vita moderna
MACCHINE E ATTREZZATURE
58 Riflessioni per far crescere la comunità industriale
62 Anime dal recupero di scarti misti a base di polietilene e alluminio
N. 403 - OTT./NOV./DIC. 2024
SOMMARIO
66 Giunti rotanti per la manutenzione semplificata delle calandre
68 Rendere possibile l’impossibile
70 Una tradizione di innovazione nella miscelazione industriale
72 Acceleratore a tavoletta verso tecnologie elettriche e sostenibilità
74 Nuovi granulatori dedicati allo stampaggio a iniezione
75 Stampaggio a iniezione di “perle di carta”
76 Separare fino a 17 diverse frazioni di materiale
77 Granulatore iper-produttivo
77 In Francia “gigante” da 8.800 tonnellate per lo stampaggio a iniezione
78 Con gli ugelli miscelanti niente più striature
78 Automatizzare l’inserimento di tappi in plastica negli avvolgibili
79 Riduttori cicloidali: consumo energetico ridotto del 60%
79 Scarpa stampata in 3D 80 Pensare fuori dagli schemi: robot longitudinali
80 Automazione per la depolimerizzazione di rifiuti in PET 81 Prove a fatica e di simulazione del ciclo di vita
MATERIALI E APPLICAZIONI
82 Leader globale nella sostenibilità e nell’innovazione chimica
86 Il ruolo chiave delle biomasse di scarto nei compositi verdi
90 Innovazione per un futuro all’insegna della qualità 91 TPE ultra-morbidi per protesi e ortesi
92 A Vienna acqua potabile in tubazioni in polietilene riciclato chimicamente
93 ECO Prime a base di PVC riciclato
93 Soluzioni e progetti per un domani circolare
94 Su due ruote all’insegna di innovazione e inclusività 94 Migliorare la sostenibilità dei termoindurenti 95 Stabilizzante a luce, calore e sostanze chimiche per plastiche agricole
95 Cavi flessibili senza PFAS
RUBRICHE E VARIE
96 Squadra che vince non si cambia 98 Modificazione, degradazione e stabilizzazione dei polimeri
100 Supportare il manifatturiero italiano 101 Le sfide impegnative non fiaccano il settore 102 Un faro per nuove opportunità di crescita 103 Il PVC per lo sport in vista di Milano Cortina 2026 103 Passaggio di testimone al vertice di Messe Düsseldorf 104 Corsi Cesap 105 Corsi SBS
Anno 49 - Numero 403 Ottobre/Novembre/Dicembre 2024
Direttore responsabile
Mario Maggiani
Caporedattore
Luca Mei
Redazione
Giampiero Zazzaro
Segreteria di redazione Alice Polimeno
Ufficio commerciale
Roberta Pagan
Comitato di direzione
Massimo Margaglione, Gabriele Caccia, Barbara Ulcelli
Hanno collaborato a questo numero:
Stefania Arioli, Claudio Celata, Maria Clara Citarrella, Girolamo Dagostino, Matteo De Molli Morandi, Emmanuel Fortunato Golino, Roberto Scaffaro
Editore Promaplast Srl
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Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 68 del 13/02/1976
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106 PACKAGING SPEAKS GREEN www.packagingspeaksgreen.com
31 PLAS MEC www.plasmec.it
85 PLAST EURASIA www.plasteurasia.com
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3 PRESMA www.presma.it
44 ROBOLINE SYTRAMA www.sytrama.com
49 SIKORA www.sikora.net
57 SITRA www.sitramasterbatch.com
9 ZAMBELLO www.zambello.it
ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE
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AIPE
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CLATORI E RIGENERATORI MATERIE PLASTICHE
CIPAD
COUNCIL OF INTERNATIONAL PLASTICS ASSOCIATIONS
DIRECTORS
IIP
ISTITUTO ITALIANO DEI PLASTICI
SPE ITALIA
SOCIETY OF PLASTICS ENGINEERS
UNIONPLAST FEDERAZIONE GOMMA PLASTICA
UNIPLAST
Il ribaltone
Non accadeva da fine Ottocento che un presidente degli Stati Uniti venisse (ri)eletto per due mandati non consecutivi. Non era mai accaduto che quello stesso presidente vincesse la tornata elettorale entrambe le volte contro due candidate che avevano provato a diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti. È successo tutto il 5 novembre 2024 quando Donald Trump è stato (ri)eletto 47° presidente degli Stati Uniti ed è tornato a insediarsi nello studio ovale della Casa Bianca. Al di là delle “spigolature” storiche e della cronaca, è interessante soffermarsi qui brevemente su quale potrebbe essere lo scenario aperto sulla nostra sponda dell’Atlantico, ma non solo, da un voto che evidentemente riguarda tutti in più ambiti. Donald Trump ha vinto in maniera netta, schiacciante e indiscutibile, sovvertendo tutti i sondaggi che fino all’ultima ora lo davano testa a testa con Kamala Harris, ossia la maggioranza degli statunitensi ha risposto alla sua chiamata per far tornare il Paese al ruolo indiscusso di potenza americana e mondiale: “Make America great again”.
Ciò è avvenuto con una campagna elettorale i cui temi rilevanti sono stati la chiusura delle frontiere agli immigrati irregolari senza timore di utilizzare toni e parole forti, in alcuni casi addirittura dirompenti, e l’economia nazionale. Quanto a quest’ultima in particolare, uno degli ingredienti su cui è improntata la ricetta economica di Trump consiste in un accentuato protezionismo, con la preannunciata imposizione di più e più alti dazi di quelli già adottati dal predecessore Biden, che il Vecchio Continente, e ancora di più il nostro Paese, con una economia fortemente votata all’esportazione, dovrà tenere sotto stretta osservazione nei prossimi anni. Infatti, secondo alcune stime, qualora ciò si verificasse, potrebbe tradursi in una perdita di PIL europeo nell’ordine dell’1,5% entro il 2028.
Ma le questioni aperte, e per certi versi incerte, che rendono il futuro delicato, sebbene le idee riguardo ad alcune, se non tutte, di esse del candidato e dell’ancor prima già presidente Trump fossero note, non sono poche o quanto meno da poco: il rapporto diretto con gli alleati europei, cui mai è stata data grande importanza ne rilevanza in quanto tali; la guerra in Ucraina, che chiama in causa anche l’atteggiamento verso Vladimir Putin; la questione mediorientale, dove sono in gioco interessi geopolitici allargati e intricatissimi; i rapporti con la Cina, cui la prima potenza mondiale non intende e non vuole cedere la leadership.
In definitiva, al di là della sconfitta di Kamala Harris, per la quale, senza tema di sbagliare, si può immaginare cocente, ciò che sembra essere emerso come risultato più eclatante, più o meno imprevedibile, dalle urne il 5 novembre 2024 è la scelta di campo di un popolo (o almeno della parte di esso che ha votato Trump) e i suoi possibili effetti globali: quella di una visione del proprio Paese, e con esso del mondo, che si poteva credere minoritaria ed è invece maggioritaria a scapito di una che si poteva credere maggioritaria ed è invece minoritaria. Una sorta di ribaltone, di cui tutti dovremo, o dovremmo, tenere conto.
Costruttori italiani di macchine per plastica e gomma
Segnali di rallentamento
Il commercio estero settoriale nei primi sei mesi del 2024 mostra una frenata rispetto allo stesso periodo del 2023, attestando il deterioramento di entrambe le correnti di scambio. Le aziende italiane mostrano dunque una certa preoccupazione per l’andamento del settore e caute attese per i mesi a venire. Intanto è in pieno svolgimento l’organizzazione della seconda edizione della fiera GreenPlast.
Di Stefania Arioli
Le statistiche Istat del commercio estero italiano di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma nel primo semestre 2024, a confronto con l’analogo periodo del 2023, confermano il progressivo deterioramento di entrambe le correnti di scambio.
Infatti, in base alle elaborazioni del Centro Studi Mecs dell’associazione di categoria Amaplast, dopo il consuntivo 2023 con segno positivo sia all’import sia all’export, nel corso dei primi mesi del 2024 il trend degli acquisti dall’estero è risultato costantemente in calo rispetto al corrispondente periodo del 2023 e nel secondo trimestre è andato peggiorando fino alla doppia cifra, sintomo di una minore propensione agli investimenti, che si colloca in un contesto di economia generale e di produzione industriale in contrazione. Il periodo si è quindi chiuso con un calo di 12 punti percentuali, per un valore di 483 milioni di euro, con importazioni in deciso calo da tutti e tre i primi Paesi di provenienza ovvero Germania, Cina, Austria.
Esportazioni
Per le esportazioni il semestre si chiude ancora con un segno positivo (+2,5% a 1,73 miliardi di euro) ma in tendenziale attenuazione nella sua intensità, a causa di una minore domanda per numerose tipologie di macchinari, tra le quali anche diverse di notevole peso sul totale, e per gli stampi.
Del resto, le forniture alla Germania, storico primo partner dei costruttori italiani, attualmente alle prese con una congiuntura sfavorevole e un quadro politico interno complesso, risultano ben poco vivaci e quelle agli Stati Uniti (seconda destinazione), mantenutesi su alti livelli negli ultimi anni, arre-trano leggermente.
Restando nell’ambito delle prime dieci destinazioni, si osserva-
no trend diametralmente opposti. Le forniture agli altri mercati UE che vi rientrano - ossia Spagna, Polonia e Francia - registrano rispettivamente un calo del 13% e del 32%, nonché una sostanziale stabilità. Quelle ai Paesi extra-UE mostrano invece incrementi a doppia cifra, come il +26% del Messico, il +36% della Cina, il +50% della Turchia, il +22% dell’India, il +24% del Regno Unito.
La succitata debolezza dell’interscambio italiano con la Germania è confermata dai più recenti dati (riferiti al periodo gennaio-luglio 2024) forniti dalla locale associazione dei costruttori di macchine per plastica e gomma (VDMA), che evidenziano un calo di venti punti della raccolta ordini e di nove del fatturato; in entrambi i casi il mercato domestico è molto più in sofferenza rispetto all’export.
Attese caute
Le aziende italiane mostrano quindi una certa preoccupazione per l’andamento del settore e le loro attese per i mesi a venire sono decisamente caute, alla luce dei negativi indicatori macroeconomici, delle turbolenze che caratterizzano i mercati, delle incognite che condizionano il settore industriale nel suo complesso, in particolare per quanto riguarda il percorso di transizione energetica.
Al di là delle statistiche, si rileva come la raccolta ordini in Italia sia ancora tendenzialmente negativa, però con differenze anche sostanziali tra le varie tecnologie. Dopo un primo trimestre particolarmente negativo, nei mesi a seguire si è percepito qualche debole segnale di ripresa.
In parallelo, i dati Istat all’export di segno positivo riflettono ancora gli ordini di impianti complessi, con tempi di consegna di sei-nove mesi e oltre, incamerati sul finire dello scorso anno.
Per le esportazioni il semestre si chiude ancora con un segno positivo, ma tendenzialmente in attenuazione.
Foto
Viplas
Dopo le risultanze del primo semestre del 2024, i costruttori italiani di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma mostrano aspettative improntante alla cautela per i prossimi mesi. A frante di tale situazione è lecito attendersi a consuntivo d’anno una contrazione del fatturato rispetto al 2023.
EXPORT ITALIANO DI MACCHINE,
Stante la situazione è lecito attendersi a consuntivo d’anno una contrazione del fatturato, rispetto al livello del 2023.
GreenPlast 2025
Intanto Amaplast, attraverso la propria società di servizi Promaplast, ha avviato l’organizzazione della seconda edizione di GreenPlast, la mostra-convegno internazionale dedicata ai materiali, alle tecnologie e ai processi di trasformazione della plastica e della gomma, con particolare focus sulla sostenibilità ambientale e l’efficientamento energetico, che si svolgerà dal 27 al 30 maggio 2025 presso il quartiere espositivo di Fiera Milano a Rho-Pero (Milano).
Dopo i brillanti risultati della prima edizione del 2022 - che aveva registrato la partecipazione di 170 espositori (80% italiani e 20% esteri) su una superficie di 6.000 metri quadrati netti, e oltre 20.000 visitatori provenienti da 55 Paesi - l’evento si ripropone di esplorare le ultime innovazioni e le migliori pratiche nel campo della sostenibilità della plastica.
Anche GreenPlast 2025 si svolgerà nell’ambito di The Innovation Alliance: quattro fiere - Ipack-Ima, Print4All, Intralogistica Italia e GreenPlast appunto - che si terranno in contemporanea, occu-
pando quasi tutta la superficie del polo fieristico di Fiera Milano a Rho-Pero, con libera circolazione dei visitatori in tutti i padiglioni.
Procede a pieno regime da parte di Promaplast l’organizzazione della seconda edizione di GreenPlast, in programma presso il quartiere fieristico di Fiera Milano a Rho-Pero (Milano) dal 27 al 30 maggio 2025.
Foto
Viara
Un materiale che resta protagonista e insostituibile nonostante le difficoltà
Un cambio di paradigma che passi per la sostenibilità della filiera appare necessario, ma… le nuove generazioni sapranno comprendere la valenza di un materiale presente nella nostra quotidianità come il PET o condanneranno a priori tutta la plastica senza una riflessione critica? Di seguito una sintesi dell’evento annuale dedicato proprio alla filiera del PET e le riflessioni che ha stimolato per provare a dare una risposta a questa domanda.
Di Girolamo Dagostino
Sono passati ormai 22 anni dalla prima edizione di PET DAY e questo appuntamento annuale continua a rivestire un crescente interesse per gli operatori di tutta la filiera del PET, uno dei polimeri più “nobili” in termini di versatilità, numero di applicazioni e riciclabilità, a cui l’evento si rivolge. Il 3 ottobre scorso ad Artimino, alle porte di Prato, nella splendida Villa Medicea “La Ferdinanda”, patrimonio Unesco, immersa tra le colline toscane in un paesaggio bucolico ricco di uliveti secolari e vigne si è tenuta l’edizione 2024 di PET DAY, confermando l’elevato livello degli argomenti trattati con relatori sempre in grado di fornire una visione puntuale e condivisibile del contesto di mercato e delle dinamiche, ormai globalizzate, che interessano il polimero a cui l’evento è dedicato.
Dinamicità di mercato al di sotto delle aspettative
Ancor più che in passato, in questo momento storico particolare, caratterizzato da crisi energetiche e più di un contesto geopolitico destabilizzante, è risultato prezioso riflettere sullo stato dell’arte e sulle prospettive di mercato di un polimero che, non nascondiamolo, sta vivendo un momento di crisi che genera massima allerta negli operatori della filiera e richiede energia e dinamismo per trovare soluzioni percorribili.
Le difficoltà contemporanee del PET non riguardano il materiale in sé, che non risulta sorpassato (è ancora il polimero più versa-
tile, come si è detto) e rimane, in certi frangenti, ancora insostituibile (le alternative ipotizzate in sostituzione al PET non hanno mai raggiunto il grado di sostenibilità avallato dalle analisi del suo ciclo di vita - LCA). Le difficoltà riguardano invece un mercato fiacco che deve confrontarsi con molti aspetti sfavorevoli, a partire da un’opinione pubblica ormai assuefatta alle informazioni non sempre oggettive che attaccano la plastica, a una legislazione che procede a testa bassa senza considerare sufficientemente un auspicabile approccio scientifico alle imposizioni che riguardano il settore delle plastiche, fino al contesto mondiale geopolitico che certo non aiuta.
Il mercato del PET e, in generale, la salute del settore petrolchimico per la produzione dei poliesteri, sono ormai da tempo fermi in una situazione di stallo che si ripropone da qualche anno, caratterizzata da “eccesso di offerta e debolezza della domanda”. Un leitmotiv che identifica la condizione di molti importanti produttori mondiali di materia prima. La situazione di “over capacity” interessa a monte tutti gli impianti che generano possibili precursori del PET (PX, PTA, MEG, PFY, PSF), che abbiano sbocco nel settore applicativo del tessile, delle fibre sintetiche o della trasformazione dedicata all’imballaggio e agli articoli in plastica che vedono come attore proprio il PET. A conferma dell’eccesso di capacità produttiva - dovuto agli stimoli che le maggiori banche occidentali hanno iniettato nel sistema nell’ultimo decennio e che non hanno mantenuto la reattività del mercato come ci si aspettava dopo la cura - sono gli attuali prezzi
delle “raw material”, talmente al ribasso da essere scesi nuovamente al di sotto del prezzo del riciclato. Sebbene il prezzo in discesa sia una conseguenza di un mercato drogato, tale aspetto potrebbe comunque rivestire qualche interesse per gli utilizzatori che intendessero sfruttare il momento contingente per investire nell’acquisto di materia prima.
Altro punto focale del contesto attuale riguarda la Cina che è attualmente la forza trainante di questo mercato, con il 70% (86 milioni di tonnellate) della capacità mondiale per la produzione di PTA (acido tereftalico, alla base della produzione di poliesteri saturi come il PET) e il 48% della capacità installata di PET (20 milioni di MT). Nonostante la sua supremazia, anche la Cina riversa in una situazione di bassa reattività della domanda, sia interna che rivolta all’export. Quanto a quest’ultimo, sempre a conferma della dominanza cinese, su un totale di circa 6,7 milioni di tonnellate, l’export cinese copre ben il 75% (circa 5,0 milioni di MT).
Il quadro di sintesi relativo alla salute del PET si completa con la risposta del “Sistema Europa” al perdurare di bassi margini e di una inevitabile e pericolosa apertura all’export cinese. La reazione è la chiusura verso l’esterno attraverso azioni governative prettamente protezionistiche ma dalle conseguenze non sempre favorevoli in termini di evoluzione del contesto produttivo europeo. Secondo alcune posizioni, tuttavia, i dazi continuano a essere indispensabili per contrastare il dumping e renderebbero meno difficoltoso il confronto con realtà produttive a basso costo del lavoro.
Molti dei relatori intervenuti ad Artimino hanno individuato nella sostenibilità un approccio virtuoso che potrebbe essere una soluzione all’attuale sonnolenza della domanda di mercato. In una visione di medio-lungo periodo, l’attenzione alla sostenibilità guidata dai servizi potrebbe fornire quelle soluzioni che oggi mancano. Nel nuovo modello di business ipotizzato da quasi tutti i relatori intervenuti al simposio dedicato al PET, l’industria dovrebbe sviluppare un design per la circolarità, che comprenda il design per il riciclo, il design per il riutilizzo e il design per l’ecoefficienza.
L’attenzione alla demografia cambierà il destino del PET?
Si suppone che gli aspetti demografici facciano solamente da corollario a uno scenario di mercato, tuttavia per il PET e le sue applicazioni rivolte prevalentemente a una determinata fascia di popolazione non è così. Secondo Paul Hodges di New Normal Consulting, il primo relatore intervenuto a PET DAY 2024, capire la demografia è uno degli aspetti cruciali per capire le dinamiche della domanda di PET. Nella società contemporanea l’aspettativa di vita si è alzata, la fertilità si è abbassata (escludendo solo i Paesi del Terzo Mondo) e si rileva un costante invecchiamento della popolazione.
L’aumento dell’età media ha spostato l’attenzione sui cosiddet-
ti “Perennial”, ossia le persone oltre i 55 anni che, secondo gli studi portati al PET DAY, rappresentano la categoria che crescerà di più da qui al 2030 (+26% secondo le stime). Capendo le loro abitudini, stili di vita ed esigenze si capirebbero anche molte dinamiche del mercato delle applicazioni del PET. I Perennial sono stati in passato i protagonisti di un’epoca durante la quale gli studi demografici si concentravano su un’altra categoria cara agli studiosi della popolazione, i “Baby Boomer” (oggi Perennial). Termine, questo, con il quale vengono comunemente identificate le persone nate durante l’epoca dell’esplosione demografica, appunto il fenomeno del “Baby Boom” avvenuto negli anni successivi all’immediato secondo dopoguerra e fino agli anni Settanta, epoca del boom economico e del miracolo italiano.
Alla base di quel periodo fortunato c’era l’assunto per cui quando la società vive una natalità esplosiva si spende di più, l’economia si sviluppa più velocemente e la moneta contante circola. Oggi i Paesi con un’economia evoluta sono caratterizzati da un relativo benessere economico ma rientrano fra la popolazione invecchiata che limita la propria spesa in prossimità e dopo la pensione (definiti nella categoria “rich but old”). Le economie con elevati tassi di popolazione hanno un limitato potere di spesa dovuto a una minor capacità economica e per alcuni di essi cresce il fenomeno dell’invecchiamento (identificati nelle cate-
Sovracapacità globale di PET.
Sovracapacità cinese di PET.
L’economia globale si divide in “ricchi ma vecchi”, “poveri e giovani”, “poveri e anziani”
PIL pro capite (dollari)
PIL pro capite vs età media G-20, 2023
Dimensione della bolla = valore del PIL del Paese rispetto agli USA Queste economie rappresentano circa l’80% del PIL globale ($120tn)
Messico TurchiaBrasile Sudafrica Cina USA Australia
“POVERI E GIOVANI”
Canada UK Argentina India Indonesia Russia
Germania
“RICCHI MA VECCHI”
Francia
Italia Giappone
Spagna Corea del Sud Arabia Saudita
“POVERI E ANZIANI”
Età media, anni
Le dinamiche di acquisto delle categorie sociologiche sono oggi ritenute cruciali per comprendere anche la domanda di PET.
gorie sociologiche “poor and ageing” e “poor and young”). Il mercato vede estinguersi ciò che è stato identificato come il “middle market” a favore della crescita di fasce di mercato polarizzate che si spostano verso il lusso o, all’opposto, verso acquisti oculati per cui il valore economico del bene può essere un ostacolo quando troppo elevato. Queste economie hanno rallentato la loro spesa e sicuramente concorrono a una lentezza del mercato in termini di reattività ai periodi di crisi.
Altro aspetto cruciale legato all’approccio demografico e analisi delle prospettive della domanda di PET riguarda la posizione delle nuove generazioni verso la questione ambientale. Una domanda che oggi rimane ancora aperta è la seguente: le nuove generazioni sapranno comprendere la valenza di un materiale presente nella nostra quotidianità come il PET o condanneranno a priori la plastica senza una riflessione critica?
Quale cambiamento di paradigma è necessario per passare il guado?
Le tendenze a limitare la dipendenza dal greggio per ragioni di differenziazione delle risorse o per questioni legate all’emissione
“G20” della domanda globale di PE
Percentuale di “poveri e anziani” Percentuale di “poveri e giovani”
Banca dati ICIS di domanda e offerta
“Ricchi ma vecchi”: Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, UK e USA
“Poveri e giovani”: Argentina, Brasile, India, Indonesia, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia
“Poveri e anziani”: Cina e Russia (la Cina nel 1993
Il PE è il polimero con il maggior volume al mondo e mette in evidenza i cambiamenti in atto; la domanda di PE da parte dei “poveri e anziani” è passata dal 9% nel 1992 al 36% nel 2023.
dei gas serra sono in crescita nelle politiche governative mondiali e si riversano in svariati ambiti produttivi. Il fenomeno delle auto elettriche è stato citato durante PET DAY 2024 come uno dei possibili esempi, ed è sicuramente connesso a una minor domanda di greggio, come hanno fatto rilevare le major in questo settore. Le politiche che mirano all’allontanamento dalle fonti fossili tocca anche l’ambito qui di interesse e si traduce nell’esigenza di cambiare la fonte del carbonio della materia prima. Questa è una delle più importanti sfide previste dall’approccio Net Zero che intende traguardare lo stato in cui le emissioni di gas serra dovute alle attività umane e la rimozione di questi gas sono in equilibrio in un dato periodo. Unitamente al tentativo di ricercare fonti alternative per la materia prima, gli scenari di circolarità al 2050 devono affrontare concetti come l’over packaging, il design for recycling, l’implementazione di forme di riciclo addizionali a quello meccanico, l’ottimizzazione della raccolta e della selezione, l’implementazione di servizi nel settore dei trasporti per ridurre la domanda di plastica di settore; azioni che vengono indicate dagli analisti come necessarie per quel cambio di paradigma volto a risollevare anche il settore del PET, che troverebbe nuova spinta di sviluppo economico in un approccio sostenibile di filiera.
In questo contesto si considera positivamente, e per certi versi benvenuto, lo scenario previsto obbligatoriamente dalla normativa ambientale europea che prevede un contenuto di riciclato obbligatorio al 2030 nel settore dei prodotti costituiti da poliolefine: “Credo che in Europa si stia guardando a un contenuto di riciclato obbligatorio del 20%-30% entro il 2030. Il 20%-30% nelle applicazioni in PO è uno scenario che ritengo realistico”: così Mirjam Mayer, vicepresidente Circular Economy Solutions di Borealis. Altri elementi portati a favore del cambio di paradigma richiamano l’impiego di ”idrogeno blu” e l’elettrificazione delle fonti di calore per gli steam cracker. Puntare sulla circolarità del settore petrolchimico, con specifico riferimento al PET, per perpetuarne l’esistenza è uno scenario proposto come attuabile nel contesto di PET DAY 2024.
La sfida è quella di cambiare la situazione in Europa dove solo 1,5 milioni di tonnellate di PET, su 7,7 milioni di tonnellate della domanda totale, derivano da materiale riciclato. Le bottiglie di PET, peraltro, sono al primo posto fra gli articoli di imballaggio riciclati su larga scala.
Le reazioni scomposte di un sistema sotto stress
Le connessioni fra la politica commerciale europea e quella ambientale sono sempre più frequenti nella normativa comunitaria (ad esempio, CBAM, FTA, aspetti commerciali della legislazione sui prodotti, Net Zero Act, CRM Act, maggiore flessibilità per gli aiuti di stato ecc.). Le implicazioni generate dalla normativa europea di carattere ambientale aprono a dinamiche strettamente commerciali. Proteggere l’ambiente oggi deve sempre più spes-
Fonte New Normal Consulting
so considerare un’attenta analisi delle conseguenze commerciali e degli obiettivi di competitività dell’UE verso le economie concorrenti.
Il quadro europeo caratterizzato da una stringente politica ambientale, dall’attuale debolezza della domanda nel settore petrolchimico, PET compreso, con margini ridotti e conseguenti deficit produttivi ha spalancato le porte all’import cinese. L’Europa ha bisogno di materia prima che non è in grado di produrre. Gli obiettivi di riciclo dell’UE, che spingono i produttori di PET a investire nelle tecnologie per rPET, sono minacciati dalle importazioni di vPET in dumping dalla Cina. L’industria europea soffre la concorrenza proveniente dall’Asia e attua pressioni sulle istituzioni UE che hanno risposto con politiche per limitare il dumping imponendo estesi dazi. Con il Regolamento (UE) 2024/1040 del 27 marzo 2024 è così scattato un piano quinquennale che vede l’istituzione di dazi antidumping definitivi sulle importazioni di alcuni tipi di PET dalla Cina, confermando i dazi provvisori istituiti il 27 novembre 2023, compresi tra il 6,6% e il 24,2% a seconda del produttore esportatore. Tali funzioni saranno esercitate per un periodo di cinque anni. Stessa politica protezionistica per il PET originato in India e diretto verso l’UE.
Le barriere all’ingresso hanno avuto i loro risultati, riducendo sensibilmente il flusso di PET in entrata nel Vecchio Continente. La politica protezionistica della Commissione europea ha però innescato dinamiche non sempre previste, come l’aumento dei flussi in importazione dal Vietnam proprio in concomitanza della politica antidumping nei confronti della Cina, tali per cui probabilmente la Commissione europea avvierà un’inchiesta antidumping anche sulle importazioni di PET dal Vietnam. Un’ulteriore difficoltà riguardo l’efficacia delle politiche antidumping in atto contro la Cina riguarda i codici doganali di vPET e rPET. La Commissione avrebbe avuto difficoltà a separare l’rPET dal vPET, poiché entrambi rientrano nello stesso codice doganale o di Nomenclatura Combinata (NC 39076100), che identifica con chiarezza un bene o una merce in transito tra due nazioni. La situazione ha tutto l’aspetto di essere una sorta di cane che si morde la coda, in quanto l’Europa soffre la concorrenza cinese ma ha bisogno di materia prima, con riferimento sia al vPET che al PET da riciclo. Anche in considerazione dei target europei di riciclo, sono molte le perplessità verso una tale politica UE che sembrerebbe avere più aspetti negativi che benefici. PET DAY 2024 si è chiuso con l’auspicio che le nuove generazioni, già sensibili alla questione ambientale, sviluppino un senso critico più raffinato che consenta loro di discernere adeguatamente le informazioni che le raggiungono e di conseguenza assumere quelle posizioni con una base di conoscenza più solida. A questo proposito, ha destato attenzione e interesse l’intervento di Chris DeArmitt, autore del libro “The Plastics Paradox” che ha messo in discussione, con un approccio scientifico e libero da interessi, la maggior parte di ciò che crediamo sulla plastica e sull’ambiente.
Conseguenze della politica antidumping europea sulle importazioni di PET dalla Cina.
Conseguenze della politica antidumping europea sulle importazioni di PET dall’India.
Le importazioni dal Vietnam in crescita in concomitanza con l’imposizione di forti dazi all’importazione di PET proveniente dalla Cina.
Fonte Van Bael & Bellis
Fonte Van Bael & Bellis
Fonte Van Bael & Bellis
Beni strumentali
Record nel 2023, atteso un moderato calo per il 2024
Lo scorso anno il comparto rappresentato da Federmacchine ha visto crescere il fatturato fino a raggiungere un risultato come mai prima. Per il 2024 è però prevista una inversione di tendenza che fa propendere per attese più contenute. Ma i livelli dovrebbero mantenersi comunque mediamente elevati.
Nel 2023, l’industria italiana dei beni strumentali ha visto crescere ancora il fatturato, che ha segnato un nuovo record per il comparto. Per il 2024 è atteso un moderato calo di quasi tutti gli indicatori economici, ma, nonostante questo, i valori si manterranno su livelli mediamente alti. Questo è quanto emerso dai dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine e presentati in occasione dell’assemblea dei soci del 17 luglio. Accanto al presidente di Federmacchine, Bruno Bettelli, è intervenuto il vicepresidente di Confindustria, Marco Nocivelli.
Consuntivi 2023
Nel 2023, il fatturato del comparto si è attestato a un valore pari a 56,6 miliardi di euro, registrando un incremento del 2,1% rispetto al dato del 2022, segnando così un nuovo record.
Le esportazioni cresciute del 5,8% a 37,7 miliardi di euro hanno superato il risultato dell’anno precedente, segnando così anch’esse un nuovo primato. In calo, invece, le consegne dei costruttori italiani sul mercato interno che, penalizzate dall’arretramento del consumo domestico, si sono fermate a 18,9 miliardi, il 4,6% in meno rispetto al 2022. La domanda espressa dal mercato domestico è scesa del 4% a 30,4 miliardi. Anche l’import ha risentito della debolezza della domanda interna, attestandosi a 11,5 miliardi, il 3% in meno rispetto al 2022.
Le imprese italiane del settore hanno dimostrato, ancora una volta, di saper ben presidiare il mercato locale, come evidenzia-
to dal dato import/consumo, che si è attestato al 37,9%. Il rapporto export/fatturato è cresciuto, di quasi due punti percentuali, al 66,6%.
Previsioni 2024
Il 2024 segnerà un’inversione di tendenza per l’industria italiana del machinery che registrerà un modesto rallentamento, mantenendosi comunque su livelli mediamente alti. In particolare, il fatturato si attesterà a 54,7 miliardi (-3,3% rispetto al 2023).
Il consumo interno calerà dell’8,3% a 27,9 miliardi di euro. Ne risentiranno sia le importazioni, attese in calo del -2,6% a 11,2 miliardi di euro, sia le consegne dei costruttori che dovrebbero fermarsi a 16,7 miliardi, in discesa dell’11,7% rispetto all’anno precedente.
L’export, invece, crescerà ancora, seppur di poco (+0,9%), oltrepassando i 38 miliardi, nuovo record per il comparto.
Destinazioni geografiche delle vendite
Con riferimento alla distribuzione delle vendite, nel 2023, la quota di fatturato realizzata in Italia si è attestata al 33,4%. Il 36,1% del totale è stato destinato agli altri paesi dell’Europa. L’area europea ha assorbito quindi quasi il 70% del fatturato italiano di comparto, seguita dall’export nelle Americhe (15,6%) e in Asia (11,3%).
Nel 2023, l’export italiano è cresciuto in tutti i principali mercati, a esclusione di Cina, Turchia e Regno Unito. Meglio di tutti, in
termini di incremento, hanno fatto Messico e Polonia. I principali mercati di destinazione sono risultati gli Stati Uniti (5 miliardi di euro, +6,7%), la Germania (3,9 miliardi, +4,3%), la Francia (2,6 miliardi, +7,9%), la Cina (1,8 miliardi, -4,4%) e la Polonia (1,6 miliardi, +15,6%).
Le parole del presidente “L’estero rappresenta per le aziende di Federmacchine lo sbocco ideale per la propria attività, come dimostra il dato di export su fatturato che in alcuni periodi ha raggiunto addirittura quota 75%. Per tale ragione la federazione ha dedicato particolare impegno, anche nel corso del 2023, alle iniziative volte favorire le relazioni con gli utilizzatori stranieri. Il Rapporto Ingenium, realizzato da Confindustria e Federmacchine nel 2022 ha messo in evidenza un potenziale di 16 miliardi di euro di export non ancora realizzato che potrebbe essere alla portata delle aziende e che è distribuito tra mercati emergenti e mercati già affermati. Da qui siamo partiti per ragionare sulle azioni di supporto all’attività di internazionalizzazione del comparto, partecipando a incontri e organizzando occasioni di contatto con rappresentanti dei sistemi industriali di alcuni importanti Paesi quali, per esempio, Cina, Vietnam, Arabia Saudita. Il lavoro non termina certo qui, tant’è che abbiamo avviato la realizzazione della seconda edizione del rapporto per avere un quadro più aggiornato della situazione. È chiaro però che, a fronte dell’impegno che le aziende del comparto e le organizzazioni di rappresentanza mettono, occorre comunque un supporto da parte del sistema paese, penso tra gli altri a ICE Agenzia, Sace e Simest, per sostenerle nella loro attività di internazionalizzazione”, ha dichiarato il presidente di Federmacchine, Bruno Bettelli. “Sul fronte interno, invece”, ha proseguito Bruno Bettelli, “così come abbiamo sostenuto l’introduzione e il mantenimento del provvedimento Industria/Impresa e infine Transizione 4.0 per la digitalizzazione, da subito abbiamo condiviso la proposta del governo legata a Transizione 5.0 incentrata sul tema del risparmio energetico. Al di là dell’evidente beneficio economico, il provvedimento farà sicuramente da traino alla transizione verso la green manufacturing. In sostanza, questa misura di politica industriale può e deve essere interpretata come leva per sensibilizzare le imprese su un nuovo modo di operare, rendendo così più competitivo il made in Italy del comparto e di tutti quei settori che utilizzano i macchinari di ultima generazione”.
“La misura ha però necessità di funzionare al più presto, affiancandosi al provvedimento 4.0. Stiamo perdendo tempo prezioso che rischiamo di non poter recuperare, visto che le risorse dedicate sono legate al PNRR, e in particolare al Fondo Repower EU che, per regole di rendicontazione, prevede che il macchinario 5.0 possa godere dell’agevolazione prevista solo se sarà installato e interconnesso entro il 31 dicembre 2025. I tempi così compressi tra la disponibilità della misura e il termine di consegna e interconnessione del macchinario mettono in difficoltà i
costruttori italiani che, specializzati nel prodotto personalizzato, hanno tempi di produzione di circa 6-8 mesi. Questa attesa rischia di favorire prima di tutto l’import (che notoriamente arriva dall’Asia) a scapito del nostro prodotto o comunque del prodotto Made in Europe”, ha proseguito il presidente di Federmacchine.
“Per questo a Confindustria”, ha concluso Bruno Bettelli, “chiediamo di attivarsi quanto prima presso le autorità affinché si consideri l’allungamento al 2026 della possibilità di utilizzo dei fondi stanziati per tale provvedimento. Conosciamo i vincoli legati all’utilizzo di questi 6,3 miliardi di euro stanziati dall’Europa ma sappiamo anche che vi sono paesi i cui sistemi industriali non navigano certo in buone acque. Per questo pensiamo di non essere gli unici a poter beneficiare di una revisione che permetta più agio nella fruizione della misura così da evitare che le risorse tornino a Bruxelles senza essere spese, per mancanza dei tempi tecnici. Occorre però che le nostre autorità si coordinino appena possibile con i colleghi europei per capire quali sono gli spazi di manovra”.
IL RECORD DEL FATTURATO
IL RECORD DEL FATTURATO
Il presidente di Federmacchine, Bruno Bettelli (a destra), con il vicepresidente di Confindustria, Marco Nocivelli.
MERCATO ITALIANO AI MASSIMI STORICI
MERCATO ITALIANO AI MASSIMI STORICI
Da Ucima
Tripletta di record per le macchine per confezionamento e imballaggio
Un settore che continua a migliorarsi e a crescere esponenzialmente di anno in anno. Nel 2023 superati i 9 miliardi di euro di fatturato, più 8% rispetto al 2022. Un risultato importante grazie a una spiccata vocazione all’export. “Le nostre aziende continuano a crescere, continuano a sfidarsi implementando soluzioni sempre più all’avanguardia che permettono di mantenere la leadership a livello mondiale”: così Riccardo Cavanna, presidente Ucima.
Il settore dei costruttori di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio continua a migliorarsi, crescendo esponenzialmente di anno in anno e arrivando a registrare nel 2023 un fatturato totale pari a 9 miliardi e 229 milioni di euro, con un rialzo del 8% sull’anno precedente. Si tratta del terzo record consecutivo, dopo quello del 2021 e 2022. Un risultato importante, realizzato per il 78,7% sui mercati internazionali, per un totale di 7 miliardi e 262 milioni di euro, e per il 21,3%, un miliardo e 967 milioni di euro, su quello nazionale. Sono questi i dati resi noti dal Centro Studi Mecs-Ucima nella recente dodicesima indagine statistica nazionale, che ogni anno fotografa l’andamento del comparto e ha censito 594 aziende che contano 38.219 addetti.
Mercati e settori clienti
La spiccata vocazione all’export dei produttori italiani di tecnologie e soluzioni per il packaging è stata confermata anche nel 2023, con il fatturato estero che incide per il 78,7% su quello totale, per una cifra pari a 7,2 miliardi (+10,5% sul 2022). Il podio delle aree geografiche è rimasto immutato: con 2,71 miliardi di ricavi l’Unione Europea si attesta ancora come la principale area di destinazione delle macchine Made in Italy e assorbe il 37,3% dell’intero export. Segue l’Asia con 1,47 miliardi di euro di giro d’affari, pari al 20,3% del totale delle performance internazionali del settore. Sul terzo gradino del podio sale il Nord America, con 1,25 miliardi. Seguono Europa Extra-UE (651 mi-
lioni di euro), Sud America (583 milioni di euro), Africa e Oceania rispettivamente con 456 e 135,8 milioni di euro.
Le vendite sul mercato italiano sono rimaste sostanzialmente stabili, rappresentando il 22,6% del fatturato e una chiusura d’anno a 1,9 miliardi.
Nella suddivisione del fatturato tra i vari settori clienti, il 2023 conferma una predominanza dell’industria alimentare, che incide per il 57,1% sul volume d’affari complessivo. I due sottosettori si confermano anche singolarmente in testa alla classifica: l’alimentare risulta nel 2023 il primo settore cliente, assorbendo il 30,9% (2.856 milioni di euro) del fatturato totale, con una propensione all’export del 74,5%; quello delle bevande si colloca al secondo posto, con il 26,2% del fatturato totale. Le vendite in questo settore sono destinate ai mercati esteri per l’83,3%.
Seguono il mercato del tessile e altro con 1.699 milioni di euro (18,4% del totale), il settore farmaceutico, che raggiunge la quota di 1.492 milioni di euro (16,2% del totale), e il cosmetico e il chimico, che chiudono la graduatoria.
Fatturato e struttura produttiva e occupazionale
La famiglia delle macchine per il packaging primario resta preponderante con il 52,4% della distribuzione del fatturato, seguita dal segmento del fine linea, delle attrezzature per etichettatura e di quelle ausiliarie (27,2%) e dal packaging secondario (che assorbe il rimanente 20,4%).
Il presidente di Ucima, Riccardo Cavanna.
Le aziende che producono macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della Via Emilia - la cosiddetta “Packaging Valley” - con distretti produttivi anche in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. La dislocazione geografica delle imprese conferma quindi una prevalenza della regione Emilia-Romagna in termini di numerosità di aziende, addetti e fatturato. In Emilia-Romagna risiedono 205 aziende (34,5% del totale) che occupano 21.881 addetti (57,3% del totale) e generano il 62,6% del fatturato totale pari a 5 miliardi e 781 milioni di euro.
Seguono, in ordine, Lombardia, Veneto e Piemonte. Tra le province, Bologna e Milano superano Parma (terza) e Vicenza (quarta) per numero di aziende di macchine packaging. Ma se si guarda alla distribuzione di occupazione e fatturato il predominio dell’Emilia-Romagna è netto: Bologna, Parma, Modena e Rimini sono ai primi quattro posti, Vicenza in quinta posizione, Bergamo e Reggio Emilia rispettivamente al settimo e ottavo posto. Nel 2023 il numero degli occupati del settore è cresciuto del 1,2%, passando da 37.753 (2022) a 38.219 (2023).
“Sostanzialmente i dati consolidati hanno affermato l’idea dei preconsuntivi: siamo di fronte a conferme di come il nostro settore e tutta la filiera italiana abbia costituito un metodo che ga-
Foto Robopac
Forte la vocazione all’esportazione per le macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio, che nel 2023 ha superato il 78% del totale, per un valore totale di oltre 7 miliardi di euro.
rantisce affidabilità e innovazione”, ha dichiarato il presidente di Ucima Riccardo Cavanna. “Le nostre aziende continuano a crescere, continuano a sfidarsi implementando soluzioni sempre più all’avanguardia che permettono di mantenere la leadership a livello mondiale. Per quanto riguarda il mercato interno, la pubblicazione del decreto attuativo su industria 5.0 darà impulso a nuovi investimenti e permetterà al mercato italiano di crescere. L’obiettivo 2024 è di riconfermare i dati 2023”.
Foto
Etipack
I costruttori di macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della Via Emilia, la cosiddetta “Packaging Valley”, le cui frange arrivano fino in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana.
Passaggio di proprietà
Ad Automation Systems il 64,82% del capitale sociale di Piovan
La società Automation Systems, detenuta indirettamente e gestita indipendentemente dal fondo Investindustrial, ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 58,35% del capitale sociale di Piovan da Pentafin attraverso l’acquisto da quest’ultima di 31.275.541 azioni ordinarie di Piovan a un prezzo complessivo di circa 438 milioni di euro. Ai sensi dell’accordo, la chiusura è condizionata dall’ottenimento, entro nove mesi, delle autorizzazioni previste dalle autorità antitrust competenti, nonché delle autorizzazioni in materia di controllo sugli investimenti esteri e dovrebbe rientrare nell’ultimo trimestre del 2024. L’accordo prevede anche che, dopo la chiusura, Pentafin reinvesta nel capitale dell’acquirente con una partecipazione del 25%.
Una volta chiusa l’operazione, l’acquirente sarà tenuto a promuovere un’offerta pubblica di acquisto totalitaria sulle restanti azioni di Piovan al prezzo di 14 euro l’una, con l’obiettivo di perseguirne il delisting dall’Euronext Star Milan. Inoltre, Nicola Piovan continuerà a rivestire il ruolo di presidente esecutivo del consiglio di amministrazione mentre Filippo Zuppichin verrà riconfermato come amministratore delegato di Piovan. Parallelamente, Automation Systems ha sottoscritto anche un accordo per l’acquisto di un ulteriore 6,47% del capitale sociale di Piovan da 7-Industries Holding attraverso l’acquisto di 3.467.698 azioni ordinarie di Piovan a un prezzo complessivo di 49 milioni di euro. La chiusura di questa operazione è subordinata a quella della compravendita tra Automation Systems e Pentafin.
“Sono molto orgoglioso del percorso di crescita compiuto e dei risultati raggiunti dal Gruppo Piovan dalla sua fondazione a oggi. Nel corso degli ultimi anni, il Gruppo Piovan è stato capace di consolidare fortemente il proprio posizionamento come uno dei principali player a livello globale nello sviluppo e nella produzione di
sistemi di automazione dei processi produttivi. Oggi si apre un nuovo capitolo per il futuro del Gruppo Piovan e i suoi collaboratori che verrà scritto insieme a Investindustrial, un partner internazionale dal forte spirito imprenditoriale di cui condivido visione, valori e attenzione alla sostenibilità.
In un contesto di mercato in continua evoluzione, le competenze e le risorse di Investindustrial saranno fattori chiave per proseguire e accelerare il percorso di crescita a beneficio di tutti gli stakeholder”, ha commentato Nicola Piovan.
Investindustrial è un gruppo europeo di società di investimento, holding e consulenza gestite in modo indipendente con 15 miliardi di euro di fondi raccolti. Fornisce soluzioni
industriali e capitale ad aziende europee del segmento mid-market e la sua missione è di contribuire attivamente allo sviluppo delle società in cui investe, creando opportunità di crescita e offrendo soluzioni globali attraverso una visione imprenditoriale paneuropea. Caratterizzata da una forte vocazione verso la sostenibilità, Investindustrial ha una storia di oltre trent’anni di partnership con imprenditori e aziende in Europa. Alcune società del gruppo Investindustrial sono autorizzate e soggette al controllo regolamentare di FCA nel Regno Unito e di CSSF in Lussemburgo. Le società di investimento di Investindustrial agiscono indipendentemente l’una dall’altra nonché da ciascun fondo del gruppo.
Nicola Piovan, nella foto, e Filippo Zuppichin continueranno a svolgere il ruolo rispettivamente di presidente esecutivo del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Piovan.
Gefran al 30 settembre 2024
Nei primi nove mesi risultati pressoché stabili
I risultati al 30 settembre 2024 approvati dal consiglio di amministrazione di Gefran mostrano ricavi nei primi nove mesi pari a 100,6 milioni di euro rispetto ai 101,2 milioni di euro dello stesso periodo 2023, registrando un decremento dello 0,6%, pari a 0,6 milioni di euro. Al netto dell’effetto negativo portato dalla variazione dei cambi, i ricavi progressivi dell’esercizio sarebbero allineati al dato dell’esercizio precedente. La suddivisione dei ricavi per area geografica mostra una diminuzione diffusa a molte delle aree servite dal gruppo e in particolare Italia (-8,6%), Europa (complessivamente -7,6%) e America (complessivamente -1,5%). L’area geografica per la quale, al contrario, viene rilevata una crescita dei ricavi è l’Asia (+24,6%), che sconta l’effetto negativo dell’andamento delle valute estere (in particolare rupia e renmimbi), al netto del quale l’aumento rilevato sarebbe finanche più elevato (+26,8%).
In termini di aree di business, rispetto ai primi nove mesi del 2023, si evidenziano ricavi in aumento per il segmento componenti per l’automazione, per il quale si rileva una crescita dell’1,9% trainata dall’aumento dei volumi di vendita delle famiglie di prodotto delle gamme controllo di potenza (+9,2% rispetto a quanto rilevato nei primi nove del 2023) e soluzioni (+12,2% rispetto al pari periodo precedente) e in particolare in Asia e America (rispettivamente +61,2% e +10,8% rispetto al 30 settembre 2023). Sono invece in contrazione rispetto al dato progressivo a settembre 2023 i ricavi generati dal segmento sensori, nello specifico del 2,7% (al netto dell’effetto negativo apportato dalle valute la diminuzione percentuale sarebbe più contenuta e pari all’1,9%), diffusa alle principali aree geografiche servite, a esclusione dell’Asia dove come per il segmento componenti per l’automazione, i ricavi sono in aumento rispetto al pari periodo precedente (+20,6% rispetto al dato progressivo del 2023). Nei primi nove mesi del 2024 la raccolta ordini è stata
complessivamente più alta (+7,3%) rispetto al dato del pari periodo 2023, come risultato di un aumento della raccolta ordini per il business sensori (+8,5%), e, più contenuto seppur ampiamente positivo, per il business dei componenti per l’automazione (+5,3%).
Il margine operativo lordo (Ebitda) è positivo per 19,4 milioni di euro (19,7 milioni di euro nel pari periodo 2023) e corrisponde al 19,3% dei ricavi (sostanzialmente in linea con l’incidenza sui ricavi 30 settembre 2023, pari al 19,4%), in diminuzione rispetto al pari periodo dell’esercizio precedente di 0,3 milioni di euro. Il risultato operativo (Ebit), positivo e pari a 13,5 milioni di euro (13,4% dei ricavi), è in flessione di 0,6 milioni di euro rispetto al dato del 30 settembre 2023, che ammontava a 14,1 milioni di euro (13,9% dei ricavi).
L’utile netto del gruppo al 30 settembre ammonta a 10,1 milioni di euro (10% sui ricavi)
“Siamo soddisfatti dei risultati dei primi nove mesi del 2024, non solo perché evidenziano ricavi e utili positivi, con il risultato netto addirittura superiore allo stesso periodo dell’anno scorso, ma soprattutto perché ottenuti in un contesto macroeconomico ancora incerto. Le eccellenti prestazioni tecnologiche dei nostri prodotti, l’elevato livello di servizio e la qualità delle nostre forniture permettono al gruppo di posizionarsi in modo autorevole presso clienti, sia consolidati sia nuovi, prendendo parte in modo concreto e fattuale a un numero significativo di importanti nuovi progetti di macchinari ed impianti attualmente in sviluppo. Siamo certi che, con il miglioramento delle prospettive globali del mercato, le opportunità si potranno convertire in un incremento dei ricavi e della marginalità. Per questo motivo l’impegno economico e finanziario che costantemente dedichiamo allo sviluppo di prodotto e al miglioramento dei processi manifatturieri rimane invariato in tutto il gruppo”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Gefran, Marcello Perini.
Per Marcello Perini (nel riquadro), “le previsioni per la fine del 2024 restano quindi positive sia per quanto riguarda la marginalità che per i ricavi, questi ultimi attesi in linea con l’esercizio precedente”.
“Con soddisfazione annunciamo questo nuovo accordo con Sacmi, collaborazione che va avanti da anni per consolidare e rafforzare i legami tra università e mondo produttivo. Crediamo che l’università non sia solo un luogo di formazione, ma anche un motore di progresso e innovazione. Con Sacmi abbiamo un rapporto solido e di reciproca soddisfazione e con questo accordo, ci impegniamo a rafforzare la nostra collaborazione per costruire un futuro più sostenibile, inclusivo e tecnologicamente avanzato”, ha dichiarato Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna, a destra nella foto insieme a Paolo Mongardi.
Sacmi e Università di Bologna ancora insieme
Collaborazione tecnologica, scientifica e didattica
Sacmi e l’Università di Bologna hanno rinnovato per altri cinque anni l’accordo quadro di collaborazione in ricerca, innovazione, sviluppo tecnologico, consulenza scientifica, alta formazione e orientamento al lavoro, confermando un modello di collaborazione didattica e scientifica fruttuosa, con numerose sinergie realizzate nel corso degli anni che hanno sostenuto il business dell’azienda imolese, uno dei principali operatori mondiali nei settori della ceramica, del packaging, dei materiali avanzati, e dato attuazione alle finalità istituzionali dell’ateneo bolognese. Ricerca e trasferimento tecnologico sono uno dei capitoli principali della collaborazione, inclusa la partecipazione congiunta a bandi e programmi di ricerca regionali, nazionali e internazionali, la creazione di infrastrutture comuni (laboratori) e le attività di divulgazione scientifica. Da questo punto di vista, il documento riconosce, proiettandole nel futuro, premesse, finalità e modalità di attuazione delle diverse attività già realizzate o in corso. Il primo accordo quadro di collaborazione tra Sacmi e l’Università di Bologna risale infatti al 2018, ma già dagli anni 2000 erano in vigore numerosi accordi di ricerca e sulla proprietà industriale.
L’accordo rinnova anche il comitato di coordinamento, appositamente costituito con il compito di identificare le priorità e monitorare lo stato di avanzamento delle attività oggetto di sviluppo congiunto. Specifici contratti attuativi, richiamati dal documento, agevolano ogni aspetto del loro svolgimento, dall’inquadramento delle persone alla gestione dei diritti di proprietà industriale, in coerenza con le policy aziendali e con le disposizioni statutarie dell’ateneo. Le attività di formazione, sia tecnico-specialistica in ambiti specifici sia multidisciplinare, costituiscono un pilastro centrale della
collaborazione tra le due realtà. Tale attività include sia la formazione rivolta ai dipendenti Sacmi avvalendosi delle competenze dell’Università, sia la possibilità per laureati e laureandi di accedere a percorsi di tesi, tirocinio ed esperienze post-laurea presso la rete italiana e internazionale dell’azienda. Sacmi ospita, infatti, ogni anno decine di tesisti, assegnisti di ricerca e PhD per implementare progetti chiave funzionali allo sviluppo delle sue attività. Dal 2021, sono ben 146 le risorse integrate in azienda.
Tra le iniziative di successo a sostegno della partnership tra l’azienda e l’ateneo, il laboratorio congiunto costituito nel 2012, a seguito dell’accordo tra Sacmi e il Ciri-MAM (Centro interdipartimentale su Meccanica Avanzata e Materiali) dell’Università di Bologna, all’interno del laboratorio Rigid Packaging. Scopo iniziale, lo studio e la caratterizzazione dei materiali sviluppati con tecnologia CCM sviluppata da Sacmi per la produzione mediante compressione di capsule in plastica. Un “esperimento” - l’istituzione di un vero e proprio laboratorio condiviso tra l’azienda e l’Università equipaggiato con attrezzature di ultima generazione - particolarmente favorevole, da cui sono scaturiti nel corso degli anni diversi filoni di ricerca.
“Siamo orgogliosi di sottoscrivere il rinnovo di questa partnership strategica”, ha sottolineato Paolo Mongardi, presidente di Sacmi, “in coerenza con i nostri valori e obiettivi di sviluppo. La collaborazione con l’università rafforza uno dei pilastri del nostro orizzonte valoriale: mantenere un alto standing nell’innovazione e nella ricerca, che è tra le principali richieste del mercato, e soprattutto creare sinergie funzionali alla crescita delle nostre persone con l’ingresso in azienda di nuovi talenti”.
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I sessant’anni di Sirmax
Piano industriale da 30 milioni di euro
Presso la sua sede di Cittadella (Padova), Simax, specializzata nella produzione di granuli termoplastici destinati a diversi settori di applicazione, ha recentemente celebrato sessant’anni di attività. L’azienda guarda al futuro forte di un primo semestre 2024 dai numeri più che positivi: 215 milioni di euro di ricavi, contro i 200 del 2023, frutto anche di un aumento dei volumi di vendita del 10%, e 24 milioni di margine operativo lordo. I buoni risultati sono conseguenza degli investimenti degli ultimi quattro anni: 180 milioni di euro tra crescita interna, con il raddoppio dei siti negli Usa e in Polonia, l’aumento del 10% della capacità produttiva in Europa e l’acquisizione di aziende nelle plastiche da riciclo (SER, oggi Sirmax New Life) e a base biologica (Microtec, oggi Sirmax).
La diversificazione si è rivelata vincente per Sirmax: oggi la plastica biologica e soprattutto quella da post-consumo rappresentano il 90% dei volumi nei nuovi progetti e valgono il 10% dei ricavi attuali. Guardando i settori, se l’automobile vale il 20% del totale, un quinto di questo 20% è fatto di prodotti green. Vincente anche la diversificazione geografica: se l’Europa resta ancora in stallo, in Usa Sirmax ha registrato nel primo semestre 2024 una crescita del 20%, acquistando nuove quote di mercato. Il gruppo è cresciuto del 10% anche in Brasile e in India, in quest’ultimo Paese grazie alla spinta di una politica statale che sta dando impulso a consumi e produzione interna.
Il piano industriale 2025-2027 prevede nuovi investimenti per circa 30 milioni di euro. Le prossime sfide a cui Sirmax sta lavorando, seguendo la strategia multi-country e multiproduct, sempre nel solco della sostenibilità, riguardano l’internazionalizzazione, e sono il completamento del quattordicesimo stabilimento produttivo del gruppo, quello di Hosur (India) entro il 2026, che si aggiunge agli altri due indiani,
e la pianificazione di ulteriori investimenti nella proprietà di Anderson negli Stati Uniti.
La storia di Sirmax comincia nel 1964 a Isola Vicentina con la nascita di Sirte. Nel 1999 l’azienda fondata da Lorenzo Coppola è acquisita da Maxplast, avviata nel 1992 dai fratelli Massimo e Roberto Pavin, e prende il nome di Sirmax, che in poco tempo diventa un operatore a livello globale diversificando la produzione, affinando la ricerca tecnologica e sviluppando nuovi settori di attività. Dopo l’avvio di un nuovo impianto a Tombolo (Padova) per la produzione di una gamma diversificata di tecnopolimeri, negli anni Duemila comincia il processo di globalizzazione: con uno stabilimento greenfield a Kutno (Polonia) nel 2006, con l’impianto a Jundiaí (Brasile) nel 2014, con la costruzione di uno stabilimento ad Anderson (Stati Uniti) nel 2015.
E ancora: in India nel 2017 è avviata una joint venture con Autotech Polymers, del gruppo Tipco, azienda specializzata nei settori elettrodomestico e auto con stabilimenti a Valsad e Palwal, che prende il nome di Autotech Sirmax e che permette al gruppo di essere presente nell’area asiatica; nel 2019 viene inaugurato il secondo stabilimento polacco, sempre a Kutno, nel 2022 viene avviato il secondo stabilimento negli Stati Uniti, sempre ad Anderson. Nel 2019 iniziano anche gli investimenti nell’economia circolare, con l’acquisizione della veneziana Microtec, produttrice di compound compostabile e biodegradabile, e di SER (Società Europea di Rigenerazione) di Salsomaggiore Terme (Parma), con un impianto dedicato al riciclo di scarti post-consumo. L’impegno nella ricerca porta alla partecipazione di Sirmax nel 50% di Smart Mold, spin-off dell’Università di Padova che supporta i clienti nella progettazione di componenti, nello stampaggio a iniezione, nella scelta dei materiali e nell’ottimizzazione dei processi.
La famiglia Pavin. Da sinistra: Alberto, Vittorio, Massimo, Giancarlo, Roberto, Federica.
Cefic favorevole al rapporto Draghi
Accolte le principali richieste dell’industria chimica
Il rapporto sul futuro della competitività europea richiesto dalla Commissione europea a Mario Draghi e presentato dall’ex presidente del consiglio italiano a Bruxelles il 9 settembre è stato accolto con favore dell’industria chimica europea rappresentata dalla federazione Cefic, che ha espresso soddisfazione per l’accoglimento da parte di Mario Draghi della sua richiesta di un accordo industriale. Dopo il vertice di Anversa del 20 febbraio scorso, quasi 1.300 operatori da 25 settori industriali hanno firmato la “Dichiarazione di Anversa” e la competitività non è mai stata così in alto nell’agenda politicoindustriale. La Dichiarazione di Anversa ha sottolineato la necessità di un primo vicepresidente per tale accordo industriale e di combinare industria, commercio e politica della concorrenza in un approccio integrato, conclusione a cui è giunto anche Mario Draghi. Il rapporto Draghi chiede a Bruxelles un nuovo spirito legislativo e agli
Stati membri di rivedere il principio di unanimità nelle decisioni e individua nel 4-5% del PIL dell’UE l’investimento
necessario, pari a circa 3-4 piani Marshall, per i quali devono essere identificati strumenti finanziari idonei, affinché l’Unione raggiunga i propri obiettivi. Ciò, secondo il rapporto, richiede che tutti siano disposti ad abbandonare la propria zona di comfort. Sebbene molti di questi aspetti fossero già stati individuati, il fatto che siano stati evidenziati dal principali consulente economico dell’UE gli conferisce autorevolezza e improrogabilità. Per questo, per Cefic, i decisori politici europei e nazionali devono passare dalla teoria alla pratica e dalla diagnosi alla cura o, in una parola, all’azione.
“Come amministratrice delegata di un’azienda globale che si trova ad affrontare sfide globali, posso dirvi che tutti i consigli di amministrazione del mondo stanno osservando la rapidità con cui si agisce. Non è il momento di continuare le nostre attività in Europa come si è sempre fatto. Questo rapporto contiene proposte che devono essere attuate con urgenza: è la nostra occasione per accelerare i tempi e fare le cose per bene”, ha
dichiarato Ilham Kadri, presidentessa di Cefic e CEO di Syensqo.
Per l’industria chimica significa trovare un modo per combinare questioni come la decarbonizzazione, le dipendenze di fronte alla concorrenza globale e il finanziamento della transizione nei settori in cui questa risulta più complicata, affinché l’Europa torni a essere leader in questo settore.
“Credo di poter dire a nome di tutti i firmatari della Dichiarazione di Anversa che è tempo che le istituzioni dell’UE e gli Stati membri rispondano a questa chiamata per l’Europa. Se queste raccomandazioni non saranno implementate, come ha dichiarato Mario Draghi, l’Europa sarà destinata a una lenta agonia. E l’industria e i suoi lavoratori non possono permetterselo. Non si tratta solo di colmare il divario nella capacità di innovazione, bensì anche di preservare la redditività dell’Europa”, ha aggiunto Kadri.
Mario Draghi e Ursula von der Leyen, presidentessa della Commissione europea.
Previero ha acquisito Parini
Integrazione nella filiera del riciclo meccanico
Il costruttore comasco di impianti per il riciclo meccanico di materie plastiche Previero ha acquisito la società Parini, fondata nel 1985 a Reggio Emilia e specializzata nello sviluppo e nella costruzione di macchine e apparecchiature per la selezione e lo smistamento di diversi tipi di rifiuti
plastici così come per la rimozione dei contaminanti.
La selezione meccanica è una fase iniziale cruciale nel processo di riciclo della plastica e costituisce una sorta di pre-lavorazione per gli impianti di Previero, attraverso cui garantirne elevate efficienza e qualità produttiva. Parini era già partner di Previero, con cui collaborava grazie alla sua ampia gamma di macchinari sviluppata sulla base di una prolungata esperienza e consolidate competenze tecniche interne.
Le stime più recenti riferiscono che attualmente nel mondo viene riciclato il 15% dei rifiuti plastici, tasso che in base alle previsioni è destinato a raddoppiare
entro il 2040, sotto la spinta delle più stringenti normative in materia. Le attrezzature di Parini rappresentano un anello fondamentale per la transizione verso la circolarità della plastica. Esse svolgono un ruolo chiave affinché i rifiuti post-consumo e post-industriali siano trasformati in materie prime seconde, con impatti positivi su produzione e impiego di riciclati, riduzione delle emissioni di CO2, risparmio energetico e diminuzione delle discariche. Il mercato del riciclo si sta evolvendo verso proposte sempre più integrate di operatori in grado di fornire soluzioni end-to-end e questa acquisizione rafforzerà la capacità di Previero di realizzare soluzioni chiavi in mano.
“Questa acquisizione ci permette di espanderci in un settore molto interessante come quello dello smistamento, migliorando ulteriormente le nostre soluzioni chiavi in mano. Si allinea perfettamente con la nostra priorità principale: fornire soluzioni end-to-end di livello mondiale, su misura per soddisfare le diverse esigenze dei nostri clienti”, ha dichiarato Giuseppe di Carpegna, CEO di Previero.
Intesa Sanpaolo premia l’eccellenza italiana
Essere un’impresa vincente
L’azienda di Budrio (Bologna) costruttrice di granulatori e sistemi per la riduzione dimensionale CMG è stata selezionata nell’ambito del
programma Imprese Vincenti, ideato e promosso da Intesa Sanpaolo per premiare l’eccellenza imprenditoriale italiana. L’azienda bolognese è stata selezionata sulla base di indicatori legati al contributo al PIL, all’impatto sociale generato, agli investimenti in innovazione e ricerca, ai processi innescati nella transizione digitale ed ecologica, all’internazionalizzazione e all’export, al passaggio generazionale, al consolidamento dimensionale, alla cura della formazione e al welfare. Il programma, giunto alla sua quinta edizione, è focalizzato sui territori, sui progetti di sviluppo e di trasformazione aziendale che hanno consentito alle piccole e medie imprese di distinguersi ed emergere tra i concorrenti, anche internazionali. Tema centrale e premiante di questa edizione è stata anche la sostenibilità, con
un’attenzione particolare alle PMI che hanno adottato criteri ESG. Aziende capaci di creare una cultura d’impresa sempre più inclusiva, valore per l’economia, incremento occupazionale e benessere complessivo per le persone. Un’importante novità è rappresentata dalla speciale attenzione alle PMI che hanno deciso d’investire per il perseguimento di obiettivi in linea con quelli indicati dal PNRR legati ai temi dell’innovazione e della digitalizzazione.
Durante la premiazione CMG ha illustrato la propria attività e si è confrontata con le altre imprese riconosciute tra le eccellenze del territorio. Il programma di Intesa San Paolo di articola in quindici tappe che attraversano l’Italia e 150 aziende che operano nel nostro Paese selezionate tra 4.000 candidate.
“È stato un grande onore e uno straordinario riconoscimento per la nostra azienda ricevere un premio così ambito e prestigioso”, ha commentato Giorgio Santella, CEO di CMG Granulators, al centro nella foto durante la premiazione svoltasi a Bologna.
Riconoscimenti
a Comerio Ercole Marchio storico di interesse nazionale
Alla vigilia dei suoi 140 anni, Comerio Ercole è stata inclusa tra i marchi storici di interesse nazionale. Si tratta di un riconoscimento rilasciato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) volto a valorizzare le storiche eccellenze italiane del territorio ed è destinato esclusivamente alle aziende che con la loro attività portano avanti il proprio marchio da oltre cinquant’anni. L’inizio dell’attività di Comerio Ercole risale al 1885 dapprima a livello artigianale per poi indirizzarsi verso la produzione industriale principalmente di macchine e impianti per la lavorazione della gomma e delle materie plastiche e per la realizzazione di tessuto non tessuto. L’azienda oggi opera a livello globale nei mercati di tutto il mondo con prodotti riconosciuti per innovatività, affidabilità e qualità.
Recentemente, inoltre, l’azienda ha ricevuto presso la sede di Borsa Italiana anche i riconoscimenti TOP 100 ESG Excellence e TOP 75 ESG Performance
Il riconoscimento di marchio storico viene concesso dal MIMIT ad aziende che portano avanti il proprio marchio da oltre cinquant’anni: Comerio Ercole nel 2025 tocca i 140 anni di attività, la sua fondazione infatti risale al 1885.
Governance di Sustainability Award. “Questo premio riafferma anche il nostro scopo e ci incoraggia a continuare a guidare un cambiamento positivo nel nostro settore”, ha fatto sapere l’azienda di Busto Arsizio (Varese), attraverso un post su Linkedin. “Questo riconoscimento sottolinea il nostro
costante impegno nell’affrontare le sfide del cambiamento climatico e trasformarle in opportunità di innovazione e crescita sostenibile. Crediamo che abbracciare la sostenibilità non sia solo una scelta, ma una responsabilità che dobbiamo alle generazioni future”.
Foto Comerio Ercole
Christian Maget succede a Gerd Liebig
Nominato il nuovo CEO di Sumitomo (SHI) Demag
Sumitomo (SHI) Demag ha nominato
Christian Maget nuovo CEO a partire dal primo settembre, dopo che nei mesi precedenti Gerd Liebig aveva annunciato il suo prossimo pensionamento dopo nove anni in tale ruolo. Grazie a una profonda conoscenza dell’attività della società, in cui è entrato nel 2013, Christian Maget è stata ritenuta la scelta naturale per dirigerne l’operatività strategica, che porterà avanti mantenendo la responsabilità anche per la gestione delle risorse umane e dell’IT. “Ciò che il gruppo ha realizzato nel gestire alcune delle circostanze economiche più difficili testimonia l’etica del lavoro, la determinazione e l’integrità di Gerd Liebig. Dall’espansione delle nostre capacità globali nel settore a diventare il leader mondiale per le macchine completamente elettriche e competere nel mondo digitale, la sua capacità di innovare continuamente non può essere sottovalutata. Liebig è stato determinante nell’espansione della nostra offerta di servizi e nel
Passaggio di proprietà
portare avanti lo sviluppo di soluzioni di produzione più sostenibili e automatizzate”, ha dichiarato Maget a proposito del lavoro svolto dal suo predecessore.
Allo stesso tempo, Anatol Sattel assumerà il ruolo di Chief Sales Officer (CSO). Entrato in Sumitomo (SHI) Demag nel 2017, nel 2019 ha assunto la carica di direttore dello sviluppo della divisione dedicata alle applicazioni medicali, mentre nel nuovo incarico non solo sarà responsabile della supervisione dell’attività con clienti, partner commerciali, filiali e rappresentanti, ma intende anche rafforzare la cooperazione con il Giappone. Nelle sue responsabilità rientra anche la gestione e il rafforzamento delle vendite internazionali e del servizio clienti globale guidato da Andreas Holzer, attraverso la supervisione dei team di sviluppo delle attività in settori specifici, tra cui imballaggio, medicale, auto, elettronica e beni di consumo. “È sempre stato importante per
i nostri clienti avere accesso alle innovazioni. Tuttavia, uno dei modi migliori per aumentare le prestazioni e la produttività è quello della collaborazione. Questo è ciò che l’industria delle materie plastiche sa fare eccezionalmente bene. I clienti vogliono sperimentare queste sinergie e avere la certezza che tutto sia disponibile da un’unica fonte”, ha affermato Anatol Sattel. Il management di Sumitomo (SHI) Demag include anche il COO Takaaki Kaneko e il direttore tecnologico Martin Pütz, che ricopre questa posizione dallo scorso aprile e che da settembre riporta anch’esso a Maget.
Investitore finanziario tedesco ha acquisito Illig
Il costruttore tedesco di impianti per termoformatura e imballaggio Illig ha completato il processo di capitalizzazione e ristrutturazione avviato alla fine del 2023 con l’ingresso dell’investitore finanziario tedesco Orlando Capital, che ha consentito alla società il suo riallineamento strategico e di proseguire la propria attività. L’investitore finanziario specializzato in aziende di medie dimensioni in situazioni complesse ha acquisito l’intero portafoglio prodotti di Illig e continuerà l’attività in tutte le regioni in cui la società è presente.
Tutti i beni materiali e l’intera attività commerciale di Illig sono passati sotto
il controllo della nuova società. La transizione assicurerà la continuità dell’attuale portafoglio prodotti e del marchio Illig. Oltre all’acquisizione, finanziata esclusivamente con capitale azionario, l’investitore ha irrorato consistenti risorse liquide per posizionare Illig tra i principali operatori del suo settore a lungo termine.
Dopo l’ingresso di un investitore finanziariamente forte, l’obiettivo di Illig è quello di investire ancora una volta nello sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni innovative. Allo stesso tempo, l’azienda si concentrerà sulla crescita internazionale e sull’ulteriore sviluppo di aree di prodotto e mercati strategicamente importanti. foto Illig La sede di Illig a Heilbronn, in Germania.
Il neo CEO di Sumitomo (SHI) Demag, Christian Maget.
Lincoln, Rhode Island
Ampliamento della sede di Windmöller &
Si è svolta a metà luglio la cerimonia di inaugurazione dell’espansione della sede centrale nordamericana di Windmöller & Hölscher a Lincoln, in Rhode Island (Stati Uniti). “Il nostro investimento in questa espansione riflette il nostro impegno nel migliorare le capacità di servizio e garantire la soddisfazione delle esigenze dei nostri clienti in modo più rapido ed efficiente che mai. Raddoppiando la capacità del nostro magazzino e creando spazio per la crescita del nostro team, ci impegniamo a rafforzare il nostro supporto e a promuovere un’ulteriore crescita in Nord America”, ha dichiarato in tale occasione Andrew Wheeler, presidente di Windmöller & Hölscher in Nord America.
La prima fase del progetto amplierà il
“Imballaggio
in
cifre”
Hölscher
in Nord America
magazzino di oltre 1.000 metri quadrati e gli uffici di più di 500 metri quadrati, il cui completamento è previsto in circa 12 mesi. La seconda fase prevede la ristrutturazione completa degli attuali quasi 800 metri quadrati di spazio per uffici, che si dovrebbe concludere grosso modo in sei mesi. L’intero progetto dovrebbe essere completato entro l’inverno 2025. In linea con l’impegno di Windmöller & Hölscher per la sostenibilità, verranno installati pannelli fotovoltaici per generare quasi tutta l’energia elettrica della struttura, inclusa l’alimentazione del sistema HVAC (Heating, Ventilation, Air Conditioning) degli uffici. Inoltre, verranno installate stazioni di ricarica per veicoli elettrici.
Packaging in sofferenza
Dal report annuale “Imballaggio in cifre” elaborato dall’ufficio studi di Istituto Italiano Imballaggio emerge un consuntivo del settore packaging con andamenti negativi per tutti i parametri e produzione e fatturato in calo. Segno meno anche il commercio estero che, per la prima volta, registra un saldo commerciale negativo. I dati relativi al 2023 mostrano un settore in sofferenza, influenzato dall’andamento negativo registrato dal comparto alimentare, che assorbe oltre il 70% del packaging utilizzato e influisce di conseguenza sensibilmente sul settore. Nel 2023 infatti l’alimentare in Italia segna un calo del -1,1%.
La produzione di imballaggi - espressa in peso - è scesa a poco più dei 17 milioni di tonnellate, con un calo pari al 4,6% rispetto al 2022. L’andamento del fatturato si attesta sui 38,1 miliardi di euro, registrando un calo del 6,3% sull’anno precedente, in linea con la produzione in quantità. Segmentando l’industria dell’imballaggio per materiale, spiccano isolati gli imballaggi in alluminio, la cui produzione cresce del 1,2% e si mantengono stabili gli accoppiati rigidi a prevalenza carta.
Invece, si registrano andamenti tendenziali negativi per tutti gli altri materiali, a partire dal calo più evidente registrato dagli imballaggi in acciaio con -8,8%; seguono gli imballaggi in carta con -5,6%, quelli in plastica con -4,5% e per quelli in vetro con -4,4%. Infine, segnano -4% gli imballaggi flessibili da converting e -3,1% quelli in legno. Il commercio estero fa registrare per la prima volta un saldo commerciale negativo. Dopo anni in cui le importazioni sono cresciute a un ritmo costante, nel 2023 si registra il sorpasso sulle esportazioni. Anche i dati import
ed export registrano un segno negativo. Il saldo commerciale passa quindi da 68.920 tonnellate a -124.180 tonnellate. Unica conferma, l’area geografica di maggiori scambi commerciali resta l’Unione Europea. Le prospettive a breve termine sono tutto sommato rosee. Infatti, per il 2024 si ipotizza una ripresa in linea con l’andamento del settore manifatturiero, con una crescita dell’1%. Secondo le previsioni, negli anni successivi si dovrebbe assistere a un’ulteriore ripresa - seppur contenutacon tasso di crescita medio annuo pari a +0,8%.
Il commercio estero ha fatto registrare per la prima volta un saldo commerciale negativo e dopo anni in cui le importazioni erano cresciute a un ritmo costante nel 2023 si è registrato il sorpasso sulle esportazioni.
La cerimonia della posa della prima pietra per l’ampliamento della sede a Lincoln, in Rhode Island, di Windmöller & Hölscher.
Foto Windmöller & Hölscher
Foto Linkedin/Istituto Italiano Imballaggio
Per la prima volta dopo due anni, la produzione di materie plastiche in Germania nel secondo trimestre 2024 ha superato i livelli dello stesso periodo del 2022.
Bochicchio succede a Merkx
Nuovo direttore generale per i trasformatori europei
Dal 30 settembre Paolo Bochicchio ha assunto la carica di direttore generale di EuPC (European Plastics Convrters), succedendo a Bernard Merkx, che la deteneva transitoriamente da circa due anni, dopo essere subentrato ad Alexandre Dangis all’inizio del 2023. Tra i motivi che hanno portato alla nomina vi è la necessità dell’associazione dei trasformatori europei di avere un direttore a tempo pieno con le necessarie competenze di advocacy e una consolidata rete di relazioni a Bruxelles per garantire che gli interessi di lungo periodo dei trasformatori siano adeguatamente rappresentati presso
La prima volta dal 2022
Materie
le istituzioni europee.
L’avvicendamento, peraltro, si inquadra in un più ampio processo di trasformazione intrapreso di recente da EuPC e la nomina di Paolo Bochicchio, che vanta vent’anni di esperienza in posizioni manageriali di gestione di affari pubblici e comunicazione in diverse organizzazioni attive a livello internazionale, è ritenuta strategica per il cambiamento in corso.
Paolo Bochicchio, dal 30 settembre presiede l’associazione dei trasformatori europei, dopo che Bernard Merkx ricopriva la carica transitoriamente dall’inizio del 2023, quando era subentrato ad Alexandre Dangis.
plastiche
tedesche in ripresa dopo due anni
Secondo l’associazione dei produttori tedeschi di polimeri, Plastics Europe Deutschland, nel secondo trimestre 2024 la produzione di materie plastiche in Germania è cresciuta del 2,2% rispetto al trimestre precedente, superando per la prima volta dal 2022 il livello del corrispondente periodo dell’anno precedente.
“Dopo due anni difficili, l’industria della produzione di materie plastiche in Germania mostra i primi segnali di ripresa, ma i problemi strutturali permangono”, ha affermato Alexander
Kronimus, direttore generale ad interim di Plastics Europe Deutschland.
“I costi elevati dell’energia e delle materie prime, la troppa burocrazia e i lunghi processi di approvazione mettono a dura prova le aziende.
L’industria tedesca della produzione di materie plastiche è riuscita per il momento a frenare la tendenza al ribasso. Se il governo federale non riuscirà a rendere la Germania competitiva come polo industriale, gli investimenti urgentemente necessari da parte delle aziende nella
trasformazione circolare saranno ulteriormente ritardati”. Nonostante la ripresa, il livello di produzione di plastica rimane basso e in Germania è ancora inferiore del 21% rispetto al 2021. Anche sul fronte degli ordini la situazione rimane critica, poiché anche gli ordini di materie plastiche sono leggermente diminuiti nel il secondo trimestre. Anche se la domanda di plastica dovrebbe aumentare leggermente nel corso dell’anno, Plastics Europe Deutschland prevede una ripresa solo moderata. “Attualmente l’impulso proviene soprattutto dai Paesi extraeuropei, dove la produzione industriale si sviluppa meglio”, ha spiegato Alexander Kronimus. “Questo sviluppo disomogeneo dimostra quanto sia importante che la Germania rimanga un mercato competitivo e necessiti di una risposta chiara da parte del governo federale. Per portare avanti la trasformazione verso un’economia circolare e tenere il passo a livello internazionale, la Germania deve diventare di nuovo più circolare e competitiva”.
Foto Linkedin/Paolo
Bochicchio
Eccellente flessibilità di miscelazione, alta qualità, facilità di pulizia
Le sue CARATTERISTICHE DISTINTIVE.
Tempi di pulizia ancora più brevi grazie ai nuovi componenti della macchina
Iniezione di liquidi innovativa attraverso l’albero
Un miscelatore per contenitori da 300, 450 e 600 o 800, 1000 e 1300 litri
Massima flessibilità e ottima omogeneizzazione senza aderenze
Elevata efficienza energetica grazie ai motori a risparmio energetico a controllo di frequenza
Eccellente qualità di miscelazione con tempi di miscelazione brevi e minimo riscaldamento
Una voce esperta parla di un fenomeno tristemente attuale
Sicurezza nei luoghi di lavoro: troppe carenze
Quello degli infortuni e addirittura delle tragiche morti dei lavoratori in molti campi di attività è un fenomeno che quasi quotidianamente balza tristemente agli onori della cronaca. Da cui anche l’industria delle materie plastiche e della gomma non risulta immune, come testimoniano alcuni casi recenti. Sebbene a riguardo la situazionecondizioni di lavoro e legislazione nazionale ed europea - sia migliorata, purtroppo le lacune da colmare sono ancora tante e molto c’è ancora da fare.
Di Claudio Celata*
Benevento, Casalbuttano, Fiscaglia, Gallarate, Gornate Olona, Occhieppo Inferiore, Rivarolo Mantovano, Torbole e Zoppola: non è un elenco qualsiasi, ma quello delle località – nove, in ordine alfabetico - in varie regioni italiane dove hanno sede le aziende del settore materie plastiche che nel breve lasso di tempo di cinque mesi, da metà maggio a metà ottobre 2024, sono state coinvolte in gravi incidenti sul lavoro, di cui ben tre mortali (33% del totale registrato). Anche alla luce delle periodiche giornate, assemblee, manifestazioni sindacali e dichiarazioni di esperti e di uomini politici a tutti i livelli, fino a quello del nostro Presidente della Repubblica, che hanno l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’inaccettabilità di un così ampio campionario di incidenti che si registrano in Italia ogni anno, ho chiesto a MacPlas l’ospitalità per un articolo sull’argomento, augurandomi che sia di interesse della maggior parte dei lettori (se non di tutti).
Un insieme esauriente di leggi e norme
In materia di sicurezza nei luoghi di lavoro ci sono da anni leggi nazionali e Direttive europee che hanno fornito e forniscono i ri-
ferimenti essenziali per datori di lavoro, tutte le tipologie di prestatori d’opera, consulenti, organismi di controllo e sorveglianza del mercato.
In Italia, i più anziani di noi ricordano il DPR 547 del 1955 che per primo nel nostro Paese, ben 90 anni fa, ha definito “le regole per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle attività produttive in generale” e che venne abrogato nel 2008, garantendo però una continuità normativa al momento dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 81/2008, il cosiddetto Testo Unico in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Si tratta in entrambi i casi di norme generali - semplici da interpretare e ben articolate - che si applicano a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio, da cui deriva un quadro complessivo di soggetti che sono chiamati a interagire, ciascuno con obblighi e responsabilità specifiche, ma con il compito comune di collaborare per raggiungere la piena tutela dei lavoratori. Inoltre, in tale contesto, assumono importanza fondamentale aspetti che un tempo erano considerati secondari, come quelli della formazione, dell’informazione e del coinvolgimento attivo dei lavoratori. Infine, per assicurare il raggiungimento di quest’obiettivo è prevista un’apposita vigilanza svolta dalle Aziende Sa-
nitarie Locali e, per quanto di competenza, dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
In particolar modo, nel caso di nostro interesse, per quanto riguarda il parco macchine e apparecchiature ausiliarie normalmente installato nei reparti di trasformazione di materie plastiche e gomma, il loro livello di sicurezza fa riferimento da oltre una trentina d’anni a una serie di norme UNI-CEN, periodicamente aggiornate da gruppi di lavoro a cui partecipano progettisti, utilizzatori ed esperti vari e pubblicate nelle varie lingue sulla Gazzetta Ufficiale della Commissione Europea, che descrivono: i rischi specifici delle macchine oggetto della norma, le misure di sicurezza adottate dai progettisti a fronte di tali rischi, i cosiddetti rischi residui, le istruzioni per l’uso e la manutenzione ordinaria e straordinaria a cui gli utilizzatori devono adeguarsi per mantenere la presunzione di conformità alle norme di riferimento.
Pertanto, da quanto sopra brevemente riepilogato, dovrebbe derivare la certezza che sia davvero praticamente impossibile avere incidenti nei luoghi di lavoro che coinvolgano non soltanto gli operatori-macchina ma anche i terzi che si trovino temporaneamente nei reparti di lavorazione. Invece, purtroppo, gli incidenti ci sono stati e continuano a esserci anche se vengono registrati e diventano di dominio pubblico soltanto quelli più gravi, purtroppo, mentre rimangono nel limbo le contusioni, le escoriazioni, le bruciature ecc. che, molto spesso, vengono “degradate” a indisposizioni del lavoratore, con conseguenti sue brevi o addirittura nulle assenze dal posto di lavoro.
Alcuni dei tanti perché
I perché da far risalire all’organizzazione aziendale sono molteplici ma, innanzi tutto, perché nella stragrande maggioranza delle aziende del nostro settore - lo affermo con certezza per l’esperienza diretta di tanti sopralluoghi nei luoghi di lavoro - non ha la piena consapevolezza delle sue responsabilità in materia di sicurezza e sottovaluta, fino a prova contraria, quanto gli compete per legge, inderogabilmente. Il lungo elenco degli obblighi è riportato nell’articolo 18 del già citato Decreto Legislativo 81/2008 e - per ragioni di spazio - mi limito a citare e commentare brevemente quelli che, a mio avviso sono i più rilevanti, fra cui, prima di tutti, quelli non delegabili: - assumere in piena coscienza la responsabilità di un’attenta ed esaustiva valutazione dei rischi nei diversi reparti aziendali con la conseguente sottoscrizione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR);
- individuare il preposto a cui affidare l’effettuazione delle attività di vigilanza e sorveglianza dei lavoratori, designandolo alla funzione di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi (RSPP), avendo verificato le sue capacità di gestione di tale importante funzione e fornendogli le informazioni e i mezzi adeguati a svolgere l’incarico.
Fra gli obblighi delegabili, vanno rimarcati almeno quelli di:
In materia di sicurezza nei luoghi di lavoro ci sono da anni leggi nazionali e direttive europee che hanno fornito e forniscono i riferimenti essenziali per datori di lavoro, tutte le tipologie di prestatori d’opera, consulenti, organismi di controllo e sorveglianza del mercato.
- consegnare tempestivamente copia del DVR aziendale al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) affinché ne siano informati i lavoratori;
- attivare e far attuare un opportuno e documentato piano di informazione, formazione e addestramento dei dipendenti;
- prendere misure appropriate affinché solo i lavoratori che abbiano ricevuto adeguate istruzioni e uno specifico addestramento possano accedere alle zone che li espongono a rischi residui gravi e specifici.
Su quanto sopra esposto, è bene chiarire come alcuni riferimenti di legge, siano solo in parte (talvolta minima) applicati nella pratica di molte imprese. Per esempio, il DVR è spesso un documento ricavato in buona misura da qualche file estratto da Internet, privo in molti casi di riferimenti specifici ai rischi effettivamente presenti nei vari reparti aziendali, senza indicazioni puntuali su finalità e tempistiche del programma di miglioramento periodico del sistema di sicurezza.
Per quanto riguarda le deleghe all’RSPP, è quasi sempre del tutto assente nelle lettere di incarico firmate dal datore di lavoro un elenco dettagliato dei poteri di tale importante figura aziendale, dalla sua reale autorità di intervento nei confronti degli addetti
La copertina della Norma europea EN ISO 20430:2020, pubblicata sulla GUCE n. L366 il 15.10.2021 con la Decisione di Esecuzione (UE) 2021/1813 del 14 ottobre 2021. La versione italiana è del maggio 2022 e comprende 140 pagine.
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e dei rispettivi capireparto, alla capacità di spesa per migliorare, dove ritenuto necessario, il sistema di sicurezza o per fare interventi di ripristino immediato delle misure di sicurezza in caso di anomalie o guasti.
Inoltre, a proposito delle attività di informazione e formazione degli addetti, è molto (troppo) frequente osservare che l’addestramento è più teorico che pratico; per esempio, lo stralcio del manuale di istruzione relativo alla sicurezza che il costruttore di una determinata macchina o attrezzatura ha consegnato al momento della sua installazione solo molto raramente è a portata di mano o a conoscenza dei capireparto e tanto meno dei singoli addetti. Va rimarcato anche che, non di rado, il manuale di istruzioni è archiviato dove nessuno ricorda e non mancano casi in cui esso addirittura non corrisponda alla macchina in questione e nessuno lo abbia mai rilevato e fatto notare al fornitore di quella stessa macchina.
Occorre anche sottolineare che gli incidenti nei luoghi di lavoro coinvolgono anche apprendisti, neoassunti o lavoratori di so-
Nel settore materie plastiche e gomma, nel breve lasso di tempo di cinque mesi che va da metà maggio a metà ottobre scorsi, nove aziende in altrettante località del nostro Paese sono state coinvolte in incidenti più o meno gravi sul lavoro occorsi ai propri lavoratori, di cui ben tre, ahinoi, mortali, pari al 33% del totale registrato.
Nelle aziende in generale, purtroppo, manca spesso un adeguato richiamo e ammonimento dei lavoratori che, tra le loro “inadempienze” in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, non usano uno o più di quei dispositivi di protezione individuale (DPI) previsti dalle norme di sicurezza specifiche per una determinata lavorazione: guanti, mascherine, cuffie, caschi, occhialini, giubbotti e scarpe antinfortunistiche.
cietà esterne, specialmente quando non hanno il minimo grado di formazione per quanto riguarda la sicurezza. Infine, non è raro rilevare che l’RSPP o il consulente aziendale per la sicurezza non conoscono e tanto meno hanno copia delle norme UNI-CEN sulla sicurezza delle macchine e attrezzature ausiliarie per la lavorazione di materie plastiche e gomma, elencate, per esempio, nel sito internet dell’associazione di categoria Amaplast e peraltro facilmente reperibili o almeno consultabili presso UNI.
La carenza di sorveglianza interna ed esterna
In azienda, come evidenziano gli esempi di cui sopra, manca spesso un’adeguata sorveglianza, da parte del datore di lavoro o dei preposti, della corretta applicazione delle misure di sicurezza, della tempestività e qualità della manutenzione dei dispositivi, dei componenti soggetti a usura ecc. Così come mancano adeguate azioni di richiamo e ammonimento dei lavoratori che non applicano sempre, o non sempre correttamente, le istruzioni date loro, non usano i dispositivi di protezione individuale (DPI), manomettono anche se involontariamente le protezioni ecc. E ancora, non viene tenuta debita nota dei quasi-incidenti (accadimenti che solo per caso non hanno provocato incidenti più o meno gravi) per aver modo di attuare interventi di sicurezza che risolvano le situazioni precarie che li hanno provocati. Alla sorveglianza interna all’azienda si aggiunge quella di vigilanza che la legge demanda, come accennato, in particolar modo alle Aziende Sanitarie Locali. La motivazione - sempre lamentata dagli addetti che operano sul campo e sempre disattesa a livello politico - è la carenza degli organici, da cui consegue un loro intervento dopo un incidente e molto, molto raramente in fase preventiva.
In proposito si può qui citare, quale interessante, ma molto infrequente, esempio pratico, un’indagine a campione fatta qualche tempo fa dal Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria dell’ATS di Bergamo, con sopralluoghi solo in una ventina di aziende di medie dimensioni operanti nello stampaggio a iniezione, seguendo un’appropriata check-list (messa a punto con il supporto tecnico dello scrivente), che aveva evidenziato, per esempio, che in circa un quarto delle aziende la valutazione dei rischi riportata nel DVR era incompleta e altrettanto insufficienti risultavano le attività di formazione e informazione dei dipendenti, in termini di sicurezza.
La poca sensibilità e cultura della sicurezza
In occasione dei tanti confronti tecnici con i titolari di aziende operanti nella lavorazione di materie plastiche e gomma è stato possibile rilevare un livello insufficiente di sensibilità oppure una mancanza di conoscenza delle proprie responsabilità dirette e inalienabili, anche penali, in materia di sicurezza: una presa di coscienza ha determinato in molti casi un’adeguata, seppur tar-
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diva, sequenza di interventi pratici, in qualche caso una radicale modifica della struttura aziendale coinvolta nella gestione della problematica.
Ne sono stati coinvolti, di volta in volta: il consulente sulla sicurezza (che si atteggiava a profondo conoscitore di macchine, norme specifiche, tipologia di rischi e misure conseguenti, mentre invece aveva conoscenze molto generiche e veniva piuttosto agevolmente “smascherato”); l’RSPP aziendale (che non aveva pienamente capito l’importanza della sua funzione e il coinvolgimento diretto - anche dal punto di vista penale - in caso di malaugurato incidente in reparto, per esempio, di un operatore-macchina); l’RLS (che riteneva pura teoria la sua diretta responsabilità legata alla promozione e al monitoraggio della sicurezza dei suoi colleghi lavoratori); gli addetti ai reparti di lavorazione (che avevano inconsciamente preferito non usare i DPI prescritti, non seguire puntualmente le procedure di sicurezza o non dar seguito ai richiami ricevuti, certi di non esser mai e poi mai coinvolti in una malattia professionale o in un incidente sul lavoro); infine, il responsabile di produzione (che, fin dal momento della prima messa in funzione di una determinata macchina marcata CE, non aveva verificato se effettivamente questa rispondesse ai requisiti di sicurezza, fosse accompagnata dal manuale con le istruzioni per l’uso e la manutenzione ecc.).
Poiché - come stabiliscono chiaramente la legge e la giurisprudenza - le responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro ricadono tutte sul datore di lavoro, nelle piccole, medi e grandi aziende - come dimostrano le sentenze rese pubbliche negli ultimi anni, in seguito a incidenti - la sua mancanza sensibilità in questo ambito, si riverbera a cascata sui suoi delegati che talvolta (se non sempre) si giustificano affermando di non aver applicato tutte o in parte le procedure o eseguito tutti o in parte gli interventi necessari per timore di esser “penalizzati” (in senso lato, naturalmente) dallo stesso datore di lavoro.
Giustificazioni inaccettabili ma, purtroppo, realistiche e registrate personalmente troppo spesso.
Elencare e commemorare soltanto è inutile
Ogni anno, il 28 aprile, si celebra la Giornata Internazionale della Salute e Sicurezza sul Lavoro, appuntamento che viene pomposamente definito da politici e giornalisti un momento per riflettere sull’importanza di un ambiente di lavoro sicuro e salubre per tutti.
Alla fine di aprile di quest’anno il nostro Ministro della Salute, Orazio Schillaci, dichiarò, fra l’altro, che “la tutela della salute e la sicurezza di tutti i lavoratori è un obiettivo centrale nelle politiche di promozione della salute e di prevenzione del nostro dicastero. Abbiamo riattivato il Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro previsto dal Testo Unico a cui partecipano tutti gli attori isti-
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Nelle aziende di qualsiasi tipo quasi mai viene tenuta debita nota dei quasi-incidenti (accadimenti che solo per caso non hanno provocato incidenti più o meno gravi), cosa che permetterebbe di attuare interventi di sicurezza che risolvano le situazioni precarie anche minime che li hanno provocati e se possibile evitare che si verifichino incidenti veri e propri con conseguenze ben più tragiche.
tuzionali. È un importante strumento di condivisione su un tema che considero di grande rilievo nella nostra agenda. Il comitato sta già lavorando su tre temi: la sorveglianza sanitaria, i fabbisogni delle strutture di prevenzione e vigilanza sul territorio e la stesura di una strategia nazionale in tema di salute e sicurezza dei lavoratori”.
Forse soltanto parole, senza riferimenti concreti a stanziamenti, numero di assunzioni per integrare gli organici centrali e periferici, tempi di attuazione per veder realizzate le indicazioni date ecc. Ma, concludendo la panoramica di queste pagine che è soltanto un’estrema sintesi di constatazioni, problemi e soluzioni, voglio con forza sperare che chi opera nel nostro settore specifico o magari anche solo chi leggerà quest’articolo metta in pratica le leggi, i regolamenti e le norme, con il contributo di tutti quelli che operano nell’impresa e tutti noi non si debba più avere notizia, nell’arco di soli cinque mesi, l’eco insopportabile e inaccettabile di nove gravi incidenti sul lavoro, di cui tre mortali.
* L’autore dell’articolo è da parecchi anni il coordinatore del Gruppo di lavoro dell’UNI per quanto concerne la normativa di sicurezza delle macchine per materie plastiche e gomma ed è stato il presidente del Comitato Tecnico del CEN/TC 145 e di quello dell’ISO/TC 270, incaricati di emanare e mantenere aggiornate le norme di sicurezza per le suddette macchine.
La copertina della norma EN 23582-1:2023 pubblicata dal CEN il 4 aprile 2023. La versione italiana è dell’agosto 2024 e comprende 14 pagine.
Nuove formulazioni per cavi in PVC
Nuovi studi e ricerche dimostrano che è possibile produrre cavi in PVC di classe B2ca s1 d0 a3 secondo il CPR (Construction Product Regulation) e che, in caso di incendio, garantiscono almeno la stessa sicurezza dei materiali alternativi.
Apartire dagli anni Cinquanta, i cavi elettrici in PVC sono stati prodotti con successo e utilizzati in un’ampia gamma di applicazioni. Ogni applicazione ha requisiti specifici che inducono il produttore a realizzare cavi con caratteristiche peculiari in relazione a ciò che devono trasmettere e a dove vengono utilizzati. Oggi i cavi vengono prodotti anche combinando diversi polimeri per ottimizzarne le prestazioni desiderate. Per quanto riguarda il PVC, si possono individuare almeno tre diversi impieghi: guaina esterna; riempimento interno del cavo; isolamento del cavo mono-conduttore.
Ciascuno di questi impieghi comporta una formulazione specifica e dettagliata. Preparare un compound adatto all’uso finale non è né facile né semplice, per cui una formulazione dedicata a una guaina, riempitivo o isolante è composta in media da una dozzina di sostanze che vengono introdotte per soddisfare la facilità di produzione, le prestazioni richieste dall’utente finale e le caratteristiche che i riferimenti normativi impongono.
Per esempio, in edilizia l’obiettivo primario è definire il comportamento ideale dei materiali per una corretta scelta dei componenti e certamente le caratteristiche di sicurezza antincendio sono di fondamentale importanza. Infatti, oggi il comportamento al fuoco dei materiali è considerato uno degli
aspetti più importanti legati alla sicurezza: un’abitazione è sicura quando garantisce un basso rischio di incendio. L’elettricità e il suo trasporto hanno sempre rappresentato fonti primarie di innesco di incendi e pertanto la realizzazione di cavi elettrici adatti a prevenirli è parte integrante del processo produttivo: cavi elettrici sicuri significano abitazioni sicure.
Per questi motivi, il Parlamento e il Consiglio europei hanno emanato il Regolamento (UE) 305/2011 (Construction Product Regulation o CPR) in cui la sicurezza antincendio è il requisito essenziale più importante, soddisfatto con il rilascio della marcatura CE che indica la classe di comportamento al fuoco dei cavi elettrici secondo le procedure previste dalle norme EN 13501-6 ed EN 50575.
Sulla base di queste classificazioni, gli Stati membri dell’UE hanno inserito nelle loro legislazioni nazionali diversi requisiti di prestazione per prodotti da costruzione, a seconda del loro utilizzo finale. Il sistema di classificazione per la reazione al fuoco dei cavi è definito dalla norma europea armonizzata EN 13501-6, che prevede un sistema a due livelli: - classe di reazione: Aca; B1ca; B2ca; Cca; Dca; Eca; Fca (l’ultima della serie la peggiore); - classi aggiuntive (le ultime della serie le peggiori): s1, s2, s3 per rilascio di fumi; d0, d1, d2 per gocciolamento; a1, a2, a3 per acidità dei fumi.
Uno studio di PVC4Cables
Sicurezza e comportamento al fuoco dei cavi in PVC
Una recente analisi su rilascio di fumi e sulla loro tossicità dovuto a materiali polimerici in caso di incendio, condotta da Ipool, società di ricerca e sviluppo tecnologico spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano, ha dimostrato che in eventi di incendio reali le concentrazioni di CO (monossido di carbonio) superano normalmente il limite di tossicità (LC50 – la concentrazione letale di una sostanza chimica in grado di uccidere il 50% dei campioni testati), mentre quelle di HCl (cloruro di idrogeno) e HCN (cianuro di idrogeno), provenienti dalla combustione di materiali contenenti cloro e azoto, e di acroleina (proveniente dalla combustione di composti HFFR - ritardante di fiamma privo di alogeni) raramente superano la loro LC50. In altre parole, in caso di incendio c’è così tanto CO rispetto a qualsiasi altro componente nell’aria che il esso risulta il principale elemento tossico nel fumo.
La tossicità dei fumi di quasi tutti i materiali è pressoché identica, entro un margine di errore. Le plastiche moderne producono generalmente la stessa quantità di CO dopo il flashover, cioè circa il 20 % della massa del polimero. Dunque, la tossicità dei fumi di tutti i compound polimerici è stata ampiamente studiata ed è risultata quantitativamente simile tra loro.
L’acidità è del tutto inadeguata a rappresentare la tossicità del fumo. Sebbene la corrosività (o acidità) dei fumi possa avere una certa rilevanza per danni alle cose, non ha alcuna relazione con la sicurezza per la vita umana e nemmeno con la tossicità dei fumi. L’uso dell’acidità come base per valutare la tossicità degli effluenti di incendio può fornire un’illusione di salvaguardia per
la vita umana che in realtà non è corretta poiché l’elemento tossico più comune, il CO, non è acido. Il PVC irradia solo una minima quantità di calore e, quindi, contribuisce in minima parte alla diffusione di quest’ultimo. Il PVC è autoestinguente e ha intrinsecamente un alto potenziale di resistenza alle fonti di innesco: non contribuisce, o contribuisce solo in minima parte, alla generazione e diffusione di un incendio (di solito non gocciola durante la combustione a causa dell’elevata tendenza alla carbonizzazione). Inoltre, il PVC è in grado di ottenere eccellenti risultati di reazione al fuoco: se opportunamente formulato, consente di produrre cavi conformi all’euro-classe B2ca s1 d0 a3, la classe di reazione al fuoco più sicura della normativa europea in accordo al CPR e conforme allo standard NFPA 262 (l’associazione statunitense per la protezione antincendio 262, metodo di prova standard per la propagazione di fiamma e fumo di fili e cavi per l’uso in spazi di trattamento dell’aria) per cavi plenum negli USA. Come conseguenza di tali conclusioni, un cavo HFFR classificato B2ca s1 d0 a1 e un cavo in PVC classificato B2ca s1 d0 a3 garantirebbero la stessa sicurezza in caso di incendio.
Nuove formulazioni per cavi di PVC in classe B2ca s1 d0 a3
Negli ultimi anni PVC4Cables, la piattaforma di ECVM che promuove l’innovazione nel settore dei cavi in PVC, ha lanciato un progetto di innovazione, a cui ha partecipato un pool di compoundatori italiani, finalizzato all’ottimizzazione di formulazioni di PVC per cavi elettrici. Alla fine del programma di ricerca sono state selezionate le migliori formulazioni per produrre un cavo
Esempio di cavo utilizzato per i test.
Una serie di cavi in PVC per il trasporto di
elettricità.
reale da sottoporre alla valutazione completa richiesta dalla norma per la sua classificazione. Il cavo prodotto è identificato come FG16OR16 5G1,5, ha diametro di 12,3 mm e colore grigio. Il cavo è realizzato con guaina e riempimento in PVC e isolamento G16 (gomma etilenpropilenica a bassa emissione di fumo).
L’estrusione del cavo è avvenuta senza problemi, come quella dei cavi tradizionali. Il test effettuato con una quantità di calore specifica per la classe B2ca o 20,5 kW ha mostrato che il cavo ha raggiunto la classificazione finale di B2ca s1 d0.
Il progetto intendeva anche testare queste nuove formulazioni in modo che i cavi risultanti fossero classificati nella classe aggiuntiva più bassa per l’acidità prevista dalla norma EN 135016 che stabilisce limiti precisi di acidità suddividendo il valore in tre classi: a1, conduttività minore di 2,5 μs/mm; a2, conduttività minore di 10 μs/mm e pH maggiore di 4,3; a3, con valori peggiori di a2 e a1.
La classificazione aggiuntiva relativa all’acidità dei fumi è stata analizzata utilizzando le due metodologie: lo standard EN 60754-2, incluso nella norma EN 13501-6 per la classificazione dell’acidità, con test effettuato a una temperatura fissa fra 935
°C e 965 °C, e lo standard EN 60754-1, non incluso nella norma EN 13501-6 per la classificazione dell’acidità, ma utilizzato per determinare la presenza di alogeni in un composto plastico, con test eseguito con una rampa di incremento della temperatura per 40 minuti fino a 800 °C e ulteriori 20 min a 800 °C. Il cavo sottoposto a valutazione ha riportato i seguenti valori di acidità, valutati sia con il metodo previsto dallo standard di classificazione EN 60754-2 sia con il metodo della rampa di incremento della temperatura EN 60754-2: a3 pH = 3.80 conduttività 13,6 ed EN 60754-1: a2 pH = 4.44 conduttività 2,9. In conclusione, il cavo realizzato applicando in modo stretto la CPR e, quindi, utilizzando la EN 60754-2 a temperature comprese fra 935 °C e 935°C, raggiunge la classificazione B2ca s1 d0 a3. Se si utilizza la rampa della norma EN 60754-1 si raggiungere la classe B2ca s1 d0 a2, migliore in quanto l’aumento graduale della temperatura permette agli additivi di funzionare come previsto permettendo la riduzione delle emissioni di acidità.
Adesso, PVC4Cables intende approfondire questo aspetto, ossia quale standard, lo EN 60754-2 o lo EN 60754-1, rappresenti meglio il comportamento dei cavi in PVC in caso di incendio.
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I risultati della gestione di Biorepack lo scorso anno
Riciclo di bioplastiche compostabili, l’Italia già oltre l’obiettivo per il 2030
Il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici risulta già ora sette punti più alto rispetto all’obiettivo 2025 e due più di quello 2030. E senza la presenza di frazioni estranee le prestazioni sarebbero decisamente migliori. I materiali non compostabili nell’umido infatti sono in aumentano, mettendo a rischio i risultati della filiera. Ecco perché risultano fondamentali anche campagne di comunicazione mirate e chiare. Insieme a un deciso contrasto all’illegalità.
Sul riciclo organico delle bioplastiche compostabili, l’Italia si conferma già oltre gli obiettivi fissati non solo per il 2025 ormai alle porte ma anche per il 2030. Il tasso di riciclo al netto degli scarti è stato infatti pari al 56,9% dell’immesso al consumo (44.338 tonnellate a fronte di 77.900 immesse sul mercato) già lo scorso anno. La quota di popolazione nazionale servita dalle convenzioni siglate con i Comuni o con i soggetti da questi delegati, gestori della raccolta, sale del 10% e sfiora i tre quarti del totale nazionale. I corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni e alle aziende che si occupano della differenziata hanno superato i 9,4 milioni di euro. Sono questi, in sintesi, i risultati più rilevanti contenuti nella relazione annuale di gestione di Biorepack, consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, relativa all’anno scorso.
“I risultati confermano l’efficacia dell’operato del consorzio e sottolineano l’importanza di costruire alleanze e sinergie con gli enti che sul territorio si occupano della raccolta dei rifiuti. In questo modo, si possono offrire migliori servizi per i cittadini e soprattutto si riesce a valorizzare le matrici organiche e compostabili, risorse preziose perché possono essere restituite alla terra sottoforma di compost, contribuendo a contrastare degrado,
desertificazione e dipendenza dai fertilizzanti chimici”, ha commentato il presidente di Biorepack, Marco Versari.
Metodo di calcolo
Per calcolare i risultati di riciclo dello scorso anno, Biorepack ha preso come valore di riferimento il dato ufficiale contenuto nel Rapporto Rifiuti Urbani pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) a dicembre 2023, anche se riferito all’anno 2022 (ultimo dato ufficiale disponibile). In tale rapporto, la quantità di rifiuto umido urbano trattato negli impianti di riciclo organico risulta pari a 5 milioni di tonnellate, mentre per il calcolo del risultato di riciclo 2022 era stata utilizzata una stima di 5,3 milioni di tonnellate basata su calcoli del CIC (Consorzio Italiano Compostatori). La minor quantità di rifiuto umido urbano considerato come base di partenza ha quindi portato in primo luogo all’aggiornamento del dato di riciclo 2022 delle bioplastiche compostabili, che risulta pari a 58,3% anziché 60,7%. Inoltre, nella relazione di quest’anno Biorepack ha basato i propri calcoli sui dati ufficiali Ispra, assumendo che la quantità di rifiuti umidi trattati negli impianti lo scorso anno sarà pari a quella del precedente. Quando Ispra pubblicherà il suo nuovo rapporto sui rifiuti urbani, verranno riportate even-
tuali rettifiche del risultato di riciclo dello scorso anno. “Le correzioni dei valori percentuali sono il frutto di una sempre maggiore precisione dei dati a disposizione del consorzio e non modificano un dato di fondo, che rimane evidente: i risultati di riciclo organico delle bioplastiche compostabili sono positivi e confermano la bontà del modello utilizzato dall’Italia per avviare a riciclo la frazione organica dei propri rifiuti che, è bene ricordarlo, rappresenta oltre il 35% del totale di tutti i rifiuti prodotti nelle case italiane. Il binomio bioplastiche compostabili-scarti organici è la via più efficace, efficiente ed economica per massimizzare lo sfruttamento di materie prime preziose che anziché andare in discarica o incenerimento possono diventare compost da destinare al settore agricolo”. ha aggiunto Versari.
Un aspetto da considerare
C’è però un aspetto che merita di essere approfondito: il risultato di riciclo dello scorso anno è lievemente inferiore a quello precedente (rettificato come indicato più sopra) e tale diminuzione è dovuta a una maggiore presenza di bioplastiche riscontrata negli scarti: il 17,3% delle bioplastiche che entrano negli impianti di riciclo organico viene infatti sottratto al riciclo a causa di diversi fattori. Il più importante è l’elevata presenza di “materiali non compostabili” (MNC): rifiuti composti principalmente da plastiche tradizionali, vetro e metalli che all’interno degli impianti di trattamento devono essere eliminati attraverso complesse e costose operazioni di separazione. Tali azioni eliminano
Marco Versari, presidente di Biorepack, sulla contaminazione dei materiali compostabili nell’umido ha dichiarato che “ogni kg di materiali non compostabili da separare sottrae al riciclo anche 1,65 kg di matrici compostabili. Il tasso di riciclo delle bioplastiche potrebbe quindi essere già ora ben maggiore, qualora si riducesse la presenza di frazioni estranee nell’umido. È su questo che occorre concentrare gli sforzi di tutti gli attori coinvolti”.
le matrici compostabili, principalmente scarti di cucina e verde, e, purtroppo anche le bioplastiche compostabili.
“Ogni kg di MNC da separare sottrae al riciclo anche 1,65 kg di matrici compostabili. Il tasso di riciclo delle bioplastiche potrebbe quindi essere già ora ben maggiore, qualora si riducesse la presenza di frazioni estranee nell’umido. È su questo che occorre concentrare gli sforzi di tutti gli attori coinvolti. Il consorzio Biorepack si impegnerà in prima persona per favorire lo sviluppo e la diffusione di buone pratiche a vantaggio dei risultati di riciclo per tutta la filiera dei materiali compostabili, imballaggi compresi”, ha sottolineato Versari.
L’importanza di una corretta comunicazione
Proprio la corretta comunicazione su come si effettua la raccolta differenziata dei rifiuti umidi e compostabili è una delle attività che Biorepack sta portando avanti, collaborando con gli
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Biorepack
La quota di popolazione servita dalle convenzioni siglate con i Comuni o con i soggetti da questi delegati, gestori della raccolta, sfiora i tre quarti del totale nazionale.
Rilevanti, nell’ottica di ottimizzare la raccolta e il riciclo delle bioplastiche, sono le iniziative di contrasto all’illegalità. Un problema tutt’altro che marginale, visto che ancora oggi sono molto diffusi gli imballaggi - buste della spesa, in primis - in plastica tradizionale o contraffatti, senza le caratteristiche tecnicoambientali richieste dalla legge.
enti locali convenzionati. Un numero che continua a crescere in modo rilevante: nel corso del 2023, i Comuni serviti sono arrivati a 4.624, pari al 58,5% del totale, l’11% in più rispetto all’anno prima. Analoga crescita per la popolazione servita, che ha superato nel 2023 i 43,6 milioni di cittadini, pari al 74% del totale (37,8 milioni, pari al 64,4%, l’anno prima).
A destare soddisfazione è in particolare la riduzione della differenza tra Nord e Sud, che, sebbene ancora consistente, inizia a colmarsi. Positivo in particolare il dato delle Isole, in cui la popolazione servita è salita dal 29% del 2022 al 52% del 2023. Tuttavia, i territori più virtuosi rimangono ancora quelli del Nord-Est, nei quali i comuni convenzionati arrivano all’83% del totale e gli abitanti serviti sono pari al 90%. Ma crescono sensibilmente il Nord-Ovest (dal 53 al 77% la quota dei comuni convenzionati, dal 65 all’87% la popolazione) e il Centro (Comuni convenzionati: dal 44 al 51%; popolazione: dal 70 al 75%).
Ai soggetti che hanno attivato la convenzione con Biorepack sono stati erogati lo scorso anno corrispettivi economici pari a 9,4 milioni di euro, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile confe-
riti insieme ai rifiuti organici (dato lievemente superiore rispetto ai 9,3 milioni erogati nel 2022).
Insieme ai soggetti consorziati, Biorepack anche lo scorso anno ha attivato iniziative di comunicazione per aiutare gli enti locali a rendere più consapevoli i propri cittadini sul valore collettivo e ambientale degli scarti umidi e degli imballaggi compostabili. Ai progetti portati avanti dai territori si sono affiancate le iniziative di comunicazione direttamente ideate dal consorzio. Nel corso dell’anno è inoltre proseguito il percorso di sviluppo del marchio Biorepack di riconoscibilità degli imballaggi in bioplastica compostabile conformi a tutti i requisiti normativi. In questo caso, l’obiettivo è rendere le bioplastiche ancor più agevolmente distinguibili dalla plastica, favorendone il corretto conferimento nell’umido domestico.
Altrettanto rilevanti, nell’ottica di ottimizzare la raccolta e il riciclo delle bioplastiche, sono le iniziative di contrasto all’illegalità. Oltre ad arrecare danni economici alla filiera, in termini di concorrenza sleale e di aggravio di costi industriali, i fenomeni illeciti producono un chiaro impatto negativo sull’ambiente.
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Certificazione Plastica Seconda Vita
di IPPR
La recente assemblea dei soci di IPPR, l’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, è stata l’occasione per celebrare i vent’anni della sua attività e fare il punto su quella che allora sembrava una scommessa, la certificazione Plastica Seconda Vita, e che oggi rappresenta lo schema di certificazione sul contenuto di riciclato più diffuso in Europa, con i suoi quasi 10.000 prodotti e manufatti certificati e oltre 300 aziende licenziatarie, di cui 251 trasformatori e 60 riciclatori.
“La certificazione è diventata soprattutto negli ultimi anni un fiore all’occhiello della filiera italiana delle materie plastiche e della relativa sostenibilità tanto che Plastica Seconda Vita è una locuzione entrata nel linguaggio comune: si dice Plastica Seconda Vita per definire e identificare la plastica riciclata. Cosa che per noi è motivo di orgoglio”, ha dichiarato Libero Cantarella, presidente di IPPR.
Un obiettivo che non è stato facile raggiungere, come ha raccontato il
presidente: “È stato un lungo percorso talvolta anche a ostacoli passando da un momento in cui c’era una forma di ritrosia o quasi vergogna nel dichiarare l’utilizzo di plastica riciclata a un momento, quale quello attuale, in cui è diventata addirittura una necessità, perché l’economia circolare, di cui IPPR è antesignana, è, oggi, un pilastro della nuova economia dal quale non si può più prescindere”.
I traguardi raggiunti sono l’esito di un lavoro costante sulla valorizzazione delle plastiche provenienti dal ciclo dei rifiuti ma anche di una importante attività di normazione tecnica (per esempio le norme UNI 10667 che sono diventate base giuridica dell’“End of waste” delle plastiche in Italia). Un lavoro che ha contribuito al livello di eccellenza maturata dall’industria del riciclo del nostro Paese e all’utilizzo di materie prime seconde.
Risultati e traguardi positivi non bastano: bisogna fare di più, sempre di più. “La plastica, nonostante la crescente percezione negativa che
purtroppo fa proseliti tra chi non ha competenze e tra chi ne ricava vantaggio, continua a rappresentare per il mondo moderno un materiale irrinunciabile. Oggi più che mai non possiamo esimerci dall’immettere sul mercato prodotti che non abbiano fatto un corretto percorso di eco-progettazione che deve, come condicio sine qua non della sua esistenza, provvedere a valutare anche il suo fine vita che si esprima in un recupero effettivo, il riciclo”, ha concluso Cantarella.
Durante l’assemblea Maria Cristina Poggesi, direttore di IPPR, ha anticipato i nuovi strumenti in fase di sviluppo per lo schema di certificazione Plastica Seconda Vita e ribadito l’importanza dell’accreditamento della certificazione, secondo quanto previsto dalla Direttiva Greenwashing, che vieta l’esibizione di un marchio di sostenibilità che non sia basato su un sistema di certificazione accreditato.
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La certificazione è diventata un fiore all’occhiello della filiera italiana delle materie plastiche e della relativa sostenibilità.
Appello di Ecopolietilene
Migliorare raccolta differenziata e obiettivi di recupero
Il consorzio per la raccolta dei beni in polietilene Ecopolietilene, parte del Sistema Ecolight, ha lanciato un appello per una migliore regolamentazione della raccolta differenziata e degli obiettivi di recupero dei beni in polietilene. “Serve una migliore regolamentazione per i rifiuti di beni in polietilene, che preveda una raccolta differenziata e individui obiettivi di riciclo di quello che è un polimero plastico importante in un’ottica di sostenibilità”, ha dichiarato il presidente del consorzio, Fabio Pedrazzi, rivolgendosi ai legislatori auspicando l’avvio di “una riflessione che possa non solamente dare nuovo impulso alla filiera del polietilene e alla sua raccolta, ma soprattutto normare un ambito fondamentale nel vasto capitolo dei rifiuti plastici” e sottolineando che “gli imballaggi, rappresentano circa la metà dei rifiuti plastici prodotti; il restante 50% è composto soprattutto da plastiche miste, con una buona presenza dei beni in polietilene. Il consorzio Ecopolietilene, nei suoi quattro anni di attività, è arrivato a rappresentare quasi tutte le filiere dei beni in polietilene in maniera eterogenea: siamo pronti
a supportare le istituzioni con analisi e dati di recupero al fine di avere un quadro di operatività completo e normato”.
Secondo il rapporto 2023 di IPPR (Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo), basato sui dati di Plastic Consult, il polietilene rappresenta un terzo delle plastiche riciclate utilizzate in Italia e a fronte di 1,337 milioni di tonnellate di polimeri rigenerati processati dall’industria italiana di trasformazione lo scorso anno scorso, ben 433 mila tonnellate sono riconducibili a questo polimero. Il polietilene si contraddistingue per una grande versatilità d’uso e una vasta applicabilità in diversi settori industriali. Basti pensare per esempio ai sacchi dei rifiuti, ai giochi per i bambini, ai teli da pacciamatura, alle coperture per serre e ai tubi per l’edilizia. “Il massiccio impiego nella nostra vita di tutti i giorni ci spinge dunque a una grande attenzione e responsabilità nella corretta gestione e riciclo dei beni in polietilene”, ha commentato il direttore generale di Ecopolietilene, Giancarlo Dezio. “Una stima del consorzio, realizzata insieme ai gruppi di lavoro a cui partecipano i
Il polietilene offre una grande versatilità di impiego in diversi settori applicativi; per questo rappresenta un terzo delle plastiche riciclate utilizzate in Italia; lo scorso anno, su oltre 1,3 milioni di tonnellate di polimeri rigenerati ben 433.000 tonnellate erano a esso riconducibili.
soci produttori, evidenzia una crescita della produzione di beni in polietilene nell’ultimo anno, in particolare per quanto riguarda i film e le attrezzature usate in agricoltura, che sono aumentati di circa il 12%”. Il tema della raccolta e del recupero dei beni in polietilene diventa così nodale. “Ecopolietilene sta lavorando in collaborazione con aziende consorziate e operatori della raccolta, sia su progetti pilota per creare filiere chiuse per specifici rifiuti di beni in polietilene, sia su iniziative per monitorare il conferimento dei beni in polietilene a fine vita in ambito urbano, così da iniziare a ipotizzarne una raccolta differenziata, anche per limitare il ricorso al polimero vergine”, ha aggiunto Dezio. “Vi è la necessità di cogliere le opportunità date dal polietilene e dal suo significativo potenziale in termini ambientali. Il ruolo dei consorzi nella gestione dei beni in polietilene e la collaborazione fra questi e le istituzioni si rivela quindi cruciale sia nel promuovere pratiche di corretta gestione del rifiuto, sia nell’incoraggiare i produttori all’utilizzo di polimeri riciclati”, ha concluso il presidente Pedrazzi.
Applicazione di gomma da PFU
Con il riciclo anche l’acustica ci guadagna
Le sale musicali e gli auditorium sono luoghi dove l’armonia tra suono e architettura può creare esperienze sonore straordinarie. La bravura dei musicisti fa la differenza, ma anche le caratteristiche dell’ambiente di controllare e ottimizzare il suono fa la sua parte. Ottenere un’acustica perfetta richiede l’impiego di materiali e tecnologie all’avanguardia, e l’impiego di gomma riciclata da pneumatici fuori uso (PFU) sta emergendo come soluzione che combina eccellenti prestazioni e sostenibilità. Questo materiale, grazie alle straordinarie capacità fonoassorbenti e fonoisolanti, è in grado di migliorare significativamente l’acustica degli ambienti, rendendoli ideali non solo non solo per la musica ma per contesti che richiedono strutture architettoniche differenti. Un esempio concreto di successo di tutto ciò è rappresentato dall’intervento di restauro acustico della sala di musica della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri. Il progetto, curato da Ecopneus in collaborazione con Genesis Acoustic Workshop, ha interessato una sala di oltre 200 metri quadrati con un’altezza fino a 4,67 metri e un volume di circa 900 metri cubi, dove
sono stati installati 140 metri quadrati di pannelli fonoassorbenti realizzati in gomma riciclata, migliorando sensibilmente la qualità acustica dello spazio. Utilizzata quotidianamente per le prove della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri, la sala è stata oggetto di un accurato intervento di riqualificazione, con l’inserimento di pannelli fonoassorbenti e fibra di poliestere nella parte più alta del soffitto e lungo il fondale, mentre i canali di condizionamento sono stati rivestiti con pannelli in cartongesso accoppiati a uno strato fonoisolante in gomma riciclata. Inoltre, la sala è ora dotata di pannelli laterali mobili, che permettono di modulare l’acustica in base alle esigenze dei musicisti.
Le rilevazioni effettuate dopo l’intervento hanno confermato un netto miglioramento delle prestazioni acustiche, con una significativa riduzione del tempo di riverbero e un aumento dell’indice di chiarezza. Risultati che indicano un ambiente sonoro più controllato e definito, perfetto per le esigenze delle prove musicali. L’intervento è stato progettato tenendo conto delle preferenze espresse dagli stessi musicisti: tra le richieste principali, una resa
sonora equilibrata e un ambiente il più silenzioso possibile durante le esecuzioni.
Le proprietà di elasticità, resistenza e fono-assorbenza rendono la gomma da PFU un materiale eccellente per la limitazione della trasmissione dei rumori e delle vibrazioni negli edifici. Grazie alla capacità di dissipare l’energia sonora, la gomma riciclata da PFU si dimostra estremamente efficace nel controllo delle riflessioni sonore e nella riduzione dei tempi di riverbero. Oltre a garantire prestazioni costanti nel tempo, questo materiale è altamente resistente all’invecchiamento, rendendolo ideale per applicazioni edilizie. La combinazione di granuli e polverino di gomma, derivati dal riciclo di PFU, con poliuretani o altri termoplastici crea materiali ad alte prestazioni, perfetti per l’isolamento acustico e la riduzione delle vibrazioni. Questi prodotti trovano impiego in diverse applicazioni, dalla riduzione del rumore nei solai, all’isolamento delle pareti, fino alla realizzazione di basi antivibranti per impianti come ascensori e caldaie.
La sala di musica della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri
Comuni Ricicloni 2024
Raccolta virtuosa di imballaggi in plastica
Nell’ambito dell’annuale Ecoforum di Legambiente a Roma si è svolta la cerimonia di premiazione di “Comuni Ricicloni”, il concorso che ogni anno premia comunità locali, amministratori e cittadini che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti. In tale occasione, Corepla ha consegnato i premi speciali della categoria “Migliore raccolta degli imballaggi in plastica” ai Comuni di Putignano (Bari), di Palmi (Reggio Calabria) e alla Comunità della Val di Non e Cles (Trento). La Puglia nel 2023 ha registrato un lieve incremento della raccolta degli imballaggi in plastica rispetto al 2022, raggiungendo 24,3 kg di raccolta pro capite, uno dei valori più alti tra le regioni del Sud Italia. Il Comune di Putignano con i suoi 26.000 abitanti e un quantitativo pro capite di circa 28 kg, si è distinto a livello regionale anche per la qualità della raccolta che risulta migliore rispetto alla media regionale. Il Comune è stato premiato per gli sforzi degli ultimi anni che hanno permesso ottimi risultati in termini di percentuale di raccolta differenziata. La Calabria
ha mantenuto costante la raccolta pro capite di 20,5 kg di imballaggi in plastica negli ultimi anni. Tra i Comuni calabresi si è distinto Palmi, con un dato di raccolta pro capite più elevato della media regionale. Il Comune è stato premiato anche per il lavoro dell’amministrazione comunale che, attraverso specifiche direttive restrittive, ha portato la cittadinanza a prestare maggiore attenzione alla qualità del materiale raccolto. Il Trentino-Alto Adige ha registrato nel 2023 una raccolta pro capite di 19,4 kg di imballaggi in plastica. Esempio per l’impegno nell’attenzione alla qualità della raccolta sono i 23 Comuni facenti parte della Comunità della Val di Non e Cles, per un totale di circa 39.000 abitanti. Con una raccolta pro capite di circa 22 kg e una qualità superiore alla media regionale, la Comunità conferma come sia possibile arrivare ad avere un buon risultato sia in termini di quantità che di qualità e mantenerlo negli anni. Biorepack ha invece premiato il Consorzio di Bacino Verona Due del Quadrilatero e Salerno Pulita per il riciclo organico della bioplastica
compostabile. Nel caso del Consorzio di Bacino Verona Due del Quadrilatero, che riunisce 46 amministrazioni comunali nella provincia di Verona, la punta di diamante del progetto è consistita in una “Ecopagella” distribuita agli studenti del secondo ciclo delle scuole primarie. In questo modo, ragazzi e ragazze si sono trasformati in vere e proprie “sentinelle ambientali” della qualità delle azioni dei propri familiari quando fanno la raccolta differenziata. Per coinvolgere e sensibilizzare i propri cittadini, a Salerno è stata invece indetta una “gara tra quartieri”: per cinque settimane, in occasione della raccolta dell’organico, sono stati effettuati prelievi e successive analisi merceologiche per stabilire i tassi di impurità (cioè materiali estranei all’organico) e la percentuale di bioplastiche compostabili presenti nei rifiuti umidi. Ai quartieri più virtuosi è stata donata una dotazione di alberi per potenziare il patrimonio di verde pubblico. Un monito tangibile del legame tra la qualità di una città e le azioni dei singoli.
Un momento della premiazione dei “Comuni Ricicloni 2024”
Foto
Corepla
Richiesta congiunta di tre associazioni
Riconoscere formalmente il contributo del riciclo meccanico
Secondo un recente Studio del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, il riciclo meccanico delle plastiche può evitare fino a 7,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno in Italia; per ogni tonnellata di polimero riciclato, infatti, la riduzione delle emissioni è compresa tra 1,1 e 3,6 tonnellate rispetto all’incenerimento, allo smaltimento in discarica e alla produzione di
Nuova vita alle bottiglie in PET
polimeri vergini. Tale valore da solo permetterebbe al nostro Paese di raggiungere l’obiettivo di abbattimento delle emissioni fissato dal Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il settore della gestione dei rifiuti entro il 2040. Questi risultati, assieme ad altri studi, evidenziano nel complesso il valore ambientale del riciclo delle materie prime secondarie, garantendo così un maggior contributo alla riduzione delle emissioni e alla decarbonizzazione.
Su tali basi, Assorimap, Assoambiente e Utilitalia, associazioni dell’industria dei rifiuti, hanno chiesto alle istituzioni di riconoscere formalmente il contributo del riciclo meccanico, di premiare l’azione virtuosa delle aziende impegnate nel recupero di materiali, mantenendo la competitività
delle materie plastiche riciclate e introducendo un fattore di stabilità e certezza nelle congiunture di maggior volatilità del mercato. Secondo le tre associazioni, questo sostegno istituzionale consentirebbe di sviluppare ulteriormente un settore di interesse pubblico che, grazie alla raccolta differenziata, rappresenta l’anello finale della filiera del riciclo, in linea con gli obiettivi europei di economia circolare, la Direttiva SUP e il nuovo Regolamento Imballaggi. Esse, nel sottolineare l’importanza del riciclo meccanico nel panorama della gestione dei rifiuti, ribadiscono che un sistema efficace di raccolta differenziata è la chiave per migliorare il riciclo e raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale.
“Anche alla luce dell’attuale difficile situazione di mercato, è ormai inderogabile il riconoscimento di incentivi da parte delle istituzioni e dei decisori politici del contributo ambientale, in termini di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, fornito dal processo di riciclo meccanico delle plastiche, al fine di consentire alle imprese del settore di svolgere un crescente ruolo nell’economia circolare sia in Italia che in Europa”, ha dichiarato Walter Regis, presidente di Assorimap.
In crociera con il riciclato
È stato recentemente presentato a Civitavecchia (Roma) a bordo della nave da crociera Costa Smeralda il progetto di economia circolare che vede collaborare Corepla, F.lli Guzzini e Costa Crociere per dare nuova vita alle bottiglie in PET usate attraverso la loro riconversione in elementi di design sostenibile e circolare. L’attenzione all’ambiente parte da un approccio prima di tutto culturale, che mira a ripensare prodotti, servizi e processi produttivi in un’ottica circolare, prefiggendosi di ridurre al minimo l’impatto ambientale di un oggetto durante tutto il suo ciclo di vita. È un percorso che coinvolge tutti: aziende, istituzioni, cittadini, ma anche tecnici e promotori del cambiamento visionari che lavorano per identificare nuovi materiali e processi che prevedano
il riutilizzo delle materie prime dai prodotti a fine vita e, soprattutto, i nuovi bisogni della società. È il caso della plastica che, se adeguatamente raccolta e riciclata, può dare vita a nuovi oggetti ecosostenibili e di design. Sono queste le premesse del progetto di economia circolare che vede coinvolti i tre partner avviato lo scorso maggio e che ha portato già importanti risultati: in totale sono state raccolte circa 40 tonnellate di PET provenienti da tre navi di Costa Crociere, l’equivalente di circa due milioni di bottiglie in PET. A partire da maggio scorso, infatti, le navi Costa Crociere che fanno scalo a Civitavecchia conferiscono a Corepla, attraverso i servizi della società SEPort, le bottiglie in PET raccolte a bordo. Il consorzio poi provvede a consegnarle a un riciclatore per trasformarle in materia prima
seconda che F.lli Guzzini utilizza per creare nuovi articoli di design destinati a tornare a bordo delle navi di Costa Crociere a disposizione di equipaggio e passeggeri. Per esempio, per realizzare uno dei 60.000 bicchieri della linea “Tierra” imbarcati a bordo di quattro navi in questi mesi sono necessarie 3,3 bottiglie in PET da 1,5 litri per acqua. Il progetto, dalla forte valenza educativa e di sensibilizzazione di cittadini e turisti sulle tematiche ambientali, prevede inoltre l’installazione a bordo della nave Costa Toscana - una delle tre che insieme a Costa Smeralda e Costa Pacifica fanno scalo regolarmente a Civitavecchia - di un eco-compattatore fornito da Corepla nell’ambito dell’iniziativa RecoPet, per semplificare ulteriormente conferimento delle bottiglie in PET a bordo delle navi.
Foto Assorimap
L’eco-compattatore
RecoPet installato
sulla Costa Toscana.
Foto
Corepla
Presentate alla Camera dei Deputati
Linee guida LCA per l’impatto degli imballaggi flessibili
Si è svolta il 15 ottobre presso la Camera dei Deputati la conferenza stampa “Misurare la sostenibilità, LCA come strumento per la definizione di policy”, organizzata su iniziativa di Maria Chiara Gadda, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, in collaborazione con Giflex - Gruppo Imballaggio Flessibile, per presentare le prime linee guida LCA in Italia per la valutazione su base scientifica dell’impatto ambientale degli imballaggi flessibili attraverso studi di Life Cycle Assesment. Le linee guida LCA hanno altresì lo scopo di fornire un documento di posizionamento strategico verso un modello di economia circolare coerente con i principi di sostenibilità internazionali.
L’incontro ha anche posto al centro del dibattito la costruzione di una cultura per la sostenibilità e circolarità del packaging basata su scienza e competenze. A tal proposito, dopo
Progetto Fib3r
gli interventi di Maria Chiara Gadda e Alberto Palaveri, sono intervenuti e ne hanno discusso: Cristian Chiavetta, responsabile del Laboratorio Strumenti per la Sostenibilità e la Circolarità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di Enea, Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Candiani, membro della Commissione Politiche UE della Camera dei Deputati, Raffaele Nevi, segretario della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
“È fondamentale promuovere politiche che coniughino innovazione e sostenibilità, garantendo che le aziende possano essere protagoniste di un cambiamento concreto e necessario anche per continuare a competere sul mercato. L’impatto ambientale delle produzioni non può essere approcciato con demagogia, ma con il buonsenso e le evidenze scientifiche. Le linee guida LCA elaborate da Giflex rappresentano uno strumento essenziale per misurare
e rendicontare l’impatto ambientale, facilitando lo sviluppo di soluzioni sostenibili nel settore del packaging flessibile e garantendo una riduzione concreta dello spreco alimentare. Uno stimolo per le aziende ma anche per il legislatore. La sostenibilità non si declama a parole ma va praticata con azioni concrete e norme adeguate concertate tra pubblico e privato”, ha dichiarato Maria Chiara Gadda. “Per le imprese che producono imballaggi si rende necessario un metodo che fornisca una misura scientifica della sostenibilità in un’ottica di circolarità. Le linee guida LCA messe a punto dai comitati scientifici di Giflex intendono delineare un protocollo di lavoro destinato a tutte le aziende del settore dell’imballaggio flessibile e relativa filiera che perseguono obiettivi di ecodesign, circolarità e sostenibilità nella progettazione di soluzioni tecnologiche d’imballo”, ha sottolineato Alberto Palaveri, presidente di Giflex.
Riciclo di fibra di carbonio premiato
Dopo una sperimentazione triennale, Herambiente (Gruppo Hera) sta portando a termine la costruzione a Imola di un impianto industriale per il riciclo di fibra di carbonio, parte del progetto Fib3r. Frutto di sperimentazione tecnologica e attività di ricerca per la valorizzazione degli scarti da fibra di carbonio tramite rigenerazione termica portate avanti dall’azienda in collaborazione con il Dipartimento di Chimica Industriale Toso Montanari dell’Università di Bologna e il costruttore di impianti per il settore meccanico Curti, il progetto ha ricevuto il premio Innovatori Responsabili 2024 nella categoria “Transizione ecologica”. Con il supporto di Loris Giorgini, ordinario all’ateneo bolognese e direttore del master “Materiali Compositi (MaCoF)”, l’Università di Bologna si è occupata di approfondire la fase iniziale di ricerca e di progettare il laboratorio strumentale presso la sede di Imola.
Curti, invece, ha messo a disposizione la sua conoscenza per la modellizzazione della soluzione studiata presso il proprio centro ricerche e per gestire la costruzione su scala industriale dell’impianto.
Il premio Innovatori Responsabili 2024 ha avuto come focus il Patto per il lavoro e per il clima e la Strategia 2030 della Regione Emilia-Romagna, proponendo di dare rilievo al contributo del sistema produttivo e formativo rispetto agli obiettivi fissati da questi documenti strategici anche in risposta alle emergenze economiche e sociali determinate dalla crisi climatica e dall’aumento dei costi legati a energia e materie prime. Attraverso Fib3r, proposto come nuovo modello di business per la circolarità, per la riduzione di rifiuti e per le nuove filiere green, è in atto un intervento concreto a favore dell’economia circolare sul
territorio, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, che promuove sistemi di produzione e consumo sostenibili. Daniele Biondi, responsabile dell’impianto Fib3r, Loris Giorgini ed Eugenio Guerrieri, direttore della divisione Curti Circular Economy and Packaging Solutions, hanno ricevuto il dall’assessore regionale allo sviluppo economico e a green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali, Vincenzo Colla.
La presentazione delle linee guida LCA, al momento le prime e uniche in Italia, elaborate da Giflex per valutare scientificamente l’impatto ambientale degli imballaggi flessibili.
La valorizzazione di scarti da fibra di carbonio tramite rigenerazione termica è stata premiata come alternativa allo smaltimento in discarica di alcune tipologie di rifiuti complessi da gestire, come i materiali compositi.
Foto
Herambiente
Cracking Art a Milano Riciclo e lentezza contro il logorio
3 Tutta un’altra musica
Macplas si fa in tre.
Offerte flessibili per tre canali di comunicazione: Rivista
Sito internet Newsletter Più visibilità.
Più possibilità di contatto. Più occasioni di new business.
Riflessioni per far crescere la comunità industriale
Realtà virtuale, intelligenza artificiale, metaverso, ma anche geopolitica e temi ESG: l’azienda produttrice di presse per lo stampaggio della gomma con sede a Capriano del Colle (Brescia) ha organizzato un evento che ha proposto spunti di pensiero grazie a personalità come Federico Rampini, Lorenzo Montagna e Marco Pugliese. Senza dimenticare il ruolo che può avere l’arte nel “rivoluzionare” il paradigma industriale tradizionale e renderlo moderno.
Di Matteo De Molli Morandi e Luca Mei
Si sono tenuti presso la sede di IMG a Capriano del Colle (Brescia) il 3 e il 4 ottobre i R-Evolution Days, due giorni organizzati dall’azienda costruttrice di presse per lo stampaggio della gomma per offrire un’occasione di riflessione sugli argomenti più attuali e tecnologici in un mondo in pieno cambiamento, dalla realtà virtuale all’intelligenza artificiale al metaverso, ma anche su temi di geopolitica ed ESG. Come ha dichiarato da Barbara Ulcelli, amministratrice delegata di IMG, “il tempo della riflessione è sempre ben speso e fa crescere la comunità industriale”. Risultato: un dibattito interessante e animato da relatori di primo piano nei diversi ambiti trattati e da un centinaio di stakeholder che hanno preso parte all’evento.
L’idea di fondo, come ha spiegato sempre Barbara Ulcelli, è stata quella di portare nella comunità industriale spunti di pensiero più ampi, che permettano non solo di affacciarsi a temi che nel prossimo futuro riguarderanno tutti, ma anche comprenderli meglio per superare le prime comprensibili reticenze.
“Capire significa trovare il modo per sfruttare al meglio i mutamenti che, volenti o nolenti, ci toccheranno nel profondo, prendendoli come spunto per migliorare noi, le nostre attività e i nostri territori”, ha aggiunto l’amministratrice delegata.
Barbara Ulcelli da sempre promuove un approccio critico, dentro e fuori lo stabilimento: numerose sono le mostre e le iniziative culturali proposte negli anni, la più recente l’esposizione allestita in azienda in cui spicca “The Blue Banana”, una gigantesca banana visibile a tutti dalla strada, opera di uno degli artisti neo-pop più influenti del momento, Giuseppe Veneziano. La scultura allude alla dimensione economico-finanziaria dell’Europa occidentale, in cui si collegano le grandi capitali politiche, da Londra a Francoforte, da Parigi a Bruxelles, da Basilea a Milano e Torino.
Altre due le opere presenti in azienda: “Salvataggio” di Stefano Bombardieri, l’enorme rinoceronte legato, bendato e appeso a testa in giù all’interno del reparto produttivo di IMG è noto per essere stato portato in volo sopra il Lago d’Iseo lo scorso anno per sensibilizzare sul tema del rispetto del creato, e “Creature di plastica” del pittore Tiziano Colombo, creata attraverso l’AI e stampata direttamente sul cancello di una pressa.
Innovazione e geopolitica
I R-Evolution Days si sono aperti ieri con Lorenzo Montagna, tra i massimi esperti di tecnologie applicate alla comunicazione, che ha acceso un riflettore sulla realtà virtuale e il metaverso. Montagna ha fatto provare ai partecipanti all’evento speciali visori con diverse esperienze di comunicazione, tra cui quella di Prada, che li ha usati per trasportare i clienti nel mondo artigianale della filiera produttiva.
“Non è la tecnologia a fare l’innovazione, è il nostro pensiero, la nostra capacità di immaginarci qualcosa che non c’è” ha dichiarato Lorenzo Montagna, che ha paragonato l’innovazione
tecnologica al vento, una forza potente che però deve essere gestita con saggezza. Egli ha anche sottolineato l’importanza di saper anticipare i trend tecnologici, dalla realtà aumentata al metaverso, e il ruolo crescente di strumenti come visori e dispositivi digitali nella fusione tra mondo reale e digitale. A questo proposito, guardando l’intelligenza artificiale non solo come una tecnologia creativa e generativa, ma anche come un’estensione delle nostre capacità umane e aziendali.
Filippo Ghelfi, CTO di 40Factory, anch’egli tra i relatori del primo giorno ha spiegato che “per IMG abbiamo introdotto due tecnologie altamente innovative: IMG Prime (Machine Learning), che monitora lo stato di salute delle macchine per evitare guasti e ottimizzare gli interventi manutentivi, e Wilson AI (Chatbot per assistenza virtuale), che interpreta i dati raccolti dall’IoT e li arricchisce”. Strumenti, questi, ha sottolineato Barbara Ulcelli, che per funzionare hanno bisogno di rapporti più fiduciari tra i produttori e i clienti, perché per essere usati devono essere nutriti dai dati.
Nel pomeriggio, in collegamento dagli Stati Uniti, è intervento il noto giornalista Federico Rampini, focalizzandosi sulla situazione geopolitica attuale che, in un mondo globalizzato, non può non avere conseguenze anche sui sistemi economici locali, soprattutto in un territorio a trazione manifatturiera come quello bresciano. Rampini, che ha proposto un excursus sulla storia dell’Occidente e della democrazia, e sulla dicotomia tra democrazie e autocrazie ancora imperanti, ha dichiarato, a proposito dell’approccio all’innovazione: “Troppo spesso nelle imprese italiane, che sono perlopiù piccole e piccolissime, prevale la diffidenza, un atteggiamento difensivo sulle rivoluzioni
Barbara Ulcelli insieme a Lorenzo Montagna, esperto di tecnologie applicate alla comunicazione, che ha aperto le relazioni dei due giorni di evento.
tecnologiche, mentre negli USA, dove vivo, avviene il contrario: la prima cosa che ci si chiede qui è: cosa posso guadagnarci? Come posso migliorarmi grazie a questa novità? In Italia c’è troppa paura e i media favoriscono l’allarmismo. Stacchiamo la spina dal bombardamento di messaggi, silenziamo i social e viviamo la vita. Preferiamo la profondità di analisi all’immediatezza di reazione”.
“L’Occidente non è una civiltà morente, ma una realtà in continua evoluzione, che affronta crisi come momenti di rinnovamento”, ha spiegato Rampini, ricordando che Oswald Spengler, già nel 1924, preannunciava il declino dell’Occidente, ma la storia ha dimostrato la capacità di questa parte di mondo di rinnovarsi. Il giornalista analizza le crisi attuali legandole a eventi storici chiave, La rivoluzione islamica in Iran nel 1979 e l’invasione della Georgia da parte di Putin nel 2008 sono esempi di eventi che hanno alterato gli equilibri geopolitici. Oggi l’Occidente, ha spiegato, affronta incertezze economiche e geopolitiche, ma continua a reinventarsi. Le prossime elezioni negli Stati Uniti sono viste come cruciali per gli equilibri mondiali. Uno stile, quello di IMG, che ha avuto ripercussioni positive anche sulla brand awareness, processo che negli ultimi anni sta dando i suoi frutti ben oltre il distretto del Sebino compreso tra Bergamo e Brescia, considerato a giusto titolo la “Rubber Valley” italiana. Sul piano di internazionalizzazione in atto in IMG è intervenuto Andrea Merlini, export manager dell’azienda. “I Paesi su cui in futuro IMG auspica di entrare sono USA, Canda, Messico, Sud-Est asiatico, Vietnam, Singapore, Malesia e Cina”, ha annunciato Merlini. Proprio negli Stati Uniti, IMG ha appena mosso un primo passo esplorativo attraverso la partecipazione all’International Elastomer Conference a Pittsburgh, in Pennsylvania, limitrofa al territorio considerato la rubber valley del MidWest negli USA.
Lasciare il segno in tanti ambiti
Il secondo giorno di evento, Emilio Moroni, uno dei massimi esperti in Italia di sicurezza e CEO di Moor Safety, ha spiegato il Piano Transizione 5.0 - fase evolutiva del 4.0 - sul quale ancora oggi aleggiano punti piuttosto nebulosi. “Il 4.0 rimane, ma il 5.0 aggiunge l’efficientamento energetico. La norma dice che entro il 2025 il progetto da sottoporre per ricevere le agevolazioni debba essere concluso e, quindi, non più tardi di ottobre prossimo le macchine dovranno essere installate per dare il tempo ai periti competenti di confermare l’effettivo risparmio energetico”. Regole valide sul territorio italiano che, in sintesi, prevedono la certificazione ex ante, da comparare con la situazione di partenza dell’azienda che vuole usufruire dell’agevolazione e, una volta ottenuta, ex post sul nuovo macchinario una volta installato.
Matematico e geo-economista, Marco Pugliese è intervenuto con una relazione sui temi ESG. Attraverso alcune delle case history più lungimiranti della storia industriale, Pugliese ha of-
Il giornalista e geo-politologo Federico Rampini ha parlato in collegamento da New York.
Marco Pugliese durante la sua presentazione.
I due giorni di evento si sono conclusi con un momento di networking tra i partner di IMG.
ferto uno spaccato sulla cultura finanziaria, spiegando come questa non possa più essere solo appannaggio di tecnici ed economisti. “Nel Rinascimento italiano l’estetica seguiva la funzionalità, erano parti integranti l’un l’altra. Questo ci ha reso grandi nel mondo. Arriviamo da anni recenti in cui l’Italia ha subito una narrazione negativa, ma dobbiamo essere fieri e consapevoli di aver lasciato il segno in tanti ambiti”. Pugliese ha parlato di Enel, Ferrero, Eni e di personaggi come Enrico Mattei e Adriano Olivetti, tutto esempi virtuosi e ancora oggi fonte di ispirazione anche per nuove strategie aziendali sostenibili.
“Il recupero della nostra tradizione industriale è la chiave per un futuro sostenibile e di successo”, secondo Pugliese, che ha esplorato l’importanza di unire educazione, economia e cultu-
ra industriale per creare una visione imprenditoriale completa. Il matematico ha sottolineato come l’Italia sia stata pioniera nell’innovazione e nella sostenibilità, non solo in termini di profitto, ma anche di benessere sociale, e come l’educazione finanziaria e la conoscenza della storia industriale siano fondamentali per formare una nuova generazione di imprenditori e insegnanti. L’innovazione vera, ha spiegato, consiste nel superare le barriere tra discipline per creare sinergie capaci di guidare il futuro del Paese.
Il pomeriggio del secondo giorno l’evento si è chiuso con un momento di networking tra i partner di IMG: Orp Stampi, Franciacorta Stampi, Moor Safety, Mongodi, 40Factory, T.System e Imago.
Applicazioni dedicate a migliorare produzione e assistenza
IMG Prime e l’applicazione IIoT sviluppata da 40Factory per IMG basata su MAT. Con l’obiettivo di offrire servizi avanzati ai propri clienti, IMG ha scelto 40Factory per configurare una soluzione Industrial IoT il cui nome è l’acronimo delle principali funzionalità: Performance, Research, Interconnection, Monitoring, Efficiency.
Grazie a questa soluzione IIoT, IMG accorcia le distanze con i propri clienti offrendo non più solo l’asset fisico, ma anche una soluzione digitale in grado di fornire massima trasparenza circa il funzionamento e l’efficienza delle macchine e del processo produttivo.
Ciò si traduce in monitoraggio in tempo reale del funzionamento macchina e analisi e monitoraggio dei consumabili e delle materie prime. Non solo: con il modulo Machine Recorder, il servizio manutenzione di IMG ha in mano un vero e proprio tool diagnostico a supporto delle attività di manutenzione preventiva e predittiva, per un customer service sempre più proattivo e all’avanguardia. Wilson AI, invece, è un assistente virtuale white-label privato. Grazie alla sua capacità di elaborare la conoscenza presente in azienda, si trasforma in un vero e proprio esperto di servizio clienti, ricerca e sviluppo, ingegneria,
automazione, risorse umae, vendite e molto altro. Attualmente basato su algoritmi GPT-3.5 e GPT-4, consente un approccio multi-modello in modo che il cliente sia libero di scegliere.
L’opera d’arte
“The Blue Banana” di Giuseppe Veneziano attualmente esposta nel cortile della sede di IMG e visibile anche dall’esterno dell’azienda.
Una schermata dell’applicazione IMG
Prime, creata, insieme a Wilson AI, da 40Factory appositamente per l’azienda bresciana.
IMG Prime e IMG Wilson AI
Sfide e nuove opportunità: l’innovazione secondo il “metodo Bausano”
Anime dal recupero di scarti misti a base di polietilene e alluminio
Conciliare le esigenze di sviluppo tecnologico e di prodotto di qualità con quelle ambientali in chiave circolare è ormai imprescindibile nelle attività industriali. Un impegno che coinvolge qualsiasi azienda in ogni campo. Nel caso di specie, il riciclo di imballaggi multimateriale consente di ridurre l’impiego di materiali vergini nella produzione di anime per bobine. Grazie alla messa a punto di un’apposita tecnologia e di un metodo di sviluppo rigoroso.
La recente revisione della politica europea in materia di imballaggi apre a una decisa svolta per un packaging più sostenibile. Secondo la direttiva PPWD (Packaging and Packaging Waste Directive), entro il 2030 tutti gli imballaggi immessi nel mercato europeo dovranno essere completamente riutilizzabili o riciclabili. La capacità di recuperare e riprocessare in modo efficace scarti plastici post-consumo dalla composizione non convenzionale assume pertanto un ruolo cruciale per gli operatori del settore, chiamati a diventare protagonisti della transizione green.
Nello specifico, sono diverse le sfide che connotano il riciclo di imballaggi multistrato, come quelli asettici per bevande. Composti prevalentemente da cartone (75%), questi contenitori presentano al loro interno sottili lamine di polietilene (20%) e alluminio (5%), che preservano l’alimento dal contatto con agenti esterni. A fine utilizzo, la cellulosa delle confezioni viene estratta e reimmessa nella filiera della carta riciclata, mentre i residui solidi di PE e alluminio danno vita a un composto, chiamato anche polyAl, che risulta compatibile con numerose applicazioni, a favore di un crescente interesse da parte dei trasformatori di materie plastiche.
Riciclo di polyAl con la linea di estrusori
E-GO
R
In risposta a questa esigenza, Bausano ha sviluppato un’innovativa soluzione che consente di trasformare scarti post-consumo a base LDPE e alluminio in tubi per anime, in armonia con i principi dell’economia circolare. Un risultato possibile grazie alla capacità dell’azienda di effettuare analisi di fattibilità volte allo sviluppo di soluzioni appositamente concepite per il riciclo di scarti plastici contaminati.
In dettaglio, l’impianto per il recupero di polyAl si compone di un estrusore monovite per tubi E-GO R 60/37 con doppio degasaggio e sistema di carico forzato, ideale per gestire la densità del materiale e assicurarne il flusso regolare all’interno del macchinario. Prima dell’estrusione, inoltre, il materiale viene sottoposto a un processo di densificazione, fondamentale per aumentarne la compattezza e trasformarlo in un compound maneggevole e idoneo a essere sottoposto a un ulteriore ciclo di lavorazione.
Il prodotto finale consiste in un tubo robusto e dalla superficie liscia al tatto, sia internamente che esternamente, ideale per svolgere la funzione di anima nell’avvolgimento di bobine di film, carta, stoffa e altri materiali. Oltre a essere sinonimo di basso impatto ambientale, questi prodotti riciclati rappresentano un’alternativa più economica rispetto alle tradizionali anime in cartone o in polimero vergine.
Dalle analisi di fattibilità ai test
Il metodo di lavoro esclusivo di Bausano parte dalla specifica formulazione del cliente per elaborare analisi strutturate, volte a
realizzare ogni linea di estrusione completamente su misura. In tal senso, il costruttore di Rivarolo Canavese (Torino) coinvolge i propri esperti, ancora prima della fase di progettazione dell’impianto, nella realizzazione di uno studio di fattibilità propedeutico al progetto stesso.
A seguito della valutazione preliminare, l’iter di lavoro prosegue all’interno del laboratorio dell’azienda, dove il materiale viene analizzato tramite un reometro capillare, al fine di comprenderne la viscosità in funzione del gradiente della velocità di taglio (shear rate). A partire dalla caratterizzazione reologica del fuso, i tecnici del team di Bausano sono in grado di ottimizzare il design della vite e della testa di estrusione. Un successivo test, condotto su plastografo Brabender, fornisce informazioni fondamentali per prevedere il comportamento del materiale fuso durante tutte le fasi di lavorazione.
Nel caso in oggetto, l’impiego del plastografo ha consentito di registrare con precisione i valori relativi a velocità di fusione della miscela, coppia dei rotori ed energia necessaria al processo. Attraverso un software per l’analisi fluidodinamica, i dati ottenuti sono stati comparati con le caratteristiche reologiche di materiali già noti e compatibili con l’estrusione. Dal confronto, è A sinistra il compound riciclato di partenza a base di materiale eterogeneo, nel caso di specie polietilene e alluminio, cosiddetto polyAl, a destra l’anima in uscita dall’estrusore.
Ancora una vista dell’anima in materiale riciclato ottenuta con la linea di estrusione messa a punto da Bausano sulla base del suo estrusore monovite per tubi E-GO R 60/37 con doppio degasaggio e sistema di alimentazione forzata.
emerso che parametri di processo del polyAl trattato dal cliente fossero in linea con quelli di materiali agevolmente estrusi tramite la tecnologia Bausano, assicurando livelli ottimali di output sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
Ulteriore valore aggiunto per il cliente consiste nella possibilità di verificare, in anteprima e presso lo stabilimento dell’azienda, i dati restituiti dalla strumentazione di laboratorio. Durante quest’ultima fase, il polyAl di scarto viene testato con un estrusore bivite controrotante MD30 da laboratorio, al fine di confermare l’idoneità della soluzione allo scale-up a livello industriale, in termini di valori di amperaggio, reggispinta e pressione in testa.
“Il tratto distintivo di Bausano risiede nel know-how dei suoi esperti, declinato in un approccio consulenziale e orientato al cliente. Un processo rigoroso, che qualifica l’azienda come un punto di riferimento per lo sviluppo di soluzioni innovative e in grado di soddisfare anche le esigenze produttive più complesse, legate al recupero di materiali non convenzionali”, ha commentato Marco Masiero, extrusion test manager presso Bausano. “Tecnologie di estrusione all’avanguardia, come quelle sviluppate da Bausano, aprono nuovi orizzonti nel riciclo di scarti plastici post-consumo, a favore di un futuro eco-friendly”.
L’anima ottenuta con il processo e la linea sviluppata dal costruttore piemontese risulta robusta e liscia, adatta all’avvolgimento di film, carta, stoffa ecc. Un’applicazione “povera” che contribuisce all’economia circolare e, quindi, in grado di garantire valore aggiunto.
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Collaborazione Bandera-Johnson Fluiten
Giunti rotanti per la manutenzione semplificata delle calandre
Per un’azienda come Bandera, che esporta una quota consistente della proppria produzione, la possibilità di intervenire anche a distanza con poche indicazioni guidate e la semplificazione della manutenzione di alcuni componenti dei propri impianti assumono ancora più importanza in termini di valore aggiunto offerto ai clienti e di vantaggio competitivo. Di seguito, attraverso la fornitura di prodotti adatti a un tipo specifico di impianti e produzione, viene raccontata una collaborazione di lunga data.
Attenzione a ricerca e sviluppo, consulenza personalizzata e controllo di tutte le fasi della produzione per garantire la corrispondenza delle soluzioni proposte ai più elevati standard sono tratti che accomunano il costruttore di impianti di estrusione Bandera e il fornitore di componenti Johnson-Fluiten. E proprio sulla base di tale comunanza Bandera è riuscita a semplificare la manutenzione delle calandre dei suoi impianti per la produzione di lastre grazie ai giunti rotanti di Johnson-Fluiten.
Bandera è un caposaldo nel settore dell’estrusione di materie plastiche: il fondatore, dal quale l’azienda prende il nome, è stato un pioniere del segmento, costruendo nell’immediato dopoguerra un estrusore a vite per tubi e profili in PVC fortemente innovativo per l’epoca. Dal 1947 a oggi, è stata fatta parecchia strada: nei decenni successivi alla fondazione ufficiale dell’azienda, la gamma di estrusi si è ampliata con le lastre, che hanno affiancato tubi e profili. L’introduzione di film e lastre estruse con impianti in bolla e a testa piana ha portato Bandera a conquistare la posizione di
Manutenzione facilitata significa valore aggiunto da offrire ai clienti e vantaggio competitivo verso la conocrrenza.
leadership nel settore dell’estrusione della plastica che mantiene tuttora.
Con il recente lancio delle tecnologie per l’upcycling, Bandera ha fornito una risposta alla crescente domanda di soluzioni per il riciclo delle plastiche estruse: i suoi impianti completi per il riciclo post-consumo, post-industriale e del PET rendono possibile la trasformazione dei materiali da riciclo in un prodotto di alta gamma con elevato valore aggiunto, con rese qualitative e quantitative equiparabili rispetto ai processi che utilizzano materie prime tradizionali.
Oggi Bandera, oltre a offrire una gamma completa di macchinari per produrre e riciclare materiali plastici, si distingue per la consulenza personalizzata e la rete di vendita e assistenza internazionale.
Linee di estrusione a testa piana
Fra le numerose soluzioni offerte da Bandera, rientrano gli impianti a testa piana per l’estrusione di lastre, dotati di struttura a calandra robusta e disponibili in configurazione orizzontale, verticale o diagonale.
Le lastre realizzabili con questi impianti possono essere in PET, ABS, PPMA, PP, PE, PS, ASA e SBS e trovano applicazione in molteplici settorii industriali: imballaggio alimentare, film per arredo, lastre ottiche trasparenti per edilizia, stampati lenticolari con effetti tridimensionali o di movimento, membrane imper-
meabilizzanti, interno in EVA dei pannelli solari e lastre su misura per vari segmenti dall’auto agli elettrodomestici. Per portare le calandre alla temperatura corretta per la lavorazione di ciascun materiale è necessario un fluido riscaldante che passa attraverso una tubazione fissa e viene immesso nella calandra che, al contrario, è in costante movimento rotatorio. La gestione efficiente del fluido, quindi, richiede l’impiego di giunti rotanti.
La collaborazione tra Bandera e Johnson-Fluiten risale a diversi anni fa, e si deve a Luigi Rolfini, industrial sales Manager di quest’ultima, che suggerì l’adozione dei loro giunti rotanti. All’epoca Bandera utilizzava giunti di altri produttori ma decise di provare i prodotti del nuovo fornitore e in particolare un giunto su misura per una nuova serie di calandre per la produzione di film plastico. Johnson-Fluiten, oltre a offrire una gamma completa di prodotti per tutte le esigenze, si distingue per la capacità di customizzazione e anche in questo caso studiò attentamente le necessità di Bandera arrivando in tempi rapidi a proporre un giunto rotante adatto alle sue richieste applicative.
Soluzioni per ogni fluido
Da allora il rapporto si è consolidato e oggi Johnson-Fluiten fornisce a Bandera giunti standard serie R disponibili in diverse misure, dalla taglia più piccola di 3/8 pollici a quelli grandi dimensioni fino a 6 pollici. Inoltre, vengono fornite anche soluzioni speciali con tenuta C3 realizzate in tungsteno, silicio ed elastomero per la gestione di acqua sporca contenente particelle con temperatura fino a 120 °C.
Per le applicazioni che richiedono riscaldamento o raffreddamento con l’utilizzo di acqua contaminata (con residui di materiale), Johnson-Fluiten ha proposto componenti semplici e robusti, facili da allineare, in grado di durare a lungo anche in condizioni difficili e sempre perfettamente affidabili. I giunti rotanti RL e RHL sono versioni speciali della serie R che, grazie a design più semplice, struttura alleggerita, dimensioni esterne ridotte e anello di tenuta in grafite (anziché in acciaio inossidabile come sui giunti R/RH) garantiscono prestazioni eccellenti e rappresentano la soluzione ideale tra efficienza e contenimento dei costi.
Nei casi in cui il fluido da gestire sia acqua priva di impurità o olio, risultano invece ideali i giunti R-RH: il fluido al loro interno è sigillato da una tenuta meccanica bilanciata e micro-lappata che garantisce la totale assenza di perdite. Affidabili in ogni condizione, sono supportati da due cuscinetti a sfera ampiamente distanziati e vengono generalmente utilizzati in applicazioni a velocità elevata e che richiedono una coppia di azionamento ridotta.
Manutenzione facile e veloce
Una delle caratteristiche dei giunti rotanti Johnson-Fluiten più apprezzate da Bandera è la facilità di manutenzione. Come ha
spiegato Paolo Crespi, buyer technology dell’azienda, “i vantaggi maggiori che i giunti Johnson-Fluiten hanno rispetto alla concorrenza sono dati dalla possibilità di poter fare la manutenzione del loro giunto senza doverli smontare dal cilindro, utilizzando il loro kit di riparazione”.
Tutti i giunti rotanti della serie R sono caratterizzati dal loro esclusivo design a sostituzione rapida (QRD). Sono stati progettati per consentire di intervenire sul giunto mentre è ancora installato sulla macchina. Per un’azienda come Bandera che esporta una notevole quota della propria produzione, la possibilità di effettuare una manutenzione guidata anche a distanza, con poche semplici istruzioni e il pratico kit di manutenzione fornito da Johnson-Fluiten, è notevolmente vantaggiosa.
“Gli aspetti che apprezziamo di più sono l’ampiezza della gamma, la qualità dei prodotti, la puntualità delle consegne e il servizio pre e postvendita. Siamo completamente soddisfatti di Johnson-Fluiten sotto ogni profilo e sicuramente per i progetti futuri continueremo a utilizzare i loro giunti rotanti”, ha dichiarato Crespi, esprimendosi favorevolmente anche riguardo ad altri aspetti del rapporto con Johnson-Fluiten che non siano solo quelli relativi alla facilità di manutenzione.
Giunti standard della serie R fornita da Johnosn-Fluiten a Bandera
Un giunto nella versione speciale RL della serie R, che, grazie a un design più semplice, una struttura alleggerita, dimensioni esterne ridotte e anello di tenuta in grafite abbina prestazioni, efficienza e contenimento dei costi.
Rendere possibile l’impossibile
Azienda a conduzione familiare con due siti produttivi in Italia e Svizzera e rappresentanze sparse su diverse aree del globo, Helios Quartz si è affermata come uno dei principali protagonisti nella lavorazione del vetro di quarzo e nella produzione di lampade IR, lampade UV e apparecchiature per applicazioni industriali, scientifiche e medicali. Il 12 settembre scorso, l’azienda ha celebrato 85 anni di attività ospitando tutti i dipendenti con le loro famiglie nel nuovo capannone inaugurato di recente, per commemorare insieme una lunga storia fatta di passione per la tecnologia e la ricerca.
Di Giampiero Zazzaro
Il senso di appartenenza riveste un ruolo fondamentale nella vita delle persone, anche se messo a dura prova da un momento storico come quello attuale, caratterizzato da una globalizzazione inarrestabile dove lingue, culture, valori e sistemi economici si congiungono in modi diversi, dando vita a una realtà complessa. Per l’essere umano è innato il bisogno di rifugiarsi in ambienti sicuri, dove è possibile riconoscersi e confrontarsi con ciò che è familiare. Questo stimola la consapevolezza di far parte di un insieme di persone, compiti, progetti e ambizioni, che formano un contesto sociale da cui difficilmente ci si separa senza che questo abbia lasciato un’impronta nel proprio percorso di vita.
Tuttavia, convivere a stretto contatto all’interno di un’azienda che si percepisce come una “famiglia” presenta anche delle sfide. Il confine tra affari e relazioni personali può diventare sottile, e spesso il legame emotivo che unisce i colleghi, soprattutto in un contesto di lunga data come Helios Quartz, può essere difficile da esprimere apertamente. Talvolta, la pressione quotidiana, gli obiettivi aziendali e le responsabilità possono compromettere l’espressione di affetto e rispetto reciproco tra i lavoratori, creando un’atmosfera in cui i sentimenti sono sottintesi ma non sempre manifestati. Il rischio è che le dinamiche lavorative prevalgano su quelle personali, rendendo complesso l’equilibrio delle relazioni interpersonali.
Gli 85 anni di Helios Quartz
Il 12 settembre Helios Quartz ha celebrato 85 anni di attività ospitando oltre 150 invitati presso il nuovo capannone inaugurato recentemente.
Ciononostante, Helios Quartz ha dimostrato di saper bilanciare questi aspetti, mantenendo vivo un forte senso di comunità, come testimoniato dai festeggiamenti del 12 settembre per il suo 85° anniversario a cui hanno preso parte oltre 150 invitati tra dipendenti e relative famiglie. Nel corso della serata il senso di appartenenza è diventato il vero filo conduttore ed emozioni e sentimenti hanno preso il sopravvento, creando un’atmosfera unica che ha unito tutti i partecipanti.
L’azienda ha infatti creato un microcosmo in cui le differenze culturali e le difficoltà di convivenza vengono integrate, piuttosto che eliminate, e dove ogni lavoratore trova un proprio spazio per esprimere non solo la propria professionalità, ma anche il proprio affetto e dedizione per il gruppo di cui fa parte.
Di generazione in generazione
Dal 2016, la guida della società è nelle mani del CEO Armando Giro, che ha raccolto il testimone dal padre Enrico. Sotto la sua leadership, l’azienda ha continuato a progredire, portando avanti la tradizione familiare con la stessa dedizione e visione.
Durante la celebrazione, sono stati riconosciuti non solo i traguardi raggiunti, ma anche le persone che hanno contribuito alla crescita dell’azienda nel corso degli anni. È stata rivolta una particolare attenzione a Enrico Giro, figura fondamentale nella storia di Helios Quartz, e a tutti i dipendenti e alle loro famiglie, che rappresentano il vero cuore pulsante dell’azienda. Anche le tematiche della perseveranza e della passione hanno caratterizzato l’evento, suscitando un forte coinvolgimento emotivo da parte di tutti i presenti. È interessante notare come,
Soluzioni per la plastica
nonostante il contesto moderno possa sembrare poco incline a valorizzare l’aspetto emozionale delle realtà aziendali, l’evento abbia dimostrato che un forte legame umano può coesistere con le sfide della globalizzazione. Nel suo discorso, Armando Giro ha voluto trasmettere un messaggio positivo e incoraggiante: “Tutti insieme possiamo rendere possibile l’impossibile”. Queste parole hanno risuonato profondamente tra i presenti, ispirando un senso di fiducia nel futuro. Il CEO ha concluso la serata con una nota di ottimismo: “Il futuro di Helios Quartz è brillante e sono veramente entusiasta di condividerlo con tutti voi”.
La serata ha saputo coniugare celebrazione e commozione, creando un ponte tra passato, presente e futuro dell’azienda all’insegna del progresso, della tradizione e della continuità con le proprie origini, proiettandosi in un cammino luminoso, aspetto essenziale nella produzione dell’azienda.
Luce e calore al servizio dell’innovazione
Helios Quartz si distingue per la produzione di apparecchiature scientifiche che sfruttano le proprietà della radiazione ultravioletta e infrarossa, fornendo soluzioni innovative per applicazioni in vari settori. L’azienda collabora con centri di ricerca, università e laboratori di importanti aziende operanti in diversi ambiti, garantendo così un alto standard di qualità e innovazione.
Le lampade e i moduli a raggi infrarossi firmati Helios Quartz sono particolarmente apprezzati nel settore della plastica e della gomma rispondendo a diverse esigenze di formatura e lavorazione, dal processo di saldatura di componenti plastici alla laminazione, fino al restringimento di materiali termoretraibili.
Inoltre, le lampade IR al quarzo trovano applicazione in numerosi processi industriali, tra cui: riscaldo di materiali compositi preimpregnati; riscaldamento IR per preforme PET in macchine soffiatrici; termoformatura di componenti plastici; sbavatura di parti stampate; processi di goffratura; essicazione di granuli plastici; cristallizzazione ed essicazione di PET, PPS e PLA; serigrafia di vernici su plastica; processi di ammorbidimento, formatura, curvatura e vulcanizzazione nell’industria della gomma; trafilatura di tubi plastici, sigillatura e incollaggio.
Le lampade e i moduli a raggi infrarossi firmati
Helios Quartz sono particolarmente apprezzati nel settore della plastica e della gomma.
moduli customizzati in base alle specifiche esigenze applicative.
Helios Quartz progetta e sviluppa
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Helios
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Helios Quartz
Mixaco alla vigilia dei sessant’anni di attività
Una tradizione di innovazione nella miscelazione industriale
Trasformare le materie plastiche con precisione: il ruolo di primo piano dei miscelatori per contenitori e di quelli di riscaldamento/raffreddamento di Mixaco all’avanguardia per qualità ed efficienza.
FIl management di MixacoMarkus Frantzen (direttore generale USA), Matthias Tölle (CEO) e Andreas Backhaus (vendite e procuratore) - davanti a un miscelatore per contenitori Multitool prima dell’inizio di una prove di miscelazione.
ondata nel 1965 a Neuenrade, in Germania, Mixaco è stata una pioniera nel campo della tecnologia di miscelazione industriale per oltre cinque decenni. L’approccio innovativo dell’azienda e i suoi prodotti di alta qualità hanno avuto un impatto significativo sulle aziende tedesche e sul mercato globale. L’azienda ha costantemente ampliato i confini della propria innovazione, stabilendo standard industriali con le sue soluzioni di miscelazione all’avanguardia. Il percorso di Mixaco è iniziato con lo sviluppo del primo miscelatore di contenitori, un concetto rivoluzionario che ha trasformato il modo in cui i materiali vengono
miscelati in vari settori.
Nel corso degli anni, l’azienda ha allargato la sua gamma di prodotti per includere una varietà di miscelatori progettati per diverse applicazioni, dalle materie plastiche e chimiche ai prodotti alimentari e farmaceutici, alle batterie. L’impegno dell’azienda per la qualità e l’innovazione le ha consentito di guadagnare una reputazione di primo piano nel settore della tecnologia di miscelazione. “Chiunque voglia avere voce in capitolo nel settore in futuro ha bisogno non solo di teoria e pratica, ma anche del giusto mix di entrambi”, dichiarano i vertici aziendali.
Allargare gli orizzonti
Mixaco USA è stata fondata nell’ambito dell’iniziativa strategica di Mixaco per espandere la sua presenza globale e servire meglio la sua crescente base di clienti in Nord America. La fondazione di Mixaco USA, all’inizio degli anni Duemila, ha rappresentato una pietra miliare significativa nella storia dell’azienda, riflettendo il suo impegno a fornire soluzioni di miscelazione innovative e un servizio clienti eccellente in tutto il mondo.
Gli Stati Uniti sono sempre stati un cen-
tro di innovazione tecnologica e crescita industriale. Stabilendo operazioni direttamente negli Stati Uniti, Mixaco mirava a sfruttare questo ambiente per migliorare ulteriormente la sua offerta di prodotti e rimanere all’avanguardia delle tendenze del settore.
Soluzioni per applicazioni plastiche
Mixaco Maschinenbau, azienda di primo piano nel campo della tecnologia di miscelazione industriale, è rinomata per le sue soluzioni di miscelazione innovative in particolare per l’industria delle materie plastiche. L’ampia gamma di offerta di miscelatori include miscelatori per contenitori (CM) e miscelatori di riscaldamento/raffreddamento (HM/KM, nella foto di apertura un esemplare), progettati per soddisfare le elevate esigenze della produzione di materie plastiche. “La nostra passione: miscele ottimali. Qualunque cosa vogliate miscelare, abbiamo il miscelatore industriale perfetto per le vostre materie prime”, enfatizzano a riguardo in azienda.
I miscelatori per contenitori di Mixaco sono progettati per gestire una varietà
di materie prime per altrettanto varie applicazioni, garantendo una produzione efficiente e di elevata qualità. I miscelatori per contenitori del costrittore tedesco si contraddistinguono per un’alta flessibilità e possono gestire varie materie prime, risultando in grado di processare materiali come POM, PP, PTFE, WPC, EPS, PVC e altri ancora.
Il loro impiego ottimizza i risultati in varie applicazioni nell’industria delle materie plastiche, tra cui: masterbatch, garantendo una distribuzione uniforme di pigmenti e additivi; compounding, creando miscele omogenee di diversi polimeri e additivi; additivi, incorporando stabilizzanti, coloranti e altri additivi per migliorare le proprietà dei prodotti in plastica.
Miscelatori per contenitori
Di seguito viene proposta una panoramica dei diversi tipi di miscelatori per contenitori offerti da Mixaco per applicazioni plastiche.
Container Mixer Multitool
Il Container Mixer Multitool è ideale per materie prime sensibili alla temperatura. Questo miscelatore minimizza il riscaldamento durante il processo di miscelazione, impedendo ai materiali di attaccarsi agli strumenti o al contenitore. È versatile e può gestire una vasta gamma di materie prime e ricette. Disponibile in dimensioni da 50 a 2.000 litri, risulta perfetto per varie applicazioni plastiche.
Container Mixer Vortex
Il Container Mixer Vortex è progettato per riscaldare le materie prime durante la miscelazione. La formazione del vortice assicura risultati di miscelazione ottimali, rendendolo adatto per materie plastiche e gomma, ma finanche prodotti chimici, alimenti per animali, materiali da costruzione e colori e rivestimenti in polvere. Questo miscelatore è particolarmente efficace in applicazioni in cui è necessario il riscaldamento per ottenere le proprietà desiderate del materiale.
Container Mixer CM i4 fleX
Il Container Mixer CM i4 fleX si contraddistingue per l’alta flessibilità, supportando diverse dimensioni di contenitori. Questa caratteristica lo rende ideale per cambi di ricetta frequenti. A ciò si aggiungono miscelazione sia orizzontale sia verticale, alta produttività e processi rapidi con tempi di pulizia brevi. Questo miscelatore è adatto a vari settori, tra cui la lavorazione di materie plastiche, dove efficienza e adattabilità sono cruciali. Supporta diverse dimensioni di contenitori e riduce i tempi di pulizia, che lo rendono versatile per molteplici applicazioni plastiche. Questo miscelatore è progettato per gestire una vasta gamma di materiali e garantire una qualità di miscelazione costante.
Miscelatori di riscaldamento/ raffreddamento
ficace per le sin gole esigenze di ciascun trasformatore.
L’azienda può contare su una precisa conoscenza di come ogni singola materia prima reagisce durante la miscelazione e come i rapporti di miscelazione, la temperatura, il pretrattamento, gli strumenti, il tempo di miscelazione ecc. influenzano il risultato della miscelazione.
Automazione, sostenibilità e materiali avanzati
I miscelatori di riscaldamento/raffreddamento (HM/KM) sono progettati da Mixaco per fornire un controllo preciso della temperatura durante il processo di miscelazione e offrire una soluzione ottimale per compiti di miscelazione impegnativi.
Questi miscelatori assicurano una preparazione del prodotto eccellente nel riscaldamento e un’alta efficienza nelle prestazioni di raffreddamento. Ciò è cruciale per ottenere le proprietà desiderate nei composti plastici. I miscelatori di riscaldamento/raffreddamento sono particolarmente utili per applicazioni che richiedono l’incorporazione di stabilizzanti, traccianti e coloranti.
Consulenza e servizi
Mixaco offre consulenza gratuita e prove di miscelazione per ottimizzare i processi di miscelazione dei propri clienti. Gli esperti analizzano i processi attuali e offrono raccomandazioni su misura per il miglioramento. L’obiettivo è quello di offrire soluzioni personalizzate per soddisfare i requisiti unici, garantendo la fornitura del miscelatore più efficiente ed ef-
Le innovazioni di Mixaco hanno contribuito a migliorare significativamente l’efficienza, la flessibilità e la qualità dei processi di miscelazione nell’industria delle materie plastiche. L’azienda inoltre è impegnata costantemente nell’integrazione di tecnologie avanzate e nello sviluppo di soluzioni personalizzabili ed efficienti dal punto di vista energetico, che sono diventati punti di forza che le hanno permesso di consolidare una posizione dio primo piano nel settore e di proporsi quale partner di fiducia per molte aziende nell’industria delle materie plastiche.
Che si tratti di integrazione dell’Industria 4.0, miscelatori per contenitori flessibili o sistemi di riscaldamento/raffreddamento precisi, Mixaco continua a stabilire nuovi standard nella tecnologia di miscelazione.
Un operatore regola un Container Mixer 2000 Multitool; tecnologia innovativa e brevettata con più motori di miscelazione e nuovi strumenti, consente processi altamente flessibili da parte del miscelatore per contenitori Multitool; una disposizione speciale degli strumenti di miscelazione impedisce ai materiali di riscaldarsi e di attaccarsi agli strumenti, alla testa di miscelazione e al contenitore.
Container Mixer CM i4 fleX.
Nuovo corso in casa Meccanoplastica
Acceleratore a tavoletta verso tecnologie elettriche e sostenibilità
Realtà industriale italiana fondata nel 1983 e con sede in provincia di Firenze, Meccanoplastica Group è specializzata nella costruzione di impianti per estrusione-soffiaggio, iniezione-soffiaggio e stiro-soffiaggio di preforme in PET, ambito, quest’ultimo, affidato alla sede iberica a Barcellona.
Le più recenti novità in casa Meccanoplastica per i settori dell’estrusione-soffiaggio e dell’inizieione-soffiaggio si concretizzano rispettivamente nella macchina HE800D completamente elettrica e nell’ampliamento della gamma JET, anche questa completamente elettrica.
Nell’estrusione-soffiaggio un nuovo modello dedicato
La nuova soffiatrice HE800D completamente elettrica (nella foto di apertura) presenta doppia stazione da 22 tonnellate di forza chiusura dello stampo e corsa di traslazione carri di 800 mm ed è stata sviluppata per Graham Packaging partendo da un impianto standard la cui tecnologia ha subito una profonda personalizzazione per adattarsi alle specifiche esigenze del trasformatore. Questa soffiatrice nasce quindi come macchina per la co-estrusione a 6 strati attraverso cui realizzare sacche medicali per trasfusioni e flebo da 500 ml e un litro di capacità.
Tra le particolarità e le caratteristiche innovative della macchina rientrano innanzitutto la elevata produttività e la compattezza: la produttività oraria, anche grazie all’alta qualità degli stampi, è pari a circa 3.600 articoli, che corrispondono a un ciclo di 12 secondi. Gli aspetti di rilievo della macchina includono anche l’elevato livello di automazione, in particolare la presenza di due unità prelevatrici, robot pick-and-place, che ne migliorano il potenziale produttivo, e dispositivi che riducono i consumi energetici. Tra questi, per esempio, troviamo un sistema il cui funzionamento è simile a quello del Kers installato sulle vetture di Formula 1, che, sfruttando, i dispostivi in movimento, recupera
energia anche durante la frenatura e la reimmette nel circuito della macchina.
Tendenze e mercati di riferimento nell’iniezione-soffiaggio
Il costruttore di Campi Bisenzio (Firenze) ha registrato negli ultimi due anni e mezzo un eccellente riscontro di mercato della sua tecnologia per l’iniezione soffiaggio grazie agli impianti della linea JET completamente elettrica a tre stazioni. Un aumento della domanda particolarmente significativo è stato registrato nel settore delle applicazioni farmaceutico-medicali, anche in seguito alla pandemia, ai cui ambienti produttivi in condizioni di sterilità ben sia adattano le macchine per iniezione-soffiaggio completamente elettriche. Oltre a questo settore, con lo sviluppo del modello JET75 completamente elettrico a quattro stazioni anche il presidio del comparto cosmetico ha ricevuto un forte impulso.
Applicazioni quali il packaging per mascara e lucida-labbra, per citare le più comuni, si sono rivelate tra i principali ambiti di impiego della soffiatrice JET 75 a quattro stazioni, che in casa Meccanoplastica hanno attestato questo modello come uno dei più affermati nel settore cosmetico a livello globale. Anche a fronte di una maggiore standardizzazione di questa tecnologia, infatti, con questa macchina, l’azienda toscana è in grado di assecondare ogni specifica esigenza dei principali operatori grazie a un elevato tasso di personalizzazione delle soluzioni proposte.
Verso la sostenibilità
Da poco più di un anno Meccanoplastica ha iniziato a muoversi anche verso la sostenibilità, cominciando a lavorare sui principi ESG (Environmental, Social, Governance) e attraverso il calcolo della propria impronta di carbonio allo scopo di raggiungere la neutralità, avvalendosi a tali scopi di consulenti specializzati e ottenendo un primo risultato con un lusinghiero rating nella piattaforma Ecovadis.
Si tratta di un percorso che l’azienda affronta con la consapevolezza di quanto esso sia probante e costoso (in termini di risorse e tempo dedicati), ma anche necessario per il suo futuro e della filiera in cui essa opera. L’obiettivo nella sede di Campi Bisenzio è quello di arrivare al bilancio di sostenibilità entro il 2026, dopo aver maturato e messo in atto un reale cambio di paradigma di tutta la sua attività.
Intanto, per Meccanoplastica ha dato il via al conto alla rovescia per arrivare al K 2025, programma a Düsseldorf dall’8 al 15 ottobre del prossimo anno, dove l’azienda si presenterà con uno spazio espositivo più ampio rispetto alle precedenti edizioni nel quale saranno esposte tre tecnologie completamente elettriche.
le misure che aspettavate
La misura delle caratteristiche fisiche di prodotti polimerici richiede misure accurate ed affidabili. Gibitre Instruments propone una gamma di strumenti dotati di softrware ed automazioni destinati e semplificare il vostro lavoro e garantire la tracciabilità dei risultati:
• Pressa da laboratorio per preparazione provini
• Dinamometro elettronico
• Densimetro automatico
Durometro automatico
• Strumento per prova di resistenza alla fiamma
Una soffiatrice MIPET-4P.
Tria a Fakuma 2024
Nuovi granulatori dedicati allo stampaggio a iniezione
A Fakuma 2024 Tria ha presentato la nuova serie JN 15 di granulatori dedicati al settore dell’iniezione con i due modelli JN 2115 e JN 4215, che, rispetto ai precedenti JM 15, si contraddistinguono per la dimensione della camera e della bocca d’ingresso del convogliatore, così come per la geometria di quest’ultimo, ampliata per garantire il recupero di materozze anche voluminose. Per quanto riguarda la parte alta del granulatore, tramoggia e convogliatore sono stati ridisegnati con un’apertura più ampia e ponendo maggiore attenzione al “fly-back” di materiale macinato, che risulta pressoché azzerato. Nella versione standard del convogliatore del nuovo JN 15, l’apertura passa da 265 x 310 mm a 265 x 365 mm nel modello JN 2115 e da 475 x 310 mm a 475 x 365 mm in quello JN 4215. La geometria della tramoggia rimane personalizzabile per adattarsi a esigenze applicative diverse. Anche la camera di macinazione è stata rivista. Con un’apertura di dimensioni maggiorate da 210 x 140 mm a 220 x 170 mm per il modello JN 2115 e da 420 x 140 mm ai 430 x 170 mm per quello JN 4215 viene garantita la macinazione di materozze più voluminose che in precedenza. In entrambi i modelli il trattamento antiusura di serie consente di preservare ancora meglio il granulatore nel tempo, oltre che di garantire maggiore flessibilità nella macinazione di materiali diversi. La camera di macinazione presenta doppia contro-lama e griglia in posizione orizzontale, per facilitare e aumentare lo scarico del materiale macinato all’interno dell’imbuto. Nuova anche la geometria del rotore, sempre ricavato dal pieno, ma con più aperture e una conformazione a stelle. Questo aumenta la presa del materiale in arrivo dalla tramoggia, ma soprattutto riduce la formazione di stecche e polvere nel macinato. Infatti, nel caso di formazione di stecche, queste ultime rimangono in camera finché non raggiungono
la pezzatura idonea a essere scaricate attraverso i fori della griglia. Ciò si traduce, oltre che in una ridotta rumorosità, in un macinato più omogeneo senza imperfezioni e polvere. In termini di riduzione dei consumi energetici, dai test effettuati con il modello JN 4215, che monta un motore da 1,5 kW, macinando materozze in PP da 1,2 g l’una, è risultato che a vuoto viene utilizzato circa il 16,5% della potenza installata, per un consumo pari a 250 W/h, mentre durante la macinazione viene utilizzato il 20,8% della potenza installata, ottenendo una produzione oraria pari a 30 kg/h e un consumo di 312 W/h.
Porta-griglia e imbuto nella nuova serie sono due parti separate, per aumentare versatilità e personalizzazione della zona di scarico, permettendo la creazione di diverse versioni di imbuto adatte ai vari impieghi richiesti al granulatore. L’imbuto risulta di comoda estrazione e sbloccabile mediante due chiusure a espansione, mentre micro di sicurezza e volantino bloccano in posizione il porta-griglia apribile soltanto a granulatore fermo. In questo modo è garantita maggiore sicurezza all’operatore, che può ribaltare la tramoggia solo dopo l’estrazione dell’imbuto, l’apertura del porta-griglia e lo sgancio del fermo tramoggia. Anche in questa serie l’ingombro laterale è ridotto al minimo, grazie al motore “in linea” rispetto alla camera di macinazione, che, insieme al resto del granulatore, poggia su un basamento a quattro ruote (due fisse e due mobili), per una maggiore stabilità durante movimentazione e posizionamento a bordo macchina. Le nuove staffe di sostegno della camera garantiscono inoltre uno spazio di manovra più ampio per tutte le fasi di manutenzione ordinaria, che si traduce in un aumento delle possibilità di personalizzazione degli imbuti o configurazioni speciali, come i basamenti rialzati.
La nuova serie JN 15 rispetto alla precedente JM15 si contraddistingue per la dimensione della camera e della bocca d’ingresso del convogliatore e la geometria di quest’ultimo, ampliata per garantire il recupero di materozze anche voluminose. Foto Tria
Nuova tecnologia, nuovo “composito”, nuove applicazioni
Stampaggio a iniezione di “perle di carta”
A Fakuma 2024, Arburg ha offerto una dimostrazione di come le cosiddette “perle di carta” possano essere lavorate in modo affidabile su presse Allrounder standard al posto di granuli plastici convenzionali. Questo processo di stampaggio a iniezione vuole aprire la strada a nuove applicazioni e prodotti a base di fibre di carta in un’ampia gamma di settori, tra cui l’industria del mobile, della cosmetica, degli articoli per la casa e dei giocattoli. In fiera una Allrounder 370 A elettrica produceva elementi per l’assemblaggio di mobili, mentre il sistema aXw Control RecyclatePilot integrato nel controllore Gestica garantiva un peso di iniezione stabile uniformando le variazioni da un materiale o da un lotto all’altro. Lo sviluppo di perle di carta per stampaggio a iniezione è stato portato avanti da Arburg insieme a Model, produttore di imballaggi in carta e cartone. La tecnologia amplia significativamente la gamma di prodotti stampati a iniezione sostenibili ed ecologici per un’ampia gamma di applicazioni. Le perle si compongono per oltre il 50% di fibre di carta vergine e riciclata e di plastica a base biologica e biodegradabile, che le rende stampabili a iniezione. Dato l’elevato contenuto di fibre, i prodotti finali presentano uno spessore minimo di parete di tre millimetri e dopo l’uso possono essere smaltiti nel compost, poiché non contengono additivi che potrebbero interferire con il processo di compostaggio.
La cella di produzione ad alta efficienza energetica in funzione
a Fakuma era costruita attorno a un Allrounder 370 A Comfort, con una forza di chiusura di 600 kN, su cui era installato uno stampo a 2 cavità di Lercher per produrre gli elementi per l’assemblaggio di mobili in un tempo di ciclo di circa 60 secondi. Questi articoli, solitamente realizzati in plastica e utilizzati come ausili di montaggio durante l’assemblaggio dei mobili, pesavano 19,7 grammi e venivano rimossi dallo stampo e posizionati su un nastro trasportatore da un sistema robotizzato lineare Multilift Select 8. Il sistema di controllo Gestica dispone di diverse funzioni di assistenza e aXw Control EnergyAssist in esso integrato gestiva le funzioni chiave del cilindro di plastificazione e dello stampo, ottimizzando il riscaldamento di tutte le zone e riducendo ed efficientando significativamente il fabbisogno energetico. aXw Control Recyclate Pilot, anche questo integrato nel controllore Gestica, garantisce un riempimento costante dello stampo e una lavorazione stabile di materiali alternativi, uniformando in modo affidabile le variazioni di materiale e da lotto a lotto. La funzione di assistenza digitale è adatta per la lavorazione di materie plastiche estremamente esigenti, in particolare i riciclati post-industriali e post-consumo, riducendo gli scarti anche in presenza di variazioni da lotto a lotto o di materiale vergine non omogeneo o essiccato in modo non uniforme. aXw control PressurePilot assicura un controllo della pressione ottimizzato, prevenendo il riempimento insufficiente o la formazione di bave.
Fakuma 2024 un’isola di stampaggio basata su una pressa Allrounder 370 elettrica in versione Comfort (foto grande) stampava elementi per l’assemblaggio di mobili (nel riquadro) ottenuti utilizzando “perle di carta”.
“Durante la progettazione abbiamo dovuto studiare come ottimizzare lo spazio per assemblare tutte le macchine, garantendo le manutenzioni e i futuri ampliamenti”, ha spiegato Paolo Cravedi, senior product manager di Stadler.
“Completato il montaggio, dovevamo garantire che l’impianto potesse lavorare l’elevato flusso di materiale, pari a 20 tonnellate all’ora, senza blocchi o fermi, garantendo sempre l’elevato livello di quantità e purezza di tutti i prodotti in uscita”.
Iren sceglie Stadler
Separare fino a 17 diverse frazioni di materiale
Per Il suo impianto di selezione
Circular Plastic (uno dei più grandi d’Italia) Iren, multiutility attiva anche nel settore del riciclo, si è avvalsa del know-how di Stadler. Situato a Borgaro Torinese (Torino), l’impianto ha una capacità annuale di 100.000 tonnellate e integra soluzioni innovative e tecnologie avanzate per selezionare automaticamente 17 tipi di plastica, alluminio e materiali ferrosi, restituendo fino all’80% dei materiali in ingresso al ciclo di riciclo. Il materiale avviato a lavorazione viene separato, tramite un vaglio rotante, in tre flussi: materiale
ingombrante, medio e fine. Quello ingombrante viene vagliato con lo speciale separatore balistico STT5000che garantisce una migliore separazione dei film - e separato in cabina di selezione. L’impianto è dotato di una linea dedicata al materiale fine risultante dalla separazione effettuata con il vaglio rotante e i separatori balistici, sulla quale i materiali di piccola pezzatura vengono trattati mediante un separatore magnetico e un separatore a correnti indotte, per estrarre tutto il materiale ferroso e l’alluminio, e un vaglio rotante e due separatori ottici, per recuperare piccoli componenti plastici come tappi e altri materiali valorizzabili.
Il materiale di dimensioni medie viene diviso in due linee, ciascuna dotata di un separatore balistico STT5000 per separare i materiali 2D e 3D, mentre i materiali di piccola pezzatura vengono inviati alla linea dedicata al materiale fine. Il materiale 2D viene lavorato tramite una linea composta da sei separatori ottici che permettono di separare diverse tipologie di film, quali quelli in PP, in PE e a base di materiali biologica. Il flusso 3D viene pulito dai materiali ferrosi tramite separatore magnetico e poi trattato in una linea dedicata con
separatori ottici che separano PET trasparente, blu, colorato, opaco e vaschette. Ulteriori separazioni ottiche garantiscono un controllo aggiuntivo e la pulizia di questi prodotti principali. In parallelo, su una linea dedicata, vengono separate le frazioni di HDPE, PS e PP. Dal materiale residuo delle due linee 3D viene ulteriormente separato l’alluminio. Tutti i materiali residui dalle separazioni delle linee 2D e 3D sono sottoposti a un’ulteriore separazione ottica per identificare e separare i restanti materiali che vengono quindi reintrodotti nella linea di separazione del materiale 3D. Questa linea, oltre ai separatori ottici, include un sistema fora bottiglie, un separatore balistico STT2000 e un sistema di dosaggio per garantire il miglior ricircolo del materiale. L’impianto è dotato di un sistema di celle di carico per monitorare la quantità del materiale in ingresso e le quantità dei diversi materiali stoccati nei bunker pronti per l’imballaggio. Grazie a esso, l’operatore può conoscere in ogni momento la quantità esatta di materiale presente nei bunker e organizzare le operazioni di pressatura al meglio per produrre un numero preciso di balle di ogni prodotto.
Novità di Moretto a Fakuma
Granulatore iper-produttivo
Soddisfazione in casa Moretto per gli esiti della recente edizione di Fakuma, dove il costruttore di Massanzago (Padova) ha lanciato il nuovo granulatore multilama Hyper Cut a bocca larga affamata. Si tratta di una macchina a bassa velocità di rotazione (280 giri al minuto) con assetto variabile adatta alla macinazione di scarti, spurghi e corpi soffiati per mezzo di 15 lame mobili.
La potenza del motore viene scaricata su una sola lama mobile e su tre lame fisse standard. Ne risulta una macchina iper-produttiva e al contempo dalla ridotta rumorosità e produzione di polvere così come dai bassi consumi energetici.
Alla iper-produttività del sistema contribuisce la griglia estesa per 160 gradi, mentre la sua versatilità è il risultato anche di rotore ed elementi di taglio configurabili in base alle diverse applicazioni. La struttura a rotore aperto
di Hyper Cut consente una eccellente accessibilità al cuore del granulatore.
Grazie all’apertura servoassistita della camera di taglio e della tramoggia di alimentazione, le attività di pulizia e
manutenzione sono facili, agevoli e sicure per l’operatore. Tutto ciò senza rinunciare a una costruzione robusta, garanzia di durata e prolungato funzionamento.
In Francia “gigante” da 8.800 tonnellate per lo stampaggio a iniezione
Una pressa per lo stampaggio a iniezione JU 88000 a due piani, con forza di chiusura di 8.800 tonnellate, della gamma Jupiter di Haitian è stata recentemente consegnata e messa in funzione presso lo stabilimento del trasformatore Belli a Nurieux, in Francia. Questo “gigante”, con la sua forza di chiusura di 88.000 kN e una capacità di iniezione di 134.000 centimetri cubi, rappresenta un record nel settore delle macchine per lo stampaggio a iniezione e una svolta nella tecnologia nella produzione di macchine a iniezione su larga scala.
L’imponente e impegnativo trasporto dalla Cina alla Francia di macchina e parti periferiche, per un peso complessivo di 800 tonnellate ha richiesto l’impiego di 17 camion. Si è trattato della prima volta che una pressa di tali dimensioni sia stata spedita
dalla Cina a un Paese industrializzato europeo, migliorando la competitività del costruttore nei mercati di fascia alta e segnando una nuova pietra miliare per la sua produzione su scala globale. Il trasporto ha richiesto un piano di trasporto marittimo su misura e un’attenta pianificazione ed esecuzione di ogni fase del trasferimento transfrontaliero, affinché questo gigante arrivasse senza difficoltà a destinazione. All’arrivo in Francia, il gruppo tecnico di Haitian proveniente dalle sue filiali in Germania, Serbia, Cina e Francia stessa ha iniziato l’impegnativo lavoro di assemblaggio e messa in servizio della pressa. Dallo smontaggio all’assemblaggio e all’installazione, ogni passaggio è stato eseguito con la massima cura e precisione. Nove ingegneri hanno lavorato ininterrottamente per cinque settimane
per installare la JU88000, che permetterà al trasformatore francese di aumentare la propria produzione di imballaggi, articoli per la casa e articoli domestici e da giardino.
Il nuovo granulatore Hyper Cut in esposizione presso lo stand di Moretto alla recente Fakuma 2024, dove è stato lanciato ufficialmente.
Il “gigante” da 8.800 tonnellate è lungo quasi 26 metri, largo 9 metri e alto 6 metri.
Pressa di Haitian a Belli
Foto Haitian
Foto Linkedin/Moretto
Le striature (a sinistra) presenti in un componente stampato a iniezione scompaiono (a destra) grazie all’impiego degli ugelli miscelanti.
Migliorare la qualità dello stampaggio a iniezione
Con gli ugelli miscelanti niente più striature
Il costruttore svizzero Promix ha presentato a Fakuma 2024 gli ugelli miscelanti, in sostituzione di quelli aperti, per risolvere i problemi di qualità nello stampaggio a iniezione, come, per esempio, le striature che possono compromettere la finitura superficiale dei componenti, senza dover aumentare quantità di materiale e colore impiegati, così come l’apporto di energia. Gli stampatori a iniezione, infatti, oggi devono da un lato garantire una qualità di prodotto costantemente elevata
Cap
nonostante la diversa provenienza e qualità dei materiali impiegati, dall’altro soddisfare requisiti tecnicoestetici come accuratezza e finitura dei componenti. Tutto questo mantenendo allo stesso tempo bassi i costi energetici e dei materiali stessi. I problemi di qualità che si possono verificare sono spesso risolti modificando i parametri di processo, sebbene questo non sempre sia un metodo sostenibile. Per esempio, le striature di colore possono essere attenuate sovradosando il colore, ossia impiegandone una quantità maggiore. Altre misure per rendere il fuso più uniforme possono essere l’aumento della contropressione, della temperatura e della velocità della vite. Tuttavia, ciò si traduce in una temperatura di fusione più elevata, che può causare deformazioni durante il raffreddamento.
Inserter di Baruffaldi Plastic Tecnology in dimostrazione
Inoltre, l’aumento dell’apporto di energia aumenta il tempo di ciclo. Gli ugelli miscelanti omogenizzano la distribuzione del colore subito prima dell’immissione nello stampo, riducendone la quantità necessaria dell’ordine del 30-50%, valore significativo considerati i costi di masterbatch o coloranti liquidi. Il fatto di non aumentare l’apporto di energia, si traduce anche in un minor tempo di ciclo e dunque in un aumento della produzione. La temperatura contenuta, inoltre, ha effetti benefici anche su deviazioni della tolleranza e deformazioni, che risultano significativamente ridotte, abbattendo a loro volta il tasso di scarto della produzione. Gli ugelli miscelanti consentono anche la lavorazione di materiali riciclati, anche in questo caso senza diminuire la qualità.
Automatizzare l’inserimento di tappi in plastica negli avvolgibili
Recentemente Baruffaldi Plastic
Technology ha offerto una sessione dimostrativa del funzionamento dei due modelli CAP-CO e CAP-CV della serie Cap Inserter per l’inserimento automatico fuori linea di tappi per avvolgibili. Una volta inseriti alle estremità di profili in alluminio e acciaio degli avvolgibili, lunghi da 500 a 6.500 mm, i tappi in plastica vengono bloccati mediante graffette metalliche (singola o doppia) o punzonatura (da sopra o da sotto). Lo stesso sistema può essere impiegato anche per l’assemblaggio di profili in PVC per applicazioni quali coperture per piscine.
La versione base CAP-ST consente di
preassemblati manualmente dall’operatore, mentre le versioni CAP-CV e CAP-CO sono disponibili rispettivamente con caricatore verticale per profili già tagliati a misura e con caricatore orizzontale per pacchi di barre preinserite. Grazie alla modularità del sistema, è possibile sviluppare diverse versioni di impianto, in base alle esigenze produttive del trasformatore. Alla versione base possono infatti essere aggiunti dispositivo per il taglio a misura dei profili, punzonatrice per l’asolatura dei profili e unità motorizzata o semiautomatica per l’arrotolamento del telo finito. La versione CAP-CO è inoltre disponibile con un inseritore per pacchi di quattro stecche per velocità di produzione elevate. Grazie a questo inseritore la macchina è in grado di inserire pacchi di 3-4 stecche alla volta, rendendo il processo notevolmente più veloce. Le linee sono equipaggiate
con software studiato per confezionare teli di ogni lunghezza, inserendo anche più programmi alla volta, il terminale metallico alla fine del telo e il catenacciolo intermedio. In aggiunta, le infila-tappi possono essere equipaggiate con uno scanner per la lettura di codici a barre e l’immissione automatica dei dati di produzione. Su richiesta, esse possono essere fornite di tazze vibranti indipendenti per l’inserimento automatico dei tappi all’interno di specifiche guide, che ne agevolano l’alimentazione nel caricatore delle macchine stesse. Tutte le Cap Inserter possono essere equipaggiate con un’unità aggiuntiva per la creazione della cava per il tappo nel poliuretano espanso ad alta densità. Questa unità è stata studiata per creare lo spazio necessario per l’alloggiamento del tappo in profili di tutte le dimensioni, cosicché con una sola macchina sia possibile confezionare avvolgibili con stecche di ogni dimensione e poliuretano sia a bassa che alta densità.
Un esemplare della linea CAP-CO della gamma Cap Inserter
Nuova calandra targata Union
Riduttori cicloidali: consumo energetico ridotto del 60%
Una nuova calandra con tavola di 3.500 mm per la lavorazione di termoplastico avvolgibile è stata recentemente fornita da Union a un trasformatore produttore di geomembrane. Per la motorizzazione, la calandra è equipaggiata con speciali riduttori cicloidali che consentono una
riduzione del consumo energetico di oltre il 60%.
Gli elevati valori di coppia trasmissibile, il gioco minimo e la rigidità elevata consentono ai riduttori cicloidali di spostare carichi elevati senza generare oscillazioni di rotazione. Inoltre, la loro
Prototipo presentato a Micam Milano
Scarpa stampata in 3D
Alla recente fiera della calzatura Micam Milano, Elmec 3D, divisione di Elmec Informatica attiva nel settore della stampa 3D e della manifattura additiva, ha presentato il prototipo di scarpa Skeleton realizzato con la stampa 3D di poliuretano termoplastico mediante tecnologia HP Multi Jet Fusion di HP.
Innovativo non solo l’utilizzo della tecnologia della stampa 3D per la
realizzazione di una scarpa, ma anche il design modulare di quest’ultima, composta da due elementi. Una sorta di telaio strutturale esterno e un involucro interno in cui viene avvolto il piede, che rendono la calzatura altamente personalizzabile. Inoltre, le suole stampate in 3D possono essere abbinate a tomaie in materiali tradizionali o finiture artigianali possono rappresentare il valore
costruzione assicura una distribuzione uniforme della forza che permette di sopportare sollecitazioni fino a cinque volte superiori la coppia nominale. Per il controllo della posizione dei cilindri sono stati impiegati cilindri idraulici con trasduttori di posizione magnetostrittivi e servo-valvole che garantiscono precisione e velocità nel posizionamento. La forza di chiusura è pari 140 kg a cm. La calandra si contraddistingue per elevata versatilità, precisione dimensionale e controllo di qualità in ogni fase del processo di produzione della geomembrana.
Union sviluppa soluzioni per la produzione di geomembrane con larghezza da 1.250 a 8.000 mm e con capacità di produzione fino a 4 tonnellate all’ora.
aggiunto di una scarpa interamente stampata in 3D.
La manifattura additiva inoltre consente di ridurre gli sprechi di materiale, grazie a una produzione su richiesta e su misura, che non richiede lo stoccaggio a magazzino e riduce il rischio di accumulare l’invenduto, e l’impatto ambientale della filiera, con una logistica ottimizzata attraverso una produzione diffusa e localizzata.
Il prototipo di scarpa realizzata con la stampa 3D sviluppata da Elmec 3D mediante tecnologia HP Multi Jet Fusion di HP.
Sytrama, sinonimo di personalizzazione
Pensare fuori dagli schemi: robot longitudinali
Flessibilità e capacità di assecondare le esigenze dei trasformatori: sono, questi, da sempre i tratti distintivi di Sytrama. Oltre alla propria gamma standard di robot, l’azienda è in grado di saper mettere a punto la proposta più efficace, in termini tecnici e di produttività, anche modificando le proprie macchine e proponendo la soluzione su misura per ogni applicazione specifica. Un esempio di questa versatilità è offerto dalla recente fornitura di dieci robot a un primario produttore di raccorderia in PVC.
La richiesta era quella di automatizzare un intero reparto di stampaggio, fino ad allora funzionante con operatori addetti alle singole macchine. La sfida era data dalla disposizione delle presse all’interno del reparto, studiata per le operazioni manuali di scarico: la vicinanza tra le
macchine non avrebbe mai permesso il posizionamento standard dei robot, ossia trasversalmente all’asse di iniezione. Pensando fuori dagli schemi, la soluzione proposta da Sytrama è stata quella di fornire robot longitudinali, con scarico a fondo pressa, lato chiusura. Una ulteriore difficoltà era rappresentata dalla varietà di modelli e tonnellaggio delle presse presenti in reparto. La scelta del robot è caduta sul modello S9 che, nella sua configurazione standard, copre la gamma di presse da 200 a 500 tonnellate. Partendo dalla base di un modello fra i più affidabili e venduti, Sytrama ha effettuato una vera e propria opera sartoriale, andando a fornire corse degli assi specifiche per ogni modello di macchina a cui i robot andavano accoppiati. Questo ha permesso di fornire l’automazione più adeguata a
Soluzione Schneider Electric per GR3N
Il robot S9 di Sytrama, configurato longitudinalmente nel caso di specie, nella versione standard copre la gamma di presse da 200 a 500 tonnellate.
ogni pressa, mantenendo gli evidenti vantaggi in termini di manutenzione e ricambistica, dati dall’aver utilizzato lo stesso modello base di robot. A completare le automazioni, la fornitura di nastri trasportatori per l’evacuazione dei pezzi e il set di protezioni antinfortunistiche, fondamentali per permettere agli operatori di lavorare in completa sicurezza. In aggiunta, in alcune isole di lavoro, sono state anche fornite le stazioni di taglio materozza e marcatura. In ultimo, il trasformatore aveva espresso l’esigenza di avere tutti i robot in una speciale livrea bianca: anche questo aspetto è stato soddisfatto grazie alla flessibilità operativa di Sytrama.
Automazione per la depolimerizzazione di rifiuti in PET
La tecnologia EcoStructure Automation
Expert di Schneider Electric è stata utilizzata per realizzare il sistema di automazione e controllo dell’impianto dimostrativo italiano MADE (Microwave Assisted DEpolymerization) di GR3N, società specializzata nel riciclo di PET. L’impianto è concepito in modo da
anticipare le esigenze legate all’uso di tutte le tecnologie che saranno adottate nella prima implementazione su scala industriale dell’impianto, che, secondo le previsioni, sarà installata in Spagna per trattare oltre 40.000 t/anno di rifiuti in PET. Grazie alla modularità del processo di riciclo di GR3N, MADE è il primo impianto per il riciclo della plastica a utilizzare il runtime di automazione condiviso gestito dall’associazione nonprofit Universal Automation e basato sullo standard IEC 61499. Il sistema di automazione incentrato sul software disaccoppia quest’ultimo dall’hardware, permettendo di connettere liberamente componenti e apparecchiature sui vari livelli di architettura, a prescindere dal
produttore degli stessi. Esso agisce come una vera e propria “spina dorsale digitale” per l’operatività industriale dell’impianto e su di essa si fonda la capacità di prendere decisioni più informate. Grazie a questo approccio, MADE rappresenta la dimostrazione tecnologica di una nuova generazione di sistemi di automazione nei quali l’intreccio tra tecnologie IT e OT permette di sfruttare funzionalità evolute per la gestione dell’operatività e per l’analisi dei dati.
Secondo le aspettative la soluzione potrebbe essere industrializzata entro il 2027, con la costruzione di un impianto capace di gestire 35-40.000 tonnellate di materiale da depolimerizzare e ripolimerizzare.
“Se vogliamo affrontare la questione dei rifiuti plastici ci sono alcuni elementi non negoziabili. Dobbiamo vedere un’integrazione in tutto il ciclo di vita del prodotto, adottare un approccio modulare per ottimizzare e standardizzare i processi di progettazione e rivolgerci a soluzioni di automazione basate su software capaci di offrire scalabilità, abbattere i silo e aprire la strada per applicare analytics evolute”, ha dichiarato Christophe de Maistre, presidente Energy & Chemicals, Industrial Automation di Schneider Electric.
FT 3000 di MonTech rappresentata in Italia da DGTS
Prove a fatica e di simulazione del ciclo di vita
Lo strumento FT 3000 per prova a fatica sviluppato da MonTech, azienda rappresentata in Italia da DGTS, è in grado di eseguire prove di fessurazione/ crescita di crepe da flessione e prove di fatica in tensione secondo le seguenti normative ISO 132 (De Mattia), ISO 6943, ASTM D 430-B, ASTM D 813, ASTM D 4482, DIN 53 522 -1/2/3. Lo strumento può testare 16 provini contemporaneamente, ha una forza massima in trazione di 600 N (a 1 Hz), ha corsa di lavoro impostabile tra 0 e 60 mm, ha frequenze di lavoro impostabile tra 0,05 e 5 Hz. Opzionalmente, è disponibile con un sistema di acquisizione dati basato su di una camera CCD motorizzata e software MonFT con cui i provini possono essere ispezionati per valutare e misurare le crepe createsi al loro interno e la loro crescita durante la prova. Il sistema che supporta i provini è posto in una camera termica (120 litri)
che consente di eseguire prove tra -40 e +180 °C (uniformità di temperatura migliore di ±1 °C), coprendo così quasi tutte le possibili condizioni ambientali. Lo strumento è indicato per i laboratori di ricerca e sviluppo così come per applicazioni industriali quali controllo qualità/processo in aziende richiedenti ripetute prove su provini in gomma, per valutare proprietà prestazionali dinamiche dei materiali o
per capire come materiali/componenti si comportino nelle reali condizioni di impiego. In questo caso sono disponibili opzioni che potrebbero essere richieste per specifici test o settori, quali controllo umidità dell’aria nella camera di prova, inserimento di gas inerti nella camera di prova per creare specifiche atmosfere in essa (azoto, ossigeno ecc.) e generazione di vapore (applicazioni medicali o alimentari).
Una veduta dell’interno del modello FT 3000 CH.
La visione di Songwon alla guida del successo
Leader globale nella sostenibilità e nell’innovazione chimica
In pochi decenni, Songwon ha trasformato la sua identità da azienda locale a multinazionale di successo, grazie a una vasta gamma di prodotti che spaziano dagli additivi ai poliuretani e poliesteri. Con un approccio pionieristico alla sostenibilità, è stata recentemente premiata da EcoVadis come leader globale nel settore chimico. In questa intervista, il CEO Jongho Park racconta la sua visione strategica e i progetti futuri, illustrando come l’azienda ha affrontato i cambiamenti organizzativi e costruito solide relazioni con gli stakeholder.
Di Giampiero Zazzaro
Songwon è stata fondata sulla visione di un uomo, e tale visione è rimasta al centro dell’organizzazione. Grazie alla capacità di cogliere e adattarsi ai cambiamenti, alla flessibilità, alla grande forza e all’impegno, l’azienda ha perseguito questa visione con tenacia, anche nei momenti più difficili.
Nel corso degli anni, Songwon non si è mai allontanata dai suoi valori fondamentali: integrità, trasparenza interna ed esterna, atteggiamento onesto e sincero negli affari e forte impegno per il benessere di tutti i suoi stakeholder.
Come evidenziato nelle parole del CEO Jongho Park nell’intervista che segue, Songwon ha saputo proiettare e mantenere con successo un’immagine di affidabilità e innovazione nel panorama chimico globale.
Cosa significa per Songwon il conseguimento della classificazione EcoVadis Platinum come leader globale nel settore chimico?
consecutive, in che misura ricevere quest’anno la valutazione EcoVadis
Platinum rappresenta un punto di svolta per Songwon?
Jongho Park, CEO di Songwon, ha guidato l’internazionalizzazione dell’azienda, trasformandola da produttore locale a multinazionale di primaria importanza nel settore dei prodotti chimici.
“Siamo molto orgogliosi di aver ricevuto il riconoscimento più alto di EcoVadis quest’anno con un punteggio di 85 su 100, che posiziona Songwon nella ristretta cerchia costituita dall’1% delle 130.000 aziende esaminate a livello globale. Per noi rappresenta un importante traguardo che evidenzia il nostro impegno a lungo termine a favore della sostenibilità e la conferma che gli sforzi profusi attraverso tutta la nostra organizzazione stanno generando risultati positivi”.
Dopo cinque medaglie
EcoVadis Gold
“Gli ultimi anni si sono caratterizzati per la solidità e continuità delle nostre prestazioni e per gli ottimi risultati raggiunti, ma quest’anno l’aderenza ai criteri di valutazione più stringenti di EcoVadis segna un’importante svolta per Songwon. La valutazione Platinum riflette concretamente la posizione in cui ci troviamo oggi, ma evidenzia anche quanta strada abbiamo fatto nel nostro percorso di sostenibilità e la direzione intrapresa da Songwon nei suoi sforzi per diventare un’organizzazione più sostenibile, in grado di contribuire a creare un futuro migliore per le nuove generazioni”.
Quali fattori chiave hanno contribuito a far sì che Songwon raggiungesse il più alto livello di riconoscimento EcoVadis?
“Songwon persegue una chiara strategia circa la sostenibilità e come azienda sia-
mo fortemente impegnati nell’ottimizzare le nostre attività per far fronte alle nostre responsabilità. Di conseguenza, siamo costantemente impegnati nell’attuare misure efficaci, cercando anche di capire come si può fare ancora meglio. Inoltre, i nostri quasi 60 anni di esperienza e la dedizione di tutto il nostro personale sono stati fondamentali per raggiungere e mantenere solide le performance di Songwon in ambito ESG e per rispondere efficacemente alle crescenti richieste di sostenibilità da parte del mercato”.
In che modo l’approccio di Songwon alla sostenibilità si è evoluto nel corso degli anni e in che modo la medaglia EcoVadis Platinum riflette questo progresso?
“La sostenibilità è un aspetto strategico posto al centro di tutto ciò che facciamo. Nel corso degli anni, il nostro approccio si è evoluto dalle pratiche di sostenibilità di base a una strategia di sostenibilità più ampia che integra nelle nostre attività considerazioni di carattere ambientale, sociale ed etico. La medaglia EcoVadis Platinum rispecchia questa evoluzione sottolineando il nostro impegno nei confronti di questi principi fondamentali e i progressi che abbiamo compiuto nel portare avanti i nostri sforzi a favore della sostenibilità”.
Come controlli e valutazioni esterne quali quella di EcoVadis influenzano e plasmano l’impegno di Songwon per la sostenibilità?
“In Songwon apprezziamo l’approccio rigoroso adottato da EcoVadis nel valutare la sostenibilità delle aziende, basato su standard internazionali come i Dieci Principi del Global Compact delle Nazioni Unite, le convenzioni ILO, gli standard GRI e le norme ISO 26000. Queste valutazioni non solo rappresentano un’analisi completa e comprovata delle nostre prestazioni, ma forniscono anche una tabella di marcia chiara e attuabile per migliorare ulteriormente le nostre pratiche legate alla sostenibilità, oltre a consentirci di misurare i nostri progressi rispetto agli standard globali. L’integrazione delle valutazioni esterne e delle risposte fornite da tali valutazioni ci consente di perfezionare costantemente la nostra strategia e promuovere un miglioramento continuo in Songwon”.
Che importanza ricopre la valutazione di EcoVadis circa la sostenibilità per i clienti e i partner di Songwon e in che modo contribuisce a promuovere la fiducia e la collaborazione?
“La sostenibilità è diventata oggi uno dei fattori chiave nei processi decisionali del nostro settore. Ricevere il massimo riconoscimento da EcoVadis, l’organizzazione di valutazione della sostenibilità più rispettata al mondo, testimonia in modo inequivocabile l’impegno di Songwon nelle pratiche sostenibili e responsabili. Questo riconoscimento assicura ai nostri clienti e partner che, oltre a fornire prodotti di alta qualità, poniamo la sostenibilità al centro delle nostre operazioni.
Con un approccio pionieristico alla sostenibilità, Songwon è stata recentemente premiata da EcoVadis come leader globale nel settore chimico.
Siamo in grado di supportarli attivamente nel raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità attraverso innovazioni e soluzioni personalizzate. Questi valori non solo rafforzano la fiducia, ma favoriscono anche collaborazioni fruttuose.”
In seguito alla medaglia
EcoVadis Platinum, in che modo Songwon intende consolidare questo successo? Quali saranno le aree di interesse chiave per il passo successivo nel percorso di sostenibilità?
“EcoVadis Platinum è per noi una motivazione che ci sprona a continuare a investire in soluzioni sostenibili e a garantire che la crescita futura di Songwon sia in linea con gli standard di sostenibilità
globali. Sulla scia di questo prestigioso riconoscimento, il nostro obiettivo sarà quello di promuovere l’economia circolare non solo puntando a ridurre le emissioni, migliorare le rese dei processi e limitare i consumi di materie prime, ma anche sostenendo il riciclo e prolungando i cicli di vita dei prodotti”.
Dopo questa panoramica sull’approccio alla sostenibilità e sui risultati di Songwon, cosa ci aspetta in termini di innovazioni a livello di materiali e applicazioni?
“Songwon offre un ampio portafoglio in continua espansione di prodotti che migliorano le prestazioni e facilitano il riciclo della plastica. In futuro, i nostri
esperti continueranno ad adottare la filosofia del ciclo di vita in ogni aspetto delle nostre operazioni, dall’approvvigionamento alla gestione del fine ciclo, per individuare opportunità di ottimizzazione, come l’utilizzo delle materie prime a basso impatto ambientale e fonti di energia rinnovabili. I nostri sforzi si concentreranno anche sui metodi innovativi per migliorare la durata dei prodotti e supportare il riciclo meccanico, garantendo che il ciclo di vita delle materie plastiche sia prolungato senza compromettere le prestazioni. Inoltre, continueremo ad assistere attivamente i nostri clienti nella selezione di prodotti adatti alle loro applicazioni, garantendo che soddisfino i requisiti di sostenibilità e supportino una maggiore circolarità nel mercato”.
Songwon offre un ampio portafoglio di prodotti che facilitano il riciclo della plastica.
Materiali ecologici e sostenibili
Il ruolo chiave delle biomasse di scarto nei compositi verdi
Circa l’80% del mercato delle plastiche è occupato da materiali polimerici termoplastici. Settori come packaging, automotive, edilizia, medicina e tessile ne fanno ampio uso per svariate applicazioni.
La termoplasticità è un termine di classificazione delle materie plastiche che indica che il polimero può essere processato attraverso operazioni da fuso, ovvero, processi termomeccanici che ne consentono il riscaldamento fino alla forma fluida, la modellazione e il successivo raffreddamento per tornare in forma solida. Le operazioni da fuso, come estrusione, stampaggio a iniezione, filmatura in bolla o fused deposition modeling permettono di creare un’ampia gamma di forme e dimensioni. Dai tubi, film, oggetti 3D a pezzi complessi, queste tecniche offrono una grande flessibilità nel design e nella produzione. Nondimeno, le tecnologie di lavorazione da fuso sono in continua evoluzione, con innovazioni che migliorano l’efficienza, riducono i costi e ampliano le possibilità di design.
Rischi da affrontare
Sfortunatamente, proprio a causa della vasta produzione dei materiali polimerici e al loro eccessivo utilizzo, la Terra si ritrova ad affrontare una problematica ambientale. L’inquinamento di materie plastiche parte dalla loro produzione, in cui vengono emessi gas serra e altri inquinanti, e continua oltre il loro fine
vita. Infatti, a causa di una scarsa gestione del fine vita, milioni di rifiuti polimerici si disperdono nell’ambiente. Una volta dispersi vengono esposti agli agenti atmosferici degradandosi, grazie a molteplici meccanismi degradativi, e generando prodotti che possono contaminare acqua e suolo oltre a entrare nella catena alimentare.
La comunità globale è in allerta e prova a intensificare gli sforzi per migliorare la gestione dei rifiuti, promuovere il riciclo e sviluppare alternative sostenibili per ridurre l’impatto delle plastiche sull’ambiente. Inoltre, il riciclo inefficiente e lo smaltimento improprio aggravano ulteriormente il problema.
Soluzioni possibili
Negli ultimi anni un possibile approccio è stato l’utilizzo di filler naturali per la produzione di compositi a base polimerica. Fibre vegetali, polveri di legno e altri scarti agricoli e agroalimentari di origine vegetale o animale, possono sostituire la quantità complessiva di plastica vergine necessaria per la formatura del manufatto, diminuendo così la domanda di risorse petrolchimiche non rinnovabili.
Dal punto di vista delle proprietà meccaniche, i compositi con
Di Roberto Scaffaro* ed Emmanuel Fortunato Gulino*
filler naturali, in alcuni casi, hanno prestazioni che superano quelli tradizionali. Per fare qualche esempio, alcuni lavori scientifici hanno dimostrato che i compositi con fibre di canapa, che è nota per la sua resistenza alla trazione e la leggerezza oltre alla sua capacità di integrarsi efficacemente in materiali compositi, non solo migliora le prestazioni, ma riduce anche il peso complessivo dei componenti, migliorando l’efficienza energetica e la sostenibilità degli oggetti finali. I compositi con fibre di lino sono noti per la loro resistenza e la loro elevata capacità di assorbire l’umidità, caratteristiche che li rendono degli ottimi candidati per le applicazioni in tessuti tecnici e pannelli acustici. Infatti, la fibra lunga e resistente del lino consente di produrre compositi leggeri ma robusti, adatti per l’uso in settori che richiedono elevate prestazioni meccaniche e resistenza alle intemperie. Il bambù è un’altra fibra naturale che viene utilizzata sempre più frequentemente come filler nelle matrici termoplastiche grazie alla sua rapida crescita e alla resistenza alla trazione superiore a molti altri materiali naturali. I compositi con filler di bambù sono utilizzati in una varietà di applicazioni, tra cui pavimenti, arredi e materiali da costruzione ecologici.
Sebbene tali filler presentino caratteristiche interessanti, il loro impatto ambientale, generalmente inferiore rispetto a quello
dei materiali sintetici, non è trascurabile a causa delle emissioni di gas serra e del consumo significativo di energia e risorse economiche necessari per la loro raccolta, pulizia ed eventuali trattamenti. Ad esempio, la coltivazione, la raccolta e il trattamento delle fibre lunghe comportano l’uso di macchinari e processi che emettono CO2 e altri gas serra oltre che l’energia necessaria per alimentare i macchinari agricoli, i processi di decorticazione e i trattamenti delle fibre può essere significativa, non di meno il trattamento delle fibre può comunque implicare l’uso di acqua e pesticidi per pulirle e modificarle, contribuendo a potenziali impatti ambientali negativi. Un’alternativa più sostenibile, dunque, sembrerebbe essere quella di utilizzare filler provenienti da biomasse di scarto (figura 1). Le biomasse di scarto sono materiali biologici derivati da rifiuti o sottoprodotti provenienti da varie attività, come l’agricoltura, la pesca, l’industria alimentare e altre produzioni. Questi materiali includono potature, segatura, gusci di molluschi o di frutta secca, scarti lignocellulosici, residui alimentari e molto altro. Utilizzare le biomasse di scarto offre molti vantaggi per l’ambiente e l’economia. In particolare, il loro uso contribuisce alla riduzione dei rifiuti polimerici, diminuendo il volume complessivo destinato alla discarica e favorendo una gestione più sostenibile delle risorse oltre che a supportare l’e-
Figura 1: descrizione grafica dell’utilizzo di filler ottenuti da biomasse di scarto per l’ottenimento di materiali compositi verdi.
Filamenti a base di Mater-bi e filler provenienti da scarti di lische di acciuga, a differenti concentrazioni, ottenuti tramite Fused Deposition Modeling.
conomia locale e agricola, fornendo opportunità di sviluppo economico alle comunità.
Ad esempio, studi recenti hanno iniziato a esplorare il potenziale di alcuni filler naturali ottenuti da biomasse di scarto.
Tra questi il cladodio della pianta di fico d’india “Opuntia ficus indica” (OFI) utilizzato come filler naturale per la produ-
a) Comportamento reologico di compositi
zione di materiali compositi sostenibili. La sua struttura robusta e la sua disponibilità abbondante, endemica in molte zone del pianeta, la rendono un candidato ideale per migliorare le proprietà meccaniche e ambientali dei materiali compositi. Utilizzare la fibra di OFI non solo contribuisce alla riduzione dei rifiuti agricoli, ma offre anche un’alternativa ecologica ai filler sintetici tradizionali, promuovendo l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei materiali avanzati. Inoltre, le fibre e le farine ottenute dalle foglie morte di Posidonia Oceanica (PO), pianta acquatica endemica del Mar Mediterraneo, caratterizzata da una buona resistenza meccanica e proprietà isolanti, offrono un’alternativa sostenibile ai filler sintetici comunemente utilizzati. Utilizzare la PO come filler nei materiali compositi non solo aiuta a ridurre l’impatto ambientale associato alla produzione di materiali tradizionali, ma contribuisce anche alla gestione sostenibile dei rifiuti marini. Questa innovazione apre nuove prospettive per la creazione di materiali avanzati che combinano elevate prestazioni tecniche con un basso impatto ecologico, promuovendo un futuro più verde e responsabile.
Non esistono solo filler naturali di origine agricola o marina, ma anche di origine animale. Tra questi, le lische di pesce, come ad esempio acciughe (ACG) o sardine, rappresentano una risorsa interessante per la produzione di materiali compositi sostenibili. Questi filler di origine animale offrono vantaggi unici e contribuiscono a una gestione più responsabile dei rifiuti biologici. L’uso innovativo delle lische di pesce come filler per materiali compositi sta emergendo come una soluzione sostenibile e altamente efficace nel campo dell’ingegneria dei materiali. Tali biomasse marine rappresentano una fonte di scarti biologici significativa, spesso non valorizzata nell’industria alimentare. Inoltre, le lische di pesce sono ricche di minerali come di calcio, conferendo loro proprietà meccaniche notevoli che possono essere sfruttate nei compositi.
Integrare le lische di pesce nei materiali compositi offre diversi vantaggi. In primo luogo, migliora le proprietà meccaniche del materiale finale, come la resistenza alla compressione e la rigidità, rendendolo adatto per applicazioni strutturali e di carico. Ma non sono soltanto le proprietà degli oggetti finali a godere di benefici. Infatti, in alcuni studi è stato dimostrato che l’olio contenuto nelle lische ha effetto plasticizzante, che induce, di
conseguenza, un aumento di processabilità, soprattutto nei processi da fuso, dei materiali compositi. Inoltre, l’utilizzo di tali biomasse di scarto come filler naturali contribuisce alla riduzione dei rifiuti industriali e promuove un’economia circolare, dove i sottoprodotti biologici vengono riutilizzati anziché smaltiti come succede in moltissimi mercati del pesce. L’integrazione di filler naturali nei materiali compositi può offrire numerosi vantaggi senza disturbare significativamente le proprietà del materiale finale, purché il contenuto di filler sia mantenuto entro certi limiti. Come nel caso di ACG, quando il contenuto di filler è basso, generalmente inferiore al 10-20% in peso, le proprietà reologiche e meccaniche del composito, nonostante l’effetto plasticizzante, non subiscono significative alterazioni (figura 2a). Tuttavia, solo elevate percentuali di filler naturali, nei materiali compositi, possono influenzare vari aspetti della processabilità del materiale finale. In particolare, quando il contenuto di filler supera il 20-30% in peso, si osservano alcuni effetti negativi in termini di reologia. In particolare, si assiste a un aumento della viscosità del materiale fuso, rendendo più difficile la miscelazione e la lavorazione. Questo può causare problemi durante lo stampaggio a iniezione (l’aumento della viscosità può impedire il corretto riempimento degli stampi, causando la formazione di vuoti e una finitura superficiale non ottimale) ma anche nell’estrusione e altri processi di formatura, portando a difetti nel prodotto finale. Inoltre, un contenuto eccessivo di filler può rendere il materiale più fragile, riducendo la sua resistenza agli urti e alla flessione come nel caso di OFI (Figura 2b). Questo compromette l’integrità strutturale del composito, rendendolo meno adatto per applicazioni che richiedono alta resistenza e durabilità. Alte percentuali di
filler, influenzano la dispersione che può diventare eterogenea, portando alla formazione di agglomerati che agiscono come punti deboli all’interno del materiale causando alterazioni delle proprietà meccaniche e termiche. Anche l’adesione tra il filler e la matrice polimerica potrebbe essere ridotta, compromettendo l’interfaccia matrice/compositi e riducendo le sue proprietà meccaniche complessive.
Conclusioni
In conclusione, l’uso di filler naturali nei materiali compositi offre un grande potenziale per migliorare la sostenibilità e le prestazioni dei materiali, ma richiede un’attenta gestione della quantità di filler utilizzato. Ottimizzando la percentuale di filler, è possibile sfruttare i benefici senza incorrere nei problemi legati a una processabilità ridotta e a proprietà meccaniche inferiori.
Questo cambiamento non si limita solo a benefici economici immediati, ma porta benefici anche in ottica di sostenibilità ambientale riducendo l’uso di risorse non rinnovabili e valorizzando materiali di scarto biologici. Tale strategia non solo farebbe bene al bilancio aziendale, ma potrebbe essere una scelta strategica anche verso un futuro più verde e sostenibile per il settore industriale.
* Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi di Palermo
Errata corrige
Le foto dell’articolo “Microplastiche e nanoplastiche: provenienza, generazione e rilascio nell’ambiente” a pagina 80, 81, 82 e 83 del numero agosto-settembre (402) di MacPlas sono state incluse in esso erroneamente, non riguardando l’argomento trattato. Alcune di tali foto vengono invece riutilizzate correttamente in queste pagine. Ci scusiamo per l’imprecisione con gli autori e tutte le parti direttamente e indirettamente interessate.
Pellet di matrici polimeriche di PLA e Mater-bi con farine provenienti da scarti della raccolta di pomodoro.
Provini ottenuti tramite Fused Deposition Modeling di compositi verdi a base di Mater-bi e farine ottenute da scarti di lische di acciuga.
Chimar: i suoi primi quarant’anni
Innovazione per un futuro all’insegna della qualità
Chimar, produttore di masterbatch e predispersi per la colorazione dei materiali termoplastici, celebra 40 anni di innovazione con un rebranding e il lancio del nuovo sito web. La nuova immagine riflette l’evoluzione dell’identità dell’azienda, combinando la lunga esperienza nel settore della colorazione dei materiali termoplastici con una visione moderna e orientata al futuro. Il sito web, intuitivo e ricco di contenuti, offre una navigazione facile e veloce, permettendo ai clienti di scoprire soluzioni personalizzate e diverse novità tutte caratterizzate da qualità, affidabilità e innovazione, aspetti imprescindibili della produzione dell’azienda.
Fin da sempre, Chimar si distingue per la sua capacità in termini di innovazione, grazie a un team di esperti che creano formulazioni personalizzate per migliorare l’estetica e le prestazioni dei prodotti in plastica che trovano applicazione in numerosi settori come edilizia, rigenerazione, casalinghi, packaging e giocattoli.
La sede situata a Padova si estende su oltre 13.000 m2 e ospita un centro produttivo all’avanguardia, dotato di tecnologie moderne e in grado di garantire un processo efficiente. Il cuore pulsante dell’azienda è il suo centro di ricerca e sviluppo, che si dedica a creare soluzioni innovative, affidabili e altamente competitive. Grazie a strumenti tecnologici avanzati e a un team altamente specializzato, l’azienda veneta elabora soluzioni su misura che coniugano estetica e performance, affiancando i propri partner in tutte le fasi del processo, dall’analisi e prototipazione fino alla realizzazione e industrializzazione del prodotto.
Con un know-how consolidato e una tecnologia all’avanguardia, questa realtà garantisce omogeneità e costanza qualitativa nel tempo, capacità di problem solving ed expertise tecnica che la rendono un partner di fiducia per i propri clienti.
Chimar, da sempre impegnata nel garantire una elevata qualità dei propri prodotti, è stata tra le prime aziende in Italia a ottenere la certificazione UNI EN ISO 9001:2015, un riconoscimento che mantiene ancora oggi. A conferma del suo impegno verso l’ambiente, l’impresa ha recentemente ottenuto anche la certificazione ambientale UNI EN ISO 14.001:2015, un traguardo che rappresenta un ulteriore passo verso un futuro più sostenibile. È inoltre in arrivo la certificazione UNI PDR 125:2022 per la parità di genere, che conferma l’impegno della società nel garantire e promuovere l’uguaglianza e l’inclusione al suo interno.
Grazie alla sua versatilità, la plastica permette di dare vita a design unici e soluzioni su misura per ogni esigenza estetica. A livello tecnico, le sue proprietà la rendono resistente e leggera, adatta a molti settori industriali. Dal punto di vista scientifico, la continua evoluzione nella ricerca sui polimeri consente di sviluppare plastiche sempre più performanti e sostenibili, pronte a rispondere alle sfide del futuro. Un connubio perfetto tra arte, ingegneria e scienza.
La sede di Chimar a Padova si estende su oltre 13.000 metri quadrati e ospita un centro produttivo dotato di tecnologie moderne e in grado di garantire un processo efficiente.
Il Medical Service Package garantisce che i composti Thermolast M vengano prodotti su una linea di produzione appositamente dedicata.
Materiali specifici per applicazioni medicali
TPE ultra-morbidi per protesi e ortesi
La domanda di TPE ultra-morbidi è aumentata in vari ambiti del settore medicale, poiché le loro morbidezza al tatto e presa delicata li rendono ideali per una vasta gamma di applicazioni, quali, per esempio, ausili ortopedici o protesi. In risposta a questo andamento, Kraiburg TPE aveva lanciato la Next Generation Supersoft TPE già nel 2021 e recentemente ha ampliato la sua gamma di prodotti supersoft con ulteriori gradi di durezza, in particolare con la serie Thermolast M, sviluppata specificamente per applicazioni medicali (e presentata a Fakuma 2024).
Grazie alle loro proprietà, questi TPE sono particolarmente adatti per protesi e ortesi. Il materiale morbido presenta valori di durezza tra 30 e 50 Shore 00 e tra 45 e 70 VLRH. Mentre i TPE in questo intervallo di durezza presentano spesso sfide come l’uscita di olio e superfici appiccicose, i composti estremamente morbidi di Kraiburg TPE si distinguono per una piacevole e asciutta sensazione al tatto, simile al velluto. Combinati con le loro proprietà elastiche, questi TPE sono frequentemente utilizzati in applicazioni con carico di pressione unilaterale, come elementi
di ammortizzazione ortopedici. I test secondo la norma ISO 10993-10 confermano inoltre che il contatto prolungato con la superficie della pelle non provoca reazioni allergiche né può dar luogo a queste ultime.
I composti supersoft vengono principalmente lavorati attraverso il classico processo di stampaggio a iniezione. Durante lo sviluppo di questi TPE molto morbidi, l’attenzione è stata posta sulla perfetta dosabilità e fluidità del granulato, sulla lavorabilità semplice e sulla facile estrazione dallo stampo. Inoltre, la possibilità di utilizzare i materiali nella stampa 3D apre nuove vie per la creazione di prodotti terapeutici su misura. Le proprietà di questi compound Thermolast M soddisfano anche gli standard dei Medical Grade Plastics secondo VDI 2017 e hanno superato i test di biocompatibilità secondo ISO 10993-5 (citotossicità) e ISO 10993-10 (irritazione cutanea). Kraiburg TPE assicura stabilità della formula e del processo (Change Control). Infine, i compound sono certificati ISCC PLUSready, consentendo così di utilizzare TPE con ridotto PCF anche in mercati altamente regolamentati come il settore medicale.
Grazie alla tecnologia
Borcycle C, i rifiuti a base di poliolefine vengono riciclati chimicamente in nuove plastiche di qualità vergine.
Piattaforma Borcycle C di Borealis
A Vienna acqua potabile in tubazioni in polietilene riciclato chimicamente
A Vienna sono stati posati circa 660 metri di tubi per acqua potabile a pressione resistenti alle crepe realizzati in polietilene PE100-RC utilizzando la piattaforma tecnologica
Borcycle C di Borealis. Si tratta di un progetto pilota per aiutare il Wiener Wasser, il dipartimento viennese delle acque, ad aumentare la sostenibilità delle sue installazioni e attività.
L’impianto è il risultato di una partnership tutta austriaca tra Borealis, Pipelife, marchio di Wienerberger, e lo stesso Wiener Wasser e portata avanti nello spirito di EverMinds, la piattaforma di Borealis per accelerare la transizione verso un’economia circolare per la plastica.
La realizzazione in plastica riciclata di tubi per acqua potabile a pressione ha rappresentato una sfida significativa a causa degli elevati requisiti di purezza e qualità dei materiali utilizzati in applicazioni sensibili e impegnative. La svolta è stata resa possibile dalla tecnologia Borcycle C, con la quale i rifiuti a base di poliolefine vengono riciclati chimicamente in nuove plastiche di qualità vergine in grado di soddisfare rigorosi standard di prestazione.
Il grado specifico BorSafe Bc HE3490-LS-H-90 contiene oltre il 90% di materiale riciclato chimicamente, allocato in base al bilancio di massa, che ha permesso di evitare un lungo processo di riconvalida e riapprovazione. L’integrità dell’approccio è verificata dalla certificazione ISCC Plus (International Sustainability & Carbon Certification), che copre l’intera filiera, dalla materia prima al prodotto finale,
garantendo il rispetto di rigorosi standard di sostenibilità. “Questo è un eccellente esempio di come le nostre soluzioni di tubazioni per infrastrutture stiano rendendo possibile la vita essenziale”, ha affermato John Webster, Borealis Global Commercial Director Infrastructure. “Abbiamo una lunga esperienza nella fornitura di soluzioni di tubazioni innovative e avanzate per l’industria globale delle infrastrutture. Nell’ampliare la nostra offerta per includere soluzioni più sostenibili, siamo lieti di continuare questa eredità”. Il progetto si è avvalso dell’esperienza di Pipelife, produttore internazionale di soluzioni per tubazioni parte di Wienerberger, uno dei principali fornitori di soluzioni innovative ed ecologiche per edilizia e infrastrutture per la gestione di acqua ed energia. Pipelife ha beneficiato del fatto che i gradi Borcycle C sono una soluzione drop-in, lavorabile su apparecchiature esistenti. I tubi in PE, sostenibili e a tenuta stagna, hanno una durata prevista di oltre 100 anni, contribuendo a mitigare la carenza idrica globale.
“Il nostro obiettivo è supportare i nostri clienti anticipando le loro esigenze future e sviluppando processi e prodotti per soddisfarle”, ha dichiarato Zoran Davidovski, Head of Research and Development and Sustainability di Pipelife. “L’integrazione di materiali riciclati chimicamente nella nostra gamma di prodotti ne è un perfetto esempio e si allinea anche con il nostro impegno a promuovere la sostenibilità”.
Foto
Pipelife
Laborplast amplia la sua gamma di prodotti
Eco Prime a base di PVC riciclato
Il produttore di compound e semilavorati in PVC Laborplast amplia la sua gamma di prodotti con l’installazione di un nuovo impianto di miscelazione ad alta velocità di Plantech CST, parte di Syncro Group. Il nuovo impianto permette di ottenere il dry-blend Eco Prime mediante un processo innovativo che coniuga le tecniche produttive di PVC vergine con quelle di PVC riciclato. Eco Prime è un nuovo compound di PVC pronto all’uso per estrusione e stampaggio a iniezione certificato PSV (Plastica Seconda Vita) con contenuto minimo garantito del 30% di PVC riciclato, essenziale per produrre manufatti che rispettino gli standard qualitativi richiesti dai settori industriali più avanzati.
L’installazione del nuovo impianto, che raggiungerà la piena operatività entro la fine dell’anno, rappresenta un punto di svolta strategico per Laborplast. Grazie a esso l’azienda potrà ampliare e diversificare la propria offerta di prodotti. In particolare, il nuovo
compound sarà destinato ai settori auto, edilizia, arredamento e imballaggi industriali, garantendo soluzioni in grado di soddisfare le crescenti richieste di qualità, prestazioni e sostenibilità ambientale. Questo investimento consentirà a Laborplast di rispondere con maggiore efficienza a un mercato sempre più orientato verso materiali eco-compatibili e innovativi.
Le nuove formulazioni Eco Prime consentono un risparmio energetico fino al 20% rispetto alla granulazione di formulazioni interamente composte da materiale vergine. L’integrazione di soluzioni innovative come Eco Prime sottolinea la volontà di Laborplast di ridurre l’impatto ambientale della produzione e dell’utilizzo dei suoi materiali, migliorando la qualità dei prodotti e rispondendo alle esigenze di un mercato sempre più orientato verso la sostenibilità.
“L’installazione di questo nuovo impianto rappresenta un avanzamento significativo per Laborplast, non solo in termini di capacità produttiva, ma
Caldara Plast: sessant’anni di innovazione
anche nella qualità e innovazione delle soluzioni che siamo in grado di offrire ai nostri clienti. Questa operazione strategica ci consente di rafforzare la nostra competitività in un mercato in continua evoluzione, garantendo nel contempo un solido impegno verso la sostenibilità, pilastro centrale della nostra mission aziendale. In questo senso, la collaborazione con Syncro Group, leader nella progettazione di impianti chiavi in mano per lo stoccaggio, trasporto, miscelazione e dosaggio, ci ha permesso di adottare una tecnologia d’avanguardia che ci consente di rispondere in modo sempre più efficiente alle esigenze dei nostri clienti e di perseguire i nostri ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale. Questo nuovo impianto di miscelazione rafforza la posizione di Laborplast nel settore industriale, permettendoci di sviluppare soluzioni innovative capaci di affrontare con successo le sfide del mercato globale”, ha commentato Roberto Pariani, CEO di Laborplast.
Soluzioni e progetti per un domani circolare
Caldara Plast prosegue con la sua missione green, iniziata oltre sessant’anni fa, producendo compound riciclati e certificati.
Grazie alle certificazioni PSV e GRS l’azienda garantisce la tracciabilità di tutta la filiera: dall’acquisto della materia prima vergine fino al fine vita. Nel rinnovato stabilimento di Erba (CO) l’azienda riesce a macinare gli scarti industriali e poi sostenere la produzione di granulo termoplastico sita ad Alzate Brianza (CO).
Accanto a questa attività, il reparto di ricerca e sviluppo si impegna su nuovi prodotti e materiali che rispondano a varie esigenze dei clienti. Caldara ha infatti sviluppato una gamma di prodotti che vanno dal compound antistatico a quello dissipativo (per esempio, per ambienti Atex), fino al compound conduttivo, disponibile in svariate resine e colorazioni.
Nel settore alimentare l’azienda ha sviluppato compound rilevabili elettromagneticamente su più tipi di resina.
Per i compound con proprietà tribologiche migliorate (resistenza ad abrasione e usura), Caldara Plast collabora con i clienti per sviluppare prodotti su misura, utilizzando additivi come PTFE, silicone, grafite, bisolfuro di molibdeno, kevlar, e altri. Questi compound vengono formulati principalmente su basi in poliammide e resina acetalica (POM), ma anche su tecnopolimeri come PPS, PK, PEEK e resine amorfe come ABS, PS, e PC. Nel frattempo, il laboratorio è al lavoro su compound alternativi al PTFE, recentemente oggetto di attenzione da parte degli enti regolatori. Per applicazioni che richiedono elevate performance meccaniche, l’azienda propone soluzioni rinforzate con fibre
Il nuovo impianto di miscelazione ad alta velocità di Plantech CST permette di ottenere il dry-blend Eco Prime mediante un processo innovativo che coniuga le tecniche produttive di PVC vergine con quelle di PVC riciclato.
di carbonio o alte percentuali di fibra di vetro.
Un altro punto di forza di Caldara Plast è la capacità di progettare nuovi prodotti in collaborazione con i clienti, garantendo rapidità e precisione nello sviluppo. Inoltre, l’azienda ha ampliato il parco strumenti del laboratorio e prevede ulteriori espansioni per supportare al meglio il nuovo stabilimento in costruzione ad Alzate Brianza.
Caldara ha sviluppato una gamma di prodotti che vanno dal compound antistatico a quello dissipativo, fino al compound conduttivo, disponibili a base di vari tipi di resine e diverse colorazioni.
Soluzione per la mobilità elettrica
Su due ruote all’insegna di innovazione e inclusività
Dalla collaborazione tra RadiciGroup, Acerbis e Genny Factory nasce
L’innovativo veicolo elettrico auto-bilanciante a due ruote Genny Zero è destinato alla mobilità in diversi settori, da quello medicale a quello urbano.
l’innovativo veicolo elettrico autobilanciante a due ruote Genny Zero destinato alla mobilità in diversi settori da quello settore medicale a quella urbana. Grazie al lavoro di squadra tra le tre aziende, il nuovo mezzo combina estetica, funzionalità e accessibilità, rispondendo così a una crescente domanda di soluzioni innovative per una mobilità sostenibile.
Azienda Svizzera, Genny Factory con questo prodotto vuole avviare una nuova era nella mobilità elettrica, offrendo una soluzione innovativa, inclusiva e sostenibile e per la sua realizzazione ha scelto una filiera totalmente Made in Italy, con RadiciGroup e Acerbis per la messa a punto di numerose parti strutturali ed estetiche del mezzo.
Progetto di SKZ Plastic Center
RadiciGroup, in particolare, ha fornito tecnopolimeri ad altissime prestazioni e ha supportato tutta la progettazione attraverso il suo servizio ingegneristico interno. Questo, attraverso avanzati sistemi di simulazione numerica, consente di prevedere i comportamenti dei manufatti già nelle primissime fasi del loro sviluppo e di ottimizzare la progettazione, allo scopo di sostituire le parti in metallo dei primissimi prototipi di Genny Zero con i propri materiali per rendere il veicolo più leggero, garantendo le caratteristiche di resistenza, sicurezza ed estetica richieste dall’applicazione.
RadiciGroup High Performance Polymers ha messo in campo diversi materiali come Radistrong e Radilon per componenti funzionali e strutturali e Radilon Mixloy per le parti estetiche. RadiciGroup ha lavorato a stretto contatto con Acerbis in tutte le fasi
del processo di industrializzazione, portando soluzioni specifiche per l’attuazione di questo progetto di metal replacement. Dalla formulazione dei materiali alla creazione degli stampi, dal processo di stampaggio a iniezione fino alle prove di utilizzo dei vari componenti, la catena di fornitura completamente italiana ha contribuito a permesso di arrivare a una soluzione tecnologicamente avanzata e dal design innovativo.
“L’impiego dei nostri tecnopolimeri ha dato un buon contributo anche all’obiettivo di ridurre il peso di Genny Zero (60 kg rispetto ai 110 kg di partenza)”, ha dichiarato Claudio Ghilardi, di RadiciGroup High Performance Polymers, “rendendo il mezzo dinamico, stabile, sicuro e resistente alle svariate sollecitazioni cui è sottoposto”.
Migliorare la sostenibilità dei termoindurenti
Nei suoi laboratori SKZ Plastic Center conduce ricerche sui materiali del futuro lavorando a stretto contatto con l’industria per rendere i propri prodotti sempre migliori e, soprattutto, più sostenibili.
I materiali termoindurenti stanno registrando un incremento di domanda, sostenuta dai vantaggi derivanti dalla loro lavorazione e applicazione. Allo stesso tempo, però, essi risultano riciclabili solo in misura limitata. A questo riguardo, l’istituto tedesco SKZ Plastic Center sta lavorando alla loro sostenibilità attraverso lo sviluppo di termoindurenti a base biologica nell’ambito del progetto BioDurInject. Infatti, grazie alle loro proprietà, i termoindurenti sono utilizzati per molti prodotti stampati a iniezione. Essi, inoltre, sono caratterizzati da elevati livelli di durata, resistenza al calore, stabilità
dimensionale, resistenza al fuoco e isolamento elettrico. A differenza dei materiali termoplastici, tuttavia, il riciclo risulta limitato a causa della reticolazione, che li svantaggia rispetto all’attuale tendenza verso prodotti sempre più sostenibili.
SKZ Plastics Center ha quindi avviato il progetto di ricerca BioDurInject che mira a sviluppare compound a base di termoindurenti a scorrimento libero basati su materie prime rinnovabili destinati allo stampaggio a iniezione di componenti tecnici capaci di garantire le stesse prestazioni di quelli realizzati con materiali convenzionali. Nell’ambito di questo progetto, SKZ ha sintetizzato sette diversi poliesteri insaturi (UP) a base biologica utilizzando la policondensazione di materie prime rinnovabili. Per questo, il laboratorio è stato dotato della strumentazione per la condensazione ed è stata sviluppata un’adeguata metodologia sperimentale. Il liquido
viscoso ottenuto come prodotto della condensazione a 190 °C cristallizza completamente a temperatura ambiente ed è stato caratterizzato analiticamente mediante DCS (Calorimetria a Scansione Differenziale). La tendenza a ricristallizzare è stata esaminata in camera di essiccazione mediante fusione e quindi super-raffreddamento. Una volta chiarite le proprietà di base, sono state avviate le prime prove per l’applicazione pratica dei materiali. Per valutarne le reali applicazioni industriali, le nuove resine UP sono state caricate con fibre rinnovabili, nonché con un attivatore termico a 100120 °C nel mescolatore di misurazione per esaminare il comportamento di umidificazione del fuso e la finestra di trattamento termico. Tre compound sono già stati polimerizzati a 155 °C utilizzando una pressa con piani, temperatura comunemente utilizzata anche nello stampaggio a iniezione industriale di termoindurenti.
Foto SKZ Plastic Center
Nuovo additivo da Basf
Stabilizzante a luce, calore e sostanze chimiche per plastiche agricole
Il nuovo stabilizzante ad alte prestazioni Tinuvin NOR 211 AR è stato sviluppato da Basf per proteggere e prolungare la durata dei manufatti plastici impiegati in agricoltura che richiedono elevata resistenza chimica, ai raggi UV e agli stress termici.
Oggi si assiste a una riduzione degli spessori dei film plastici utilizzati in agricoltura senza che ne risentano le prestazioni meccaniche grazie all’utilizzo di nuovi gradi di polimeri e tecnologie innovative che consentono di aumentarne il numero di strati. Questa transizione verso film sempre più sottili, performanti e durevoli è un aspetto chiave per la sostenibilità della plastica anche in agricoltura, per ridurre i rifiuti e spingere pratiche come il riciclo e l’upcycling. Per assecondare tali
tendenze, grazie a Tinuvin NOR 211 AR anche i film di ridotto spessore risultano in grado di sopportare efficacemente raggi UV intensi, calore elevato e alte concentrazioni di sostanze chimiche.
“La soluzione additiva Tinuvin NOR 211 AR affronta un’ampia serie di sfide per le plastiche agricole, tra cui i requisiti di sostenibilità, l’aumento dell’esposizione alle sostanze chimiche, la prolungata durata di utilizzo e le tendenze alla riduzione degli spessori”, ha dichiarato Bettina Sobotka, responsabile marketing e sviluppo additivi per materie plastiche di Basf. “Le soluzioni NOR HALS di Basf migliorano la stabilizzazione, superando le soluzioni basate su HALS secondari e metilati. Grazie alla collaborazione con i produttori di materie plastiche per applicazioni agricole e con gli agricoltori
L’impegno di igus nella transizione ecologica
Cavi flessibili senza PFAS
I cavi chainflex di igus hanno ottenuto il sigillo PFAS-free che attesta l’assenza di sostanze chimiche PFAS e PTFE, a garanzia di persone, ambiente e luoghi di installazione. PFAS e alcuni composti del PTFE sono considerate “forever chemicals”, ossia sostanze chimiche “eterne” e come tali potenzialmente dannose e l’UE ha già al vaglio possibili restrizioni e divieti per il loro utilizzo. Il sigillo PFAS-free, quindi, consentirà a igus di indicare i cavi chainflex privi di tali sostanze chimiche, offrendo agli utilizzatori la sicurezza operativa anche nel caso di futuri divieti legislativi. PFAS e PTFE sono presenti in varie applicazioni di uso quotidiano. Poiché i PFAS sono difficilmente degradabili nell’ambiente e particolarmente durevoli nel tempo, l’UE sta spingendo per una restrizione o addirittura un divieto di utilizzo per oltre 10.000 composti. Per tutelarsi da questi possibili interventi, le aziende chiedono sempre più spesso che le materie plastiche da loro utilizzate
siano prive di PFAS, che il sigillo PFAS-free garantisce per la gamma di cavi chainflex. L’azienda tedesca ha già eliminato l’utilizzo di queste sostanze chimiche nel 95% dei suoi cavi, offrendo sicurezza progettuale anche in vista di futuri divieti a livello europeo. Tutti i cavi chainflex etichettati PFAS-free sono realizzati con materiali come isolanti, rivestimenti ecc. privi di composti del fluoro. Ciò a esclusione di possibili impurità o valori limite misurati che non possono essere completamente eliminati a causa, per esempio, di influenze esterne. Questo significa che tali cavi di igus soddisfano già i requisiti internazionali, poiché in alcuni Paesi l’esportazione di PFAS è stata limitata ed è soggetta a notifica o autorizzazione. “Con il sigillo PFAS-free offriamo maggiore sicurezza ai nostri clienti e continuiamo a lavorare in ottica di sostenibilità, evitando di utilizzare questi composti nocivi”, ha dichiarato Simone Gadeschi, product manager di igus Italia per i cavi chainflex.
stessi, facilitiamo lo scambio di conoscenze e di competenze, mettendo a punto soluzioni che in ultima analisi porteranno a un miglioramento della resa delle colture”.
L’espansione della piattaforma NOR da parte di Basf riflette al contempo la sua inclinazione verso l’innovazione e la sua attenzione alla sostenibilità. Tinuvin NOR 211 AR, parte del portafoglio Valeras, viene prodotto con elettricità da fonti rinovabili, ottimizzando il consumo di energia e riducendo le emissioni. Esso inoltre migliora la precisionee del dosaggio del materiale, minimizza l’esposizione alla polvere e promuove la protezione di acqua e organismi acquatici verso un più sicuro, efficiente e ambientalmente sostenibile flusso di processo.
Basf ha lanciato Tinuvin NOR 211 AR per proteggere e prolungare la durata delle plastiche agricole che richiedono elevata resistenza a sostanze chimiche, alte temperature e raggi UV intensi.
I cavi flessibili chainflex sono stati sviluppati appositamente per l’uso in applicazioni dinamiche e vengono impiegati in moltissimi sistemi in tutto il mondo. Utilizzati nelle catene portacavi igus, garantiscono l’alimentazione sicura di molti impianti, quali per esempio macchine utensili e robot. Nel tempo, la gamma chainflex è cresciuta e oggi conta oltre 1.350 cavi di diverse tipologie, tra cui cavi di controllo, bus, dati, motori, in fibra ottica ecc.
Il sigillo “PFAS-free” consentirà a igus di indicare i cavi chainflex privi di tali sostanze chimiche, offrendo agli utilizzatori la sicurezza operativa anche nel caso di futuri divieti legislativi.
Squadra che vince non si cambia
Dopo il successo della prima edizione nel 2022, che ha visto la partecipazione di 170 espositori su un’area di 6.000 metri quadrati netti, richiamando oltre 20.000 visitatori provenienti da 55 Paesi, GreenPlast ripropone la formula della mostra-convegno internazionale dedicata ai materiali, alle tecnologie e ai processi di trasformazione della plastica e della gomma, con particolare focus su sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico.
GreenPlast 2025, che si svolgerà dal 27 al 30 maggio 2025 presso Fiera Milano a Rho Pero, rientra anche questa volta in The Innovation Alliance: quattro fiere - Ipack-Ima, Print4All, Intralogistica Italia e GreenPlast - che si terranno in contemporanea occupando quasi tutto il polo fieristico con libera circolazione dei visitatori in tutti i padiglioni.
Inoltre, la mostra-convegno si rafforza grazie anche alla collaborazione con AMI (Applied Market Information) che coordinerà la parte convegnistica.
Una partnership strategica
Per il convegno di GreenPlast 2025, Promaplast ha stretto una collaborazione strategica con AMI (Applied Market Information), leader nell’organizzazione di eventi e nella consulenza sul mercato dell’industria delle materie plastiche. AMI curerà il programma convegnistico per tutta la durata dell’evento, dal pomeriggio del 27 maggio alla mattina del 30 maggio, con sessioni mirate ad affrontare le sfide future del settore con un approccio tecnico e innovativo e orientato al futuro.
Focus sulla sostenibilità
Il convegno esplorerà le sfide e le soluzioni per la sostenibilità della plastica, focalizzandosi sui settori più strategici e analizzando le recenti normative e le innovazioni nella gestione dei rifiuti, coinvolgendo anche le società attive in questo comparto.
Verranno organizzate tavole rotonde con la partecipazione di proprietari di marchio, grandi retailer, produttori di materie prime, trasformatori ecc., con focus non solo sul packaging ma anche su automotive ed edilizia dove le materie plastiche hanno un largo impiego.
Si spazierà dalla gestione dei rifiuti al riciclo meccanico e a quello chimico, dall’ecodesign dei manufatti in plastica al futuro delle bioplastiche, dall’inquinamento dei mari all’utilizzo dell’IA per migliorare l’impatto ambientale.
La competenza di AMI nell’ambito del riciclo e della sostenibilità, unita alla capacità organizzativa di Promaplast, contribuirà a rafforzare ulteriormente GreenPlast 2025 e offrirà ai professionisti del settore opportunità uniche per aggiornamenti e networking.
GreenPlast 2025
Normative europee: un cambiamento epocale
La recente legislazione in tema di ambiente e sostenibilità sta trasformando il settore delle materie plastiche, promuovendo un’economia circolare e riducendo l’impatto ambientale dei rifiuti plastici. Dal 2018, l’UE ha infatti intrapreso un percorso verso una maggiore sostenibilità e circolarità dei materiali, imponendo nuove regole che nei prossimi anni modificheranno l’intero comparto. Questo momento storico è caratterizzato da una transizione ecologica senza precedenti, in cui il settore produttivo deve adattarsi alle direttive del legislatore europeo più di quanto le leggi di mercato impongano. Tra i punti principali della strategia europea sulle materie plastiche vi sono:
- Promozione di un’economia circolare della plastica;
- Progettazione di materie plastiche e prodotti più durevoli, consentendo il riutilizzo e il riciclo;
- Azioni per promuovere l’uso di materiali riciclati e migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti plastici;
- Innalzamento dei tassi di riciclo della plastica grazie alle nuove frontiere tecnologiche nella produzione e nella progettazione;
- Azioni per ridurre la plastica monouso;
- Promozione dell’innovazione: finanziamenti e supporto per lo sviluppo di tecnologie di riciclo avanzate e per la ricerca di materiali alternativi.
Un’occasione imperdibile
GreenPlast 2025 si configura come il principale appuntamento per professionisti, aziende e istituzioni interessate a rispondere alle sfide imposte dai nuovi parametri ambientali.
L’evento ospiterà:
- soluzioni tecnologiche avanzate proposte da espositori nazionali e internazionali tra cui: innovazioni in tema di efficientamento energetico, riciclo delle materie plastiche, tecnologie di selezione, processi di rigenerazione e materiali sostenibili;
- presentazioni esclusive durante le quali esperti del settore, rappresentanti istituzionali e accademici si confronteranno su tematiche fondamentali come le nuove normative europee, l’economia circolare e le best practice internazionali;
- workshop interattivi con sessioni pratiche e formative per approfondire le tecnologie emergenti e le strategie aziendali per conformarsi alle nuove direttive;
- incontri B2B per creare sinergie e sviluppare progetti congiunti tra aziende, startup e investitori.
Oltre a visitare gli stand, i partecipanti avranno l’opportunità di interagire con esperti e scoprire le ultime innovazioni nel settore delle materie plastiche e della gomma, uscendo così arricchiti e aggiornati su temi di rilevanza internazionale.
Mario Maggiani, amministratore delegato di Promaplast, ha commentato: “GreenPlast 2025 è un’occasione unica per esplorare l’economia circolare attraverso le tecnologie di riciclo più
GreenPlast 2025, in programma dal 27 al 30 maggio 2025 presso Fiera Milano a Rho Pero, rientra anche questa volta nell’iniziativa The Innovation Alliance.
Il convegno, organizzato da AMI esplorerà le sfide e le soluzioni per la sostenibilità della plastica, focalizzandosi sui settori più strategici e analizzando le recenti normative e le innovazioni nella gestione dei rifiuti, coinvolgendo anche le società attive in questo comparto.
avanzate e le soluzioni per l’efficienza energetica. Insieme alle altre fiere di The Innovation Alliance, GreenPlast risponde alle crescenti esigenze di sostenibilità, riutilizzo ed economia circolare per creare un futuro più verde”.
Mario Maggiani, amministratore delegato di Promaplast, organizzatore di GreenPlast, durante la conferenza stampa della prima edizione della mostra-convegno svoltasi nel 2022.
Modificazione, degradazione e stabilizzazione dei polimeri
Si è svolta a Palermo all’inizio di settembre l’undicesima edizione della confrenza
MoDeSt organizzata da Modification, Degradation, Stabilization of Polymers Society. Tornato dopo sei anni a causa dell’interruzione imposta dalla pandemia, l’evento biennale si è confermato un appuntamento importate per un confronto su temi rilevanti nel campo della ricerca e dello sviluppo di materiali polimerci.
Di Maria Clara Citarrella*
Presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo si è svolta dall’1 al 4 settembre l’undicesima edizione della Conferenza MoDeSt, organizzata da Modification, Degradation, Stabilization of Polymers Society, sotto la guida del professor Francesco Paolo La Mantia, presidente del convegno. Questo evento rappresenta un’importante occasione di incontro e confronto per ricercatori, accademici e professionisti del settore industriale provenienti da tutto il mondo, con l’obiettivo di condividere gli sviluppi più recenti nel campo dei materiali polimerici.
La prima edizione della conferenza si è tenuta a Palermo nel 2000, quando Modification, Degradation, Stabilization of Polymers Society non era ancora stata fondata. Essa, infatti, nasceva proprio nel 2000 subito dopo il successo della conferenza dall’intuizione di Francesco Paolo La Mantie e Gianni Camino di combinare tali tre grandi argomenti di ricerca - modifica, degradazione e stabilizzazione appunto - riconoscendone l’importanza e la possibile sovrapposizione nell’ambito della scienza e tecnologia dei polimeri. Da allora, la conferenza si è svolta ogni due anni, sebbene la pandemia ne abbia interrotto la consueta periodicità biennale, ripresa quest’anno dopo sei anni con l’undicesima edizione, tenutasi proprio a Palermo, dove tutto è iniziato.
Temi di attualità
La conferenza si è concentrata su temi di grande attualità nel campo delle materie plastiche, ospitando quasi 200 ricercatori provenienti da 20 Paesi, cinque letture plenarie di alto profilo, 111 interventi orali distribuiti in tre sessioni parallele e 71 poster. Durante la prima plenaria, Mathew Celina, ricercatore ospite presso il Los Alamos National Laboratory ed editor in chief della rivista Polymer Degradation e Stability, ha offerto una pa-
Un momento del convegno, tornato a Palermo dopo sei anni dall’ultima edizione a causa dell’interruzione imposta dalla pandemia.
MoDeSt 2024
noramica sui progressi e le sfide ancora aperte nel campo della degradazione dei polimeri, sottolineando l’importanza della ricerca in questo settore per migliorare le prestazioni e la sostenibilità dei materiali polimerici. Alejandro J. Müller, professore presso l’Università dei Paesi Baschi, si è concentrato sulle diverse strategie attuabili per migliorare le proprietà del poliidrossibutirrato, un polimero batterico, attraverso il controllo della sua stereo-struttura.
La seconda giornata è stata caratterizzata dall’intervento di Bernhard Schartel, dell’Istituto Federale Tedesco per la Ricerca e il Collaudo dei Materiali (BAM), che ha esplorato i meccanismi della decomposizione termica dei polimeri e la loro influenza sulle capacità di ritardo di fiamma del materiale. Alessandro Pegoretti, dell’Università di Trento, ha presentato uno studio su compositi a sandwich multifunzionali, che combinano i vantaggi delle schiume a base di poliuretano e materiali a cambiamento di fase con quelli dei laminati in fibra di carbonio, per sviluppare materiali ad alte prestazioni destinati all’uso nei rivestimenti strutturali. Nell’ultima giornata di convegno si è tenuta la sessione plenaria di Tadahisa Iwata, professore all’Università di Tokyo, che si è concentrato sullo sviluppo di plastiche biodegradabili ad elevate prestazioni ottenute da biomasse e i relativi processi di biodegradazione in ambienti estremi come i fondali marini.
Occasioni di visibilità e scambi di idee
La conferenza ha registrato un’ampia partecipazione di giovani ricercatori, sottolineando come il convegno rappresenti da sempre un’importante occasione di crescita per chi si affaccia al mondo della ricerca. Presentazioni orali e poster hanno offerto l’opportunità a tali giovani studiosi di ottenere visibilità, favorendo lo sviluppo di collaborazioni su progetti comuni e aprendo stimolanti dibattiti su una vasta gamma di temi correlati ai materiali polimerici.
Oltre a un ricco programma scientifico, la conferenza ha previsto diversi eventi sociali come la cena di gala sul lungomare del porto di Palermo e diverse visite guidate, tra cui quella all’abbazia di San Martino delle Scale, seguita dalla degustazione delle birre prodotte dagli stessi monaci. Momenti informali, questi, che hanno permesso di rafforzare i legami tra i partecipanti, creando un ambiente favorevole allo scambio di idee e alla nascita di nuove collaborazioni, entrambi aspetti essenziali per il progresso della ricerca.
Durante la conferenza, il professor Francesco Paolo La Mantia è stato eletto presidente di MoDeSt per il prossimo quadriennio e a conclusione dell’evento si è tenuta la consegna dei premi per i migliori poster, sponsorizzati dal Consorzio Interuniversitario Nazionale di Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM) e consegnati dalla presidentessa professoressa Federica Bondioli. Quattro ricercatori - R. Arrigo, T. Ishida, R. Otto, J. Gámez-Pérez - hanno ottenuto il riconoscimento presentando nei loro poster ricerche innovative nel campo di modifica, stabilizzazione e de-
gradazione dei polimeri, con temi che spaziavano dai rivestimenti protettivi per l’industria dei cavi, all’invecchiamento ossidativo nelle regioni amorfe dei polimeri semi-cristallini, fino allo studio comparativo della biodegradazione in ambienti marini di polimeri tradizionali e biodegradabili. MoDeSt 2024 ha rappresentato un’importante occasione per fare il punto sui progressi della ricerca nel campo dei polimeri e per discutere le sfide future. L’evento ha confermato il ruolo di riferimento per la comunità scientifica e industriale internazionale di MoDeSt, stimolando nuovi progetti di ricerca e sinergie per il futuro dei materiali polimerici. Reduce da questo successo, la conferenza è già al lavoro per rinnovare il suo impegno anche nella prossima edizione del 2026, che si preannuncia altrettanto ricca di contenuti in un’ottica di sostenibilità e innovazione.
* Università degli Studi di Palermo
Nutrita la partecipazione al convegno di giovani ricercatori, che hanno confermato l’importanza dell’evento come occasione di crescita per chi si affaccia al mondo della ricerca e dello sviluppo.
Nel corso del convegno Francesco Paolo La Mantia, al centro nella foto, è stato eletto presidente di MoDeSt per il prossimo quadriennio.
IIP, Cesap e Cesme nasce 2MyB
Supportare il manifatturiero italiano
Si chiama 2MyB il neonato gruppo in cui sono confluiti IIP (Istituto Italiano dei Plastici), Cesap (Centro Europeo per lo Sviluppo di Applicazioni sui Polimeri) e Cesme (hub per lo sviluppo di applicazioni di metodologie eccellenti) con l’obiettivo di fornire servizi di formazione, laboratori e consulenza alle aziende manifatturiere italiane.
Nell’ambito di questo progetto, l’Istituto Italiano dei Plastici ha cambiato la propria denominazione in IIP, acronimo che peraltro era già in uso nella sua operatività quotidiana, adottando un nuovo logo con uno slogan che vuole sintetizzare la sua visione sulle opportunità e necessità di sviluppo delle aziende. Allo stesso tempo, esso ha ampliato il proprio raggio di azione, abbracciando sempre più settori dell’industria manifatturiera, dalla plastica e gomma alla carta e cartone, fino all’alluminio, quali principali materiali qualificati in svariati comparti merceologici, come edilizia, auto, packaging ecc. IIP continuerà a fornire servizi avanzati per contenuti della proposta, modalità di erogazione
e tecnologie utilizzate, puntando ulteriormente su tematiche strategiche quali circolarità e sostenibilità del ciclo di vita dei materiali, valorizzandone i punti di forza e fronteggiando le sterili e incontrollate campagne di greenwashing.
Anche Cesap è stato integrato nel nuovo gruppo con un percorso simile, che lo ha portato a semplificare la propria denominazione in Cesap, con una proposta fortemente rinnovata in ambito sia formativo sia consulenziale e un logo, anche in questo caso, rinnovato. In questi ambiti, l’area Materiali e Tecnologie ha visto nascere nuove iniziative su tematiche attuali, come quelle dei materiali a base biologica e riciclati, e ampliato le tecnologie di trasformazione. Cesap, con la piattaforma OpEx (Operational Excellence), ha promosso attività metodologiche e portato a termine con successo diversi interventi concreti sul campo per ottimizzare i processi aziendali, aumentandone l’efficienza, riducendone gli sprechi e migliorando la qualità di prodotti e servizi offerti. Il
supporto, da un lato, alla transizione ecologica ha inteso favorire il processo di cambiamento e trasformazione delle aziende e del loro approccio al mercato verso obiettivi di sviluppo sostenibile e decarbonizzazione e, dall’altro, alla trasformazione digitale ha portato a un cambiamento culturale all’interno delle aziende attraverso la diffusione di soluzioni e competenze digitali che hanno reso più agile il processo di innovazione grazie al coinvolgimento delle diverse funzioni e competenze. Con progetti di Change Management, infine, sono stati gestiti anche diversi casi di passaggi di proprietà e/o di testimone in aziende di medie e piccole dimensioni. Competenze multidisciplinari e multisettoriali e la crescente richiesta di servizi da altre aree di attività hanno invece portato alla formazione di Cesme, il terzo soggetto integrato nel nuovo gruppo, con un indirizzo più spiccatamente consulenziale e focalizzato su tematiche legate a Market Survey, Business Intelligence, Merger and Acquisition, Business Process Reengineering, Talent Management, Executive Coaching. L’obiettivo finale è quello del perseguimento dell’eccellenza nel business, con un focus sui principali settori industriali. Controllato al 100% da 2MyB, Cesme in sintesi supporta le aziende nel ridefinire la propria strategia operativa, progettare e attuare programmi di trasformazione, migliorare l’efficacia della Value Chain End2End, ripensare il portafoglio prodotti, ottimizzare la dotazione di tecnologie, individuare il miglior assetto produttivo e logistico, rendere più efficaci le strategie di acquisto, adottare organizzazioni snelle, razionalizzare i costi lungo la filiera per incrementare la generazione di valore, grazie alla capacità di lettura dei processi e a competenze in ambito digitale, tecnologico e di soft skill.
Il nuovo gruppo 2MyB è nato dalla integrazione delle attività e delle competenze di IIP, Cesap e Cesme per offrire servizi in ambito formativo e consulenziale a supporto alla manifattura italiana dall’industria della plastica e della gomma a quella della carta e del cartone, fino a quello dell’alluminio.
L’industria della plastica a Fakuma 2024
Le sfide impegnative non fiaccano il settore
Si è chiusa presso il quartiere fieristico di Friedrichshafen il 19 ottobre la ventinovesima edizione della fiera Fakuma: nei cinque giorni di manifestazione, 1.639 espositori, 3 in più rispetto al 2023, 142 dall’Italia, hanno richiamato 36.675 visitatori, in calo in confronto ai 39.343 dello scorso anno. Cresciuta invece l’internazionalità della fiera, con il 47,5% degli espositori provenienti dall’estero, in confronto al 44% del 2023. Tra le compagini nazionali di espositori più numerose, insieme a quella italiana, quella cinese, con 170 aziende, quella svizzera con 81, quella austriaca con 77 e quella turca con 51. “Fakuma 2024 è stata ancora una volta una grande celebrazione per l’industria delle materie plastiche”, ha affermato Bettina Schall, amministratrice delegata di PE Schall, organizzatore della fiera. E a proposito del futuro del settore si è dichiarata ottimista: “Anche se la situazione attuale è difficile e dobbiamo affrontare contemporaneamente numerose questioni molto complesse, la forza innovativa sperimentata a Fakuma 2024 rappresenta un forte indicatore che stiamo affrontando i problemi con determinazione e fiducia”. Forte l’impronta della digitalizzazione su Fakuma 2024, tema di strettissima
attualità trattato con appuntamenti dedicati da un panel di esperti di primordine, che sono giunti unanimemente a considerarla lo strumento più attuale per raggiungere efficacia ed efficienza nelle attività umane e industriali in particolare. In questo ambito, sono stati forniti vari esempi che lo dimostrano; uno su tutti, la tracciabilità delle produzioni grazie alla possibilità di rendere trasparente il flusso dei materiali raccogliendo e utilizzando i dati più rilevanti al riguardo. Processo, questo, che oltretutto stimola lo sviluppo continuo di strumenti di analisi e professionalità appropriati. L’appuntamento con la trentesima edizione di Fakuma è fissato dal 13 al 17 ottobre 2026, poiché, notoriamente, la fiera di Friedrichshafen non si svolge negli anni del K, la cui prossima edizione si svolgerà dall’8 al 15 ottobre 2025.
Crescono (dello 0,2% scarso) gli espositori, calano (quasi del 7%) i visitatori, ma l’organizzatore di Fakuma si dice ottimista sul futuro dell’industria delle materie plastiche.
Pipe bends & Couplings
stainless steel pipe bends and aluminium couplings suitable for vacuum and pressure conveyors
stainless steel pipe bends in all common pipe dimensions from 38.0 x 1.5 mm till 204.0 x 2.0 mm; radii: 75, 250, 300, 500, 800, 1.000, 1.200 and 1.500 mm (AISI 304)
highly wear-resistant pipe bends: glass pipe bends and HVA NIRO® stainless steel pipe bends
Chinaplas, che nel 2024 ha lasciato una traccia indelebile nel passaggio verso l’era dell’innovazione, si prepara a ritornare a Shenzhen dal 15 al 18 aprile 2025, presso il World Exhibition & Convention Center, per accogliere oltre 3.900 espositori provenienti da tutto il mondo.
Con migliaia di macchinari esposti, la mostra cinese rappresenta e coinvolge tutti i settori di destinazione della plastica. Buyer ed espositori si confronteranno sulle ultime innovazioni tecnologiche, per creare nuove opportunità di collaborazione e per ampliare le proprie prospettive commerciali riponendo una rinnovata fiducia nel futuro.
Il dinamismo economico dell’Asia continua a creare terreno fertile per le opportunità di crescita nel settore delle materie plastiche, anche grazie all’accordo economico regionale RCEP che prevede un libero scambio tra i dieci stati dell’Asean e cinque dei loro partner: Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud. A giugno 2024, secondo l’IHS Markit PMI (Purchasing Managers Index), il principale indicatore economico mondiale, il settore manifatturiero asiatico ha raggiunto quota 51,1%, restando invariato rispetto al mese precedente e attestandosi sopra il 51% per quattro mesi consecutivi, registrando un recupero consistente.
L’Asia continua pertanto a rappresentare la locomotiva della crescita economica globale, soprattutto nell’ambito del commercio estero cinese che ha superato ogni aspettativa. Infatti, nella prima metà del 2024, il valore totale delle importazioni ed esportazioni di beni ha raggiunto 21,17 migliaia di miliardi di renminbi (oltre 2,7 migliaia di miliardi di euro), con un incremento del 6,1% rispetto all’anno precedente.
Inoltre, nel 2023, le importazioni ed esportazioni totali della Cina, insieme a quelle degli altri 14 firmatari dell’RCEP, hanno toccato 12,6 migliaia di miliardi di renminbi (oltre 1,65 migliaia di miliardi di euro), con una crescita del 5,3% rispetto all’anno precedente. Grazie agli effetti di tale accordo si prevede un’ulteriore crescita nel prossimo decennio, garantendo ampie opportunità per l’industria delle materie plastiche e della gomma.
Altri settori emergenti presentano dati in crescita che confermano questa tendenza. Nel primo trimestre del 2024, la nuova capacità di energia rinnovabile cinese ha raggiunto 63,67 gigawatt, con un aumento del 34% su base annua, rappresentando il 92% della capacità totale. Da gennaio a maggio, la capacità di energia solare ha raggiunto circa 690 milioni di chilowatt, con un aumento del 52,2% su base annua, mentre la capacità di energia eolica ha raggiunto
circa 460 milioni di chilowatt, con un aumento annuo del 20,5%.
Anche il settore dei veicoli a energia nuova ha registrato una rapida crescita, con un incremento del 30,1% nella produzione e del 32% nelle vendite nella prima metà del 2024. Allo stesso modo, nuove opportunità emergono in ambiti come l’intelligenza artificiale e la robotica, fornendo nuova linfa allo sviluppo economico.
Inoltre, Shenzhen, riconosciuta come la capitale industriale della Cina, è impegnata attivamente nella promozione di 20 industrie emergenti e 8 di nuova generazione. Questi includono settori strettamente legati alle materie plastiche, come monitor ad alta definizione, sensori intelligenti, industria aerospaziale, dispositivi medici e materiali ad alte prestazioni. Chinaplas si distingue nel promuovere una missione che abbraccia l’intera filiera delle materie plastiche, sia a monte sia a valle. L’evento guida la trasformazione e l’aggiornamento del settore, orientandosi verso un piano di sviluppo di alta qualità, intelligente e sostenibile per il futuro dell’industria. In questo contesto di incessante innovazione, l’edizione 2025 della kermesse cinese rappresenta un’opportunità imperdibile per aziende e professionisti desiderosi di essere all’avanguardia in un settore sempre più correlato alla questione ambientale.
Chinaplas 2025 si svolgerà a Shenzhen, presso il World Exhibition & Convention Center, dal 15 al 18 aprile. Sono attesi oltre 3.900 espositori da tutto il mondo.
Convegno a Milano
Il PVC per lo sport in vista di Milano Cortina 2026
PVC Forum Italia e VinylPlus, insieme ad Althesys, hanno organizzato a Milano il 19 novembre un seminario sul PVC per la sostenibilità e l’innovazione in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Milano Cortina 2026. L’idea del convegno nasce dai molteplici impieghi del PVC in ambito sportivo per realizzare componenti per strutture ricettive (serramenti, tubi, cavi ecc.) e temporanee (tensostrutture, banner, teloni ecc.) e per impianti di gara (pavimentazioni, coperture ecc.) così come attrezzature sportive, in particolare proprio per gli sport invernali. I Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 puntano fortemente sulla sostenibilità e numerose sono le applicazioni del PVC che potranno contribuire a organizzare l’evento in
un’ottica ecologica ed economica. La riciclabilità e la possibilità di riutilizzare i vari prodotti impiegati negli sport invernali (dotazioni tecniche, di comunicazione, di ospitalità ecc.) costituiscono un elemento concreto per le politiche di sostenibilità della manifestazione. Le dotazioni e le attrezzature in PVC possono rispondere a tali requisiti, in linea con i principi di sostenibilità fissati dalla Fondazione Milano Cortina.
Il PVC è un materiale largamente utilizzato nella realizzazione di componenti per impianti e strutture ricettive per le manifestazioni sportive; la riciclabilità e la possibilità di riutilizzare tali componenti ne fanno un materiale idoneo a supportare le istanze di sostenibilità, laddove queste, come nel caso delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026, diventano un principio fondante delle attività svolte.
Dopo l’introduzione di Carlo Ciotti, di PVC Forum Italia e VInylPlus, sono intervenuti Gloria Zavatta, di Fondazione Milano Cortina 2026, sulla sostenibilità nei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026, Marco Piana, di PVC Forum Italia, sulla sicurezza e la sostenibilità del PVC dalla pista al riciclo, Alessandro Marangoni, di Althesys, sulle soluzioni e le innovazione per gli sport invernali, Francesco Tarantino, di IneosInovyn, sulle soluzioni sostenibili per il riciclo del PVC, e Andrea Lupo, di Zelian, sul PVC negli impianti sportivi.
Marius Berlemann è subentrato a Erhard Wienkamp
Passaggio di testimone al vertice di Messe Düsseldorf
Erhard Wienkamp, ha passato il testimone a Marius Berlemann. Il direttore generale di Messe Düsseldorf, infatti, dopo una lunga carriera ha lasciato l’incarico il 31 luglio scorso per ritirarsi in pensione. In trent’anni ha contribuito in modo significativo ad aumentare l’internazionalità della fiera della città tedesca, in particolare attraverso le sue manifestazioni principali: K, interpack e ProWein. Laureato in economica, Erhard Wienkamp dal 1993 ha ricoperto diverse funzioni presso Messe Düsseldorf. Dopo essere passato per il dipartimento del commercio estero della federazione tedesca del commercio all’ingrosso ed estero a Bonn e per la camera di commercio e industria tedescoargentina a Buenos Aires, all’inizio della sua carriera fieristica ha assunto la direzione dei progetti delle fiere Papro, K e interpack.
Dal 2002, era responsabile del business fieristico internazionale di Messe Düsseldorf, ruolo che lo ha visto anche
responsabile degli eventi per partner e ospiti, delle partecipazioni collettive della Repubblica Federale tedesca e dello Stato del Nord Reno-Vestfalia, degli eventi speciali e della gestione delle fiere internazionali di Messe Düsseldorf. Dal 2020 aveva assunto l’incarico di direttore generale al posto di Hans Werner Reinhard come responsabile del K e di nove fiere all’estero.
“Erhard Wienkamp non ha aspettato che il mondo venisse a Düsseldorf, è andato nel mondo e ha portato la reputazione di Messe Düsseldorf e dell’intera città in altri Paesi e continenti. Il suo lavoro ha plasmato l’azienda come nessun altro”, ha dichiarato Wolfram N. Diener, presidente e CEO di Messe Düsseldorf. Marius Berlemann, 38 anni, in Messe Düsseldorf da 13 anni, ha recentemente ricoperto la carica di direttore generale di Messe Düsseldorf Shanghai e di direttore generale di Messe Düsseldorf China. Dall1 agosto scorso è subentrato a Erhard Wienkamp.
“È stato un onore far parte di un
team così dinamico e dedicato, che si è sempre impegnato a stabilire gli standard più elevati nel settore fieristico. Sono sicuro che il mio successore, con la sua vasta esperienza e il suo impegno, continuerà a spingere Messe Düsseldorf in avanti. A lui e all’intero team auguro solo successo per il futuro”, ha dichiarato Erhard Wienkamp.
Erhard Wienkamp, a destra, e Marius Berlemann.
Foto Messe
Düsseldorf
CORSI OPERATIONAL EXCELLENCE
Cesap e MIP - Graduate School of Business (la prestigiosa School of Management del Politecnico di Milano) hanno siglato un accordo strategico per l’erogazione, presso il Plastics Smart Hub 4.0 di Monza, di corsi teorici e pratici sulle principali metodologie dell’Operational Excellence, con specifico focus sulle tecnologie e sulle tematiche del mondo di plastica e gomma.
World Class Manufacturing
FMEA (Failure Mode and Effect Analysis)
3 dicembre 2024
Il product costing e la contabilità industriale
09-16-23-30 dicembre 2024 (h 09-13)
Design of Experiments (DOE)
17 dicembre 2024
La programmazione della produzione 17-24 dicembre 2024 e 1-8 gennaio 2025 (h 09-13)
Il processo di acquisto e il benchmarking dei fornitori
18-25 dicembre 2024, 2-9 gennaio 2025 (h 09-13)
Lean Six Sigma (Yellow Belt, Green Belt e Black Belt) Cesap ha ottenuto il riconoscimento “Accredited Training Organization” (ATO, ovvero organizzazione accreditata per la formazione), per l’erogazione di corsi di formazione volti alla certificazione Lean Six Sigma, da parte dell’International Association For Six Sigma Certification (IASSC), il più importante organismo mondiale di parte terza (totalmente indipendente) nel campo di formazione e certificazione competenze sulle metodologie Lean Six Sigma.
Lean Six Sigma - Yellow Belt
CORSI CESAP
SEGNALIAMO DI SEGUITO GLI APPUNTAMENTI FORMATIVI EROGATI
DA CESAP, IN AULA E VIA WEBINAR, CHE SI SVOLGERANNO
NEI PROSSIMI MESI
Materiali
La colorazione dei polimeri
03 dicembre 2024
Corso base sui polimeri
15 dicembre 2024
Corso approfondito sui polimeri 15-16 dicembre 2024
Stampaggio termoplastici
Stampaggio a iniezione - Corso base 10-11 dicembre 2024
Stampaggio a iniezione - Corso approfondito 16-17-18 dicembre 2024
Altre tecnologie
Estrusione di materiali polimerici: analisi e simulazione software 4 dicembre 2024 (h 09-17)
Estrusione di materiali polimerici: processo e analisi delle criticità 27-28 gennaio 2025
Attrezzature - Progettazione
Stampi per iniezione - Corso base 9-10 dicembre 2024
Testing e regulatory
Prove fisico-meccaniche e analisi identificative: elementi indispensabili per la caratterizzazione dei materiali plastici
05 dicembre 2024
Materiali a contatto con gli alimenti (MOCA) 20-21 gennaio 2025 (h 09-13)
Sostenibilità e assicurazione qualità
Difetti di stampaggio: come evitarli agendo sui parametri macchina
12 dicembre 2024
Riciclo e recupero di rifiuti in plastica e sottoprodotti di materie plastiche 16 dicembre 2024
Materie plastiche riciclate: come impiegarle correttamente 9 gennaio 2025
NOTA: Il calendario corsi potrebbe subire variazioni e/o essere ampliato. Vi invitiamo a visitare il sito web Cesap alle sezioni “Materiali e Tecnologie”, “Operational Excellence” ed “Energy Excellence” per tutti gli aggiornamenti sulla programmazione, e per i webinar gratuiti
CESAP c/o IIP
(ISTITUTO ITALIANO DEI PLASTICI) Via Velleia, 4 - 20900 Monza (MB)
Tel.: +39 039 2045700 - Fax: +39 039 2045784
E-mail: info@cesap.com www.cesap.com - www.iip.it
CORSI SBS
AMMINISTRAZIONE E FINANZA
Il bilancio per non esperti
24 e 28 febbraio (14:00-18 e 9:00-13:00) Online Finance for non financial manager dal 24 marzo (16 ore) Online
AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ
Sistema di gestione della parità di genere, diversità e inclusione 13 dicembre (9:30-12:30) Online
COMMERCIALE E MARKETING
La nostra motivazione
20 dicembre (11:30-12:30) Online
COMMESSA, PRODUZIONE E SERVICE
Progettare servizi remunerativi 10 dicembre (9:00-18:00) a Modena
La gestione ottimale dei servizi
23 gennaio (9:00-18:00) a Modena
Controllare i costi dei servizi
13 febbraio (9:00-18:00) a Modena
Vendere servitization nel settore machinery dal 4 marzo (9:00-13:00) Online
DIGITAL TRANSFORMATION
Machine Learning e Deep Learning dal 28 gennaio (9:00-13.00) Online
EXPORT, FISCO, DOGANE E CONTRATTI
Pagamenti internazionali
2 e 6 dicembre (9:00-13:00) Online Novità 2025 in materia di internazionalizzazione 23 gennaio (9:00-12:00) Online
SBS-Scuola Beni Strumentali organizza corsi di formazione su misura per le aziende costruttrici di macchine e impianti per materie plastiche e gomma (e della meccanica strumentale più in generale). Qui di seguito i prossimi appuntamenti, online ed in presenza (presso le sedi SBS di Modena e Milano)
Fiscalità internazionale
18 marzo (9:30-12:30) Online
Incoterms 2020 25 marzo (9:30-12:30) Online
Tecnica e legislazione doganale 1 aprile (9:30-12:30) Online
Origine della merce 8 aprile (9:30-12:30) Online
SBS+ MANAGEMENT ACADEMY
Lettura critica e consapevole delle notizie economiche 3 marzo (9:00-18:00) a Modena
Guidare squadre vincenti - Il caso frecce tricolori 26-27-28 marzo a Bergamo
IL web magazine dedicato alla filiera degli Imballaggi Sostenibili
IN QUESTO NUMERO SI PARLA DI:
LO SAPEVI CHE MOLTI COMPONENTI DI UNO SCOOTER SI POSSONO REALIZZARE CON PLASTICA RICICLATA?
Dalla selezione di plastiche miste eterogenee, proveniente dalla raccolta differenziata, vengono realizzati controscudo, pedana, portatarga, vano sottosella, parafango e fiancata. Un modo utile per mettere in moto l’economia circolare!
BMB Full Electric, macchine per alta produttività e rispetto dell’ambiente.
L’alta tecnologia al servizio dell’ambiente. In un mondo in cui il risparmio energetico e l’eliminazione degli sprechi diventano una necessità, BMB propone la serie Full Electric ad alte prestazioni e basso consumo. Macchine caratterizzate da azionamenti diretti raffreddati a liquido, viti di plastificazione dai profili innovativi che consentono di plasmare omogeneamente nuove resine vegetali, riciclati in scaglia e altri materiali di nuova generazione.
www.bmb-spa.com
Saremo al
PLAST-EURASIA 2024
4 - 7 Dicembre 2024 - Istanbul - Turchia Hall 12 / Stand 1238